Fabbrica Lambro48

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contro le menzogne dei clericali e dei fascisti

PERCHE' IL REFERENDUM

La grave responsabilità che la DC, cedendo alle pressioni ed ai ricatti degli sconfitti del centrodestra, si assume portando il paese allo scontro sul referendum dimostra che, ancora una volta, questo partito cerca di mascherare la propria incapacità di direzione nazionale, soprattutto in un momento grave come quello attuale, con il ricorso ai sentimenti religiosi del suo elettorato e tentando così di dividere le masse lavoratrici in un'assurda guerra di religione.

Con il referendum si tenta di introdurre ragioni di divisione, di polemica, di scontro tra i lavoratori in un momento in cui più che mai c'è bisogno della loro unità per difendere il posto di

lavoro, il salario, i propri redditi ed i propri diritti.

Con il referendum si tenta di ostacolare la costruzione di quei rapporti di solidarietà tra le forze democratiche del paese, dalle quali può venire la forza per superare questo momento difficile nell'interesse della democrazia del popolo.

Non sono quindi motivi ideali, tantomeno reali, quelli che hanno mosso i promotori del referendum abrogativo del divorzio, ma un calcolo politico preciso, che ha come obiettivo la divisione dei lavoratori e lo spostamento a destra dell'asse politico del nostro paese.

Ma di quale confronto ideale morale vanno parlando i dirigenti democristiani, che assieme

ai Gedda ed ai Lombardi hanno promosso il referendum?

Di quale difesa della famiglia e dell'infanzia vuole arrogarsi il diritto di tutore proprio chi, dando via libera alla speculazione più vergognosa del padronato, dei grandi proprietari terrieri, dei parassiti di tutte le specie, ha ridotto intere regioni in condizioni disastrose ed ha costretto milioni di famiglie a dividersi con la piaga dell'emigrazione?

Queste famiglie non le ha distrutte la legge sul divorzio, ma la miseria e la fame cui sono state costrette : e l'infanzia la si difende eliminando altre speculazioni vergognose, quelle che vengono fatte sulla pelle dei bambini in molti, troppi istituti re-

IL CONGRESSO

DI SEZIONE

Il ruolo dirigente della classeoperaia.

Un intervento del compagno Antonio Ber t olini, Consigliere provinciale e membro del Direttivo della Federazione Milanese del PCI, ha concluso nella sala della Sezione Gnudi, gremita di compagni, il Congresso della nostra Sezione che ha dibattuto, in un susseguirsi di interventi, i temi al centro dell'attenzione della classe operaia esposti, in un'ampia relazione introduttiva, dal compagno Segretario della Sezione.

Il problema della libertà politica in fabbrica, che dia corpo concretamente ad un processo che favorisca l'unità della classe operaia, affrontato in numerosi interventi, ha costituito uno dei temi del Congresso, che ha mostrato di avere piena consapevolezza dell'interesse della classe operaia nei confronti della prospettiva dell'incontro e della collaborazione tra le grandi forze politiche popolari. Questa prospettiva, infatti, come è stato rilevato dai compagni che hanno affrontato la questione, esalta il ruolo protagonista della classe operaia nell'azione per spezzare

in modo definitivo quella discriminazione a sinistra, attraverso la quale la classe dominante intese non solo emarginare il PCI, ma soprattutto escludere la classe operaia dalla direzione del paese. In questa luce si è quindi colta la giustezza della proposta di « compromesso storico » fra le forze politiche democratiche e popolari, lanciata dal nostro Partito in un momento in cui il paese è scosso da una profonda crisi strutturale, che l'attuale governo non mostra di voler affrontare in modo adeguato, nè di saper risolvere. Questa necessità dell'intervento della classe operaia emerge come dato non facilmente contestabile, soprattutto in considerazione della sua capacità di proposta politica, che oggi si esprime nell'elaborazione di una strategia complessiva che vede i problemi della fabbrica in stretto legame con il problema più generale dello sviluppo del paese, del suo assetto sociale, civile e politico, indicando l'esigenza di un nuovo tipo di sviluppo.

Alcuni compagni, muovendo dalla considerazione che la classe operaia costituisce già una grande forza, hanno messo in evidenza la necessità che i comunisti si impegnino ancor più per renderla maggiormente consapevole dei suoi compiti e del ruolo che le compete. In questo quadro è stata ricordata, quale elemento decisivo dell'iniziativa attuale, la necessità del legame con la specifica

realtà della zona e con le altre fabbriche.

Il Congresso si è soffermato a lungo sulle inadeguatezze, sui ritardi e sugli errori del passato, a causa dei quali di fronte al movimento sindacale ed al nostro Partito si ripropone il problema che da questa analisi scaturisca un ulteriore rafforzamento delle lotte operaie che, po-

ligiosi sovvenzionati con i soldi dello Stato.

Non è necessaria molta memoria per ricordarsi della Pagliuca dei Celestini di Prato. Idealisti moralisti di tal fatta dovrebbero vergognarsi della propria coscienza, prima di fare appelli strumentali ed interessati alla coscienza degli altri.

