Milano 19(60)

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milatto

Mensile di informazione politica e cultura Anno VIII - N. 1 - gennaio 1984 L. 500

È un problema di agibilità

Milano dal fascismo a piazza Fontana

Se mancano le strutture non si può fare cultura

La grave situazione della nostra zona denunciata dal Consiglio di Zona 19 alla

Sulle difficoltà, se non addirittura sull'impossibilità, di promuovere nella nostra zona iniziative culturali, il Consiglio di Zona 19 ha recentemente fatto pervenire alla Giunta municipale milanese una mozione in cui è scritto:

IACPM Risparmio energetico addio!

Il mercato di via Osoppo

Una ludoteca in via Stratico Monitor per l'inceneritore Lo sport nella nostra zona

I mestée de la Milan de semper

"Il Consiglio di Zona 19 desidera portare a conoscenza dell'intera Giunta la gravissima situazione venutasi a creare in Zona 19 in seguito alle restrizioni introdotte dall'Amministrazione comunale nei confronti delle iniziative culturali deliberate dal Consiglio di Zona con il fondo programma 1983 a causa dell'inagibilità premano delle sedi".

"La nostra zona, come risulta anche da una recente indagine del quotidiano "La Repubblica", è, tra le venti zone milanesi, quella più carente di attrezzature culturali, di spettacolo e di ritrovo: in realtà essa è completamente priva di sale cinematografiche e di teatri, se si escludono il Teatro Tenda (che può essere richiesto dalla zona solo nei mesi estivi) ed alcune sale di parrochie e di cooperative locali, anch'esse senza certificato UIL ficiale di agibilità".

"L'unico Centro Sociale di Zona - continua la mozione si trova in via Lampugnano 145 a Trenno e, a tutt'oggi, è privo dei necessari certificati di agibilità, benché le pratiche necessarie siano state inviate dal Consiglio di Zona 19 fin dall'aprile scorso. Nella stessa situazione si trova il Centro Anziani di piazza Segesta Il, che è in attesa di una ristrutturazione che lo renda agibile per le varie attività degli utenti. Anche in questo caso le pratiche sono state avviate, ma non si conoscono i tempi di attuazione. Dal quadro sopra delineato emerge con chiarezza che il Consiglio di Zona 19 si trova nella totale impossibilità di dare una risposta alle numerose richieste degli anziani, dei giovani e di tutta la cittadinanza (composta da ben 107 mila abitanti) per organizzare corsi per l'educazione permanente, ritrovi per la socializzazione degli utenti dei vari servizi, feste o manifestazioni culturali di qualsiasi genere".

Rilevato che "nelle aree centrali le iniziative culturali e di spettacolo procedono a ritmo serrato, non ultime le numerose conferenze di "Milano per Voi" (tutte in sedi agibili?)" la mozione prosegue constatando che "solamente le grandi aree desolate della periferia rimangono inattive e silenziose. Tutto ciò appare profondamente ingiusto perché tutti sanno che l'isolamento e la solitudine sono le cause principali del disadattamento, della depressione, delle tossicodipendenze e delle malattie sociali delle aree metropolitane. È assolutamente necessario creare anche nelle zone periferiche centri di aggregazione permanente che costituiscano punti di riferimento per il tempo libero di chi non ha risorse alternative".

Infine la mozione si conclude con la richiesta alla Prefettura di eseguire al più presto dei sopralluoghi per concedere almeno l'agibilità per i corsi di edu-

cazione permanente ed al Comune di accellerare l'esecuzione dei lavori necessari nei centri di via Lampugnano 145 e di piazza Segesta I1.

Successivamente, in occasione della seduta del Consiglio comunale del 5 dicembre scorso dedicato alla cultura, una dele( segue in ultima)

Ma questa società è libera?

L'esperienza di Comiso e del carcere militare

Nella lettera di un obiettore di coscienza della nostra zona incarcerato per aver sostenuto il diritto a lottare per la pace

Carissimi amici e compagni, vi scrivo queste righe quando da 14 giorni sono stato scarcerato dal carcere militare di Forte Boccea a Roma. Un'esperienza dura quella del carcere militare, soprattutto se pagata per il semplice fatto di essere andato l'estate scorsa al campo I. M.A.C. di Comiso come obiettore di coscienza. La mia scelta partì abbastanza lontano nel tempo. in questi mesi vissuti così intensamente, perché intensa ed affascinante è la lotta sostenuta con convinzione a favore della pace. Nel maggior scorso, quando ero già in servizio civile presso l'Opera Don Calabria di Milano, chiesi ufficialmente al Ministero della Difesa di essere distaccato per alcuni mesi a

Comiso, con la motivazione che un obiettore di coscenza non può sottrarsi al gravoso compito di lottare e vivere in prima persona l'esperienza politica del rifiuto delle scelte di guerra e di morte. Non ebbi mai alcuna risposta ufficiale, sebbene il mio ente avesse comunicato al Ministero di non essere contraro alla mia scelta. Alla data fissata e comunicata con largo anticipo (8 luglio 1983) partii per Comiso. Il lavoro che io e tutti i compagni pacifisti, non violenti ed antimilitaristi svolgemmo fu immenso e defatigante. Vissi 2 mesi e mezzo a Comiso un'esperienza indimenticabile. Ciò che ricordo con maggior piacere è (segue in ultima)

I lavori in

corso da un anno Necessaria una variante al deviatore dell'Olona

Comporterà una maggior spesa di circa 573 milioni di lire - L'opera dovrebbe essere completata entro quest'anno

È stata recentemente presentata in Consiglio comunale una proposta di variante tecnica delle opere approvate con deliberazione consiliare del 3 dicembre 1979 ed indicate nel progetto esecutivo del Canale scolma-

tore del fiume Olona dalla Cascina Figinello (a Figino) allo scolmatore Nord-Ovest per una spesa complessiva di un miliardo 620 milioni e 930 mila lire. In esecuzione di tale delibera le opere vennero aggiudicate,

In via Ojetti 20 Distretto sanitario: prossima l ' apertura

Quali servizi fornirà ai cittadini? - Nostra intervista al presidente del comitato di Gestione dell'USSL 75/19

Intervistiamo Stefano De Molli, presidente del Comitato di Gestione dell'Unità SocioSanitaria Locale 75/ 19 (quella della nostra zona), il quale ci conferma che è prossima rapertura del Distretto socio sanitario e della Sede provvisoria del Comitato di gestione della USSL in via Ojetti 20, così come ne avevamo dato notizia nel nostro numero di novembre.

Perché prossima e non subito?

Perché la sede è una ex scuola materna e per diventare Servizio Socio sanitario deve essere ristrutturata, le aule devono essere trasformate in uffici ed ambulatori (non specialistici).

Come operate in attesa della sede provvisoria?

Ci riuniamo presso il Consiglio di Zona, il coordinatore Sanitario, dr. Felice Pagani, opera presso la SA UB di via Novara 1, mentre il Coordinatore Amministrativo opera presso la sede della USSL 75, in corso Italia 17.

Il Distretto sanitario, quando sarà pronto, quali servizi darà ai cittadini?

Prima di tutto devo specil'icare che il primo distretto che si aprirà in via Ojetti è sperimenta-

le e pertanto avrà alcuni servizi prioritari quali ambulatori di prima necessità, servizi amministrativi e servizi socio sanitari. Le aspettative e le necessità dei cittadini sono tante, come pensate di affrontarle?

È chiaro che noi non possiamo risolvere tutto e tutti i pro(segue in ultima)

íl

previo esperimento di gara a licitazione privata, all'impresa Lucchini, con la quale il 17 gennaio 1982 rAmministrazione comunale milanese ha stipulato il relativo contratto di appalto di un miliardo, 799 milioni 980 mila lire, comprensivo dell'aumento d'asta. I lavori sono iniziati il primo febbraio 1982.

Nel progetto originario ropera di presa del Canale deviatore sul Canale scolmatore NordOvest in località Vighignolo, subito a valle della congiunzione dei fiumi Olona e Seveso con il canale stesso, era stata prevista come semplice manufatto munito di due paratie.

Successivamente, con rultimazione del Canale scolmatore Nord-Ovest l'opera di presa è stata oggetto di particolare attenzione da parte di tutti gli enti interessati (Regione Lombardia, Magistrato del Po, Consorzio Parco del Ticino, Amministrazione provinciale di Milano, Comune di Pavia, ecc.). Quindi ha assunto grande importanza la corretta gestione dell'opera di presa, che rappre( segue in ultima)

Mobilitata per la pace la Zona 19

Sì! C'e l'abbiamo fatta, malgrado il brutto tempo c'e l'abbiamo fatta a collegare con una catena umana, anche se con maglie un po' larghe, il consolato U.S.A. con quello sovietico per protestare contro il proliferare delle terribili armi atomiche. Certo, chi si fosse trovato alrora prestabilita alla stazione Pagano della MM. I, punto di partenza della manifestazione per la nostra zona, si sarebbe scoraggiato ma col passare del tempo, e quasi alrimprovviso, una folla si è composta per dare forma alla manifestazione. Finalmente l'unità politica della classe lavoratrice per la Pace e contro l'installazione di tutti i missili stava iniziando il suo cammino.

Fiaccole, torce elettriche e slogan pacifisti sono stati gli unici accompagnatori della lunga fila indiana.

Il traffico, già intenso per le feste natalizie, ha subito un ulteriore rallentamneto e l'uso prolungato dei clakson è stato il "leit-motiv" di questa marcia. Agli automobilisti impazienti i marciatori per la Pace rispondevano: "Soffrite in pace per non morire in guerra". E qualcuno rha capita. (segue in ultima)

Soltanto un'analogia?

Le motivazioni che in questi ultimi tempi abbiamo udito o letto a sostegno della necessità di installare in Sicilia ed in altre zone dell'Europa occidentale i missili americani Cruise e Pershing 2 per garantire la pace hanno fatto riaffiorare alla nostra mente il ricordo del tristemente famoso patto anti Comintern (antisovietico) di mussoliniana, hitleriana e nipponica memoria, firmato nell'ormai lontano 25 novembre 1936.

Subito dopo la firma il ministro degli esteri tedesco Von Ribbentrop, che di tale patto era stato il principale artefice, dichiarò:"La conclusione dell'accordo odierno è un evento storico: è una svolta nella lotta di tutte le nazioni che amano l'ordine e la civiltà. Questo patto è

una garanzia per tutto il mondo". A sua volta l'organo nazista "Vtilkische Bebachter" scrisse: "L'accordo tripartito (ossia il patto anti Comintern, n.d.r.)èun baluardo di pace. Una diga di duecento milioni di esseri umani formata per proteggerci dalla distruzione bolscevica".

Strana analogia con quanto detto e scritto da certi uomini politici, commentatori radiotelevisivi e giornali nostrani a sostegno della necessità di installare sul nostro territorio i missili USA.

Ma si tratterà soltanto di un'analogia?

Il patto anti Comintern ci portò alla seconda guerra mondiale. Non vorremmo che...

Si chiude nel sangue un anno di sangue

Agli scioperi operai ed alle azioni dei gappisti i fascisti rispondono con dure rappresaglie

Il primo dicembre 1943 gli operai di Milano e di Sesto San Giovanni diedero il via ad una serie di scioperi che, superando le esitazioni che il mese prima avevano rallentato un'analoga azione a Torino, si protrasse per alcuni giorni, malgrado gli sforzi del "Brigadefuehrer" (generale di brigata) delle SS tedesche Zimmermann, esperto di problemi del lavoro ed ancor più di deportazioni in Germania o del reclutamento forzoso di operai nelle file della Todt (organizzazione paramilitare tedesca che utilizzava prigionieri, lavoratori forzati e "volontari" in lavori conessi all'attività bellica), di far ritornare gli scioperanti al lavoro facendo pattugliare le strade e gli ingressi delle fabbriche dai carri armati, facendo arrestare ostaggi e recandosi di persona, il 3 dicembre, alle officine Unione, dove alla sua affermazione secondo cui chi non riprendeva il lavoro era nemico della Germania tutti gli operai uscirono dalla fabbrica.

Gli scioperi, organizzati dai comitati unitari segreti di agitazione delle fabbriche sulla base di rivendicazioni economiche elementari, quali l'orario di lavoro. l'aumento del salario e l'aumento della razione di pane. ma con ben precisi ed abbastanza scoperti obiettivi politici di lotta contro l'invasore tedesco ed i suoi complici in camicia nera, i "fazzolett" come li chiamavano a Milano, contro i nemici della patria, contro gli industriali collaborazionisti che volevano far lavorare gli operai per l'invasore, riaccesero la discussione se invece di organizzare astensioni dal lavoro o il sabotaggio della produzione non convenisse di più far sgomberare le fabbriche dai lavoratori lanciando la parola d'ordine di lasciare Milano e di portarsi tutti in montagna. Un'idea certo suggestiva, ma inattuabile. Non era possibile infatti, con i tedeschi in casa, attuare l'esodo di massa di tutta la popolazione operaia di Milano. Si sarebbe riusciti a portare in montagna, tra i partigiani, soltanto delle minoranze con il rischio di separare le avanguardie dalle masse abbandonando il maggior centro italiano industriale e di comunicazioni nelle mani dell'invasore, che avrebbe così potuto farvi transitare indisturbato le sue truppe. Era quindi necessario restare a Milano, che non soltanto non venne abbandonata, ma diventò la sede dei partiti antifascisti, del comando

del Corpo Volontari della Libertà (CVL) e del CLNAI (Comitato di Liberazione Alta Italia), cui, con una lettera del 31 dicembre 1943. il CLN centrale conferirà il mandato di rappresentare nel territorio occupato il nuovo governo, espresso dal popolo, che si costituirà dopo la liberazione di Roma. Un generale che poco promette e niente dà

Sabato I I dicembre gli operai di alcuni stabilimenti milanesi ripresero lo sciopero interrotto soltanto pochi giorni prima. Domenica 12 dicembre la federazione comunista di Milano mobilitò tutte le organizzazioni di partito e primi fra tutti i comitati di fabbrica dei più importanti stabilimenti. Venne deciso che la mattina dopo alle dieci, al suonare delle sirene per la prova di allarme, si doveva dare inizio ad uno sciopero generale, poi si dovevano eleggere in ogni stabilimento delle commissioni per andare a trattare soltanto con gli industriali formulando rivendicazioni sulla base di otto punti esposti in un manifesto, che doveva essere pronto per quella sera stessa e diffuso entro la mattina dopo. 11 manifesto fu pronto per tempo. La mattina di lunedì 13 dicembre gli operai. entrando nelle fabbriche, ne presero visione e da quegli otto punti indicati prese il via non soltanto lo sciopero. che si protrasse in media per sei giorni ed in alcune fabbriche per sette, ma anche tutta l'azione politica del movimento operaio milanese in quei giorni di lotta. Fu una grande battaglia combattuta officina per officina, reparto per reparto. non soltanto in tutti i grandi stabilimenti dai nomi notissimi e prestigiosi, ma anche nelle piccole officine dal nome sconosciuto o quasi. contro le quali la reazione tedesca non potè accanirsi per non rischiare di disperdere ed assottigliare la sua forza di oppressione. Anche i tram per alcune ore rimasero fermi, ma poi a causa di una flessione interna,ripresero a circolare, malgrado il sabotaggio di alcune linee da parte dei gappisti.

E gli otto punti del manifesto comunista diventarono i punti di partenza delle rivendicazioni presentate in ogni fabbrica, anche se in alcune essi vennero talvolta in parte rielaborati, trasformati, integrati da altri punti.

Fu quanto accadde alla Breda, dove i rappresentanti operai (non la commissione interna fascista di recente nomina) convocati alle due del pomeriggio di quello stesso giorno dai direttori De Angeli Frua, Bovone, ecc., presenti le autorità tedesche, presentarono un documento in quindici punti per rivendicare non soltanto un'aumento del 100%, metà in denaro e metà in natura, sulle retribuzioni normali, l'aumento a 16 lire dell'indennità giornaliera agli effetti della mutua e di infortunio anche nei giorni di carenza, una gratifica natalizia pari a 192 ore di paga, un'aumento della razione giornaliera di pane a 500 grammi, l'aumen-

to delle razioni alimentari in genere, la distribuzione immediata di quei generi che da tempo non venivano distribuiti, dei combustibili, di scarpe. di vestiario, di tute da lavoro, la creazione di spacci azienda li per la vendita di viveri e gli indumenti, un uguale trattamento annonario ed economico anche per gli impiegati (che per la prima volta si erano dimostrati solidali con gli operai aderendo allo sciopero). ma anche la scarcerazione degli ex membri delle commissioni interne democratiche, la cessazione delle persecuzioni politiche a danno dei lavoratori, l'abolizione di licenziamenti e di sospensioni, il pagamento del 75% del salario ai sospesi senza obbligo di lavorare per la Todt, l'abolizione delle trattenute.

Per tutta risposta il comando tedesco fece affiggere un manifesto firmato dal generale Zimmermann ed articolato in dieci punti, che poco promettevano e niente davano. E lo sciopero continuò.

I padroni lasciano decidere ai tedeschi

Martedì 14 dicembre vi furono altri contatti tra industriali ed operai, ma nessun accordo venne raggiunto. Il giorno dopo gli industriali milanesi si riunirono nella sede della loro federazione e decisero di accettare le rivendicazioni operaie, ma soltanto per inoltrarle al comando tedesco, che doveva "autorizzarli" o meno a concedere quanto richiesto. Tornati nelle loro fabbriche comunicarono tale decisione ai rappresentanti degli operai, che compresero subito quale era il pericolo: accettare la proposta degli industriali avrebbe significato riconoscere di fatto l'autorità dei tedeschi e il loro diritto a decidere. Lo stesso sarebbe stato se le trattative fossero state intavolate con i sindacati fascisti, che del resto erano completamente assenti.

Intanto si stava schierando un apparato poliziesco e militare non comune. Da tutta la Lombardia vennero fatti confluire su Milano colonne di camion carichi di soldati tedeschi e di militi fascisti. In alcune fabbriche qualche direttore o qualche suo leccapiedi non mancò di usare l'arma della minaccia, come alla Pirelli, dove un certo Turati, che voleva far intervenire le SS, venne però fatto scappare dalla fabbrica dagli operai.

Alla Breda, invece, i tedeschi arrestarono l'ingegner Salamini, che ritenevano responsabile della situazione. Cominciò a correre la voce che se per il giorno 16 lo sciopero non fosse finito i tedeschi ne avrebbero addossato la responsabilità agli industriali e ne avrebbero messi al muro quattro o cinque. "Poco male", commentò qualcuno.

Ma intanto a finire in galera erano gli operai. 11 16 dicembre, in un rapporto sugli scioperi di Milano, il generale Leyers, controllore della produzione italiana a favore della Germania nazista, scrisse: "I. La polizia italiana, su richiesta del Brigadefuehrer Zimmermann, ha tratto in arresto ieri (15) cinquanta

scioperanti. Oggi il Brigarlefitehrer ne ha fatto condurre dinanzi a sé 25 nella sede del consolato generale. Ha parlato <m essi, illustrando loro la situazione. tratteggiando a grandi linee anche le provvidenze che noi vogliamo accordare ai lavoratori nel settore degli armamenti. Dopo di che egli ha rispedito 25 operai alle loro fithhriche. perché ne informassero le maestranze, per indurle a riprendere domani il lavoro. Qualora ciò avvenga il Brigadefuehrer Zimmermann parlerà di persona alle maestranze in queste fizbbriche, le prospettive non dovrebbero essere cattive. 2) Specialmente nelle officine Breda pare esistere una cellula comunista. Qui stamane operai scioperanti hanno stretto d'assedio la direzione e impedito ai direttori ed agli impiegati di abbandonare l'edificio. Ma anche questa situazione è stata chiarita per mezzo di negoziati". E tanto per cominciare i tedeschi dovettero, di fronte alla pressione operaia. liberare i prigionieri. Undici operai del reparto laminatoio della Breda, arrestati la sera del 15 dicembre, vennero riaccompagnati in fabbrica alle tre e mezzo del pomeriggio del giorno dopo personalmente dal braccio destro del generale Zimmermann, il colonello Funk, che colse l'occasione della presenza di circa seimila operai, radunatisi per festeggiare i loro compagni liberati, per pronunciare un breve discorso promettendo aumenti generali di viveri per Natale e la facoltà di riprendere lo sciopero se di lì a due settimane quanto prometteva non fosse stato mantenuto, previa però la sospensione dello sciopero in corso giungendo alla fine a domandare se all'indomani gli operai fossero disposti a riprendere il lavoro. Soltanto una cinquantina risposero di sì.

