omasina ruzzano ffori bovisasca
mensile di politica, cultura e attualità anno secondo n. 1 gennaio
Drammatico inizio degli anni '80

La grave crisi dei rapporti internazionali minaccia il ritorno
Il 1980 si è aperto con 'momenti' politici e militari di estrema gravità per la democrazia mondiale.
Questi fatti: gli "euromissili", l'Iran, l'Afghanistan, il Salt 11 rivelano i dati di fondo del sistema mondiale basato su condizioni politico - economico - militari che devono essere al centro dell'attenzione e del movimento di tutte le forze produttrici di maggiore libertà e democrazia.
CONSIDERAZIONI
"Caro amico ti scrivo..."
Flusso, riflusso,... Gli osservatori (e quanti fra loro sono, invece, manovratori?) hanno gia pronti gli schemi per la società degli anni 80: "una società che dovrà reagire allo sbandamento conseguente alla crisi di valori!"
E, già, tutte le chiese o conventicole sono pronte a rilanciare i loro slogans ed a riaprire, a certe condizioni, le loro porte per far rientrare negli ovili privati quelli che fatalmente, nel "pubblico", si erano sbandati.
Non voglio qui condurre un discorso strettamente politico, che porterebbe a scoprire, a volte, l'abilità consumata di chi ha saputo cedere elasticamente, trasformarsi, magari... cambiare tutto, perchè tutto rimanesse come prima.
Voglio invece fare un po' di analisi alla buona, nel bene e nel male. Dal mio piccolo e parziale punto di vista e rivolta soprattutto ai giovani, anche se — mi dicono — ;o, giovane, non sono più tanto.
Partiamo dai valori, appunto. Certamente molti valori sono entrati in crisi. E questo era, ed è, indubbiamente, un fatto salutare perchè implica una revisione dei singoli contenuti e della loro gerarchia, consolidata, a volte acriticamente, nel tempo.
La crisi poteva e doveva portare, quindi, ad una riassunzione più piena e più convinta di un nuovo valore purificato e tendenzialmente condiviso da tutti.
Ma, in genere, che cosa è avvenuto? Il valore è stato scoperto, tutti non potevano che condividerlo, ma la sua applicazione radicale avrebbe determinato una revisione di meccanismi e posizioni personali: insomma una trasformazione di quella porzione di società. Così è stato accantonato, o, meglio ancora attenuato.
Cioè: il nuovo valore non ha trovato applicazione, di qui delusioni e frustrazioni di chi ci aveva creduto.
Ma il vecchio valore non c'è più o è stato molto ridimensionato. Al suo posto rimane il vuoto, che non è però dovuto alla mancanza di valori, come suggerisce il coro dei benpensegue in ultima
della "guerra fredda"
Quali queste condizioni.
Gli armamenti
A livello mondiale, le spese di carattere militare si aggirano sui 400.000 miliardi di lire e sono, in continuo aumento. Il 70% di queste spese è sostenuto dai paesi della Nato e del Patto di Varsavia, e circa la metà dagli Stati Uniti d'America e dall'URSS. Inoltre i paesi del Terzo Mondo finiscono col destinare una parte crescente delle loro risorse all'acquisto di armi: la loro incidenza sugli armamenti globali e sulle spese militari è salita dal 6% nel 1954, al 17% nel 1974 ed è anche qui in continuo aumento. Con buona approssimazione mezzo milione di scienziati e di tecnici cioè quasi la metà della forza lavoro disponibile per la scienza e la tecnologia, impegna le proprie doti nella ricerca e nello sviluippo di carattere militare con un costo pari a circa il 40% della spesa totale, pubblica e privata, indirizzata alla ricerca e allo sviluppo.
La Popolazione
Le proiezioni più modeste indicano che nel primo decennio del XXI' secolo la popolazione mondiale sarà almeno il doppio di oggi, cioè più di 7 miliardi di persone contro i 4 miliardi attuali. Gli anni settanta hanno visto nascere più di 800 milioni di persone, circa 1'88% delle quali, appartiene al terzo mondo.
Il cibo
La stima del numero di individui soggetti alla fame o alla sottoalimentazione variano da un minimo di mezzo miliardo a un miliardo e mezzo. Le donne e i bambini sono le principali vittime della fame. Un 40% dei sottonutriti, a livello mondiale, è costituito da bambini. La metà dei bambini del Terzo Mondo è sottonutrita. Se ne deduce che più di 300 milioni di bambini sono vittime di macroscopici fenomeni di ritardo nella crescita e nello sviluppo.
Energia e acqua
I paesi industrializzati hanno una lunga storia di sperperi enormi nel consumo di energia. Circa 1'86% di
energia viene consumata dai paesi che vanno dal 30° al 60° di latitudine Nord, rispetto al consumo globale.
Il Terzo Mondo con la sua popolazione pari al 71% della popolazione mondiale ne consuma solo il 16%.
Per il consumo umano è disponibile Il% dell'acqua che c'è sulla Terra cioè quella che entra nel ciclo idrologico: il resto è immagazzinato negli oceani, nelle calotte polari sotto terra.
L'Africa riceve solo il 12% dell'acqua distribuita dal sistema idrologico mentre gli USA più del 33%. Un 70% della popolazione mondiale è privo di sicurezza, cioè non ha acqua su cui poter contare.
Scienza e Tecnologia
Il 90% di tutti gli sicenziati e tecnici vive e lavora nei paesi industrializzati e le loro attività sono concentrate su ricerche per il mondo ricco e intese a convertire i risultati in procedimenti applicativi breettati.
Queste alcune delle condizioni schematiche descritte.
Se queste le condizioni di tragedia e di schiavitù a noi tocca l'organizzazione dell'intelligenza, della conoscenza della verità perchè tali condizioni siano obiettivo di liberazione e di vita e non di imperialismo mondiale e di morte.
Il nuovo proletariato ha queste condizioni. Dobbiamo coistruire una nuova democrazia che abbia come strumenti: il dialogo, il superamento delle divisioni delle guerre fredde e calde, per liberare dalle condizioni di morte e di distruzione fette enormi di umanità.
Il grande patrimonio dell'area europea con le sue rivoluzioni, dalla francese alla sovietica, la sua cultura, la sua spiritualità, i suoi processi scientifici e tecnologici, la grande cultura centro europea e mediterranea, diventino patrimonio di elaborazione e di "rivoluzione nuova" che rimettendo in discussione sè stessa sia da cemento per la grande elaborazione di uguaglianza con gli altri popoli, di fraternità e di collaborazione con tutti i diversi da noi ma a noi uguali.
Solo in una grande rivoluzione culturale che non ci veda sopra gli altri ma con gli altri si possono raggiungere quegli obiettivi di democrazia che sono condizione assoluta di vita per il mondo.
S.L.
1980 L. 300
Signor sindaco ci dica...
Mancano pochi mesi alle elezioni amministrative. E tempo di tirare dei bilanci, dei consuntivi. Che cosa è successo nella nostra città dal 1975 a oggi? In che direzione si è sviluppata? E come ha contribuito l'Amministrazione comunale al suo sviluppo?
Per rispondere a queste e ad altre domande siamo andati dal Sindaco, Carlo Tognoli, che è a guida della Giunta comunale dal maggio del 1976. E un uomo di 42 anni, il più giovane sindaco di una metropoli italiana. Pragmatico, poco incline ai discorsi ermetici, attivo (il suo orario di lavoro va dalle 12 alle 14 ore al giorno), Carlo Tognoli ha una lunga pratica politica e amministrativa. E iscritto al Partito socialista italiano dal 1956, è stato primo consigliere comunale, poi assessore in due legislature. Ha accondisceso volentieri a rispondere alle nostre domande.
Ci può dire quali sono le maggiori novità apportate da questa Giunta nel governo della città? Prima di tutto voglio precisare che non spetta a me fare un bilancio del genere, nè tirare delle conclusioni che potrebbero essere intese, o fraintese, come di parte. Per entrare specificatamente nel merito della vostra domanda, direi che abbiamo cercato una maggiore partecipazione di tutti i cittadini. Aggiungerei che abbiamo evitato di fare delle proposte demagogiche, ma siamo stati degli amministrato attenti a sorreggere quelle iniziative, e anche a prenderle, che potevano dare risultati concreti e non temporanei. Abbiamo concesso più poteri alle Zone. Per primi in Italia, ad esempio, abbiamo stanziato (nel 1979 e nel 1980) una volta 50 miliardi e una seconda 70, perchè le Zone potessero provvedere alle loro necessità con un loro bilancio. Abbiamo favorito lo sviluppo della cultura e la sua diffusione.
