rinviate le elezioni dei Consigli di zona
La decisione di votare il 30 novembre per l'elezione diretta dei Consigli di Zona era per prima cosa un atto di coerenza. E la coerenza tra i programmi e i fatti, tra le promesse e le realizzazioni, non può essere considerata una merce di scambio: essa è al contrario, un aspetto importante e irrinunciabile del «nuovo modo di governare».
La giunta si è imposto giustamente il rispetto di• un impegno che il Consiglio Comunale approvò a strà grande maggioranza (hanno votato contro solo i liberali) già prima del 15 giugno. Tuttavia è necessario guardare più in profondità; i Consigli di Zona a Milano, come ogni esperienza di partecipazione e di decentramento, hanno una parte fondamentale nella strategia generale del nostro movimento. C'è una nuova spinta democratica che scuote la struttura decrepita dell'attuale legislazione accentratrice e burocratica.
Più in generale nelle fabbriche, nelle scuole e nei quartieri è sorto e si è sviluppato un vasto e articolato tessuto democratico e unitario. La classe operaia è alla testa di questo processo di rinnovamento: il punto di partenza è stato infatti la conquista dei nuovi strumenti di unità e di democrazia sindacale nelle fabbriche, che ha modificato profondamente il rapporto di forza fra le classi. In seguito il processo si è allargato investendo complessivamente l'organizzazione della società. Dalla scuola ai quartieri delle città, ai servizi sociali (come le organizzazioni sanitarie) alle comunità locali nelle valli montane e nelle campagne, il vecchio sistema di governo e di potere si è incrinato, i cittadini vogliono essere protagonisti delle scelte che riguardano direttamente la loro vita.
E' una leva molto forte per far saltare le vecchie bardature dello Stato accentrato e burocratico e per contribuire a trasformare la società realizzando pienamente la Costituzione repubblicana.
Ecco, questa è la questione essenziale: una più ampia partecipazione dei cittadini alla vita della collettività e dei comuni attraverso gli organi di decentramento; non è soltanto una condizione necessaria dell'efficienza amministrativa della giunta ma è anche una modificazione profonda del modo di governare la nostra città.
Ricordiamo tutto questo non tanto per riaprire le antiche polemiche, ormai superate, ma per affermare la necessità di andare avanti, speditamente, nelle esperienze di decentramento e di partecipazione popolare. Certo, ora dobbiamo lavorare in condizioni nuove.
La mobilitazione delle forze democratiche e autonomiste per la elezione diretta dei Consigli di zona di Milano ha contribuito a far sì che il governo presentasse un progetto di legge e aprisse finalmente nel Parlamento un contronto complessivo sulla questione del decentramento — e questo è in sè un risultato di grande valore politico e culturale — tuttavia essa ha suscitato anche accanite resistenze conservatrici.
Molti sono gli aspetti di tali resistenze: ha pesato il sospetto e il rancore del vecchio apparato dello Stato contro le autonomie locali (lo spirito conservatore che da sempre anima l'alta burocrazia verso le innovazioni); ha pesato anche la preoccupazione politica della DC e di altre forze che preferiscono mantenere il confronto politico sul terreno più tradizionale, timorose che la moltiplicazione dei centri di vita democratica sottolinei ancora una volta la necessità e l'urgenza di una svolta profonda nei rapporti tra le grandi forze popolari del Paese.
Queste resistenze hanno costretto la giunta a rinviare le elezioni, ma certo non potranno in nessun caso ricacciare indietro le esperienze che a Milano e in altre città sono state costruite con la partecipazione unitaria dei comunisti, dei socialisti, dei democristiani, di tutte le forze democratiche e progressiste.
Anzi, il compito principale di tutti i democratici — e dei comunisti in primo luogo — è quello di assicurare la continuità e rapidità nello sviluppo del decentramento.
Per ottenere questo obiettivo la giunta nominerà i nuovi Consigli di Zona entro brevissimo tempo. L'azione dei nuovi organismi potrà contare su una forte e impegnata partecipazione popolare.
Questo giornale stava per andare in macchina quando la nota decisione del Consiglio di Stato, ha costretto il Comune di Milano a rinviare le elezioni dirette per i Consigli di Zona, fissate per il 30 novembre.
Abbiamo perciò ritenuto necessario rielaborare in parte il nostro giornale, mantenendo tuttavia la struttura che avevamo preparato, perchè riteniamo necessario che i cittadini della nostra Zona sappiano con quali proposte i comunisti della zona si presentavano a chiedere la loro fiducia.
Del resto queste nostre proposte non decadono per il fatto che le elezioni sono rinviate; al contrario i Consiglieri del P.C.I. che saranno nominati entro il 30 Novembre dal Consiglio Comunale ed entreranno a far parte del nuovo Consiglio di zona, si impegnano, nel costante confronto con tutte le forze democratiche, a portarle avanti e a battersi per la loro attuazione.
Le 20 Liste che il P.C.I. aveva pre-
sentato per i Consigli di Zona, meritano un poco di spazio su questo nostro giornale, perchè si abbia una visione complessiva dei criteri che hanno guidato il nostro Partito nella formazione delle liste.
Nelle nostre liste erano presenti 27 candidati indipendenti, (artigiani, professionisti, casalinghe, operai, dirigenti d'azienda) che, non iscritti e non militanti nel nostro Partito, avevano fatto loro la parola d'ordine da noi lanclaa che diceva -- e dice — «Governiamo insieme Milano». Un esame più approfondito delle liste mostra come esse rappresentino appieno la complessa realtà sociale della città: Oltre 200 operai impiegati e tecnici, 4 docenti universitari, 26 insegnanti di scuole medie inferiori e superiori, 42 liberi professionisti e dirigenti di azienda, 30 studenti, 36 artigiani ed esercenti, 7 artisti.
Infine oltre un quarto dei candidati comunisti, esattamente 108, erano le donne.
I Consigli potranno camminare speditamente per costruire nella pratica una iniziativa efficace, che assicuri non solo un reale controllo dal basso della attività del Comune, ma anche un modo più ampio e organico di programmare e di gestire i servizi sociali nelle diverse Zone.
E' il modo migliore per contribuire alle scelte legislative che il Parlamento è chiamato a fare e per impedire rallentamenti pericolosi. Saranno di fronte in Parlamento vari progetti di legge. A quello del Governo, infatti, che nel merito compie scelte errate e pericolose, si aggiungerà un progetto nostro.
Ce ne saranno anche altri presentati dai democristiani e dalle destre. Il parlamento dovrà garantire la possibilità di votare a primavera: per questo il confronto dovrà essere rapido, anche se ampio e preciso. Il succo della questione sta nella prospettiva generale della legge: il governo tenta di irreggimentare dall'alto ogni aspetto del decentramento, con un eccesso di zelo burocratico e lasciando intravedere l'obiettivo di cambiare le cose solo in apparenza per lsaciare in realtà tutto come prima. Noi, al contrario abbiamo fiducia nel sistema delle autonomie e voglia( segue a pag. 2 )
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I COMUNISTI AL CONSIGLIO DI ZONA 6
Abbiamo posto al compagno Rinaldo Ardini, capogruppo del PCI al Consiglio di zona 6, alcune domande sulla funzione svolta dai comunisti nel Consiglio stesso.
D. — Come fu possibile rompere l'isolamento nel quale il nostro gruppo dovette operare durante i primi tempi della vita del C.d.z.?
R. — Sì, nel 1968, anno di nascita del Consiglio di zona e per qualche tempo ancora, dovemmo lavorare in condizioni assai difficili. Mai però di completo isolamento. La nostra capacità di dialogare e di costringere al dialogo le varie forze politiche mise in crisi abbastanza presto l'anticomunismo di tipo pregiudiziale. La volontà costante di lavorare assieme agli altri per ottenere una collaborazione costruttiva sui problemi concreti, per ottenere convergenze anche occasionali ma che vanno nell'interesse dei lavoratori e dei cittadini, da tempo ci viene ampiamente riconosciuta. Ai comunisti del Consiglio di zona 6 va il merito indiscutibile, credo, di aver sempre operato in modo da portare rappresentanti di interessi diversi a discutere attorno allo stesso tavolo, a misurarsi sui problemi reali dei quartieri.
D. — Quale tipo di collegamento il Consiglio di zona 6 è riuscito a stabilire con i cittadini? E quale è stato, in particolare, il ruolo svolto dai comunisti per favorire questi collegamenti?
R. — Il Consiglio si riunisce di norma una volta al mese; le commissioni di lavoro, una volta ogni 15 giorni; le assemblee popolari si indicono ogni due o tre mesi. E' un'attività relativamente scarsa, come si può vedere, ma che riflette ancora il rapporto di carattere sostanzialmente burocratico che la vecchia Giunta comunale manteneva con questi organismi del decentramento amministrativo. Ora, nell'ambito di una rivalutazione globale di questi autentici strumenti di crescita democratica, si andrà senz'altro ad un'attività più dinamica e articolata. Devo dire però che, attraverso la pressione costante della nostra attività (e non solo della nostra) e la crescente sensibilizzazione dell'opinione pubblica, la politica della vecchia Giunta (tendenzialmente orientata a favorire lottizzazioni di potere) è stata ripetutamente battuta negli ultimi anni. In altre parole, già prima del 15 giugno aveva trovato spazio un modo di governare orientato, tramite un uso corretto del decentramento amministrativo, a sollecitare la partecipazione di sempre più larghi strati della cittadinanza. Abbiamo lavorato con tenacia, abbiamo condotto una politica coerentemente unitaria, in particolare con i compagni socialisti, sollecitando e utilizzando la collaborazione di esperti capaci, senza chiedergli quale tessera di partito avessero in tasca. In questo modo, anche, il Consiglio di zona è riuscito a stabilire ulteriori legami coi cittadini.
D. — Quali sono state le situazioni più intricate in cui il Consiglio di zona è riuscito a inter venire? Quali i successi riportati contro le forze della speculazione o dell'immobilismo?
R. — E' secondo me assai importante che il Consiglio di zona 6 abbia condotto, soprattutto sotto la nostra spinta, un'incessante battaglia per utilizzare le aree di via Niccolini, della exSalmoiraghi e dell'ex giardino Firenze per la costruzione di scuole. Si tenga presente che la nostra è una zona con caratteristiche molto
( segue da pag. 1 )
mo che siano i Comuni stessi a regolamentare i poteri, le funzioni, i meccanismi elettorali degli organi del decentramento. Per questo il nostro progetto fissa soltanto i principi generali.
I termini del dibattito sono molto chiari e per parte nostra accettiamo il confronto più ampio e più rigoroso per arrivare a nuove e più ampie intese democratiche.
