Milano 19(12)

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in questo numero

Gallaratese: una cronaca dal di dentro pag. 3

Risposta democratica contro la violenza

Espressa dai cittadini della Zona 19 la loro condanna per i gravi fatti di terrorismo eversivo di Roma e Milano.

I congressi politici nella zona pag. 4

SALUTE ECOLOGIA AMBIENTE Petrolio e parchi Notizie da Figino pag. 5

Il 25 Aprile pag. 6-7

Il rapimento dell'on. Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, la strage della sua scorta e l'efferato assassinio a Milano di due giovani politicamente impegnati hanno segnato, il mese scorso, un limite invalicabile oltre il quale non è possibile andare senza compromettere le possiilità di una soluzione positiva della crisi, che ormai da troppi anni trascina il paese verso lo sfacelo economico e la decomposizione della società civile.

Le iniziative immediate dei lavoratori e la massiccia partecipazione, in ogni parte d'Italia, di cittadini anche di diverse matrici sociali a quello straordinario "sussulto democratico" del 16 marzo confortano ogni spirito libero e democratico con la constatazione che i principi fondamentali su cui si regge il nostro stato repubblicano sono ormai profondamente radicati nella stragrande maggioranza dei cittadini, che proprio in questo grave momento hanno dimo-

strato di avere ormai compreso come ciascuno deve mettere un po' del suo nella difesa della democrazia, in collaborazione con le forze dell'ordine, senza assistere passivamente, senza attribuire ad altri compiti che spettano ad ognuno.

È questo il senso che ci è apparso di raccogliere nel corso delle manifestazioni unitarie tenutesi nella nostra zona il 20 marzo alla scuola di via Uruguay, indetta da PCI - PSI - DC, il 22 marzo al liceo Vittorio Veneto, indetta dal neocostituito Comitato Antifascista per la Difesa dell'Ordine Repubblicano, Quartiere S. Siro Zona 19, ed il 28 marzo ancora nell'Aula Magna del liceo Vittorio Veneto, indetta dal Consiglio di Zona. Da ogni angolazione dell'area democratica sono venuti la condanna per gli atti criminosi, la solidarietà ed il cordoglio per le vittime ed è stato sottolineato come il metodo della lotta democratica sia il più efficace per superare i momenti più difficili.

Un anno di "milano 19"

Il mese di aprile del 1977 si pubblicava il primo numero di "Milano 19" ed un articolo redazionale ne indicava sobriamente quelli che avrebbero dovuto esserne il contenuto, gli obiettivi, le caratteristiche di massima.

Distretto e studenti pag. 9

Un circolo sotto le stelle pag. 11

problema dell'informazione, riandando agli argomenti trattati nei vari numeri del giornale, si può affermare che i tini e gli scopi prefissati sono stati in buona parte realizzati.

Droga: necessità di una corretta informazione pag. 12

Il

del Consiglio di Zona

Il Consiglio di Zona 19, profondamente colpito dalla criminale azione di un gruppo di efferati criminali che ha portato alla morte, ancora una volta, di vittime innocenti, nel rivolgere un commosso pensiero agli agenti vilmente assassinati durante il rapimento dell'On. Aldo Moro, esprime tutta la solidarietà alle famiglie delle vittime ed alla famiglia del Presidente della D.C.

Il Consiglio di Zona, nel sottolineare che questo brutale attentato ha inteso colpire le istituzioni democratiche attraverso una delle figure più rappresentative, rivela che, non a caso, si è voluto colpire l'On. Moro che in prima persona si è sempre impegnato per dare uno sbocco avanzato all'evoluzione democratica del Paese. Il fatto che il crimine sia avvenuto proprio il giorno in cui il Governo Andreotti, quale espressione di unità programmatica dei Partiti Costituzionali, richiedeva la fiducia alle Camere, sta a significare una ulteriore prova di come le forze eversive intendano impedire una soluzione corretta della grave crisi che incombe nel Paese. Da piazza Fontana alle stragi dell'ltalicus e di Brescia, alle decine di attentati, di aggressioni, violenza ed omicidi, è stata una continua scalata che esprime le sue punte più drammatiche nei momenti in cui il Paese è impegnato a scelte rinnovatrici. La risposta responsabile data dal Parlamento Italiano, che, non facendosi intimidire, ha votato la fiducia, nonchè la reazione cosciente ed antifascista delle Forze Politiche, dei Sindacati dei lavoratori e dei cittadini tutti, rilevano la maturità di un Popolo che di fronte al dilagare della violenza sa ritrovare la consapevolezza di un Paese con (segue in seconda)

Non passeranno i nemici della democrazia

Il criminale attentato all'on. Aldo Moro e il barbaro assassinio di cinque lavoratori delle forze dell'ordine ha voluto colpire: - le istituzioni democratiche nate dalla resistenza - l'intento dei partiti democratici costituzionali per dare al paese nel momento dell'emergenza una guida politica - la volontà di recuperare l'anima popolare della democrazia cristiana per raggiungere un accordo che favorisse la formazione di un governo di unità che ha visto il suo portavoce più prestigioso nell'on. Moro.

Il comitato unitario antifascista per la difesa dell'ordine repubblicano del quartiere S. Siro Zona 19 che nella sua recente costituzione ha indicato le cause che hanno portato ad avvenimenti di tale gravità invita tutti i cittadini alla mobilitazione per combattere la recrudescenza della criminalità comune, le provocazioni reversive e fasciste ed i fenomeni di terrorismo politico che minano la civile e democratica convivenza nei nostri quartieri e nel paese.

AMPI (sez. Martiri S. Siro)

APC (sez. Vercellina)

PSDI (sez. Prampolimi)

DC (sez. Vercellina)

PSI (sez. De Rosa)

PCI (Sez. Formasari - sez. Bottini)

Nato quale mensile di informazione politica e culturale, il giornale si presentava, e si presenta, oltre che come strumento di informazione, anche e soprattutto come veicolo di unità democratica, e quindi strumento di aggregazione, di unione, di confronto democratico fra la gente dei quartieri, con riguardo ai problemi e alle questioni presenti nella realtà della zona.