Qual è l'attuale situazione delle Aziende Municipalizzate (ATM - AEM - Centrale del Latte) e quali sono i progressi fatti da queste aziende con l'amministrazione di sinistra?
La situazione delle municipalizzate è in netto progresso. Non
Un ragazzo di Affori muore per droga a sedici anni
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Affori nella sua storia alle pagine 4/5
mi piacciono le dichiarazioni trionfalistiche. Preferisco sempre ancorarmi ai dati, alle cifre. E i dati dicono che l'Azienda Elettrica è in attivo di parecchie centinaia di milioni, che l'Azienda dei Trasporti non ha visto (malgrado la svalutazione) aumentare il suo deficit e ha ottenuto dei risparmi di gestione, che la Centrale del Latte ha quasi completamente assorbito il passivo che avevamo ereditato. Direi che in questo settore la politica seguita dalla Giunta che presiedo ha ottenuto dei risultati notevolissimi, impostando un nuovo modo di amministrare e di condurre managerialmente le aziende in questione. E i frutti si vedono e si vedranno, ancora di più, in futuro. Quali sono i rapporti dell'Amministrazione comunale coi Presidenti dei Consigli di Zona? Abbiamo cercato di dare un vero significato al Decentramento, le delibere quadro per i passaggi dei poteri ai Consigli di Zona sono stati approvati dalla Giunta. Sui bilanci e sul contributo in miliardi del Comune ho già detto. Posso aggiungere che i Consigli di Zona, e i loro Presidenti, sono sempre stati interpellati e consultati per ogni decisione che riguardava la vita della città o di questo o quel quartiere. Si pensi al Piano Regolatore, si pensi al Piano de; trasporti, alla decisione per trasferire il Piccolo Teatro in corso Garibaldi, al problema della terza linea metropolitana, ai Consultori familiari. L'elenco potrebbe continuare: non c'è stata una sola decisione di questa portata che non sia stata presa senza prima consultare e discutere coi Consigli di Zona. Quanto ai rapporti coi vari presidenti, debbo dire che sono sempre stati improntati alla più ampia collaborazione. La "8" è forse l'unica zona di Milano che non ha mai visto la partecipazione del Sindaco a una sua iniziativa. Come mai? Non saprei cosa rispondere. Una cosa è certa: non è mai dipeso dalla mia volontà. Spesso accetto degli impegni che poi sono costretto a rimandare perchè succedono dei fatti che mi obblisegue in ultima
Uncampanello d'allarme
La situazione del nostro quartiere
è arrivata ad un punto tale che non permette più il disinteresse sia delle forze politiche, che della gente comune, che delle istituzioni della zona.
L'ultimo gravissimo fatto LA
MORTE DI UN RAGAZZO DI 16 AN-
NI è purtroppo il triste campanello di allarme di una realtà che è arrivata ben oltre il limite di guardia. Questo
non solo per il problema specifico dell'eroina ma anche e soprattutto perchè, LA DROGA NON E UNA MALATTIA, MA IL SINTOMO DI UNA MALATTIA CHE AFFONDA LE SUE RADICI NELLA DISGREGAZIONE, NELLE ILLUSIONI DISTRUTTE, NELLE SPERANZE FRUSTRATE, NELLA NOIA CHE TANTI GIOVANI VIVONO NELLA NOSTRA COME IN ALTRE ZONE.
Non è solo un mondo giovanile di sinistra in crisi, bensì tutta la società che con il peggioramento delle condizioni di vita, di lavoro, con l'alienazione e la solitudine della metropoli, fa da substrato naturale anche al "problema droga". Da noi le esprienze passate, la caparbietà e le amicizie maturate in questi anni, ci permettono ancora una volta, di tentare di uscire collet-
tivamente da questa situazione. Ancora una volta, come altre volte è stato fatto in passato. I GIOVANI DI SINISTRA. GLI STESSI GIOVANI CHE VIVONO OGNI GIORNO LE CONDIZIONI DI FRUSTRAZIONE E ALIENAZIONE PRIME CITATE, hanno trovato la forza e la volontà, per riunirsi e discutere insieme, per cersegue in ultima
I socialisti di Affori ricordano il grande compagno
Pietro Nenni
Una vita al servizio dei lavoratori e del paese
I socialisti di Affori vogliono rievocare la figura e l'opera del compagno Pietro Nenni con questo breve ma affettuoso articolo e rendere partecipe larga parte dei cittadini della Zona 8 del cordoglio della classe lavoratrice per la scomparsa di quest'uomo che ha dedicato la sua vita e i suoi cari alla causa del riscatto dell'uomo, nell'ideale di un Socialismo dal volto umano.
Un grande socialista, un grande italiano, ha scritto la stampa di sinistra senza abbandonarsi, giustamente, a forme di cordoglio commemorativo che non fanno parte del nostro bagaglio culturale e che danno il senso della nostra laicità anche di fronte alla morte.

Pietro Nenni nasce contadino e, orfano in tenera età, conosce subito i drammi della vita e dell'essere emarginato. Il suo impegno è segnato da questa circostanza, che ne fa un campione della lotta per la libertà e la democrazia.
Il compagno Nenni ha conosciuto momenti di esaltazione e di sconforto, come tutti i combattenti, ma ha sempre trovato la forza nella fiducia nell'uomo; infatti diceva: —... Perchè credo negli uomini, nella loro capacità di migliorare. Perchè considero gli uomini come il principio e la fine di ogni cosa. Perchè sono convitno che la prova decisiva è sempre lui, l'uomo, e che solo cambiando l'uomo si cambia la società —.
Tutta la sua vita, anche la più intima, è segnata dal riscatto dell'uomo dalla barbarie di qualunque tipo, rimanendovi egli stesso vittima. Sua figlia, morta nel campo di sterminio nazista di Auschwitz, così scriveva agli amici — dite a mio padre che non ho mai tradito le sue idee —.
Il socialismo di Nenni, e del suo Partito, è un socialismo liberato dai dogmi, dagli schemi, dalle formule astratte; e un socialismo basato sulla fede assoluta nella libertà, nella democrazia, nell'uomo.
Il socialismo italiano che dalla dottrina di Marx ha tratto insegnamenti utili per la comprensione dei complessi rapporti sociali, adattandola all'evolversi del pensiero e dell'azione umana: teoria e prassi per una nuova moderna società.
Nenni s'era accorto che il mondo non è soltanto retto dall'economia, che il capitalismo di Stato non è diverso dal capitalismo privato, è in certo modo è anche peggiore perché si sot-
trae alle leggi di mercato, dalla concorrenza e soprattutto della critica.
S'era amaramente reso conto come la dittatura del proletariato è una frase e basta, che contro il capitalismo privato si può lottare, ma contro quello di Stato no: come dimostrano gli operai massacrati a Danzica e a Stettino, gli intellettua'. imprigionati e messi in manicomio a Mosca e a Leningrado, i paesi assoggettati e invasi.
Nenni sindacalista, organizzatore e agitatore politico, giornalista politico insuperabile, ha dedicato tutta la sua vita alla cuasa socialista, alla causa della democrazia.
La lotta antifascista trova in Nenni un combattente caparbio coerente; in esilio la sua attività è frenetica, ma non si limita a teorizzazioni: in Spagna contro la minaccia fascista è in prima linea. — Le trincee che solcano la Spagna, egli dice, sono le trincee della pace e della libertà dell'Europa —.
In Francia mentre la guerra infuria, quando sembra che nulla possa fermare l'orda nazista, Nenni compila un foglio ciclostilato con la testata dell'Avanti.
Arrestato dalla Gestapo passa da un carcere all'altro. La sua vita è appesa ad un filo.
