Il Diciassette12

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ANNO III - N. 4

MAGGIO 1979

Caro lettore ragioniamo un po' insieme

Il panorama politico che si presenta alla vigilia delle elezioni è quanto mai confuso e carico di spinte minacciose. Mentre da più parti si sostiene l'ingovernabilità del Paese, l'on. Piccoli ne approfitta per riproporre la "legge truffa" seconda edizione, già sconfitta dai lavoratori nel `53. E dimentica, o finge di dimenticare, che se il Paese è ingovernabile, la responsabilità è proprio del suo partito, la DC, che pur di non cedere fette di potere, è disposta perfino a modifiche antidemocratiche. Il veto immotivato posto dalla DC all'entrata del Partito Comunista nel Governo, il netto rifiuto ad affrontare le riforme indispensabili per uscire dalla crisi e battere il terrorismo,l'abbandono della politica di solidarietà nazionale, sostenuta con forza dall'on. Moro: ecco i veri motivi che rendono ingovernabile il Paese!

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L. 300

Esce il primo di ogni mese

Un voto per cambiare

Registratore alla mano, tanta voglia dl uscire dalla redazione per parlare alla gente in un bel pomeriggio di sole. Due grosse scadenze elettorali ci aspettano: il 3 giugno si voterà per il rinnovo delle Camere e II 10 giugno, per la prima volta, per eleggere il Parlamento Europeo.

"NO, NON M'INTERESSO DI POLITICA"

Sostiamo all'uscita del metro in Via Inganni. Il primo approccio è difficile: "No, guardi, non m'interesso di politica, preferisco non parlare". Una signora arriva trafelata, carica di borse della spesa: "Le elezioni? non cambieranno nulla. Gli italiani, cosa vuole, sono fatti così. Si lamentano tanto e poi continuano a votare D.C." Tentiamo un dialogo: eppure, signora, nel '76 gli elettori hanno espresso una precisa volontà di cambiamento ..." Si avvicina spedita e risponde: "Sì, ma la D.C. non vuole tenere conto della forza del P.C.I. Scusare, ma ho fretta".

E intanto i radicali, nella loro mostruosa ammucchiata in cui c'è spazio per tutti, dai "figli" di Montanelli agli ex-missini e agli autonomi, contribuiscono ad intorbidire le acque e, da buoni radicali-borghesi attaccano unicamente il loro "nemico" di classe, il Partito Comunista. Evidentemente, nelle loro fila c'è davvero posto per tutti, tranne che per la classe operaia. In questo quadro, si inserisce lo spazio per le più atroci imprese terroristiche, che mirano a distruggere la convivenza civile, ad impaurirci, a dividere il Paese e a provocare la fine di questo sistema democratico.

La posta in palio in queste elezioni è elevatissima: per questo è necessario che ciascuno di noi cerchi di riflettere serenamente, di ragionare a lungo prima di deporre il suo voto nell'urna. E non deve trattarsi di un voto di sterile "protesta". E' necessario, caro lettore, capire (segue a pag.

Incontriamo Guido, impiegato statale: "La responsabilità della crisi di governo? Non saprei. Non mi occupo di politica.

Non ho ancora deciso cosa votare. Deciderò all'ultimo momento, quando sarò nella cabina". Ma non crede che, per cambiare le cose, sia necessario un voto responsabile, meditato? Altrimenti come sarà possibile arrivare alla composizione di un Governo in grado di uscire dalla crisi e di sconfiggere il terrorismo? Guido ci pensa un attimo e risponde: "E. certamente necessario un Governo che sappia punire chi vuole gettare l'Italia nel caos. La democrazia è il sistema migliore, ma tutti i partiti democratici devono essere capaci di farla rispettare".

Attorno a noi si è formato intanto un piccolo capannello. La gente si ferma ad ascoltare, sembra quasi un comizio. Solo che, al posto dell'oratore, ci sono i cittadini.

"ELEZIONI

ANTICIPATE : È RESPONSABILE LA DC"

A volte incerti come Guido, altre volte sicuri come Osvaldo, un operaio che, alle nostre domande, risponde improvvisando un discorso lucido e accalorato: "All'inizio di

Alle pagg. 5-6-7 un servizio de "Il Diciassette" sulle elezioni del 10 giugno.

questa legislatura la DC non voleva nessuna maggioranza di unità nazionale. Ma le forze di sinistra hanno saputo vincere l'ostruzionismo della DC. In questo modo si sono fatte conquiste importanti: la legge sull'aborto, riforma sanitaria, equo canone, ecc. Il Partito Comunista si è poi battuto perchè gli altri punti dell'accordo programmatico venissero rispettati, ma la DC ha preferito puntare su una svolta antipopolare. Cosa doveva fare il PCI? Giustamente, è uscito dalla maggioranza. Poi ha chiesto di venire direttamente coinvolto nel Governo o che almeno vi facessero parte alcuni indipendenti di sinistra. La DC si è rifiutata. Cosa pretendeva? Che il PCI coprisse il suo prepotere e la sua arroganza politica? E ora cosa si aspetta dalle nuove elezioni? "Come avrete capito, sono comunista. Credo nell'idea semplice e forte che la classe operaia e le masse popolari unite debbano partecipare alla direzione del Paese attraverso un nuovo modo di governare. Mi aspetto un rafforzamento del PCI e dell'unità a sinistra".

"AMO IL GAROFANO ROSSO"

Il microfono de "Il Diciassette"

Ma la gente come la pensa? I lavoratori, gli operai, gli studenti, le casalinghe... cosa si aspettano da queste elezioni?

C'è fiducia che le cose possano cambiare? Oppure si pensa che tutto rimarrà come prima? E cosa ne sanno del Parlamento Europeo, delle sue funzioni giuridiche?

passa ora ad Aldo, giornalaio: "Tutti gli italiani sono responsabili di come vanno le cose. Siamo tutti in famiglia, non ci sono i buoni e i

cattivi". Allora, come pensa di votare? "Amo il garofano, voterò PSI".

(segue a pag. 2)

L'INTERVENTO DEL PROF. LUIGI FREY ALLA CONFERENZA D'ISTITUTO DELL'XI LICEO SCIENTIFICO

-QUANTO VALE IL "PEZZO DI CARTN'?

Durante i lavori della Conferenza d'Istituto, svoltasi all'XI Liceo Scientifico e di cui abbiamo dato ampia notizia nel numero scorso de "Il Diciassette", grande attenzione ha richiamato l'intervento del prof. Luigi Frey, noto economista e docente all'Università di Parma. Nell'incontro con studenti, docenti e genitori del liceo, Frey ha affrontato i temi più importanti della formazione professionale dei giovani nella media superiore e nell'università con lucidità e chiarezza singolari.

L'economista ha centrato l'attenzione sulla situazione della scuola italiana e sulla sua duplice funzione civi-

le e professionale: due funzioni, come ha sottolineato, intimamente connesse, poichè l'inserimento del cittadino nella società è sempre più legato al suo inserimento nell'attività produttiva. In questo senso, Frey ha ritenuto indispensabile l'allargamento delle aree sociali che fruiscono del sistema educativo nazionale, attraverso l'aumento del tasso di scolarità tra i 15 e i 25 anni di età.

Entrando quindi nel vivo del problema, Frey ha rilevato che nel mondo del lavoro va sempre più perdendo d'importanza il titolo di studio inteso (segue a pag. 2)

Maurizio Cecchetti - 26 anni - segretario della Sezione 'Battaglia ' ( PCI).

Addio,Maurizio

Commentare la scomparsa tragica, immatura di un compagno generosamente impegnato nella lotta quotidiana per un futuro diverso, per un più umano modo di vivere, non solo è difficile, ma estremamente doloroso.

Alla tua memoria - Maurizio - va il ricordo e la viva riconoscenza della Redazione a cui dimostrasti - forse unico - comprensione e incoraggiamento.

Il miglior modo per non dimenticarti è continuare a credere e a lavorare per gli ideali che sono stati anche tuoi. Il giornale, impegnandosi, se ne fa strumento.

LA REDAZIONE

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UN SONDAGGIO PRE-ELETTORALE FRA GLI ABITANTI DELLA NOSTRA ZONA
speciale elezioni europee

Tutti d'accordo: H 3 giugno si vota per cambiare

DALLA PRIMA

Ma, a proposito di garofano rosso e del "nuovo corso" di Craxi, c'è chi la pensa diversamente. Dice Boris, impiegato: "Le mie idee sono sempre state socialiste. Ma alle prossime elezioni non voterò PSI, perchè non si occupa abbastanza degli interessi dei lavoratori. Voterò invece per quel partito che questi interessi li ha sempre difesi".

Arriva Valerio, studente di filosofia. Gli chiediamo: di chi è la responsabilità, secondo te, se si va alla elezioni anticipate per la terza volta in sette anni? Cosa ti aspetti dai risultati elettorali? Non ha un attimo di esitazione: "Senti, da trent'anni abbiamo un governo che fa schifo. La DC si è sempre opposta ad ogni tentativo di cambiamento. La gente deve votare con coscienza, deve scegliere quel partito che è in grado di mutare realmente la situazione politica. Il Paese potrà uscire dalla crisi e battere il terrorismo soltanto se anche il PCI potrà governare".

Enrico, 18 anni, voterà per la prima volta. È un po' critico nei confronti del PCI, ma riconosce che si è comportato lealmente.

IL PCI PERDE, LE COSE PEGGIORERANNO"

"Il PCI ha dovuto scendere a compromessi con la DC per poter entrare nella maggioranza. Non posso dire che abbia sbagliato, ma deve stare attento a non farsi infangare dalla DC. Certo che, rimanendo all'opposizione, non cambierebbe nulla ..." E allora, Enrico, cosa succederà dopo il 3 giugno?

"Non cambierà granchè. Penso che l'elettorato si sia stabilizzato. Se ci sarà una flessione del PCI le cose peggioreranno: la DC crederà di poter nuovamente spadroneggiare e inizierà una nuova caccia alle streghe contro i comunisti e contro la classe operaia".

Anche Piero, carabiniere, è d'accordo nell'attribuire alla DC la responsabilità maggiore del ricorso anticipato alle elezioni "ma un po' di responsabilità — aggiunge — è anche di chi era nella maggioranza". Cosa si potrà fare, dopo le de-

DALLA PRIMA QUANTO VALE IL "PEZZO DI CARTA"?

come "pezzo di carta", mentre va acquistando rilievo il valore effettivo dell'istruzione, intesa come insieme effettivo delle nozioni (e delle capacità logiche) acquisite durante la frequenza della media superiore e dell università.

La forza contrattuale del laureato è ancora notevole se il giovane rappresenta un elemento duttile, inseribile nel processo produttivo e capace di modificare e completare la propria formazione tecnica con le cognizioni specifiche richieste dal proprio lavoro.

In tal modo deve cadere, secondo Frey, l'antico mito della superspecializzazione del laureato che, ove sussista, non è che d'intralcio (o, nel migliore dei casi, si rivela superflua) ai fini dell'inserimento dello studente nel processo di produzione. Andrà invece ricercato un ampliamento dell'istruzione come professionalità di base, sviluppando tutti i corsi d'istruzione sul modello di quei rami formativi che, come la facoltà di economia e commercio, sono in grado di fornire ai laureati capacità effettive di plasmare la propria preparazione tecnica sul modello produttivo proposto dal mondo del lavoro.

È questo l'intento perseguito nel progetto di riforma della scuola secondaria e superiore e, come si augura Frey, dovrebbe essere l'obiettivo da tener presente nella definizione dell'attesa riforma universitaria.

La relazione di Frey ha riscosso notevole successo fra il pubblico presente; resta comunque da notare che l'e-

conomista parmense ha svolto un'analisi rigorosamente classica: affrontati i nodi centrali delle esigenze del capitale contemporaneo in Italia, ha stigmatizzato i punti di riforma essenziali e li ha riproposti come modelli comportamentali assoluti per le classi subalterne.

Frey perde così di vista, a nostro avviso, la dimensione fondamentale del rapporto collettivo (e non individuale) dello studente e del giovane con il mercato del lavoro; rapporto che ridefinisce i termini della questione occupazionale non attraverso la trasmissione meccanica delle esigenze della borghesia (privata o di stato) al tessuto sociale del paese, ma attraverso una contrattazione collettiva del posto di lavoro, che rimane lo strumento fondamentale di incidenza delle classi lavoratrici sul sistema produttivo.

Laddove Frey parla allora di "maggiore forza contrattuale" per lo studente che possiede una formazione professionale mobile e adattabile, egli nega di fatto il valore della contrattualità di massa, riducendo a pura forma individuale il rapporto fra il giorvane e il mercato del lavoro.

È un rischio grosso che, se non infida l'analisi compiuta, rappresenterebbe un'incognita notevole per il ruolo politico delle classi lavoratrici e per il movimento operaio in Italia, se divenisse costume sociale per la pratica sindacale e di sinistra nel Paese. Un rischio comunque, che le ultime vertenze sindacali hanno dimostrato di superare pienamente.

ilDiciassette

mensile di politica cultura attualità della zona 17

Redazione e amministrazione: 20147 Milano, Via Inganni 4 - Tel. 417026

Editrice Il Diciassette s.d.f. via Inganni, 4 - Milano

Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 51 del 30.1.1978

Direttore responsabile Marisa Deimichei

Comitato di redazione Franco Bonaretti,

Laura Broggi, Pubblicità: Daniele Calvi, Gianfranco Gattini Giorgio Fiorese, Gianfranco Gattini, Rosetta Gimbatti, Dan Rabà

Fotografia: Antonio Elia,

zioni, per superare la crisi economica e combattere il terrorismo?

"Deve assolutamente cambiare il modo di governare. Speculazioni e clientelismi devono essere battuti. Occorre far pagare le tasse ai ricchi per superare la crisi economica. Per sconfiggere il terrorismo bisogna sensibilizzare maggiormente i cittadini a collaborare con le forze dell'ordine pubblico.

È necessario che si arrivi al più presto alla riforma di Polizia: se c'è un miglioramento lì, anche la nostra Arma potrà beneficiarne". Rosa, commerciante, sul terrorismo la pensa come Piero: "I cittadini non devono essere reticenti, devono collaborare per stanare i colpevoli" sostiene. Le chiediamo cosa ne pensa delle elezioni anticipate: "Non lo so. Di chi è la responsabilità? Mah ... Non ho tempo per informarmi". Ma allora, cosa voterà? "Al centro".

Le idee tanto chiare non le ha nemmeno la signora Mariuccia, pensionata, però ammette: Occorre che, prima di votare, gli italiani riflettano a lungo. Siamo in un momento difficile e ognuno di noi dovrà assumersi le proprie responsabilità".