Non si conduce alcuna battaglia ideale e morale mischiando i propri voti a quelli dei fascisti di Almirante, bensì si fa il giuoco di chi vuole che il mondo torni indietro, di chi vuole cancellare l'unità e la forza dei lavoratori costruite con dure lotte sacrifici.

QUESTO NOI RICORDIAMO AGLI AMICI CATTOLICI.

nendo i problemi del salario, dell'organizzazione del lavoro, dell'ambiente, siano sempre capaci di proiettarsi fuori dalla fabbrica, rivolgendosi alle Regioni ed al governo con vertenze precise, per rivendicare il controllo democratico dei prezzi, la difesa ed il recupero del potere d'acquisto dei lavoratori, il mantenimento dei livelli occupazionali attraverso precisi investimenti, che garantiscano anche il riequilibrio territoriale e per determinare, in agricoltura, la crescita di strutture associative pubbliche, per lo sviluppo della zootecnia e la trasformazione e la distribuzione dei prodotti agricoli.

Spesso in collegamento con questi temi, il dibattito ha richiamato in numerosi interventi il problema del Meridione, quello dell'informazione e dell'orientamento dei compagni, della crisi energetica: oltre naturalmente

In altra parte del giornale sono riprodotti i punti essenziali della legge sul divorzio: a dimostrazione delle falsità interessate di chi sostiene il contrario, ricordiamo che questa legge nei tre anni che è stata in vigore, proprio per i suoi contenuti, non ha incentivato nessuno a divorziare e tantomeno obbligato, bensì ha sanato situazioni impossibili oppure ha permesso a molti italiani di ricostruirsi una famiglia.

Votando NO all'abrogazione della legge, significa non negare a chi ne ha bisogno il diritto di ricostruirsi una famiglia, significa soprattutto battere il tentativo reazionario di far arretrare il nostro paese, significa avanzare insieme verso la libertà e la democrazia.

alla tragica situazione in Cile, dove ogni giorno vengono perpetrate barbarie naziste, dove ogni diritto umano è calpestato e vilipeso in nome della cosiddetta « civiltà occidentale » Numerosi compagni hanno posto il problema del referendum abrogativo, visto come tentativo delle forze moderate e della destra di creare nuove difficoltà al movimento che oggi reclama misure urgenti e coraggiose per far uscire il paese dalla crisi, ed inoltre di bloccare il processo unitario, a livello sindacale e politico, in atto nel paese. Da tutto ciò, come è stato rilevato in numerosi interventi, emerge la necessità del rafforzamento e dell'estensione della presenza comunista in fabbrica. I compiti nuovi che il Partito deve affrontare richiedono, infatti, una organizzazione sempre più forte ed articolata, una milizia ancora più attiva, qualificata ed incisiva.

1. S. R. M. O.
24-
NO
Lavoratori meridionali emigrantiiluno dei problemi discussi al nostro Congresso
Sego S. G.-Milano hindo-qP5:x.-3
1112 MAGGIO VOTA
A CURA DELLA SEZIONE DEL P. C. I. FABBRICA INNOCENTI MOGGIO 1974
Leiniziativenecessarie
per fronteggiare la crisi U e per costruire l'unità politica.

PIO'TASSEPERIPOVERI

Le conseguenze della "riforma„ tributaria

Le conseguenze della « riforma » tributaria pesano dal mese di gennaio sulle buste paga dei lavoratori. Tecnicamente si tratta di una semplificazione dei diversi sistemi di riscossione dei contributi finora attuati, politicamente saranno ancora più controllati e gravati i lavoratori a reddito fisso, cioè tutti noi. Infatti per tutti coloro che hanno come unico reddito quello derivante dal proprio lavoro, la riforma significa che dal mese di gennaio hanno iniziato a pagare attraverso una trattenuta complessiva sulla busta paga, anzichè pagare in modi e tempi diversi più tipi di imposte.

Le quote trattenute vanno, come tutti sappiamo, dal 10 % in avanti e sulle imposte sono ammesse • alcune (insufficienti) detrazioni: inoltre, nel caso di coniugi che lavorino entrambi e percepiscano un reddito complessivo al di sopra dei quattro milioni annui, andrà fatto il cumulo dei due redditi e su questo bisognerà pagare le aliquote previste. Questa norma, per i criteri con cui verrà applicata, è tra le più inique e discutibili. Il commento a questa riforma è che i poveri continueranno a pagare e che anzi, rispetto ai criteri passati, attraverso la trat-

tenuta sulla busta paga è tolta ogni possibilità di contrattazione, come invece continua ad avvenire per chi percepisce i redditi più alti (ad esempio, i liberi professionisti). Insomma, gli operai, noi tutti siamo attesi al varco su tutto: tredicesima, festività, straordinari e qualsiasi altro reddito che contribuisca al bilancio familiare. Ancor più pesante, come si è accennato, è la situazione delle famiglie dove entrambi i coniugi lavorano, dal momento che la quota prevista — quella che supera i quattro milioni — è assai bassa.