Ancora una volta l'ottimismo della volontà lo aiuta a superare i momenti più bui, le sorti della guerra cambiano, nasce la Resistenza presagio di una forza nuova, che supera le barriere delle fazioni, degli egoismi di parte, e socialisti, comunisti, forze cattoliche e laiche, diventano un solo Partito protagonista della costruzione di un'Italia di un'Europa dove il fascismo il nazismo non abbiano più la possibilità di risorgere.
Nell'Italia liberata, passata la tensione del periodo fascista, le divergenze riaffiorano; le ideologie incominciano a dividersi dalle idee. Nenni ancora una volta diventa il motore delle grandi idee, che daranno al Paese la REPUBBLICA e la COSTITUZIONE.
Le grandi potenze si dividono il mondo, si creano i due blocchi che segnano e segneranno la nostra epoca. Gli Stati Uniti con i! capitale ammorbano l'area occidentale; l'Unione Sovietica con la repressione dà ragione ai timori di Nenni di un socialismo che non esiste.
Nel 1952 il compagno Nenni viene insignito del premio Stalin per la pace. Non farà in tempo a
ritirarlo che, scoppiata la crisi ungherese, l'URSS con l'arroganza che deriva dal potere, schiaccia con i carri armati la volontà democratica di quel popolo, e Nenni, come suo costume, senza platealità, versa la somma del premio Stalin alla Croce Rossa internazionale, per i profughi ungheresi e per le vittime della guerra anglo - francese in Egitto. Nenni come sempre da galantuomo, non fece mai pubblicità della cosa, — a che serve parlarne — diceva; bisogna conoscere questi episodi prima di giudicare in modo viscerale i socialisti.
Poi il consolidarsi di un progetto: in Italia la sinistra non avrebbe mai fatto grandi passi avanti se il Partito Socialista, visto la sua posizione di frontiera, come egli diceva, non si fosse fatto carico di entrare nella stanza dei bottoni: nasce il centrosinistra.
Certo ci furono errori da parte nostra, non sapemmo approfittare appieno politicamemnte della nuova situazione. Ma se è giusto sottolineare gli errori del centro - sinistra, è ingiusto condannare il modo globale l'opera l'importanza del centro - sinistra.
Il centro - sinistra non ha dovuto affrontare soltanto le piaghe ereditate dal fascismo, ha dovuto affrontare anche fenomeni nuovi e problemi che travagliano tutto il mondo.
Questo il pensiero travagliato sofferto di Pietro Nenni, questo l'entusiasmo e la certezza di aver sempre operato per il bene del Paese e della sinistra, rifuggendo sempre da facili trionfalismi e da certezze settarie che non sono connaturali nè con l'uomo nè col Partito. Pochi uomini hanno conservato sino all'ultimo giorno della loro vita, la stessa carica di passione dei giovani anni.
Il Compagno Pietro Nenni ha testimoniato con tutta la sua vita che la politica è missione.
Non possiamo chiedere a tutti di levarsi alla sua altezza. Possiamo chiedere a tutti di non dimenticare il suo esempio. Un grande socialista e un grande italiano entra nella storia dell'Italia e del mondo, i socialisti non piangono la sua morte, ma raddoppiano il loro orgoglio avendo avuto come loro padre un uorT1 O.
11 Comitato Direttivo P.S.I. Sez. 1° Maggio - Affori
Visita a "Il Giorno"
Bilancio della zona
I latitanti
Predisporre un bilancio di zona è sempre un grosso fatto, poÌitico - amministrativo, si intrecciano riunioni di Capi Gruppo, di Coordinatori di Commissione, si riuniscono le Commissioni di lavoro, ci sono incontri con le forze politiche, culturali, sportive, sociali, si individuano momenti di intervento per creare nuovi servizi, per momenti di aggregazione per i giovani, per tutti i cittadini della Zona.
Si pensa come realizzare una struttura per collocarvi il mercato coperto in un quartiere carente di servizi, si presta attenzione ad una struttura da anni abbandonata, si studia il modo come restituirla resturata ai citùtadini, con una serie di servizi efficienti, non sfugge la strada da sistemare, i marciapiedi, non sfuggono i campi gioco, le attrezzature sportive, il verde, le scuole da riordinare, la scuola da costruire e dove costruirla.
E un lavoro che vede l'impegno di una grossa parte dei Consiglieri di Zona e degli esperti nominati dai partiti, con un impegno più marcato per la Presidenza che deve coordinare tutto il lavoro delle Commissioni, si procura infine un supplemento di lavoro per gli addetti alla Segreteria del Consiglio di Zona. Il lettore è sempre curioso, ed è giusto che lo sia, si tormenterà per indovinare se ci sono gruppi politici in Consiglio di Zona che in questo lavoro hanno disertato le riunioni. Ci sono! Ed è giusto ricordarlo. Non hanno dato il loro contributo: PRI - PLI - PSDI, si vede che il bilancio di zona a questi partiti non interessa troppo, cosa gli importa se ci vuole una suola, si deve fare, non si deve fare, per loro è uguale, anzi, rimpiangono i tempi in cui i lavoratori parlavano molto poco di scuola e meno ancora di contenuti, che tempi!
Doveroso diventa segnalare la presenza di tanti cittadini agli incontri con le Commissioni di lavoro, ai dibattiti con la presenza di amministratori, un lavoro serio, fatto con impegno e serietà, si è verificata la disponibilità dei consiglieri al dialogo, all'incontro coi
cittadini.
E stato un momento appassionante, di studio, di ricerca nell'individuare i momenti di intervento, per utilizzare nel modo più razionale lo stanziamento dei 2.326.000.000 per la nostra Zona. Ci siamo riusciti senza la presenza dei partiti prima ricordati. Forse non sapevano questi partiti che questa è la stagione dei bilanci, tutto può capitare in questo paese condotto sul disservizio, sulla confusione. Eppure i cittadini che partecipavano agli incontri erano informati, sapevano che si parlava di cose che interessavano tutta la collettività, ma pochi hanno notato l'assenza di questi gruppi, per carità, mettiamo le cose in chiaro, diciamo "gruppi" in verità, in 4 fanno 3, eppure c'è sempre qualcuno, forse più attento, che si accorge della loro mancanza. Questi si aggira sconsolato nei locali del Consiglio di zona fra tavoli e sedie con la speranza di rivederli, anche solo per un attimo. L'angoscia saliva nel pubblico che ormai si era resa conto che questi non sarebbero arrivati in tempo, si interrogavano con le lacrime agli occhi, sembrava che volessero dire: che ne sarà di loro, non gli è rimasto che lanciare un appello al mondo, al piccolo mondo dei 3 partiti assenti, contando che l'onnipotente li restituisca sani e salvi, per dare ancora, con il loro abituale slancio, un contributo al bilancio 1981.
Sull'onda della Commissione generale la preoccupazione tende ad allentarsi, quando ormai è chiaro a tutti che non sono scrmparsi, sono solo latitanti, oppure si sono smarriti.
Coraggio, dunque, una tragedia sembra evitata, uniamoci all'appello lanciato dai cittadini della Zona 8 affinchè un giorno sulle sedie del Consiglio di Zona ritornino, non può mancare il contributo di menti così aperte. Esiste in zona un ufficio oggetti smarriti, chi li avesse visti è pregato di segnalarlo per carità!
Pepe
Dibattito
Venerdì 29 febbraio alle ore 21 presso il salone di Villa Litta si terrà un pubblico dibattito indetto da PCI, PSI, PDUP, MLS, sul tema:
LE FORZE DI SINISTRA PER LA PACE
CONTRO IL TERRORISMO PER LA GOVERNABILITA DEL PAESE.
Al dibattito interverranno i rappresentanti delle forze politiche promotrici, mentre sono invitate a partecipare tutti i cittadini.
Congresso
L'annuale congresso della sezione del Partito Comunista Italiano di Affori Paternoster - Tavacca si svolgerà dal 13 al 15 febbraio a Villa Litta.
I lavori saranno introdotti alle ore 21 da una relazione del segretario a nome del direttivo uscente ed avrà come tema: La situazione internazionale e nazionale. La politica amministrativa locale nella prospettiva della imminente scadenza elettorale.
I problemi organizzativi del partito e il suo modo di operare nella realtà sociale.