Le idee chiare, anzi chiarissime, dimostra invece di averle Luigi. Gli chiediamo: Queste elezioni chi le ha volute? "La DC non ha voluto portare fino in fondo l'impostazione del governo di unità nazionale: da qui una situazione di ingovernabilità del Paese. Se non ci saranno modifiche sostanziali nel risultato elettorale, ci ritroveremo come prima". E allora? "Occorre battere l'atteggiamento discriminatorio della DC nei confronti del PCI. Nelle elezioni del '76 l'elettorato ha dato la propria fiducia al PCI. necessario che la DC ne tenga conto". Cosa fare, secondo lei, per

battere crisi economica e terrorismo? "Il Governo deve darsi precisi obiettivi e poi rispettarli. Se saprà indicare al Paese indirizzi programmatici chiari, riuscirà ad avere il consenso di maggior parte dei cittadini. Tutte le forze politiche devono trovare un accordo nell'interesse del Paese".

Questo mini - sondaggio, organizzato dal nostro giornale, si fa via via più interessante. Ci stupiamo quasi di trovare fra la gente risposte così precise. È vero: alcuni rispondono evasivamente, altri si rifiutano di parlare. Comunque, su 30 cittadini intervistati, la stragrande maggioranza è concorde nell'attribuire alla DC la responsabilità delle elezioni anticipate. Vivissimo e unanime è il desiderio di cambiare realmente il modo di governare il Paese: ci auguriamo che gli italiani esprimano questa volontà anche nelle urne.

unita, pacifica e democratica

Nella nostra chiacchierata con gli abitanti della zona 17, ci siamo occupati anche delle Elezioni Europee.

Il dato più significativo a questo proposito è questo: pochissimi conoscono esattamente le funzioni del Parlamento Europeo e sanno esprimere dei pareri precisi sulle elezioni del 10 giugno. La responsabilità di questa disinformazione generale viene attribuita dagli stessi intervistati sia alla propria mancanza di approfondimento, sia allo scarso spazio che giornali e televisione riservano alle elezioni del Parlamento Europeo.

Vediamo ora brevemente come hanno risposto i nostri intervistati.

Alla domanda: perchè si va a votare il 10 giugno e cosa si aspetta da queste elezioni, Giulio, commerciante, risponde: "Si vota per l'Europa, no? Ma ... non so bene cosa succederà, non ho idea di come funzionerà questo Parlamento. Ho poco tempo di leggere, ma anche i mezzi d'informazione non sono molto chiari. Danno troppo spazio alla politica interna e troppo poco all' Europa".

Valerio, studente universitario: "È giusto, secondo me, che le elezioni Europee non si accavallino a quelle politiche. Si tratta di un'esperienza completamente nuova, positiva. In una civiltà moderna l'Italia non può essere esclusa dall'Europa". Un altro studente, diciottenne: "Sono favorevole all'Europa unita. Votare per il Parla-

mento Europeo è giusto; è un passo avanti per superare la crisi economica, anche se continueranno a sussistere certi interessi nazionali".

Per Osvaldo, ascensorista, "il Parlamento Europeo ha finora avuto un orientamento conservatore. Con le elezioni a suffragio diretto anche i partiti dei lavoratori, i partiti di sinistra, vi saranno rappresentati in modo equo. Così il Parlamento Europeo potrà rappresentare veramente il popolo europeo".

Camillo, artigiano e sono gli unici, fra tanti intervistati, che sanno rispondere esattamente circa le funzioni del Parlamento Europeo e il numero di deputati che spettano all'Italia. Chiediamo a... qual'è la sua opinione sul ruolo dell Europa nel quadro internazionale? "È un ruolo fondamentale, soprattutto in un momento carico di tensioni che minacciano la pace. L'Europa dev'essere autonoma dai grandi blocchi, ma non porsi in contrapposizione ad essi. Dev'essere unita nell'interesse della pace mondiale.

Dal dopoguerra in avanti l'Europa ha compiuto notevoli progressi sotto il profilo dell'integrazione economia, anche se molti problemi rimangono irrisolti. Se si pensa all'Europa lacerata del dopoguerra, molti passi avanti sono stati fatti anche in campo politico. Si pensi ad esempio all'Ostpolitik.

Le elezioni del Parlamento Europeo rappresentano soltanto una tappa, ma siamo sulla buona stra-

da".

Sul ruolo di distensione e di pace che dovrà svolgere l'Europa unita sono tutti d'accordo. E quasi tutti sono d'accordo nel riconoscere i passi in avanti compiuti dall'Europa nel dopoguerra sulla via dell'unità e del progresso. Ed è proprio per la pace, l'unità, e lo sviluppo della democrazia in Europa che il 10 giugno andremo a votare. Inchiesta di: D. Calvi, M. Deimichei, F. Gattini

dalla prima/ RAGIONIAMO INSIEME

quale partito merita pienamente la tua fiducia, quale partito si è sempre battuto con grande coerenza per cambiare le cose, anche a costo di apparire impopolare, quale partito ha elaborato un programma di governo capace di attuare realmente le riforme più urgenti e di sconfiggere la crisi economica e il terrorismo.

Qui in redazione, dove ci sono molti indipendenti, ne abbiamo discusso a lungo. E siamo convinti che questo partito è soltanto il Partito Comunista.

Stampa: Coop. Il-Guado Robecchetto con Induno (Mi) -Tel. 0331/881475

solventi, vernici e affini

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"SE
"È NECESSARIO UN VOTO RESPONSABILE"
Europa: la vogliamo
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5 domande de "Il Diciassette" ai responsabili di Zona dei partiti

Elezioni: rispondono i partiti

Il giornale di Zona, il DICIASSETTE, in vista delle elezioni politiche nazionali e di quelle europee, ha intrapreso l'iniziativa di intervistare gli esponenti delle forze politiche democratiche presenti e operanti nel quartiere.

Hanno risposto al nostro invito:

Agostino Arduin (Capogruppo DC al C.d.Z.)

Alcune cose da chiarire

Il "DICIASSETTE", coerentemente alla natura e allo spirito del "giornale aperto", ha ritenuto opportuno rendere note ai lettori, in vista della duplice scadenza elettorale, le posizioni, le proposte, le argomentazioni politiche dei partiti democratici, dando voce ai loro esponenti zonali e permettendo così un franco, civile confronto. Ciò non esime comunque la redazione dallbsprimere commenti e valutazioni sul tono degli interventi, convinti come siamo che il modo più onesto di rendere servizio al pubblico e al criterio dell'obiettività, sia quello di manifestare apertamente, in ogni occasione, le nostre opinioni, evitando di mascherarci sotto la comoda ma mistificatoria etichetta dell'"imparzialità": se non ci comportassimo seguendo queste direttive, correremmo il grave rischio di trasformare il nostro periodico in una sorta di babelica tribuna, alimentando confusione e disorientamento nei cittadini. Veniamo al sodo: innanzi tutto, vorremmo chiedere a coloro che hanno attribuito ai comunisti la responsabilità delle elezioni anticipate, quali misteriosi "fattori nazionali ed internazionali" abbiano consigliato al partito di maggioranza relativa di opporre veti e preclusioni all'ingresso del PCI (che rappresenta, non dimentichiamolo, un terzo dell'elettorato), nell'area di governo, proprio in un momento in cui la situazione generale del paese (attanagliato da crisi economica e terrorismo) esigeva il contributo unitario e responsabile di tutte le forze costituzionali. L'arroganza democristiana, manifestatasi attraverso l'assurdo e pretestuoso "esame" (a nome di chi? e di che cosa?) sulla "affidabilità" e sulla "fedeltà atlantica" di un partito dalle ormai ampiamente comprovate tradizioni democratiche, ha impedito, secondo noi, ancora una volta, alla classe politica di rispondere coerentemente alle necessità concrete della nazione, facendo precedere ambigue giustificazioni "ideologiche" e "culturali" agli interessi immediati dell'intera società italiana. Come si può dunque da parte della DC, sostenere la volontà di perseguire una politica di "solidarietà democratica" dopo aver contribuito pesantemente al suo temporaneo affossamento e fallimento? Come si giustificano allora le sue recenti vocazioni centriste e controsinistre o forse si vogliono soltanto attribuire nuove etichette a vecchie formu-

le politiche infelicemente sperimentate nel passato? Il ritiro dalla maggioranza da parte del PCI non ha significato insofferenza nei confronti di presunte "disobbedienze" democristiane, bensì inequivocabile dissociazione dalle inadempienze e dalle contraddizioni del governo (SME, nomine, Patti agrari ecc.) rispetto agli impegni e gli accordi contratti di fronte a tutto il paese nel marzo '78. La rivendicazione della diretta partecipazione comunista nell'esecutivo, non può essere inoltre ridotta a meschine pretese di lottizzazione ("qualche rappresentante del PCI in alcuni dicasteri" ), ma sottolinea la necessità e la nostra volontà di imprimere una profonda svolta in senso democratico alle scelte politiche ed economiche di fondo, inserendo, dopo decenni di ingiustificata discriminazione, le masse lavoratrici nella direzione del paese; quelle "masse" tanto detestate (non "fumoso feticcio" ma reale motore della storia) che vorremmo finalmente avviate al pieno e integrale sviluppo della propria dignità, della emancipazione collettiva ed individuale. A chi accusa il PCI di progressivo cedimento nei confronti della conservazione, dello "strapotere democristiano" rispondono i fatti, le grandi realizzazioni democratiche di questi ultimi anni, nei settori nevralgici del tessuto sociale: legge sull'aborto, equo canone, legge sulla regolamentazione dei suoli, piano dei trasporti, riforma pensionistica, progetto di riforma della scuola superiore, progetto di legge sulla riconversione industriale, ecc.

Non il traguardo della nostra azione politica, ma punti qualificanti su cui estendere ed approfondire la nostra presenza ed il nostro impegno. Chi difende quindi gli interessi della classe operaia? Coloro che in nome di una sinistra, "nuova e unita" nella denominazione, ma "vecchia e divisa" nei fatti (ben due liste si contendono la stessa fascia elettorale !), vorrebbe mantenere i lavoratori nel ghetto di un'opposizione di principio, sterile e improduttiva? O chi si batte perche le masse operaie si propongano e si qualifichino sempre più autorevolmente come l'unica "forza di governo" in grado di rispondere adeguatamente ai problemi del paese? Il socialismo non si costruisce sulla retorica, sulla demagogia, sulla "paura di sporcarsi le mani", in odore di impotenza e di immobilismo.

Daniele Calvi

Francesco Greco

Alessandro Capello

Pietro Impelluso

Sebastiano Mazzucchelli

Donato Paoletti

Ringraziandoli per la gentile gli interventi.

Il Diciassette: "Elezioni politiche anticipate: tre volte in sette anni. Qualcuno ha parlato addirittura di riformare il sistema elettorale, per adottare il metodo maggioritario che garantirebbe stabilità al quadro politico: qual'è in merito la vostra opinione? Non vanno forse ricercate altrove le cause dell'attuale stato d'ingovernabilità?"

ARDUIN (DC): "Non credo verrà cambiato il metodo proporzionale in futuro. Occorre che ogni partito accetti il "gioco delle parti", il ruolo di governo o d'opposizione, senza ricorrere continuamente a pressioni extraparlamentari; per es. in Germania il governo socialdemocratico - liberale ha retto stabilmente con maggioranze irrisorie".

GRECO (PSDI): "Il dramma dell'instabilità governativa di questo ultimo decennio pone parecchi interrogativi, ma non è certamente rinunciando al sistema proporzionale che si può ovviare all'inconveniente (anche se al PSDI un deputato costa ben 85.000 voti contro i 45.000 della DC). A nostro avviso, nella mentalità politica di alcune forze, prima fra tutte la DC, che nel dopo - Moro si è rivelata ancora una volta il partito delle correnti, non esiste la minima intenzione di rendere governabile l'Italia. In questo contesto, io e i miei compagni della sezione PSDI di via Giambellino 150, muoviamo anche un preciso splunto al PSI: dopo il chiarimento ideoogico di Craxi nella scorsa estate, pensavamo possibile l'aggregazione definitiva dell'area socialista ma, evidentemente, all'interno di quel partito, Lombardi, De Martino ecc. godono molti più appoggi di quanto si possa immaginare'.

CAPELLO (PLI): "Perchè ingovernabili? Non siamo cittadini che disobbediscono sistematicamente alle leggi e disprezzano la civile convivenza. Fanatizzata da una lunga campagna d'odio di classe — in omaggio ad una filosofia ornai vecchia —, solo una minoranza oggi si comporta così. Una legge maggioritaria eviterebbe in certi casi lo scioglimento anticipato delle Camere; ma non vedo chi la potrebbe proporre senza scatenare le reazioni delle forze minoritarie, come all'epoca della legge bollata con l'appellattivo "truffa".

IMPELLUSO (PRI): "Quando si parla di sistemi elettorali, è necessario scegliere tra quello che garantisce la perfetta corrispondenza del Parlamento a tutti i voti espressi (come avviene in alcuni paesi - Olanda e Israele per es.), non truccata da un occulto premio di maggioranza (come invece accade di fatto in Italia), correndo il rischio dell'instabilità di governo, ed un sistema che garantisce comunque una maggioranza (quindi la stabilità di governo), sia pure subordinando a tale opportunità la precisa corrispondenza del parlamento ai voti. In Italia, come sempre, non esiste nè l'uno nè l'altro sistema, ma una "terza via", che però non offre nè stabilità, nè cunetta rappresentanza di tutte le opinioni. Chi pone questioni di principio, come l'eguaglianza degli elettori, non può trascurare il fatto che, col nostro sistema elettorale, un elettore liberale o radicale, per esempio, vale quasi la metà di un elettore democristiano o comunista. Quando si afferma preoccupazione per la sorte dei partiti minori, minacciata da un sistema elet-

(Capogruppo PSDI al C.d.Z.)

(Capogruppo PLI al C.d.Z.)

(Capogruppo PRI al C.d.Z.) (Capogruppo DP al C.d.Z.)

(Capogruppo PCI al C.d.Z.) collaborazione ne pubblichiamo

corale maggioritario, si può rispondere come l'ex presidente della corte costituzionale Sandulli, il quale sostiene che un sistema a doppio turno, sull'esempio francese, non schiaccerebbe affatto i partiti minori.

MAZZUCCHELLI (DP - NUOVA SINISTRA UNITA): "Siamo contrari alla proposta di riformare il sistema elettorale, tra l'altro ben ci ricordiamo, perchè fa parte della nostra storia, della storia della classe operaia italiana, la risposta che il movimento operaio e dei mocratico diede ad un tentativo del genere in anni recenti: mi riferisco alle grandi agitazioni contro la famigeVata legge "truffa". Siamo convinti, tra l'altro, che le ragioni dell'ingovernabilità attuale del nostro paese (ma vorremmo anche sapere quando mai è stato "governato"?) siano dovute ad altri fattori.

Il primo fra tutti è l'assenza, dalla Costituente ad oggi, di un governo che rappresentasse i reali interessi della classe operaia e delle masse popolari e non difendesse invece, come è sempre avvenuto, gli interessi dei "ladri di stato", degli esportatori di valuta, degli avventurieri di tutti i tipi. La seconda causa va ricercata nel ruolo assunto dai partiti storici della sinistra (PCI e PSI), i quali, soprattutto dal '70, hanno abdicato al loro ruolo di classe, per abbracciare una posizione interclassista, subalterna allo strapotere democristiano".