Venerdì 17 dicembre Zimmermann ribadì di essere disposto ad iniziare le trattive soltanto se si riprendeva a lavorare. E per creare confusione e disorientamento tra gli operai cominciò a far circolare false notizie di ripresa del lavoro in questa o quella fabbrica, in questo o quel reparto. La mattina del 18 dicembre comunque nella maggior parte degli stabilimenti milanesi si ricominciò a lavorare. Lo sciopero era praticamente finito, certamente non con una vittoria clamorosa, ma almeno con il raggiungimento di alcuni obiettivi e con il soddisfacimento di alcune rivendicazioni.

Neppure un bacio

alla moglie morente

Verso le otto di mattina di quello stesso sabato 18 dicmebre quattro gappisti, i cui nomi di battaglia erano Barbison, Lupo. Ninetto e Totò, si disposero in agguato in via Fratelli Bronzetti, a Porta Vittoria, dove erano arrivati in bicicletta partendo una mezz'ora prima da piazzale Precotto, guidati da una staffetta. Ninetto e la staffetta (una donna) si piazzarono poco distante dal portone da cui l'uomo che avevano l'ordine di

colpire avrebbe dovuto uscire. Quando egli fosse uscito Ninette si sarebbe levato il cappello, Barbison e Lupo, appostati dietro un'edicola, avrebbero dovuto affrontarlo e colpirlo, mentre Totò stava come protezione all'angolo con corso XXII Marzo. Già la mattina prima avevano teso lo stesso agguato, ma avevano atteso invano. Quella mattina del 18 dicembre ebbero maggiore fortuna. Verso le otto e venti un uomo con un cappotto viola uscì dal portone. Ninetto salutò la staffetta, si tolse il cappello e gli si mise alle costole. Si mossero anche Barbison e Lupo. che, chiuso l'uomo in mezzo a loro. all'angolo di corso XXII Marzo gli scaricarono addosso quattro colpi di pistola ciascuno, facendolo stramazzare al suolo fulminato. Poi, calmi, ritornarono alle loro biciclette e si allontanarono indisturbati, con gli altri due compagni, mescolandosi agli operai che stavano andando al lavoro.

Tutto si era svolto in meno di tre minuti. Poi, il tempo di fare un salto a casa, di ripulire e di nascondere le armi e i quattro gappisti si ritrovarono in un bar giusto in tempo per sentire annunciare dalla radio che quella mattina avevano giustiziato il commissario federale fascista di Milano Aldo Resega, il capo del fascismo milanese. La reazione dei fascisti non si fece attendere. Il giorno dopo nove detenuti politici, Amedeo Rossin, Fedele Cerini, Alberto Maddalena. Carmi ne Capolongo, Carlo Mendel, Luciano Gaban, Giovanni Cervi, Giuseppe (Beppe) Ottolenghi e Mario Brenna. vennero prelevati a San Vittore e, dopo una farsa di processo al Tribunale militare presso il Palazzo di Giustizia, alle sei e mezzo del pomeriggio di quello stesso 19 dicembre vennero condotti all'Arena e fucilati. eccezion fatta per il vecchio Brenna che all'ultimo momento si vide commutare la pena di morte in vent'anni di reclusione. E Beppe Ottolenghi non potè neppure morire con il suo nome: arrestato con documenti ad un certo Rovetta, i fascisti lo accusarono di essere Antonio Maugeri, un uomo che ricercavano, e con questo nome lo condannarono a morte. Ma il caso più penoso fu quello di Luciano Gaban. Soltanto il giorno prima il comando tedesco gli aveva assicurato che lo avrebbe fatto accompagnare, sotto scorta, a salutare per l'ultima volta la moglie morente per parto ed a dare un bacio al figlio appena nato; ma poi non gli fu concesso di fare né l'una, né raltra cosa.

Solidarietà per gli ebrei deportati

Lunedì 20 dicembre, mentre in alcune fabbriche continuava lo sciopero, si svolsero in forma solenne i funerali di Resega, ma all'imbocco di via Orefici i gappisti, da un alloggio abbandonato, lanciarono bombe a mano sul corteo e nel fuggi fuggi generale i fascisti abbandonarono in mezzo alla strada il fere-

tro del loro defunto gerarca. Il giorno dopo i fascisti, ripresisi dallo spavento, cominciarono a seminare il terrore. con le loro scorribande. in interi quartieri operai e trascinarono in un sol giorno ben duecento ostaggi a San Vittore. da dove soltanto qualche giorno prima erano, partiti i primi ebrei per Germania.

L'ordine di deportazione era giunto improvviso, a tarda sera. La mattina dopo gli ebrei, ciascuno con un cartellino legato con una cordicella al collo, vennero fatti uscire dal secondo raggio ed ammucchiati nella rotonda del carcere ad attendere per ore e ore in piedi. infreddoliti, spaventati. Erano alcune centinaia. Tra di essi vecchi cadenti. donne prossime a divenir madri. mamme con neonati partoriti in carcere, ammalati, bambini, e persino qualche paralitico; da parte dei tedeschi nessuna pietà per alcuno. Ma un gesto di nobiltà e di coraggio lo compirono i detenuti politici. Quel giorno era domenica. Secondo il regolamento carcerario oltre alla solita pagnotta ed alla solita sbobba. che i carcerieri chiamavano minestra, veniva distribuito anche un pezzo di carne. Ma quando verso le undici di quel mattino arrivarono i secondini per distribuire il rancio la decisione dei detenuti fu unanime: "Diamo tutto agli ebrei, che non hanno avuto nulla e che chissà quando potranno avere un pezzo di pane". e rompendo la ferrea disciplina carceraria tutto fu portato ai partenti.

Il 22 dicembre giunse a Milano la notizia che il giorno prima ad Erba i fascisti avevano fucilato Giancarlo Puecher, giovanissimo figlio di un notaio milanese.

Il 23 dicembre il governo repubblichino istituì i tribunali speciali provinciali. Quello di Milano. presieduto da Ezio Maria Gray (un gerarca fascista che ritroveremo dopo la liberazione in Parlamento, naturalmente nelle file del MSI), giudici Edoardo Zanetti e Aldo Luppi e pubblico accusatore il capitano Gerace. emise la sua prima sentenza il 31 dicembre condannando a morte Arturo Capettini, Cesare Poli Gaetano Andreoli e l'avvocato Angelo Scotti, i primi tre fucilati quel giorno stesso al poligono di tiri della Cagnola, in piazzale Accursio, mentre l'avvocato Scotti, cui la pena di morte era stata commutata nell'ergastolo, venne inviato in un campo di concentramento, da dove non fece più ritorno.

Si chiuse così nel sangue quell'anno di sangue.

(16 - Continua - Le puntate precedenti sono state pubblicate a partire dal numero di settembre 1982).

Nelle foto in alto accanto al titolo la lapide all'Arena in ricordo dei martiri del 19 dicembre 1943 ed un manifesto della Todt su cui qualcuno ha scritto con il gesso "no". Nella foto piccola in basso un volantino clandestino diffuso a Milano in novembre-dicembre 1943.

gennaio 1984 pagina 3 — milano 19
MILANO DAL FASCISMO A PIAZZA FONTANA

L'IACPM impone scaldabagni elettrici

Risparmio energetico addio!

Le contraddizioni tra enunciazioni di principio e la loro pratica attuazione in una denuncia delle organizzazioni sindacali degli inquilini

Come Organizzazioni Sindacali dell'Inquilinato riteniamo nostro preciso dovere intervenire su alcuni questioni riguardanti il risparmio energetico nel nostro quartiere per stigmatizzare alcune decisioni che gli Enti preposti hanno preso o stanno per prendere, e che sono in netto contrasto con quella politica che il Comune di Milano sta portando avanti per avviare a soluzione il problema.

Non ci pare infatti coerente fare studi e progetti futiristici riguardanti il teleriscaldamento e la metanizzazione o l'installazione di pannelli solari e poi, nei fatti, adottare soluzioni per la fornitura di alcuni servizi che sono in netto contratsto con tale condivisibile politica e ci riferiamo in modo particolare: Scaldabagni elettrici al S. Leonardo

Nel piano di interventi manutentivi e di stanziamenti erogati dal Comune di Milano per il suddetto quartiere che prevede: la chiusura dei piloti, la sostituzione dei canali di gronda, il rifacimento (non ancora deciso) delle facciate, era stato proposto anche di installare delle canne di esalazidne per lo scarico dei gas incombusti degli scaldabagni. Quest'ultima proposta è stata bocciata dal Comune di Milano.

La soluzione che si prospetta e che si sollecita, anche con lettere agli inquilini interessati, è quella dell'utilizzo di scaldabagni elettrici.

Se è vero che il contratto di locazione vieta l'installazione di scaldabagni a gas è altrettanto vero che alcune considerazioni non possono non essere fatte.

Va intanto precisato che il problema riguarda circa 800 alloggi e che la messa in opera di scaldabagni elettrici comporterebbe un aggravio potenziale di circa 800K W, che non andrebbero certamente nell'indirizzo del risparmio energetico. Senza poi contare la eventuale sostituzione di trasformatori nelle cabine, che probabilmente non sarebbero più in grado di sopportare un appesantimento di energia.

Siamo pertanto formamente convinti che l'unica soluzione praticabile sia quella di mettere in condizione queste famiglie di utilizzare scaldabagni a gas con la messa in opera di canne di esalazione, che comporterebbero comunque, per il Comune, una spesa relativamente modesta.

Fornitura di acqua calda centralizzata

Circa 2.000 famiglie all'inter'no del Gallaratese G 2, usufruiscono di questo servizio, per altro imposto dal contratto di locazione stipulato con lo IACPM.

In un recente studio effettuato dalla Commissione della 3' Zona era stato messo in eviden-

za che l'utilizzo di questa centrale nei mesi estivi, per la fornitura della sola acqua calda, comportava uno spreco non indifferente di combustibile e che comunque soluzioni alternative andavano ricercate; tenuto conto anche del disagio provocato all'utenza quando il servizio viene sospeso per le necessarie e inevitabili manutenzioni sulla rete.

A questo va aggiunto che il costo del servizio non è mai stato aggiornato, non certo per colpa degli inquilini, in quanto le letture a contatore non sono mai state effettuate, ed in alcuni caseggiati sono addirittura stati tolti i contatori.

La soluzione prospetta e ratificata in una recente ipotesi di accordo con le organizzazioni sindacali per una vertenza di altra natura, ma che comprendeva anche questo problema, era l'installazione di centraline (I per 2 fabbricati) per la fornitura di acqua calda alimentata a gas, con costi di servizio da concordare. Ci risulta ora che lo IACPM in una sua recente delibera comunicata con lettera agli assegnatari a riscatto delle torri di via Quarenghi, ha stravolto in modo unilaterale il tutto, proponendo l'installazione di scaldabagni elettrici nei singoli appartamenti. Al di là delle valutazioni di merito va ancora una volta sottolineato il fatto che se nelle case del S. Leonardo il contratto non permetteva l'uso di scaldabagni a gas, la soluzione non può essere che quella da noi prospettata, per la fornitura di acqua calda centralizzata gli inquilini hanno l'obbligo di usufruire di questo servizio. Certo non può essere sottovalutato un grosso problema del consumo del combustibile, ma allo stesso tempo non si può non tener conto del fatto che in questi 2000 alloggi serviti dalla Centrale termica di via Quarenghi, che per contratto conoscono e accettano l'obbligo di usufruire del servizio di acqua centalizzata, non sono state previste all'atto della costruzione, canne di esalazione per i gas incombusti.

Il problema che si porrebbe quindi, se la decisione che lo IACPM intende prendere non venisse revocata, è quello della scelta del tipo di scaldabagno che in ogni alloggio verrebbe installato.

La scelta, quasi obbligata, non potrebbe che cadere su scaldabagni elettrici.

Altro fatto di non secondaria importanza sarebbe il disagio per gli assegnatari per i necessari lavori di installazione, e soprattutto l'alto costo dell'energia elettrica impiegata, che peserebbe in modo non indifferente sui bilanci familiari.

Inoltre non può essere sottaciuto il fatto che negli stabili appena ultimati nel nostro quartiere e precisamene Via Alex Visconti, Via Cilea, e Via Gallarate sono state previste piccole centrali termiche autonome alimentate a gasolio e quindi con

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un costo di esercizio estremamente elevato, mentre l'installazione di un'altra caldaia nella centrale di Via Quarenghi, che funziona a BTZ, avrebbe conseguito un pieno utilizzo della stessa con un sensibile contenimento dei prezzi.

Ovviamente il problema di risparmio energetico che si pone per gli alloggi comunali del S. Leonardo verrebbero ingigantiti se a questi si dovessero aggiungere i circa 2000 della centrale di Via Quarenghi. Restiamo quindi fermamente convinti che la soluzione concordata di installare centraline alimentate a gas per la fornitura di acqua calda vada rispettata.

Risparmio energetico

Da parecchio tempo ormai questo problema è all'attenzione di tutti e in vari seminari e convegni si ricercano e si propongono fonti alternative, che

vanno, come si diceva all'inizio dalla metanizzazione e al teleriscaldamento e all'installazione di pannelli solari.

Addirittura nelle scuole vengono eseguite ricerche e le aziende fornitrici di energia elettrica bombardano letteralmente l'utenza, con consigli ed inviti per contenere i consumi.

In questi giorni la mostra itinerante allestita dall'Enel, che ha girato tutta l'Italia nell'ambito e nell'azione informativa sui problemi energetici, con specifica attenzione al risparmio e alla ricerca di fonti integrative, è ritornata al Parco Sempione di Milano.

Addirittura una legge dello stato, la N. 338, stanziava mille miliardi per risparmio energetico. Ebbene, da un convegno conclusosi qualche giorno fa a Venezia, il Sottosegretario al Tesoro Fracanzani ha denunciato che da parte delle Regioni

nemmeno una lira di questi stanziamenti è stata utilizzata, relegandoli quindi un'altra volta tra i residui passivi.

Addirittura, come momento di sintesi tra le varie istanze locali e nazionali, si è ipotizzata la costituzione di un ministero e di una consulta nazionale.

Come sindacato siamo profondamente convinti che una seria politica di ricerca di fonti alternative e di contenimento dei consumi energetici vada portata avanti, ma non possiamo non denunciare in modo fermo la stridente contraddizione che esiste tra alcune enunciazioni di principio e la loro pratica applicazione.

Centrale termica di via Sem Benelli

Diciamo questo perché se nel nostro quartiere la scelta che si prospetta venisse adottata, imponendo la messa in funzione di circa 2.800 scaldabagni elettrici, mostre itineranti, stanziamenti, convegni, costituzioni di ministri e consulte, non avrebbero senso e lascerebbero il tempo che trovano.

Abbiamo espresso le nostre valutazioni e le nostra proposte di soluzioni su questi specifici problemi e chiediamo quindi, agli organismi destinatari di questo documento, un incontro in tempi brevi perché di comune accordo si possa giungere ad una soddisfacente soluzione.

S.U.N.LA. - S.I.C.E.T

Autogestione: come è perché

Una storia lunga. Una storia che per necessità di spazio cercherò di sintetizzare, sperando che questo non vada a scapito della chiarezza, ma che vale la pena di essere raccontata perché dentro c'è di tutto: l'inerzia dello IACPM, la volontà di mobilitazione degli inquilini su obiettivi e di incanalare la protesta in modo serio, credibile e senza demagogia.

Inizia circa un anno fa, quando alla sede del SUNIA di quartiere si presentano alcuni inquilini per denunciare, bollettini d'affitto alla mano, una situazione che, usando un eufemismo definiremo anomala.

Nei caseggiati compresi tra le vie Sem Benelli, Uruguay e Quarenghi i costi per il servizio di riscaldamento sono estremamente differenziati: nella stessa scala vi sono differenze di circa 5.000 lire metro quadro annuo.

Una prima assemblea ci permette di mettere a fuoco una situazione estremamente ingarbugliata. In questi stabili esistono, mi si passi il termine, tre tipi di inquilinato: una maggioranza che ha riscattato, una parte in attesa di riscattare ed un'altra ancora in affitto semplice. I primi, ai quali va dato atto di aver fornito al SUNIA un grosso contributo di partecipazione e di informazione in questa lunga vertenza, si costituiscono in condominio e dall'esercizio 1978-1979 gestiscono autonomamente il riscaldamento e i servizi, questo il motivo della forte differenza dei costi.

Ma la cosa più grave è che essendo la Centrale Termica (che si trova in via Sem Benelli e funziona a BTZ) unica per tutti questi caseggiati, lo IACPM paga all'Amministrazione della Centrale i costi effettivi che questa richiede e, per gli alloggi ancora di sua proprietà, fa pagare agli assegnatari costi stabiliti in base a criteri di mutualità.

Un esempio per tutti: per la gestione 1982-1983 i costi a consuntivo del condominio della Centrale Termica Sem Benelli sono di circa 6.300 lire/ metro quadro annuo, valgono per tutti gli assegnatari e sono quelli che lo IACPM versa per gli alloggi di sua proprietà, salvo poi emettere per i suoi inquilini bollettini dove il costo del riscaldamento è di 11.200 lire/ metro quadro annuo salvo conguaglio.

Sarebbe facile a questo punto organizzare la protesta facendo pagare a tutti gli inquilini i costi stabiliti dall'Amministrazione della Centrale Termica e non quelli maggiorati richiesti dallo IACPM, ma ancora una

volta la forza della ragione prevale e come unica forma di pressione , assieme ad una richiesta d'incontro, il SUNIA propone il non pagamento delle 2.000 lire di adeguamento per la gestione 1982-1983 dal momento che la quota già pagata è di gran lunga superiore ai costi reali.

Vi risparmio le lungaggini burcoratiche, fatte di lettere a cui non si risponde e di telefonate per incontrare i responsabili di Viale Romagna, alla fine l'incontro tra IACPM e SUNIA avviene.

Ci viene comunicato che i bollettini vengono emessi, per quanto riguarda i servizi, quindi anche per il riscaldamento, in base a criteri di mutualità, vale a dire in base ad una media fatta tra i circa 120.000 alloggi dell'IACPM , ma che il Consiglio di Amministrazione in una sua recente delibera ha deciso di restituire a partire dalla gestione 1 980-1981 quanto pagato in più agli inquilini di quegli stabili che si sono costituiti in condominio e sigestiscono autonomamente.

E una prima importante conquista, ottenuta grazie alla pressione organizzata dagli inquilini di quegli stabili del nostro e di altri quartieri che vivono situazioni analoghe.

Ma non può e non deve bastare, l'obiettivo che ci poniamo è una forma particolare e autogestione che permetta a tutti di pagare le quote reali e non quelle maggiorate per attendere poi la restituzione del credito.

Voglio poi denunciare l'arroganza dello IACPM che da una parte riconosce di dovere dei soldi a questi inquilini, e dall'altra invia agli stessi e al SUNIA una lettera, in cui dichiara che verrà considerata morosità e come tale perseguita la sospensione dell'adeguamento delle 2.000 lire al metro quadro per la gestione 1982-1983. Siamo al grottesco, se si considera che i crediti maturati da questi inquilini sono di gran lunga superiori alla quota non pagata. Ma non basta. Mentre venivano affissi manifesti in cui si minacciava la non accensione del riscaldamento in quei quartieri in cui la morosità era particolarmente elevata e si presentava una situazione catastrofica dello IACPM a causa dei bassi affitti, mentre le cause del dissesto sono altre e ben diverse e sulle quali magari in altra occasione varrà la pena di ritornare, l'Amministrazione della Centrale Termica Sem Benelli decideva di chiudere il riscaldamento agli inquilini dello IACPM, perché lo stesso pur riscuotendo quote maggiorate non le aveva

ancora versate all'Amministrazione. Grazie all'intervento delle organizzazioni sindacali poi il tutto veniva risolto.

Nel frattempo gli incontri e le assemblee proseguono e si elabora un documento-piattaforma da inviare allo IACPM con precise richieste proposte che può essere così sintetizzato.

I) gli inquilini di questi stabili devono pagare le quote di riscaldamento e servizi così come richiesto dall'Amministrazione della Centrale e non quelle richieste dallo IACPM; invio agli stessi di distinta analitica con criteri di ripartizione per quanto riguarda le spese: diritto di partecipazione e diritto di voto nelle assemblee condominiali in luogo dello IACPM: sollecita restituzione dei crediti per gli esercizi degli anni precedenti.

Su queste richieste viene trovato un sostanziale accordo tra SUNIA e IACPM, ma il problema che si pone è come organizzare questa forma di autogestione che escluda l'Istituto, perché altrimenti le quote a preventivo verranno ancora stabilite dallo stesso.

Altre assemblee, altri incontri con i responsabili di viale Romagna e con l'Amministrazione della centrale termica e alla fine la stesura di una bozza di accordo.

