Quale prospettiva emerge per il Paese dopo il voto del 3 giugno?
Quali sono state le forze che hanno vinto? Quali gli interessi che verranno premiati? Sono queste, a nostro .awiso, le domande e interrogativi che sorgono spontanei in chi oggi riflette sul voto e si accorge che questo è sicuramente più difficile da interpretare di quanto non poteva sembrare nelle prime analisi compiute a caldo.
Un dato colpisce anzitutto: il fatto cioè che la quasi totalità delle previsioni o delle aspettative che le forze politiche avevano riguardo al voto sono state in tutto o in parte stravolte dal risultato reale.
La D.C. si aspettava un aumento consistente ed invece non solo non ha raggiunto questo obiettivo ma è addirittura arretrata, sia pure di poco.
L'indebolimento della D.C., d'altra parte, non ha condotto, come ci si sarebbe potuto aspettare, ad un rafforzamento del P.C./. che, pur conservando gran parte dei suffragi del 76, subisce tuttavia un arretramento sensibile.
Arretrano dunque insieme i due partiti maggiori; tra i due litiganti non è però il terzo a godere e fallisce nella sostanza l'aspirazione del P.S.I. a porsi e a diventare una autentica "terza forza" dello schieramento politico italiano.
Siamo così dinanzi al fatto nuovo delle elezioni del 79: per la prima volta la sinistra nel suo insieme perde posizioni dinanzi non ad una avanzata maÖ ad un arretramento della Democrazia Cristiana.
Fa da supporto a questo risultato, da un lato, una rilevante avanzata radicale su tutto il territorio nazionale, dall'altro, una buona tenuta dei partiti minori, fatto questo importante, anche se appare del tutto ridicola e fuori luogo la chiassata che si è fatta sul cosiddetto "successo del centro".
Comprendiamo che a questo punto il lettore spazientito potrebbe chiedersi: — ma insomma chi ha vinto queste benedette elezioni?
Onde dissipare il sospetto di essere noi, per perversione intellettuale od interesse di parte, a voler complicare le cose, lasciamo la parola alle cifre: queste ci dicono — ed ognuno può verificarlo — che i rapporti di forza usciti dal voto del 3 giugno non modificano nella sostanza la fisionomia del Parlamento.
Continua oggi a non essere possibile una maggioranza D.C. — estrema destra, nè è attualmente possibile una maggioranza D.C. — centro: come prima delle elezioni dunque per la Democrazia Cristiana, l'unica alternativa rispetto alla ricostruzione di un governo di unità democratica, rimane quella di una maggioranza col P.S.I..
Non vogliamo con queste considerazioni dire che non è successo nulla, negare la necessità di un dibattito autocritico nella sinistra che sicuramente in queste elezioni ha mancato un obiettivo che invece avrebbe potuto anche rag-
giungere. Ci preme invece un'altra cosa: anche a rischio di venire immediatamente ed ingiustamente catalogati tra quelli che vogliamo sempre forzare la realtà con la teoria, vogliamo dire che oggi in Italia la partita è ancora, ci sembra, del tutto aperta e che, anzi, l'obiettivo di una trasformazione democratica e rivoluzionaria della nostra società non solo è possibile ma è anche necessaria.
Rimane infatti oggi aperto il problema della crisi e delle risposte che a questa dovranno essere date nei suoi vari aspetti: da quello economico a quello politico o culturale.
La gente vuole più giustizia, vuole che vengano attuate le riforme, continua a volere una nuova politica della casa, pensioni decorose, assistenza sanitaria migliore.
Ci sono poi le masse giovanili deluse dai risultati della legge per l'occupazione e dal fatto che la scuola continua nella sostanza a rimanere quella di sempre.
C'è infine il bisogno, prevalentemente sentito dai giovani, ma che ovviamente non riguarda solo loro, di potersi riconoscere in un insieme di forze che riescano ad elaborare un progetto complessivo che dia una risposta alla crisi non solo a livello politico, ma anche in termini culturali ed ideali.
Sono tutte queste questioni e la loro urgenza — oltre naturalmente all'aritmetica — quelle che, all'indomani del 3 giugno, ci fanno dire che rimane del tutto aperta la questione comunista.
Noi non sappiamo in questo momento quale governo verrà costituito quale conseguenza del voto, ma una cosa però ci appare chiara: il Paese ha bisogno e alla lunga non potrà fare a meno delle capacità di governo della classe operaia nel suo complesso.
Ferma dunque restando l'esigenza di una politica di unità nazionale, ci auguriamo che al più presto la sinistra riesca ad aprire su questo tema un dibattito al suo interno che sia, rispetto al passato, più aperto e costruttivo e che colga tutte le potenzialità di cambiamento oggi presenti nel Paese ma forse non sfruttate sino in fondo.
P. G.
Anche noi siamo stati presi dalla curiosità di analizzare i risultati elettorali della nostra zona per il Parlamento nazionale. In un periodo frenetico di alchimie statistiche, di previsioni, di sentenze ci par utile riflettere, sugli umori degli elettori di P.ta Venezia. Elettori che per le loro caratteristiche socio economiche rappresentano un campionario interessante per l'intera città.
Prendendo in esame i risultati per la Camera. registriamo anche nella nostra zona una flessione comunista (seppure più contenuta rispetto alla media cittadina: 3,1% contro 3,9%) e un consistente guadagno radicale. Ma il dato più sorprendente è fornito dall'arretramento impressionante della DC che perde ben 4563 voti. pari al 5,7%, e il clar loroso recupero del PLI del 4,8% (questo partito incassa tanti voti nelle elezioni europee che in zona diventa il terzo partito mentre la DC perde rispetto al 1976 ben il 13,5%). La risultante complessiva dell'orientamento dell'elettorato vede in zona un consistente rafforzamento delle forze di sinistra che governano la città più la componente radicale. Infatti questo schieramento passa dal 41,8% al 43,9%; mentre la DC con il PLI scende dal 41,8% al 40,9%.
Per la prima volta le sinistre superano la DC e il PLI in zona e con il PRI raggiungono il 50,5% dei consensi dell'elettorato. La politica di contrapposizione frontale della DC alla giunta di sinistra non ha dunque pagato. La ricerca dello scontro ad ogni costo, il disinteresse per il bene comune della città pur di ottenere una rivincita ha fortemente penalizzato i democristiani. Anche per la DC locale viene un monito perchè non insista in una politica costellata di ambiguità e tentennamenti (e qualche volta anche di arroganza) ma perchè si impegni lealmente con le altre forze democratiche per la soluzione dei problemi della zona. Le sinistre e in modo particolare il PCI, devono invece, tra le altre cose, riflettere attentamente sull'esteso e pericoloso fenomeno dell'astensionismo che ha penalizzato duramente queste forze nei quartieri più po-
E necessario meditare sul distacco che si va acuendo tra certi strati sociali (soprattutto giovani) e la sinistra, ma soprattutto sul diffondersi della sfiducia e disaffezione verso le stesse regole del sistema dem ocr fico. Dopo un decennio caratterizz to dalla ricerca di nuove e più inci ve forme di democrazia e di parte pazione popolare è il momento p la sinistra di fare un bilancio cora gioso dei risultati conseguiti e di cercare strumenti e canali origina di costruire una politica in grado rendere le masse popolari pien mente protagoniste della vita d paese.
Per la nostra zona significa p esempio rivedere il ruolo e il funzio namento del Consiglio di zona, co come si è mosso in questi anni, l'o perato degli organi collegiali dell scuola. Ma ancor più per la sinistra significa impegnarsi in un riesame critico del modo di lavorare e di lottare per rafforzare la sua unità e la sua capacità di proposta e di governo.
La vita della gente di colore nel quartiere
In questo numero:
a pagina 5: il verde pubblico
a pagina 6: bilancio dell'anno scolastico
a pagina 7: intervista all'on. Aniasi
polari. Infatti negli isolati di P.ta Venezia dove più drammatici sono i problemi quotidiani (la casa, il vitto, l'assistenza sanitaria, la violenza) le sinistre, ma soprattutto il PCI, perdono consensi che non si traducono in uno spostamento verso il centro e la destra ma che sono determinati dall'alta percentuale dei non votanti, dalle schede bianche e nulle. Guardiamo per esempio il seggio 591 che raccoglie le vie Castaldi, Palazzi e Tadino. Sono vie decisamente popolari caratterizzate da vecchi caseggiati in condizioni igienico sanitarie precarie. La popolazione residente è eterogenea: vi sono operai, disoccupati (soprattutto giovani), piccoli bottegai, sottoproletariato, gente di colore. È molto alta la presenza di immigrati meridionali. Analizzando i dati di questo seggio ci si accorge che il forte arretramento della sinistra, solo in misura ridotta compensato dal PR. è dato dal fortissimo astensionismo, dalle schede bianche e nulle. Questi cittadini con il loro 16,79% potrebbero costituire un terzo partito. Gli immigrati dei Terzo Mondo: in quali zone di Milano vivono
Non si può parlare a Milano di ghetti o di zone riservate a stranieri. In genere si sono mescolati a noi un po' dappertutto, ovunque fosse possibile trovare alloggio a basso costo.
Possiamo individuare comunque alcune zone più frequentate a causa delle abitazioni più vecchie e quindi meno costose. Una prima si situa nel triangolo Stazione Centrale - Porta VeneziaPiazzale Loreto, con presenze anche intorno a viale Monza; una seconda, la più numerosa, che vedetta iona Venezia alla Romana; una terza dalla zona Romana alla Ticinese.
Il problema dell'abitazione
È enorme. Diventa sempre più difficile trovare appartamenti, anche piccoli e senza servizi interni. a basso costo.
Quasi sempre quindi chi ha un alloggio ospita uno o più connazionali. Alcuni gruppi rivivono qui in Italia il senso dell'ospitalità africana, asiatica o latino - americana.