PAOLETTI (PCI) "Riaffiora puntualmente, come in ogni campagna elettorale, da parte di alcune forze politiche, ii vecchio vezzo di sostituire al confronto sulle cose argomentazioni propagandistiche.

Tale può essere considerata, ad essere benevoli, la proposta dell'on. Piccoli, il quale vorrebbe dare ad intendere all'opinione pubblica che la causa dell'ingovernabilità del Paese vada ricercata anche nel vigente sistema elettorale. Un'argomentazione mistificatoria: le vicende politiche anche più recenti dimostrano che l'impossibilità di avere un governo efficace e stabile è da imputare essenzialmente all'arroganza con la quale la DC ha inteso e intende tuttora gestire il potere. La DC non può ignorare i mutati rapporti di forza conseguenti all'avanzata delle sinistre, e del PCI in primo luogo, dopo le elezioni del '75 e '76, e illudersi di poter continuare a governare come ha fatto per 30 anni.

D'altra parte noi consideriamo che l'attuale sistema dell'assegnazione proporzionale dei seggi sia il criterio che più fedelmente rispetta la reale volontà dell'elettorato, garantendo, quindi, una democratica rappresentanza in Parlamento a tutte le forze politiche".

Il Diciassette:. "Nel corso della recente crisi di governo è esistito un "partito delle elezioni anticipate"? Quali responsabilità hanno determinato lo scioglimento delle Camere? Perchè si è logorata la maggioranza di "unità nazionale"?

ARDUIN (DC) "Penso sia stato il PCI a voler le elezioni anticipate. Hanno giocato, sulle responsabilità, molti fattori nazionali ed internazionali ed anche le elezioni per l'Europa; non va dimenticata inoltre la polemica tuttora in corso tra PCI e PSI GRECO (PSDI): "La maggioranza di unità nazionale penso si sia logorata

perchè molti nodi, a livello governativo, incrinavano l'intesa faticosamente raggiunta un anno fa (patti agrari, piano triennale ecc.). Ma non è esistita la volontà per superare questi scogli, perchè già qualche forza politica pensava alle elezioni anticipate (non per niente bisogna riconoscere la sincerità di Donai Cattin!). Per questo vediamo nella D.C. la maggiore artefice dello scioglimento anticipato delle Camere, seguita a ruota dallo stesso PCI, spaventato dalla poco prolifica campagnatesseramento e dalla convergenza di molti operai, all'interno delle fabbriche, verso l'area dell'autonomia. Ha inoltre giocato l'influenza del voto per le elezioni europoee, che sicuramente potrebbero rappresentare un successo dell'area socialista a discapito dei due più grossi partiti italiani".

CAPELLO (PLI): "Secondo me, nessuno dei due veri antagonisti (DC e PCI) era sicuro di volere le elezioni anticipate. Credo invece che entrambi abbiano sperato fino all'ultimo in un reciproco aiuto per salvare la faccia. A innescare la reazione, comunque, è stato il PCI, causa le proprie difficoltà interne. Il resto è venuto di conseguenza. Perciò, se favorire elezioni anticipate rappresenta davvero una colpa, non vedo come questa possa essere attribuita ad altri. È curiosa, in parole spicciole, la motivazione con cui l'on. Berlinguer è uscito dalla maggioranza e che milioni di persone hanno preso per buona: la DC faceva di testa sua, anzichè badare a quello che il PCI le richiedeva. Può mai essere democratico — sembra esclamare il segretario comunista — un partito che disobbedisce al PCI ?".

IMPELLUSO (PRI) "Purtroppo nessun partito risponde più di una pessima legislazione piena d'indecifrabili compromessi, che esaspera i comuni cittadini — la colpa è sempre degli altri —. La questione secondo il PCI, non riguarda il sistema, che in sè sarebbe ineccepibile, bensì le scelte politiche all'interno di esso, poichè la DC si rifiuta di accogliere i comunisti nel governo; appare davvero semplicistico pensare che tutto potrebbe risolversi mettendo qualche rappresentante comunista in alcuni dicasteri. È poi tutto da dimostrare, per converso, che là dove prevale il sistema elettorale maggioritario, come in Inghilterra, Francia e Germania, non sussisterebbe pluralismo. E quale sistema, se non la proporzionale, con la sua instabilità, contribuì a rovinar l'Italia prefascista, la Germania di Weimar, la Spagna repubblicana e la Quarta Repubblica Francese?" MAZZUCCHELLI (DP NUOVA SINISTRA UNITA) "Noi crediamo che il logoramento della maggioranza di "unità nazionale" sia dovuto al fatto che ormai non erano più possibili ulteriori cedimenti da parte dei partiti della sinistra (soprattutto del PCI) che, sull'altare della "solidarietà democratica" avevano sacrificato buona parte della loro storia, del loro programma di difesa della classe lavoratrice. D'altro canto la DC, rendendosi conto che il Partito Comunista, a causa della sua politica, si stava staccando dal proprio corpo elettorale, ha sfruttato quello che secondo lei era il migliore momento per scatenare una crisi di governo e per giungere (segue a pag. 4)

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zioni: rispondono i partiti

ad un confronto favorevole alle forze della conservazione".

PAOLETTI (PCI) "La maggioranza di unità nazionale, formatasi lo scorso anno, pur con tutti i limiti, rappresentava il segno di una svolta nella direzione di dare al Paese un governo più autorevole, che fosse contemporaneamente in grado di risolvere i problemi nel frattempo diventati emergenti.

Questa maggioranza non ha avuto vita facile, soprattutto per l'atteggiamento della DC, che ha impedito di fatto la realinazione dei punti più qualificanti del programma concordato.

A parte dichiarazioni formali, l'eventualità di elezioni anticipate è cominciata a maturare quando, alcuni mesi fa, il governo Andreotti ha assunto decisioni che non tenevano conto nè del programma, nè del consenso degli altri partiti della maggioranza.

D'altronde, la DC ha assunto un'atteggiamento di chiusura quando il nostro partito ha avanzato la richiesta di andare alla formazione di un governo che fosse espressione reale della maggioranza più idoneo quindi a realizzarne le linee programmatiche.

Dunque, nessun "partito delle elezioni", ma ancora una volta l'anteposizione, da parte della DC, di ragioni interne di partito e false pregiudiziali agli interessi più generali del Paese".

Il Diciassette: "A chi e perchè chiederete voti? Quali saranno i cardini, le idee - forza, le proposte della vostra campagna elettorale?".

ARDUIN (DC) "A tutti, in particolare ai giovani, ai nuovi elettori, contando sulla loro maturità, nella speranza che abbiano compreso che la DC rappresenta un punto fermo per la libertà del nostro paese".

GRECO (PSDI) "Il nostro invito andrà a tutti quelli che credono in una società più giusta, dove regni sovrana la libertà ed il rispetto per la personalità altrui. Nei nostri programmi compare la più completa applicazione della legge sanitaria, l'attuazione del piano della casa (il primo diritto di ogni cittadino), la riforma pensionistica, la riforma sulla legge dell'occupazione: tutto questo si può ottenere attraverso un rafforzamento del nostro partito. Chiediamo voti per modificare gli equilibri politici fino ad oggi esistenti, in modo da raggiungere gli obbiettivi sopra richiamati".

CAPELLO (PLI) "Se avessi responsabilità di partito, chiederei che aderissero al PLI tutti coloro i quali avvertono il bisogno e il diritto di "possedere sè stessi". E siccome questa voglia di libertà, da secoli, non è mai stata grande come adesso, i liberali otterrebbero nel parlamento la maggioranza assoluta'.

IMPELLUSO (PRI) "Il PRI non ha preclusioni nei confronti di nessuno; ritiene essenziale, per la sopravvivenza stessa della nostra democrazia, porre rimedio alla grave situazione economica con l'applicazione del piano Pandolfi (si noti la ripresa dell'inflazione che distrugge ricchezza e lavoro), l'adesione all'Europa e la risoluzione dei problemi legati all'ordine pubblico".

MAZZUCCHELLI (DP NUOVA SINISTRA UNITA) "Noi abbiamo una grande proposta da fare: la ricostruzione di una "nuova" sinistra, di una sinistra seria che si riappropri della storia del movimento operaio italiano e dei suoi profondi contenuti di giustizia sociale e di libertà, di una sinistra, cioè, che rappresenti una reale continuità con le lotte operaie, democratiche e popolari contro lo strapotere democristiano e i cedimenti del PCI e PSI.

Il nostro programma sono le rivendicazioni dei lavoratori, dei pensionati, delle casalinghe, dei giovani a cui chiederemo il voto, contro tutte le ingiustizie. contro il famigerato equo - canone, per un'edilizia veramente popolare,

contro il carovita (più salario e meno orario di lavoro), per migliorare i servizi sociali, per una diversa qualità della vita, per un mondo a misura d'uomo, contro le centrali nucleari, contro l'inquinamento, contro la DC, per la costruzione del socialismo nel nostro paese".

PAOLETTI (PCI) "Le nostre proposte politiche non hanno un taglio elettoralistico, nel senso che non attendiamo solo il periodo delle elezioni per renderle note e sostenerle. La proposta di un governo di unità nazionale, e quindi la necessità della partecipazione del nostro partito a pieno titolo nella direzione del Paese, posizione che abbiamo sostenuto già all'indomani del 20 giugno, rappresenta l'essenza del programma con cui ci rivolgiamo agli elettori.

Per risolvere gli attuali problemi del Paese, e per avviare un reale processo di trasformazione della società, è indispensabile l'apporto della classe operaia e, in generale, delle forze più sane e produttive del paese. Ciò può essere garantito solo con la presenza diretta al governo del PCI. Per sconfiggere le posizioni di chiusura della DC, ritengo sia necessario un ridimensionamento del ruolo di questo partito, ed un'accresciuta forza del PCI e più complessivamente della sinistra. Chiederemo consensi, perchè questa proposta si realizzi, a tutti coloro che vogliono che le cose in Italia cambino realmente".

Il Diciassette: "Di fronte alla gravità della situazione economica e alla morsa terroristica, la politica di unità nazionale appare a molti l'unica percorribile per il nostro paese: qual'è la vostra opinione? Come si prospetta il dopo - elezioni? Per quali eventuali alleanze politiche vi dichiarate disponibili?

ARDUIN (DC). "Il consiglio nazionale della DC si è espresso, proprio in questi giorni, chiaramente: la maggioranza di unità nazionale è sempre d'attualità, in particolare per controllare il terrorismo. Da anni la DC ha chiuso a destra: le altre alleanze dipendono dalla sincerità delle intenzioni degli altri partiti."

GRECO (PSDI). "Noi crediamo che nella nostra campagna elettorale sia abbastanza inutile e pleonastico richiamare i gravissimi problemi del paese sia sotto l'aspetto economico generale che relativamente alle tensioni sociali e al terrorismo. Piuttosto, secondo noi, bisogna ricercare, attraverso la presenza e l'impegno di forze diverse, una totale inversione di tendenza, che ristabilisca un clima di serenità, di libertà e di maggiore giustizia sociale. Se unità nazionale dovrà esserci nel dopo - elezioni, riteniamo debba nascere da un atteggiamento spontaneo che maturi all'interno di ogni partito e non da un fittizio unanimismo che ai primi appuntamenti si dissolve per mancanza di vera credibilità. Le prospettive future si realizzeranno in senso positivo solo se l'elettorato saprà scegliere in modo coraggioso e comunque diverso rispetto al passato".

CAPELLO (PLI). "La gravità della situazione economica è frutto del deficit accumulato dagli anni '60 in poi, ma, finchè lo stato non ci chiederà di pagare i debiti, continueremo — agiati e cosiddetti proletari insieme — a comprare auto e a visitare luoghi di villegiatura e di divertimento. Dov'è scritto che la politica di solidarietà nazionale consiste nello stare tutti nella maggioranza? È solidarietà dover assentire a cose che ritenessimo addirittura sbagliate? La domanda affronta anche un altro spauracchio: dopo le elezioni chissà che contrapposizione fra i partiti! E con questo? Che ci starebbe a fare un partito se non si contrapponesse a qualche cosa?

Stranamente invece non si menzionano i sindacati che pure rappresentano una forza indispensabile per il paese. Gli al-

leati del PLI credo verranno cercati tra coloro che si battono per il "nuovo umanesimo", in favore delle "persone" e in contrapposizione a un feticcio fumoso ma comodo chiamato "masse".

IMPELLUSO (PRI). "Si dice che il particolare dissesto italiano richieda un governo di unità nazionale. Ma queste elezioni anticipate non si fanno proprio perchè è già fallito un tentativo del genere? E se fallisse anche un secondo esperimento unitario, con i comunisti dentro o fuori dal governo, si ritornerebbe alle elezioni anticipate e a ciò che in Italia si chiama proporzionale, ma che di fatto proporzionale non è? È qui il pericolo del rifiuto di principio a discutere, anche se la questione può riguardare l'immediato futuro e nessuno vuole imporre niente a nessuno".

MAZZUCCHELLI (DP NUOVA SINISTRA UNITA). "Le ipotesi che si possono formulare per il dopo - elezioni, dando per scontata una flessione comunista, sono ormai solo di due tipi: se il PCI dovesse perdere sensibilmente voti a destra, verso la DC o i partiti di centro, sarebbero ulteriormente rafforzate al suo interno le posizioni favorevoli ad una partecipazione governativa con la stessa DC, svendendo così ciò che resta della tradizione classista. Se il PCI invece perdesse voti a sinistra, rafforzando quindi il nostro partito, si assisterebbe ad un rilancio delle posizioni intransigenti nei confronti di una eventuale collaborazione con i democristiani. Il PCI, passando così all'opposizione, ritornando alle lotte, renderebbe possibile un'alleanza con Nuova Sinistra Unita, in contrapposizione ad una più che probabile riedizione del Centro - sinistra (considerate le recenti dichiarazioni di disponibilità rilasciate da Craxi)".

PAOLETTI (PCI) "La nostra, proposta in questo senso è semplicemente "cristallina": vogliamo un governo in cui siano presenti tutte le forze democratiche, a cominciare dai comunisti (i democristiani mi permetteranno questo ardire!). Non siamo disponibili per soluzioni pasticciate, tipo "monocolori con maggioranza", "tricolori" centrosinistra allargato - ma non troppo ecc. Non faremo i portatori d'acqua di nessuno. Se saremo costretti, non certo per nostra scelta, a stare all'opposizione, porteremo avanti la nostra politica con l'impegno, la serietà e la coerenza che ci caratterizzano.

Non mi pare che la stessa chiarezza si riscontri nei propositi di altri partiti della disciolta maggioranza. Si affidano forse alla provvidenza? O hanno tanti conigli per tanti cappelli, quanti sono i giorni della campagna elettorale?".

Il Diciassette: "il 10 giugno si vota per l'Europa. Cosa proponete agli elttori, ancora poco informati sul significato politico di questo importante appuntamento?

