Porta Venezia(12)

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ANNO

Cosa si può fare contro il carovita

Superata la pausa estiva, la ripresa dell'attività lavorativa ed il risveglio autunnale della vita urbana si sono scontrati con un consistente aumento dei prezzi per i generi di largo consumo.

Sia a Torino che a Milano che dispongono di centri per l'elaborazione dei dati simili a quelli dell'Istat, in settembre l'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e di impiegati ha subito un'impennata di dimensioni analoghe soltanto a quelle registrate nei primi mesi del '77. quando cioè l'ondata inflazionistica seguita al crollo valutario del''oro era al massimo della sua forza.

IL CAROVITA A MILANO

E TORINO

Nel capoluogo piemontese il costo della vita ha fatto segnare in settembre aumenti del 2,57 per cento rispetto ad agosto, e del 16,97% rispetto al settembre del '78. A Milano ci sono stati aumenti rispettivamente del 2.18% e di circa il 17%.

Una analisi dettagliata delle singole voci di consumo che incidono sui bilanci familiari e che sono oggetto delle rilevazioni, segnala come locomotiva del rialzo i prezzi dei prodotti di abbigliamento (più 4.77% a Torino e + 3,33% a Milano, rispetto ad agosto). Più contenuti, ma egualmente superiori a quelli registrati in tutti i mesi precedenti, gli aumenti dei prezzi dei generi alimentari (+ 1.04 a Torino e + 1.81 a Milano).

Rimangono stabili i prezzi che si riferiscono al bene casa, ma solo perchè gli adeguamenti previsti dalla legge di equo canone scatteranno solo ad ottobre.

I prezzi dei servizi vari sono infine cresciuti del 2,80% a Torino e del 2.70% a Milano. Notevolissima anche l'incidenza degli aumenti alla voce "elettricità e combustibili" (+ 11,94% a Torino) in conseguenza dei recenti rincari di tutti i prodotti petroliferi.

Siamo insomma tornati a livelli di pressione inflazionistica che vanno ben oltre quelli ipotizzati come raggiungibili nei programmi governativi: non il 10% è in vista. ma percentuali molto prossime al 20%.

INFLAZIONE E POLITICA ECONOMICA

Non vogliamo qui fare una analisi delle cause più o meno rerncte che stanno alla base di questo complesso fenomeno; crediamo tuttavia che un dato balzi subito agli occhi: condizione ed elemento indispensabile nella lotta all'inflazione risiede nella capacità di decisione e nell'autorità governativa.

Ma la politica economica del governo Cossiga appare. dai suoi primi atti. incerta, confusa, dettata da improvvisazione, senza nessun intervento di una qualche serietà nel campo dei prezzi.

LE INIZIATIVE DELLE COOP

E DEL COMUNE DI MILANO

Il movimento operaio e democratico che da tempo ha riconosciuto come prioritaria la lotta all'inflazione si sta muovendo su più piani in questa difficile battaglia, non trascurando quelle concrete iniziative nel campo dei prezzi che danno il segno della sua effettiva volontà di incidere sui problemi del Paese.

Una di queste è rappresentata dalla decisione delle cooperative di consumo di bloccare i prezzi di tutti i prodotti con il marchio CCOP (sono circa 3001 fino al gennaio '80.

È questa la prima risposta seppure parziale all'attuale spirale inflazionistica nel panorama generale contrassegnato dall'inerzia del governo.

A questa iniziativa è seguita quella intrapresa dal Comune di Milano di avviare una nuova campagna di vendite a prezzi controllati, fino al 13 ottobre. di 26 prodotti di largo consumo, sui quali si risparmierà mediamente fino al 20%.

IL CONTROLLO DEI PREZZI:

LA RIFORMA DEL CIP

Un ulteriore terreno su cui il movimento operaio è impegnato riguar-

I problemi dell'Ospedale Bassini

da il problema del controllo dei prezzi.

L'attendibilità o meno delle richieste di aumento è verificata dal CIP (Comitato interministeriale prezzi), di cui il PCI ha chiesto l'immediata riforma.

Il regime attuale di amministrazione dei prezzi risale infatti al 1944, anno in cui furono istituiti il Comitato interministeriale prezzi, al quale venne attribuito il potere di determinare i prezzi di qualsiasi merce in ogni fase di scambio, nonchè i Co-

mitati provinciali dei prezzi ai quali sono stati demandati, nell'ambito di ciascuna provincia, i medesimi poteri e le medesime facoltà spettanti al CIP, fermi restando la potestà del CIP medesimo di direttiva e di coordinamento delle attività dei comitati provinciali.

L'apparato creato nel 1944 in un periodo storico del tutto particolare, caratterizzato cioè da un'economia di tipo bellico, è rimasto con il pasSegue in ultima

La responsabilità della Giunta regionale

Si sta ormai completando il trasferimento dell'ospedale "Bassini" nella nuova sede di Cinisello Balsamo, che dovrebbe entrare in funzione entro ottobre. Proseguono, nello stesso tempo, polemiche e proteste, inevitabilmente inquinate da strumentalismo (come sempre accade in simili occasioni) ed alimentate anche dalla scarsità d'informazione dell'opinione pubblica interessata a causa di ritardi ed incertezze dell'Assessorato alla Sanità della Regione. Il trasferimento del Bassini dalla sede di via Ricordi a Cinisello Balsamo è previsto dal Piano regionale ospedaliero e risponde ad alcune precise esigenze che non ci risulta siano contestate neppure dai promotori della protesta. Queste esigenze sono: la necessità di sostituire la vecchia, fatiscente sede con una struttura nuova, funzionale, da adibire a servizi socio - sanitari; la necessità di assicurare una gamma completa di prestazioni, superando il concetto di ospedale monospecialistico. Queste due esigenze vanno naturalmente inquadrate in una visione complessiva della situazione ospedaliera, tenendo cioè conto di quello che esiste e di come funziona (o non funziona).

PREZZI SPECIALI

Sono offerti ai consumatori nei punti di vendita della SOVECO alcuni prodotti (frutta e verdura) a prezzi particolarmente convenienti. E una vera e propria campagna di promozione delle vendite che durerà fino al 15 gennaio con prodotti sempre diversi. E questo un primo serio contributo che attraverso la SOVECO il Comune intende dare per far fronte al carovita e al continuo (e

spesso ingiustificato) rialzo dei prezzi dei prodotti ortofrutticoli.

I primi prodotti della campagna sono: mele golden 70 - oltre lire 485 al kg.; pere william lire 485 al kg.; pere kaiser lire 500 al kg.; uva regina lire 550 al kg.; uva italia lire 550 al kg.: susine lire 350 al kg.; banane lire 1.100 al kg.; patate nazionali lire 250 al kg.; pomodori insalata lire 48 5 al kg.; limoni lire 800 al kg.

La stessa necessità di superare il carattere monospecialistico di parecchi ospedali ispira la decisione di trasformare in ospedale generale la "Macedonio Melloni", che attualmente limita le proprie prestazioni alla ginecologia, ostetricia e pediatria. Secondo quanto previsto dal Piano regionale (la cui gestione da parte della Giunta regionale è per molti versi caotica e sconcertante), la Macedonio Melloni dovrà essere dotata di tutte le specialità di base (medicina, chirurgia, ecc.) e del servizio di pronto soccorso. Parliamo della Macedonio Melloni perchè si trova a breve distanza dall'attuale sede del Bassini e può essere quindi utilizzata per sostituire quel servizio di pronto intervento che esisteva al vecchio ospedale di Via Ricordi e la cui scomparsa è alla base, almeno ufficialmente, dell'agi-

tazione in corso.

In brevissimo tempo si può attrezzare alla Macedonio Melloni ciò che esisteva al Bassini. La Regione ha dato parere positivo ed il Consiglio di amministrazione sta lavorando per attuare il pronto intervento. Non sembra, inoltre, che sia difficile raggiungere un accordo con la Provincia, per l'utilizzazione di locali di sua proprietà alla Melloni per installarvi questo servizio di pronto intervento, in attesa che - in tempi ragionevoli - sia allestito un vero e proprio servizio di pronto soccorso. In questo modo si realizza il Piano regionale con i suoi obiettivi di razionalizzazione. È comunque indispensabile il controllo e la pressione dei Consigli di zona interessati e dei cittadini sulla Regione, affinchè i tempi siano effettivamente rispettati.

Resta il problema di utilizzare con opportuni interventi la struttura lasciata libera dal Bassini. Su questi problemi si è svolta una affollata assemblea popolare il 6 ottobre. Dopo un vivace dibattito è stata votata a grande maggioranza una mozione presentata dal PCI. Nella mozione, dopo essere stati sottolineati i gravi ritardi della Giunta Regionale, si chiede che in attesa del Pronto Soccorso alla "Melloni" sia messa in funzione una guardia medica e un pronto intervento al "Bassini". Si sollecita l'apertura pubblica dell'ospedale S. Raffaele in modo da soddisfare le esigenze dei cittadini della zona nord-est di Milano. Si avanza la richieSta per l'utilizzazione dello stabile del "Bassini" a consultorio, a centro socio - sanitario per gli anziani e per un servizio territoriale per l'igiene mentale e per il recupero dei degenti. Per realizzare concretamente questi obiettivi si è costituito un comitato di lotta interzonale.

Una cooperativa contro le vendite frazionate sommario

Il tentativo di vendita frazionata che si sta verificando negli immobili di Via Palestrina. 40 e Via Ferrante

Aporti, 12 rappresenta un esempio molto chiaro ed evidente dei sistemi usati dalle immobiliari e dalla proprietà per perseguire i loro intenti speculativi a scapito degli inquilini.

Gli immobili. sono stati messi in vendita. alla fine ai luglio, ma di ciò non fu data alcuna comunicazione ai diretti interessati. cioè agli inquilini ed ai negoziant..

Non solo. la persona che si qualifica quale procuratore della proprietà inizia una serie di trattative verbali chiedendo prezzi assolutamente esorbitanti, considerato lo stato di manutenzione dell'immobile stesso. A ciò si aggiunga l'atteggiamento provocatorio e intimidatorio del sedicente procuratore geom.

Spagnoli che telefona soprattutto agli inquilini più deboli, pensioanti, donne sole. dicendo che il loro appartamento era stato venduto, oppure attaccando cartelli con scritto venduto sulla porta degli stessi appartamenti e via dicendo.

La reazione degli inquilini però non si è fatta attendere e il giorno 25 luglio si sono riuniti in assemblea deliberando di mettere in atto tutte Segue in ultima

a pag. 2

La zona 3 ha una soc. sportiva a pag. 5

Come difendersi dal freddo a pag. 6 Scompaiono i doppi turni nelle scuole a pag. 7

Il problema della droga

GiAmFAAA/c C 10 fA&L(ARU LO ?c( F6 o (LA 2,t o m' é-33 ENE CONCORDIA DAT«,
gli aumenti in un anno a Milano Luglio 1978 Luglio 1979 Variaz. (1) (1) % Alimentazione 136,3 153,9 + 12,91 Abbigliamento 141,4 159,0 + 12,45 Abitazione 12,5 144,6 + 18,04 Elettricità e combustibili 146,9 176,9 + 20,42 Beni e servizi vari 132,7 153,2 + 15,45 Indice generale 134,9 154 4 + 14,45
ISTAT: indici dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati a Milano. Base 1976 - 100.
Così
(1)
PUNTI DI VENDITA SO.VE.CO. in zona Lunedì P.zza Caiazzo ore 15,30/19,30 Venerdì Via F. Bandiera ang. Pisacane ore 15,30/19,30 Venerdì P.za Caiazzo ore 15,30/19,30 Venerdì P.zza F. Romana ang. Cadamosto ore 15,30/19,30 Sabato V. Eustachi ang. Stradel la ore 15,30/19,30
PERIODICO DI INFORMAZIONE POLITICA E CULTURA MENSILE
3
N.
-
7-8 Settembre-Ottobre 1979 LIRE 300
stabile di Via Palestrina, 40
Lo

Si costituita "Po,r,ta Renza" la sqcietà sportiva della zona 3

Per iniziativa di un gruppo di genitori di diverse scuole della zona. si è costituita, senza fine di lucro, la società sportiva Porta Renza.

La società S.P.R. è una libera associazione sportiva, autonoma ed indipendente; articolata in più sezioni, avente lo scopo fondamentale di favorire lo sviluppo dei principi dilettantistici e di avviare alle discipline sportive larghe rappresentanze giovanili uniformando ogni sua attività agli insegnamenti Olimpici. Altro scopo dell'associazione è quello di incrementare le attività turistiche, culturali e ricreative.

La Società si propone inoltre:

Di perseguire attività sportive agonistiche, aperte a tutti i livelli nelle varie discipline.

- Di promuovere e compiere tutte le attività ed iniziative per raggiungere lo scopo Associativo e diventare un centro sociale per lo sport della zona.

