Affori-Bovisasca...(11)

Page 1

omasina ruzzano fforí bovisasca

mensile dí politica, cultura e attualità anno primo n.3 marzo 1979 lire trecento

L'esigenza della pace nel mondo pone nuovi interrogativi

Angosciati e sgomenti stiamo assistendo, da qualche settimana, a un preoccupante evolversi di pericolose tensioni, di conflitti aperti. di rumori di guerra in più punti del mondo. Dall'aggressione cinese al Vietnam, per dire della più grave lacerazione apertasi in quel Sud-Est asiatico inquieto e inquietante, ad altri segnali che ci vengono dalla penisola arabica, dall'Africa: Uganda e Tanzania, Rhodesia e Angola, Yemen del Nord e Yemen del Sud: sono anche questi focolai carichi di pericoli, di minacce che può accadere qualcosa di grave per il mondo, per l'umanità intera. La situazione internazionale si va pericolosamente deteriorando, la politica di distensione segna battute d'arresto, regredisce, gli equilibri mondiali si fanno sempre più precari. Si intensifica, si riaccende quella spirale della corsa al riarmo che porta a spendere nel mondo ogni anno 400 miliardi di dollari, quasi il doppio del prodotto lordo nazionale dell'Italia, si badi bene, al cospetto di aree di sttosviluppo, di milioni di persone che muoiono di fame.

E in questo quadro davvero poco confortante si inseriscono gli sviluppi di conflitti, di un conflitto in particolare, quello cino-vietnamita, carichi di inquietanti interrogativi. Non induca la lontananza geografica, l'eco smorzata di quegli avvenimenti a rassegnarci a guardare con distacco, con rassegnazione. Né si tentino meschine speculazioni ideologiche su un conflitto che riguarda due paesi ad indirizzo socialista come la propaganda di certa stampa del nostra paese ha tentato e continua a fare. A chi giovano frettolose righe, certe sciocchezze che si sono lette in molti commenti di questi giorni se proprio tali commenti ostentavano una agghiacciante reticenza a pronunciare la parola «pace.'? Non è tempo di speculazione ideologica, di cecità anticomunista, che è in sostanza il nocciolo attorno al quale sono stati costruiti ridicoli commenti, cui peraltro si potrebbero contrapporre ben più valide e argomentate valutazioni sulle ragioni storiche e politiche, sui travagli terribili, tanto per fare un esempio, che hanno concorso a «partorire>, i regimi del Vietnam, della Cina, della Cambogia. Non è su questo che dobbiamo, al momento, porre la nostra attenzione. La questione primaria, macroscopica, essenziale è una: la pace nel mondo. questa la strada che occorre percorrere prima di tutto.

Per questo gli avvenimenti in quella parte del mondo ci riguardano dappresso, per questo occorre che le forze democratiche, progressiste di ispirazione socialista, cristiana, laica diano un attivo contributo al rilancio della politica di distensione, di coesistenza pacifica, di cooperazione. Quello che questi drammatici eventi mettono prima di tutto in rilievo è che i problemi che travagliano il mondo, certi problemi, come quelli del sottosviluppo, della miseria, della sovrappopolazione non sono più rinviabili, necessitano di risposte costruttive, concrete. Ma appunto questa esigenza deve essere incanalata per la via giusta dello sviluppo nella pacifica coesistenza e non in quell'aberrante e cinico alveo della violenza, della sopraffazione, della guerra che le forze dell'imperialismo — queste si — e certi circoli reazionari tentatno di far Imboccare. Che peso (segue in ultima)

Nella foto: un aspetto della manifestazione organizzata dalla FGCI milanese il 25 febbraio per condannare l'intervento militare nel Sud-Est asiatico e per un impegno concreto al ristabilimento della pace, per la distensione internazionale, e per riaffermare che le questioni tra i popoli non possono risolversi con l'uso delle armi.

Quartiere Comasina

La spirale della paura

Un aberrante delitto che non deve lasciarci indifferenti

Il quartiere Comasina ancora nella cronaca, quella cronaca «nera» che da anni, ormai, lo caratterizza, in un crogiolo di violenza, di disgregazione, di emarginazione, di «ghettizzazione" che l'hanno reso tristemente noto, che l'hanno trasformato, che hanno trasformato la gente che vi abita, le sue abitudini, la sua vita.

Questa volta l'episodio può, a prima vista, non toccarci, non riguardarci. Un pregiudicato, riferiscono le cronache dei giornali. Un pregiudicato è stato trovato ammazzato in un prato circostante il quartiere. Un trafficante di droga, «giustiziato», si dice, da una sedicente organizzazione terroristica di estrema destra.

Frange di vita, ricettacoli di delinquenza, una tragedia consumata in un mondo che della violenza ha fatto e fa consuetudine, arma per la sopravvivenza. E allora si tende a guardare all'episodio con distacco, con indifferenza. Sono cose — chi non l'ha pensato — che riguardano un altro, mondo, che travalicano il nostro vivere quotidiano, che ci sfiorano. Che ci sfiorano, però, fino a quando non ci toccano. E non siamo certo noi a scoprire che questo mondo, tante volte, troppe volte, ci ha toccato, ha coinvolto gli innocenti, gli inermi. E allora riflettiamo anche su un

8 Marzo

episodio che ci appare lontano, ma che in realtà fa parte della nostra vita, delle nostre abitudini.

Non importa chi fosse, cosa facesse. È stato trovato ammazzato parecchie ore dopo essere stato colpito a morte. La gente del quartiere dice di aver sentito qualcosa. Ma chi mai si azzarda ad uscire dopo le otto di sera, in Comasina? Ecco il punto. La spirale della paura, della violenza, ci riguarda, eccome. E tutti, indistintamente.

Fa parte di noi, della nostra quotidianità. Ma se il quartiere Comasina (il discorso è però più generale) è imbrigliato nei tentacoli di questa paura, se il »riflusso» nel privato può essere una conseguenza di tutto ciò, se la disgregazione dei giovani, il rapido e drammatico diffondersi della droga, se lo scollamento che c'è nei rapporti umani sono il punto d'arrivo di una «americanizzazione», di una violenza endemica che coinvolge le grandi metropoli e se è questo il prezzo che dobbiamo pagare — si dice — a un certo tipo di sviluppo, allora diciamo che a questo cinico gioco non ci stiamo più. Non ci stiamo più perché abbiamo le potenzialità per dire basta, perché ci sono le forze (segue in ultima)

Anche quest'anno 1'8 di Marzo rappresenterà un momento in cui le donne trarranno un bilancio, unite, o meglio impegnate, per trovare un denominatore comune, di tutta l'attività che si è fatta, per migliorare a tutti i livelli la condizione femminile.

Scendere in piazza, per noi significa manifestare unite, fare sentire che siamo presenti e che lottiamo ogni giorno contro coloro che vorrebbero tenerci in un Isolamento secolare, in un malcelato incatenamento, che le battaglie portate avanti specialmente in questi anni, stanno tentando di spezzare.

Purtroppo il nostro bilancio non può Ignorare storture, inceppi, fratture che ci sono all'Interno del movimento delle donne: cose che molto spesso non riusciamo a superare perché condizionate da posizioni politiche ben precise, che impediscono anche di ritorvarsi unite su determinate battaglie.

Tuttavia è necessario prendere atto di conquiste che, a caro prezzo, abbiamo ottenuto a livello legislativo, per esempio la legge che regola l'aborto. Legge che purtropp è stata contrastata da vari gruppi

Gennusa (PSI): «Berlinguer liquida il compromesso storico» a pag. 2

A quando il Palazzetto dello sport nella zona 8? a pag. 5

Infortuni sul lavoro: un morbo sconosciuto? a pag. 4

politici, anche da parte di quelli che si ritengono i massimi portavoce delle esigenze del mondo femminile: i radicali.

Questi sbagliano a portare avanti una richiesta di referendum per abrogare tale legge, poiché non ai deve tornare indietro. Noi donne al contrario dobbiamo lottare per la piena applicazione degli articoli di questo provvedimento, che sono molti e che sanciscono anche il diritto all'edificazione di consultori: strutture che ci dovrebbero aiutare a diffondere un'informazione in campo sessuale, che purtroppo oggi non è diffusa.

Noi donne oltre a questo, abbiamo dovuto subire l'offensiva «clericale» che si è fatta sentire moltissimo ed ha osteggiato la lotta contro l'aborto clandestino, il rimprovero che dobbiamo rivolgere ad alcuni obiettori di coscienza, è quello di non impegnarsi nei consultori o peggfo dl aver fatto abortire a pagamento! Oltre a questa legge che apre il terreno a nuove battaglie, ci sono state conquiste nel mondo del lavoro che ci hanno portato più vicine alla parità coll'uomo, (segue in ultima)

muovo
Non una celebrazione
un impegno
ma
nuovo

Gennusa, responsabile di zona del Psi

«Berlinguer liquida il compromesso storico

Continuiamo nelle interviste iniziate Il mese scorso con i responsabili politici della nostra zona, sul progetto di tesi pubblicato dal Partito Comunista Italiano In preparazione del XV congresso Nazionale che si terrà a Roma dal 20 al 25 Marzo 1979. Questo mese abbiamo sentito l'opinione espressa da Gaspare Gennusa responsabile di zona per il Partito Socialista Italiano.

D. La pubblicazione del progetto di tesi del PCI, a tuo parere come è entrato nel dibattito politico generale, e in particolare nel tuo partito?

R. Desidero affermare in via preliminare che il congresso di un grande partito come il PCI è sempre un fatto estremamente rilevante non solo per il partito che si appresta a celebrarlo, ma per tutta la vita nazionale. Detto questo, devo dire che le tesi hanno avuto all'interno del partito socialista delle ripercussioni consistenti. A livello centrale desidero citare l'intervento di Fabrizio Cicchitto su Mondo Operaio; Cicchitto dice, ed io ne condivido il giudizio, che la proposta formulata dai comunisti dell'asse preferenziale tra PCI e PSI, ci trova perfettamente consenzienti, tuttavia egli aggiunge, che nelle tesi appare una certa affermazione di equidistanza del partito comunista fra la DC e PSI.

Per quanto riguarda la zona voglio dire che, nel partito non si è affrontata una discussione organica, nel senso che si siano convocate delle riunione appositamente per discutere le tesi, ma dalla loro pubblicazione. in riunioni e dibattiti esse sono divenute punto di riferimento. Questo sta a significare che noi attribuiamo notevole interesse al prossimo congresso del PCI, specie per il grave momento di crisi in cui si svolge e perché crediamo che esso segnerà una tappa importante per la vita politica del PCI nel prossimo futuro.

D. Di fronte a problemi internazionali di crisi profonda, drammatica e spesso di lettura estremamente complessa, le tesi parlano di ,,Nuovo internazionalismo”. Che cosa ne pensa il tuo Partito?

R. Non c'è dubbio che i problemi internazionali condizionano le scelte che ciascun partito fa in ordine ai problemi di politica interna. In un mondo che vede le economie dei singoli paesi dipendenti l'una dall'altra, (e questo vale in particolar modo per l'Italia, la cui economia risente in maniera immediata di ogni piccolo avvenimento che si verifica in altra parte del mondo) i problemi di politica estera assumono particolare importanza. É da questa considerazione, che a mio giudizio, bisogna partire per dare una valutazione di quello che il PCI propone come «Nuovo Internazionalismo». Sinceramente mi sembra che a questo proposito nel progetto di tesi il problema sia posto in modo abbastanza sfumato, e mi auguro quindi che nel corso del dibattito questa tematica venga meglio specificata, anche perché affermare l'esigenza di un nuovo internazionalismo, soprattutto in riferimento all'internazionalismo comunista, senza chiarire come esso si articolerà, mi pare che questo resti troppo nel vago. Negli ultimi mesi per esempio, si era parlato poco, all'interno del PCI, e qualcuno addirittura aveva negato l'esistenza .dell'Eurocomunismo, mentre nel progetto di tesi si torna a parlare esplicitamente di Eurocomunismo. Questo significa che l'internazionalismo del partito comunista intende articolarsi in modo diverso che per il passato? E se questo è vero come si espliciterà? Per tornare all'Europa che cosa si intende per Eurocomunismo e quale ruolo si assegneranno i partiti comunisti dell'Europa occidentale? Mi sembra di poter dire che il rinnovato Interesse del PCI per l'Europa è un fatto estremamente positivo, perché questo nuovo internazionalismo comincia a divèntare qualcosa di visibile e più corrispondente ai connotati dell'Europa di oggi. Connotati che Intendiamo, e dico Intendiamo perché anche noi Il vogliamo cambiare.

