GIÀ APPROVATO IL PROGETTO ESECUTIVO
Acqua calda al Forlanini e in via Salomone dall'inceneritore di via Zama
L'alto costo del petrolio e dei suoi derivati spinge a ricercare fonti energetiche alternative tali da consentire risparmi che possono anche essere rilevanti. Queste considerazioni hanno spinto i tecnici dell'AMNU (Azienda Municipalizzata Nettezza Urbana) ad approfondire lo studio delle possibilità di utilizzare il alore prodotto dall'inceneritore delle immondizie domestiche nel forno di via Zama. È questo il primo inceneritore costruito a Milano (funziona dal 1968) e già da allora si era pensato di utilizzare il suo calore per riscaldare i radiatori delle vicine case dell'IACP (Istituto Autonomi Case Popolari). Da una relazione dell'ing. Comolli, Vice Direttore tecnico dell'AMNU. apprendiamo infatti che il calore sprigionato dall'inceneritore è in grado di riscaldare ben 21.550 vani di abitazione, 49 negozi e 1641 box, cioè tutto il quartiere Forlanini oltre alle nuove case del11ACP di via Salomone che sostituiranno le case minime di via lama. La produzione di calore dell'inceneritore 'non è però sufficiente a coprire tutto il fabbisogno degli edifici indicati, per cui dovranno essere utilizzate ancora le attuali centrali termiche, le quali interverranno in modo variabile in funzione della temperatura esterna.
Per poter adottare questa soluzione sono però necessarie delle variazioni negli impianti esistenti, oltre alla messa in opera di una opportuna rete di distribuzione che, partendo dall'inceneritore, consenta di collegare i quartieri
indicati. Ciò evidentemente comporta dei costi di investimento considerevoli (nel 1975 quando il progetto è stato studiato si calcolava un investimento di 2 miliardi e 100 milioni) i quali verrebbero ammortizzati in 20 anni dal notevole risparmio di gasolio (oltre il 30%) utilizzando nelle centrali di riscaldamento dei quartieri.
Bisogna inoltre tener presente che le Aziende interessate all'operazione sono tre: I'AMNU che gestisce l'inceneritore, l'IACP che è proprietario degli edifici e I'AEM (Azienda Elettrica Municipale) che ritira attualmente l'energia elettrica prodotta dal forno e che subentrerebbe come distributrice del calore per il riscaldamento dei radiatori. Le spese di investimento verranno pertanto suddivise in parti uguali fra le tre Aziende: in tal senso è già stato siglato un accordo, come ci ha detto Giovanni Manzi Presidente dell'AMNU, e su questa base è stato approvato il progetto esecutivo. All'inizio dei lavori mancano solo i necessari finanziamenti e mentre I'AMNU e l'AEM non hanno grosse difficoltà al riguardo, sembra che questo problema sia grave per l'IACP. La realizzazione del progetto quindi « slitterà » di qualche anno, fino al 1979-80 ci ha detto il Presidente dell'AMNU. Ciò purtroppo non è senza conseguenze, perchè all'attuale ritmo inflattivo si prevede che il costo finale dell'opera supererà i quattro miliardi.
Adriano Zagato
IL 21 MAGGIO AL CENTRO CIVICO DI VIALE UNGHERIA
CONVEGNO PUBBLICO SUI PROBLEMI DEI GIOVANI DELLA ZONA
Il contributo del nostro giornale al dibattito
Da alcuni mesi tutti parlano dei giovani, tutti sembrano avere come prima loro preoccupazione la soluzione dei problemi dei giovani, tutti propongono rimedi per affrontare la disoccupazione giovanile e si interrogano sulla violenza e la disgregazione sociale che la originano. Si tratta evidentemente di problemi reali e per di più molto seri e non pretendiamo certo di avere soluzioni miracolistiche da suggerire. La
situazione tuttavia è giunta ad un grado tale di gravità, e risulta talmente evidente la strategia della tensione e della provocazione che qualcuno alimenta strumentalizzando proprio i problemi delle masse giovanili, che se non si fanno tutti gli sforzi possibili per risolvere unitariamente questi problemi si rischia seriamente di porre in pericolo la stessa stabilità democratica del nostro Paese.
In questo numero
Approvato il nuovo regolamento dei CdZ Molto presto l'apertura del consultorio
Ancora sul Monluè
Lotta a fondo all'eroina in tutta la zona
La mappa dei presidi socio-sanitari della zona
pag. 2
pag. 3
pag. 4
pag. 6
pag. 9
L'AUSTERITÀ
È giusto affermare che certi comportamenti violenti e irrazionali hanno origine dal fallimento dei valori individualistici della società capitalistica, tuttavia se non si propongono concrétamente strategie alternative si rischia di fare solo discorsi moralistici che non vengono non solo capiti, ma neppure ascoltati dai giovani. E pertanto indispensabile che la parola d'ordine dell'austerità — cioè della indispensabilità di superare la crisi cambiando modo di vivere, consumando individualisticamente meno e meglio, privilegiando i consumi sociali, utilizzando le strutture pubbliche nel modo più razionale e solidaristico possibile — sia trasferita nella vita concreta dei giovani di Milano e della nostra zona. Bisogna pertanto che l'austerità sia « tradotta » nel loro linguaggio in modo che in essa possano riconoscersi, così che diventi cosa loro e non una nuova invenzione del « potere » per « fregarli » per raggiungere l'obiettivo di controllare la contestazione e la conflittualità sociale.
Questi pericoli li corre anche il movimento operaio, e i suoi partiti e le sue organizzazioni sindacali, se non sono in grado di conquistare, attraverso la lotta e la mobilitazione di massa, risultati tangibili in tempi brevi: intendiamo innanzitutto riferirci alla diminuzione della disoccupazione giovanile e alla riforma della scuola (e
alla sua democratizzazione). Si tratta tuttavia di temi di portata nazionale che travalicano le possibilità di intervento di una Conferenza di zona come quella che si terrà al nostro Centro civico il prossimo 21 maggio. Bene ha fatto perciò il Consiglio di zona a richiamare l'attenzione sull'esigenza che tutti noi ci si soffermi soprattutto sulle « strutture sociali della zona 13 », così che i discorsi che vengono fatti siano il più possibile vicini alla realtà che viviamo ogni giorno.
I DATI STATISTICI
Vediamo innanzitutto che cosa rappresentano dal punto di vista quantitativo i giovani della nostra zona. Secondo dati recentissimi (1 marzo 1977) su 32.006 abitanti i giovani fra gli 11 e i 24 anni sono 6960 (3679 maschi, 3281 femmine), cioè il 21,7%; se includiamo poi i cittadini di età compresa fra 24 e 30 anni, che sono 2224, saliamo a 9184, cioè al 28,7%. Si tratta quindi di una massa molto significativa e, per quanto riguarda la sua connotazione sociale. non certo omogenea. Non abbiamo dati recenti che ci dicano quanti sono gli studenti, quanti lavorano, quanti coloro che sono in cerca di prima occupazione; non consideriamo infatti significativi i dati che si riferiscono all'ottobre 1971 secondo i quali erano 322 i giovani (14-24 anni) in cerca di prima occupazione e 285 gli
apprendisti. Risulta tuttavia evidente che nel quartiere Forlanini-Monluè sono predominanti gli studenti, mentre nei quartieri Morsenchio-Taliedo, Ponte Lambro e via Zama maggiori sono i giovani lavoratori e/o i disoccupari. Le possibilità di intervento del Consiglio di zona devono pertanto svilupparsi tenendo conto di questa situazione così che, nell'ambito delle sue competenze, possa intervenire in stretta aderenza con la realtà.
IL SOSTRO CONTRIBUTO
Risulta poi indispensabile completare il censimento delle strutture pubbliche esistenti nella zona che possono essere utilizzate a fini culturali, sociali, ricreativi, sportivi. Per questo pensiamo che un valido contributo, sia pure non completo, lo abbia dato anche « Milano domani » con le sue inchieste sulle strutture esistenti, sul miglior utilizzo di alcune di esse, sugli impianti sportivi della zona, sui servizi sociosanitari. « Milano domani » non ha mai preteso di risolvere i problemi della zona. nè di proporre soluzioni definitive: nostro compito riteniamo debba essere innanzitutto quello di essere portavoce delle esigenze dei cittadini, di saper interpretare queste esigenze, talvolta di avere sufficiente sensibilità per anticiparle, altre volte semplicemente registrando ciò che la gente (Segue in seconda)
In edicola il 15 del mese (luglio e agosto esclusi) ANNO III - n. 5 MAGGIO 1977 L.200 q*** Ai« 101**14: Ihi -ÄÄ Ä Ä . Ä,
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MENSILE DI CULTURA POLITICA E ATTUALITA'
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Dalla prima
I GIOVANI
chiede alle Autorità. « Milano domani » è quindi uno strumento a disposizione di tutti per far crescere la partecipazione, per informare i cittadini e, nei limiti delle sue possibilità, per abituare l'opinione pubblica al dibattito democratico, al confronto delle opinioni, al « pluralismo . come si dice ora con un termine molto usato.
Sono questi del resto gli stessi criteri che dovranno guidare le forze politiche e sociali nella gestione dei servizi che verranno via via conquistati, si tratti di Centri sociali (a Ponte Lambro ne sorgerà uno entro 2 anni), di Centri culturali (l'utilizzo della cascina e del borgo di Monluè è uno di questi), del Consultorio familiare che molto presto avremo in zona.
Si tratta quindi di vedere il Consiglio di zona, che gestirà tutte queste strutture, non come una controparte, ma come un punto di riferimento obbligato per far crescere la partecipazione e, attraverso essa, la coscienza democratica dei cittadini, dei giovani soprattutto. È per questo che « Milano domani » ha sempre dato molto spazio all'attività del Consiglio di zona e alla « vita del decentramento » in generale, perchè siamo convinti che il cittadino possa, e debba, sentirsi partecipe dei problemi che più da vicino lo toccano e che interessano lui e la sua famiglia.
CAMPAGNE DI STAMPA
Vogliamo, per concludere, fare solo alcuni esempi di « campagne di stampa » su cui « Milano domani » si è impegnato negli ultimi mesi. Il dibattito sul Consultorio al quale abbiamo invitato tutti a prendere parte e, nella prospettiva della sua apertura, intorno alla cui gestione molti giovani — e non solo ragazze — pensiamo debbano essere interessati. La « campagna » per il recupero di Monluè vecchio che con soddisfazione possiamo dire abbia avuto dei primi risultati positivi: il pericolo di crollo è stato allontanato grazie alle pronte riparazioni che sono state fatte dalla Amministrazione comunale ed il programma di rinascita del borgo di Monluè è ritornato concretamente in primo piano. La lotta alla droga e agli spacciatori che più numerosi e minacciosi sono diventati nella nostra zona. Non si tratta solo di sollecitare l'intervento della polizia perchè controlli i luoghi dove lo spaccio avviene (luoghi del resto che sono ben noti), ma di far crescere nei cittadini, e soprattutto nei giovani che ne sono le principali vittime, la coscienza che solo attraverso un'azione di massa si può battere questa pericolosa piaga sociale. Una lotta a fondo rivolta in questa direzione, coordinata dalle forze politiche e sociali operanti nel Consiglio di zona, deve pertanto partire già da questa á Conferenza di zona sui problemi giovanili ».
Approvato il nuovo regolamento dei Consigli di Zona.