Al dibattito sono invitate le forze politiche e i cittadini.
Proseguendo il ciclo di "Visite guidate"organizzate dal C. d. Z 8 e dalla Biblioteca Rionale "A ffori" (con servizio di pullman gratuito) una settantina di 'Anziani" (per modo di dire, vista la vivacità e l'interesse) hanno visitato la redazione e glí impianti tipografici de "II Giorno". Il programma ha permesso di conoscere le fasi successive di realizzazione del giornale: dall'arrivo delle notizie alla stampa e spedizione e si è concluso con l'ingresso nella cronaca del gruppo stesso (vedi "II Giorno di venerdì 25 gennaio).
«Se il socialismo significa questo converge con la nostra fede»
ta di una umanizzazione convergente con la dignità umana proclamata dalla nostra fede".
Con la stessa chiarezza essi affrontano il nodo della compatibilità del messaggio evangelico con le esigenze della lotta.
"Per quanto riguarda la lotta delle classi sociali, pensiamo che una cosa è il fatto dinamico della lotta di classe, che deve portare ad una giusta trasformazione delle strutture, e un'altra è l'odio di classe che si dirige contro le persone e contraddice radicalmente al dovere cristiano di farsi guidare dall'amore".
Il problema esiste, ma la sua soluzione non sta certamente nell'estraniarsi dalla lotta e nel collocarsi in un ipocrita interclassismo, bensì in un modo, questa volta specifico, di lottare dei cristiani, perchè...
Ernesto Cardenal monaco poeta e guerrigliero
A pochi mesi dalla liberazione, quasi nessuno più parla del Nicaragua. Spenta, l'attenzione della grande stampa: i cui interessi sono sempre rivolti ai fatti clamorosi e cruenti, ma non seguono mai i successivi processi pacifici e positivi.
Eppure in Nicaragua ci sono ancora grandi motivi di attenzione: i compiti enormi della ricostruzione materiale e morale dopo una guerra sanguinosa e 40 anni di dittatura e il terribile problema della fame reso più acuto dalle distruzioni volute da Somoza per rendere più difficile il futuro della rivoluzione.
A quest'opera immane non si sono sottratte i cristiani, presenti in tutte le lotte e sostenuti dai preti e dai vescovi cattolici, schieratisi, in grande maggioranza, dalla parte del popolo, fin dai tempi della dittatura. Questi vescovi, che avevano riconosciuto legittima l'insurrezione, non si sono ora appartati a coltivare un loro orticello religioso, ma continuano a condividere l'impegno del popolo, dando il loro contributo di azione e di pensiero.
La conferenza episcopale ha diffuso da Managua, in data 17-11-79, una lettera pastorale, che precisa le linee direttrici della chiesa nell'attuale realtà storica del Nicaragua.
"Ci rivolgiamo — inizia la lettera — al popolo del Nicaragua, del quale facciamo parte, che cerca la via della verità e la realizzazione della giustizia nell'attuale momento del processo rivoluzionario che la nostra Patria vive e al quale oggi molti nel mondo volgono lo sguardo".
Dopo questa apertura, segue un'analisi precisa e dettagliata dei primi risultati della rivoluzione che, per quanto riguarda la chiesa, viene innanzitutto dichiarata "un'occasione propizia per rendere reale la scelta ecclesiale dei poveri".
Certo il processo non potrà essere esente da rischi ed errori.
Il documento non si rivolse in un elogio acritico, ma dice con lucidità quali strumenti (informazione, garanzie, ecc.) devono essere sempre operanti per controllare !a correttezza di tutte le decisioni; delle quali, però, essi non vogliono rimanere spettatori e magari giudici distaccati, bensì intendono condividere ogni problema e difficoltà vede,ido...
.. Nella gioia di un popolo povero che, per la prima rotta dopo tanto tempo, si sente padrone del suo paese, l'espressione di una creatività rivoluzionaria che apre spazi ampi e fecondi all'impegno di tutti coloro che vogliono lottare contro un sistema ingiusto e oppresso e costruire un uomo nuovo".
Questa costruzione s'incarna evidentemente in un progetto complessivo sul quale i vescovi non hanno alcun timore a pronunciarsi in modo preciso ed esplicito.
"Si sente a volte manifestare, perfino con angoscia, il timore che l'attuale processo nicaraguense si incammini verso il socialismo e vien chiesto a noi vescovi che cosa pensiamo riguardo ad esso.
Se, come qualcuno pensa, il socialismo devia, usurpando agli uomini e ai popoli il carattere di protagonisti della loro storia; se pretende di sottomettere ciecamente il popolo alle manipolazioni e ai dettami di coloro che detengono arbitrariamente il potere, questo spurio e falso socialismo, non lo potremmo accettare. Non potremmo nemmeno accettare un socialismo che uscendo dai propri limiti, pretendesse di sottrarre all'uomo il diritto alle motivazioni religiose della sua vita o di esprimere pubblicamente queste motivazioni e le sue convinzioni, qualunque sia la sua fede religiosa.
Se invece socialismo significa, come deve significare, preminenza degli interessi della maggioranza dei nicaraguensi e un modello di economia pianificata nazionalmente, solidale e progressivamente partecipativa, non abbiamo nulla da obiettare.
Un progetto sociale che garantisca la destinazione comune dei beni e delle risorse del paese e che permetta, su questa base di soddisfazione delle necessità fondamentali di tutti, che la qualità della vita umana vada progredendo, ci sembra giusto.
Se socialismo implica una crescente diminuzione delle ingiustizie delle tradizionali disuguaglianze tra la città e la campagna, tra la remunerazione del lavoro intellettuale manuale; se significa partecipazione del lavoro ai prodotti del suo lavoro superando l'alienazione economica, non c'è nulla nel cristianesimo che sia in contraddizione con questo processo.
Se socialismo significa potere esercitato partendo dalla prospettiva delle grandi masse e condiviso in modo crescente dal popolo organizzato, in modo che ci si incammini verso un vero trasferimento del potere alle classi popolari, nuovamente non troverà nella fede se non motivazioni e appoggi. Se il socialismo porta a processi culturali che sveglino la dignità delle nostre masse e comunichino loro il coraggio per assumere responsabilità ed esigere i loro diritti, si trat-
"La nostra fede ci assicura che è un irrinunciabile dovere cristiano dominare il mondo, trasformare la terra e tutte le altre risorse della produzione perché permettano all'uomo di vivere e fare di questa terra nicaraguense una terra di giustizia, di solidarietà, di pace e libertà, nella quale l'annuncio cristiano del Regno di Dio acquisti il suo pieno significato".
L'obiettivo è un modello originale, creativo.. .. che incammini con sicurezza verso una società pienamente e autenticamente nicaraguense, non capitalista, nè totalitaria".
Tutto questo richiede certamente un grande impegno e sacrifici personali. di qui l'autoesortazione...
"Consapevoli che il proiesso rivoluzionario chiede generosità e sacrifici, esortiamo tutti voi, fratelli nostri, perchè troviamo nella fede motivi e forza per essere i primi nell'accettare le rinunce e nel dedicarci al lavoro che la costruzione del nuovo Nicaragua esige da noi".
La rivoluzione della società civile determinerà allora una vera e vitale rivoluzione anche nella fede e nella religione.
"Il popolo di Dio deve rinnovare la sua vitalità attraverso comunità cristiane di base sempre più fraterne. La chiesa deve imparare a guardare le cose dalla prospettiva dei poveri, la causa dei quali è quella di Cristo.
Assumendo come propria la causa di tutti i Nicaraguensi, la chiesa crede di poter dare un contributo importante al processo che sta vivendo il Nicaragua".
La lettera pastorale è firmata dall'arcivescovo di Managua e dai vescovi di Juigalpa, Estelì, Leon, Granada, Motagalpa, Bluefields.
Sergio Zurlo
Via Astesani 27, tel. 6459506 Autorizz. del Trib. di Milano n. 42 del 3-2-1979.
Direttore: Mario Migliaccio. Dir. resp.: Eduardo Gardumi.
Redazione: Maura Ceccarof i, Stefano Brambilla, Giampiero Gigli, Roberto Omini. Fotografo e impaginatore: Sergio Ferrario.