Il nostro Partito si sta battendo per la modifica di queste inique norme fiscali, per il migliore utilizzo dello strumento fiscale per colpire i consumi voluttuari e di lusso, per l'adeguamento delle quote e delle detrazioni ora previste al mutato potere d'acquisto della moneta.

LA SESTA

CONFERENZA OPERAIA DI GENOVA

Si è svolta a Genova nei giorni 8-9-10 Febbraio la VI conferenza nazionale degli operai comunisti. Il dibattito, che ha impegnato per tre giorni 2.425 delegazioni provenienti da 2.087 aziende eletti in migliaia di conferenze di fabbrica, di zona, provinciali e regionali, ha confermato la volontà di lotta e la combattività della classe operaia, la sua forza e la sua unità, garanzia per la democrazia e la rinascita del paese. Ci sono stati circa 50 interventi di giovani operai (età media 30 anni) formatisi nelle lotte di questi ultimi anni.

Molti sono stati gli interventi delle compagne di grandi e piccoli complessi: del resto anche la stessa presenza delle operaie è stata rilevante, circa il 10 % dei delegati presenti all'assemblea, fatto nuovo che dimostra la crescita della consapevolezza fra le masse femminili della necessità dell'impegno politico nel luogo di lavoro. Pure rilevante è stata la presenza degli impiegati (550) e dei tecnici (260).

Il tema proposto, che è stato al centro del dibattito, è quello del rapporto fra la lotta operaia nella fabbrica e nella società per modificare l'organizzazione del lavoro e per le giforme, e la lotta per conquistare una nuova direzione politica del paese fondata sull'incontro e sulla collaborazione delle grandi forze politiche popolari. Intorno a questi problemi si sono sviluppate grandi lotte di massa e si sono realizzate conquiste importanti. Ma

molte sono pure le difficoltà che i lavoratori hanno incontrato nel corso di questi anni ad affermare una politica di riforme.

Tali difficoltà non debbono essere considerate solo interne alle vicende sindacali, ovverossia non possono essere ricondotte unicamente alla coerenza più o meno esistente fra piattaforma rivendicativa e linea generale di lotta per un nuovo sviluppo economico e sociale. Queste difficoltà, in realtà, sono dovute innanzitutto e soprattutto dalla assenza di una direzione politica del paese in grado di realizzare con coerenza un programma di riforme e di profondo rinnovamento.

Questo oggi è senz'altro il più grosso problema aperto nel paese e ogni ritardo nel risolverlo non può che ripercuotersi negativamente sul movimentò unitario di lotta dei lavoratori, intralciandone il cammino ed impedendone una ulteriore avanzata.

Ma l'elemento, a nostro avviso, più importante emerso nella nostra VI conferenza e dal suo dibattito sta nel fatto che l'iniziativa dei lavoratori comunisti ha fatto e fa vivere nelle fabbriche la politica del partito. Nelle fabbriche, grazie e sopratutto ai comunisti, oggi, molto più di qualche anno fa, si discute di politica, si fa politica.

Ciò sottolinea l'esigenza che il partito sia presente nella fabbrica e che sviluppi una sua autonoma iniziativa su tutto l'arco

Il dominio del capitalismo statunitense sull'Europa è ancor più evidenziato dalla crisi energetica, crisi che si ripercuote maggiormente sulle nazioni capitaliste europee più deboli o comunque su quelle nazioni che hanno subordinato il proprio sviluppo economico alla sudditanza del capitalismo USA.

Queste nazioni, infatti, non hanno prodotto o indirizzato investimenti ed economia verso settori produttivi essenziali e di base, bensì verso consumi individuali e non sociali, che oggi di fronte alla crisi attuale non reggono, mettendo in pericolo l'occupazione di larghe masse di lavoratori.

Il capitalismo USA, attraverso le grandi compagnie petrolifere internazionali, è in grado di impedire ai paesi produttori di petrolio di esportare liberamente il proprio prodotto ed inoltre di svolgere una duplice azione sugli altri paesi capitalisti: e cioè il controllo del prezzo e quello degli approvvigionamenti.

Questo permette agli Stati Uniti di regolare lo sviluppo economico delle nazioni consumatrici di energia in base alle esigenze dell'economia americana.

mia e la loro moneta, basandosi sul ricatto e sulla subordinazione degli altri paesi capitalisti loro alleati.

A questo proposito emerge sempre più chiaramente l'incapacità o peggio ancora la mancanza di volontà — del governo italiano di sottrarsi a questo ricatto ed a questa subordinazione, avviando scelte ed iniziative politiche diverse e logiche con i paesi produttori di petrolio a livello internazionale, ed a livello nazionale con il controllo e la progressiva nazionalizzazione delle industrie di raffinazione del prodotto. Industrie che su questa crisi-hanno costruito profitti enormi, di gran lunga superiori a quelli precedenti, con aumenti di prezzi immotivati se basati sull'aumento reale del greggio, ma motivati invece dalla corruzione esercitata su ministri ed esponenti del governo.

dei problemi della fabbrica e della società.

