Milano dodici12

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MILANO DODICI

GENNAIO 1980 L. 300

MENSILE DI CULTURA POLITICA E ATTUALITA'

Anni '80:

l'Italia in conserva?

Matteo è venuto in redazione con una sua elaborazione fotografica. «Ecco come vorrebbero l'Italia: in conserva». L'immagine ci è piaciuta, abbiamo deciso di usarla per la prima pagina di questo numero. gennaio 1980.

Compagni e amici lettori, provate a ricordare che immagine vi facevate dieci, venti anni fa degli «anni '80». Non certo quella che invece vi offriamo oggi: l'Italia in un barattolo di vetro, per una ~serva all'antica, simbolo di nostalgie del passato. Eppure li vedete. i segni di un passato «anni '50» si moltiplicano attorno a noi. Pensate alla cosiddetta campagna «liberista» in economia, all'esaltazione della libera iniziativa imprenditoriale pensate ai licenziamenti alla Fiat; alla posizibne di allineamento subalterno dell'Italia agli Usa sulla questione dei missili, il ritorno alla «guerra fredda».

C'è chi vorrebbe cancellare la grande ondata di lotte iniziata nei primi anni sessanta e esplosa nel 68/69, annullarne le conquiste economiche, politiche. culturali. Possiamo trionfalisticamente dire che non ce la faranno? In realtà si vanno accumulando molte condizioni favorevoli a quel progetto. Non è un'invenzione il riflusso di cupi tanto si parla, il rinchiudersi nel privato; e non si tratta solo di singoli, prima impegnati nei partiti o nelle organizzazioni di sinistra e nel sindacato, attivi nella vita democratica dei quartieri, che hanno mollato. Si tratta anche di ampi strati sfiduciati verso le possibilità di partecipazione. di trasformazione; pensate — ma è solo un esempio — al crollo della mobilitazione dei genitori attorno alla scuola.

A qualcuno sembra sia servito l'aver lasciato marcire irrisolti i problemi, il non aver fatto le riforme, o l'averne boicottato la realizzazione. A qualcuno è servito lo sfascio, è servito il terrorismo. Ne sono nati sbandamento, sfiducia e, insieme, nuovi corporativismi. Adesso — dopo l'indebolimento elettorale dei comunisti — pensano di poter realizzare il loro sogno: mettere l'Italia in conserva, chiudere con le speranze di cambiamento, con le richieste di maggior giustizia sociale, di trasformazione del modo di vivere e di produrre.

Nostalgia del passato, ho scritto. Ma nostalgia è il sentire che si è perso qualcosa che non può più tornare. Il movimento operaio può anche essere ricacciato indietro, ma gli anni cinquanta non possono essere riprodotti: non può essere riprodotto quel tipo di sviluppo industriale. Pensate a un solo problema, quello delle materie prime e, fra queste, delle fonti energetiche. Un meccanismo di sviluppo basato sul basso costo delle materie prime —.sul furto imperialistico delle materie prime al terzo mondo — non è più possibile; come non lo è un sistema industriale basato sullo spreco — nell'arco di pochi decenni — di risorse.energetiche come il petrolio, accumulate in milioni di anni, basato sulla distruzione dell'ambiente. O qualcuno pensa che finito il petrolio ci si possa limitare a sostituirlo con l'uranio?

Il sogno di un'Italia in conserva può affascinare molti, ma solo fra coloro che sperano di ricavarne ricchezza o potere: forse anche fra i nostri lettori. È, in fondo, un'immagine di tranquillità, di pace... Ma in quel barattolo l'Italia non si conserverebbe, andrebbe in putrefazione.

Alle soglie degli anni '80 l'Italia, l'Europa, l'intera comunità delle donne e degli uomini di questo pianeta, è chiamata a scelte decisive. Molti ci sembra non se ne rendono conto. Riflettete: ogni giorno, si può dire, vengono alla luce le conseguenze — medicinali per la vita — di uno sviluppo economico basato sulla legge del profitto. In quanti casi si è scoperto che le morti per cancro erano da addebitarsi a particolari processi produttivi. Quante volte si è scoperto, in ritardo, che dei «micidiali» o degli additivi dei cibi — i famosi «coloranti.> per esempio — sono nocivi alla vita!

Tutti stiamo misurando le conseguenze de/la scelta di privilegiare il trasporto privato — auto, camion, autostrade — a quello pubblico autobus, treni. I livelli di inquinamento dell'aria, dell'acqua, della terra stanno diventando insostenibili. E il contraltare di questo sviluppo sono oltre 800 milioni di persone costrette a vivere in condizioni di malnutrizione cronica. Intanto, dopo aver accumulato armi sufficienti a distruggere la Terra intera — e a distruggerla ben più di una volta — continuiamo la corsa agli armamenti, e tornano reali i pericoli di guerra.

Cari lettori, iniziano gli anni ottanta; è inutile nascondercelo, non saranno anni facili. Che siano anni di progresso e non di rovina dipende da voi, da noi. Ma non si può aspettare.

Pierfranco Ravotto

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FELTRE -CIMIANO LAMBRATE ORTICA
Il problema dell'energia a pagina 4-5 ENtRGIA PRO 64SSso

Lacrime di coccodrillo

La Democrazia cristiana e il problema della casa

«Comune di Milano: 5 anni di politica fallimentare della casa» questo era il testo del manifesto apparso sui muri della zona 12, a cura della sezione democristiana Borgato di via Conte Rosso che invitava i cittadini in sezione per discutere, con il consigliere comunale Salvatore Franconieri, il problema della casa! Il tema era invitante, e per un momento sono stato tentato di partecipare nella speranza che l'oratore democristiano avrebbe spiegato (lui era della partita) come mai dopo 30 anni di Amministrazione comunale democristiana il problema casa era ancora tale.

Avrebbe certamente spiegato come mai, al loro insediamento al Comune, le sinistre avessero trovato, casse vuote, tanti debiti, niente case e nemmeno un metro quadrato di terreno per costruire. Così non sono andato all'assemblea della Dc pensando che anche la sola mia presenza avrebbe dato credito a chi aveva permesso agli speculatori dell'edilizia milanese di operare contro gli interessi dei cittadini. Forse ho agito male non partecipando, ma certamente non mi sarebbe piaciuto veder piangere i coccodrilli!