ARDUIN (DC). "Per l'Europa la DC ha sempe combattuto: non per niente fra "i padri della CEE" c'è anche De Gasperi; nel mondo odierno, dominato da colossi come USA, URSS, CINA, solo un'Europa unita può garantire un'avvenire nella libertà".

GRECO (PSDI). "L'Europa stà diventando una realtà: abbiamo di fronte a noi paesi che hanno saputo affermarsi economicamente e politicamente all'insegna della Socialdemocrazia (Svezia, Germania, Danimarca ecc.). Noi vogliamo che anche il nostro paese sappia adeguarsi a questa tendenza chiara e inequivocabile, per raggiungere un più alto livello di libertà e di giustizia sociale. Vogliamo maggiore sicurezza nel futuro, una società migliore per i nostri figli e tutto questo si può ottenere soltanto praticando strade e modelli già esistenti, che fanno intravvedere traguardi certi".

CAPELLO (PLI). "L'idea di un'Eu-

ropa unita è nata durante la prima guerra mondiale e il disegno per la sua istituzione durante la seconda. Lo scopo iniziale mirava quindi a far cessare i massacri fra popoli vicini e rimane sempre di attualità. Il 10 giugno (ricorrenza della dichiarazione di guerra a francesi e inglesi) segnerà d'ora in poi la data della definitiva riconciliazione e della integrazione economica fra alcune delle nazioni industriali più potenti del mondo".

IMPELLUSO (PRI). "Oggi non ha più nessun senso storico il particolarismo degli stati europei: esso ha già portato grandi rovine. Solo l'Europa, come espressione della volontà dei popoli a vivere in pace e a progredire, può consentire un'avvenire di sicurezza nella libertà".

MAZZUCCHELLI (DP NUOVA SINISTRA UNITA). "Sembrerà un paradosso ma noi il 10 giugno, insieme a otto partiti fratelli di altri paesi europei, inviteremo i nostri elettori a votare contro questa Europa, l'Europa dei padroni, delle multinazionali, della energia nucleare, del disastro ecologico consumato in nome del profitto, contro l'Europa dello SME. Convinti che questa fittizia unità europea serva soltanto a legalizzare e a normalizzare i piani di rapina perpetrati dai paesi economicamente più forti (vedi Germania) nei confronti di quelli più deboli, riteniamo che la vera unione dei popoli euro-

pei si sia sviluppata tra i lavoratori ormai da molti anni, nelle lotte contro il fascismo, per la liberazione della Spagna, della Grecia, del Portogallo dai regimi reazionari, contro le leggi liberticide del governo tedesco, contro l'uso dell'energia nucleare, per la riduzione dell'orario di lavoro, per un'Europa, insomma, che sappia contrastare il potere del capitalismo."

PAOLETTI (PCI) "Impegno prioritario del nostro partito è soprattutto rendere più informati gli elettori sul significato delle elezioni europee. Temiamo infatti che molti, ancora, non sap- Ñ piano che cosa è il Parlamento europeo, la sua funzione, i poteri attribuiti, ecc. potrebbe quindi essere sottovalutata l'importanza del voto. Ai nostri elettori diremo anche cosa è stata la Comunità europea finora, e in che senso lavoriamo noi comunisti per renderla più aderente alle esigenze dei diversi paesi componenti, per modificarne in modo più democratico le strutture e il funzionamento. Diremo anche che l'elezione del Parlamento europeo a suffragio diretto non rappresenta il punto di arrivo del processo di integrazione europea, ma l'inizio di una fase nuova, in cui la CEE sia sempre più l'europa dei popoli, dei lavoratori, e sempre meno strumento di predominio economico dei paesi più forti.

A cura di Daniele Calvi

PS. I lettori avranno notato l'assenza degli interventi del PSI: interpellati dalla Redazione, i responsabili di zona del partito, rifiutandosi di rispondere alle nostre domande, ci hanno rimandato al loro programma elettorale. Un gesto che si commenta da solo.

"PRIMAVERA NEL PARCO DELLE CAVE"

DOMENICA 13 MAGGIO 1979

mattino: composizione dei disegni realizzati dai ragazzi delle Scuole - Cava Bersagliera Concerto di musica leggera del Complesso "I Falchi" - Cava Bersagliera

pomeriggio: Banda della Provincia di Milano - Cava Aurora

DOMENICA 20 MAGGIO 1979

mattino: Minimarcia "I noster laghett" - Ore 9.30 in via Cancano - organizzata dalle Scuole della Zona n. 18

pomeriggio: Teatro/Gioco "Idea e Nonno Sogno" - favola ecologica ideata e animata da ragazzi della Biblioteca di Baggio - Cava Aurora

sera: Proiezione films documentari sul recupero ecologico della Cava Cabassi - Centro Sociale Via Osteno n. 2 / A

DOMENICA 27 MAGGIO 1979

mattino: Mostra fotografica sul Parco delle Cave - Cava Aurora

pomeriggio: Concerto dell'Orchestra S. Cecilia di Milano - Musiche di Vivaldi - Cava Bersagliera

Nelle tre domeniche, si svolgeranno dibattiti con esperti sui problemi di progettazione, ecologici, salvaguardia dell'ambiente.

Nei punti strategici e di ingresso al Parco, sono posti tabelloni con le planimetrie e le indicazioni essenziali delle aree interessate al parco. Nei tre giorni è in funzione il servizio ristoro presso le Cave Aurora e Bersagliera.

TUTTA LA CITTADINANZA È INVITATA A PARTECIPARE

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PACE DEMOCRAZIA E SVILUPPO ECONOMICO: IL PROGRAMMA DEL PCI PER L'EUROPA

UN VOTO PER UN'EUROPA UNITA E DEMOCRATICA

La scarsa conoscenza attuale dei suoi problemi, delle sue istituzioni, delle sue politiche economiche e sociali deriva direttamente dal carattere verticistico e burocratico, non democratico, avuto nel passato dal processo d'integrazione, sotto la guida delle forze politiche moderate e conservatrici. Lo stesso movimento operaio occidentale per buona parte, nelle sue diverse componenti politiche ed ideali, non ha ancora assunto la dimensione europa come dimensione adeguata per affrontare positivamente una serie di grandi problemi (moneta, industria, energia, ricerca scientifica e tecnologica, ecologia ed ambiente, ecc.) ai quali i singoli Stati nazionali europei sono inadeguati a far fronte con successo.

Queste elezioni grazie ad una diffusione dell'informazione e della conoscenza sui caratteri fin qui avuti dal processo di integrazione, sui grandi problemi aperti a livello europeo e sulle posizioni delle varie forze politiche democratiche e popolari al riguardo, possono rappresentare senz'altro un forte contributo alla "sprovincializzazione" di un movimento operaio, per altri aspetti molto avanzato, come è quello italiano.

La elaborazione ideale e politica e la condotta pratica dei maggiori partiti comunisti occidentali, tra cui naturalmente il PCI, che è racchiusa nell'espressione di Eurocomunismo (la costruzione di una società socialista tiene aree a capitalismo sviluppato, fondata sulla democrazia politica, su una concezione laica e non ideologica dello Stato, su un corretto rapporto tra programmazione e mercato, sul nuovo internazionalismo) deve trovare un momento importante della sua realizzazione pratica nella lotta dei comunisti europei, in alleanza con tutte le forze progressiste della sinistra europea, per la trasformazione democratica della C.E.

Quali sono i principi di fondo della nostra impostazione europeistica?

Sono tre: l'autonomia dell'Europa sul piano internazionale, la democratizzazione delle istituzioni, la riforma e lo sviluppo delle politiche comunitarie.

I - L'AUTONOMIA DELL'EUROPA

SUL PIANO INTERNAZIONALE

Nelle tesi del XV" Congresso del PCI veniva espresso un giudizio di fondo sul tendenziale passaggio in atto da un assetto mondiale rigidamente fondato sull'equilibrio militare e politico tra i due grandi blocchi ad un assetto che, pur considerando sempre essenziale quel rapporto, vede il formarsi sulla scena mondiale ormai di una pluralità di centri, di una certa importanza sotto diversi aspetti, militare (Cina) e soprattutto politico ed economico (Giappone, Europa occidentale, e gruppo dei paesi non allineati). Ciò è positivo, a patto che questo passaggio venga governato nella sicurezza, senza che ciò significhi pericolose destabilizzazioni, cioè anche, per la pace mondiale. In un tale contesto noi pensiamo ad un'Europa occidentale fattore di pace e distensione.

Siamo nettamente contrari alla nascita di un "terzo blocco militare europeo" che significherebbe ribadire e probabilmente rendere irreversibile la corsa al riarmo. Noi lavoriamo perchè prevalgano nella C.E. orientamenti che favoriscano una più spiccata autonomia internazionale, fatta di vera politica di amicizia e di cooperazione sia con gli USA che con con l'URSS, senza subalternità nè conflitti pregiudiziali, ed anche con la stessa Cina, un ruolo di stimolo e pressione nella definizione degli accordi internazionali per il disarmo, sia nucleare (Salt 2) che convenzionale (Vienna); per fare del Mediterraneo un mare di pace. È altresì essenziale l'azione del movimento operaio europeo perchè si sviluppino sulla strada tracciata dall'accordo di Lomè rapporti, su base di parità ed eguaglianza, di cooperazione economica, commerciale, industriale con i Paesi del Terzo Mondo in via di sviluppo.

2 - LA DEMOCRATIZZAZIONE DELLE ISTITUZIONI EUROPEE

L'assetto istituzionale della C.E. è un assetto verticistico, tecnocratico e buro-

cratico, ma certo non democratico Il massimo potere decisionale è concentrato nel Consiglio dei Ministri, organo intergovernativo e non sovrannazionale. La Commissione esecutiva, sovrannazionale ha il compito di preparare le decisioni del Consiglio dei Ministri, e ne è quindi una specie di supersegretario. Il Parlamento Europeo, a differenza dell'impianto istituzionale di tutti i paesi di democrazia rappresentativa dell'Europa occidentale, non ha che scarsissimi poteri, non l'organo legislativo, che decide dei grandi indirizzi politici e che controlla l'attività dell'Esecutivo: ha solo il potere di decidere in via definitiva, per piccola parte del bilancio comunitario, e di esprimere raccomandazioni solenni al CM, che quest'ultimo poi può o non eseguire, secondo la propria volontà politica, (ad esempio, benché prevista fin dai trattati di Roma, le elezioni a suffragio diretto del P.E. si terranno solo nel giugno 1979, nonostante il P.E. abbia votato in tal senso molte raccomandazioni solenni ....). Occorre quindi riequilibrare i poteri tra le istituzioni comunitarie accrescendo i poteri del P.E., da consultivi a codecisionali, insieme col CM, sulle principali materie regolate dai trattati; attribuendogli poteri di controllo su tutto il bilancio comunitario ed il diritto di ratifica della nomina dei commissari e del presidente della C. Esecutiva, verso cui iIP.E. già ora può esprimere censura.

È quindi indispensabile trasformare profondamente l'assetto istituzionale della C.E., frutto della direzione politica del processo d'integrazione effettuata dalle forze moderate e conservatrici. È altresì necessario raccordare l'attività del P.E. e dei parlamenti nazionali; del

P.E. e delle grandi forze sociali della CE, sindacali (CES) femminili, giovanili: con le istituzioni locali. Hanno un profondo interesse di dasse a fare ciò il

Danimarca

Paesi

movimento operaio europeo ed il suo sistema di alleanza; l'integrazione sovrannazionale del capitalismo in questa sua fase storica, infatti, espressa dalle forze economiche dominanti a livello di multinazionali, non consente certe illusioni: è indispensabile lavorare per creare un contraltare politico democratico ed un contraltare sindacale a livello sovrannazionale, se la risposta vuole essere efficace.

8 - LA RISPOSTA DELLE POLITICHE COMUNITARIE A tutt'oggi l'unica politica veramente comunitaria è quella agricola: è un tipo di politica comune che ci svantaggia fortemente per tutta una serie di aspetti (favorisce le agricolture settentrionali, protette subito ed interamente, rispetto a quelle meridionali, protette solo recentemente e parzialmente; si sviluppa quasi essenzialmente nel sostegno dei prezzi con grandi rendite per le aziende capitalistiche e scarsi redditi per i piccoli coltivatori — anzichè attraverso trasformazione delle strutture agricole (cooperazione, irrigazione, bonifica, formazione professionale, montagne e collina) — in più è forte di intollerabili sprechi, perchè crea eccedenze indiscriminate, senza nessuna programmazione produttiva. È necessario trasformarla profondamente, puntare alla piena valorizzazione di tutte le risorse, attraverso un programma produttivo europeo che riassorba le eccedenze e sviluppi i settori deficitari, finanziando la ricerca nel settore agricolo a supporto di politiche di riconversione produttiva. Di essenziale importanza è lo sviluppo di una POLITICA ENERGETICA comunitaria in quanto l'Europa è un grande Paese trasformatore e non direttamente produttore — di materie prime — e ne va della sua indipendenza strategica non solo economica ma anche politica; occorre cioè evitare di legarsi ma-

Lussemburgo 6

ni e piedi al forte potere mono - politico delle compagnie petrolifere multinazionali per quanto riguarda l'approvvigionamento, sviluppando una posizione autonoma comunitaria nella grande trattativa Nord / Sud sviluppando rapporti bilaterali anche come singoli Stati CE — verso i paesi produttori nello scambio tecnologia / materie prime. Tutto questo deve accompagnarsi ad una rigorosa politica di risparmio energetico, usando razionalmente tutte le risorse interne disponibili, sviluppando nella sicurezza più rigorosa — la produzione di energia nucleare, intensificando la ricerca scientifica e tecnologica per lo sfruttamento dell'energia Solare.

Un interesse di fondo ha il nostro

Paese allo svilùppo delle POLITICHE

REGIONALE E SOCIALE; la prima è quella che riguarda da vicino il riequilibrio tra aree forti ed aree deboli della Comunità (si pensi a gran parte del nostro Mezzogiorno) attraverso la concentrazione degli strumenti finanziari a disposizione della Comunità al servizio di programmi di sviluppo di determinate aree; la seconda è direttamente legata all'intervento in quei settori industriali soggetti a riconversione (formazione professionale, mobilità garantita, occupazione femminile e giovanile).

In tal senso, per sviluppare queste politiche comunitarie, noi siamo favorevoli ad uno sviluppo della stessa poli-

fica di bilancio, portandola al 2% (dall'attuale 0,7%) del predetto comunitario, come chiede anche il Movimento Federalista Europeo.

Sarà molto importante saper raccordare in ogni momento soluzione delle questioni nazionali e riforma delle politiche comunitarie.

Per tutte queste questioni e per altro ancora (Statuto dei diritti dei lavoratori e dei cittadini emigrati, politica doganale, delle libere professioni, dei consumatori) è indispensabile l'avvicinamento e l'azione unitaria di tutte le forze progressiste, anche di ispirazione ideale e politica diversa — comunisti, socialisti e socialdemocratici, forze cattoliche e laiche avanzate, ognuna nel rispetto della reciproca autonomia, — perchè possa andare avanti con forza un processo di profonda trasformazione democratica della comunità europea, premessa molto importante per avanzare nella costruzione di una società socialista, nell'Europa occidentale, cioè in uno dei punti più alti dello sviluppo capitalistico mondiale.