Occorre infatti, nel momento in cui la classe operaia è chiamata a farsi carico di tutti i problemi del paese, che si accresca la capacità politica della classe operaia di mobilitare tutte le forze sociali democratiche e la maggioranza del popolo per portare avanti l'opera di rinnovamento e imporre un nuovo corso politico alla direzione del paese.

Tale impegno è pure condizione necessaria per un ulteriore sviluppo del ruolo del sindacato nella fabbrica e nella società, della sua unità e autonomia.

L'aspro scontro tra Francia ed USA che è nato a Washington durante la conferenza dei paesi capitalisti consumatori di petrolio, sta a giustificare il tentativo della Francia di impostare con i paesi arabi produttori rapporti diretti, liberandosi dalla pesante tutela esercitata dagli Stati Uniti.

È difficile prevedere quali potranno essere gli sbocchi del conflitto che si è aperto all'interno del mondo capitalista, ma una cosa è certa: gli USA con la crisi energetica, grazie al controllo esercitato sui paesi produttori e consumatori, sono riusciti a riportare in attivo la loro econo-

È vergognoso che nella gravissima situazione attuale si permetta da parte del governo — o addirittura si divenga complici ai vari Monti, Garrone e soci di speculare su un bisogno dell'intera nazione: questo sta a significare che, ancora una volta, si tenterà di scaricare il prezzo della crisi sulle masse popolari, sui lavoratori, eludendo scelte chiare e precise che indirizzino il paese verso un nuovo e diverso sviluppo economico.

Di fronte a questa situazione il movimento operaio è chiamato a dare una risposta in termini di lotta, per avviare il paese fuori dalla crisi e verso scelte adeguate ai bisogni delle masse lavoratrici e più povere.

Non sarà una lotta breve e facile: occorre però avere la consapevolezza che solo la classe operaia, i suoi partiti, le sue organizzazioni, possono vincere questa importante e decisiva battaglia.

ricatto degli USA e la subordinazione dell'Italia TUTTI

La mancanza di obiettività ed il qualunquismo di certa stampa — « Corriere della Sera » in testa — emergono chiaramente quando, scrivendo dello scandalo del petrolio, detta stampa si erge a moralista da bar, accusando tutto e tutti: partiti, « classe politica », funzionari corrotti e chi più ne ha ne metta.

Ci sembra doveroso rispondere con due osservazioni:

— la prima è che quando la colpa è di tutti, va a finire che non è di nessuno. Quindi nessuno paga, meno che meno pagano i petrolieri e non paga neppure chi si è fatto comperare per fare l'interesse degli stessi.

Questo è il primo grosso risultato — per i padroni e per i

giornali come « Il Corriere », ovviamente —: finchè la colpa sarà di tutti nessuno pagherà e la cuccagna andrà avanti; — la seconda osservazione riguarda « Il Corriere della Sera », che è un giornale che dice le bugie ed ha poca stima dell'intelligenza dei suoi lettori. Se questo giornale fosse veramente obiettivo, direbbe che la colpa è di tutti meno uno, meno cioè il Partito Comunista Italiano, che da questo affare poco pulito — è un eufemismo — non è stato minimamente toccato. Il qualunquismo del « Corriere » è pura malafede, soprattutto quando si pensi che esistono denuncie circostanziate e nomi di indiziati di reato ben noti e che,

durante il governo di centro - destra di Andreotti, passarono ben cinque decreti governativi a favore dei petrolieri, con l'appoggio determinante del MSI.

Certo, alcune verità danno fastidio ed « Il Corriere della Sera » fa come gli struzzi: nasconde la testa sotto la sabbia per non vederle e non dirle perchè ed in questo il « Corriere » ha tutta la nostra comprensione — è veramente imbarazzante ammettere che il Partito Comunista Italiano non è finanziato dai petrolieri o da altri simili galantuomini, ma dal 1' gennaio al 31 dicembre attraverso tante sottoscrizioni, dalla povera gente e dai lavoratori.

CRISI ENERGETICA
MENO UNO

COME' LA LEGGE SUL DIVORZIO?

Il primo dicembre 1970 venne introdotta nell'ordinamento giuridico dello Stato italiano la legge n. 898, che reca il titolo « Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio ». t questa legge che viene comunemente chiamata « sul divorzio » o legge Spagnoli-Fortuna-Baslini. Con l'introduzione di questa legge nel nostro Paese, si sancisce la possibilità (e non l'obbligo) di chiedere lo scioglimento dei legami matrimoniali, nel caso in cui i rapporti coniugali siano ormai di fatto e da tempo inesistenti.

È una considerazione ovvia, ma è opportuno ribadirla, che la legge non impone a nessuno di divorziare, ma che essa permette a quei coniugi che si trovano nelle condizioni espressamente previste dalla legge di sanare situazioni familiari diventate da tempo ormai insostenibili.

Il meccanismo fondamentale della legge, e in pratica il fondamento della possibilità di divorziare, sta nella constatazione di una prolungata rottura dell'unione matrimoniale.