Per concludere questa parte vorrei esprimere una mia opinione che mi rendo conto può apparire una

11«Pungolo» e il centro sociale di via Spadini

eresia. Voglio dire che non condivido il giudizio che in genere si da dell'Unione Sovietica, giudizio che in parte viene anche accettato dal Partito comunista. lo non voglio stare a quantificare quanto l'Unione Sovietica sia o non sia un paese socialista e nemmeno quanto sia coerente la politica attuata con l'ideologia marxista. È un giudizio che non mi sento di esprimere per due motivi: primo perché mi sembra presuntuoso da parte mia e in secondo luogo perché non ho quella conoscenza, dell'organizzazione della società sovietica, che sono elementi indispensabili per dare questi giudizi. Il mio, magari, ha tutto il sapore di un ragionamento fatto col cuore e non col cervello, ma non posso dimenticare la rivoluzione d'Ottobre e tutta la carica di entusiasmo che evoca il suo ricordo ancora oggi. Che ci siano delle cose che vanno modificate io non lo discuto neanche, ma qual è quel paese dove non vi siano cose da modificare?

Certo in Unione Sovietica vi sono molte cose che dovrebbero essere cambiate, e posso anche ammettere che essa non rappresenti più la patria del socialismo che fino ad una ventina di anni fa si credeva che fosse, ma è anche certo che io non mi sento di condividere tutte le cose che si scrivono e che vogliono farci apparire quel mostro che non è, perché se molte delle cose corrispondono a verità, molte altre sono di chiara marca strumentale.

D. Politica unitaria, politica delle alleanze, compromesso storico sono, per le tesi, assi portanti della risposta dei comunisti alla crisi generale del paese. Queste vie come sono dal tuo partito interpretate e discusse?

R. Nelle tesi del PCI,- se ho capito bene, per quanto riguarda la politica unitaria si fa una distinzione; da una parte il partito comunista tenta una serie di alleanze fra classi sociali diverse, dall'altra un'alleanza di carattere politico, partitico, parlamentare. Diciamo che, in questo momento, quella che assume maggiore visibilità è la seconda, anche perché la prima è sempre stata una costante dei comunisti, cioè la ricerca e l'allargamento del suo intervento politico fra le classi, mentre la seconda subisce necessariamente le contingenze. Credo che questo secondo aspetto si è manifestato in maniera molto più vistosa quando il compromesso storico è divenuto il pilastro della politica interna del PCI; credo anche che sia noto a tutti che questa politica non sia stata accettata dal Partito Socialista, e pensiamo di avere dimostrato in modo non acritico i motivi di questo rifiuto.

Partendo dalla esperienza del centro sinistra durata quasi un decennio, e anche se ci rendiamo conto della diversità delle due politiche e del diverso peso del PCI, noi non crediamo che il compromesso storico, essendo basato sulla collaborazione con la DC, possa dare esiti positivi per la soluzione dei problemi del Paese. Forti dell'esperienza passata, riteniamo che la DC non dia, infatti, garanzie per la trasformazione della società. Se non bastasse l'esperienza del centro sinistra basterebbe analizzare l'esperienza di questi ultimi due anni e il comportamento tenuto nell'ambito della maggioranza appena disciolta.

In quanto alla politica unitaria portata avanti nel passato dai comunisti, e mi auguro che per il futuro non sia più cosi, ci pare che essa era intesa come unità attorno al PCI; tanté che ogni qual volta si verificavano posizioni divergenti fra i partiti della sinistra, i comunisti accusavano gli altri partiti di volere dividere la classe operaia. Poiché non sono abituato a fare il processo alle intenzioni ed avendo attentamente letto II progetto di tesi del congresso, sono propenso a pensare che questa fase politica e che questo tipo di rapporto che il PCI ha ritenuto dl assumere con gli altri partiti della sinistra, In Italia, si sia conclusa. C'è tuttavia una preoccupazione che ho avuto già modo di manifestare al congresso della sezione di Allori ed è quella che, la manifestata volontà di avere con li PSI

un rapporto privilegiato, venga in qualche modo fatto scadere. Quando si afferma nelle tesi che «la politica unitaria del partito comunista è stata e resta il rapporto di unità col Psi e la ricerca dell'incontro e dell'intesa con le forze popolari e progressiste di ispirazione cattolica, è questa la linea che si è espressa nella formulazione del compromesso storico», ecco, qui non so se interpretare questa ricerca come interesse della politica del PCI verso il mondo cattolico, cosa che è sempre avvenuta, oppure la ricerca dell'incontro con la DC. Personalmente ritengo che sia la seconda, quella di maggior interesse per il PCI, proprio perché essa si identifica con la linea del compromesso storico e questo lo si fa con la DC, e non con le forze cattoliche così variamente intese e collocate.

Analizzando l'attuale crisi di governo e le proposte formulate dal PCI per la sua soluzione lette da Berlinguer alla televisione, si ha la netta sensazione che sia la terza proposta quella su cui il PCI punta maggiormente. Ecco diciamo che la nuova e diversa posizione del Partito Comunista, non solo fa giustizia del compromesso storico, liquindandolo, ma riconosce la giustezza dell'impostazione del PSI da un anno e mezzo a questa parte. Posizione ampiamente dibattuta ed approvata nel congresso di Torino, ossia l'alternativa di sinistra.

D. Il PCI ha posto con forza la laicità del partito, dello Stato; il giudizio

che ne date e come viene vissuto nella prassi questa laicità nel tuo partito?

R. L'affermazione più interessante al riguardo, ritengo, sia quella del rifiuto del partito come elemento totalizzante; questa, assieme a quella del pluralismo, sono elementi nuovi ed essenziali nelle tesi del PCI. Vi è, però, la necessità di precisare meglio cosa si intende perché, se ricordo bene, nel progetto a medio termine, elaborato l'anno scorso, si parlava di «democrazia consociativa»; mi sembra di poter dire che questa affermazione sia la negazione del pluralismo, in termini teorici naturalmente. Del resto le tesi sono pervase, molto spesso fra le righe, in altri punti esplicitamente, di qualcosa che non ammette più e non propone più la «democrazia consociativa». Accetta, invece, e non può non accettare, se si ammette il pluralismo, la democrazia conflittuale. E questo è detto espressamente nella tesi 10 che rappresenta un fatto nuovissimo nella politica del PCI.

Un partito totalizzante non può essere un partito laico. Un partito che vuole ottenere tutto il consenso possibile attraverso tutti gli strumenti, si pone come partito totalizzante. Un partito invece che accetta il pluralismo è un partito che rifiuta di essere totalizzante, e quindi è uno fra i tanti e allora come supporto essenziale non c'è più il consenso, ma c'è il conflitto ci sono le opposizioni. Ecco, queste sono per me le grandi novità che vi sono nelle tesi e per quanto mi riguarda queste fanno avvicinare di molto il PCI al PSI.

Teatro per ragazzi

Stagione 1978-1979

Stagione 1978-79

L'Associazione amici dello spettacolo e del teatro per i ragazzi presenta Dal 10 marzo all'8 aprile. All'Angelicum - Piazza S. Angelo, 2 Guerrino detto il meschino Messo in scena dalla Compagnia Marionettistica Carlo Colla e figli di Milano Il testo che Eugenio Monti ha tratto dal romanzo trecentesco di Andrea Da Barberino e da un copione di Carlo Colla, racconta il lungo cammino intrapreso da Guerrino detto il Meschino, accompagnato dallo scudiero Gerolamo, alla ricerca delle proprie origini attraverso una serie di fantastiche avventure che hanno come ambiente nella prima parte del viaggio l'Oriente misterioso, nella seconda l'antro dell'incantatrice Alcina e nell'ultima la battaglia di Durazzo alla fine della quale avviene l'incontro tra Guerrino ed i suoi genitori: i regnanti di Durazzo liberati dalla prigionia saracena.

La figura del protagonista è vista in una dimensione più profonda di quella dell'eroe senza macchia e senza paura; pur non togliendo spazio agli ingredienti spettacolari Guerrino diventa simbolo dell'uomo alla ricerca della propria identità (richiamandosi in ciò a tutta la tradizione epica da Omero in poi) mentre il personaggio di Gerolamo introduce nel mondo degli «alti» valori del mondo cavalleresco lo spessore umano, il razionale, il quotidiano. Pur mantenendo le caratteristiche della maschera della tradizione.

La scelta di mettere in scena questo lavoro, oltre alla garanzia di spettacolarità quale deve essere quella marionettistica (e che riprende la tradizione che in passato si svolgeva al teatro Gerolamo) si propone di offrire al mondo della scuola un collegamento con un'indagine sui poemi epici ed a questo scopo sarà messa a disposizione degli insegnanti un'ampia schedatura.

Orari: dal martedì al venerdì ore 9.45 scuole (su prenotazione) prezzo L. 1.000 Sabato e Domenica ore 15 prezzo L. 1.500 posto unico. Per informazioni tel. 02/6597851 dalle 9.30 alle 12.30.

116-6-ígeíantenta

astesani, 43 20161 tee. 64.55.??5

Leggendo l'ultimo numero del mensile di D.P. della zona, il «PUNGOLO», emergono, secondo me, alcuni elementi della linea politica di questa organizzazione di carattere settario e opportunista.

Un esempio può essere l'articolo che appare a pag. 11 su di una assemblea del C.d.Z. 8 che aveva come argomento la gestione del centro sociale di via Spadini e il suo utilizzo.

Innanzi tutto vi si esprime una avversione totale e pregiudiziale per tutto ciò che sa di formazione politica o di partecipazione organizzata alla vita della zona, partendo da una preclusione assurda, motivata dalla presunta asserzione di incapacità di conoscenza della realtà del quartiere e della zona che avrebbero le forze avversate.

Questo lo si può rilevare nella frase che segue: «Le proposte ayanzate dal rappresentante della FGCI, partendo da un presupposto reale ed importante e cioè la necessità d'intervenire rispetto ai giovani, che più di altri soffrono la disgregazione e la perdita di valori, sono il risultato, secondo noi, di una riflessione fatta a tavolino, il tentativo cioè di trasferire in pratica gli enunciati di linea del partito senza tenere in minima considerazione la vera e peculiare situazione, vissuta dai giovani nella zona».

Secondo costoro i giovani della FGCI della zona non vivrebbero ne conoscerebbero la realtà del quartiere, non si confronterebbero costantemente e dialetticamente con essa.

Abbiamo quindi l'esporsi di posizioni neoqualunquiste che in realtà rinchiudono una logica opportunista e populista che tende solo ad aggravare i termini della condizione giovanile, nella aberrante logica del tanto peggio tanto meglio, che vuole chiudere in una ottica minoritaria e corporativa i giovani, non farli partecipi attivi del loro nuovo modo di vivere. Questo emerge ancora più chiaramente se si tiene conto che il tono dell'intervento della FGCI non era quello di <<elenco spesa» riportato dal mensile ma conteneva anche un preciso cappello di analisi politica, critica e autocritica, sul ruolo delle organizzazioni giovanili nei quartieri, e in cui le nostre proposte (per altro mal riportate dal mensile di DP) si inserivano per meglio dare l'idea della nostra proposta di gestione di via Spadini. Ciò senza la volontà di scavalcare qualsivoglia movimento di giovani.

E non può certo essere insegnante di democrazia e pluralismo nei movimenti chi per anni si è trascinato ai cortei la frangia più irresponsabile dell'autonomia operaia e che si è «divertito» alle scorribande degli autonomi al convegno universitario di Pisa. Vorrei evitare che questo intervento cadesse in una vuota polemica, vorrei essere di stimolo affinché DP in zona svolga una riflessione più attenta sulle proprie argomentazioni e atteggiamenti affinché si superino certi opportunismi e si realizzi tra le organizzazioni giovanili della zona un più ricco e qualificato dibattito sulle cose da fare insieme. Noi li aspettiamo, e aspettiamo gli altri. Paolo RIgamont1

Tribuna aperta
FGCI Zona 8 Arrne.h. g~acÇ Marzo 1979 pag. 2
'ÇÇ Ç Ç',
Il progetto di tesi del Pci a giudizio delle altre forze politiche
ä

Il Concilio, «fuoco rinnovatore»com'è vissuto nella zona 8

Continuando l'analisi sulla chiesa italiana, siamo giunti alla zona ponendo alcune domande a Don Franco Verzeleri, Parroco di Affori.

