Affori-Bovisasca...(12)

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aprile 1979 lire trecento mensile di politica, cultura e attualità anno primo n° 4

Bilancio '79 del consiglio di zona 8

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Intervista al commissario Micalizio

Sport «Trofeo Villa Litta»

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Repressione padronale fabbrica «Catena»

È estremamente difficile riuscire a sapere quante e quali sono le realtà produttive della zona. Apparentemente ci sono una decina di fabbriche, ma da una ricerca più approfondita, risulta che sono oltre cento.

C'è qualche grossa fabbrica, alcune medie, ma soprattutto una miriade di piccole unità lavorative con pochissimi dipendenti (quasi sempre meno di 15) nella maggior parte dei casi situate negli scantinati.

Nelle grosse aziende, con la crescita del movimento operaio, sono migliorate le condizioni di lavoro, ma nelle medie e piccole, le cose non vanno per il verso giusto.

È in questi Innumerevoli luoghi di lavoro che molto spesso i problemi si rivelano drammatici.

L'organizzazione del lavoro non esiste, e come sempre chi ne fa le spese sono i lavoratori, che devono recuperare gli sperperi attraverso l'aumento dei ritmi di lavoro; l'ambiente di lavoro è spesso malsano, e ciò a causa sovente l'ammalarsi dei lavoratori, che vengono poi considerati «assenteisti».

CONSIDERAZIONI

Tre volte alle urne in 10 anni

Evidentemente le elezioni europee, in programma per il 10 giugno, non rappresentano, per gli italiani, un fatto sufficientemente importante per giustificare un week-end alle urne. E a dire il vero il timore di scarsa partecipazione a questo inusuale appuntamento europeistico cominciava a farsi strada. Niente paura, hanno pensato alcuni dirigenti di certi partiti italiani. Ed eccoci, per la terza volta in dieci anni, di fronte alla fine prematura della legislatura. Ogni record questa volta è stato polverizzato: neanche tre anni di vita. E a giugno gli italiani saranno di nuovo chiamati a raccolta per assolvere, oltre al dovere di eleggere il Parlamento europeo, a quello di dare una scrollata al nostro Parlamento.

Ci voleva. Il Parlamento del dopo 20 giugno soddisfava poco. Soddisfava poco soprattutto i democristiani che abituati a governare in solitudine, al massimo insieme a piccoli partiti, per oltre trent'anni, mal digerivano che una forza, quasi pari a loro il PCI, li incalzasse. Li incalzasse, si badi bene, non su qualcosa di astratto, di non realizzabile. Tutt'altro. Le sollecitazioni venivano sulla base di un programma chiaro, definito, preciso, concordato; e sulla base di formule di governo abbastanza anomale: non sfiducia, governo delle astensioni, maggioranza parlamentare che sostenevano un monocolore (guarda caso) democristiano.

A queste formule si era giunti, non occorre fare la storia, dopo laboriose trattative. Erano le uniche possibili, sostenevano molti partiti. L'elettorato aveva espresso il 34 per cento dei consensi al Partito comunista?

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Sfiducia verso le istituzioni

Dopo aver raccolto un paio di testimonianze riguardanti il fenomeno del disimpegno, diffuso tra i giovani, abbiamo ritenuto opportuno continuare per acquisire ulteriori elementi ed indicazioni per poter sviluppare la discussione sull'argomento.

Abbiamo rivolto ad altri due studenti le seguenti domande:

Secondo te a che cosa può esser dovuto il calo di interesse degli studenti su problemi tipicamente scolastici e su quei problemi che fino a qualche anno fa suscitavano discussioni all'interno della scuola (es. antifascismo, rapporto col mondo del lavoro ecc.)!

È vero che tra i giovani sta aumentando il riflusso del privato, cioè un maggior interesse verso le esigenze personali che verso quelle collettive?

Ma il problema più grave è senza dubbio quello dell'anti infortunistica. Gli strumenti, le attrezzature e i dispositivi che permettono di salvaguardare l'incolumità del lavoratore, non vengono approntati dal datore di lavoro, e quando un lavoratore subisce un infortunio, la responsabilità diventa sua, in quanto «distratto» o «incapace». Mentre le vere responsabilità sono ben altre, che vanno dalla inadeguatezza delle protezioni agli alti ritmi di lavoro, che costringono i lavoratori a trascurare il pericolo allettati da un irrisorio guadagno supplementare (cottimo). Ma anche chi non viene alienato dal cottimo è costretto a produrre ad alti ritmi, in quanto il «Padroncino» è sempre là dietro la schiena ad esortare, e ad elargire pacche sulle spalle per i più disponibili.

È in questo contesto che viene svilita la personalità dei lavoratori, in particolar modo quella delle donne che vivono più intensamente le contraddizioni del mondo del lavoro: le donne che vengono respinte dalle grosse fabbriche più tecnologicamente qualificate, per essere inserite nelle piccole unità produttive a svolgere lavori dequalificanti e spesso ripetitivi; le donne che oltre a ciò sono assillate dai problemi contingenti la vita familiare (casa, scuola, asili, ecc.). segue in ultima

Grave gesto alla Gandi

In data 22 febbraio '79 il signor Cervini, nella propria qualità di membro del consiglio di istituto di questa scuola, ha chiesto ufficialmente al vicepresidente di rimuovere uno dei disegni della mostra allestita dal prof. Vitale sul piano della presidenza; motivazione: l'elaborato, svolto sul tema libero e raffigurante una manifestazione operaia, secon-

do il Cervini conteneva il simbolo di un partito politico, e doveva pertanto venir rimosso in quanto surretizio strumento di propaganda partitica all'interno della scuola.

In proposito la sezione sindacale F.U.L. scuola (il collegio docenti) della Gandhi intende osservare quanto segue:

1) La parte incriminata del disegno

(una falce-martello su una bandiera rossa) è ravvisabile nei contrassegni elettorali di almeno tre partiti del nostro sistema parlamentare; ma nessun contrassegno elettorale di questi tre partiti può essere identificato col simbolo dipinto nella tavola in oggetto.

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3. I movimenti giovanili organizzati presenti nella scuola potrebbero, ed a quali condizioni, promuovere un'inversione di queste tendenza, cioè riportare i giovani a considerare anche ciò che è sociale e non solo ciò che è individuale?

Risponde per primo Roberto, quarta classe di un istituto tecnico commerciale, simpatizzante dell'estrema sinistra.

«Il calo di interesse degli studenti per i problemi da voi citati trova le sue radici da una parte neil'insoddisfazione, dovuta alla mancanza di risultati concreti che avrebbero dovuto scaturire dalle lotte di questi ultimi anni, dall'altra nella enorme capacità che il «sistema» ha acquisito (grazie ad «apparati» come i mass-media e alle «istituzioni» — scuola e famiglia davanti a tutte — che hanno avuto un ruolo atto alla conservazione di se stesse e del «sistema») di appannare, neutralizzare ed infine integrare lo spirito di rinnovamento che veniva dai giovani.

È in questa situazione che si è sviluppato il fenomeno del riflusso nel privato.

Voglio fare, però, una precisazione che ritengo fondamentale; non tutto ciò che è «personale» è in contrasto col «sociale», e se è vero che atteggiamenti come individualismo scolastico o il ritorno a valori come la famiglia e la coppia hanno favorito il dilagante qualunquismo, è anche vero che esiste in molti giovani una spinta costruttiva verso una crescita personale, che ritengo indispensabile soprattutto in un momento come questo.

Insomma, voglio dire che non si cambia la società se non si fa altrettanto, parallelamente, dentro noi stessi.

Secondo me l'unico modo di sbloccare questa situazione da parte delle forze giovanili organizzate è quello di cancellare il vecchio orientamento »partitico» che spesso le caratterizzate, specialmente ne!'a segue in seconda

nuovo
1° Maggio Giornata di festa e di lotta Liceo Omero Passività Interrotta L'ingresso della fabbrica Catena Giovani Affori
Comasina
Quartiere

Intervista al commissario

Siamo tornati, a distanza di un anno dalla prima intervista, dal Doti Pippo Micalizio, dirigente il commissariato Cenisio delle zone 7 8. Il commissario, uomo profondamente democratico e impegnato da molti anni nella battaglia per la riforma della polizia, ci ha ricevuti con la cordialità di sempre, accettando di buon grado di rispondere alle nostre domande.

Da un po' di tempo ci viene segnalato da parte di cittadini della nostra zona un aumento di fenomeni delinqueziali. Vorremo sapere da lei se questo corrisponde a verità e quali complessivamente sono i cambiamenti registrati attorno al problema dell'ordine pubblico rispetto ad un anno fa.