Hanno collaborato a questo numero: Luigi Ripamonti, Sergio Zurlo,' lasoni, Fabio Ceruti, P.S.I. sezione Affori, i giovani di Affori, Alberto Ferrari.
Stampa: Coop. "Il Guado", 20022 Castano Primo (Mi), tel. 0331/881475-881228.
Abbiamo letto per voi
L'elefante e la balena
Cronache del compromesso e del confronto di G. Baget-Bozzo, Editore Cappelli - L. 5.500
"Questi articoli hanno una intenzione politica, e la confessano apertamente. Essa è mossa dal desiderio di una crescita della nostra società nella libertà e nell'eguaglianza. Essa sorge dalla convinzione che la nazione Italia non sia l'ultima delle nazioni sviluppate e la prima delle sottosviluppate. l'anello intermedio tra la Svizzera e l'Egitto. ma qualcosa di diverso. L'Italia costituisce oggi una eccezione, per la vivacità della lotta politica e sociale, per la dignità aspra delle sue masse, per il suo rifiuto di rassegnarsi all'isolamento, alla frustazione, al decadentismo tardo borghese e, al tempo stesso, per il suo volersi adeguare al torpore brulicante delle società medio orientali che te sono così vicine. L'Italia è un occidente che non formalizza i rapporti in un individualismo astratto che non giuridizza il nesso tra uomo e uomo, e rifiuta al tempo stesso, di dissolvere il singolo in una sorta di comunione fluente, senza cesure individuali. In Italia il processo democratico continua senza soste; si esprime giorno per giorno il rifiuto dell'uomo di diventare un'appendice del sistema per garantire il suo status in esso (che è il modo dominante della società occidentale) e la richiesta di fondare la libertà dell'individuo sulla liberazione del collettivo". (Cfr. G.B. Bozzo - L'Elefante e la balena - ed. Cappelli - 1979) pag. 7-8
Questo stralcio dal libro di Baget-Bozzo ci sembra indicativo per l'impegno di Bozzo nell'affrontare su diversi giornali e riviste italiane, da "Repubblica", Il Giorno, Bozze 78, Rinascita, La
Stampa, Critica marxista, Il Mulino, l'Espresso e altri, gli avvenimenti italiani e internazionali dal gennaio '77 al giugno 79 cosi pregnanti di avvenimenti politici e sociali di rilevanza fondamentale per gli sviluppi della nostra società e le contraddizioni del nostro mondo politico, sociale e culturale.
Chi è G. Baget-Bozzo?
Nato a Savona nel 1925, ha militato nella D.C. dalla Resistenza. collaborando alla corrente dossettiana e al movimento giovanile.
Dopo lo scioglimento del gruppo di Cronache Sociali, ha fondato la Rivista Terza generazione. Tornato alla milizia politica. ha guidato un movimento di opposizione cattolica alla D.C.
Laureato in teologia nel 1967, e diventato sacerdote nello stesso anno, ha fondato e diretto a Genova, fino al 1978, la rivista RENOVATIO, ispirata alla difesa dell'ortodossia cattolica.
Nel contempo ha ripreso, in chiave teorica, la critica al "partito cristiano" nei saggi "Il Partito Cristiano al potere" (Firenze 1974).
"Il partito cristiano, il comunismo e la società radicale" (Firenze 1976). "Il partito cristiano e l'apertura a sinistra" (Firenze 1977).

Suoi altri scritt: "Chiesa e Utopia" (Bologna '71).
"I cattolici e la lettera di Berlinguer" (Firenze '78).
"La conoscenza di Dio" (Roma '78) - "La chiesa e la cultura radicale" (Brescia '79).
Collabora a "Repubblica" S.L.
Come legge la zona
La nostra indagine iniziata il mese scorso con la rilevazione dei dati relativi alla diffusione dei quotidiani nella nostra zona, si chiude con la stampa periodica. Abbiamo tralasciato di proposito di prendere in considerazione tutte le testate che vengono pubblicate. considerando invece quelle che per consistenza di vendite e per continuità hanno una presenza nella zona.
Fra le escluse vi sono una miriade di pubblicazioni più o meno tecniche e settoriali. così come altrettanto vasto è il settore delle pubblicazioni a dispense che, se è difficile controllare, esso rappresenta un grosso giro d'affari per gli editori.
Il metodo usato per l'indagine è quello della richiesta dei dati presso le undici edicole dislocate sul territorio, che cogliamo qui l'occasione di ringraziare per la collaborazione prestataci.
L'analisi che emerge da questa indagine dimostra che la nostra zona legge di più in rapporto alla media nazionale. Mentre si evidenzia una notevole differenza tra la stampa quotidiana e quella settimanale. Infatti si sale dal 13,52% dei quotidiani al 21,8 % dei- settimanali. Fra questi godono le preferenze dei lettori quelli a carattere d'evasione. Situazione anomala per quanto ri,guarda la diffusione è quella di Famiglia Cristiana che viene
venduta solo tramite le chiese. Esistono inoltre nella zona tre periodici mensili a carattere prettamente locale che raggiungono lo 0,038% del 53.000 abitanti.
copie
Pag.6 Capodanno di Guardia.
Questo non vuole essere un "memoriale" o una "lettera dal fronte" di un soldato. Non è il caso. Ma con estrema tranquillità e serenità ho sentito la necessità, quale militare, di spedire due righe al nostro giornale per far conoscere una delle migliaia di realtà che ogni giorno prendono vita intorno a noi: trascorrere capodanno di guardia ad una caserma.
Non c'è nulla di particolarmente tragico nel passare l'ultima notte dell'anno stando di guardia a quasi 900 km da casa, ma consentiteci di avere delle "riflessioni" riguardo queste ore passate in modo abbastanza singolare. Siamo in sette in tutta la caserma.
Gli altri._ a casa. Con noi una dozzina di cani randagi e relativi cuccioli che continuano a girarci intorno festosi forse attratti dal profumo dei panettoni che teniamo negli zaini.
Aspettando il turno di guardia c'è chi scrive, chi legge, chi sente la radio. Intanto, fuori, si sentono senza sosta da oltre una settimana i botti di mortaretti (alcuni sono vere e proprie bombe) che annunciano una notte di festa e anche di una cera pericolosità.
La caserma è nel mezzo di quartieri popolari, quasi alla periferia di Napoli, e poco distante c'è una sezione dei carabinieri. Per strada non passeggia anima viva, le auto sono ammassate nei parcheggi e noi ragazzi si parla di tutto aumentando la rabbia e la tristezza di questi momenti; qualche battuta un po' spiritosa, due risate, ma di breve durata.
Il turno di guardia inizia. Fa molto freddo e la luna piena e i bagliori dei mortaretti creano una atmosfera strana di luci e ombre lunghe alle
quali i cani (sempre in nostra compagnia) rispondono con brevi e sonore abbaiate.
Il momento di stappare la bottiglia e tagliare il panettone si sta avvicinando e lo si intuisce anche dall'aumentare dei botti: un crepitio incredibile! Interrompiamo per dieci minuti la guardia e seguiamo, di fronte alla televisione della compagnia, una trasmissione di fine anno aspettando la mezzanotte. I fucili sono appoggiati ad una parete ed in mano teniamo ora le bottiglie di spumante. Col pollice sul tappo aspettiamo. Ecco, la mezzanotte è arrivata, e con essa il 1980. Si stappa e si affettano i panettoni (di Milano): "Auguri, conmilitare. Quanto ti manca?". "Non poco, ma finirà". Fuori sembra ci sia la guerra; epppure sono tutti in festae facendo da parte lo squallore latente, vogliamo unirci alla gioia di tutti (alcuni però hanno la testa e il pensiero altrove...).
Tra 12 ore smonteremo anche noi e ci resterà solo l'occasione di raccontare ad altri come abbiamo trascorso l'ultima notte del 1979.
Le riflessioni interne continuano: la convinzione di sdrammatizzare la situazione ma anche e soprattutto la consapevolezza che un altro giorno è passato e altri se ne andranno finchè vivremo il giorno del congedo. Un pensiero e un brindisi ai lavoratori che hanno trascorso anche loro capodanno in fabbrica o all'estero; un pensiero a casa, alla ragazza, al domani. Capodanno di guardia è passato. Anche se in ritardo, da me e dai miei amici tanti auguri per il nuovo anno.