Indette per il 9 e 10 aprile 1978 le elezioni dirette
Dal Convegno che si è tenuto in aprile alla Fiera Campionaria e che ha visto riuniti i sindaci delle principali ' citta del mondo è emersa la necessità di promuovere una maggior partecipazione della popolazione alla vita pubblica.
In questa direzione si stà muovendo già da tempo la Giunta democratica di Milano con l'obiettivo di fare dei Consigli di Zona gli strumenti per un diretto rapporto tra cittadini e potere comunale.
Con questa prospettiva non era certo sufficiente dare ai Consigli di zona la possibilità di esercitare solamente una funzione rappresentativa e consultiva; era invece necessario che essi si assumessero direttamente la responsabilità delle scelte in alcuni settori della vita locale.
Con l'approvazione del nuovo Regolamento dei Consigli di Zona è stato compiuto un passo decisivo in questa direzione.
Esso è il risultato di una discussione e di un lavoro iniziato nel luglio dell'anno scorso, quando è stata presentata la bozza e-
laborata dalla Giunta comunale, per essere sottoposta all'esame dei partiti e delle forze interessate, che ha visto il coinvolgimento diretto della popolazione attraverso decine di dibattiti e assemblee indette nelle varie zone.
Le elezioni dirette dei rappresentanti di questi organismi, fissate per il 9 e 10 aprile 1978, sono la condizione affinche si realizzi un decentramento che veda nei cittadini i suoi principali protagonisti.
I compiti assegnati ai Consigli di Zona (in tutto venti, tanti quante le zone di Milano), riguardano tutti i settori della vita publica.
In particolare è richiesto il loro parere obbligatorio in materia di programmazione economica e territoriale con riferimento all'attività commerciale e alla gestione dei servizi.
Assumono invece potere deliberativo per quanto riguarda l'affitto e l'utilizzo di aree e locali di proprietà comunale e la realizzazione dei programmi socio sanitari, culturali e ricreativi.
Ad essi e affidata la gestione
dei mercati rionali e delle vendite controllate, nonche la manutenzione delle strutture pubbliche (scuole, biblioteche, centri sociali e sportivi ecc.) esistenti in zona.
I Consigli di Zona avranno la possibilità di costituire al loro interno delle commissioni di lavoro che si interesseranno dei settori specifici della vita sociale (come del resto già avviene), a cui sono invitati a partecipare tutti i cittadini cheploerdedsairdeeraano. tali organismi la possibilità di assolvere efficacemente ai compiti loro assegnati e previsto un adeguato sistema di informazione e l'assegnazione di personale (sei dipendenti) che sarà incaricato di mantenere i collegamenti con le altre strutture del decentramento (scuole, Consultori familiari, ecc.).
E' compito di tutti i cittadini fare in modo che intorno a questi organismi nasca quella partecipazione necessaria perchè i propositi per ora esistenti solo sulla carta diventino realtà.
Mimmo Casucci
Uniti contro ogni tentativo di eversione
Rendiamo noto ai nostri lettori il testo di un documento approvato dai partiti democratici della zona 13 (DC - PCI -PSI -PSDI -PRI) con il quale "Milano domani" concorda pienamente.
Certi metodi di lotta politica, espressi da gruppi minoritari eversivi a colpi di Ä bombe molotov », incontrano la più netta condanna da parte di tutti i cittadini i quali chiedono il loro completo isolamento.
I partiti costituzionali della zona 13 non eludono i problemi dei giovani con i quali auspicano e ricercano le più ampie- possibilità di incontro e di confronto.
Ma perchè ciò sia possibile si chiede una chiara presa di coscienza contro ogni tipo di violenza che pretenda demolire le istituzioni democratiche nate dalla RESISTENZA. La democrazia e la libertà affondano le proprie radici nella partecipazione e nell'ampio rispetto del pluralismo culturale e ideologico, senza il quale non è possibile costruire una società più giusta ed umana.
Ci deve essere collaborazione tra le istituzioni democratiche, i partiti antifascisti, le organizzazioni giovanili; sindacali e le forze dell'ordine.
Chi ha pensato, o pensa, di cavalcare la tigre della violenza o di offrire coperture, troverà le forze democratiche unite per difendere la DEMOCRAZIA, le conquiste della classe lavoratrice e le ISTITUZIONI REPUBBLICANE.
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TELEVISIONE
NON FARTI INCATENARE CALLA zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
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La Cascina Monlue, della quale "Milano domani" ha seguito puntualmente le vicissitudini di questi mesi, ospiterà il 15 - 16 - 17 - 18 - 19 giugno il festival dell'Unità della zona 13, Per questo appuntamento che si inquadra nelle iniziative per la rivalutazione del borgo e che speriamo sia seguito da altre mobilitazioni, il nostro illustratore Marco Vaglieri ha voluto creare un disegno che esprime meglio di ogni altro commento il senso dell'iniziativa.
INCHIESTA SUL TEMPO LIBERO
COSA FACCIAMO... E COSA VORREMMO FARE
Le difficoltà vanno ricercate nella mancanza di strutture, ma anche nella scarsa partecipazione
Dopo aver trattato teoricamente nello scorso numero del nostro giornale il problema del tempo libero abbiamo ritenuto opportuno approfondire l'argomento, questa volta in maniera più concreta. Da qui il motivo della nostra inchiesta; la quale non solo ci ha rilevato come gli abitanti della zona 13 utilizzano il loro tempo libero, ma come vorrebbero trascorrerlo se avessero a disposizione strutture adeguate.
Iniziamo riportando l'amichevole colloquio avuto con Mario Comelli, studente di scuola media di 13 anni. Egli principalmente dedica il suo tempo libero alla lettura e alle passeggiate in bicicletta con gli amici. Purtroppo dice di non poter svolgere altre attività sportive per mancanza di strutture adeguate.
Un distinto signore sulla cinquantina, Domenico Curti, dedica buona parte del suo dopolavoro alla lettura e di conseguenza si lamenta poichè, a parer suo, la biblioteca della zona è mal fornita.
Giancarla Bergamaschi, 18 anni, che frequenta il 7° Istituto Tecnico, abitante in Via Mecenate 3: « Sono particolarmente interessata al teatro; l'anno scorso a scuola con altri compagni abbiamo formato una piccola compagnia teatrale e, utilizzando i locali della scuola, siamo riusciti a presentare un nostro lavoro teatrale di contenuto sogi, vuoi per l'incostanza, la compagnia teatrale si è sfasciata. Ora talvolta seguo l'attività della parrocchia di San Ni-
noia ». Giancarla, a proposito delle strutture della zona 13, continua dicendo: « Manca un centro sociale, le uniche strutture dove ci si può ritrovare, tralasciando i bar, sono la parrocchia e le sedi di partito. I giovani, nonostante abbiano un grande senso di sfiducia e di delusione, sono interessati a delle iniziative partecipative, dove sia data loro la libertà espressiva; ma dove poter svolgere una attività culturale-ricreativa senza dover dipendere dalla chiesa o dal partito? ». Vorremmo ricordare a Giancarla che vicino a casa sua, in Via Mecenate 25, c'è un circolo culturale (il « 5 Giornate ») aperto a tutti. Dello stesso parere per quanto riguarda le strutture della zona è Giovanna Branduani, studentessa diciottenne che generalmente trascorre il suo tempo libero fuori dal quartiere; alla Umanitaria dice di aver seguito tempo fa con interesse una esperienza di cineforum.
Il Sig. Bergamaschi, impiegato, pittore del Circolo Cultura Forlanini, dedica ovviamente buona parte del suo tempo libero alla pittura. Dice di essere legato al problema del Monluè: « Una struttura da salvare sia per il suo valore artistico e di tradizione popolare, sia perchè la nostra zona è avara di luoghi aggreganti. Infatti, anche noi pittori del Circolo Forlanini, che attualmente siamo ospitati nei locali della parrocchia di San Nicolao, abbiamo invano cercato un locale per poterci riunire autonomamente.
«In cortile i bambini non possono stare, mancano impianti sportivi e campi da gioco»: questo è ciò che ci ha dichiarato il Sig. Bernardelli che generalmente occupa il suo tempo libero leggendo e facendo del podismo.
A proposito della mancanza di campi da gioco si sono espressi anche il Sig. Talia, dipendente della SIP e la Signora Cantoni, abitante in Via Mecenate, 25. Diversi genitori si lamentano perchè la piscina Bonacossa non è aperta a tutti, ma solo per i cosidetti atleti, vale a dire per coloro che, dal punto di vista fisico, ne hanno meno bisogno. Si critica decisamente lo sviluppo dello sport competitivo a discapito di quello popolare. Il diciottenne Gigi Draffa durante il suo tempo libero gioca a pallone e legge, avrebbe l'esigenza di seguire dei corsi di musica.
Erik Bersanetti, che abita in Via Salomone, durante il suo poco tempo libero generalmente va in palestra; il quartiere, a parer suo, è privo di un centro polisportivo.
Forlanini l: «Ho evidentemente poco tempo libero a causa duplice attività. Il tempo che mi rimane lo dedico alle letture e alla visione di films.
colao dove mercoledì sera organizzano dibattiti sui problemi della famiglia, della scuola e della droga. Cerco di interessarmi, purtroppo in questo ambiente manca il pluralismo e questo è un fatto estremamente limitativo per il dibattito che sia veramente tale. Poi arriva la domenica in cui ci si « deve » divertire per forza, ma il risultato è la
Fabrizia Cova, abitante in via Mazucotelli 15: «Mi trovo in casa di amici ad ascoltare musica, leggo, raramente vado in discoteca; nella zona non vi è un luogo d'incontro, nel contempo manca un centro sportivo dove si possa praticare lo sport non agonistico, la bibblioteca è insufficiente.
Stefania Bolzoni, diciottenne studente-lavoratrice, abitante in Viale
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Bisognerebbe cercare di ricreare una comunicabilità maggiore, per questo a mio avviso è indispensabile un centro sociale dove ci si possa riunire e conoscersi. Inoltre un luogo di aggregazione è importante per il discorso del decentramento, per creare un'alternativa alla cultura ed ai divertimenti che ci impone il potere. Il quartiere può essere lo spunto per formare una nuova coscienza di massa. Per quanto mi riguarda sono disponibile fin d'ora per la gestione delle strutture aggreganti che spero sorgano in zona».
Vorremmo sottolineare, con alcune considerazioni conclusive, ciò che di utile è scaturito da questo nostro dialogo con i cittadini della zona 13. Notiamo per esempio, che nessuno degli interlocutori ha dato rilievo ai programmi televisivi. Ciò sta a dimostrare, probabilmente, che la gente, pur guardando la TV, considera tale impiego del tem-
uuero... «tempo perso.. unanime l'esigenza di strutture sociali per la cultura, la ricreazione e lo sport in un contesto popolare. Comunque non sta a «Milano domani» strumento d'informazione, risolvere i problemi édilizi della zona, se mai sollevare le questioni. Di tale compito crediamo si debba far carico il Consiglio di Zona, che per quanto concerna i problemi giovanili, con particolare riferimento alle strutture sociali, ha indetto per il 21 maggio un convegno aperto a tutti i cittadini per trovare insieme la risposta a queste esigenze di partecipazione. Non basta infatti lamentarsi per l'assenza di luoghi aggreganti, bisogna lottare in prima persona per conquistarseli, e, una volta ottenuti, adoperarsi attivamente per la gestione degli stessi. Solo così potremmo domani rappresentare un'alternativa a tutto ciò che quotidianamente ci viene imposto, e dimostrare che la nostra volontà creativa non è morta ma si era momentaneamente assopita.