Devo dire che sostanzialmente la situazione è pressoché la stessa e comunque non è cambiata in meglio, nel senso che i problemi che dobbiamo affrontare sono quelli di sempre. Vi è stato senza dubbio in questi ultimi mesi un incremento di fenomeni di criminalità spicciola che incidono negativamente sulla zona, come ad esempio l'aumento di scippi subiti in particolare da donne anziane che vanno a fare la spesa al mercato, che tornano dall'ufficio postale; un altro fenomeno consiste nei piccoli furti in appartamenti di famiglie non facoltose, di gente modesta: questo sta a dimostrare che siamo di fronte ad un tipo di delinquenza assolutamente non organizzata, che spesso entra in una casa senza sapere che cosa ci troverà portando via tutto ciò che gli capita.

Questi episodi non possono essere addebitati in particolare a qualcuno, ma certamente il crescere di questi fatti è legato all'aumento della diffusione della droga nella zona.

Il drogato ha bisogno purtroppo di sempre più soldi e non potendoseli procurare con mezzi leciti, se li procura con questi piccoli reati.

Altri fatti rilevanti non ve ne sono stati se si eccettua la morte di quel ragazzo pregiudicato avvenuta alla Comasina, di cui peraltro i contorni non sono ancora ben definiti. Ritengo si possa escludere la motivazione politica anche se in un primo tempo vi è stata una rivendicazione che poteva apparire di carattere politico, ma assolutamente priva di fondamento.

Il suo ufficio di polizia che cosa riesce a fare per proteggere i cittadini da questo stato di cose e potendo inviare dei suggerimenti da queste

colonne che cosa si sente di dire ai nostri lettori?

Noi cerchiamo da parte nostra di fare tutto ciò che è possibile per la protezione dei cittadini; ma la nostra attività è forzatamente inadeguata a una reale opera di prevenzione.

Può infatti bastare mettere una macchina che giri nella zona?

Basta aspettare che questa giri l'angolo per divenire possibile attuare il reato. E per quanto riguarda i consigli da dare ai cittadini posso solo limitarmi a dire di assumere le precauzioni più elementari per evitare di essere esposti a questi rischi, come ad esempio evitare di tenere nella borsa grossi quantitativi di denaro. Piuttosto quello che noi auspichiamo e di cui si sente il bisogno è una maggiore collaborazione da parte dei cittadini, che può essere attuata attraverso segnalazioni, testimonianze che ci permettono di assicurare alla giustizia i responsabili degli atti di criminalità.

Si ha l'impressione che sia calata la presenza di gruppi di ragazzi dediti alla droga che stazionano verso i giardinetti di Via Astesani e in Piazza Gasparri in Comasina. È un dato reale o solo un fatto di «spostamento»?

Effettivamente si sta verificando una diminuzione di queste presenze, anche se ciò non significa che siamo riusciti a contenere le proporzioni del fenomeno. In effetti è un po' cambiato il commercio della droga: nella zona i drogati sono sempre in numero considerevole, solo che possiamo dire che si è spostato il centro di diffusione che avviene oggi addirittura presso le abitazioni e in non pochi casi col beneplacito della famiglia.

Ciò dimostra a mio avviso che essendo questo commercio altamente redditizio, da parte di certe famiglie si sono accantonate remore di ordine morale. Vorrei però aggiungere che per quanto riguarda la nostra zona non si può parlare di «zona di drogati«, in quanto la media che si riscontra è pressoché indicata a quella di ogni altra parte della nostra città. Questo non assolve certo la nostra zona, né ci deve spingere al rilassamento, al lasciar andare le cose: ci vuole maggiore impegno, da parte di tutti anche perché le strutture di polizia così come sono non sono certamente in grado di assolvere in modo apprezzabile a tutte le esigenze di una area così vasta che comprende le zone 7 e 8. L'organico

in forza al commissariato Cenisio è di trenta persona e molte di queste sono appena arrivate e quindi non conoscono ancora bene la realtà della zona e sono altresì fresche di preparazione e quindi ancora con poca specializzazione ed esperienza.

Appunto la professionalità, la specializzazione introducono a un altro tema di grande importanza: quello della riforma della polizia. Non le pare che si sia allentata la tensione rinnovatrice in proposito, che sia diminuito l'entusiasmo delle stesse forze di polizia su questi temi?

Effettivamente non si sono fatti passi avanti nella battaglia per la riforma della polizia. E a mio avviso due sono i fatti sintomatici che hanno portato a questo scadimento di tensione morale, anche se ritengo che questo non sia un fatto preoccupante: si tratta a mio parere di una fase transitoria. Il primo motivo che è da anni ci si trova di fronte, da parte dei poliziotti, a una battaglia che ha conosciuto momenti di rara intensità e di alta partecipazione ma i cui risultati si stanno facendo attendere, tardano a venire. Inevitabile che anche negli ambienti più agguerriti ci sia uno scadimento di tensione. Il secondo aspetto è dovuto al fatto che l'amministrazione concedendo aumenti di stipendio ha di fatto attenuato la spinta al rinnovamento che viene dagli appartenenti alle forze di polizia. Mi spiego meglio. Soprattutto da parte dei nuovi venuti si riscontra la mancanza di stimoli per ricercare posizioni unitarie per un effettivo rinnovamento dei corpi della pubblica sicurezza. Oggi al ragazzo che viene arruolato nella polizia non viene chiesto nessun tipo di qualificazione e neanche durante il servizio gli viene richiesta una professionalizzazione. Mentre dal lato economico la situazione che gli si presenta è tutto sommato vantaggiosa (uno stipendio di 430 mila lire al mese pari a quello di un insegnante). Inevitabile in una situazione di crisi, di disoccupazione che il giovane che si arruola si senta appagato da quello che gli viene offerto e quindi non senta quella carica per spingere la realtà in cui è costretto ad operare a cambiare positivamente, nel senso indicato dalle lotte che ancora, è bene ricordarlo, portiamo avanti per una polizia efficiente, democratica, al servizio del cittadino capace di operare a fianco di tutti i movimenti che lottano per il cambiamento e il rinnovamento della società.

A cura di Mario MIgliaccio

Il Primo Maggio per i lavoratori non è mai stata una celebrazione retorica della loro festa ma il momento culminante in cui si fanno bilanci, si consolidano le conquiste, si lancia lo sguardo al futuro.

Le tradizionali manifestazioni, promosse dai Sindacati dei lavoratori, hanno sempre portato in piazza una moltitudine varia e combattiva che sottolineava la volontà di lotta, una alta tensione morale e l'aspirazione dei lavoratori al progresso.

In questi ultimi anni Io spirito di lotta si è andato sempre più manifestando ed il 1° Maggio ha assunto sempre più il significato di giorno di lotta.

Il 1° Maggio 1979 lo sarà ancor di più degli anni passati. In questo periodo ci sono milioni di lavoratori che sono in lotta per il rinnovo dei loro contratti di lavoro. I metalmeccanici, i chimici, gli edili, i braccianti agricoli sono le principali categorie impegnate nei rinnovi contrattuali.

Ma oltre a questi obiettivi sindacali, il mondo del lavoro è chiamato a pronunciarsi sulla crisi politica del Paese. Dopo una lunga crisi politica che ha visto il partito di maggioranza relativa (la Democrazia Cristiana) comportarsi con la consueta protervia e la solita pretesa di partito egemone sulle scelte del Paese, si è formato un governo minoritario che non corrisponde né alle aspirazioni né alle necessità del momento attuale. Un governo chiaramente elettorale che potrà solo gestire (forse) la normale amministrazione e le elezioni che si terranno per il rinnovo del Parlamento Italiano e per il Parlamento Europeo. Resteranno sospese, quindi, tutte le questioni importanti sul tappeto che vanno dalla riforma della Pubblica Sicurezza, agli interventi sull'ordine pubblico, agli investimenti per lo sviluppo del Mezzogiorno e l'occu-

pazione giovanile.

Probabilmente la campagna elettorale italiana offuscherà la storica votazione del Parlamento Europeo, ma i lavoratori e tutti i cittadini dovranno aver presente l'importanza di questo appuntamento.

L'Italia è in Europa ed è importante che i suoi rappresentanti siano scelti tra coloro che vogliono l'Italia allo stesso livello di altri Paesi europei senza soggezione verso le nazioni economicamente più forti.

I lavoratori sono determinanti al raggiungimento di questi obiettivi, come lo sono nelle battaglie contro chi vuole portare indietro il Paese usando il ricatto terroristico.

Le forze reazionarie stanno giocando le loro carte crudamente, apparentemente senza una logica, ma con un lucido e spietato disegno di terrore.

Secondo i «burattinai» che muovono questi fili bisogna costringere i lavoratori a rinchiudersi nelle fabbriche, a non partecipare alla vita democratica del Paese, ad accontentarsi.

Per questi motivi il 1° Maggio 1979 deve essere sì un giorno di festa, ma un momento unificante che veda tutti i lavoratori partecipare alle iniziative che saranno proclamate nelle città e nei paesi per rivendicare, oltre ai contratti e a migliori condizioni di vita, una giustizia sociale che elimini gli sperperi, punisca gli evasori fiscali e dia seriamente mano al problema delle case.