In mancanza di un alloggio proprio vi sono altre soluzioni: il dormitorio di viale Ortles. dove vi è sempre un centinaio di stranieri, specie egiziani; nei casi più disperati i vagoni ferroviari nei depositi; talvolta la Stazione Centrale. Spesso si dorme nel luogo di lavoro (in particolare (segue in ultima)
lht.. (42,4/<9 33 45 PORTA t]aL1,, CONCORDIA mito 5 V iA ENE PERIODICO DI INFORMAZIONE POLITICA E CULTURA MENSILE ANNO 3 - N. 5/6 Giugno/Luglio 1979 13' A 6--LI/9e vt- o 6 /Ai-,FAA/ 20 Fes'ékA210A) ric , LIRE 300 Quali prospettive dopo il 3 giugno La sinistra si rafforza a Porta Venezia I RISULTATI DELLA ZONA PER LA CAMERA 1979 1976 CAMERA Voti validi 48.523 53.057 —4.534 (9,3%) P.C.I. 10.091 (20,8) 12.695 (23,9) 3.1 D.C. 16.074 (33,1) 20.637 (38,8) 5,7 P.S.I. 4.105 (8.4) 4.638 (8,7) 0.3 P.R. 3.754 (7,7) 1.508 (2,8) + 4.9 M.S.I. 3.741 (7,7) 4.520 (8.5) 0,2 D.N. 307 (0,6) — P.R.I. 3.159 (6.5) 4.100 (7.7) — 1.2 P.L.I. 3.793 (7,8) 1.552 (2,9) + 4,8 P.S.D.i. 1.750 (3,6) 1.551 (2.9) « 0.7 P.D.U.P. 856 (1,7) 1.829 (3.4) D.P. — 0.07 N.S.U. 788 (1,6) Schede bianche 692 (1.4) 419 (0,80) + 0.6 Schede nulle 678 (1.3) 461 (0.7) -« 0.6
Eletta la segreteria per il coinitatcai gestione del consultorio
Il comitato di gestione per II consultorio ha eletto la propria segreteria costituita dal coordinatore e da due vice coordinatori.
Coordinatrice è Loredana Celiberti del PCI di zona; vice coordinatrici Iolanda Maggi (DC) e Rachele Sufton del Collettivo femminista. Alla neo eletta coordinatrice Loredana Celiberti abbiamo posto alcune domande.
A che punto è la realizzazione del Consultorio nella nostra zona?
In un recente incontro con i rappresentanti dei C.d.Z. della città, l'assessore Sirtori ha affermato che, rispetto alle zone ancora sprovviste di Consultorio, la zona 3 sarà una delle prime ad aprire il servizio.
La data prevista sarebbe imminente, addirittura prima delle ferie estive.
È comunque prevedibile uno slittamento in avanti perchè la convenzione con l'Ospedale richiede del tempo e il SIMEE ha la necessità di riorganizzarsi al suo interno per avviare la sua collaborazione col Consultorio.
Quali sono i Compiti del Comitato di Gestione?
I lavoro vero e proprio del Com. t Gestione ha inizio quando tutti gli peratori siano stati nominati e sia quindi possibile una collaborazione di tutte le componenti per stendere il programma di lavoro, tenendo conto della realtà della zona e dei bisogni che da queste emergono in
maniera prioritaria. Perché il Consultorio diventi un servizio a tutti gli effetti, sia cioè usato dalla grande maggioranza dei cittadini, è indispensabile che, accanto alle prestazioni di tipo ambulatoriale, (ostetrico - ginecologiche e psicologiche) si sviluppi una attività proiettata all'esterno, sul territorio, verso le scuole, le fabbriche, i centri di aggregazione sociale e culturale (biblioteche, centri sociali ecc.) per avviare un processo che, accanto al grosso problema dell'educazione sanitaria, affronti le tematiche che i movimenti femminili soprattutto hanno posto con forza in questi anni: la maternità come valore sociale, la sessualità vissuta come momento fondamentale per la libera espressione della personalità, il ruolo della donna nel nuovo diritto di famiglia, la complessità del rapporto genitori - figli, le problematiche della coppia in rapporto alle dinamiche sociali.
Tematiche così vaste presuppongono una nuova formazione, una nuova professionalità per gli operatori sociali. Il Comitato di Gestione dovrà premere perchè i corsi di aggiornamento professionale per chi opera nel Consultorio, previsti dalla legge vengano effettivamente istituiti.
Dovrà inoltre strutturarsi in commissioni di lavoro per garantire una più ampia partecipazione dei cittadini all'approfondimento e alla risoluzione dei problemi specifici di interesse sociale che nel concreto si presenteranno.
Un importante servizio sociale IL SIMEE
In quali direzioni ritieni si debba prioritariamente sviluppare l'azione del Comitato di Gestione?
In questa fase preliminare, mancando ancora alcune sue componenti, il Comitato dovrà svolgere soprattutto una campagna di informazione e di pubblicizzazione del servizio, programmando, a partire dal mese di settembre, diversi incontri con i rappresentanti delle scuole attraverso gli organismi collegiali, con i Consigli di Fabbrica, con i centri sociali e culturali presenti nella nostra zona.
In questo senso dovrà farsi carico di raggiungere i settori tradizionalmente più isolati e meno avvezzi alla vita di relazione: le casalinghe e gli anziani.
Questi ultimi soprattutto rappresentano un'alta percentuale di cittadini della ns. zona.
Il Com. di Gestione investirà lo stesso C.d.Z. del compito di effettuare una campagna di informazione capillare, per avere le garanzie che le lavoratrici, le casalinghe, gli anziani, i giovani, le coppie, le famiglie, sappiano di poter usufruire di un servizio che per funzionare bene avrà bisogno anche del loro personale contributo.
La Gestione sociale può risultare una formula vuota se non viene organizzata e stimolata per dare realmente la possibilità ai cittadini di intervenire a modificare le cose che non vanno, di responsabilizzarsi in prima persona per migliorare la qualità della vita.
Riportiamo una breve sintesi dell'intervento della Dott. Donata Guidi, psicologa del SIMEE (Servizio di igiene Mentale per l'età evolutiva) di via Settembrini, al Comitato di Gestione del Consultorio di zona 3. Gli interventi del Simee sui bambini portatori di handicaps sono di tipo riabilitativo e rieducativo, e vengono effettuati da una fiosioterapista ed una psicomotricista in collaborazione con gli altri operatori. Nella maggior parte dei casi si verifica che i disturbi dei bambini sono il sintomo più evidente di un problema che coinvolge direttamente i genitori e soprattutto la madre. In molti casi la maternità è stata vissuta come un fatto traumatico che dalla madre si ripercuote direttamente sul figlio.
Si presentano così al SIMEE donne in età dai 30 ai 40 anni, per la maggior parte casalinghe, con problematiche che, apparentemente centrate sul bambino, vanno poi a toccare situazioni e motivazioni più vaste, di ordine psicologico socioambientale, economico culturale. La zona nella quale opera il SIMEE è stata suddivisa in 3 bacini di utenza riferiti alle scuole elementari. Per ognuna di queste zone i casi seguiti sono circa 30 - 40, con interventi che prevedono controlli periodici e terapie vere e proprie. Il numero dei ge-
nitori seguiti è molto inferiore, scende a 5, 10 genitori per ogni zona, con i quali si effettuano incontri settimanali o mensili. Quest'ultimo tipo di intervento consiste nel cosiddetto "appoggio psicologico". È chiara quindi la possibilità di collaborazione delle due strutture Simee - Consultorio.
Quest'ultimo dovrebbe affrontare tutti i problemi riguardanti la maternità, dal momento del concepimento come scelta consapevole per la coppia, sino a tutte le tappe successive della gravidanza, del parto, per seguire poi il bambino nella fascia d'età dai O ai 3 anni.
Il contributo di esperienza e la professionalità specifica degli operatori del Simee che, lavorando da tempo nella zona ne conoscono le caratteristiche socio - ambientali, diventa quindi prezioso per l'attività del Consultorio stesso.
Va subito detto però che, non appena il Consultorio inizierà a funzionare a pieno tempo, si renderà certamente necessario un ampliamento degli organici del Simee, intendendo però che il personale continui a lavorare in entrambe le strutture per garantire l'effettivo scambio di competenze ed un servizio che risponda in maniera più ampia alle complesse necessità degli utenti.
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Piazzale Bacone 12-13-14-15-16 Luglio 1979
L'appuntamento delle Feste de l'Unità
Con l'approssimarsi della buona stagione i comunisti si preparano all'ormai tradizionale appuntamento delle Feste dell'Unità. Da più di trenta anni, da subito dopo la Liberazione è questo un appuntamento costante del PCI con il popolo italiano. In ogni paese, in ogni città, in ogni quartiere dall'inizio della primavera si comincia a discutere nel partito ad ogni livello sulla organizzazione di queste grandi manifestazioni di massa che vedono impegnati migliaia di militanti comunisti a dare il proprio contributo di intelligenza, di idee, esperienze, di lavoro e di fatica, contributo sempre e soltanto volontario e non retribuito per realizzare questi momenti di incontro popolare, di dibattito politico, di festa e di allegria.
Credo che ormai in tutti gli italiani la frase "Festa dell'Unità" richiami aiìa mente immagini di gioia, di contentezza, di gusto di ritrovarsi con tranquillità nelle strade, nelle piazze, a discutere, a dibattere i grandi problemi nazionali ed internazionali, ma anche a mangiare in allegra compagnia le cose buone preparate con cura, e bere qualche bicchiere di vino, a cantare tutti insieme fino a tarda sera, a ballare il liscio e lo shake.
Tutti i grandi temi del mondo contemporaneo vi tengono trattati, in comizi, dibattiti pubblici, tavole rotonde, coinvolgendo in tal modo direttamente in prima persona, i cittaellíri, i lavoratori, le donne, i giovani che altrimenti avrebbero ed hanno ben poche e limitate occasioni di intervento attivo, da protagonisti su argomenti a volte anche assai delicati e complessi.
Accanto a questi è certo necessario anchgavere spettacoli ed iniziative meno impegnate, più semplici, per non fare un'operazione elitaria ed astratta.
Anche dare semplicemente la possibilità alla gente di ritrovarsi costituisce un'operazione culturale; cultura non è solo una mostra di pittura o un romanzo o un concerto, cultura è ogni forma di attività umana. E allora in questa nostra metropoli per tanti aspetti invivibile, disgregata, non è forse un'operazione di grande respiro culturale, nel senso più generale del termine, il far stare insieme tante persone di ogni sesso ed età a conoscersi, scambiarsi esperienze e anche solo qualche battuta divertente, con un panino in una mano ed un calice nell'altra?