Di formare laboratori per la sperimentazione delle attività sportive. culturali e ricreative nelle scuole della nostra zona in collaborazione con i consigli scolastici, il distretto scolastico ed il consiglio di zona.

Per poter svolgere le proprie attività. la Sportiva Porta Renza intende utilizzare, oltre la piscina della scuola di Pie Bacone, altre strutture Pubbliche della zona, ed in particolare quelle scolastiche, al fine di integrare e perfezionare gli elementi dell'insegnamento scolastico; offrendo quindi ai ragazzi ed ai giovani un servizio sportivo altamente qualificato. favorendo e svilup-

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sede provvisoria

pando la formazione atletica. Dare cioè una possibilità ai nostri ragazzi di riempire una parte del tempo libero, con attività sane e contribuire alla loro socializzazione; tematica tanto dibattuta e sentita dagli operatori della scuola. Per l'anno 1979/80 la Società

S.P.R. organizza:

- Presso la Piscina della scuola di Pie Bacone. corsi di perfezionamento al nuoto il martedì e venerdì dalle ore 18 alle ore 20 con inizio da martedì 16 ottobre al mese di maggio.

- Presso la palestra della scuola elementare di via F. Casati ed in altre palestre della zona, corsi di pallavolo - minibascket - ginnastica formativa - ginnastica per adulti "restate in forma", con inizio dalla metà di ottobre fino alla chiusura dell'anno scolastico.

- Gite in montagna con possibilità di scuola scki per ragazzi.

La Società S.P.R. ha in studio anche l'organizzazione di una sezione di ginnastica correttiva. Su questa tematica alcuni esperti della S.P.R. dopo aver fatta una ricerca tra gli operatori della medicina scolastica ed aver riscontrato che un numero elevatissimo di bambini ha bisogno di questa ginnastica specialistica; ha preso contatto per una collaborazione con il Centro di Fisiologia Sportiva dell'università, per poter meglio offrire un servizio scientifico e veramente specializzato, allo scopo di contribuire ad una sana crescita dei nostri ragazzi. Il presidente Luigi Lemme

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Consultorio: qualche problema da risolvere

L'inaugurazione, il 27 luglio, del Consultorio di via Settembrini ci ha colti un po' di sorpresa. La scelta della data e la frettolosità della apertura rischiavano di farci partire col piede sbagliato. In effetti da quel giorno non molto è cambiato e quelle donne che si sono rivolte in V. Settembrini pensando di poter già fruire di questo servizio sono rimaste deluse. A tutt'oggi, pur potendo disporre di quasi tutti gli operatori assegnati dal Comune, il Consultorio non può partire. La sistemazione del gabinetto medico ginecologico e la riorganizzazione degli spazi del Simee come struttura integrata al Consultorio hanno dei tempi ancora lunghi. É il caso di scoraggiarsi? Certamente no. In attesa che la struttura sia pronta il Comitato di Gestione e gli operatori hanno «n importante lavoro di programmazione da fare, garanzia questa perchè non ci si limiti ad offrire delle risposte separate: il ginecologo, l'ostetrica, lo psicologo, l'assistente sociale, ma, per quanto è possibile, si studi un programma di interventi comuni per una risposta più complessiva ai problemi che via via si presenteranno. Nella sua prossima seduta saranno infatti riportati e discussi i risultati di una prima indagine su alcuni Consultori funzionanti. In base a questa prima analisi verrà così impostato un piano di attività che tenendo presente la realtà specifica del nostro quartiere, possa permettere a quanti si rivolgono al Consultorio con un problema determinato, di risolverlo nell'ambiente, adatto e con gli aiuti necessari, frutto di un serio lavoro di equipe per affrontarlo in tutta la sua complessità.

Più Unità a sinistra

Nei primi giorni di ottobre si sono incontrate le delegazioni del PCI e del PSI della nostra zona per valutare la situazione politica locale. Durante il cordiale incontro è stata sottolineata la necessità di una maggiore versione della sinistra per far fronte con efficacia ai difficili problemi locali e cittadini. Dopo aver valutato positivamentee l'operato della giunta di sinistra, comunisti e socialisti hanno concordato in modo particolare sull'opportunità di far funzionare meglio il C.d.Z. e di dirigere gli sforzi sul drammatico problema della casa. È stato deciso di accentuare l'impegno perchè al più presto si apra il consultorio, il centro per i giovani e l'asilo nido. Al termine della riunione le due delegazioni hanno stabilito di svolgere periodici incontri per rafforzare l'unità della sinistra.

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La storia di Porta Venezia

La storia della Zona

IL

'900 ARCHITETTONICO

Abbiamo visto come la zona 3 si possa individuare nel suo confine amministrativo in un area che va dalla Stazione Centrale, ai bastioni di p.ta Venezia, alla circonvallazione di v.le dei Mille e a corso Indipendenza; non vasta rispetto alle altre zone, tuttavia presenta una delle più alte concentrazioni edilizie di Milano. Il suo sviluppo ha visto i momenti più importanti della storia cittadina; abbiamo notato come al passare del tempo abbia corrisposto in ogni epoca un'immagine assai precisa dei fatti urbanistici, che hanno costantemente cambiato le connotazioni delle strade, delle piazze, delle acque; e come il mutare dei rapporti economici durante il periodo della moderna rivoluzione industriale e delle due guerre abbiano prodotto colossali trasformazioni che cambiarono completamente il paesaggio urbano. La geografia urbana della zona come la possiamo rilevare oggi, vede configurarsi due grandi distinte aree, il corso Buenos Ayres è l'asse viario del territorio che divide questa parte di città in isolati diversi, secondo il tempo in cui furono costruiti.

La prima interessa l'intorno della stazione, l'altra è delimitata dal lungo viale delle circonvallazioni (Abruzzi, dei Mille) e i viali tracciati dopo le demolizioni delle mura (Piave). Rimandiamo il lettore alla prima parte di questa storia dove abbiamo descritto luoghi che si trovavano intorno alle architetture del Lazzaretto di cui si è conservato solo una modesta traccia, abbiamo visto i fenomeni storici ed economici che determinarono le trasformazioni in circa tre secoli di uno dei borghi più antichi di Milano (p.ta Orientale) legato ad eventi come la nascita della ferrovia delle grandi industrie della città capitalistica con il piano regolatore del 1884. Poi l'architettura fascista (v.le Tunisia), i fatti dell'ultima guerra e le tragiche distruzioni, vedendo come la pianificazione dell'immediato dopoguerra si tradusse in nuovi e più gravi fenomeni di speculazione sulle aree.

L'area di cui ci accingiamo a parlare comprende strade importanti come via Bellotti, Kramer, Goldoni, etc. viene edificata in seguito alle decisioni in materia urbanistica nel 1900 e loro revisioni ai fini di ampliamento dei confini comunali, per più di ventennio, che segnano l'adeguamento della città allo sviluppo dalle aree periferiche.

La situazione urbanistica del territorio a ovest di corso Buenos Ayres durante gli anni del fascismo mostra il limite raggiunto dal capitale finanziario in materia di pianificazione a scapito dell'edilizia popolare confermando chiaramente l'obiettivo economico di legare questa parte di città alla già ipotizzata area del Centro Direzionale, collegata al sistema ferroviario e a importanti sedi commerciali e amministrative (via V. Pisani).

La parte a est invece cresce secondo il Piano dell'Ing. Beruto del 18 84 e il successivo degli ing. Pavia e Masera del 1912 interventi in materia edilizia atti a saturare le lottizzazioni fatte per aumentare il valore fondiario di terreni completamente inurbanizzati, si cancella così l'immagine della città legata alle risorse agricole e alla economia contadina in genere. per avvicinare Milano alle grandi capitali europee, ai loro modelli residenziali e produttivi. Per tutto questo tempo possiamo confermare l'importanza del corso Buenos Ayres come direttrice principale di traffico verso i territori a nord - est della provincia e come da esso siano derivati in parte i tracciati viari del piano Beruto. il disegno urbanistico ci mostra chiaramente come verso il 1890 corso Loreto fosse il punto di maggiore edificazione e che la creazione delle vie B. Marcello e Morgagni simmetriche ed equidistanti da esso consentiva nuove lottizzazioni per l'espandersi del quartiere verso ovest, le vie furono

Arti e mestieri della vecchia Milano

progettate per la valorizzazione delle aree le soluzioni architettoniche degli edifici di notevole valore estetico, ma si trascurò purtroipo l'ipotesi di una alternativa al traffico del cardo di Loreto, realtà che peserà irrimediabilmentre nel futuro sulla mobilità del territorio, lungo il tracciato dei bastioni sono ancora presenti nuclei di case basse con grandi cortili e strade campestri solcano le aree in via di costruzione, la linea ferroviaria che taglia il Lazzaretto è soppressa per il tracciamento della nuove nuove strade.

Il piano decide la pianificazione dell'intera città, i principi generali individuano il sistema delle circonvallazioni, degli attraversamenti e delle vie secondarie, si sperimentano diversi tipi di lottizzazione, la forma degli edifici, e la loro altezza si differenzia in funzione delle diverse dimensioni dei terreni, vediamo realizzate case a blocco con cortili interni per parecchi isolati, mentre altri vedono villini con giardini privati (B. Marcello, Fr. Bandiera) l'attività edilizia prosegue fino agli anni 30 e vede la completa edificazione del quartiere. Consideriamo che nel 1912 il confine amministrativo di Milano è nuovamente ampliato e a nord raggiunge il Comune di Turro interessando le residenze operaie verso S. S. Giovanni. I vincoli del piano sono generici e non determinano le funzioni delle aree, criterio in altri paesi d'Europa largamente adottato, favorendo la commistione fra residenza servizi pubblici e uffici, inoltre il regolamento prescrive solo il rapporto fra larghezze stradali e altezze degli edifici consentendo grandi densità edilizie, contemporaneamente si decidono nel centro storico allargamenti e rettifiche delle sedi stradali ad espropri di aree al fine di realizzare piani per la costruzione di case ad alto reddito, inizia un periodo di massiccie edificazioni che sarà rallentato durante gli anni della prima Grande Guerra. Milano nel 1925 raggiunge il milione di abitanti e la nostra zona si sviluppa al 70% dell'attuale estensione, si afferma un nuovo stile del costruire di cui Milano è esempio il "Novecento architettonico" stile eclettico e decorativo che deriva dalla riflessione dei valori dell'arte figurativa italiana.

Il nostro quartiere ne rappresenta completamente tutti gli aspetti formali e stilistici, la nuova città si caratterizza in edifici di notevole altezza (5-6 piani) che costituiscono un fronte continuo lungo le vie, formando grandi isolati compatti e uguali, senza che un edificio denoti grandi diversità dagli altri, avendo le case in genere uguale altezza e soluzioni architettoniche simili, e presentando il maggior pregio estetico verso le facciate su strada che non lasciano intuire la dimensione degli alloggi, di modo che edifici quasi popolari si condondono nelle linee con quelli signorili.

L'intenzione dei progettisti è di risolvere i valori ambientali delle strade, a volte con effetti chiaramente scenografici, sottolineando con discrete fantasie o con trionfi decorativi il disegno delle facciate, recuperando elementi stilistici dell'ordine classico come l'arco: la lesena, la modanatura e il colore dell'intonaco anche per gli edifici meno importanti. che per contro, all'interno presentano piccoli appartamenti e servizi inadeguati. Così per centinaia di metri lungo le strade osserviamo lo svolgersi dei temi di questo virtuosismo decorativo, tutto affidato alle capacità artigianali dei maestri stuccatori, dei fabbri, dei marmisti che in quell'epoca lavorarono a centinaia per realizzare queste opere edili. Il sorgere delle nuove case fu molto rapido e dobbiamo pensare che gran parte della città era disseminata di grandi cantieri che lavoravano contemporanemanete, dove le condizioni di lavoro erano durissime e le paghe miserevoli, lavori affidati alla forza delle braccia dei manovali che issavano i carichi con lunghe fu-

ni e carrucole aiutati soltanto dagli animali da soma: un vero esercito di contadini che abbandonate le campagne confluivano nei grandi cantieri e nelle nuove fabbriche della città, spesso senza un tetto per dormire, venivano alloggiati in baracche di fortuna lungo le strade e nei cantieri. Le soluzioni urbanistiche avevano determinato l'edificabile per molti isolati contemporanemanete, favorendo il realizzarsi di tutta la sperimentazione dell'arte decorativa in un arco di tempo relativamente breve negli edifici che sorgevano lungo i nuovi viali alberati, nelle piazze rotonde ove si incontravano le prospettive dei grandi isolati triangolari con i portoni dai battenti scolpiti, i balconi dalle ringhiere di ferro battuto secondo i migliori disegni dell'art decò; una parte di città costruita per la piccola borghesia che vedeva le nuove industrie edificarsi accanto alle case operaie nelle nuove lontane periferie, in una logica di separazione delle classi sociali sempre più evidente.