In quali casi si può chiedere lo scioglimento del matrimonio ?

quando uno dei coniugi sia stato condannato all'ergastolo a pena superiore ai 15 anni. quando uno dei coniugi sia stato condannato a una pena detentiva per avere indotto o costretto l'altro coniuge o un figlio (anche adottivo) alla pro-

stituzione o per avere sfruttato o favorito la prostituzione di un figlio, anche adottivo. quando uno dei coniugi sia stato condannato per omicidio volontario o per tentato omicidio in danno dell'altro coniuge o di un discendente o di un figlio adottivo. Nei casi suddetti, la domanda di scioglimento del matrimonio non può essere avanzata dal coniuge che è stato condannato per concorso nel reato o quando la convivenza è ripresa. quando vi sia una separazione che dura da almeno 5 anni dal

momento della sentenza del giudice che ha sancito la separazione (la durata di cinque anni della separazione legale viene elevata a sette anni quando vi sia una opposizione dell'altro coniuge). quando l'altro coniuge, cittadino straniero, ha ottenuto all'estero lo scioglimento del matrimonio o ha contratto all'estero nuovo matrimonio. quando il matrimonio non è stato consumato. Come si vede, sono casi ben precisi che non lasciano alcuna possibilità di interpretazione diversa rispetto a quella che i casi concreti rappresentano, e cioè che il matrimonio è fallito di fatto ed ormai da tempo. Ma vi è inoltre stabilito dall'art. 4 della legge, che in ogni caso, il presidente del tribunale deve tentare la riconciliazione dei coniugi e solo quando i tentativi si dimostrano vani, il presidente del tribunale deve prendere in considerazione la richiesta di scioglimento del matrimonio.

La tutela dei figli

La legge inoltre introduce, per la prima volta nella legislazione italiana, una piena tutela dei diritti dei figli e il riconoscimento dei doveri dei coniugi su un piano di effettiva parità.

Infatti è previsto che il presidente del tribunale, quando ritenga che esistano possibilità di riconciliazione fra i coniugi, specie nel caso in cui si è in presenza di figli minori, fissa l'udienza presso un giudice istruttore entro un termine non superiore ad un anno. Il tribunale, avendo

come esclusivo riferimento l'interesse morale e materiale dei figli, dispone a quale dei coniugi debbono essere affidati i figli, sotto la vigilanza del giudice tutelare, oppure, se intervengono gravi motivi, dispone come debba avvenire l'affidamento della prole.

Rimane fermo che in ogni caso il padre e la madre hanno il diritto e l'obbligo di vigilare sull'educazione dei figli.

L'articolo 6 ribadisce inoltre che permane l'obbligo di mantenere, educare, istruire i figli nati adottati durante il matrimonio che è dichiarato sciolto, anche nel caso di passaggio di uno o di entrambi i coniugi a nuove nozze. Il tribunale, nel caso in cui i genitori trascurino i loro doveri nei confronti dei figli, nomina un tutore.

Il genitore al quale sono affidati i figli ne amministra i beni deve rendere conto annualmente al giudice tutelare. Qualora l'altro coniuge ritiene che i provvedimenti presi dal coniuge a cui sono affidati i figli siano contrari agli interessi del figlio o dei figli può ricorrere al giudice tutelare indicando quali sono i provvedimenti che egli ritiene adeguati. Il giudice tutelare, che deve ascoltare anche il parere del figlio qualora esso abbia compiuto 14 anni, dichiara quale dei provvedimenti è adeguato all'interesse del figlio. Qualora, dopo la sentenza di scioglimento del matrimonio, intervengano giustificati motivi, il tribunale può disporre la revisione dei provvedimenti che concernono l'affidamento dei figli e di quelli relativi alla misura e alle modalità dei contributi finanziari.

Si discute oggi, in tutti gli ambienti, se l'industria automobilistica, che sinora ha avuto un ruolo così importante — trainante, come si dice — nello sviluppo economico, abbia ancora no un futuro di espansione. Con questo quesito si intreccia la domanda più specifica che ci interessa : dove va l'automobile, quali sono le sue prospettive?

Sul primo punto — la tendenza generale della produzione automobilistica — vi sono numerose incertezze, ma altrettante essenziali certezze.

All'inizio degli anni cinquanta gli autoveicoli circolanti nel mondo erano 70 milioni; alla fine del 1971 245 milioni. La produzione mondiale di tutti i tipi di automobile era nel 1956 inferiore ai 12 milioni di veicoli, oggi oscilla intorno ai 34 milioni di veicoli. L'ultimo ventennio, ma in particolare gli anni sessanta, sono stati caratterizzati dunque da una formidabile espansione. Se consideriamo l'area mondiale nel suo complesso sembrano esserci an-cora robusti margini di crescita: vi erano infatti alla fine del 1971 meno di 50 automobili ogni mille abitanti della Terra.

Ma se guardiamo meglio vediamo che la produzione e la cir-

UN INTERROGATIVO D'ATTUALITA':

L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA

l'auto possono frapporre l'inquinamento, il problema del petrolio, e la possibilità che prevalga in questo o quel paese l'orientamento verso un nuovo tipo di sviluppo e la priorità di consumi sociali. Tutti questi fattori possono rendere più piccola del previsto l'espansione della industria dell'automobile, in una misura variabile e in qualche ipotesi anche assai consistente.