Fabio Ceruti
Bibliofiash
CICLO DI "VISITE GUIDATE PER ANZIANI"
(in collaborazione con il C.d.Z. 8), con servizio di pullman gratuito. Giovedì 7 febbraio '80 - Abazie di Chiaravalle e Viboldone. Giovedì 21 febbraio 2° visita Castello Sforzesco (Museo Civico)
MOSTRE
2-17 'febbraio '80 - Personale del pittore A. GIGANTE 19 febbraio - 2 marzo '80 - Personale del pittore B. DRAGOTTA
CONCORSO DI FOTOGRAFIA
è in corso di definizione e sarà pubblicizzato nel mese di febbraio. Si svolgerà, probabilmente a marzo, con mostra e premiazione delle opere migliori.
Teatro Gerolamo
COMUNICATO STAMPA
Al Teatro Gerolamo da martedì 5 a domenica 17 febbraio 1980 un uomo solo al comando... FAUSTO COPPI di Guido Ferrarini e Gianmarco Montesano (compagnia Teatroaperto di Bologna). "Gli anni '50, il mitico sport della bicicletta, quando l'Italia intera era divisa in due fazioni: bartaliani e coppiani. Il mito del Campionissimo diventa il pretesto per un viaggio divertente e nostalgico negli stereotipi di un'epoca, fondendo malignamente il kitsch e lo sport, il dibattito filosofico e l'amore".
* * *
Per accordi per gruppi di scuole, biblioteche, cral, consigli dí Azienda, ecc, telefonare in orari di biglietteria 311'871.423 e chiedere di Mariuccia. Riduzioni ammesse sono ARCI, ACLI, ENDAS. I gruppi sí accettano dalle 15/20 persone in su.

l'Ufficio Stampa - Silvia Palombi
La lettera che il Sig. SALGAROLLO Agostino ha inviato ad A.B.C. per sottoporre all'attenzione del C.d.Z. la necessità di istallare un semaforo del tipo comandato, nell'incrocio fra le vie: Vincenzo da Seregno, Carli, Gaeta, mi trova d'accordo.
Ritengo che durante le ore di passaggio dei bambini che vanno alle scuole di via Iseo, G. Sand la presenza di un Vigile Urbano risolve anche se non del tutto il problema, ma l'utilità del semaforo si rivela nelle altre ore del giorno quando il vigile se ne va.
La via Vincenzo da Seregno è percorsa da un traffico molto intenso, tentare di attraversarla diventa un'impresa difficile per tutti, ma molto rischiosa diventa sempre più per i meno giovani.
Cosa allora possiamo fare per tentare di soddisfare questa necessità che è sentita da tanti abitanti delle vie adiacenti?
Penso che non si possa affrontarlo con le procedure normali, perchè da qui al realizzo corrono tempi molto lunghi, troppo lunghi, non meno di due anni, sempre che non ci siano ostacoli tecnici.
La prassi più giusta mi sembrerebbe quella di interessare l'assessore competente, le richieste di impianti semaforici pervenutaci in questi ultimi tempi sono diverse, quindi si deve usare un metro che sia uguale per tutti, il problema va affrontato globalmente, ma, con urgenza, esaminando con attenzione quali devono essere le priorità di intervento, nel senso che per prorità si intenda, anche: punto di forte pericolosità, vicinanza di forte insediamento abitativo o centro sportivo.
Certamente le opere che comportano una spesa non eccessiva trovano sicuramente uno snellimento procedurale. Confermo l'impegno per affrontare il problema in tempi brevi. lasoni Peppino coordinatore comm. LL.PP.
Gli assassini sono tra noi
L'ultimo morto per droga del 1979 (127 in tutta Italia, 25 solo a Milano) è stato un ragazzo della nostra zona che avrebbe compiuto 17 anni lo scorso 11 gennaio. Tralascio ogni altra considerazione e sentimento di fronte a questa tragedia, per dire una cosa che penso spesso In queste occasioni; forse è un aspetto marginale, ma credo che abbia la sua importanza.Quasi sempre, infatti,oltre alla eventualità di "super-dose" viene avanzata l'ipotesi, e a volte è certezza, che si sia trattato di droga tagliata con altre sostanze letali (stricnina, ecc.).
Si tratta in sostanza di avvelenamento.
Ora se spacciare droga e sempre un reato, in questi casi si è di fronte a veri e propri omicidi volontari. E la cosa sconvolgente è che tali non siano ritenuti, proprio perchè gli uccisi sono "ragazzi sbandati" che: (questo non viene detto ma è implicito) "se la sono voluta e cercata".
Se a Milano si fossero verificati nello scorso anno 25 casi di avvelenamento, le autorità, le forze di polizia sarebbero state mobilitate in una caccia colossale agli assassini e l'opinione pubblica non avrebbe dato tregua fino alla scoperta dei colpevoli i quali, per aumentare ancora i loro profitti già smisurati, programmano freddamente l'assassinio. Lasciando da parte tutto il grossissi mo discorso generale sulla droga io mi chiedo se è tollerabile che tanti ragazzi muoiano, non direttamente per le droga (pur nociva sempre), ma perchè qualcuno ha venduto loro una miscela mortale: li ha cioè avvelenati.
E me lo pongo questo interrogativo proprio sul piano giuridico perchè il codice penale, l'applicazione della legge dovrebbero essere uguali per tutti
anche se il morto è "uno sbandato".
Per la morte di Dario Rizzi, chiedo quindi ad ABC di acquisire e far conoscere l risultati dell'autopsia (i giornali, in questi casi, non ne riferiscono mai) e, nel caso in cui la morte sia fatta risalire ad un "taglio" di eroina, di esaminare la possibilità di presentare una denuncia per omicidio voion-
tarlo nei confronti di ignoti. Nella speranza che ciò possa, poi muovere le forze di polizia e qualche magistrato di buona volontà a tentare di risolvere anche questi "gialli": così POCO interessanti proprio per la considerazione di cui godono le vittime. Sergio Zurlo
20161 Atie&n.a
Finalmente un centro civico a Bruzzano
sposizione per tutto ciò che concerne la sanità e la medicina preventiva, oltre che all'assistenza agli anziani. agli handicappati, agli alcoolisti etc.
Al primo piano. da una parte del corpo centrale che praticamente divide in due ali la Cassina, verrà insediata una grande biblioteca civica con diverse sale di lettura e un "day center" parola che sta ad indicare un certo numero di locali di ritrovo e svago per tutti i cittadini del quartiere favorendone così l'aggregazione; dall'altra parte del corpo centrale ci saranno alcune stanze di riunione e alcuni locali da affittare alle forze politiche presenti in quartiere.
Al secondo piano, dove per ora saranno ristrutturati completamente i tetti. ma dove per il ripristino delle sale bisognerà attendere ancora un po', sarà però sistemata definitivamente il salone facente parte del corpo centrale e che diventerà una sala da musica data la buona acustica del locale.
Al pianoterra inserito sempre nel corpo centrale della struttura verrà costruito un teatro dalla capienza di circa 200 posti.
All'esterno che sarà sistemato a giardino all'italiana con banchine, alberi etc. verrà costruito anche un anfiteatro a gradinate dove sarà possibile attuare diverse iniziative culturali e associative.
scrizione alquanto approssimativa su scritta il Consiglio di Zona ha cercato nella preparazione del progetto di tenere conto di tutte le esigenze di un quartiere come Bruzzano. assetato di strutture pubbliche a carattere sia sanitario che associativo e a tenuto conto di alcune priorità che vanno dall'assistenza pura e semplice agli anziani e ai più sfortunati tra la popolazione al loro inserimento nel tessuto sociale evitando di creare strutture chiuse dove ghettizzare queste persone invece che cercare di aggregarle al resto della vita della zona.
Quando la Cassina sarà completamente ristrutturata si potranno anche soddisfare esigenze diverse come l'inserimento di sale per società sportive e altre forme di associazionismo vario.
Finalmente anche Bruzzano avrà il suo centro civico - sociale.