Paolo VI ha chiamato il Concilio "fuoco rinnovatore". Che cosa ha significato nella Chiesa italiana e soprattutto nella Chiesa locale (zona f.?) questo "fuoco"?

La Chiesa si era accorta che alcuni valori della Rivelazione attraverso i secoli si erano andati come annebbiando. Ecco perché nel Concilio Vaticano II con coraggio e con onestà si è posta in posizione di più attenta lettura del Vangelo con gli occhi dell'uomo moderno. In altre parole ha sentito il bisogno di chiedersi che cosa l'uomo moderno domanda al Vangelo e che cosa il Vangelo risponde alle sue esigenze.

Ne è venuta fuori una risposta che equivale ad un atto di fiducia nell'uomo e nella sua missione. È stata una riscoperta dell'uomo e della centralità dell'uomo, per cui ognuno di noi ha una sua precisa e personale chiamata da parte di Dio (chiamata che viene detta vocazione) ed assieme una riscoperta della Chiesa nella quale ogni cristiano è chiamato «ad essere davanti al mondo un testimone della risurrezione e della vita del Signore Gesù».

In pratica ne è derivata una responsabilizzazione delle chiese locali: dalle Conferenze Episcopali (specie di organismo in cui i vescovi di una determinata nazione o territorio esercitano congiuntamente il loro ministero pastorale con autorità) ai Consigli

Pastorali Parrocchiali (organismo eletto a suffragio universale in Chiesa da tutti coloro che partecipano alle funzioni domenicali). Queste nuove strutture hanno permesso una rapida diffusione dei principi, delle dottrine e dei propositi che il Concilio aveva predisposti ed un rinnovamento di pensieri, di attività, di costumi, di forza morale e di speranza.

Potrei allora riassumere quan-, to sopra facendo uso della parole di Paolo VI nel discorso di chiusura della quarta sessione: il "fuoco rinnovatore" del Concilio Vaticano II ha portato a "maggior fiducia nell'uomo ed ad un più ampio dialogo con il mondo».

// secondo capitolo della costituzione LUMEN GENTIUM (costituzione accettata dalla assemblea conciliare il 17 settembre 1964) contiene «la più grande promessa per l'avvenire teologico, pastorale ed ecumenico dell'ecclesiologia» (Y. Congar).

Qual è il senso di questo termine «popolo di Dio» per la chiesa locale e come è stato assunto dal popolo della zona 8?

Il senso dell'espressione «Popolo di Dio» (che ha il medesimo valore di Chiesa) è chiaramente contenuto in tutti i documenti del Concilio. In essi ripetutamente è detto che «tutti gli uomini sono chiamati a formare il popolo di Dio». Ed il termine Tutti, va preso nell'accezione più vasta. Tutti, cioè i piccoli ed i grandi, i Sacerdoti ed i Laici, senza distinzione di età, di razza, di cultura. Tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutte le latitudini.

Ne deriva che «in tutte le nazioni della terra è radicato un solo Popolo di Dio poiché di mezzo a tutte le stirpi egli prende i cittadini del suo regno». E siccome il Regno di Dio non è un regno terreno ma spirituale «nulla si sottrae al bene temporale di qualsiasi popolo, ma al contrario si favorisce e si accoglie tutta la ricchezza di capacità e le consuetudini dei popoli, in quanto sono buone».

La missione della Chiesa «Evangelizzazione e Promozione umana» diventa allora una missione per ogni cristiano. Il laico nella Chiesa e quindi anche nella nostra Parrocchia è diventato

soggetto di pastorale. Di qui la posizione assunta dal Parroco il quale con i suoi cooperatori «deve svolgere la sua missione di Insegnare in modo che i fedeli e le comunità parrocchiali si sentano realmente membri non solo della diocesi, ma anche della Chiesa universale». In altre parole il Parroco deve sentirsi «il servitore di tutti i fedeli».

Il nuovo ruolo assunto dai fedeli nella Chiesa appare chiaramente dal Consiglio Pastorale Parrocchiale (vedi la risposta alla domanda precedente) e dalle Commissioni che compongono detto Consiglio Pastorale. Ed in particolare ne voglio sottolineare due: la commissione catechistica e l'amministrativa. Mentre fino a qualche tempo fà l'insegnamento della catechesi era affidato unicamente ai Sacerdoti (ed al limite alle Suore) oggi esso viene impartito da molti laici (in prevalenza genitori) che guidano alla scoperta delle cose di Dio i fanciulli, gli adolescenti, i fidanzati e le famiglie che presentano ai Sacramenti i loro bambini. E nella nostra Parrocchia i Catechisti sorpassano il centinaio.

E ancora: mentre in passato il problema finanziario era di stretta competenza del Parroco, ora esso viene curato da una apposita commissione amministrativa eletta dalla comunità, dalla quale dipende la scelta dei tempi e delle misure nelle varie situazioni.

Che cosa significa, oggi, 1979, qui, come chiesa locale, «essere cristiani»?

La risposta a questa domanda è già stata data nelle due precedenti.

Essere cristiano cioè vuol dire essere testimone di alcuni valori che sono basilari. «Si tratta di salvare la persona umana, si tratta di edificare l'umana società. È l'uomo dunque, ma l'uo-

mo integrale, nell'unità di corpo ed anima, di cuore e di coscienza, di intelletto e di volontà». Il cristiano allora «non può dare dimostrazione più eloquente della solidarietà, del rispetto e dell'amore nei riguardi dell'intera famiglia umana, che instaurando con questa un dialogo, arrecando la luce del Vangelo, e mettendo a disposizione degli uomini le energie di salvezza che la Chiesa riceve dal suo Fondatore».

A questo vorrei aggiungere anche una precisazione particolarmente importante in questo contesto. Essere cristiani vuol dire, tra l'altro, anche essere rispettoso degli altri, nell'accettazione del pluralismo. I cristiani cioè non devono cercare di abbassare a cittadini di secondo rango «coloro che non hanno le loro convinzioni; ma non possono essi stessi accettare di scadere a cittadini di seconda classe od essere emarginati a causa della professione della loro fede».

Ne deriva che i cristiani devono chiedere alle amministrazioni dello stato e degli enti locali di non operare discriminazioni di nessun genere: né privilegiare con favoritismi, nè privare nessuno dei propri diritti in forza del credo religioso, delle scelte politiche, o delle opinioni filosofiche.

Nel congresso del P.C.I. è stata presentata la seguente tesi: «La coscienza cristiana, di fronte alla drammatica realtà del mondo contemporaneo, può essere di stimolo ad un impegno di lotta per la trasformazione socialista della società».

La chiesa locale nel suo insieme e lei come parroco, che cosa ne pensa di questo «può essere stimolo?».

Per dare una risposta precisa a questa domanda penso sia opportuno precisare in che senso userò i termini «coscienza cri-

Scheda

Parrocchia Santa Giustina

SCHEDA PARROCCHIA SANTA GIUSTINA in Affori (Milano)

Piazza Santa Giustina 15 - Telef. 64.50.116

PARROCO: Don Franco Verzeleri - anni 57

COADIUTORI (= collaboratori)

Don Attilio Perego

Don Gilberto Donnini

Don Marco Valera

ISTITUTI RELIGIOSI PRESENTI IN PARROCCHIA:

Suore di Maria Bambina - Direzione Scuola Materna Via Molteni 9

Suore Apostole del S. Cuore - Convitto Bambini Gracili - Via Brusuglio

2 SCUOLE CATTOLICHE PRESENTI IN PARROCCHIA:

Scuola Materna Parrocchiale - Via Molteni 9

Scuola Parrocchiale Media - Viale Affori 12

In Parrocchia esiste il

CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE

Si raduna almeno una volta al mese per coordinare. le varie attività ed elabora un piano pastorale parrocchiale sulla linea del piano pastorale diocesano proposto dal Vescovo.

È composta da:

Membri di diritto = I Sacerdoti e le Suore

Membri eletti dal Parroco = in numero di 6

Membri eletti con votazione da tutti i fedeli = 6 giovani, 6 adulti e 6 oltre i 55 anni = per un totale di 18 membri

Membri eletti dalle 10 commissioni operanti in Parrocchia

Membri rappresentanti i gruppi e le scuole cattoliche.

Il tutto per un totale di 46 membri.

Le Commissioni emanate dal Consiglio Pastorale Parrocchiale ed operanti in Parrocchia sono:

Amministrativa - Scuola - Stampa e Biblioteca - Animazione LiturgicaAnimazione missionaria - Oratorio - Carità - Sociale - Famigliaterz'Età Per quanto riguarda la stampa esiste un giornale che nei periodi forti dell'anno esce quindicinalmente (circa 16 numeri annuali) che conserva l'antico titolo della fondazione (avvenuta nel 1913): LA BUONA PAROLA. Vengono stampate in media 800 copie per numero.

Si cura inoltre la diffusione di giornali e riviste cattoliche per circa 600 copie settimanali (Famiglia Cristiana, Avvenire, Giornalino, Sabato, Alba e riviste missionarie).

stiana» e «traformazione socialista'. Per noi innanzitutto la coscienza cristiana non è una realtà priva di contenuti e quasi identificabile con l'arbitrio personale, «ma il centro della persona umana dove l'ordine oggettivo delle cose e la presenza di Dio prendono voce e ci giudicano». Vogliamo dire in altre parole che il cristianesimo non può essere ridotto ad una realtà individualistica o addirittura intimistica.

La fede infatti nasce in una comunità credente, la Chiesa. La fede allora oltre che un fatto personale è sempre un fatto comunitario: «la fede del Cristiano è la fede della Chiesa ed il Cristo nel quale crede è il Cristo annunziato e testimoniato dalla Chiesa. E la fede, essendo anche un nuovo modo di giudicare ed agire, porta per sua natura a creare una cultura ispirata ai valori cristiani. E porta anche ad introdurre nella società motivi e fermenti cristiani.

Inoltre: cosa si vuoi dire con l'espressione -trasformazione socialista»?

Se intendiamo un processo che porti lo stato o la società ad essere l'unica arbitra delle posizioni e dei diritti, per cui l'individuo ne viene sacrificato, mai la coscienza cristiana potrà contribuire a questa trasformazione. Se invece questa trasformazione rispetta il carattere sacro della coscienza, quale espressione del valore e della dignità di ogni persona umana, e fa suoi i principi evangelici dell'amore, della giustizia e della libertà, é chiaro che la coscienza cristiana può essere stimolo e contributo al rinnovamento di questa nostra società che, chiaramente, non vive' nella giustizia e per la giustizia.

Come viene vissuto dai cristiani della zona 8 il rapporto tra politica e fede?

È indubbio che, se per politica intendiamo la partecipazione al sociale, il cristiano, come tale, deve fare «politica» deve essere presente in quel mondo a pieno diritto e a pieno impiego. Questo

Anticoncezionali

in virtù di quella carica di amore e di apertura che è stata immessa in lui dalla lettura attenta del Vangelo.

Il fatto però di lavorare nella «politica» non gli toglie il diritto di verificare, sia come cristian6 singolo sia come comunità parrocchiale, la fecondità della propria fede, anche tentando «esperienze in proprio nel sociale». È questa una possibilità irrinunciabile. Il cristiano cioè come tale deve poter dedicarsi ad esperienze cristiane di educazione e di cultura gestendole in proprio (la scuola cattolica, le biblioteche, gli oratori, le associazioni cattoliche) come anche deve poter dedicarsi a forme pratiche di aiuto agli altri (famiglie, anziani, ammalati, poveri). lo non accetto di classificare queste opere come -forme di supplenza». Se così fosse, là dove lo Stato o l'ente locale le potesse gestire in modo perfetto, verrebbe ad essere tolto alla comunità cristiana il diritto a queste opere. E questo è un diritto che lo Stato non può disconoscere: salvando le dovute regole che lo Stato deve imporre per il buon andamento, nessuno potrà privare la Chiesa o il cristiano del diritto ad esempio ad un proprio giornale, ad un proprio ospedale, ad una propria scuola, nei quali il fine non sia di carattere economico ma educativo-religioso.

«Nessun settore e nessuna attività, dove sia in gioco qualche valore umano (arte-cultura-sport-divertimento) può essere escluso a priori dalle esperienze innovatrici della fede-.