Il 1° Maggio 1979 dovrà inoltre essere il giorno in cui il mondo del lavoro ribadirà la richiesta della formazione di un governo rappresentativo e autorevole che con la partecipazione di tutti i partiti democratici sappia arginare il terrorismo e far uscire il Paese dalla crisi che da troppo tempo lo travaglia.

Giampiero Gigli

I giovani e le istituzioni

Via Astesani 27 tel. 64.59.506

Autorizzazione del tribunale di Milano n. 42 del 3-2-1979

Direttore: Mario Migliaccio

Direttore responsabile: Edoardo

Gardumi

Redazione: Maura Ceccarol i, Roberto Omini, Luca Belloni, Fio renzo Baini

Fotografi: Sergio Ferrario, Enzo

Agrezzi

Impaginatore: Sergio Ferrario

Hanno collaborato a questo numero: Gianpiero Gigli, Stefano Brambilla, C.D.F. della Catena, Laura

Campana, Salvatore Rizzi, Nadia Angeretti, Miriam Della Croce, Andrea Colombo, Sergio

Zurlo, Fabio Ceruti, FGCI Zona

8, FU L Scuola.

grassi

RADIO - TELEVISORI

APPARECCHI A GAS -

Contraccezione

Parliamone assieme

Ogni lunedì, alle ore 14, a partire dal 2 Aprile 1979, si incontrano nel Consultorio di Via Val di Bondo 11, gruppi di donne per affrontare insieme ad un ginecologo, il Dott. Boreafico, e ad altri operatori, il tema della contraccezione. I gruppi sono aperti a tutte le donne della Zona, vi si può partecipare anche se non si ha necessità di una visita genecologica. Intendiamo cominciare ad approfondire collettivamente un tema che non è mai diventato patrimonio di tutte le donne e confrontare le esperienze di ciascuna con quelle delle altre. Infatti noi donne che cosa ne sappiano in concreto di pillole, spirali, diaframmi e come possiamo intervenire perché si sviluppi una ricerca scientifica che ci veda protagoniste e non solo cavie?

Conosciamo d'altra parte quali sono le fonti di informazione sulla contraccezione; spesso giornali o case farmaceutiche che non si fanno certo scrupolo a pubblicizzare metodi at ,olutamente insicuri che rimangono sul mercato un certo periodo di

tempo (fino a quando non si grida allo scandalo) per poi venir riproposti, magari con altri nomi. Perché la nostra resistenza ad avvicinarci alla contraccezione? Spesso questa paura ha radici molto profonde che vanno al-dilà della cattiva informazione sociale. E poi ancora, sono sufficienti dei metodi anticoncezionali sicuri per far vivere alla donna una sessualità felice? Certo che intanto e subito è molto importante riuscire ad avere una serie di informazioni che siano scientificamente sicure, sulle quali poi articolare la nostra partecipazione ad un tema che ci tocca tanto da vicino.

La contraccezione è strettamente legata al problema dell'aborto. Molte donne vi si sono avvicinate subito dopo aver interrotto una gravidanza e soprattutto perché sappiamo che, anche se l'aborto pur con tante difficoltà è «garantito» è una terribile violenza per la donna e non vogliamo che venga subito da tante donne come una condanna inevitabile.

scuola, per cercare di creare un movimento il più unito possibile — evitando il coinvolgimento di quelle forze che nulla hanno a che fare con la crescita giovanile, vedi C.L. ed affini — che scenda di più nello specifico delle esigenze (? s.d.r.) e che abbia di conseguenza un contatto più capillare e diretto, nelle singole classi e nei quartieri, con i giovani... Risponde quindi Massimo, second'anno di un istituto tecnico industriale, politicamente non caratterizzato.

'.Secondo me, la diminuzione di un interesse degli studenti verso i problemi scolastici e sociali dipende dal fatto che la scuola d'oggi non riesca più a trasmettere uno stimolo per lo studio, a dare prospettive chiare per il futuro — anche perché finiti gli studi c'è difficoltà a trovare lavoro. Viene perciò meno anche quel senso di responsabilità degli studenti verso i genitori, che permettono loro di studiare, e la società che mette a disposizione le strutture pur con tutte le mancanze che le caratterizzano. Se non si riesce a coinvolgere gli studenti sui problemi che li toccano più da vicino, è difficile farlo per quelli più generali, nei quali spesso non si sentono ancora coinvolti.

Non deve quindi stupire se nei giovani si osserva un maggior interesse per le esigenze personali a scapito di quelle collettive. Ciò può essere anche in parte considerato un fatto di «costume«, una moda, dovuto ad esempio ad un continuo ricevere stimoli informativi che rappresentano particolari situazioni di disimpegno sociale, la valorizzazione di compor-

tamenti fine a se stessi e che smantellano il senso della società. Ed in parte dovuto alla immagine che i politici che guidano il paese hanno offerto e offrono tuttora ai giovani: mancanza di unità tra le diverse forze per risolvere i problemi dei giovani e della società; continue promesse che puntualmente rimangono disattese.

I movimenti giovanili organizzati presenti nella scuola potrebbero promuovere una inversione di tendenza, ma ciò richiede un enorme voro ed impegno da parte dei «promotori», seguendo questo metodo: allargare il dialogo e la comunicazione tra i giovani e coinvolgerli maggiormente in iniziative e decisioni. Perché decisioni prese da pochi, guardando spesso e volentieri i propri obiettivi piuttosto che le esigenze delle masse studentesche, passano sopra la testa degli altri che «stanno a guardare» o si allontanano. Occorre inoltre che anche nei rapporti tra studenti si riescano ad attenuare i comportamenti rigidamente individualistici.»

Con queste altre due interviste non riteniamo certo di aver fornito tutte le posizioni e le interpretazioni sul problema del disimpegno giovanile. Abbiamo invece desiderato sottoporre all'attenzione dei lettori le risposte dei giovani come spunti di riflessione ed intervento.

a cura dl Luca Belioni e Andrea Colombo

Il precedente articolo è stato pubblicato sul numero di marzo fine

Pag. 2 8 aprile 1979 Ordine pubblico
1° Maggio Momento di festa e di lotta ruz,ano borrsesce
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dalla prima pagina

Galvani

A colloquio con Peppino lasoni

Continuando le Interviste ai coordinatori delle commissioni del C.d.Z. abbiamo rivolto alcune domande al responsabile LL.PP. appartenente al gruppo comunista

D. Nello stanziamento a bilancio per l'anno finanziario 1979 la zona 8 dispone di 1.795.000.000, una grossa parte è destinata alle manutenzioni.

Ci puoi esporre il programma della tua Commissione?

R. Abbiamo negli anni passati programmato diversi interventi manutentivi soprattutto nei settori delle strade e delle scuole, ma la esiguità delle somme a nostra disposizione ci hanno consentito di intervenire sulle cose più urgenti, lasciando in sospeso molti bisogni.

Ora con l'azzonamento del bilancio Comunale si è voluto dare ai Consigli di Zona la possibilità di decidere la destinazione di spesa della quota a loro assegnata, là dove più urgenti sono le necessità. In questo modo essendo una buona disponibilità finanziaria abbiamo indicato al Consiglio di Zona alcune necessità inderogabili; queste richieste sono state giustamente accolte.

Ed ora abbiamo la maggior parte dello stanziamento di zona investito nel settore delle manutenzioni e delle nuove realizzazioni: scuole, verde, Demanio Comunale, strade.

Non voglio ora scendere nel dettaglio degli stanziamenti perché questo lo faremo più avanti quando il bilancio sarà dal Consiglio Comunale approvato. Certamente mi rendo conto che la nostra programmazione non potrà soddisfare tutti i bisogni, tuttavia questo modo di responsabilizzare i C.d.Z. è una esperienza positiva sia perché abbiamo la possibilità di programmare, ma soprattutto ci consentirà di esercitare un effettivo controllo sulla spesa.

Abbiamo ritenuto di destinare: alla manutenzione delle strade L. 273.000.000 alle scuole L. 559.000.000 al verde L. 300.000.000 alla ristrutturazione degli stabili Comunali L. 25.000.000 Il totale degli investimenti è di L. 1.157.000.000.

Come vedi è una grossa cifra che risolverà molte esigenze della nostra zona.

D. Quali sono le cose più importanti che vi proponete di realizzare?

R. Bisogna avere presente che anche le piccole cose sono importanti, lo sono quelle programmate, lo sono anche quelle individuate attraverso la segnalazione delle scuole e dei genitori ai quali voglio rivolgere un caloroso ringraziamento per la preziosa collaborazione. Non tutte le richieste saranno soddisfatte per ragioni di disponibilità finanziaria, ma saranno ugualmente tenute in evidenza per future programmazioni.

La Commissione LL.PP. ed il

C.d.Z. seguiranno con la dovuta attenzione l'attuazione in tutte le sue parti del nostro programma, le cose che non possono più essere rimandate sono: la sistemazione definitiva della via Terracina e la sistemazione di una serie di strade particolarmente dissestate dall'usura e dal gelo di questo particolare inverno.