Gli inquilini, per quanto riguarda i servizi, non verranno più amministrati dallo IACPM, ma li gestiranno in proprio tramite l'attuale Amministrazione condominiale che accetta l'incarico.

Questo vuol dire in sostanza a conquista di tutti quegli

obiettivi politici ed economici contenuti nel nostro documento.

Non è ancora il momento degli abbracci, delle pacche sulle spalle e dell'esultanza, anche perché manca ancora la raccolta, che si sta effettuando, delle firme sulla richiesta di autogestione, ma che sicuramente supererà il 60% previsto dalla legge vista la volontà e la maturità dimostrata dagli inquilini e manca soprattutto la definizione particolareggiata tra SUNIA e IACPM dell'ipotesi d'accordo. Altro lavoro ci attende quindi, ma l'importante è aver stabilito un accordo di massima e importanti principi non ultimo l'abbattimento per questi inquilini di una cirfra in percentuale della quota B (amministrazione).

Quali conclusioni trarre da questa storia? Probabilmente molte e tutte molto importanti, ma mi limiterò solo ad alcune.

All'indubbio vantaggio economico, va aggiunta la conquista politica implicita nel riconoscere ad ogni inquilino il diritto a partecipare, decidere e votare per servizi che paga e assieme ad altri gestisce.

Questa, a mio avviso, è la conquista che più qualifica questa vertenza, unita al fatto di poter scegliere da chi farsi amministare, versando all'Istituto solo la quota relativa all'affitto o al riscatto.

Credo, che ovunque sia possibile, questa sia la strada che come sindacato stiamo percorrendo e dobbiamo continuare a percorrere.

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milano 19 — pagina 4 gennaio 1984

Intervista al vicesindaco Elio Quercioli

La sinistra ha idee e piani per il futuro della"grande Milano"

Elio Quercioli, "cittadino" della Zona 19, cinquantasette anni, da ventitré in consiglio comunale. Sarebbe il "consigliere anziano" se non ci fosse la Ester Angiolini, democristiana. bianca di capelli, sempre graziosa e sorridente che di primavere ne ha passate settanta. Vicesindaco, con l'incarico di assessore al bilancio, compito ingrato perché di grande responsabiltà e di grande difficoltà e per di più oscuro, cioè di poco contatto con le masse e quindi di scarse gratificazioni e pubblicità personali. Ma nonostante questo handicap e la critica ingenerata di pochi rapporti con la città alle ultime elezioni politiche è stato eletto con più di trentaduemila preferenze risultando così tra i più votati tra i candidati di tutti i partiti.

Lo gratificano del riconoscimento di gran lavoratore e di scrupoloso studioso della materia di cui tratta per incarico comunale: finanza locale e bilancio. Lo accusano d'altra parte di pragmatismo (come se fosse un difetto per un amministratore badare molto ai fatti), a scapito persino della coerenza politica e culturale. Ribatte sostenendo che l'autocritica è un'arma essenziale per governare e che, se i fatti tradiscono le previsioni, bisogna anche saper cambiare strada. Come provocazione gli ricordiamo le battaglie del passato, quando con Vittorio K orach, Goffredo Andreini, Giorgio Morpurgo, guidava l'opposizione comunista a Palazzo Marino: quella ad esempio per l'applicazione della legge 167 per l'edilizia economica e popolare in Corso Garibaldi, la vecchia strada popolare artigiana e bottegaia del centro storico milanese, rapidamente avviata sul cammino della terziarizzazione.

"Abbiamo dato retta a quelli come te — risponde — e siamo caduti nella trappola della demagogia. Corso Garibaldi tra vecchio e nuovo, case che mantengono un certo allineamento e case che ne hanno rispettato un altro, adesso è un gran pasticcio".

Avresti costruito qualche grattadielo allora?

"Sì e con gli oneri di urbanizzazione avrei investito in periferia, che potrebbe diventare molto più bella del centro di Milano. Pensa a Quarto Oggiaro, quando verrà sistemata Villa Scheibler o quando verrà completato con il passante ferroviario il piano dei trasporti, pensa al QT8...".

Sì, ma lì c'è gente che ha paura a camminare anche di giorno. t un deserto.

"Un errore è stato quello di pensare questi quartieri periferici soltanto per la residenza. Se ci fossero uffici o fabbriche ci

Il governo dell'area metropolitana - Nuove leggi entro il 1985 - "Non ci si accusi di chiedere soldi a danno del Sud"

naie, fino alle elezioni dell'85. Ha rafforzato una alleanza e con essa i nostri impegni".

Con quante possibilità che tutto si concretizzi?

"E infatti siamo trionfalisti. C'è sempre troppa distanza tra decisioni e realizzazioni".

Per colpa di chi? Per colpa della politica, oppure della macchina amministrativa che non funziona, per colpa della crisi?

"Intanto non ci aiuta chi agita la bandiera della omogeneizzazione, non solo per trasferire il pentapartito qui ma anche per sostenere che l'attività degli enti locali deve riflettere le decisioni del governo. A costui rispondo che i Comuni devono rispettare le leggi votate dal Parlamento e basta. Altrimenti dove va a finire l'autonomia degli enti locali sancita dalla Costituzione?"

Una città mobilissima

Per il resto sul Comune di Milano come su tutti i comuni d'Italia incombe la solita incertezza di disponibilità economiche, perché non c'è ancora una legge che indichi quanto spetta agli enti locali per 1'84.

El canton del barbee L'osteria

Ciao! Allora hai sentito? Reagan ha deciso...

De tornà a dass al cinema?

No. Di restare ancora quattro anni alla Casa Bianca.

Se ved che gh'è del vin bon.

Mmm... Veramente non sò se ci sia del vino.

Come?! Che osteria la sarev se la gh'avess minga de vin?!

Ma di quale osteria stai parlando?

De quella indove te dit che el Reagan el voeur restagh anmò per quattr'ann. lo veramente ho detto che vuol restare alla Casa Bianca.

Appunto. La Cà Bianca l'era minga quell'osteria che gh'era sul Navilij appenna prima de rivà al Ronchett?

Ma io non parlavo di quella. Parlavo della Casa Bianca che c'è a Washington, in America.

sarebbero anche altri negozi, ci sarebbero bar, ci sarebbero sempre persone in giro".

Chi disegna il futuro?

Ma non ne diamo la colpa a te. In fondo c'è anche lì, dal dopoguerra, il segno di una cultura razionalista che faceva urbanistica per zoning: la città insomma divisa per funzioni. di qua l'industria, qui la residenza e via così. Solo che le cose sono andate avanti allo stesso modo, quando erano già in molti a condividere l'osservazione tua di oggi. C'è una critica storica, quasi "secolare" ormai, ai ceti dirigenti milanesi: quella di pensare sempre un po' troppo in piccolo e un po' troppo per il presente. Chi disegna il futuro? La vicenda urbanistica milanese se la si legge oltre il determinante parametro della speculazione e dell'abuso edilizio lo conferma. In fondo l'ultimo a pensare in grande è stato alla fine dell'Ottocento. l'ingegner Beruto. Ed infatti il suo piano regolatore è stato subito ritoccato e snaturato. "Non accetto per noi questi giudizi. Con il passante ferroviario — risponde Quercioli — con i treni che attraverseranno in sotteranea la città da una parte all'altra, con le tre linee metropolitane, con il piano energetico, con gli interventi di edilizia popolare, abbiamo pensato al futuro. Ma ci dovrebbero pensare anche altri perché ormai tutto si progetta e si realizza nell'ambito di un'area metropolitana che occupa un terzo della Lombardia e qualche fetta del

Piemonte e dell'Emilia. Il nuovo aeroporto alla Malpensa o il traforo dello Spluga non possiamo realizzarli noi. Ci deve pensare lo Stato. E sono opere essenziali. Non ci si può accusare di chiedere soldi per il Nord avanzato e di penalizzare ancora il Sud. Questo è falso meridionalismo. Se metti in crisi le aree più avanzate, fai saltare la bilancia commerciale e le nostre possibilità di accumulazione. Di conseguenza dove troveresti i quattrini da investire nel Meridione?".

Torniamo a Milano. Nell'accordo programmatico messo a punto pochi giorni fa si dice di progetti per l'area dell'Alfa Romeo al Portello (dove dovrebbero sorgere servizi, dagli alberghi al centro congressi, per la Fiera) per altre zone della città, di decentramento. di sanità, di donne, di giovani... La gente si chiede se fosse proprio necessaria questa verifica di giunta, con polemiche, minacce di crisi, agitarsi del pentapartito. per un elenco di questioni note. Si chiede se non sia stata la solita manfrina, tra messaggi nascosti (dei socialisti ad esempio alla DC: un contentino al posto di una impossibile omogeneizzazione giunta-governo).

"Rispondo prima di tutto che non c'è stata, proprio in queste settimane di confronto, paralisi della attività amministrativa e che sono state approvate scelte importanti come il piano energetico e duecento miliardi di mutui. Secondo: la verifica ha chiarito e confermato gli obiettivi dell'amministrazione comu-

E a proposito di macchina amminstrativa, c'è l'impossibilità, spiega ancora Quercioli, di governare quando i poteri si fermano alla cinta daziaria e i problemi vanno molto più in là. Si torna a parlare di governo dell'area metropolitana, di un'area che con Milano raccolga tutti i comuni contermini, un governo. sostiene almeno per alcuni settori (come i trasporti e l'urbanistica), a capo di varie municipalità decentrate. Un governo metropolitano che possa almeno in parteautofinanziarsi. Autonomia impositiva, si dice: non nuove tasse, asseriva Quercioli, ma passaggio al Comune di tasse esistenti, come quella sulla casa.

'Alle elezioni del 1985 si dovrebbe arrivare con queste leggi, con questa riforma avviata. Sono leggi che non costano, che ci faranno risparmiare. t una questione di volontà politica e aspettiamo alla prova il governo".

Governo metropolitano è già una parte della Milano del futuro.

L'altra parte come la vede il vicesindaco?

Terziarizzata e culturalizzata, tra grande Malpensa, Fiera, Borsa Merci e Palazzo Reale rimesso in sesto come museo. nuovo Piccolo Teatro, nuovo Dal Verme per la musica. Grande Brera. Triennale (che il governo continua a dimenticare con singolare incoerenza: da una parte il ministro De M ichelis sostiene in un congresso internazionale che l'Italia deve esportare design. dall'altra si lascia agonizzare senza soldi quello che potrebbe diventare il più importante centro di storia e di ricerca sul design, sulle tecnologie, sulla produzione). Soprattutto sarà Milano una città mobilissima tra passante ferroviario, metropolitane, circolare automobilistica in sede tutta protetta, centro di un'area vastissima d'urbanizzazione fittissima. tra Bergamo, Brescia, Como, Varese, Novara, Piacenza. Città forse mostruosa, ma non nel senso di orrenda, per le dimensioni e la complessità dei problemi. Chi saprà governarla? Quercioli comincia con le autocritiche: "Prigionieri di schemi, ritardo di elaborazioni culturali...". Conclude con una battuta, venata da meneghinismo: "Una cosa che a Milano non finirà mai di colpirmi è il profondo senso civico che la sua gente sa esprimere". Una ragione persuasiva di ottimismo. Certo qui, più che altrove, si fa l'Italia. Oltre i miti (rEuropa, il terziario, le tecnologie) si sperimentano i termini, tutt'altro che neutrali, del suo sviluppo ed insieme la capacità di pensare e di governare "alla z grande" delle forze di sinistra".

Oreste Pivetta

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La sarà domà ona brutta copia de quella de Milan.

No! Non è una copia!

Ha, no? E se l'è che l'è allora?

La residenza del presidente degli Stati Uniti. Te voeut dimm che el Reagan el sta de cà int on'osteria?

N000! ... E forse non ci è mai neanche stato in un'osteria. Adess hoo capii perché l'è semper inscì immusonii!

Immusonito lui?! Ma se spesso lo si vede sorridere o addirittura ridere!

Si, quand ch'el se mett la maschera, magara per fagh on poo de reclam al sò dentista, ma poeu...

Ma poi cosa?

Quand ch'el se cava via la maschera l'è assee che int ona guai isoletta in mezz al mar el vaga sù on governo che a lù el ghe pias minga, che subit el manda i sò soldaa a trall giò.

Ti riferisci a Grenada?

Ma podarev parlà anca del Libano, del Nicaragua...

Ma lui deve difendere gli interessi americani nel mondo.

Sarà. Ma a mi la me par l'istessa storia ch'el contava sù quell là che'el gh'aveva i barbisitt negher.

Echi era?

Quel che cont la scusa de difend i interess di todesch l'ha cominciaa cont el ciappass l'Austria, poeu el s'è ciappaa la Cecoslovacchia, poeu la Polonia e poeu el voreva ciappas tutt el mond.

Ma non vorrei paragonare Reagan a Hitler?!

No, no. Mi de paragon ne foo minga... Però anca l'Hitler l'andava minga a l'osteria.

Ma andava in birreria...

Che l'è minga l'istessa robba!

Beh ..., ma quasi...

E no, caro ti! Ona ciocca de bira la te resta in sul stomech. Voeuna de vin, invece, la mett tucc in alegria.

E con questo cosa vorresti dire?

Ch'el sarev ora che el Reagan l'andass ona guai volta a l'osteria a bev on biccer de vin e a fà ona cantada con i amis invece de sarass sù in cà soa a immusoniss cont el whisky o cont la Coca Cola.

E se anche lo facesse?

Beh, 'magara i robb podareven andà on poo mei per tucc, specialment se la bevuda e la cantada j e fasess insemma a l'Andropov. Ciao, te saludi! el barbee

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Il Mondo del Bambino

Una malattia chiamata adultismo

Entra in azione fin dalla nascita del bambino: ancora prima che egli attraversi quella sensazionale "fase della negazione" che, nel secondo anno di vita, porta alla luce tutto il potenziale contestatore dell'essere umano, quel potenziale che subito viene sottoposto "alla pressione inesorabile di una coalizione di domatori".

Secondo il Bernardi, i bisogni originari di ogni essere umano, a parte quelli della fame e del sonno, sono fondamentalmente tre: il bisogno di comunicare, il bisogno di sicurezza, il bisogno di muoversi. Egli passa allora in rassegna i metodi più comuni con i quali "l'equipe dirigenziale adulta" risponde a questi bisogni rispettivamente nei riguardi del lattante, del bambino e dell'adolescente. Ne risulta un quadro veramente significativo.

Bisogno di comunicare: il pianto del lattante dà fastidio, e pertanto si cerca di zittirlo con vari mezzi, dal tappo-ciucciotto alla somministrazione di sostanze, alle esortazioni, alle urla e sculacciate. Il chiacchierio del ragazzino o la sua mania di chiedere infastidiscono ugualmente, gli si dice pertanto di non interrompere i grandi, di parlare solo quando è interrogato, di non fare domande stupide.

L'adolescente che vuole "aprire il dialogo" o "portare avanti un discorso" dà fastidio più di tutti e lo si ammonisce che dialogo e discorso avranno senso solo quando lui avrà imparato che cos'è la vita.

Bisogno di sicurezza: se il bambino piccolo ha paura dei fantasmi, del buio, di restar solo in una stanza, gli si fa capire che è sciocchino, che non c'è niente di cui aver paura; si cerca di non dargli "vizi" tenendogli compagnia. Se il ragazzino ha paura dei genitori o degli insegnanti ci si guarda bene dal rinunciare alla propria autorità perché sa-

rebbe troppo.

Nel numero di gennaio della rivista "Linus", il prof. Marcello Bernardi, autore de "Il nuovo bambino" e de "Il problema inventato", esperto di puericultura e psicologia della famiglia, delinea (ma sarebbe più giusto dire "fa esplodere") una serata critica all'impostazione educativa che ancora oggi, malgrado i nuovi apporti scientifici, tutte le istituzioni gestite dagli adulti impongono ai bambini in tutto l'arco dell'età evolutiva.

Si tratta soprattutto di una critica rivolta ai pretesi "valori" sottostanti ai metodi adottati, valori con i quali, come dice David Cooper, per "tirar su" un figlio si "butta giù" un uomo.

L'articolo è intitolato "Autocritica" e si apre con una breve presentazione che l'Autore, cinquantenne, fa di se stesso e della propria genrazione cresciuta al tempo del fascismo. Contrappone quindi il mondo attuale degli adulti, affetto da quella che è stata chiamata la "sindrome di disumanizzazione", orientato a quanto pare verso la distruzione della stessa specie umana, ai "nemici di questo mondo" quelli che lo vogliono cambiare e che lo possono cambiare: i Nuovi Bambini, i nostri figli e nipoti. In questo contesto l'adulto è portato a difendersi. E per difendersi fa scattare la controffensiva chiamata "educazione" allo scopo di costringere l'evoluzione del bambino entro i limiti di un modello non pericoloso, prestabilito dall'adulto stesso. Secondo il Bernardi, sempre ma soprattutto oggi "la più gigantesca lotta di classe che sia mai stata combattuta è proprio questa: la lotta degli adulti contro i 'minori. compresi i neonati".

Perché i neonati?

Perché quel sistema di sopraffazione che gli adulti chiamano educazione, che ha lo scopo di insegnare al bambino a

Utenze telefoniche Attenti a que1197! Può costarvi caro!

dire di sì, piegarsi, obbedire ("qualche volta anche credere e combattere"), è pericoloso a perdersi. Se l'adolescente ha paura della vita, anziché rassenerare le sue prospettive, ci si mette d'impegno a dimostrare che la vita è dura e piena di responsabilità, richiede spirito di sacrificio e di autodisciplina, col risultato di farla apparire "indegna di essere vissuta".

Bisogno di muoversi: il neonato viene ancora oggi imprigionato in una gran quantità di pannolini, sprofondato in culle, in lettini con reti e sbarre, ingabbiato in recinti e box che ne circoscrivono le possibilità di movimento. Lo scolaretto viene incarcerato nella scuola, nel banco, ma anche in casa la sua libertà è alquanto vigilata e controllata. Nella adolescenza i sistemi di detenzione si affinano e si moltiplicano, la libertà del figlio fa ancor più paura.

"Sull'intera manovra educativa diffonde una luce gloriosa e tonificante la grande santa protettrice degli educatori: la Disciplina".

La disciplina è la strada maestra del condizionamento e della conservazione, quella che, in omaggio all'ideale di un presuto tipo di "uomo eterno", non esita a deformare irreparabilmente la vera essenza dell'uomo concreto, che aspira ad autorealizzarsi liberamente. L'adultismo. dice Bernardi, è la grande malattia del nostro tempo, con il suo seguito paralizzante di "virtù da operetta". di "valori da rigattiere". Di fronte a questo stato di cose, l'unica speranza risiede nei Nuovi bambini; essi rappresentano la forza di liberazione capace di cambiare il mondo. P perciò necessario lasciarli fare, e non soltanto lasciarli dire. Questa è la sfida che la nostra generazione deve accettare senza ritardi. se non vuole assistere al progressivo naufragio della vera umanità. Rita Gay

Perché la SIP non provvede ad avvertire quanto sia rischioso formare il numero per le chiamate urgenti?

Sul conto della S.I.P. se ne sono dette d'ogni sorta e le baggianate più recenti sono quelle sui presunti conteggi dovuti a temporali, terremoti, metropolitana, che farebbero scattare i contatori senza che il telefono venga usato.

Recentissima è la notizia di una lettera denuncia inviata alla S.I.P. e per conosenza al ministero delle poste da parte dell'avvocato Gustavo Ghidini, dirigente dell'Unione consumatori. tendente a dimostrare che il provvedimento di aumentare il deposito cauzionale sulle telefonate interurbane e in teleselezione è ingiustificato e costituisce un prelievo forzoso, mascherato.

Naturlamente la S.I.P. ha replicato che altro non si tratta se non dell'applicazione di norme in vigore da decenni e che la somma richiesta a nuovi utenti, a chi non aveva versato in misura equa a suo tempo, rientra negli schemi di aggiornamento dei depositi; sottolinea che c'è stato un forte sviluppo del traffico interurbano e a sua volta deve pagare gli importi delle chiamate extraurbane agli altri gestori delle telecomunicazioni.

Tra i servizi telefonici opzionali che la S.I.P. propone in avanti-elenco agli utenti di Milano e delle più importanti reti italiane c'è anche il "197", ovvero il numero... di soccorso per le telefonate urgenti.

Nella casella in cui è indicato questo servizio, a pagina 5 dell'elenco alfabetico A-L della rete di Milano, viene descritto il meccanismo dell'operazione, sul come essa automaticamente avviene e dell'onere che essa comporta: ma l'informazione è incompleta e sotto certi aspetti subdola.