IL PROGRAMMA DEL FESTIVAL DI PIAZZALE BACONE
Giovedì 12 luglio: ore 21,00 - Apertura Festival ore 21,30 - Grandi città ed emarginazione: proiezione del film "MEAN STREETS" di M. Scorsese
Venerdì 13 luglio: ore 21,30 - Dibattito: "Quale progetto per l'unità delle sinistre" - Interverranno per il PCI E. Bonalumí; per il PSI A. Capputo; esponenti del PDUP e dell'MLS. ore 22,30 - Ballo popolare
Sabato 14 luglio: ore 15,00 - Animazione per i bambini ore 17,30 - "Milano e la droga: discutiamo insieme come affrontare il problema" interverrà F. Boioli Assessore alla Assistenza e Sanità della Provincia ore 21,00 - Ballo popolare con l'orchestra "I Rebus"
Domenica 15 luglio: ore 10,00 - Animazione per i bambini ore 15,00 - Laboratorio di tessitura: dimostrazione di lavoro a telaio ore 17,00 - Ricerca musicale: suonano "gli Avanguarde" ore 21,00 - Incontro dei cittadini con l'on. Giorgio Milani sul tema: "Quale prospettiva in Italia dopo il 3 giugno" ore 22,00 Ballo popolare con l'orchestra "I Rebus"
Lunedì 16 luglio: ore 18-23 - Giornata internazionalista - Suonerà il complesso "Nuestra America" - Nel corso della manifestazione interverranno delegazioni di: Cubani, Cileni, Venezuelani, Argentini, Vietnamiti, Brasiliani. Concluderà la serata la studiosa E. Colotti Pischel.
Durante tutte le giornate del Festival funzionerà: lo stand dei libri (verranno praticati forti sconti); il bazaar; lo stand delle piante; lo stand dei giochi e la lotteria.
Sarà aperto per tutta la durata del festival, lo stand del Partito per informazioni, distribuzioni di materiale di studio. Come tradizione funzionerà a pieno ritmo il ristorante del Festival con le sue specialità di carne di pesce. Eccezionale servizio bar, gelateria, cocktails e spuntini.
Pag. 2 Giugno/Luglio 1979
L. C.
F..STIV D.Etteu
La storia di Porta Venezia Città borghese e città operaia
Abbiamo visto come le condizioni della residenza della nostra zona possano rappresentare i principali nodi dello sviluppo delle città capitalistica, con fatti particolari legati alla propria storia che ha lontane radici nei secoli, è certamente una parte della città carica di significati, in cui fatti. recenti e architetture cancellate da drammatici avvenimenti hanno lasciato tracce nella sua attuale configurazione; volontà imprenditoriali legate alla logica capitalistica determinarono colossali dimensioni di intervento economico in tempi molto ristretti che si tradussero nella misura urbana in edifici che possiamo definire esemplari modelli dell'immensa potenza della borghesia milanese dello scorso secolo che trasformò le condizioni dell'abitare dell'intera città secondo la logica legata ai grandi piani di sviluppo comuni a tutte le città europee. I piani urbanistici, le semplici case operaie, le fabbriche, furono costruite per soddisfare imperativi economici che dettarono dall'alto ogni espressione e forma dell'architettura stessa in nome di una certa immagine del progresso. Decisioni di pochi potentissimi gruppi finanziari portarono alla distruzione di architetture dei grandi ingegni del rinascimento; così sorsero i palazzi lungo le strade del centro; ma sempre la sorte dei lavoratori fu triste, piena di miserie e di soppraff azioni, i grandi piani urbanistici e le grandi architetture civili solo in minima parte furono realizzate, le piazze radiose dove si dovevano incontrare popolo e borghesi per rendere più belli e umani i rapporti tra la gente, rimesero soltanto splendide immagini sulla carta.
Solo i grandi teatri e le porte della città rimasero a testimoniare la ragione di questa perfetta bellezza. Il grande Lazzaretto che sarebbe stato per sempre una delle più alte realizzazioni della pietà umana e dell'umano operare, fu distrutto per vedere sorgere i grandi palazzi della nascente speculazione sulle aree edificabili, così ancora una volta la città di Milano vide negati i principi di una scienza urbanistica che in altri paesi si stava affermando agli inizi del ventesimo secolo, che voleva salvaguardare il verde gli spazi pubblici, le forme fatte per rendere più belle strade e piazze, cioè ciò che in virtù della natura era regalato a tutti. Cosi i grandi orti dentro e fuori le mura, le strade ordinatamente alberate, quelle dei poderi dei campi intorno furono cancellate o chiuse nei muri dei quartieri dei ricchi padroni o per la realizzazione di poveri isolati della classe operaia che si aggiungevano vicine ai grandi e fastosi edifici della borghesia, il 900 fu l'epoca che vide in pochi decenni esasperarsi le condizioni di vita dei lavoratori che come un esercito di poveri salariali a forza di braccia, di carri e cavalli, comandati da pochi prepotenti che si arric-
chivano col loro lavoro, speravano di cambiare la propria vita in meglio, in realtà condannati a una esistenza ancora più faticosa e ingiusta che spesso portò alla fame e alla rivolta repressa con i fucili della polizia e dell'esercito. Non solo nella nostra città ma in tutta l'Europa essi dovettero costruire le sontuose dimore dei padroni e nello stesso tempo le case per se stessi. Il fascismo poi come abbiamo visto, con i suoi caotici piani urbanistici separa definitivamente i quartieri della borghesia da quelli degli operai; le distruzioni della seconda guerra mondiale furono poi occasione del riaffermarsi di una nuova speculazione che andrà a interessare anche i territori intorno alla città. Parrebbe ora che la città moderna con i grandi piani di pianificazione programmata abbia risolto tutti i difficili e drammatici problemi di tale passato, certo, l'enorme sforzo della costruzione della metropolitana e dei servizi negli anni 60' la progettazione dei nuovi piani di viabilità cittadina e extraurbana, previsti dai P.R.G. del P.I.M. (Piano intercomunale milanese hanno trasformato radicalmente le strategie di sviluppo dei territori, si sono individuate le determinanti di un nuovo immenso equilibrio che vede in questi anni sorgere le grandi risposte dell'architettura moderna, teorizzate addirittura negli anni 30 - 40 in chiave internazionale e realizzate solo in questi anni; tuttavia ancora non c'è una risposta adeguata al fabbisogno di case nei grandi quartieri popolari intorno a Milano che accolgono tutt'oggi masse di emigrati dal sud, lavoratori che pur in diverse condizioni storico - economiche, ripropongono le antiche miserie nelle nuove case.
A Milano le nuove leggi per il recupero del patrimonio edilizio esistente (P.E.E.) sono solo di questi anni (Legge 10), le iniziative per individuare le condizioni socio- economiche di tali equilibri distorcenti in materia urbanistica e delle ingiustizie sociali tutt'ora drammatiche e palesi.
Nel nostro quartiere aree edificate immense sono ancora nelle condizioni abitative di secoli fa, sul c.so Buenos Ayres e nelle perimetrazioni di interi isolati intorno ai luoghi che abbiamo descritto, tutt'ora possiamo affermare che il proletariato urbano e le sue condizioni di vita esistono, come se la storia di oltre un secolo sia ancora una dolorosa realtà, la soluzione dei problemi della casa per queste persone è di grandissima importanza, tuttavia non è ottimistico pensare che tale problematica abbia facile e rapida soluzione poichè necessita di tempi e riflessioni profonde: dobbiamo affrontare i grandi temi proposti con i necessari strumenti architettonici e urbanistici p0 risolvere giustamente un quadro di tale complessità: sappiamo che la nostra parte di
città ha una sua precisa storia data dal suo crescere nel tempo e realizzata con i piani regolatori che abbiamo verificato a grandi linee, tutto ciò ci deve indurre a riflettere sul significato complessivo del nastro sforzo. Dobbiamo vedere questa parte della grande Milano legata ai piani di sviluppo del '900 della residenza e del verde, ma tutt'ora fortemente legata all'industria e alle attività dei grandi commerci, del sistema dei trasporti, (pensiamo solo alla via Vittor Pisoni) e alle enormi attività nel campo dei tessili che vi gravita attorno) molto si è fatto per soddisfare le domande per l'istruzione nella zona: la scuola media di p.zza. Bacone rappresenta uno dei più moderni ed esemplari edifici scolastici in Milano, sorto su un ex - deposito tranviario, altri edifici scolastici (via Stoppani) saranno restaurati e ampliati, in via Venini si farà un nuovo Asilo nido. L'impegno finanziario nel quadro delle nuove leggi è imponente, ma esaminando il problema della ristrutturazione e del recupero dell'esistente, sappiamo che necessaria la più seria e rigorosa analisi del presente e del passato della nostra zona, per scegliere bene e individuare corretti parametri di intervento edilizio, in cui i capitali pubblici e l'iniziativa dei privati dovranno costituire la base di una nuova politica economica per la casa che sia fondata su una valutazione complessiva data dallo studio della realtà urbanistica. dove il problema della ristrutturazione del recupero di aree costruite da oltre un secolo, comportano significati storici e livello dell'intera città in tutte le epoche del suo sviluppo che non possono e non devono essere trascurati anche nell'ipotesi di nuove e coraggiose soluzioni: le case di via Melzo, Frisi, Lambro, Via Spallanzana il quadrilatero di piazzale Dateo particolarmente, unitamente all'individuazione delle antiche e nuove strutture produttive esistenti piccole e medie fabbriche che esistono fra le connessioni dei grandi isolati residenziali (Via Majocchi etc.) vedranno nei prossimi anni il nostro rinnovato impegno per risolvere e migliorare la qualità della vita a Porta Venezia.
(segue)
C. Oldrini
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Fresca e bellal...
sventolando ai cittadini visioni di prode roride lungo i viottoli della Brianza...
WziA.K1' Pag. 3
Giugno/Luglio 1979
Emittenti locali La TV dall'elefantino bianco
L'immagine stilizzata di un elefantino bianco contraddistingue le emittenti private del gruppo Marcucci, delle quali Tele Nord è un importante satellite. Tele Nord, situata in un piccolo appartamento al pian terreno, al n. 10 di Via Gomes, in zona Venezia, trasmette regolarmente a quasi tre anni sulle frequenze di (39 e 63 Vhf.
I suoi programmi iniziano alle sett;"del mattino e proseguono fino a notte inoltrata; solo una parte di questi però è trasmessa da Milano, dal ripetitore di un kilowat situato sul grattacielo di Piazza della Repubblica; il resto proviene da Tele Ciocco, il centro del gruppo che, dal cuore della Toscana irradia i suoi programmi in gran parte d'Italia.
Chiedo a Gianfranco Cozzi, l'unico redattore del notiziario, che rapporto e che proporzioni ci sono tra il Ciocco e il suo satellite milanese. "E un rapporto estremamente attivo: a Milano si trasmette per due ore e mezza, il tempo necessario per l'informazione locale; ma qui si producono anche servizi e rubriche da mandare al Ciocco perchè siano poi irradiate in tutte le altre stazioni. E questo perchè Milano è un centro di cultura e di aggregazione molto notevole ed è anche la piazza più felice per il reperimento dei films".
Trovare infatti i films con diritti acquisiti e di una certa qualità non è impresa facile: per Tele Nord se ne occupa Roberto Roberti, un cinefilo accanito che tenta di scegliere "nella fauna immonda cinematografica, — sono parole di Cozzi — un prodotto di qualità o perlomeno decente". A differenza di moltissime altre emittenti, qui non si vedono films pornografici, per una precisa scelta culturale e di gusto.