Auguri musicali 1980

Martinitt 1980

Domenica 16 dicembre 1979 nel salone teatro dei «Martinitt» di via Pitteri 56 novantanove ragazzi dell'istituto sono stati premiati durante una fastosa cerimonia alla presenza degli assessori del comune di Milano Carlo Cuomo e Giulio Polotti e di numerosi cittadini del rione. Prima della consegna dei premi, il presidente dell'istituto dott. Melzi, ha letto una relazione sull'attività del sodalizio, compiuta da egli stesso e dai suoi collaboratori. Tra le iniziative condotte nel 1978/79 figura un anno di esperienza di una comunità-alloggio di adolescenti installata in via Curtatone: esempio che verrà seguito da un secondo esperimento, attuato con bambini più piccoli e perciò interessati a problemi più affettivi che di vera e propria socializzazione. Questi bambini verranno affidati a due coniugi e condurranno vita di famiglia. Durante la cerimonia della premiazione «La Banda dei Martinilt» ha eseguito alcuni brani musicali, alcuni di notevole impegno, meritandosi il plauso dei presenti alla manifestazione.

La passerella della via Ortica

Alcuni lettori ci segnalano lo stato di abbandono della «passerella» il ponte in ferro che unisce via Ortica a via Corelli oltrepassando la ferrovia che porta allo smistamento.

La «passerella» che è stata costruita 18 anni fa per sostituire il vecchio passaggio a livello, si trova veramente in uno stato pietoso, manca totalmente di manutenzione, le normali pulizie non vengono fatte, la vernice, dopo la sua costruzione l'ha vista solo per cancellare alcune scritte che si riferivano alla situazione della vicina fabbrica Richard Ginori. Quello che più si nota, anzi si vede, è la sporcizia che ignoti cittadini di notte approfittando del buio spargono a piene mani anzi a pieno sedere visto il tipo di sporcizia. La Redazione girerà la segnalazione al Consiglio di zona, ma nello stesso tempo richiama i cittadini al senso civico che a quanto pare manca.

Con concerti in tutta la zona, la Banda Musicale di Crescenzago ha portato gli auguri del Consiglio della zona 12 a tutti i cittadini. L'iniziativa, che ha avuto notevole successo è stata seguita con viva simpatia in tutta la zona.

Nozze d'argento

Carla Siligardi e Gino Reggiani hanno festeggiato il mese scorso il loro venticinquesimo anno di matrimonio. Ai due coniugi, affezionati lettori del nostro giornale, giungano le congratulazioni di amici e compagni e della Redazione di Milano 12.

Sottoscrizione

Paola Redegalli e Luigi Calvi per so re e migliorare il nostro Milano 12 sottoscrivono L. 10.000. Ai due nostri affezionati lettori, il nostro grazi

Farsi una biblioteca è facile

Nel catalogo Einaudi ci sono oltre 4000 titoli da consultare e tra i quali scegliere. All'interno però spiccano particolari opere o raggruppamenti di opere che si isolano per la loro natura culturale e editoriale.

Enciclopedia

Storia d'Italia Einaudi

Storia del marxismo

Storia dell'arte italiana

Storia economica Cambridge

Biblioteca di cultura storica

Storia delle Regioni dall'Unità a oggi Archeologia e storia delle antiche civiltà I classici della fiaba

La Organizzazione rateale Einaudi

l'Agente per le zone di Segrate - Pioltello - Milano - S. Felice

Lavanderia - Lambrate - Ortica

SALVATORE LICCIARDELLO via BiSiolfi, 12 - tel. 21.09.72

è a vostra disposizione per ogni informazione

Volantino terrorista al «Molinari»

Un volantino, firmato dal gruppo terrorista «Prima Linea» è stato trovato all'Itis Molinari di via Crescenzago. Nel mese scorso, alcuni incidenti seguiti da attentati avevano fatto parlare i giornali cittadini del caso Molinari. Ora, nel documento dei terroristi, si minacciano, citando nomi e cognomi tre esponenti del Gruppo studentesco movimento lavoratori del socialismo.

Il volantino è stato consegnato alla questura insieme ad una denuncia contro gli ignoti autori del comunicato terrorista.

È deceduto il mese scorso, dopo una lunga malattia, il compagno:

Paolo Zanacchi

Il compagno Zanacchi aveva 85 anni, era iscritto al Pci dal 1945.

I comunisti dell'Ortica porgono le più sincere condoglianze alla famiglia dello scomparso

Un lettore ci segnala

Vorrei segnalarti il disagio di molti lavoratori che alle 5 del mattino per recarsi al lavoro devono servirsi della linea automobilistica 75 che da Piazzale Loreto porta a Piazzale Susa. Alle 5 del mattino invece di partire dai rispettivi capolinea di Susa e Loreto l'autobus 75 parte dalla stazione di Lambrate (metà della linea) costringendo chi ha bisogno del servizio verso Lambrate a farsi una bella camminata, che, se in estate può essere piacevole, in inverno lo è un po' meno. Ti informo della cosa per vedere se è possibile una soluzione al problema che sta a cuore a molti lavoratori.

Umberto Campioni

A 11 anni dalla morte, la moglie Pierina, il figlio Livio, la nuora, la nipote ricordano a compagni e amici dell'Ortica:

Giuseppe Banderali

28 ott. 1894 - 9 sett. 1969

Domenica 6 gennaio, alle ore 15, nel salone del Centro sociale Ortica, in via S. Faustino, si è svolta la tradizionale «Festa della Befana», presenti molti genitori e moltissimi bambini. È stato proiettato un film per ragazzi, sono stati sorteggiati vari premi e a tutti i bambini presenti sono stati distribuiti dei doni.

Condannata per atteggiamenti antisindacali la Nuova Innocenti

A conclusione della vertenza promossa dalla Flm, il pretore del lavoro Alba Chiavassa ha imposto alla Nuova Innocenti la revoca dei provvedimenti punitivi adottati verso membri del Consiglio di fabbrica che nella fase di rinnovo contrattuale si erano intrattenuti in azienda per controllare che nei reparti non venisse svolto lavoro straordinario, e verso altri operai «colpevoli» di essersi recati, in occasione dello sciopero. in reparti diversi dal loro per fare propaganda a favore dell'agitazione di protesta.