Di fatto l'utente non viene avvertito che i tre scatti si pagano in ogni caso, sia che l'utente trovato "occupato" abbia il telefono guasto o il ricevitore staccato, sia che il guasto è di rete o di centrale, sia che l'utente sia rimasto bloccato da altro che in precedenza l'ha chiamato ed infine anche quanto l'utente è stato sospeso dalla stessa S.I.P. per morosità.

Sotto il profilo della comune logica un utente non dovrebbe essere moroso, ma recentemente si sono verificati casi che hanno fatto buon gioco per le casse della concessionaria nazionale mentre gli utenti hanno avuto chi il danno chi le beffe, chi entrambe le cose.

A Sesto S. Giovanni a seguito di una rapina in un ufficio postale sono scomparse delle mazzette di bollettini di versamento in conto corrente postale molti utenti si sono visti sospendere il servizio telefonico per "morosità" per il fatto che tra i bollettini scomparsi v'erano ovviamente anche quelli degli utenti della S.I.P. che avevano sacrosantemente pagato nei termini di scadenza.

A Pero un furgone postale è stato assalito da malviventi e tra i sacchi depredati v'era anche quello contenente bollettini di accreditamento della S.I.P.; le conseguenze furono le medesime degli utenti di Sesto S. Giovanni, cioè la sospensione del servizio per morosità.

Tutti i corrispondenti degli utenti "morosi forzati" che hanno fatto ricorso al "197" per sollecitare, avendo trovato il telefono a lungo occupato, si sono sentiti bugiardamente rispondere dall'automatismo che... "I sollecito è stato inoltrato sulla linea dell'utente desiderato".

Ci sarà senza dubbio più d'una persona che ci ha riprovato diverse volte; così un considerevole gettito in danaro è finito nelle casse della S.I.P. per un servizio non goduto.

Un tempo il servizio di sollecito per chiamate urgenti era svolto dal "110"; rispondeva una persona fisica non un robot se non altro, se non poteva soddifare una richiesta, magari mentiva per discrezione (o per

Chiamate urgenti (nell'ambito del distretto di Milano)

L'utente che desideri telefonare ad un altro abbonato e lo trovi «occupato», se ha urgenza di effettuare la comunicazione, può, dopo aver agganciato il microtelefono, chiamare il n. zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA

197 e subito dopo, su apposito invito e questa volta senza riagganciare, formare il numero telefonico desiderato.

Nella conversazione in corso sul numero «occupato» si inserirà, in questo modo, una segnalazione automatica di «telefonata urgente in zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA arrivo» e basterà quindi attendere qualche secondo per ricevere automaticamente il messaggio «il sollecito è statanoltrato sulla linea dell'utente desiderato» oppure «l'utente è libero, chiamare direttamente». Ogni servizio dà luogo ad un addebito pari a tre scatti.

ordine di servizio) dicendo che il telefono dell'utente desiderato era guasto anche in caso di morosità.

In questo modo se anche l'utente chiamante era costretto a mettersi il cuore in pace non rischiava, per il desiderio o la necessità di parlare col numero trovato sempre occupato, di rimetterci altro danaro inutilmente.

Con l'automatismo invece, con tanto di carillon nella pausa di attesa, dopo aver sentito che ... "Il sollecito è stato inoltrato ." c'è sempre qualcuno che ci riprova, due, tre, quattro volte, turlupinato di un certo numero di scatti dal beffardo, impassibile, moderno meccanismo che ripete la stessa nenia con intervallo musicale, incapace di dire: "L'utente desiderato è guasto". Anche se la discrezione di un

automatismo è propensa a tacere che l'utente è moroso. Non era forse dovere della S.I.P. avvertire gli utenti che il servito del "197" è un servizio rischioso e che il telefono può risultare occupato anche quando è guasto l'apparecchio, il cavo, gli organi di centrale o quando è sospeso dal servizio per morosità e che comunque anche senza dare risultato alcuno la gabella dei tre scatti si paga in ogni caso? Può anche trattarsi di dimenticanza, che però in tutti gli anni da quando il servizio esiste ha fruttato parecchi quattrini e che nessuno si è mai sognato di denunciare.

A. T.

Nel riquadro la spiegazione del "servizio" come appare sull'elenco telefonico.

/1111111111111111111111111Ä111111111111111111.1.1111111h Milano - P.zza Loreto (mezzanino MM) tel. 209191 I I W III scamone a fette L. 10.600 al Kg. E vitello arrosto L. 4.380 al Kg. III III bollito magro L. 4.200 al Kg. polpa brasato L. 8.200 al Kg. III fesone di vitello L. 9.480 al Kg. III III polpa-coscia L. 9.700 al Kg. arrosto magro L. 5.980 al Kg. III bistecca vitellone L. 10.100 al Kg. III ossi buchi L. 6.500 al Kg. III LA PRIMA i il nome della carne ill1111~~11111111111111111111111111111. TAGLI DI PRIMA QUALITÀ GRANDE SCELTA SERVIZIO SCELTO I prezzi del mese ■ E I 197
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19 — pagina 6 gennaio 1984
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I mestée de la Milan de semper

Mestée fin che vepar, mestée anca el bottegar

Un accenno ai mestieri di ripiego miserevoli a volte, ma onesti diArcano

Mestieri ce ne sono tanti, ovviamente, ma di tutti in assoluto non potrò parlarne, lo ripeto per quei lettori che hanno sin quì seguita la rubrica e sono certo che mi comprenderanno.

Non tralascerò di citare la sarta e il sarto. "el sart", silenziosi lavoratori che rimangono ancora sulla breccia a dispetto delle industrie di confezioni d'abbigliamento che si fanno sempre più agguerrite e lavorano sempre più con precisione sfornando modelli che, se non unici come quelli delle "boutiques" o dei più famosi "ateliers" dell'alta moda, sono giunti a livelli ottimali, anche se resistono i popolari abiti di grandi serie di supermercati e grandi magazzini.

Sono ancora in molti a servirsi della sarta e del sarto per le loro esigenze; sono ancora molte le signore che vanno si dalla sarta per capi di certa personalità, ma all'occorrenza vanno dal "sart" per farsi fare la giacca del "tajoeur" che egli esegue impeccabilmente. mascolinamente!

La sarta ha per aiutanti la "mezzana". la "mezzanella" e la "piscinina"; il sarto ha "l'aiu-

tant" e "el novizi", l'apprendista sarto.

Il mestiere dura ancora, come dicevo, anche se la concorrenza industriale si fa nel settore sempre più pressante; (artigianale mano degli artefici dell'ago ha ancora da dire per la soddisfazione dei suoi eletti, uomini o donne che siano.

"La piscinina", novizia o apprendista come la si vuole definire, è termine usato anche nel settore della modisteria, nei laboratori dove si creano cappelli per signora e impropriamente anche in altri settori quali i parrucchieri per signora, laboratori di bisgiotteria, maglieria, carniceria ed altri ancora.

Alla "piscinina" è stata dedicata una canzone, notissima ai milanesi non più giovani che la rappresenta con un grosso scatolone avviata al recapito di un capo alla cliente: "O bèla piscinina che passi ogni mattina, sgambettando allegra tra la gente, canticchiando sempre allegramente..."

Parimenti il grande illustratore Boccasile aveva dedicato

Dialettologia milanese (4) Qualche limpido esempio sull'uso delle preposizioni

L'impossibilità d'infrangere le regole della logica nella distinzione tra maschile e femminile; basta un briciolo di attenzione ed un piccolo sforzo di volontà

Portando a termine il discorso su "gli" articolo, in corpo di vocabolo o finale d'esso, per ciò che riguarda quei vocaboli che maggiormente potrebbero indurre ad errore notiamo ad esempio: navilij, naviglio, botteija bottijon (oggi molti li enunciano con la consonante "elle", bottilija o bottilijon) per bottiglia e bottiglione; cavija e cavilj; caviglia e caviglie; consèij consilij per consiglio; ecc.

Avverto che, mentre i vocaboli maschili rimangono graficamente e foneticamente identici sia al singolare sia al plurale, quelli femminili mutano quasi sempre con la eliminazione della vocale finale nel plurale, come per gli altri casi in cui "gli" non c'entra affatto.

Un caso tipico a chiarimento dell'importanza distintiva di "ij" viene dalla raffigurazione del vocabolo "voeuija", voglia molto simile a "voeuja", vuota; foneticamente identici i due vocaboli si distinguono nello scritto oltre che nella logica del discorso.

Il caso di "aij" è una delle eccezioni, cosa che avviene anche nella lingua italiana; oltre a identificare l'aglio, il noto ortaggio, sia al singolare sia al plurale identifica anche la preposizione articolata maschile plurare agli.

L'uso delle preposizioni articolate è spesso motivo di confusione; io per primo e per lungo tempo ho errato nell'uso di alcune d'esse, prima che mi venissero a mano le annotazioni dell'anonimo milanese.

"Delle" è usata da molti dialettologhi milanesi semplicemente come "di" preposizione semplice; lo stesso grossolano errore si configura nelle altre preposizioni e frequentemente

alla "piscinina" una copertina di una famosa rivista di moda edita prima dell'ultimo conflitto mondiale: "Grandi firme".

Nel corso di questa rassegna sui mestieri ho già accennato ad alcuno che ho menzionato di ripiego; ebbene ve ne cito altri, miserevoli, insicuri economicamente, ma onesti; talaltri invece decisamente... sconfinanti sino a calpestare il codice penale.

"EI tollin de l'oli" "iene definito colui che armato di una pertica su cui è fissato un pennello e di un secchiello, o lattina con manico, gira di strada in strada chiedendo ai titolari dei vari negozi se vogliono, dietro un piccolo compenso, lubrificare le guide delle saracinesche, le milanesissime "cler" (anche se la progenie di questo vocabolo è francese); nel secchiello o lattina ovviamente è contenuto olio bruciato di cui "el tollin de si rifornisce presso le autoofficine gratuitamente.

"El netta-veder". pulitore di vetri, con scaletta. secchio, strofinacci e "bianch de Spagna" gira anch'egli da strada a strada chiedendo ai negozianti se vogliono la pulitura veloce di ingressi e vetrine; a volte stipula un contratto a scadenze fisse forfetizzando il compenso in base alle prestazioni.

11 posteggiatore di macchine improvvisato (oggi un mestiere non autorizzato viene definito abusivo) con berretto a visiera ha sostituito il predecessore che custodiva biciclette e fa questo mestiere senza garanzia alcuna per l'automobilista.

(sempre durante il periodo bellico) ne immise in circolazione discreti quantitativi e l'unica volta che rischiò di farsi "pizzicare" fu per causa d'una banconota di "Am-Lire" di grosso taglio non falsificata da lui.

Il suo vero mestiere era quello dell'incisore, ma aveva un cospicuo bagaglio di erudizioni in materia di carta e di tipografia; da quando è emigrato fa il pittore. Forse ... di falsi!

"Bottegar", bottegai. coloro che gestiscono un negozio; la voce è generica sia che si produca ciò che si vende sia che si venda soltanto ciò che da altri è prodotto; è pure considerata la voce "negoziant", ma limitamente a chi negozia. cioè vende, senza possibilità di confonderla con la precedente; l'alternativa rimane la voce "mercant" oggi disusata.

Nella scorsa dei mestieri ho già fatta qualche citazione, quindi nel proporre una panoramica "dej bottegh o negozzi" potrebbe verificarsi qualche ripetizione, della qual cosa mi scuso con i lettori; una cosa è certa: è mestiere anche stare dietro un banco di vendita a servire i clienti, oppure ... lavorare direttamente sul cliente!

scule, segaossa e macinacaffè. “Barbée", barbiere; oggi sono calati numericamente coloro che vanno dal barbiere per farsi radere la barba; il barbiere è notorio che cura anche il taglio dei capelli e molti lo chiamano parrucchiere; ma nel vecchio milanese "perrucchée" si riferiva a colui che lavorava parrucche all'acconciatore di pettinature femminili.

Questo è uno dei casi in cui, in bottega, si lavora sul cliente; per dispregio veniva usata la voce "taijapioeucc". tagliapidocchi: modernamente ci si riferisce a "perucchée de omm" o "perucchée de donna"; il primo è aiutato a volte dal "lavorant", il secondo dalla "pettenadora" che a volte è anche "manicure". Le

voci moderne di "fonista" e "cabinista" hanno arricchito il vocabolario del parrucchiere per signora.

"Bustera", bustaia; negoziolaboratorio dove si confezionano busti su misura, per la maggior parte dei casi per clientela femminile. fasce elastiche e reggiseni. Non di rado la "bustera" esegue lavori su commissione per "rortopedegh". l'ortopedico. Naturalmente vende calze. giarrettiere, reggiseni ed altri articoli di corsetteria, costumi da bagno e biancheria intima. "Calzoleria"; del calzolaio ne ho parlato diffusamente con ampi accenni anche su voci affini nelle prime puntate, (bagatt. sciavatt in, zoccorée). (Continua)

LABORATORIO di ANALISI MEDICHE

anche negli articoli.

Le indicazioni "meditate" dell'anonimo cultore del dialetto milanese sono le seguenti: per le preposizioni semplici vale lo stesso discorso per l'italiano con l'eccezione fonetica per "su" che suona con la vocale "u" francese e per "con" che si usa scritto "cont" se precede una parola iniziante per vocale.

Per le preposizioni articolate invece occorre una certa attenzione e impegnarsi alla identificazione del maschile e del femminile; esempio: ai, coi, dai, dei sui, sono preposizioni maschili e si scrivono allo stesso modo dell'italiano. L'eccezione si nota quando i plurali sono "aij", agli; "coij", cogli; "daij", dagli; "dee, degli; "suij", sugli.

Le stesse preposizioni al femminile sono: "aj", alle; "coj", colle; "cont", con le; "da la", dalla; "daj", dalle; “dej", delle; “sur, sulle. Nota: si noti la forma staccata di da-la e cont-j per dalle e colle.

Per comodità di dizione e molto spesso per ragioni tecniche (metrica) il femminile della prepoasizione articolata "delle" viene pronunciato "dj" come ad esempio nella frase: "Hin discors dj donnett", (sono discorsi delle donnette), ciò nulla toglie alla regola visiva che si può applicare anche per il caso di preposizione articolata plurale maschile, "dei", per le ragioni già menzionate, come nella frase: "La par la fanfara di soldaa". (Sembra la fanfara dei soldati). Esiste cioè in ogni caso la differenza tra maschile e femminile sotto il profilo grafico, mentre non si nota foneticamente, quindi ai fini del solo caso fonetico "di" è preposizione, per così dire, anfibia. (4 - continua)

A proposito dei posteggi di biciclette vale la pena di ricordare episodi che si sono ripetuti in disparate occasioni; alla Fiera di Milano, al velodromo Vigorelli e all'Arena (dove Milan e Ambrosiana-Inter giocavano a pallone) furono in molti a rimetterci la bicicletta.

Uomini con tanto di bracciale recante la scritta "custode", medagliere numerato e fior di rastrelliera ritiravano le biciclette dei clienti premurandosi sempre di tenere separati trabiccoli arrugginiti da cicli nuovi fiammanti o in perfetto stato; ad un certo momento arrivava un camioncino o un motocarro che caricava quante più biciclette era possibile (con precedenza per le migliori) e si dileguava assieme ai custodi.

Mestiere? Sì! Brutto mestiere quello del ladro, che però dà spazio a quello del poliziotto. dell'avvocato, del pretore o del giudice, del cancelliere, della guardia carceraria se viene pizzicato ed a quello altrettanto poco edificante del ricettatore quando il ladro riesce a farla franca.

Prego i lettori di non accusarmi di derogare dalla rubrica per infilarmi in un ginepraio; c'è gente che ha vissuta una vita facendo per mestiere il falsario, il contrabbandiere o l'organizzatore di bische; non vado più in là citando i criminali, ma concedetemi la soddisfazione di parlarvi di uno dei falsari più singolari, uno che lo ... faceva per mestiere.

Ancora ragazzo iniziò con la contraffazione dei bolli di circolazione per le biciclette; con l'inizio della guerra e sino al 1947, anno in cui ne venne abolito l'uso, falsificò migliaia di carte annonarie con particolare predilezione per quelle dei tabacchi e dei generi più richiesti alla "borsa nera"; durante il periodo in cui Milano ed altre città italiane furono invase da assegni

"Antiquari", antiquario, che nel vecchio parlare milanese era detto anche "andegari" voce derivata da "andeghera", anticaglia; commerciante di mobili antichi e di arredi, suppellettili di pregio, pendole e monili e molte altre cose; il suo concorrente in chiave minore è "el pattée", il rigattiere, che però ha un più copioso campionario di mercanzia, anche se di più umile provenienza e vende persino abiti e cappelli usati.

"Armiroeu", armaiolo; oltre alla vendita provvede anche alla manutenzione e riparazione delle armi ed è abile anche nella preparazione di cartucce per fucili da caccia; quasi sempre la licenza si estende anche ad articoli attinenti la pesca e relativi accessori. Commercia anche armi da collezione.

"Arredador", arredatore; voce nuova di questo ultimo cinquantennio. C"è l'arredatore di negozi, bar. ristoranti, self-service, discoteche e, naturalmente, di abitazioni. L'arredatore non sempre è un titolato; molta gente si rivolge ancora a "rarchitett" ritenendolo più qualificato in merito.

Nel settore oggi operano in molti e ci sono specialisti per alberghi, comunità, scuole, uffici, ospedali, ambulatori medici e dentistici; ci sono gli specializzati in terrazze e giardini e quelli per arredi sacri.

"Autoaccessori"; moderna voce che dice da se che in questi negozi si vendono anche ricambi, articoli per la pulizia e lucidatura delle automobili, oli ed altro. Una volta, quando di automobili ne circolavano meno c'era "el ricambista" il quale vendeva quasi esclusivamente parti di ricambio. "Bisgiotteria", bigiotteria, bottega caratteristica dove si vendono spille, orecchini, bracciali, collane, anelli, perle sciolte, giade, chincaglieria, articoli regalo, ecc. "Balansinée", bilancialo; ne ho parlato, ma nel caso del negozio c'è da dire che il commerciante vende anche tritacarne, affettatrici, bilici, stadere, ba-

via delle Ande 5 tel. 3086091

convenzionato SA UB

Il Laboratorio per i prelievi ha il seguente orario: dal lunedì al sabato ore 8 - 9,30 si eseguono prelievi anche a domicilio

ABBONAMENTO GRATIS per un anno a Milano 19 e sconto del 15% a chi acquisterà tramite il nostro giornale la serie completa delle opere di Arcano poeta dialettale milanese I titoli disponibili sono: "Frattaij in milcmes", "El gir del fumm", "Cont e coo int i nivol", "Coriandoli e stelle filanti" (unica opera in italiano) tutte al prezzo di copertina di L. 5.000 per titolo; "La rossumada" a L. 6.500; "Indovina indovinell" a L. 7.500; "Barzellette in milanese"a L. 8.500; "Motti e detti milanesi" (nuova edizione ampliata),'Vecchi mestieri milanesi, "In ponta de cortell (Pensar d'on omm de strada)"a L. 10.000 per titolo. Chi acquisterà due serie complete delle opere sopra elencate avrà in omaggio un terzo abbonamento annuo a "Milano 19" che potrà destinare ad un amico.

gennaio 1984 pagina 7 — mllano 19

Accade già da qualche anno

Perché nella nostra zona si chiudono tante scuole?

L'invecchiamento della popolazione è la causa della diminuzione della domanda Il problema del riutilizzo delle strutture

Da qualche anno ormai la situazione delle scuole della Zona 19 si è fatta precaria, infatti vi è stato un forte calo di popolazione scolastica con conseguente chiusura di sezioni se non di scuole intere. Tutto ciò ha fatto sì che si creasse una situazione di allarme, un senso di precarietà e di disagio che coinvolge in prima persona genitori e docenti. Sul "campo" sono schierati da una parte l'utenza, il cittadino fruitore dei servizi e dall'altra rAmministrazione Comunale e, per essa, la Commissione Educazione del C.D.Z. 19quale organo amministrativo decentrato. Si sono avute proteste, dibattiti, interventi, ricorsi al Tar, che non hanno fatto che inasprire i rapporti già tesi fra le due forze contendenti. Ora sarebbe forse il caso di fare il punto della situazione chiedendo motivazioni, e cifre esatte che sono all'origine dei provvedimenti di chiusura. A tale scopo ci siamo rivolti alla Coordinatrice signora Finazzi la quale non ha avuto difficoltà a fornirmi la situazione, così come appare dai dati forniti dall'Anagrafe del Comune aggiornati a fine ottobre '82, contenenti la futura evoluzione (o involuzione?) della popolazione scolastica delle scuole della zona fino all'anno scolastico 88/89, che qui riportiamo.