Anzi, chiediamo con forza questo confronto: lo chiediamo nei Consigli di Zona, nei Consigli Comunali, nelle associazioni, negli Enti Locali, nel Parlamento. Lo chiediamo, e questa è la cosa più importante, sulla base dei fatti, delle «cose» da fare subito, nel vivo delle lotte contro la crisi economica e per risolvere i problemi del collegamento tra fabbrica e città, della scuola, della medicina preventiva, dell'elevazione culturale di massa.
L'esperienza dei nuovi Consigli di Zona e il dibattito sui progetti di legge non saranno momenti separati. Tale separazione sarebbe una condizione di sterilità politica e culturale.
I due momenti saranno invece strettamente collegati: il dibattito sul progetto di legge si salderà alla vita concreta dei nuovi organismi; alle lotte dei lavoratori, alla partecipazione della cittadinanza. Altre soluzioni sono solo dei palliativi.
Se si vuole discutere della partecipazione e del decentramento non si può dalla discussione escludere gli stessi protagonisti, i cittadini.
diverse da quartiere a quartiere, e proprio per questo risulta fondamentale la partecipazione attiva dei cittadini per conoscere e valutare problemi diversi, quali il risanamento delle case degradate in zona Sempione oppure il blocco delle vendite frazionate di appartamenti in zona Magenta. Sulla questione della casa abbiamo potuto registrare anche, grossi risultati, come nella trattativa con la DeAngeli Frua, dove la società è stata costretta a impegnarsi nella ristrutturazione delle case dei pensionati ad affitti concordati con il Consiglio di zona e con il SUNIA, demandando inoltre al Consiglio stesso la scelta dei nuovi inquilini via via che un appartamento si rendeva libero.
Anche il piano per la ristrutturazione delle case degradate da adibire a edilizia popolare, previsto dalla Legge 167, è diventato un momento unificante di tutti i partiti democratici nel Consiglio di zona. E così il piano urbanistico di zona, elaborato unitariamente e considerato il punto di riferimento per molte attività del Consiglio stesso.
Sui problemi casa-scuola-urbanistica si è raggiunto un accordo minimo ma programmatico, coinvolgendo un largo schieramento di forze. Come comunisti abbiamo contribuito in modo costruttivo a creare commissioni di lavoro, di tre delle quali abbiamo da tempo la responsabilità del coordinamento: la commissione antifascismo, la commissione casa, la commissione lavoro.
D. — Avete incontrato particolari difficoltà nel lavoro di queste commissioni? Come avete proceduto in rapporto alla realtà della zona?
R. — Difficoltà non sono mancate, ma in generale credo di poter affermare che si è riusciti a svolgere un buon lavoro. La commissione lavoro del Consiglio di zona, ad esempio, ha validamente affiancato la lotta dei lavoratori della EUREL ed esercitando una decisa pressione sulla commissione lavoro del Comune è
Commissione educazione sport
Commissione cultura
Commissione territoriale
riuscita a impedire la chiusura della fabbrica, che in seguito ha potuto riprendere il lavoro. Alla Borletti, alla Boselli e in altre fabbriche della zona dove i lavoratori erano impegnati in lotte dure e difficili, i componenti del Consiglio di zona, con i comunisti alla testa, hanno sempre attivamente partecipato alle' assemblee aperte indette dai Consigli di fabbrica, portandovi l'appoggio e la solidarietà concreta del Consiglio.
D. — Poi dirci la tua opinione circa il ruolo che, in generale, i Consigli di zona possono svolgere per aiutare il processo di formazione di un sempre più saldo tessuto democratico nella so cietà milanese?
R. — Il decentramento amministrativo è soprattutto una scuola di autogoverno in cui si fa politica applicata da una parte alle esigenze reali della zona e al tempo stesso orientata a una visione più generale, di respiro nazionale. E dunque, sotto questo aspetto, anche un importante momento di lotta al fascismo, soprattutto nella pratica dell'insegnamento nelle scuole e nell'esigenza di organizzare strutture per il tempo libero in collaborazione con le organizzazioni culturali democratiche. E' molto importante, anche se tanto rimane ancora da fare, che in questi anni di tenace lavoro nel Consiglio di zona si sia riusciti, come comunisti, ad affermare con successo la nostra politica democratica e unitaria e a diffondere attorno ad essa un sempre maggiore consenso. Il rinvio delle elezioni costituisce una prova della volontà accentratrice del Governo, ma non deve essere un alibi per le forze politiche e per i cittadini: noi comunisti riteniamo indispensabile che, per realizzare un modo nuovo di governare, si dispieghi una vasta partecipazione popolare dei cittadini. Solo così si potrà davvero svolgere un grande e importante lavoro con i cittadini, nell'interesse dei cittadini e della democrazia.
CONSIGLIO COMUNALE
Commissioni Comunali
CONSIGLIO DI ZONA 20 consiglieri Presidente
Commissione lav., assist., san.
Commissione ecologia
Eventuali altre commissioni decise dal Consiglio di Zona
Commissione bilancio
Commissione distrib. annona
•
Il Consiglio di Zona esprime il suo parere su: dei
Piano urbanistico della zona
Piano per la costruzione di case popolari (legge 167)
Piano delle strutture commerciali La localizzazione, la progettazione, la costruzione degli asili-nido, delle scuole, dei campi gioco, del verde e delle strutture sociali della zona L'istituzione, il trasferimento dei mercarti rionali L'uso dei terreni e degli stabili di proprietà comunale II rilascio delle licenze edilizie
Il c.d.z. esercita il controllo su:
Mercati rionali e ambulanti
Manutenzione e pulizia delle strade Manutenzione del verde Igiene e manutenzione degli edifici comunali e delle abitazioni di proprietà pubblica
Attività socio-assistenziali
Per svolgere questi compiti il c.d.z. dispone di personale tecnico e amministrativo di mezzi per l'informazione dei cittadini
Consiglio di Zona gestisce direttamente: Attività di promozione culturale sociale degli adulti Iniziative culturali -- I centri sociali I campi gioco le strutture ricreative e spor tive
Il c.d.z. è presente negli organi di gestione di:
Asili-nido e servizi per l'infanzia Biblioteche rionali Scuole materne comunali
Attività parascolastiche Scuole serali comunali
Distretto scolastico (diritto allo studio, edilizia, ecc.)
Il c.d.z. in collaborazione con il Comitato Sanitario di zona organizza i servizi di:
Medicina preventiva e di tutela della maternità e prima infanzia (pianificazione delle nascite, maternità, ecc.)
Medicina scolastica Medicina preventiva dell'ambiente di lavoro prevenzione dalle malattie sociali (tubercolosi e malattie respiratorie, tumori, ecc.) prevenzione dei disturbi del comportamento e delle malformazioni fisiche educazione sanitaria
Il c.d.z. in collaborazione con il Consiglio Unitario di Zona sindacale esamina i problemi del lavoro e del mondo produttivo in rapporto con tutte le forze sociali interessate
I c.d.z. con il consiglio comunale preparano:
Il bilancio Il Piano Regolatore Generale e il piano di 167
Il piano dei trasporti
I programmi generali di investimento e di intervento
zona 6: unà' realtà da mutare
Fare del Consiglio di zona il momento di sintesi della complessa realtà di questa specie di «città di 150 mila abitanti» che è la Zona 6 Magenta-Sempione, è l'obiettivo che volevamo raggiungere con le elezioni del 30 novembre.
Ora le elezioni sono state rimandate, ma non per questo tale obiettivo perde qualcosa della sua drammatica urgenza.
Perchè così come oggi si presenta, come l'han reso le forze della speculazione, dello spreco, del malgoverno, questo pezzo di città nel quale abitiamo non ci piace, non va bene, bisogna cambiarlo. Ed è anche lì, nel Consiglio di zona, in un Consiglio di zona trasformato dalla volontà di rinnovamento che anima oggi tanta parte dei cittadini milanesi, che pensiamo di poter attuare profondi cambiamenti.
Non da soli, certo, ma con il confronto, la par-
tecipazione, l'unità di tutti i democratici. Cioè, con 'quella stessa linea politica che il 15 giugno ci ha consentito di aumentare i nostri voti in zona di oltre il 7%. Non va bene che solo 59 mila dei 150 mila abitanti della zona 6 siano direttamente occupati nella produzione. Non va bene che più di 20 mila cittadini vi abitino in edifici malsani; che non vi sia un solo asilo-nido e gravemente insufficiente vi risulti il numero delle scuole, materne in particolare, ma anche elementari e medie. Non va bene che in zona non esistano centri culturali, civici o sociali, né biblioteche; che la struttura ambulatoriale vi sia pressoché inesistente. E neppure va bene che le forze della speculazione continuino a portare avanti il processo di espulsione sia dei ceti popolari, sia degli insediamenti produttivi (anche il ricorso massiccio
alla cassa integrazione può servire allo scopo), perché in questo modo la nostra zona finirebbe per trasformarsi definitivamente in un grigio agglomerato residenziale con caratteristiche da «city» commerciale. Queste sono le cose che vogliamo cambiare, che pensiamo possano essere cambiate con il confronto, la partecipazione, l'unità. In altre parti di questo giornale i problemi qui solo accennati trovano più ampia trattazione e, quel che più conta, sono accompagnati da proposte che ci sembrano serie e meditate. Si tratta di proposte che avevamo a lungo analizzate e discusse con i candidati della nostra lista, chiamandoli in tal modo a impegnarsi direttamente con gli elettori.
Adesso la discussione che più ci preme è quella con i cittadini. E la faremo. I nostri candidati anche se ora non sono più tali perchè non vengono eletti direttamente dai cittadini ma nominati dal Comune, questo confronto con il maggior numero possibile di cittadini lo porteranno avanti egualmente. Perchè solo in questo modo, solo se riusciremo ad ampliare e ad articolare sempre di più il legame tra le forze politiche democratiche e la cittadinanza, il nostro Consiglio di zona potrà diventare il centro di un reale potere amministrativo. Solo in questo modo, battendo anche qui, nella Zona Magenta-Sempione, le forze conservatrici e reazionarie, battendo le forze della divisione, solo così il nostro Consiglio di zona potrà essere lo strumento di un'ampia partecipazione di massa non soltanto al dibattito e al confronto, non soltanto al controllo democratico, ma anche alla gestione concreta dei programmi e degli interventi pubblici.
Il PCI della Zona 6
case, scuole, servizi sociali, trasporti: tutto è carente
I cittadini della zona 6, come quelli di tante altre zone della città, vivono ormai da anni (si potrebbe dire da sempre) in quartieri sprovvisti di molti di quegli attributi che dovrebbero caratterizzare una esistenza civile.
CHI NON HA UNA CASA DECENTE
Dai dati elaborati dalla commissione Urbanistica del Consiglio di zona, circa 20.000 persone abitano in appartamenti sprovvisti dei servizi igienici indispensabili oppure in condizioni di degrado igienico strutturale gravissimo.