Irlanda 15 seggi 3,1 milioni di abitanti 2,1 milioni di elettori
seggi
milioni di abitanti 42,0 milioni
elettori
Rft 81
61,5
di
seggi
81 seggi 54,5 milioni di abitanti 35,1 milioni di elettori
81 seggi 56,6 milioni di abitanti 41,6 milioni di elettori
Unito 81 seggi 56,0 milioni di abitanti 40,3 milioni di elettori
0,35 milioni di abitanti 0,2 milioni di elettori Francia
Italia
Regno
seggi
abitanti
(inclusa la Groenlandia) 16
5,1 milioni di
3,5 milioni di elettori
abitanti
Bassi 25 seggi 14,0 milioni di
9,7 milioni di elettori
seggi
abitanti
Belgio 24 zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
9,8 milioni di
6,6 milioni di elettori
5

Dall'assemblea in fabbrica, l'invito all'unità, alla coesione e solidarietà nazionale per salvaguardare la democrazia.

Loro & il no degli operai al terrorismo

Gli interventi delle forze politiche, sindacali e del magistrato Marcucci. La pratica terroristica, estranea alle tradizioni del movimento operaio italiano, è subalterna alla logica della reazionesevero richiamo alle responsabilità di tutte le parti.

La celebrazione del XXXIV° anniversario della liberazione ha offerto al Consiglio di fabbrica e alla sezione PCI della Loro - Parisini l'opportunità di organizzare una iniziativa importante e pienamente riuscita: nella mattinata di lunedì 23 aprile, presso i locali della mensa aziendale, preceduta da una breve ma partecipata cerimonia alla memoria dei due giovani operai comunisti Costa e Zavaglia, deceduti nei campi di sterminio hitleriani, si è svolta un'affollata assemblea sul territorismo.

Valori morali della Resistenza, continuità storica e ideale con le lotte partigiane, necessità di un rinnovato spirito di solidarietà nazionale per affrontare adeguatamente e risolvere i problemi del paese, strenua e categorica condanna degli atti terroristici e delle pratiche eversive: questi, in sintesi i temi di fondo, che, al di là delle varie sfumature, hanno caratterizzato il tono di tutti gli interventi. In un momento assai grave, in cui nuove ed insanabili contrapposizioni nel quadro politico potrebbero scaturire da una campagna elettorale aspra e combattuta, le masse lavoratrici, ribadendo la necessità di una loro effettiva presenza nella direzione del paese, nel governo, danno prova, ancora una volta, di voler difendere fino in fondo le istituzioni repubblicane, di rappresentare una saldissima garanzia per la salvaguardia dell'ordine democratico.

Ma il contributo più significativo ed originale di questa manifestazione lo ha offerto indubbiamente la presenta del giudice Marcucci, a sostenere la necessaria collaborazione tra classe operaia e magistratura per una lotta più proficua ed efficace contro il terrorismo, nel più assoluto rispetto dei dettami costituzionali.

"La Democrazia non vince se non è efficiente"

"Del resto" ha ricordato l'on. Brambilla, portavoce ufficiale dell'ANPI "queste nostre manifestazioni celebrative non assumono soltanto un carattere di rimembranza, di doveroso ricordo per compagni caduti, ma vogliono anche essere un momento di riflessione attorno ai valori di quella grande esperienza storica che ha aperto per il nostro paese un'era nuova. Tutti noi avvertiamo come oggi la Repubblica democratica e antifascista sia gravemente minacciata da forze eversive, da organizzazioni che, animate da sentimenti criminosi e spietati, tendono a bloccare, ogni opera di rinnovamento, di risanamento dello Stato e della società. Ma la Repubblica nata dalla Resistenza deve ed ha i mezzi per difendersi. Occorre perciò condurre, accanto alla necessaria azione repressiva contro il terrorismo, una grande, unitaria battaglia politica, culturale e morale nel nome della democrazia.

Un nuovo modo di governare che introduca una ventata di pulizia, di. onestà, che ricrei in tutti i cittadini un clima di fiducia e di credibilità attorno alle istituzioni repubblicane è oggi, quindi, non solo auspicabile, ma necessario, per avviare finalmente lo sviluppo economico e civile su basi nuove, diverse che nel passato, corrispondenti ai bisogni collettivi e ai sacrifici imposti alle grandi masse lavoratrici e popolari. Per assicurare il successo ad una tale svolta politica è comunque indispensabile l'intesa tra tutte le forze progressiste, pur di diversa ispirazione ideologica e culturale, la ricerca di una reale convergenza nelle scelte e nella direzione politica del paese, che veda cadere anacronistiche e pericolose preclusioni discriminatorie. Noi chiediamo "ha concluso l'o i. Brambilla" ai partiti che pronuncino fedeltà al dettato costituzionale, che ton trasformino le elezioni, strumento d libertà e di democrazia, in una rissa cht dia campo ai fautori della violenza e dt Ila criminalità". Analoghe

considerazioni sono venute dal rappresentante del Consiglio di Fabbrica che ha introdotto il dibattito: "Questa data è importante soprattutto per rilanciare un'impostazione politica unitaria che deve trovare solidali tutte le forze sociali (sindacati, partiti, magistratura) d'ispirazione democratica". Riferendosi alla manifestazione, ha poi aggiunto "Noi attribuiamo grande importanza a momenti di discussione e di partecipazione come questo, che testimoniano la volontà dei lavoratori di condurre lotte di emancipazione concretamente contrapposte alla logica autoritaria dei terroristi, del tutto estranea alle tradizioni, al patrimonio ideale e storico del movimento operaio italiano".

La lotta contro il terrorismo coinvolge tutti i cittadini. Prendendo la parola, il giudice Marcucci ha ricordato come finora non vi siano stati segnali confortanti da parte del governo e di alcune forze politiche, nè la concreta dimostrazione di voler combattere a fondo il fenomeno terroristico: "Le recenti fughe dei due principali imputati al Processo di Catanzaro (Freda e Ventura) gettano non poche ombre sull'operato degli organi preposti in primapersona alla tutela dell ordine repubblicano. Del resto leggi adeguate già esistono: si tratta soltanto di applicarle coerentemente. Si dia mano alla riforma della Polizia, ad una più capillare e razionale organizzazione della magistratura. Non occorrono processi speciali, corpi speciali, carceri speciali: un regime democratico deve sapere rispondere democraticamente alle provocazioni e alle sfide. Ma la battaglia contro il terrorismo non riguarda solo magistratura e polizia, non si risolve soltanto con espedienti tecnici, bensì coinvolge tutti i cittadini, necessita di una vastissima mobilitazione politica.

Scopo preciso delle BR, dei NAP, di PRIMA LINEA è quello di scatenare reazioni liberticide da parte dello Stato, di costringere le istituzioni democratiche ad una involuzione autoritaria; ecco perchè è indispensabile combattere il terrorismo, per evitare di assecondare i suoi propositi, con strumenti ed iniziative assolutamente rispettose della libertà e della Costituzione. Del resto nei terroristi domina una concezione elitaria della lotta politica, il disprezzo delle masse, il desiderio di abbattere qualsiasi sintomo di partecipazione e di democrazia: essi si rendono utili, in ultima analisi, agli interessi delle classi più retrive e conservatrici. Ciò che più preme al sistema capitalistico è che lo scontro di classe non offra l'opportunità alla massa dei lavoratori di controllare e di dirigere lo sviluppo economico e politico della società, e questo obiettivo perseguono pure le bande armate che operano in Italia. Quando si intensificano le azioni eversive? Le date stanno lì a dimostrarlo: quando la classe operaia si affaccia alla possibilità di governare il paese".

I valori della resistenza vanno trasmessi alle giovani generazioni

Un contributo importante al dibattito è stato quindi offerto dall'on. Nadir Tedeschi (D.C.), che, contrariamente alle tendenze emerse di recente nel suo partito, ha dichiarato: "È importante, in momenti difficili come questi, mettere in evidenza più ciò che ci unisce rispetto a ciò che ci divide. La Resistenza, il Movimento di Liberazione rappresentarono un fattore di unità, pur nella diversità delle prospettive politiche e ideali; unità non solo contro il fascismo e contro l'occupazione nazista: ma unità propositiva da cui scaturì quella Costituzione democratica e repubblicana che non va rivista, come si esige da qualche parte, ma attuata nei suoi aspetti fondamentali e utilizzata come

manifesto programmatico che impegna e impegnerà le generazioni presenti e future. Il terrorismo, comunque camuffato, non propone alcun progetto reale, fa leva soltanto sulla disperazione e sulla distruzione: in ciò è mosso da uno spirito totalmente diverso da quello che spinse i CLN ad imboccare la strada dell'organizzazione armata.

La sfida terroristica si sconfigge con le riforme

L'assessore Dragoni (PSI) ha rilevato la gravità della recente crisi di governo che ha provocato lo scioglimento anticipato delle Camere, in quanto essa "registra profonde difficoltà nei partiti democratici a ritrovare quello spirito di unità nazionale, di solidarietà che dal '76 ad oggi avevamo creduto di poter costruire con il contributo ed il sacrificio di tutti. Un fatto positivo, comunque, che registriamo oggi, è la presenza, in questa assemblea, di magistrati democratici, che escono dal chiuso dei Palazzi di Giustizia per spiegare, davanti ai lavoratori, la natura dell'assalto terroristico e, purtroppo, anche le difficoltà, le contraddizioni e spesso l'impotenza della Giustizia. Nel celebrare questa ricorrenza del 25 aprile, è doveroso ricordare a tutti che nel nostro paese non d troviamo soggiogati ad una dittatura sanguinaria, ma viviamo in una democrazia, certamente imperfetta, che non ha saputo finora garantire a tutti i cittadini pari dignità di condizioni, giustizia sociale, sicurezza di lavoro, ma che, nello stesso tempo, ha in sè la possibilità di migliorarsi, di progredire sulla strada della libertà e dell'uguaglianza. Del resto lo Stato, la classe politica devono rispondere alla sfida terroristica, attuando quelle indispensabili riforme che il paese attende da anni, combattendo la disoccupazione, la miseria, il sottosviluppo che forniscono fertile terreno per le farneticanti parole d'ordine dei brigatisti".

Dopo l'intervento di Folli che, a nome del Consiglio di Zona, ha ricordato come le forze politiche democratiche del quartiere siano riuscite ad isolare di fatto il Movimento Sociale Italiano, ha preso la parola il segretario della sezione PCI Loro - Parisini.

Vigilanza, partecipazione attiva in difesa delle Istituzioni Repubblicane

"Trovarci qui oggi — ha detto — significa impegnarci a continuare la battaglia per la piena realizzazione degli ideali che caratterizzarono la Resistenza e di cui le grandi masse popolari, i lavoratori riaffermano l'assoluta validità, proprio nel momento in cui l'eversione terrorista e squadrista, che nulla ha da spartire con le nostre lotte, che reca offesa alla memoria dei caduti partigiani, li minaccia nella loro essenza e sopravvivenza. E non vengano a compiere questi gruppi pseudo - rivoluzionari paradossali e indegni paragoni: la lotta armata antinazista fu realizzata con il consenso della stragrande maggioranza del popolo italiano, mentre la violenza delle BR, dei NAP, di Autonomia trova la netta condanna di tutti i cittadini sinceramente democratici. I terroristi, i fautori della disgregazione non sono proletari che sbagliano, bensì nemici dei lavoratori, di quanti lottano per un'Italia avviata decisamente sulla strada del progresso, del risanamento, della giustizia sociale: essi si identificano oggettivamente con il peggiore dei fascismi. Ecco perchè il PCI richiama tutti i lavoratori, i cittadini, le giovani generazioni alla vigilanza, alla partecipazione attiva, in difesa delle istituzioni repubblicane, per lo sviluppo della democra-

zia e la piena attuazione della Costituzione, per rimuovere le cause di fondo del maléssere e dell'emarginazione: con tale obiettivo i comunisti, quelli veri, propongono, dopo le elezioni la formazione di un governo di autentica solidarietà nazionale che sappia, rispondendo alle richieste del paese, avviare e realizzare riforme politiche sostanziali". Ha chiuso il dibattito Zaninello responsabile di zona della FLM che, a nome del sindacato, ha ricordato come "la lotta al terrorismo non debba essere condotta sulla scorta di risposte emotive, ma obbedire a scelte politiche precise: la difesa della democrazia come fatto irrinunciabile per l'intero tessuto civile e sociale del paese; solo sul terreno della democrazia i lavoratori possono infatti aspirare al ruolo di protagonisti nella vita politica ed economica italiana. Non proponiamo una difesa acritica della attuale situazione: ci battiamo per

un rinnovamento profondo della nostra società. Per questo sono morti Rossa e Alessandrini: essi rappresentavano quelle forze, quelle correnti di pensiero che sempre hanno lottato per inserire nella direzione politica del Paese le masse lavoratrici, la classe operaia. Non dobbiamo cedere al ricatto della paura: vogliamo impedire ai brigatisti, ma anche ad alcune componenti politiche impegnate nella prossima campagna elettorale, di intaccare il patrimonio unitario costruito in anni e anni di lotte e sacrifici. Auspichiamo quindi la ricostruzione, su nuove basi, di quel governo di unità nazionale in cui intravvediamo un salutare superamento di antiche discriminazioni e la possibilità per tutti i lavoratori di contare veramente nel paese: la classe operaia non va più tenuta ai margini del potere politico".

SABATO 7 APRILE ORE 20,30. In via Giambellino 46 - angolo via Tito Vignoli si è svolta una cerimonia commemorativa, organizzata dall'ANPI - Zona 17, per i tre giovani martiri LUCIANO PASCHINI (18 anni) GIUSEPPE FRAZZEI (19 anni) e FRANCESCO MIGLIAVACCA (21 anni) fucilati all'alba dell'8 aprile 1945 dai fascisti repubblichini. Sono intervenuti CARLO MARIA DE FLUMERI, presidente del Consiglio di Zona 17 e DIEGO ARNABOLDI consigliere comunale. MARTEDÌ 24 APRILE, PRESSO LA FABBRICA OSRAM DI VIA SAVONA. Si sono svolte due assemblee, una al mattino, l'altra nel pomeriggio, che hanno visto la nutrita partecipazione dei lavoratori, in prevalenza donne. Hanno parlato il sen. A. VIVIANI, oratore ufficiale, RIGHI RIVA (PCI), PANINI (PSI) e due funzionari del sindacato. Erano inoltre presenti il Presidente del Consiglio di Zona CARLO MARIA DE FLUMERI, DE BARTO LO, LATTUADA e CALLA (PSI); LEDY GATTI e GIANNI MORI GGIA (ANPI). È stata posta una corona d'allora davanti alla lapide che ricorda il martire partigiano CEREDA. MERCOLEDÌ 25 APRILE. In mattinata ha avuto luogo una ma-

nifestazione celebrativa di Zona conclusasi in Piazza Tirana ove, presentati dal compagno MORIGGIA, hanno preso la parola: il Presidente del C.d.Z. DE FULMERI, CAPELLO (PLI), GRECO (PSDI), PAOLE7TI (PCI), DE BARTOLO (PSI) e infine l'oratore ufficiale WALLI D'AMBROSIO, consigliere provinciale del PCI. In precedenza un corteo di automobili, con striscioni, bandiere e altoparlanti, aveva percorso le vie del quartiere, ricordando la storica ricorrenza della Liberazione e lanciando slogans contro il terrorismo e lo squadrismo fascista. Sono state deposte corone d'alloro alle lapidi dei martiri partigiani caduti per la libertà e la democrazia.