La Cassina Anna, nobile struttura contadina risalente ai tempi degli Sforza è stata espropriata dal comune e gli inquilini che la abitavano si sono già insediati quasi tutti nelle nuove case popolari di via Vincenzo da Seregno previste anche per questa bisogna.
Venerdì 18 gennaio alle ore 21 presso l'oramai inadeguato centro
sociale di via del Tamigi 7, il Consiglio di Zona 8 ha indetto una assemblea per illustrare al quartiere come sarà la nuova struttura e per chiedere consigli e suggerimento per il suo pieno utilizzo ai cittadini tutti.
Nel progetto del Consiglio di Zona la Cassina dovrà diventare un centro di aggregazione per Bruzzano in particolare e per la zona in generale.
Il progetto già pronto (si può vederlo esposto a Villa Litta) compren-
de la ristrutturazione quasi completa della struttura che sarà completata nella sua totalità più avanti. La Cassina si compone di due piani oltre al piano terra. Al pianoterra il progetto comprende la casa del custode, un centro di igiene mentale, un poliambulatorio, una palestra, un ufficio per l'assistente sociale. Quindi tutto il piano terra, escluso il corpo centrale che comprende un teatro, sarà a di-
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Dei rustici presenti nell'area della Cassina. alcuni saranno abbattuti per il particolare stato di degrado altri saranno ristrutturati nelle parti più importanti e quindi rifiniti in un secondo tempo e utilizzati poi secondo le esigenze del quartiere.
Una grande passeggiata. diciamo sopraelevata permetterà di "circumnavigare" tutta la Cassina. Saranno previsti anche ascensori e servizi speciali per gli handicappati permettendo loro di muoversi a piacimento all'interno e all'esterno della struttura senza particolare difficoltà.
Come si può vedere già nella de-
Ciò che dispiace è che la parrocchia auidata da Don Egidio nell'assemblea di venerdì 18 abbia travisato il carattere di struttura pubblica della Cassina contestando il fatto che forse i locali alla forze politiche non dovrebbero esserci, dimenticando che la forza politica è fondamentale in un quartiere periferico ma anche nella vita cittadina e che è anche grazie a loro che si ottengono determinate cose come la Cassina Anna. Dispiace anche che abbiano rivendicato locali prettamente a scopo privato dimenticando che una struttura pubblica non è come l'oratorio e che tra i cittadini ci sono anche quelli di altre religioni che non gradiscono certamente trovare anche nelle strutture pubbliche il prete cattolico che ha come sede naturale la chiesa e l'oratorio.
II Centro Sociale Cassina Anna è aperto a tutti quelli che vogliono collaborare alla riuscita di fare di Bruzzano un quartiere vivo ma tutti devono lavorare con la coscienza di rispettare le idee di tutti e soprattutto in modo unitario senza altri scopi reconditi. M.C.
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Pag.8
dalla prima pagina dalla prima pagina dalla prima pagina dalla prima pagina dalla prima

droga
Tognoli
gano a essere presente a Roma, in altro settore, o a partecipare a una riunione improvvisa e non dilazionabile. Prometto, però, che sarò presto fra gli amici della zona 8. Ha qualche cosa da dire ai nostri lettori e ai cittadini di Milano in generale? Una domanda del genere, più meno, mi è stata rivolta da Maurizio Costanzo quando ho partecipato a una puntata di "Grand'Italia". Rispondo in questa occasione, come ho risposto allora. Milano ha dimostrato di saper reagire ottimamente alla crisi economica e alla sfida del
terrorismo. Le piccole e medie imprese hanno registrato degli importanti passi in avanti e la loro economia è in espansione. La città ha dimostrato di non cadere nel panico di fronte al ricatto della violenza. Ai milanesi raccomando, quindi, di continuare così e, se credono, di continuare a frequentare teatri, musei, gallerie, mostre e conferenze come hanno fatto in questi anni di vera rinascita culturale. La cultura non è un lusso, è una necessità per continuare a prosperare e a migliorare. a cura di Giampiero Gigli
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care delle risposte, elaborare delle proposte da presentare ad altri, e siamo disposti a lottare per l'affermazione di tali proposte.
PER LA PRIMA VOLTA CON I GIOVANI DEL QUARTIERE SONO PRESENTI I GIOVANI DI D.P.
F.G.C.I. P.D.U.P. F.G.S.I. (ma si auspica la presenza di altri giovani e di altre forze organizzate).
Questo non può essere che maggiore garanzia di possibilità di lavoro unitario e di maggiore forza. Una forza necessaria, oggi più che mai, affinchè non capiti come è già successo, che condizioni interne ed esterne blocchino le prospettive di affermazione. Un primo momento di aggregazione è stato il convegno sulla droga che si è tenuto sabato 12 e domenica 13 a Villa Litta, forse faticosamente, si sono ricuciti dei rapporti che sembravano persi. Moltissimi sono da ritrovare ma si è riusciti a fare un passo avanti. Finalmente dopo tanto tempo si è ricominciato a discutere dei nostri problemi, si è cercato di inquadrarli in una problematica generale, si sono fatte delle proposte, che noi rendiamo note a tutti. Proposte di cui facciamo carico il consiglio di zona, i partiti e le organizzazioni presenti in zona, affinchè si costituisca un movimento più unitario possibile che solleciti l'intervento in questo campo e dia garanzia di risoluzioni positive. Noi chiediamo:
UNA MODIFICA DELLA LEGGE 685 CHE ATTUALMENTE REGOLAMENTA L'USO DELLE DROGHE IN ITALIA. Riteniamo questa legge dannosa e in alcuni suoi punti controproducente. DI AVVIARE FORME SOMMINISTRAZIONE CONTROLLATA DI EROINA NEL TENTATIVO DI STRONCARE IL MERCATO NERO, PER EVITARE CHE I GIOVANI RISCHINO QUOTIDIANAMENTE LA MORTE PER OVERDOSE.
LA DISTINZIONE TRA DROGHE PESANTI (eroina etc.) E DROGHE LEGGERE (derivati canapa indiana).
LA DEPENALIZZAZIONE DI QUESTE ULTIME NOTORIAMENTE INNOQUE. L'UTILIZZAZIONE DI STRUTTURE ESISTENTI IN ZONA PER LA REALIZZAZIONE DI CENTRI SOCIO SANITARI.
va che ci è sembrata a suo tempo aver avuto un discreto successo, e che senz'altro garantisce un momento di discussione e di divertimento collettivo.
2) STESSA COSA VALE PER LA
POSSIBILITA DI FARE ALCUNI
SPETTACOLI MUSICALI, in collaborazione con il Consiglio di Zona, con la partecipazione di gruppi della zona da tenersi a Villa Litta. Per quanto riguarda i centri sociali evidenziamo una grossa carenza soprattutto ad Affori, che tra l'altro è il maggior centro di ritrovo dei giovani della zona. In questo senso individuiamo nelle stalle di Villa Litta (la cui ristrutturazione è già in bilancio per il 1980 al Consiglio di Zona) la sede naturale per il Centro Sociale di Affori. Per gli altri centri sociali della zona (Via Spadini, la Villetta, Via Del Tamigi) sottoutilizzati o malamente gestiti rispetto alla problematica giovanile, noi chiediamo un unico coordinamento e un'unica programmazione.
A specifico riguardo dell'eroina riteniamo di dover impostare a livello di zona una campagna di controinformazione, con assemblee nelle scuole, un opuscolo, mostre, che siano di aiuto alla gente interessata al problema, come al giovane già o potenzialmente tossicomane, che corre degli ulteriori gravissimi rischi dovuti alla sua disinformazione.
Per finire abbiamo una richiesta specifica ed immediata da inoltrare. Qualsiasi attività, anche se agli inizi sia pur minima, ha bisogno per il suo svolgersi di uno spazio fisico dove sia possibile trovarsi, discutere, fare manifesti, ecc. Abbiamo già accennato al fatto che Affori rappresenta ormai storicamente il luogo di ritrovo dei giovani della nostra zona; il bisogno di un punto di incontro che non siano il Parco di Villa Litta o i saloni della biblioteca è ormai un problema inderogabile e impellente. Individuare nei centri sociali della Comasina tale luogo è un grave errore che non tiene conto della specifica situazione di Affori e che rischia, in una realtà già molto difficile, di essere controproducente. A questo proposito, pensavamo alla sede delI'A.N.P.I. di Affori, ormai da alcuni anni utilizzata solo come magazzino della vicina sede P.C.I..
spettate e considerate — tengono le fila di questa industria di disperazione e di morte.