Frutto di una scelta diversa, che distingue l'emittente sia dalle altre private, sia dalla RAI, è anche l'impostazione generale del rapporto tra chi trasmette e chi riceve il prodotto: per rendere meno passiva la fruizione, si è cercato di rendere le trasmissioni il più aperte possibile, sia per mezzo dell'intervento telefonico del pubblico sia con uno stile molto
informale dei conduttori di programmi: Cozzi fa il suo telegiornale in maniche di camicia, tira in lungo sulle notizie, dà il suo commento del tutto estemporaneo; "La gente lo gradisce perchè lo sente come uno di loro e non come i distanti mezzibusti televisivi messi in berlina da Saviane" dice Vincenzo Tansini, l'operatore tecnico di Tele Nord. Un rapporto estremamente interlocutorio quindi, secondo la definizione di Cozzi che nega che vi sia un certo esibizionismo da parte sua quando, davanti alla telecamera, sorride e si stira i baffetti tra una notizia e l'altra; ammette che a volte l'informalità può scadere nell'enfatismo, "del resto è inevitabile che il conduttore manifesti la sua partecipazione a ciò che succede: — dice Cozzi — perchè dovrebbe lasciar fuori della porta il suo bagaglio privato, quando entra in sala di trasmissione?" "Ma non ne va della professionalità?" "Certo bisogna fare molta attenzione a non svaccare, ma questo non credo che succeda se il commento personale è sempre legato strettamente al contesto dell'informazione". Il notiziario di Tele Nord, rigorosamente locale (secondo il suo redattore è infatti "manicomiale mettersi a far concorrenza alla RAI" che possiede inviati in tutto il mondo), non è legato a nessun quotidiano; vi sono però cinque minuti al giorno autogestiti dal quotidiano La Repubblica. "Per le notizie nazionali od estere, c'è solo un brevissimo flash confezionato con notizie ANSA, ma non è nella natura delle emittenti locali, dare estese informazioni su ciò che avviene lontano da noi. Chi tenta di farlo, anche con gli scarsi mezzi a sua disposizione, dà un prodotto insufficiente ed inconcludente". "Di che mezzi fate uso per le riprese esterne?"
"Abbiamo tre videoregistratori, dei quali due sono a colori e raramente per realizzare un servizio esce una troupe di tecnici e giornalisti; quasi sempre faccio tutto da solo, intervista e ripresa, perchè sono convinto che, oggi come oggi, il
giornalista televisivo deve saper usare la camera, nè più nè meno di come prima usava la penna e il notes".
Grazie a questo stile, che potrebbe cadere nel dilettantismo ma se ne salva mirabilmente, Tele Nord, emittente impegnata culturalmente e di indirizzo chiaramente democratico, ha un pubblico assai popolare: chi scrive o telefona sono in gran parte operai o impiegati e anche molte donne, benchè non vi sia uno spazio specifico dedicato a loro. "Il direttore di questa emittente e dell'intero gruppo, Enrico Gramigna, ha in mente l'idea di una televisione per le donne e questo non stupisce, poichè è stato, tra le altre cose, il fondatore e direttore di Amica — dice ancora Cozzi — Non è tanto importante comunque che vi siano trasmissioni specificatamente dirette a questo o a quel ceto di persone: ciò che vale è il taglio dei programmi che è quanto più democratico e popolare possibile. A questo proposito è sintomatico quello che abbiamo fatto in occasione della campagna elettorale: pochissimi spazi autogestiti e preconfezionati dai partiti e invece dibattiti e salotti aperti durante il telegiornale, nel corso dei quali ogni esponente aveva l'opportunità di esprimersi in un modo che andava al di là dell'astratto propagapdismo elettorale e di avere un contatto diretto col pubblico cheinterveniva attraverso le telefonate". "Sono venuti tutti i partiti?" "Sì, anche il MSI che ha chiesto lui di partecipare, ma proprio per il modo in cui erano fatte le trasmissioni, c'è stato un confronto chiaro tra i suoi esponenti e quelli della sinistra; non sono mai stati lasciati da soli in somma, a far la loro propaganda, ma sono stati tutti costretti a confrontarsi tra di loro e, soprattutto, con il pubblico che peraltro, scrivendoci in gran numero, ha mostrato di gradire a tal punto questo tipo di trasmissioni. che pensiamo di mantenerne la formula anche in alcune nuove rubriche che stiamo progettando". -
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vidui che danno caccia disperata ad un pallone". Se fosse tutto così semplice il calcio non sarebbe tanto popolare e ciò che più è rilevante non sarebbe diventato mania. Se ogni nostra attività extra - lavorativa fosse a se stante e non ricevesse almeno un influsso sia pur limitato e relativo di aspetti sociali e storici di un determinato ambiente non sarebbe che un costruire in negativo e al tanto ricercato "rifugio" subentrerebbe il triste e tanto desolante "rifiuto"; muterebbe indubbiamente la sostanza e il colore che invece noi attribuiamo alle nostre distrazioni, ai nostri divertimenti, ai nostri hobbies e forse verrebbero meno le speranze nascoste, la stessa felicità.
za il grave contraccolpo. E un mondo che non si è cristallizzato nel tempo, al contrario è vissuto di epoche, di periodi, di anni che ha interpretato al meglio, anni dei quali è stato il portabandiera e di cui ha mostrato senza la minima velatura e a volte con eccessiva crudezza la vera struttura, la vera essenza. Se dunque l'epoca fa il calcio. il calcio fa epoca: ed è per questo che non possiamo vedere in esso una forma di rifiuto nei confronti della nostra società ma solo una reale espressione del nostro tempo. Sarebbe un peccato di superficialità il liquidarlo come se esso fosse nient'altro che un gioco stupido o nient'altro che un gioco.
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Il calcio è lo sport più popolare del mondo; non v'è luogo, nazione e popolo che non l'abbia mai conosciuto, interpretato, vissuto. Non esiste un uomo sulla terra che non abbia mai dato un calcio ad un pallone; a qualsiasi razza o classe sociale appartenesse qualunque fosse e comunque vivesse la sua esperienza umana, la sua esistenza.
È una realtà che non va dimenticata ma che necessita forse di una interpretazione, almeno in chiave di tentativi, un po' più profonda e consistente, un po' più esauriente di quella che noi oggi attribuiamo allo sport irr genere e al calcio in particolare.
Non mancano i falsi filosofi o gli impegnati intellettualisti di ricorrere ai logori sistemi dei luoghi comuni di cui ormai è impregnata la nostra esperienza quotidiana: si sente a volte liquidare il calcio definendolo "una stupida mania di ventidue indi-
La realtà psicologica che si nasconde rpei due atteggiamenti sembra essere dunque differente o per lo meno subisce una differenza di carattere quantitativo. Il calcio è dunque "rifugio" o rifiuto nei confronti della società? Se si ritenesse solida la prima ipotesi si commetterebbe un gravissimo errore, si finirebbe col cancellare proprio quelle caratteristiche che il calcio rappresenta, significherebbe non averne compreso l'importanza, il compito e il ruolo che svolge nella nostra società; significherebbe, e questo è ciò che appare il dato più importante, non saperne spiegare la sua grande popolarità e l'interesse che ha sempre suscitato e continua e continuerà a suscitare. II motivo è che il calcio non rappresenta una realtà distinta, separata, lontana da quella del mondo nel quale viviamo ma ne attinge proprio la mentalità, i costumi, anzi appare uno specchio fedele di essa. Cosicchè il calcio è andato di pari passo con la storia e come rappresentazione e manifestazione di questa ne ha mostrato il quadro politico, sociale, economico. Ha conosciuto i suoi momenti floridi, di benessere ma ha conosciuto anche i momenti di crisi, di grande turbamento e ne ha subito di conseguen-
Appare forse eccessivo il tentativo di giuStificare ogni cosa, l'intenzione oggi comunemente diffusa di spiegare tutto in base a criteri, a ragioni psicologiche spesso gratuite, a motivazioni spesso soltanto inesistenti eppure qui c'è qualche motivo di più, qualche aspetto più profondo da scoprire. Perchè allo stadio troviamo il vecchio vicino al ragazzino? Basta il "giuoco" in sè per spiegare tutto? Perchè due mondi così differenti e così distanti si sono seduti uno accanto all'altro: basta forse come giustificazione esauriente "la stupida mania" che li attanaglia? Cosa v'è dietro al tifo smisurato e sproporzionato nei confronti di undici individui che conosciamo soltanto per quel che sono su un campo con un pallone tra i piedi? Se con tali domande del resto ineluttabili, si è inesorabilmente ricaduti nell'ambito del banale, è altrettanto vero però che non ci siamo discostati dal campo dell'irrisolto e forse irrisolvibile perchè le motivazioni di questo genere sovente sono lontane dall'aspetto puramente razionale.
Sappiamo poi, soprattutto oggi come la gente resti avvinghiata ai propri ricordi, al proprio passato. Il calcio può essere anche questo;
così scolpito com'è nel tempo, nelle epoche. Sorge il mito del calciatore quando il calciatore finisce, così come ci si accorge di qualcosa o di qualcuno che ha fatto storia proprio quando termina la sua funzione, quando non incide più nella realtà. Il mito del passato è sempre il più rigoglioso circondato da quel suo alone di leggenda che il presente per ora non può dare. Il vecchio vivrà dunque di ricordi, di periodi, di epoche lasciate alle spalle solo cronologicamente. Il calcio invece è impietoso come ogni altra realtà che muta che si trasforma, che vive nel suo tempo. Il passato non conta più; certo non è più tempo dei grandi presidenti quelli dai nomi prestigiosi, oggi si preferiscono persone più semplici meno popolari forse ma più realiste; non è più il tempo degli allenatori "maghi", ad essi si preferiscono coloro che umilmente si affermano e crescono in provincia certo meno personaggi ma sicuramente più umili e più umani; non è più il tempo della apertura delle frontiere, del lusso del calciatore straniero, di spese folli durante il mercato estivo.
E un mondo che cambia, un mondo in continuo divenire ed è proprio da questa sua natura dinamica che nasce forse il grande interesse perchè è una realtà così viva e vera di cui può sentirsi parte chiunque, anche colui che apparentemente ne è distante colui che si limita ad apprenderne le notizie più importanti nella pagina sportiva di un quotidiano; chi si rende conto che è il solito milligrammo di felicità sparso in una tonnellata di amarezze.