Appare evidente da questi dati un pauroso calo delle iscrizioni previste che corrisponde al calo demografico di cui secondo un recente studio fatto sul Gallaratese, sembra che deteniamo il primato cittadino.

Quali i motivi, più strettamente legati alla realtà del nostro territorio?

Mentre per S. Siro, dove ci sono molte case in affitto, la situazione è più mobile a livello di ricambio degli insediamenti. per QT 8, Gallaratese e S. I.eonardo, dove vi sono case IACP, molte delle quali a riscatto, la situazione è quasi immobile. con una popolazione "ferma" che va dai 40 ai 60 anni che difficilmente attacca nuovi nastri rosa/azzurri sui portoni, piuttosto. alcuni nonni, tengono presso di sé nipotini i cui genitori hanno casa nell'hinterland e lavorano in quartiere.

Ma se la popolazione è immobile e non procrea più. vuol dire che invecchia e che evidenzia altri bisogni sociali non più strettamente legati alla scolarità di figli che vanno facendosi sempre più grandi.

Da quì nasce l'opportunità di un recupero delle strutture pubbliche che, nate come scuole ed ormai semi vuote, possono essere riadattate e rese agibili per altre funzioni sociali.

Alcuni esempi: la Materna di P.le Segesta, ora Centro Socio Sanitario per Anziani con Servizio Domiciliare; ex Materna di via Betti 39 che oggi ospita il SIME di zona 19 ed il C.P.S.; ex Materna di via Uruguay, oggi Centro Territoriale Riabilitativo per handicappati adulti; ex Materna di via Ojetti 6 che ospita il Servizio Domiciliare Anziani e presto l'USSL ed il Distretto Sanitario; ed infine l'ex Elementare di via Uruguay che ospita rlstituto professionale Alberghiero.

Ad avallare maggiormente la legalità di tali trasformazioni, ricordiamo la recente sentenza del Consiglio di Stato, al quale l'Amministrazione Comunale aveva ricorso contro la sentenza del TAR, riguardante le scuole di S.M. Nascente e di Oderzo, che ribadisce che quando una struttura pubblica non è più funzionale per l'uso per cui è nata, può essere utilizzata dalla Amministrazione per altri scopi sociali, essendo questi l'Ente più adatto a valutare la situazione ed a farne seguire una programmazione a lunga scadenza.

Sulla spina dorsale del Gallaratese

primavera l'avvio al centro commerciale

Tutte queste sono valide ragioni, ma si teme che dividere il numero dei bambini iscritti per 25 e poi decidere eventuali chiusure parziali o totali, abbia in sé soltanto un arido computo matematico che mal si addice alla materia trattata ed all'oggetto di tanto provvedimento, quando, in questo caso, si parla di scuola e di bambini. E qui la Sig. Finazzi ci invita a prendere in considerazione lo stile della gestione e degli interventi della Commissione Educazione nel loro insieme, che dimostrano una volonotà di impegno nel senso di una scuola di qualità. Ultime nel tempo, sono le ini-

ziative riguardanti il coinvolgimento dei docenti delle scuole, dalla materna alle medie, in un corso di aggiornamento proposto dal Cie, sulla programmazione curricolare e la nascita di una I.udoteca in alcuni locali della scuola Materna di via Stratico, come nuovo servizio al bambino ed alle scuole, che si inaugurerà il 28 gennaio '84.

Inoltre le motivazioni che guidano la distribuzione dei fondi al diritto allo studio sono legati strettamente alla qualità della programmazione e stanno a dimostrare rattenzione posta ai contenuti.

L'altra settimana il Consiglio comunale ha approvato le delibere con le quali si dà il via alla costruzione del Centro commerciale, di uffici privati, del parcheggio, in connessione con il Centro civico già in fase di realizzazione sulla spina centrale del Gallaratese. Centro commerciale, uffici e parcheggio sono sostanzialmente coerenti con il piano particolareggiato, elaborato a suo tempo da un gruppo di tecnici in stretta collaborazione con il consiglio di zona 19 e con il comitato di quartiere. Essi dovrebbero, insieme al Centro civico, dare una spinta importante per rompere l'isolamento da "quartieri dormitorio" in cui

L'istituto per il turismo protesta per il freddo

Mi hanno detto: "Scrivilo su Milano 19: nella nostra zona si apre una Ludoteca". Ed eccomi qui a comunicarvelo con grande gioia, perché un posto così ci voleva proprio e il parlarne mi fa gola. Ma che cos'è una udoteca? Se vogliamo fare i difficili, risaliamo all'etimologia latina e scopriamo che l_udus = Gioco, allora la Ludoteca, come la Biblioteca, sarà un posto dove si prestano i giocattoli. Un posto così non lo abbiamo sognato un po' tutti da bambini, quasi un "distaccamento" del Paese dei Balocchi di buona memoria collod ia na? Ed ecco che si apre nella nostra zona, per i nostri bambini: occupiamocene.

Le ludotecarie mi forniscono spiegazioni: "La Ludoteca è un centro di prestito del giocattolo, un servizio per lo sviluppo del diritto al gioco del bambino, un momento di scelta in libertà, senza condizionamenti da parte dell'adulto.

La Ludoteca si articola attraverso le proposte di Prestito, Spazio Gioco, Spazio libro. Laboratori.

Prendere in prestito sarà l'inizio per capire l'importanza del "bene sociale" e del perché non si deve distruggere ciò che è di tutti. Il prestito funzionerà sia per il singolo bambino sia per gruppi di bambini come, ad esempio, le scuole.

Lo Spazio Gioco offrirà al bambino un momento di vita in cui i bisogni di comunicazione, socializzazione, movimento, fantasia e far da sé trovino possibilità di esplicazione.

Lo Spazio Libro nella Ludoteca risponde alla necessità di facilitare l'incontro del bambino con il libro ancor prima che egli sia in grado di leggere la parola scritta. Le proposte di questo settore aiuteranno il bambino nella scoperta di tutto ciò che è o diventa comunicazione. All'interno di questo settore si trova il laboratorio permanente del libro dove il bambino potrà costruire il "suo" libro.

I Laboratori poi avranno lo scopo di stimolare rinteresse del bambino non solo per il prodot-

to finito ma per tutti quei processi che concorrono alla realizzazione dello stesso; il bambino sarà prima di tutto produttore. poi utente".

La realizzazione di questo servizio sociale è veramente nuova ed interessante ma chi potrà in pratica fruirne e come?

"Ai bambini, naturalmente, singolarmente o in gruppo con le loro scuole, infatti la Ludoteca della Zona 19 avrà come utenza privilegiata la scuola, perché è nata proprio sulla richiesta delle scuole materne della zona le quali già dall'anno scorso avevano deciso di destinare una parte del contributo per il diritto allo studio ad un progetto di esperienza che fosse comune a tutti; questo progetto prevedeva una cineteca, ed è per questo che la Ludoteca avrà al suo interno una particolare attenzione allo studio dell'immagine".

Bene, in un posto così non si può non andare a ficcare il naso almeno una volta anche noi adulti, magari con la scusa di accompagnarci nostro figlio e comunque un'occasione magnifica ce la offrono subito con la Mostra che inaugurerà la Ludoteca il 29 gennaio alle ore 10.30 e che si intitola: "Come giocavamo, come giochiamo come giocheremo... in Ludoteca". Una mostra tutta da vedere e da godere e, che resterà aperta, in via Stratico. 3 tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 14 alle ore 17.30 e chiuderà il 14 febbraio; per tutti che hanno voglia di giocare ...!

L. Pepe Diaz

Protesta collettiva al terzo istituto per il Turismo di piazza Stuparich. Tutte le componenti della scuola — insegnanti, studenti e genitori — hanno partecipato a un'assemblea nel corso della quale hanno denunciato la grave situazione in cui, da tempo, versa l'istituto. La sede, infatti — un vecchio edificio che un tempo ospitava lo stabilimento della Ramazzotti — appare ormai del tutto inadeguato alle esigenze d'una scuola frequentata da 1.400 allievi. Da quando — una decina d'anni fa — la Provincia ha affittato i locali dall'azienda produttrice dell'amaro che «fa sempre bene», nessun lavoro di manutenzione è stato eseguito. Risultato: gli infissi non tengono più, al punto che rinquinamento acustico — il traffico in piazza Stuparich è intensissimo — impedisce di fare lezione, e ora, con l'arrivo dell'inverno, il freddo impera sovrano. «In alcune classi — fanno notare gli insegnanti — la temperatura è di 13 gradi». Né, in questo quadro di disastrata normalità, mancano i veri e propri incidenti. Giorni fa una vetrata è precipitata in strada a rischio di ferire qualche passante.

«Abbiamo interpellato il Provveditorato — dice un'insegnante — e tutto quello che ci hanno saputo suggerire è di richiedere un'ispezione dell'ufficio d'Igiene». La quale, con ogni probabilità, porterebbe a una chiusura della scuola a tempo indeterminato. Davvero una situazione poco felice.

oggi è costretta la vita di decine di migliaia di persone. Dotare quest'area, abitata da molti anni ormai e tutt'ora priva di infrastrutture che ne facciano davvero "un pezzo di città", di un centro nel quale siano organizzate varie funzioni al servizio dei cittadini, dei lavoratori e degli operatori che abbiano qui il loro impiego, significa dare un colpo di acceleratore al miglioramento della qualità dell'abitare e del vivere in zona. Una zona, va ricordato, servita dalla metropolitana e in grado, quindi, di garantire mobilità non solo per il tragitto casalavoro ai propri abitanti ma anche per nuove attività.

Il Centro commerciale sarà realizzato dalla SpA "Bonola" — una società mista all'interno della quale ci sono operatori privati e cooperative — secondo le indicazioni generali del piano particolareggiato, con alcune modifiche introdotte per rendere più flessibile (anche nel tempo) l'attuazione dei programmi, più economica l'edificazione e meglio chiariti i collegamenti viabilistici.

A operazione conclusa, il Gallaratese avrà un Centro commerciale di 16 mila metri quadri di superficie calpesta bile e di 24 mila metri quadri per attività para-commerciali, uffici

pubblici e privati, attività albdghiera, attrezzature d'uso collettivo; a questi vanno aggiunti quasi 19 mila metri quadri per uffici privati (che saranno costruiti da un'altra società) e 30 mila metri quadri per parcheggio, da realizzare sotto l'edificato.

Nella zona commerciale funzioneranno un supermercato alimentare, negozi di vario genere (dalla farmacia alla boutique), negozi di media dimensione (mini-centri specializzati), un ristorante, bar, gelaterie, forse anche un cinema, l'ufficio postale, la banca. Compenetrati con le attività commerciali, saranno gli uffici privati che si vuole attirino qui attività che ora i cittadini devono cercare fuori zona (si pensi, solo, a servizi come quelli delle assicurazioni o attività professionali come il dentista).

A quando l'apertura dei cantieri? Se tutto va al meglio, entro la metà dell'anno dovrebbe essere concluso l'iter obbligatorio perché le delibere diventino esecutive e i privati e le coop abbiano a disposizione l'area. di proprietà comunale, sulla quale costruiranno in diritto di superficie.

Nella foto: rarea dove sorgerà il centro commerciale

Il nostro giornale organizza una serata al Piccolo Teatro in occasione della rappresentazione "Lorenzo e il suo avvocato" dello scrittore milanese Carlo Bertolazzi protagonista Tino Carraro. Per l'occasione il prezzo del

biglietto sarà di L. 10.000 (anziché L. 16.000) posto unico. Le prenotazioni si ricevono presso la redazione di Milano 19 il mercoledì sera dalle ore 21 alle 23 oppure telefonando a Fantuzzi n° 3084168.

Popolazione scolastica elementare prevista per gli anni: Scuola element 83/84 84/85 85/86 86/87 87/88 88/89 Ande Betti Borsa (') Brocchi Cilea Dolci Ippodromo (') Monte Baldo Oderzo Paravia Quarenghi S.M. Nascente Silla Visconti (') Viscontini (*) 196 169 141 128 265 217 138 115 358 303 231 181 212 174 140 126 405 346 287 261 688 643 581 538 86 78 74 65 146 154 134 133 154 151 135 133 666 622 608 590 219 176 134 114 144 133 115 101 89 84 77 71 304 236 169 115 217 211 193 180 113 107 104 98 141 107 117 112 213 134 488 456 60 56 128 129 132 130 562 530 84 63 96 91 63 57 124 110 156 122 (*) Sono previsti nuovi insediamenti.
milano 19 pagina 10
In
gennaio 1984
Una ludoteca in via Stratico Come giocavamo come giocheremo Un atto importante verso l'educazione civica Al Piccolo Teatro con Milano 19 Officina meccanica FRANCO
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Accanto al parco di Trenno una pista per auto "pirata" ( Lo stradali° 1 9 )

Strade e piazze alla spicciolata

Tutti coloro che si occupano di dialetto milanese o hanno radicata la bibliografia meneghina si sono certamente imbattutti in pubblicazioni che in un primo tempo hanno lasciato perplessi per il contenuto, quando non hanno fatto torcere addirittura il naso a chi le giudicava sconvenienti.

guardo Francesco Angiolini. "dove si parla il dialetto più squarciato" (Vocabolario milanese, 1897).

Esiste una strada in Milano, lunga 1,5 chilometri, che costeggia un pubblico parco per tutta la sua lunghezza, dove è possibile — senza sottostare a controlli di nessun genere — lanciare la propria auto o moto alle più alte velocità, possibilità favorita da negligenze amministrative: infatti su questa strada non esistono nè semafori, nè striscie pedonali, nè marciapiedi, e neppure un sistema globale di rallentamento. Inesistente la Vigilanza urbana.

Questa arteria, di notevole traffico particolarmente nei giorni festivi, considerata la vicinanza di impianti sportivi pubblici quali lo stadio di S. Siro, il Palasport ecc., riscontra un elevato numero di incidenti, qualcuno dei quali mortale: ultimo in ordine di tempo quello purtroppo accaduto a una bambina di O anni, travolta da un'auto pirata che favorita dall'oscurità (erano circa le 18) si è data alla fuga. L'oscurità è dovuta all'insufficiente e vergognosa illuminazione della via Cascina Bellaria-Fratelli Gorlini, per non parlare della via Lampugnano, dove l'illuminazione è, ad essere benevoli, primordiale.

Ora ci chiediamo: i cittadini di Trenno e l'utente del parco

pubblico, esasperati dalla mancanza di soluzioni adeguate (richieste da 7 anni) saranno forse indotti, per rendere meno pericolosa la viabilità, a manifestare pubblicamente il proprio dissenso con blocchi stradali, soprattutto in occasione di avvenimenti sportivi, o possono attendere fiduciosi risposte concrete in brevissimo tempo da parte della pubblica Amministrazione?

Elementari occupate al Gallaratese

11 16 dicembre scorso genitori ed insegnanti hanno occupato per protesta le scuole del circolo Visconti-Borsa al Gallaratese. In questo modo hanno inteso protestare per il fatto che nessuno ha tenuto conto degli effetti che i nuovi insediamenti IACP del quartiere (650 appartamenti di recente costruzione) avrebbero avuto sulle scuole elementari esistenti in luogo. Con il risultato che oggi mancano gli insegnanti, soprattutto nelle attività integrative.

Questo nuovo libro edito dalla Libreria Editrice Meravigli con il titolo "Parolasc" ed il sottotitolo "Interdii a beghin e bigott", pensato, voluto e realizzato da un anonimo meneghino, che ha potuto vedere la luce grazie all'insostituibile consulenza di Arcano, non è certo un testo di educande, ma neppure un saggio di nefandezze. E una ricerca di parole corrosive dialettali e gergali del popolo minuto di una delle contrade milanesi più famose: via Arena, l'antica "Viarenna" di cui parlano i dizionari più famosi, sia per il fatto che prende il nome dall'esistenza di un'antica arena romana in luogo, sia per l'essenza popolanesca, dice al ri-

Conoscere del dialetto soltanto la parte aulica è come dimezzare la propria cultura dialettale. mentre conoscerne tutti gli aspetti, compresi quelli negativi e gergali, non costituisce un invito all'uso dell'invettiva, ma se non altro rafforza la padronanza della parlata vernacola, specie nei casi ove da altri venga usata nel più frustante dei modi.

A tanto si è prodigato Giuseppe Panni per spiegare le poesie in lingua furbesca di Carlo Antonio Tanzi, di cui molti vocaboli sono poi passati al dialetto.. nel linguaggio comune.

L'altra Milano

Itinerari oltre la cerchia dei Navigli di Aldo De Gregorio, Gian Luigi Peracchini e Luciano Visintin - Libreria Meravigli Editrice

Dalla Libreria Meravigli Editore è uscito un nuovo interessante volume dedicato alla nostra città.

Il titolo "L'altra Milano — Itinerari oltre la cerchia dei Navigli" inquadra subito l'argomento che ha riunito i tre autori, Aldo De Gregorio, Gian Luigi Peracchini e Luciano Visintin, i quali hanno portatp

Richiamo alla moderazione sta bene, ma un rigore assoluto equivale alla condanna di quel poco che ci è rimasto di un patrimonio dialettale che, è bene ripeterlo, ha intinto la penna abbondantemente nei calamai della gente più umile. Di questa verità è stato valido assertore il grandissimo Carlo Porta. avanti una inchiesta giornalistìca come cronisti che amano Milano e ne parlano senza privilegiare nessun quartiere, risultando protagonista tutta quanta la città.

I servizi, pubblicati nella cronaca del Corriere della Sera dal novembre '8I al marzo '82, sono legati al momento particolare della ricerca e può darsi che oggi qualcosa sia mutato rispetto a quanto troviamo scritto, ma ciò costituisce anzi un valore di testimonianza, la documentazione di un preciso momento storico. Resterà così un ritratto fedele di una Milano ben riconoscibile, cui si aggiunge in copertina una suggestiva riproduzione della famosa "Gesetta di lusert" nel suo stato attuale di abbandono.

La prefazione di Gianstefano Milani, Assessore del Comune sottolinea che: "Oggi siamo di fronte a problemi che richiedono le nostre energie e il nostro costante intervento. Si tratta di fenomeni tipici delle città moderne. i suoi insediamenti e le sue disgregazioni, le necessità delle forze attive e la tutela di quelle meno protette. soprattutto i giovani e gli anziani, così i problemi dell'abitazione e le protezioni della sanità e del patrimonio ecologico, le difese contro la droga e la delinquenza... "

Questo per dire che "L'altra Milano" non è solo un libro di evasione ma mette a fuoco anche le problematiche più attuali, che noi dibattiamo così di sovente, e che l'inchiesta affronta dapprima con un articolo principale che fa affiorare i bisogni e gli aspetti caratteristici di ogni singolo quartiere. per terminare con un corredo di note storiche e aneddotiche, con profili di personaggi tipici.

Per esempio, l'ultimo capitolo, scritto da Aldo De Gregorio, è dedicato a "Cinq ghèi", il barbone di Roserio che dormiva in un pullman dimenticato dalle parti di piazza Firenze.

L'uomo, in seguito, è stato visto anche in altre zone, perché se ne andava quando veniva disturbato, ma, dice l'autore. "... ho rinunciato a cercarlo, questo vagabondo per vocazione, briciola di un mondo che non esiste più..." Forse è vero, ma di quel mondo perso nel tempo della nostra memoria noi avremo, sicuramente, una punta di nostalgia.

Pelizza da Volpedo Giuseppe via, Nato appunto a Volpedo, in provincia di Alessandria. nel 1868, comincia giovanissimo a dipingere, trattando temi veristi, (corrente di artisti che affermavano la necessità di attenersi al vero storico, cioè ai fatti di tutti i giorni, così come capitavano).

11 nostro pittore, però, subisce facilmente influssi del momento ed abbraccia la tecnica del "divisionismo" (modo di dipengere usando brevi tratti di colore puro ed intenso uno vicino all'altro, tanto da fondersi nell'occhio dell'osservatore, ricostruendo una infinita e sorprendente gamma di toni). Famoso è il "Sole". Galleria di arte moderna di Roma, giudicato dai critici la migliore espressione di questo movimento.

Ma Pelizza da Volpedo continua ad oscillare tra espressioni di naturalismo verista, e qui citiamo il conosciuto quadro il "Quarto Stato" che sottolinea il momento dell'affermarsi del socialismo. e di gusto letterario come "1.o specchio della vita" (Torino, Galleria di arte moderna), e il "Girotondo" (Milano, galleria di arte moderna). che finirà per sviare il nostro autore dalla sua più autentica vena di lirico interprete del paesaggio.

Muore ancor giovane nel

1907.

Il mese scorso è stata presente una mostra di quadri del Pelizza da Volpedo presso la Galleria di arte moderna auspice il Comune di Milano.