Il refettorio della Scuola Elementare di Via Iseo.

Il rifacimento totale del tetto del liceo Omero.

Si devono realizzare fra le altre opere il miglioramento delle scuole di via dei Braschi, Fabriano, Materna

P. Rossi.

La ristrutturazione dello stabile comunale di Via Faccio 18.

Nel settore del verde siamo impegnati unitamente alla Commissione Sport, perché vengano realizzate a verde e a verde attrezzato alcune aree di proprietà Comunale, fra le tante indichiamo l'area compresa fra via M. Scherillo e via Del Reno.

L'area di via Della Senna - Via

Fontanelli

l'area di via Angeloni - Sant'Arnaldo l'area di via Sant'Arnaldo - Trechi - Marchionni

Mentre per l'area compresa fra le vie Rubicone-Carli, esiste un progetto di sistemazione, già finanziato e

Cinque ragazze e tanti maschi

che vedrà quanto prima l'inizio dei lavori.

Avevano indicato la sistemazione definitiva della Via Baveno partendo alla constatazione dei gravi disagi che reca ai tanti abitanti di quella via, ma questo è stato impossibile e lo sarà purtroppo finché non ci sarà una convenzione fra i proprietari frontisti ed il Comune di Milano.

D. )14a questi stanziamenti sono soltanto sulla carta oppure sei già in grado di dirci quando inizieranno i lavori programmati?

R. Il Consiglio Comunale dovrebbe votare il bilancio finanziario del 1979 entro la fine di febbraio.

Poiché queste sono spese in conto capitale dovranno trovare il finanziamento attraverso la cessione di mutui, quindi non ci saranno subito disponibilità finanziarie, non possiamo nemmeno prevedere quando arriveranno i soldi.

Non possiamo però in questo momento bloccarci in attesa dei soldi,

Ricordi di donna

ma dobbiamo seguire da vicino e spingere le varie ripartizioni competenti affinché facciano i progetti esecutivi, e relativi preventivi di spesa, in modo da vincolare ad ogni opera la cifra stabilita, avvare gli appalti così al momento della approvazione della delibera si possono avviare i lavori.

D. Spiegami come funziona la Commissione; so che è rappresentata da diverse forze politiche, quale partecipazione reale esiste?

R. La partecipazione ai lavori di Commissione è un grosso problema, se lo pongono sia la Presidenza del Consiglio, sia i coordinatori, ed in misura diversa i partiti politici; non sempre i partiti riescono ad indicare in qualità di esperti da includere nelle varie Commissioni persone valide, capaci di garantire una continuità di

presenza e quindi di contributo ai lavori della Commissione. Ci sono poi addirittura anche dei Consiglieri che non partecipano ai lavori.

Penso che ogni tanto sarebbe doveroso che i partiti verificassero il comportamento e la presenza ai lavori dei loro rappresentanti.

I partiti che si disinteressano avranno certamente dei loro problemi interni ma un dato è certo, la Commissione lavora e concretizza nella misura in cui c'è impegno, presenza e buona volontà da parte di tutti i suoi componenti. I partiti che non garantiscono questo contributo delegano ad altri il compito di programmare e decidere. Forse sarebbe giusto rende merito a tutti quei cittadini che in modo disinteressato partecipano continuamente.

Il vecchio patriarca

Ricordo che la mia nonna mi raccontava di episodi avvenuti nella sua famiglia durante la guerra '15-18. I miei nonni erano veneti e Veneto, si sa, è sempre stato una delle zone più flagellate durante tutte le guerre.

I miei nonni erano contadini: come i loro padri, come i loro avi. Vivevano in quelle grandi famiglie patriarcali dove i figli maschi che si sposavano, non uscivano di casa, ma portavano le mogli, e vi procreavano a loro volta i figli.

Le figlie femmine invece andavano ad abitare la casa del marito.

Famiglie dove si faceva un gran lavorare, dove le donne erano energiche e forti al pari degli uomini anche se poi le decisioni, come dappertutto, venivano prese dai maschi della famiglia e le responsabilità erano solo del Gran Vecchio, il patriarca. Famiglie anche allegre dove si era capaci anche di divertirci con poco; una fisarmonica e quattro salti nella grande cascina.

E venne la guerra, la Grande guerra. Tutti sul Carso. I veneti per primi. Tutti gli uomini abili via a combattere e morire. Rimane solo il nonno e le donne con i figli a mandare avanti il lavoro. Ma la terra non si può abbandonare, deve, essere coltivata, pulita, arata seminata. Le bestie nelle stalle debbono essere accudite. E così il patriarca e le donne a lavorare doppiamente, finché si poteva e finché c'erano sementi.

Ma non basta: i tedeschi invadono il veneto, arrivano fino là: requisiscono stalle, fienili, stanze e vi si installano.

Le donne, i bambini e il Gran Vecchio, con i tedeschi in casa che fanno da padroni e requisiscono tutte le povere cose che si possono portare via in una casa di contadini di allora.

Le donne si organizzano, a modo loro fanno resistenza, nascondono roba a più non posso: le lenzuola tra una tavola e l'altra della grande tavola della cucina, e poi quel poco che c'era da mangiare, nei posti più impensati; dovevano pensare ai figli! I tedeschi erano affamati; ce n'era uno che soffriva anche del «mal della lupa» in gergo popolare: aveva sempre continuamente fame.

E i figli piccoli (che erano tanti!) se ne stavano attorno a lui che si ripuliva i barili di marmellata tedesca, anch'essi affamati, aspettando che finalmente se ne andasse per poter raccogliere anche gli ultimissimi rimasugli di cibo. La pena delle donne per non poter sfamare i propri figli! La rabbia! L'impotenza di fronte a queste ingiu-

stizie, a questa guerra non certo da esse voluta, nemmeno dai loro uomini certo, era una guerra non sentita dal popolo; ma meno ancora dalle donne, dispensatrici di vita e a loro volta impotenti nel decidere.

Un aneddoto che la mia nonna sempre mi raccontava, per farci ridere e per lei stessa ridere ancora una volta, era di quando una sera una delle tante donne della casa (la Vittoria o la Maria? non ha importanza!) fece fare la pipì a tutti i bambini dentro un grosso secchio, poi al passaggio dell'ufficiale tedesco sotto le finistre, glielo rovesciò addosso, fingendosi donna di abitudini non molto igieniche. L'ufficiale si prese la docciata profumata, ma non disse niente né prese provvedimenti punitivi, forse in cuor suo ammirando anche la forza di quella donna sola, con vecchi e bambini, senz'armi, che a modo loro combattevano.

Questi racconti da piccola mi riempivano di ammirazione e di godimento ilare.

Ora mi fanno riflettere: gli uomini erano sul Carso a sostenere e combattere una guerra non voluta ma inviati lassù da un sistema da loro stessi creato, in quanto fallocratico.

Tutto questo è scritto nei libri di storia.

Le donne non ci sono mai nei libri di storia: eppure la guerra, al pari degli uomini, l'hanno sostenuta sulle loro spalle: con i sacrifici, il lavoro, i figli da allevare, lotte dure e pesanti, tutti i santi giorni, anche con i nemici in casa; e contro tutte queste non c'è mai stato fucile, bomba, arma: solo tenacia, volontà di andare avanti, spesso indurendosi nello spirito e nel corpo (altro che il ballo delle diciottenni a Vienna!).

E che dire delle donne che, colonna muta, scura, buia nel buio della notte facevano le staffette dal piano alla montagna, portando più roba che potevano, per sfamare i soldati che sul fronte combattevano e venivano uccisi e decimati? Carne partorita da donna non certo perché andassero a morire cosi.

Se questo non è fare la Storia, mi si dica cos'è. Noi donne vogliamo allora ritrovarci nella Storia. Perché sui libri compaiono solo nomi maschili? Perché pare che solo gli uomini abbiano combattuto, sacrificato, vinto?

Non abbiamo deciso niente in quanto donne? Lo si dica finalmente!!! che è probabile, che se anche le donne avessero potuto decidere, molte guerre sarebbero state risparmiate!

Donne, reclamiamo il nostro posto nella Storia, non importa se abbiamo sempre subito le decisioni del potere maschilista, ma la Storia l'abbiamo fatta!

Frequentiamo il primo anno dell'ITIS «L. Galvani», e siamo due delle cinque ragazze (quattro primine, di cui una in sede, ed una in seconda) presenti in questo istituto «tipicamente» maschile.

Alcune di noi si sono iscritte qui per frequentarvi solo il biennio, per proseguire poi in altri istituti e conseguire diplomi che «normalmente» sono dalle ragazze preferiti a quelli del Galvani.

Ambientarci in questa scuola per noi due è stato facile, anche perché abbiamo subito iniziato a portare avanti, praticamente e attivamente, la nostra scelta politica di partecipazione ed intervento sui vari problemi nei confronti di tutti gli studenti, entrando anche in contatto coi ragazzi del «movimento».