Si tratta di oltre 300 edifici le condizioni dei quali peggiorano col passare del tempo; si accentuano d'altro canto i tentativi della proprietà di renderli sempre più inabitabili per poterli in un secondo tempo demolire o ristrutturare a fini speculativi. Esemplare a questo proposito il caso di via Canonica 4 dove squadre di operai sono state inviate dalla proprietà al fine di distruggere con atto vandalico i pochi servizi igienici esistenti.
Di questi 300 stabili solo il 20% è stato compreso nel piano di 167 presentato dalla giunta di centro sinistra e adottato dopo lunghe battaglie nel corso della precedente legislatura.
E' da notare infine che mentre decine di migliaia di famiglie continuano ad attendere risposta dall'Istituto Autonomo Case Popolari i proprietari continuano a tenere molti locali sfitti. Nella nostra zona è stato calcolato che la quota degli appartamenti sfitti raggiunge l'8 per cento.
CHI NON PUO' MANDARE I BIMBI AL NIDO O ALLA SCUOLA MATERNA
Oggi dover lavorare in due, per una giovane coppia, è una esigenza dettata dalla realtà della vita.
Nasce quindi la necessità dì poter avere vicino a casa, strutture che servano a supplire ed integrare lo sforzo educativo delle famiglie verso i figli e quindi gli asili nido e le scuole materne comunali.
Nella Zona 6 non esiste un solo asilo nido comunale; ve ne sarebbe bisogno di 31 per soddisfare almeno il 40% dei bimbi in età.
Le cose non vanno molto meglio per la scuola materna dove si riscontra l'esigenza di almeno 19 scuole per un totale di oltre 130 sezioni.
CHI ANDANDO A SCUOLA HA TROVATO VECCHI STABILI INADEGUATI
Se rivolgiamo la nostra attenzione alle scuole esistenti notiamo che la maggior parte di esse sono inadeguate: mancano aule, quelle che ci sono risultano spesso sovraffollate, non sono dotate di mensa, sono carenti gli spazi per le attività collettive.
Sistemate le vecchie strutture, per soddisfare le esigenze attuali nella fascia dell'obbligo occorrerebbero 8 scuole elementari per un totale di 190 aule e 4 scuole medie con 84 aule.
CHI NON TROVA SPAZI VERDI PER PRATICARE LO SPORT O PER PASSEGGIARE O CENTRI CIVICI PER DISCUTERE, DIVERTIRSI E PASSARE IL TEMPO
In zona esistono solo 161.000 m' di verde pubblico corrispondenti a 1,14 m' per abitante contro i 15 m' per abitante previsti dalla nuova legge regionale. Inoltre, dei due soli campi sportivi comunali, uno non è disponibile, quello limitrofo all'istituto Leone XIII, dato che fu sempre lasciato in concessione (anche quando ne erano scaduti i termini) all'istituto medesimo.
Non vi sono centri civici e sociali e non vi sono neppure biblioteche rionali; la struttura ambulatoriale è pressochè inesistente e non vi sono neppure le premesse per avviare un discorso sulle unità sanitarie locali.
Vale qui la pena di ricordare che, con una tale situazione, la precedente amministrazione, di fronte alla progressiva smobilitazione del «Vigorelli» come velodromo, nonostante i pressanti inviti della popolazione della zona perchè si utilizzasse fabbricato e area circostante per recuperare spazi per lo sport e le attività culturali, non trovò di meglio che avvallare la trasformazione del prestigioso circuito in cinodromo.
LE PROPOSTE DEI COMUNISTI
Alle esigenze della popolazione i comunisti han-
no risposto sempre con senso di responsabilità mettendo al primo posto gli interessi collettivi senza mai lasciarsi andare a proposte demagogiche.
E' così che oggi, come forza di governo della città, possiamo riproporre come scelte amministrative quelle stesse richieste che avevamo formulato' nella precedente legislatura.
Certo i guasti di una politica trentennale non possono essere cancellati con un colpo di bacchetta magica e sarà necessario un lungo processo per introdurre trasformazioni fondamentali nella nostra città; i comunisti comunque manterranno fermo il loro programma di riforma e di lotta articolandolo e aggregando forze sociali e politiche nuove attorno ad esso.
Nel dettaglio le proposte dei comunisti per il nostro quartiere si articolano in tre settori fondamentali: casa, servizi sociali, trasporti.
Casa
Per una politica della casa in zona riteniamo di interesse prioritario la risoluzione del problema dell'edilizia degradata. Per ciò è indispensabile che siano accelerate al massimo le procedure di approvazione del piano già adottato e si passi alla fase di attuazione.
Tale piano va nel contempo corretto e modificato eliminando dai lotti gli edifici in buono stato che sono stati erroneamente inclusi; tali edifici si propone siano sostituiti con altri limitrofi che pure presentano gravi problemi di risanamento.
Vengono poi proposti 17 nuovi lotti su gruppi di edifici contigui che necessitano, come e tal volta di più degli altri, di essere inseriti nel piano di 167.
Infine è stato preparato un elenco di edifici isolati che presentano tutti caratteristiche di avanzato degrado da inserire anche essi nel piano nel modo più opportuno.
A questo scopo il Consiglio di Zona 6 la sera del 30 ottobre ha indetto un'assemblea pubblica. Le forze politiche e sindacali, insieme ai numerosi cittadini presenti, hanno approvato l'ampliamento del Piano di 167 della zona 6 da inviare alla Giunta comunale.
Questa crediamo sia la strada giusta per amministrare la nostra città e per sviluppare la democrazia: compiere scelte incisive, adeguate alle necessità delle zone e confrontarle costantemente con i cittadini.
E' necessario inoltre la massima mobilitazione per porre fine alle manovre speculative (vendite frazionate, piccole opere), che vengono tentate negli edifici vincolati dal piano o comunque degradati.
E si rende sempre più necessario un ampio fronte democratico schierato contro le scelte anti-popolari degli attuali governi, a maggioranza democristiana e dello Stato accentratore, da cui provengono tutti i fondi per i Comuni. Attraverso la «stretta» creditizia, il taglio ai bilanci comunali, è stata tolta ai Comuni la possibilità di dare un sbocco positivo al drammatico bisogno di alloggi. «Ma non si può: c'è la crisi economica!» risponde qualcuno (ed è sempre lo stesso qualcuno che ci ripeteva che non era possibile anche negli anni del cosiddetto «boom»). Noi allora diciamo che proprio costruendo le case, le scuole, gli ospedali si esce dalla crisi gravissima in cui versa il nostro paese. Costruire i servizi pubblici che mancano drammaticamente, significa creare nuovi posti di lavoro, rilanciare tutta l'economia e concentrare le risorse del paese più sui bisogni effettivi che sui consumi inutili. E' anche questo, in sostanza, «il nuovo modello di sviluppo» di cui tanto si parla e di cui si sono fatti carico i sindacati confederali nelle scadenze contrattuali che oggi li vedono impegnati.
Scuola
Come si è visto la situazione nel settore dell'istruzione è gravissima; va detto subito che le aree disponibili in zona non sono sufficienti a sanare il fabbisogno arretrato di spazi per l'istruzione.
si propone quindi:
sistemare le vecchie scuole eliminando il sovraffollamento, i doppi turni e creando tutte le strutture necessarie allo svolgimento dell'attività didattica complessiva.
vincolare tutte le aree libere e quelle che si renderanno tali all'uso pubblico; nell'ambito del Consiglio di zona si è già previsto un possibile uso di queste aree libere attribuendo ad esse spe-
cifiche funzioni. Complessivamente vi sarebbe la possibilità, anche attraverso opportuni ampliamenti di insediare 8 asili nido, 7 scuole materne, 5 scuole elementari, 4 scuole medie e un centro scolastico superiore.
utilizzare immobili sfitti o in disuso attraverso adeguate opere di riforma oppure anche attraverso completa ricostruzione.
Vogliamo qui ricordare su quali aree è più forte l'attesa di un intervento da parte dell'amministrazione per le gravi inadempienze del passato.
Innanzitutto la scuola elementare che dovrebbe essere costruita sull'area della ex Salmoiraghi, (ormai da cinque anni) e che, con progetto già pronto, non è mai stata inserita nel bilancio. (la situazione è aggravata dall'attenzione mai sopita di una immobiliare nei confronti dell'area).
Vanno poi menzionate le vicende di via Niccolini e di Piazza Po: per la prima i lavori di costruzione, iniziati clamorosamente in periodo elettorale, languono; per la seconda la precedente amministrazione non ha neppure preso in considerazione le serie proposte del C. d. Z. di una ristrutturazione complessiva della piazza che consentiva un adeguato insediamento scolastico.
Verde pubblico e sportivo
Innanzitutto è necessario salvaguardare e attrezzare il poco verde pubblico esistente; procedere quindi nella sistemazione dell'area del Pallavicino e soprattutto acquisire all'uso pubblico il bellissimo giardino di via Tolentino (ex Giardino Firenze) salvandolo dalle mire speculative delle immobiliari.
In secondo luogo è necessario che si recuperi ad uso pubblico il campo sportivo del Leone XIII di proprietà comunale attualmente in concessione (scaduta) all'ente privato.
Infine va respinta con forza la proposta di trasformare il velodromo. Vigorelli in cinodromo richiedendo l'utilizzo dell'area e del fabbricato per lo sport attivo e per lo spettacolo.
Centri civici e culturali
E' necessario) a questo proposito, constatare che la maggior parte delle aree disponibili in zona saranno utilizzate per soddisfare il fabbisogno di scuole, individuare sul territorio quegli edifici esistenti che con poca spesa potrebbero essere trasformati in centri sociali e biblioteche.
In questo senso si può indicare l'edificio di via Monviso che attualmente ospita varie associazioni ed enti in modo caotico e con grande spreco di spazi utili.
Anche il complesso che ospita il Consiglio di zona può essere ristrutturato ed in esso si possono ricavare ampi spazi per attività culturali e ricreative.
In prospettiva si può pensare anche all'utilizzo dei piani terreni degli edifici distribuendo in modo razionale gli spazi tra le attività artigianali, quelle culturali e ricreative e le altre funzioni che si riterranno necessarie.
Attrezzature sanitarie
Conseguita una prima vittoria impedendo l'insediamento di una caserma di polizia sull'area dell'ospedale «V. Buzzi», il problema principale diventa l'utilizzo della palazzina parzialmente già edificata nell'ambito della trasformazione del «Buzzi» in Ospedale di Zona.
Inoltre va rilanciata l'attività del comitato sanitario di zóna verso i problemi della medicina sociale preventiva nella fabbrica e nel quartiere.
Attività produttive
E' necessario che vengano mantenute le attività produttive che attualmente sono insediate nella nostra zona.