Felice Fava
Fra i tanti luoghi comuni ve ne è sicuramente uno che risulta particolarmente diffuso: parlare male del modo di lavorare dei dipendenti pubblici, in particolare di quelli comunali. Talvolta lamentele di questo genere sono ampiamente giustificate, altre volte del tutto immotivate. Un esempio positivo è infatti il comportamento encomiabile dei funzionari dell'Assessorato alla Sanità che hanno seguito le pratiche relative all'apertura del Consultorio familiare della nostra zona. Bisogna ammettere che, dopo i molti mesi persi per trovare una sede per il Consultorio, allorchè questa è stata definita presso il nuovo asilo-nido di via Meleri sono stati necessari solo quattro mesi per arrivare alla conclusione delle pratiche necessarie, e ciò nonostante che in gennaio il decreto del ministro del Tesoro (il à famigerato » decreto Stammati) abbia creato non pochi ostacoli in merito alle possibilità di assunzione
di nuovo personale da parte delle Amministrazioni comunali. Questo personale è stato comunque finalmente trovato, qualcuno mediante un suo miglior utilizzo all'interno della zona (l'Assistente sanitaria e l'Assistente sociale), qualcun altro spostandolo da altra zona (lo psicologo), altro ancora mediante l'assunzione a contratto professionale (il ginecologo).
Altrettanto celermente sono stati approntati i locali del nido che verranno utilizzati per il Consultorio: mentre non si sa ancora quando il nido verrà aperto (pare passerà almeno un anno), questi locali sono già stati puliti e al loro interno sono stati sistemati i mobili necessari. Ciò l'abbiamo visto nel corso dell'ultimo sopralluogo avvenuto il 28 aprile scorso.
Naturalmente è ancora presto per poter indicare con precisione la data di apertura del Consultorio: saranno
infatti necessarie parecchie riunioni dell'èquipe socio-sanitaria, insieme ai cittadini della zona, per consentire ai « tecn,ci à di conoscersi fra di loro e di farsi conoscere dai futuri utenti.
Tuttavia ormai possiamo affermare con sicurezza che la zona 13 il Consultorio l'avrà, e presto.
A chi il merito di ciò? Certo, ai funzionari di cui prima abbiamo fatto le lodi, ma soprattutto ai cittadini della zona che hanno sostenuto la richiesta (oltre 2500 firme sono state raccolte in marzo-aprile per l'apertura del Consultorio) e a coloro che più si sono « dati da fare » per portare avanti questa richiesta, cioè ai rappresentanti del Partito comunista nel Comitato sanitario e nel Consiglio di zona. E non ci sembra con questo di esprimere giudizi di parte: è semplicemente la constatazione che purtroppo nessun altro ha « lavorato à per ottenere il Consultorio. Flavia Sellini
(i«Lt941"Clet94") zona I3 3
dei cittadini
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I CONTI !!
ANCORA SU MONLUÈ
A colloquio con Lauro Casadio, Presidente della commissione Istruzione e cultura della Regione Lombardia
Diamo subito una notizia buona: appelli, interviste, articoli — in definitiva parole — divengono fatti. La parte pericolante del tetto della grande cascina è stata riparata. Altri lavori, anche importanti vengono eseguiti sull'aia di Monluè. Insistiamo quindi, a costo di venire considerati maniaci.
Nell'intervista concessaci dall'assessore al Demanio e Patrimonio del Comune di Milano nel nostro numero di aprile, questi ci aveva preannunciato un incontro con la Commissione Culturale della Regione Lombardia in merito ai finanziamenti per la ristrutturazione di Monluè. Andiamo quindi alla Regione a conoscere come sono andate le cose lasciando al cordiale Lauro Casadio la parola: «Presente l'Assessore regionale alla Istruzione e Cultura Garibaldi, l'assessore Polotti ha illustrato il piano complessivo di recupero delle cascine del milanese che sono parecchie, 34 o 35. Noi abbiamo un grande interesse a questa iniziativa anche perchè il problema di recuperare nuovi spazi all'attività culturale e ricreativa della comunità interessa non solo Milano, ma tutta la Regione Lombardia. C'è quindi in animo di predisporre uno strumento legislativo che dia la possibilità di affrontare organicamente il problema con adeguati finanziamenti».
Dopo aver fatto un'ampia esposizione di questo patrimonio del passato e aver dato una prospettiva di attivizzazione di queste strutture (cascine, ville quattrocentesche), prefigurandole come sedi di musei, case di cultura, centri di rappresentazioni teatrali, cinematografiche ecc. si sono esaminati i problemi di priorità. Continua Casadio:
«Il Comune di Milano, e noi siamo d'accordo su questo, individua tre interventi immediati: primo, Borgo di Monluè; secondo, Cascine del Parco Forlanini; terzo, Cascina Chiesa Rossa». Per quanto riguarda i primi due interventi. Casadio, rileva che per la zona est di Milano, si prospetta uno spazio Pubblico di utilizzazione assolutamente originale rispetto al passato e che può diventare punto di riferimento per una realtà territoriale molto più vasta. Dopo aver illustrato gli interventi sulle Cascine del Parco Forlanini e sulla Cascina della Chiesa Rossa, si è entrati nel merito della Cascina Monluè. non solo come Cascina, ma come Borgo, si tratta di recuperarlo ad attività che siano contemporaneamente culturali e di carattere più generale. Per prima cosa un intervento immediato di salvaguardia recintando la località. In secondo luogo piantumare la zona circostante dandole le caratteristiche di parco. Per ultimo ristrutturazione degli ambienti a seconda della loro funzione. L'idea dell'assessore Polotti, che noi riteniamo interessante, è di farne per una parte un centro artigianale (legno, ceramica, ferro battuto, cuoio e pellami, restauri ecc.), per l'altra, la struttura della grande stalla, centro zonale di attività culturali».
Si passa poi al problema dei finanziamenti. Come si può immaginare si tratta di somme notevoli e di lavori che si potrarranno nel tempo. Piano pluriennale quindi. «Il finanziamento delle tre opere — Monluè, Parco Forlanini, Cascina Chiesa Rossa — si prevede di circa 4 miliardi. Per essere più precisi sulla cifra occorre che il Comune appresti un pro-
getto esecutivo — cosa si deve fare e cosa costa — dopodichè si passerà ai lavori. Ci siamo lasciati con Polotti con questo impegno...». Questa la sostanza di come stanno le cose al momento dell'incontro con Lauro Casadio, che ringraziamo per la
chiarezza delle informazioni. A noi, cittadini della zona e forze politico-culturali che ci rappresentano, il Consiglio di Zona, in primo luogo rimane il compito urgente di contrattare con l'Assessore Polotti il PIANO ESECUTIVO di cui si è accennato nell'interesse dell'in-
tera cittadinanza ma in particolare dei cittadini che ancora vivono a Monluè. Le cose si sono messe in movimento e bisogna affrettarci. Non dobbiamo perdere l'autobus.
Emanuele Vaglieri
Recuperare alla comunità l'ex centrale termica del Forlanini
Uno spazio libero al servizio dei cittadini
Che le nostre città presentino gravi arenze per quanto riguarda i servizi vociali e ricreativi è un dato oramai inconfutabile. Anche Milano è comprea tra queste città e a Milano è proprio la zona 13 che in questo settore denunda una situazione di particolare disagio.
Da ciò nasce lo stupore e la rabbia quando si scopre che intere strutture in grado di essere utilizzate vengono abbandonate e lasciate per anni ad invecchiare. È il caso dell'ex centrale termica del quartiere Forlanini per la quale già da parecchi anni vengono formulate da varie parti richieste e ipotesi di utilizzo. Queste richieste, a cui per la verità
non è mai seguita una decisa azione di sostegno dei cittadini del quartiere, sono state puntualmente eluse e dimenticate.
In questa situazione si sono inseriti i progetti di alcune società private (fortunatamente scartati), come quello di qualche tempo fa che prevedeva di trasformare l'ex centrale in un'attrezzata palestra di judo, progetti che rischiavano di sottrarre alla comunità uno spazio così importante. Sul numero di aprile di «Milano domani», abbiamo avuto occasione di interessarci dell'argomento per riportare la notizia della richiesta, inoltrata all'Istituto Case Popolari dal Consiglio di
Zona, di utilizzare i locali a fini sociali. Le ipotesi avanzate sono principalmente due: l'insediamento di un centro socio-sanitario che si interessi in particolar modo dei problemi degli anziani o di un centro sociale.
Nel primo caso sorgono però alcune difficoltà dato lo spazio a disposizione, circa 400 mq., probabilmente insufficiente ad accogliere questo tipo di servizio.
L'ex centrale termica, una costruzione piuttosto bassa per la maggior parte interrata, sovrastata da un'enorme ciminiera, sorge tra via Zante e via Mecenate nei pressi di piazza Ovidio. È
stata costruita nel 1964 per soddisfare le esigenze del nuovo quartiere che stava sorgendo, ma ben presto ha rivelato i suoi inconvenienti. L'eccessiva rumorosità e le vibrazioni che provocava durante il funzionamento hanno subito dimostrato l'inopportunità del luogo scelto per la sua edificazione.
Così all'inizio degli anni 70, dopo le continue proteste degli inquilini delle case circostanti, è stata decisa la sua definitiva chiusura per essere sostituita dalla nuova centrale posta vicino al supermercato di piazza Ovidio.
Da quel lontano giorno pare che più nulla sia stato fatto. Non stupisce quindi lo stato di completo abbandono in cui si trova attualmente. Secondo il parere del geometra Rosa della VI commissione manutenzione dell'IACP che opera in zona, i locali sono senz'altro recuperabili e si prestano ad accogliere il pubblico. Le spese di ristrutturazione sono però piuttosto ingenti (pare alcune decine di milioni) date le modifiche necessarie per adattare i locali ad accogliere servizi di interesse sociale.
Mimmo Casucci
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Saccarina, cosmetici, coloranti: tutti nomi che hanno riempito le cronache degli ultimi tempi, facendoci preoccupare non poco per la nostra salute.
Il risultato di tutto ciò è stato molto spesso confusione o cattiva informazione al consumatore.
L'allarme per la saccarina ci è giunto dall'America, dove è stata avanzata la proposta di messa al bando di questo prodotto perchè ritenuto cancerogeno dopo una serie di test compiuti su ratti e topolini. Voci di dissenso vengono però da alcuni scienziati, secondo i quali gli esperimenti compiuti non possono essere ritenuti validi. Ciò potrebbe apparire alquanto strano; il fatto è che è difficilissimo dimostrare l'innocuità di un prodotto, e più facile forse verificarne la tossicità, la capacità di produrre malformazioni.
Ciò apre però la via ad inevitabili dibattiti.
Prendiamo un attimo l'esempio dei nove coloranti, di cui, con un decreto del Ministero della Sanità, si vieta l'impiego dal 1° gennaio '77 e la vendita dei prodotti che li contengono dal 1° gennaio '78.
Anche in questo caso i nove coloranti sono stati proibiti in quanto non è stata presentata dall'industria una documentazione sufficiente che ne dimostri l'innocuità.
Per non parlare poi dell'ormai famoso «rosso amaranto» messo al bando con un decreto ministeriale del 21 marzo scorso che resterà in circolazione per altri 40 giorni, durante i quali gli italiani se mangeranno delle caramelle o se
berranno degli aperitivi con l'additivo fuori legge lo faranno «a rischio della propria salute», come ha dichiarato un portavoce del Ministero.
