nillano,
Mensile di informazione politica e cultura
Anno VIII - N. 4 - aprile 1984 L. 500 IétiVidékét:
Radiografia del San Leonardo
Milano dal fascismo a piazza Fontana
Gli inquilini dell'IACP condannano la morosità
E rimproverano all'Istituto di non adottare adeguate misure contro i furbiÈ risultato da un'indagine condotta dalla locale sezione del PCI - Chiesti l'autogestione di pulizie e riscaldamento e l'utilizzazione dei fondi Gescal -
Attenti ai nuovi affitti IA CP
25 Aprile: i protagonisti della Resistenza
I parcheggi al S. Leonardo Mercati comunali coperti a confronto
Il Centro Donne della Zona 19
Di fronte alla diffusa convinzione che sia necessario il risanamento dell'IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) la Commissione Casa e Territorio della sezione del PCI Ernesto Ragionieri, che ha sede nel quartiere S. Leonardo, ha ritenuto utile compilare con settanta famiglie del quartiere un questionario sulla casa (morosità, gestione IACP, autogestione, vendita alloggi) per poter meglio valutare i concreti problemi ed atteggiamenti esistenti, evitando astratte pregiudiziali.
È emerso ad esempio che il 64% delle famiglie condanna la morosità ritenendo ingiustificati i casi di morosità a loro conoscenza.
Il fatto che siano limitati i casi in cui la morosità ha una ragione obiettiva non giustifica generali liste da esporre, ma richiede l'adozione di misure che impeiscano ai "furbi" di vanificare uno dei criteri di gestione dell'edilizia pubblica che è quello di farsi carico degli stati di momentanea difficoltà di alcuni inquilini.
Questo non hanno saputo fare la presidenza e vice presidenza DC e PSI che da sempre è alla guida dell'lacp Milanese.
Rispettivamente il 73% ed il 40% indicano nelle pulizie e nel riscaldamento gli esempi di peggiore, troppo cara ed incontrollabile gestione. Ben sapendo che la bolletta dell'affitto è in gran parte formata dalla voce spese, pulizie e riscaldamento sono proposti da queste famiglie come i problemi su cui, prima che su altri, potrebbe esercitarsi l'autogestione. La cosa più significativa è che in 23 famiglie si sia dichiarata la disponibilità ad un concreto e personale impegno all'autogestione.
Tutto ciò conferma la giustezza del voto contrario dato dal PCI nella legge regionale sull'edilizia pubblica, soprattuto perché non affrontava il problema della gestione dell'Iacp di Milano, nel senso di un concreto decentramento che affidi poteri ad una dimensione più gestibile (ad esempio Gallaratese) e provveda per la getione (vedi autogestione) una partecipazione possibile e non solo sulla (segue a pagina 2)
Lo sport nella zona
I mestée de la Milan de semper
Dopo i fatti del 5 marzo scorso Preoccupazioni a Figino per il "campo nomadi"
Un'assemblea popolare ha deliberato all'unanimità di chiedere alla Giunta Comunale di revocare la delibera con cui è stata approvata la sua istituzione
In seguito al sanguinoso episodio verificatosi a Figino il 5 marzo scorso, quando un nomade ha ucciso a colpi di pistola la ventottenne Giuliana Rossi, gerente del bar della locale cooperativa, e ferito il quarantaduenne Alfredo Mele, il Comitato di Quartiere di Figino ha indetto un'assemblea popolare con all'ordine del giorno l-insediamento di minoranze nomadi in via Lucio Cornelio Silla". Al termine di tale assemblea, tenutasi P8 marzo scorso, è stato approvato all'unanimità il seguente verbale:
Facendo seguito all'assemblea Popolare del 6 Marzo u.s., a cui ha partecipato l'Assessore al Decentramento Prof. Carlo Cuomo, il quale dopo aver attentamente seguito le argomentazioni illustrate nei vari inter-
Gli
Per i box al Gallaratese c'è un piano dell'IACPM
Una conferenza stampa del presidente dell'Istituto - Come risanare un bilancio che ha 160 miliardi di debiti? - Resta la decisione, sbagliata) di vendere a questo fine parte del patrimonio
Esiste un "piano autobox" che va incontro ad aspettative, alcune di lunghissima data, dell'utenza e che dovrebbe far affluire denaro fresco nelle case dell'IACPM (Istituto Autonomo Case Popolari di Milano).
Si è appreso dalla VV.UU. Chiesto lo spostamento dei pali di via Trenno
Sono pericolosi per gli utenti della strada Installato a Trenno uno specchio parabolico Altre richieste nell'interesse del quartiere
Dalla Vigilanza Urbana di via Cilea si è appreso che è stato richiesto alla SI P lo spostamento dei pali telefonici installati in via Trenno dal numero civico 121 sino alla ex Cascina Cottica, essendo gli stessi molto pericolosi per gli utenti della strada, in quanto si trovano ai margini della careggiata.
Dalla stessa Vigilanza Urbana si è appreso anche che è stato richiesto all'Ufficio Tecnico Comunale Divisione Segnaletica il rifacimento della segnaletica orrizzonatale nel quartiere, dove essa è completamente cancellata dall'usura. È stato richiesto all'A.T. M. la posa della segna(segue a pagina 2)
71 ptok)
11 24 marzo scorso abbiamo visto uno spettacolo quale mai ci era stato dato di vedere prima, in tutta la storia della Repubblica italiana: Roma interamente e pacificamente invasa da una folla combattiva, serena e, diremmo, anche festosa di oltre un milione di lavoratori, di pensionati, di giovani e di disoccupati convenuti nella capitale per esprimere la loro avversione al decreto governativo per il taglio della scala mobile.
Tutti hanno potuto vedere, nella composizione stessa dei cortei, un'Italia moderna, al passo con i tempi, che vuole lavorare e progredire, che intende difendere i propri diritti e la libertà di tutti.
Questa manifestazione della volontà popolare è la prova più eloquente che è possibile
venti, ha assicurato l'assemblea che:
"L'insediamento dei nomadi, previsto in Via L.C. Silla, non verrà realizzato senza il preventivo consenso espresso dai cittadini del quartiere di Figino", nella riunione odierna è stata ribadita la ferma e unanime volontà di rifiutare l'attuazione del progetto di cui all'ordine del giorno, per i seguenti motivi:
11 progetto di insediamento delle minoranze di nomadi, che per diversa estrazione sociale, etica, di costumi e di cultura, nelle vicinanze di un aggregato urbano, quale Figino, tende a sconvolgere le abituali tradizioni dei residenti, con le inevitabili conseguenze negative, facilmente immaginabili.
Valutando la dislocazione di detti campi, notiamo che ben tre su quattro di questi insediamento sono ubicati in pochissimi chilometri: 1° Muggiano, 2° Figino, 3° Quarto Oggiaro.
I Cittadini di Figino, fanno notare inoltre che il previsto insediamento in Via L.C. Silla, aggraverebbe le già carenti e insufficienti strutture locali, provocando ulteriori squilibri di convivenza civile e sociale.
La insufficiente sicurezza già esistente in luogo, per la mancanza di adeguati interventi dei tutori dell'ordine, per gli atti di prevaricazione avvenuti e che tuttora si verificano nel quartiere, provocerebbero sicuramente, con l'insediamento preventivato, ulteriori disagi.
Nonostante le segnalazioni fatte alle autorità di Polizia, da parte di singoli cittadini, per precedenti esperienze dei pericoli esistenti ed aggravati dal comportamento prepotente ed anticivile dei nomadi stazionanti in luogo, nessun intervento per prevenire guai maggiori è stato messo in atto.
Dopo i gravissimi fatti i sangue, avvenuti Lunedì 5 / 3 / 84 i cittadini di Figino, non sono più disponibili a subire altre vessazioni, che, senz'altro si verificherebbero se l'insediamento si realizzasse.
Dopo i fatti avvenuti, ribadiamo che è sicuramente controproducente insistere nel voler portare a compimento l'insediamento di nomadi che, (segue a pagina 2)
Solidarnosc
costruire sulla democrazia e sul consenso dei lavoratori una nuova unità sindacale ed un nuovo corso alla vita politia italiana. Nessuno può chiudere gli occhi davanti ad una così evidente prova di maturità politica ed alla chiara richiesta venuta da tale moltitudine al governo di por fine ai metodi della prepotenza e di abbandonare la strada intrapresa con l'imposizione di un decreto iniquo ed inefficace.
Ma pare che Craxi, che si è sempre dichiarato favorevole, almeno a parole, alle lotte di Solidarnosc contro il governo polacco di Jaruzelski, non sia molto disposto a tollerare che in Italia un sindacato (quello, tra l'altro, con il maggior numero di iscritti) si permetta di esprimere critiche all'operato del suo governo.
Il senso del piano è questo: lo IACPM mette a disposizione, per la costruzione e la vendita di box, aree di sua proprietà non utilizzabili per diversa edificazione. L'operazione costruzione e vendita viene affidata ad imprese costruttrici tenute a vendere al prezzo stabilito dall'Istituto (17 milioni per ogni box). Vincono la gara le ditte che consentono il ricavo massimo tra prezzo di costruzione e di vendi(segue a pagina 2) utenti lo attendevano da anni
milano 19 - pagina 2
Dalla prima pagina
S. Leonardo
carta per gli inquilini. Sul problema dell'acquisto delle case il 49% è favorevole, il 44% è contrario ed il 7% si è astenuto. Bisogna subito dire che le motivazioni all'acquisto derivano anche dalla presenza in queste famiglie di ben 27 giovani che dovendosi sposare cercano e non trovano casa.
Altra motivazione è la convinzione che la proprietà è una strada per evitare il progressivo degrado di un patrimonio.
Coloro che sono favorevoli all'acquisto ritengono che comunque i maggiori introiti non dovrebbero confluire nelle ex Gescal né coprire il Governo per le inadempienze o per le scelte che penalizzano i grandi centri urbani, bensì dovrebbero rappresentare uno sforzo aggiuntivo da gestire a livello locale (ad esempio Comune) per realizzare in parte manutenzioni straordinarie ed in parte nuove case da realizzare ed assegnare in poco tempo a chi ne ha veramente bisogno, e non rientra spesso nelle casistiche nazionali (anziani soli, giovani coppie, ecc.). Sono soprattutto le persone anziane e le famiglie tipo (4 persone) con un solo reddito che esprimono non interesse, preoccupazione o contrarietà all'ipotesi di acquisto di alloggio.
Ciò coincide con la nostra opposizione alle disinvolte proposte del Governo e delle precedenti esperienze dell'lacp.
Perciò riteniamo che a prescindere da misure di mobilità volontaria che andrebbero comunque incentivate, non collegandole alla vendita ma alla migliore utilizzazione degli alloggi, la volontarietà dell'acquisto deve comunque essere salvaguardata e nel caso che questa volontarietà non esista non siano da enfatizzare più di tanto i problemi di una gestione mista, perché tecnicamente possibile (strumenti informatici) e sia perché le spese di gestione per beni e servizi, potrebbero risultare più contenute ed il patrimonio valorizzato da una gestione più attenta. È infine emerso il dato che il 4% di alloggi che risulterebbero inutilizzati perché l'inquilino e la sua famiglia sono da anni trasferiti, con una nuova attività lavorativa ed un nuovo alloggio
milano19
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È evidentemente un problema di gestione la cui consistenza esige un intervento adeguato e tempestivo prima di ogni discorso sulla mobilità, vendita, ecc. non fosse altro, perché se il dato fosse, come sembra generalizzabile, ne risulterebbe la possibilità di utilizzare qualche migliaio di alloggi nella provincia di Milano.
Figino
quantomeno, non sarebbero accettati dai cittadini di Figino.
In merito ai motivi sopraelencati: tenuto conto che non è mai stato chiesto alla popolazione di Figino alcun parere riguardo l'allestimento di un campo di nomadi in Via L.C. Silla; —considerato l'impegno assunto dall'Assessore Cuomo, citato all'inizio del presente verbale, gli abitanti di Figino, chiedono espressamente alla Giunta Municipale che venga revocato, senza alcuna riserva, la delibera con la quale è stata approvata l'installazione del campo di nomadi.
Il contenuto della presente è stato approvato all'unanimità dai presenti in assemblea la quale ha dato mandato al Comitato di Quartiere di inoltrarlo alle autorità competenti.
Il Comitato di Quartiere Figino — Zona 19 (seguono diverse firme)
Box
ta. Le ditte che hanno presentato offerte sono una trentina. Per quanto si riferisce in particolare alla nostra zona, il piano autobox interessa il Gallaratese, dove dovrebbero essere complessivamente costruiti, in via Appennini ed in via Cilea, circa 1200 box, di cui 650 in progetto e 550 in attesa di concessione edilizia.
Quanto detto sopra è emerso nel corso di una conferenza stampa tenuta lo scorso 16 marzo dal presidente dell'IACPM, avv. Paride Accetti.
Tale conferenza stampa è stata l'occasione per fare il punto della situazione e soprattutto per dimostrare che, come ha detto Accetti, "fervet opus" (ferve il lavoro) e che lo "IACPM" è capace di spendere." Fuori da ogni facile ironia, si deve intendere che lo IACPM è capace di utilizzare tutti i fondi messi a disposizione per l'edilizia popolare sovvenzionata, predisponendo entro i termini stabiliti dalla legge gli appalti.
Un richiamo meno peregrino di quanto possa sembrare dato che uno dei grossi problemi dello IACPM, oggi, è proprio quello di far avere alle ditte che hanno vinto gli appalti per nuove costruzioni e per il recupero di vecchi edifici i 100 miliardi assegnati dal CER (ministero Lavori pubblici) e bloccati dalla Cassa Depositi e Prestiti (ministero del Tesoro) in un gioco delle tre tavolette che ha per risultato di impedire l'apetura di 160 cantieri, di far pagare allo IACP 30 milioni al giorno di penale, di allontanare la possibilità per 3 mila famiglie di avere in assegnazione una casa popolare.
L'avv. Accetti ha informato che il lunedì successivo sarebbe andato a Roma per discutere con il direttore della Cassa depositi e prestiti, presentare la situazione dello IACP e, se possibile, far riaprire l'afflusso di finanziamenti alle imprese. Tra
i dati che saranno forniti, gli impegni costruttivi dell'Istituto: 900 alloggi, per 33 miliardi di investimento, appaltati nel settembre 1983 ("termine a premio" fissato dalla Regione, con quattro mesi di anticipo sulla scadenza ultima di legge), suddivisi in tre lotti da 300 alloggi per consentire una riduzione dei costi mediante una standardizzazione dei sistemi costruttivi; 311 alloggi, per una spesa di I miliardi; 575 alloggi, per 25 miliardi, aggiudicati a licitazione privata; 507 alloggi, per 20 miliardi, progettati direttamente dall'Istituto. Questo significa che l'intero finanziamento del 3" biennio del piano decennale per la casa è stato appaltato per un totale di 2291 alloggi e 78 miliardi. È questo lavoro che viene vanificato dal blocco dei 100 miliardi da parte della Cassa Depositi e Prestiti la quale è, sì, creditrice, come altre banche, di mutui non rimborsati (i ritardi vengono, comuqnue, pagati con interessi passivi altissimi), ma non autorizza a "rientrare" nei suoi crediti utilizzando capitali d'invetimento erogati dallo Stato. Resta, naturalmente, al di là delle prevaricazioni della Cassa Depositi e Prestiti, il grosso problema di risanare il bilancio appesantito da 160 miliardi di debiti che lo IACPM non è in grado di pagare. Si tratta di debiti vecchi dovuti a differenze tra entrate per affitti e spese e costi effetivi, stabiliti per legge; a costi di gestione non propriamente razionali; a morosità mai sanata perché mai affrontata nella sua complessità delle sue diverse cause, cui si aggiungono ormai ogni anno 20 miliardi di interessi per mora pagati alle banche.
Come uscire da questa situazione? Accetti ricorda ieri che il comunista sen. Libertini ha dichiarato non credibile che il governo, che sovvenziona per migliaia di miliardi aziende pubbliche di vario tipo, non sia in grado di trovare i miliardi per far ripartire gli lACPcon bilanci assestati, tagliando una volta per tutte il pompaggio dei miliardi di interessi da parte delle banche. Accetti non ha detto che Libertini ha anche parlato di IACP che ripartono, con bilanci risanati, con ruoli e funzioni diversi, liberati dalla gestione del patrimonio da affidare ai Comuni e ai loro organi decentrati. È comunque significativo che abbia fatto riferimento alla proposta comunista, sino ad ora non raccolta dal governo, il quale, anzi, indica come unica via d'uscita la vendita del patrimonio. Anche lo IACP di Milano intende pagare i debiti vendendo il patrimonio prassi fallimentre per ogni famiglia ed azienda che si rispetti); 15 mila alloggi (la vendita è iniziata, con scarso successo nel 1982-83), la cui identificazione sarebbe in fase avanzata e di cui si discuterà con i sindacati.
VV.UU.
letica gialla alle fermate dei Bus onde evitare inconvenienti con gli utenti della strada. È stato richiesto alla Divisione Traffico della Vigilanza Urbana la tracciatura di un passaggio pedonale allo sbocco di via Mafalda di Savoia in via Lampugnano ed è stato richiesto all'AMNU la rimozione dei rifiuti scaricati da cittadini incivili lungo il tratto della via Rizzardi verso Cascina Fa mmetta. È inoltre iniziato il servizio presso le nuove case di proprietà comunale in via Rizzardi 22 al fine di evitare occupazioni abusive.
Infine è stato fatto installare uno specchio parabolico a Trenno, all'incrocio tra via Rizzardi e via Ratti, onde limitarne la pericolosità, mentre sono stati fatti installare in tutto il quartiere cartelli di presegnalazione nei pressi dei passaggi pedonali zebrati.
Il giornale è un mezzo informativo che è talvolta disinformante; a questa considerazione sono giunto leggendo sul "Giorno" di martedì 13 marzo 1984 un titolo sconcertante: "L'asso tedesco all'Inter - Rummenigge costa più della Carrà: oltre dieci miliardi!". Seguiva quindi l'informazione dell'acquisto da parte della squadra di calcio milanese del giocatore ed alcune considerazioni in cifre concluse con "... si può dire che ('Inter spenderà almeno 10 miliardi, più di quanto la Rai ha promesso a Raffaella Carrà". Di conio filo-governativo, risaputamente, il "Giorno" nel fare certi paragoni si comporta proprio come certi ragazzini dell'oratorio! Innanzitutto non tiene conto che una società calcistica è, proprio perché tale, società privata e dispone di suoi capitali al cui rimpinguamento concorrono i tifosi e sostenitori o comunque coloro che si interessano di calcio oltre alle varie sponsorizzazioni.
La Rai invece è ente pubblico e se esborsa cifre che fanno mormorare o gridare allo scandalo è perché spende i soldi di tutti, anche di quelli che se ne impipano dei suoi programmi e pagano forzatamente il canone di legge, canone del possesso, per il fatto che sono in moltissimi che guardano la televisione con preferenza ai programmi delle emittenti private o estere. Personalmente non sono prevenuto nei confronti della Raffaella nazionale, non seguo le sue esibizioni artistiche e no e non spreco telefonate per la Rai; parimenti non sono prevenuto nei confronti delle società calcistiche che spendono cifre da capogiro per acquisti più o meno sensati. Mi sto prevenendo da certi giornalisti che fanno paragoni infantili e di comodo e da giornali "obliqui"; lo stesso "Giorno" infatti ospita un articolo di confronto a firma di Massimo Fini la cui rigorosità analitica per le polemiche suscitate dal caso Carrà estesa a tutto l'esercizio sociale
riassume ed evidenzia le macroscopiche pecche del l'istituto italiano in fatto di logica, libertà e meritocrazia. Ebbene: proprio la lettura di questo articolo ha smussato la spigolosità del puerile articolo che lo precedeva: ma quanti sono coloro che hanno letto a fondo entrambi traendone la esatta conclusione? A.T.