Nonostante ciò ci troviamo davanti a situazioni alquanto critiche: un problema, ad esempio, riguarda l'educazione fisica; poiché noi, essendo ragazze, siamo impedite dalla legislazione attuale a svolgere gli esercizi ginnici con un professore maschio, e d'altra parte non è possibile disporre di un'insegnante donna per meno di quindici studentesse, non facciamo educazione fisica.

I problemi non riguardano solo questo, ma anche la nostra condizione: il fatto che siamo donne e non veniamo considerate, così come non vengono considerate le nostre difficoltà, è grave. Ad esempio i ragazzi ci insultano, umiliandoci, e ci fanno attenzione di scherzi pesanti, tipicamente «maschili».

Abbiamo cercato di migliorare la nostra situazione organizzando, in occasione dell'8 marzo, un'assemblea e scrivendo dei cartelli in cui abbiamo esposto i nostri problemi per cercare di sensibilizzare i ragazzi.

La loro risposta alle nostre iniziative è stata un cartello nel quale i «maschi» accusavano il nostro «atteggiamento femminista», ribadendo che la donna è inferiore perché così ha voluto Dio, che essa ha un cervello da gallina e non può, e non deve, ribellarsi a questa sua condizione.

Lo sdegno da parte nostra non è servito a nulla: i maschi continuano a comportarsi come prima, anzi peggio in quanto adesso siamo del tutto ignorate.

Come si vede, la nostra situazione è satura di problemi. Cogliamo quindi l'occasione per rivolgere un invito a tutte le ragazze che aspirano a conseguire il diploma di perito meccanico, elettrotecnico o elettronico: venite al Galvani, non ci sono pericoli di alcun genere; risolveremo insieme i problemi delle ragazze in un istituto maschile e ci aiuterete a proseguire la lotta contro posizioni maschili retrive nei confronti della donna.

L'unione fa la forza: il fatto di essere poche aumenta le nostre difficoltà.

~la Angeretti e Miriam Della Croce

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Pag. 3 8 aprile 1979 osarono Non bonsausÄ
ABBIGLIAMENTO
SELEZIONE
Zona 8 - Lavori pubblici

Non retorica ma lotta Un convegno culturale

Sono passati tanti anni dalla resistenza e chi vi parla non era ancora nato, ma considera utile ricordare quei momenti decisivi della nostra storia nazionale. Momenti decisivi che noi comunisti consideriamo la prima tappa della «Rivoluzione democratica e antifascista».

La capacità storica dei lavoratori a divenire classe dirigente del paese, si estende per intero in quel periodo denso di insegnamenti per tutta la nazione senza distinzioni di classe e di ideali a cui ognuno fa riferimento.

Credo che molti abbiano dimenticato, o peggio fingono di dimenticare, per meschini calcoli di parte; fatto questo assi grave proprio oggi in cui assistiamo all'attacco portato al cuore dello Stato, nato proprio dalla Resistenza, da parte del terrorismo. Questo mio intervento non vuole essere retorico, ma il critico contributo di un militante comunista che crede in quegli ideali di libertà e di giustizia sociale, troppo spesso rimasti insoddisfatti.

Le forze politiche del nostro paese sono, molto spesso, divise nel giudicare la democrazia scaturita da quella lotta; vi è chi la considera delegata, chi partecipata e, i nostri più accaniti avversati, collettivistica, quindi comunista.

Il punto secondo me che ci deve vedere uniti o divisi è tra chi sfrutta e gli sfruttati, quindi non diatriba tra diverse concezioni di democrazia, ma sintesi unitaria. Solo così apparirà più chiaramente chi è nemico del popolo lavoratore, e chi sta dall'altra parte, vale a dire dalla parte opposta alla democrazia.

Questo è quanto mai valido se rapportato alla situazione attuale che è di grave crisi strutturale dei capitalismo, delle istituzioni prese di mira da parte del terrorismo.

Il ruolo che la classe operaia è chiamata a svolgere in questa battaglia è legata al filo rosso della rivoluzione democratica della società, ruolo svolto anche con un contributo di sangue che questa ha pagato per la piena affermazione della giustizia sociale. Vale la pena, qui, di ricordare alcuni di questi contributi come, ad esempio: i fratelli Cervi, i morti di Reggio Emilia, i vari poliziotti, i magistrati, Aldo Moro e la sua scorta, il compagno Guido Rossa, Emilio Alessandrini, e molti altri. Questi uomini non sono morti invano; sono morti che pesano sulla coscienza civile e democratica del Paese, «Sono sangue del nostro sangue». Essi erano uomini di diversa estrazione politica e ideale, ed anche antagonisti tra loro, ma tutti sono morti per mano di una reazione fascista e antidemocratica. Vale ricordare a chi si ostina a non capire che, «Il farsi Stato» da parte di grandi masse lavoratrici vuol dire cambiare il segno di classe dello stesso, come diceva Karl Marx: «Lo Stato esprime i bisogni della classe che lo dirige». Quindi lotta unitaria e rivoluzionaria dei lavoratori e non di delatori o revisionisti come dicono certi rivoluzionari dell'ultima ora, che altro non sono che il sale sulla groppa della reazione fascista e pertanto antioperaia. Non vi sono in Italia comunisti clandestini, ma comunisti democratici che lottano a viso aperto

nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nei quartieri contro il padrone di sempre, i terroristi di sempre e tutti coloro che mascherati di più colori vanno contro il volere della maggioranza del popolo.

La scena teatrale dell'ultimo periodo non è certo edificante, ma sintomatica della divisione esistente tra diverse forze dai diversi interessi. A questa realtà dobbiamo prestare molta attenzione per meglio capire e giudicare il divenire.

Non è più tempo di giudizi sommari e di parte; ma dobbiamo invece scegliere se stare con la gente onesta o con i corrotti e i prepotenti. Quindi non è tempo di recriminazioni verso il compromesso storico, in un paese in cui di compromessi sporchi, e non storici, siamo pieni; così come non è il momento di chiedere attestati di democrazia a senso unico, (vedi le ultime risposte della DC e di altri partiti date alle proposte formulate dal PCI per superare la crisi) ma è tempo di venire allo scoperto, battendosi a viso aperto contro il terrorismo, la delinquenza, così come contro gli scandali di regime e il marcio che non è più tollerabile da un paese che sempre più chiede pace, lavoro e giustizia. Questo occorre per far sì che i cittadini si possano identificare in uno stato libero e democratico, in uno stato che esprima le aspirazioni e i bisogni della grande maggioranza del paese compresi coloro che votando DC o altro, sono stanchi di aspettare. Salvatore Rizzi

Una passività interrotta

Quest'ultimo mese di marzo, è stato per il liceo «Omero» denso di iniziative che hanno «sconvolto» il volto del nostro istituto noto come una scuola «tranquilla».

Noi della F.C.G.I. siamo stati protagonisti e animatori di un'assemblea tenutasi il 17 marzo, sul «centrali nucleari ed altre fonti di energia», in questa occasione abbiamo fatto intervenire un esperto, proprio per dare un «taglio informativo» all'iniziativa: infatti gli studenti del liceo classico sono, in genere, sprovveduti di qualsiasi cognizione tecnica sulle «macchine» che producono energia, tuttavia, non siamo riusciti a coinvolgere tanta gente, come invece speravamo, questo perché gli insegnanti in primo luogo, non contribuiscono a creare un campo di interessi in questa materia, anzi ogni iniziativa di questo genere è scoraggiata da altre materie «privilegiate».

Nonostante questo giudizio, si può dire che coloro che hanno partecipato all'assemblea, hanno posto varie domande all'esperto, sicché le due ore, per noi disponibili, si sono rivelate insufficienti.

Altro problema che gli studenti dell'Omero stanno vivendo attualmente con grande partecipazione, è quello che riguarda l'opportunità di aprire la scuola all'esterno per iniziative culturali e la responsabilità civile e penale di eventuali «incidenti».

Infatti la spinosa questione del chi debba assumersi l'aggravio del risarcimento danni materiali, è stata la minaccia che ha fatto scattare una serie di polemiche tra studenti, insegnanti, preside...».

Diverse componenti politiche come il Colletti-

vo «Sinistra Rivoluzianaria», il Collettivo Femminista, Movimento Popolare, Comunione e Liberazione, hanno individuato nei docenti il nemico numero I da contrastare, ignorando che non è giusto addossare sulle spalle di un professore, l'aggravio di risarcire eventuali danni che esterni avrebbero potuto fare; al contrario noi della F.G.C.I. e il Gruppo Confronto abbiamo portato avanti la volontà di dialogare con i docenti e i non docenti per risolvere la questione anche sulla base dei Decreti Delegati, sentendo inoltre le esperienze nelle altre scuole, se non si fosse giunti ad alcuna soluzione, si sarebbe ricorsi al Provveditorato.