La proroga è stata concessa per permettere alle Industrie di ritirare dalle catene di vendita i prodotti contenenti il colorante artificiale. Dopo il decreto è sorto infatti unanime la protesta dei dettaglianti i quali si domandavano a ragione come avrebbero fatto a smaltire le scorte se le aziende non avessero risarcito le merci invendute. Dal provvedimento sono però rimasti esclusi i prodotti farmaceutici colorati con l'E 123: ciò non concorre certo a dissipare il clima di confusione che attorno a questo caso si è andanto creando.
Va però rilevato che già da tempo alcune industrie non usavano più questo colorante per i loro prodotti. Inoltre le Cooperative di consumo da alcune settimane non vendono più prodotti contenenti i coloranti e lo stesso Comune di Milano ha deciso che non acquisterà più generi alimentari trattati con qualsiasi tipo di colorante. Nella battaglia contro le frodi alimentari nei prossimi mesi troveremo il «NAS» (Nucleo Anti-Sofisticazioni), il cui lavoro sarà- orientato sopratutto verso controlli effettuati alla fonte della produzione. In teoria qualunque esponente della polizia giudiziaria sarà chiamato comunque a verificare l'applicazione del decreto emanato. Ma parliamo ora un momento del consumatore.
Secondo il prof. Giuseppe Cerutti, titolare della cattedra di «Residui e ad-
I NOSTRI VICINI DI CASA
ditivi» dell'Università di Milano, al quale ci siamo rivolti, il problema consiste nell'opera di «moralizzazione» che sarebbe necessaria in questo settore, nel riabituare cioè il consumatore al colore naturale degli alimenti. Per colorante artificiale bisogna infatti intendere quel colorante che non esiste in natura e che è estraneo agli alimenti naturali. Perchè dimenticare che ad es. il succo di limone è incolore?
Certo una colorazione rende più appetibile un prodotto, per il prof. Cerutti resta comunque giustificato solo l'uso industriale dei coloranti naturali, e di quelli sintetici solo in casi limitati. Il problema è di rispettare il consumatore tingendo con coloranti naturali, o meglio ancora con succhi di frutta (uvarossa, mirtillo, marasca, ecc.) tal quali concentrati o liofilizzati.
D'altra parte il concetto di «superfluo» discende dal contesto stesso della legge sugli additivi del 1965: quando parla di coloranti dichiara infatti che servono per esaltare alcune caratteristiche o conferire caratteristiche particolari. Dovrebbe dunque essere lo stesso consumatore a privilegiare gli alimenti non trattati con coloranti.
Negli ultimi tempi, dichiara il prof. Cerutti, si è ad esempio potuto verificare che alcune bevande gassate contengono meno colorante rispetto all'anno scorso. Occorre dunque insistere su questa strada. Questo però forse non basta, per certi casi la legislazione del nostro paese non tutela infatti il consumatore in modo adeguato. Prendiamo l'esempio degli insetticidi: il Vapona
Che cosa è il consiglio nazionale della Pubblica Istruzione
Nostra intervista a Norberto Savarè, eletto nel Consiglio
a cura di Felice Nava
Il 13 marzo si sono svolte le elezioni del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. Questo organismo è formato da 71 membri, di cui 63 elettivi, tra il personale docente e non docente della scuola.
Ecco le principali funzioni di questo nuovo organo seolastito; Formula annualmente- Vílutazioiii colanti sull'andamento'dell'attività sco lastica e dei relativi 'servizi... Formula proposte in ordine alla promozione della sperimentazione e della innovazione sul piano nazionale e locale, e ne valuta i risultati. Esprime pareri su proposte di disegni di legge e riforme attinenti alla pubblica istruzione. Formula i contenuti dei programmi scolastici. Difende gli interessi della categoria, cioè di tutto il personale della scuola.
In via Mazucotelli 15 abita un docente che è stato elètto nelle liste della
C.G.I.L.: si tratta del Prof. Norberto Savarè,' insegnante di lettere e attualmente preside della Scuola Media Statale Verga di Rozzano. Savarè, da un ventennio impegnato costantemente nel sindacato-scuola, ha sempre portato avanti un discorso di rinnovamento anticipando di molto il '68. La sua dialettica, ma soprattutto la sua lotta, Io hanno portato sempre a cercare collegamenti e collaborazione con studenti, genitori e forze sociali per fare della scuola una struttura unitaria e democratica veramente capace di una funzione formativa, e non fabbrica di disoccupati.
Abbiamo pensato di rivolgergli alcune domande su questo nuovo organismo, uno spunto valido per sviscerare ulteriormente i molteplici problemi della scuola.
Via
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MI DIA
3E-rrI DI E 123
E MEZZO LITRO DI
è stato dichiarato mutageno (una sostanza è mutagena quando modifica la struttura delle cellule ed è nel 90% dei casi cancerogena). In America è stato tolto dal commercio e le industrie hanno inviato le loro scorte in quei paesi dove la legge non era ancora stata adottata, come ad esempio l'Italia, dove il Vapona è ancora liberamente venduto. Per non parlare dei cosmetici, delle tinture per capelli (derivate dall'anilina, le quali avrebbero pure loro proprietà ,mutagene) riguardo alle quali la legi-
slazione è praticamente nulla. Il discorso è comunque molto lungo e affatto semplice, in quanto è facile incappare in grossolane generalizzazioni, ed è proprio per questo motivo che il consumatore credo abbia il diritto ad una migliore informazione (di cui dovrebbe preoccuparsi maggiormente il Ministero della Sanità e non solo gli organi di informazione) e di una legislazione più adeguata.
NASCE «La città futura»
cioè la' maggioranza relativa.
D:+'.'t Che cosa puoi dire per quanto rig~A i risultati della nostra zona? i ft« I risultati definitivi non li ho ariebrlutati definitivamente. Comtinque ;nella zona 13 vi è stata purtroppo..la vittoria del Sindacato automimo, ay_arte le scuole elementari dove il SINA-SCEL - C.I.S.L. ha avuto un certo successo. A Ponte Lambro la situazione per i Sindacati Confederali è ,rnigliore .e questo era nelle logiche Ptevi09'21-
D. ,— 990 prospettive può a parer tho avere àqtisto organismo? In che misura può itilcidere sui problemi della scuola?
D. — Qual'è la tua valutazione sull'esito delle elezioni?
R. — Queste elezioni non sono state volute dai sindacati confederali, beniì dal Ministerodélla Pubblica Istruzione che ha voluto lanciare una sfida agli stessi. Le elezioni infatti sono state fatte «fuori tempo»-;per dúe motivi: perchè dalle elezioni dei Consigli Collegiali di base si è passati all'ultimo anello della catena, cioè il Consiglio Nazionale, non prendendo in considerazione gli organi interposti a questo potrebbe creare .pmr blemi di scollegamento tra gli organi; smi già eletti; inoltre le elezioni si sono svolte in un periodo di vertenza sindacale per le rivendicazioni del personale della scuola. Il Ministro evidentemente, credendo il Sindacato unitario impreparato, sperava in una vittoria del Sindacato autonomo cioè la «non controparte». In effetti è stato sconfitto
poichè C.G.I.L., - C.I.S.L. e U.I.L. hanno ottenuto insieme il 57% dei voti
R. — Il Consiglio Nazionale è nato come organismo di consultazione, starà ai consiglieri eletti dare una funzione più ampia, cioè adoperarlo come strumento politico per risolvere i problemi della categorià e della scuola, trasformandolo ìn'un «Parlamento scolastico» con à ria.11: Poteri decisionali. Questo' è in dèfiiiit“ l'impegno dei Sindacati confederali; il problema starà nel trovare l'unione e quindi la forza nehessaria all'interno del Sindacato.
D. — Quali sono le modifiche, dopo tre anni di attività, degli Organi Collegiali di baie Iiidispénsabili per garantire la democrazia nella scuola?
R. — Pare maggior potere decisi°.
»-iiale a qtisirOirganismi di base e anche maggior rappresentatività agli Enti locali. Per'il momento è ancora tutto in mano alla -fgerarchia scolastica. Comunque i Consigli Collegiali sono stati elemento di contraddizione poichè, per la prima volta, i genitori hanno preso reale contatto con la scuola ed hanno rappresentato un momento di rottura nei confronti del potere burocratico.
Il settimanale dei giovani comuni sti cambia testata, formato e contenuti. Si chiamerà «La città futura» con una formula grafica rinnovata che tende ad assomigliare ai quotidiani «tabloid» esistenti, verrà stampato, secondo quanto ci risulta al momento in cui scriviamo, utilizzando per la testata e nelle altre pagine anche il colore. La morte di «Nuova Generazione» e la nascita del nuovo settimanale sono stati valutati da Gianni Borgna e da Nando Adornato sull'ultimo numero di «NG». «Essere avanguardia — ha scritto fra l'altro Adornato — significa stare un solo passo avanti alle masse, non due o tre, pena il fallimento e il distacco. Fare un settimanale di massa significa dover fare i conti con il carattere complessivo delle domande che oggi i giovani si pongono e che, per la loro natura, postulano un intervento su più fronti. «Nella pagina prima Gianni Borgna dopo aver ricordato
i grandi traguardi raggiunti da «NG» traccia anche un bilancio dei limiti che ne hanno reso difficile la diffusione di massa. «Siamo stati nello stesso tempo giornale e rivista teorica finendo però col non essere appieno né una vera e propria rivista teorica e culturale, né un giornale di lotta e di intervento politicoDa questa considerazione discende la convinzione nostra che la «contrattazione.» può essere risolta solo dando vita ad un settimanale di massa della ECC!, al quale venga affiancata una rivista di carattere teorico culturale».
Pensiamo dunque conclude Borgna — al settimanale come ad uno strumento «agile» di battaglia politica, diffuso capillarmente nelle edicole, in grado di arrivare tempestivamente in tutte le zone del Paese. «La città futura» si occuperà naturalmente soprattutto dei giovani e delle loro difficili condizioni nel mondo del lavoro e nei quartieri.
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LOTTA A FONDO ALL'EROINA IN TUTTA LA ZONA
Droga al bar Toledo? I giovani e il gestore: ci hanno sparato perchè abbiamo allontanato gli spacciatori. Ma l'eroina continua ad espandersi fra i giovani
Dopo la pubblicazione sul numero di aprile di .Milano domani» di un articolo che prendeva spunto da un attentato a colpi di pistola contro la saracinesca del bar Toledo, un gruppo di giovani frequentatori e il gestore del locale ci hanno fatto avere due lettere di precisazione sull'episodio. Sono scritti, che non solo pubblichiamo di buon grado ma che, lo ripetiamo ancora una volta, noi vorremmo 'avere ogni qualvolta un privato cittadino o una organizzazione sente di dover dire qualcosa a proposito di ciò che abbiamo scritto o dimenticato. Su due particolari vorremmo soffermarci per un attimo prima di dare spazio alle lettere. Innanzitutto come anche in questo caso il problema sollevato dal nostro «pezzo» anonimo, proprio perchè approvato dall'intera Redazione, abbia provocato nel giro di pochi giorni le precisazioni; segno che seppur di piccole dimensioni il mensile raggiunge a metà di ogni mese alcune migliaia di cittadini della zona 13, presentando le proprie idee e i propri scritti al giudizio di un numero sempre più considerevole di lettori.