Con una decisione che non ha precedenti il pretore ha inoltre dichiarato antisindacale la soluzione adottata dall'azienda nel luglio scorso di sospendere il lavoro nei vari settori in occasione di scioperi articolati.

E non è finita qui: adesso Alejandro De Tomaso, amministratore delegato della Nuova Innocenti rischia di finire sul banco degli imputati sottal'accusa di aver utilizzato le guardie giurate dello stabilimento per compiti diversi da quelli consentiti dalla legge. Il pretore Chiavassa ha infatti disposto la trasmissione degli atti processuali alla pretura penale per l'accertamento delle sue eventuali responsabilità.

Caterina - Carlo - Antonietta e Attilio Rusconi addolorati comunicano la morte di:

Caterina Pagnoni

deceduta 1'1/11/1979

Partecipano al lutto i clienti della Trattoria «Gatto nero»

La coop. Famigliare Ortica; la coop. Edificatrice Ortica; il Circolo Cult. Cesare Pavese; il Circolo Giovanile «Lenin»-; il Sindacato Pensionati zona 12; i comunisti dell'ortica: partecipano al lutto dei famigliari per la morte di:

Rinaldo Zapelli

Milano 9/12/1979

NOTIZIE DALLA ZONA pag 2 - Milano 12

Il Consiglio di zona e i cittadini

Due lettori ci scrivono

In questi anni che abito all'Ortica tanti conoscenti, vicini di casa o compagni di lavoro, mi hanno invitato più volte a partecipare ad iniziative, a manifestazioni, a lotte per tanti obiettivi tutti volti ad un solo scopo: rendere migliore il nostro Quartiere.

Debbo dire subito che non ho mai partecipato a nulla: dopo aver giudicato improduttivo l'atteggiamento del Comune nei confronti del decentramento e delle iniziative di zona nel lontano 1971, ne ho dedotto sfiducia e scetticismo.

Ora, terminato il 1979, debbo però ricredermi e desidero scrivere a Milanododici proprio per stringere idealmente la mano, per dare un piccolo e tardivo contributo a quei compagni che, al contrario, non si sonò lasciati sconfortare, a quelli che con la loro continua fatica hanno saputo cogliere, a vantaggio di tutta la comunità, le occasioni nate dalla situazione politica ed amministrativa indubbiamente migliore che si è data la nostra città negli ultimi anni.

Molti i lavori compiuti nella zona ed altri ancora in via di definizione possono passare inosservati, presi come siamo a risolvere gli eterni problemi della famiglia, del lavoro, spesso ognuno per proprio conto. Dimenticare che tali difficoltà sono comuni a tutti i lavora-

tori e che solo unendoci possiamo superarle veramente, può condurre a chiudersi, inutilmente e senza sbocco, nelle proprie quattro mura.

Ma tanti problemi, tante necessità, che a prima vista non ho ritenuto importanti, si sono invece ripresentati. Scegliere un buon libro, un buon televisore, un buon medico, trovare un buon lavoro sono cose importanti, ma non possono essermi sufficienti: il centro civico, il consultorio familiare, il pronto soccorso, non sono parole vuote e retoriche, sono esigenze che si impongono anche a un «non partecipante» come me, sono iniziative che occorre trovino una sistemazione comoda per noi ed anche economica e conveniente per l'intera comunità.

E non vadano, come dicevo, di.nenticati i lavori svolti ultimamente che possono anche apparire inadeguati se misurati sul metro della «bacchetta magica»: certo, situazioni rese difficili da antiche ed inadeguate scelte non possono essere ribaltate, ma solo corrette.

È in quest'ottica che vanno valutate positivamente alcune sistemazioni attuate come quella della piazza dell'Ortica, di alcune strade e marciapiedi, come l'apertura del ponte di via Rombon atteso per anni.

L'istituzione dell'autobus 38 e di quello da Lambrate a Segrate han-

no poi finalmente posto un primo rimedio a certe situazioni di isolamento di tante famiglie, con una soluzione che in futuro potrà migliorare se lavori di ristrutturazione della viabilità, dei trasporti pubblici e dell'uso del territorio, nell'area del Comprensorio e nel bacino del traffico, potrantio arrivare a compimento, ora che sono avviati.

Anche gli interventi per le scuole, come l'apertura di scuole medie e dèll'Istituto Turistico, che hanno tutto sommato arricchito la vita del nostro quartiere, come la ristrutturazione programmata per le scuole di via Cima ed anche l'istituzione della sede del Consiglio di zona in via Saccardo debbono essere ben presenti all'attenzione di tutti noi, affinchè queste iniziative, non piovute dal cielo, ma frutto di tanta «partecipazione» da non dimenticare, costituiscano ancora un punto di partenza e non vengano un domani ripiegate, soffocate in quegli sviluppi che invece solo noi possiamo determinare.

E termino con l'augurio che il nuovo anno veda ancora crescere sempre maggiore l'interesse di tutti noi per i problemi della nostra zona ed anche per questo giornale, per Milanododici, che pur fra tante difficoltà cerca di dar loro una voce.

Breve storia di un «giardino d'infanzia»..... mai nato!

Con lo scioglimento dell'Opera nazionale maternità ed infanzia, i nidi di questo Ente passarono alla gestione comunale.

Si cominciò a respirare un'aria nuova: i nidi non erano più visti come puri luoghi di assistenza per i figli di ragazze madri o di famiglie in condizioni estremamente disagiate, ma soprattutto come primo luogo di socializzazione del bambino.

Il nuovo regolamento entrato in vigore nell'estate del 1977 apriva il nido alla gestione sociale tramite l'istituzione di ordini di controllo e gestione, come l'assemblea dei genitori ed il Coinitato di gestione.

Nel nido di via Console Flaminio, questa esigenza di apertura verso la società, fu particolarmente sentita e si concretò con assemblee di genitori utenti e non utenti e nella costituzione di un Comitato di gestione, ancor prima che il regolamento entrasse in vigore.

Uno dei primi problemi che il Comitato dovette affrontare, fu quello dello spazio: il nido dispone di due sole grandi stanze, una riservata ai bimbi dai 3 ai 18 mesi circa, l'altra ai più grandi. Vi è inoltre un piccolo cortile esterno.