Pertanto oltre che pronto ad informare i lettori sulla vita politica e associativa della zona, sulle lotte che vi si sviluppano e si portano a compimento, "Milano 19" fin dai suoi inizi si dichiarava aperto al fattivo contributo di tutte le forze sociali, sindacali, politiche; del mondo della scuola; dei gruppi dei cittadini legati tra loro da interessi comuni, culturali, ricreativi o sportivi.

Tutto questo sempre con un preciso riferimento ai fatti concreti presenti nei quartieri, sia pure considerati nel contesto di una più ampia realtà cittadina e anche nazionale.

Il compito che la redazione del giornale si trovava e si trova di fronte riveste, possiamo dirlo, un carattere tutt'altro che facile: infatti coloro che vi si dedicano devono ritenersi dei non esperti del ramo, in quanto si può considerare un punto ampiamente aquisito la non professionalità dei componenti la redazione stessa.

Tuttavia, a distanza di un anno, molta strada verso l'obiettivo di un volonteroso e continuo miglioramento, si può dire comolessivamente percorsa.

Certo il cammino è ancora 'ungo e molto resta ancora da are. Infatti ci si rende conto che, da un lato, per quanto riguarda 11

Dobbiamo sinceramente dichiarare, d'altra parte, che il secondo importante obbiettivo, quello cioè di fare di "Milano 19", oltre che uno strumento di informazione, un veicolo di unità democratica quale momento di aggregazione e di unione, di confronto e di incontro democratici fra tutti i cittadini della zona, si può dire attuato solamente in parte.

L'apertura del giornale a tutte le forze politiche, culturali, sociali, sindacali, al mondo della scuola, alle varie categorie e gruppi di cittadini legati tra lorc da interessi specifici di ogni genere, è stata in parte disattesa. La partecipazione alla vita dei giornale da parte dei cittadini della zona, si può dire che non ha raggiunto quell'ampiezza, quella costanza a tutti i livelli, che era nelle nostre speranze. t su questa strada dunque che il giornale si propone per il futuro di colmare le più evidenti lacune, e, rinnovando il sincero e cordiale invito ad una larga e fattiva partecipazione alle pagine di "Milano 19", da parte di tutti i cittadini che sentono viva l'istanza di un confronto democratico su tutte le questioni ed i problemi locali, anche in un più ampio contesto cittadino e nazionale, assicura il proprio profondo impegno. Un impegno volto ad attuare un ampio programma di unione e di aggregazione fra la gente dei quartieri, attraverso un continuo dibattito democratico su tutta la realtà della zona, con l'auspicio di estesi e concreti risultati.

Con questo impegno e con questo auspicio "Milano 19" entra dunque nel suo secondo anno di vita.

La Redazione

e= I ANNO II - N. 13 - APRILE 1978 MENSILE DI INFORMAZIONE POLITICA E CULTURA L. 300 0
documento

dalla prima documento del C.S.Z.

profondi contenuti di umanità e civiltà.

La violenza, invece, qualunque sia l'etichetta di cui di fregia, ha sempre l'obiettivo di impedire scelte democratiche, creando caos, paura, sfiducia nelle istituzioni con il deliberato proposito di produrre confusioni e sgomento nei cittadini per ottenere rivoluzioni in senso antidemocratico delle strutture e della vita del Paese.

Il Consiglio di Zona 19, nell'augurarsi che l'On. Moro possa ritornare alla sua famiglia ed alla sua attività politica, invita il Governo ad agire con decisione e fermezza, nell'ambito dei Diritti Costituzionali, perchè siano individuati i criminali responsabili e sia fatta piena luce sui loro mandanti politici. Il Consiglio di Zona 19 fa appello alla cittadinanza perchè respinga ogni intimidazione, vigili attentamente sulla vita democratica e la convivenza civile della nostra Zona, dando così un concreto contributo all'opera del Consiglio di Zona svolta in difesa dell'ordine democratico.

La partecipazione dei cittadini costituisce la garanzia che il costante operare delle Forze Politiche non divenga vano.

Il Consiglio di Zona 19

Lel-Te rè a milano19

Lettera aperta

Caro Milano 19 ti inviamo copia di una lettera inviata all'assessore Costa, Ripartizione Economato, ed all'assessore Sangiorgi, Ripartizione Educazione.

L'assemblea dei genitori della scuola materna di via Uruguay 26 Milano, tenutasi venerdì 3 febbraio u.s., ha preso in esame la situazione che si è venuta a creare nella scuola a seguito di due ordini di problemi.

In primo luogo, a causa del mancato rifornimento da parte dell'amministrazione comunale di adeguato o sufficiente materiale per le pulizie, i locali della scuola in cui vivono quotidianameznte circa 240 bambini, perdurando tale situazione, potrebbero versare in condizioni igieniche estremamente precarie.

COMUNICATO SINDACATO UNITARIO ISTITUTO G. GALILEI

Mercoledì 8 Marzo all'ITIS. "G. GALILEI" si è verificato un episodio gravissimo in ordine ad una corretta DEMOCRATICA e UMANA conduzione dei rapporti di lavoro all'interno della scuola.

Una bidella, in servizio in questo Istituto da dieci mesi, è stata sospesa dal servizio in base ad una opinabile interpretazione di una circolare del Provveditore; l'interessata, recatasi all'ufficio competende del proveditorato agli Studi, è stata invece rassicurata nel suo diritto a proseguire l'attività di servizio dal funzionario responsabile. All'indomani, presentasi al capo d'Istituto, le è stato ancora contestato il diritto di accedere ai locali della scuola, sotto minaccia di un allontanamento forzoso. Di fronte alla calma e ferma determinazione della lavoratrice di salvaguardare il proprio posto di lavoro, il capo di Istituto ha chiamato la POLIZIA: la polizia intervenuta, ha allontanato la lavoratrice.

La Sez. Sind. Unit. ritiene il comportamento del preside provocatorio e per nulla improntato al rispetto di quel metodo DEMOCRATICO che il preside dell'ITIS G. Galilei Ing. A. Peretto dichiara pubblicamente di difendere come caratteristica peculiare di questa scuola.

Il tatto riveste particolare gravità in quanto la situazione generale, vedasi comunicato della commissione del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, proprio recentemente ha ribadito l'esigenza di emarginare i violenti, ma contemporaneamente di eliminare le cause che nella scuola e nella società alimentano la violenza stessa.