Si impone la moda borghese del vivere e anche gli edifici destinati ai cittadini di modeste possibilità, nascondono i loro interni dietro gli eleganti stucchi delle facciate; questo periodo estetizzante del costruire riflette la volontà precisa nella produzione edilizia di standardizzare il bello artistico in una fase storica in cui si stava affermando la tecnologia del cemento armato e il modernismo in architettura, che voleva la massima semplificazione formale degli edifici, volontà di conservazione e spirito innovativo furono spesso in discussione, tuttavia si affermò evidentemente il principio della conservazione delle tecniche artigianali dell'industria. Così sulle facciate degli edifici si applicò ogni sorta di invenzione decorativa, interi stabili sono risolti con elementi di cemento plastico, mattoni a vista e ceramiche colorate, si realizzano in grande serie modanature disegnate in stile, maschere epiche, ghirlande e festoni e ogni tipo di composizione artistica che renda esteticamente interessante la percezione dell'architettura, gli interni non sono meno complessi sotto questo aspetto: scale, cortili, corridoi sono trattati con le infinite fantasie dell'arte.

Questi edifici vengono costruiti solidamente e dureranno intatti per molto tempo tanto è vero che solo in questi anni, si provvede al restauro delle facciate ingrigite dal tempo restituendo al paesaggio urbano immagini di inattesa bellezZa.

I danni apportati a questa parte del quartiere durante gli eventi bellici del 42 - 43 sono relativamente modesti rispetto alle tragiche distruzioni subite dal centro storico colpito nelle sue strutture amministrative, la ricostruzione vede edifici che occupano le aree sinistrate secondo i criteri di massima speculazione, durante gli anni '50 sorgono case di un piano o due più alte delle esistenti, edifici di scarso valore architettonico e di costo inferiore in rapporto al vecchio edificato. che compromettono la qualità del paesaggio urbano.

Così in piazza otto novembre all'incrocio con via Sìrtori svetta un edificio di dieci piani a ridosso dei vecchi isolati popolari, i fenomeni speculativi proseguono dando luogo a inutili demolizioni di case ancora solide e decorose, in piazza Risorgimento alti edifici si contrappongono ai vecchi isolati popolari, in molte aree di notevole pregio ambientale i piani di ricostruzione danno luogo all'abbattimento di edifici recenti, vediamo in questi anni un altro grave aspetto dell'abusivismo edilizio, la concessione di sopralzi dei vecchi fabbricati che consentono nuovi margini di rendita alla grande proprietà. Sono gli anni del 'boom economico' dove le aree vicine alla città registrano flussi di immigrazione superiori a quelli di Milano e i prezzi delle aree fabbricabili aumentano dal 150% al 200% più di 20.000 vani

Luisin, canta "La donna è mobbile" intanta che te lavoret!...

"El materasée" non gridava. Per lo più fischiettava o canticchiava nel cortile della cliente al ritmo delle sue bacchette e del cigolio del suo attrezzo per scardassare la lana, sotto l'occhio sempre vigile e sospettoso della massaia. Addirittura conteso, perchè bravissimo, anche É se un po' troppo amico del "trani", "el Luisin de Porta Romana" parodiava un pezzo celebre del Rigoletto; l'esortazione della cliente era quindi

Lo stabile di P.za Dateo 5

vengono demoliti, sono le conseguenze rilevabili dei piano A.R. del 1953 fatto dai più famosi architetti del periodo; che aveva visto gli aspetti generali della città e del suo azzonamento ma che venne largamente disatteso nei fatti.

Il processo di espulsione dei ceti popolari dalla città avvia la costruzione dei quartieri periferici Ca' Granda. Forlanini, Quarto Oggiaro).

Questa parte della zona subisce i fenomeni in atto ma con minore evidenza, in quanto si tratta di un territorio ad alta densità residenziale costruito nel novecento e destinato alla residenza (impiegati, commercianti) che sempre l'anno abitata, notevole lungo le vie la presenza di negozi al dettaglio. ma fino agli anni '60 non si può parlare di punti di vendita destinati ai consumi di massa (Buenos Ayres, Regina Giovanna. Indipendenza) realizzati in tempi relativamente recenti. bastando ai consumi familiari il piccolo magazzino o il negozio. Anche le attività produttive sono da considerarsi marginali rispetto alla residenza e per lo più situate ai piani bassi degli edifici e nell'interno dei cortili. La residenza popolare è per la maggior parte consolidata nei vecchi isolati intorno a corso Buenos Ayres (Sirtori, Bixio, Lambro) chiusa fisicamente dall'edificato del novecento che si estende per molti isolati uguali (Pisacane, Kramer, C. Morrone. Goldoni) costituendo una realtà urbanistica dominante a livello dell'intera città, tanto che gli edifici popolari di piazza Risorgimento e Dateo assumono com-

pletamente le connotazioni estetiche delle case attorno. Il caseggiato di piazza Dateo in particolare è oggi di grande importanza nel contesto dei piani di risanamento del quartier re (legge 10); costruito verso il 1915 è un esempio di soluzione di abitazioni popolari da salvaguardare sotto il profilo della storia recente della città, questi edifici non furono realizzati per essere degli episodi, ma rappresentano la cultura architettonica delle grandi soluzioni urbanistiche del 900. ancora oggi non compromesse dalla speculazione, si può dire in senso generale che è giunto il momento politico per agire sulla salvaguardia di questo patrimonio edilizio per confermarne fermamente il valore sociale della sua architettura e non soltanto l'aspetto patrimoniale. per recuperarne modernamente le funzioni abitative nel progetto di ristrutturazione.

Tutto questo comporta grandi problemi imprenditoriali e organizzativi. pensiamo che il caseggiato presenta numerosi gruppi scala e si estende su un'area di circa 5.500 mq. L'edificio a pianta quadrilatera con belle facciate simmetriche su tutti i fronti stradali presenta soluzioni architettoniche uniche, dominando la piazza e il maestoso verde del corso Indipendenza, il degrado delle sue strutture è stato temporaneamente fermito. ma soltanto l'inizio della completa ristrutturazione garantirà la sua esistenza per altro tempo.

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n. 7/8 - settembre/ottobre 1979 Pag. 3

Cenni storici sul movimento operaio milanese

Milano dopo la cacciata degli Austriaci

Abbiamo già visto come "la Milano che conta" elesse il suo primo Consiglio Comunale il 15 gennaio 1860. Si recò alle urne poco più del 2% della popolazione, vale a dire all'incirca quattromila elettori. Per capire il senso di queste cifre occorre ricordare che su una popolazione di circa 185 mila abitanti avevano diritto all'iscrizione alle liste elettorali coloro che pagavano almeno 25 lire all'anno di contribuzioni dirétte (quindi i lavoratori erano completamente esclusi) e, a quella data, gli aventi diritto risultarono 10.438. Inoltre il Municipio aveva avuto il suo daffare a compilare le liste degli elettori: mancando le iscrizioni volontarie, si era dovuto procedere d'ufficio. Poi c'erano le astensioni di carattere politico: i dissenzienti, clericali o austriacanti (molto spesso i clericali erano anche austriacanti) che non erano pochi. Eppure i motivi di polemica non mancavano. Partiti gli austriaci, senza colpo ferire, il 5 giugno 1859 all'indomani della battaglia di Magenta. la Congregazione municipale (La Giunta) aveva preso in mano le redini della città, proclamando immediatamente l'annessione al Piemonte, secondo le decisioni del 1848.

Questa fusione era stata preparata da Cavour col Conte Cesare Giulini Della Porta, e vedeva in prima linea l'antico gruppo albertinista (gli aristocratici D'Adda, Prinetti, Cercano, Porro) e gli altri via via schieratisi col partito nazionale, cioè monarchico - cavourriano (fra cui grossi borghesi. capitalisti e imprenditori come Antonio Beretta, Antonio Allievi, Giulio Belinzaghi). Il passaggio era avvenuto senza scosse, secondo la linea di Cavour: "Accettare la devozione senza chiederle il passaporto!". Il che significava che la consorteria moderata milanese guardava al futuro e non voleva turbare gli equilibri nuovi che si andavano stabilendo, evitò di compiere vendette sugli austriaci lasciando al loro posto coloro che "si acchetano al nuovo regime" togliendo di mezzo solo "alcune notabilità" fra le quali, come era naturale, il podestà degli austriaci, il conte Giuseppe Sebregondi, sostituito, il 10 giugno 1859 per decreto reale con il conte Luigi Balbiano di Belgiojoso.

Mantenuti i sei assessori, furono ad essi affiancati "tre distinti cittadini": conte Giulini stesso, il conte Alessandro Porro, per via di madre nipote di Pietro Verri, e Giovanni D'Adda. direttore provvisorio delle poste, figlio del marchese Carlo, "una delle più belle figure del '48".

Messi così tempestivamente fuori gioco tutti i fautori delle varie "adesioni condizionate", i rappresentanti milanesi del partito monarchicocavourriano presero nelle mani le redini della città.

Esauritasi l'eccitazione gioiosa per la raggiunta indipendenza, ben presto serpeggiarono motivi di malcontento spicciolo: troppi piemontesi negli uffici, poche occassioni di lavoro, mantenuti impieghi e prebende a vecchi austriacanti, appesantito il carico delle tasse. Ancor peggio fu accolta la nuova legge comunale e provinciale (soprattutto criticate le attribuzioni del Sindaco quale ufficiale del governo, che lo ponevano in uno stato personale di dipendenza ben lontano dal concetto di autonomia comunale). Il malessere sfociò via via in manifestazioni, qualche volta clamorose, che impensierirono il gruppo conservatore. Il 29 giugno si dovette cambiare il comandante della guardia nazionale, Carlo Primetti, accusato, con altri alti ufficiali, di scarso patriottismo perchè conservava il ritratto dell'imperatore d'Austria nell'ufficio. Il 7 agosto si ebbe una violenta manifestazione contro il Municipio, accusato di aver allestito un padiglione, per l'arrivo di Vittorio Emanuele, troppo "modesto, cencioso misero, indecoroso".

In prossimità delle elezioni, il "Pungolo" che aveva assunto la parte dell'oppositore costituzionale, in nome della vigilanza contro le "mene degli austriacanti- pubblicò un lunghissimo elenco di aristocratici milanesi, appartenenti al gruppo conservatore, accusandoli di avere un passato filoaustriaco.

Timoroso di essere "esposto ad accuse e sospetti di casta e d'esclusione" il gruppo conservatore prese

due iniziative: un grande giornale quotidiano e un circolo politico. Il giornale de la "Perseveranza", alla cui fondazione presiedette il conte Giulini cercando e ottenendo l'appoggio di Cesare Correnti, influente portavoce di settori ispirati a un più largo concetto di democrazia; il circolo fu il "Circolo Popolare", un buio camerone del palazzo di Brera, dove, cappello in testa e sigaro in bocca, ci si poteva incontrare per parlare di politica. Avvicinandosi le elezioni, questi circoli si fecero più numerosi, fino a raggiungere il numero di dieci. Alcuni, come quelli della società del Commercio, del Giardino (el "Casin di Andeghee" come lo chiamò il Porta), del Nazionale, degli Artisti, del Corpo Insegnante, erano vecchie istituzioni, che per l'occasione rivolgevano il loro interesse alla politica; gli altri erano iniziative nuove, come la Società di mutua educazione civile e militare; il circolo elettorale della Società di incoraggiamento che raccoglieva gli aristocratici più attivi e anche più retrivi, detti "quelli del biscottino" o "di casa Taverna"; l'Associazione elettorale liberalmonarchica, con sede nell'aula di una scuola nella piazzetta delle Galline, e perciò indicata comunemente come "il circolo delle galline" in maggioranza avvocati; il Circolo dell'Associazione unitaria.

Già parlammo dell'accordo, in una riunione presso il "Casin di Andeghee". fra tutti questi circoli per le candidature che si contendevano il seggio nel nuovo Consiglio (Sessanta in tutto, allora), sostanzialmente l'accordo funzionò anche se i borghesi ebbero la maggioranza gli aristocratici furono numerosi nel Consiglio.

Primo eletto il nobile Luigi de Cristoforis, con 3.459 voti; ultimo eletto il nobile Francesco Vitali, con 2.545. Alcuni grossi capitalisti: il dottor Antonio Beretta, i banchieri Giulio Belinzaghi e Costantino Garavaglia. Molti professionisti: ingegneri, avvocati, medici, notai; qualche industriale: Giuseppe Badoni, Francesco Mangili spedizioniere; il pittore Antonio Calmi; il farmacista Carlo Erba, il tipografo Giuseppe Bernardoni, i letterati Tulio Massarani e Giulio Cercano, il giornalista Carlo Tenca. Si riunirono il 1° febbraio 1860, per eleggere la Giunta. Con decreto del 26 gennaio, il sovrano aveva nominato alla carica di Sindaco il signor cavalier dottor Antonio Beretta che pronunciò il discorso programmatico il 27 aprile, in occassione della presentazione del bilancio preventivo: entrate: L. 3.021.357,36 uscite: L. 3.036.457,23 deficit: L. 15.117,87, più L. 1.823.342,26 di spese straordinarie.