HA ANCORA UN FUTURO DI ESPANSIONE?

colazione mondiale sono concentrate per 1'85 % nell'ambito dei paesi industrializzati dell'Occidente, dove vi è una automobile ogni quattro abitanti. In quest'area, dunque, la vendita di nuove automobili si concentra sempre più nella sostituzione di vecchie auto e in definitiva ciò conduce a un rallentamento sempre maggiore della espansione produttiva. Si passa in pratica da un aumento del 7-8 % ogni anno a un aumento del 3-2 % e anche meno.

Certamente un impetuoso aumento della produzione e della circolazione si avrà all'interno

della immensa area dei Paesi socialisti, dove esistono già programmi a lunga scadenza per aumentare di milioni di unità la produzione annua. Inoltre un mercato consistente cresce nei paesi più arretrati e in via di sviluppo. In particolare ciò è vero per l'America Latina, ma il fenomeno si estenderà all'Africa.

Un ostacolo è certamente costituito dal basso reddito per abitante di queste aree : ma è noto che all'inizio piccoli aumenti di reddito provocano un forte aumento della domanda di automobili, mentre oltre un certo livello, gli aumenti del reddito incremen-

tano sempre meno la domanda di automobili. Infine vi sono anche paesi europei, come la Spagna, che hanno cospicui margini di sviluppo automobilistico.

Ecco dunque la tendenza delle grandi case automobilistiche a esportare fuori dall'area industrializzata, e più ancora a costruire nel resto del mondo nuove fabbriche per potere sfruttare una serie di vantaggi: salari più bassi, vicinanza ai consumatori, eliminazione di ostacoli doganali, aiuti dei governi locali.

Le incertezze, cui facevamo cenno all'inizio, si riferiscono ai limiti che alla espansione del-

Per tutte queste ragioni si può dire che davvero l'industria dell'auto non scomparirà e non perderà la sua importanza, almeno in un giro di tempo medio, ma che invece si ridurrà il suo peso relativo e il suo ruolo trainante nell'area già industrializzata.

Nell'ambito di questo ragionamento, quale è il futuro della nostra azienda, tenendo presente il fatto che la Leyland non è una società italiana, ma una multinazionale, con una logica internazionale, che in Italia ha una piccola parte della sua produzione, essenzialmente un punto d'appoggio?

È nostra intenzione approfondire questo aspetto del problema, anche con il contributo dei lavoratori che invitiamo a scriverci sull'argomento.

TORINO - Il comizio di Berlinguer in Piazza S. Carlo MILANO - Riunione di caseggiato sul referendum

Proposta di legge del P. C. I. per una commissione

autonoma

delle Partecipazioni Statali

Dovrà esercitare il controllo sulle attività svolte dal settore

Il gruppo dei deputati comunisti ha proposto alla Camera la istituzione di una commissione autonoma per le Partecipazioni statali, un organismo, cioè, che consenta alla Camera — si afferma nella relazione che accompagna il progetto — « di esercitare, con piena conoscenza dei dati di fatto e con più penetrante uso dei poteri che il regolamento consente, il suo irrinunciabile diritto di controllo su tutta l'attività svolta dallo Stato, in via diretta o indiretta ». La proposta di legge è firmata dai compagni Natta e D'Alema. Il progetto di modifica parlamentare si articola anzitutto nella proposta di togliere all'attuale commissione per il Bilancio le competenze relative alle Partecipazioni statali da affidare ad una apposita commissione. Alla commissione, par-allelamente alla sua costituzione, debbono essere affidati poteri consistenti, fra cui quello, anzitutto, di convocare di fronte a sè, senza l'autorizzazione del ministro, singoli dirigenti della pubblica amministrazione e degli Enti pubblici di qualsiasi tipo e di ottenere la documentazione necessaria.

« Questa esigenza — sottolinea la relazione — trova giustifica-

zione anche nell'attuale tipo di regime istituzionale che disciplina il complesso dei rapporti tra governo, Parlamento e singole imprese inquadrate negli Enti di gestione » delle Partecipazioni statali. È difatti evidente che « per poter acquisire informazioni sufficienti alla formazione di un giudizio sulle scelte politiche del governo è necessario essere in grado di acquisire dettagliate informazioni sull'attività e la politica aziendale degli enti di gestione, nonchè sui connessi risultati politici, attraverso una conoscenza analitica e globale di tutto questo settore di intervento pubblico statale ».

Ciò, anche in considerazione del fatto che « il complesso delle imprese a partecipazione statale, è una struttura organizzativa omogenea che, agendo nei singoli settori è svolta a coordinare e indirizzare la politica economica pubblica nel complesso dell'economia italiana per esserne elemento di propulsione, di guida e in ogni caso di intervento attivo ».