Siamo poi ben lieti di sapere che numerosi giovani e il gestore del bar Toledo si sono opposti (anche se registriamo nelle due lettere alcune contraddizioni) e si oppongono ai tentativi di fare del locale un centro di spaccio di droga.
Vorremmo che fosse così anche in altri esercizi di viale Ungheria e in via Zama dove probabilmente questa reazione non esiste come testimoniano i numerosi casi di tossicomania tra i giovani e la morte di un ragazzo di viale Ungheria.
Proprio perchè il nostro giornale ha piú volte trattato della pesante diffusione di droghe «pesanti» nelle periferie milanesi cercando di analizzare le ragioni sociali che ne hanno facilitato la diffusione, crediamo di avere le carte in regola per invitare quei giovani che hanno giustamente voluto scriverci, e che fino ad ora hanno reagito alle; spaccio con le «menate» a cercare assieme al Consiglio di zona, alle organizzazioni giovanili e, perchè no, anche al nostro giornale un modo meno istintivo, ma più razionale ed efficace di sensibilizzazione e di denuncia contro i tentativi di «riempire» di eroina i giovani disoccupati, studenti e lavoratori della zona 13.
Dal gestore: la polizia interviene da mesi
Mi riferisco all'articolo pubblicato sul foglio da Lei diretto, Anno III n° 4 dell'aprile 1977 dal titolo «Che succede al Bar Toledo?».
A norma delle vigenti leggi sulla stampa, chiedo che vengano pubblicate le precisazioni di seguito espresse.
A parte il fatto che una cronaca responsabile non si basa sul «si dice», «è stato detto ad un signore», il tutto corredato da interrogativi senza risposta, le vorrei a mia volta porre una domanda precisa: ha forse Lei prove che possano suffragare il fatto che i gestori del Toledo non sono persone dalla moralità e dal comportamento civico irreprensibile? E se questa moralità è più che certa e dimostrata, come è possibile che tali persone siano quasi accondiscendenti a manifestazioni che ripugnano a questa moralità? L'accesso all'esercizio pubblico, per legge non può essere vietato che a persone che non osservano le leggi della società. Perchè invece di lasciar scrivere articoli che rasentano la diffamazione, non si prende la briga di frequentare o far frequentare da persona da Lei scelta, il bar, in modo da rendersi realmente conto di ciò che avviene? E avviene esattamente, nè più nè meno, quello che avviene in tutti i bar della città. L'articolista dà veramente i numeri, quando parla di droga che parte dal Toledo per Viale Ungheria! Certo può succedere benissimo che un drogato si chiuda nel gabinetto e si faccia una iniezione, potrebbe anche succedere nel gabinetto di un qualsiasi ufficio pubblico o privato.
Per questo i titolari ne sarebbero responsabili? Noi abbiamo avuto già quello che Lei (dico Lei poichè l'articolo non è firmato che con asterischi) propone e cioè che la Questura, inviata evidentemente a seguito delle «voci», ha ripetuto i suoi controlli per mesi, a tutte le ore, e che ne esegue ancora, senza per questo aver trovato da ridire sui proprietari e sull'ambiente.
Per fortuna non bastano le dicerie o altri inconfessati interessi a distruggere l'onorabilità e il lavoro onesto di una intera famiglia. Tantó per la precisazione e per diritto di difesa: Francesco Saverio Cattaneo. Titolare del Bar Toledo.
Dai giovani: la droga
c'è ma non la vogliamo Bar Toledo, in via Zante 21; ore 2,30 circa della notte fra sabato 5 e domenica 6 marzo. Quattro spari, quattro fori ben visibili nelle saracinesche, che rompono anche una vetrina e colpiscono un lampadario all'interno del Bar. Chi è stato? Perchè? Chi è stato non si sa, però il perchè lo SAPPIAMO.
Hanno sparato perchè i giovani del bar ed il gestore si sono opposti decisamente allo spaccio e all'uso dell'eroina all'interno e nei dintorni del bar.
Purtroppo è inevitabile che in un locale frequentato da giovani non vi siano persone che facciano uso di sostanze stupefacenti; che però sono stati costretti sia con la chiusura della toilette da parte del gestore e con le nostre «menate» ad andare a «farsi buchi» al di fuori del bar e del suo circondario.
In riferimento al fatto che nel bar ci fossero dei poliziotti in borghese, i quali dopo aver frequentato il locale per un determinato periodo di tempo hanno constatato che non avveniva niente di tutto ciò che era sospettato.
La ragazza sorpresa con una siringa all'interno del bar non ne aveva ASSOLUTAMENTE fatto uso perchè la toilette era controllata dal gestore che bene o male conosceva chi ne faceva uso, non per bisogni fisiologici ma per altri scopi. Oltre più l'episodio è avvenuto nel periodo che il locale era controllato dai poliziotti, e molto tempo dopo che il gabinettó era stato chiuso.
Ora chiarita la situazione di quello che è accaduto e che accade all'interno del bar ESIGIAMO che questa risposta all'articolo da voi pubblicato nel numero quattro dell'aprile 1977 appaia nella prossima vostra edizione in base ai principi democratici ai quali voi dite di ispirarvi. Nel caso che questa lettera non venga pubblicata noi la trascriveremo testualmente su dei manifesti che verranno affissi in Quartiere. Questa lettera è stata scritta dalla maggioranza dei giovani che frequentano abitualmente il bar: che sono «studenti Lavoratori» o disoccupati e non quei «malavitosi» da voi descritti che fanno regolamenti di conti.
Il vostro da chi è stato scritto?
OMERTA
DROGA: IL COSTO DI UNO «SBALLO »
Inter vista a Faustino Boioli; Assessore ai Servizi Psichiatrici della Provincia di Milano
a cura di Ornella De Filippi
Che cosa pensa della nuova legge contro la droga, approvata nel dicembre 1975?
La nuova legge è stata molto discussa e criticata, sia da chi non voleva che il tossicomane venisse considerato come un ammalato invece che come un criminale, sia dai pseudolibertari, che
rifiutavano i limiti che la legge impone al commercio di una serie di sostanze stupefacenti.
Secondo me l'aspetto più positivo della legge è che permette di non punire il tossicomane e stimola invece la società (Stato, cittadini, organizzazioni, Provincia e Comuni) a svolgere un'azione di prevenzione e recupero.
Purtroppo, in questa fase di passaggio, tutti gli spazi liberi che la società
doveva occupare, per combattere la droga, sono stati, occorre dirlo con franchezza, gestiti dagli stessi spacciatori, che hanno approfittato di certe aree di non punibilità, concesse dalla legge, per agire indisturbati.
Lei pensa dunque che le forze dell'ordine non debbano occuparsi di questo problema?
Tutt'altro. A loro spetta un'azione incisiva contro i trafficanti di droga a livello nazionale ed internazionale. Occorre individuare la complessa rete attraverso la quale la droga viene spacciata e colpire i capi di questa organizzazione.
Pericolosa era invece l'azione della polizia quando la legge considerava il drogato come un delinquente. Si pensi ai drammi di quei genitori che, scoprendo il figlio preso nella rete degli spacciatori, dovevano curarlo clandestinamente ed evitare qualsiasi denuncia ai carabinieri, sapendo che se la polizia interveniva, prima ancora di interveniva, prima ancora di interrompere il traffico della droga, individuare gli spacciatori e colpire i mandanti, arrestava il ragazzo.
Lei parla di responsabilità della società, che non ha fatto quello che poteva ed ha perciò lasciato spazi liberi agli spacciatori. Cosa intende dire?
Che non abbiamo fatto quello che dovremo fare invece nel futuro. Ci sono azioni sul piano nazionale ed anche internazionale da intraprendere. Si pensi per esempio all'Iran, che ha ripreso la produzione legale di papavero da oppio. Ci sono però anche molte azioni a livel-
lo di città e di zona che mi preme sottolineare. Ci sono quartieri dove la droga si smercia. Occorre che la gente denunci questi fatti, isoli moralmente questi ambienti, collabori con vigili urbani, carabinieri e Questura, per individuare questi luoghi.
C'è poi tutto il problema della prevenzione. Prevenire è soprattutto costruire con i giovani una società diversa, che offra loro un lavoro e degli ideali per i quali vivere e combattere. Rientra in questa prospettiva, perciò, lottare per la scuola, per il mezzogiorno, per l'occupazione... cambiare questa società dei consumi, in una società di contenuti e di valori autentici.
C'è anche un'azione più diretta, che Lei vede necessaria?
Sì, occorre dare a tutti una informazione scientifica sulle diverse droghe, combattendo contemporaneamente il grave pericolo di una certa moda, che le giustifica in quanto fuga da una società sbagliata o che ne reclamizza alcune, ritenendo che non siano dannose.
Tra i giovani si comincia già a parlare dell'eroina, come non dannosa, se uno sa «controllarsi».
Come vede, il mondo della droga, intorno al quale girano enormi interessi, non sta certo a guardare. Per questo è importante creare una informazione di massa, per diffondere informazioni esatte. In questo senso si sta muovendo la Provincia, che ha messo a punto un piano di intervento, dopo aver studiato il problema a livello scientifico. È stato
creato un Centro Medico Psico Sociale. quale punto di riferimento scientifico per tutti gli operatori sociali, che lavorano nelle zone. Sono stati inoltre costituiti alcuni dei 15 gruppi che sorgeranno in tutta la provincia con lo scopo di aiutare medici, psichiatri, psicologi, assistenti sociali, vigili, ad affrontare meglio il problema.
Ho potuto constatare in proposito che non solo il comune cittadino, ma anche infermieri, insegnanti, assistenti sociali, temono e rifiutano il drogato. Lei cosa ne pensa?
È vero ed è proprio per questo che è importante aiutare questi stessi operatori sociali a migliorare la loro preparazione. Il drogato dovrà essere seguito nelle normali strutture socio-sanitarie. Creare «centri speciali» significherebbe aumentare il legame dell'ammalato con la società. Verrebbe anche a mancare quell'impegno, che deve unire drogato e ambiente intorno a lui, per combattere le cause che lo spingono ad essere prigioniero degli spacciatori. Un'ultima domanda. I giovani sono il principale campo di conquista del traffico internazionale della droga. Cosa dovrebbero fare, per difendersi?
Quello che stanne già facendo molte organizzazioni giovanili più politicizzate, che, attraverso una serie numerosissima di assemblee di scuola e di quartiere hanno affrontato l'equivoco culturale, che è una delle basi della diffusione della droga: la droga come rifiuto del sistema, come diritto alla fantasia, come falso pericolo.
(muoio peatAmi) j---6
INIZIERÀ NEL PROSSIMO OTTOBRE
Nella scuola di via Zama la prima sperimentazione di tempo libero
zione.
La situazione della scuola elementare di via Zama è da alcuni anni ormai oggetto di preoccupazione per i genitori dei bambini che vi affluiscono, per gli insegnanti e per gli operatori politici della zona. Si tratta di una situazione caratterizzata da aspetti problematici, oggetto di volta in volta di discussioni, tentativi di soluzione, richiamo di attenzione da parte di genitori ed insegnanti nei confronti dell'Autorità scolastica, ma mai di interventi coordinati, complessivi e in qualche modo risolutivi. Si sa che la scuola è solo una delle
istituzioni formative e che l'educazione dei ragazzi è compito importante della famiglia, tuttavia proprio in una situazione sociale problematica la scuola deve sviluppare al massimo le proprie capacità di formazione e di socializzazione. È all'interno di questo sforzo condotto da un gruppo di insegnanti e di genitori della Scuola di Zama che, ci pare, sia nato quel progetto di scuola integrata, chiamata «sperimentazione per l'avvio al tempo pieno» che è stato recentemente inoltrato alle Autorità scolastiche per la necessaria autorizza-
Sulla scuola popolare di via Bonfadini
Della scuola popolare che funziona presso il circolo ACLI di via Bonfadini 117 già si è parlato su questo giornale Credo che si tratti di un argomento di obiettivo interesse: perchè questa scuola rappresenta un'iniziativa a spiccato carattere sociale, è al secondo anno di vita ed è in espansione. Può interessare un crescente numero di cittadini che intendano dedicare del tempo ad un completamento culturale che ha come obiettivo immediato il conseguimento del diploma di 3 media ma più a fondo nasce dalla profonda convinzione della necessità dello studio.