È chiaro allora che il rapporto tra il sociale e la fede deve essere vissuto dal cristiano seguendo due linee: gestione in proprio di alcune iniziative nel campo dell'attenzione all'uomo, e collaborazione sincera e disinteressata in tutti quei campi ove si promuove l'uomo integralmente considerato (anima e corpo, intelletto e volontà, religione ed affetti).

N.B. Le frasi racchiuse tra virgolette sono prese dai documenti del Concilio.

Un problema sociale fuori dalla speculazione

Alcuni giorni fa, per ordine del Ministero della Sanità, sono stati sequestrati 17 contraccettivi, tra questi alcuni erano molto conosciuti e propagandati con costosi messaggi pubblicitari su riviste e locandine distribuite in farmacia, perché avevano grossi limiti nell'attività contraccettiva.

Per quattro di essi è stata revocata la licenza della pubblicità sanitaria perché non conforme alle prescrizioni del Consiglio Superiore di Sanità. Le case produttrici di due di questi prodotti sono state denúnciate perché i testi pubblicitari non erano mai stati autorizzati dal Ministero. Truffa dunque e in un settore particolarmente delicato. Il fatto è ancora più grave perché l'intervento è avvenuto solo dopo una denuncia per truffa presentata dall'AIED nella quale si ritenevano questi prodotti colpevoli di un 20-25% di gravidanze indesiderate.

Prima considerazione è l'inefficienza del controllo dei prodotti farmaceutici e della loro pubblicità. La seconda è che a pagare è ancora una volta la donna abbandonata e sé stessa di fronte al problema della maternità. Si calcola infatti che appena il 15-16% delle donne italiane usa mezzi contraccettivi contro un 75% in USA. Ma anche chi ne fa uso non riceve tutte le informazioni utili. Cambiare pagina in tema di contraccettivi significa inserire la contraccezione in un vero piano di riforma sanitaria e di medicina preventiva.

Cosa possiamo tare noi? Sostenere la battaglia contro le case farmaceutiche che producono e vendono prodotti finalizzati ad un unico scopo, quello del guadagno.

Lottare perché i consultori possano svolgere una informazione di massa nel campo della contraccezione poiché sono, in questo momento, le uniche strutture in grado di svolgere questo importantissimo compito.

In zona 8 il Consultorio esiste, mettiamo a dispwizione questo giornale per facilitare il raggiungimento di questi obiettivi.

Marzo 1979 4 Pag. 3

sul lavoro: I giovani e la sfiducia verso le istituzioni un «morbo»

È ben strano riscontrare come i giornali «indipendenti» e, fatta eccezione per pochi, le testate più o meno politiche, trascurino in genere di riportare le notizie relative agli infortuni che accadono sul lavoro. Alcuni, quando proprio non ne possono fare a meno, cercano di relegarè la notizia in qualche fondo pagina e con caratteri anonimi.

Eppure questi fatti avvengono tutti i giorni e con ritmi e cadenze tremendi.

I dati forniti dall'INAIL (Istituto Nazionale assistenza infortuni sul lavoro) sono spaventosi e fanno riflettere ma, nonostante ciò, per la grande stampa restano «notiziole».

Nel primo semestre del 1977, 594.963 lavoratori hanno subito un infortunio e, tra questi, 1370 operai sono morti a causa d'infortunio. Di questi morti 907 erano occupati nell'industria e nell'artigianato.

Da questi dati si ricava che ogni giorno 7 lavoratori non tornano a casa e ogni minuto 3 operai subiscono un infortunio di varia entità. Bisogna inoltre tener presente che, rispetto all'anno precedente, pur essendoci stata una diminuzione degli infortuni (18369 in meno) essi sono diventati più pericolosi. I deceduti sono passati da 1308 a 1370 (62 in più).

«A sentire queste cifre mi viene un brivido ma poi penso che se faccio attenzione e non mi distraggo probabilmente non mi succede niente» mi dice un lavoratore della Oerlikon Italiana a cui ho fatto presente questa situazione. In effetti alla Oerlikon non sono mai accaduti infortuni mortali, o comunque molto gravi. È un fatto però che anche in Oerlikon diventa sempre più difficile trovare un operaio che non abbia subito un infortunio. «Il problema è» sostiene un delegato di reparto della Oerlikon, «che molti lavoratori ritengono che il primo posto, tra le cause degli infortuni, sia da assegnare alla distrazione dell'uomo. Con questo ragionamento i sistemi di sicurezza sulle macchine passano in second'ordine. Secondo me» continua il rappresentante Sindacale - «è necessario inanzitutto che le macchine siano progettate tenendo conto, oltre che del lavoro da compiere, anche della sicurezza dell'operatore. Questo, prima non avveniva ma da qualche anno la magistratura ha accentuato la sua attenzione su questo problema. Lo dimostra il fatto che all'ultima BI-MU (mostra Biennale della macchina utensile) molti costruttori si sono visti bloccare le loro macchine perché non corrispondevano ai requisiti di sicurezza previsti dalle leggi».

Dalle statistiche fornite dall'INAIL risulta che la Lombardia «guida» la graduatoria con il maggior numero d'infortuni (ne accadono il 21% del totale nazio-

grassi 7eliee

naie) e che il settore più colpito è quello metallurgico (33% degli infortuni accaduti nell'industria italiana).

Da questo è chiaro che le condizioni di lavoro sono particolarmente disagiate nelle fonderie e nelle officine dove sono presenti trance, taglierine e presse. Nella nostra zona esiste una di queste officine: la Catena. È una piccola azienda che occupa circa 120 persone di cui una ventina in una sede staccata.

In questa fabbrica quasi tutti gli operai è le operaie portano i segni di qualche infortunio. Le donne sono quelle che portano i «segni del lavoro» sulle mani in quanto sono loro le addette alle trance e alle taglierine. Dallo scorso luglio ad oggi di infortuni ne sono accaduti, e tra questi tre molto gravi: amputazione delle dita.

«Avevo 17 anni quando lavoravo alla Catena» mi racconta un lavoratore della Oerlikon che adesso ha circa 35 anni. «Sai com'è quando sei giovane, ti butti sul lavoro anche spensieratamente e poi ti ritrovi con questo». Mi mostra l'indice della mano destra. È piccolo come un mignolo e ha l'articolazione bloccata. «Come è successo?» gli chiedo. Stavo lavorando ad una pressa e dovevo mettere un pezzo, con le mani, sullo stampo», mi risponde «Dopo aver appoggiato il pezzo dovevo togliere la mano e dare, con il piede, l'impulso alla macchina. Il fatto è che il punzone della pressa è venuto giù e io mi ritrovo con questo dito. Non posso dirti con sicurezza» continua l'operaio «se ho dato l'impulso con il piede prima di togliere la mano, ma posso affermare che quella pressa era conosciuta per i suoi «colpi a vuoto», cioè, ogni tanto veniva giù il punzone senza dare l'impulso».

Oggi alla Catena, grazie all'intervento dell'ispettorato del Lavoro e all'impegno del Consiglio di Fabbrica, le condizioni di lavoro vanno via via migliorando, ma il padrone è sempre quello: incentivi al cottimo, ritmi sostenuti e sottili minacce ai rappresentanti sindacali. Queste minacce si concretano con il cambiamento del posto di lavoro ai delegati di reparto e con telefonate alla abitazione di qualcuno avvertendo i familiari che il loro congiunto «sta prendendo una cattiva strada».

Il padrone della Catena, e i padroni in genere, devono tener presente che fino a quando «la cattiva strada» è quella che porta alla difesa dei diritti dei lavoratori e alla salvaguardia della loro salute, non più vendibile in cambio di qualche incentivo «per lavoro disagiato», saranno in molti a percorrerla e sempre pronti a difendersi dai ricatti padronali.

Da qualche anno a questa parte sta diventando più diffuso tra le masse giovanili un calo di interesse e partecipazione intorno ai grossi problemi che emergono dalla società. Non per dire che alcuni anni fa sempre e comunque tutti i giovani si siano mobilitati ed abbiano dato il loro contributo ade soluzione dei vari problemi, ma per sottolineare, che alcune aree giovanili che vedevano impegno e interesse sono andate restringendosi: esempio tipico la scuola.

All'interno di quest'area il disinteresse è avvertibile sia intorno ai problemi «scolastici» (ad es. selezione, contenuti dei programmi ecc.), sia intorno a quelli più generali che fino a qualche anno fa suscitavano dibattito all'interno della scuola (antifascismo, rapporto scuola-lavoro, disoccupazione ecc.).

Per cercare di comprendere alcune cause che possono aver alimentato il disinteresse abbiamo rivolto qualche domanda a due studenti.

La prima domanda riguardava le. probabili cause, appunto, del disinteresse relativo ai problemi scolastici e non.

Onorio - iscritto al 2° anno di un istituto industriale - della FGCI, ritiene che tale fenomeno sia la conseguenza di una crisi generale di sfiducia delle nuove generazioni verso questa società e lo definisce come un fenomeno di »<rigetto». «Oggi il giovane studente - dice - non presta attenzione solo allo studio, ma anche a tutto ciò che lo circonda; quindi non può rimanere 'insensibile' alle tante carenze e contraddizioni di questa nostra organizzazione sociale, che pesano sui giovani, in quanto strato 'debole della società".

Secondo lui, quindi, il calo di partecipazione degli studenti non è tanto dovuto al disinteresse quanto alla sfiducia derivante da una impossibilità - vera o presunta - di cambiare le cose.

«Magari il giovane studiacontinua - per prepararsi professionalmente, ma quando viene a sapere che ci sono migliaia di operai in cassa integrazione, che ci sono quasi un milione di giovani in attesa di una prima occupazione non può ignorare questi fenomeni, che possono costituire elementi incisivi nel determinare calo di interesse nello specifico della scuola e del sociale».

Per Claudio - classe di un liceo scientifico - di C.L. il disinteresse è un fenomeno non ristretto ai soli giovani, conseguenza di una sfiducia rispetto a quelle prospettive che fino a qualche anno fa sembravano risolutive della condizione umana.

«Viviamo - dice - in un periodo in cui possiamo verificare personalmente il crollo delle ideologie. Quelle ipotesi risolutrici dell'esistenza umana che tutte le "filosofie" avevano prospettato, si stanno rivelando false in quanto riducono l'uomo ad alcune sue componenti, quali quelli, economica o biologica.

Non sanno dare una risposta alla sua domanda sul significato ultimo della realtà, cioè non sanno spiegare nella sua totalità quel mistero che è l'esistenza umana ed è quindi spiegabile la crisi che sta investendo l'antopologia, e la sfiducia delle persone verso tutto ciò che, promettendo di redimere il domani, non redime

presente». La seconda domanda riguardava il fenomeno del cosiddetto «riflusso» nel privato, cioè un interesse sempre maggiore verso le esigenze personali che non verso quelle collettive.

Secondo Onorio una spiegazione di questo fenomeno è da ricercarsi nella incapacità «delle forze politiche che ci hanno governato di dare risposte adeguate alle domande provenienti dai giovani: e ciò ha contribuito a creare un clima di sfiducia verso le istituzioni».

Promesse non mantenute, impegni disattesi hanno originato questa «mancanza di credibilità» e il deterioramento del rapporto tra le giovani generazioni e quelle che detengono il potere. «Noi giovani - afferma - formiamo una pressante domanda di trasformazione di questa società e perciò occorrerà lottare nelle forme più appropriate. Sul finire degli anni '60 i giovani studenti spesso si schieravano a fianco degli operai nelle lotte che hanno portato poi a conquiste significative (ad es. lo Statuto dei lavoratori). Ma ai giovani di oggi, che cosa è rimasto di quelle esperienze? Certamente un patrimonio ideale, ma in termini concreti, di riforma della scuola ad esempio, niente: solo rabbia per tutto ciò che si è riusciti a non fare!».

Per Claudio il termine «riflusso» ha significato negativo, anche se non nega un crescente interesse verso i bisogni personali, che non reputa però negativo.

Secondo lui il crollo dei miti del '68, ad esempio la politica con la P maiuscola, ha trascinato con sé anche le speranze di soluzione dei problemi sociali.

«Per questo motivo - prosegue - i giovani si scoprono soli e senza risposte ai bisogni di felicità, di amicizia, di rapporti nuovi. Esisteva, nel '68, solo ciò che era politico: il partito, l'organizzazione, i programmi. Ma quando i giovani si sono resi conto che l'attività politica svolta per anni non aveva cambiato neppure i rapporti tra di loro, non hanno potuto fare a meno di chiedersi che rapporto avessero queste attività con la loro vita.