Per scoraggiare eventuali speculazioni sulle aree industriali bisognerà mettere in atto una normativa che faccia scattare immediatamente all'atto del trasferimento dell'industria una variante che vincoli ad uso pubblico l'area che in tal modo si renda libera.
Queste sono le indicazioni che i comunisti danno ai cittadini per risolvere i Problemi della zona.
Oltre che un programma amministrativo, è come sempre una precisa indicazione di mobilitazione e di lotta che intendiamo condurre con il concorso di tutte le forze che vogliono battersi per il progresso sociale e economico della nostra città.
gli edifici degradati della zona 6 da risanare
PROPOSTA DI REVISIONE DI 167 ADOTTATO
Zona
rotaz. con serv. int. Via Balestrieri I Lotto 52 Via Bramante Via Bramante Via Bramante Via Bramante Via Bramante Via Bramante Via Bramante Via Montello Via Giusti 3 Via Giusti 5 Via Giannone Via Giannone Via Montello da escludere: Via Bramante 11 Via Mantello 16 da includere: Via Bramante 21 Lotto• 53 Via Paolo Sarpi 20 Via Paolo Sarpi 22 Via Paolo Sarpi 26 Via Paolo Sarpi 27 Via Giordano Bruno 12 Via Niccolini 25 Via Niccolini 27 Via Niccolini 29 Via Via Messina t A. da Cambio la A. da Cambio
ALTRE CASE SINGOLE
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Zona Sempione
Via Monviso 14
Via P. d. Francesca 34, 40.23
Via Chieti 5
Via Losanna 46
Corso Sempione 88
Via G. Govone 23 - area libera, 42
Via Tartaglia 24
Via R. di Lauria 18
Via Sabatelli I
Via Lomazzo 29
Via P. Sarpi 42, 52, 58, 60, 63
Via Bertini 17
Via Rosmini 5, 11, 13, 16
Via Canonica 62, 72
Via Alfieri 13, 15, 18
NECESSITANTI RISAZona Magenta Via R. Sanzio I Via Correggio b, 39
Via Belfiore 7, 15
Piazza Wagner 1/3, 7
Via Rasori 12, 6, 2 Via Tiziano 15 Via Giovio A5 Via Panizza I Via Cimarosa 13
Via Washington 17, 52, 56
Piazza Irnerio 15 Via Egadi 10
Via Garian 35
Corso Vercelli 34, 28, 24. 29, 31 parte interna
Via Marghera 32, 34
Via Correggio 18 casa di rotazione
PROPOSTE DI UTILIZZO DELLE AREE LIBERE
ASILI NIDO
Via Washington - Via Caboto, su area libera (in parte);
Via Tolentino su parte dell'area dell'ex Giardino Firenze;
Via Govone - Via Tellini, su area libera (in parte);
Via Massena, ampliamento della scuola materna esistente;
Via Pallavicino - Via Panzini, ampliamento della scuola materna esistente;
Via Savoia Cava:leria - Via Monti, area attualmente occupata da caserma (in parte);
Via Prina, su area libera (in parte).
Via Prina, su area libera con asilo nido.
Via Tolentino - Caracciolo, su area ex Giardino Firenze con asilo nido mq. complessivi 13.928 e scuola elementare;
Via Tellini - Via Govone, su area libera con asilo nido annesso mq. complessivi 4.394;
Via Messina - Stilicone, su area da ristrutturare con asilo nido e scuola elementare, mq. complessivi 16.226;
Via Niccolini - Piazza SS. Trinità, su area libera mq. 2.836; Piazza Po, su area da sistemare;
SCUOLE ELEMENTARI
Via R. Sanzio, su area ex Salmoiraghi mq. 6.670;
Via Savoia Cavalleria - Via Monti, area attualmente occupata da Caserma con annesso asilo nido mq. 14.080;
Via Da Procida, su area attualmente occupata dal mercato dell'usato FIAT con scuola media mq. complessivi 9.060;
Via Tolentino - Via Caracciolo, su area ex Giardino Firenze con nido e scuola materna mq. complessivi 13.928;
Via Messina - Via Stilicone, su area da ristrutturare con asilo nido e scuola materna mq. 16.226.
SCUOLA MEDIA
Via Gracchi - Piazza Sicilia, sistemazione aree della piazza mq. 5.980;
Via Da Procida - Via Domodossola, area occupata attualmente dal mercato del veicolo usato FIAT con scuola elementare, complessivi mq. 9.060;
Zona Sempione Lotto 50 (ex Velluto) Via Cirillo 14 Via Grillo 12 condominio degradato Via Cirillo 10 Via Cagnola 5 Via Cagnola 7 Via Cagnola 9 da includere: Via Cagnola 12 casa di rotazione Lotto 51 Via Bramante - casa di rotazione Via C.M. Maggi 2 Via C.M. Maggi 3 - casa di rotazione Via C.M. Maggi 6 P.zza Lega Lombarda 3 P.zza Lega Lombarda 5 Via Balestrieri 6 da escludere: Viale Elvezia 2 Viale Elvezia 4 da includere: Via Canonica 4 - casa di
PROPOSTE DI NUOVI
Zona Sempione
Lotto A Via Canonica 25 Via Canonica 27 P.zza Morselli 3 Via Canonica 39 Via Canonica 41 Via Canonica 43 - casa di rotazione
Lotto B Via Procacci•ni 54 Via P. della Francesca 2Via P. della Francesca 44/1, 4/3, 4/5, 4/7 Via P. della Francesca 6
Via Pier della Francesca 8
Piazza Gramsci 12
Piazza Gramsci 14 Via Mantegna I Via Mantegna 9 Via Saronno 1 Via Saronno 2 Via Saronno 3 Via Saronno Sa
Via Saronno 7
Lotto C Via Monviso 13 Via Monviso 15
Via Monviso 17
Lotto D Via Pier della Francesca 69
Via Pier della Francesca 71
Via Pier della Francesca 73
Via Pier della Francesca 75
Lotto E
Via Fauchè 18
Via Campobasso I Via Campobasso 3
Lotto F
Via Poliziano 10
Via Chizzoli•ni 2
Via Chizzoli•ni 6
Via Chizzolini 8
Lotto G Via Bramante 32
Via Bramante 34
Via Brarnffite 33
STABILI DEGRADATI DI PROPRIETA' PUB-
Via Messina - Stilicone, area da ristrutturare (in parte).
SCUOLE MATERNE
1) Via Washington - Via Caboto, su area libera con annesso asilo nido, mq. complessivi 5.184;
Via Stilicone - Via Messina, area libera mq. 6.750;
Via Messina - Via L. Nono, area da ristrutturare mq. 8.000.
SCUOLE SUPERIORI
Corso Sempione - Piazza Firenze, su area di una ex industria m«. 3.286 -
vogliamo il Vigorelli al servizio dei cittadini
Abbiamo visto quanto la nostra zona sia carente di attrezzature sportive e di verde. Non basterà soltanto utilizzare le pochissime aree libere che sono rimaste ma bisognerà anche, sforzando la fantasia, valorizzare al massimo ciò che oggi esiste di poco utilizato.
Una buona occasione è rappreentata dal velodromo Vigorellj: al suo interno vi sono 3 palestre ed una serie di locali che potrebbero essere utilizzati per attività parascolastiche dalle scuole vicine più carenti di questi servizi (alLiceo i ragazzi fanno ginnastica in cantina, alla Moscati non si fa praticamente ginnastica, perchè mancano le attrezzature). All'interno dell'anello ciclistico si possono svolgere attività sportive all'aperto e pettacoli di massa. Ma da più di tre anni la SMIRC, una società che organizza le corse dei cani, tentava di richiederne la trasformazione in un centro di scommesse. Nonostante la ferma opposizione del Consiglio di Zona e dei cittadini in generale, l'assessore democristiano Bellini e la Giunta di centro sinistra concedeva per 9 anni alla SMIRC il prezioso velodromo (e solo per 12 milioni all'anno d'affitto!). I lavori di ristrutturazione iniziavano il 14 luglio di quest'anno e continuano anche oggi, a ritmo serrato, per prevenire, con il fatto compiuto, ogni giusta reazione delle forze democratiche. Ma la reazione c'è stata e anche forte: i cittadini, indignati per lo spreco di un'attrezatura pubblica e preoccupati per l'incentivo alla malavita organizzata, hanno prontamente risposto alle iniziative unitarie del Consiglio di zona 6 e delle forze politiche democratiche. In un'assemblea pubblica tenuta il 29 ottobre al Consiglio di Zona, i cittadini approvavano una mozione che chiedeva all'Amministrazione comunale di fermare i lavori e di revocare la licenza alla SMIRC. Con il medesimo proposito veniva organizzata dalle forze di sinistra della zona una manifestazione popolare all'interno del Velodromo: 1'8 novembre oltre un migliaio di persone (studenti e genitori delle scuole vicine, rappre-
sentanze dei consigli di fabbrica, cittadini della zona) manifestava la volontà di fare del Vigorelli un'attrezzatura al servizio del quartiere, gestita dal Consiglio di Zona e non dai biscazzieri.
Particolarmente grave e ambiguo era in questa circostanza il comportamento della D.C. di zona che, ripetutamente invitata ad aderire alla manifestazione, ricorreva ad ogni sorta di pretesti per sottrarsi al preciso impegno di una presa di posizione unitaria. Tale comportamento veniva chiarito una settimana più tardi, allorchè la D.C. uciva con un manifesto provocatorio nel quale, del tutto irresponsabilmente, si attaccava sulla questione del Vigorelli la nuova Giunta democratica di Palazzo Marino.
Un atto grave e antiunitario, che non impedirà tuttavia all'ampio schieramento che si è creato nella zona di portare avanti una giusta azione per il Vigorelli. A questo punto è però necessaria una coraggiosa decisione della nuova Giunta milanese che fermi i lavori e trasformi il «Vigo» in un impianto utilizzabile dai cittadini. Siamo consci della difficoltà di tamponare le scelte fatte in trent'anni di malgoverno, siamo ugualmente convinti che la volontà popolare vada, sempre e comunque, rispettata e che le esigenze della zona prevalgano sull'interesse privato.