Ma vi è un altro e più importante, e decisivo motivo che impone l'istituzione di una com-

STRAGE DI PIAllA FONTANA

RINVIOAGIUDIZIO PERIFASCISTI

FREDAEVENTURA

Le imputazioni contro Freda, Ventura, Pozzan e altri riguardano tutti gli attentati del 1969 - Per Rauti, Giannettini e altri missini, oltre che il petroliere Monti, proseguono le indagini

È stata depositata a Milano dal giudice D'Ambrosio la sentenza di rinvio a giudizio con la quale si accusano i fascisti Franco Freda e Giovanni Ventura della strage di piazza Fontana. La sentenza stabilisce che furono i fascisti a organizzare l'attentato con il preciso scopo di sovvertire la democrazia e le istituzioni repubblicane. La sentenza ha anche stralciato Rauti indiziato di reato per la strage, onde consentire un supplemento di indagini.

UNA CONFERMA

La decisione del giudice istruttore di Milano D'Ambrosio di rinviare a giudizio i fascisti Freda, Ventura e Pozzan per la strage di piazza Fontana e per una spaventosa catena di altri crimini dello stesso stampo è un avvenimento di grandissimo rilievo.

La sentenza di D'Ambrosio conferma infatti la validità della campagna che sin dal primo momento le forze democratiche, ed in particolare il PCI, avevano condotto perchè le indagini puntassero a destra, individuassero le matrici fasciste della strategia della tensione.

Ma non si volle seguire questo orientamento. Anzi si è lavorato a lungo, a vari livelli dell'apparato pubblico, e con pervicacia, proprio per impedire che si im-

missione per le Partecipazioni statali: la proposta di legge, anch'essa comunista, che innova l'attuale disciplina degli enti di gestione delle Partecipazioni statali, prevedendo tra l'altro, oltre a specifici poteri in materia di controllo, « un diretto concorso del Parlamento alla determinazione del contenuto dei programmi che gli enti di gestione e le imprese in essi inquadrate dovranno attuare ».

Infine, « il grande sviluppo del settore delle Partecipazioni statali — sottolinea ancora la relazione — e la acclarata insufficienza democratica e funzionale dell'attuale sistema istituzionale, impongono una radicale modifica di quest'ultimo, per ricondurre questo fondamentale settore dell'attività economica pubblica sotto il controllo effettivo del potere politico, nel quadro della forma di governo voluta dalla nostra Costituzione democratica e per il raggiungimento dei fini sociali in essa indicati. Ed è in questa prospettiva, che vede al centro del potere politico la sovranità popolare e il Parlamento, che si inseriscono le nostre modifiche del regolamento » per la istituzione della commissione autonoma per le Partecipazioni statali.

Il risultato è che, proprio mentre ieri mattina a Milano D'Ambrosio depositava la sua importante sentenza di rinvio a giudizio del gruppo Freda-Ventura, a Catanzaro cominciava il nuovo processo a Valpreda e al gruppo anarchico : siamo cioè all'aberrazione di un duplice e contrastante sbocco processuale della stessa vicenda.

Vittima delle sue posizioni estremistiche LA D/SC•REGAZ/ONE DEL

Mario Capanna ha lasciato il Movimento studentesco e, dopo pochi giorni, l'ha seguito Giuseppe Liverani: due protagonisti del caso T rimarchi, del processo Schiavinato, di tutti gli altri episodi di contestazione e di lotta che, in questi anni, hanno contrassegnato la vita delle Università milanesi.

Il nucleo della facoltà di Architettura e quello della Bocconi hanno annunciato di non riconoscere più l'attuate direzione del Movimento e di essersi costituiti in gruppo autonomo.

La crisi è esplosa clamorosamente ed i violenti contrasti che da tempo laceravano il' gruppo dirigente sono sfociati in scissione, sotto la spinta disgregante di una « crisi di identità ».

boccasse la strada giusta, e in definitiva per proteggere i registi della trama nera e della strategia della tensione, consentendo .loro di continuare ad agire indisturbati.

Non per questo però si può ora sommare assurdo ad assurdo facendo di tutta l'erba un fascio. Da ciò nasce la richiesta della difesa che è contraria all'unificazione dei due processi sostenuta in base a considerazioni pro- cedurali. È naturale la richiesta che il processo a Valpreda vada dunque fatto subito e concluso al più presto proprio per sgomberare il campo da ogni equivoco. E proprio per cominciare a far venir fuori la verità, ora che un gruppo di tenaci e coraggiosi magistrati (a fianco di D'Ambrosio hanno lavorato i sostituti procuratori Alessandrini e Fiasconaro; fiè bisogna dimenticare che la svolta cominciò con le indagini del giudice Stiz a Treviso) ha messo finalmente in piena luce il fosco intrico delle trame nere e le complicità che ne hanno reso possibile lo sviluppo.

Già in occasione delle due giornate di lotta nelle scuole del 23 e 24 gennaio scorso, le tradizionali posizioni di egemonia del Movimento studentesco erano apparse gravemente logorate.