Fabio Fessi
AUMENTANO LE BOCCIATURE
I risultati dell'anno scolastico 197879 nella nostra scuola media, anche limitandoci alle sole classi prime, sono francamente allarmanti: 6 classi, 165 allievi, 46 bocciati (il 31,7% ). Non crediamo, e non ci risulta dai dati che conosciamo, che si tratti di un caso particolare. La scuola dell'obbligo, non solo la nostra, boccia un numero altissimo di ragazzi in prima, ma vorremmo dire in sesta, perché la scuola dell'obbligo dovrebbe essere un tutt'uno otto classi dalla prima elementare alla terza media. I genitori, sia nelle loro associazioni, sia negli organi collegiali, avevano segnalato già negli anni passati come problema serio l'alto numero di bocciature: alto ci pareva allora, oggi è quasi raddoppiato. Ci sentiamo ora in dovere di sottoporre questo problema, sempre più grave, ai responsabili e al dibattito pubblico. Riteniamo che tali risultati siano il sintomo di una situazione che ha molte e diverse responsabilità, ma che deve in ogni caso essere risolta, non foss'altro perché danneggia maggiormente l ragazzi già più svantaggiati e squalifica sempre di più l'istituzione scolastica, per la quale tutti noi lavoriamo (e tutti i cittadini pagano). Crediamo che i meno responsabili siano i ragazzi, che hanno certo il dovere dl studiare, ma hanno prima di tutto il diritto di ricevere un insegnamento, sia nella scuola elementare sia nella scuola media. I Genitori del Consiglio d'Istituto della Scuola Media Tadino-Milano
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4 SCI Giugno/Luglio 1979
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Il mondo del calcio: non è più tempo di maghi
Giugno/Luglio 1979
Consiglio di zona: Un anno di attività
Non è facile fare un bilancio sulle cose fatte dal Consiglio di Zona e dall'Amministrazione Comunale in questo anno di attività perchè sono tante. Alcune facilmente individuabili, altre legate all'attività quotidiana, minuta del Consiglio di Zona sono meno "appariscenti" - altre ancora si richiamano alle indicazioni generali del PRG. Vediamo, ad ogni modo, di elencare le cose più importanti.
Il bilancio zonale per II '79
In primo luogo il Consiglio di Zona ha approvato lavori per oltre un miliardo e mezzo nel Bilancio preventivo zonale per il 1979. Ne abbiamo parlato a lungo qualche tempo fa sul giornale. Sono lavori di sistemazione e ristrutturazione di varie scuole (in primo luogo la Casati - Tadino) di sistemazione del verde (via B. Marcello - Morgagni) e di alcune strade gravemente dissestate.
Sono stati terminati i lavori di costruzione della piscina di P.zza Bacone: è già utilizzata da molti bambini delle scuole in vari corsi di nuoto.
Il Consiglio Comunale approva l'esproprio di P.za Dateo
La Giunta ed il Consiglio Comunale hanno approvato l'esproprio dello stabile di P.za Dateo 5, uno dei grandi caseggiati degradati di Porta Venezia, abitato da varie centinaia di famiglie. Lo stabile sarà risanato a spese dell'Amministrazione Comunale. Nel corso della ristrutturazione si lavorerà in modo tale da ricavare alcuni locali da adibire a micro Asilo Nido, un servizio sociale questo di grande ed urgente utilità.
Un Asilo Nido sull'area di via Venini
Il Consiglio di Zona — già che parliamo di Asili Nido — ha approvato il progetto della costruzione di uno di questi Asili sulla grande area di Via Venini (già proprietà ECA): sono in corso le pratiche per avere il finanziamento così da iniziare entro l'anno i lavori.
Il Consiglio di Zona non ha affrontato praticamente solo problemi di opere pubbliche, di sistemazione di scuole e di Asili Nido.
I bacini di utenza per le scuole Ha dato il via — dopo molte fatiche — in accordo con il Consiglio del distretto scolastico allo studio ed alla delimitazione dei bacini di utenza delle scuole materne, delle elementari e delle medie. Ciò significa la regolare iscrizione dei nostri ragazzi nelle scuole più vicine alla loro abitazione con tutti i vantaggi che facilmente si possono immaginare — cosa che negli anni scorsi spesso non avveniva.
La lotta contro le speculazioni Ed inoltre ha sostenuto — con grande impegno — la lotta (così dobbiamo chiamarla) contro le vendite frazionate ed il tentativo delle varie immobiliari di speculare sui più vecchi stabili di Porta Venezia nel tentativo di eludere la legge sull'Equo Canone e di allontanare dalla zona i ceti popolari.
Il Consultorio familiare Il Consiglio di Zona ha tenuto ben conto delle caratteristiche ambientali di Porta Venezia, della grave carenza di alcuni servizi sociali.
Ecco perchè uno dei risultati più importanti è quello della istituzione del Consultorio familiare nei locali di
Alla piscina di Pie
Bacone presto corsi di nuoto per adulti
via Settembrini 32 consultorio che si sta organizzando in accordo con la Amministrazione Comunale ed in particolare con quella Provinciale, proprietaria dei locali.
Il problema del Centro Culturale Maggiori difficoltà sta incontrando la costituzione del Centro Culturale e sociale, la cui Sede è stata prevista nei locali di proprietà della Provincia, in via Settembrini 4, locali che dovranno essere probabilmente occupati dall'istituto Schiaparelli. La esigenza di questo Centro Culturale e Sociale per i giovani, gli anziani, le donne, per tutti i cittadini è vivissima. Il Consiglio di Zona e l'Amministrazione Comunale e provinciale sono impegnati — proprio in questi giorni — a trovare la soluzione definitiva.
La lotta in difesa dell'ordine pubblico Questo sommario bilancio deve essere chiuso con una informazione che ha un particolare carattere politico: il Consiglio di Zona ha posto al centro della sua iniziativa democratica — e lo ha fatto da tempo — la lotta in difesa dell'ordine pubblico contro il terrorismo politico e la delinquenza comune. Purtroppo Porta Venezia ha vissuto nei mesi scorsi momenti drammatici: l'impegno dei cittadini, delle forze politiche, sindacali e culturali è più che necessario. Il Con. di Zona — con il dibattito promosso su questi argomenti nelle scorse settimane — si è posto in prima fila per una grande mobilitazione popolare tale da sconfiggere chi vuole travolgere la Democrazia e la convivenza civile in Milano e nell'intero paese.
IL PROBLEMA DEL VERDE PUBBLICO
Spettabile Redazione, sono un cittadino della zona che ha sottoscritto come altre diverse centinaia, la giusta iniziativa del vostro giornale per la sistemazione del verde nella nostra zona.
Ormai sono trascorsi diversi mesi e tutto è rimasto come prima. I pochi ciuffi d'erba che ancora sopravvivono in via B. Marcello e in via Morgagni sono sempre più rovinati dalla mancanza assoluta di manutenzione e dalle macchine in sosta.
Soprattutto in via B. Marcello, i viali pavimentati e in buona parte anche le aiuole quasi prive di erh5, sono invasi da autovetture parcheggiate.
Ad aggravare la situazione poi, il martedì e il sabato, c'è il mercato rionale degli ambulanti che, fino a qualche anno fa, avevano il permesso di sostare i loro mezzi solo per lo scarico ed il carico sulla via B. Marcello, adesso parcheggiano indisturbati per tutto il giorno, nonostante il divieto di sosta, non solo sulla strada, ma addirittura in mezzo alle aiuole. Così i giardini si trasformano in un grande caotico parcheggio di automezzi.
Diventa quasi impossibile potersi sedere sulle panchine che, sia per atti di teppismo, sia per lo stato di assoluto abbandono sono ornai inutilizzabili.
Ora il Consiglio di Zona ha stanziato una parte dei fondi del bilancio preventivo 1980 per una ristrutturazione generale del verde della zona A me sembra però, dato lo stato di abbandono del poco verde che abbiamo e tenendo conto dell'inevitabile e relativamente lungo iter burocratico per l'attuazione del progetto verde, si renda indispensabile una sistemazione provvisoria come: aratura del terreno, sistemazione dello stato erboso, sistemazione e verniciatura della panchine, rigoroso divieto di parcheggio per le autovetture, fare rispettare agli ambulanti lo spazio loro assegnato.
Credo che con questi lavori provvisori poco costosi, si riesca a dare una certa funzionalità al verde e si restituisca ai cittadini ormai sfiduciati, il poco verde che abbiamo nella zona.
Un piccolo esempio ma concreto ed efficiente che contribuisce non poco al buon governo del quartiere e da credibilità ed efficacia al decentra-
mento comunale. Un invito quindi a Porta Venezia affinchè faccia pressione presso il Consiglio di Zona perchè vengano eseguiti al più presto i suddetti lavori per i quali a mio avviso è più questione di volontà e buona amministrazione che di investimenti.
Lettera firmata
Rispetto al verde l'Amministrazione Comunale ha condiviso pienamente le proposte della zona approvando il progetto di spostamento in via Morgagni dei binari del tram su un unico lato della via, a partire da via Ozanam fino a Piazzale Bacone. Questa ristrutturazione molto vasta investe tutta la viabilità di via Morgagni e deve anche comportare la definizione del problema dei parcheggi.
Il progetto prevede anche ia chiusura dell'attraversamento di via Redi con via Morgagni, la sistemazione dell'isola pedonale di P.za Lavater oltre ovviamente al risanamento totale del verde con relative protezioni per impedire il parcheggio delle auto.
Si vengono così a creare in via Morgagni tre grosse isole di verde continuo in modo particolare adiacenti alla scuola di P.za Bacone e via Stop pani.
L'intervento su Benedetto Marcello invece prevede la razionalizzazione e la sistemazione del mercato nella parte a nord di via Plinio con la formazione di una struttura polivalente che possa servire al mercato durante i due giorni della settimana in cui è presente, e ai cittadini come luogo per organizzare assemblee, feste, spettacoli.
Nella parte restante sarà risanato il verde, con protezioni per l'impedimento delle soste delle auto e con la sistemazione del verde esistente.
I tempi degli interventi su via Morgagni e B. Marcello prevedono sia su Morgagni che su Marcello un primo lotto per le sistemazioni immediate, protezioni risanamento verde, sistemazioni panchine, formazione di nuovi campi da gioco; tali lavori dovrebbero iniziare nel 1980; il secondo lotto con gli interventi più pesanti di viabilità, parcheggi, e la struttura di via B. Marcello saranno previsti dalla zona nel Bilancio del 1980. per cui i lavori dovrebbero far-
Il sette maggio sono en'. dte in funzione le due piscine del complesso scolastico di P.le Bacone.