4
Magenta Lotto 47 Corso Vercelli 14 Via Rasori 7 Via Rasori 9 da includ. Via Scarpa 5, 7 C.so Vercelli 18 Lotto 48 Via Marghera 31 Via Marghera 33 Via Marghera 35 Via Marghera 39 Via Marghera 41 Via Marghera 43 Via Seprio 22 Via Seprio 18 Via Sacco 9 da escludere: Via Marghera 27-29 prop. Comune Via. Marghera 45 Via Seprio 20 Via Asti 16 da includere: Via Marghera 49 Lotto 49 Via Marghera 16 Via Marghera 10 Via Marghera 6b Via Marghera 4a Via Marghera 2 da escludere: Via Marghera 14 Via Marghera 14a Via Marghera 12 Via Marghera 6 Via Marghera 4 da includere: Via Buonarroti 9 Via Buonarroti 5 Via Marghera 3
DEI LOTTI
3 Via Via A. da Cambio 2 A. da Cambio 4 Via da escludere: Via G. Bruno 10 Via Niccolini 33 Via Niccolini 24 Via Niccolini 28 Via Messina 2 Via Messina 6 Via Messina 8 Via Fioravanti 17 Via Fioravanti 19 Via Fioravanti 21 Via A. da Cambio I Via A. da Cambio 6 Via A. da Cambio 8 da includere: Via Messina 5 Via Messina 7 Via Fioravanti 1 - area libera Via Fioravanti 3 Via Fioravanti 12 Via Fioravanti 14 Lotto 54 Via Paolo Sarpi I Via Mantello 4 Via Montello 6 Via Montello 8 P.zzale Baìamonti 1 da includere: Via Ceresio I Via Ceresio 3 - casa di rotazione LOTTI DI 167 Via Bramante 29 Via Bramante 39 Via Bramante 40 Via Bramante 42 Lotto H Via Cenisio 62 Via Cenisio 68 Via Cenisio 70 Via Cenisio 72 Lotto I Via Lomazzo 10 Via Lomazzo 14 Via Lomazzo 15 Via Lomazzo 16 Via Lomazzo 17 Lotto L Via Aleardi I Via Aleardi 3 Via Aleardi 5 Via Aleardi 9 Via Aleardi 8 Via Aleardi 10 Via Aleardi Il Via Fioravanti 34 Via Fioravanti 36 Via Fioravanti 38 Zona Magenta Lotto M Via Costanza 2 Via Costanza 4 Via Digione I Via Digione 3 Lotto N Via De Alessandri 9 Via Salutati 15 Via Salutati 17 Lotto O Via R. Sanzio 8-10-12-14-15 Via V. Colonna 29 Lotto P Via Correggio 12, 14 Lotto Q Via Ravizza 3, 4, 6 Lotto R Via Ravizza 11, 13 Lotto S Viale S. Michele del Carso 7,9 8 10 12 13 15 17 19 14 4 6 12
BUCA Comune: Via Cesarlanol I Via Ruggero di Lauria Via Marghera 27 Via Marghera 29 Ospedale Maggiore: Via P. Sarpi 20 Via P. Sarpi 22 17 Via Mantello 6 Via Bramante 13 Ferrovie Nord Via P. Eugenio 51 Via Caracciolo 74
perché violenza e droga nel mondo giovanile
La nostra società, sotto la spinta di uno sviluppo economico incontrollato, tende ad assumere aspetti sempre più preoccupanti nei confronti del mondo giovanile. Una visione distorta dei valori reali e forme alienanti di presentazione degli stessi creano squilibrio nella cultura e nella società. ll giovane, più facilmente suggestionabile per la sua essenza emotiva, trova sempre più spesso una pericolosa spinta a comportamenti che sono frutto di una strumentalizzazione avente fini consumistici. Il fenomeno di atteggiamenti di violenza gratuita è infatti da far risalire a quello stato di rivalsa che il giovane tende ad assumere nei confronti della società. Non si può tuttavia ritenere la violenza del rampollo di buona famiglia originata dagli stessi motivi che forma quella di classi meno agiate. Se infatti nel primo caso la spinta del mito fascista del superuomo o della ricerca di cose “nuove da fare» 'è sufficiente per commettere atti di violenza criminale, nel secondo caso la spinta è determinata dallo stato di emarginazio~creato dalla convinzione che senza la moto giapponese o gli occhiali inglesi, si è diversi, se non inferiori. L'asassino di Varalli ed il gruppo di amici omicidi del Circeo sono ben diversi da chi ruba la moto per essere come gli altri
amici. Un'altra forma di violenza, quella politici trova una sua esatta origine sia nel concetto demenziale di chi non trova di meglio per passare il proprio tempo che lo scontrarsi con la polizia sia nella volontà disperata di chi crede di riparare i torti subiti con la forza, senza valutare il danno prodotto a se stesso ed all'intera società. Da quanto abbiamo potuto vedere, la violenza si concretizza in una forma aggressiva propria di chi non è in grado di vivere nella societa per carenze spesso culturali. La scelta opposta, cioè passiva nei confronti della stessa tematica è quella emblematica della droga. La verifica traumatica di certi aspetti della vita porta spesso il giovane a tentare di eluderli e, se questo non gli riesce, a ricorrere a mezzi dei quali diventa fisiologicamente o psicologicamente schiavo. Capire questo è facile quando si pensa al fenomeno dell'alcoolismo. ed al suo più noto paradosso: — Annegare i dispiaceri nell'alcool —. Nei confronti di questi individui è facile la posizione di quei benpensanti che sputano sentenze su. realtà che non conoscono. Purtroppo il drogato vero è la realtà di colui che non ha nè possibilità nè mezzi per curarsi o per affrontare i suoi problemi. Non diciamo
IL DECENTRAMENTO DELLE STRUTTURE SANITARIE E ASSISTENZIALI
A parlarci dei Comitati Sanitari di Zona e delle loro funzioni nell'ambito della riforma sanitaria abbiamo invitato la compagna LAURA BOSSI, Presidente del Comitato Sanitario della zona 6 e Consigliere Comunale.
Nel quadro del decentramento comunale, qual'è il ruolo dei Comitati Sanitari di Zona?
I Comitati Sanitari di Zona esistono ormai da un anno nella nostra città. Sono stati istituiti dalla Regione con compiti di medicina preventiva nei settori della medicina materno-infantile, della medicina del lavoro, degli anziani, dell'igiene mentale.
Sino a ieri la loro attività è stata tuttavia impedita dalla mancata volontà della passata amministrazione di centro-sinistr di intervenire in questo settore; ciò si è manifestato attraverso vari intralci burocratici e con l'impiego degli oltre2 miliardi destinati ai Comitati Sanitari dalla Ragione per altre voci di bilancio.
La nuova realtà politica della città dopo il15 giugno permette oggi di affrontare in modo diverso i problemi dei cittadini in campo sanitario e assistenziale. La giunta si è dichiarata decisa a potenziare queste strutture dando loro maggiore autonomia e l'appoggio finanziario necessario per migliorare i servizi esistenti, come la medicina scolastica; per estendere e attrezzare convenientemente i servizi di medicina del lavoro e i servizi per gli anziani, e per realizzare finalmente i consultori familiari. Secondo noi comunisti i Comitati Sanitari dovranno sempre più coordinare tutte le attività in campo sanitario e assistenziale, non soltanto quelle affidate loro dalla legge nel campo della prevenzione; dovranno cioè collocarsi decisamente nella prospettiva, indicata dalla riforma sanitaria, delle Unità Locali dei Servizi Sanitari e Sociali, che collegheranno a livello del territorio tutte le strutture in modo da offrire ai cittadini un intervento integrato e globale in grado di rispondere alle loro esigenze in tutte le età della vita. Quali sono secondo te le principali esigenze della nostra zona in campo sanitario e assistenziale?
Quando abbiamo iniziato a lavorare, la nostra prima preoccupazione è stata di raccogliere i dati sulle condizioni della popolazione della zona e sui presidi sanitari già esistenti. Ci siamo trovati di fronte i problemi di una zona di quasi 150 mila abitanti, grande come una città, con quasi 11 mila bambini in età prescolare, con circa24.000 gravidanze l'anno, Con quasi 26.000 anziani di cui molti senza pensione, con la persistenza, accanto a quartieri alto borghesi, di case fatiscenti e prive dei servizi igienici, con un elevato numero di piccole fabbriche e laboratori artigianali con situazioni gravi di nocività ambientale.
Abbiamo quindi preparato un piano di intervento, insieme con le forze sindacali, gli operatori sanitari della zona, i cittadini interessati. Per l'inerzia della passata Amministrazione il piano è rimasto sulla carta. Ora si tratta di passare al fatti concreti, di realizzare con la partecipazione dei cittadini i servizi che la zona richiede. In particolare, ci sem brano prioritari i seguenti obiettivi:
1. - La creazione di un consultorio familiare per informare ed educare i cittadini alla «pianificazione» •della • famiglia,' con consulenze individuali 'e •
programmi rivolti alla zona; per seguire con un servizio ostetrico le gravidanze, in collegamento con l'Ospedale di zona per i casi «a rischio»; per garantire un servizio pediatrico per i bambini in età prescolare: non solo consulenza e vaccinazioni, ma visite periodiche per; identificare deficit e malattie prima che diventino incurabili.
- Il potenziamento ma soprattutto il miglioramento della medicina scolastica, che sia integrata con la vita della scuola e rivolta verso una seria educazione sanitaria.
- Il potenziamento del servizio di medicina del lavoro, (SMAL) che dovrà essere dotato delle attrezzature necessarie per operare, e collegato con strutture più specializzate (ospedali, laboratori di igiene industriale), per potere andare al di là della semplice rilevazione dei dati sugli ambienti.
- L'estensione del servizio domiciliare di assistenza agli anziani, e la stesura di un programma di intervento globale per questa fascia di popolazione, che comprenda il diritto alla casa, la creazione di centri sociali, l'assistenza sociale e sanitaria.
- L'attuazione di un programma contro la dif fusione della droga tra i giovani, che coinvolga, oltre alle strutture specializzate, la gestione sociale della scuola, le forze sindacali e i movimenti giovanili. Quali sono i principali problemi che si pongono per realizzare questi servizi?
Il problema principale in passato era la mancata volontà politica della Amministrazione comunale: con la nuova Giunta abbiamo perlomeno la garan. zia di poter affrontare i problemi in concreto. Certamente rimangono delle difficoltà economiche: dipendiamo dal finanziamento della Regione e paghiamo perciò anche noi la politica del governo che tagliando i fondi cerca di comprimere la autonomia degli Enti Locali.
Dovremo perciò cercare di sfruttare al massimo le possibilittt che abbiamo, utilizzare meglio le strutture esistenti, riqualificare il personale disponibile, 'inventare' insieme ai cittadini soluzioni nuove. Anche nella nostra zona le possibilità non mancano. Per quanto riguarda le strutture ad esempio, abbiamo l'area della Caserma nei pressi dell'Ospedale V. Buzzi, per la quale la zona già da mesi lotta per un utilizzo non speculativo; la grande struttura del Vigorelli, che viene sottoutilizzata (per le corse dei cani!) quando potrebbe essere aperta ai cittadini della zona come centro sociale; le condotte mediche di riparto, aperte solo la mattina dalle8 alle 9, che potrebbero accogliere ambulatori ed altre ancora. Per quanto riguarda il personale, si potrà pensare a convenzioni con gli ospedali, (ad esempio per quanto riguarda il Consultorio con l'Ospedale V. Buzzi), che prevedano la rotazione di personale medico e infermieristico dall'ospedale all'ambulatorio di zona, in modo da poter contare su personale qualificato, arricchire l'esperienza professionale degli operatori, e contribuire ad una apertura dell'ospedale alle esigenze del territorio.