La Sez. Sind. Unit. CGIL - CISL - UIL del "G. Galilei"

comunque atto al gioco e al divertimento dei bambini, accumulato faticosamente e con cura.

L'elenco di questo materiale è facilmente ricostruibile dalle denuncie circostanziate che a tempo debito la dirigente della scuola ha fatto pervenire per conoscenza a codesta amministrazione. D'altra parte, lo stanziamento ordinario neppure la possibilità di acquisto fino alla fine dell'anno scolastico di materiale corrente quale pennarelli, matite, tempere, carta, creta...

Essendo questi i termini della situazione, l'assemblea dei genitori ha deciso di rivolgersi direttamente a questa amministrazione perchè alla scuola venga fatto pervenire immediatamente tutto il materiale necessario alla pulizia dei locali o, alternativamente, i fondi per acquistarlo.

sono alla base delle maggiori violenze palesi e nascoste, che rischiano di lacerare il tessuto umano della nostra società. Quindi non vale, è ipocrita cercare compensione e giustificazioni per atti contro il "patrimonio" della collettività (quali appunto i furti nelle scuole). A questo punto, però, ci chiediamo: come considerare la decisione dell'Assemblea dei Genitori della Scuola Materna di via Uruguay dopo il furto subito da questa scuola? Dei delinquenti saccheggiano la scuola, giusto quindi ripristinare il materiale rubato: cosa che l'Amministrazione Comunale ha sempre fatto puntualmente nei limiti di spesa e di tempo economicamente possibili. (Non dimentichiamo che sono decine le scuole rapinate ed alcune più di una volta). Ma è giusto "trattenere" le quote della refezione scolastica per "obbligare" l'Amministrazione a fare quanto "già aveva deciso" di fare, così come già ha fatto per tutte le scuole saccheggiate?

zione dei genitori si promette l'invio di un attrezzo per giardino (torre/ scaletta /arrampicatoio) che doveva essere acquistato dalla scuola; ciò permetterà un risparmio di denaro che potrà essere utilizzato per rifornire di materiale didattico la scuola.

- Ci si interesserà per reperire presso i magazzini comunali una macchina da scrivere che sostituisca quella rubata.

- Le tende solari saranno fornite dall'Economato entro aprile.

I consiglieri non prendono soldi

Egregio Direttore, riferendomi ad una lettera da me inviata al Vostro giornale, tempo fa, e pubblicata recentemente, per dovere di esattezza e di sincerità devo comunicarVi quanto segue:

Inoltre, si chiede che la scuola venga reintegrata del materiale sottratto, almeno fino alla cifra corrispondente allo stanziamento pubblico dello scorso anno per l'acquisto del materiale stesso.

Per evitare poi che la scuola si trovi nelle stesse condizioni di oggi in un breve giro di tempo, è necessario dotarla di un sistema di sicurezza per la conservazione del materiale (es. rinforzare la porta di un locale). Le richieste di cui sopra sono essenziali perchè nella scuola possa continuare una vita serena e proficua per i bambini e le educatrici.

I genitori si augurano di avere dall'amministrazione comunale una risposta positiva, se però questa non giungesse nel giro ragionevole di una settimana, si riservano il diritto di trattenere le quote della refezione fino alla cifra necessaria per affrontare direttamente le spese di cui sopra. Distinti saluti

L'Assemblea dei genitori della scuola materna di via Uruguaj

Rubare in una scuola è come rubare a se stessi. Purtroppo ciò avviene e non soltanto al Gallaratese, ma in tutta Milano. In un'epoca di violenza e di spregio per i valori umani e di civile convivenza questo fatto può sembrare marginale, ma non lo è. E uno dei tanti anelli di quella catena di fatti disgreganti che

Cronache familiari

Interpreti di queste cronache sono sempre gli stessi: mia moglie, 40 anni casalinga, mia figlia 19 anni universitaria,. mio figlio 13 anni 3a scuola media; io, 42 anni impiegato; per voi tutti, del Gallaratese e non.

"Papà", qual'è la quotazione odierna di un barile di greggio? La domanda del figlio mediano (di scuola media, cioè) mi fa alzare gli occhi dal giornale che sto leggendo in attesa del pasto seratino.

"Ma che interessa a te il greggio? Pensa piuttosto all'algebra che tra poco andrai agli esami" è la mia brutale risposta.

"Si vede proprio che vivi fuori dal mondo, mio caro" interviene la madre del mediano sopraggiunta ad apparecchiare la tavola con l'unica mano disponibile (no, non è monca, l'altra è sempre occupata da una sigaretta) "il bambino (sic.) voleva valutare il peso della eventuale scoperta del petrolio a Figino, nella nostra Zona".

Già, è vero, forse anche noi stiamo diventando "Zona produttrice di petrolio" e magari il futuro vedrà il Gallaratese partecipare alla Conferenza dell'OPÈC (organizzazione dei

In secondo luogo, essendo stata vittima di ripetutu furti in quest'ultimo periodo, la scuola si trova priva di quel materiale didattico o paesi produttori di petrolio).

Ciò avverrà se l'AGIP procederà con l'escavazione e se troverà qualcosa, cioè l'oro nero. "Beh, adesso non so qual'è ii prezzo preciso, ma sicuramente se il petrolio ce l'avessimo davvero sarebbe un bel colpo. - Spiego al figlio - basti pensare a cos'erano certi paesi arabi prima e cosa sono adesso, dopo che hanno trovato il petrolio. Prima fuori dalla storia, adesso ricchi sfondati e azionisti della FIAT (vedi la Libia, per esempio)".

Anche l'universitaria vuol dare il suo contributo all'avviata discussione. "Sì, è vero, ma il problema non è quello di disporre di fonti di energia se poi a disporne sono le solite classi dirigenti dell'imperialismo, anche se nascoste dietro il paravento del nazionalismo e dell'indipendentismo che usano della ricchezza venuta dal petrolio per mantenere soggiogate le classi subalterne".