Questo emergere dei bisogni personali è il naturale ridestarsi di quel «senso religioso», quel bisogno di vero che c'è in ogni uomo e che non può essere racchiuso in un'analisi o in una ipotesi, ma phe è quel che di più profondo c'è in ognuno di noi».

L'ultima domanda rivolta riguardava la possibilità dei movi-

menti giovanili organizzati di determinare una inversione di questa tendenza al privato, riportare cioè gli studenti a considerare anche ciò che è «sociale». «Premetto una cosa - sostiene Claudio -, io penso che non ci possa essere una divisione tra «personale» e «sociale», in quanto la vita non può essere racchiusa nella categoria del privato e del pubblico. I movimenti giovanili, soprattutto quelli di sinistra, non possono recuperare al sociale i giovani dimenticando le loro esigenze fondamentali, non possono riaggregare le masse proponendo schemi già prefabbricati o mutando qualche struttura del loro funzionamento».

Secondo lui l'impegno e la partecipazione verso il sociale nascono da un giudizio sulla realtà che ha origine da «esperienze di vita» e non da discorsi; nelle scuole manca ai movimenti progressisti la volontà di lasciar spazio alle esperienze, quale unico strumento di verifica.

Sostiene che non ci sarà mai partecipazione fino a che questa consiste in riti formali, che non aiutano le persone nella ricerca di una identità.

«I movimenti - concludenon direi debbano essere le masse o i giovani in senso stretto, ma il movimento lo faccio io, non solo in sezione o a scuola, ma in casa quando mangio, quando studio. La rivoluzione o sarà una rivoluzione dei rapporti tra gli uomini che si crea a partire da ciascuno, e che ciascuno comincia a vivere, o non sarà!».

«Sono convinto - dice Onorio - che si possa fare molto per promuovere una inversione di tendenza, analizzando innanzitutto quali siano le forze politiche presenti nella scuola e in quale misura ci sia tra loro la volontà e la capacità di elaborare una piattaforma unitaria per rilanciare il movimento degli studenti.

Vedo necessaria una ricerca attenta, tra i vari movimenti giovanili, di tutti quegli elementi che siano unificanti, nel rispetto reciproco delle varie collocazioni politiche: solo così si potrà creare «tensione politica» e nuovo interesse tra le masse giovanili. Questa può essere la premessa indispensabile per portare i giovani ad una maggior partecipazione ed intervento ad ogni livello, a decidere anche loro «per sé». La posta in gioco ha un grandissimo valore: la democrazia della futura società».

a cura di Andrea Belloni e Andrea Colombo

Centro Assistenza Elettrodomestici RIPARAZIONI Lavatrici - Frigoriferi - Condizionatori - Lavastoviglie di tutte le marche ASSISTENZA AUTORIZZATA IGNIS-PHILIPS-PHONOLA-COE-RADIOMARELLI-ARDO MERLONI VIA M. SCHERILLO, 6 - MILANO - TEL. 64641364466739 Nel nostro negozio troverete tutto il materiale per la riparazioni dei Vostri elettrodomestici. Pag. 4 Marzo 1979
Infortuni
«Un fenomeno di rigetto sconosciuto? che dobbiamo combattere»
RADIO - TELEVISORI APPARECCHI A GASLAMPADARI - MATERIALE ELETTRICO Socio della Coop. CEA TELEF. 64.50.466 20161 MILANO VIA ASTESANI, 40

La prima sezione di fabbrica del Pci in zona 8

La cellula del Pci del ‹,Rotocorriere» di via Scarsellini, è diventata sezione, assumendo il nome di Guido Rossa, il compagno barbaramente trucidato a Genova nel mese di gennaio.

Il congresso costitutivo della sezione, la prima di fabbrica presente nella nostra zona, si è tenuto martedì 27 febbraio. Ai lavori ha partecipato il compagno Ginzberg, dell'Unità, e un compagno dell'Iran del partito del Tudeh.

Con questo congresso si sono concluse le assise delle sezioni territoriali del Pci dopo un ampio e articolato dibattito sul progetto di Tesi che, accanto a una sostanziale identità di vedute col progetto stesso, ha riscontrato altresì alcune perplessità in merito ad alcuni temi che richiedono quell'approfondimento che culminerà nella discussione al congresso nazionale.

Caro compagno... o compagno padrone?

Caro compagno, mi dicevi al- no sempre inventato, guerregcuni giorni fa: «Voi donne vi riu- giato, resistito, vinto, perso. Ma nite sempre da sole, così noi uo- nessuno mai ce lo dice che anmini non sappiamo quali sono i che noi siamo state parte attiva. vostri problemi, invece dovrem- Quando si parla di popoli, caso mo discuterne assieme...» strano, si finisce sempre per Vero. Anch'io sono d'accordo parlare di uomini, maschi per inche uno dei momenti che non si tenderci. sono ancora realizzati, sia quello di far partecipi dei nostri proble- Capisci allora perché almeno mi gli uomini. E anch'io sono per i primi momenti, quando una d'accordo che l'obiettivo della donna tenta timidamente di uscinostra emancipazione e libera- re dal proprio guscio, essa ha bizione non è raggiungibile da sole sogno di ritrovarsi tra le sue sie sostengo che non sarebbe miti: perché deve sapere prima nemmeno giusto perché deve di tutto chi essa è, da dove viene, essere raggiunto assieme all'uo- il perché da sempre è stata isomo. Però, caro compagno, non ti lata nella famiglia, nella materè mai venuto in mente di chie- nità; e poi dobbiamo analizzare i derti perché le donne sentano il nostri problemi, organizzarci e bisogno di riunirsi, prima di tut- insieme darci degli obiettivi: solo to, solo tra di loro? Te lo spiego: questa soiidarietà può darci forè una storia che incomincia mol- za e sicurezza. to lontano e che per secoli, pur con diverse sfaccettature, si è ri- La riprova la trovi nelle fabbripetuta. Se fai un po' mente loca- che: gli operai in fabbrica sono le, dico alla storia, ti accorgi che insieme ed i loro problemi li viessa è sempre stata decisa dagli vono insieme, perciò sono arriuomini. I maschi, voglio dire. vati ad essere uniti e a lottare, Così, il bagaglio culturale che ti solo quando assieme hanno visviene tramandato è solo di quel suto i problemi. La verifica la si tipo: la Storia, cioè la costruzio- trova nel «lavoro nero» che oggi ne di ciò che siamo oggi, pare prospera. Tutti lavoratori, con sia stata fatta solo dagli uomini più o meno gli stessi problemi, che hanno inventato, scritto, co- ma che, essendo divisi - nucleostruito, guerreggiato, distrutto, lavoratori li chiamo io - non riericostruito, distrutto ancora, uo- scono ad organizzarsi. mini grandi e piccoli, padroni e schiavi, eroi e vili, ma sempre e comunque, uomini.

Persino nelle religioni il dio è sempre padre. Ti è mai capitato di pensarci? E noi, noi donne dentro tutto questo dove siamo? lo lo so, ne sono certa anche dai racconti che mi sono stati fatti che le donne, a modo loro, han-

A colloquio con il coordinatore della commissione sport Carriera

A quando il Palazzetto dello sport in zona 8?

Continuando nelle interviste ai coordinatori delle commissioni del consiglio di zona, sentiamo Carriera coordinatore della commissione Sport del gruppo del PSI.

Puoi illustrarci brevemente le linee orientative del comitato di zona nei confronti dello sport?

FIORI E PIANTE

Via Michele Novaro, 1

lang. Via Astesani) 20161 Milano

Tel. 6450519

Ti dissi quello stesso giorno: «Però nell'attesa un piccolo sforzo di comprensione, almeno verso le vostre donne, ugualmente potreste farlo.» «Sai - mi rispondesti - anche noi siamo vittime di una certa educazione... poi, è difficile lasciare certi privilegi».

Ah, sì? Quali privilegi? Analizza un po' bene quali privilegi. Secondo me, privilegi non sono, e anche se lo sono li pagate cari.

Mi chiedo allora se per uscire da questo beato stato di incoscienza ti occorra sempre e comunque l'aiuto di una donna, come per rammendarti i calzini, rifarti il letto, lavarti la biancheria, ecc. ecc.

Come posso ancora chiamarti «compagno»? Capisco tale comportamento da parte di uomini conservatori o peggio reazionari. Ma da uomini progressisti?

Non capisci che finchè ci sarà metà dell'umanità che gratuitamente (o per amore) dà certi servizi indispensabili al benessere sociale non ci sarà uguaglianza? E finchè non metterai sul tuo stesso piano, a pari livello, la tua compagna, anche tu nonostante le tue lotte non potrai mai essere libero?

Credo che sia vero che la strada debba essa fatta da noi, ma se tu incominciassi a venirci incontro? O è più costruttivo secondo te non essere solo «compagno» ma «compagno padrone»?.

Lucia

Compito della commissione è quello della programmazione degli insediamenti sportivi della zona. A questo proposito sono state destinate alcune aree previste dal piano regolatore a impianti sportivi. Una di queste è l'ex-pioppeto di via Litta Modignani con un area di 20000 metri quadrati, un'altra si trova tra via Comasina e via Novate ed un ultima all'interno dell'area del parco nord, dove doveva sorgere l'inceneritore. La commissione nell'individuare tali aree si è posta nell'ottica di umanizzazione del territorio e dotare il quartiere di attrezzature sportive. Inoltre nell'ambito del finanziamento cittadino, detta commissione ha proposto la realizzazione di un palazzetto dello sport individuandone come area ideale quella tra la piscina di via Iseo e il campo sportivo Ripamonti. La realizzazione degli impianti delle aree indicate, verrà attuata tramite il concorso dell'Ente locale che darà un contributo alle società sportive alleggerendo le stesse dalle difficoltà della realizzazione dei suddetti impianti. La somma stanziata di 50 milioni servirà ad urbanizzare e recintare le aree stesse. La commissione sport in una riunione avvenuta con tutte le società sportive, ha ritenuto opportuno di prendere in esame solo due aree tralasciando quella relativa la zona tra via Comasina e via Novate, in quanto la società calcistica Nord Comasina ha già ottenuto l'autorizzazione, da parte dell'Amministrazione Comunale, per la realizzazione del campo sportivo.

A conclusione per quanto riguarda la denuncia che veniva fatta nell'articolo apparso su ABC, che accusava la commissione del ritardo e manifestava il timore di eventuali lottizzazioni, rispondo che ciò non corrisponde al vero, ma il motivo del ritardo era dovuto ad esigenze di programmazione.

Per quanto riguarda gli impianti gestiti direttamente dal comune, qual è il tuo giudizio sull'attuale loro efficienza e funzionalità? In quale modo il consiglio di zona può intervenire per realizzare una gestione che risponda meglio ai bisogni crescenti della popolazione?