I cui fini non sono, credo, solamente economici, ma anche sociali politici. Spesso abbiamo sentito parlare di legami tra droga e mafia, tra droga e fascismo. Ma queste vicende (127 morti nel '79 e decine di migliaia di giovani rovinati) non vengono poi approfondite.
Nessuna legge speciale viene votata per combattere gli aggressori fascisti che conducono questa vera propria "guerra chimica" nel tentativo di stroncare la gioventù, di umiliarla e emarginarla, togliendole le energie per il cambiamento.
Non è questa certamente la condizione — limite, anche se dolorosa per tutti — dei giovani. Ma è vero che in tanti, e forse proprio in quelli più sensibili c'è, a volte' un disorientamento, un'incapacità di individuare i motivi e filoni positivi, per i quali lavorare e impegnarsi.
Cari amici giovani, qui scrivo a voi, soprattutto a quelli che si lasciano andare, che vivono alla giornata come se ormai tutto fosse perduto, come se non ci fossero quei valori intuiti, di cui abbiamo detto, che attendono ancora tutta la nostra forza per essere applicati.
Non fatevi, non facciamoci, "fregare", giovani! Lo "sfascio" è propagandato proprio da chi aspetta il fallimento altrui per riprendersi e riconquistare le posizioni perdute.
Cari amici studenti: sappiamo tutti com'è la scuola, quante incongruenze, assurdità, ritardi ecc. Eppure, voi dovete studiare! Non per un vecchio imperativo categorico e neppure soltanto per dovere professionale, ma proprio per non farvi "fregare".
Quando si parla di disastro della scuola sono in molti ad assecondarvi, anche quelli che, nel frattempo e con tutta serietà, si stanno preparando nelle loro isole private, nei loro ghetti esclusivi, dai quali un giorno usciranno per comandare di nuovo su di voi che non avrete gli strumenti critici per contrastarli.
I padroni di sempre non si preoccupano certo delle sterili posizioni di rifiuto,destinate a cadere, ma temono soltanto le controparti serie e preparate, con le quali, devono fare i conti.
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1) DI RIPRENDERE LA PROGRAMMAZIONE DI UN CICLO DI FILMS AL PICCADILLY IN SERATE INFRASETTIMANALI, è questa un'iniziati-
caro amico...
santi. Il nuovo valore, infatti, sarebbe lì, pronto da applicare e, a parole, è riconosciuto e condiviso da tutti. Ma, nella pratica, si è rivelato troppo scomodo per alcuni, i quali contrastano ed affossano la sua applicazione. Cerco di fare un esempio: un vecchio "valore" accreditato era quello del "buon medico di famiglia". La revisione critica di questo valore (che poi, storicamente, a parte lodevoli eccezioni, si era rivelato abbastanza infondato) vuole sostituire questo "vecchio valore" con quello più giusto e pieno di un operatore che ha i diritti e i doveri di tutti i lavoratori e deve mettere la sua professionalità al servizio della collettività.
Valore giusto e trionfante; in teoria, accettato da tutti (compreso l'ordine dei medici). Ma la sua attuazione pratica comporta la perdita di un potere di classe, la rinuncia a molti privilegi, ad una particolare considerazione, forse a molti soldi.
Allora, in contrasto con le dichiarazioni di principio, iniziano le resistenze e le ostilità e anzichè fare un salto di qualità si rimane (quando non si peggiora) nel limbo delle cose fatte male e a metà. (Questa è, almeno in parte, ed eccettuate le solite buone eccezioni, anche la storia recente della nostra riforma sanitaria).
Non sono mancati, in questo processo, evidentemente, alcuni furori iconoclastici inopportuni e molti errori e semplificazioni eccessive. Inconvenienti tutti che sarebbero stati evitati con il contributo di molti che,
Sarebbe dar prova di grande sensibilità politica e culturale dare la possibilità ai giovani di Affori, provvisoriamente, di utilizzare la sede dell'A.N.P.I. come punto di ritrovo e di dibattito. Pensiamo inoltre al Circolo dell'A.R.C.I. "A. Grossoni" che pur essendo situato in Via Assietta in una ex struttura del "Paolo Pini" offre una serie di spazi e la possibilità di intervenire in senso ricreativo e associativo...
I giovani di Affori
anzichè collaborare (e penso, ad esempio all'immensa forza del 'mondo cattolico") sono rimasti su posizioni di indifferenza o di difesa.
Di queste contraddizioni poi, e di oggettive difficoltà, create dalle cause descritte, approfittano, per riprendere l'iniziativa, tutte le forze (e le persone) reazionarie — e tali possono essere definite soprattutto perchè non hanno voluto contribuire ad un processo positivo di crescita — il cui obiettivo di fondo è di tornare indietro ai vecchi privilegi e alle vecchie sicurezze.
Dalle delusioni a cui abbiamo accennato sarebbe nato, secondo alcuni, anche il terrorismo.
Qualcuno poi, sempre più imbaldanzito dai tempi e dal facile consenso, tenderebbe a criminalizzare, a posteriori, tutto il processo storico di rinnovamento (dal '68. per intenderci!).
lo penso che il terrorismo. a parte qualche persona in buona fede, dal punto di vista ideologico, ma evidentemente folle, sia opera piuttosto di forze che da varie postazioni e per vari interessi cercano di pescare nel torbido, all'insegna del tanto peggio, tanto meglio.
Altri personaggi si ripromettono di pescare nel torbido in cui vorrebbero sommergere la condizione giovanile. Sono gli assassini spacciatori di droghe pesanti. E non alludo certo ai piccoli, costretti, dalla tremenda spirale in cui si trovano, a fare danno a se stessi e agli altri, ma a quelli che — esterni, persone magari ri-
I padroni di sempre — e i loro amici — sanno resistere e se occorre anche trasformarsi. Sanno fare i moderni e i tolleranti. A volte, hanno sopportato che i loro stessi figli giocassero un po' alla rivoluzione. Spesso, con i loro strumenti che arrivano dappertutto, hanno incoraggiato il "gioco del massacro", hanno aiutato a dare spallate alle strutture che si volevano trasformare.
Tanto sapevano che poi ... magari con l'aiuto della crisi, da loro manovrata e per la stanchezza e i limiti della controparte, tutto sarebbe, pian piano. tornato sui binari giusti: quelli che portano profitti e privilegi alle loro stazioni.
E, con la loro rimonta, torna a biascicare il coro dei benpensanti, di quelli che s'erano tenuti in disparte, disponibili secondo la direzione del vento e che risfoderano ora la loro intolleranza, il loro razzismo e la loro ipocrisia.
Tornano allo scoperto i qualunquisti, magari falsi - impegnati o simpatizzanti di qualche anno fa. Non nascondiamocelo, anche se ci fa male: sono tanti; sono una grande massa manovrabile con la paura, ... con gli aumenti della benzina, con l'allarmismo quotidiano che riesce a distogliere dai veri problemi.
E tanta, purtroppo questa gente senz'anima che si ributta magari nella religione, ma senza fede; che fa anche politica, ma senza ideali; che torna a coltivare buoni sentimenti, ma senza vera partecipazione.
Cari amici, vi scrivo perchè questo è il momento di moltiplicare i nostri sforzi per non arrestare, anzi per riprendere con forza e lucidità la lottta per un mondo più giusto.
Cari giovani, compagni studenti e lavoratori, non dovete mollare o adagiarvi: nè per sconforto nè per pigrizia; non dovete cercare una salvezza personale o, per disperazione, buttarvi via.
Dall'interno della vostra condizione dovete ritrovare la capacità di riprendere e portare avanti le ragioni di una continua e pacifica rivoluzione per cambiare in meglio questa società.
Dovete far vedere quali e quante risorse siete capaci di impegnare, con una generosità e un disinteresse ignoti a molti benpensanti. Sergio