Il discorso — come si vede — sta andando sul difficile: torniamo a Figino. "Ha fatto bene il Consiglio di Zona ad autorizzare l'AGIP a fare la perforazione — è la moglie a dire la sua mentre cala la pasta — però seppoi non si trova niente sarebbe un bel disastro: anni di lavoro per niente e addio al parco che si doveva fare da quelle parti".

"Certo — aggiungo io — anche se si trova qualcosa per il parco è finita: al suo posto ci sarebbero tralicci di ferro e il paesaggio non sarebbe proprio agreste".

"Va bè, papà: ma se non lo sai, non dirmelo cosa costa un barile di greggio. Ma un litro di benzina lo sai cosa costa in Libia: 75 lire!".

Certo, la notizia mi lascia scosso, lo debbo confessare: quale tragica alternativa, quella che abbiamo di fronte: potremmo rinunciare a fare un pieno di 40 litri con 3.000 lire?

Luca Orsenigo

Le quote, non dimentichiamolo, sono solo un parziale rimborso alle spese sostenute da tutta la comunità per il servizio sociale della refezione. A meno di sostenere che tutta Milano è responsabile delle azioni dei ladri non si capisce perchè si voglia "punire" l'intera cittadinanza con una minaccia priva di motivazioni reali e giustificate. Oppure si deve continuare a ragionare "io penso a me e gli altri si arrangino?" O peggio, come sembra che qualcuno abbia detto o scritto, si vuole sostenere che "solo con le minacce si può ottenere quello che si vuole"?

Su queste posizioni non siamo d'accordo, anche perchè una tale logica non paga. Se si rifiuta la strada del diritto per scegliere quella del ricatto si finisce per aprire la porta ad ogni sorta di prevaricazione. Cosa pensereste se, ad esempio, i tramvieri per sostenere le proprie rivendicazioni "trattenessero" le "quote" dei biglietti del tram?

Da questa decisione dell'Assemblea si sono giustamente, a nostro avviso, dissociati sia i docenti della scuola, sia gli eletti al Consiglio Scolastico con una lettera da loro inviata al Consiglio di Zona ed all'Assessorato. C'è da augurarsi che anche altri genitori abbiano seguito l'esempio dei loro rappresentanti eletti.

Risponde

l'assessore Si trasmette, come convenuto nell'incontro del 21.3.1978 presso la Ripartizione Educazione, stralcio del verbale della riunione da cui risultano gli impegni dell'Amministrazione intesi a regolarizzare la situazione della scuola materna di via Uruguay.

Resta inteso che per parte loro la Direzione della Scuola ed il Consiglio di Scucia procederanno senza indugi in direzione del medesimo obiettivo.

Con i migliori saluti.

L'Assessore alla Rip. Economato (Antonio Costa)

L'Assessore alla Rip. Educazione (Or. M. Luisa Sangiorgio)

STRALCIO DEL VERBALE — Si rende noto che il fondo a render conto per il materiale di pulizia (L. 23.000 per sezione) sarà in pagamento per tutte le scuole materne fra 1/2 settimane presso la Civica Ragioneria.

Il ritardo è stato causato dal rinvia di approvazione del Bilancio che dal 31.12.77 è slittato al 10.4.78 per motivi indipendenti dalla volontà degli amministratori comunali.

Quando il bilancio verrà discusso, si proporrà di raddoppiare l'assegnazione della quota per sezione: questo secondo pagamento averrà all'inizio del prossimo anno scolastico.

- Il fondo straordinario di L. 200.000 assegnato alla scuola di via Uruguay ed altre scuole che hanno subito furti e danneggiamenti sarà in pagamento nella prima metà di aprile.

- L'assessore Costa si impegna a chiedere con urgenza ai responsabili dell'edilizia scolastica un rinforzo della porta di uno sgabuzzino in cui si possa conservare il materiale di maggior valore.

- In caso di impossibilità dei competenti uffici dell'edilizia di provvedere a questo lavoro, verrà interessato un esperto dell'Economato.

- Su precisa richiesta delle educatrici e della dirigente e con l'approva-

Oggi, presente all'Assemblea dei Condomini di Via Sem Benelli 14 alla lettura della mia lettera sopracitata, da parte dei Consiglieri è stato precisato che questi Consiglieri non percepiscono alcun emolumento per la prestazione che essi danno a titolo completamente gratuito.

Per l'esattezza anzi, è stato documentato che gli stessi Consiglieri spesso affrontano spese onerose senza addebitarne alcuna cifra al Condominio.

Con le mie scuse ai Condomini, porgo anche a Lei l'espressione della mia mortificazione.

Distinti saluti

Maria Pelliconi

Milano Via Sem Benelli 15/B

Una precisazione della scuola M. Ricci

Egregio Signor Direttore, La prego di portare a conoscenza dei suoi lettori che il Consiglio di Istituto di questa scuola, nella seduta del 15.2.1978 ha deliberato, dopo gli opportuni accertamenti, di dare parere negativo all'uso della palestra per gli allenamenti della Volley Ball "OMBRA 77". Inoltre a detta Società Sportiva anche prima del 15.2 non è stata mai autorizzata l'agibilità della palestra.

Le sarei quindi grato che, a norma delle vigenti disposizioni sulla stampa, l'indirizzo della nostra scuola non compaia più nei prossimi numeri del Suo giornale. Distinti saluti.

prof. dr. Cesare Zamami preside della "M. Ricci"

Un centro per noi giovani

Molte sono le carenze del quartiere ove noi abitiamo. Quella che noi sentiamo maggiormente è la mancanza di un luogo, un centro dove ritrovarci.

Ogni giorno, specialmente nelle lunghe giornale invernali, ci poniamo le stesse domande: dove andare? cosa fare? dove incontrare gli amici? A queste domande spesso rispondiamo uscendo dal quartiere, con una maggiore spesa ed una notevole perdita di tempo.

Abbiamo chiesto ai nostri coetanei se anche loro sentivano questa esigenza. Ci hanno risposto affermativamente.

Per questo vogliamo realizzare il nostro progetto: la creazione di un centro dove i giovani si possano ritrovare e svolgere attività ricreative e culturali.

La strada per raggiungere tale obbiettivo è lunga e difficile; noi speriamo che con la collaborazione e la buona volontà di voi tutti, si riesca finalmente a realizzare questo progetto e possa nascere questo utilissimo luogo di ritrovo per impedire l'isolamento e la disgregazione tra noi giovani!!!