Caro Direttore, la Metropolitana Milanese è arrivata da parecchio tempo al quartiere San Leonardo e fra un anno o quasi sarà aperta la fermata o stazione di Molino Dorino.
Polemiche a non finire tra i tifosi rossoneri ed il Sig. Farina, presidente del Milan; in contestazione il costo dei distinti (L. 25.000 cad.) per la partita MilanJuventus.
In questi ultimi tempi, gli italiani sono un po' come i bambini, più una cosa è vistosa o impossibile ad averla e maggiormente aumenta, in essi, la morbosità ed il desiderio di possederla o afferrarla.
Il Milan ha fatto il colpo gobbo e Jung con la sua psicologia analittica (pensiero, sentimento, sensazione, intuizione) deve aver dato il suo contributo; il risultato non era previsto (0-3).
Domenica, 18 Febbraio, c'è stato il pienone al Meazza con un incasso record di 1.233 milioni e viste le polemiche prepartita, possiamo consigliare al Sig. Farina di portare, senz'altro, a lire 50.000 il prezzo del distinto per la prossima partita, tanto i poi.... pardon... i tifosi arriveranno ugualmente.
Viene da chiedere soltanto che, con 1.233 milioni, si potrebbero fare moltissime cose e si potrebbe dare lavoro a tante persone, decisamente in numero superiore ai ventidue che normalmente prendono a calci un pallone.
... e non dica il Sig. Mario Soldati (Corriere della Sera del 18 Febbraio "L'eleganza di Platini al centro del ciclone") che si scandalizza solo chi non ama il gioco del foot ball. Non si scandalizza nessuno e ognuno è padrone di spendere i propri soldi, ma... Cleo
I lavori sono lunghi e vanno a rilento per le difficoltà che si incontrano ad ogni metro di terra che si scava per avanzare con il "budello" ed a proposito di terra scavata, quella che avanza non la si potrebbe mettere nelle enormi buche che si sono create nello spazio sito alle spalle della stazione MM. di S. Leonardo?
Le chiedo un Suo intervento perché lo spazio in questione è attraversato da tanti pedoni che da Via Borsa si portano in Via Falck e viceversa con accentuazione del transito al sabato, giorno di mercato e quindi o si fà del "pedo-cross" o si allunga di parecchio la strada per potersi recare al cercato rionale. Distinti saluti.
A.C.
Caro Milano 19, finalmente i nostri soldati sono rientrati dal Libano, compiendo il loro dovere, e a Livorno sono stati applauditi e festeggiati.
Il presidente Pertini e il Sig. Spadolini "poi" hanno decorato la Bandiera ed il generale Giusti; però ai soldati, a quel povero marinaio che ci ha lasciato la "pelle" con la sua giovinezza, purtroppo non per la sua Patria, ebbene per tutti loro quale decorazione spetta?
Ditelo Voi... se ci riuscite...
Un Vostro abbonato da ex combattente, ex prigioniero di guerra della classe 1913, ripeto 1913, un fante nè considerato nè decorato!! C. Bossi
Un paragone di comodo 1.233 milioni di ragioni Pedo-Cross Classe 1913 D o . . . <1§ ettere Altre lettere a pagina 12 a ittula * no 19
Aperti "s~ppo I3 anche al sabato Telefono: 40.80.980
aprile 1984
DAL FASCISMO A PIAZZA FONTANA
Ha inizio in giugno la "guerra dei binari"
La liberazione di Roma riaccende le speranze; ma per i milanesi la guerra durerà ancora quasi un anno
di Gian Piero Pagetti
Verso la metà del 1944 cessò la pubblicazione de "Il politecnico", un "repertorio mensile di studi applicati alla cultura e prosperità sociale" fondato più di un secolo prima, nel 1839 per la precisione, da Carlo Cattaneo, un repubblicana federalista fautore di un'Italia indipendente e repubblicana inserita nei mai realizzati "Stati Uniti d'Europa, animatore e protagonista delle Cinque Giornate di Milano del 1848.
E sembrava proprio di essere ritornati al 1848 con i milanesi che cercavano di cacciare gli occupanti tedeschi. Ma il 5 maggio l'episcopato lombardo emanò "le direttive e norme per i fedeli" in polemica sia con le autorità repubblichine, sia con la Resistenza, accusandole entrambe di essere responsabili della tragicità della situazione, senza peraltro denunciarne le cause, e vietando a tutti i sacerdoti, fatta soltanto eccezione per gli ordinari militari, di benedire bandiere, vessilli, gagliardetti od altro di qualsiasi ente od istituto laico.
Anche se poi riservava toni particolarmente polemici a padre P. Calcagno (un prete sospeso "a divinis", direttore del periodico "Crociata Italica" e fautore, con l'appoggio delle autorità repubbhchine, di una "chiesa nazionale", naturalmente fascista), l'episcopato lombardo pareva, con tali direttive, voler mantenere nel conflitto in atto una posizione di neutralità e di equidistanza rifiutata da gran parte dei fedeli e dei sacerdoti milanesi, che preferirono ignorare anche il permesso accordato verso la fine di maggio dall'arcivescovo di Milano, il cardinale Ildefonso Schuster, di "giurare per un governo di fatto incaricato di mantenere l'ordine pubblico" (in pratica per il governo repubblichino) sia pure "a norma di coscienza della legge divina ed ecclesiastica e dentro l'ambito del proprio dovere d'ufficio".
La situazione andava intanto facendosi sempre più grave e per far fronte ad un prevedibile intensificarsi della lotta il
CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) costituì un proprio comitato militare lombardo composto da Alonzi per il Partito Liberale, Leone per il Partito Comunista, Mosna per il Partito Socialista,
Mattei per la Democrazia Cristiana e Namias per il Partito d'Azione.
Per parte sua il Partito Comunista, la cui direzione per l'Italia occupata era a quel tempo composta da Luigi Longo, Pietro Secchia, Antonio Roasio, Umberto Massola e Giorgio
Amendola (quest'ultimo arrivato da Roma nella prima metà di maggio per sostituire Girolamo Li Causi, che era stato inviato in Sicilia) provvide anche alla ristrutturazione dei suoi quadri per renderli più adatti all'eventualità di un'insurrezione e costituì dei "triumvirati insurrezionali regionali", chiamando a far parte di quello lombardo Luigi Grassi, Gaetano Chiarivi e Ambrogio Vergani.
"Lutto cittadino" e gioia popolare I fascisti intanto cercavano di portare la gente dalla loro parte con una massiccia propaganda ed attuando la loro consueta politica del bastone e della carota, della minaccia e della lusinga. Fallito il tentativo di indurre partigiani, militari sbandati e renitenti alla leva a consegnarsi con la promessa di un'amnistia a quanti si fossero spontaneamente presentati entro la mezzanotte del 24 maggio alle autorità repubblichine o tedesche, cercarono di sfruttare la figura di Garibaldi celebrandone, il 2 giugno in piazza Diaz, l'anniversario della morte. Ma anche tale tentativo ebbe scarso successo e al bando lanciato il giorno dopo dal comando provinciale della guardia nazionale repubblicana (leggi repubblichina) per l'arruolamento volontario pochissimi risposero. Molti di più erano quelli che rispondevano alla "leva della montagna" arruolandosi nelle formazioni partigiane, mentre in città si costituivano nuove SAP (Squadre di Azione Patriottica) di fabbrica, inquadrate nel raggruppamento Brigate Garibaldi SAP della Provincia di Milano, la cui giurisdizione travalicava i confini provinciali estendendosi dall'Adda al Ticino, dalle Prealpi al Po. Il 4 giugno 1944 le SAP distrussero un chilometro di fili telefonici tra Pero e Rho, appena fuori Milano. Quello stesso giorno gli anglo-americani entrarono in Roma, liberandola
da tedeschi e fascisti. Fu un duro colpo per i repubblichini, che il giorno dopo proclamarono a Milano, come in tutto il territorio della loro repubblichetta, tre giorni di lutto cittadino".
Ma i milanesi la pensavano diversamente ed il 5 giugno manifestarono la loro gioia per la liberazione della capitale e la loro speranza di una prossima liberazione anche della loro città con sospensioni dal lavoro. Alla Pirelli gli operai issarono sullo stabilimento un grande tricolore e strapparono a forza un loro compagno dalle mani dei fascisti che lo avevano arrestato. Sui muri della Breda comparvero, come d'incanto, manifestini del PCI, prontamente strappati dalla polizia appositamente chiamata dalla direzione dell'azienda. Alla OM alle due del pomeriggio.gli operai sospesero il lavoro Uscendo dalla fabbrica. Alla Brown Boveri furono attuati dieci minuti di sciopero ed astensioni dal lavoro si ebbero anche alla Borletti, alla CGE, alle Trafilerie, alle Rubinetterie Riunite ed in altri stabilimenti milanesi.
Un'accozzaglia di sadici e drogati
Il 6 giugno 1944 gli angloamericani sbarcarono in Normandia aprendo il "secondo fronte" in Europa, mentre da est le truppe sovietiche continuavano la loro avanzata verso la Germania. Sembrava che ormai fosse iniziato l'atto finale della guerra, ma quello stesso giorno a Milano iniziarono le repressioni e le persecuzioni per gli scioperi del giorno prima.
Alla Borletti più di cento lavoratori, tra uomini e donne, scelti a caso dallo schedario aziendale con il sistema del sorteggio, uno ogni cento, vennero arrestati, rinchiusi a San Vittore, c poi trasferiti a Fossoli prima di essere deportati nei campi di sterminio tedeschi; ma, informato dai servizi segreti del CLN e del CVL sulla data dello loro partenza per la Germania, alcuni lavoratori della Borletti, partigiani della 113a Brigata Garibaldi di Milano (comandata da Luigi Marandini detto Delio) raggiunsero Verona, dove, allo scalo ferroviario, riuscirono ad inviduare il vagone piombato in cui erano rinchiusi molti loro compagni di lavoro ed a liberarli. Altri erano già riusciti a fuggire, in modo fortunoso, prima di Brescia, mentre un terzo gruppo non poté essere sottratto alla deportazione.
In quel tempo a Milano i fascisti inquadrati in formazioni armate erano circa mille e cento, di cui circa cinquecento nella "Muti", ai quali, si aggiunsero in giugno, in seguito alla liberazione di Roma, quelli della "Banda Koch": un'accozzaglia di una cinquantina di criminali sadici e drogati che prendeva il nome dal suo capo, l'ex ufficiale dei granatieri Pietro Koch (italiano malgrado il cognome) e che stabili il suo quartier generale, con tanto di celle e di stru-
menti di tortura, a San Siro, tra via Paolo Uccello e via Masaccio, in una villa che ben presto, per i lamenti dei reclusi e le urla dei torturati che si udivano da fuori malgrado la radio sempre accesa a tutto volume, venne ribattezzata dai milanesi "Villa Triste", dal titolo di una canzone allora in voga. Erano tempi in cui le canzoni sembravano aver gran peso e la musica trasmessa dalla radio pareva essere l'unico sollievo nella cupa atmosfera che tutto avvolgeva. Cantavano anche i tedeschi alternando "Die Fahne hoch" (l'inno nazista) a "Ohilì, ohilà" e "Deutschland. Deutschland ueber alles" (l'inno nazionale tedesco) a "O mia bella Napoli". I fascisti, invece, cantavano "Le donne non ci vogliono più bene" (e una volta tanto dicevano la verità) mentre marciavano per le strade cittadine carichi di armi, inalberando i loro lugubri gagliardetti neri tra la gente che li guardava muta, in attesa della fine.
Sulle montagne risuonavano invece gli inni alla libertà dei partigiani, costretti in città ad agire in silenzio. L'8 giugno 1944 alcuni giovani del Fronte della Gioventù, travestiti da repubblichini, entrarono, a Monza, in una caserma e, dopo aver disarmato tre militi fascisti, riuscirono, con un breve comizio, a convincere una trentina di reclute a passare dalla loro parte nella lotta contro il nazifascismo.
Quello stesso giorno arrivarono a Milano Urban (Anton Vratusa) e Rado (Franc Stoka), delegati del movimento sloveno di Resistenza, incaricati di coordinare la lotta delle popolazioni slovene e giuliane di lingua italiana contro i tedeschi in collaborazione con il CLNA1, il cui comitato militare venne il giorno dopo trasformato in Comando Generale del CVL per l'Italia occupata, composto da Mario Argenton del Partito liberale per le formazioni partigiane autonome, da Luigi Bignotti della Democrazia cristiana per le Brigate del Popolo, da Luigi Longo del Partito comunista per le Brigate Garibaldi, da Mosna del Partito socialista per le Brigate Matteotti e da Ferruccio Parri del Partito d'azione per le Brigate Giustizia e Libertà. Consulente militare venne nominato il generale Giuseppe Bellocchio, mentre il comando verrà successivamente assegnato al generale Raffaele Cadorna.
Ma la prova peggiore deve ancora venire.
Il 16 giugno venne arrestato il frate cappuccino Agosti, accusato di aver "favorito ebrei e nemici dello stato" (dello stato fascista, naturalmente). Quello stesso giorno gli industriali milanesi versarono. un milione di lire (una cifra non da ridere a quei tempi) per l'assistenza ai profughi, che poi non erano altro che fascisti fuggiti al nord dalle regioni meridionali libera-
te. Ma anche gli industriali erano ormai consapevoli dell'impossibilità di una vittoria nazifascista ed il senatore Borletti, presupponendo che con la sconfitta sarebbe finito il predominio dell'industria tedesca sui mercati internazionali, predispose segretamente la produzione, nel suo stabilimento milanese, di strumenti di misura, prendendo a modello apparecchiature di precisione costruite dalla Zeiss di Jena.
11 17 giugno la Breda licenziò gli operai condannati dal tribunale militare (fascista) per aver organizzato gli scioperi del marzo dell'anno prima. Il 20 giugno un vigile trovò in via Freguglia, di fianco al Palazzo di Giustizia, un autofurgone tedesco chiuso: dentro c'erano i cadaveri di un ufficiale e di sette soldati germanici. Il giorno dopo Mussolini stabilì che"dal primo luglio tutti gli iscritti regolarmente al partito fascista repubblicano di età tra i 18 e i 60 anni, e non appartenenti alle forze ausiliarie della repubblica, costituiscono il corpo ausiliario delle camicie nere, composto dalle squadre d'azione". Nacquero così, alle dirette dipendenze del segretario nazionale del partito fascista repubblicano Pavolini, le "brigate nere" nelle quali confluirono le varie squadre d'azione fasciste (da non confondere con le SAP) che erano state costituite dopo 1'8 settembre. E i "brigatisti neri" (o "briganti neri", come la gente li ribattezzò subito) milanesi denominarono la loro brigata "Aldo Resega" e nel nome del loro ex federale giustiziato sei mesi prima si abbandonarono ad ogni specie di soprusi e di violenze.
Il 24 giugno scoppiò a Milano la "guerra dei binari". Nel corso di un'azione partigiana cinque locomotive e due locomotori vennero distrutti alla Stazione Centrale. Ma il punto vitale del sistema di comunicazioni ferroviarie tedesco in Italia era Greco, piccolo lembo della periferia industriale milanese, tagliato in due da un fascio di binari provenienti da ogni direzione e confluenti nel grande scalo, dotato della più importante officina di riparazioni ferroviarie che esistesse nel territorio italiano occupato dai tedeschi. E per proteggere e far funzionare tale scalo, da dove smistavano il loro traffico ferroviario in tutte le direzioni e verso tutti i fronti, i tedeschi avevano concentrato a Greco un gran numero di uomini delle SS, della Feldgendarmerie, della Flak (la contraerea) e del Genio Ferrovieri della Wehrmacht, che costringevano i ferrovieri a lavorare sotto il continuo controllo delle sentinelle armate.
Era lì che bisognava colpire ed a colpire doveva essere la Terza Brigata GAP Rubini, uno dei reparti organizzati dei partigiani milanesi. Ma la Brigata Rubini doveva essere ricostituita perché molti dei gappisti che la componevano o erano caduti (come il suo comandante Vittorio Ghini caduto ai primi
di giugno in Val Vigezzo) o avevano dovuto essere allontanati dalla città perché individuati dai nazifascisti. Il compito di riordinarne le file venne affidato a Giovanni Pesce, già volontario per la libertà nella guerra di Spagna e comandante dei GAP di Torino, che si faceva chiamare "Visone", come il suo paese di nascita, e che certo non poteva emettere bandi di arruolamento. Ma egli sapeva come e dove cercare e scegliere i suoi uomini e li trovò tra gli operai ed i ferrovieri ai quali si era mescolato.
E Ottoboni, Guerra, Bottani e Conti, quattro giovani ferrovien che mai prima di allora avevano partecipato ad azioni di guerra, divenuti per loro libera scelta gappisti della risorta Brigata Righini, ebbero l'incarico di penetrare di notte nello scalo di Greco, dove lavoravano, e di distruggere quante più locomotive potevano ponendo cariche di tritolo nei forni. La notte del 28 giugno. dopo un rapido addestramento tecnico e psicologico, passarono all'azione. Avevano paura e Ottoboni non si preoccupò neppure di nasconderlo: pallido, con i denti che gli battevano e lo sguardo fisso al cielo stellato disse: Voi parlate di disciplina. di sangue freddo, di decisione di audacia. E vero che tremo. Sono giovane ed è la prima volta. Ripenso al mio compito e mi vengono i brividi... E poi mi dispiacerebbe morire così, con tutta la vita ancora da vivere.. ma farò quello che devo fare". E lo fece e lo fecero anche gli altri tre. Approfittando di un cambio delle sentinelle i quattro penetrarono nello scalo, si separarono, raggiunsero i loro obiettivi. Guerra trovò una locomotiva con il forno acceso. Non poté mettervi la carica di tritolo. Scese, salì su un locomotore elettrico, depose la carica ed accese la miccia. Le grida di un soldato tedesco lacerarono la notte. Erano stati scoperti? Era stato dato l'allarme? Guerra depose la sua ultima carica nel serbatoio dell'olio dello scalo, ritrovò i suoi compagni ed i quattro fuggirono mentre cominciavano le esplosioni, quattordici in tutto, che distrussero cinque locomotori, due locomotive, il deposito dell'olio ed un carrello trasportatore. I tedeschi pensarono ad un attacco aereo e quando, accortisi che in cielo non volava alcun apparecchio. cessarono di sparare per aria i quattro gappisti avevano già raggiunto le loro case. Ma non sapevano che la prova peggiore da superare doveva ancora venire.
(19- Continua- Le puntate precedenti sono siate pubblicte a partire dal numero di settembre 1982).
Nella foto: in alto, accanto al titolo, l'ex "Villa Triste", oggi sede di una scuola materna retta da religiose. In basso un gruppo di fascisti della squadra d'azione A. Sciesa, confluita nel giugno 1944 nella brigata nera Aldo Resega.
MILANO
aprile 1984 pagina 3 - milano 19
Le iniziative del CdZ sulla Pace
Nel mese di Marzo, il Consiglio di Zona 19 ha tenuto alcune iniziative sui temi della pace, la prima si è svolta nei locali del CUZ di Piazzale Segesta venerdì 2 marzo. Come ha detto, nell'introdurre la serata il Presidente del CdZ 19 Pasquini, è da settembre che il cdz, si occupa ed ha affrontato i temi della pace, con mozioni sulla vicenda del Jumbo Sud Coreano abbattuto dai sovietici e sull'installazione dei missili a Comiso con documenti unanimi ed altri invece, votati a maggioranza.