Infatti se è importante riaffermare il diritto allo studio e il riconoscimento pubblico di questo diritto con il diploma, non è meno importante riqualificare la propria cultura con una riappropriazione di strumenti culturali minimi — come il leggere, lo scrivere, la matematica, la logica — indispensabili per un'autonomia della persona.
In un'assemblea di fabbrica un operaio diceva: « Non mi basta guadagnare per mangiare, avere una casa, tirare grandi i figli; io voglio anche dei soldi per comprarmi qualche libro: anche questo fa parte dell'essere uomini ». E credo
Il tempo e le occasioni di dibattito su questo progetto sono state scarse — si pensi che il Consiglio di Circolo è arrivato per l'approvazione con una descrizione troppo succinta e allo scadere del termine per la presentazione al Ministero — per poter in questo momento entrare nel merito della proposta e dare in questa sede una più ampia informazione ai genitori della nostra zona. Ci auguriamo di poterlo fare in un prossimo numero, o che meglio lo possa fare qualche insegnante o genitore che avesse ragione. Essendo la scuola rivolta praticamente a tutte le fasce di età oltre i 15 anni, ci pare necessario qualificare i programmi, anche diferenziandoli per i più giovani e per gli adulti. Per i primi si stanno facendo tentativi non ancora valutabili. Invece sui programmi per gli adulti si può già dire che non seguono semplicemente quelli ministeriali per le medie inferiori: sia perchè si. tratta di adulti i cui interessi sono molto diversi da quelli dei ragazzi; sia perchè è possibile affrontare argomenti più vicini alla realtà; sia perchè la cultura « Media » non è per forza quella che si trova nei libri di testo per la scuola dell'obbligo. Così a lavoratori dipendenti la storia del movimento operaio può interessare di più della storia romana e medioevale.
I dati e lo studio dell'emigrazione, il perchè della crisi economica ecc. sono temi più importanti della letteratura italiana. Anche questa può essere studiata. Ma un conto è leggere dei romanzi come romanzi, un conto è leg-
fra i promotori di questa iniziativa. Sappiamo che su questo progetto non tutti i pareri sono concordi: le aspettativa che i genitori hanno nei confronti della scuola solitamente tendono ad essere uguali quando si tratta di dare ai ragazzi capacità strumentali (leggere, scrivere, contare), ma spesso divergono quando si confrontano con un progetto educativo più globale; ci pare importante che per la scuola di Zama sia stato finalmente preparato un progetto di lavoro scolastico integrato fra mattino e pomeriggio, che si ponga l'obiettivo
gerli come documenti di un periodo storico. Allora non ci interessa sapere la vicenda dei protagonisti o la loro psicologia, ma individuare la realtà sociale, economica e politica di cui l'autore è testimone. E non è facile: l'avventura del romanzo distoglie in genere da un'attenzione al testo come documento piuttosto che come racconto.
Così la storia non si studia per sapere i fatti e come si sono svolti e i protagonisti — più o meno da trasmissione televisiva a quiz dove non c'è cultura ma un cumulo di nozioni astratte e inutili —, ma per scoprire le radici della situazione in cui noi ci troviamo a vivere. Forse la storia non è più un'avvincente sequela di fatti — perde tu, pò del suo fascino — e diventa magari anche più difficile da studiare — tra l'altro non esistono testi scolastici che presentino la storia in questa luce, per cui c'è da cercare tutto, rimetterlo in ordine, cucirlo. Però alla fine ho imparato a leggere i documenti, mi si fa luce sulla situazione attuale.
Cioè prendo coscienza del mondo in cui vivo in modo più completo. Sono solo accenni, tra l'altro poco chiarificatori; dovrebbero però almeno far intuire che in questa scuola popolare è aperta una ricerca, c'è un continuo dibattito, si tende a non differenziare tra insegnante e alunno (abbiamo cambiato anche i nomi: animatori e corsisti, anche per questo). Spesso ci si trova a indagare su temi che anche all'animatore sono sconosciuti: per cui egli stesso deve imparare ciò che occorre. Può al massimo mettere a disposizione di tutti gli strumenti di ricerca di cui dispone. Cioè non è un privile
di rispondere ai bisogni dei ragazzi nel modo migliore ed è una garaniia il fatto che l'iniziativa sia stata presa da insegnanti che conoscono a fondo la situazione ambientale e personale dei ragazzi. A questo punto è indispensabile, crediamo, una informazione più articolata ed una riflessione da parte di tutte le componenti scolastiche e del quartiere per far sì che questa iniziativa parta con la collaborazione di tutti ed in primo luogo dei genitori.
Angela Ban
giato della cultura ma un operatore culturale.
Su tutti questi temi bisognerebbe allargare il dibattito coinvolgendo la gente della zona 13. Ma noi siamo pochi ed è già tanto se riusciamo a mandare avanti la scuola. Occorre una mobilitazione più vasta fra tutti coloro che ritengono importante un progetto culturale, non qualcosa di astratto ma qualcosa di cui nessuno può pensare di poter fare a meno. Una riprova? Molti di coloro che vengono a questa scuola hanno scoperto per la prima volta la Costituzione della Repubblica italiana. E forse si tratta di una situazione abbastanza diffusa. E allora che cosa capiamo quando leggiamo un giornale o sentiamo/vediamo un telegiornale? I nostri interessi sono obbligatoriamente (cioè non è vero che sono nostri interessi, è vero che non abbiamo molte possibilità di scelta, siamo quindi meno liberi) quelli della cronaca nera o rosa o sportiva. Ed è poco, mi pare, per della gente matura.
Angelo Santagostino
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Mamma mia, che impressione!
Mettete ai vostri figli scarpe da pochi soldi
Le scarpette di lusso, dotate di piantare e di tomaia alta, sostengono troppo il piede del bambino e gli impediscono di rafforzarsi. Vanno adottate soltanto in casi speciali.
Dall'età dei primi passi il nostro corpo appoggia per una buona parte della giornata sui piedi.
Il piede è una macchina formata da un insieme di archi ossei flessibili, longitudinali e trasversali, la cui resistenza è data principalmente dalla robustezza dei muscoli che si trovano fra il ginocchio e la caviglia, e sotto la pianta del piede stesso. I muscoli, collegati con dei tendini alle estremità di questi archi, non soltanto forniscono la forza motrice che mette in moto la "macchina" piede, ma hanno anche l'importantissima funzione di impedire agli archi ossei di appiattirsi gravemente.
Come tutte le macchine, anche il piede per non deteriorarsi, deve funzionare nelle condizioni migliori. E le condizioni migliori sono quelle in cui si trova quando è nudo.
Negli ultimi decenni abbiamo assistito al dilagare di calzature speciali per l'infanzia, dai nomi più o meno civettuoli e stimolanti la tenerezza materna. Così i bambini (ci riferiamo in particolare a quelli tra uno e quattro anni) non solo nel periodo invernale ma anche in quello estivo si sono visti imprigionare progressivamente i loro esuberanti piedini in strutture provviste di plantari "per prevenire il piede piatto" e di tomaie che arrivano a fasciare la caviglia "per evitare le storte" e l'umidità. Queste scarpe, e in particolare quelle dotate di supporti plantari sono costosissime e non servono allo scopo, anzi, sono addirittura dannose II plantare fa "impigrire"i muscoli che servono a mantenere l'incavo naturale della pianta del piede e la tomaia alta, fasciando la caviglia, impedisce al bambino di irrobustire e sviluppare i muscoli che proteggono la caviglia e ne controllano la posizione. In pratica le scarpine tanto reclamizzate servono solo a "viziare" il piede, la caviglia e i rispettivi muscoli dei nostri figli, levando loro molte possibilità di irrobustirli e levando loro una quota importante della gestione del controllo del piede e della caviglia. Riteniamo ché buona parte dei piedi piatti che insorgono nell'età infantile sono in parte dovuti proprio ad una insufficienza della muscolatura "cavizzante" per carenza di stimolo e di allenamento. E il miglior allenamento per i nostri bambini è portare scarpe semplici, comode. basse (quindi anche a buon mercato). non solo. ma portarle il meno possibile.
A casa i bambini dovrebbero camminare il più possibile a piedi nudi e, se questo non è proprio possibile. con le sole calze. Per quando vanno fuori casa, d'inverno calze di lana e scarpe basse col tempo buono: calze di lana, sopraccalze di cotone (che difende dall'umidità assorbendola) e stivali di gomma o di plastica col tempo invernale. D'estate, sandali di cuoio o di gomma-tela e, dove possibile, piedi nudi. Impediremo così che la "tutela" del nostro corpo, in particolare dei piedi dei nostri bambini, venga realizzata con mezzi esterni facendoci così ingorare la bontà delle nostre risorse interiori sia muscolari che non muscolari, che sono le più economiche e di maggior affidamento.
Sarà opportuno inoltre che il bambino impari a prendere cura dei propri piedi facendo fare loro un bagno di non più di cinque minuti ogni sera. Il bagno sarà ancora più utile se si insegnerà loro ad immergere i piedi per qualche secondo prima di passare nell'acqua tiepida: nell'acqua tiepida, con un poco di sapone, il bambino deve imparare a massaggiare e a prendere coscienza e cura dei propri piedini.
Dott. Sergio Camporese
dì Domenico Colella
'Il gusto si evolve, persino nel ristretto campo dei film del terrore.
Ma è proprio tanto ristretto questo campo?
Alle volte penso di no, se scorro le programmazioni soprattutto estive dei cinematografi cittadini. La produzione (e la conseguente distribuzione) di opere e operine incentrate su mostri, vampiri e fantasmi non è mai mancata per gli appassionati del genere. Che non sono pochi per la verità. lo, franca. mente, sono uno di quelli. E devo dire che, se avevo tralasciato questo genere, anche perchè in passato vi ritrovavo dei contenuti spesso antidemocratici, oggi in parecchi casi mi devo ricredere.
Facciamo un esempio. Una dozzina d'anni fa arriva in Italia un colorato «L'uomo dagli occhi a raggi X» del tuttofare Roger Corman.
Scrive Giovanni Grazzini: «fantascienza moralistica dove galleggiano i detriti di una concezione oscurantistica della scienza, intesa come diabolica sfida all'onnipotenza divina...». Pure Grazzini (e il Corriere della Sera, soprattutto in quel periodo non erano certo dei supersinistri...).
Il film, per la cronaca, raccontava la triste esperienza del solito scienziato che scopre il sistema per vedere attraverso le cose con i propri occhi. Impazzisce, commette dei delitti e alla fine si cava gli occhi, in un sanguinolento (e penoso) finale invocando il Divino. Nè l'esempio resta isolato. Tutti i film di Terence Fisher, per esempio la serie su Dracula e company, razzola abbastanza apertamente su superstizioni, fissazioni vagamente religiosomistiche, culto dell'assurdo e in genere insistono su una visione del mondo arcaica ed immobile.