La classe 111-El della Scuola Media di via Alex Visconti.

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AL MESE

Gallaratese: una cronaca dal di dentro

11 Settembre 1966

È lunedì. Solitamente i quotidiani portano in prima pagina, di spalla, la notizia sportiva più importante della domenica.

Ma sul "Corriere della Sera", su "Il Giorno", su "l'Unità", su "L'Italia" c'è una notizia che non parla di sport. C'è una fotografia che mostra case in costruzione lungo un canale, stretto entro spalle di cemento, che scorre aperto sotto le finestre delle future abitazioni. I titoli dicono — con diverse sfumature — che gli abitanti del nuovo quartiere Gallaratese, alla periferia NordOvest di Milano (in parte ancora in costruzione), hanno manifestato la domenica mattina alla presenza della stampa cittadina per reclamare i servizi commerciali, sociali, scolastici, di trasporto.

I cittadini sono organizzati da una associazione (APICEP Associazione Provinciale Inquilini Case Economiche e Popolari), la quale ha da pochi mesi iniziato ad operare, dapprima a tutela sindacale degli inquilini dello IACPM (Istituito Autonomo Case Popolari Milano), ma subito, o quasi, ampliando il proprio spazio di intervento a tutta la problematica che un quartiere, già di 15-20 mila abitanti, può presentare.

Da due anni è insediata la nuova giunta municipale di centro-sinistra. Sono assessori all'Urbanistica ed all'Edilizia popolare Hazon e Cannarella (democristiani). Il Piano regolatore generale del 1953 non ha avuto

"l'onore" di una revisione decennale, ma nel 1963 si è solo fatta una bozza. Poi la nuova giunta comunale lancia la campagna dei 120 mila vani di edilizia popolare. Sorgono a Milano i quartieri Gallaratese, Olmi, Gratosoglio Nord, Chiesa Rossa, e vengono ultimati il Quarto Oggiaro, il Forlanini (quasi interamente a riscatto), il La Spezia, ecc. La città si espande a macchia d'olio, senza alcun controllo pubblico; non ne sono praticamente esenti i quartieri che, come il Gallaratese, sono di edilizia pubblica e sovvenzionata. Si può addirittura affermare che i nuovi insediamenti di edilizia pubblica tracciano il solco nel quale poi si insedierà la speculazione edilizia.

Bisogno di case ed alloggi vuoti

Milano ha fame di case, si dice. Negli anni che vanno dal 1951 al 1961 sono arrivati a Milano quasi 500 mila nuovi abitanti dal Sud, dal Centro, dalle Isole, dalle campagne, dalle valli. Sono venuti in cerca di lavoro come altri sono andati a Marcinelle, in Francia, in Svizzera, in Germania. E dopo il lavoro hanno bisogno giustamente di una casa. Il censimento delle abitazioni del 1959-60 fatto dal Comune non è molto conosciuto. Non si sanno bene le percentuali; comunque nelle case nuove, "civili", che hanno gradualmente sostituito il tessuto del centro cittadino fino ai vecchi "bastioni" e oltre è molto alta la percentuale

degli alloggi vuoti. I prezzi sono altissimi. Si apre la caccia alla casa popolare e possiamo dire che è negli anni a cavallo del 1960 che si inizia la formazione di quella richiesta che oggi si aggira complessivamente intorno alle 45 mila domande di alloggi popolari.

Arrivano i primi abitanti

Il Gallaratese è uno dei quartieri di nuova costruzione.

Alla sua realizzazione concorrono i seguenti enti pubblici:

IACPM, ISES (ex UNRACASAS), GESCAL, COOPERATIVE (del movimento e finanziate della Gescal) INCIS, Comune di Milano.

Qui ha inizio anche la sperimentazione della prefabbricazione pesante, in Milano, che copre quasi il 65 per cento dell'edificato. Il piano urbanistico da cui nasce ha una storia; infatti fu pensato da Bottoni ed aveva, in quel progetto originale, alcune proposte d'avanguardia. Non fu ovviamente realizzato, come lo aveva proposto Bottoni. Convenzioni tra Comune e privati, volontà politiche non popolari, espresse dalle maggioranze centriste degli anni 50, fanno iniziare la sua costruzione nel 1960 e, quasi per una concretizzazione della teoria vichiana dei corsi e dei ricorsi storici, si ripete quanto era successo nel 193235 per il quadrilatero di San Siro: l'ente pubblico adotta un metro di costruzione che vuole realizzare il massimo di profitto. Nella prima parte del Gallarate-

se (settore sud-est) infatti la densità edilizia è molto alta.

Arrivano i primi abitanti e nel 1965, in autunno, tutto il settore sud-est (quello imperniato su via Uruguau, via Quarenghi, via Sem Benelli) è abitato. L'anno successivo, in estate, si termina l'assegnazione degli alloggi di via Betti e di via Ojetti. Siamo a quel giorno: 11 settembre 1966. Iniziano le lotte.

30 Novembre 1966;

Alla palestra Cappelli Sforza, ai margini del Gallaratese, si tiene un'assemblea generale di quartiere (circa mille partecipanti) alla quale interviene anche il prof. Bottoni.

Le rivendicazioni sono molte: infissi, pavimenti, marciapiedi, servizi, trasporti.

Alcune sere prima, a casa mia, Bottoni aveva pianto: era venuto per preparare l'assemblea ed era venuto con in testa il "suo" Gallaratese. Aveva perso la strada ed all'unico bar aperto mi aveva cercato e chiesto la strada.

20 Maggio 1967:

Si insedia il Consiglio Provvisorio del quartiere Gallaratese. Il comitato della Associazione Inquilini ha partecipato, tra i promotori, alla battaglia per il decentramento politico amministrativo a Milano ed al Gallaratese — mentre nella città si dibatte il problema di come realizzarlo — si costituisce il Consiglio Provvisorio con i partiti dell'area costituzionale (PCI, PSI, DC, PLI, PSIUP) e le forze sociali (ACLI, scuole, ecc.)