"Nonostante che la città di Milano abbia dovuto in questi ultimi anni accrescere il suo debito — disse il sindaco —, è rimasta in addietro di quasi tutte le città del suo rango e di molte anche minori nei miglioramenti edilizi, nella costruzione di opere reclamate dalla comodità generale. dall'igiene e dal decoro, quali sono i pubblici macelli, i fabbricati per la vendita delle erbe, un mercato del grano, fontane, bagni, lavatoi pubblici, il cimitero monumentale, l'allargamento di importanti corsie ed una piazza del Duomo consentanea alla magnificienza della nostra Metropoli".

Domenica 14/10

Giornata dell'Anziano presso il

CIRCOLO ACLI di S. Francesca Romana (via Cadamosto, 5/bis)

Programma: ore 15 ritrovo al Circolo dove si terrà un dibattito sulla condizione dell'anziano

ore 17: Ristoro e ballo

Il Circolo Acli di Santa Francesca Romana

Vogliamo innanzitutto ringraziare per l'ospitalità di questo giornale che ci da la possibilità di far conoscere il movimento aclista ad un'ampia platea.

Le ACLI (Associazione Cristiana di Lavoratori Italiani) sono sorte nella Parrocchia di S. Francesca Romana circa 20 anni fa; hanno quindi alle spalle una discreta storia, una valida esperienza.

Il Circolo ACLI S. F. Romana è uno dei circa 100 circoli di Milano città e provincia; i circoli sono divisi in zone, il tutto fa capo alla Sede provinciale di Via della Signora 3; estendendo il discorso ogni provincia fa poi riferimento alla sede nazionale di Roma.

Le ACLI sono infatti una associazione a struttura nazionale che si ritiene soprattutto scuola di formazione: promuovere la maturazione dell'individuo, stimolare la sua socializzazione, offrire le prospettive di una società migliore, fondata più sull'uomo che sulla massa, il tutto in una cornice profondamente cristiana: questi sono alcuni degli obbiettivi che le ACLI si propongono.

Le ACLI non sono nè un partito nè un sindacato e sono fondamentalmente gelose di questa autonomia, ma l'aclista proprio per quanto si diceva prima si deve sentire impegnato in prima persona ad operare nel sociale. Il Circolo ACLI S. F. Romana

in questi anni ha operato in modestia, ma con continuità, alternando attività ricreative (gite, serate popolari, proiezioni cinematografiche, ecc.) a tavole rotonde su temi sempre d'attualità: notevole successo ottenne l'incontro sul carteggio tra il segretario Berlinguer e il Vescovo d'Ivrea mons. Bettazzi; si sono alternativamente tenuti incontri sull'attività del Consiglio di Zona, sull'attività dei partiti, sulla molteplice problematica sindacale; si sono tenuti incontri di carattere religioso a sottolineare un profondo legame con la radice cristiana del movimento.

Il Circolo ACLI S.F. Romana è strutturato in un consiglio di 7 membri, eletto ogni 2 anni dall'assemblea di tutti i soci; tra i consiglieri vengono eletti il Presidente, il Vice Presidente, il Segretario e l'Amministratore del circolo.

Al Circolo ACLI si possono iscrivere i lavoratori dipendenti, le casalinghe, le colf (Collaboratrici Familiari), giovani (che andranno a far parte di Gioventù Aclista), i pensionati, tutti coloro insomma che ne condividono l'ispirazione e gli obbiettivi.

Per l'anno 1979 gli iscritti al Circolo ACLI S.F. Romana sono circa 100, divisi tra pensionati, lavoratori, Colf, casalinghe e giovani (per la verità pochi).

Gli incontri di carattere formativo,

Ripresa della lotta per risolverei problemi del Paese

Il quadro economico, alla ripresa autunnale, tende sempre più al peggio. Ai gravi e irrisolti problemi nazionali si aggiungono tensioni e vere minacce economiche di altri paesi (soprattutto U.S.A.) che rischiano di far pagare costi elevati all'instabile struttura economica del nostro Paese.

Maggiori costi energetici, ripresa vertiginosa dell'inflazione (negli ultimi mesi circa 20%) con conseguente forte aumento del costo della vita, pericoli di stagnazione economica e produttiva con tendenze alla recessione, sono i fattori più emblematici del momento contro cui bisogna opporre chiare scelte politiche e non semplici e pasticciate manovre congiunturali slegate l'una dalle altre, come ha fatto l'attuale governo con l'emanazione degli ultimi provvedimenti sul gasolio, benzina e tariffe.

Il movimento sindacale, è bene ricordarlo, esce da una positiva e soddisfacente stagione di rinnovi dei contratti di lavoro nei maggiori settori dell'industria.

Durante queste battaglie, oltre ad avere conseguito risultati positivi economici e normativi, si è registrato, quale fatto di grande valore politico, la sconfitta di quelle forze padronali che volevano la rivincita nei confronti dei lavoratori, per riaffermare i loro concetti neoliberisti ed antiprogrammatori.

A questi risultati importanti del settore privato e delle PP.SS. vi è da aggiungere la grande e straordinaria conquista di tutto il settore dei pubblici dipendenti, della trimestralizzazione della scala mobile e del recupero salariale (UNA TANTUM) di L. 250.000 per ogni lavoratore. Rimangono ancora aperti per questi lavoratori problemi quali: la legge quadro per il pubblico impiego ed i rinnovi dei contratti di lavoro già scaduti.

Tocca ora al movimento sindacale vigilare e difendere l'istituto della scala mobile dagli attacchi che certamente forze retrive gli porteranno per tentare di modificarla in peggio per i lavoratori.

Se le questioni sopra citate rappresentano indubbi successi per l'intero movimento sindacale, rimangono ancora aperti grandi problemi (pensioni, fisco, casa, prezzi, sanità. vertenze territoriali) su cui in passato non poche sono state le carenze del sindacato nell'affrontarli.

Oggi possiamo dire che di positivo c'è innanzitutto un maggior spirito unitario delle confederazioni e poi dei documenti di proposte e di ini-

ziative approfonditi e non improvvisati, su ogni singola questione. Ne elenco alcune in modo schematico e certamente incompleto.

Credo però sia indispensabile su ogni argomento aprire un ampio dibattito ed approfondimento nella zona poichè ogni problema tocca da vicino decine di migliaia di cittadini del quartiere, soprattutto strati sociali popolari. PENSIONI - l'unificazione all'INPS del sistema pensionistico con riscossione centralizzata dei contributi;

- indice unico per l'aggancio delle pensioni alla dinamica salariale - tetto generalizzato e indicizzato;

- aumento dei minimi e delle pensioni sociali;

- ristrutturazione e miglior fuAzionamento dell'INPS

FISCO

- accertamenti più severi per gli evasori fiscali utilizzando a pieno il consiglio tributario comunale - riformulazione degli scaglioni di reddito e delle curve delle aliquote IRPEF che preveda l'aumento del minimo esente, l'aumento e l'indicizzazione delle detrazioni, con particolare riguardo a quelle per carichi familiari.

Sui problemi della CASA, PREZZI, SANITÀ si riconfermano i punti già più volte trattati in passato quali: finanziamenti per la costruzione di nuove case; revisione della legge di equo canone; blocco provvisorio degli sfratti; miglior funzionamento degli strumenti di indagine per il controllo sulla formazione dei prezzi; vendita a prezzi controllati dei prodotti di prima necessità; salvaguardia delle fasce sociali meno abbienti; applicazione della riforma socio sanitaria.

Il sindacato oltre affrontare i problemi sopra indicati è fortemente impegnato a parare colpi che verranno dalla ormai ipotizzata recessione che ci sarà nel periodo 79-80 visto che già si parla di una diminuzione del reddito prodotto da circa 4,5 del '79 a 1,5 dell'80.

Per far fronte a tutto ciò oltre che iniziative di carattere generale che chiamino in causa il governo ed il Parlamento, si dovrà tenere ben in conto, anche a livello di zona, della prima parte dei contratti, quale strumento valido di conoscenza per anticipare eventuali pericoli sull'occupazione.

Amedeo lacovella

Responsabile per la CGIL della zona Centro Storico - Venezia.

religioso si tengono generalmente il martedì sera (1 o 2 volte al mese) mentre un altro martedì è impegnato per la riunione di Consiglio che fissa i programmi e ne approfondisce le tematiche.

Tutti i mercoledì sera presso la Parrocchia si tiene la serata del Patronato - ACLI al quale tutte le persone che ne avessero bisogno possono rivolgersi gratuitamente: si svolgono pratiche di pensionamento, d'invalidità. ecc; ecc;

Da quest'anno questo servizio di Patronato si è arricchito di una consulenza (sempre gratuita) per l'equo canone che, possiamo ben dirlo sta riscuotendo un notevolissimo interesse.

In queste brevi note non abbiamo tenuto di certo un tono trionfalistico, ma ammettiamo con franchezza che tante iniziative non abbiamo intraprese; mentre ad esempio se chi frequenta la Parrocchia ci dovrebbe conoscere, non possiamo dire altrettanto di chi vive nel quartiere: la nostra presenza nel quartiere è onestamente scarsa ed inconsistente, ma di certo non ci manca la volontà di andare avanti, di testimoniare una presenza a favore dell'uomo che in questa società viene sempre più soffocato ed emarginato.

Indirizzi utili

FORZE POLITICHE E SOCIALI

Partiti e Organizzazioni politiche Partito Comunista Italiano (PCI), Sezione A. Banfi, via Sirtori 33, tel. 2715211 - Sezione Engels, via S. Gregorio 48, tel. 667491 - Sezione Russo, via Paisiello, tel. 2041974; Partito Socialista Italiano (PSI), Sezione Venezia, Casello di Porta Venezia; Democrazia Cristiana (DC), Sezione Veryzia, via L. Settala 27, tel. 2719681;

Organizfazioni sindacali

Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL), via A. Tadino 21, tel. 2046241; Comitato Unitario di Zona (CUZ) CGILCISL-UIL, Centro Storico Venezia (zone 1-3), piazza Umanitaria 5 (zona 1), tel. 592546.

Associazioni e gruppi a carattere sociale e politico

Associazione Radicale 12 Maggio, c/o libreria Ecumenica, stazione metropolitana Lima, tel. 793159; Centro Sociale, viale Piave 9; Centro Italiano Femminile (CIF), Circolo decanale, via Settale 25, tel. 221890; Collettivo donne di Porta Venezia, via Tadino; Coordinamento Genitori Democratici (CGD), via Stoppani; Unione Donne Italiane (UDI), Circolo di zona, viale Piave, 6.

SERVIZI SANITARI

Comunali

Servizio igiene mentale età evolutiva (SIMEE), via L.Settembrini 32, tel. 272334; Servizio medicina ambiente del lavoro (SMAL),plurízonale: zone 1-3-10, via Padova 118 (zona 10), tel. 2829992; Servizio sociale di zona, via Capranica 7 (zona 11), tel. 2362645; Consultorio: non esiste. Amministrazione Provinciale

Centro assistenza recupero tossico-dipendenti (CART), via L. Settembrini 32, tel. 272334; Centro di igiene mentale (CIM), plurizonale: zone 3-10, via L. Settembrini 32, tel. 208212.

Pag. 4 n. 7/8 - settembre/ottobre 1979

Inquilini all'offensiva in via

Lazzaretto 8

I lettori del nostro giornale si ricorderanno che già nel numero di maggio di Porta Venezia era stato dedicato un articolo sullo stabile di Via Lazzaretto, 8. In quell'articolo veniva descritta la situazione dello stabile e i vari tentativi di vendita frazionata che erano stati portati avanti da diverse immobiliari da 7-8 anni a questa parte.

Questi tentativi sono sempre stati respinti dall'organizzazione compatta degli inquilini che avevano anche affisso un ampio cartellone all'entrata dell'immobile dove veniva calcolato dagli stessi inquilini, con l'aiuto del Sunia, l'ammontare esatto dell'equo canone per ogni appartamento dello stabile.