Lo scopo dell'iniziativa è stato quello di avviare un dibattito con le forze politiche, sociali e culturali della zona, per un confronto sui temi della pace; si è discusso anche di sfruttamento delle risorse economiche, della disparità fra Nord e Sud, questo perché la pace non si fonda solo sulle armi. Numerosi gli interventi incentrati sulle iniziative da intraprendere a livello internazionale, ma anche locale, per coinvolgere maggiormente la cittadinanza nella lotta per la difesa della pace. Nell'assemblea è intervenuto anche un rappresentante del Comitato per la Pace della zona che ha ripercorso le tappe del comitato, le iniziative e la campagna di raccolta delle firme per la documentazione della zona. Il Comitato è poi intervenuto alla seconda iniziative organizzata dal CdZ 19: una tavola rotonda con i rappresentanti di alcune forze politiche, che si è tenuta giovedì 8 marzo nei locali della scuola di via Quarenghi. Per primo è intervenuto il rappresentante repubblicano De Nicola, il quale ha affermato che la pace si mantiene preservando gli equilibri e ricordando un dato costante negli ultimi anni, che lo scoppio delle guerre è stato determinato dalla volontà di imporre una supremazia politica di uno stato sull'altro. Ora lo squilibrio è a favore dell'occidente, ora indifeso perché i sovietici hanno installato, già da alcuni anni, gli ss20, giusta perciò la scelta di installare i missili a Comiso anche per mantenere la lealtà nei confronti della Nato. Per il PSI è intervenuto De Girardi, il quale ha detto sia necessario la massima chiarezza ed informazione sulla situazione, le proposte, le forze in campo. L'unione Sovietica sta conducendo una politica di potenza con l'intallazione dei missili, occorre, ha ribadito l'esponente socialista, esprimere un confronto con i movimenti pacifisti, rifiutando però la logica pacifista del disarmo unilaterale, tenendo presente anche che all'est non ci sono movimenti che si impegnano sui temi del disarmo. De Girardi ha poi concluso affermando che il PCI ha assunto posizioni rigide che ripropongono la politica estera dell'unione sovietica, costringendo con la propria politica, spalleggiata dai movimenti per la pace, a mettere in ginocchio roccidente ai piedi dell'est. Poi ha ricordato che deve esserci una iniziativa per riprendere la trattativa, dando fiducia e forza all'azione del governo, parlando però anche degli squilibri economici tra Nord e Sud.
Con l'entrata in campo delle armi nucleari, è mutato il carattere dello scontro, ha affermato Bonalumi del PCI, infatti dopo l'uso delle armi nucleari, non vi saranno vincitori né vinti, perché così viene messa in discussione la stessa sopravvivenza dell'uomo. Occorre creare nuovi tabù, bisogna costruire il rifiuto della guerra, tenendo conto che di pace non si può parlare se nel mondo non c'è democrazia e permangono ingiustizie, quali gli squilibri di fondo tra Nord e Sud, tra paesi industrializzati e terzo mondo. Questi squilibri sono però insanabili se la situazione tra ovest ed est non cambia; roccidente ha voluto seguire la cieca politica di Reagan, senza sfruttare le aperture fatte da Mosca durante le trattative di Ginevra, cosa invece allora auspicata dalla socialde-
mocrazia tedesca e dai governi Greco e Rumeno. Per ultimo è intervenuto il rappresentante democristiano Ballarini, ha parlato anch'egli di una difficoltà di conocenza delle forze in campo; occorre una valutazione complessiva e non di pura testimonianza, la pace non è un valore univoco, di qualcuno, ma un bene assoluto e la strategia deve essere globale.
Ballarini ha poi analizzato il perché esplodono conflitti, la risposta nel mascherare i propri conflitti interni, assenti invece negli stati democratici; le guerre sono fatte ora, da stati che non coinvolgono il popolo in queste scelte, perché questo non è alla guida del paese. Il rappresentante democristiano ha poi concluso affermando che occorre una forte tensione ideale, per costruire un'Europa che sia un blocco politico determinante nel panorama internazionale. Interessanti sono stati gli interventi del pubblico, malgrado la scarsa presenza di cittadini al dibattito, Cavazzoni del Comitato per la Pace ha parlato della gravità della situazione internazionale e dei pericoli di uno scontro nucleare; ha poi ribadito l'importanza dell'esistenza dei movimenti per la pace in Europa, che il 2 ottobre 83 sono riusciti a portare nelle piazze Europee milioni di persone, malgrado l'indifferenza dei mass media.
Locatelli della Lega Obiettori di Coscienza è intervenuto sul concetto di autodifesa dei popoli e sul fatto che la volontà della gente deve pesare nelle scelte politiche e militari, per non delegare ai governi le trattative che non riescono a modificare le situazioni esistenti. Negli altri interventi ci si è chiesto quale sia stato il significato dell'ONU in questi anni, visti i continui conflitti ed i problemi perennemente irrisolti. A margine dei dibattiti fatti, vogliamo riportare che nell'ultimo confronto pubblico, vi sono stati continui battibecchi e frecciate, da parte dei vari oratori tutti della maggioranza governativa, sulla bravura dell'attuale governo a presidenza socialista odi quello a presidenza repubblicana, invece dell'inoperosità ed inefficienza dei precedenti democristiani. Malgrado si parli di pace, alla fine la coperta si deve tirare da qualche parte, ma come sempre si rischia di far prendere il raffreddore ad altri.
M.P.
Una denuclearizzazione un po' devitalizzata
Di Vittorio Ghinelli del Comitato per la Pace
Si saranno certo stupiti quei cittadini dei nostri quartieri ai quali un mese fa capitò di leggere il manifesto affisso dal Comitato per la Pace per annunciare l'avvenuta denuclearizzazione della Zona 19.
Ma come? La decisione del CdZ non sanziona forse il raggiungimento di un obiettivo che solo in autunno appariva tutt'altro che certo? La volontà espressa dai 3000 firmatari della richiesta di denuclearizzazione non è stata forse recepita con ammirevole tempestività dall'organo istituzionale del decentramento? In fondo, delle 20 zone di Milano la 19 è la seconda a dichiararsi denuclearizzata, con un gesto simbolico, certo (nessuno si sogna di voler installare dei missili nei parcheggi di San Siro o in p.zza Kennedy), ma di alto valore politico, soprattutto se si concretizzerà l'impegno a sviluppare iniziative perché la denuclearizzazione si espanda a macchia d'olio: all'intero comune di Milano, alla provincia ecc.
Ma allora, perché quella frase sibillina su "una mozione che tra l'altro ricalcava la petizione del Comitato per la Pace"? E che cosa significa quella grave accusa di "scorrettezza nei confronti dei cittadini"? In realtà, al Comitato siamo tutt'altro che soddisfatti di come sono andate le cose. D'accordo, l'obiettivo è stato conseguito. Ma spesso il "come si arriva a un risultato è altrettanto importante del risultato stesso. Quando poi si tratta di questioni dal prevalente contenuto simbolico e ideale (e la denuclearizzazione è ovviamente una di queste) forse non è
azzardato dire che l'importanza del "come" diventa proponderante.
Non è qui il caso di riattizzare polemiche o di ripercorrere puntigliosamente le varie tappe del burrascoso rapporto tra CP e CdZ: si tratta, piuttosto, di ricavare dall'accaduto qualche spunto di riflessione e di dibattito.
Ragazzi sedicenti e fantomatici
Fín dall'inizio l'atteggiamento del CdZ nei confronti del Comitato per la Pace non fu dei più aperti. Se alcuni ci tacciavano di "fantomatici", 'sedicenti", "strumenti di un partito" e via svillaneggiando, altri ci trattavano con evidente sufficienza, come dei "ragazzini" invadenti e un po' screanzati. Le complicate vicende successive, riguardanti la messa all'ordine del giorno della petizione, provocarono un ulteriore deterioramento dei rapporti.
Il tocco finale fu proprio l'ordine del giorno della denuclearizzazione, che ignorava completamente non solo le iniziative sviluppate dal Comitato per la Pace (le 3000 firme raccolte per la denuclearizzazione, il lavoro di informazione sul Libano, sul Nicaragua ecc.), ma la sua stessa esistenza.
Immagino già i commenti: "Quante storie! Davvero permalosi, questi del Comitato: volevano sentirsi dire 'bravi!', e siccome il CdZ non gliel'ha detto, strillano e fanno le bizze!". No, non è affatto una questione di suscettibilità, o di amor proprio ferito. Alla radice c'è una
Nucleare sì o nucleare no?
grossa questione politica, di democrazia.
Ve la ricordate la battaglia per il decentramento? Alcuni brizzolati ragazzini del Comitato se la ricordano. Quelle che allora chiamavamo "le forze della conservazione" opposero una tenacia resistenza: temevano, comprensibilmente, che la gente facesse irruzione nelle istituzioni, imparasse a decifrarne i meccanismi di funzionamento, smascherasse corruzione, clientelismi ecc. Temevano, insomma, che si avviasse un processo di vera "partecipazione democratica" fin nell'estrema periferia della struttura sociale, processo che avrebbe seriamente minacciato il loro sistema di potere.
Non disturbare il manovratore Che cosa ne è stato delle intenzioni che allora animavano "le forze del progresso"? Diciamo la verità: la maggior parte della gente non sa neppure che cos'è il CdZ; quando ne conosce l'esistenza, lo immagina come una delle infinite e misteriose propaggini della burocrazia; e quando anche gli capita di averci a che fare, spesso ha la sgradevole sensazione di essere trattata con un certo fastidio, da personaggi importanti "che hanno le loro cose da fare, i loro regolamenti da rispettare" e quindi gradirebbero non essere disturbati (come il manovratore di tramviaria memoria).
Troppo facile obiettare che la gente è quasi sempre portatrice di esigenze radicali, magari poco ortodosse o politicamente discutibili, e che quindi l'istituzione deve svolgere un'opera
La scienza è per la pace
La tecnologia e la politica possono essere per la guerra
Sull'Unità del 26 febbraio scorso Gian Franco Borghini, responsabile della sezione industria ed energia della Direzione del PCI, sottolinea il pericolo della confusione tra uso pacifico e uso militare dell'energia nucleare, quasi fossero legati da un rapporto di causa effetto e quindi il pericolo della liquidazione di quella che lui chiama storica battaglia del movimento operaio per l'uso pacifico dell'energia nucleare.
Molti sanno che la pila atomica di Enrico Fermi fu il primo reattore nucleare usato per la produzione di energia a scopo industriale. Sul muro di cinta dell'Università di Chicago c'è una lapide ricordo con su scritto:"II 2 dicembre 1942 ruomo è riuscito qui per la prima volta a produrre la reazione a catena ed è iniziata la produzione di energia nucleare controllata."
Allievo nella Scuola normale superiore di Pisa del prof. Puccianti, amico di Franco Rasetti, Fermi è uno scienziato ideale erede del pisano Galileo, di intelligenza prodigiosa e versatile, capace di fondere cattività speculativa con la ricerca sperimentale. A Roma con Corbino, Segrè e Amaldi, riceverà poi il 10 dicembre 1938 il premio Nobel per la fisica ed emigrerà negli Stati Uniti anche per protesta contro le perse-
cuzioni razziali fasciste. Fermi riteneva inarrestabile il progresso scientifico, preferibile in ogni caso il sapere all'ignoranza e immatura l'umanità per un'era di pace e di collaborazione internazionale. Antinazista, sarà uno dei padri della bomba atomica.
In una lettera del 5 giugno 1224 ai professori dell'Università di Napoli, Federico II di Svevia, imperatore del sacro romano impero, affermava: "Noi nella nostra giovinezza... cercammo sempre la scienza... senza la quale la vita dei mortali non si governa nobilmente".
Nel manifesto di Erice dell'agosto 1982 sulla scienza, la tecnica e la pace — frutto di un convegno tra illustri scienziati di tutto il mondo, tra i quali l'italiano Antonino Zichi- chi, si afferma: "È senza precedenti nella storia del mondo il fatto che l'uomo sia arrivato ad accumulare tanta potenza militare da poter distruggere, in poche ore, tutti i centri propulsori di vita civile nel mondo, e da danneggiare al tempo stesso alcune proprietà vitali del pianeta.
Il pericolo di un olocausto nucleare non è la conseguenza inevitabile del grande sviluppo che ha avuto la scienza pura. Infatti scienza vuol dire studio delle leggi fonda-
mentali della Natura.
La tecnologia è invece lo studio di come la potenza delruomo può essere aumentata. La tecnologia può avere scopi di pace e di guerra.
La scelta tra tecnologia di pace e tecnologia di guerra non è di natura scientifica, ma culturale. La cultura dell'odio produce strumenti di guerra. Odio e amore sono sempre esistiti. Nell'età del bronzo e del ferro, notoriamente prescientiliche, l'uomo ha inventato e costruito utensili di pace e ordigni di guerra. Nell'era cosiddetta moderna è di vitale importanza per la specie umana che vinca la cultura delramore.
Oggi nel mondo un numero enorme di scienziati si dedica in parte alla ricerca scientifica pura e in parte alle applicazioni militari. Sta qui una sorgente essenziale per la corsa agli armamenti.
È quindi necessario che, in seno alla stessa comunità scientifica e su basi internazionali si sviluppi un nuovo consapevole orientamento.
È di importanza vitale identificare quali sono gli elementi fondamentali necessari affinché possa avere inizio un efficace processo che garantisca la protesione della vita e della cultura minacciate da una catastrofica terza guerra mondiale senza
precedenti. Per arrivare a tanto è necessario che il movimento per la pace passi dalle sue azioni unilaterali ad iniziative internazionali basate su proposte concrete elaborate in uno spirito di reciproco accordo e mutua comprensione. Gli scienziati che scelgono di dedicare tutto il loro tempo completamente allo studio teorico e sperimentale delle leggi fondamentali della natura in nessun caso dovrebbero subire alcuna discriminazione a causa di questa loro decisione di dedicarsi solo alla scienza pura.
È superfluo ricordare quanto il problema energetico sia divenuto urgente e drammatico per l'Europa. Oggi in tutto il mondo gli scienziati studiano la fisica del plasma per arrivare a produrre energia illimitata e pulita come quella del sole con la fusione termonucleare controllata. Fusione che avviene all'interno del sole e che tiene accese le stelle, fusione che ha permesso alla vita di svilupparsi sul nostro pianeta e dalla quale l'uomo trae le sue risorse fondamentali. Lo spartiacque tra usi di guerra e usi di pace delrenergia nucleare sta proprio nella possibilità o meno di controllare questa energia.
O.C.
indispensabile di mediazione tra spinte contrastanti o addirittura incompatibili. È così, certo. Ma guai se le"forze del progresso" non riescono a coinvolgere sul serio la gente, a far capire la differenza tra onesta mediazione e patteggiamento sottobanco: la loro battaglia di trasformazione l'hanno già persa prima nacora di ingaggiarla. Difficile? Tremendamente difficile — ma chi ha mai pensato che trasformare la società, la gente e se stessi sia un compito facile? Del resto, a che cosa porti l'ossessiva preoccupazione di salvare la... coesistenza pacifica agli infiniti livelli delle strutture dirigenti (magari al prezzo di mortificare gli sforzi di quanti cercano di costruire unità e mobilitazione tra la gente), lo dimostra in questi giorni il drammatico sgretolamento dell'unità sindacale CGIL-CISL-UIL (dopo anni di paralisi). Quella notte, in via Pogatsbnig... Tornando a missile, l'approvazione quasi clandestina di quell'ordine del giorno, all'I di notte, con un comportamento delle varie forze politiche a dir poco inconsueto, senza nessuna battaglia politica (se si esclude qualche vivace schermaglia verbale... con il Comitato per la Pace), ha tutta l'aria di essere stato un espediente per disinnescare una grana, piuttosto che la manifestazione di una sofferta volontà politica di impegnarsi per la pace (anche le tre iniziative pubbliche, sollecitate dal Comitato per la Pace, sono state preparate e gestite più come scadenze rituali che come momenti di mobilitazione: l'importanza della decisione presa sulla denuclearizzazione non avrebbe giustificato uno sforzo, straordinario di divulgazione attraverso manifesti, ciclostilati, confernze stampa ecc.?). E il fatto che l'OdG non nomini neppure il Comitato per la Pace (quasi che l'idea della denuclearizzazione fosse scaturita dalla palazzina di via Pogatschnig, anziché dall'impegno di decine di persone e dall'adesione convinta di migliaia di cittadini) assume un ben preciso significato politico alla luce delle telegrafiche considerazioni esposte in precedenza. Né il CdZ può autoassolversi adducendo a giustificazione eventuali ingenuità procedurali commesse dal Comitato.
Insomma, il pericolo è che l'OdG sulla denuclearizzazione resti un pezzo di carta, una formalità sbrigata burocraticamente, un'occasione perduta in questo campo, non è solo un mancato passo avanti: è un passo indietro.
Immancabile pistolotto finale: il coinvolgimento attivo della gente nei meccanismi decisionali non è forse sufficiente per far crescere — su tutti i terreni, dal sindacato alla pace, dalla cultura alle istituzioni ecc. — un movimento di trasformazione maturo, capace di far fronte alle difficoltà poste dalla crisi e dalle spinte disgreganti di una società in profondo mutamento: ne è però la premessa indispensabile, l'ingrediente di base senza il quale non riusciremo mai a combinare niente di buono (e di durevole).
milano 19 - pagina 4 aprile 1984
25 aprile: i protagonisti della Resistenza Il partigiano Como (Sandro)
Da "la spugna è rotonda" all'attività pacifica di medico nella nostra zona
Per iniziativa della Commissione scuola e cultura dell'ANPI e del Comune di Lecco è stato pubblicato il diario del generale Umberto Morandi (Lario) che comandò il Raggruppamento Divisioni d'Assalto Garibaldi Lombardia dal quale dipendevano tutte le forze partigiane di montagna e di pianura operanti nel Lecchese, nel Comasco, nella bassa Valtellina e nel nord ovest del Bergamasco. Forze partigiane "cui è dovuta la significativa vittoria che segnò - sulle opposte sponde del nostro lago - l'ingloriosa fine della sedicente repubblica di Salò e il completo sfacelo dell'esercito tedesco".
Questo Raggruppamento, in cui combattevano numerosi pa-
Per non dimenticare
trioti milanesi, dipendeva dal Comando regionale delle Brigate Garibaldine con sede a Milano, di cui erano esponenti Pietro Vergani (Fabio) e Giovanni Brambilla, del quale abbiamo già riportato una testimonianza sugli scioperi del marzo 1943.
Quattro missioni alleate erano dislocate presso i reparti di patrioti della zona del lago di Como tra le quali la Missione O.S.S. (Office of Strategie Services) della V Annata americana, dotata di stazioni radio trasmittenti e riceventi ospitate fin dal dicembre 1943 ad Annone Brianza, in casa del comandante Nauta (Giancarlo Bonfanti), e dall'aprile 1944 a Milano nel garage gestito dallo stesso Nau-
È accaduto 40
Aprile 1944
4 Trieste: con la cremazione nella Risiera di San Sabba di 70 fucilati al poligono di Opicina, entra in funzione l'unico campo di sterminio nazista con forno crematorio esistente in Italia. La Risiera era sta trasformata in campo di concentramento dalla Einsazgruppen naziste dopo l'8 settembre. Nei suoi forni scomparvero migliaia di vittime.
5 A Torino, dopo una serie di arresti di membri del Comitato Militare piemontese sono fucilati al Martinetto il gen. G. Perotti, F. Balbis, Q. Bevilacqua, G. Biglieri, E. Braccini, E. Giachino e E. Giambone.
In Valsesia reparti fascisti tentano di eliminare le formazioni partigiane di Moscatelli. L'operazione si protrae sino al IO maggio senza successi apprezzabili.
7 Alla Benedicta (Genova)
75 giovani renitenti alla leva sono fucilati dai fascisti.
Strage di Leonesa (Rieti): una formazione di SS rastrella e fucila 23 civili. Nella notte del 5 aprile erano stati bruciati viti in una cascina di Cumulata 12 civili.