Finora non c'è stato possibile avere un controllo sugli impianti gestiti dal Comune. Con l'arrivo e l'approvazione della delibera quadro che demanda ai consigli di zona poteri in questo senso, la situazione mi auguro cambierà. La commissione intende promuovere un incontro con le so-

cietà sportive che gestiscono di nuoto. Per quanto riguarda il detti impianti allo scopo di verifi- problema della chiusura estiva, carne la funzionalità ed arrivare da parte della amministrazione alle finalità programmate. Ci la si è motivata con la carenza di aspettiamo una collaborazione personale impegnato in altri imda parte delle società sportive pianti balneari all'aperto. Ci riattorno al documento che il con- promettiamo, per quest'anno di siglio di zona ha elaborato in fare pressione presso la ripartimerito alle concessioni e ai costi zione affinché i cittadini possano di gestione al fine di contenerli utilizzarla anche nel periodo rispetto agli attuali costi richiesti estivo. dal comune. A quali componenti le palestre Per quanto riguarda dette delle scuole della zona sono strutture, come viene affrontato aperte? E a chi è dato di parteciil problema del loro stato manu- pare all'attività?

tentivo, ad esempio il tondo del Premesso che la carenza delle campo sportivo o l'eventuale il- palestre scolastiche nella zona è luminazione dei campi da ten- notevole. solo le scuole medie di nis? Ed inoltre, la piscina di via via G. Sand, via Gabbro e via Iseo quale tipo di utilizzo ha e Scialoia possiedono una struttuper quali motivi questa viene ra adeguata. La commissione chiusa durante il periodo estivo sport intende allargare l'utilizzo trattandosi dell'unico centro bal- di queste anche ai cittadini e alle neare della zona? società sportive che ne fanno riLa commissione si è impegna- chiesta. Al fine di attuare questo ta affinché il fondo del campo progetto, la commissione proposportivo venga completamente ne il rifacimento dell'impiantistirifatto e l'illuminazione dei campi ca all'interno di esse. I criteri che da tennis quanto prima installata il consiglio di zona dovrà attuare per venire incontro alle forti ri- nella assegnazione a società chieste dei cittadini. Per quanto sportive che faranno richiesta riguarda la piscina, questa viene delle palestre, previo il parere utilizzata la mattina dalle scuole del consiglio di istituto, dovrà fadella nostra zona e di altre limi- vorire quelle società che fanno trote, comportando un sacrificio dello sport non a fini di lucro e in ai ragazzi delle nostre scuole, grado di affiancarsi allo spirito peraltro accettato di buon grado della programmazione del condai consigli di circolo e direttori siglio di zona. didattici. Nel pomeriggio la piscina è utilizzata dalla società sportiva Cesport che organizza corsi

Intervista a cura di Fabio Ceruti

GIUSEPPE A. GATTI

"ARREDAMENTI ALLA VILLA LITTA"

20161 MILANO - VIALE AFFORI 19 - TEL. 64.50.956

SHOP-ART - ARTE MODERNA - GRAFICA

97f ira

MODE

Cappelli modello signora e bambini - Articoli neonato Acconciature sposa e cresima - Foulard - sciarpe - guanti Colli pelo - Novità

20161 Milano - Via Astesani, 42 - Telefono 64.63.288

Calzoleria pozzi

via C. Bellerio 4 - telefono 64.50.940 - Milano

0A 1( 11
3
Nella foto il Sig. Carriera
9e 9:79i
.
Marzo 1979 sano Pag. 5

Pci, partito dì governo

Sul numero di A.B.C. del mese scorso è stata pubblicata l'intervista del rappresentante e della D.C. della zona 8.

Egli afferma che la DC ha letto molto attentamente le nostre tesi e aspetta che una risposta precisa arrivi attraverso i canali ufficiali del suo partito.

I DC non parlano, si affidano ai canali ufficiali. Peccato che non abbiano questa facoltà di pensiero e di parola: è una conquista ancora non raggiunta.

Però qualche cosa si muove in casa Dc, perché più avanti ammette che nella DC di Zona si è aperto un dibattito molto attento. Conclude ritenendo il P.C.I. un partito Democratico e di pari dignità degli altri partiti democratici.

È un'affermazione che penso sia sincera ma velata da una buona' dose di soggezione che questa base mantiene nei confronti del vertice.

Se la DC di zona arriva a questa conclusione è perché ci conoscono molto bene, per la serietà e l'impegno profuso da parte nostra nelle case fatte assieme in Zona, con la DC e con le altre forze politiche.

Non soltanto ci conoscono per chi siamo e per che cosa rappresentiamo nella zona, ma per la coerenza e la serietà dimostrata durante la nostra partecipazione determinante nel governo Andreotti.

lo credo che un partito della forza della DC in zona 8 non può delegare agli organi ufficiali e Centrali il compito esclusivo di esprimere un giudizio sul ruolo svolto dal nostro partito, sulla futura collocazione e collaborazione in un governo di unità democratica.

Riconoscerci come un partito altamente democratico e di pari dignità degli altri partiti democratici e non avere la forza di fare sentire ai livelli più alti del loro partito questi loro giudizi, che evidentemente non sono solo di un gruppo dirigente di base ristretto, -- ma sicuramente è una sollecitazione seppure timida che viene dalla base più attenta e consapevole della gravità del momento e che è preoccupata per gli sbocchi che una situazione come questa ci può portare -- è semplicemente essere consapevoli che soprattutto oggi più che mai nella DC la base non conta quasi nulla.

Il peso viene esercitato soltanto dalla forza delle correnti degli alti vertici.

Dire poi che il Pci pur avendo ottimi dirigenti di base non abbia mai saputo esprimere dirigenti di governo, cioè dirigenti capaci di assumere importanti incarichi di direzione nella guida del paese in tutti i momenti e circostanze è una affermazione falsa.

La nostra storia è ricca di esempi di uomini che nella lunga lotta, prima contro la dittatura fascista, poi nella liberazione, nella ricostruzione del paese e via via fino ai giorni nostri hanno dimostrato un legame profondo con i problemi del paese, con le masse lavoratrici.

L'interesse del Pci non è mai stato un interesse elettoralistico, ogni nostra azione è volta esclusivamente all'interesse del paese.

Che cosa sarebbè il nostro paese oggi, se non si fosse intrapresa una dura lotta contro il fascismo, sfidando i tribunali speciali? (e per chi ama conoscere le statistiche dei condannati dal Tribunale speciale può controllare a quali partiti questi appartenevano). La lotta contro il fascismo non era un rischio egoistico di partito, ma la sfida di un pugno di uomin ad un regime totalitario e sanguinario, una lotta resa necessaria per ridare al paese un nuovo corso politico per l'avvento delle masse lavoratrici alla direzione del Paese. Durante la lotta di liberazione, I nostri uomini migliori erano ai posti dl responsabilità maggiore e dove II rischio era ad ogni Istante presente: non erano uomini di avventura questi nostri compagni ma uomini-profondamente legati-alla loro terra, elle loro genti, decisi a battersi per Il paese, per salvare ogni cosa fiche potesse servire dopo la vittoria per la rinascita del Paese.

Erano certamente uomini di diversa formazione culturale ed estrazione sociale, ma tutti dl una tempra

speciale. Cosa avranno pensato il 26 aprile 1945 il Cardinale Boetti e l'allora Monsignor Siri quando nella loro residenza di San Fruttuoso a Genova il Generale nazista Meinhold davanti ad un operaio era costretto a firmare la resa? Per la prima volta un alto generale alla testa di possenti forze armate, firma un atto di resa nelle mani di un autentico rappresentante delle forze di liberazione, un operaio: questo operaio era il comunista Remo Scappini. Questo è solo un piccolo esempio di responsabilità, di fermezza, degli uomini del Pci. Sono passati tanti anni dall'inizio della lotta per trasformare le condizioni politiche e sociali dell'Italia, per assicurare un lavoro a tutti, una assistenza adeguata a chi ne ha bisogno, una casa, una scuola aperta a tutti, una nuova condizione per la donna, una esistenza serena per tutti. Se questa somma di esigenze non è stata realizzata ma avviata solo in parte non si può minimamente pensare che la colpa sia del Pci, dei suoi uomini, ma la colpa è esclusivamente della Dc che con arroganza, ancor oggi prima provoca l'esaurirsi della collaborazione democratica, poi si dichiara disposta alla formazione di una nuova maggioranza di solidarietà coi comunisti, ma non vuole né i comunisti al governo, né all'opposizione.

Troppi sono i fatti che indicano nei dirigenti della DC la volontà di continuare nell'arroganza, nell'interesse di gruppo o correnti legati più o meno ad un unico disegno conservatore.

Deve terminare l'arroganza della DC, perché la volontà di cambiare nelle masse lavoratrici è molto radicata.

È davvero poca cosa limitarsi nel chiuso della zona 8 a dare al Pci dei riconoscimenti verbali e poi lasciare che i dirigenti vadano avanti su una linea di chiusura che i Dc in zona non condividono.

Troppi sono gli insulti che uomini dirigenti della Dc hanno recato alla nostra Repubblica. Ricordo Tambroni nel 1960 che cerca di ricacciare indietro il movimento democratico e operaio, Tambroni aveva fatto i conti con Almirante, ma si dimenticava che nel paese vi era qualche cosa di più vivo, più attento e presente ed era la classe lavoratrice. Ma fu ancora da Genova che l'avventura tentata da Tambroni e dal MSI fallì miseramente, è stata una lezione di storia che il movimento operaio impartì ai notabili della DC, costringendoli a cambiare rotta, quella città ancora una volta contribui al tramonto di un atto penoso e infelice.

I comunisti erano ancora là per impedire quella manovra, ma la nostra presenza, era anche nelle battaglie per la pace, il lavoro, l'occupazione delle terre incolte delle baronie per fare risorgere dall'arretratezza secolare il nostro mezzogiorno.

Cosa rispondeva la Dc al paese?

Ecco, faceva parlare il suo uomo più in vista, quel Mario Scelba che indicando nella polizia uno strumento d repressione contro i cittadini, al servizio dello stato borghese, seminava lutti e terrore in tutto il paese. Furono trucidate centinaia di vite innocenti, si apri la caccia al dirigente sindacale, agli uomini politici di base.

Questo inventore di leggi speciali e repressive che in qualità di ministro dell'interno permise che il paese sopportasse tante sofferenze la DC la punì, e sapete come? Esiliandolo al parlamento Europeo: e lo costrinse a diventarne Presidente. E la base Dc non disse nulla! Sono passati tanti personaggi sulla scena politica del nostro paese, mai però una voce di condanna ho sentito uscire da quella base che sempre meno conta.

Corruzione e prepotenza si alternano. Scandalo LOCKHEED: pensiamo al modo come è nato, come si è sviluppato, la sua stessa soluzione finale, ma non fermiamoci qui a questi commenti, (ci possono venire le Rughe, ricordate Giovannino da Napoli?

Certo ha ragione la DC noi non abbiamo questi tipi di uomini, così attaccati ai loro posto, che attendono sempre la volta buona!

Nelle Università si è votato per il rinnovo delle rappresentanze studentesche degli organi di gestione. II dato di maggior rilievo da registrare è, purtroppo, ancora una volta l'assenteismo. La partecipazione degli studenti alle urne ha fatto registrare un ulteriore calo rispetto alle scorse consultazioni del 1976. A Bologna questo è stato del 9%, a Pisa dell'8%, a Perugia e all'Aquila del 7%, a Palermo del 6%. Per quanto riguarda Milano si può dire che la percentuale di studenti che hanno votato è rimasta la stessa. I dati sono comunque preoccupanti e richiedono una attenta riflessione. Ancora una volta è stata confermata la tendenza dei giovani a rifluire nel «privato», a .estraniarsi dal dibattito politico che si svolge nella società, a rifiutare un rapporto di diretta partecipazione alla gestione della vita politica della scuola. Una delle molteplici ragioni che hanno portato a questa situazione è certamente da attribuirsi al mancato rapporto positivo tra la massa degli studenti e i delegati eletti negli organi di gestione, anche se questo riflette la più generale sfiducia dei giovani nelle istituzioni. Le forze politiche giovanili sono in gran parte responsabili di questa situazione e anche in questo sen-

so si deve riconoscere che quest'anno la politica svolta negli atenei si è modificata radicalmente. Si è cercato di far cadere alcune pregiudiziali politiche storiche all'interno della sinistra per dar modo ad un più vasto strato di studenti di partecipare alla vita politica. Si sono cosi create le liste della sinistra unita che hanno visto oltre alla partecipazione di forze politiche come la fgci, fgsi, gioventù aclista, mis, pdup, anche molti giovani che non si richiamavano direttamente alle organizzazioni politiche. Nei programmi di queste liste il dato che emergeva con più forza era la volontà di creare un forte schieramento di studenti per modificare la situazione di sfascio che esiste nell'Università, e non un minestrone di forze politiche come cl e dp demagogicamente affermavano. Per questa ragione questi programmi si possono considerare a medio e lungo termine, e dovranno maturare nella coscienza degli studenti se davvero si ha la volontà

di trasformare l'Università. Per quanto riguarda i risultati veri e propri è.da registrare una generale avanzata dei cattolici integralisti (c1) una tenuta delle sinistre e un arretramento dei laici.

In particolare a Milano alla Statale le sinistre hanno ottenuto il 41%, i cattolici il 45,32%, i laici il 7,63%, dp che si è presentata sotto la lista denominata «Per l'opposizione» ha ottenuto il 6,2%. Nelle scorse consultazioni le sinistre ricevettero il 39,1%, i cattolici il 38,7%, i laici il 13,6%. Al Politecnico le sinistre hanno ottenuto il 31,6%, i cattolici il 41,3 e i laici il 22,4%.

Questi dati evidenziano come in uno stato di crisi acuta possano prevalere spinte conservatrici che vorrebbero riportare la scuola indietro nel tempo cancellando le conquiste democratiche ottenute. Sia ben chiaro: perché ciò non avvenga è richiesto a tutti un grande impegno affinché la situazione attuale di sfascio non si deteriori ulteriormente.