Purtroppo l'assemblea degli studenti, riunitasi per decidere sull'atteggiamento da tenere, ha scelto, uno scontro «duro con gli insegnanti che si è attuato con uno sciopero a singhiozzo».

Noi, pur rispettando le decisioni dell'assemblea, non possiamo fare a meno di dire che, sugli studenti, ha fatto presa il modo con cui i docenti sono stati «dipinti»: come coloro che non fanno altro che bocciare le proposte degli alunni; noi non abbiamo elementi sufficienti per giudicare fino a dove quest'affermazione sia vera, perciò non ci pronunciamo.

Speriamo che, nonostante il clima teso instauratosi nella scuola, si arrivi alla conclusione che avevano auspicato, noi ci rifiutiamo, tuttavia, di impostare un dialogo con gli insegnanti, basato sul ricatto dello sciopero: il problema stà a monte ed è per questo che insegnanti e studenti devono collaborare insieme per risolvere un problema importante per il futuro dell'Omero come centro culturale oltre che un semplice liceo classico.

Sabato 21 aprile

Ore 9 — Introduzione Ruolo dell'Ente Locale nel progetto culturale della Zona.

Ore 10 — Relazione e dibattito sul tema: «I Centri Sociali e la Biblioteca, strumenti istituzionali finalizzati alla concreta valorizzazione di tutti i momenti di aggregazione esistenti in Zona, in particolare di fronte alle esigenze dei giovani e degli anziani».

Ore 15/17 Relazioni e dibattito sul tema: «Le strutture scolastiche per una rete di servizi culturali collegati alle esigenze di una seria educazione permanente».

Ore 17/19 — Relazioni e dibattito sul tema: «I Gruppi organizzati e' spontanei, presenza reale nei quartieri e loro interventi culturali, artistici e per il tempo libero in un quadro coordinato di servizio pubblico alla cittadinanza».

Ore 21 — Spettacolo.

Domenica 22 aprile

Ore 9/13 — Lavori di commissione sui tre temi presentati e dibattuti. Ore 15/ 19 — Relazione delle tre Commissioni di lavoro e dibattito conclusivo. Ore 21 — Spettacolo.

Bruzzano

I giovani e la Cassina Anna

È nota quella che sia la situazione dei giovani all'interno della nostra zona, e che pur con qualche differenziazione, è ritrovabile in tutti e tre i quartieri. Questa situazione ha creato l'impossibilità di ritrovarsi, di fare qualcosa di utile e che abbia un minimo di base culturale, l'impossibilità di crescere socialmente in una zona come la nostra, in cui la presenza giovanile è molto forte. Si è già parlato, su questo giornale, del recupero della Cassina Anna, e della sua trasformazione in Centro Civico. Come giovani sentiamo che questa struttura rappresenta una grossa occasione, che non dobbiamo lasciarci sfuggire. Pensiamo che sia giusto creare uno spazio, all'interno della Cassina Anna, aperto e gestito dai giovani. Quello che vogliamo dire, non è che se verrà assegnato un centro con queste finalità, il suo accesso verrà interdetto a quelli che giovani non lo sono più, anzi l'aiuto critico e costruttivo di queste persone sarà sempre accettato. Riteniamo, però,

che la questione giovanile abbia un'importanza ed una complessità propria, e che quindi sia giusto che i giovani abbiano una loro struttura nella quale sviluppare le loro problematiche.

Noi come Federazione Giovanile comunista, ci batteremo in tutti gli ambiti, come il C.d.Z. e ci confronteremo con le altre forze politiche affinché ciò si realizzi. Ma, come già purtroppo altre volte è successo, non vogliamo che il lavoro delle forze politiche scavalchi i giovani nel loro complesso, la nostra lotta dovrà essere portata avanti in quanto giovani che perciò vivono il problema dell'aggregazione in prima persona. Invitiamo, quindi, a confrontarsi su questo tema, tutte le altre forze politiche giovanili, ma soprattutto i giovani che non si identificano in una forza politica (che sono la maggior parte). Tutti gli interessati ad un discorso di questo tipo possono mettersi in contatto con noi presso la sezione del P.C.I. di Bruzzano. Circolo F.G.C.I. Bruzzano

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ARCI Il circolo «Grossoni» a congresso

Col congresso di zona svoltosi sabato 31 marzo presso la sede di via Ippocrate 45, il circolo «Grossoni» dell'Arci ha inteso fare il punto sulla attività svolta nella zona 8, cercando di individuare quegli strumenti atti a concretizzare una sua maggiore presenza tra i cittadini, per coinvolgerli, per dare risposte concrete alle esigenze di cultura, di sport, di ricreazione che sempre più pressanti emergono da ampi strati di popolazione.

In questo senso il circolo ARCI ha messo a punto un programma che fino a giugno proporrà ai cittadini della zona 8 una serie di manifestazioni, di incontri, di dibattiti che intende essere lo sbocco concreto cui tendono gli sforzi dell'associazione democratico come propulsore, stimolatore verso tutta la cittadinanza.

Vediamo, sinteticamente, il programma del circolo Grossoni per i mesi di aprile, maggio, giugno.

CULTURA

Ciclo di dibattiti (almeno 3) su «Storia del movimento operaio Italiano ed Europeo» (Aprile).

SPORT

2° Marcia non competitiva attraverso la Zona 8 (Maggio)

2° Trofeo Grossoni di calcio - per bambini - (Giugno)

RICREAZIONE

La domenica pomeriggio continua la proiezione di film gratuiti per i bambini.

Organizzazione nella sede del circolo di corsi di scacchi indirizzato ai giovani (data da stabilire).

Comunicato casa

SI comunica che la Commissione casa del Consiglio di Zona n. 8 si riunisce il primo lunedì non festivo di ogni mese, alle ore 21, in Villa Litta, in viale Allori, 21 per fornire informazioni sul problema della casa ai cittadini della zona, costituita dai quartieri: «Allori — Bruzzano — Comasina — Bovisasca — Montecatini — Litta Modigliani».

«Trofeo Villa Una»

Manifestazioni sportive per i ragazzi delle scuole

Il 20 marzo scorso, presso la sala del Consiglio di Zona 8, si è tenuta la la riunione della commissione sportiva per discutere del «Trofeo Villa Litta», una serie di manifestazioni sportive organizzate dallo stesso Consiglio.

Queste si terranno verso la fine dell'anno scolastico e potranno parteciparvi tutti i ragazzi in età compresa tra i 6 e i 18 anni iscritti nelle scuole della nostra zona.

Alla riunione erano presenti rappresentanti di diverse scuole medie, un esponente per la scuola elementare di via Iseo ed altri componenti le commissioni educazione e sport.

Più che narrare la pura e semplice cronaca della serata, mi preme analizzare alcuni aspetti più significativi emersi dalla riunione che, in verità, non sono poi molti.

Non è un caso che il Consiglio di Zona abbia scelto di far coincidere queste manifestazioni con l'Anno Internazionale del Fanciullo, riproponendosi per gli anni futuri di continuare il discorso dello sport come ricreazione qualora il «Trofeo Villa Litta» abbia larga adesione da parte delle scuole e piena riuscita nella parte che compete all'organizzazione.

E già a questo punto affiora nella nota introduttiva del sig. Carriera, coordinatore della commissione sport, un argomento di notevole discussione (che tra l'altro non era all'ordine del giorno) e sul quale noi abbiamo più volte espresso parere negativo: il coinvolgimento delle società sportive in queste manifestazioni. Il coordinatore informa infatti che il Consiglio di Zona ha già intavolato tale discorso con le società sportive presenti nel nostro territorio le quali stileranno un loro programma che verrà integrato con quello delle varie scuole.

A questo punto la preoccupazione del rappresentante della scuola media «Gandhi» è più che giustificata: «...ed essendo le nostre squadre composte da atleti per lo più tesserati per varie società sportive, una volta richiesta la partecipazione concomitante di queste ultime ai giochi, vedremo la nostra scuola privata di elementi validi dato che questi ragazzi ver-

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ranno ovviamente richiamati nelle rispettive società di appartenenza. E noi allora chi facciamo partecipare?. -Gli altri» ribatte il sig. Marrone, coordinatore della commissione educazione, sostenendo che è proprio questo lo spirito della manifestazione: far partecipare il maggior numero di ragazzi, anche chi nello sport si trova un po' a disagio. Pur condividendo pienamente questo ultimo concetto della larga partecipazione, non riusciamo a nascondere il nostro motivato rifiuto per la partecipazione parallela di scuole e società sportive. Le une rappresentano le forze che si identificano meglio nel concetto di attività libera e ricreativa: per le seconde, proprio perché sono organizzazioni sportive nelle quali vengono richiesti per forza di cose prestazioni e risultati, non si può parlare di ricreazione sportiva bensì di competizione. Intendiamoci. Non vi è nulla di particolarmente ostile alle cosiddette -piccole» società sportive, ma se facciamo un discorso di attività per i nostri ragazzi in cui lo spirito di partecipazione a tali manifestazioni sia veramente ricreativo e non competitivo, occorre che queste organizzazioni abbiano altre occasioni per ritrovarsi e confrontarsi nelle più svariate discipline. Altro grosso problema di cui invece si è parlato molto poco, riguarda le scuole elementari. A porlo in discussione è stato il sig. Bigozzi, intervenuto alla riunione in qualità di

particolarmente ostile alle cosid tare di via Iseo.