Ma non era neppure questo, a mio avviso, l'aspetto più grave del fenomeno. Il lato più deteriore della stragrande maggioranza di questi film era la loro quasi assoluta mancanza di intelligenza, di fantasia, di humor. Eppure il cinema del terrore ha antenati parecchio illustri. Citerò rapidamente quelli che, per-
sonalmente mi hanno più impressionato:
«Nosferatu il vampiro. (1922) di Murnau: «Vampiro (La strana avventura di David Grey» (1932) di Cari T. Dreyer; «Der Golem» (1920) di Paul Wegener e Carl Boese. Tutti film impeccabili, anche oggi, rintracciabili in qualunque storia del cinema che si rispetti e nelle programmazioni dei migliori cineclub. Anche le prime visioni di Frankestein (come quella del 1931, firmata da James Whale) e di Dracula (come il Dracula, sempre del '31, firmato da Tod Browning) sono incoparabilmente superiori a molte semi-contemporanee (diciamo anni 50/60) con il terzetto Terence Fisher-Peter Cushing-Cristopher Lee). Di tanto in tanto qualcosa di buono usciva tra gli innumerevoli orrori di provenienza USA o peggio ancora messicana. Per conoscenza personale (quasi una scoperta casuale) vorrei ricordare «L'occhio che uccide» («Peeping Tom» che significa press'a poco «Guardone») del 1960 diretto da Michael Powell. Un film dell'orrore insolitamente interessante non solo per il suspence — sempre d'altissimo livello - ma anche perchè una volta tanto era un film dalla parte del mostro, del «diverso...
«Peeping Tom» era la storia di un ragazzo costretto ad uccidere per le conseguenze deleterie di certi esperi. menti (sulla paura) condotti su di lui da un padre degenere e fanatico. Nè gli varrà l'aiuto di una ragazza sensibile che era riuscita ad amarlo. Film democratico, quindi validissimo anche dal punto di vista artistico, tanto che il Sadoul lo definirà «un film strano e sconcertante in cui il terrore è soprattutto intellettuale e psicologico, agente sull'inconscio grazie ad un soggetto molto freudiano».
Intellettuale e psicologico... quanti altri film usavano questi sistemi diciamo così non offensivi dell'intelligenza per turbare lo spettatore (e magari, che male c'è per metterlo in crisi?).
Pensiamo con disappunto al modesto Dario Argento prosecutore di un filonemacelleria di cui purtroppo non si vede
ancora la fine.
Val la pena di sottolineare che quei pochi altri esempi (magari illustri) di orrore «diverso», film magari di contenuto apertamente democratico, non ebbero seguito nè vennero presi in considerazione nel nostro Paese. Mi riferisco soprattutto a «Freaks» (USA, 1932) di Browning che a tutt'oggi non ha avuto nè un'edizione italiana nè una titolazione nella nostra lingua.
Una fruizione più vasta s'imporrebbe per un film che ha fatto addirittura citare Poe, come modello (letterario) di riferimento. Browning non ha eredi degni di lui? È presto per dirlo ma io una mezza scommessa su Bian De Palma la farei. De Palma è il regista di una serie ormai abbastanza nutrita di pellicole del terrore recentemente distribuite in Italia: nell'ordine: «Il fantasma del palcoscenico», «Complesso di colpa», «Le due sorelle», e l'ultimo «Carrie, lo sguardo di Satana». Diciamo subito che finora l'opera più matura, ma anche ohimè quella che ha raccolto meno consensi presso il pubblico italiano, è stata «Le due sorelle». Una storia angosciosa di due sorelle che nascono attaccate. Ancora una volta una lancinante storia di «diversi» anzi di diverse. La sciocca pubblicità italiana (che ha cercato di inserire goffamente la pellicola nella serie «lesbismo») ha probabilmente contribuito a far sottovalutare un'opera di primissimo piano. Così Paese Sera: «Le due sorelle, una horror story, certamente uno dei migliori esemplari del genere...». Ma anche la più recente «Carrie» è film, a mio avviso di tutto rispetto. Bersaglio questa volta duplice: da una parte il bigottismo e il fanatismo religioso, dall'altro la crudeltà indifferente di certi studenti di collegi-bene. De Palma è feroce contro costoro. Bravissima la protagonista: si chiadla Sissy Spacek e (forse) vincerà anche qualche oscar. Non vuol dire niente, comunque... A proposito: anche i film del terrore hanno un loro premio, con relativo festival (ad Avoriaz). De Palma col suo «Fantasma del palcoscenico» è stato laureato qui.
(piccola cronaca)
È stata tolta per qualche tempo dalla stessa ATM, la pensilina d'attesa di fronte alla via Umiliati. Numerosi abitanti di Pontelambro che ormai si erano abituati ad attendere la 66 protetti dalla pensilina avevano pensato che fosse opera di teppisti. Un'altra pensilina dovrebbe al più presto, terminati alcuni lavori lungo la via Bonfadini, venire installata nei pressi della fermata.
Alcuni malviventi armati e mascherati hanno rapinato sabato 30 aprile il supermercato di viale Ungheria. La scelta del giorno non è stata casuale: proprio quel sabato infatti numerosi clienti si erano recati a fare compere nell'emporio dopo aver ricevuto lo stipendio mensile. L'irruzione è avvenuta intorno alle 20,15 quando si stava conteggiando l'incasso della giornata, circa 20 milioni.
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PRESIDI SOCIO-SANITARI DEL COMUNE DI MILANO
Presentiamo in questa pianta topografica della nostra zona i presidi socio-sanitari del Comune. Basta uno sguardo per rendersi conto che la zona 13 è assolutamente carente di servizi; non sono infatti presenti: la sezione distaccata dell'Ufficio d'Igiene e Sanità, l'ambulatorio vaccinale, il centro oncologico, il dispensario dermovenereo, centri sanitari specializzati, il consultorio familiare. Per la precisione bisogna però dire che presto dovrebbero aprirsi il consultorio e forse il centro oncologico. È necessario infine segnalare che l'équipe di igiene mentale che ha sede presso la scuola media di via degli Umiliati è fortemente incompleta di personale e che l'asilo-nido di via MeIeri non è ancora funzionante. Presto inizierà poi ad operare in zona una équipe psichiatrica per adulti per la quale però non è stata ancora definita l'ubicazione.
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RSENCH/O ÜCj Ambulatori medici
Asili - nido TRIVULZIO SUPERIOR O Equipe di igiene mentale dell'età evolutiva (SIME) -4
(presso scuole materne, elementari, medie, superiori)
di scuole elementari con annessi centri di ginnastica correttiva
(un pittore al mese; Gianni Battaglini
In un quartiere come il nostro in cui il vivere moderno è fatto di spazi e tempi comuni a molti, quello della pittura appare come il vissuto più sorprendente e segreto. Scovare il DIPINGERE in una delle prime torri al «3» di via Pecorini, dove abita Gianni) non è molto diverso dagli altri nostri incontri in zona: anche Battaglini ha il suo angolo riservato, con cavalletto, tavolozza, cassetta dei colori. Quello che lo distingue è il suo modo sobrio di parlare di pittura, estremamente consapevole nel considerare autocriticamente le dimensioni della propria metodica ricerca, contesa pacatamente ai brevi momenti di tempo libero per la SODDISFAZIONE di raffigurare certi momenti di contemplazione indiretta, filtrata dalla memoria. Sono paesi del sud, ambienti e figure della pesca in Calabria, aspetti del lavoro nei campi, tratti da appunti disegnati dal vero durante viaggi di ferie estive, con candido sentimento per una natura tersa e accesa nel colore solare. Il desiderio di estraniarsi dal rumore e dal grigiore della cronaca quotidiana, affida all'evocazione insolite felici stagioni e immagini lontane. Da dove gli viene questo bisognodi lirico intimismo? Non certo dai falsi e generici spontaneismi di maniera «naif». Proprio nelle incertezze, nella non ripetizione tecnica, e procedendo per tentativi, come se ogni quadro fosse il primo, Battaglini studia con preservanza e senza ansie. Sa che gli esempi più illuminanti e gli stimoli per un vero apprendimento non vengono da soli, dalle facili lusinghe delle pubblicazioni e delle inserzioni, per intenderci. che promettono una «rinomanza a tariffa».
La generazione di Battaglini, classe 1928, non può dimenticare quell'apparentemente rapido avvicendarsi di fatti vissuti nel momento cruciale della loro formazione. Col nome di «John», Battaglini diciassettenne, staffetta della Brigata «OSELLA» di Cino Moscatelli in Valsesia ritorna in quell'indimenticabile 1° Maggio 1945, nei giorni della Liberazione di Milano, partecipa alla memorabile sfilata partigiana di
Qa posta deilettori Lzona 13)
UNA MOSTRA SU SEVESO
I circoli F.G.C.I. della zona 13 hanno preparato una mostra su Seveso che sta ora girando nella Zona.
La mostra, composta da una decina di pannelli, vuole rendere noto ai cittadini della zona il dramma che gli abitanti di Seveso stanno tutt'ora vivendo a dieci mesi dalla fuoriuscita della diossina dallo stabilimento ICMESA della HOFFMANN LA ROCHE. Abbiamo scelto di fare questa mostra su Seveso perchè riteniamo che Seveso sia il simbolo della subordinazione dell'ambiente e della popolazione a interessi speculativi da parte delle numerose multinazionali dislocate in tutt'Italia.
Infatti la Regione Lombardia ha recentemente svolto un'indagine fra le industrie che producono sostanze altamente tossiche, come I'ICMESA, enumerandone un centinaio.
La mostra è uscita il 6-7-8 maggio al Festival dell'Unità di Via Zama; il 14 Maggio di fronte al Supermercato in P.zza Ovidio e il 15 maggio davanti alla chiesa di S. Nicolao della Flue; il 21 e 22 maggio sarà in V.le Ungheria; il 28 e 29 maggio a Ponte Lambro.
La mostra tratta di problemi quali:
Che cosa e come produceva I'ICMESA
Il dramma delle donne di Seveso
Le responsabilità politiche
Invitiamo tutti i cittadini della zona a visitare la mostra.
I CIRCOLI F.G.C.I. ZONA 13
LETTERA
APERTA AL CONSIGLIO DI CIRCOLO DECORATI - MELERI - ZAMA
Spettabile Redazione, Sono la mamma di due bambini delle scuole Elementari e Materna di Via Decorati. Vorrei esprimere il mio giudizio su ciò che è successo il giorno 15 aprile presso la nostra scuola materna. Naturalmente esprimo il mio disappunto per quello che ho visto e sentito. lo non so, quali siano i retroscena che sono successi precedentemente a questa chiusura totale del nostro Consiglio di Circolo, però dico soltanto che qualunque sia il motivo, non ci si chiuse a riccio, non si cerca di sfuggire i genitori.
Io vengo (e ci sono ancora) da una scuola forse troppo aperta e mi sono trovata decisamente in una scuola troppo chiusa, perciò vorrei dire al nostro Presidente di Circolo che gli estremi si toccano, quindi cerchiamo di non cadere nell'estremismo.
A me personalmente, piacciono sempre e comunque le linee di mezzo.
Rivoluzionare la scuola non è il desiderio di tutti, ma il rinnovamento lo vogliono e lo auspicano in molti.