Da allora la proprità si è sempre rifiutata non solo di rispondere alle richieste di riduzione del canone avanzate dall'organizzazione degli inquilini, ma anche ad ogni contatto con il comitato inquilini stesso. A questo punto ovviamente restavano una serie di problemi insoluti tra cui, il principale, quello, già indicato nell'articolo del numero di maggio di Porta Venezia, del portone di entrata dello stabile che era stato smontato e lasciato nel cortile dello stabile stesso. Il comitato inquilini ha quindi deciso di prendere l'iniziativa nei confronti della proprietà chiedendo, tramite l'avvocato del Sunia, l'autorizzazione a rimettere il portone al suo posto a spese della stessa proprietà. Ma poichè anche questa volta la proprietà non ha risposto ed anzi il rag. Sacco ha fatto avere al comitato inquilini un'autorizzazione a nome del precedente proprietario e non del proprietario attuale signor Dorata, autorizzazione che quindi è priva di qualsiasi valore, il comitato inquilini ha deciso di adire le vie legali per costringere la proprietà ad ottemperare ai suoi obblighi. Si è instaurato un giudizio che avrebbe dovuto avere come prima udienza il giorno 13 settembre alla Pretura civile di Milano. Tale udienza è stata rinviata al 24 settembre, ma in tale data la proprietà non si presentava e quindi il Pretore ha dovuto rinviare la causa al 17 ottobre, data in cui se ancora una volta la proprietà non si

Cosa fare contro il freddo?

presenterà il Pretore dovrà disporre d'ufficio il ripristino del portone a spese del proprietario stesso.

Per quanto riguarda l'equo canone, perdurando il voluto silenzio e il rifiuto di confronto da parte della proprietà, l'assemblea degli inquilini su consiglio dell'avvocato del Sunia, ha deciso di pagare interamente le spese di ordinaria manutenzione e di versare solo il 20% dell'equo canone vincolando il restante 80% in un conto corrente o in un libretto in modo che questa somma possa eventualmente servire per gli stessi inquilini a sostenere le spese di ripristino del portone nella sua originaria posizione.

Si può quindi dire che gli inquilini dell'immobile di Via Lazzaretto, 8 da una posizione di difesa, di resistenza nei confronti della proprietà, sia sul fronte delle vendite frazionate sia su quello di opporsi alla richiesta di un canone superiore a quello previsto dai parametri della legge, sono passati ad una posizione di attacco pretendendo dalla proprietà l'ottemperanza di obblighi che le spettano per legge. E tale posizione è particolarmente importante e deve essere resa nota a tutti gli inquilini della zona tre in quanto, proprio nella nostra zona, si sta verificando un'escalation delle vendite frazionate ed un attacco sempre più massiccio da parte delle immobiliari e della proprietà al diritto degli inquilini di continuare ad abitare negli immobili nei quali sono da moltissimi anni. Lo stesso consiglio di Zona 3 ha denunciato in una dichiarazione del 27 settembre di quest'anno l'aumentare dei tentativi di vendite frazionate e l'attacco sempre più massiccio e generalizzato ai diritti degli inquilini degli stabili, anche degradati, presenti nella nostra zona.

È quindi utile che le organizzazioni degli inquilini attraverso e con l'aiuto del Sunia riescano non solo a resistere a tale situazione, ma si rendano conto che organizzandosi è possibile non solo contrastare, ma anche attaccare il prepotere della proprietà e delle immobiliari.

Purtroppo viviamo in una città che quando ci si mette riesce a far battere i denti anche ai più forti. il problema del freddo può apparire, e forse lo è stato negli ultimi anni, un falso problema: non esageriamo! Suvvia! Basta coprirsi bene fuori e scaldare bene la casa ed ecco che il freddo diventa un facile nemico da vincere, un fastidio di lieve entità, un falso problema. Ebbene no! Grazie ai nostri bravi governanti, non curanti di una seria programmazione delle risorse e basando la nostra esistenza tutto sulla facile acquisizione e sfruttamento del petrolio altrui, ci ritroviamo, non senza avvisaglie precedenti, di fronte ad un inverno che non promette niente di buono: inverno da lupi.

I comunisti è da tempo che parlano di austerità, di un programma serio per l'impiego più razionale ed equo delle risorse anche materiali del paese, quindi anche di sacrifici, ma distribuiti sulla base delle effettive possibilità e con la prospettiva di migliorare la situazione veramente grigia che ci troviamo davanti. Le critiche sono state molte e dure. I comunisti sono stati costretti ad uscire dalla maggioranza governativa. Ora abbiamo un governo democristiano, che in attesa di formarne un altro (non sappiamo con quali intenzioni), ci impone lui dei sacrifici: ma a chi? Con quali prospettive? Per le prospettive diciamo subito che non ce ne sono, ovvero non ci sono dei programmi che tendono a risolvere e affrontare il problema energetico, ma c'è un aumento di prezzi, lasciando al singolo il compito di risolvere i propri problemi energetici. A chi, chiaramente soprattutto ai meno forti che non hanno le possibilità di sottrarsi alla rete dei sacrifici. La politica dell'austerità proposta dal PCI non era del tipo propostaci ora dal governo Cossiga, ma tra le altre cose, era una politica che voleva rendere meno freddi anche questi nostri prossimi inverni utilizzando le risorse energetiche disponibili. Ma allora cosa possiamo fare, visti questi fatti, per rendere meno freddo questo inverno 1979? Non ci rimane che darVi qualche spicciolo consiglio. terra terra, che, con la solita arte dell'arrangiarsi, e in funzione di quanto si può spendere, riesca

a farci prendere meno raffreddori e reumatismi e a rendere meno caro per i prossimi inverni il nostro riscaldamento.

GLI SPIFFERI Una parte del calore distribuito dalla stufa o dai termosifoni (dal 30 al 50 per cento) spesso se ne va attraverso le fessure che gli infissi lasciano aperte. Chi sta vicino ad una finestra o ad una porta avverte nelle gambe una corrente d'aria continua. Cosa fare per eliminarla? Sistemare la finestra o la porta o, più semplicemente, applicare una fettuccia di stoffa o di materiale plastico là dove il movimento dell'aria è più forte.

IL CAMBIAMENTO DELL'ARIA È bene limitare all'indispensabile

l'apertura della finestra, nei mesi più rigidi, al fine di evitare la dispersione di calore.

I DOPPI VETRI Attraverso il vetro si determina una forte dispersione di calore. Per rimediare a questo inconveniente suggeriamo un accorgimento: l'applicazione dei doppi vetri, soprattutto nelle zone fredde. Senza bisogno di cambiare gli infissi.

LANA DI VETRO, RESINE, COIBENTI VARI Le case sono state tutte costruite all'insegna del petrolio facile, prescindendo cioè dalle spese di riscaldamento. Con il risultato che i muri lasciano passare più freddo di quanto non sarebbe possibile. È possibile mettere ai muri una sorta di cappotto, utilizzando tutti quei materiali che la chimica moderna mette a disposizione. CALDAIE E BRUCIATORI Caldaia e bruciatore sono spesso decisivi per ottenere un buon risparmio. Una scelta oculata permette di ridurre i consumi anche del 30%.

RIFORNIMENTI Un altro consiglio utile che possiamo darvi è quello di rivolgervi alla sezione del SUNIA più vicina (Sindacato inquilini) a Porta Venezia in Via Porpora 43 - aperta il giovedì h. 21.00 - per conoscere le esperienze già fatte gli scorsi inverni dai diversi Comitati inquilini, circa la possibilità di controllare la gestione del riscaldamento negli stabili e la possibilità di scegliere, come inquilini, le ditte fornitrici di combustibile più convenienti.

Equo canone. Il consiglio di zona riceve le domande per il fondo sociale

La Regione Lombardia ha destinato agli anziani meno abbienti una somma integrativa dell'aumento degli affitti per l'equo canone, ma impone loro di spendere 2.000 lire per richiederla.. E forse anche per questo le richeste finora pervenute sono pochissime.

È successo che dei 15 miliardi stanziato dallo Stato come fondo integrativo per gli anziani con pensione minima (non superiore a 2 milioni 600 mila lire l'anno) e trasmessi alle Regioni la Regione Lombardia ha destinato a Milano 692 milioni di lire, in rapporto alla popolazione avanti negli anni (400 mila persone circa) che goda (il verbo è eufemistico) di bassa pensione (40 mila persone circa).

Per ottenere questo contributo, che in virtù della Legge 392 è un diritto e non una concessione di tipo asistenziale, il cittadino interessato deve presentare domanda in Comune entro il 31 ottobre. Ma la stessa Regione Lombardia ha stabilito che le domande debbano essere presentate in carta da bollo.

A tutt'oggi, le domande presentate al Comune di Milano sono circa 2.000 sulle almeno 40.000 possibili: il 5 per cento, un indice bassissimo, fore per scarsa conoscenza della legge, forse per una confusione tra i concetti di diritto e concessione, forse per il trambusto e la spesa, per fare la domanda. C'è ancora tempo, comunque. Vedremo quanti avran fruito della legge il 31 ottobre.

Le domande si possono presentare anche presso la sede del nostro Consiglio di Zona in v. Boscovich 42 (tel. 2043033) dove naturalmente vengono fornite tutte le spiegazioni e le modalità.

Non sarebbe comunque male se il Consiglio di Zona si impegnasse in prima persona a pubblicizzare l'iniziativa.

Condizioni igieniche, paura delle

Stabile di via P. Castaldi 30 disdette

Lunedì 10 settembre ha preso il via il nuovo bando per le case popolari: nella prima settimaa più di 28 mila cittadini si sono presentati ai consigli di zona e alle zone decentrate dell'IACPM per chiedere informazioni e notizie. Tanti sono, infatti, i moduli per la partecipazione al bando distribuiti nei 25 punti di raccolta delle domanda da lunedì a sabato della scorsa settimana.

Le domande vere e proprie presentate nello stesso periodo sono state 2.163. Questo non significa, naturalmente che la percentuale tra moduli ritirati e domande presentate sia destinata a rimanere sull'8 per cento. C'è infatti un tipo di "certificazione", quella che non dipende dagli uffici anagrafici comunali, che ha tempi relativamente lunghi: il certificato necessario per entrare nel bando speciale riservato agli handicappati, per esempio, dipende dalla Regione e lo si ha dopo qualche settimana; le dichiarazioni di anti - igienicità, che vengono rilasciate dall'ufficio igiene a sopralluogo avvenuto, hanno anch'esse bisogno di tempo. Stando alle informazioni richieste dai cittadini c'è da prevedere che sarà altissima la percentuale dei modelli che diventeranno domande.

Intanto l'assessore all'edilizia popolare — cui tutte le domande faranno capo per essere poi consegnate alla Commissione comunale, presieduta da un magistrato, che elaborerà la graduatoria — sta mandando avanti il lavoro di completamento delle domande: alla Vigilanza urbana verranno via via richiesti i "rapporti informativi" da allegare alle singole pratiche in modo da arrivare alla chiusura del bando senza arretrati da sbrigare.

Il bilancio della prima settimana conferma il dato che si delineava già nel primo giorno del bando: il maggior numero di moduli sono stati richiesti nelle zone dove esiste edilizia degradata o dove è forte la presenza di un inquilinato popolare a basso

reddito. Ecco infatti, zona per zona, i moduli ritirati (tra parentesi le domande definitive presentate): Zona 5 Ticinese - Genova, 2300 moduli ritirati (280 domande già presentate); Zona

10 Monza - Padova, 200 (200); Zona

20 Vialba - Certosa - Quarto Oggiaro, 1500 (200); Zona 18 BaggiooForze Armate, 1300 (120); Zona 2 Centro direzionale - Greco - Zara, 1972 (41); Zona 8 Affori - BruzzanoComasina, 1227 (68); Zona 1 Centro Storico, 1120 (84), Zona 15 Chiesarossa - Gratosoglio, 1100 (108); Zona 17 Lorenteggio - Inganni, 1050 (8

5); Zona 16 Barona - Ronchetto sul Naviglio, 1000 (113); Zona 4 Vittoria

- Romana, 900 (109); Zona 11 Città

studi - Argonne, 900 (62); Zona 3 Venezia, 747 (102); Zona 6 Sempione, 710 (44); Zona 9 Niguarda - Bicocca - Cà Granda, 550 (53); Zona

13 Forlanini - Taliedo, 510 (26); Zona

7 Dergano - Bovisa, 310 (50); Zona

19 S. Siro - QT8 - Gallaratese, 300 (30); Zona 14 Corvetto - RogoredoVigentina, 200 (130); Zona 12 Feltre - Cimiano, 160 (25).

Presso le zone del decentramento

IACP la distribuzione è avvenuta

così: Zona 4' (da Vialba a Dergano), 1750 (25), Zona 2' (Milano sud), 1700 (47); Zona 1' (Ticinese - Barona - Gratosoglio), 1500 (70); Zona 5' (il quarto di città del quartiere Feltre a Porta Venezia all'Isola), 1310 (45); Zona 3' Baggio - Gallaratese), 600 (40).

La spinta a richiedere un alloggio popolare viene innanzitutto — in percentuale elevatissima — dalla paura della disdetta o dalla disdetta già in corso. La massa degli inquilini che hanno avuto l'alloggio coinvolto in vendita frazionata sono letteralmente terrorizzati; sanno che devono andarsene e non sanno dove andarsene e non sanno dove andare.

R. B.

n vendita anche gli scarafaggi

Castaldi 30 è uno stabile vecchio, malsano. Gli appartamenti si affacciano su una ringhiera a U; raggiunti da due scale comunicanti. Nell'elencare i danni. non c'è timore di esagerare; umidità, infissi che cadono, fessure nelle porte e nelle finestre, pavimenti che ballano.