Un plauso vada agli organizzatori che, con notevole conoscenza e pazienza, hanno raccolto un così notevole numero di tele del pittore.

I,a via cittadina a lui intestata è prevalentemente residenziale ed ha pochi negozi. Sono passati oltre cinquan-

t'anni da quando assunse l'attuale fisionomia e nulla è cambiato o quasi. Solo il muretto di cinta della "Voce del Padrone" è oggi scomparso per far posto ad una cancellata che recinge il giardino di un enorme e brutto complesso residenziale sorto. sull'area della antica fabbrica di radio e dischi. La via si stacca, a senso unico, da via Monte Rosa e raggiunge il p.le Crivellone attraversando nella sua seconda metà diecine di villette degli anni venti e trenta: a guardarsi intorno sembra quasi che il tempo si sia fermato. Gli stessi negozi. le stesse persiane. alcune un po' sghembe. altre scostate tradiscono la loro età, gli stessi giardinetti; insomma un angolo tranquillo del tempo che fu (automobili permettendo).

Pollack Leopoldo via.

La villa reale di via Palestro, oggi sede della galleria di Arte Moderna è opera dell'architetto austriaco Leopoldo Pollack. Nato a Vienna nel 1751. viene a Milano, completa i suoi studi e si esprime in Lombardia disegnando e realizzando le più belle ville dell'epoca, oggi per la maggior parte distrutte. Sue sono, oltre la villa reale di Milano, in origine villa Belgioioso, l'ospedale S. Matteo di Pavia, la facciata del santuario di R ho. Rimangono inoltre alcune ville nel bergamasco di cui il Pollak disegna anche gli splendidi giardini. Muore a Milano nel 1806. Via a fondo cieco che si stacca, come la precedente. da via Novara. Brevissima. ha sul lato sinistro sei ingressi in tutto di villette a schiera e sul lato destro il fianco del Supermercato di via Novara. Sul fondo una piazzuola che si affaccia nei giardini interni del quartiere Harar.

GENNAIO '44

Ha inizio la battaglia del Garigliano, che si conclude senza il previsto sfondamento della "linea Gustav" da parte degli alleati.

1. In Val M aira (Cuneo) le truppe tedesche compiono rappresaglie per le azioni di disturbo effettuate dai partigiani comandati da Duccio Galimberti.

A Baita Brenta cade il partigiano Ovidio Corazza di Milano.

8. A Wasmùgen cade Umberto Caprari di Milano.

A Verona la repubblica di Salò inizia il processo contro i membri del Gran Consiglio del fascismo che il 25 luglio 1943 avevano votato contro Mussolini.

In Val Grana i tedeschi danno alle fiamme, in un'azione di rappresaglia, alcuni villaggi.

A Milano cade Mario Miraglia.

Nella notte i gappisti assaltano la Casa del fascio di Sesto San Giovanni.

Si conclude il processo di Verona con la condanna a morte dei gerarchi fascisti Ciano. De Bono, Marinelli, Pareschi e Gottardi ritenuti colpevoli dal tribunale speciale fascista di tradimento per aver contribuito alla destituzione di Mussolini.

A Verona viene eseguita la condanna a morte, mediante fucilazione alla schiena, dei ge-

rarchi fascisti Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi Gottardi.

18. A Roma il CLN centrale decide di investire il CLN di Milano (CLNAI) dei poteri di governo straordinario per tutta l'Italia occupata. sollecitando a difendere l'unità del CLN contro ogni forma di "attività disgregatrice".

22. Gli alleati sbarcano ad Anzio con obiettivo Roma.

A Torino vengono fucilati cinque partigiani.

A Roma é arrestato dai tedeschi il capo del Centro cospirativo militare colonello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo. Imprigionato in via Tasso, dove le SS di H. Kappler infliggevano feroci torture agli antifascisti, sarà assassinato alle Fosse Ardeatine.

A Bologna i gappisti uccidono il federale fascista.

28. A Bari si tiene il congresso del CLN dell'Italia liberata. Si conclude unitariamente con la votazione di un ordine del giorno nel quale si riconosce non di immediata soluzione la questione istituzionale, ma si chiede l'abdicazione del re Vittorio Emanuele 1110 la costituzione di un governo rappresentativo di tutte le forze antifasciste e la convocazione di un'assemblea costituente dopo la cessazione delle ostilità.

lo scattala di Parolasc Di anonimo meneghino - Libreria Meravigli Editrice
È accaduto
anni fa
non dimenticare
40
Per
AG INFORMATICA S.R.L. 20149 Milano - Via G. Silva, 49 Tel. 4983416 - 4983715 ‘u RlVtt(ti‘Oda2i ttOrtiiseastig COMPtITERS gennaio 1984 pagina 11 — milano19
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Pallacanestro femminile

Risultati soddisfacentiper le ragazze della S. Leonardo

Li hanno ottenuti al Primo Torneo Interzonale ed alla Prima Coppa Polisportiva S. Leonardo

Si sono tenuti, tra la prima e la seconda metà di dicembre, due tornei di pallacanestro femminile caratterizzati dalla partecipazione delle ragazze della squadra di basket della Polisportiva San Leonardo.

In entrambe le competizioni il comportamento delle ragazze della S. Leonardo è stato più che soddisfacente. Prima in ordine di tempo è stata quella svolta il 10 e l'I I presso il campo in via Lamennais, il primo Torneo Internazionale di Basket femminile,' organizzato dal Consiglio di Zona 18.

Il trofeo, voluto dagli organizzatori per collegare maggiormente l'attività delle società delle limitrofe zone 17. 18 e 19. ha visto in campo i padroni di casa del Gescal Boys, le ragazze della AICS Olmi, nonché quelle del Biassono Italsomac, che hanno sostituito la compagine della Nabor che ha dato forfait all'ultimo momento e quelle della Polisportiva San Leonardo, uniche rappresentanti della nostra zona.

Le ragazze della S. Leonardo si sono aggiudicate il successo pieno nonostante il torneo si svolgesse senza limiti di età e la loro squadra fosse esclusivamente composta da giocatrici "under I7", che hanno dovuto dunque faticare molto per superare il muro di età che le divideva dalle altre.

Se è stata infatti tranquilla la vittoria nel primo turno sulle ragazze della AICS Olmi (70 a 28). altrettanto non si può dire della finalissima, contro la compagine dell'Italsomac di Biassono, che le ha viste prevalere solo dopo una partita molto tirata, giocata sul filo del rasoio, con una grande tensione da parte delle dieci in campo e dei tecnici stessi, in mezzo ad un pubblico nettamente ostile che non perdonava alle atlete della S. Leonardo di avere maltrattato le padrone di casa il giorno prima.

Il punteggio finale era però di 87 a 73 per le ragazze della San Leonardo che si aggiudicavano così un altro importante riconoscimento in un anno che sta dando grandi soddisfazioni.

A parte del fatto sportivo (che pure è stato importantissimo) vorremmo sottolineare l'importanza della azione svolta dal Consiglio di Zona (rappresentato durante il torneo dal consigliere addetto alla commissione cultura e sport) che ha inteso collegare con questa iniziativa squadre che, pur trovandosi al fatidico "tiro di schioppo" l'una dall'altra, solo di rado hanno modo di incontrarsi per degli scambi piacevoli e per contendersi in allegria, ma con impegno, così come è accaduto in questi due giorni.

Ordine del giorno del C.d.Z. Basta con la violenza negli stadi (e fuori)

In seguito a gravi episodi di violenza verificatisi al termine di manifestazioni sportive allo stadio Meazza di San Siro, culminati nell'aggressione e nel ferimento di un giovane austriaco, il consigliere di Zona Claudio Calerio, capo-gruppo comunista, ha presentato il 19 dicembre scorso all'approvazione del Consiglio di Zona 19 il presente Ordine del Giorno da inviare al Sindaco, al vice Sindaco, agli assessori allo sport ed all'educazione, alle società Milan e Inter ed ai rispettivi Club, al Distretto scolastico 92, ai Consigi di Istituto delle scuole medie inferiori e superiori della Zona, alle società sportive ed ai circoli giovanili della Zona 19.

Analogo per finalità è stato il torneo svolto al Centro Scolastico Gallaratese organizzato dalla stessa Polisportiva San Leonardo con il patrocinio di Milano 19.

Alla "I coppa Pol. San Leonardo" (questo era il nome della competizione) hanno partecipato, oltre alle padrone di casa. anche le ragazze del G.S. Nordovest (superate da quelle della nostra zona al primo turno), quelle del G.S. Nabor e quelle del G.S. Speranza di Cinisello Balsamo, che, in un pomeriggio di musica e basket ad alto livello hanno avuto ragione delle nostre ragazze che si sono dovute così accontentare di un pur sempre lusinghiero secondo po-

sto. Sperando nel moltiplicarsi di iniziative come queste chiudiamo, con il rammarico della prima sconfitta delle ragazze della nostra zona (dopo 15 vittorie consecutive, dall'inizio della stagione).

Siamo sicuri infatti che questa sconfitta non nuocerà loro, ma che, anzi, servirà da sprone verso nuovi e più importanti confronti.

Ecco i risultati conclusivi dei tornei trattati nell'articolo qui

sopra:

I coppa Pol. San Leonardo:

l" G.S. Speranza

2" Pol. S. Leonardo

3° G.S. Nabor

4° G.S. Nordovest

Eliminatoria: S. Leonardo/Nordovest 87/ 14

Finalissima: S. Leonardo/Speranza 50/66

torneo Interzonale di Basket

Femminile

1° Pol. San Leonardo

2° Biassono Italsomac

3° U.S. Gescal Boys

4° AICS Olmi

Eliminatoria: AICS Olmi /San Leonardo 28/ 70

Finalissima: Biassono Italsomac / San Leonardo 73/87

N.B. Sono stati indicati solamente i risultati che interessano le ragazze della nostra zona e la classifica finale dei due quadrangolari.

A seguito degli incidenti verificatisi allo Stadio di S. Siro durante la partita di calcio InterAustria Vienna e alla gravissima aggressione ad un giovane tifoso viennese nelle strade della nostra zona, riteniamo ormai non più rinviabile una campagna di educazione di massa ed una battaglia di lunga durata contro la violenza nello sport, incominciando dalla zona 19 dove si trovano proprio i maggiori impianti sportivi di Milano (Stadio, Palaspori, Ippodromo). A tale scopo si propone che il C. di Zona 19 promuova:

I un incontro di Club di «Osi del Milan e dell'Inter con le società sportive della zona:

2 incontri, organizzati assieme al Distretto Scolastico 92

ai Consigli d'Istituto delle scuole medie inferiori e superiori della zona, degli studenti e dei docenti con le Società del Milan dell'Inter, invitando anche i cronisti sportivi dei quotidiani e radiotelevisivi milanesi:

Si propone inoltre che il C. di zona 19:

I - dia il proprio patrocinio ad ogni inziativa che le società sportive della zona e i circoli giovanili vorranno organizzare contro la violenza nello sport;

proprio Fondo Programma '84 per sostenere una campagna di educazione di massa rivolta soprattutto ai giovani della zona; 3 - esprima il proprio sostegno alla proposta di una maniJkst azione di amicizia fra sportivi milanesi e viennesi, alla quale aderiscano anche le società sportive della zona. Infine, per dar un contributo concreto alla promozione delle attività sportive e per dare un'immagine più umana alla grande area degli impianti sportivi del quartiere di S. Siro, si chiede: un impegno del CONI, della Regione e del Comune di Milano per la realizzazione del Progetto del C. di zona 19 per impianti sportivi in Via Cilea al quartiere Gallaratese, assieme ai due Consorzi ci/ società sportive della zona:

Si chiede anche che il C. di zona 19 proponga al Comune di Milano e alle società Milan ed Inter. di indire un concorso per un progetto (già previsto dal C. di zona 19 nel PPA '82/85) di sistemazione di tutta la zona, attorno ai grandi impianti sportivi di S. Siro, che. quando non si svolgono manifestazioni sportive, durante le quali è solo un grande parcheggio. appare come un deserto di cemento e di asfalto: mentre potrebbe diventare una zona a verde attrezzato, con spazi ciclopedonali protetti e aree libere per attività sportive spontanee (tennis, tamburello, schettinaggio, ecc.), legandosi così al verde del vicino Parco di Trenno e degli impianti ippici, migliorando la qualità della vita nel quartiere di S. Siro e l'immagine della città per le centinaia di migliaia di tifosi che vengono a Milano da tutta Italia e dall'Europa per assistere a manifestazioni sportive di vario genere.

La proposta del capogruppo comunista è stata adottata dal Consiglio di Zona 19 come programma di lavoro da approfondire nelle commissioni.

Sport flash

Per non perdere molti giovani atleti

Il problema del ritorno dei calciatori dalle grosse società a quelle di provenienza

P ormai in pieno svolgimento l'attività del calcio dilettantistico, ricco di speranze, illusioni, ma anche di problemi.

Chi vi scrive si sente molto vicino alla situazione che si viene a creare in molte società rigardo al problema dei "ritorni", per averla vissuta personalmente e averne patito i danni.

Ogni anno le società di calcio (ma anche di altri sport) si trovano a dover gestire con cura il delicato momento vissuto dai giovani atleti di ritorno da società di categoria superiore o, addirittura, da società professionistiche.

Sono questi, dei giovani par-

titi pieni di speranze per società maggiori, con il desiderio di diventare una stella del grande sport, quello dei miliardi e degli autografi, tanto per intenderci.

Troppo spesso si tratta di giovani validi, ma sopravvalutati, di giovani "montati" da allenatori senza molti scrupoli che promettono loro "un posto al sole", magari in serie A. a fianco di campioni visti solo sui libri.

Poi un infortunio o, più semplicemente nuove esigenze della nuova e importante società del ragazzo, fanno sì che il giovane sia rispedito verso squadre minori o lasciato a se stesso.

P comprensibile lo sconforto

di questi atleti che da avere "il mondo in mano" si trovano ad averci un pugno di mosche, di delusioni, di maledizioni a un menisco troppo debole o a un "amico" che ha soffiato loro il posto in squadra. Gli allenatori devono essere in questo momento vicini al giovane, per impedire che le sue capacità vengano buttate al vento: l'atleta che è stato inviato ad una squadra maggiore è infatti. senza dubbio, un atleta valido, uno dei migliori prodotti del vivaio della sua piccola società di provenienza; tutto ciò non deve essere dimenticato.

Questa dimenticanza avviene

2 - deliberi una quota del però spesso e da parte dell'allenatore e da parte degli altri componenti la squadra.

I tecnici spesso non sono preparati ad accogliere un momento psicologico cósì complicato e. nell'intenzione di giovare, finiscono col fare più male che bene.

D'altro canto i suoi compagni di squadra lo giudicano "il campioncino", quello su cui sfogare la rabbia per le proprie incapacità, il "fallito" (anche se è meglio un giorno di serie A che una vita di dilettantismo), colui che è stato giudicato migliore degli altri in mezzo a evidenti gelosie e odi.

Non è questo l'ambiente migliore per il recupero del pur valente giovane.

A questo punto una domanda: visto che per ottenere il "cartellino" di tecnico ci vogliono diversi anni (che raggiungono l'assurdo dei sei anni del basket) perché invece di tenere corsi per preparare i tecnici su temi di gioco da essi già conosciuti a memoria non si tende a preparare i futuri allenatori nel campo medico o psicologico? Forse perché è più facile trovare un ciarlatano che parla di schemi fumosi che non un medico che parli di questi, molto più importanti, temi? Si può infatti dare per scontato che una persona che decide di divenire un tecnico abbia perlomeno giocato o che abbia una preparazione di gioco assunto in precedenza. Purtroppo tutto ciò rimane lettera morta.

Il 7 dicembre scorso, al Castello Sforzesco, è stato consegnato al presidente della Polisportiva San Leonardo un attestato di benemerenza del Comune di Milano per l'attività a favore dello sport e dell'associazione giovanile svolta dalla società da lui guidata.

Il22 gennaio sisvolgeràa 'Ambiate il "Campionato Regionale per Società" di corsa campestre per le categorie Cadetti/e e Allievi/e. La competizione sarà la prima prova del trofeo Cariplo. È prevista una folta partecipazione di atleti della nostra zona.

Si èsvolto in dicembre un torneo di calcio per il gemellaggio tra la Pol. S. Leonardo e la Pol. Garbagnatese: sotto gli occhi vigili di madri e padri dei giovani calciatori si sono svolti tre incontri che hanno attirato anche molti spettatori compiaciuti per il buon gioco messo in mostra.

Il Consiglio di Zona ha ribadito l'intenzione di organizzare un torneo di pallavolo per le squadre della nostra zona, la gestione del trofeo sarebbe assegnata alle società "S. Leonardo" e “Viscontinr.

Secondo una nota fornita dalla Lega Nazionale Dilettanti Calcio, sarebbero più di 68.000 i giocatori tesserati per l'anno in corso in Lombardia, che svolgono la loro attività per 1240 società. Entrambi i dati hanno registrato un sensibile incremento.

milarto 19 — pagina 12 gennaio 1984
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dilettantistico
Calcio

Tennis: disputato al Lido il 1° Torneo dell'Amicizia

Tra novembre e dicembre scorsi si sono tenuti gli altri due tornei dell'Amicizia organizzati dalla signora Nadia Dalla Vedova e svoltisi presso il Centro Lido di P.le Lotto.

Il doppio femminile ha visto vincitrici le signore Edda Lucchetti e Ulla Mancino, che hanno conteso la finale con le signore Ursula Lutescher e Magda Abbondanza.

Per il doppio misto, dopo combattutissime eliminatorie, sono entrati in semifinali le coppie Enrico Barison e Vanna Carena contro Pietro Roncari e Anna Artuffo. Questi ultimi hanno ottenuto il punteggio di 8/6. 3/6, 6/2 ed hanno disputato la finale con l'altra coppia uscente dalla semifinale: Marco Noli e Enrica Parini, che a loro volta avevano superato Mauro Rossetti e Rita Diamanti.

Il risultato di 6/ l, 6/ I con cui il classificato Noli, sia pure con l'appoggio della Partni, ha superato gli avversari RoncariArtuffo, sta a dimostrare la differenza di gioco dei "C" rispetto ai sia pur bravi e grintosi concorrenti. In fondo, a loro spetta la vittoria morale della competizione.

Qualcuno dei partecipanti si è sentito onorato dall'adesione

di un autentico campione, che ha elevato il livello del torneo ed ha consentito agli altri giocatori di misurare i propri limiti. Altri hanno dichiarato che in questo genere di tornei non sarebbe stato il caso di inserire elementi dal rendimento e contenuto tecnico tanto differenziato.

Presto avremo anche una scuola di sci?

tennis. Con questa iniziativa, oltre a viverlo in prima persona. partecipandovi, sono riuscita ad unire fra loro giocatori che nemmeno si conoscevano, pur giocando magari da anni su campi adiacenti.

D. Intende mantenere l'istituzione di questi tornei come consuetudine, e con quale formula?

Resta comunque la soddisfazione zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBAdi aver combattuto al meglio e sportivamente, per tutti i partecipanti. Alla signora Nadia Dalla Vedova ideatrice e conduttrice di tutti e tre i tornei (ai quali ha dedicato tempo. danaro e... passione genuina) va il merito di aver dato inizio ad una pratica che rompe certi isolamenti fra frequentatori che fino a quel momento non avevano trovato il modo per conoscersi e fare, appunto amicizia.

E poiché ci interessa di più il fatto sociale ed aggregativo che non quello individualista ed elitario (che il tennis ha forse avuto in passato ma che non ha più ragione di essere oggi. disciplina diffusissima ed accessibile a tutti) poniamo a caldo alcune domande non ai vincitori bensì alla organizzatrice, signora Nadia.

D. Perché l'ha fatto e quali soddisfazioni ne ha ricavato?

R. Perché amo moltissimo il

Una camminata dell'A.P.E.

Ancora una volta, seguendo un tracciato trovato sulla rivista "Airone" una comitiva dell'A.P.E. gruppo "Fior di Monte" la domenica 20 Novembre 83 ha compiuto una camminata da Paderno a Trezzo d'Adda, lungo il corso del fiume lombardo.

Come ci diceva l'articolo della citata rivista, l'itinerario da percorrere sarebbe stato alrincirca dai 16 ai 20 chilometri a seconda deipunti prescelti all'inizio e alla fine.

Pertanto ci si è servizi d'un treno che partiva alle 7.02 da Porta Garibaldi. arrivando prima delle 8 a Paderno d'Adda dopo aver cambiato a Carnata.

La mattina era freddissima, i campi pieni di brina, ma confidavamo poi nel sole che infatti ci ha accompagnati nel lungo ma bellissimo percorso.