«Quando si parla di scuole medie» interviene Bigozzi «si fa riferimento alle carenze di impianti sportivi; quando invece si discute delle elementari, ci si trova di fronte ad una ben più grave situazione: la mancanza di personale qualificato all'insegnamento dell'educazione fisica».

Nulla di più esatto. Su questo giornale era già apparso nel mese di gennaio, un nostro articolo in cui veniva sottolineata questa grave lacuna nel corpo insegnante delle scuole primarie ed in questa riunione bisognava parlarne più a lungo.

Certo, continuare a parlare può essere noioso, ma solo quando sarà presa piena coscienza del problema potremo voltare pagina e provare a smuovere -qualcosa» o interessare «qualcuno» affinché sin dalle elementari i ragazzi abbiano corsi regolari di educazione fisica. Soltanto allora il «Trofeo Villa Litta» potrà raccogliere l'adesione, questa volta numerosa, di tali scuole.

Purtroppo ripeto, il discorso non ha avuto seguito e si è lasciato spazio agli interventi nei quali risaltassero eventuali problemi riguardanti le strutture (palestre, spazi all'aperto).

Sono intervenuti infine il sig. Costanzo, componente della commissione educazione, che richiedeva una riunione di tutti gli insegnanti di educazione fisica delle scuole della Zona 8 per stilare un programma riguardanti quali discipline sportive includere nel suddetto trofeo e la sig.ra Mondini, della commissione educazione, la quale auspicava che queste manifestazioni non fossero considerate come un «contentino» da offrire ai ragazzi in occasione appunto dell'Anno del Fanciullo bensì come serio e continuo impegno da rinnovare ogni anno. I punti seguenti all'ordine del giorno che si riferivano agli impianti (piscina, campi da tennis, campo di calcio) sono stati solo menzionati dato che la riunione si era protratta già per diverse ore. Al termine il coordinatore della commissione sport chiedeva ai rappresentanti dei consigli d'istituto delle scuole di aderire a tali gare impegnandosi di far pervenire loro un programma dettagliato della manifestazione.

Fabio Ceruti

«Seconda super-mini-marcia»

È stata organizzata la «seconda-super-mini-marcia» per il 20 maggio prossimo dalle ore 9,00 alle ore 11,00 aperta a tutti coloro che vogliono parteciparvi.

L'iscrizione è di L. 1.000 a persona e verrà raccolta presso i seguenti punti:

Cartoleria Annoni di via P. Rossi 52

Latteria Chioda di via Bellerio Ghioni motocicli di via Cialdini III

Tabaccheria di via Fabriano 1 Saita tabacchi di via Baldinucci 16 presso la scuola di via Fabriano Questa iniziativa viene assunta con lo scopo di avvicinare maggiormente la popolazione scolastica del circolo Fabriano-Scialoia e per aumentare le disponiblità finanziarie del Comitato Genitori di via Fabriano. Queste verranno utilizzate per migliorare e incrementare i mezzi didattici attualmente a disposizione della scuola elementare di via Fabriano.

Biblioflash

Notizie dalla Biblioteca Rionale «Affori»

«CONOSCI LE ERBE?»

Breve corso di avviamento alla conoscenza delle erbe e delle loro proprietà.

Giovedì 10 maggio - ore 21 «Perché le erbe e come»

Giovedì 17 maggio - ore 21 «Le erbe semplici»

Giovedì 24 maggio - ore 21 «Come conoscere, raccogliere, usare le erbe»

Giovedì 31 maggio - ore 21 «Le erbe calmanti, digestive, depurative, ecc.»

Gli incontri — aperti a tutti — saranno condotti da LUISA CABRINI — erborista — e comprenderanno l'uso di sussidi audiovisivi, la presentazione di testi, la pratica dell'erbario.

Salone di Villa Litta.

Venerdì 11 maggio - ore 21

CONCERTO POLIFONICO della Schola Cantorum del Santuario di Rho - diretto da ACHILLE NAVA.

Il programma comprende: Canto Gregoriano, Lauda, Polifonia Classica - Moderna - Profana.

È un'occasione per conoscere una grande tradizione musicaledirettamente da un coro polifonico composto da 55 elementi.

EQUO CANONE E DICHIARAZIONE DEI REDDITI PER PENSIONATI

In collaborazione con il Centro Studi 80 — che metterà a disposizione propri esperti — prosegue il servizio gratuito di consulenza: Equo Canone, per tutti gli inquilini interessati. Dichiarazione dei redditi, per i pensionati.

Giovedì 19 e 26 aprile - ore 19 - 22, presso la Biblioteca.

SCUOLA E BIBLIOTECA

È venuta in Biblioteca per una prima «visita» la classe 111°C Scuola Elementare di via Fabriano Ins. Giovanni Miceli

della pelletteria

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DALLA FABBRICA AL CONSUMATORE
8 aprile 1979 IIÄ110 boresasca Pag. 7
Sport

dalla prima pagina * dalla prima pagina * dalla prima pagina * dalla prima pagina * dalla prima pagina

Tre volte alle urne in 10 anni

Sì, certo, ma le «garanzie di democraticità» dove le mettiamo? No, al massimo il PCI poteva sostenere in Parlamento il governo, ma entrarci questo no.

E la cosa, ancorché singolare, poteva anche andar bene. Se c'è un programma, se ci sono degli impegni, che vengono rispettati realizzati, tutto può procedere. Prima di tutto non era un problema di formule: era questione di dare risposte credibili e concrete al Paese. E la DC, unico partito impegnato nella gestione di questo programma, era garante della sua concretizzazione. Ma evidentemente la volontà non sorreggeva l'azione della Democrazia cristiana. E a volte c'era pure l'impossibilità. Vediamo. Come si faceva infatti ad approvare la legge sui patti agrari?

Come si poteva pensare di non entrare nello SME presto e subito?

Come si poteva pretendere di dare il via alla riforma universitaria, a quella sulle pensioni? Sì certo, era scritto negli impegni di programma, ma siamo comprensivi. Certe cose alla DC non si possono chiedere.

Però il Paese si era espresso inequivocabilmente. Esigeva ed esige un'ampia unità democratica, esige riforme, pulizia, moralità, pretende un serio impegno per uscire dalla crisi. La DC da sola non è in grado di mantener fede agli impegni? Ma chi ha voluto il monocolore? Chi ha posto veti, preclusioni? Chi ha continuato ad arrogarsi l'esclusività dei potere? E come si può pretendere di continuare ad avere l'approvazione su un operato che lascia scontenti tutti?

Chiaro che una situazione simile non poteva reggere. Si chiede un governo che rappresenti realmente la volontà dell'elettorato, che sia

espressione di quello che gli italiani chiedono. È troppo? Parrebbe di sì. Tre mesi di crisi portano a un tripartito a dir poco impresentabile. La volontà degli italiani è ancora messa da parte. Le proposte che fanno i comunisti, per trovare sbocchi positivi alla soluzione della crisi, vengono ignorati. L'unità democratica può aspettare. Il paese anche. Anzi, a ben vedere, si fanno passi indietro, si rispolverano antiche formule, fallite, sepolte, dimenticate. Evidentemente far corrispondere le esigenze, i problemi del paese con una solidarietà democratica effettiva, perlomeno con un governo e una maggioranza che garantissero operatività, non fa al caso democristiano. Trent'anni di solitudine sclerotizzano certe convinzioni. Invece i tempi mutano e le esigenze cambiano. E i tempi erano già abbondantemente mutati il 20 giugno. Qualcuno, effettivamente, non ne ha preso atto. La «questione comunista>, che gli italiani, sia chiaro, hanno posto in evidenza, col loro voto, è rimasta ancora irrisolta. PCI al governo? Occorrono chissà quali garanzie. PCI all'opposizione? Anche i bambini si accorgono che è perlomeno strano che il 34 per cento degli elettori non sia rappresentato al momento delle scelte. PCI che si astiene? Ma a che serve se poi chi governa continua a fare quello che crede. Non nascondiamoci dietro un dito. La «questione comunista» non chiede rinvii. Non h chiede perché è il paese che l'ha posta. Non li chiede perché è la gravità della situazione dell'ordine pubblico, dell'economia che impongono venga risolta. La DC non è riuscita a risolvere questa contraddizione, interna, tutta sua: è consapevole che occorre una

Grave gesto alla Gandi

Alla luce delle suddette considerazioni l'accusa di propaganda partitica appare dunque pretestuosa, e quel disegno, insieme a tutti gli altri disegni della mostra, va semplicemente inteso come pubblica manifestazione nell'ambito della scuola, alla stessa stregua della Benedizione natalizia o delle assemblee sindacali.