Non vogliamo togliere competenze a nessuno, ma però vogliamo la disponibilità al colloquio e non le fughe inutili.
Il colloquio individuale è buono, ma quello assembleare è indispensabi-
le e doveroso. Cerchiamo perciò di non mancare nelle cose più elementari per non esporci a critiche inutili. Maria Fedeli
Per fornire maggiori elementi di conoscenza ai nostri lettori precisiamo che il 15 aprile si è tenuto, presso la scuola materna citata, il primo incontro tra le scuole materne Decorati, Meleri, Zante e Zama e il Consiglio di Circolo della scuola elementare. Tale incontro è avvenuto con molto ritardo per l'evidente volontà dilatoria del Consiglio di Circolo e si è svolto in modo piuttosto burrascoso proprio per la diversa concezione della scuola che è illustrata dalla signora Fedeli.
AIUTARE I DISADATTATI
PSICHICI
Egregio Dottore, La ringrazio per aver pubblicato la mia lettera ed avere unito la sua autorevole voce nel perorare la causa dei disadattati psichici.
Purtroppo le strutture per il loro inserimento sono quasi inesistenti: si riducono a pochi ambulatori di igiene mentale dove più che altro ci si limita a distribuire farmaci e a qualche sporadico colloquio ad un solo «laboratorio protetto» per tutta la città di Milano con disponibilità per 50 posti a lentissimo ricambio.
Abbiamo più volte sollecitato la provincia a istituire un secondo «labo-
Piazza Duomo. Quel giorno John vede i fasci dell'arengario finalmente divelti frantumati, si ritrova ad essere «Gianni», ma non lo stesso ragazzino di pochi anni prima; costretto ad interrompere gli studi di disegno ALLE SERALI DI Brera quando, nel 1942, la sua casa di Corso Garibaldi andò distrutta dagli spezzoni incendiari dei primi bombardamenti. Rivede i volti dei contadini nella campagna di Senago dov'era sfollato, ripensa alle montagne della Valsesia in primavera, e i colori e le voci della folla si mescolano alle bandiere di quel giorno intenso, anche oggi, dopo tanti anni. Kandinskij diceva che «in ogni quadro sta misteriosamente racchiusa tutta una vita, con molti tormenti e dubbi e ore d'entusiasmo e di luce». L'interminabile dopoguerra non ha favorito, anzi ha represso le vocazioni le potenzialità di queste generazioni: (partecipi della Resistenza, della ricostruzione e dei sacrifici), allontanate da una restaurazione culturale inerte e aristocratica prima, e dalla tecnofobìa consumistica poi. «Fanfani pittore» è un titolo che fa notizia per certi ritocalchi illustrati (che non scherzano): molto emblematico di una certa situazione della «cultura ufficiale». Quanto alla socialità dell'arte e del tempo libero molti si sono dovuti arrangiare, trovando «un proprio mondo» chiusi in un appartamento, e in mancanza d'altro ricorrendo come fruitori alle edicole per farsi una biblioteca a dispense: «Maetri del colore», ecc. Frequentando occasionalmente mostre e gallerie, rari programmi televisivi in orari possibili; insomma in sede pubblica è sempre mancata una moderna iniziativa di confronto e di invito all'espressione, per non parlare della scuola. Venendo al nostro quartiere, Battaglini apprezza le volonterose iniziative del Centro Forlanini. ma non sa ancora spiegarsi come mai. in una « sezione pittori », sia stato possibile subire una censura iconoclasta: « nudi » di donna no. Il diavolo, si sa, non è astrattista, di questi tempi.
Gigi Valsecchi
ratorio» (tanto per cominciare) ma non ci è molto chiaro il motivo per cui non vogliono prendere in considerazione tale possibilità, crediamo però di comprendere che questa struttura è da loro ritenuta emarginante, giudizio che non condividiamo perchè in mancanza di altre soluzioni la cosa presenta anche dei lati positivi. Gli amministratori provinciali ci hanno più volte spinti a rivolgerci ai comitati di quartiere perchè a questo livello dovrebbero nascere quelle iniziative che porterebbero all'istituzione dei servizi sociali con il vantaggio del decentramento e la possibiltà di assistere il soggetto in difficoltà nella stessa zona dove si manifestano i suoi problemi. A questo punto desidero rivolgere una domanda. Esiste la possibilità di poter disporre di locali o di qualche stabile libero nella vostra zona da adibire a centro psicosociale con finalità terapeutiche e ricreative tendenti a risocializzare chi ha problemi di adattamento ambientale? Se ciò fosse attuabile si potrebbe con la collaborazione della Provincia cercare di impostare un servizio sociale con sbocchi verso la comunità in modo da favorire al massimo l'inserimento di chi lo frequenta evitando di farne una struttura segregante. La Provincia, a nostro avviso, potrebbe disporre del personale tecnico e forse si potrebbero trovare degli animatori (anche volontari) attraverso il quartiere o la comunità parrocchiale. Se ci fosse anche una lontana possi-
bilità potrei impegnarmi a fare da intermediaria discutendo il progetto con l'Assessore all'Assistenza Psichiatrica. Secondo noi questa potrebbe essere la strada migliore per affrontare inizialmente e almeno in parte il problema dell'emarginazione, in seguito questi centri potrebbero moltiplicarsi. Sarà realizzabile tutto questo (sia pure in tempi lunghi) o dovrà rimanere soltanto un sogno?
Mi voglia scusare se approfitto ancora della sua gentilezza ma abbiamo tanto bisogno che qualcuno ci tenda una mano e quando ciò avviene si accende per noi una nuova speranza. Bianca Minora (Associazione Famiglie Disadattati Psichici Adulti)
Ritengo che la proposta fatta dalla Signora Minora sia degna di interesse, tuttavia tengo a sottolineare la difficoltà a reperire nella zona 13 locali idonei ad accogliere un e centro psicosociale ». Rendo inoltre noto che presto inizierà a funzionare in zona un Servizio di igiene mentale per adulti e che già agisce, sia pure con una equipe incompleta, un Serwiio di igic.ne mentale per l'età evolutiva, cioè per i bambini fino a 14 anni. Ritengo infine che tutti questi problemi possano, e debbano, essere discussi anche attraverso « Milano domani » ma che debbano essere portati nella sede più idonea ad affrontarli, cioè nell'ambito del Consiglio di zona.
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CHETODOMANI-) CHET O t
(sport)
I cinquant'anni della «A.C. Macallesi»
Proprio nel giorno di uscita di « Milano domani », il 15 maggio, la societd sportiva o Macallesi » festeggia il 50° anno di attività con un torneo quadrangolare fra le formazioni giovanili del Milan, dell'Inter, del Como oltre naturalmente alla rappresentativa dei padroni di casa. Ma non è solamente per l'importante ricorrenza di un gruppo che opera da tempo nella nostra zona, che ci occupiamo della « Macallesi ». È anche per aprire uno spiraglio nei confronti dell'attività esclusivamente dilettantistica di giocatori e dirigenti delle società sportive, che mantengono con grande profusione di impegno personale in piedi delle strutture organizzative nonostante i sempre crescenti costi. Dopo l'impegnativa inchiesta pubblicata alcuni mesi orsono da o Milano domani » sulle strutture sportive di zona, ecco perciò che apriamo uno spazio alla cronaca del funzionamento di questi centri di attività fisica. Il nostro sforzo sarà quello di seguire tutti gli sports praticati in zona, anche se per forza di cose il discorso Si apre con il calcio e sulla società che in zona ne è più rappresentativa. Vediamo dunque, anche per rendere mento alla
Riconosciti e vinci
o Macallesi », di dare un primo sommario accenno, che necessariamente dovrà essere ampliato nei prossimi numeri, del lavoro dal gruppo sportivo. Otto squadre di calcio (tre dei N.A.G. e una rispettivamente per giovanissimi, mini-allievi, allievi, juniores e « under 21 »), oltre cento tesserati; un campo di calcio, una sede nei pressi del campo dietro a viale Ungheria. Da 14 anni è il punto d'incontro di ragazzi e giovani della zona 13 che costituiscono da tempo l'ossatura della squadra. Il campo, le panchine e il bar sono luogo di ritrovo anche per numerosi pensionati che aiutano la societd nel molto tempo libero che rimane loro. L'ingresso al campo è sempre gratuito e i finanziamenti provengono dai guadagni del bar e da qualche pro-campo. Negli ultimi tempi il bilancio della società ha subito un duro colpo in occasione di tre furti notturni; l'ultimo del quale è costato alla societd un danno per quasi un milione, in scarpe da calcio, salumi e bottiglie. Torneremo comunque a parlare della « Macallesi o nei prossimi numeri.
Paolo Zucca
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della compianta
I familiari della compianta
nell'impossibilità dl farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore e partecipato alle estreme onoranze. 24 febbraio 1977
nell'impossibilità di farlo singolarmente. ringraziano tutti coloro che hanno preso parte ai loro dolore e partecipato alle estreme onoranze. 24 febbraio 1977.
no A. C. MACARESI 1927 15 MAGGIO 1977 Quadrangolare fra squadre A. C. MII.AN - F. C. INTER A.C.COMO-A.C.MACARESI1921 - categoria esordientiVVM eilmtumn anche Ån nmont. Da 0.0,1ÅÅ Glor. LannImo. Å 5 5 1911 15 con pÅOÅMpamom dM ÅÅ gHno mccatme All'IERI CONDONI AMMOVAZPI MUSO TERZI 04AGOMAPPI 11051140000I ÅALCOM COLOMBO 1110141 GATTI LUPI ORI BRUCA DUZIOAll DALLA MITRA FILIW 10100105 CRESPI CALMATI 511UGOLÅ ROVATT 5Å100911 MONCA; ACl/11.11 Å01115011 CORONI - C010ÅAÅ1511 DAMDRA ERI GPANI CORSO 00Å71em Tecnico MEAUÅ Ilouton ÅATTMA ÅCHILLJ M.4,,, Soc.. Prol 31 0L5E1110 Ar.to IMIIUTTO 110Å111 101110 PROGRAMMA O. 9.00 Inaugurvpme con m.o.n. Automa OrÅ 5.15 5m00tpuhle Å C MILME I C i7MR14ÅE10MIÅLE Ora 10.15 r sarÄÄÄÄÄ,. Ä C MACALLE51 Å C COMO Ori ODO .contro PECCHI{ GLORIE 1.0Å15ÅRDE 5 5 001 Ori 15,15 FenÅlÅ I I p... Or. 15.15 Etna. ]'pecco 0101 00 TobloonÅ 1 11ÅGC MACALLESI Or. 17.30 PrenummnÅ In.nw al s11 Gli incontri si effettueranno sul campo sportivo di Viale Ungheria, 5 Milano - Tele f. 50.61.901.
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(MILANO DOMANI) zana 13 Via Mecenate 25 - Supplemento a Ticinia Notiziario - Aut. Trib. di Milano n. 232 del 4.6.73 - Dir. Reso. Luciano Capitini - Stampa Coop. "IL GUADO" - Robecchetto con Indunotel. 0331/881475 - Comitato di Redazione: Mario Caccia, Donatella Campoleoni, Mimmo Casucci, Felice Fava, Luigi Gilio, Marina Muzzani, Adriano Zagato, Paolo Zucca - Amministrazione: Flavia Sellini - Grafica: Renato Magni - Foto: L. Gilio, G. Carlo Maiocchi - Disegni di: G. Battaglini, M. Vaglieri.