20161 Milano via Don Gridi, 22 64.12..907

20/61 Altana q9ia4 ,Wubieotte, 20 Zel. 645818/ r- antignotti TAPPEZZERIE - IMBIANCATURE MOQUETTES - VERNICIATURE TUTTO PER LA CASA PREZZI MODICI DITTA CARRAFFA VIA TEANO 9 - TEL. ABIT. 6459343 TEL. MAGAZ. 6466961 c2/diano IDRAULICO 20161 MILANO - Rubicone, 18 Tel. 6456678 (ore pasti) PAVIINg131.11 71PPEEE Iffl 91:12M riP1 WoUr1113 chiedetecipreventivisenzaimpegna 335 1IMPRESA EDILE DP I rascari MANUTENZIONI STABILI - COSTRUZIONI RESTAURO FACCIATE E NOLO DI PONTEGGI VIA P. ROSSI 90 TEL. 6452914 Pag. 6 atig"... 4 -7 Marzo 1979
Il voto nelle Università Un'occasione «mancata» su cui riflettere
DALLA FABBRICA AL CONSUMATORE
troverete: BORSE, BORSETTE, CINTURE ecc. tutto a preti CONVENIENTI! SCONTO 10%
Risposta alla Dc di zona

Significato internazionalista della manifestazione a Villa Litta

Lotto 51

Un altro ghetto?

Una testimonianza dei giovani

Il giorno 2 marzo alle ore 21 si è svolta nel salone di Villa Litta una manifestazione per la libertà in Uruguay patrocinata dal nostro giornale ABC e dalla biblioteca rionale di Affori. È intervenuto il cantautore uruguaiano

José Carbajal: «El Sabalero» che, attraverso le sue canzoni e con l'aiuto di un audiovisivo ha presentato la realtà della dittatura fascista nel suo Paese e in tutta l'America Latina. La manifestazione è stata indetta in un momento che colpisce particolarmente la nostra zona per il sequestro avvenuto in Uruguay della nostra concittadina Liliana Celiberti abitante in via Cannero, effettuato da parte della polizia brasiliana ed uruguaiana in combutta. Di Liliana, della quale non si hanno più notizie, ha parlato la sorella portando la tragica testimonianza di tutta la vicenda ed ha esortato tutti i presenti alla manifestazione a mai dimenticarsi delle migliaia di sequestrati politici che ogni anno spariscono in tutta l'America Latina.

Hanno aderito all'iniziativa: Comitato permanente per la liberazione ed il rimpatrio Comitato di base - Zona 7 — Comitato di solidarietà - Scuola Elementare Ceccardi Maura

Manganini

manganini vittorio abbigliamento - via m. astesani n. 24

fel.. 6457300 - 20161 milano

SELEZIONE ABBIGLIAMENTO

A proposito di «riflusso«

Personale, politico, aggregazione

Si è discusso molto sul fatto che il personale è anche politico, ma forse oggi, questa convinzione non è più radicata nei giovani, con la forza con cui lo era prima e lo testimonia il crescente fenomeno del «riflusso nel privato». Ma andiamo con ordine...

Innanzitutto bisogna dire che dopo le lotte politiche del '68 sono nate nei giovani, nuove esigenze (che forse prima non erano sentite) e certamente anche nuovi problemi.

Le nuove generazioni si sono affacciate alla realtà politica, in modo critico e non più passivamente. Questo però, ha comportato tra le tante cose, anche la nascita di nuove ansie, nell'animo dei giovani stessi. È difficile infatti abbattere il vecchio, quando non si sa ancora chiaramente come fare per «costruire il nuovo» e quest'insieme di problemi, è ovvio, che sia stato in grado di creare nei giovani una sorta d'insicurezza.

È nato così il desiderio di unirsi agli altri per «fare politica", per vivere attivamente la propria vita nel tentativo di riuscire a darle un sapore e un motivo di essere. Si è scoperto così, che il politico è effettivamente in grado di «aggregare» e di offrire uno stimolo ad ogni giovane che senta l'esigenza di esprimersi e realizzarsi, in questo contesto sociale. È stato a questo punto, che ognuno di noi, ha iniziato a chiedersi se in un certo qual modo, anche il personale potesse essere politico e quindi argomento di discussione e confronto con gli altri. Per molto tempo, i giovani hanno operato una netta distinzione tra personale e politico. La vita privata, i problemi intimi, ecc., erano

considerati problemi strettamente personali e che richiedevano quindi, una risposta individuale derivante da una scelta personalissima, che doveva necessariamente derivare, o meglio scaturire, dallo stesso i dividuo in cui erano sorti i problemi in questione. Con la trasformazione della società, le nuove generazioni si sono rese conto che era possibile discutere, confrontarsi, non solo sulla base di problemi di carattere politico, ma anche su quella di problemi di natura più individuale, più intima. Ecco che con l'andar del tempo, è nata nei giovani la consapevolezza che «il personale è politico». Sulla base delle mie esperienze vissute in prima persona, posso dire di essere fermamente convinta del fatto che tra personale e politico, esista uno stretto legame. Sono infatti dell'avviso che ogni scelta che un uomo opera, nell'ambito della propria vita, scaturisca da una visione anche e principalmente politica che esso possiede della realtà in cui vive. È infatti sulla base dei propri convincimenti, delle proprie credenze, dei propri ideali, che l'uomo preferisce determinate cose ad altre, che accetta o rifiuta schemi, valori regole di vita, che giustifica o meno determinate situazioni... e tutto questo, è ovvio, che si ripercuota anche nella sua vita privata.

Oggi, assistiamo però ad un «contro-fenomeno», quello del «ritorno al personale» ed al conseguente abbandono dell'« identità politica», dei giovani. Si sta operando nuovamente la distinzione che era già esistita, fra «personale e politico». I giovani ora sentono nuovamente l'esigenza di «appartarsi» per riflettere individualmente sui problemi che giorno dopo giorno, sono costretti ad affrontare. Ma quali saranno le cause di questo nuovo fenomeno?

Forse l'attività politica, non è più sufficiente per riempire la vita di un giovane che senta il bisogno di realizzare le proprie aspirazioni? Sembra proprio di no. In molto tempo, poco è mutato in meglio, per quanto concerne la complessa problematica

GHIGNI SANTO

Partendo dall'analisi che nel nostro quartiere esiste una discriminazione praticata nei confronti della nuova popolazione del lotto 51, si nota come questo vada a riacutizzare il problema della disgregazione sociale presente in zona e soprattutto fra i giovani. La situazione che è stata rilevata da vari interventi è anche la diretta conseguenza dei fatti accaduti nel quartiere negli ultimi anni. Già verso il '75 alcuni giovani del quartiere hanno sentito la necessità di uscire dallo stato di solitudine ed emarginagiovanile, e questo ha generato negli animi dei giovani stessi, una sempre più profonda e radicata sfiducia nelle istituzioni e... nella vita stessa. Assistiamo quindi al sorgere di altri fenomeni collegati a quello del ritorno al privato e del conseguente abbandono dell'attività politica.

C'è nella maggior parte dei giovani un amore spiccato nei confronti di tutto ciò che li riporta indietro nel tempo. Vediamo che film come Grease e l'ancor meno istruttivo Happy Days, suscita l'interesse delle masse giovanili.

Secondo me è questa la testimonianza più viva, che nelle nuove generazioni c'è una sorta di rimpianto e nostalgia per gli anni '60, epoca del famoso boom economico. Era questo un periodo in cui i giovani, forse avevano meno problemi economici e più tranquillità interiore, forse perché non esistevano (o erano meno sentiti), problemi complessi come quelli che li coinvolgono oggi direttamente.

Si rimpiange un passato che ai nostri occhi appare roseo se paragonato alla realtà odierna e questo penso proprio che sia causato dalla profonda sfiducia, dalla mancanza di stimoli capaci di spronare dei giovani, che forse preferirebbero vivere senza avere alle spalle, un così pesante bagaglio di obbiettivi mancati e promesse non mantenute.

Ci sentiamo forse sfiduciati e «traditi» ma secondo me non sarà nel rimpianto di un'epoca passata che non ritornerà più, e nemmeno nell'abbandono del confronto con gli altri (che ritengo un elemento essenziale per lo sviluppo e la formazione della personalità umana), che riusciremo a trovare una risposta alle nostre esigenze. Rimbocchiamoci le maniche quindi, visto che molto c'è da fare e mettiamo per un attimo da parte, le nostre delusioni, se un giorno vorremo dire ai nostri figli: «Sai... quando c'è stato bisogno anche del mio piccolo aiuto, non mi sono tirato indietro».

zione esistente. -Si e cercato la forma adatta per aggregare la gente attorno ad alcune iniziative. Ma tutto questo era difficile da concretizzare. Così dopo un paio d'anni di lavoro più o meno buono, i compagni si sono dispersi e quando, per fare una strada, il comune ha demolito la baracca che avevano costruito loro stessi, non hanno saputo opporsi. Oltretutto è stato demolito l'unico centro sportivo della zona che solo adesso sta rifondandosi.

Noi vogliamo, senza la pretesa di fare grandi cose, che questo gruppo che noi stiamo formando sia inizio di aggregazione per molti giovani che si diano da fare per incidere sulla cultura e sulla vita sociale del quartiere. Non vogliamo fare una federazione di partito ma discutere di problemi sociali e intervenire su una realtà ben definita. I temi di discussione varieranno dalla vita del quartiere alla musica, dalla droga al rapporto tra ragazzi. Vogliamo che la gente sia sensibilizzata e ci appoggi, perché non dobbiamo essere visti come giovani diversi e quindi emarginati per sempre.

Un'ultima cosa: chiunque voglia discutere con noi può farlo, dandoci consigli e ascoltando quello che vogliamo fare: l'importante è non abbandonare uno strato sociale sempre bistrattato (ci troviamo il mercoledì sera in una saletta all'interno delle case del lotto 51).

Giuseppe: sono un ragazzo che abita da un anno al lotto 51. Prima ero con la mia famiglia a Porta Genova dove ho lasciato tutte le mie amicizie. Venendo qui mi sono trovato un isolamento totale. Mi era molto difficile conoscere i giovani di questo quartiere perché non ci sono occasioni per incontrarsi nei punti di ritrovo (a parte i bar).

Ora sono in questo gruppo di ragazzi che hanno gli stessi miei problemi e con lo stesso mio bisogno di uscire da questo isolamento.

Spero che si riesca a dare concretezza al suo intento e a smuovere una situazione nel complesso degradata e che si sviluppi il più possibile tra gli altri giovani.

Luisa: anch'io noto un certo scollamento tra il quartiere Montecatini nell'accettare la nuova popolazione del lotto 51. Forse anche perché la maggior parte è di origine meridionale. Questo è dovuto al fatto che ancora esiste (radicata e ingiusta) una discriminazione fatta, poi, (questo è assurdo) da gente lavoratrice su altri stessi lavoratori.

Piero: qui siamo di fronte a una situazione di solitudine, emarginazione che è di ogni giovane. E per non cadere in un senso di impotenza, rassegnazione, la necessità che noi abbiamo di incontrare altra gente per poter creare uno stato di lotta per un'alternativa ed anche per socializzare la nostra esperienza con gli altri.

Franco: mi andava l'idea di trovarmi con altri giovani. Prima di tutto per superare una mia condizione e poi tutta una serie di situazioni negative dando vita a qualsiasi iniziativa che sia ricreazione, forma partecipativa (gite, tornei, attività musicali e pittura). In fondo quello che si vuole è una necessità di primaria importanza nell'essere: stare con gli altri per ricevere amicizia e per crescere noi stessi.

Marinella: trovarmi con questi ragazzi rappresenta per me l'opportunità per uscire (le riunioni si svolgono la sera) ed è l'occasione di stare con i miei amici e tra noi parlare dei nostri problemi.

j111;:i;311
L. Sabbadini RADIO - TV - ELETTRODOMESTICI Milano - Via Dei Braschi, 7 Tel. 645.57.04
MOTOCICLI VEll CICLOMOTORI PEUGEOT BICICLETTE Iteg OFFICINA ASSISTENZA CON RICAMBI ORIGINALI VIA CIALDINI. 111 - MILANO - TELEF. 6461044
CONCESSIONARIO DI ZONA
Pag. 7
Marzo 1979
«ABC» con i compagni uruguayani per la libertà
kor

Milano 22/1/1979

Al consiglio di zona 8 e p.c. alla direzione del giornale A.B.C.