Il Consiglio Provvisorio ha un programma: ricuperare la fascia centrale del quartiere, abbozzata ma non edificata, per la realizzazione di verde e servizi integrati e indica come asse portante di tale sistema (scuola, sanità, commercio, cultura) la Metropolitana, chiedendo per la prima volta il suo prolungamento al Gallaratese dal capolinea di piazzale Lotto, attraverso il QT8.

Il 1968 Nell'anno della contestazione

:ontinua l'iniziativa del Consiglio Provvisorio di quartiere sempre sulla tematica dei servizi. E ha inizio una sorta di braccio di ferro con l'amministrazione comunale. Braccio di ferro che continua fino alla "tenda" ed anche dopo.

A maggio ci sono le elezioni politiche che portano grandi mutamenti nell'assetto politico del paese ed anche in città.

Il Consiglio di quartiere continua anche la propria battaglia a fianco di altri comitati (ben 14 se ne sono formati a Milano) sorti nei vari quartieri per il decentramento.La tematica delle battaglie del Gallaratese è "cultura" comune agli altri quartieri, perchè tutti hanno uguali problemi.

A luglio (seduta del giorno 16) il Consiglio Comunale vota all'unanimità il regolamento per il decentramento politico - amministrativo ed i relativi organismi (Consigli di Zona).

E una città che cambia, insieme al paese in cui è collocata, possiamo dire insieme a quei paesi e popoli che lottano per la liberazione del colonialismo politico ed economico, insieme alle classi subalterne tenute lontane dal potere.

Marzo 1969

Si insediano a Milano venti Consigli di Zona. Il consiglio provvisorio di quartiere si scioglie avendo esaurito il suo ruolo promotore. Gli succede - ma ha vita stentata - da aprile a settembre una "Assemblea permanente", nella quale vengono trasferite le dispute di carattere ideologico che esistono (ed erano molte a quei tempi) nella città e nel paese. I problemi del quartiere, ma anche i problemi della città, sono nell'assemblea in secondo piano.

Giunge l'estate e si va in vacanza, ma ci aspetIa l'autunno caldo con le sue lotte che non possono non coinvolgere il Gallaratese. Ma di queste ne riparleremo in una prossima puntata.

m ilano 19 - pag. 3
UN QUARTIERE

DAI CONGRESSI DELLE SEZIONI DEL PCI DELLA ZONA

Unità delle forze politiche

Il giudizio delle sezioni comuniste sui rapporti tra le forze politiche nei quartieri della Zona ha un elemento comune nel buon livello unitario con il PSI (iniziative comuni su casa, scuola, ordine democratico) e con la DC a S. Siro; mentre al Gallaratese ed ancor più al QT8 non c'è quasi rapporto. Al QT8, in particolare, sembra che le forze si ignorino.

Da un'analisi sulla partecipazione alla vita democratica risulta una presenza all'attività del Consiglio di Zona poco qualificata, un rapporto Consiglio di Zona-quartieri insufficienti a causa del clima di tensione, di paura, di incertezze che stringe anche Milano.

Di fronte a questo clima, alla crisi economica, sociale e morale del Paese i comunisti assegnano un ruolo importante agli organismi di massa per aggregare la gente, per organizzarla attorno alle istituzioni democratiche (Consiglio di Zona, consigli scolastici, ecc.). Una critica però è uscita da diversi interventi di congressisti militanti in organismi di massa: tutte le associazioni democratiche dei quartieri e della zona devono fare uno sforzo per superare il settorialismo che ancora caratterizza le loro attività, per contribuire a superare il particolarismo ed il corporativismo in cui spesso vengono spinti i cittadini colpiti dalla crisi. Si chiede cioè alle associazioni femminili, giovanili, dei pensionati, ai circoli culturali, ai sindacati inquilini, alle cooperative, ecc. di unirsi nella lotta per far recuperare alla città, ai suoi quartieri, ai suoi abitanti solidarietà, fiducia, impegno civile, politico, ideale per affrontare e superare i problemi posti dalla crisi.

IL RUOLO DELLE DONNE

Le sezioni comuniste della zona, per parte loro, si sono impegnate, nei documenti approvati ai congressi, per una azione costante e capillare di massa, per orientare e mobilitare i cittadini con assemblee di caseggiato e di quartiere aperte a tutti, unitarie. Le donne comuniste, in particolare, hanno insistito, facendo anche un'autocritica, sulla necessità di un lavoro intenso nei quartieri verso le casalinghe, le lavoratrici, le pensionate, le giovani, che sono quella metà della popolazione, senza il cui impegno una nuova qualità della vita a Milano non può concretizzarsi. Ancora debole, è stato detto, è la presenza delle associazioni femminili ed all'interno di queste, delle donne socialiste, mentre un confronto con le donne cattoliche organizzate non esiste ancora.

Quindi autocritica perchè non tutto il PCI è coinvolto in questa azione, che non può essere delegata, è stato detto, alle sole militanti. La insufficiente mobilitazione delle masse femminili e l'impegno prevalente di queste nelle scuole, dove poco presenti i lavoratori ed i "papà" sono stati indicati come una delle cause della bassa partecipazione popolare al voto per l'elezione degli organi collegiali nelle scuole.

Nelle zone però ove si è costruito un movimento unitario e si sono costituite associazioni genitori e coordinamenti fra scuole dello stesso ordine, la partecipazione è stata molto elevata e qualificata. Sono state sottolineate, in tutti i congressi, anche la scarsa informazione, l'insufficiente circolazione delle idee e delle esperienze, anche se è stato riconosciuto il ruolo positivo delle pagine scolastiche di Milano 19, che, si è detto, si dovrebbe e potrebbe diffondere di più nelle scuole della zona, i cui organi collegiali sono stati invitati ad utilizzarle.

RAPPORTI FABBRICA-TERRITORIO

Come per i problemi femminili anche per la scuola emerge dagli in-

terventi un impegno ancora settoriale di delega, da parte dei partiti agli addetti ai lavori e da parte dei genitori agli eletti nei consigli scolastici. I problemi della scuola sono gravi e tutti debbono farsene carico, è stato detto, ma in particolare i lavoratori.