Gli inquilini che ci abitano non devono avere pretese: anziani, meridionali che si sono conquistati un posto di lavoro al tempo del boom, ma non il diritto ad una casa decente; giovani coppie che non hanno trovato di meglio. Eppoi non invitati, SCARAFAGGI, resistenti ad ogni tipo di insetticida, viste le condizioni igieniche.

Chissà quanti bambini hanno giocato sulle ringhiere. nel cortile a contatto con la spazzatura, ma per loro nessun movimento per la vita ha mai strepitato. Gli inquilini di via Castaldi 30, non sono nuovi alle lotte. Hanno versato per un certo periodo di tempo gli affitti in banca, per costringere la proprietà a fare le riparazioni urgenti ma la lotta è finita male, perchè non erano bene organizzati. Arriva l'equo canone e l'amministratrice fa dei conti a dir poco di comodo.

Poi arriva una nuova proprietà, rifà la facciata (come se non ci fossero altri lavori ben più urgenti da fare!) - poi offre lo stabile in vendita, pezzo per pezzo a 250.000 - 300.000 lire / mq. Per le riparazioni? Niente paura. Ci pensa la nuova proprietà. Ovviamente tutto a carico dell'inqui-

fPORTA VENEZIA

lino. E per chi non può pagare? C'e pronta una Banchetta (nel senso di piccola banca sconosciuta, che desidera mangiarci un po' anche lei).

Ma gli inquilini si organizzano subito. Si fa una riunione martedì 18 / 9 in Consiglio di Zona con la Commissione Casa, il giovedì si va al SUNIA, il lunedì seguente c'è una riunione di caseggiato e si costituisce il Comitato Inquilini. Venerdì 28/9 c'è già l'incontro con la Proprietà.

Il rappresentante si atteggia a vecchio imprenditore lombardo. Cià, se l'è? Paghi mi!

Che dire dell'incontro?

- L'equo canone? Colpa dell'amministratrice; perchè il big riceve solo i soldi, meglio se tanti.

- Non manda via nessuno, perchè vende solo agli inquilini, ma non sa se può dare garanzie scritte. Deve chiedere. Forse arriveranno fra 3-4 giorni.

- Le manutenzioni? Fatemi !a lista.

- Il prezzo esoso? Ma lo riduce subitp a 150.000 / mq. almeno per un'inquilina che ha del risentimento, perchè ha il privilegio di pagare più di tutti, a pari condizioni.

Si è perplessi. Si aspetterà per vedere quali fatti seguono alle parole. Ma non si aspetta con le mani in mano. Gli inquilini organizzati nel S.U.N.I.A. continuano la loro lotta per vederci chiaro e per cercare di allontanare da loro questa ennesima beffa.

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Iscritta alla C.C.I.A.A. di Milano n. 1011422 il 29/5/79

Redazione: F. Alberti, E. Giannasi, E. Romani, Vincitorio, Sparacino, C. Oldrini, F. Albanese, G. Rastelli.

Hanno collaborato: C. Montalbetti, F. Azzolini, L. Celiberti, S. Siena, L. Lemme, R. Ponti, A. lacovella, G. Frunigillo.

Direttore responsabile: Roberto Cenati

Autorizz. Tribunale di Milano n. 43 del 3/2/79

Redazione e Amministr.: via S. Gregorio 48, Milano

Stampa: Coop. "Il Guado" Castano Primo (Mi) tel. 0331/881475-881228

PROBLEMI DELLA CASA * PROBLEMI DELLA CASA * PROBLEMI DELLA CASA * PROBLEMI DELLA
alla base delle domande per le case popolari

Nelle scuole di Porta Venezia scompaiono i doppi turni

All'inizio del nuovo anno scolastico la situazione edilizia nelle scuole milanesi si può definire soddisfacente.

Un dato appare anzitutto evidente: l'epoca dei doppi turni si può dire archiviata.

È questo un fatto di estrema importanza se si tiene presente che fino al '75 e con una popolazione scolastica uguale o inferiore a quella attuale. i doppi e i tripli turni erano una consuetudine per migliaia e migliaia di ragazzi.

Ora questa realtà è stata cancellata, non perchè il numero degli studenti si è assottigliato, ma grazie al fatto che si sono realizzate, nonostante le enormi difficoltà finanziarie degli Enti locali, sedi sufficienti ad ospitare tutti.

Senza contare che nello stesso periodo si è passati dal superaffollamento di aule stipate fino a 35 alunni. alla situazione di oggi, con una media che è inferiore ai 25..

Nelle scuole materne le. aule disponibili nel '74 - '75 erano 1.241, mentre oggi sono 1.359.

Gli affitti(cioè le sedi che l'Ente locale era costretto a chiedere a privati dietro pagamento) sono passati da 99 a 74.

Nelle elementari vi sono quest'anno 4.958 aule contro le 4.633 del '74 - '75 e le affittanze sono sensibilmente diminuite.

Nelle medie inferiori infine le aule disponibili sono in totale 2.863 mentre 4 anni fa erano 2.584. Gli affitti erano ben 128 nel '74 - 75 mentre ora sono 90.

Nella nostra zona il dato più significativo che si_può cogliere è-l' eliminazione dei doppi turni, la cui scomparsa si deve in larga parte alla realizzazione da parte dell'Amministrazione comunale di sinistra, del complesso scolastico di piazza Bacone.

Ma vediamo più in dettaglio qual e la situazione scuola per scuola. SCUOLE ELEMENTARI STOPPANI-BACONE: si sono riscontrati ritardi nelle nomine degli insegnanti; attualmente so,río rimaste scoperte due classi.

Un problema di una certa rilevanza è costituito dal grosso numero di iscrizioni alle attività integrative pomeridiane: vi sono classi con 30 bambini.

Sulla questione del rispetto dei bacini di utenza la direttrice ci fa notare come questa sia una questione molto spinosa. In particolare per la Bacone ci sono state molte, richieste d'iscrizione.

CASATI: il grosso problema per la Casati è costituito dalla necessità di una ristrutturazione della scuola, per la quale ci sono già accordi con il Comune: la prima fase dei lavori si deve avviare nel mese di aprile.

Sarà opportuna, da questo punto di vista, una programmazione dei la-

Una medicina scolastica più utile

Il servizio di medicina scolastica, cosi come viene attuato ora, risponde a criteri sorpassati e rischia di perseguire come finalità la vuota e formale applicazione della legge in proposito (DPR 1518 del 22.12.67) invece di tendere ad una reale utilità sia per il singolo che per la comunità scolastica. Alle famiglie che ne usufruiscono e agli addetti ai lavori, il servizio evidenzia una attività statica. sostanzialmente burocratica, spesso non rispondente a modelli scientifici moderni, carente su problematiche di scottante attualità.

guata educazione igienico - sanitaria da farsi in collaborazione delle famiglie e dell'insegnante, per creare nei bambini, ma anche negli adulti, una diversa cultura. un diverso modo di pensare cioè nei riguardi della salute, che deve essere anche vista come autogestione della stessa.

vori al fine di evitare interruzioni dell'attività didattica e doppi turni.

POERIO: anche per le elementari di via Pisacane si registra da una parte il sovraffollamento di alunni nelle classi istituite per le attività integrative. e dall'altra, la carenza di personale per seguire i bambini iscritti a questo tipo di corsi.

SCUOLE MEDIE INFERIORI

ORIANI: qualche problema è sorto dal fatto che diversi genitori che già avevano presentato domanda di preiscrizione, non si sono presentati, come da legge, per confermare la iscrizione. Un secondo problema legato al primo è costituito dalle resistenze, presenti in alcuni genitori, a far continuare gli studi ai propri figli.

Terzo problema: c'è sempre una certa carenza di insegnanti per una questione di ritardo nelle nomine.

Per quanto riguarda i bacini d'utenza la preside osserva che sarebbero ideali qualora le scuole fossero costruite in modo ideale.

L'ubicazione delle scuole dovrebbe essere più centrale per evitare disagi.

TIEPOLO: il problema della Tiepolo è rappresentato dalla presenza di attrezzature scolastiche deteriorate dall'uso, che necessitano di lavori di manutenzione e risistemazione.

Per il resto, osserva il preside. non ci si può lamentare.

Nella scuola vi sono alcuni ragazzi handicappati che sono stati inseriti con buoni risultati nelle varie classi.

LOCATELLI: per la Locatelli, dichiara la preside, l'inizio del nuovo anno non ha comportato grossi problemi.

L'unica questione non risolta è costituita dalla impossibilità di utilizzare la palestra che è all'aperto (una sorta di cortile), progettata così fin dall'epoca della costruzione dell'edificio scolastico. Qualche difficoltà si è riscontrata per quanto riguarda i bacini d'utenza che hanno bisogno, secondo la preside. di alcuni correttivi.

CATERINA DA SIENA-BACONE: la scuola nonostante il grosso numero di iscritti (circa 800) non ha, come del resto tutte le scuole della zona, doppi turni. E stato necessario all'inizio del nuovo anno scolastico creare una nuova classe per far fronte alle esigenze di alunni presentatisi all'ultimo momento

TADINO: fa parte del complesso scolastico Tadino-Casati e presenta gli stessi problemi della elementare Casati di cui abbiamo parlato più sopra. LICEO SCIENTIFICO VOLTA: l'anno è iniziato senza particolari problemi. Le classi sono entrate regolarmente in funzione; non ci sono anche qui doppi turni.

Inetti, pensare di ottenere risultati nel campo della prevenzione, in quanto tale è la finalità perseguita dalla legge, con il ruolo espletato dalla medicina scolastica attuale è, quanto meno, illusorio.

Che significato ha per esempio, per una effettiva prevenzione della carie dentaria, la sporadica somministrazione di fluoro ai bambini, quando, in tutti gli ambienti scientifici più qualificati, si insiste per la somministrazione continua di tale elemento, sia alla madre in gravidanza che al neonato, da farsi, oltre tutto, con la fluorizzazione delle acque potabili? Quale è il significato di pratiche vaccinali, quale la vaccinazione antitubercolare, quando non si indaga a fondo sulle condizioni della vita socio - familiare dal bambino e non si modificano, se esse sono carenti, ben sapendo che il manifestarsi della malattia tubercolare è più probabile in situazioni ambientali di sottosviluppo economico?

Sono solo due esempi fra tanti che si potrebbero fare, ma abbastanza paradigmatici di un modo vecchio di vedere certe cose.

In questa situazione dovrebbe intervenire la riforma sanitaria, che andrà in vigore dall'inizio del prossimo anno, a delineare e sviluppare più modernamente anche i problemi riguardanti la medicina scolastica.

Ma siamo tutti consapevoli che non basta una legge per modificare strutture cristallizzate da anni. E-.necessaria infatti la partecipazione attenta dei cittadini a tutela dei propri diritti, partecipazione da farsi sia singolarmente che nell'ambito delle strutture di controllo democratico, quali ad esempio i Consigli di Zona ed i Consigli Scolastici. Altrettanto indispensabile, evidentemente, è poi la collaborazione attiva del personale medico e paramedico.

il complesso scolastico di P.za Bacone

Tra le tante cose assurde della nostra legislazione scolastica ce n'è una veramente inspiegabile: le scuole per i bambini dai tre ai sei anni gestite dai Comuni risultano, a tutti gli effetti, scuole private. E, come tali, vengono considerate in tutte le statistiche e i rilevamenti ufficiali, esattamente come qualunque istituto autorizzato o legalmente riconosciuto. In teoria, quindi, la scuola per l'infanzia è completamente sganciata da ogni riferimento legislativo o normativo valido per quelle statali. Nella pratica sappiamo che in questi ultimi anni gli enti locali di molte città, tra cui il Comune di Milano, hanno fatto un grande sforzo per fare dei loro centri di istruzione un servizio pubblico a tutti gli effetti, un servizio che esiste, funziona si modifica e migliora solo in funzione delle esigenze della collettività.

Proprio per questo nella bozza di regolamento della scuola per l'infanzia di Milano, un progetto preparato dal gruppo di esperti del Centro di innovazione educativa che lavora con l'assessorato all'Educazione, si fa un esplicito riferimento alla legge statale istitutiva della scuola materna. Certo un regolamento non può esaurire l'elenco di proposte, problemi. contenuti di tre anni di lavoro fra i bambini. Il progetto infatti si limita volutamente a enunciare alcuni principi generali. senza fissare degli orientamenti. A maggior ragione quindi sarà interessante sentire le idee che verranno dai cittadini. Già ora vi sono alcuni "filoni" di discussione che sembrano stare particolarmente a cuore dergli educatori e degli esperti. Uno di essi è if rappor7 to che vi deve essere tra scuola e famiglia. Questo rapporto richiede una collaborazione e una conoscen-

Nel campo della prevenzione dei paramorfismi scheletrici, tipo le scoliosi, sarebbe da evidenziare agli insegnanti, come elemento prioritario, l'attività motoria, insistendo e controllando sulla effettiva pratica delle attività ginniche che devono essere di tipo pluridisciplinare.