8 Ucciso, con colpi di rivoltella alla nuca, da un ufficiale tedesco, a Roma, don Pietro Morosini, organizzatore e combattente dalla resistenza romana.
12 Vittorio Emanuele III annuncia che alla liberazione di Roma, dopo aver nominato Umberto II luogotenente generale, si ritirerà a vita privata.
20 Inizia la seconda fase dei rastrellamenti antipartigiani nelle valli del cuneese.
22 L'iniziativa politica di P. Togliatti (Ercoli) conosciuta come la "svolta di Salerno", permette di costituire il secondo governo Badoglio con la partecipazione dei partiti.
25 Mussolini e Hitler si incontrano a Klessheim per riaffermare la volontà di continuare la lotta, sino alla vittoria finale "contro i bolscevichi dell'Oriente e contro gli ebrei e plutocrati dell'Occidente".
II governo di Salò emana il bando che prevede l'esenzione dalle pene previste per tutti gli "sbandati" che si presenteranno entro 30 giorni. I dati definitivi, di fronte fascista, indicavano in 44.145 i giovani presentatisi.
27 Arrestato a Milano Teresio Olivetti, esponente del gruppo cattolico facente capo al "Ribelle", da lui stesso fondato. Deportato in Germania morirà il 12 gennaio 1945 (Medaglia d'Oro al V. M.).
30 Violento bombardamento aereo alla periferia di Milano. Distrutta la sezione aeronautica della Breda.
ta. Stazioni installate e dirette dal partigiano Como del Comando Generale delle Brigate Matteotti che attualmente dirige come medico un'importante struttura sanitaria ubicata nella zona 19.
Molti ricordano i messaggi di allora di Radio Londra per gli aviolanci alleati di armi e munizioni ai partigiani della zona: la spugna è rotonda; Nerina non balla; Mario ama Marcella; Cartine di sigarette; Pino solitario...
Di nota famiglia antifascista comasca e sempre fedele agli ideali della Resistenza cui ha partecipato da protagonista, Como è sempre restio a parlare di sé.
Ma, come dice Morandi nel suo ultimo messaggio ai giovani, "il 25 aprile rappresenta lo storico eventi col quale abbiamo riacquistato, a prezzo di sanguinosi sacrifici, il bene inestimabile della libertà umana col diritto di poter finalmente vivere da uomini liberi" ed è quindi necessario che i giovani conoscano "le fulgide vicende del periodo clandestino perché possano amare la Patria e adoperarsi per farla sempre migliore".
Per questo il Comandante Como (Sandro) ci vorrà perdonare per aver violato il suo riserbo rivelando un episodio della sua vita.
Oliviero Cazzuoli
Il dovere di ricordare Angelo Poletti
Nel quarantesimo anniversario del suo sacrificio
Ricorre quest'anno il 40° del duro anno 1944 che con gli scioperi del mese di Marzo, la Resistenza attiva nelle Città e le battaglie nelle campagne e sui monti, proseguirono a generare, dopo lo sfacelo dell'8 settembre con l'ignavia e la irresponsabilità dei dirigenti il nostro Stato, la caduta della dittatura fascista, la sconfitta dell'invasore nazista e la nascita della nuova Italia democratica.
Molti che vissero quegli anni ricordano.
Tutti vogliono, strumentalmente guidati, che si dimentichi un terribile periodo storico.
Le nuove generazioni impedite al sapere non conoscono quanto questa nostra libertà è costata in sacrificio umano.
È nostro dovere quindi, come Resistenti, ricordare un uomo modesto, un uomo, nè santificato nè beatificato, che ha speso la sua vita per il giusto diritto alla libertà di tutti coloro che oggi la godono.
Angelo Poletti, operaio della "Isotta Fraschini" mantenne vivo nello stabilimento e nella sua Lampugnano il nucleo socialista tenento, dopo il 1934, i contatti con il Centro interno Socialista. Dopo l'8 settembre, con l'inizio dell'attività armata, il gruppo costituì la 44" Brigata Matteotti che da Lui guidata, dopo una breve esperienza in montagna, agì in zona Magenta, S. Siro, Lampugnano, Trenno, fino a Lainate. Mentre si accingeva a ritirare una mitragliatrice riparata in
RISTORANTE LA TAVERNETTA
Specialità pesce e carne alla griglia risotto neromaccheroni pasticciati - Piatto spagnolo Paeja con Sangria (solo al mercoledì su prenotazione)
via Anfiteatro, fu arrestato.
Tentò la fuga, ma ferito ad una gamba fu tradotto a S. Vittore. Rinchiuso in cella di isolamento, fu duramente torturato e il IO Agosto 1944 fu una delle vittorie dell'eccidio di P.le Loreto.
Questa sinteticamente e senza retorica una modesta vita spesa umilmente per il più grande bene di tutti: "La libertà".
Coloro che conquistarono questo bene immenso che ci permette questa vita democratica, con la sua dialettica, con i consensi e i dissensi per trovare la strada migliore per la gestione della nostra società, per migliorare la nostra vita, non vanno dimenticati.
pur vero che molte Sue e Loro aspirazioni non sono ancora soddisfatte.
pur vero che a Loro seguirono anni duri e altre vittime, ma l'esperienza dei Resistenti fu tale da superare "dibattiti" violenti, difendere e mantenere questa nostra Repubblica nata dalla Resistenza contro ogni tentativo autoritario.
Ma che pensare oggi di una società più orientata al consumismo qualuncjuistico che a una perfetta socialità.
Che pensare cosa preferiranno scegliere coloro che sono stati impediti al sapere la nostra "recente storia": una manciata di denari o una migliore comunità sociale.
Per questo dobbiamo far ricordare quale costo di sacrificio umano ha la nostra attuale vita! Perché sappiano giustamente scegliere senza essere strumentalizzati.
Perché possano pretendere le "Loro" speranze in una migliore giustizia sociale.
Perché vengano soppressi privilegi, parassitismi, oscuri connubi, trame di opposti colori, attuazioni di depauperamento e inquinamento della società, intossicazione dei giovani e qua nt'alt ro ancora resta a una corretta Civiltà.
Perché soprattutto non si crei confusione fra coloro che la Libertà hanno con sacrificio difesa e riconquista, con coloro che generarono e mantennero una dittatura, ponendo in campo comune i caduti così che domani si possa parlare di guerra come fra Guelfi e Ghibellini.
El canton del barbee Il decisionista
Ciao! Allora, hai letto il Mondo?
Ehi! Se te me ciappet per coss'è? Per on astronauta, forsi?
E perché pensi che ti prenda per una astronauta?
Te m'ee domandati se ho leggiùu el mond.
E con questo?
Con quest, come foo a legge! se podi minga giragh intorna?
Ma io non parlavo del Mondo come terra!
Allora te parlavet de l'alter mond?
Ma no! Parlavo del giornale il Mondo?
Allora spieghett meij on'altra volta!
Ma sei tu che mi ha frainteso...
Va ben, taijemela su cùrta. Se l'è che l'ha scrivuu?
Che Craxi piace agli industriali.
L'è on bel) succes per vun ch'el se dis socialista!
Cosa intendi dire?
Che i veri socialista hann semper preferì piasegh aij operari, anca a cost de paisegh minga ai padroni.
E tu pensi che Craxi non piacca agli operai?
T'ee minga vist la manifestazion del ventiquatter de marz a Romma?
E con questo?
Con quest te penset che ai operari che gh'eran a la manifestazion el Craxi el ghe piasess?
Ma non hai sentito Martelli?
I martej no, ma hoo sentii i fis'c, e tanti anca.
Ma io ti chiedevo se ha sentito cos'ha detto Martelli, il vice segretario del Partito socialista.
Chi? EI bambinottell? L'avara ditt ona quaj bambannada!
Ha detto che anche se erano più di un milione i lavoratori che hanno manifestato a Roma erano soltanto una minoranza.
Si, ona minoranza che però ghe piaserev aveggerla lù!
Ha anche detto che la maggioranza sono i venti milioni di lavoratori e di produttori che standosene a casa hanno dimostrato di essere d'accordo con il governo.
Hoo capii! L'ha faa el Pannella!
Cosa c'entra Pannella?
Anca lùì el dis quej che voten minga o che voten scheda bianca l'è come se votassen per lù.
E con questo cosa vorresti dire?
Quell che hoo giàmò dit prima.
Ossia?
Che el tò Martelli el dis sù domà di grand bambannad.
Quali frottole?
Per esempio quella che tucc ij operari che hinn minga andà a Romma hinn d'accordi cont el governo.
E allora perché non ci sono andati?
Magara perché hann minga trovaa post sui treni o sui pulmann!
Ma ci sarà anche chi è d'accordo con il governo!
Si, i sciori! Te l'ee ditt anca ti che el Craxi ai industriaj el ghe pias.
Certo, perché è un decisionista.
Se l'è coss'è?
Un decisionista. Uno che sà prendere delle decisioni. ìò
Sì, j che ghe piasen ai padroni.
Cosa intendi dire?
Che l'unica decision che finadess l'ha ciappà l'è stada quella de taijagh j pagh a quei che lavoren sotta padron.
Ma è stato per contenere il costo del lavoro e ridurre l'inflazione.
E allora perché el gh'ha minga taijaa anca i guadagn ai padroni?
Beh... Beh on corno. Te see se te disi?
Cosa? eel Craxi l'ha incominciaa cont el vess socialista, poeu l'è diventaa riformista, poeu decisionista, ma se el va avanti inscì gh'è el ris'c ch'el fenissa per diventà on quaj coss d'alter... ch'el finis semper per ista. Ciao, te saludi! el barbee
ie. LE fai.' TE
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Perché nell'insieme si conoscano le "Origini di questa nostra Repubblica democratica" onde evitare che la Storia debba essere ripetuta con altri sacrifici.
Per questo è giusto ricordre ricordare sia il Buon Samaritano, sia il Martire Angelo Poletti.
A.N.P.I.
Sez. Gallaratese - TrennoLampugnano
anni fa
aprile 1984 pagina 5 - 'ridano 19
Con la loro carica di idee
Le donne come protagoniste della vita sociale e politica
Riflessioni sulla Conferenza Provinciale delle donne comuniste
La partecipazione numerosa, la vivacità al dibattito, i lavori delle commissioni, la forza e la capacità politica, sono state tanto grandi che Chiarante nel suo discorso conclusivo ha manifestato incredulità e stupore.
Le donne affermano che la politica se vuole sopravvivere come chiave di conoscenza e di trasformazione della società deve ricongiungersi alla vita dell'individuo ai suoi bisogni, alle sue potenzialità.
Le donne conoscono i problemi del vivere quotidiano, le realtà del quartiere; sono un ricco potenziale di esperienze e di intelligenze necessarie per formulare proposte concrete e migliorare le condizioni di vita.
Essenziale è la partecipazione di tutte, il collegamento con la sezione, per suggerire iniziative utili, tempestive ed essere presenti nei vari momenti di necessità collettiva.
Le donne devono partecipare alle assemblee ed ai comitati di Sezione, non come spettatrici, ma come protagoniste senza emulare i modelli maschili, ma portando le proprie conoscenze specifiche, imparando a discutere ed a intervenire, superando tutti i limiti che ognuna di noi si
porta dentro. Noi unite siamo una grande forza, non dobbiamo essere rinunciatarie e chiudersi nel proprio individualismo, non ci deve bastare la tessera del partito,
Donne e società
ma dobbiamo dare un impegno costante. Infatti fare politica è un continuo impegno di informazione e di attenzione per poter far conoscere la linea del Partito nella
La validità del confronto
Ad otto anni dalla precedente iniziativa si è svolta alle ex Stelline, in una sala gremita, la "Conferenza delle Donne Comuniste di Milano". Otto anni durante i quali le donne hanno raggiunto la piena consapevolezza dell'importanza che riveste la loro presenza in ogni ambito sociale, sicure di rappresentare una grande forza di cambiamento e di rinnovamento sia della Società sia del partito. Molte riunioni nelle sezioni dell'area milanese ed un accurato studio eseguito da gruppi di lavoro hanno permesso di arrivare a questa assemblea con materiale interessante e statistiche approfondite che hanno costituito un valido supporto ed hanno agito da filo conduttore
per ogni lieta ricorrenza
PAOLA BOMBONIERE
bomboniere per: nozze-comunioni cresime-battesimi
nostra famiglia, nell'ambiente in cui viviamo, questo impegno tra l'altro ci migliora e migliora i nostri rapporti con gli altri. La Conferenza, ma anche il nostro congresso, hanno messo in luce la capacità delle donne di cogliere i bisogni, le spiccate qualità organizzative, il notevole interesse per il lavoro esterno alla Sezione, carica ideale, concretezza.
Possiamo dire che la nostra Conferenza ha saputo essere quella sede di comunicazione tra le donne comuniste, ma non solo, di cui oggi sentiamo tutte dentro e fuori dai partiti, un grande bisogno.
Esaminando la crisi attuale, che dovrebbe essere superata solo con il più ampio consenso dei cittadini, viene invece affrontata dal Governo con atti autoritari, che causano scontri e grosse lacerazioni. Le donne possono far vivere dentro questi scontri tutta la carica alternativa delle loro idee e dei loro bisogni.
Occorrono naturalmente dei programmi economici ben precisi, entro i quali dovrebbero essere inseriti i problemi dell'occupazione o sottoccupazione femminile, possibilità di corsi di formazione professionale o riqualificazione. Un altro grosso problema sono i servizi sociali, che dovrebbero fare da supporto alla donna e la cui disfunzione crea gravi disagi all'intero nucleo familiare, fra l'altro facendo funzionare i servizi sociali si crea occupazione femminile.
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...e mille cose per la casa!
per tutti gli interventi che si sono susseguiti in questi tre giorni. Si sono infatti alternate sul palco numerose donne, impegnate nell'Amministrazione locale, nel sindacato, nelle cooperative, nei gruppi femminili ecc., ognuna delle quali ha approfondito o commentato uno dei temi specifici dei gruppi di lavoro: "Al di là dell'uguaglianza formale: la legislazione nel costume e nel lavoro "Istituzioni, servizi, gestione sociale e partecipazione: le politiche sociali" "Lavoro e occupazione femminile nelle trasformazioni tecnologiche" "Nel partito per la società: l'organizzazione delle donne comuniste".
Molto importante è anche stato il contributo e la parteci-
Appello alle donne: salvate Shahila!
Salvate Shahila! Questo è quanto va scritto su una cartolina postale. da indirizzare a "Rappresentanza diplomatica di Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti, Via San Crescenziano 25. 00199 Roma".
Sarà quel poco, pochissimo, che tutti singolarmente possiamo fare per una giovane donna condannata a morte dal tribunale del suo Paese, gli Emirati Arabi Uniti, nella città di Al Ain.
La legge locale prevede la morte per i colpevoli di adulterio, e forse all'uomo protagonista di questa vicenda è già stata inflitta la pena capitale.
Per la donna, Shihila, c'è invece un'allucinante proroga: dovrà dare alla luce il dambino "frutto della colpa" (per dirla con la tragica frase dei tempi oscurantisti) e poi dopo l'allattamento verrà giustiziata.
Certe realtà inelimina bili quanto la vita sono sempre state condannate e perseguite tra i poveri e gli indifesi. non certo tra i ricchi e i potenti, la storia
più antica lo conferma. In questo caso, e siamo nel 1984, si tratta di un cuoco e di una cameriera, certo non di uno sceicco odi una persona importante, di chi può mantenersi un numeroso seguito. Salomone aveva mille donne nel suo harem, l'indecente, ma lui era re, e per la vita grama che dovevano condurre le donne al suo tempo, forse era anche per le prescelte una promozione sociale.
E oggi? Le leggi di oggi le pagano tutti alla stessa maniera? In questa che ci viene rivelata proprior8 marzo festa della donna, drammatica situazione i fatti sono tali che ci indignano profondamente, la nostra coscienza si ribella e vogliamo fare qualcosa.
Chiediamo la grazia per la vita di Shahila, la chiediamo a chi è in tempo per accordarla.
Una cameriera con un piccolo bambino troverà pure un posto nella terra dove crescerlo e ricominciare una vita nuova.
Abbiate pietà, salvate Shahila! B.F.
pazione di donne non appartenenti al partito, che hanno trovato il più ampio spazio di confronto e di dibattito in un'iniziativa indetta dalle donne comuniste.
P questa infatti una valida e pratica metodologia di lavoro adottata dalle donne nel porsi di fronte alle tematiche sociali perché, non chiudendosi in rigidi schieramenti, sanno concretamente affrontare i problemi che sono di noi tutti, confrontandosi apertamente, anche da diverse posizioni, studiando intenti comuni per la loro soluzione. Si è infatti discusso, in questo modo aperto, su come affrontare i gravi tagli agli stanziamenti per i servizi sociali; sulla preoccupante discesa del tasso di occupazione (in special modo quella femminile); sul diritto alla casa; sull'adesione ad iniziative ed a manifestazioni per la pace; sul come contribuire al nnnovamento politico ed all'alternativa.
Si è potuta constatare una profonda maturazione della donna a discutere, a conquistare i propri diritti ed a battersi per mantenerli, con la sicurezza consolidatasi in tanti anni di lotte comuni, che l'hanno vista partecipe in prima persona: da quelle del '45 a quelle per l'ottenimento del divorzio per i servizi sociali. Sicurezza che la rende oggi pronta ad affrontare i duri, complessi, articolati e più specifici temi che le stanno di fronte. Sicurezza per la quale le donne hanno dovuto però anche rischiare in prima persona sia per poter essere coerenti con le loro convinzioni sia per poter inserire anche, e con più difficoltà, nella propria vita privata, quei cambiamenti per i quali si battono.
A conclusione della conferenza, che ha dimostrato ancora una volta il bisogno e la validità di confronto e di partecipazione attiva delle donne, sono state elette le delegate che hanno portato la voce del convegno di Milano al Congresso Nazionale delle Donne Comuniste a Roma.
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milano - pagina 6 aprile 1984
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I mestée de la Milan de semper
Ona pontada in libreria... per savè de la "beccarla"!
Un passo indietro nel tempo per accennare alla più famosa locanda di Porta Ticinese ritrovo di diseredati
"Lamador de paviment", lamatore di pavimenti; dall'antica figura dell'artigiano che lamava i pavimenti in legno a mano (pialla, piallino, carta vetrata e paglietta di ferro) si è passati alla lamatura a macchina ed alla verniciatura vetrificata e trasparente.
Diffondendosi sempre più l'uso della piastrellatura, del mosaico e delle marmette, che hanno sostituito nella pavimentazione i celebri e popolari "medoni" in cotto, di cui è possibile trovare traccia in molte vetuste abitazioni e case di ringhiera, si è poi diffuso il sistema della levigatura e piombatura dei pavimenti con apposita macchina e l'artigiano che si propone a questo nuovo lavoro proviene talvolta dai ranghi dei "lamador".
di Arcano
La pavimentazione in ceramica è antichissima; era però un privilegio di classi abbienti, ma ora è venuta quasi di moda ed è passata anche a dimore di modesta categoria, ferma restando la regola dell'esigenza da parte di chi più dispone di avere una pavimentazione esclusiva, artistica.
Da considerare inoltre che il progresso, in tema di pavimentazione, ha notevolmente allargato il fronte sia dei materiali di posa sia degli specialisti; è così che la figura del più antico "solin" si è appannata ed al "parquettista" si è aggiunta la figura del "posatore di pavimenti" in linoleum, in gomma, in gres, per poi passare alle finte marmette in materiali vinilici ed alle "moquettes".
Dialettologia milanese (7)
Qualche chiarimento anche per i pronomi
Il milanese ignora l'uso del "lei", pronome equivoco della lingua italiana per donne e uomini
"Se", ne abbiamo accennato la volta scorsa, sostituisce si e ci italiano quando è pronome, forma atona del pronome riflessivo di terza persona ed a volte particella passivamente nei verbi transitivi; ma con qualche esempio è più facile intenderci.