4) SABATO 28 APRILE E 5 MAGGIO. Si sono tenute assemblee nelle scuole, in particolare presso le sedi del IX Liceo Scientifico con la partecipazione dell'on. G. BRAMBILLA (PCI) e della professoressa ROSSI DELL'ACQUA. Tutte le manifestazioni sono state organizzate unitariamente dal COMITATO PERMANENTE ANTIFASCISTA contro il terrorismo e per la difesa dell'ordine repubblicano, dal CONSIGLIO DI ZONA 17, dai CONSIGLI DI FABBRICA e dagli ORGANI COLLEGGIALI DELLE SCUOLE.

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IL DICIASSETTE/ATT
Le altre manifestazioni di zona per la ricorrenza della liberazione
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Consultorio: come, dove, quando

Consultorio familiare: se ne parla da tempo e numerose sono state le iniziative e le lotte delle donne e dei lavoratori affinchè anche la zona 17 avesse finalmente il suo consultorio. Adesso la sua apertura sembra imminente e il mese scorso il Consiglio di Zona ha indetto un'assemblea sul tema: "Consultorio familiare: prefigurazione di un comitato di gestione provvisorio". Pubblichiamo gli interventi più significativi dell'assemblea, che ha visto un gran numero di partecipanti, attenti e interessati all'argomento. C'erano rappresentanti dei consigli di fabbrica, del sindacato, delle associazioni femminili, membri dei comitati di gestione dei servizi sociali della zona 9 asili nido, membri delle varie commissioni del consiglio di zona e numerosi cittadini.

"Il Consultorio deve rispettare il pluralismo e la libertà di scelta per rispondere alle esigenze dei vari utenti ha detto Zanini, coordinatore della commissione sanità e servizi sociali del C.d.Z. in apertura di assemblea. Ha affermato che la legge parla di "aiuto alla donna in difficoltà" e si pone a difesa della maternità; non è quindi competenza del consultorio effettuare gli aborti al suo interno. Il Consultorio deve aiutare la famiglia a crescere, aiutandola a risolvere i suoi problemi. In questo senso ha rilevanza anche il problema della contraccezione. Il Consultorio — sempre secondo Zanini — dev'essere l'occasione di realizzare un dialogo fra le varie forze sociali che si esprima a favore della donna, della coppia, della società. Solo così si potrà lavorare, evitando scontri ideologici e politici". Ma come si è mosso il Consiglio di Zona negli ultimi anni per promuovere l'apertura del Consultorio? Lo ha ricordato Nicoletta Chizzoli, responsabile del gruppo "Consultorio" nell'ambito della commissione servizi sociali e sanità, facendo un resoconto particolareggiato dei lavori del gruppo dal 1973 ad oggi. Ha riassunto gli interventi promossi in zona per informare e sensibilizzare i cittadini sul problema, e il faticoso lavoro per reperire i locali adatti che, in via provvisoria, sono stati reperiti presso l'Istituto degli Inabili di Piazza G. delle Bande Nere. Si tratta di una prima sistemazione in attesa del centro che sarà costruito in Piazza Tirana. La Chizzoli ha spostato quindi l'attenzione sulla necessità di impegnarsi per ottenere il personale da adibire al servizio, in parte già individuato fra gli operatori socio - sanitari della zona.

Per quanto riguarda i compiti che dovrà svolgere il comitato di gestione provvisorio, ha individuato alcuni punti fondamentali:

1) la stesura di un programma di realizzazione del servizio; 2) incontri con operatori dell'équipe del consultorio familiare; 3) collegamento con il consiglio di zona, i servizi sociosanitari, le comunità e le associazioni presenti in zona, con particolare considerazione per i consigli di fabbrica.

Alle due relazioni introduttive, hanno fatto seguito numerosi interventi, che hanno messo a fuoco le principali questioni inerenti il consultorio.

Che funzione dovrà avere, ad esempio, il pediatra che opera nel consultorio? Una funzione diversa da quella svolta presso gli asili nido. Si è detto infatti che nel consultorio familiare il pediatra dovrà compiere soprattutto un efficace lavoro preventivo, operando in collaborazione con tutti i membri dell'équipe, per assicurare una continuità d'intervento tra maternna e filiazione.

Ciò significa un'assistenza continua

alla madre e al bambino dalla fase prenatale ai primi anni di vita.

La dott. Nava, psicologa del SIM E e del Consultorio Familiare della zona 19, ha sollevato il problema della presenza del ginecologo all'interno del consultorio. Una presenza — ha detto — che dovrà prolungarsi oltre le 8 ore settimanali (come attualmente avviene in zona 19) per permettere a questo operatore di occuparsi più a fondo di tutte le problematiche connesse alla maternità, all'informazione e all'educazione dei cittadini sui temi della sessualità.

E per evitare quindi che il ginecologo si limiti ad affrontare i problemi della contraccezione e dell'aborto.

Tutti gli operatori del consultorio dovranno comunque assicurare un monte - ore adeguato: per ottenere ciò, Carla Petrella della commissione sanità

e servizi sociali, ha sottolineato la necessità di insistere presso gli assessorati competenti e presso l'ospedale S. Carlo. Secondo Petrella è altresì necessario organizzare il coordinamento di tutti i servizi socio - sanitari in zona e affrontare il problema del servizio pediatrico di base, esaminando l'esperienza dei consultori pediatrici esistenti e le proposte che possono venire dai pediatri dell'ospedale S. Carlo.

Anche Carlo Marelli, vicepresidente del Consiglio di zona, ha sostenuto la necessità di unificare i servizi socio - sanitari per offrire al cittadino un intervento globale sui problemi della salute e, soprattutto, della prevenzione.

Marelli ha quindi insistito sulla necessità di condurre una battaglia politica per affrettare l'apertura del consultorio e per la formazione del relativo comitato di gestione. Tutti i cittadini, ha detto, dovranno mobilitarsi per risolvere rapidamente i problemi contingenti e perchè sia dato l'avvio, nel più breve tempo possibile, ai lavori di ripristino dei locali da adibire al Consultorio.

Cristina, rappresentante di D.P., ha invitato i partecipanti all'assemblea a darsi delle scadenze precise e ad approfondire i programmi di lavoro per il consultorio.

Ma una volta aperto, come dovrà funzionare questo consultorio? Che servizi dovrà fornire alla donna e, più in generale ai cittadini?

L'ha ricordato la rappresentante dell'UDI: la legge sul consultorio familia-

re, ha detto, è una conquista del movimento femminile. Tutte le donne, quindi, devono impegnarsi in un'opera di

sensibilizzazione nei confronti della cittadinanza. Il consultorio dovrà operare per sconfiggere l'aborto, soprattutto quello clandestino, attraverso un'efficace azione preventiva e informativa.

Per Stefania, della FGCI, il consultorio dovrà diventare un punto d'orientamento per tutte le donne della zona, badando però a coinvolgere la coppia sui temi della sessualità e della maternità. Il sindacato, come ha ricordato Saracino del CUZ, dovrà intervenire per divulgare al massimo nelle fabbriche la presenza e le funzioni del consultorio familiare.

In questo modo, secondo Maria Luppi del P.C.I., si otterrà di coinvolgere sulle tematiche del consultorio non soltanto le donne, ma l'intero movimento dei lavoratori. Sulla funzione del consultorio, la Luppi ha ribadito la necessità di non creare un servizio di tipo mutualistico: nel consultorio la donna dovrà trovare un'occasione di confronto e di discussione collettiva per prendere coscienza e risolvere i suoi problemi.

Ma non solo la donna: come ha detto Susi Frigo, anche l'uomo dovrà trovare nel consultorio la possibilità di affrontare i problemi della coppia e della sessualità, evitando che questi temi rimangano di esclusivo dominio della donna. Come si vede, gli interventi all'assemblea — che abbiamo riassunto per esigenze di spazio — sono stati molti e di grande interesse.

L'assemblea, conclusasi con l'invito rivolto a tutti gli organismi a collaborare con il consiglio di zona per una rapida apertura del consultorio, è stato un concreto passo avanti.

Ci auguriamo di poter annunciare presto ai nostri lettori l'apertura del consultorio nella nostra zona: sarà poi compito di tutti partecipare attivamente affinchè il consultorio familiare diventi punto di riferimento reale per affrontare e risolvere insieme i temi più importanti della sessualità, della coppia e della famiglia.

Una proposta del C.d.Z. per l'assistenza agli anziani

MOZIONE APPROVATA ALL'UNANIMITA' DAL CONSIGLIO DI ZONA 17 NEL CORSO DELLA SEDUTA DELL'I l/4/1979

Il Consiglio di Zona n. 17, sentita la relazione e discusso il documento pro-memoria presentato dalla Commissione Sanità e Sicurezza Sociale unitamente al Comitato Sindacale Unitario dei Pensionati Zona 17, propone che la Zona 17 venga annoverata al più presto nell'ambito della ristrutturazione dei Servizi, per l'apertura del Centro di Assistenza domiciliare, riconoscendola come zona prioritaria per l'apertura di tale servizio;

richiama l'attenzione sulla deliberazione già assunta dal Consiglio di Zona 17 nella seduta dell'1.4.1977, che proponeva l'apertura del Centro in oggetto indicando quale sede idonea i locali del Centro Sociale di via Manzano 4; chiede alle autorità competenti, un incontro onde definire al più presto, sia la sistemazione di via Inganni e via Manzano, sia l'apertura al territorio delle strutture sanitarie degli Istituti del P.A.T. e degli Inabili al Lavoro;

si dichiara disponibile ad intraprendere tutte quelle iniziative ed attività proposte in via sperimentale dall'Assessore all'Assistenza del Comune, in favore degli anziani, sempre che vengano fornite strutture adeguate e mezzi, nel quadro della relativa delibera. Via

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DECIMA

PARTE

PER AMARE MILANO

Dopo il ritorno degli austriaci a Milano nel 1736 e con la pace di Acquisgrana (1748) incominciò per Milano e per l'Italia un lungo periodo di tranquillità.

L'Amministrazione Austriaca diede allora esecuzione a quel grande esperimento di riforme, intese ad una radicale ristrutturazione dei domini ad essa soggetti che, già avviata sotto Carlo VI°, ebbe la sua piena attuazione sotto Maria Teresa e Giuseppe 1I°.

La dominazione Spagnola aveva alimentato tutti i focolai di dissoluzione politica, economica, culturale e sociale, avviluppandosi nella inestricabile rete dei conflitti giurisdizionali, cedendo ai privati quasi tutti i cespiti d'entrata più redditizzi per avere in cambio il danaro necessaio a sostenere le sue eterne guerre, lasciando che le attività industriali si frantumassero per la grettezza delle Corporazioni e quelle commerciali si inaridissero in aree virtualmente isolate da barriere daziarie e scavando fra le calssi sociali solchi sempre più profondi. La coscienza di questo marasma, ottusa nell'età Spagnola, manifestata con atti di insofferenza soltanto da chi soffriva e più pativa, dal popolo, si estese a tutte le classi sociali.

Nell'età austriaca governanti e governati presero contatti non mai conosciuti in passato e collaborarono con eccellenti risultati nel porre e nell'avviare a soluzione i molteplici problemi della ricostruzione. L'intelligenza e la ricchezza di Milano furono mobilitate e i milanesi si resero disponibili con impegno e lealtà; poichè servire l'Austria monarchia dispotica, ma illuminata poteva essere il mezzo migliore per fare l'interesse del proprio Paese, che era tempo di rinnovare e non di conservare nelle vecchie forme di Stato in regresso.

La base delle riforme nel Milanese, fù il «censimento», iniziato nel 1718, ma ripreso soltanto nel 1749, alla fine delle guerre, per ordine di Maria Teresa, la quale ne affidò la cura al toscano Pompeo Neri.

Fu impresa laboriosissima, che durò un decennio è più; ma la rigorosa ricognizione dei beni, la prudente stima dei redditi, l'istituzione di un numero certo di imposte e di altrettanto certe aliquote, permise di distribuire il peso tributario con relativa equità e con vantaggio tanto dell'agricoltura, quanto dell'industria, del commercio e del lavoro, che furono colpiti con particolare discrezione.

Ma il censo Teresiano ebbe una portata veramente rivoluzionaria nel campo dell'agricoltura, perchè, fissando una imposta-costante sul valore dei fondi censiti e lasciando esente da imposte l'eventuale reddito superiore alla stima che i fondi avessero potuto produrre per effetto di migliore, fu uno stimolo formidabile al miglioramento dei fondi stessi e richiamò alla agricoltura, retaggio della mobilità, la borghesia milanese sempre pronta e intenta a scoprire nuove fonti di guadagno, con la sua operosità, con il suo spirito di iniziativa e con la sua pur alternante energia.

L'esecuzione del piano di bonifica finanziaria, collegata con il censo, fu affidata ad una Complesso di uffici facenti capo alla Congregazione dello Stato, che aveva sede a Milano.

La ricostituzione delle finanze esigeva soprattutto il ricupero allo Stato di innumerevoli diritti, regalie, dazi, monopoli (sale, tabacchi, alcool, polvere da sparo) imposte sui cavalli ecc.

Ceduti dal governo Spagnolo ad un gran numero di persone; a riordinare questa caotica materia il governatore Gian Luca Pallavicini provvide unificando le concessioni in un solo complesso e offrendolo in appalto alla iniziativa privata già organizzata in senso industriale e commerciale (1750).

Questa nuova intrapresa finanziaria, amministrativa e fiscale, venne denominata la "Ferma Generale", che fu assegnata ad una compagnia di capitalisti fattisi con l'industria o con il commercio — Antonio Greppi, con l'industria della lana e dei trasporti, Giacomo Mellerio con quella del vetro, ecc. — in base ad un contratto che stabiliva la ripartizione dei redditi fra í fermieri e lo Stato. Alla amministrazione della "ferma" parteciparono con funzioni di controllo per conto dello Stato, il Greppi stesso (e ciò non era corretto), e Pietro Verri, contrario al sistema e fautore del trasporto delle funzioni della ferma allo Stato, con l'abolizione degli intermediari.