A Paderno il ponte in ferro sull'Adda, costruito con la tecnica della chiodatura (1887/89) è stato il primo nostro obbiettivo da fotografare: sospeso ad 80 metri e ad arcata unica, lungo m. 266. domina uno scenario grandioso sulla profonda incassatura del fiume.

Seguendo poi una bellissima strada (vietata finalmente! ai veicoli) si costeggia per kilometri l'Adda da un lato e dall'altra il Naviglio di Paderno, fra chiuse ed opere idrauliche, ci hanno detto, che sono state tracciate da Leonardo da Vinci.

Il fiume qui è a tratti tubinoso, nonostante la "magra" deri-

vata dalla persistente siccità, così il paesaggio è sempre vario e molto tempo la comitiva perde perché i gitanti quà e là ammirano e "filmano" le varie bellezze naturali.

Gli incontri si susseguono. molti ruderi ci dicono che non molto tempo fà, queste acque, oltre che pei trasporti sui "barconi", servivano al lavoro di molini, tessiture ed opifici in genere.

In alto, protetto da una scalinata di circa 180 enormi gradini, c'è il Santuario della Madonna della Rocchetta, col suo corollario di giardini ancora ben messi.

Così i chilometri si percorrono e mezzogiorno si avvicina. Incontriamo la Centrale idroelettrica Bertini. (1896) e più avanti, altra Centrale, la Esterle. del 1914, entrambe tra l'altrodotate di scale per la risalita dei pesci!

Quest'ultima centrale è poi così grandiosa e circondata da un immenso parco, pini e altre piante più che secolari ... (qualcuno della comitiva dice chiaramente che invidia i custodi, vivono in questo "paradiso" di verde ... acquatico.

Proseguiamo, la strada serpeggiando, poi a sinistra ci mostra che più avanti il bosco sulle due sponde è squarciato da enormi cave di ghiaia che fin che arriva rocchio deturpano l'ambiente in modo orribile.

Incontriamo qui, impegnato

Istituto Nazionale Confederale Assistenza

R. Sì, lo continuerò sempre con la sigla dell'Amicizia, e riguardo alla formula, se intende le modalità di partcipazione. cercheremo di restare adeguati alle nostre capacità, anche se in questa occasione ci siamo trovati per puro caso ad inserire un elemento classificato, che neppure conoscevamo.

D. Il Centro Milanese per lo Sport e la Ricreazione che gestisce il Lido ha contribuito per questa edizione del Torneo di tennis?

R. È stato presente il direttore alla prima premiazione. ed ha promesso qualche intervento per le prossime edizioni. Sarebbero gradite coppe o premi. dal CMSR o da qualche Ente, ma comunque intendo, e con me tutte le partecipanti. portare avanti il torneo, sempre nella formula dell'amicizia.

Franco Bieler a Paolo De Chiesa, da Richard Pramotton a Oswald Toetsch, allo jugoslavo Jure Franko, alla milanese Maria Rosa Quario e ad altri si sono disputate il 22 e 23 dicembre scorsi gare di slalom parallelo sulle pendici del Monte Stella, la "montagnetta" che "domina" la nostra zona.

Più che di gare vere e proprie (anche per la brevità della pista: 230 metri di lunghezza, 53 metri di dislivello, 25% di pendenza media) si potrebbe parlare della realizzazione di un sogno. Un sogno che è stato possibile realizzare non in virtù della poca neve caduta qualche giorno prima, ma grazie ad una macchina installata sulla cima del Monte Stella e capace di produrre artificialmente 260 metri cubi di neve al giorno.

sulla strada a fare del "footing" un personaggio al quale chiadiamo indicazioni del nostro itinerario. Quest'uomo. di mezza età ma molto "sportivo" ci segue per un bel po' di strada. chiacchieriamo. facciamo amicizia. scopriamo che conosce anche lui l'Airone, teme però che facendo conoscere a molta gente i suoi "tracciati ecologici" si finisca per attirarne troppa in queste zone ... con le conseguenze che ne derivano (avrà ragione?).

Con lui commentiamo anche le cave di ghiaia che ora ci circondano e che ci convincono d'essere in un orribile paesaggio ... lunare! Siamo veramente passati, in pochissima strada. dal magnifico all'orrido, ci dice che queste cave si estendono su un milione di metri quadrati e deturperanno l'ambiente e la zona finché la legge non imporrà il rimboschimento al termine di ogni escavazione.

Salutiamo alfine quel personaggio che era senz'altro un amministratore (assessore o sindaco) di un paese limitrofo, dal come "sviscerava" i problemi: giunti alfine in zona "erbosa" troviamo un bell'angolino esposto al sole e decidiamo di fermarci per la "colazione al sac-

co".

Giusto un'ora, poi si riparte con gli zaini ben alleggeriti e si entra nel tipico ambiente fluviale che è il "Parco Regionale dell'Adda" segnalato da cartelli di "caccia e pesca vietati".

L'Airone ci dice che la zona che un tempo ospitava la lontra e prima ancora cervi e caprioli è oggi rifugio di donnole, ricci, e lepri.

Il sole stà ora calando, l'aria si raffredda e incontriamo sempre più spesso pozzanghere ghiacciate. affrettiamo la marcia perché qualcuno di noi sente il freddo pungere.

Infine, ecco in lontananza apparire la sagoma del ponte di Treno d'Adda che raggiungiamo dopo un largo giro attorno alla diga subacquea che naturalmente precede la immensa Centrale Idroelettrica (1906/1909).

Poi con il finalino della visita del Castello di Barnabò Visconti (1300) ma solo i resti, purtroppo e anche mal tenuti, a nostro parere, verso le ore 16 terminiamo qui a Trezzo la passeggiata che indubbiamente sarà più bella e completa nello scenario e nei colori se compiuta in stagione migliore.

Quanto è costata la realizzazione di questo sogno? Dai 200 ai 250 milioni di lire pagati da I5 sponsor affiancati da altrettante aziende collaboratrici.

Ma perché portare lo sci a Milano? "Sono stato sempre favorevole —ha detto Mario Corelli ex direttore tecnico della squadra azzurra —a portare lo sci dove c'è il pubblico anche se qualcuno può pensare che si tratti di pura follia. La tecnicità

della prova è indiscutibile: uguale a quelle fatte in alta montagna. Oggi infatti spesso si scia anche là su neve artificiale".

Portando lo sci a Milano si può permettere a moltissima gente di vedere una gara dal vivo e non in televisione. Questo dunque è in parte il futuro di questo sport. La manifestazione milanese non è certamente stata la prima nel suo genere: altre ce ne sono state in precedenza a Vienna ed a Stoccolma con grandissimo successo di pubblico. E spronati da tale successo gli organizzatori della manifestazione milanese hanno allestito il campo di gara sul Monte Stella, per la cui realizzazione ci sono voluti più di 30 giorni ed il lavoro di squadre di tecnici FISI e di operai del Comune. "Ma —ha detto rassessore allo Sport Valentini —valeva veramente la pena di rischiare qualcosa per portare una gara di sci ad alto livello a soli dieci minuti di metrò da piazza del Duomo".

E se tutto andrà bene questa non sarà l'unica iniziativa di "Sci a Milano", si parla già con insistenza di creare una vera e propria scuola di sci aperta per tutto l'inverno a bambini e principianti.

gar 4119 .w/ tutte le pratiche sono gratuite

pratiche per pensioni di vecchiaia, sociali, di invalidità reversibilità, eccetera. assistenza in caso di infortuni e malattie professionali maternità, assegni familiari malattia, versamenti volontari recupero contributi ricongiunzione, disoccupazione

Pensiamo perciò che l'A.P.E. la riproporrà verso maggio/giugno e consigliamo a tutti di effettuarla per la sua ... facilità. Noi alle 18. I0 eravamo già a casa nostra al Gallaratese.

E poi, il che non guasta, la spesa totale sostenuta per il treno dall'andata fino a Paderno ed il Bus di ritorno da Trezzo è stata di ben ... 2.700 lire per partecipante. Scusate se è poco!!!

A.P.E. Gruppo Fior di Monte Ass. Proletari Escursionisti Via Cechov 20 - Milano

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I.N.C.A. - C.G.I.L.

Via Uruguay, 11/2

Lunedì dalle 9,30 alle 12

P.S. Se qualcuno è interessato alle gite di tipo "ecologico" coi mezzi pubblici che l'A.P.E. organizza periodicamente, o ce ne vuole proporre di nuove, ci venga a trovare tutti i mercoledì dalle 21 alle 23 in via Cechov 20. Oppure telefoni per informazioni a:

dIP'‘ S.
Giorgio Steli 3092551 Antonella Fera 3089340 Pino Maffi 3092497 Gianni Cavatorti 305181
CAMICERIE - TELERIE ABBIGLIAMENTO CASUAL Wransier t /~a MILANO - Via Guglielmo Silva 39 Tel. 02/464403 pagina 13 — milano 19
Dal magnifico all'orrido lungo le rive dell'Adda
Un sogno divenuto realtà Slalom sul Monte Stella gennaio 1984
Con la partecipazione delle squadre azzurre di sci maschile e femminile al gran completo, di campioni dello sci internazionale di ieri e di oggi, da Gustavo Thoeni a Fausto Radici, da

milano

Le tecniche pittoriche (14)

L'affresco, parte seconda

Per diventare abili affrescatori è necessario seguire norme inderogabili, precetti di antica scuola che non hanno subito mutamento alcuno

deforma premendolo con le dita) stendendo le tinte molto fluide; gli impasti troppo densi si sgretolano, sfarinano, cedono con il tempo nel variare della stagione. Per alcune tinte sono necessari più passaggi prima di dare la resa cromatica voluta. Mentre le ocre rosse e gialle danno tinte intense e forti con solo due velature la terra verde e il cobalto ne richiedono a volte sei, sette; è rarfrescatore che deve regolarsi e fare esperimenti tenendo conto che vi è limite anche alla sovrapposizione.

I pigmenti usati per l'affresco vanno sempre macinati con acqua pura; non è consigliabile usare acqua di calce che ne pregiudicherebbe la fluidità.

Soltanto per alcune tinte la si unisce durante il lavoro d'esecuzione, dopo che è stata preparata e filtrata; meglio che la si prepari di giorno in giorno immergendo un poco di calce in acqua rimestando bene e lasciando depositare le scorie residue.

Pennelli da usare sono quelli di crine suino tondi e leggermente appuntiti; c'è chi usa quelli di pelo bovino, ma in ogni caso non devono essere troppo duri per non abradere rintonaco specie quando è alquanto fresco.

Ovviamente durante il lavoro è necessario tenere a portata un recipiente di grande capacità, colmo d'acqua per aver sempre i pennelli puliti.

Per l'esecuzione si può impostare il disegno con tinta tenue o carboncino, a tratto leggero oppure preparandolo su cartoni e seguendo i contorni con tanti forellini su cui poi spolverare colore; questa antica tecnica è alternata da quella della incisione del disegno con un punteruolo che evita il fissaggio del colore ed è di più nitida indivi-

duazione.

È nella abilità del pittore la dissimulazione dei giunti tra un "tassello" e l'altro dell'affresco; egli deve ben calcolare come mascherarli nei giochi di linee e di contorno o di piano d'appoggio di figure o paesaggio o campi, ecc. poiché tra pezzo e pezzo di intonaco restano quasi sempre visibili.

Se si lavora su un vecchio intonaco esso va precedentemente spazzolato e poi spolverato; se vi sono tracce di unto si può lavarlo con acqua e sapone senza danno alcuno; anzi il sapone favorisce l'aderenza dell'imbiancatura che è generalmente composta di calce, latte magro e poca acqua.

Su intonaco gessato è bene stendere una soluzione di allume e poi quando è asciutto spazzolarlo per togliere i residui dell'allume cristallizzato che si fossero formati in superficie; questo trattamento previene da un eccessivo assorbimento di tinte.

Questa tecnica di preparazione del muro è usata anche per pitture a secco e tempera di cui più avanti avremo modo di parlare.

Si inizia il lavoro sulrintonaco ancora fresco (quando non s

Oltre un dato punto il colore, anziché divenire più intenso, per l'eccesso diventa scialbo e conviene quindi controllare bene la sua stesura, ricorrendo al sistema già menzionato della prova su terra d'ombra. Anche la sovrapposizione di tinte chiare su tinte scure o viceversa devono essere prima controllate per evitare opacizzazioni o fusioni di tinte tendenti al grigiastro. Eventuali errori o ripensamenti vanno subito lavati o raschiati; è talvolta meglio rimuovere l'intonaco con un raschietto e rifare il pezzo. Il taglio o i tagli è consigliabile farli a metà giornata di lavoro per evitare una cattiva riuscita a causa dell'indurimento dell'intonaco a sera o al mattino successivo. È dello stesso artista il criterio di pianificazione del suo lavoro disponendo i colori secondo una propria sensibilità e gusto, definendo luci ed ombre purché tenga presente di evitare sovrapposizioni di tinte; quando si vogliono rinforzare o ritoccare alcune tinte è prudente usare le tonalità più chiare delle precedenti, specie se il muro s'è un poco prosciugato, poiché si fanno più intense.

I giunti, dicevamo, rimangono sempre un poco visibili; lisciandoli troppo si può rischiare che il nuovo intonaco ceda una parte a quello dipinto e si notino poi sbavature o puntinature biancastre di calce. Durante la giornata si bagna il pezzo di muro sul quale si intende lavorare il giorno successivo; quindi va ricoperto d'intonaco e spianato cautamente badando a non chiazzare la parte vicina. già dipinta, con calce.

E così di seguito per la durata di tutto i lavoro; volendo eseguire ritocchi a lavoro ultimato non si devono usare colori a calce perché mutano moltissimo nel prosciugo; è possibile effettuare ritocchi preparando della tempera ad uovo (un uovo intero con quindici volte il suo volume d'acqua) che si unisce bene anche ai colori a calce e si diluisce con acqua di calce. La diluizione di tempere per ritocchi su muro deve essere maggiormente delle normali tempere per tavola o tela, perché altrimenti si formerebbero screpolature. (Cennino, Cennini, Libro dell'Arte, XV" secolo)

Avvertenze cautelative

I colori si fissano meglio su fondo ruvido anziché liscio. perché il secondo trattiene meno le stesure plurime e tinte un poco dense d'impasto.

Durante il lavoro si può inumidire il muro con uno spruzzatore o vaporizzatore per rendere più lento il prosciugo; non esagerare: il lavoro ne è facilitato. ma le tinte diventano più fragili.

Lavorando in posizione soleggiata, all'aperto, proteggere con teli la superficie da dipingere per non compromettere la solidità delle tinte nella fase di stesura e sino al completo asciugamento. Si diventa buoni affrescatori quando si conoscono bene gli intonachi, l'azione della calce sui colori, i mutamenti delle tinte quando sono asciutte. lavorando celeri e ... senza troppi ripensamenti.

Il Gruppo Sino (continua)

Nella foto l'affresco di Carpi "L'arrivo di S. Ambrogio" ad Arcumeggia.

Commentata da Sergio Magni

mente il fatio; il luogo, la data.

A questo punto dobbiafito delle scuse al sig. Pietro Zavardino (gli abbiamo rubato molto spazio) e occuparci subito della sua foto.

Le barche, i pescatori, le acque tranquille di laghi e fiumi con i loro riflessi variopinti e ondulati, sono da sempre soggetti privilegiati da fotografi. Spesso i significati di queste fótografie si affidano alla forma delle barche, ai colori dell'acqua o alla, fantasia dei riflessi, nella ricerca di armonie visive delicate ma un poco estranee alla natura del-

le cose fotografate. Il sig. Zavardino prefiscce invece sof2 fermarsi - nella sua immagine fórse in origine a colori - sulla importanza dell'uomo che sta eseguendo alcuni lavori all'interno della sua barca.

sig. Michele De Criktofam. nel commentare la sua jóio pubblicati sui numeri di ottobre e novembre (ricordate il "mare di ombrelli multicolori" che noi - purtroppo - abbiamo visto solo in bianco e nero?). ha scritto cose interessanti e chiarificatrici. L'occasione in cui l'immagine è stata scattata (la visita del papa a Milano) e il suo titolo ("Gli ombrelli della fede") ci aiutano ora a collocare la foto con maggior precisione e in definitiva a capirla meglio. Rinraziamo il sig. De Cristoforo e da questo numero prendiamo la buona abitudine di pubblicare la nuova foto completa dal suo titolo. Non si scandalizzino ifimografi portati troppo spesso a considerare la fotografia come "arie" e quindi superiore al problema letterario dei titoli. Da anni ormai vado raccontando e scrivendo che un titolo adeguato non solo è utile per molte zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA fot o, ma addirittura necessario; titolo adeguato vuoi dire aiuto a capire ciò che latino non può dire. non per incapacità del fótografiri. semplicemente perché il linguaggio delle fófogna& è diverso dal linguaggio delle parole. Vi consiglio però di non lasciarvi prendere la mano da titoli troppo fantasiosi e di indicare nel titolo con grande semplicità sola-

Una foto narrativa semplice ma efficace, riposante, ben costruita. La costruzione si affida alla solidità della barca (la parte scura in basso) per diventare poi più leggera nella trasparenza dei toni chiari dell'acqua e delle rive e trovare profondità di visione in alto a sinistra dove il grigio dell'acqua si confonde con il grigio del cielo.

Una meravigliosa proposta per i cittadini della zona SOGGIORNO PRIMAVERILE

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1° giorno: Partenza dalla zona (luogo da definire) alle ore 12, soste durante il percorso ed alle ore 19,30 arrivo ad Abazia. Sistemazione nelle camere riservate, cena e pernottamento.

8° giorno: Dopo la cena partenza per Milano dove l'arrivo è previsto per la prima mattinata della domenica.

La quota di partecipazione comprende: Viaggio a/r in pullman G.T.; Ç sistemazione in camere doppie con servizi e pensione completa in hotel, dalla cena del giorno di arrivo alla cena del giorno della partenza: Ç assistenza turistica in loco di personale parlante italiano: Ç tasse e percentuali di servizio.

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19 — pagina 14
UN'IDEA DIETRO L'OBLETTIV9 gennaio 1984

Quattro mostre alla RAI

Presso la sede regionale della

RAI (Radiotelevisione italiana) in corso Sempione 27 a Milano sono iniziati da novembre, e si protrarrano anche per questo mese di gennaio, quattro manifestazioni artistiche organizzate dai gruppi fotoamatori e pittori, scultori e amatori del tempo libero dei dipendenti dell'ente televisivo (coordinatori Tonino Golinelli e Francesco Cavalieri).

La prima in ordine di tempo è stata la Mostra del concorso fotografico a tema libero aperto a tutti i dipendenti anche non iscritti al gruppo. Sono pervenute circa 200 stampe a colori ed in bianco e nero e oltre duecento diapositive. Una giuria esterna alla RAI ha assegnato 9 premi, tre per ogni sezione. I primi premi sono stati assegnati a Nando Forni per le stampe a colori, a Pasquale Colantuono per le stampe in bianco e nero e a Francesco Lemma per le diapositive.

E seguita la mostra di pittura e scultura nella quale abbiamo notato le ricerche materiche di Renato Re, le espressioni cromatiche di Giuseppe Munaro, la delicatezza degli acquarelli di Genesio Filippini e Alberto Pe-

narelli, la pastosità pittorica di Italo Castelli, il decorativismo onirico di Giuseppe Sabino, l'azzurrina espressione del subconscio di Montano Pomponio, l'interessante tematica equestre di Ubaldo Panera. Originale la scultura "babelica" di Mario Caria, con le figurette tratte da un tronco intero traforato ed i delicati animaletti di Donato Teora.

Il disegno delle vacanze dei bambini dai 6 ai 14 anni è stato un break poetico ma non troppo tra queste mostre. Protagonisti nei soggetti i temi subacquei, velieri con paperoni, cioè i sogni di questa società consumistica hanno forse intaccato anche i nostri bambini. Da ultimo la mostra di scenografie alla quale hanno aderito Cinzia De Vincenzi, Loretta Bottioni, Mariano Mercuri, Giuseppe Sabino, tutti della RAI, nonché Renato Benois e Mario Mantovani, entrambi pittori della Scala, Gino Romei e Franco Cagnoli, scenografi dello stesso teatro, e la bozzettista scenografa Sonia Bergantino Azar, che hanno esposto molte delle loro opere più significative.

Galleria d'arte alla Certosa di Garegnano

(L'angolo della poesia

Pentiment

Incoeu a l'è devegnùu de moda, col permess de la legg, el pentiment, de manera che godènn ne poda tant l'evasor fiscal ch'el deliquent. Ance el terrorista porch e assassin quel che porta danée a l'ester a muden de la giustizia el destin deciarandes pentii e maldester!