"L'è inscì che se fa." (È così che si fa). "Se vedarà". (Si vedrà.) "Come se dis?" (Come si dice?) "Se vedarèmm anmò". (Ci vedremo ancora). "On momeni che se settom, inscì se pò park quiett". (Un momento che ci sediamo, così si può parlare tranquilli). Notiamo particolarmente nell'ultima frase le due applicazioni identiche nel milanese e diverse nell'italiano; una delle forme identiche è questa: "De quel tal se ne parla ben". (di quel tale se ne parla bene). Dove però non ci fosse la particella pronominale NE il discorso ritorna ad essere il precedente: "De quel tal se parla ben". (Di quel tale si parla bene.)
Prendiamo in esame alcuni vocaboli milanesi per osservare la trasformazione dal singolare al plurale tra quelli di cui è più frequente incorrere in errori; per non rubare spazio è indicato per primo il nome italiano seguito dal milanese e relativo plurale.
Meneghino, meneghin, meneghitt; bambino, fiolin, fiolitt; candelina, candelitt; vecchina, veggina, veggitt; uomo, omm, omen; fragola, magiostra, magioster; giornale, giornal, giornaj; gallo, gall, gai; tale, tal, taj; ruota, roeuda, roeud; foglia, foeuija, foeuij (quest'ultimo vocabolo anche per il maschile singolare e plurale foglio).
Moltissimi sono i vocaboli milanesi che hanno il prefisso IN anche se oggi si tenta di eliderlo immeritatamente: "invedriada, invedriée, invernisoeur, intertant, indorador, inbrunidor, incomencià, ecc. che in italiano corrispondono a vetrata, vetraio, verniciatore, frattanto, doratore, brunitore, cominciare, ecc. Di moltissimi vocaboli è nota la similitudine milanese-italiana
È utile al lettore che segue questa rubrica essere informato della proposta recente di adottare per i bagni e le cucine delle case del futuro una pavimentazione a pannelli mobili per un rapido e più agevole intervento sulle tubazioni e scarichi idraulici che verrebbero ovviamente installati sotto di essi.
L'idea non è nuova, ma la sua applicazione non ha avuto lo sviluppo che meritava: per molti anni la rottura di un sifone, di una "braga" o di una tubazione ha richiesto il fastidioso intervento del muratore oltre a quello dell'idraulico e (per l'inquilino del piano sottostante) dell'imbianchino. "Lavanderia"; in milanese la voce non cambia e la nuova dizione "lavasecco" non ha riscontro vero e proprio se non quello di attribuzione adattata sia ai tempi moderni sia ad una filologia attuale: "lavasecch".
Già il termine lavanderia (lavandaria in origine) era in uso per indicare il luogo in cui si faceva il bucato negli ospizi, ospedali, istituti o comunità, alberghi; altrimenti si usava per luogo ove si imbiancavano le tele e pannilini, progenie delle attuali lavanderie industriali.
che sono librerie con annessa rivendita di giornali o riviste.
Nella libreria vera e propria "el librée" non si limita alla sola vendita, ma consiglia e segue il cliente nella scelta di opere, specialmente di quelle di specifico orientamento sia scientifico sia politico, filosofico, storico, sociale o altro.
Librai ambulanti ce ne sono ormai pochi: fatta eccezione per le enciclopedie o qualche opera da cedere a rate i venditori di libri a domicilio erano in massima parte "pontremolesi" che si portavano a spalle una gerla di libri (quasi sempre romanzi) spostandosi a piedi ed armati di una filosofia non comune, di certosina pazienza. Poi ci sono le bancarelle dislocate in molti punti della città; rivenditori di libri usati, di collezioni di riviste e giornaletti per ragazzi, raccolte di figurine d'epoca, dispense che racchiudono, oltre a ciò che il testo evidenzia, storie patetiche della fame del sapere stinte dall'indicazione di poche decine di centesimi di lira che pur costarono agli acquirenti duro sacrificio.
locanda hanno abbandonata la voce d'origine trasformandosi in "pensione" o "trattoria con alloggio".
Avvertono i glossari di Cherubini e Angiolini che, in milanese, la locanda si riferisce a casa dove si fornisce alloggio e vitto a pagamento per qualunque tempo, ma è per lo più ambiente per gente bassa.
A questo proposito è bene ricordare che a Milano era notissima una di queste locande denominata "Locanda del Berin", ambiente di cupo squallore, frequentata da figuri di dubbia moralità, tagliaborse, giocatori d'azzardo, prostitute, pregiudicati, sbandati.
Contrariamente a quanto alcuni credono, per averne sentito parlare, il nome "berin" non si riferisce all'agnello, ma al cognome della proprietaria, Berrini, una toscana corpulenta e manesca che la gestiva assieme al convivente, un tipaccio prepotente, massiccio, dal viso butterato dal vaiolo e visibilmente sfregiato, di cui nessuno conosceva il casato (la polizia sì) e che tutti chiamavano Berin.
"e' Berin" scioglieva il nodo della corda e chi si era attardato su di essa ruzzolava sopra chi dormiva sui pagliericci o per terra.
Guai a colui che si azzardava a fare rimostranze, c'era la possibilità di portarsi per qualche giorno un livido ad un occhio o un bernoccolo in testa.
La "locanda del Berin" era situata in via Arena all'angolo con via Vallone; tutti i milanesi d'una certa età ne hanno sicuramente sentito parlare.
In senso dispregiativo candera" viene detto anche all'affittacamere", in particolare quando l'ambiente è trascurato. "Macelleria, macellaio"; in milanese le voci corrispondenti originali sono "beccaria, becchée", ma oggigiorno sono in moltissimi ad usare modernamente (e meno milanesemente) "macelar".
che si differenzia soltanto nella forma tronca finale: "camin, cavall, moscon, ladron"; di altri l'inversione delle due lettere finali: pader, lader, mader, quader; ma quando si hanno terminazioni "oio" c'è tutta una serie di variazioni in milanese rispetto la corrispondente italiana.
Abbeveratoio: "navell, beviroeu, albi"; annaffiatoio: "dacquad or"; ballatoio: lobbia"; calzatolo: "corno"; laminatoio: "cilinder"; muoio (verbo morire): "moeuri": "Pissatoj" (una delle poche similitudini); raschiatoio: "ranzetta, rescador"; rasoio: "resili o resoo".
Pronomi personali al singolare in milanese sono "mì, tì, lù, lée" corrispondenti a io, tu, egli, ella; al plurale sono "nun vialter, lor" corrispondenti a noi, voi, essi ed esse; attenzione a "nun" che moltissimi pronunciano e scrivono erroneamente "numm", mentre i più diligenti lo marcano "nùn" nello scritto pe non dare adito a malintesi.
Il milanese ignora l'uso del lei italiano, ambiguo alquanto e, per dirlo con la moda attuale, bisex! Un tempo era usato il "vù" in segno di rispetto persino tra familiari, in modo particolare per i più anziani; usanza ancora vigente in paesi di provincia e nel contado. (Anteriore alle imposizioni fasciste e promiscuità di persone come nella lingua italiana, senza forza distintiva.
Uno dei punti più controversi del milanese scritto è sempre stato quello della vocale O con la sua doppia funzione di U e O nella fonetica; mentre la vocale U, eccezioni fatte per quando è preceduta dalla consonante Q oppure nell'indicazione di nomi propri (Umberto, Ugo, Ulderico), foneticamente si pronuncia francese, anzi milanese!
Nel mirino della prossima conversazione ci saranno appunto raffronti che metteranno in rilievo molte discrepanze su questa dibattutissima questione.
(continua)
La voce "lavanderia" è considerata in tal senso nel vocabolario di F. Cherubini a cui segue la stessa voce con interrogazione per lavatoio; infatti i luoghi pubblici che venivano adibiti per lavare i panni d'ogni tipo vennero chiamati lavatoi.
Altre voci poi si rincorrono sul tema e le definizioni sono quelle di lavanderia a vapore, a gettone, a secco ed anche "tintoria" dove però nulla si tinge (forse si stinge); ci sono botteghe di prestazione multipla a cui il cliente si rivolge per servizi estesi alla smacchiatura, stiratura, ecc.
Nella conclusione di quanto detto la figura della "lavandera" è assente; di questo popolano personaggio abbiamo avuto modo di leggere in questa rassegna tempo addietro.
Forse ai lettori farà piacere conoscere un particolare: "lavandée" veniva detto ammiccando il confessore... perché lava l'anima dai peccati, ma anche questo riferimento è scaduto d'uso al pari di tanti altri.
"Libreria", anticamente libraria; oggi la voce riguarda il negozio dove si vendono libri, oppure il mobile che li contiene, ma un tempo era riferito anche alla biblioteca.
Ci sono negozi che sono "cartolibreria" dove si vendono anche articoli da cartolaio; altri
Sulle bancarelle si trovano a volte opere di grande pregio letterario pur nella veste povera dell'edizione, chi le espone a volte non lo sa, sembra carta a malapena salvata dal macero; ma tra i "librée" dell'usato si nasconde spesso un colto personaggio che sa distinguere il censo dell'erudizione di tra pagine ingiallite dal frivolo contenuto d'un torno ben rilegato ed invitante.
Ci sono infine le "librerie antiquarie", non molte in verità, ma da esse il bibliofilo, il collezionista, può acquistare libri il cui tessuto letterario offre anche il piacere d'una conoscenza di vocaboli caduti nel limbo della dimenticanza tanto è diversa la forma del linguaggio impresso da quello in uso.
"Locanda"; "locandée o locandera" chi la gestisce. Ve ne sono rimaste pochine in città; la verità è che il costume d'oggi è cambiato e le molte osterie con
In detta locanda oltre alle misere stanze in cui alloggiavano i più abbienti v'erano due carneroni, uno al primo piano ed uno al pianterreno; al primo piano v'erano letti sgangherati divisi da una tenda in cui a volte alloggiavano in promiscuità uomini e donne in comune con gli insetti che infestavano l'ambiente.
Al pianoterra invece v'erano lungo le pareti pagliericci con un cuscino e una coperta, l'uno vicino all'altro su cui dormivano i clienti "medi". I più diseredati dormivano stando seduti su panche appoggiando la testa sopra una grossa corda che tagliava in due, nel senso della lunghezza, il camerone e fissata a due grossi anelli infissi nel muro.
La sveglia in questo camerone veniva data alle sei del mattino in punto (salva qualche irruzione della politica nottetempo per accertamenti); dopo di che
Nella lingua italiana arcaica era usato il vocabolo beccaio il luogo di macellaio anche se per la verità con esso il riferimento includeva i molti venditori di carne di capra e becco; beccaio è comunque terminologia ancora usatissima in Toscana e a Roma.
La dizione "becchée de cavall", macellaio che vende carne equina, è soltanto distintiva ai fini della limitazione della licenza, ma chiunque lavora al mattatoio (più comune macello) "de mestée el fa el becchée", di mestiere fa il macellaio.
A proposito invece di licenze, l'estensione di alcune di esse permette ai macellai di vendere pollame e conigli, uova ed insaccati; la nota è d'obbligo anche se non interessa ai fini di questa rassegna sui mestieri.
Nel richiamare una voce cor rente ed un poco corrosiva nei riguardi di un chirurgo che non sa fare bene il suo mestiere (e non è soltanto una voce milanese) c'è chi dice: "A l'è minga on cerusegh provett, a l'è on squartaboeu !" (non è un chirurgo capace, è un macellaio!) (continua)
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aprile 1984 pagina 7 - milano 19
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Centro sportivo di via Novara 97
IlKendo: un'arte marziale
fra cultura e non violenza
In via Novara 97, Milano, nella palestra eretta al fondo del cortile, è situato il Centro di addestramento per il Kendo, la più antica arte di guerra giapponese il cui nome si traduce con "La via della spada".
Nel centro di via Novara si pratica anche il Judo per ragazzi (dalle 17 alle 18) e l'Aikido (dalle 18,30 alle 20), nei giorni di lunedì e giovedì, in cui si svolge anche il Kendo, dalle 20 alle 21,30. Per informazioni, rivolgersi al signor Bottoni, tel. 452.14.82 dalle 13 alle 14,30, e si troverà una persona entusiasta di queste discipline orientali, in particolare proprio del Kendo, che ha adottato come una filosofia, e sul quale ha scritto, per illustrarne la storia ed i pregi.
Secondo Mario Bottoni, le arti marziali giapponesi, se impregnate del senso culturale di origine, possono rappresentare educazione, disciplina e formazione di carattere.
Al contrario dei correnti sport, dove l'oggetto del giuoco è una palla, un canestro, una rete, un remo, una vela, nelle arti marziali l'oggetto è principalmente l'individuo. Se si seguono i canoni della civiltà e della cultura si opererà in contesto con l'individuo ma in assenza di dualità, di egocentrismo, di agonismo, in una etiquette impregnata di amicizia, cortesia, rispetto, cosicché l'energia individuale può e deve scaturire ed esplodere nel profondo.
Questa energia, pur essendo diretta verso un altro individuo, non ne deve essere condizionata in senso antagonistico ma espressa come azione fine a sé stessa. Ciò porterà ambedue le parti allo sviluppo del carattere ed a un appagamento profondo vitale, quindi alla pace con sé stessi e con l'esterno. Le arti marziali non devono rappresentare un mito irraggiungibile ma una concreta possibilità di autorealiz-
zazione.
Quando questa è avvenuta pienamente, nasce il maetro. Maestro vero è colui che continua a praticare fino a che non ha percorso tutta la via, e va oltre. Qualsiasi uomo ha la possibilità di diventare maestro.
Pochi però riescono perché si presume comunemente di esserlo troppo presto, quindi ci si ferma in strada.
Se poi ci si vuole occupare specificatamente del Kendo, si deve sapere che questa "Via della Spda" ha costituito in passato un sistema di formazione nell'uso di quest'arma, in Giappone.
L'arte di usare la spada poteva essere coltivata in altri modi, uno di questi era di addentrarsi e studiare le tecniche usando una vera spada (affilatissima) in esercizi-modello prestabiliti (Kata) eseguiti da soli o in coppia. Al vantaggio di maneggiare una vera arma si accompagnava il rischio di gravi infortuni e a volte della morte. L'uso di una spada di legno (bokuto) riduceva la gravità degli infortuni, ma difficilmente permetteva il fortificarsi dello spirito. Nel 1600, oltre ai suddetti sistemi, si cominciò a dotare i praticanti di una armatura parziale che proteggesse determinate parti del corpo ma che contemporaneamente permettesse la realizzazione delle caratteristiche peculiari del modo di combattere giapponese, e cioè velocità, lobilità, armonia ed equilibrio costanti. Nel 1700 l'arma da usare in questa disciplina cominciò ad essere costituita da stecche di bambù (4) opportunamente messe insieme. Era nato il Kendo.
Kendo moderno. Tutte le antiche arti di guerra giapponese e in particolare l'arte della spada furono fortemente impregnate di spirito religioso (zen) e strettamente connesse col codice morale (bushido). Alla fine del secolo scorso, in
Iniziamo da questo numero un viaggio attraverso la realtà sportiva della nostra zona - Cominciamo con una squadra di calcio
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seguito all'improvvisa e repentina trasformazione del Giappone in stato moderno, tutti gli immensi valori spirituali e il grande patrimonio etico nella sua accezione più interiore rischiarono di perdersi. La pratica delle antiche forme di combattimento, non più riservata alla casta guerriera ma aperta a chiunque, poteva aiutare a conservare parte dell'attitudine mentale, psicologica e filosofica se non addirittura religiosa proprie di una civiltà.
Perciò oltre al judo, aikido, Kiudo, i-ai-do anche il Kendo è divenuta un'arte marziale moderna e poi anche uno sport.
È da tenere rigorosamente presente però che in quanto sport (specialmente se inteso nel senso occidentale del termine) il Kendo può perdere tutto il suo contenuto non solo originale ma anche tecnico se si prescinde dal pensiero giapponese che è intuizione, armonia, sfera, cosmo, baricentro psicofisico-nervoso nel ventre, attitudine alla mediazione anziché alla concentrazione anche e soprattutto durante l'azione, antitesi della dualità, ecc.
L'espressione e l'affermazione della persona umana attraverso questi valori, la ripresa di coscienza di doti intenori che costituiscono la base genuina dell'uomo, costituiscono la conscia o inconscia aspirazione di molti nell'attuale periodo di crescente degradazione di ogni valore naturale.
Mario Bottoni assicura, chiudendo questa sua perorazione, che il Kendo, come le altre arti marziali moderne, può aiutare chiunque a percorrere questa via.
La nostra zona, come molte a Milano, vanta un notevole parco squadre ed una carrellata si può fare per conoscerne alcune e valutare la realtà calcistica che calca i terreni erbosi sotto casa. La carrellata ha inizio con la Giovanissimi - San Romano. — Quando giocano in casa si possono osservare sul campo sito in fondo alla via Falck, tra la fermata della MM San Leonardo e la chiesa di San Romano. Terreno pesante, sassoso, sparute zone ad erba. Ben citato con panchine protette e spogliatoi in via di sistemazione. Maglia bianca verginale o giallo-verde.
Carta d'identità — Tutti ragazzi nati negli anni della contestazione giovanile 68-69 si presentano quasi tutti con fisico da supernutrizione. Superano per la quasi totalità il metro e 65 con spalle piantate bene e gambe robuste.
Pregi — Squadra ben impostata atleticamente almeno nei 7/ Il con corporatura già for-
mata e muscolatura sviluppata. Buona velocità in progressione. Sanno saltare quasi tutti con notevole stacco. Buono il coordinamento sul pallone e buon gioco d'assieme soprattutto nel centrocampo in su. Giocano insieme da diversi anni e questo giova all'intesa ed al clima cameratesco che è palpabile in campo e fuori. Corrono molto, almeno nella prima parte della gara con buon agonismo. Efficace e maschio il contrasto. Rispettosi dell'arbitro e, cosa lodevole, anche dell'avversario contro il quale non ho mai visto commettere falli velenosi.
Difetti — Il secondo tempo, in genere, li vede calare sensibilmente. Le mezz'ali spendono troppo per tutto campo senza la malizia di dosare le forze. La difesa mi sembra un poco sotto peso rispetto al centrocampo e costringe a ritornare troppi elementi a discapito della chiarezza e dello sviluppo degli schemi. Un poco di precipitazione di troppo nelle rimesse e
Da Milano all'Adda col nostro giornale
Come già annunciato nei numeri precedenti, domenica 20 Maggio 84 si svolgerà la "Camminata Ecologica" sull'Adda in collaborazione con il Gruppo "Fior di Monte" dell'A. P.E.
Il percorso è stato già pubblicato sul numero di Milano 19 dello scorso gennaio; vi ricordiamo comunque che si tratta di una passeggiata adatta a tutti e che avrà luogo in una zona interamente pianeggiante. Si tratta di un incantevole tracciato da Trezzo a Paderno d'Adda (Km 16 circa) ma niente paura, la camminata scorrerà veloce su di un percorso interdetto al traffico veicolare.
Si potrà così respirare a pieni polmoni tra la natura ancora "selvaggia", le "rapide" del giu-
me e le centrali, gli opifici e i ponti che l'opera dell'uomo ha costruito molti decenni fa, alcuni da oltre un secolo (un vero paradiso per i fotografi!).
Invitiamo perciò tutti a partecipare, non occorrono partecipazioni, è necessario portare la colazione al sacco, per godere interamente la giornata in piena libertà.
Il ritrovo, per i partecipanti, è per le ore 7.30 di Domenica 20 Maggio alla Stazione Cadorna della M M2 marciapiede per Cascina Gobba.
Da lì inizierà il trasferimento coi mezzi pubblici sino a Trezzo d'Adda, poi, a cavallo di S. Francesco sino a Paderno d'Adda ove il treno FF.SS. riporterà in serata a Milano.