Dobbiamo riconoscere in questa iniziativa l'impegno dell'Amministrazione Comunale e del Centro Sportivo Milanese, a cui è stata affidata la gestione, per superare intralci di ordine tecnico e burocratico e per mettere al servizio dei cittadini della zona 3 questo impianto che funzionerà per tutto il mese di giugno. Viene offerta così, agli alunni che hanno terminato le scuole il 31 maggio, l'opportunità di fruire della piscina per corsi di addestramento al nuoto.
Dal prossimo ottobre sono previsti: a) corsi gratuiti durante l'orario scolastico, per classi intere accompagnate dall'insegnante, grazie ad un accordo che la Ripartizione Educazione ha stipulato con il Provveditorato agli studi; corsi a pagamento al di fuori dell'orario scolastico per gli alunni delle scuole della zona; corsi liberi e corsi guidati con istruttori, per gli adulti, dopo le 18,30.
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Certo è che i tempi burocratici lunghi delle Amministrazioni possono creare sfiducia, ma a questo punto deve subentrare la coscienza e volontà dei cittadini per premere sugli organismi democratici, il decentramento, per arrivare a delle soluzioni più rapide.
Un'altro fenomeno è bene sottolineare: attualmente il verde di zona è disabitato, è ricettacolo di sporcizia. è luogo anche di droga. E illusorio pensare che basti il risanamento per risolvere il problema; il verde non deve essere visto solo come fenomeno di arredo o come polmone di un quartiere denso di abitazioni. Il verde deve essere usato, deve essere luogo di divertimento di ritrovo e svago per tutti.
Per questo è importante individuare delle attrezzature socializzanti che qualifichino il verde nella zona.
In questo senso vanno le nostre scelte per far si che l'uso del verde diventi un fenomeno concreto.
Credo che il Consiglio di Zona, così fortemente impegnato nella lotta contro la delinquenza, la droga, possa felicemente trovare degli sbocchi positivi coinvolgendo i cittadini anche su questo problema. coinvolgendoli direttamente per trovare soluzioni.
Credo che nessuno impedisca al Consiglio di Zona che sta cercando di creare un centro sociale e cultu-
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rale di zona. in cui sono fortemente coinvolti i giovani. di organizzare questi-stessi giovani per iniziare autonomamente il risanamento di alcuni spazi.
Tali iniziative facilitano l'aggregazione e la solidarietà fra le varie parti sociali oltre a risolvere anche se in modo momentaneo il problema.
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Come è ridotto il verde nella zona: via 8. Marcello
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Riceviamo una lettera che giriamo al responsabile della comm. territorio del C. d.Z.
L'ascensore della Casati-Tadino
II giornaletto di zona della DC in uno dei passati numeri, pubblica un articolo impreciso e fazioso, tendente a seminare sfiducia e malcontento tra i genitori, gli insegnanti e la cittadinanza sui seri ed urgenti problemi di risanamento della struttura del plesso scolastico Casati - Tadino. Col titolo (Storia allucinante di due ascensori alla Casati) Milano tre scrive:
«La storia che raccontiamo ha dell'incredibile. Giorni fa una squadra di operai bussa alla porta della scuola elementare Casati e chiede di poter scaricare due impianti di ascensori nuovi di zecca, che dovrebbero essere montati all'interno della scuola. Stupore del personale della scuola. Incredulità. Qualcuno pensa persino che debba trattarsi di uno scherzo di pessimo gusto. Già, perchè la scuola elementare Casati è priva di tromba per gli ascensori. Dove montarli allora? All'esterno dell'edificio?»
... Si svolge una rapida inchiesta. Chi ha ordinato gli ascensori? Nessuno lo sa. Bisognerà aspettare che si faccia la ristrutturazione dell'edificio scolastico (forse nel 1983) per poter sistemare gli ascensori, che intanto hanno tutto il tempo di arrugginire». Anche noi abbiamo svolto una breve indagine e con amarezza abbiamo constatato che il giornaletto della DC ha pubblicato solo notizie pretestuose:
- Prima di tutto non sono due impianti, bensì un solo ascensore della ditta "Stigler - Otis" regolarmente depositato nei locali dell'alloggio custode della scuola Casati e quindi non lasciato alle intemperie.
- L'impianto ascensore è stato richiesto dalla scuola Tadino e verrà installato secondo i tecnici comunali nella vecchia canna fumaria, ma la cosa sorprendente è che la delibera comunale per l'acquisto dell'impianto risale al 1972, quindi decisione della passata amministrazione di centro sinistra; l'attuale giunta di sinistra non ha fatto altro che attuare giustamente la delibera.
Scrive ancora "Milano Tre":
Il fatto è tanto più grave e sconcertante in quanto l'assessore Polotti ha comunicato ad una delegazione della scuola che i lavori urgenti di risanamento (tetto, intonaco, serramenti, ecc.) deliberati dal Consiglio di Zona non potevano essere effettuati prima del 1980 per mancanza di fondi. Già, dice la gente. Non ci sono per le opere urgenti, però ci sono per due ascensori che non si possono piazzare.
Forse è questo il nuovo modo di
DISTRETTO 26: meccanismo ancora da montare
governare delle sinistre». Anche quest'affermazione è distorta, ed è veramente sorprendente perchè il Direttore di questo giornale che è anche Presidente del Consiglio di Zona, ha seguito direttamente tutte le fasi della vicenda, quindi sa bene che i tecnici comunali avevano predisposto l'inizio dei lavori, che costituiscono la prima fase di avanzamento per la ristrutturazione del plesso scolastico sin dal prossimo mese di settembre. Tale programma di lavori però coincideva con l'apertura del nuovo anno scolastico; si può quindi immaginare il disagio che comportava al funzionamento della scuola, agli alunni, agli insegnanti e ai genitori. Il consiglio di circolo della scuola ha esaminato con attenzione il problema e per poter permettere un normale funzionamento dell'anno scolastico 1979-80, cioè senza doppi turni, ha proposto ed ottenuto di spostare l'inizio dei lavori alla primavera del prossimo anno in modo da poter approntare un preciso e rigoroso programma di attuazione, e che soprattutto la maggior parte dei lavori vengano eseguiti durante i mesi estivi, cioè durante la chiusura della scuola.
Tutto procede dunque secondo le previsioni, la giunta di sinistra quindi con senso di responsabilità e realismo ha programmato insieme al Consiglio di Zona, al distretto scolastico, e al consiglio di circolo della scuola, la ristrutturazione totale dell'edificio; e nell'arco di circa 3 anni suddiviso in due o tre fasi di avanzamento lavori farà quello che la DC non è riuscita a fare in diversi decenni; altro che responsabilità e colpe della giunta di sinistra.
Se di colpa si può parlare dell'attuale giunta è che a tutt'oggi non è ancora riuscita a superare l'ostruzionismo della DC che direttamente indirettamente esercita una pesante pressione al fine di non fare avanzare la riforma della macchina municipale, sostituendo le ormai superate ripartizioni, (come dimostrano anche le lungaggini burocratiche dell'impianto ascensore della Tadino), con i dipartimenti.
Un augurio quindi alla giunta di sinistra di attuare al più presto la dipartimentazione per far funzionare con rigore, efficienza e tempestività l'apparato comunale.
Luigi Lemme Membro della Giunta e Coordinatore della Commissione Edilizia Scuola Casati
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Felice chi la vede, sciura Maria! È un sacco che non facciamo più le nostre chiacchierate scolastiche.
Eh, sì, sciur Piero, non ci siamo incontrati più davanti a scuola, ci vediamo adesso che le scuole sono finite: bene, spero, anche per i suoi figli. Non mi lamento, sciura Maria. Tanto più che quest'anno le bocciature sono state tante, forse più che negli altri anni. La scuola, insomma, non è cambiata. L'unica cosa buona, nella nostra zona, l'ha fatta il Comune, che ha aperto la nuova piscina in piazzale Bacone.
È vero. Non si è visto e sentito nemmeno il distretto scolastico, che è un po' come la famosa araba fenice dell'aria del Metastasio: che ci sia, ciascun lo dice, ma che fa, nessun lo sa. Ma dovrebbe saperne qualcosa, Lei che ci è dentro.
— Posso dirle la mia impressione. Per me il distretto 26, cioè il nostro, non è tanto un meccanismo che debba completare il suo rodaggio, o che non riesca a mettersi in moto: per me è un meccanismo ancora da montare. Ci sono delle parti che sono state, mi scusi la parola, assiemate: la commissione edilizia, ad esempio, ha lavorato, preparando un'ipotesi di bacino di utenza per le scuole del distretto, avviando una ricerca sugli spazi e le strutture a disposizione. La commissione medicina scolasti-
ca ha collaborato con il SIM EE di zona alla stesura del programma di quest'ultimo relativo ai portatori di handicap in età scolare. Dalle altre commissioni, invece, non è uscito nessun risultato visibile. In quello che ha fatto, se non sbaglio, ha sostituito il Consiglio di zona. Ma di nuovo, di specifico, qualcosa, insomma, che giustificasse il riunirsi di tante persone in ore serali con consumo di energia elettrica e cose simili, cosa ha fatto? Proprio qui sta il punto. Se le funzioni di un simile organismo sono quelle di programmare, di suggerire modi di miglior funzionamento, di indicare dove e come potenziare le strutture scolastiche, di adeguare i loro compiti e programmi alla realtà locale, ebbene, proprio in ciò il Consiglio ha mancato. Direi anzi che ha mostrato una certa ostilità a muoversi in questa direzione, per procedere lungo la quale sarebbe invece necessaria la massima concordia e tenacia, visti gli ostacoli e le resistenze che tendono a porre le singole scuole. in base a una visione autonomistica dei poteri dei loro Consigli.
Un organismo del genere ha poi bisogno di una presenza costante, per il disbrigo delle pratiche amministrative od anche solo per la corrispondenza. Manca un segretario e quindi questa presenza non c'è. Oc-
correrebbe la disponibilità di un Presidente che facesse una capatina quasi quotidiana, che frequentasse per il distretto banche ed uffici, che insomma, avesse e dedicasse tempo libero. Ciò sarebbe tanto più necessario in quanto il distretto ha una struttura "presidenziale". Ma l'aver tempo libero non sembra una caratteristica del nostro attuale Presidente; che, d'altra parte, nemmeno delega o richiede aiuto, mettiamo, al Vice o ad altri membri della Giunta. se non per i rapporti con il Provveditorato.
Insomma: non si sa con certezza, in pratica, nemmeno se le disponibilità di bilancio sono attuali o solo future. Bel quadro che mi descrive, sciur Piero! E io che nel distretto ci speravo tanto! Ma non ha mai pensato di dimettersi, vista com'è la situazione?