Il trapasso avvenne per gradi; la ferma finì con l'esaurire il suo compito di

strumento transitorio fra l'amministrazione dispersiva della Spagna e quella accentratrice dell'Austria e venne abolita nel 1770. Lo Stato si assunse direttamente la gestione delle finanze, troncando la profonda immoralità della speculazione privata che da secoli si inseriva fra lo Stato e il contribuente, e che offendeva ed irritava il popolo tanto più, quanto più si inciviliva. Il Greppi fu fatto conte. Un'altra fondamentale riforma fu l'unificazione del debito pubblico. A questo scopo fu istituito il Monte di S. Teresa, che si sovrappose ai precedenti monti di S. Ambrogio e di S. Carlo sorti in età Spagnola (1593 - 1648) e assolse il compito per cui era stato fondato. Da esso prese il nome la via dove si trovava

la sui sede, via S. Teresa, diventata in seguito l'attuale via Monte Napoleone. Anche la moneta fu rinnovata; e con la vecchia moneta scomparve la Zecca Vecchia (di cui resta il ricordo nel nome di una centralissima via) e ne fu fondata una nuova al principio della attuale via Moscova, che divenne presto famosa in tutta Europa e che è pure scomparsa. Parallele alle riforme finanziarie vennero quelle degli organi del governo, nel senso dell'accentramento. Il vecchio Senato fu ridotto ad una magistratura esclusivamente giudiziaria (1772) le fu infine abolito (1786) e il cumulo delle sue attribuzioni fu diviso fra alcuni organi speciali; il Consiglio d'Italia, creato da Filippo 2°, scomparve (1757) e le sue attribuzioni passarono alla cancelle-

ria di Stato di Vienna; scomparve anche la figura del governatore — primo governatore austriaco era stato il principe Eugenio di Savoia (1707 - 1716), l'ultimo fu il conte Gian Luca Pallavicini (1751 - 1753) — e comparvero invece con il titolo di Capitano Generale Serenissimo della Lombardia, figure meramente rappresentative di principi:

Francesco Maria D'Este duca di Modena, poi Ferdinando d'Austria figlio di Maria Teresa. Il Consiglio segreto fu trasformato in Consiglio Privato e il Magistrato delle entrate in Magistrato Camerale (1771): Pietro Verri ne divenne Consigliere, più tardi presidente. Il potere effettivo venne affidato ai Ministri plenipotenziari che furono gli esecutori delle grandi riforme in cantiere:

il conte Beltrame Cristiani, genovese dotato di grande esperienza amministrativa e di fine cultura; il conte Carlo di Firmiaman, trentino, interprete accorto e discreto delle riforme Teresiane, intelligentemente preoccupato a conciliare le esigenze dell'élite illuminata milanese con le direttive viennesi; infine il conte Giuseppe di Wilreck, pure uomo di valore, a cui toccò il più arduo compito, più avanti, di attuare le eversive riforme Giuseppine e di moderare, senza successo, le passioni suscitate dalla rivoluzione e dalla guerra rivoluzionaria dei Francesi.

Amilcare Ferrini Continua con: riforme sociali ed ecclesiastiche, fine delle Corporazioni.

Un contributo efficace ed uno stimolo per un nuovo Governo del Paese

della sinistra al Comune di Milano

La crisi della solidarietà nazionale fra i partiti democratici è l'affetto della involuzione della D.C., del rafforzamento delle sue componenti di destra.

L'estrema sensibilità della D.C. a cogliere gli umori del suo composito elettorato la rendono incapace di un progetto di governo, di una strategia di risanamento e rinnovamento del paese.

Compito delle forze di sinistra, è di saper cogliere ed individuare le questioni concrete che debbono essere affrontate e risolte, e costringere la D.C. a misurarsi con esse.

L'esperienza di governo che le sinistre hanno fatto in questi anni sia a livello nazionale sia soprattutto nella direzione degli Enti locali, è particolarmente preziosa a questo riguardo.

Nel Comune di Milano e nel suo sistema di azienda e società (complessivamente 46.000 dipendenti) in questi 3 anni e mezzo, si sono affrontate questioni per molti versi analoghe a quelle che si pongono nell'intero paese. L'azione di risanamento, rinnovamento e programmazione è stata intrapresa con energia e tenacia, ha conseguito risultati importanti e duraturi, ha consentito di meglio definire la natura degli ostacoli che ancora devono essere superati. Il riordino del bilancio comunale è stato attuato parallelamente alle leggi annuali che in questi ultimi tre anni hanno consentito di uscire dalla crisi drammatica in cui si trovava la finanza locali. Oggi è tuttavia urgente una legislazione definitiva sui poteri e sulla finanza locale, per consentire una efficace programmazione economico-fmanziaria poliennale di tutti gli Enti locali.

Il dissesto pauroso della gestione economica di tutte le aziende e società comunali è stato praticamente risolto. Oggi il pareggio di gestione è stato già conseguito o sta per esserlo. Anche il deficit dell'A.T.M., in termini reali è diminuito. Ciò è stato ottenuto con una più oculata gestione, con un incremento della produttività, con adeguamenti tariffari strutturati in modo da tener conto delle condizioni sociali degli utenti.

L'aumento delle tariffe del pubblico trasporto non ha determinato cali significativi di utenti ed ha reso più numerosi gli utenti che usano abbonamenti e tesserini di quelli che prendono il singolo biglietto.

In questi anni a Milano si è insomma ottenuto un contenimento della spesa corrente e si è incrementato sensibilmente la spesa per investimento. Rispetto agli ultimi anni del centro-sinistra in cui si trasformavano in decisioni il 70% degli stanziamenti di bilancio, si è arrivati al 97% del bilancio 1978. Successi importanti quindi, ma c'è ancora da fare per migliorare l'efficienza e l'efficacia dell'azione del Comune e delle sue aziende, utilizzando pie-

namente e valorizzando le risorse e le valide energie che vi operano.

Nuove iniziative per i cittadini, grandi e piccoli, sono state attuate sempre con la logica della massima utilizzazione delle risorse di cui il Comune dispone o sollecitando il contributo spesso gratuito del ricco tessuto associativo di cui dispone la società milanese. Le campagne di iniziativa culturale e divulgativa "Milano per Voi", Milano-Vacanze che allieta il Parco nel mese di agosto "Scuola-natura" e "Scuola in città-scuola in campagna" come nuovi strumenti e disposizione di insegnanti e da allievi, l'ATM che risolve il rapporto alunni e offre nuove possibilità per visite di scolaresche a monumenti e musei cittadini; ecco alcuni esempi di positive novità, introdotte con poca spesa, per rendere migliore il rapporto tra le città e i suoi abitanti.

Ma accanto a ciò l'avvio di esperienze nuove, che certo richiedono sviluppi e verifiche, nel campo sociosanitario: dai consultori, ai servizi di igiene mentale al progetto di un servizio pediatrico di base.

Un campo questo che richiede di consolidare ed allargare quanto c'è e di trovare sviluppi nuovi per combattere efficacemente l'emarginazione, in cui spesso si trovano parte delle nuove generazioni, delle donne e soprattutto degli anziani.

Ma l'azione e l'esperienza di governo delle sinistre a Milano ha conseguito risultati di grande portata nel campo della programmazione a lungo termine, Piano commerciale, nuovo Piano Regolatore, Piano dei trasporti, unificazione e ristrutturazione dei mercati generali all'ingrosso delle derrate alimentari, Regolamento del Decentramento, Bilancio articolato per gli investimenti di Zona, Delibere quadro di trasferimento dei poteri: un insieme di provvedimenti di ampia portata che segnano un cambiamento profondo, una novità rilevante.

Si afferma con queste scelte il metodo della programmazione, come direzione consapevole di alcuni aspetti essenziali della vita della città e come metodo nuovo del rapporto fra cittadini ed Ente locale, operante in modo decentrato. In questo contesto non ci si è dimenticati del problema dell'ambiente sia per la rilevazione dei guasti che si sono prodotti nel passato sia per la definizione degli interventi più opportuni (passaggio della scelta dei forni d'incenerimento dei rifiuti a

quella del riciclaggio raccolta e smaltimento dei rifiuti industriali, depurazione delle acque, ecc.). Questa attività di programmazione non è stata disgiunta dalle decisioni concrete. In tutti questi atti di pianificazione si trovano già scelte operative ed anche realizzazioni in corso di esecuzione.

Ciò vale per i trasporti, per razzonamento degli investimenti di opere pubbliche, come per il problema casa. Nel corso di quest'anno si cominciano a vedere concretamente i cantieri, in zone centrali come in zone periferiche, che avviano il risanamento di vecchi quartieri. Non più solo al quartiere Garibaldi, ma in via Scaldasole, via Volturno, via $assetti, a Parco Lambro, in c.so XXII Marzo, P.zza S. Stefano, via De Amicis, ecc. Ma so-

no anche a buon punto le iniziative per ottenere l'apparto dei privati e delle cooperative, per una vasta azione di recupero e rinnovamento dell'edilizia degradata, accanto agli interventi di nuove costruzioni in alcune zone periferiche.

La semplice descrizione del complesso delle questioni affrontate dà la misura degli sforzi e dell'impegno di governo che la sinistra ha espresso a Milano.

Non tutto è stato risolto e molto c'è ancora da fare. Il cambiamento di situazione e di prospettive che si è ottenuto tuttavia è la prova migliore di come la sinistra abbia saputo mantenere la promessa di un nuovo modo di governare. E' un segnale utile anche per il 3 giugno.

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QUALCHE DOMANDA A NICOLA ARIGLIANO E FRANCO CERRI

Musica nuova in politica

Abbiamo davanti Nicola Arigliano e Franco Cerri: nessuno dei due ha bisogno di presentazione.

D. a Nicola - Di dove sei Nicola?

R. - Ma, secondo quello che dicono, io sono nato in provincia di Lecce, a Squinzano, ma sarà vero?

D. a Nicola - Perchè poni il tuo punto di domanda al luogo dove sei nato?

R. - Eh, non lo so! Io mi sono trovato catapultato mille chilometri più a nord di Squinzano e allora mi sono spiegato questo fatto quando mi hanno detto: "ecco, un meridionale!"

D. a Nicola - Nicola, cosa diresti ai tuoi conterranei se ti dovessero intervistare?

R. - Per esempio, io direi a loro che il problema l'abbiamo qui; non al sud, qui al nord!

D. a Nicola - Perchè, qui, in provincia, o a Milano?

R. - Perchè noi abbiamo ancora il problema dell'inserimento, sembra di no, ma è così.

D. a Cerri - Cerri, di dove sei?

R. - Sono di Milano.

D. a Cern - Cosa ne pensi di questo giudizio drastico .dato da Nicola ora?

R. - Un po' fumoso e non tanto chiaro.

Nicola - Perchè lui è lombardo! ma io sono meridionale e ne so qualcosa.

Ceni - Secondo me Nicola si parla addosso!

D. a Ceni - Franco Cerri, cosa si prova a fare l'uomo in ammollo?

R. - Per la verità si tratta di uomo finto, in finto ammollo; la gente, anche quelli che sanno che io non sono in ammollo, evidentemente gode dell'idea che io lo sia veramente per cui anche quando sanno che non è vero continuano a pensarlo, e per tutti io continuo ad essere in ammollo. In realtà io sono seduto dietro a una vasca dove c'è l'acqua che viene mossa e in sede di montaggio poi, con degli specchi, fanno dei giochi che portano a questo tipo di apparenza.

Nicola - Come dire che c'è un trucco, insomma!

Ceni - Sarebbe un DO' come dire che c'è il trucco.

Nicola - Io la mia pubblicità la faccio a secco.

D. - Allora, abbiamo davanti due figure pubbliche: Cerri, noto jazzista noto anche per la sua pubblicità, Nicola Arigliano noto cantante legato ad ambienti meridionali in particolare, anche lui noto per ragioni pubblicitarie. Quindi vediamo le figure di Nicola e di Franco in privato rispetto a quello che pensano di cose che riguardano tutti noi. Un milanese e un meridionale quindi; una domanda al meridionale prima: perchè andiamo alle elezioni politiche oggi, secondo te. Nicola?

R. - Io dico che questa qui è stata una cosa voluta da un certo partito; per esempio

c'è uno di Ravenna, si chiama Zaccagnini, che dopo tanti convenevoli - ci vediamo, ci incontriamo - ha fatto finire così le cose.

D. a Nicola - Quindi la responsabilità delle elezioni anticipate su chi ricade?

R. - D.C.: bianco fiore senza altro!

D. a Cerri - La stessa domanda a Cerri:

R. - Beh! dopo una serie di voltafaccia verso il PCI era logico aspettarsi già da prima questo risultato; la cosa che mi fa più rabbia è che questo si intuiva già fin da molti mesi fa; non sta a me dire cioè chi ha provocato le elezioni, anche se lo intuisco; però è bene che sia accaduto e che finalmente si prenda una posizione ben precisa.

D. a Cerri - Franco, per quali partiti tu NON voteresti?

R. - Ma insomma direi tutti meno uno; le motivazioni però è difficile elencarle tutte perchè si differenziano nettamente l'una dall'altra. Probabilmente per la mia mentalità non sarebbe mai necessario un partito, perchè se tutti dovessero agire con onestà e lealtà e rispetto per il prossimo non ci sarebbe bisogno di partiti.

D. a Nicola - La stessa domanda a Nicola: ci sono partiti per cui NON voteresti?

R. - Tutti meno uno.

D. a Nicola - Quali e perchè? Non rimaniamo sul generico.

R. - Io parlo del mio lavoro; per esempio di quello che io faccio. Perchè devo andare a fare la pubblicità per guadagnarmi da vivere? Perchè, sennò, qua va sempre in onda la musica riprodotta su un nastro, e questo ti mette in condizione di non lavorare più. Io, tutti quei partiti che tirano verso quella produzione cosidetta di consumismo eccessivo, anche musicale, io li scarto in blocco. Io sono comunista, PCI, Sezione Novelli di Milano. Gli spazi che concernono il mio lavoro devono essere fatti "vivo-livo", in diretta, cioè; si tratta di lavorare e non fare finta di lavorare, perchè io ho dei diritti se ho una professione che mi consente di lavorare ogni giorno, perché ogni giorno io posso dare qualcosa di diverso, di maturo, di nuovo.