Villa Litta

Affori Milano

Siamo gli alunni di II F e frequentiamo la scuola elementare statale (F. Caracciolo) in via Iseo 7 Milano Affori.

L'insegnante ci ha detto che da questo anno il Comune dividerà i fondi (soldi) tra tutte le zone di Milano in modo che ognuna di esse possa incominciare a risolvere i problemi dei quartieri.

Noi siamo contenti. In classe abbiamo parlato molto dei problemi della nostra zona:

- Più scuole

Ospizi per vecchi

Centri di assistenza per i drogati

Tanto verde tanti alberi

Controlli per evitare gli inquinamenti

Noi bambini abbiamo pensato che il problema (Tanto verde tanti alberi) si può risolvere se-

guendo questo metodo: piantare tanti alberi dove ci sono spazi liberi (ci piacerebbe avere le strade alberate).

Questo lavoro potrebbero farlo i giovani abitanti nella nostra zona. Pagare in giusta misura il lavoro fatto. Noi speriamo che questo nostro desiderio diventi realtà.

Vi salutiamo

Noi di II F

Cari ragazzi della Il F, voglio prima di tutto ringraziarvi della lettera sia come Presidente del Consiglio della Zona che come insegnante (questo infatti è il mio «mestiere»). Non posso che compiacermi con voi e la vostra maestra del fatto che non vi limitiate studiare i «Libri», ma che facciate oggetto del vostro studio e del vostro impegno la realtà che vi circonda, il vostro quartiere, la vostra zona. Quello che vi ha detto la vostra maestra è vero: finora il bilancio era fatto per tutta la città di Milano, mentre quest'anno per la prima volta, una parte del bilancio

BIBLIOFLASH

Notizie dalla biblioteca di Affori

...L'è tanti an che vegni chi al Parco, a fa 'I giret, ma -- disi la verità sun mai sta bón de savè la storia de Villa Litta;...!».

Ah, guardi, non me ne parli! Con le ricerche ci fanno poprio impazzire. Si figuri: con la mia bambina, ho dovuto andare anche in chiesa a chiedere informazioni su un'opera famosa...; che è proprio lì, sa, nella chiesa di Attori!».

«Cioè no, adesso dicono che restaurano la Cascina Anna.

Ma. cioè, chissa gli anni che é lì; chissa quanta gente s'è sbattuta lì dentro per vivere... A scuola, no, non t'insegnano niente della storia del tuo quartiere... cioè, della tua gente...».

RIPRENDIAMOCI L'ARTE (E LA STORIA)

LA Biblioteca invita i cittadini ad una pubblica ricerca sui «monumenti» della zona, quali ad esempio Villa Litta, «La Vergine delle Rocce», Cascina Anna ed altri «resti» del passato. per conoscerne le vicende artistiche e storiche.

La ricerca, organizzata per gruppi, sarà guidata dal prof. MARCO ONORATO, critico e storico dell'arte.

Non un lavoro da esperti, ma un'occasione per conoscere e per collaborare alla creazione di una documentazione che sarà presentata pubblicamente e che rimarrà a disposizione della zona.

Per discuterne e per impostare il lavoro, tutti sono invitati ad una ASSEMBLEA - 23 MARZO 1979 ORE 21 A VILLA LITTA.

EQUO CANONE: in collaborazione con il Centro Studi 80che metterà a disposizione propri esperti - la biblioteca intende offrire un servizio gratuito di consulenza per tutti gli inquilini interessati.

DAL 22 MARZO 1979 OGNI GIOVEDÌ DALLE ORE 19 ALLE 23

MOSTRA COLLETTIVA DI PITTURA: «REALTÀ VISIVA«

Dal 16 al 26 marzo 1979, nell'atrio del Salone di Villa Litta. Espongono i pittori: Dante BONOLDI, Giovanni DONZELLI, Fiore GHIONI, Ettore STRADA.

Inaugurazione: Venerdì 16 marzo 1979, ore 21, Salone di Villa Litta.

SCUOLA E BIBLIOTECA: dal gennaio 1979 sono venute in Biblioteca per una prima «visita» o per «ricerche guidate» le seguenti classi:

Scuola Elementare di via Isero

IV A Ins. Boscolo Lucilla

IV B Ins. Mazzola Anna

IV C Ins. Capra Teresa

IV D Ins. Luciano Argentina

IV E Ins. Missaglia Emilia

IV F Ins. Raverta Rosella

IV H Ins. Mantellassi Gabriella

Il F Ins. Oltremari Angela

Scuola Media di via Gabbro

It F Ins. Caputi

Scuola Media di P.za Istria

III Ins. Gramegna

Scuola Elementare via Gabbro

V B Ins. Garbonere Manuela

La Biblioteca è a disposizione (provi accordi, anche telefonici) per analoghi interventi al mattino. Si rinnova, quindi, l'invito a tutte le classi delle Scuole Elementari e Medie della zona.

A TUTTI SI RICORDA CHE DA QUEST'ANNO L'ISCRIZIONE

ALLA BIBLIOTECA RIONALE È GRATUITA. Lettura in sede di quotidiani (10) e riviste (80) — Consultazione e ricerca — Prestito a domicilio — Consulenza. — Iniziative e manifestazioni varie.

BIBLIOTECA RIONALE “AFFORI» - Villa Litta - Viale Affori, 21 - Tel. 6450897 Marzo 1979 (Sergio Zurlo)

o, come dite giustamente voi, di soldi, viene dato alla zona. Questo fatto è molto importante non solo perchè rappresenta un passo in avanti nella «democrazia» del governo della città, ma anche perchè i Consigli di Zona, essendo più a contatto con la gente e conoscendo meglio la realtà dei quartieri, possono fare delle scelte più rispondenti ai bisogni dei cittadini. Ma veniamo alle vostre domande e ai vostri suggerimenti. Chiedete più scuole: noi stiamo aspettando la costruzione, già deliberata, di una nuova scuola elementare in Bruzzano, che è il quartiere con maggiori problemi. Per la vostra scuola invece abbiamo stanziato 300 milioni per la costruzione di un nuovo refettorio che possa permettere a tutti i bambini che lo desiderano di fermarsi alla mensa e alle attività pomeridiane.

dalla prima * dalla prima La pace nel mondo

hanno avuto, nell'evolversi della situazione asiatica, gli indirizzi del governo degli Stati Uniti? Fino a che punto è estraneo quell'imperialismo che si è dimostrato incapace di por mano positivamente ai problemi del mondo? Certo, non dimentichiamo i limiti e l'incapacità delle forze socialiste di dare risposte complessive, e non guardiamo certo serenamente alle tensioni che si manifestano tra paesi socialisti, perché ogni scontro tra paesi che si richiamano al socialismo non solo reca un danno gravissimo al movimento operaio e alla lotta generale di emancipazione dei popoli, ai valori dell'internazionalismo, ma offre ulteriori pretesti, nuovi spazi alle forze imperialistiche.

In questa luce una decisa, vigorosa politica di pace, di disarmo, di pacifica coesistenza, deve svilupparsi in tutti quegli ambiti (e sono tanti) che si richiamano agli ideali della pace; occorre che si intensifichi l'impegno delle masse in questo senso: esistono forze immense in grado di dare efficacia a questo movimento. Perché si tratta di stabilire un nuovo ordinamento mondiale in grado di colmare gli squilibri esistenti, di trasferire risorse dai paesi ricchi, industrializzati, a quelli emergenti, in via di sviluppo. Di qui l'impegno di tutti, lo sforzo comune, perché altrimenti è inutile illudersi di por fine alle tensioni.

pericolo incombente sull'umanità qualcosa di utile per miseri calcoli di partito. È un calcolo grave, e sbagliato. Il PCI,'in primo luogo, ha posto il problema fondamentale: quello di dare, ognuno, il proprio contributo per un'opera di pace, conscio che primariamente di questo il popolo si sente portatore, quello italiano come i popoli di tutto il mondo.

La spirale della paura

che ci permettono di dirlo, con forza. Le condanne alla violenza, le prese di posizione servono, è vero, ma fino a un certo limite. Si può fare qualcosa, ognuno può fare qualcosa per impedire che la Comasina, :e grandi città, dopo una certa ora diventino terra di nessuno. Occorre un grande sforzo collettivo per restituire dignità al quartiere, per ridargli una dimensione umana, per farlo tornare a vivere.

Ospizi per i vecchi: chiudere i vecchi negli ospizi non ci è sembrata una cosa giusta, se non in caso di assoluta necessità. Abbiamo chiesto invece, e dovrebbe aprirsi tra poco un centro geriatico (per anziani) che offra l'assistenza domiciliare, spazi e servizi di tipo ricreativo-assistenziale.

Tanto verde: con questo bilancio abbiamo stanziato molti, molti soldi per il verde, per mettere a verde, attrezzato con parchi giochi ecc., tutte quelle aree, anche piccole, di proprietà comunale che vediamo spesso abbandonate a sterpaglia o spesso a spazzatura. In particolare abbiamo finanziato l'ampliamento del parco di Villa Litta e la realizzazione di una pista cicla bile su cui bambini e ragazzi possano andare in bicicletta senza pericoli.

In merito alla proposta che fate di coinvolgere i cittadini per «piantare gli alberi» è possibile, io credo che sia molto intelligente e che, se ci date anche voi una mano, si potrà realizzare.

Vi aspetto quindi in Consiglio di Zona e vi saluto cordialmente.

Marilena Adamo Presidente Consiglio di Zona 8

Quel che serve. ora e subito. è un'azione comune in favore della pace, per sostenere il diritto di ogni popolo all'autodeterminazione, all'indipendenza, per sviluppare la cooperazione, per la riduzione degli armamenti. Se il quadro mondiale ci appare cupo, gravido di pericoli, per contro .esistono le forze per farvi fronte, per sconfiggere tali rischi. Sono responsabilità che competono ad ogni governo. così come competono ad ogni forza democratica, progressista, così come compete ai lavoratori, ai democratici. In Europa c'è chi ha preso e sta prendendo coscienza dei pericoli che travagliano il mondo, e l'Europa ha una parola importante, decisiva da dire nell'opera di costruzione della pace. di un nuovo ordinamento mondiale. Si tratta di colmare squilibri, di ripianare le storture tra paese e paese. E anche l'Italia ha il suo contributo da portare, con le sue forze democratiche, progressiste, il suo movimento dei lavoratori. Allora, ancora maggiori, in quest'ottica, appaiono le meschinità di chi ancora, nel nostro paese, si ostina a preoccuparsi di trarre dal

8 marzo

conquiste che non abbiamo recepito passivamente: invece siamo consapevoli di dover lottare ancora per migliorare la vita in fabbrica.

Dobbiamo essere all'avanguardia in ogni campo, apportando il nostro contributo per migliorare la nostra condizione e (compito non meno importante) cambiare l'attuale assetto sociale, che spesso ci riduce ad essere solo strumenti di piacere, oppure macchine per «Ingrassare» i padroni di turno!

L'ultimo episodio di questa catena di aberrazioni che insidiano il nostro vivere quotidiano ci deve far riflettere, ci deve far meditare sulle colpe che ognuno di noi ineluttabilmente ha, perché la spirale della violenza fa leva sulla paura e quindi sulla involontaria. tacita, convivenza della gente. E solo-partecipando, coinvolgendo, dando ognuno di noi un contributo, spezzando quella inconscia complice omertà, vigilando, si possono dare contributi costruttivi per superare quell'insicurezza, quell'angoscia che ci accompagna per rendere tutti noi protagonisti di una positiva trasformazione del nostro paese, per essere partecipi, per dare risposte credibili a quelle nuove generazioni che troppo spesso rischiano di essere invischiate in un mondo che loro non appartiene e che hanno il diritto (e il dovere) di non vederselo precipitare addosso.

ABC - Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 42 del 3-2-'79 - Redazione: Via Astesani 27, Mario Migliaccio, Maura Ceccaroli, Roberto Omini, Luca Belloni, Fiorenzo Baini Fotografi: Enzo Agrezzi, Sergio Ferrario - impaginazione: Sergio Ferrario - Direttore Responsabile: Edoardo GardumiHanno collaborato a questo numero: Liana Rosati, I giovani del Lotto 51, Peppino lasoni, Fabio Ceruti, Lucia, Andrea Colombo, Giampiero Gigli, Stefano Brambilla, Nadia Bellocchio.

Pag. 8 Marzo 1979
posta
M.O.

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.