La spesa prevista sarà di L. 3.000/ 3.500 per persona, per tutto il viaggio.
Vi aspettiamo per le 7.30 del 20 Maggio! ...e buona passeggiata
nelle punizioni. Un pizzico di presunzione da primi della classe a volte li porta a snobbare l'avversario pasticciando soprattutto se inseguono un risulato che tarda a venire.
Rincalzi — Pochi e inferiori ai prima squadra, disciplinati, ma ho avuto l'impressione che non si sentissero coinvolti dalla partita.
Panchina — Allenatore sig. Brambilla, più che decoroso, sempre presente. Un pizzico di intemperanza nei confronti delle decisioni arbitrali errate e qualche "bravo" urlato di troppo anche quando non sarebbe il caso. Secondo in panchina sig. Manzoni con pipa.
Pubblico — Spesso numeroso, caldo e appassionato, tifoso, anche rovente, un buon tifo insomma anche se qualche mamma e di troppo.
L'ultima volta che ho visto la San Romano ha vinto per 2 a I, e una pagellina è d'obbligo:
1 Nisi — buona la sua posizione, una grande uscita ha salvato il risultato.
2 Locatelli — buone le doti di recupero, spesso estraneo al gioco
3 Manzoni — buona la posizione, il tempo ed il contrasto, un poco debole come capitano
4 Ballerini — ottima prestazione, dall'area alla tre quarti sempre presente, un pilastro
5 Magnanensi — un po' sotto peso, gioca sempre in punta di fioretto anche quando bisogna sciabolare
6 Porri — per 2/3 di partita il migliore con 1'8 partorisce una accoppiata vincente
7 D'India — mobile ma pasticcione, mai in corale
8 Di Franco — inesauribile, per quasi un'ora fa gioco per due, ha goleato in modo perfetto
9 Alocarni — lento a carburare quasi mai in posizione
10 Ursi — buon camminatore, un po' impreciso, mai primattore, se guardasse maggiormente i compagni renderebbe il doppio
I l Borgomastro — quasi mai è stato servito ma quasi mai si è fatto servire Congratulazioni, complimenti e tanti auguri a tutti sig. Fasano presidente invidiato.
Luciano Amato
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La San Romano Giovanissimi
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La questione degli stranieri negli sports professionistici
Si è discusso molto ed animatamente, negli ultimi tempi, a riguardo della questione degli stranieri nei due massimi campionati professionistici italiani: quelli di calcio e pallacanestro. Per entrambi la diatriba è nata da posizioni prese dalla Lega contro l'utilizzo di questi giocatori. Al solito cercheremo di chiarire le idee tenute (ad arte?) confuse dagli orgnai di informazione sportiva asserviti a un certo strapotere, che sempre più spesso si nota nelle federazioni sportive.
Iniziamo dal calcio. Per quanto riguarda questo sport vi è stata la proposta federativa di chiudere le frontiere in vista dello svincolo.
Per quanto invece riguarda il basket vi è da segnalare la nuova norma che vieta l'importazione" (scusate il termine stile "tratta delle bianche") di stranieri non provenienti dagli Stati
Uniti ed il divieto, fatto agli allenatori, di esercitare la loro professione in Italia qualora lo abbiano fatto già, sia nel nostro paese che all'estero.
Inutile dire che ci paiono due provvedimenti, a dir poco, allucinanti per la loro pochezza.
Sono infatti veramente poco significative le motivazioni addotte dalle federazioni a sostegno delle loro proposte.
Per quanto riguarda il calcio, è stato detto che la presenza degli stranieri impedisce la valorizzazione dei giovani talenti italiani, prendendo come esempio Vignola che vive la contraddizione di essere titolare in Nazionale, ma riserva nella Juventus in quanto chiuso nel suo ruolo da Platini.
"Qualcuno" ha inoltre aggiunto che, in tempo di svincolo incipiente, la presenza di stranieri svaluta incredibilmente il valore dei giocatori nati in Italia. Non ci sembra che queste motivazioni siano sufficienti a giustificare dei provvedimenti del genere.
Ci pare infatti assurdo affemare che un giocatore non è valorizzato nel momento in cui gli viene affidato il ruolo di regista della Nazionale campione del Mondo in carica o che non ha modo di farsi esperienze quando può affrontare ad ogni allenamento un grande campione come Pratico (confronto
Violenza nello sport: Le proposte dell'UISP
senz'altro più interessante di quello sostenibile con Archiovasso del Canicattì piuttosto che con Baracchelli della Sangiorgese).
Per quanto riguarda il basket non sono stati addotti motivi di sorta, ma le linee di condotta di quest'azione risiedono nel fatto che allenatori o giocatori non americani non potrebbero portare grandi miglioramenti al basket italiano. Non sappiamo se ridere o piangere, se il livello del basket di casa nostra è infatti ora elevatissimo lo si deve anche a giocatori come il plavo Kicianovic o il brasiliano Schmidt (capocannoniere del campionato) passando per l'ormai storico messicano Manuel Raga. Per quanto riguarda gli allenatori si può citare Aza Nicolic, jugoslavo anch'egli, che ha sempre guidato con profitto qualsiasi squadra gli sia stata affidata e che ora sta salvando la Scavolini di Pesaro da una quasi certa retrocessione. Come dovrebbero essere considerati poi i giocatori come Olajuwon, Blab, Stipanovich o Aguirre che vanno bene al campionato "Pro" americano o che stanno per entrarvi? Dovrebbero essere considerati "Americani" o appartenenti alla "razza inferiore" del Resto del Mondo? Non dimentichiamo di mantenere i piedi per terra nei giudizi, se vogliamo salvaguardare lo sport in Italia, o perlomeno quello professionistico, che con i suoi incassi permette la vita del Coni e delle Federazioni dilettantistiche. Non sappiamo ancora fino a che punto si arriverà, forse a giocatori italiani che, impreziositi dall'assenza degli stranieri, chiederanno miliardi in situazioni di svincolo operante per legarsi ad una società o a perdere un'altra olimpiade di basket battuti dai poveri, ma eccezionali dilettanti brasiliani.
Speriamo più che mai in un coraggioso dietrofront delle Federazioni su queste decisioni, per poter gustare lo sport in Italia al più alto livello possibile e per poter continuare lo';cambio di esperienze e tecniche tra i nostri atleti e quelli stranieri, in uno spirito di Olimpia sempre più ridotto al lumicino e su cui qualcuno vorrebbe gettare acqua.
Effegì
Ultimanente, Milano, è stata sconvolta da episodi di violenza che oltre ad indignare distruggono le basi di un'esistenza tollerante e civile; l'ultimo in ordine di tempo è stato il ferimento del tifoso austriaco dopo la partita di coppa tra l'Inter e l'Austria Vienna.
È necesario comprendere che la violenza è un fenomeno diffuso nella nostra società e che oggi si riscontra in forme diverse negli appuntamenti sportivi, diventando sempre più frequentemente parte integrante delle manifestazioni stesse: negli stadi ad esempio, si muovono gruppi organizzati che avviliscono l'immagine e la funzione dello sport e del gioco del calcio.
A tutti spetta fare qualcosa, il C.d.Z. 19 ha già espresso la sua voce subito dopo il ferimento del giovane tifoso austriaco, ora l'Arci-Uisp con un'assemblea tenutasi alla sala della Provincia di via Corridoni ha formulato alcune proposte.
A questo proposito abbiamo intervistato Lancetti (Segretario Provinciale dell'unione Italiana Sports Popolari) il quale ci ha detto: "la battaglia contro la violenza nello sport deve coinvolgere soprattutto i giovani; per questo è prioritario stabilire un lavoro di sensibilizzazione verso l'opinione pubblica effettuando iniziative concrete nella nostra provincia, per sottolineare il significato ed i valori che nello sport convivono: l'entusiasmo, l'aggregazione e l'amicizia. Spetta agli organi di stampa dare una informazione corretta, dettagliata ed intelligente; ai dirigenti delle società sportive isolare il fanatismo e le frange più violente del tifo organizzato; agli insegnanti di educazione fisica far comprendere ai ragazzi le regole e lo spirito delle discipline sportive. "Ma quali sono le vostre poposte concrete?" abbiamo chiesto ancora. "La proposta rivolta ai giovani milanesi è quella di fondare un'associa-
zione o quantomeno un club unitario del Milan e dell'Inter che andando organizzato allo stadio con uno striscione stia ad indicare la volontà di superare ogni forma di violenza; la seconda proposta è quella di lanciare un appello alle forze culturali milanesi, ai circoli culturali, alle società sportive che operano sul territorio, perché si facciano promotori di una serie di iniziative sportive che coinvolgano i giovani su questo tema. Non ultima la necessità di produrre un audiovisivo o documentario da far vedere nelle scuole.
D. "Ma perché non si capovolge come sempre si è detto senza poi farlo, il concetto ora esistente di sportivo, ovvero facendo sì che da spettatore egli diventi protagonista dell'avvenimento?"
R. "L'esperienza che noi abbiamo è che spesso molti di questi giovani sono anche praticanti sportivi individuando della attività sportiva comunque solo l'aspetto agonistico, tant'è che durante l'ultima edizione dei campionati studenteschi a Milano, sugli spalti si sono verificati scontri fortunatamente non gravi tra scuole diverse". Sicuramente molto importante è il discutere ed il proporre sul tema della violenza nello sport; ma riteniamo ancora più utile un coinvolgimento degli atleti sul problema della violenza che purtroppo non esiste solo sugli spalti, ma anche sui campi di agonismo. Si muore nello sport per vari motivi e violenze, anche psichiche, vengono subite da parte degli atleti; pensiamo alla recente morte del pugile Antonio La Serra od a quella di numerosi giocatori di pallacanestro, oppure all'obbligo di prendere sostanze eccitanti per rimanere e fare una degna figura, questo soprattutto nelle discipline di atletica. Mauro Penco
"Con il patrocinio dell'Assessorato allo Sport del Comune di Milano si terrà Domenica 15 Aprile 1984 il 3" Palio di Trenno marcia non competitiva articolata su due percorsi — 5 Km. e 12 Km. — attraverso il Parco di Trenno e la zona agricola che si stende fra Trenno e Figino.
La manifestazione, organizzata dalla U.S. Viscontini di Trenno in collaborazione con la Coop. La Vittoria, vuole essere un'occasione di incontro fra la realtà Trenno e la realtà Viscontini, una piccola ma viva polisportiva che da 4 anni si prodiga per ovviare alla drammatica carenza di strutture ricreative e sportive in Trenno. Si pone altresì come un richiamo alle autorità zona li e comunali affinché affrontino decisamente tali carenze che si evidenzieranno ancora più con l'ormai prossimo completamento dei nuovi enormi insediamenti abitativi
destinati a incidere profondamente sulla realtà sociale del quartiere.
La partenza della marcia è fissata alle ore 9 — nel parco di Trenno nei pressi del Centro Tempo Libero di via Giorgi, una struttura che attende di essere più adeguatamente sfruttata. La quota di partecipazione è di Lit. 2.500 — e le iscrizioni si accettano presso la sede della U.S. Viscontini in via F.11i Rizzardi il Giovedì dalle ore 9.00 alle ore 22.30 ed il Sabato dalle ore 15.00 alle ore 17.30 nonché presso lo Spaccio Alimentari della Coop. La Vittoria in via Giorgi 15. A tutti i concorrenti verrà consegnato un originale portachiavi munito di 2 gettoni telefonici. Numerosissimi premi verranno sorteggiati. Attendiamo numerosi soprattutto i ragazzi delle scuole della zona 19: la manifestazione è dedicata in particolare a tutti loro".
Sarebbe più opportuno dire: sciare "anche" al Parco di Trenno, infatti quest'inverno gli appassionati di sport alpini della nostra zona hanno avuto modo di cimentarsi in questa disciplina sulla pista artificiale creata sul Monte Stella.
In quell'occasione fu anche disputata una gara che vide la vittoria di Jure Franko, meda-
glia d'argento ai recenti giochi Olimpici di Sarajvo.
In questo caso però si tratta di sci di fondo, gli amatori di questa specialità possono infatti cimentarvisi nella variante dello ski-roll, il martedì e il giovedì dalle ore 12 alle 14 ed il sabato e la domenica mattina... naturalmente al Parco di Trenno.
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ettere Che cosa significa centro comunitario? Una struttura posta all'interno di un quartiere più morto che vivo, e che pochi conoscono. È un posto dove è possibile frequentare corsi di varia natura, dalla chitarra alla più recente "aerobica". Dove c'è una biblioteca. Dove si organizzano feste ed incontri vari. Tutto questo e non solo questo. Ma in realtà questo modello di centro comunitario non si integra con la vita reale, con la quotidianità del quartiere. In teoria potreste trovare tutto al centro comunitario, ma comunque tutto bell'è pronto da utilizzare o consumare se volete, come gran parte del nostro vivere oggi. Non ci dilunghiamo su problemi come quello dei finanziamenti, del rapporto con le istituzioni (vedi Consiglio di Zona) della lenta ed esasperante macchina burocratica che tende ad uccidere per asfissia le iniziative di base, dell"'agibilità" del centro, ossia dell'adeguamento della struttura alle norme di sicu-
Che cosa significa "Centro Comunitario"
rezza della legge del maggio '82 che aspettiamo e che aspetteremo ancora per chissà quanto. Su queste cose in genere sono tutti pronti a essere d'accordo. Ma vorremmo cercare di andare più a fondo con un discorso sul significato di aggregazione che può avere un centro comunitario, puntando quindi a un progetto più ampio, un progetto culturale e anche politico che veda realmente la partecipazione attiva delle persone, e che si oppone decisamente alla staticità e all'appiattimento dei cervelli e delle conoscenze che si vorrebbe.
Aria nuova nel sindacato
Disagio, perplessità, delusione: nelle fabbriche, siamo rimasti frastornati dalle decisioni del governo.
C'è chi spera che il "fattaccio" (cioè il decreto legge sulla scala mobile, che ha di fatto espropriato con un colpo autoritario, l'autonomia contrattuale del sindacato), abbia come effetto secondario salutare, un rilancio su basi nuove di un sindacato da troppo tempo senza una linea strategica autonoma, dalle compatibilità politiche ed economiche.
L'esperienza di un delegato di fabbrica
man, mano venir meno questa pratica.
Signor Direttore Vi prego voler pubblicare la seguente precisazione: Signor Direttore, io seguo con interesse il nostro bel giornale, con tante notizie precise e sono rimasto sorpreso dell'articolo sportivo del 2 Febbraio '84 sul nostro giornale, che inneggia con tante falsità ad una squadra di una ditta di "parati".
Primo punto: non esiste nessuna Coppa Interregionale bensì si tratta di poche squadre raccolte tra loro per un torneo che viene chiamato "Campionato Provinciale di Milano" e raduna 1214 squadre ogni anno in tutto, alcune delle quali assai inferiori alla terza categoria; in tutta la Lombardia sono poi raccolte altre sei squadre di amatori e la vincitrice viene chiamata a "campione interregionale ACSI (non Aics o Csi o Dc) e chiunque può radunando 30-40 giocatori chiamare Coppa Italia ACSI o altri
Questo centro può vivere e deve vivere di vita propria all'interno di questo quartiere in decomposizione, ma può farlo solo attraverso l'informazione e la partecipazione vera e non quella finta, passiva di un decentramento fasullo che vuole creare consenso senza cambiare la sostanza delle cose. I giovani del centro comunitario moduli uguali!
Secondo: allora le squadre UISP debbono chiamarsi campioni d'europa perché sono una cinquantina o quelle aziendali CSI vicecampioni di europa e chiedere di giocare non a S. Siro ma allo stadio di Barcellona odi Real Madrid! e le squadre di terza categoria della FIGC che sono centinaia sono allora campioni intercontinentali.
E le altre centinaia di seconda categoria che sono assai superiori? Non scriviamo di queste sciocchezze inventate di sana pianta anche se sono di internazionale promozione odi pubblicità a pagamento; nei Tornei estivi la squadra Zenit Parati non ha mai vinto niente contro squadre di bar o di amatori (sotto la terza categoria).
Con cordiali saluti e vivissimi auguri per il giornale Milano 19. Sihrio Romano
I lavoratori che si specchiavano nella filosofia dell'organizzazione sindacale unitaria, fondata sulla partecipazione e sul protagonismo, hanno visto
Desidero raccontare la mia esperienza che spero possa servire a qualcuno. Sono anch'io un'ammalata di retinite pigmentosa che ha grosse difficoltà visive, ma a parte il mio impatto con la realtà, ho vissuto in modo quasi del tutto normale. Ho imparato ad osservare le cose che mi circondano, ad apprezzare i colori proprio in funzione delle mie difficoltà. Fra l'altro mi sono realizzata nel lavoro e nella famiglia. Certo se fosse possibile fermare questo processo degenerativo che inesorabilmente porta alla cecità, sarei disponibilissima a sottopormi a qualsiasi tipo di cura. Scopo di questo articolo è conoscere se fra i cittadini del Gallaratese vi è qualcuno
che ha i miei stessi problemi, per poter raccogliere più dati possibili da inviare all'Unione Italiana Ciechi, che saranno poi oggetto di studio e per sensibilizzare il Ministero della Sanità a fare della prevenzione.
Infatti sarebbe opportuno che ogni ragazzo che presenta difetti visivi in età scolare venga sottoposto all'esame di elettroretinogramma in modo da diagnosticare precocemente la malattia e fermare quel processo irreversibile ai danni della retina.
Chi fosse interessato al problema o avesse qualche suggerimento può scrivere o telefonare all'Unione Italiana Ciechi di Varese (0332/260348). Pia
CISL e UIL pongono il veto ai loro iscritti, dirigenti intermedi e rappresentanti dei consigli, alla partecipazione ad assemblee o scioperi, che abbiano come ordine del giorno la discussione del decreto legge (salvo poi, ogni sera fare i grilli parlanti per il governo in televisione).
La coscienza operaia, per quanto in questi ultimi anni sballottata e sconvolta, non ha perso ancora la sua autonomia e la sua specificità di classe.
Infatti dal giorno del decreto governativo, senza soluzione di continuità, imponenti manifestazioni hanno attraversato tutti i centri industriali.
Centro Educazione Permanente
Un'intreressante iniziativa del Consiglio di zona 19. rivolto in particolar modo alle casalinghe ed ai pensionati: Otto incontri pomeridiani su "alimentazione, salute e farmaci".
A partire dal giorno I l aprile, tutti i mercoledì dalle ore 14,30 alle 16.30 si terrà in zona 19 un breve corso aperto a tutti coloro che desiderano avere delle notizie di base e delle informazioni pratiche sia sull'alimentazione che sull'uso dei farmaci, per: - essere in grado di costruire una dieta sana ed equilibrata per sé e per i propri familiari — essere capaci di leggere le etichette dei prodotti alimentari confezionati e sapersi orientare negli acquisti — avere le conoscenze indispensabili sull'uso dei farmaci: troppo spesso infatti ricorriamo alla medi-
Il famigerato decreto, ha dato un definitivo scossone a questo sindacato traballante che da alcuni anni cerca di darsi un'altra fisionomia, per lasciarsi alle spalle l'esperienza che, dal '68 in avanti, l'ha caratterizzato come caso anomalo nel quadro europeo. In questa linea, in nome dell'emergenza economica, il sindacato italiano cerca di centralizzare tutto non coinvolge le fabbriche su cosa si discute al tavolo delle trattative, di quanto e come il salario dovrà essere ridimensionato. E non è finita: dopo la decisione del governo, che poi provocherà la rottura, cina in modo indiscriminato; non bisogna invece dimenticare che i farmaci sono utili e talvolta indispensabili ma possono diventare dannosi se usati male.
decreto, i lavoratori si sono riversati in piazza spontaneamente, o hanno scioperato facendo assemblea in fabbrica.