A livello della scuola media e superiore non dovrebbe poi essere ulteriormente procrastinabile un discorso serio e scientificamente valido sul problema della droga.

Sono evidentemente questi alcuni spunti di lavoro che, agendo sul singolo e sulla comunità, permetterebbero effettivamente di rendere la medicina scolastica uno strumento valido ai fini preventivi.

Le interferenze prepotenti

Presso il circolo StoppaniBacone, e in particolare presso iT plesso Bacone, si verificano quest'anno interferenze, pressioni e ingiunzioni categoriche da parte del Consiglio di Zona 3 e del Provveditore agli Studi allo scopo di favorire l'inserimento nelle classi r di bambini provenienti da altre zone, clamorosamente in contrasto con i più elementari criteri di equità; con ciò discriminando vistosamente e senza raziocinio tra le varie famiglie che hanno fatto analoga richiesta.

Il Consiglio di Circolo, dopo aver definito con il Distretto Scolastico 26 e il Consiglio di Zona 3 i limiti del Bacino d'Utenza e i criteri, molto restrittivi, per considerare le numerose richieste, ed avere operato di conseguenza, per soddisfare almeno le richieste più motivate, senza soffocare eccessivamente la Scuola già oppressa da una popolazione scolastica in espansione, ha avuto l'amara sorpresa di vedersi "invitare" con lettera del 25/6 dello stesso Presi-

Nel campo di cui ci occupiamo, il personale sanitario addetto, nell'ambito delle linee tracciate dalla riforma, dovrebbe vivificare il proprio lavoro, renderlo più dinamico, inventando quasi modelli diversificati di attività, in relazione alle realtà contingenti. L'obbiettivo da perseguire è la prevenzione reale delle malattie. Questo significa che al necessario lavoro routinario, andrebbe anche aggiunto un lavoro individualizzato per ogni singolo bambino. Da parte del medico, sarebbe importante individuare, se esistono, anche le cause "politiche" di malattia, quali le abitazioni insalubri, il sovraffollamento abitativo, l'alimentazione inadeguata, e denunciarne l'esistenza. Sarebbe pure fondamentale un'adeza reciproca molto approfondita.

Non può esistere una scuola materna che funzioni bene senza la famiglia. Il bambino non può avere rapporti buoni con l'educatrice se non vede che questa ha rapporti buoni con la sua famiglia.

Naturalmente la scuola deve avere una sua specificità, non può essere un semplice prolungamento della famiglia. A scuola il bambino impara a fare cose diverse da quelle che fa a casa, ha a disposizione materiali e ambienti che normalmente non ha in famiglia. Ma i genitori devono assolutamente collaborare con gli educatori. Oggi a Milano le famiglie non sono ancora sufficientemente sensibili a questo discorso.

L'importante invece è che il bambino a marzo abbia imparato a fare delle cose che a ottobre non sapeva fare. Sembra una banalità ma è molto utile, ad esempio, portarli fuori dalle aule, far conoscere loro un po' alla volta il mondo che li circonda. Un altro aspetto importante - è quello comunicativo - linguistico, insegnare a parlare in modo chiaro.

Nel regolamento si precisa che ogni contenuto didattico deve avere carattere di proposta e non di imposizione.

Essenziale la scoperta del mondo che lo circonda e delle persone che ha accanto. E qui entra anche il discorso della religione, ovviamente, anche se in campo legislativo non abbiamo dei riferimenti di nessun tipo, visto che persino l'articolo 3 del Concordato si limita a parlare di educazione religiosa dalle elementari in poi. Ma e una questione che non può essere ignorata o considerata con superficialità. Teniamo presente che vi sono bambini che in famiglia hanno una esperienza religiosa e altri

dente del Consiglio di Zona a recedere dalle Sue decisioni in favore di TRE bambini (Ved. All. 1).

Nella medesima data - 25 / 6il Provveditore agli Studi V. Tortoreti "disponeva" con Sua Lettera prot. 4313 (All. 2) e con riferimento alle sollecitazioni del Presidente del C.d.Z., P. L. Muzio l'iscrizione delle stesse persone senza peraltro valutare in alcun modo le conseguenze di tale imposizione, nè tenendo minimamente conto delle motivazioni espresse immediatamente dal Consiglio di Circolo con lettera in data 6/7/79 (all. 3).

Si desume da tale situazione che gli Organi colleggiali sono stati totalmente ignorati, avviliti e scavalcati, creando una evidente ingiustizia tra le famiglie, e manifestando altresì quanto facile sia agli organismi istituzionali prendere decisioni che hanno per base favoritismi e scopi di comodo.

Il Consiglio di Circolo Stoppani - Bacone

no. Anche per questo è importante un rapporto di informazione individuale tra educatori e famiglie. Per il bambino già scoprire questa differenza. capendola, è assolutamente fondamentale. Compito di ogni insegnante è non nascondere mai niente, dimostrando che le differenze non dividono.

E un problema di cui bisognerebbe discutere a lungo. Non per niente in molte città si sono fatti degli studi interessantissimi sull'informazione e formazione religiosa nelle scuole per l'infanzia. A Reggio Emilia si è lavorato per un anno, con la collaborazione di teologi, pedagodisti, psicologi è la documentazione prodotta è stata un grande arricchimento per la didattica nelle scuole comunali. Anzitutto vi sono valori morali che prescindono dalla profesione di una fede piuttosto che di un'altra o dall'avere una fede religiosa o meno. Sono valori che il bambino ha bisogno di sentire in chi si occupa di lui. Oggi molti teologi sostengono che è comunque prematuro mettere un bambino di tre anni in una situazioen rituale, visto che ne potrebbe cogliere l'aspetto "magico" e fraintendere. E d'altronde una situazione di rito potrebbe essere per un bambino la cui famiglia non è religiosa traumatica quanto l'emarginazione dell'esperienza di fede per un bambino educato in una famiglia religiosa.

Anche questo campo dell'educazione, insomma, richiede all'insegnante quella sensibilità e quel rispetto della personalità del bambino che sono i primi, difficili requistiti di un adulto che voglia aiutare un piccolo. Il bambino ha bisogno di una sola certezza: quella di essere amato. In ogni altro campo non vuole certezze ma chiarezza conoscitiva. Per questo fare un regolamento tanto semplice e sobrio come questo è stato tremendamente complicato. Ora non sarà facile neppure il compito dei cittadini, e in primo luogo delle famiglie, che devono portare il loro contributo al progetto. Ma potrebbe essere un lavoro veramente appassionante se affrontato con rigore e serenità.

AK) n. 7/8 - settembre/ottobre 1979 pila. e
IL REGOLAMENTO
DEL COMUNE
Il bambino e le scuole per l'infanzia a Milano

Legalizzazione dell'eroina?

Secondo il "Drug Enforcement Administration", un ente americano che si occupa della lotta al traffico degli stupefacenti, i giovani italiani dediti all'uso dell'eroina sono circa quarantamila. Questo dato è direttamente proporzionale col numero dei decessi per droga: 26 nel 1975 mentre già 67 nei primi otto mesi di quest'anno. Una media mortale mensile di 8,37 contro la 2,16 di quattro anni fa. Come dire che i tossicomani sono quadruplicati in quattro anni. Che fare? La gravità del problema ha spinto. fra l'altro. il nuovo ministro alla sanità Altissimo, a proporre la liberalizzazione dell'eroina distribuendola a spese dello Stato ai tossicodipendenti. Questa proposta ha certamente due vantaggi molto evidenti, quello di stroncare almeno in parte l'imponente traffico della droga (che spesso risulta mortale proprio perchè "tagliata" con cemento stricnina) e quello di evitare i furti continui a cui il tossicomane è costretto a ricorrere per procurarsi la "dose" giornaliera. L'esempio dell'Inghilterra, dove appunto la droga è da qualche anno liberalizzata, non deve però ingannare; innanzitutto l'organizzazione statale inglese è nettamente superiore alla nostra ed inoltre i risultati ottenuti non sembrano essere soddisfacenti (già si studiano nuovi esperimenti). In Italia la eventuale realizzazione di questo progetto troverebbe certamente un enorme ostacolo all'inserimento nell'apparato ospedaliero. Nella condizione caotica in cui si trovano oggi gli ospedali, è certamente impensabile tentare un'azione di questo tipo senza prima affrontare con impegno la tanto attesa riforma sanitaria. Ma a prescindere dagli eventuali pro e contro, questa proposta non sarebbe certo risolutrice del problema. L'Ordine Dei Medici si è espresso chiaramente al riguardo: "Il gravissimo fenomeno della droga, per la sua vastità e complessità, va affrontato con molteplici interventi soprattutto di carattere preventivo che riguardano non solo la sanità, ma la scuola, l'occupazione giovanile, le strutture socio - assistenziali e non ultimo l'azione di vigilanza a livello internazionale". Il carattere preventivo sottolineato in questo comunicato, è certamente quello su cui bisogna dirigere gli sforzi e gli investimenti. Naturalmente agire in prevenzione significa dare ai giovani nuovi ideali e sbocchi lavorativi. Tutte cose non facilmente realizzabili; specie con l'attuale governo. É quindi chiaro che, come all'estero, anche in Italia si punti principalmente all'eventuale recupero del drogato. È un po' come chiudere la stalla dopo la fuga dei buoi. Ma vediamo un po' quali sistemi adottano i Paesi maggiormente colpiti dalla diffusione della droga. In Svezia dove i tossicomani sono quindicimila (contro i quattrocentomila alcolizzati su otto

Cosa sono le tossicomanie

milioni di abitanti) le leggi si sono inasprite su spacciatori e trafficanti e si è inoltre deciso di effettuare controlli sulla vendita di aghi e siringhe. I farmacisti che le cedono senza prescrizione rischiano un anno di carcere mentre chi le importa senza autorizzazione è considerato un contrabbandiere. Si sfiora il paradosso. In tutti i Paesi naturalmente le pene più severe sono per i trafficanti e spacciatori. in URSS si puniscono molto severamente anche i coltivatori (fino a otto anni). Negli Stati Uniti, gli stupefacenti sono divisi in cinque categorie (a seconda della pericolosità) e le pene per i trafficanti variano quindi dai cinque ai quindici anni di carcere e dai quindicimila ai venticinquemila dollari di ammenda. Relativamente miti le pene per i consumatori (massimo un anno di carcere e cinquemila dollari di ammenda). Un ottimo deterrente sembra si sia rivelata la confisca di tutti i beni del tossicomane, anche quelli depositati all'estero o intestati a società fantasma. La quantità di droga concessa negli U.S.A. ad uso personale, varia da Stato a Stato e si passa dai cinque grammi concessi in Florida ai quattrocentocinquantatrè del New Hampshire. In undici Stati la Marijuana è liberalizzata.

Al controllo dei traffici e del commercio della droga in America. provvede la già nominata D.E.A.

(Drug Enforcement Administration) che ha uffici sparsi in tutto il mondo e che è alle dirette dipendenze del Dipartimento della Giustizia.

Come si vede non è possibile prendere come esempio uno Stato qualsiasi. Ogni Paese ha strutture, tradizioni, cultura diverse e di conseguenza provvedimenti diversi.

Chi cerca la libertà nella droga, sa bene di vivere una felicità fittizia quanto inevitabilmente mortale ma rifiuta di vivere in una società basata sulla materia e sull'egoismo. Bisogna riflettere a lungo per capire che le squallide e fredde notti di migliaia di ragazzi non muterebbero certo grazie all'eroina di Stato. Inoltre molti. da questo Stato, rifiuterebbero questa specie di compromesso.

L'anno scorso sui muri di una casa di Milano apparve la tragica ma esplicita scritta "lasciateci morire in pace". E l'apparato burocratico statale si sa, alcuni "mali" preferisce dimenticarli annegandoli in fiumi di parole e carte bollate. E mentre si gioca a scarica barile, alcuni nostri "burocrati progressisti" sognano come fragile rimedio la liberalizzazione dell'eroina; dimenticando forse che l'ispiratrice Inghilterra cura i suoi tossicodipendenti negli istituti penitenziari. I mesi passano e le precise statistiche della D.E.A. aggiungono quasi giornalmente una manciata di numeri nelle nostre "medie mortali mensili".