Già da questi esempi emerge dunque, che le possibilità di intervenire ci sono. E' chiaro tuttavia che per realizzare dei servizi veramente integrati con le esigenze, la vita, i problemi dei cittadini occorre la loro diretta partecipazione. Abbiamo bisogno delle idee, dell'esperienza, della partecipazione, dell'impegrlò• dì lutti' per 'Costruire una società diversa.—'
cosa nuova quando affermiamo che le classi agiate usano la droga e spesso in modo massiccio, ma, caso strano, di costoro non sappiamo mai nulla mentre chi apparesulle cronache sono i soliti sbandati che ritenevano la droga una soluzione ai loro problemi. Inoltre non sono da considerare secondari il gioco economico che, dietro la droga, nasconde un giro di miliardi e di interessi politici che ci speculano sopra. Le posizioni di coloro che irresponsabilmente rigettano il problema in una condanna irreversibile propria del peggior Ponzio Pilato od in una assoluzione superficiale ritenendo la droga una «cosa giusta)? creano situazioni di incertezza in seno alla classe operaia ed alle masse popolari. L'analisi critica di tutto questo ci deve portare a dire che il problema va si affrontato immediatamente attraverso la riforma sanitaria e la creazione di una serie di leggi che permettano il recupero di tutti coloro che si sono posti al di fuori dell'area sociale, ma che soprattutto ci si deve indirizzare verso un nuovo modello di società che elimini i problemi alle loro origini.
decentramento anche per la cultura
Il rinnovo dei Consigli di Zona a Milano, anche se non avviene attraverso elezioni dirette ma per nomina comunale, è comunque un'occasione importante per affrontare in un confronto aperto un tema di grande attualità e interesse: il decentramento culturale. Su questo tema, su come in concreto si pone la sua problematica oggi a Milano, abbiamo chiesto il parere del compagno Giuseppe Calzati, responsabile della Commissione cultura della Federazione milanese del P.C.I. Ecco quanto ci ha dettato.
I comunisti, che con più coerenza si sono battuti nella città e in Consiglio comunale, per dare concreta realizzazione al principio del decentramento amministrativo facendo dei Consigli di zona la nuova articolazione del potere municipale, avanzano alcune proposte nel campo dell'organizzazione culturale, che coinvolgono direttamente i C. d. Z. stessi.
Anzitutto 'è necessario operare perché tutte le strutture pubbliche (cinema, teatri, sale, palazzine, centri sociali, ecc.), oggi in gran parte utilizzate per i più diversi e abnormi scopi o addirittura abbandonate all'incuria più completa, siano restituite ad un uso collettivo, in modo da costruire un tessuto articolato ed esteso su tutto il territorio cittadino che sia base materiale per una politica di decentramento in campo artistico e culturale. In questo senso la battaglia che si sta sostenendo per recuperare l'ex velodromo Vigorelli, strappandolo alle speculazioni dei biscazzieri è un esempio concreto di ciò che è necessario fare.
In secondo luogo si tratta di attuare, anche a Milano, la legge numero 41 della Regione, facendo delle biblioteche rionali, gestite democraticamente, centri propulsori e coordinatori di una multiforme iniziativa culturale, in collegamento con le forze più vive delle zone e dei quartieri, in direzione dei giovani, dei lavoratori, delle donne e degli anziani.
In terzo luogo occorre dare ai C. d. Z. la gestione diretta delle strutture pubbliche (sportive e culturali), da utilizzare ai fini di una programmazione culturale che tenga conto dei reali bisogni delle grandi masse, della esigenza di garantire un reale confronto delle diverse concezioni ideali e artistiche, dell'obiettivo di un elevamento culturale di massa.
Ciò significa fare dei C. d. Z. i reali soggetti del decentramento culturale, non più inteso come semplice circolazione in periferia di alcune iniziative decise dall'alto, ma come creazione di momenti diversi e autonomi di proposta e di ricerca artistica e culturale e di estensione della partecipazione popolare; 'in questo modo si creano le condizioni perché il grande fatto artistico (dalla mostra di pittura, alla commedia al concerto) non sia semplicemente «portato» alle masse popolari, con un rapporto meccanico e puramente esteriore, ma si inserisca organicamente in un contesto in cui già operano tensioni e volontà organizzate al fine di una crescita del livello culturale dei citticlini:
Infine, ma non ultVrta per importanza, l'esigenza di raccordare organicamente la scuola alla città, attraverso un rapporto che colleghi le tradizioni artistiche e culturali (quelle «ufficiali» e quelle più oscure ma non menò'vive) - della ; }o e dei sidncluartieri al processo educativo delle nuove generazioni.
Queste brevi note non vogliono esaurire la complessità dei problemi; sono solo un invito ad una riflessione che vogliamo coinvolga tutte le forze vive presenti a Milano e che i risultati del 15 giugno hanno dimostrato essere più che mai disposte ad un lavoro concreto, quotidiano, difficile, certo, ma anche esaltante. '
la presenza poitica e sociale dei cattolici nella zona
Abbiamo richiesto agli amici del collettivo politico «Presenza cristiana», una conversazione sul significato del loro impegno in zona. Eccone il testo:
D.: «Presenza Cristiana» è un nuovo collettivo politico formatosi nella zona Magenta recentemente. Vogliamo sintetizzare le tappe fondamentali della sua costituzione?
R.: Da molto tempo alcuni cristiani del quartiere riconoscevano l'improrogabile necessità di dare una risposta pratica al loro essere Chiesa, al loro essere missionari. Ogni cristiano è pietra viva di una Chiesa viva, che ha ricevuto il comando di Cristo di annunziare la verità salvifica (v. Cst. Lumen Gentium cap. Il). Quindi il compito primo della Chiesa è la missione. Ogni cristiano, che è membro della Chiesa, è quindi missionario, ossia annunciatore e testimone vivente della Parola (v. L. G. cap. IV). Questa missione può essere vissuta in molti modi: svolgendo un lavoro sociale, ad esempio.
La Chiesa non è indifferente alla questione sociale: porta un contributo attraverso i suoi figli laici. In questa tradizione ci siamo mossi. Da qui un'analisi sulla società-parallela ad un vaglio di ipotesi degli spazi che vedevano possibili per la nostra agibilità politica — in cui abbiamo appurato, tra l'altro, come i cattolici non trovino più nella D.C. una corrispondenza alla sua originaria matrice cristiana e popolarista. In questa analisi si sono riconosciuti diversi cristiani e da qui hanno avuto origine una serie d'incontri e la decisione di dare vita a un collettivo politico di «Presenza Cristiana».
D.: Come intendete svolgere il vostro lavoro sociale?
R.: Agiremo mediante le commissioni del Consiglio di zona. Il nostro lavoro si svolge secondo due direttive: da una parte un'azione parallela con le altre forze dell'arco costituzionale, democratiche, progressiste, al servizio delle masse popolari e della dignità umana; dall'altra usare quest'azione sociale come strumento per una sensibilizzazione delle persone ai problemi della società e — in particolare per quanto concerne la base cristiana — al loro essere missionario, attraverso un invito alle strutture parrocchiali ad aprirsi a centri sociali e culturali. Una volta concordato con le altre forze sociali del quartiere una linea politica, dovrebbe uscire un nostro documento che illustrerà meglio questa tematica.
D.: Vostri rapporti con le altre forze sociali e politiche.
R.: Siamo disponibili a condurre la nostra azione politica col più ampio schieramento di forze. Da tempo stiamo contattando entità politiche e sociali. L'unica pregiudiziale è la democraticità. Quindi siamo disposti a lavorare con tutte le forze costituzio-, nali.
D.: In particolare: con le forze della sinistra...
R.: Lo spirito che ci muove ci fa sentire all'interno dello schieramento delle forze popolari progressiste, seppure con una nostra identità ed autonomia ben determinata.
D.: ...E con la DC?
R.: Abbiamo già detto che la riteniamo un partito conservatore, con ambiguità che hanno degradato il partito e coinvolto la nazione. Noi comunque 2 livello sociale, siamo disposti a collaborare con tutte le forze sinceramente democratiche al servizio dei lavoratori. Sarebbe possibile una collaborazione per quanto ci concerne nel contesto della zona 6, purché al servizio del popolo e della dignità umana, nel pluralismo e nella democrazia.
le
forze
politiche democratiche della zona 6 contro ogni limitazione delle autonomie locali
Ad alcuni rappresentanti delle forze politiche del Consiglio di Zona 6, giunto mentre scriviamo al termine del suo mandato, abbiamo rivolto la seguente domanda: Nella nuova situazione venutasi a creare dopo l'atteggiamento assunto dal Consiglio di Stato e dal Governo nei confronti delle autonomie locali — atteggiamento che di fatto ha impedito lo svolgimento delle elezioni del 30 novembre per i Consigli di Zona a Milano — è egualmente possibile portare avanti un reale processo di crescita del livello di partecipazione popolare al governo della città?
Renato GRASSI ( PSI )
Credo che la decisione del Consiglio di Stato sia un altro duro colpo all'autonomia degli Enti Locali, già messa a dura prova con la mancata autonomia finanziaria; la decisione è molto grave perchè è avvenuta proprio qundo le elezioni erano indette a Milano e si sa l'importanza della città su scala nazionale; è una nuova prova della paura della DC di fronte a ulteriori prove elettorali dopo il 15 giugno.
Comunque, sono convinto che la volontà di partecipazione popolare verificatasi a tutti i livelli non sarà sicuramente bloccata da questa decisione; ora le forze politiche popolari dovranno essere in grado con l'aiuto dei cittadini di dimostrare che la volontà di decentramento del potere è ormai molto radicata e che la decisione presa è solo un piccolo intoppo ma non uno stop alla partecipazione popolare al governo della città.
Antonio FALAGUERRA ( DC )
L'esperienza dei passati Consigli di Zona ha dimostrato che, al di là delle strutture giuridiche, si può parlare seriamente di partecipazione popolare dei cittadini al governo della cosa pubblica, purchè si usi un serio impegno di tutte le forze politiche dell'arco costituzionale per affrontare in modo impegnato e coerente i problemi della zona.
Le elezioni dirette segneranno un notevole passo avanti in senso democratico. Tuttavia ritengo che valga la pena di accettare anche una soluzione transitoria, purchè non ci sia interruzione nell'attività dei consigli che hanno polarizzato intorno alla loro attività i cittadini più sensibili all'amministrazione del Comune.