È facile immaginare quali difficoltà crei questa carenza di spazio, soprattutto per i più piccoli: è praticamente impossibile conciliare le necessità di sonno dei bimbi di 3/6 mesi, che dormono persino più di 16 ore, con le necessità di gioco dei bambini di 12/18 mesi.

Una ristrutturazione del nido in tre sezioni si presentava estremamente difficile e lunga da ottenersi, ma una soluzione parziale, valida almeno nel periodo di bel tempo, fu individuata dalle puericultrici e fatta propria dal Comitato digestione già agli inizi del '77.

A fianco del nido esisteva un terreno demaniale affittato dal Comune ad un fiorista. L'idea era di recuperare almeno in parte questa area e di trasformarla in un giardino da riservare ai lattanti ed ai divezzi.

Subito furono fatte richieste in questo senso al Comune.

Dopo una breve resistenza il fiorista si dichiarò disposto a cedere metà dell'area ed il Comune approvò la proposta stanziando i fondi necessari. La pratica fu costantemente seguita dal Comitato di gestione che insistette presso Assessori comunali, Consiglio di zona, e Funzionari dell'amministrazione, affinchè i lavori fossero eseguiti nel più breve tempo possibile.

All'inizio del 1979, poichè sembrava che nulla si smuovesse, un'assemblea dei genitori stabilì un giorno di .occupazione simbolica del nido. A seguito di questa ed altre pressioni, in aprile finalmente incominciarono i lavori: l'area fu recintata ora non era più del fiorista ma nemmeno del nido. Infatti i lavori furono interrotti e non fu nemmeno aperto un passaggio fra il nido ed il giardino.

Poichè il tempo passava e la primavera, stagione nella quale il giardino sarebbe stato di maggiore uti-

Alcune sere fa, per la prima volta, ho partecipato ad una seduta del Consiglio di zona.

Devo premettere che sono un cittadino impegnato politicamente e presente con una certa assiduità in vari organismi di democrazia partecipata, oltre che attivista di partito. Era necessaria questa premessa per porre in evidenza una questione che a me sembra di fondamentale importanza: spesso proprio chi vive la politica in prima persona, non tiene nel dovuto conto questi organi di democrazia decentrata, che costituiscono uno dei veicoli per il progresso democratico e civile del nostro paese, un paese che da molto tempo subisce i tentativi di chi vuol far fare dei passi indietro alla democrazia.

Due sono le vie verso le quali questi tentativi si indirizzano: una barbara e sanguinaria delle P38, l'altra sottile, meno violenta, ma ugualmente pericolosa.

Secondo me la seconda è quella che più contribuisce ad indebolire questi organi di democrazia partecipata, non solo attraverso la disinformazione, ma anche con l'invito alla non partecipazione dei cittadini.

E purtroppo questo tipo di attacco alla democrazia non si ferma qui: quante volte negli ultimi mesi abbiamo sentito che la Repubblica parlamentare è nociva per là nazione? Ma proprio la partecipazione alla seduta del Consiglio di zona, mi ha confermato come questi organi democratici rispondano, pur con i limiti della poca esperienza fatta, alle esigenze dei cittadini che vedono così il «potere» non come qualcosa di estraneo, ma come loro emanazione diretta. Esso risponde ai problemi del singolo cittadino, di

gruppi di cittadini e di tutta la collettività, mediando non solo i vari interessi, ma anche promuovendoli.

Sono stato fortunato a presenziare quella sera ad una seduta particolarmente affollata e vivace, il cui pubblico era formato da vari gruppi con vari interessi apparentemente contrastanti: alcuni pensionati chiedevano che gli orti di un terreno di proprietà comunale, da loro occupato venisse salvaguardato dalla ruspa, che lavorava invece per predisporre quei terreni a verde attrezzato necessario alla collettività. Ma proprio il confronto tra le necessità del singolo pensionato e quelle della collettività spingeva i rappresentanti del Consiglio di zona a prendere coscienza che tutte due le istanze erano giuste e che l'Ente locale avrebbe dovuto trovare un punto d'incontro soddisfando possibilmente le due richieste.

L'altro problema posto sul tappeto, quella sera, riguardava la costituzione del Consultorio nella nostra zona, già da vari anni richiesto e fino ad ora mai realizzato.

Le rappresentanze dei movimenti femminili e dei partiti politici presenti chiedevano che il nostro Consiglio di zona si facesse promotore delle loro richieste verso il Comune. Quest'ultimo punto mi da l'occasione per ribadire che solo l'attiva partecipazione della collettività e le iniziative di massa possono dare a questi organismi democratici più potere e più possibilità di intervento nella risoluzione dei problemi che più stanno a cuore ai cittadini in modo che tutti possano prendere coscienza che la democrazia è patrimonio di tutti e che tutti devono concorrere a migliorare. Carmelo Del Monte

Ancora sulla semaforizzazione di Bistolfi Trentacoste

Sul numero di ottobre abbiamo pubblicato la risposta dell'assessore Korach ad una lettera di Prini relativa alla necessità di un semaforo all'incrocio fra via Bistolfi e via Trentacoste. Credevamo che il problema fosse risolto. Invece...

lità stava finendo, i genitori esasperati occuparono per la seconda volta il nido.

Gli operai tornarono e completarono le opere murarie mancava solo la sistemazione del terreno coperto di detriti e di cocci di vasi ed ormai invaso dalle erbacce. Ovviamente non era lavoro da muratori ma da giardinieri e qui, come se non bastasse, cominciano (si fa per dire) i guai.

Infatti, tutte le azioni del Comitato di gestione e dei genitori si erano fino allora dirette verso la ripartizione per la manutenzione, che è cosa assolutamente estranea alla ripartizione parchi e giardini che dovrebbe sistemare il terreno e renderlo utilizzabile.

In settembre il nido si è riaperto ed il «giardino» è una savana. Quante occupazioni del nido saranno ancora necessarie prima che questo spazio vitale sia utilizzabile?

Dopo tre anni di partecipazione al Comitato di gestione non ho avuto il piacere di vedere realizzato il

progetto più importante.

Auguro a chi mi ha sostituito (ma forse quest'ultimo a sua volta lo augurerà al suo successore) nel Comitato di gestione di vedere realizzato questo progetto prima della fine del suo mandato (tre anni), malgrado la congiura ordita dalle lungaggini burocratiche, dalla miopia amministrativa e dalla mancanza di volontà politica di chi ha la responsabilità di portarlo a conclusione.