La classe operaia deve porsi alla testa del movimento unitario per la riforma della scuola, di cui bisogna che si parli anche nelle fabbriche. Proprio il rapporto fabbricheterritorio è stato un'altro dei problemi emersi in particolare nei congressi delle sezioni di S. Siro, dove si trovano, oltre alla Sit-Siemens, alla Unidal ed alla Recordati, diverse piccole aziende, anche artigiane. Nelle fabbriche più grandi sono presenti le forze politiche, ma scarsi sono i rapporti con le sezioni del quartiere e con i cittadini ed i diversi ceti sociali della zona; per questo le sezioni comuniste di S. Siro hanno deciso di costituire le Commissioni Fabbriche per legarsi di più alle organizzazioni di fabbrica (sezioni e cellule), per organizzare i comunisti presenti nelle piccole aziende, per costituire il Consiglio dei lavoratori comunisti anche nella Zona 19. Quindi è emersa la necessità di un impegno organizzativo e politico tra i lavoratori perchè questi e le loro organizzazioni operino anche nel territorio, verso le scuole, come già è stato detto, verso i giovani in particolare (studenti e disoccupati, verso i ceti intermedi). Per i giovani comunisti intervenuti è necessario un impegno di tutto il partito per conoscere e rafforzare i circoli giovanili di quartiere della FGCI come strumento di lotta per la costruzione di un ampio ed unitario movimento giovanile di massa, autonomo, che bandisca la violenza, combatta il terrorismo, organizzi studenti, disoccupati, sottoccupati, giovani lavoratori in tutti i quartieri, nelle scuole, nei luoghi di lavoro della zona. Questo richiamo al ruolo non solo del PCI ma di tutti i partiti è stato ripreso da diversi interventi e messo tra gli impegni politici delle sezioni, quando è stata ribadita la necessità di un rapporto capillare con la gente e quindi di costituire nuove cellule di caseggiato.

LE RELAZIONI AMMINISTRATIVE

Presenza capillare nei quartieri, propaganda capillare sono stati altri temi trattati dai congressi. Il ruolo che radio e televisione hanno assunto nel nostro paese non ha certo oscurato il ruolo dei giornali quotidiani e periodici che rimangono insostituibili. Tutti gli strumenti di propaganda e di informazione, è stato detto, devono essere utilizzati e potenziati. Le sezioni comuniste si sono impegnate intanto chiamando i propri iscritti ad uno straordinario impegno per la diffusione sia dei volantini, sia dei giornali ed in particolare per un maggior contributo di collaborazione e di diffusione a Milano 19. Ma per coprire l'aumento dei costi della propaganda e degli strumenti di stampa è stata sottolineata la necessità di aumentare l'autofinanziamento delle sezioni attraverso il tesseramento e le sottoscrizioni per la stampa comunista. l'Autofinanziamento, è stato detto nelle relazioni amministrative che rendevano pubblici i bilanci delle sezioni, deve continuare ad essere la principale fonte di copertura delle spese delle sezioni stesse (Stampa, propaganda, affitti, ecc.), questo per permettere di utilizzare il finanziamento pubblico ai partiti, stabilito per legge in base ai voti che ciascun partito ha avuto alle elezioni politiche, per mantenere in vita ed anzi per potenziare le scuole di partito, i centri studi, i seminari ove formare i quadri del partito perchè siano sempre più all'altezza dei problemi del Paese, delle città, del quartieri, della

gente insomma, sia negli anti locali, sia negli organismi di massa.

Un altro scopo del finanziamento pubblico deve essere quello, è stato detto, di aprire nuove sezioni aperte ai cittadini e di dare nuove sedi a chi è ancora in locali malsani o a chi la sede non la ha più, come nel caso della sezione Luglio 60 che opera nel territorio Trenno-Gallaratese e che ha svolto il proprio congresso ospitata da una cooperativa.

Appare quindi demagogico — queste le conclusioni degli amministratori delle sezioni comuniste — il referendum abrogativo della legge sul finanziamento pubblico ai partiti voluto dai radicali, perchè colpirebbe un fenomeno democratico come quello dell'estensione capillare della presenza dei partiti nel territorio e dello sforzo di studio e di elaborazione necessario per risolvere i gravi problemi del Paese. Inoltre, è stato aggiunto, si colpirebbero i partiti minori e quelli che invece che su finanziamenti occulti si basano sul sostegno dei lavoratori, si frenerebbe un processo di moralizzazione e di controllo introdotto con l'obbligo di rendere pubblici i bilanci dei partiti. Infatti sulla difesa della legge, contro la sua cancellazione, come richiesto dai radicali con il referendum, sono uniti tutti i partiti democratici.

Molte sono state le questioni affrontate in questi congressi e noi, come redazione di Milano 19, ci auguriamo che iniziative concrete nei quartieri della zona si realizzino presto ed in modo unitario e che ce ne sia data notizia tempestivamente in modo da consentirci di svolgere puntualmente il ruolo che ci siamo scelti di cronisti informando in modo esauriente i nostri lettori, che proprio dei problemi concreti, pensiamo, vogliono interessarsi.

Mese di congressi, quello di marzo, per le sezioni del PSI (De Rosa, Gallaratese, Figino, Lampugnano e Trenno) presenti nella nostra zona.

A fronte di un'analisai delle diverse posizioni, nonchè di un giudizio retrospettivo sull'attività politica del partito, uno dei temi fondamentali, ripetutamente dibattutto dalle assemblee di sezione è stato il "Progetto Socialista" inteso come proposta politica (non solo per il partito, ma per tutto il paese) e come allargamento del dibattito e del confronto nell'area della sinistra.

Un tema ricorrente nella discussione è stato l'esame dell'attuale situazione politica in relazione alla situazione di emergenza, intesa come periodo di transizione per affrontare, con l'apporto di tutte le forze democratiche, la gravità del momento.

Tema dominante è stata la politica della "Alternativa socialista" vista in un contesto pluralista e come confronto con la politica del "compromesso storico". Confronto che, è stato sottolineato, non vuole significare contrapposizione o sfida con il

PCI, ma la ricerca di una proposta politica di alternativa, dove i partiti della sinistra e le formazioni politiche laiche costituiscano una garanzia democratica per il paese. La proposta di "alternativa socialista", è stato detto, deriva dal fatto che a giudizio dei socialisti la politica del "compromesso storico" è improponibile, sia in rapporto ad una mancanza di conflittualità ed ad un appiattimento delle alternanze politiche, sia, fra l'altro, per la indisponibilità dell'interlocutore principale, che è la DC.