O. a Ceni - Cosa dice Franco Cerri a chi vuol votare per i gruppi estremisti?

R. - Dico che sono degli immaturi, perchè vivono anche loro stimolati da una- sorta di consumismo; seguirei poi un po' il discorso che Nicola ha fatto prima; nasce il consumismo: nasce l'avanguardia di conseguenza, tutto ciò che è nuovo e consumabile soprattutto, diventa anche avanguardia; poi c'è l'avanguardia seria ma, nel generale, diventa tutto un fatto di consumo che tende a eliminare tutto ciò che è accaduto il giorno prima per cui chi ha lavorato fino al giorno prima in una certa manie-

ra, diciamo in primo piano, viene messo da parte anche senza essere stato utilizzato o conosciuto. Si fanno spazio le nuove situazioni che vengono proposte, sempre per ragioni di mercato, e che la gente non riuscirà mai a capire; la gente così non riesce a conoscere le cose nuove e le cose vecchie, perchè cambiano con una premura e con una velocità tale che non si ha il tempo di assorbirle; quindi si deve accettare in modo acritico tutto ciò che viene dato. Sono molto contrario a questo tipo di situazione che è quello di cui la gente ha bisogno maggiormente: uno strumento che consenta di far scegliere, senza essere obbligati a farlo da un potere che gestisse queste cose. Questo continuo "rovesciamento di situazioni" crea una confusione; secondo questo modo condiziona alcuni giovani che cercano data anche l'età, dato il momento di grosso disorientamento che si sta vivendo, la cosa più estrema. Alcuni ragazzi cercano così un nuovo punto d'appoggio che non è

per niente tale, ma che dà loro l'impressione per cui tutto cui diventa "integrato nel sistema", anche il Partito Comunista; a un certo punto viene tutto considerato "integrato", facente parte di una società che non può più sopportare perchè borghese. Ancora poche domande; a, poche settimane dal voto del 3 Giugno e del 10 Giugno, cosa dice Franco Cerri a tutti coloro - giovani e meno giovani - che ascoltano la musica?

R. - Lasciatevi informare, dopodichè potrete scegliere; questo discorso vale per le elezioni e vale per la musica; io penso che il discorso si fa interno alla musica, alla cultura; in generale vale però anche per tutti gli altri settori della vita civile e politica: bisogna lasciarsi informare per poter essere in grado di scegliere, e quindi lasciarsi informare anche politicamente, per poter poi scegliere bene.

D. a Nicola - A Nicola Arigliano una domanda simile, con una piccola diversità..

Nicola Arigliano ha un pub-

blico, ha un seguito più che altro, io direi, di amici, si tratta di decine, di centinaia, di migliaia di meridionali che sono immigrati in questi anni o in anni precedenti a Milano o in provincia; cosa dice a questi?

R. - Cosa dico? di far mente locale perchè abbiamo molto Sud, „ancora, che non ha preso conoscenza, speriamo che almeno noi che siamo qua, siamo riusciti a maturare politicamente, a prendere coscienza, a non fare come fanno in alcune provincie del Sud. Non dobbiamo farci condizionare dal prevosto che fa l'adunata. Questo non deve esserci. La fede lasciamola pure, però cerchiamo di non confondere la religione con la realtà politica.

O. a Ceni - Franco Cerri sull'Europa, quale Europa vuole Franco Cerri?

R. - Anche se è un'utopia per il momento, sono per un'Europa fondata sull'unità dei popoli.

O. a Nicola - Per quale Europa vaia votare, Nicola?

R. - Non per quella liberale e social-liberale.

Perchè è importante votare per il Parlamento europeo il 10 giugno'? - Per molte ragioni. La principale tuttavia e che I elezione diretta del Parlamento europeo dà inizio ad un assetto democratico della Comunità Economica Europea.

Cosa vuol dir.? La Comunità è stata finora una costruzione dall'alto, a conduzione tecnocratica, sulla quale hanno inciso esclusivamente le pressioni, di gruppi, settori corporativi, societa multinazionali. In questo contesto i paesi piu forti panno tratto vantaggio a spese dei piu deboli.

E con un Parlamento eletto democraticamente cosa può cambiare?

Parecchio. Finora il Parlamento europeo ha contato poco. Dopo il 10 giugno le questioni del bilancio della Comunità avranno un peso decisivo sugli sviluppi futuri della Comunita stessa. In altre parole per fare una politica regionale, una politica sociale, per avviare un controllo sulle multinazionali il nuovo Parlamento sarà decisivo. Come pure per avviare una effettiva unificazione economico-monetaria e quindi definire un ruolo dell'Europa Occidentale nel mondo.

Ma non c'è il rischio di essere il vaso di coccio tra i vasi di ferro?

Questa e l'esatta definizione della situazione attuale. Con un effettivo processo d'integrazione la situazione può invece divenire diversa. A patto naturalmente di non accontentarsi di un europeismo retorico e piagnone.

Ti riferisci al lamentoso slogan "restare in Europa?" Esattamente. In Europa ci siamo, il problema è come starci. Da protagonisti attivi o da succubi e subalterni.

In che cosa consiste la differenza di impostazione dei comunisti rispetto agli altri partiti sul problema europeo?

Lo scnieramento di centro-destra pensa ad una Comunità che condizioni in senso conservatore la realta italiana. Forzando il giudizio si potrebbe dire che e la moderna versione dell'appello allo straniero. La sinistra deve invece perseguire un disegno unitario per affermare una Comunità che sappia risolvere la sua crisi interna in una prospettiva di pace, di disarmo, di cooperazione economica internazionale, di efficace intervento per battere il sottosviluppo del Terzo Mondo in un rapporto tra pari. Milano è interessata alla Comunità ed agli sviluppi che hai declinato? Moltissimo. Milano e il maggiore Centro Italiano di interscambio economico coi paesi della Comunita. Ci sono anche fattori culturali oltreche economici, che fanno di Milano un ponte effettivo tra l'Italia e l'Europa.

Concretarneqte ciò che significa?

La Comunita è ad un punto cruciale. Deve passare da zona di libero scambio a zona di integrazione economica e monetaria. Nel contempo deve risolvere problemi come la disoccupazione, specie giovanile e intellettuale, il sottosviluppo di certe regioni, l'azione destabilizzante delle multinazionali ecc. Si prospettano quindi compiti immensi: riconversione industriale terziario qualificato (ricerca scientifica, ricerca tecnologica, infrastrutture commerciali e finanziarie, comunicazioni e trasporti), nuovi rapporti col Terzo Mondo, rilancio della Cooperazione economica con l'Est, rappqrti con la Cina, ecc. Tutte questioni gia presenti nella realtà milanese ma che devono essere assunte con un'ottica nuova, la dimensione continentale.

Il movinnento operaio, la sinistra e preparata, e pronta per tutto questo?

Per tutte le forze politiche e sociali si pongono proplemi nuovi. Chi ha piu filo tessera piu tela. I rapporti fra i partiti della sinistra sono oggi migliori che nel passato pur perdurando le divisioni storicamente determinatesi. In campo sindacale da qualche anno c'è una Confederazione Unitaria. In altre parole tutte le premesse ci sono.

Si prospetta una minor partecipazione col voto del 10 giugno rispetto a quello del 3-4 giugno per d Parlamento nazionale. Che ne pensi? Speriamo di no. Il mancato abb namento e stato l'ultimo pasticcio eh ' Governo Andreotti-Nicofazzi. Un pa sticcio costoso e inutile. Ora sta alL forze democratiche impedire che IL elezioni europee vengano considerate di serie B. I comunisti certo metteranno tutto il loro impegno. Anche per ottenere il miglior risultato possibile.

Euroreazione IL DICIASSETTE/ ATIUALTTI\ I1
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INTERVISTA A MAURIZIO MOTTINI, CAPO GRUPPO DEL P.C.I. A PALAZZO MARINO
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Un'Europa diversa per un'Italia diversa

Le nuove proposte per rinnovare le strutture del Comune

Verso la ristrutturazione del governo locale

Il dibattito di questi anni, ben in anticipo sull'obbligo di legge per la ristrutturazione, contenuto nel decreto Pandolfì ha rivelato una concordanza di valutazioni sull'inadeguatezza delle attuali strutture e procedure dell'apparato comunale, cosi come unanime è stato l'intendimento che dalla ristrutturazione si dovranno ottenere servizi più razionali, più efficienti, più economici e più rispondenti alle esigenze di un Comune moderno e consapevole del proprio ruolo verso la comunità amministrata, il comprensorio e la Regione.

Ciò nel quadro di una concenzione dell'attività amministrativa che fuoriesca dalla ordinarietà, si trasformi in vera e propria opera di governo locale, sostanziata da pro'ramini e obiettivi ben definiti. È 'in rapporto a tali obiettivi che si tratta di far corrispondere strutture funzionali e finalizzate in modo adeguato.

A ciò si riferisce una proposta in corso di elaborazione, che dovrà essere discussa e approvata dal Consiglio Comunale entro il 30 giugno, previo il più ampio dibattito possibile nella città e nell'Ente.

Si può dire peraltro sin da ora che le caratteristiche fondamentali della nuova struttura organizzativa richiamate evidentemente solo per titoli, dovranno riguardare i seguenti aspetti:

articolazione dell'organizzazione in settori e unità specialistiche in modo da consentire la ricomposizione dell'intero processo tecnico - amministrativo attraverso il superamento dell'attuale suddivisione in Ripartizioni e Servizi Tecnici;

flessibilità della struttura sulla base di un raggruppamento dei settori e delle unità specialistiche in Dipartimenti intesi come strutture di coordinamento programmatico, Dipartimenti che si rapportano quindi permanentemente con le scelte programmatiche — annuali o poliennali — dell'Amministrazione;

e) partecipazione dei cittadini mediante il raccordo e lo stimolo al processo complessivo di decentra mento, sulla base di una individuazione di un preciso modello organizzativo di zona tale da rendere pienamente operativo il decentramento stesso;

d) partecipazione dei lavoratori al processo di produttività sociale, soprattutto attraverso gli obiettivi di riorganizzazione del lavoro che concretamente devono accompagnarsi alla definizione del nuovo modello generale organizzativo.

L'articolarsi di questa complessa operazione ha però chiaramente bisogno di una volontà politica molto forte e di tempi lunghi per dare il tempo necessario alla nuova struttura di consolidarsi.

Inoltre per garantire tale disegno, l'intero apparato deve basarsi su un livello di professionalità assai elevato e ciò presuppone uno sviluppo qualitativo della preparazione e della riqualificazione del personale.

In questo quadro è da considerare assai grave la battuta d'arresto configurata dal rinnovo contrattuale: la riconferma della tradizionale struttura del salario, con una fortissima dinamica orizzontale (120%) legata solo all'anzianità, senza i doverosi riconoscimenti di professionalità, può divenire una palla al piede di difficile rimozione per una politica di serio sviluppo

professionale.

Si tratta di operare dunque un'inversione radicale di tendenza e fissare con chiarezza nei propositi di riforma della macchina comunale, gli obiettivi che dall'intera operazione si vogliono ottenere e cioè soprattutto una maggiore funzionalità ed aderenza al nuovo ruolo del Comune nella società attuale.

Insisto che non va mai assolutamente dimenticato il fatto che oltre che di strutture e di procedure si deve parlare di persone; occorre riconvertire il Comune, ma anche i dipendenti, riguadagnarli al ruolo di operatori sociali, farne i protagonisti della ristrutturazione e della vita dell'Ente.

Si impone un'opera di sensibilizzazione del personale sui problemi della città e sul ruolo del dipendente comunale al servizio della comunità amministrata, facendolo uscire dal lavoro anonimo e di ruotine; in definitiva occorre che il dipendente veda i risultati del suo impegno quotidiano e se ne senta compartecipe.

Sarà necessario sollecitarne l'iniziativa e promuoverne una maggiore responsabilizzazione; a questo scopo si impone lo sviluppo da parte dell'Amministrazione di corsi, anche periodici, di riqualificazione del personale per poter procedere praticamente alla piena utilizzazione del personale stesso attuando criteri effettivi di mobilità orizzontale.

In ogni caso la ristrutturazione dell'apparato comunale non si potrà mai considerare ultimata sia perchè, qualunque essa sia, sarà

sempre perfettibile, sia per il prevedibile sviluppo dell'attività comunale nei prossimi anni che abbisognerà di strutture estremamente flessibili e che siano continuamente adeguate ai compiti nuovi e diversi che dovranno essere svolti.

La contestuale costituzione del coordinamento del sistema informativo dovrà consentire inoltre di disporre di un sistema delle informazioni adeguato alle esigenze di programmazione e di gestione che abbiamo richiamato.

In ogni caso, la proposta in corso di elaborazione vuole rappresentare solo l'avvio del complesso intervento di ristrutturazione.

A ristrutturazione avviata sarà opportuno verificare di continuo la rispondenza con i principi e gli obiettivi che la ispirano ed anche la effettiva incidenza che si sarà ottenuta sulla funzionalità ed efficienza dei servizi.

Solo una permanente spinta di base, solo una sollecitazione continua dei cittadini, solo un impegno adeguato dei lavoratori, possono garantire che l'impegno degli amministratori e dei tecnici in questa ardua opera di riforma potrà rendere più funzionale l'intero apparato comunale e avviarne una sua profonda e strutturale trasformazione: da strumento garantista a strumento con funzioni gestionali e partecipate, uno strumento in definitiva coerente con la più ampia e generale battaglia della trasformazione democratica del Paese in ogni campo.

Antonio Costa Assessore Comune di Milano

Convegno sugli handicappati

Nelle giornate del 4,5,6 maggio, presso la sede del Distretto n. 40 di via Massara, si è svolto un Convegno di studio sui problemi degli handicappati organizzato in collaborazione con il Consiglio di Zona.

Il Convegno, che ha visto la partecipazione attenta dei numerosi insegnanti e di un folto pubblico, ha affrontato tra l'altro i temi dell'inserimento dell'handicappato nella società, nella scuola e nel mondo del lavoro.

Erano presenti gli Assessori Cuomo e Sangiorgio del Partito Comunista. Hanno aderito all'iniziativa le forze politiche della zona; il PSI si è dissociato, adducendo motivazioni pretestuose.

Un particolare contributo all'ottima riuscita del convegno è da attribuire a Giovanna Padini, membro del Distretto Scolastico e al Presidente dello stesso.

Un'ampia relazione sui lavori svolti sarà pubblicata nel prossimo numero de "Il Diciassette".

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Emissioni filateliche mese di Maggio

In Maggio Pamkninistrazione postale, italiana emettera due serie: la r uscira il 5 Maggio ricorda che in giugno sa- ranno fatte le elezioni europee la serie è composta di 2 valori lire 17Ò e 220.

Insieme all'Italia anche la Germania, la Francia, l'Inghilterra, il Belgio e il Lus- semburgo si apprestano a ricordare l'avvenimento.

Il 14-5 uscira l'ultimo alto valore della serie ordinaria da lire 1500. Inoltre il ministero delle poste italiane ha comunicato che nel prossimo Gen- naio uscira la nuova ordinaria che sosti-

tuirà la vecchia ma pur sempre bgllasi racusana ; la nuova ordinaria sara composta da 24 valori in cui appariranno i castelli delle regioni italiane, piu 3 altri per le macchinette automatiche. Il Vaticano commemorera San Stanislao il 18 Maggio con una serie di 4 valori da 120-150-250-500 lire. LI 28 Mag gio uscirà il nuovo aerogramma da 220 lire che rimpiazzerà il gia esaurito aerogramma uscito il 25 gennaio scorso. La Repubblica di San Marino non e- mettera alcuna serie in Maggio, ha pe- rò diramato il programma ufficiale che prevede l'emissione di 10 serie pii una di interi postali. Nel prossimo numero comunichere- mo dettagliatamente le serie che dovranno uscire.

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