Tullio Pilati

Nella foto: sit-in in via Palmanova per la scuola di via Cesana.

In data 12/12 Alberto Print — della commissione Llpp e manutenzioni del Cdz. 12 — ha inviato all'Assessore la seguente lettera: Egregio Assessore, pur considerando l'impegno da voi assunto e resomi noto con lettera del 12 luglio 1979 (protocollo n. 193/79 77'V), sono costretto a rinnovarle la richiesta di un suo autorevole intervento per la installazione del semaforo in via Bistolfi angolo via Trentacoste.

In questi ultimi tempi sono avvenuti altri gravi incidenti.

1,a popolazione del quartiere, informata dal giornale di zona del suo impegno per tale installazione, attende fiduciosa, ma nel contempo sollecita continuamente per una celere realizzazione.

Allego, per conoscenza, dei documenti che potrebbero essere inoltre utili per la ricerca della pratica. Attendendo un sollecito riscontro porgo distinti saluti.

CONSIGLIO DI ZONA Milano 12 - pag. 3
bar trattoria DA felice —CHIUSO LA DOMENICA— tel, 7388381 VIA SAN FAUSTINO 6
A. Prini

Sull'ultimo numero abbiamo pubblicato una pagina sul problema della droga ed un articolo su due proposte di legge contro la violenza sessuale. Riceviamo e pubblichiamo le seguenti lettere su tali argomenti. Chi altri vuole intervenire?

E chi vuole intervenire sul problema dell'energia? Le nostre pagine sono come sapete aperte. Con un invito, ad essere, se possibile sintetici.

Non sono d'accordo con la legalizzazione delle droghe leggere

L'uso di stupefacenti è, da sempre, praticato principalmente dalla borghesia, almeno per quanto riguarda l'occidente capitalista. Vi faceva ricorso quella parte di borghesia che soffriva la povertà di valori e la cultura superficiale e retorica della propria classe.

Gran parte del proletariato, invece, faceva ricorso all'alcool, cercando di àlleviare i dolori causati da una vita misera, da un lavoro alienante, dalla repressione capitalista.

La borghesia quindi si affidava alla droga per riempire quei vuoti lasciati dalla mancanza dei veri valori, di un ideale di vita. Il proletariato cercava nel vino (che vien qui inteso evidentemente non come bevanda, peraltro gustosa) un momento di evasione che la sua squallida vita (nel senso materiale) non gli consentiva.

Non intendo difendere l'acolismo, che rimane sempre una grave piaga sociale, ma vorrei rilevare la grande differenza che passa tra la cultura borghese e proletaria, anche nei suoi aspetti negativi come il xicorso alla droga all'alcool.

In questi ultimi anni il consumismo, attraverso la televisione e gli altri mezzi di comunicazione, ha imposto i suoi valori e la sua cultura, cinica e superficiale, a gran parte del nostro popolo, spogliandolo dei suoi antichi valori e costumi. La mentalità consumistica, la cultura del piacere immediato e superficiale, tipicamente borghese, ha assorbito quindi gran parte del proletariato. Di conseguenza anche la droga si è diffusa nel proletariato, specie nei suoi settori più deboli, come coloro che vivono nel «quartierighetto» delle città e nel sotto proletariato.

Il ricorso alla droga è oggi uno dei problemi più gravi che affligge i giovani, ai quali la nostra società non sa offrire nè ideali di vita, nè strumenti formativi (come la scuola e il lavoro). Ce l'hanno già spiegato in molti perché i giovani si drogano; quello che preoccupa non è il fatto che i giovani «sballano», ma è il discorso culturale che sta dietro questo fenomeno, che è poi lo stesso di quello della borghesia malata che facevo all'inizio.

La cultura dell' '.roga è la cultura di una società che sta andando allo sfascio, di una classe, quella borghese, che non sa dare più risposte alla grave situazione attuale. La scelta di droga leggera (consumata abitualmente) o pesante dipende solo dal grado di disperazione, ma la mentalità che ci sta dietro è la stessa.

C'è da preoccuparsi quando si sente dire da più parti (specie in casa radicale), che lo spinello è «una scelta libera» o è un modo per protestare contro la situazione attuale. Nessun individuo è così pazzo da scegliere da solo l'autodistruzione, e non si lotta contro i mali della società i m personificando questi mali. Sono perciò contrario anche alla legalizzazione delle droghe leggere, perchè questo vuol dire, di fatto, accettare lo spinello come una soluzione alla grave situazione attuale.

Non sono d'accordo neppure con i compagni della Fgci che chiedono la legalizzazione della droga leggera per combattere il mercato nero e per dare vita ad una grande mobilitazione contro l'uso, appunto, della droga.

Questo mi-pare un principio un po' assurda, perchè se una cosa la combatto non posso «legalizzarla,. ed è un grosso errore, a mio avvisò, tollerare come dato di fatto, l'uso dello spinello tra i giovani. Questo potrebbe dar vita a una scalata al ricorso di sostanze sempre più pericolose, per arrivare ad una situazione incontrollabile. Anche il terrorismo è una pericolosa realtà del nostro paese, allora, cosa facciamo, lo legalizziamo per «controllarlo meglio»?

Per quanto riguarda poi il mercato nero, non mi pare che lo si possa sconfiggere con delle leggi, visto che la mafia (perchè di questo si tratta) non la si è mai battuta in questo modo.

Per l'eroina vale lo stesso discorso. Se lo Stato dà la dose gratis agli eroinomani, non c'è il pericolo che questi aumentino? E il mercato nero non troverà nuovi clienti in coloro che intendono «bucarsi» per la prima volta? Saranno domande ingenue, ma nessuno mi ha ancora risposto in maniera soddisfacente. E se fino ad oggi i centri di cura per i tossicodipendenti non hanno funzionato in modo soddisfacente non c'è il pericolo che, una volta legalizzata in qualche modo la droga, si dia come «risolto» il problema? C'è poi la proposta del Ministro Altissimo che è, a dir poco, scandalosa. Visto che gli eroinomani per procurarsi i soldi per la «droga» sono costretti a rubare o a prostituirsi, il Ministro ha pensato di dare loro gratis la dose con tanto di sollievo per l'ordine pubblico. Nessuno in passato ha pensato di dare da mangiare a chi rubava per fame, cosa questa che sarebbe stata almeno doverosa.