Antonio SAVOIA ( PRI )
La decisione del Consiglio di Stato, pur ineccepibile sotto il profilo giuridico, ha deluso le aspettative di chi, come i repubblicani, crede nel decentramento e, per la sua effettiva attuazione, nell'elezione diretta dei Consiglieri di Zona. La necessità di una legge dello Stato è incontestabile, ma tale legge dovrà essere varata al più presto, tenendo conto delle esperienze acquisite e delle diverse realtà già esistenti in vari Comuni.
Il PRI, per accentuare la provvisorietà di questa fase, preferiva mantenere i Consigli esistenti fino alle necessarie elezioni dirette;
A UN ANNO DI DISTANZA DALLE ELEZIONI DEGLI ORGANI COLLEGIALI NELLA SCUOLA
La data del lo ottobre come inizio dell'anno scolastico è una data puramente formale. Cormai nota disfunzione burocratica e mancanza di tempestivi provvedimenti da parte dell'amirnistrazione scolastica, durante i mesi estivi che precedono la riapertura delle scuole, provoca un ritardo di quasi due mesi sull'effettivo inizio dell'attività in molte scuole.
Gli organi collegiali eletti sono tornati a riunirsi per affrontare gli annosi problemi: mancanza di aule, affannosi' ricerca di soluzioni precarie per lo smistamento degli alunni, ritardo nelle nomine degli insegnanti e conseguente girandola degli stessi, numero insufficiente di insegnanti rispetto alle iscrizioni alle attività parascolastiche, servizio mensa numericamente inadeguato alle necessità, mancanza di attrezzature sportive e di assistenza medico-psico-pedagogica, ecc. ecc..
Questa valanga di problemi come viene affrontata dagli organi collegiali eletti nello scorso mese di Febbraio?
Questi organi hanno in effetti iniziato la loro attività verso la fine di marzo. Hanno quindi avuto pochissimi mesi di tempo per analizzare la miriade di problemi, spesso complessi e di difficile soluzione, hanno incontrato gravi difficoltà di affiatamento tra le varie componenti, hanno sentito la mancanza di precise informazioni (documenti, leggi, circolari) che li guidassero in una indagine circa gli strumenti esistenti per dare inizio ad un effettivo rinnovamento della scuola.
E' quindi impossibile parlare di risultati conseguiti, ma piuttosto di impostazione di un lavoro che presenta lati
molto positivi e lacune sulle quali merita fare una seria riflessione.
Si può affermare che nella grande maggioranza delle comunità scolastiche si riscontra una effettiva volontà di rinnovamento, maturata attraverso un dibattito che ha dissolto e superato molti pregiudizi e resistenze iniziali. E' migliorato quindi il livello di maturità politica, sociale e culturale che è oggi indubbiamente più avanzato di quanto non sia tuttora la realtà della scuola italiana.
La democrazia è finalmente entrata nella scuola. Lo attestano i verbali delle riunioni dei Consigli, le bozze di progetti, i regolamenti, le programmazioni, gli appelli antifascisti, la lotta alla selezione, i nuovi criteri per la formazione delle classi e tante altre iniziative. Ci auguriamo l'impegno da parte di un editore intelligente nel raccogliere e pubblicare i documenti più significativi di tale attività a testimonianza di ciò che la creazione degli organi collegiali di governo della scuola ha significato per lo sviluppo civile nel nostro paese.
Esistono ancora, però, «isole d'ombra». Consigli di circolo e di istituto non aperti alla presenza del pubblico, l apparato burocratico della scuola che è spesso riuscito a paralizzare le iniziative delle componenti genitori e studenti. atteggiamenti di scarsa disponibilità al dibattito da parte del corpo insegnante e direttivo della scuola che non sembrano riuscire a porsi quali protagonisti della nuova gestion:: e del processo di rinnovamento, uno scarso collegamento tra la base cioè gli elettori e gli organi collegiali eletti.
Uno dei pericoli più gravi, sul quale merita riflettere,
comunque sceglierà almeno metà dei nuovi rappresentanti tra cittadini indipendenti.
I Consigli di Zona debbono avere ad un tempo compiti di sensibilizzazione, segnalazione, controllo e, soprattutto, educativi, che potranno, tuttavia, svolgere solo se chi governa la città vorrà fornirli di quegli strumenti senza i quali non potranno essere conosciuti e riconosciuti dai cittadini.
Ettore CUCCOVILLO.( MUIS )
Giudichiamo intempestivo e demagogico l'intervento del Consiglio di Stato, tendente a bloccare e sminuire una realtà che non è solo del 15 giugno, ma è stata indicata da noi forze operanti nell'area socialista, da sei anni a questa parte, come l'unica strada politicamente valida. Riteniamo che il confronto democratico e popolare che si sarebbe dovuto svolgere il 30 novembre non avrebbe fatto altro che rafforzare le classi popolari e lavoratrici.
Prendiamo atto con rammarico del predetto intempestivo intervento e dichiariamo che la volontà popolare verrà comunque confermata.
Cesare PREVEDINI ( MDL )
Quanti sono stati impegnati nelle lotte di base sanno che Io spazio d'azione ottenuto in questi ultimi anni è frutto di lavoro costante e di grande impegno politico.
Invece le forze politiche che hanno chiamato in causa il tribunale amministrativo regionale sono quelle che hanno brillato per assenza e disimpegno.
La DC si è accorta della incongruenza della legge amministrativa alla vigilia delle elezioni indette dalla Giunta di Milano, dimostrando ancora una volta quanto essa sia arretrata e lontana dalle conquiste civili dei cittadini che pretende di governare.
Tuttavia non si può nemmeno negare che l'opposizione parlamentare non è stata in grado di opporsi e di far valere progetti alternativi di riforma in parlamento.
E questo ricorda il lungo cammino che si deve ancora compiere all'interno della sinistra italiana per riuscire a realizzare nel concreto il rinnovamento effettivo delle strutture democratiche del nostro paese.
è che questi eletti diventino un esercito di mini-burocrati chiamato ad applicare le direttive dei super-burocrati.
Poichè i problemi di una singola scuola non possono trovare un'adeguata soluzione all'interno della scuola stessa, è necessario che il movimento dei genitori, studenti e personale della scuola non si inaridisca nei limiti di questo isolamento, ma si estenda e si coordini a 'livello territoriale. Questo movimento potrà incidere maggiormente creando un più intenso ed articolato rapporto con tutto il tessuto sociale. riconducendo ogni singolo problema ad una problematica generale, operando in stretto collegamento con gli enti locali, le organizzazioni sindacali, sociali e culturali di zona, e con il futuro distretto scolastico di cui si reclama la costituzione in base a quanto previsto dalla legge 477. Questo ultimo organismo dovrebbe diventare il punto coordinante di incontro tra le forze operanti nella scuola, quelle del mondo del lavoro e gli enti locali. Il ritardo nelle elezioni del distretto scolastico minaccia di vanificare gli sforzi fatti sinora e diffondere tra le componenti più attive nella scuola un senso di frustrazione e di scoraggiamento. Il pe- ' ricolo è serio.
In Zona 6 si è iniziato un lavoro di coordinamento di genitori, insegnanti e studenti democratici. La Commissione Scuola del Consiglio di Zona haorganizzato varie assemblee degli eletti nelle varie scuole promuovendo asche sottocommissioni aperte ai cittadini per lo studio dei problemi che investono tutte le scuole di zona.
Occorre creare un'attiva mobilitazione attorno a queste iniziative. Dare vita permanente ad una partecipazione popolare al governo della scuola, alla realizzazione di una politica unitaria che superi, in un contesto generale, le ristrette visioni delle singole scuole, ad un ampio dibattito e confronto di idee sui grandi temi di riforma: sviluppo edilizio scolastico, rinnovamento didattico ed educativo diritto allo studio, lotta alla selezione e discriminazione di classe. democratizzazione della scuola.
LE LOTTE OPERAIE NELLA ZONA
Sul problema delle fabbriche abbiamoorganizzato un confronto fra i compagni GRAZIOLI e DRAGONETTI ed il compagno UGLIANO Segretario CGIL uscente del CUZ 6-20.
— UGLIANO - il ruolo politico che i Consigli Unitari di Zona debbono svolgere si può definire in poche parole: tradurre le lotte di fabbrica in lotte generali di riforma, che spostino l'azione del Sindacato dalla fabbricai nella società, usando tutto il peso politico del Sindacato e tutto il potenziale di lotta dei lavoratori per una azione incisiva e decisa che faccia avanzare tutto il movimento democratico verso l'obbiettivo di un «nuovo modello di sviluppo». Ecco perchè noi, come CUZ, lottiamo per conquistare più potere ai lavoratori all'interno della fabbrica ma soprattutto per un reale potere, basato sulla partecipazione, delle masse lavoratrici nella società. E' chiaro che lottando su temi territoriali si pone con più forza il problema del rapporto tra i CUZ (Sindacato) ed i Partiti politici, rapporto finora sporadico e spesso poco sostanziale. Occorre un confronto più frequente, per trovare soluzioni unitarie a problemi territoriali che già si pongono o si porranno: sempre rispettando, ovviamente, la reciproca autonomia di giudizio.
Un esempio di lavoro comune è la proposta di revisione del piano di 167 in zona, che visto lavorare insieme la commissione casa del CUZ 6-20 ed esponenti di vari partiti e movimenti, raggiungendo un atteggiamento unitario.
GRAZIOLI - Mi pare che di fronte a questa necessità di frequente e serio confronto la lotta per il decentramento cittadino assuma importanza ancora maggiore: è essenziale che si vada avanti su questa strada, e solo in questo senso possiamo apprezzare la decisione governativa di affrontare il problema: non deve rivelarsi una azione solo frenante. E' importante che i Consigli di Zona abbiano reali e più ampi poteri; ancora più importante però è rafforzare la più vasta partecipazione ed il confronto tra tutte le forze sociali e politiche, ma soprattutto tra i lavoratori ed i cittadini, perchè il Consiglio di Zona possa ricevere chiare indicazioni da tutti coloro che in questa struttura dovrebbero riconoscersi, ed operare perciò in modo più democratico.
UGLIANO - Questo discorso vale per il decentramento a tutti i livelli. Per questo il Sindacato appoggia le giuste rivendicazioni degli Enti locali per una maggiore autonomia e per più larghi finanziamenti: questo non vuol dire sposare ogni scelta dell'Ente locale, ma offrirgli la possibilità di essere veramente uno strumento democratico al servizio dei cittadini.