L'istess per i camorrista e mafios, quand ne fan dei compar delazion; titolar dei delitt pussée schifos, benefissen d'on scunt su la preson. Lader de pan de meij o polaster hin forse omen priv de sentiment?

O hin i legg per questi e quest'alter a stabilì el diritt al pentiment? arcano

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Nel complesso monumentale antico più interessante del nostro vicinato, la Certosa di Garegnano, si è svolta a dicembre la mostra personale di Elsa Castiglioni Bottoni, nella nuova galleria d'arte ricavata da un suggestivo ambiente ex monastico, con la volta incurvata impreziosita dai piccoli mattoni a vista. solo dalla fine settembre di quest'anno che la galleria è entrata in funzione, con una mostra culturale trasferita dal centro cittadino, dove già era stata ampiamente esposta.

Era la mostra intitolata "La qualità della pietra", curata dalla sovrintendenza Belle Arti, l'Isal di P.zza Duomo e il Centro Studi Gino Bozza del Politecnico, e si componeva, la mostra, di pannelli, foto, didascalie e materiali inerenti all'intervento conservativo condotto dall'architetto Roberto Cecchi. La Cooperativa Donati, che opera nell'ambito della Certosa di Garegnano, si è occupata del trasferimento della mostra, che ha inaugurato la stagione nella galleria d'arte, tra la fine di settembe e l'inizio dell'ottobre scorsi.

La seconda è stata una mostra fotografica intitolata "Il Papa a Milano", del Gruppo "Punto di fuga 7" ed era costituita da 20 pannelli in alluminio satinato con impresse immagini a colori, più un ciclo di diapositive in tema, presentate da un caricatore rotante.

Per dare inizio alle rassegne propriamente pittoriche, il dott. Pacini ha organizzato una col-

lettiva di pittori lombardi, veneti e toscani contemporanei, manifestazione che si è svolta tra la fine di novembre e i primi giorni di dicembre.

Ha fatto seguito la personale di Elsa Bottoni Castiglioni, che nella bella sala ha potuto mettere opportunamente in risalto suoi ultimi lavori, tra i quali assegnamo le nostre preferenze alle composizioni floreali, sia nelle nature morte che nell'inserimento tra paesaggi talvota fedeli al vero, talaltra di pura fantasia. La pittrice ha iniziato anche ad inserire delle figure umane. dalla sagoma un poco naif, che acquistano nel contesto della narrazione pittorica il valore di presenze oniriche. Il sogno di un mondo esotico e felice emerge da quasi tutte le opere, nel peso cromatico di una scelta coloristica molto scintillante e variata. La mostra ha avuto un buon successo di pubblico.

Riguardo alla Galleria come tale, oltre alle mostre di pittura è in programma anche una mostra con tutti i bozzetti e le progettazioni per il rifacimento della porta. da eseguire in bronzo. per l'ingresso della Certosa. Verranno presentati i calchi e i disegni preparatori, per sensibilizzare le persone a questa necessità, e raccogliere idee e proposte in merito. Suggeriamo gli, organizzatori del calendario attività della Certosa di inserirci come redazione nel loro indirizzario, in modo che ci sia sempre possibile essere informati e intervenire.

Bruna Fusi

A due passi da Milano

Arte moderna in mostra:

Gallarate batte Milano

La si può ammirare alla Civica Galleria di viale Milano 21 aperta tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18, domeniche comprese

Si può prendere la Statale del Sempione, Pero- Rho-Legnano ecc. oppure fare una tirata unica sull'autostrada dei laghi ed uscire a Gallarate. Trovare la Civica Galleria d'arte moderna di Gallarate è semplicissimo, tutti ve lo indicheranno, si parcheggia comodi davanti all'edificio municipale e per un'ora buona o anche due, se si è visitatori attenti e competenti, ci si immerge nel panorama artistico moderno e contemporaneo più completo e aggiornato di quanto la stessa Milano non offra. Almeno per ora: a proposito, quando la nostra città diventerà veramente europea, in campo artistico?

Gallarate, dunque, ci offre una sorpresa piacevole perché ha saputo accogliere in un edificio municpale le documentazioni di tutte le correnti operanti nel figurativo e nel visivo nel nostro secolo fino ai giorni nostri, dando prova di aver superato provincialismo e pregiudizi, purtroppo ancora radicati e rilevanti in molti cosidetti ambienti culturali.

Nella Pinacoteca di Gallarate, che accoglie anche l'Archivio Storico d'Arte Contemporanea della Provincia di Varese con tre sezioni per la biblioteca, la

Tradteione:"Oggi è diventato <li moda. col permesso della legge. il pentimento. di modo che goderne ne possa tanto l'evasore fiscale che il delinquente. Anche il terrorista porco e assassino o quello che porta denaro all'estero mutano della giustizia il destino dichiarandosi pentii() e maldestro. Lo stesso è per i camorristi e i maliosi. quando fanno dei compari la delazione: titolari dei delitti più schifosi beneficiano d'uno sconto sulla prigione. ladri di pane di miglio o di polli sono forse uomini privi di sentimento? O sono le leggi a stabilire il diritto al pentimento?

Nota: non esiste una legge che consideri pentito chiunque: ne deriva che a volte paga di più chi ruba un melone d'un terrorista. Forse perché un ladruncolo non può proclamarsi un ideologo!

Non ci saremo più

Contro la guerra noi siamo e saremo sempre contro la guerra. Cento, mille, un milione, un miliardo di volte, il giorno, il mese, l'anno saremo comunque e sempre Contro la guerra.

La guerra travolge, distrugge, amazza tutti e colpisce soprattutto noi, noi popolo, noi operai, noi gente comune e semplice. Massacra noi che abbiamo costruito città, arterie, continenti, che abbiamo fatto camminare e progredire il mondo. Con le nostra fatiche, coi nostri silenzi con le granzi speranze, le lunghe attese massacra noi sfruttati, derisi, repressi. E tu, fante, vai, alla festa dei dominatori? tu, vai, alla festa di chi decide i destini del mondo con strage di sangue?

Con armi violente e mortali profana e distrugge la vita di tutti gli schiavi moderni del mondo?

No! Non chiamate la gente a sta festa

No! Non verremo a servirvi a morire Ma contro di Voi noi verremo

Ai Vostri discorsi, alle Vostre sfilate di guerra ai Vostri stendardi, ai Vostri interessi, alle Vostre medaglie. ai Vostri confini, ai Vostri nemici, noi Contro la guerra saremo. Saremo noi contro di Voi. di Voi che siete la guerra di ieri, la guerra di oggi, la guerra di domani, contro Voi che siete l'interminabile guerra di sempre.

No, non Vi perderemo di vista

No, non Vi perderemo di mira con tutta la forza del nostro odio Con tutta la gioia della nostra vita.

Errata corrige

fototeca a l'emeroteca, le sale adibite all'esposizione seguono un percorso cronologico di tendenze e correnti. Dà una certa emozione vedere finalmente raggruppati i lavori di tanti protagonisti del pensieo artistico attuale, la più parte ancora viventi scomparsi da poco, nomi che normalmente conosciamo e seguiamo più per le esposizioni provate qui a Milano, che non per una seria documentazione critica permanente ordinata dal Comune. Qualche esempio? Horenzo Tomea, Ennio Morlotti, Renato Birolli, Angelo Del Bon, Bruno Cassino, Emilio Vedova, Enrico Prampolini, Carlo Carrà, Enrico Della Torre, Aldo Carpi e i tralasciati sono assai più numerosi, inoltre la Pinacoteca si arricchisce in continuazione e amplia le sue sezioni anche per la scultura ed i disegni. Va detto anche che periodicamente vi si tengono mostre antologiche di artisti di vaglio, il curatore Silvio Zanella a sua volta pittore segue un suo programma didattico e culturale per una revisione storicocritica del momento artistico nazionale.

Una visita, quella a Gallarate, che è quasi di dovere.

Nella poesia di Anna Mele Ludovico errori tipografici sfalsano il senso di alcuni versi. Ce ne scusiamo con i lettori. Pertanto al tredicesimo rigo si leggerà:

"Non partir, ridesta un sorriso".

In terzultima riga sarà:

"bicchieri di champagne".

E in ultima riga si legge: "sarà come oggi".

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Strutture

gazione dei Comitati di Gestione del Centro Anziani e del Centro Comunitario, insieme ai consiglieri di zona Magni (PCI), Calerio (PCI) e Zaccaria (PSI) ha incontrato a Palazzo Marino gli assessori Cuomo (Decentramento), Schemmari (Assistenza) e Polotti (Lavori Pubblici), i quali si sono impegnati:

1) a definire il tipo di attività ricreative, culturali, ecc. che si possano svolgere nei due centri secondo il tipo di edificio e della sua agibilità in modo da poter dare il via ad iniziative già programmate e finanziate dal Consiglio di Zona, ma non attuabili qualora manchi l'agibilità dei locali;

2) a fare il punto con gli uffici tecnici sui lavori per rendere agibili i locali.

Con tutti i venti Consigli di Zona del decentramento milanese sono stati inidividuati oltre duecento edifici comuali su cui intervenire prioritariamente per assicurarne la completa agibilità. Fra questi sono compresi i due centri della Zona 19: il Centro Anziani ed il Centro Comunitario. Per il primo sono previsti, per il 1984, la ristrutturazione dell'edificio, lavori di imbiancatura, realizzazione di uno scivolo di accesso, rifacimento dell'impianto elettrico.

Per il secondo un architetto dell'Ufficio tecnico comunale ha fatto un sopralluogo individuando gli interventi necessari (già richiesti dal Consiglio di Zona 19), quali: le porte della sala spettacoli, l'uscita di sicurezza ecc. per rendere agibili i locali che già sono stati dotati di tutto l'arredo e di tutte le attrezzature richieste (macchine per proiezione, bar, ecc.).

I tre assessori si sono infine impegnati a chiedere alla Giunta un intervento deciso del Sindaco perché l'Amministrazione comunale e le autorità preposte affrontino celermente la questione delle agibilità.

C. C. Nella foto unaspetto dell'interno del Centro Anziani di piazza Segesta.

Distretto

blemi, ma possiamo certamente dare tutto quanto è possibile per migliorare l'assistenza sanitaria e, soprattutto, per iniziare la prevenzione che a Milano ha ancora difficoltà di applicazione. Prima di lutto il trasferimento del personale alle sedi decentrate è determinante per poter affrontare la funzionalità dei servizi e dare un segno delle novità del decentramento delle USSL.

Abbiamo anche ricordato al presidente De Molli ed ai due coordinatori, quello sanitario, dr. Pagani, e quello amministrativo, dr. Ruocco, quali sono le attese dei cittadini: la sede SAUB che attualmente è motivo di grande disagio, il pronto soccorso con un servizio di guardia medica fissa, un poliambulatorio al Gallaratese, i distretti distribuiti su tutto il territorio della Zona 19. Sono questi i problemi prioritari che i cittadini sentono di più e che devono essere all'attenzione del Comitato di Gestione. La Commissione sanità del Consiglio di Zona sta elaborando un documento con il dettaglio e l'analisi delle necessità della Zona. Certamente per il Comitato di Gestione sarà difficile la programmazione se non si risolveranno i problemi dei finanziamenti. Tenendo conto della legge finanziaria che prevede un taglio sulla spesa sanitaria, il bilancio preventivo sarà certamente un momento di grande dibattito per verificare come vengono impegnati i fondi messi a disposizione. Momento che dovrà vedere l'impegno da parte di tutti noi perché si avii una grande campagna di prevenzione e di informazione sanitaria.

Un'ultima notizia: il dr. Pagani ed il dr. Ruocco si sono dichiarati a disposizione di tutti i cittadini attraverso il nostro giornale.

Esperienza

lo spirito di lotta, di sacrificio, di vita, di pace, di libertà che riscontrai in centinaia di compagni pacifisti. Culture e provenienze diverse, ma in tutti un'unica volontà: quella di fermare la micidiale corsa agli armamenti che ci ha portati sul baratro di un conflitto nucleare.

Le due culture della vita e della morte che da millenni si affrontano su questa terra, ora stanno lottando per un confronto decisivo. Coscienti della disparità dei mezzi a disposizione, nessuno dei compagni pacifisti si è mai sottratto o si sottrarrà al proprio dovere. In apparenza sembra che il partito della morte, il partito della corsa al riarmo, dei missili nucleari sia trionfatore. Questo partito ha avuto l'avvallo delle forze di polizia, che hanno usato tutti i loro mezzi: intimidazioni, perquisizioni corporali, pedinamenti, fermi, arresti, botte per sconfiggere le nostre lotte. Non ci sono riusciti, perché abbiamo ampiamente dimostrato che la non violenza continua, non si ferma, non alza le mani in segno di resa. Purtroppo i missili verranno installati, come del resto era ampiamente prevedibile sin dall'inizio, ma la forza del movimento per la pace si dimostrerà nella capacità di organizzare e coinvolgere altre persone, altri popoli altre nazioni. Anch'io del resto nel mio piccolo ho subito come tanti compagni delle conseguenze dirette. Sono stato incarcerato per I l giorni. Dal punto di vista del trattamento non ho nulla da recriminare; dal punto di vista politico sono stato nel più completo isolamento ed incomunicabilità nei confronti degli altri detenuti, eccezione fatta rispetto agli altri due obiettori che si erano consegnati assieme a me.

Uno di essi, Sandro Ottoni di Firenze, era in cella con me, mentre Natalino Ballasso di Adria era nella cella accanto. Il carcere subito ner motivi politici non è un'esperienza che ti rende più puro e più eroe, però è un'esperienza che aiuta, o meglio dovrebbe sempre aiutare, a capire meglio se stessi ed il mondo nel quale viviamo. Accusato di diserzione perché come obiettore di coscenza ho scelto di trascorrere alcuni mesi del mio servizio civile a Comiso impegnato attivamente nel movimento per la pace, il 3 novembre scorso mi sono consegnato, accompagnato da un nutrito gruppo di amici e di parlamentari, presso una caserma dei carabinieri di Roma. Gli altri due obiettori, avendo avuto domanda di obiezione immotivatamente respinta, si sono rifiutati di presentarsi a svolgere il servizio militare ed hanno deciso di consegnarsi assieme a me.

In carcere essi hanno potuto presentare, come prevede la legge una seconda domanda di obiezione; il carcere, ed in questo caso mi riferisco sempre ad un carcere subito per motivi politici è ancora purtroppo il Me770 più potente che l'apparato di potere ha in mano e del quale se ne usa per spogliare completamente la persona e renderla suo ostaggio. Il carcerato non è nessuno; quel poco che ha l'ottiene per la "magnanimità" di quelli che l'hanno messo dentro. Il carcere è la tomba dell'uomo e del suo spirito. Io non credo che si possa essere liberi, liberi di una libertà interiore, quando si è in carcere. D'altro lato il carcere mette a nudo anche la società nella quale esso è concepito. Se per un gesto di libertà e di pace, si finisce in carcere vuole dire che la società nella quale noi viviamo, non è libera. La vita genera vita, la morte rimane morte.

Il secondo punto di riflessione è il seguente: se per sostenere un diritto (diritto ad obiettare, diritto a lottare per la pace) si finisce in carcere, vuol dire che siamo arrivati ad un livello d'imbarimento della società forse incredibile per molti, ma purtroppo reale per chi ne fa esperienza diretta. Con questo non voglio dire che dobbiamo rassegnarci ma l'opposto. P dalla presa di coscienza che poi scaturisce il nostro impegno attivo

per la pace; ebbene dobbiamo trasmettere questa presa di coscienza a tutti gli uomini, affinché l'umanità intera sia impegnata in questa grande lotta. Chi sono i nostri avversari? Sono gli uomini politici oggi al potere in Italia, i sostenitori attivi dei due blocchi, gli aguzzini dei quali è pieno il mondo. Essi vanno sconfitti; solo però con il metodo della nonviolenza ab biamo possibilità che anch'essi tornino ad usare un cervello ed una coscienza veramente liberi. Ecco perché la lotta per la pace è saldata alla lotta per la libertà e la giustizia.

Ora ritornando a me, sono stato scarcerato in libertà provvisoria dal giudice istruttore militare il 14 novembre e ritornato a Milano ho dovuto riprendere servizio civile presso l'Opera Don Calabria di Milano, sempre nel campo dell'assistenza agli handicappati. Gli altri due miei amici sono stati scarcerati il giorno successivo. Lotterò affinché i mesi trascorsi a Comiso, siano calcolati come mesi di servizio civile e non come mesi da recuperare in seguito. Lotterò inoltre affinché sia diritto di ogni obiettore di coscienza lavorare a favore della pace, senza dover subire la galera. A proposito di galera forse fra qualche mese sarò processato dal Tribunale Militare. Naturalmente vi terrò informati della cosa. Un grazie a tutti di cuore.

Renato Pomari Segretario Nazionale

Lega Obiettori di Coscienza

Variante

senta un vero e proprio nodo idraulico di tutto il sistema dei canali e corsi d'acqua ivi esistenti e pertanto dovrà essere realizzata con l'installazione di idonee apparacchiature di comando delle paratoie.

Tracciando il canale in fase esecutiva si è però rilevato che le planimetrie catastali, in base alle quali si era proceduto all'esproprio dei terreni, differivano dalle planimetrie di progetto redatte su tavole aerofotogrammatiche. In particolare l'opera di presa risultava spostata più a nord e quindi a ridosso della confluenza dell'Olona e del Seveso nel canale scolmatore, dove lo stesso è molto più ampio e di sezione variabile. Ciò comporterà consistenti opere di cemento armato non previste dal contratto di appalto. Pertanto la proposta di variante tecnica prevede la formazione di un canale di calcestruzzo della lunghezza di circa 90 metri per la deviazione provvisoria delle acque in un tratto del canale scolmatore, la demolizione di detto tratto del canale e di parte della confluenza dei fiumi Olona e Seveso, la costruzione di una grande vasca rettangolare e delle relative strutture di raccordo, la costruzione di un ponte stradale sopra il canale doppio, il rifacimento con diversa ubicazione di un sifone di un canale irrigatore interferente con l'opera di presa.

L'esecuzione delle maggiori opere comporta 120 giornate lavorative in più delle 450 fissate nel contratto ed una maggiore spesa. IVA compresa di 573.683.330 lire, che sarà finanziata con entrate provenienti dall'assunzione di prestiti.

Mobilitata

Continuano intanto le iniziative del Comitato per la pace della zona 19, e la proposizione in zona del referendum indetto dal comitato nazionale in cui si chiede:

I) se si è d'accordo con l'installazione dei missili

2) se è necessario che il popolo scelga attraverso un referendum istituzionale se essi si devono installare.

L'altra iniziativa, è quella della raccolta di firme per denuclearizzare la nostra zona, a questo proposito occorre ancora una volta chiarire che, nella medesima, non sono previste installazioni, non c'è infatti nessuna base nascosta sotto il Monte Stella. L'iniziativa vuole essere invece un momento di discussione e anche di provocazione per parlare con la gente di pace, disarmo per voler ricordare che, una società esiste ed esisterà, se terrà conto che "prima di tutto c'è la pace" e che "non abbiamo visto la guerra e non vogliamo mai vederla", due slogan fatti propri da centinaia

di migliaia di persone che in Italia e nel mondo hanno manifestato per la pace.

Un'ultima nota informativa, la proposta per denuclearizzare alcuni territori viene caldeggiata soprattutto in Europa dai paesi nordici, allo scopo di creare una zona filtro a bassa tensione tra le grandi potenze; riniziativa è stata ratificata con un trattato da tutti i paesi del NordoEuropa, (la stessa proposta è stata fatta per una zona del Sud Europa: la penisola Balcanica). Ma essa si sta allargando alla coscienza dei popoli, infatti in Belgio 280 comuni sono stati denuclearizzati, 80 in Olanda e 37 in Italia, tra cui i comuni di Bologna, Livorno, alcuni comuni intorno alle basi NATO in Sicilia ed infine la Regione Umbria.

Ma vediamo i prossimi impegni nella nostra zona: la raccolta di firme terminerà in febbraio, l'obiettivo è di raccogliere 3000 firme e presentarle in una iniziativa pubblica. Mercoledì 21 dicembre, il comitato ha partecipato alla "catena umana", (dal consolato USA e quello dell'URSS) trovandosi davanti al consolato Sovietico, sito nella nostra zona, raccogliendo le firme per la petizione indetta.

11 13 gennaio sarà indetta una assemblea al Gallaratese, per maggiormente sensibilizzare il quartiere alle iniziative del comitato per la pace. I presidi poi continueranno ad essere presenti in zona e precisamente in via C. Dolci, via Morgantini, via Osoppo e via Uruguay.

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