Vi è un dilagare della violenza sessuale coptro le donne, praticata da individui che, bombardati dalla pornografia e dal sesso, non riescono più evidentemente a trovare uno sfogo. Secondo la «teoria Altissimo» bisognerebbe dare la «dose» di donne a questi individui così non andrebbero in giro a violentare. Non sono io che riduco e schematizzo il problema della violenza sessuale, ma cerco di farmi interprete del pensiero del nostro Ministro.

La droga la si combatte con la cultura, con i valori di cui da secoli il proletariato si fa portatore, che sono i valori della giustizia, del progresso, della libertà. Sono questi gli strumenti che deve usare chi lotta per un futuro migliore, il resto è demagogia. Se oggi molti giovani si drogano è anche perchè non abbiamo usato questi strumenti con il vigore e la forza necessari. Sarà forse un discorso un po' ingenuo e retorico, ma a me oggi, sembra l'unico valido.

Noi — il Movimento delle donne (Udi - Mld) — siamo convinte che occorre sempre più avere fiducia che le cose si muovono in questa nostra società e che c'è una reale possibilità di cambiarle. Ecco perchè presentiamo una proposta di legge.

Ma siamo anche convinte che le leggi non bastano: occorrono processi reali, dibattiti e confronto fra tutti noi: discutiamo. Solo così riusciremo a comunicare tra di noi e scoprire che ognuno di noi può dare il suo contributo anche per cambiare cose che ci sembrano immutabili.

Infatti a volte ci pare che le cose siano appunto immutabili perchè hanno le radici nella natura, nella storia, nel costume, nella mentalità della gente quindi ci paiono in qualche modo intoccabili. Eppure se c'è un movimento che complessivamente, in dieci anni, ha cambiato

Cosa pensiamo noi della Fgci

Riteniamo importante, come Fgci dela zona 12, chiarire quale è la nostra posizione riguardo alle proposte di legge presentate da Pci, Psi, Mld-Udi.

Pur riconoscendo valide le proposte presentate dai partiti della sinistra. siamo perplessi su alcune loro parti.

Riguardo alla proposta di legge sottoscritta da Udi-Mld ed altre forze, pur non volendo appropriarci di questa proposta che è e rimane del movimento delle donne, riteniamo giusto il principio che sta alla sua base.

Crediamo che la decisione di confrontarsi sul piano istituzionale, dopo anni di crescita attraverso un dibattito interno, che ha conosciuto spesso momenti di crisi e di sbandamento notevoli, sia positiva.

Riteniamo che la validità di questa iniziativa stia nel fatto che questa legge voglia essere non solo un momento giuridico ma un momento di discussione e di revisione della morale vigente.

Per questi motivi invitiamo tutta la popolazione a firmare e a contribuire al dibattito, discutendo la proposta di legge e facendola discutere.

Aderiamo cosi attivamente. impegnando i compagni della nostra organizzazione a lavorare e a sostenere praticamente le iniziative che l'Udi ha organizzato per i prossimi giorni di gennaio, rimanendo anche riguardo a ciò in quello spirito di adesione e non di appropriazione di cui dicevamo prima.

cose che sembravano immutabili (divorzio, diritto di famiglia, aborto, legge di parità, consultori) questo è proprio il movimento delle donne. Perché questo è avvenuto?

Perchè c'è stata nel paese una soggettività femminile che questi temi li ha impostati a tutte le sedi politiche ed istituzionali; è stata insomma una partecipazione politica delle donne che, organizzata o no, si è espressa con una capacità politica di aggredire le situazioni sia a livello istituzionale, legislativo, parlamentare, ma anche nella vita quotidiana e casalinga di ciascuna di noi. In questa fiducia di poter cambiare le cose e nel fatto che per la prima volta il movimento delle donne si organizza per una raccolta di firme per la presentazione di una legge, dobbiamo vedere l'importanza di questo sforzo che sarà enorme ma potrà finalmente vedere sconfitta non solo la violenza ses suale ma la violenza in generale cioè la logica secondo la quale «siccome sono il più forte ottengo da te quello che con altri mezzi non otterrei», appunto la legge del più forte. E vogliamo che di questo si faccia carico lo Stato, vogliamo appunto costringere lo Stato a perseguire questi delitti contro la persona riconoscendo che la violenza è un reato oggettivo, che esiste cioè indipendentemente dalla volontà di denuncia della vittima.. Ecco perchè chiediamo la procedibilità d'ufficio: la donna è stata fin qui falsamente protetta (in clandestinità!) e rinchiusa entro il cerchio della sua vergogna e del ricatto dei violentatori attraverso proprio il meccanismo legislativo per cui doveva essere lei a fare la denuncia; ma sappiamo che

se la donna non fa la denuncia non è certo perchè è libera di scegliere se farla o no, ma perchè vi è costretta da mille condizionamenti esterni, da mille paure, da mille ricatti, dall'omertà e dalle minacce che fanno da contorno a tutti i casi di violenza sessuale. È impensabile quindi che il Movimento delle Donne, che ha scoperto insieme alla comune identità il concetto di solidarietà, come lo strumento politico vincente delle donne, possa ritenere giusto che una donna chiusa nella sua vergogna (impostale) e nella sua paura possa per principio decidere da sola di lasciare liberi dei delinquenti che tranquilli e impuniti continueranno a violentare altre donne!

Vogliamo affermare inoltre che la violenza sessuale non è — come sancito dal vigente codice Rocco — un delitto contro la morale bensì un delitto contro la personapoichè ogni atto di violenza sessuale e fisica colpisce la dignità della persona che Io subisce e non un astratto concetto di morale. La portata rivoluzionaria di questo progetto è evidente: non si tratta solo di modificare il codice penale ma di entrare nel costume per sconvolgere quel concetto di morale che è uno dei cardini dell'oppressione sulle donne; il progetto della nostra legge quindi supera l'ambito giuridico per farsi discorso politico generale.