Tornando alla nostra zona, mi pare che alcune strutture — la Borletti per le sue dimensioni, la RAI-TV e l'ENEL-AEM per la loro importanza — meritino un discorso a sè, ma in questa sede vorrei limtiarmi a rilevare come tutte siano" interessate a momenti di riconversione aziendale: la RAI a seguito della riforma dovrà orientarsi verso una informazione autenticamente autonoma e democratica; la Borletti in crisi da molto tempo, dovrà privilegiare una produzione volta a consumi sociali, e l'ENELAEM, interessate al piano nazionale per l'energia, dovranno, sotto la spinta della lotta dei lavoratori, svolgere un'azione propositiva che vada a correggere tutte le storture di questo piano.
A parte questi insediamenti, il tessuto produttivo è costituito principalmente da piccole e medie fabbriche: un tessuto che a nostro parere va conservato, perchè è il modo più adatto per mantenere una vita produttiva e i necessari posti di lavoro in città. Molte volte però i rapporti tra Sindacato e lavoratori delle piccole e medie aziende sono difficoltosi, creando confusione tra i lavoratori stessi. Occorre rendere questi rapporti più continuativi ed offrire ai lavoratori la possibilità di intervenire di più nella vita democratica del Sindacato. Questo anche perchè, in un periodo di crisi l'attuale, la piccola fabbrica è la prima ad essere colpita, e la mancanza di rapporti organici con il Sindacato conduce alcune volte i lavoratori ad iniziare lotte sbagliate senza chiari obbiettivi: siamo i primi a volere le lotte nelle fabbriche, ma per giuste rivendicazioni, identificando volta per volta le giuste cdntroparti.
DRAGONETTI - La crescita della base operàia la definizione di obbiettivi chiari, e soprattutto il collegamento dei lavoratóri tra loro, con tutta la popolazione ed in particolare con i giovani, sono compiti che anche il PCI, partito della classe operaia, si assume in prima persona. In questo senso, nella nostra zona dove prevalgono gli uffici, è importante instaurare un rapporto nuovo con i tecnici e gli impiegati, categorie con le quali il dialogo è stato spesso difficile in passato, soprattutto per i rapporti particolari/ individuali e spesso ricattatori, che il padrone ha saputo imporre a questi lavoratori e per la relativa efficacia dell'arma dello sciopero (il lavoro d'ufficio sospeso per lo sciopero può essere recuperato il giorno dopo, senza danno per il padrone).
La necessità di questo dialogo, ora più facile per la generale crescita politica ed alla luce dei risultati
del 15 giugno, è evidente ora che la classe operaia lotta verso un nuovo modello di sviluppo, non solo per l'allargamento ma anche per la qualificazione della base produttiva: la nostra proposta apre prospettive di sviluppo anche al terziario (non certo quello parassitario che tra l'altro con la sua degenerazione clientelare ha diffuso il malanno della «giungla retributiva» anche in settori del terziario produttivo) e deve vedere gli impiegati sostenerla al fianco degli operai; non solo, ma un deciso impegno di lotta deve venire anche da parte dei giovani, degli studenti, degli intellettuali disoccupati: impegno per ottenere un inserimento nel mondo del lavoro e per cambiare la scuola, che attualmente frena, invece di promuoverlo, lo sviluppo 'qualitativo' del nostro sistema produttivo. E non va dimenticato che una scuola che crei individui pensanti e critici, invece che registratori di nozioni e futuri cittadini passivi e succubi, è il primo passo verso la creazione di una società veramente democratica, verso la libertà che noi persegui amo con le proposte di decentramento e di partecipazione a tutti i livelli.
Non va mai dimenticato questo aspetto della nostra lotta, il solo che ci permette di avanzare proposte che non sono di semplice sviluppo (dell'economia e del sistema) ma proposte di PROGRESSO.
— UGLIANO - Proprio questa prospettiva generale ci pone con forza la questione delle forme di lotta, che non possono mai andare contro la proposta globale: per questo, pur essendo assolutamente contrario ad ogni limitazione del diritto di sciopero, ritengo che per alcuni settori si presenti la necessità di una autodisciplina (soprattutto quando lo sciopero va a colpire in primo luogo altri lavoratori); e per questo sulla proposta di «nuove forme di lotta» (autoriduzione ecc.), che mi lasciano scettico perchè sono solamente difensive e disorientano grandi masse di lavoratori e di cittadini, è in corso una vasta discussione, all'interno del sindacato, che deve chiarire definitivamente la questione. Altri, comunque, sono a mio parere i modi di lottare: un esempio concreto di nuova forma di lotta altamente unificante
per il movimento in generale è stata la lotta dei lavoratori dell'Alfa Romeo seguiti dai lavoratori della Innocenti.
— GRAZIOLI - Penso che vada sottolineato ancora che un giudizio sulle forme di lotta, come sugli stessi obbiettivi di ogni lotta, possa essere raggiunto correttamente solo dopo un'attenta analisi di ogni struttura produttiva, di ogni settore industriale, fino a formare un preciso quadro della realtà economica italiana e delle sue possibilità di sviluppo secondo il «nuovo modello» proposto dalla classe operaia. In questa direzione, condividi le indicazioni verso conferenze di produzione e di occupazione a tutti i livelli?
— UGLIANO - La nostra è stata una proposta generale: sud, agricoltura, casa, e sanità, scuola, ricerca, energia ecc. Ora bisogna precisare di più questa proposta articolandola, oltre che settore per settore, regione per regione, città per città, zona per zona; in questo quadro si inserisce l'iniziativa del Comune di Milano della Conferenza sulla occupazione, ed io penso che un nostro contributo debba essere dato dopo questa iniziativa: vagliare le indicazioni politiche che sono uscite dalla conferenza e tradurle in momenti di lotta, precisando gli obbiettivi che nella nostra zona sono concretamente perseguibili. Per fare ciò, io credo si debbano organizzare conferenze di produzione nelle fabbriche e per settore, e questo è un compito che ritengo debbano svolgere i Partiti; compito del Consiglio di Zona sarà quello di raccogliere queste indicazioni politiche ed andare ad una conferenza di Zona Sulle riconversioni, sugli investimenti, e quindi sul mantenimento e lo sviluppo dell'occupazione operaia. Se tutto ciò verrà fatto, io credo che i Partiti ed i Consigli di Zona svolgeranno appieno il loro compito istituzionale; da parte nostra, come CGIL, porteremo nelle strutture unitarie queste proposte che, dopo una valutazione che impegnerà tutto il movimento sindacale, se accolte, troveranno certamente i lava ratori pronti a lottare per tradurle in conquiste per tutta la cittadinanza.
portare avanti il tesseramento
La campagna per il tesseramento, che vede impegnate tutte le organizzazioni del Partito e della F.G.C.I., ha quest'anno un'importanza e addirittura un carattere nuovo, che deriva dalla grande vittoria del 15 giugno e dalle accresciute responsabilità che tale vittoria pone al P.C.I.
Basti pensare allo sforzo, all'impegno massiccio che vede migliaia di nostri dirigenti fra i più capaci, a tutti i livelli, impegnati nella direzione della cosa pubblica. Alcuni giornali hanno scritto che il P.C.I. è oggi partecipe dell'amministrazione del 60% della popolazione dei Comuni, delle Provincie e delle Regioni Italiane. Forse tale cifra non è esatta, ma certo essa non si discosta molto dal vero.
Ciò significa che vi è la necessità da un lato di accelerare il normale ricambio dei quadri nel Partito, e dall'altro di allargare l'influenza del P.C.I., i suoi contatti, per toccare strati sempre più vasti, nuovi e diversi dalla popolazione.
Ecco perchè il proselitismo è oggi più che mai un problema politico essenziale: dobbiamo essere presenti ovunque, con forza e capacità di convinzione, per spiegare, discutere, trascinare con noi le masse popolari; e ciò è possibile solo accogliendo nelle nostre file migliaia di nuovi compagni, per i quali è crmai maturo il passo da simpatizzanti-sostenitorielettori a membri del Partito.
Si è parlato in questi mesi — si è fatta anche dell'ironia da parte di chi non ha digerito il 15 giugno -- di «corsa al P.C.I.» da parte di opportunisti usi a «correre in soccorso del vincitore».
Ciò è falso, non è questo che noi vogliamo. Ciò che vogliamo è rafforzare il Partito nel nostro modo sperimentato e giusto: invitando cioè i migliori combattenti della classe operaia, i protagonisti delle lotte nelle fabbriche, nelle scuole, nei quartieri che ancora non siano iscritti al Partito, e farlo; arricchendoci così, e arricchendo loro stessi.
A metà novembre di quest'anno gli iscritti al P.C.I. erano a Milano 24.812 di cui circa 6.800 donne. L'obiettivo che ci poniamo per il 1976 è di 26.000 iscritti. Ma certamente i comunisti milanesi, muovendosi con lo slancio e con la capacità politica e organizzativa di cui hanno sempre dato prova, riusciranno a superare tale obiettivo rafforzando ancor più il Partito ed estendendone l'influenza.
Infine c'è un ultimo aspetto che va sottolineato: quello finanziario. In tutti questi anni la media-tessera è aumentata passando da 2.824 lire nel 1971 a
6.200 lire quest'anno. Eppure i compagni e le compagne sono riuscite a superare nel 1975 quell'obbiettivo già tanto elevato, raggiungendo 6.300 lire. Per il 1976 il Partito chiede loro un ulteriore sforzo: l'obiettivo della media-tessera sale, a livello cittadino (ovviamente poi esso varia da Sezione a Sezione) a 7.300 lire.
E' un aumento notevole, gravoso, il cui motivo è peraltro fin troppo evidente: al crescente impegno delle organizzazioni del Partito si aggiunge l'aumento dei costi. Ecco perchè diventa necessario chiedere ai compagni, a tutti i compagni, questo sforzo ulteriore.
E' perfino banale, ormai, dire che il P.C.I. non ha altri finanziatori che non siano i lavoratori: ma è la verità. I lavoratori di Milano lo sanno: e perciò ancora una volta, compiranno uno sforzo generoso per dare al loro Partito i mezzi finanziari che consentiranno di portare sempre più avanti la battaglia per la democrazia e il socialismo.
SEZIONE ARREGHINI
1975 - Iscritti : 343
1976 - Obiettivo: 360
Media tessera:
SEZIONE DAL POZZO
1975 - Iscritti : 334
1976 - Obiettivo: 362
Media tessera:
SEZIONE NOVELLI
1975 - Iscritti : 430*
1976 - Obiettivo: 250
Media tessera:
e) Sono compresi i 198 Iscrl che è diventata sezione.
SEZIONE RUBINI
1975 - Iscritti : 298
1976 - Obiettivo: 323
Media tessera:
( di cui 110 donne ) Reclutati: 57 iscritti 8.300 lire
( di cui 90 donne )
Reclutati: 34 iscritti
7.800 lire
( di cui 122 donne ) Reclutati: 104 iscritti
9.000 lire
UI della cellula Alemegne,
( di cui 114 donne ) Reclutati: 25 iscritti
6.700 lire