Nella nostra città, centinaia di Consigli di Fabbrica già sapevano del decreto. Ci eravamo coordinati per battere eventuali accordi che ralizzassero tagli alla scala mobile o dal salario, o che ripetessero l'accordo del 22 gennaio, per cui la tensione già latente non ha avuto difficoltà ad esplodere.
Nonostante da più parti i CdF fossero dati per morti, o moribondi, a Bologna, Torino, Genova, Firenze, Roma ecc, essi organizzano imponenti scioperi e mobilitazioni, esprimendo così, la volontà dei lavoratori di battere il decreto, autoritario e unilaterale, del governo.
La salute è anche sapere
Questa iniziativa segue a ruota il corso sulla "Salute e condizione della donna" che terminerà con la fine di marzo presso la stessa sede scolastica di via Trenno 49. Entrambi i corsi fanno parte di un programma di educazione alla salute, intesa non solo come stato di "non malattia", ma come situazione di armonia e di benessere psicofisico globale. Proprio per questo i corsi, oltre a fornire delle informazioni ed un sapere pratico utilissimi sono anche concepiti come occasione di incontro e di scambio all'interno della zona. Il corso di "Alimentazione, salute e farmaci", coordinato dal Centro di Educazione Permanente, vedrà
A Milano, il giorno stesso del la presenza di esperti:
- per l'alimentazione la Professoressa Rita Leone e il dott. Italo Siena (del Servizio di Medicina Scolastica di Zona 19)
Per i farmaci alcuni medici dell'Istituto Mario Negri e il dott. Fava del Centro psicosociale di zona 19 (quest'ultimo affronterà il tema specifico degli psicofarmaci).
Gli incontri avranno luogo presso il Centro Scolastico Onnicomprensivo di via Trenno 49, comodamente raggiungibile in metrò (è proprio di fronte alla fermata di Lampugnano).
Chi desiderasse avere maggiori informazioni ed iscriversi al corso (la quota di iscrizione è di L. 3.000) è invitato a rivolgersi alla sede del Consiglio di Zona 19, in via Pogatshnig n. 34 (tel. 324794-390672.
La stampa, in generale, ha avuto un atteggiamento contradditorio, cercando a volte di sminuire le varie iniziative, altre evitando addirittura di parlarne.
Nella Sala della Provincia di Milano, 350 Consigli di Fabbrica milanesi e delegazioni di Cd F di altre città, hanno deciso, visto rampiezza del movimento, un'assemblea nazionale autoconvocata il 6 marzo '84.
Questa assemblea, svoltasi al Palalido di Milano, ha visto la partecipazione di più di 5.000 delegati di tutta Italia, che hanno deciso l'effettuazione di una manifestazione nazionale a Roma il 24 marzo, in concomitanza con il dibattito parlamentare sul decreto.
Si è promosso inoltre uno sciopero 1.234 generale, qualora il governo non ritiri il decreto.
Questo, verrà confermato in una nuova assise nazionale dei delegati a Roma il 30 marzo. Questo sciopero generale nazionale, ha tra i suoi obbiettivi una svolta effettiva di politica economica, che abbia al centro innanzi tutto il ritiro del decreto e che arrivi alla difesa dell'occupazione, del salario, delle pensioni e ad una equa politica fiscale.
La piccola chiacchierata che precede il tema vero e proprio di questa rubrica, non dovrebbe mancare d'interesse per gli appassionati di astrologia. A mio avviso è un aiuto ad arricchire il discorso sui segni, a meglio illustrare il linguaggio dello Zodiaco. Abbiamo precedentemente accennato al concetto di triplicità e quadruplicità, classificazioni secondo le quali le costellazioni vengono distinte in base a loro particolari influenze. Questo mese osserviamo più da vicino la triplicità, cioè il rapporto tra gli elementi Acqua, Terra. Fuoco, Aria, in associazione ai rispettivi segni. Alla triplicità o trigono di Fuoco appartengono Anete, Leone, Sagittano (segni attivi), ai quali la tradizione astrologica attribuisce dinamismo, entusiasmo, autorità, ma anche irritabilità. orgoglio, azioni precipitose. Al trigono di Terra, che è caratterizzato da spiccato senso critico e praticità, appartengono Toro, Vergine, Capncorno (segni passivi), che peccano in testardaggine, introversione. gelosie più o meno giustificate. Gemelli, Bilancia. Acquaria (segni attivi). formano il trigono d'Aria. In essi emerge l'intelligenza pratica, vivacità di spirito, carattere aperto.
Difettano però in perseveranza, sono spesso incostanti e superficiali. Emotivi, portati non di rado al misticismo e all'aria sono Cancro. Scorpione, Pesci, cioé il trigono d'Acqua (segni passivi). In posizione sfavorevole questi segni sono intemperati, indolenti, volubili. Tra i segni della stessa triplicità possono varificarsi temporanee collaborazioni, ma è difficile una profonda intesa. Ed ora parliamo degli "arietini", gli ardenti, temerari, aggressivi individui nati sotto il segno dell'Ariete (21 marzo - 20 aprile). E come potrebbe essere altrimenti, se il loro pianeta dominante è Marte, dio della guerra, simbolo della volontà dominatrice e della lotta? Inoltre. non dimentichiamo che il nostro Ariete è un segno di Fuoco, con tutte le peculiarità positive e negative di questo elemento. Con questa costellazione entriamo nella primavera. E della primavera, che con il risveglio della natura indica lo slancio verso la vita, gli arietini hanno la baldanza e l'energia. L'individuoAriete è quindi battagliero e ottimista, affronta con fiducia e intraprendenza gli inevitabili ostacoli della vita. Ma la sua impulsività sarà spesso eccessiva e dovrà essere
bilanciata da una buona dose di riflessione e razionalità, virtù questa di cui il nostro amico difetta. All'Ariete corrisponde la testa ed il suo contenuto, quindi ossa, nervi, naso, occhi ecc. Le malattie in cui il nativo può incorrere più frequentemente, sono quelle legate ai suddetti organi: emicrania, nevralgie, congiuntiviti, sordità. Inoltre attenzione: essi sono facilmente vittime di ferite o lesioni alla testa, bruciature. Persone generalmente ben costruite, possono risentire di una vita troppo sedentaria col cattivo funzionamento dell'intestino e l'indebolimento muscolare. Passionali, soggetti a improvvisi "coups de foudre", non sono molto inclini alla monogamia. L'uomo-Ariete, alieno dal classico corteggiamento, non ama troppo gli indugi (e la donna-Ariete non è da meno).
I compagni adatti a questo segno potrebbero essere i Vergine, perché i diversi caratteri si completerebbero a vicenda, o i "cancerini" che corrisponderebbero all'aggressivo partner con disarmante dolcezza. Allora auguri agli amici Ariete e a tutti gli altri, naturalmente... che le stelle siano propizie.
Tutte queste assemblee e mobilitazioni avvengono, stante la paralisi dei vertici, al di fuori delle normali strutture sindacali; ciononostante nessuno pensa, contrariamente a certe affermazioni dei giornali, a costruire un quarto sindacato.
L'obiettivo è quello di rinnovare il sindacato e di riportarlo su basi e linee più vicine agli interessi dei lavoratori. Come dicevo all'inizio, il protagonismo, il coinvolgimento diretto dei lavoratori, deve ritornare ad essere patrimonio di tutto il sindacato.
In conclusione, il decreto governativo tende non solo al taglio della scala mobile, ma anche al riequilibrio dei rapporti di forza tra padronato e lavoratori, mettendo in discussione non solo le loro conquiste, ma la stessa democrazia.
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dei consigli
Giuseppe Piazza Delegato della Carie e Montanari
Un segno al mese Sotto il segno dell'Ariete
Il Piano Particolareggiato del Quartiere Gallaratese
Dopo vari incontri con l'Ufficio Tecnico e con le forze politiche e sociali del quartiere e dopo la discussione in due riunioni congiunte di tutte le commissioni aperte a tutte le associazioni, ecco le prime indicazioni e gli obiettivi in un documento (approvato all'unanimità dal Consiglio di Zona 19) che riportiamo integralmente
Il presente documento costituisce un primo contributo da parte della Zona per inquadrare problemi, indirizzi e metodo per l'intervento sul Piano Particolareggiato del Gallaratese, con riferimento al documento di lavoro dell'Ufficio Tecnico-Urbanistico "valutazione delle reti infrastrutturali e verifica delle capacità dei servizi ed attrezzature pubbliche e di interesse collettivo esistenti in funzione di nuovi interventi" ed in attesa di conoscere e valutare nel merito le ipotese progettuali in corso di elaborazione.
La verifica e l'aggiornamento dei documenti di pianificazione esecutiva del Quartiere Gallaratese investe un insieme di problemi decisamente più ampio e complesso di una semplice ricollocazione di funzioni nell'ambito del Piano Particolareggiato della Spina, laddove queste funzioni risultino superate nei fatti o dai tempi.
Su questa valutazione concordano sostanzialmente sia le strutture e le forze politiche e sociali della zona 19, sia l'Amministrazione Centrale che si è espressa attraverso i documenti preliminari di studio, cui fanno seguito le prime ipotesi elaborate dall'Ufficio Tecnico Urbanistico investito del problema.
Occorre, inoltre, tener conto delle valutazioni e delle prospettive espresse nel documento direttore del "Progetto passante", in particolare per la parte riguardante il settore di città compreso tra la direttrice del Sempione e l'asse Monte RosaIppodromo, che attribuisce all'intervento del "Portello Sud" particolare significato di fronte alla necessità di integrazione nel sistema urbano dell'intero settore nord-ovest, che da decenni sopporta una condizione anomala di isolamento rispetto allo sviluppo del rimanente corpo della città.
Ciò consente di inquadrare correttamente il "problema Gallaratese" in un contorno immediato abbastanza omogeneo, che si estende indicativamente dalla Fiera al Molino Dorino.
Tenendo conto delle analisi e delle prime proposte emerse dalle diverse parti, si può affermare che l'attuale intervento sulla pianificazione particolareggiata del Gallaratese deve articolarsi in due filoni principali.
Il primo riguarda "i rapporti che vanno aperti nella città, di cui il Gallaratese è partecipe" attraverso anche "la realizzazione di un sistema continuo di servizi ...estendendo l'accezione del termine servizio in modo adeguato alla complessità urbana".
Il secondo riguarda la qualità del tessuto urbano all'interno del quarteire che, per vizio di origine, ha privilegiato grandemente la domanda di residenza, rincorrendo a fatica i fabbisogni elementari dei servizi relativi, producendo "una parte di città dove si sono investite consistenti risorse negli ultimi trent'anni, ma dove ad una discreta qualità dell'edilizia (e quantità di aree per il verde e gli standards) non si accompagna una eguale qualità urbana, di intensità di relazioni".
Accertata, quindi, una sostanziale convergenza riscontrabile a livello di impostazione, appare indispensabile procedere coerentemente, avendo delineato con chiarezza gli obiettivi ai quali si tende, il metodo e gli strumenti relativi.
I. Conferma, innanzitutto, del metodo di partecipazione e consultazione democratica, nonché del controllo del Consiglio di Zona sulla impostazione complessiva e sui singoli interventi esecutivi.
2. Composizione del quadro delle risorse complessivamente
disponibili per gli interventi incisivi sulla realtà del quartiere: risorse territoriali nell'ambito del quartiere ed in particolare della Spina, risultanti dalla verifica degli standards disponibili, dalla eliminazione di servizi non confermabili ecc.; risorse territoriali al contorno immediato del perimetro della Variante, valutazione dei progetti in corso delle aree di Molino Dorino, via Gallarte, Lampugnano, Trenno ecc. ed ipotesi di recupero ed utilizzazione di aree quali NazarethSant'Elia, B. Croce-Kennedy, Depuratore Olona di via Trenno ecc.; richieste e proposte di nuovi servizi necessan a livello di quartiere; proposte di intervento da parte di operatori pubblici e privati a livello cittadino o di interesse sovrazzonale; verifiche di fattibilità e possibilità di finanziamento dei diversi interventi pubblici e privati.
3 Formulazione di ipotesi alternative per i nuovi insediamenti, mirati alla ricomposizione del tessuto urbano del quartiere, alla sua vitalizzazione mediante l'introduzione di nuove attività, servizi e connessioni.
Per poter validamente operare le scelte necessarie fra le diverse ipotesi possibili, occorre dotarsi di un sistema o griglia di riferimenti adatti ad individuare, per ogni intervento, il grado di corrispondenza dello stesso sul tessuto del quartiere, sui rapporti e le connessioni all'interno e all'esterno dello stesso.
4. Definizione dell'intervento di progetto che si propone di arricchire il tessuto urbano del quartiere, con attività e connessioni complesse, e di proiettarlo e renderlo partecipe, al tempo stesso, del proprio intorno immediato, della città, del territorio metropolitano. Si sottolinea sin d'ora che particolare attenzione dovrà essere riservata all'intero settore G2-S. Leonardo, la cui struttura urbana prsenta in assoluto le maggiori carenze.
A tale proposito, è possibile raggruppare sommariamente il complesso delle prime indicazioni emerse:
a) Spina centrale verifica dei servizi confermabili, posto l'obiettivo di sostituire, in via preferenziale, i servizi da eliminare con altri servizi.
—definizione e concentrazione dei nuovi insediamenti nella Spina sulla base di una loro fattibilità concreta, evitando sia previsioni troppo rigide sotto il profilo normativo sia aleatorie sotto il profilo operativo;
—ricomposizione morfologica della Spina in un numero limitato di comparti organici ed unitari (indicativamente tre), in funzione dei quali si propone di adeguare realisticamente la normativa tecnica del P. P.;
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vrebbe concretizzarsi nel nodo di MM Bonola-Centro Commerciale; progetto organico esecutivo per tutto il verde attrezzato della Spina centrale, al fine di realizzare da una parte il collegamento delle grandi aree a verde dal Monte Stella al Parco Ovest, dall'altra la fruibilità degli ampi spazi liberi caratterizzanti il quartiere.
b) Residenza
La quota limitata di residenza, ancora realizzabile, dovrebbe in ogni caso essere utilizzata al fine di contrastare, quanto più possibile, le tendenze attuali di rapido invecchiamento della popolazione e di scarsa mobilità residenziale. Si tratta di realizzare un'edilizia di tipopubblico, da assegnarsi in affi tto, con tipologie idonee a favorire una rotazione di scambio fra giovani ed anziani, integrata, in ogni caso, alle attività di servizio e produttive. Risulta, in proposito, evidente la necessità di assumere una linea politica ferma, affrontando al tempo stesso problemi gestionali e normativi che possano ostacolare questa scelta.
c) Attività lavorative un ruolo particolarmente significativo deve essere affidato all'introduzione nel Gallaratese del maggior numero possibile di posti lavoro sia negli ambiti dell'artigianato di servizio, professionale e commerciale, sia nel settore terziario, con servizi e uffici di interesse cittadino.
La loro collocazione organica nell'ambito della Spina, nei nodi delle connessioni fra i subquartieri e nelle aree degli immediati contorni della Variante, può risultare elemento determinante di qualificazione dell'intero tessuto urbano.
d) Servizi
— t necessaria, innanzi tutto, una puntuale definizione e verifica svolta in comune fra zona ed Amministrazione Centrale circa la reale consistenza dei servizi esistenti delle necessità e delle priorità che devono essere individuate; dovranno essere definiti, inoltre, i meccanismi operativi perché si possa pervenire ad una realizzazione dei servizi mancanti contestualmente ai nuovi insediamenti, di qualsivoglia tipo e natura.
Istruzione: di fronte alla necessità di procedere al riuso di un certo numero di attrezzature scolastiche dell'obbligo, esistenti o previste, occorre prioritariamente esplorare le possibilità concrete di una loro utilizzazione per l'istruzione professionale e superiore.
—Sanità e assistenza: occore definire, innazitutto, l'ubicazione della sede definitiva della U.S.S.L. 75/19; in secondo luogo dare risposta alla richiesta di strutture sanitarie individuate in un poliambulatorio e/ o day-hospital; individuare, infine, la possibilità di inserire organicamente nel tessuto dei nuovi insediamenti comunitàalloggio per handicappati e servizi, in genere, per anziani e portatori di handicap, ivi compresa la previsione di realizzare orti urbani da affidare in concessione.
Commercio: fra i problemi più rilevanti del settore, occore dare soluzione alla creazione di aree attrezzate per i mercati ambianti, il cui effetto nell'organizzazione del tessuto urbano del quartiere e dei percorsi interni appare determinante, insieme alla verifica ed al completamento della rete commerciale di quartiere.
—Cultura sport e T. L.: confermato il complesso degli impianti sportivi in fregio a via Cilea, deve essere data priorità alla possibilità di realizzare palestre, piscine, campi sportivi (in particolare per discipline diverse dal calcio) a servizio del quartiere e delle zone limitrofe e, solo successivamente, a richieste e proposte di livello superiore (federazioni, sport-spettacolo ecc.), privilegiando, inolre, centri di aggregazione culturale, a servizio della zona e della città, per una riqualificazione delle periferie. Aree per il culto: controllo e verifica della collocazione delle previsioni attuali di P. P.
e) Viabilità e trasporti
Un migliore collegamento viario del Gallaratese con resterno, con la città intera, deve valersi, innanzitutto, di una efficace uscita verso la zona Fiera attraverso l'incrocio attrezzato fra le attuali vie B. Croce - Cimabue e la via Sant'Elia; si deve, inoltre, predisporre un'efficace rapporto di accessibilità con la via Gallarate e viale De Gasperi verso nord, nonché il completamento ed adeguamento dei collegamenti passanti per le vie Ippodromo e Diomede verso piazzale Lotto e piazzale Brescia da una parte, le vie Patroclo S. Giusto e Baggio dall'altra.
Quanto alla viabilità interna, integrata ai collegamenti viari di cui sopra, devono essere realizzati sia i collegamenti trasversali all'interno del quartiere sia i percorsi longitudinali di servizio ai subquartieri, atti a costituire un sistema omogeneo continuo, idoneo ad individuare successivamente una adeguata rete di trasporto pubblico di superficie.
soluzione complessiva dei collegamenti pedonali da una parte mediante una ridefinizione organica della quota pedonale sopraelevata e conseguentemente del sistema di sovrappassi e sottopassi, mentre, dall'altra, i nuovi insediamenti devono contribuire, con la loro realizzazione a costituire collegamenti edificati fra la Spina ed zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA i sub-quartieri situati a nord e a sud della stessa, in particolare in corrispondenza delle stazioni MM di Uruguay e S. Leonardo si tratta, in altre parole, di sostituire a semplici percorsi pedonali nel vuoto dei percorsi nell'ambiente urbano con la presenza di attività insediate, trasversalmente all'asse del quartiere, in analogia a quanto do-
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11 25 Febbraio scorso è avvenuta la premiazione del 111° Concorso Fotografico organizzato da "Spazio Monte Amiata" e con -tema libero e "La Donna nella Città".
La giuria composta da Adriano Alecchi (fotografo di Panorama), Sandro Bassi (pubblicitari), Gianfranco De Rienzo (capo impaginatore di Bolero), Pino Montisci (fotografo di Espansione) e Gianfranco Simonelli (direttore creativo di agenzia di pubblicità) non ha avuto problemi nel designare i vincitori del tema libero mentre per il tema "La Donna nella Città" sezione stampe a colore non ha ritenuto di assegnare alcun premio. L'organizzazione ha deciso, sulla base di giudizi espressi, di assegnare, comunque, il primo ed il secondo premio.
Per dovere di cronaca ed anche perché il concorso si è svolto nella Zona 19, diamo merito ai partecipanti segnalando che per il tema libero stampe b/ n il
I" Premio è stato vinto da Dario Ferrari, il 2" da Michele De Cristofaro ed il 3° da Luca Donato; per le stampe a colore il 1"
Premio è andato a Roberto Pisoni, il 2" a Gianni Araimo ed il 3" premio, ex equo, a Romano Villivà e Franco Ravazzani.