Fabio Albanese

Cosa sarebbe utile fare

Fornire a tutti gli operatori impegnati in attività di pronto soccorso il naloxone, antidoto efficacissimo dell'avvelenamento da eroina, ma praticamente innocuo nel caso di errore diagnostico (se lo si inietta cioè a chi si trova in coma determinato non da eroina ma da altre sostanze come i barbiturici e/o l'alcool: un farmaco poco costoso e di uso assai agevole cioè, che non è ancora disponibile in italia nonostante gli esperti ne parlino pubblicamente e duramente ormai da quasi due anni ad un ministero senza orecchie; fornire a tutti gli operatori che lavorano allo svezzamento dei tossico - dipendenti, e attraverso gli operatori a questi ultimi, l'importante consapevolezza del fatto per cui, dopo lo svezzamento, l'organismo non tollera più le dosi cui si era abituato in precedenza;

Droga e informazione

lanciare una grande campagna di informazione non diretta genericamente contro l'eroina, ma volta a fornire utili elementi di conoscenza a tutti i gruppi. soprattutto di giovani. che corrono il massimo rischio di tossicomania e di morte da eroina sulle precauzioni necessarie e possibili da parte di chi ne fa comunque uso. Siamo come sempre ad un problema di fondo. Quello per cui l'utilizzazione paziente, capace, sistematica di interventi spettacolari rende meno necessari i colpi di testa, le invenzioni demagogiche, le decisioni non meditate degli uomini politici e dei governi.

Per i problemi della droga nella zona 3 funzionano:

L'Associazione Italiana per la difesa contro la diffusione della droga (in via Andrea Dona 17) è. un'associazione laica nata dalla collaborazione dei Lions e Rotary Clubs italiani.

Questa organizzazione, che prevede di sviluppare la collaborazione con istituti scientifici e centri analoghi operanti in Italia, si propone ai prevenire e combattere l'uso degli stupefacenti mediante l'educazione e l'informazione rivolta a genitori, insegnanti. operatori sociali: un rnessaggio rivolto quindi prevalentemente agli adulti e a tutti coloro che si trovano, per un motivo o per l'altro a diretto contatto con il mondo giovanile. L'iniziativa più qualificante è il "Centro di informazione e di Documentazione" dotato di testi. riviste, saggistica. films e musiche che dovrebbero riguardare ogni aspetto del fenomeno. La sala di consultazione è aperta al pubblico tutti i giorni con orari di ufficio.

Il Centro di Assistenze e Ricerche per Tossicomanie (via Settembrini 32 - telefono: 22.12.59).

Vi si svolgono psicoterapie indivi-

duali e di gruppo. Funziona infatti uno staff di 3 psicologi che si avvalgono della collaborazione di alcuni operatori sociali, di un infermiere e di un medico generico.

Numerose sono le persone che vi si rivolgono anche da altre zone della città. Il centro funziona al mattino dalle ore 9,00 alle ore 12,30.

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Casi di morte di droga dal 1973 al 1979

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Dove mangiare a P.ta Venezia

Porta Renza

Come tavola calda, aperta subito dopo la seconda guerra è molto frequentata; e non solo dagli abitanti della zona.

Mangiare al banco costa circa la metà che al tavolo e si possono vedere gli abilissimi camerieri mentre preparano le fantasiose insalate di cui è famosa Porta Renza. t ormai tra i pochi ristoranti che nonostante il pericolo di rapina rimane aperto fino all'una di notte. Chiuso il giovedì. Prezzo medio (al banco) 5 mila.

Tutti i giorni: nsotto alla milanese, pizza don Roo'rigo, filetto en Porte (preparato davanti al cliente con burro, rosmarino, cognac e senape), insalata Porta Renza (lattuga. formaggio grana, lingua salmistrata condita con una salsa speciale)

Piero

molto rr INCHIESTA SUL PROBLEMA DROGA * INCHIESTA SUL PROBLEMA DROGA * INCHIESTA SUL PROBLEMA

Un locale minuscolo ma accogliente in V. N. Bixio 10. A dirigerlo c'è Piero Paoletti, appassionato sostenitore della cucina italiana. 11 cuoco. Arnaldo Antonino, è milanese. t consigliabile prenotare (tel 222 0811 Chiuso la domenica, prezzo medio 10 mila lire. Tutti giorni. penne con porci.nt, spaghetti 'ai peperoni freschi, trito/ala di filetto e porcini freschi, faraona alle albicocche, torta ai fichi. 40
Via Settembrini, 32

Dalla prima vendite frazionate le forme di lotta e di adire le vie legali necessarie per impedire la vendita frazionata degli appartamenti, di informare immediatamente il Consiglio di Zona di quanto stava avvenendo. diffidando il geom. Spagnoli a proseguire nella sua azione intimidatoria e invitando tutti gli inquilini a non avviare nessun tipo di trattativa individuale nè a lasciare visitare il proprio appartamento da eventuali compratori esterni.

Il giorno 30 luglio avviene l'incontro con la proprietà e viene comunicato al geom. Spagnoli l'intenzione degli inquilini di acquistare tutto lo stabile formando una cooperativa. Lo Spagnoli dichiara però di non potersi impegnare per conto della società. nonostante si sia qualificato quale procuratore, e dopo una lunga telefonata con la stessa proprietà riponde di non essere disposto a sottoscrivere un impegno di tale genere.

A questo punto cominciano a sorgere' dubbi sull'effettiva qualità di procuratore dello Spagnoli, si pretende che egli esibisca un documento che attesti la sua qualifica di procuratore dei proprietari di questo immobile e viene infatti esibita una procura notarile che però, stranamente. porta la data del 31 luglio, cioè dello stesso giorno in cui si stava verificando l'incontro tra inquilini e proprietà. Ciò significava, in sostanza. che le trattative erano state iniziate dallo Spagnoli senza avere alcun potere e soprattutto senza rappresentare nessuno e tale scarsa serietà di comportamento ha messo ulteriormente in sospetto gli inquilini sul tipo di manovra che si voleva effettuare alle loro spalle.

Per tale ragione alla riunione del 13 settembre al Cnsiglio di Zona si è pretesa la partecipazione dell'amministratore unico di una delle due immobiliari il quale, però, metteva in scarso conto la possibilità della costituzione di una cooperativa, per cui riteneva in sostanza che questo fosse un espediente degli inquilini per guadagnare tempo.

Allora gli inquilini, quattro giorni più tardi. esattamente il 17 settembre. formavano ia Cooperativa composta da 57 inquilini su 63 e da tutti i negozianti dei due stabili.

Alla riunione presenziarono il Sunia. la lega delle Cooperative e per la prima volta, il Presidente del Consiglio di Zona, il quale invitò esplicitamente la proprietà a trattare in modo più serio con la Cooperativa.

A questo punto il discorso si posta su basi economiche, la cooperativa offre l'acquisto in blocco degli immobili partendo dal prezzo base di L. 280.000 al mq. e chiedendo una riduzione del 40%, che normalmente viene concessa per il vantaggio che la proprietà trae dal poter vendere in blocco, invece che frazionatamente. l'intero immobile.

L'amministratore unico si riserva di esporre tale proposta al consiglio di amministrazione dell'immobiliare e di riferirne in una successiva riunione con gli inquilini, sempre al Consiglio di Zona 3, il giorno 25 settembre. A tale successiva riunione però la proprietà non si presenta e contemporaneamente lo Spagnoli continua a trattare singolarmente coi singoli inquilini e in particolare con due negozianti offrendo l'acquisto del loro negozio ad una cifra inferiore del 40% a quella originariamente stabilita.

Nel momento attuale si può quindi dire che la situazione è di attesa, da una parte gli inquilini si sono organizzati in Cooperativa e praticamente all'unanimità hanno deciso di opporsi alla vendita frazionata, dall'altra la proprietà ha cessato ogni contatto e non intende trattare con la cooperativa, ma vuole perseguire il suo intento speculativo di vendere frazionatamente i singoli appartamenti e in singoli negozi dei due immobili.

Gli inquilini, o meglio la cooperativa degli inquilini, ha deciso di fare una campagna di informazione e ha inviato una lettera al Sindaco di Milano, all'Assessore all'edilizia, e ai Oditi politici, contemporaneamente ha indetto una conferenza stampa per il giorno 27 settembre nella sede del Consiglio di Zona 3. In tale conferenza stampa venne espressamente richiesto che ci si interessi a livello politico del caso dei due immobili di Via Palestrina. 40 e di Via Ferrante Aporti, 12 e vengano fatte indagini fiscali sulle due immobiliari, che per altro sembrano avere avuto in questi ultimi mesi, dal febbraio 1979. una vita piuttosto movimentata. con cambiamento di proprietà, di amministratori unici, di sede sociale. di capitale sociale in attesa di poter iniziare una trattativa seria per l'acquisto in blocco dei due stabili da parte della cooperativa inquilini e ad un prezzo equo. che tenga conto delle reali condizioni di manutenzione degli immobili stessi.

Dalla prima il carovita

sare del tempo del tutto immutato, salvo nel 1973 allorchè si ebbe il varo di due decreti legge che hanno introdotto un sistema di controllo alquanto rigido dei prezzi per una vasta gamma di beni di consumo, con risultati tuttavia insoddisfacenti.

Una riforma solo apparente ha recentemente sostituito i Presidenti di provincia ai prefetti nei Comitati provinciali prezzi, ma questi organismi continuano a funzionare come sempre, offrendo strumenti inadeguati al controllo del carovita; anzi, proprio i vecchi meccanismi burocratici hanno finito per rendere prigionieri i rappresentanti delle province, prigionieri di decisioni che avvengono a colpi di maggioranza con il consenso sufficiente dei soli commissari di nomina centrale.

Basti ricordare le recenti polemiche sugli aumenti decisi dal CIP di Milano per il latte e il gas, aumenti contestati dal Presidente della provincia Vitali (PCI), che nel CIP si è trovato isolato e messo in minoranza da una struttura che continua ad obbedire a una logica centralistica.

LA CREAZIONE DI UNA LEGA

DEI CONSUMATORI

Perché una lega dei consumatori? Se ne parla con insistenza da qualche tempo, e ora è diventata una proposta che viene dalle amministrazioni locali di sinistra, dalle organizzazioni sindacali, dalle cooperative. L'obiettivo è quello di offrire ai consumatori uno strumento, forme organizzate, per una battaglia permanente contro l'inflazione.

In altri paesi esistono associazioni dei consumatori e hanno un loro spazio, i loro diritti nelle stesse leggi in vigore. In questi paesi (Francia e USA ad esempio) ci sono già state lotte concrete e risultati che hanno portato a un impegno generalizzato alla trasparenza dei prezzi. Gli esempi che già ci sono all'estero, soprattutto l'appoggio che questa iniziativa potrebbe da noi avere da parte delle organizzazioni del movimento operaio e delle cento articolazioni della vita democratica italiana, dicono che lo spazio c'è. È quindi possibile promuovere una grande campagna di massa che incalzi il governo e le forze politiche sui temi del carovita, organizzando i consumatori.

IL PARERE DEI COMMERCIANTI

DI PORTA VENEZIA

Ma cosa dicono i commercianti su questo spinoso problema del carovità? In particolare, si sono verificate delle incomprensioni con la clientela riguardo alla qyestione delle responsabilità dell'aumento dei prezzi?

Il macellaio di via Melzo ci rassicura: i clienti sanno benissimo che non è colpa del negoziante se i prezzi salgono. In questi mesi non ha registrato, da parte sua, un calo della propria clientela abituale. Un fenomeno è però visibile: c'è stato uno spostamento dal consumo di carne fresca ad altri prodotti meno cari (salumi in particolare). Il proprietario del negozio lo ha potuto verificare nella propria specifica realtà: la richiesta di salumi, uova, pollame, è aumentata.

La tendenza al rialzo è presente anche in un altro prodotto di largo consumo popolare: i formaggi freschi (ad eccezione del grana che non è aumentato), in virtù del recente aumento del prezzo del latte.

Ce lo conferma "EI formagiatt" di via Melzo (l'unico negozio che vende il latte agli abitanti delle vie Melzo, Malpighi, Spallanzani, dopo la chiusura in queste tre strade delle latterie) che osserva come ormai sia sempre più difficile — nonostante non ci si possa lamentare delle vendite — considerare quello del formaggio "il piatto povero" in alternativa alla carne (6000 lire al Kg. contro le 8000 della carne).

Sul fronte dei generi di abbigliamento, sostiene il titolare del negozio di confezioni tessuti Picage di via San Gregorio, non si può dire che ci sia stato un forte aumento se si escludono la renna e gli articoli in pelle. Da un anno a questa parte nei negozi della zona si è avuta una lievitazione del 10-15 per cento.

Il nostro interlocutore sottolinea che buona parte degli aumenti derivano, a suo parere, dal clima di allarmismo (stampa e tv) e dalle aspettative che si sono create in questi mesi.

La gente si aspetta gli aumenti, si abitua a questa idea, e c'è chi ne approfitta anche quando l'aumento non è giustificato.

Ritornando al discorso sulla propria attività, conclude che i prezzi del proprio negozio sono contenuti anche perchè, come molti esercizi della zona, è basato su una conduzione di tipo familiare.

Cio consente un notevole risparmio che si ripercuote positivamente sui prezzi.

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S. Siena R. Cenati

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