Ci ho pensato sì, sciura Maria: non per motivi personali ma, appunto, per la funzionalità dell'organismo. Ma in proposito la decisione dev'essere del gruppo, che certamente dovrà prendere posizione. La saluto affrettatamente, sciur Piero, perchè mi sta arrivando il tram. Mi stia bene e al momento buono decida giusto, mi raccomando!
Ospitiamo con estremo piacere l'intervento di Nicola d'Amico, giornalista del "Corriere della Sera", che segue con particolare attenzione i problemi del mondo della scuola, sull'andamento dell'anno scolastico appena concluso.
L'anno scolastico 78 - 79, è nell'opinione dei più un anno che si chiude con un bilancio positivo; per positivo si intende dagli stessi osservatori, un anno nel quale gli studi hanno avuto una concentrazione maggiore. Si dice per esempio che gli studenti hanno frequentato di più la scuola, si sono cioè assentati di meno. Da parte dei professori si è notata non tanto una maggiore severità quanto una maggiore pretesa di disciplina e di rigore nella preparazione. Se non c'è stato uno scontro effettivo fra insegnanti e studenti, significa che le richieste dei professori trovavano generalmente un terreno favorevole negli studenti. Pertanto ritengo che i professori abbiano fatto il loro dovere nel corrispondere alle aspettative di maggiore rigore e severità che sono venute dalla classe studentesca. Come ha potuto verificarsi questo fenomeno? Gli studenti hanno sicuramente pensato che attendere le riforme era ormai diventata un'utopia visto che in quattro anni le Camere si sono sciolte due volte. Ci si è attaccati quindi a quanto di solito c'è per evitare di disperdere energie; non si può parlare di "riflusso" cioè della vittoria delle forze conservatrici ma di un ripensamento doloroso, se vogliamo, di necessità, di forza, nei confronti del-
le mancate riforme che ha portato un maggior senso di responsabilità da parte di tutti; vittoria quindi del buonsenso e della ragione. Ecco perchè la classe studentesca non ha risposto con uno scontro alla maggiore severità dei professori, perchè era una severità che veniva da loro, prima di tutto. I professori sanno bene, dal '68 ad oggi, che, quando esercitano un potere, è perchè questo potere trova consenso. Naturalmente è possibile che determinati elementi della classe insegnante abbiano pensato che sia venuto il momento per restaurare una disciplina autoritaria, per restringere gli spazi legittimi che i giovani si sono conquistati e che spettano loro di diritto. Se questa forza retriva si manifestasse inserendosi nel processo di serietà, è chiaro che si metterebbe nuovamente in moto una reazione della classe studentesca; quindi chi crede di poter assumere queste posizioni se ne deve prendere le responsabilità.
Quest'anno scolastico ha portato un calo, se non l'annullamento, della violenza nelle scuole perchè i giovani hanno convogliato le loro energie verso movimenti costruttivi; per cui quando si parla oggi di orfani del '68, si intendono coloro che hanno abbandonato atteggiamenti irrazionali ma che hanno mantenuto intatti i loro ideali e stanno aspettando che la valanga distruggitrice passi per potere poi prendere il giusto posto costruttivo, che è il vero modo oggi, nel contesto degli equilibri internazionali, di fare rivoluzione. Se le circolari ministeriali riguardanti la scelta della materia l'ultimo giorno prima dell'esame di maturità
e quelle che invitano ad un maggior controllo delle assenze, sono l'indice di una maggiore serietà di studi, sono da lodare, ma se sono il canto di vittoria di un ritornato autoritarismo, è bene che il prossimo passo, da parte del ministero, del provveditorato agli studi, sia fatto con il consenso preventivo degli studenti perchè potrebbe essere un errore. Le prospettive per gli esami di maturità sono di una maggiore severità ma è anche vero che gli studenti sono ben preparati e quindi l'impatto non dovrebbe lasciare vittime. Preoccupante è piuttosto la strage che si annuncia nelle quarte ginnasiali dove, per la prima volta sono arrivati gli alunni che non hanno studiato il latino alle medie. I professori di queste classi devono comprendere questa mancanza ed essere più comprensivi.
Il futuro del prossimo anno scolastico, dipenderà in gran parte dallo stato di serenità e di nervosismo che nel Paese ci sarà in conseguenza delle passate elezioni. Non si può pretendere che la scuola renda, che sia un'isola felice in un Paese nervoso in cui l'indecisione dell'esecutivo del legislativo, blocchi i posti di lavoro, il processo produttivo, mandi a casa i genitori disoccupati, impedisca alla gente di avere una casa; i ragazzi che vanno a scuola, vengono da una casa in cui l'atmosfera influenza il resto della giornata e della vita. Quindi se ci sarà un ulteriore degrado economico, è chiaro che ci sarà un degrado anche nella scuola perchè i ragazzi non vivono in campane di vetro nè noi vogliamo che ci vivano.
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Pag. e Giugno/Luglio 1979
G. C.
Intervista all'onorevole
ALDO ANIASI
Gli incidenti alle Centrali nucleari si susseguono con rapidità senza dubbio allarmante; voci di protesta si sono sollevate in tutti i Paesi interessati ed anche in Italia è in corso una discussione fra i sostenitori di questo tipo di energia e coloro che cercano di dimostrare, dati alla mano l'inutilità e la pericolosità di queste centrali.
Porta Venezia ha intervistato al proposito l'On. Aldo Aniasi che è l'illustratore di una proposta di moratoria per gli impianti nucleari in Italia.
Non dimentichi del fatto che l'Onorevole è stato per dieci anni sindaco della nostra città, abbiamo poi voluto ascoltare il suo parere sul terrorismo di allora (Piazza Fontana) e sullo sviluppo che esso ha avuto non solo a Milano ma in tutta Italia.
In questi giorni si è molto discusso a proposito della richiesta, da Lei illustrata, di una moratoria di tre anni per le centrali nucleari. La sua proposta in cosa consiste?
È di questi ultimi tempi la notizia allarmante dell'incidente alla centrale nucleare in Pennsylvania. Al di là delle conseguenze reali che potrà determinare, questo incidente smentisce clamorosamente quanti ci accusano di catastrofismo. Quello che è accaduto e sta accadendo a Harrisburg non è però un caso isolato. Altri incidenti di questo tipo si sono verificati nel mondo, ma sono stati tenuti nascosti all'opinione pubblica.
Tutto ciò conferma le nostre preoccupazioni per gli sviluppi dell'energia nucleare in Italia e sta alla base delle nostre "proposte di moratoria sulla costruzione di impianti nucleari per un piano di sviluppo del settore energetico italiano e delle attività produttive collegate".
Anzitutto occorre dire che una moratoria non significa rifiutare a priori il nucleare. Si tratta invece di una richiesta di chiarimento dei dubbi essenziali che tuttora permangono sulle centrali nucleari, prima che si proceda a costruire e avviare tali impianti. Le nostre proposte consistono dunque in una "moratoria attiva", e cioè un periodo di tempo (sino al 31 dicembre 1982) durante il quale vengono sospese la costruzione di centrali elettronucleari e la messa in esercizio degli impianti già costruiti. Questo periodo di tempo e i fondi resi disponibili dal blocco nucleare vengono impiegati per approfondire le difficoltà della scelta nucleare e per rafforzare la situazione energetica del paese ricorrendo a fonti alternative.
Quali fonti energetiche, alternative alle centrali nucleari, si dovrebbero sfruttare?
Parecchi provvedimenti possono essere adottati per una politica di efficace e immediato intervento nei settori della produzione di energia, partendo da una diversificazione delle fonti, al fine di non essere prigionieri e subalterni di nessuno. In primo luogo oggi è realistico pensare al "risparmio energetico" che, mediante una corretta e razionale gestione tecnologica degli impianti e senza imporre risparmi individuali, consentirebbe di contenere il 20 per cento dei consumi di energia del nostro paese. Il modeflo in questo campo è la Svezia, dove il consumo di energia pro capite è praticamente la metà di quello degli Stati Uniti. Un altro 5 per cento del fabbisogno energetico nazionale può essere ri-
cuperato mettendo in funzione le
1.000 centraline attualmente fuori esercizio, mentre un 15 per cento verrebbe fornito dai bacini e dai fiumi con tradizionali centrali idroelettriche. Importanti fonti di energia sono pure il carbone, che oggi non preoccupa più grazie ai moderni sistemi antinquinamento, e il riciclaggio dei rifiuti.
È inoltre necessario procedere a una migliore utilizzazione degli impianti esistenti. In questo senso vanno sfruttati il calore e le acque delle centrali termoelettriche per fornire il riscaldamento alle città (come già avviene per Brescia). Altre fonti alternative possono essere il vento e il sole. Ä Questo utilizzo delle fonti di energia esistenti puà garantire, in tempi relativamente brevi e con la stessa spesa di 20 miliardi di lire per le 12 centrali nucleari previste, il doppio dell'energia che verrebbe prodotta da questi impianti soltanto fra tredici anni, quanti ne occorrono per costruirli e farli funzionare.
Cambiando argomento: Lei è stato per molti anni sindaco di Milano. Quali sonc. stati i suoi più grossi problemi e quali le maggiori soddisfazioni?
Grosse difficoltà ne ho incontrate molte. Problemi quali l'edilizia popolare, i trasporti pubblici, la criminalità sono grandi e gravi temi per chi deve amministrare una città come Milano. Fare il sindaco non è mai facile, ma a Milano le dimensioni complicano le cose e rendono tutto più difficile. I problemi della "capitale del nord" sono di proporzioni nazionali: discendono da scelte economiche e politiche che vengono operate a Roma, e spesso non possono essere affrontati efficacemente in sede locale.
Questa è la ragione che mi ha indotto, nella primavera del 1976, a lasciare la carica di sindaco di Milano per affrontare i problemi su scala nazionale. Sono infatti convinto, come già in passato, che solo nell'ambito di una politica nazionale efficiente gli amministratori locali hanno spazio per operare. Quanto alle soddisfazioni, i risultati ottenuti nel settore dell'edilizia scolastica possono essere ritenuti davvero confortanti: a Milano siamo riusciti a costruire edifici scolastici in numero superiore a ogni città europea, come risposta all'aumento della popolazione in generale e di quella scolastica in particolare. Nel campo della diffusione e dell'incremento della democrazia, a Milano abbiamo avviato con successo il decentramento amministrativo e impostati i problemi della partecipazione
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popolare, che oggi segnano purtroppo una battuta d'arresto e meritano maggiore impegno da parte delle forze politiche. Siamo pure riusciti a fare di Palazzo Marino, a partire dagli anni iniziali delle trame eversive, un punto di riferimento per le forze democratiche, peri sindacati, per tutti i lavoratori, nell'intento di respingere il terrorismo, le squadracce fasciste di San Babila e le marce silenziose.