Per il "tema libero" (diapo) il primo premio è stato assegnato a Flavio Menescardi, il secondo a Michele De Cristofaro ed il terzo a Savino Paolella. Il Sig. Gianni Araimo ha vinto il 1" Premio "donna nella città" b/ n mentre il 2" Premio è stato assegnato a Franco Ravezzani; per lo stesso argomento ma per le diapositive il 1° Premio è stato vinto da Pasquale Caricone ed il 2° Premio da Gianni Araimo. Un premio speciale è stato anche assegnato alla signorina Araimo quale partecipante più giovane.
Riteniamo menzionare ancora il Sig. Rigoselli, il Sig. Valente di Padova ed il Sig. Frigoli, senza dimenticare tutti gli altri partecipanti che si sono prodigati a far pervenire le loro opere, e quindi alla riuscita del concorso, mentre ci è sembrato
che il numero delle opere e dei partecipanti sia stato di poco inferiore a quello del 11° Concorso svoltosi nell'83. C'è stata anche carenza qualitativa per le "diapositive", fatta eccezione per quelle presentate dal Sig. Araimo e dall'amico Michele De Cristofaro, più qualcun altro... e basta; le colpe non sono da attribuire all'organizzazione che comunque deve spronare per fare meglio.
Molto belle le targhe offerte dalla Regione Lombardia Consiglio Regionale e le coppe offerte da "Spazio Monte Amiata", mentre un po' troppo lillipuziane le coppe designate ai "secondo premio"'. Sicuramente qualcosa va rivisto, per far meglio, circa le premiazioni, il poco tempo dato per un tema fisso come la "Donna nella Città", la scarsa partecipazione degli amatori della Zona 19 ed in special modo degli abitanti del Monte Amiata, e forse anche un parvo parteggiamento emer-
so in questo III" Concorso; siamo del parere che i premi debbano andare anche oltre la nostra Zona 19 per poterne, un domani, ricavare gratuita pubblicità, mentre proprio per quest'ultimo appunto è fuori di dubbio che le qualità tecnichefotografiche vadano tenute in considerazione, senza per questo voler premiare una foto... che non sia ...una foto.
Nel complesso un concorso riuscito ma che andava pubblicizzato molto tempo prima e di continuo; si vuol spronare "Spazio Monte Amiata" Gruppo Fotoamatori a fare meglio ed il meglio si ottiene con le varie critiche purché siano costrutive, mentre il merito che andava attribuito all'organizzazione va riconfermato.
All'anno prossimo... e numerosi. Cleo
Nella foto una delle opere presentate al premio.
La tecnica esplosiva
Questa tecnica non è troppo diffusa, forse anche perché richiede un certo tempo di esecuzione.
Si deve usare una carta di tipo pregiato, eseguire un disegno in tempera bianca (e il bianco sul bianco richiede una particolare attenzione) lasciandola asciugare molto bene.
Poi si prende un pennello piuttosto grosso e si ricopre tutto il foglio con pennellate larghe e decise, sia sulle parti rimaste alla sola carta, sia a quelle dipinte con la tempera, con inchiostro di china nero.
Il foglio, tutto nero, va lasciato asciugare molto bene, anche una mezza giornata.
A questo punto, prendere la doccetta del bagno e dirigere un getto d'acqua a reggera sul foglio ricoperto di china, e dopo poco si vedrà "esplodere" la crosta uniforme e dalla china che rimane aderente alla carta verrà rivelato il disegno fatto con la tempera, il quale acquisterà un rilievo particolarissimo e di ottimo effetto, da lasciare così in bianco e nero oppure da completare con trasparenti pennellate di acquerello o anche di inchiostri diluiti.
Il Gruppo Sirio
Nella foto, un paesaggio eseguito a tecnica esplosiva da Brusi.
Si è conclusa positivamente la mostra d'arte figurativa alla Galleria della Certosa di Garegnano, mostra che voleva ricordare i quindici anni di vita del Gruppo Sirio, il gruppo che tenacemente e senza clamori ha svolto e svolge il suo ruolo di veicolo culturale.
La scelta della Certosa come sede di questa esposizione è avvenuta proprio per portarsi nel cuore del più antico complesso monumentale delle nostre vicinanze, quello che dà il nome a uno dei più lunghi viali di Milano e che sebbene ricco di storia (già il Petrarca ne citava la presenza nelle sue lettere) è quasi ignorato da moltissimi cittadini.
Parecchi tra i visitatori della mostra collettiva del Gruppo Sirio hanno abbinato l'intervento con una conoscenza diretta del bellissimo edificio, soffermandosi ad ammirare le importanti opere di pittura e scultura presenti al suo interno.
Il solo ciclo della Storia di San Bruno affrescate dal Crespi nel 1629, un anno prima della sua morte avvenuta nel 1630 per la terribile peste manzoniana, merita una visita guidata, cui aggiungere i grandi dipinti murali del Peterzano, le tele dei fratelli Campi e il soffitto del Bellotti e molto altro ancora.
In un'aula rammodernata con ingresso dai cortili del chiostro, dicevamo, è stata allestita una galleria permanente per esposizioni d'arte contemporanea, ed in questa sede i soci del Gruppo Sirio si sono presentati con i loro ultimi lavori.
Salvatore Gatto è stato molto apprezzato per i due grandi dipinti intitolati "Ringhiera" e "Stalla"-e per una serie di piccole nature morte dalla indovinata collocazione spaziale.
Brusi ha esposto una serie di acquerelli dedicati alcuni alla nostra Darsena, altri a vedute differenti della stessa Certosa di Garegnano in omaggio al luogo ospitante.
Ad ogni rassegna Arcano propone sempre nuovi lavori, e così è stato anche in questa occasione, con due grandi tele di recente (e felice) esecuzione: un classico "San Lorenzo" dalla visione absidale e un "Pescarenico" estemporaneo e ben orchestrato nei tre piani successivi, barche case e monti, sotto quel bel cielo sfiocchettato che è di questo pittore quasi il biglietto da visita.
In tempi recenti Maria Zalantai si è dedicata alla tecnica del monotipo, di cui ci ha mostrato quattro esemplari sul tema delle composizioni cittadine, molto apprezzate da alcuni visitatori competenti. Questa vivace ed estroversa artista esponeva contemporaneamente altri lavori allo Studio Urso in via Lazzaro Papi 2 a Milano, con altre importanti pittrici.
Un serie di nuovi paesaggi di medie e piccole dimensioni sono stati presentati da Tina Sa-
marini, che ha affinato ulteriormente il suo gusto riguardo alla ricerca luministica, con una punta di fiabesca interpretazione della realtà.
Per la sua pennellata decisa e morbida è riconoscibile Gianfranco Ronchi, sempre all'opera con i suoi colori puri e brillanti, in un impasto senza "ritorni" e i suoi soggetti preferiti sui quali compone variazioni e studi. Inoltre, è certamente da sviluppare il tema espresso nel "Convito" in cui si vedono molti personaggi-clowns che stanno seduti attorno a un tavolo sguarnito, guardando nel vuoto. Inquietanti.
Un ritratto molto vicino alla grandezza naturale è "La sposa in abito bianco" di Cesare Segabrugo, eseguito una ventina di anni fa, in occasione delle sue nozze. La fresca fisionomia della giovanissima moglie e l'abito lungo aricciato con volants leggeri la fanno somigliare a una comunicanda, ma il bouquet definisce il suo ruolo di sposina all'ingresso della vita, fiduciosa e sorridente anche se alle sue spalle si profila un cielo travagliato tra nuvole pesanti e sprazzi di sereno. Le opere recenti di Segrabugo sono invece esposte in una rassegna alla Galleria d'arte di Ponte Chiasso in Via Brogeda 10, dove il Nostro pittore sta risquotendo molto consenso di pubblico, unitamente all'acquarellista Guido Hlapse e la ceramista Teresa Bettinelli.
Elsa Bottini Castiglioni, già presente a Garegnano tempo addietro con una personale, ha partecipato con una grande tela riproducente ninfee ed ireos, di tono impressionista e con colori ben contrastanti.
Dopo una certa assenza dalle esposizioni, il giovane Stefano Fusi si è ripresentato con una serie di suoi nuovi lavori, ispirati a quelli che sono i suoi interessi attuali, protezionistici ed ecologici. Un "Delfino" emerge dall'acqua e sembra trovarsi direttamente dagli stessi colori, scelti tra le gamme dei lillacei, violetti, ciclamini. In lui prevale sempre comunque l'attitudine alla narrazione simbolica e alla elabo-
razione fantastica degli elementi fondamentali della vita.
Il pittore Pag rivela attraverso i suoi dipinti di medie dimensioni (di lui conoscevamo solo i miniquadri) alcuni spunti di notevole acume, sia tematico sia coloristico. Fredde, anzi freddissime sono le acque del suo "Ruscello invernale" di un grigio plumbeo; convergenti alle guglie del duomo, i "Tetti di Milano" accolgono sulle loro tegole bombate la luce scialba che noi milanesi ben conosciamo; il classico "vicolo lavandai" gronda neve in disfacimento e dell'autunno ci parla un "Viale" in perfetta prospettiva frontale, con foglie che si vanno facendo color rame.
"Mondine" e "Nature morte" a forte colorazione sono i soggetti di Nicolò e la ritrattista Doris Canetti propone in visione un riuscito viso di fanciullo eseguito a tempera.
Composizione di frutta, Clowns e incantati paesaggi nevosi sono le opere che Delain ha eseguito con la consueta accuratezza, e racquarellista Fiocco è presente con una Darsena e alcune vedute di Trenno.
Una parola a parte va riservata allo scultore in ferro battuto Antonino Nativo, che ha presentato al pubblico per la prima volta le sue dinamiche figurette antropomorfe, cui si è aggiunta la novità di una "Danzatrice di flamenco" sintetizzata da una composizione avvolta a spirale, a rendere il senso di vorticose giravolte che quel ballo richiede.
Allargare la cerchia delle proprie conoscenze e amicizie, confrontarsi e discutere d'arte, questi sono gli scopi delle esposizioni del Gruppo Sino, che ripeterà al più presto la manifestazione e intanto ricorda alla popolazione della Zona 19 la sua "Libera scuola di pittura" presso il Centro Comunitario di Via Lampugnano, aperta tutte le domeniche mattina. Anche per gli allievi, a fine corso, una esposizione in sede dei lavori più riusciti.
parrucchiere per signora milano - via delle ande 15/a tel. 3087729 ELETTRODOMESTICI T.V. HI-FI CASALINGHI milano 19 - pagina 14 aprile 1984 La Donna e la città Terzo Concorso Fotografico dello
Organi7mta dal Gruppo Sirio Una mostra
Certosa
Garegnano
"Spazio Monte Amiata"
d'arte alla
di
B.B.
Le tecniche pittoriche (17)
(L'angolo della poesia) Fame
Alberto Bega "On forestée in Domm"
A otto anni ha vinto il suo primo premio di poesia: un ambitissimo pacco di biscotti
Non c'è bisogno che Alberto
Bega spieghi a me dove si trovi Portomaggiore, suo luogo natale. Ho avuto parenti (e radici) nella bassa ferrarese e capisco subito di quale terra si tratti, di quali cieli immensi distesi sui corsi d'acqua, ormai lenti alla foce, fra campagne bonificate.
E capisco anche come mai una famiglia senta il bisogno di trasferirsi tutt'intera a Milano, cercando un posto dove non ci sia solo una terra bellissima, ma anche il pane tutti i giorni.
Nel 1940 la famiglia Bega si insedia a Raggio, ma con la guerra per il piccolo Alberto, di soli nove anni, si presenta un nuovo cambiamento radicale.
Sfollati a Garbagnate fino al '46, poi di nuovo Raggio, ecco il perché del titolo del primo libro del Bega "On forestèe in domm", una raccolta di poesie in dialetto milanese, cui seguirà (è in preparazione) "Ona anima" che l'autore vuole dedicare alla memoria di suo padre, verso il quale ha provato non il solo affetto filiale, ma sentimenti di vera amicizia.
A otto anni, e sorride nel ricordarlo, Alberto Bega ha vinto il suo primo concorso scolastico di poesia, ed il premio era un ambitissimo pacco di biscotti.
Poi ha continuato a scrivere versi, nonostante abbia dovuto iniziare a lavorare giovanissimo, nei cantieri con la secchia della malta sulle spalle, poi in tipografia con qualche esperienza di giornalismo, ed in versi scriveva perfino alla fidanzata lontana, oggi sua moglie, la quale a queste memorie annuisce con commozione.
Dapprima il suo modo di esprimersi si avvaleva della forma in lingua italiana, ma in seguito è passato al dialetto milanese che ora non vorrebbe lasciare più, perché con esso dice meglio il suo profondo amore per la nostra città.
Giorgio Mangano, apprezzato cantautore di Milano, sostiene che Albergo Bega è uno tra i migliori cronisti dei fatti ed avvenimenti milanesi, e c'è da dire che non di soli versi si tratta ma anche di musica, perché da circa cinque anni il nostro poeta ha cominciato a musicare le sue composizioni.
I suoi primi saggi, riascoltati oggi, egli confessa che lo fanno un poco rabbrividire, ma l'affinamento è via via proseguito poiché musicalmente si era formato alla civica scuola di musica di Via Vigentina, diretta allora da Felice Lattuada, il padre del famoso regista, per poi continuare sulla spinta del maestro Vittorio Pinotti, che lo ha incitato a perfezionarsi. Le esibizioni in pubblico per il novello cantautore sono incominciate con il gruppo "Coeur Ambrosian" che si recava nei
vari luoghi di ricovero per anziani o lungodegenti (Tnvulzio, Niguarda, Via Orti, Bande Nere ecc.) per offrire gratuitamente dei momenti di allegria e di sollievo ai ricoverati.
Ha fatto anche saltuariamente del cabaret con Renzo Schiroli, una forma di spettacolo che è ancora in auge e sempre vitale, il mezzo migliore per comunicare.
Le sue canzoni Bega se le è registrate in proprio, saranno una trentina. Ascoltiamo "Ona dona de teater", scritta ben trent'anni fa e musicata alla vigilia del Natale 1982, "I campan de Sant'Ambreus", "Negativ" che parla di una Milano speciale vista in un sogno. C'è una canzone natalizia con il doppio testo in lingua e dialetto "Pastoral" e c'è la storia di Milano stile cantastorie, che serve anche come sigla di una trasmissione radiofonica che si chiama "Milano a braccia aperte".
Non poteva mancare "Gh'è anca Bagg"dedicata proprio al vetusto borgo, canzone che trasmessa alla radio ha fatto scoprire il fertile cantautore agli abitanti di Raggio, fieri di essere immortalati.
I ritmi sono piuttosto sentimentali e dolci, beguine slow, valzer e valzer lento; il Bega si accompagna con una chitarra, anche se è capace di usare mandolino, mandola e liuto, ed intanto rammenta che ha iniziato lo studio della musica su una cetra: "Tutte quelle corde, e mio
zio che pazientemente mi insegnava..."
Abbiamo l'impressione che si commuova un poco e per distrarlo riprendiamo il discorso sulle pubblicazioni e veniamo a sapere che uscirà probabilmente presto una raccolta di poesie di Elena Semenza intitolata "EI pret de Ratanà" cui il Bega farà la prefazione, oltre che inserirvi tre sue poesie dialettali.
Egli ci parla anche delle trasmissioni radiofoniche alle quali partecipa intrattenendosi sugli argomenti della caccia e della pesca, attività per le quali ha un negozio ben avviato in Via Pistoia 21, a Raggio vecchia.
Volendo comprendere fino a che punto sappia conciliare la nobiltà della poesia con la barbarie dell'esercizio venatorio indiscriminato, cioè come possa dirsi "Cavaliere della natura" oggi un cacciatore che spari a qualche raro superstite della
Indetto nella nostra zona
Primo concorso nazionale poesie inedite Gruxa 84
A chiusura delle attività culturali per l'anno 83-84 il Gruxa bandisce un concorso di poesia inedita aperto a tutti i poeti italiani. Lo scopo di detto concorso è di favorire tutti coloro i quali intendono fare conoscere la propria esigenza espressiva suscitando così un maggiore interesse per la poesia. Norme di partecipazione
I) Inviare entro il 15 maggio 1984 da 3 a 5 poesie a tema libero che non siano mai state raccolte in volume o pubblicate su antologie o riviste — in 5 copie dattiloscritte recanti solo sulla prima copia: nome, cognome, indirizzo e breve curriculum dell'autore. Citare su tutte le copie il numero di protocollo assegnato.
2) Quale contributo spese di segreteria è richiesta una quota di L. 5.000 da inviare nella maniera preferita (vaglia-assegno -
I / 2 posta) sempre a seguito della spedizione del plico stesso, indirizzandolo a: Patrizia Angelini Concorso Gruxa 84 - Via Sebastiano del Piombo n. 3 20149 Milano
La giuria, il cui giudizio è insindacabile, sarà resa nota al momentodella premiazione che avverrà entro il mese di giugno presso la sala-teatro di via Albani 56 - Milano. Tutti i partecipanti sono finora invitati alla cerimonia durante la quale saranno lette le poesie premiate.
Ai primi tre classificati — dal 4] al IO] classificati ex-quo — saranno offerte targhe del G.C.I. e medaglie del Gruxa appositamente coniate. Ai 10 segnalati sarà dato in omaggio I volume della Forum/Quinta Generazione "La doppia dimenticanza" — Antologia di poeti della Sesta Generazione.
Terza edizione della Maschera d'Oro presso il Circolo Culturale "Il Cenisio" (Piazza Coriolano 2, Milano) per autori di poesia dialettale e in italiano.
Termine ultimo di consegna degli elaborati 30 aprile 1984. Premiazione 2 giugno ore 15 presso il Circolo stesso.
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Lo stomaco è un cane rabbioso che latra, sobbalza, delira... strappa le viscere coi denti e poi si assopisce. Per non svegliarlo il cuore batte sempre più piano s'annebbia il cervello diventano fredde le mani e i piedi.
Germano Facetti (Mauthausen 53396)
Primavera
La natura spigrisce, Tenui tinte si ridesta colorano l'orizzonte dal suo lungo letargo. Rondini in volo Delicati profumi che il cielo avvolgono l'aria, si diradano accoglie festoso Nubi sparse le ultime nebbie. nello spazio celeste
minacciatissima fauna italiana, gli chiediamo le sue emozioni e soddisfazioni in tale esercizio.
In effetti, egli prova più gioia andando per campi e sentieri respirando l'aria del mattino e guardando la bellezza del cielo e del creato, che non sparando. cosa che fa sempre più di rado. Chissà, forse domani potrà diventare anche lui come noi e come tantissimi altri un convinto protezionista, e difendere quelli che oggi sono i nostri fratelli indifesi, ricavandone una gioia ancora maggiore.
Questo gli auguriamo proprio perché abbiamo avvertito in lui e nelle sue parole degli accenti di vera umanità, e ci salutiamo con molta cordialità, mentre il registratore termina una bella canzone con arpeggi molto dolci, di quelli "coni ed coeur in man".
Bruna Fusi
Primi tepori in armoniosa danza di un timido sole con le stelle che titubante che, divertite, si affaccia sembrano celarsi alla finestra del cielo: nella silente atmosfera: è primavera! è primavera! Enrico Perillo
Il quartiere delle donne
Sembra destino in questa città maledetta il quartiere delle donne dormono e dorme d'un sonno forzato la carezza (schiacciata ai bordi del cuscino) dormono
E dorme il tempo di giovinezza (il capo piegato sull'altra sponda del mondo) dormono e spianate logorate cancellate intrise di solitudini salgono i cieli le rotte i viali le fognature i canali dormono dormono e dormendo a primavera s'apre loro in bocca
marzo 79 l'umore aspro del melograno
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aprile 1984 pagina 15 - milano 19 fr
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