In tutte le assemblee tenutesi nelle scuole superiori le sue proposte erano uscite battute o dalla concorrenza del cosiddetto « cartello dei gruppi » (Avanguardia operaia, Lotta continua, Manifesto) o dalla nuova realtà unitaria dei comitati che si rifacevano alla piattaforma di lotta elaborata a Firenze dagli « organismi studenteschi autonomi ».

Il Movimento studentesco era apparso ovunque disorientato, avulso dalla realtà dei problemi che il dibattito poneva, con una situazione interna profondamente lacerata.

Nato sul finire del 1969, il Ma vimento studentesco aveva impedito che la crisi del grande movimento spontaneo del 1967-68 si risolvesse anche a Milano in un pesante riflusso delle lotte studentesche. Alla base della sua for-

mazione vi era una duplice spinta unitaria: l'una interna al movimento degli studenti, disgregato dalla sterile polemica « antirevisionista » e dai fallimentarì tentativi di creare « il nuovo partito rivoluzionario »; l'altra rivolta al movimento operaio, alle sue organizzazioni sindacali e politiche con le quali, per la prima volta, si tentava di stabilire uit positivo e duraturo rapporto. Queste spinte sono andate però, deteriorandosi rapidamente. La politica unitaria interna si è presto trasformata nell'ingiustificata pretesa di rappresentare l'intero movimento degli studenti: i rapporti con le organizzazioni det movimento operaio si sono progressivamente guastati sotto it peso dell'opportunismo, del tatticismo e spesso dello spirito concorrenziale e settario che caratterizzava gli approcci del Movimento studentesco.

L'originale volontà unitaria è dunque degenerata in una pratica politica pesantemente integralista, presuntuosamente volta alla creazione di un'alternativa all'attuale direzione del movimento operaio. Le scissioni ed i contrasti di oggi non sono quindi che il frutto della contraddizione• tra la spinta all'unità e la realtàdi una linea progressivamente allontanatasi dall'ispirazione originaria.

Non è un caso che questa contraddizione sia esplosa net momento in cui, anche a Milano, va estendendosi una coscienza nuova, tesa alla costituzione dì un nuovo movimento di lotta, democratico, unitario e autonomo, organicamente collegato con il movimento dei lavoratori.

Una coscienza nuova che ha bruscamente infranto il pretenzioso sogno egemonico del Movimento studentesco.

ATTIVITÀ DELLA SEZIONE "GHAMSCI„ INNOCENTI

RIUNIONI ED ATTIVI DI SEZIONE

24 novembre 1973

Attivo in preparazione alla VI Conferenza Operaia di Genova, aperto anche alle altre forze politiche.

Ai lavori ha partecipato il compagno Giuseppe Sacchi, Consigliere regionale del PCI.

26 gennaio 1974

Congresso della Sezione. Ai lavori del Congresso, di cui riferiamo in altra parte del giornale, ha partecipato il compagno Antonio Bertolini, Consigliere provinciale e membro del Direttivo della Federazione milanese del PCI.

16 marzo 1974

Attivo su risultanze ed indicazioni della VI Conferenza Operaia di Genova e sulla situazione politica. Ha partecipato il compagno Riccardo Terzi, della Segreteria della Federazione milanese del PCI.

TESSERAMENTO 1974

Con 268 iscritti, dei quali 68 reclutati, sono stati superati sia il numero di tesserati dell'intero 1973 (214), sia l'obiettivo fissatoci dalla Federazione Milanese per il 1974 (235).

Particolarmente rilevante la iscrizione di moltissimi giovani, così come ragguardevole è ormai

il numero di impiegati presenti nelle file del nostro Partito, a conferma della fiducia e del prestigio che il PCI gode non soltanto tra la classe operaia, ma anche tra gli altri ceti laboriosi, tra il ceto medio.

Aprendo la campagna di tesseamento, avevamo scritto che nei reparti e negli uffici esistevano le condizioni per aumentare sensibilmente la nostra forza organizzativa : i dati sul tesseramento hanno confortato queste nostre previsioni.

Per questi risultati, cioè per il tesseramento ed il reclutamento, la nostra Sezione è stata tra quelle premiate dalla Federazione milanese del PCI.

Questo però non significa che abbiamo raggiunto il traguardo, al contrario! Il proselitismo al Partito Comunista Italiano prosegue.

DIFFUSIONE DE « L'UNITÀ »

La diffusione de « l'Unità », che prosegue ogni giovedì agli ingressi di via Rubattino della Leyland Innocenti e dell'INNSE, è passata dalle 160-170 copie dei mesi scorsi alle 200 copie attuali,

SOTOSCRIZIONE PER IL REFERENDUM

È in corso la sottoscrizionenazionale di un miliardo e mezzo, lanciata dal PCI per far fronte alle spese di propaganda per la campagna del referendum. La Sezione « Gramsci » Innocenti invita tutti i lavoratori a sottoscrivere, affinchè non manchino i mezzi indispensabili a vincere questa importante battaglia per la libertà e la democrazia.

MILANO - Un momento della commemorazione tenuta il 15 marzo 1974 alla Innocenti, in onore dei deportati dal fascismo
MOVIMENTO STUDENTESCO

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