Con questa iniziativa si è verificato un momento di unità nel movimento delle donne molto importante dopo le fasi di divisione vissute per la legge dell'aborto; è un'unità che ci fa anche crescere su un tema fondamentale: cosa significa cioè per le donne far politica. Nicoletta Tagliaferri

Cultura e politica

Recentemente ho assistito all'inaugurazione del Centro culturale «Incontro» di via Val Caffaro I (già sede del Psi locale). Il centro arredato con buon gusto (poltroncine rosse, moquette) e tanti milioni è stato tenuto a battesimo dal sindaco di Milano Carlo Tognoli. Per la verità, il Circolo, che gravita nell'orbita di una delle tante correnti in cui è diviso il Partito socialista milanese, era già stato inaugurato durante l'ultima campagna elettorale dall'allora nascente «stella» socialista Margherita Bonniver. Tornando all'inaugurazione pensavo che un Circolo che per far cultura si presentava con ben due inaugurazioni avrebbe attirato chissà quanta gente dell'Ortica, ma non è andata come pensavo: gente ce n'era, ma dell'Ortica poca; dopo le due parole del Sindaco più altre due degli addetti ai lavori tutto è finito. 110 dell'Ortica sono andati a casa, i 30 addetti ai ravori sono finiti in pizzeria, e da quel giorno le luci del Circolo non sono state più accese, del resto per far cultura in un rione come l'Ortica ci vuoi ben altro, e non basta certo il costoso cocktail: poltroncine rosse, Sindaco, moquette, addetti ai lavori. Milano 15 dicembre 1979

Il sindacato pensionati ci ha fatto pervenire una copia dell'opuscolo inviato a tutti i pensionati della zona. Quella qui sopra riprodotta ne è la copertina. Aggiungiamo a quello del sindacalo pensionati anche il nostro augurio.
Illmwsurio
4)IsizZiasociales o Violenza sessuale
perchè chiediamo
316710
ungp:or69zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
Ecco
la "procedibilità d'ufficio"
pag. 6 - Milano 12 LETTERE/DIBATTITI

15 giugno: 4 anni dopo

Le sinistre al governo della città. Cosa è cambiato a Milano e in Zona 12?

Intervista a A. Bafunno, capogruppo del Pci nel C.d.Z.

Fra sei mesi ci saranno le elezioni per il rinnovo dei Consigli comunali e, in città come Milano, anche dei Consigli di zona. Per la prima volta i consiglieri di zona saranno eletti direttamente dai cittadini. Fino ad ora infatti sono stati nominati dai partiti, in percentuali corrispondenti ai risultati conseguiti dai partiti nella zona. Noi vorremmo stimolare le forze politiche e i cittadini ad una riflessione sull'esperienza di questi sei anni prima che si apra la campagna elettorale e che l'opportunità di una discussione serena sia sopraffatta da un'accentuazione della polemica. Sull'altro numero del nostro giornale abbiamo ospitato una riflessione di Aldo Boscolo. Invitiamo consiglieri e cittadini a intervenire. A te, capogruppo comunista; vorremmo chiedere «quali cose si sono realizzate?».

D'accordo che bisogna parlare anche delle cose specifiche che sono state realizzate, però è importante anche discutere del metodo nuovo con cui i problemi sono stati affrontati dai consiglieri di zona in quest'ultima tornata. Non si può fare il confronto col passato solo in termini di numero di realizzazioni. Il metro con cui misurare le realizzazioni, il modo di amministrare, deve essere diverso.

Anche nel mio partito purtroppo, questo non è compreso da tutti. Tanta volte sento le lamentele: «Come facciamo a far capire alla gente che è diverso da prima? Cosa abbiamo realizzato?» Non è giusto ragionare in questi termini. Che è diverso da prima non lo si misura dai metri quadri di giardinetti, dalle panchine.

Ma allora i cambiamenti possono coglierli solo gli addetti ai lavori?

Leggete e diffondete Milano 12

Quelli in grado di confrontare la situazione attuale dell'Atm col deficit di prima, o quelli che riescono a immaginare le conseguenze del nuovo Piano regolatore?

No. Non si tratta di essere addentro. Si tratta di informare la gente su quale è la discussione fondamentale su cui entrare. Sulle scelte che sono state fatte e da fare. Ma prendiamo un esempio: l'espansione edilizia che ci sarà a Cimiano. Saranno costruite case per 2.300 abitanti circa. Ebbene, è la prima volta che è stato ribaltato il rapporto fra edilizia economico popolare e edilizia privata. Per cento appartamenti che nasceranno 60 saranno di edilizia economico popolare e meno di 40 di edilizia privata. Milano, in passato, è cresciuta in modo diverso: edilizia privata dappertutto e poi ghetti lacp.

Proviamo, allora, a fare il confronto col passato. I Consigli di zona sono nati nel '68, la nuova giunta è del '75. Cos'è cambiato dopo il '68? E dopo il '75?

Prima del '68 ogni scelta veniva fatta dall'Amministrazione. Ed erano scelte che spesso non andavano a risolvere i bisogni della cittadinanzà: qui c'è stata la distruzione di risorse, di verde, per esempio. Si costruiva abusivamente. Non c'era alcun interesse a informare la cittadinanza. Poi è iniziata un'attenzione diversa da parte dei cittadini. Sono nati i Comitati di quartiere. Erano strumenti di partecipazione, di pressione. C'erano assemblee popolari molto numerose. È da qui che sono nati i Consigli di zona: erano, all'origine, dei mediatori. Dovevano mediare fra l'Amministrazione e esigenze sorgenti dal basso. Probabilmente in una prima fase ha prevalso l'aspetto rivendicativo, non ancora quello di programmazione. Inizialmente i Consigli di zona non hanno saputo influire su come si sviluppa la città, ad esempio se verso il terziario o in senso produttivo.

Ü

Hanno comunque ottenuto dei risultati.

Certo. Ma non sempre è stato giusto il metodo. Per esempio, tante zone hanno rivendicato scuole e le hanno avute, ma senza programmazione. Adesso ci sono zone con un eccesso di scuole. Alcune devono addirittura essere chiuse. Ecco perchè ti dicevo che non è stato giusto fare il confronto solo sui metri quadrati di opere realizzate: in quel

caso sono state sprecate risorse, non sono stati fatti i veri interessi della cittadinanza.

Veniamo al '75. Con le elezioni del 15 giugno di quell'anno è cambiata la maggioranza al comune di Milano. Ed è cambiataanche la composi-zione dei Consigli di zona. Da allora la nostra città è amministrata da una Giuntadi sinistra.