Lei era sindaco negli anni in cui a Milano iniziava la "strategia della tensione": che cosa trova di diverso nell'attuale terrorismo rispetto a quello di dieci anni fa?
Ciò che preoccupa del nuovo terrorismo è che ogni giorno miete vittime, semina paura nella popolazione. L'attacco avviene in un contesto di crisi generale del paese: crisi economica, politica, civile, del costume. Non dobbiamo drammatizzare la situazione, ma neppure sottovalutarla.
Questo attacco è pericoloso perchè si serve di tutti i mezzi ed è strumentale a un disegno eversivo di cui conosciamo solo i contorni, gli obiettivi, ma nulla più. Sconforto e sfiducia debbono però essere abbandonati, perchè ciascuno possa essere parte attiva nella lotta che deve coinvolgere tutti.
Il terrorismo attuale, quello italiano, non, esprime come avviene in altri paesi sentimenti popolari e non sollecita, nè si propone di sollecitare, una rivolta di massa. È un terrorismo che non ha mai avuto radici nella società, che non nasce contro l'oppressione oppure in periodo di repressione violenta, bensi in un periodo di espansione e di sviluppo della democrazia nel nostro paese.
Le radici del nuovo terrorismo so-
no negli anni 69 - 70: gli anni della strage di piazza Fontana, di via Fatebenefratelli, di Brescia, dell'Italicus, gli anni dei tentativi golpisti, delle squadracce fasciste, della guerriglia di Reggio Calabria. È in quegli anni che si avvia il processo di costituzione di bande armate che gradualmente adottano metodi di lotta criminale. Sono contemporaneamente gli anni nei quali vengono allo scoperto inquinamenti, tradimenti, disegni eversivi negli apparati dello Stato.
Tra i terroristi possono anche esserci dei giovani illusi, frustrati. portati all'esasperazione, come -: sono responsabilità di chi li ha c rti sulla via dell'estremismo senza sbocco, ma ci sono anche responsabilità di chi non è stato capace di riassorbire fenomeni preoccupanti.
Il terrorismo si batte con le armi dello Stato organizzato, con una polizia efficiente e democratica, con una magistratura e un apparato giudiziario indispensabile in uno Stato libero e moderno, ma si batte anche dando una riposta alle attese dei cittadini che da più di trent'anni attendono che gli istituti previsti dalla Costituzione siano attuati.
Il decentramento, con i nuovi poteri dati ai consigli di zona, è entrato in una fase più avanzata. Cosa pensa di questo e quali problemi, secondo Lei, vanno ancora affrontati?
La realizzazione di una città diversa che risponda alle esigenze di tutti i cittadini, dai giovani agli anziani, può essere solo il risultato di una partecipazione costruttiva che ha nel decentramento uno dei suoi momenti determinati. La partecipazio-
ne è una delle espressioni più vive dei mutamenti intervenuti nel tessuto civile e culturale del nostro paese. Se ci poniamo in termini drammatici la domanda: le città sono governabili? La sola risposta è che le città possono essere governate alla sola condizione che siano amministrate col consenso popolare. L'alternativa alla partecipazione è lo stato autoritario e oppressivo. negatore della libertà.
Ma dobbiamo purtroppo constatare che in tutte le parti del mondo le forme dl partecipazione sono tuttora inRufflcienti a garantire l'effettiva presenza nelle decisioni e nel controllo del governo delle città. L'impegno dei cittadini e delle forze politiche è quindi di ricercare forme e strumenti per sollecitare la partecipazione, per attuare il decentramento non solo tecnico e amministrativo. È sempre più necessario che il cittadino diventi protagonista del suo destino, che compia le scelte di fondo che lo riguardano, e che riguardano la società in generale. I molti avversari che si incontrano sul cammino potranno essere sconfitti dalla partecipazione popolare: a essa va affidata la capacità e la possibilità decisionale.
Concludendo: cosa pensa dell'informazione locale e che futuro, secondo Lei, essa avrà? Sono sempre stato e sono tuttora convinto che l'informazione locale decentrata debba essere sostenuta e incoraggiata. Mezzi di informazione di massa come i giornali di zona sono gli organi in cui possono essere trattati, dibattuti e pubblicizzati i problemi reali del territorio. E ciò non può che favorire la partecipazione dei cittadini.
Fabio Albanese
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Giugno/Luglio
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e
La vita della gente di colore nel quartiere
ie domestiche); infine, per chi può pagare, vi è sempre la soluzione di rivolgersi a un affittacamere.
Ve ne sono molti a Milano. Sono sempre esistiti, prima con i meridionali, oggi con gli stranieri.
Il "mercato del letto" è diventato così redditizio che non si ha più paura nemmeno delle ispezioni della polizia: i proprietari se la cavano con qualche multarella una volta tanto o con la chiusura della pensione per qualche giorno per eccesso di persone rispetto al numero dichiarato.
L'unica cosa efficace, la revoca della licenza, è quasi impossibile ottenerla per la mancanza di appropriate norme legislative.
Gli affittacamere impongono innanzitutto orari precisi: occorre uscire al mattino presto e rientrare la sera tardi; durante la giornata le camere rimangono chiuse.
I prezzi per il letto variano da un minimo di 40.000 lire mensili quando si è in 7-8 per camera, a 120-180 mila mensili quando si è da soli.
Si tratta per lo più di stanze misere, con letto e armadietto e con i servizi igienici carenti.
Spesso in un appartamento con tre stanze affittate dormono dalle 15 alle 20 persone.
Le domestiche hanno libera uscita il giovedì pomeriggio e la domenica.
Gli incontri di gruppo
Questi due giorni nel tardo pomeriggio o nella serata sono quelli dedicati agli incontri di gruppo per quegli stranieri che sono riusciti o hanno avuto occasioni di formare un gruppo.
un momento importante: tornare a sentirsi per un po' se stessi, parlare la propria lingua, ritrovare gente in cui avere fiducia e a cui dare fiducia.
Ci pare che i gruppi stranieri con meno problemi esistenziali siano quelli che si sono create queste possibilità di incontro.
Il problema esiste ed è grande.
È il problema dell'integrazione e al tempo stesso del non perdere la propria identità culturale.
Si innesta anche qui il discorso degli spazi per far sì che questi gruppi possano riunirsi.
Il bar non è certo il luogo ideale, nè la discoteca, nè la piazza.
Dovremmo riuscire a facilitare in qualche maniera le comunità che vogliono incontrarsi; già alcuni centri mettono a disposizione i loro locali per l'uno o l'altro gruppo.
Positiva in questa direzione è la disponibilità dell'Amministrazione com unale.
Su questi problemi abbiamo avuto una cordiale conversazione con due lavoratrici del settore domestico provenienti da San Salvador e dalle Isole Maurizio.
Un primo dato che ci ha colpito è stato il saldo legame che unisce questi gruppi di lavoratori e che spinge chi si trova in una situazione migliore ad aiutare chi è in difficoltà.
"Bisogna aiutarsi reciprocamente"
PORTA VENEZIA
di Enrico Moroni
Redazione:
Quando non sono in casa, lascio loro le chiavi in portineria. Bisogna aiutarsi l'un con l'altro, con le pare?"
L'aiuto si concretizza anche in consigli su diverse questioni, e nelle piccole cose quotidiane, come l'acquisto per le amiche di articoli di vestiario attraverso i numerosi grossisti di Porta Venezia, cosa questa che consente di realizzare un certo risparmio, importante comunque per chi si trova in una situazione economica non certo florida.
Questa nota positiva si inserisce in un quadro che di positivo ha ben poco.
Il lavoro nel settore domestico
La ragazza delle Isole Maurizio è collaboratrice domestica in una famiglia.
Lavora 10 ore al giorno con un intervallo di due ore.
In teoria dovrebbe cominciare alle otto del mattino.
In realtà inizia molto prima dato che "la signora" vuole che le sia servito il caffè.
Così alla sera dovrebbe finire alle 21,00, ma è raro che l'orario venga effettivamente rispettato.
Lo stipendio mensile è basso e si aggira attorno alle 160 mila lire.
Continuo è poi, da parte della famiglia, il ricatto che le viene mosso: restare legata alla stessa famiglia oppure vedersi ritirare il permesso di soggiorno.
La condizione di immigrato
"Il motivo che ci ha spinto ad emigrare — affermano le due ragazze — è la mancanza di lavoro nei nostri paesi".
"Molti miei connazionali — sostiene la ragazza di San Salvador che, lavorando a contatto con una missione, ha modo di toccare con mano diverse realtà — si trovano in una situazione difficile".
Altro non ci vuole dire; le risulta difficile parlare serenamente di certe cose che la riguardano così da vicino.
Alla fine del nostro colloquio soggiunge:
"Nel mio paese, nel quale c'è una feroce dittatura militare non potevo esercitare il diritto di voto.
Ora vivo a Milano, ma neanche qui, per il fatto di non essere cittadina italiana, posso votare".
Crediamo di poter concludere con queste parole, nelle quali è espressa tutta la drammaticità di una condizione fatta di sradicamento dalla propria realtà e di difficoltà di inserimento nella nuova, situazione. Questa nella quale purtroppo si trovano migliaia e migliaia di immigrati nel nostro Paese.
R. Cenati
F. Alberti, E. Giannasi, B. Romani, L. Vincitorio, M. Sparacino, C. Oldrini, F. Albanese, G. Rastelli
Hanno collaborato:
C. Montalbetti, P. Grillo, L. Celiberti, F. Fassi, A.
Pedroni, S. Brusa, L. Lemme, G. Brighi, G. Cengia
Direttore responsabile: Roberto Cenati
Autorizzazione Tribunale di Milano n. 43 del 3/2/79
Redazione e Amministraz.: via S. Gregorio 48, Milano
rt INNOCENTI CONCESSIONARIA SEDE - CENTRO ASSISTENZA - RICAMBI MILANO - Via Mamiani, 3a - Tel. (02) 2893774-2894591 ESPOSIZIONE - VENDITE MILANO - Via Padova, 17 - Tel. (02) 2846140 R.501 oorrí ech i carticoi i regolo 40443ets ini"rfirLioni viale tunisia (ang. via lecco 9) tel. 276845 Mini Austin Morris Triumph Rover ‘Å nuovo salone Via Morgagni Angolo Piazzale Bacone CAR.MO Tel. 204■68313
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segue dalla prima pagina
"L'appartamento in cui abito — ci dice la cittadina di San Salvador — è sempre aperto alle mia amiche che spesso, nei momenti in cui sono libere, vengono qui a cercare un momento di riposo e di relax.