Per una scuola che voglia davvero educare ad una più vasta ed articolata percezione-comprensione del reale, non può costituire evento negativo il fatto che un allievo abbia LIBERAMENTE voluto caratterizzare l'immagine di una manifestazione con quei simboli e quei segni, che oggi è indubitabilmente più facile e più frequente riconoscere appunto in occasione di manifestazioni operaie. Pertanto sotto questo rispetto la preoccupazione ideologica, totalmente estranea all'autore del lavoro, appare invece chiaramente percepibile in chi ha preteso di forzarne l'interpretazione secondo una chiave di

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IMPRESA EDILE

Repressione alla «Catena»

È proprio in questi luoghi di lavoro che esistono pochi '.diritti» e molti «doveri».

dato preventivamente con le organizzazioni).

solidarietà democratica ampia e pone assurde preclusioni all'ingresso del PCI nel governo. Perché? Se lo chiedono gli italiani. Quali i motivi chiari, espliciti? Resta un mistero. Perché magari quelli oscuri si possono anche presumere.

Allora gli italiani saranno chiamati a sciogliere questa contraddizione. È questo che la DC vuole. Altrimenti perché andare ancora alle elezioni quando c'era la strada per non andarci? Appunto, come si diceva all'inizio: il Parlamento del 20 giugno non soddisfava. Non permetteva di agire indisturbati. E allora gli elettori italiani sono puniti. Alle urne. E se dopo le elezioni il quadro politico rimane invariato? Che fa: cambia la DC, rispetta i programmi, risolve la crisi, proponendo un altro monocolore? Difficile anche pensarlo. Consente sempre la DC, di dar vita a un governo di ampia unità, e quindi anche coi comunisti? Non vediamo il motivo di non farlo ora. E allora? Non sarebbe male proporre altre elezioni. Magari ad oltranza, come ai calci di rigore dopo i supplementari. Si va avanti finché uno sbaglia e l'altro realizza.

Ma intanto agli italiani che cosa si chiede? Con che faccia un partito si presenta agli elettori? La DC per esempio, cosa propone? Dopo trent'anni ha portato il paese allo sfascio e si ostina ad arroccarsi su chiusure assurde per continuare su questa strada. Non ha rispettato la volontà degli italiani. E ora chiede un'altra prova. Magari le elezioni le ha pensate come una punizione agli elettori. Che evidentemente devono dire grazie alla DC per quello che ha fatto finora per il paese. E quanto bene, i risultati, ineccepibilmente, lo dimostrano.

I limiti dell'intervento dell'insegnamento in un lavoro di libera espressione o di libera creazione sono indicati dall'etica, dalla competenza professionale, dagli obiettivi prescelti nella programmazione globale preliminare; certamente ogni insegnante può essere chiamato a rendere conto del proprio lavoro, ma solo davanti all'autorità didattica competente (consiglio di classe, collegio dei docenti) e non già davanti a chi questa competenza assolutamente non abbia!

lettura a lui evidentemente ben più familiare.

L'attività scolastica non deve risolversi esclusivamente nella libera espressione, ma deve lasciare spazio anche alla libera espressione; e l'intera mostra era costituita da lavori liberi sia nella scelta del soggetto sia nello svolgimento dello stesso; e ora nel corso di siffatte creazioni l'intervento didattico dell'insegnante si limita abitualmente al campo tecnico e grafico. Esistono molti modi di fare violenza ai ragazzi: uno di questi è quello di castrare nel modo più subdolo e artificioso possibile tutte le creazioni di libera espressione, preordinando aprioristicamente i solchi all'interno dei quali esse dovrebbero senz'altro (liberamente?) esprimersi; (salvo poi dichiararsi propugnatori di una scuola in cui il ragazzo possa liberamente estrinsecare la propria responsabilità lontano da ogni condizionamento).

MANUTENZIONI STABILI - COSTRUZIONI

RESTAURO FACCIATE

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II signor Cervini si è avvalso della propria carica di membro del consiglio di istituto non per chiedere conto della gestione dello spazio pubblico all'interno della scuola, ma per esigere la rimozione di un solo eleborato della mostra; se ne deduce che egli non si è limitato a giudicare l'opportunità di concludere con una mostra un ciclo di programmazione-esecuzione verifica, ma ha voluto piuttosto censurare gli stessi contenuti della programmazione didattica, rinnegando quel rapporto di reciproca stima e collaborazione che solo può permettere il buon funzionamento della scuola.

Alla luce delle predette considerazioni appare evidente che la sola pretesa di strumentalizzazione e condizionamento ideologico ravvisabile nell'intera vicenda è quella chiaramente riconoscibile nella illegittima richiesta del signor Cervini, il quale, per giunta, con tale atteggiamento contraddice alle indicazioni didattiche della nuova bozza del programma ministeriale per la scuola media, fatte proprie dal corpo docenti della Gandhi nell'ultimo collegio del 22 febbraio.

Per tutti questi motivi la sezione sindacale F.U.L. (il collegio docenti) della Gandhi, sente il dovere di additare al signor Cervini la via delle dimissioni, come la sola soluzione a questo punto moralmente accettabile, anche allo scopo di evitare che le pressioni, le indebite ingerenze nell'attività didattica, le preconcette accuse di malafede, le striscianti manovre di terrorismo ideologico non abbiano a compromettere l'esito di una programmazione certamente ancora perfettibile, ma già buona se paragonata alla media delle scuole della nostra città. Ful scuola

Là dove si riesce a fatica a organizzare i lavoratori nel sindacato, i padroni con l'appoggio incondizionato delle assicurazioni imprenditoriali, attuano tutte le forme repressive per discriminare gli iscritti, ma soprattutto per rendere la vita difficile aì Delegati e metterli in condizione di non dar fastidio. È sintomatico ciò che sta succedendo alla «CATENA», una piccola fabbrica con circa 90 dipendenti nella sede di AFFORI, e circa 30 in quella di ORIGGIO (VA). Qui la manodopera è prevalentemente femminile. Negli ultimi tempi la repressione padronale si fa sempre più dura arrivando ai licenziamenti, probabilmente per snellire l'organico in previsione del trasferimento di una parte della produzione nella sede di ORIGGIO. È di alcuni giorni fa il licenziamento di una lavoratrice, seguito da quello di un lavoratore. Il motivo? "Troppe assenze per malattia". Non si preoccupa il padrone del fatto che il lavoratore è diventato un invalido proprio alla CATENA! Non si preoccupa del fatto che se l'ambiente di lavoro fosse più sano, i lavoratori sarebbero meno soggetti ad ammalarsi. L'unico suo pensiero: «il lavoratore non produce più come una volta, quindi non mi serve più». Venerdì 16.3.1979 l'ultimo atto: Una delegata sindacale si reca al lavoro come al solito, e le viene proibito l'ingresso in fabbrica, senza che nessuno spieghi il perché. I lavoratori si mobilitano, e arriva la motivazione ufficiale: la delegata è sospesa cautelativamente per essersi rifiutata di cambiare posto di lavoro (il rifiuto era stato motivato per iscritto e la delegata aveva avviato una vertenza, in quanto la legge prevede che lo spostamento di un rappresentante sindacale deve essere concor-

Malgrado tutto, sarebbe però mistificatorio dare un'immagine prettamente negativa della piccola e media industria, in quanto alcuni aspetti positivi, senza dubbio ci sono. Pur con le difficoltà creditizie e la sudditanza alle grosse aziende, la piccola e media industria è il carro trainante dell'economia Italiana; è l'unico serbatoi occupazionale per la manodopera femminile e giovanile, la quale viene rifiutata dalle grosse aziende; quelle grosse aziende che poi sottraggono alle piccole gli stessi giovani quando sono già stati qualificati.

L'espandersi del decentramento produttivo a favore della piccola industria. è stata una scelta del mondo imprenditoriale a seguito della crescita del movimento operaio, e della conquista dello "Statuto dei lavoratori», per potere continuare a incrementare i propri profitti attraverso i ritmi, le condizioni di lavoro inadeguate, ma soprattutto sfuggendo la presenza e il controllo del sindacato nella fabbrica.

È proprio a questo riguard6 che il padronato istanza nelle fabbriche un clima di repressione e paura, e oppone rigidità nelle trattative dei contratti di lavoro, in quanto le richieste contenute nella prima parte mirano a dare strumenti atti a migliorare le condizioni del lavoro, a limitare i profitti e a espandere la base produttiva.

Ma proprio per la qualità dei contenuti dei contratti, nei contratti di lavoro, è necessario che i lavoratori non siano isolati nella lotta, ma che vedano la solidarietà e la partecipazione degli emarginati, dei disoccupati, dei politici e di tutti i cittadini per la conquista di un nuovo modo di lavorare accessibile a tutti; e per una società sempre migliore. Consiglio di fabbrica della «CATENA»

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