Con la nuova Giunta si è cercato di cambiare. C'è un nuovo modo di porsi dell'Amministrazione comunale nei confronti dei Cdz. Si tratta di farli diventare vere unità amministrative, unità di gestione e di programmazione territoriale. Si è andati in questa direzione. La città deve avere un suo sviluppo e noi dobbiamo influire su questo. Ecco la grossa battaglia per il nuovo Piano regolatore. Si trattava di definire dove si può costruire e dove preservare il verde pubblico. Quali zone dedicare a servizi pubblici, quali a edilizia popolare, quali a edilizia privata. Se lasciare il massimo sviluppo cittadino a quello che è chiamato «il territorio», cioè banche, uffici, negozi, oppure se salvaguardare un assetto anche produttivo (industrie) di Milano. Un'altra grossa novità è quella del bilancio zonale. Per la prima volta dall'anno scorso le zone hanno dei fondi da investire direttamente. Non è più l'Amministrazione centrale a decidere,... Si tratta di 50 miliardi, se non ricordo male.

Sono di più. 56 miliardi per l'anno scorso, saranno 70 per quest'a nno. Per ripartirli è stata fatta una verifica delle strutture esistenti nelle zone per la scuola, per Io sport,

eccetera. Si è stabilito, come riferimento, uno standard cittadino necessario. Poi si è valutato il divario di ogni zona rispetto a tale standard.

Più soldi alle zone più povere dunque...

Più soldi alle zone che si trovano più al di sotto dello standard considerato necessario. La nostra zona si trova nella media come divario rispetto a quello standard. Abbiamo avuto un miliardo e centoquindici milioni. Ma siccome le esigenze arretrate erano tante è capitato che molte zone abbiano superato lo stanziamento previsto. La nostra ha fatto investimenti per due miliardi e cinquecentocinque milioni: si trattava di realizzare una grossa opera come il centro civico e la ristrutturazione della Maroncelli. L'Amministrazione ha accettato questi bilanci anche se erano al di sopra della quota prevista. Questa novità ha reso più snella la spesa pubblica. Le zone sanno bene le priorità, sanno anche quale deve essere la traduzione in pratica delle opere decise. Ecco il modo diverso di governare, di concepire il decentramento. Ricordo la lunga polemica della Dc secondo cui i Cdz non servono perchè hanno solo facoltà di esprimere parere consultivo. Ma la maggior parte di questi pareri è stato accolto. Allo stato attuale si deve pensare se non sia il caso di fare un passo più avanti. Se non si debba addirittura andare a pensare ai Cdz come a delle vere e proprie unità amministrative, dove all'Amministrazione centrale resterebbe solo il carattere di programmazione, di gestione a livello più globale.

Vorrei farti un'altra domanda. Riguarda la partecipazione dellapopola zione alla vita del Consiglio di zona. Si dice da parte dimolti che essa è an data diminuendo. Non ti sembra un dato preoccupan-te?

Prima c'era un ruolo dei Consigli di zona non tanto amministrativo, capace di programmare, di prendere decisioni, quanto stimolatore di processi, di movimenti che avvenivano in zona. Erano i Comitati di quartiere che si sono tradotti nei Cdz. Questo è anche il concetto attuale della Dc: ritiene ancora che i Cdz debbano essere momenti di promozione, di partecipazione. Invece noi riteniamo debbano essere prevalentemente dei momenti di decentramento amministrativo. È ovvio che in questo cambiamento

di intenzioni c'era da pagare un certo scotto, nella modifica, nella transizione da una mentalità ad una nuova. Le forze che sono ancora del parere che debbano stimolare la partecipazione quando fanno le critiche le fanno soltanto andando a confrontare il numero dei partecipanti alle commissioni o alle assemblee. Al limite, se vogliamo guardare anche solo a questi numeri, c'è da dire che anche quantitativamente è cresciuta la partecipazione. Tranne per le grosse assemblee popolari che non ci sono più. Ma questo non è un indice che sia peggiorata la situazione.

Ma la partecipazione, per esempio alle assemblee, perchè è diminuita? È diminuita sotto quell'aspetto.

Prima si facevano grosse assemblee per esempio sulle tasse da pagare per le migliorie della metropolitana. Anche le tematiche sono cambiate: per esempio abbiamo fatto assemblee per la preparazione del Piano regolatore. È ovvio che una tematica del genere può sembrare difficile ai più. Poi è un problema nuovo. Non è la conclusione di una mobilitazione; è il tentativo di coinvolgere la cittadinanza su qualcosa che prima non era proprio discusso dalla gente. Ecco perchè queste assemblee risultano meno numerose, ma qualitativamente sono più importanti.

D'accordo. Ma perchè le altre assemblee, quelle su momenti più immediati recepibili dalla popolazione, non ci sono più state?

Quel tipo di assemblee non è il Consiglio di zona che deve promuoverle. A lato del Consiglio avrebbe dovuto esserci ancora il Comitato di quartiere a sollecitarlo con argomentazioni, con assemblee.

Questo vuol dire forse che da quando ci sono i Consigli di zona è venuta meno l'attenzione delle forze politiche a questi problemi?

Che esiste una delega pura e semplice verso i propri rappresentati nel Consiglio?

Può darsi. Certamente è un errore. Non è vero però in assoluto che non ci siano più i Comitati di quartiere. Possiamo ricordare l'esempio dell'occupazione della Palazzina di via Saccardo. È stato un momento in cui è nato, possiamo dire, un Comitato di quartiere, un Comitato specifico per un problema specifico. Tanto è vero che quell'occupazione ha portato dei risultati molto efficaci: la Palazzina è stata acquistata ed è utilizzata dal Consiglio di zona, si è potuto arrivare a tale risultato perchè il Cdz aveva già fatto scelte in quella direzione, ma la mobilitazione ha potuto smuovere alcune cose. Bisognerebbe che l'esempio della Palazzina venisse moltiplicato per 4, per 10, per 100. Intervista a cura di Pierfranco Ravotto

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Ai collaboratori: il materiale per il numero di febbraio deve arrivare in redazione entro domenica 10 febbraio.

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Direttore:

Sauro Sagradini

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Numero unico in attesa di autorizzazione

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