Un certo spazio è stato dedicato pure ai problemi della zona evidenziando in particolare il rapporto con le altre forze politiche, nonchè l'attività fattiva svolta dal PSI in Consiglio di Zona. Attività che non vuole essere soltanto un momento espressivo della sola componente socialista, ma che vuole soprattutto essere un impegno di maggiore incisività per quanto concerne i rapporti con le forze politiche, che dovranno essere poi verificati con i problemi che la zona esprimerà.

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4 - milano 19
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L'impegno
dei socialisti nella zona

Petrolio e parchi

Salute, ecologia, ambiente nella nostra zona

11 16 marzo la seduta del Consiglio di Zona 19 è stata tenuta con all'ordine del giorno il problema della "ricerca di petrolio" nel Parco Ovest, presso Figino (la notizia della richiesta di ricerca era già stata comunicata da Milano 19 nel numero di marzo, ma, per una inesatta interpretazione della notizia stessa, pervenutaci mentre stavamo andando in macchina avevamo erroneamente scritto che era già stata accettata, mentre invece non era stata discussa e quindi tantomeno accettata n.d.r.).

Alla seduta hanno partecipato tre tecnici qualificati dell'AGIP, tra i quali il direttore delle ricerche per l'Alta Italia, ed un rappresentante di Italia Nostra. La presenza dei tecnici era stata richiesta esplicitamente dal Consiglio di Zona, che prima (e non dopo) di esprimere un parere sulla concessione per i sondaggi, voleva avere tutte le garanzie che le operazioni non avrebbero recato danno alle persone ed all'ambiente. Chiare ed ampie sono state le delucidazioni fornite dal direttore delle ricerche, da un geologo e da uno specialista di impianti, corredate da schemi e fotografie "tecniche". Sottoposti ad un fuoco di domande da parte dei consiglieri ed anche di alcuni cittadini presenti i tecnici hanno fugato, in verità, molte delle preoccupazioni che avevano indotto il Consiglio di Zona a non esprimere il parere richiesto dall'Amministrazione comunale. Preoccupazioni tese, ancor prima che alla salvaguardia dell'ambiente, alle tutele dei diritti dei cittadini della Zona 19 ed in particolare di quelli di Figino.

Credo sia doveroso far sapere a tutti che la legge dello stato (non è il caso di rivederla?), concede all'AGIP di procedere a scavi ed all'estrazione di idrocarburi fino a distanze minime di soli 70 metri (!) dai centri abitati. Anche se pericoli non ve ne sono, (salvo improbabili incidenti) neanche per quanto riguarda l'inquinamento (così ci hanno garantito i tecnici), resta il fatto che per almeno quattro mesi dall'inizio dei lavori gli abitanti vicini al cantiere dovranno sopportare rumori molesti di motori e macchinari, che per quanto minimi (così ci hanno garantito i tecnici) sono sempre rumori in una città già inquinata dal rumore.

Di una cosa riteniamo possano essere garantiti i cittadini: i lavori saranno condotti con serietà e scrupolo e la loro attuazione sarà seguita dal Consiglio di Zona, che si è voluto assicurare, dall'AGIP, il diritto a "controllare" il rispetto degli impegni assunti con la cittadinanza della Zona 19, sia per ciò che riguarda i pericoli da inquinamento, sia per il ripristino delle condizioni ambientali una volta terminati i lavori. Ma c'è di più: nel parere espresso all'unanimità il 16 marzo il Consiglio di Zona ha chiesto che, una volta trovato gas o petrolio, l'AGIP discuta con i cittadini ed il Consiglio di Zona in che modo e con quale estensione intenda procedere allo sfruttamento dell'eventuale giacimento. Ma esiste petrolio sotto Milano? La risposta è si. Giacimenti di piccola entità di idrocarburi gassosi e liquidi si trovano a media profondità (fra i 2.500 ed i 3.500 metri) in tutta la Pianura Padana e quasi certamente petrolio è diffuso in grande scala oltre i 5 mila metri. Quando si dice che la Pianura Padana "galleggia" sul petrolio lo si deve intendere in modo figurativo; infatti i gas ed i liquidi non formano "laghi sotterranei",

ma impregnano certi tipi di rocce porose, come l'acqua fa con la spugna. Il "pozzo petrolifero" serve a raggiungere questi terreni profondi ed a consentire all'idrocarburo liquido o gassoso di risalire in superficie per effetto dell'enorme spinta esercitata dalla pressione cui è sottoposto a quella profondità. Si tratta quindi di spingere verso il basso un tubo di pochi decimetri di diametro, tubo accuratamente isolato con cemento dai terreni che attraversa; per questo la risalita degli idrocarburi non può inquinare i terreni circostanti, nè la falda acquifera. Dato che lo scavo è limitato ad un piccolo foro, che gli eventuali prelievi di fluidi avverranno a grande profondità e che verranno poste in atto tutte le precauzioni possibili (come le "valvole automatiche a depressione" inserite nei tubi, invenzione italiana che garantisce da ogni rottura accidentale), anche in caso di sfruttamento del pozzo non dovrebbero esserci pericoli nè di inquinamento, nè di "slittamenti- del terreno. Ma su questo il Consiglio di Zona ha posto un'ipoteca, in quanto prima di procedere oltre, come già ho detto, chiederà ulteriori garanzie ed una più precisa documentazione su "quali" lavori saranno necessari. Diverso invece il discorso per quanto riguarda l'inquinamento da rumore e, domani (se esiste gas e petrolio), il trattamento degli idrocarburi. Per il primo caso il Consiglio di Zona sarà vigile ad ogni segnalazione dei cittadini onde intervenire per ridurre al minimo il disagio.

Ciò avverrà anche nel caso di diffusione di cattivi odori derivanti dal trattamento dei fluidi di perforazione. Sarà quindi importante la tempestiva segnalazione da parte dei cittadini che, nell'interesse di tutti e senza inutili allarmismi, dovranno "tener d'occhio" il cantiere.

Se poi il petrolio di sarà (?) il Consiglio di Zona discuterà con l'AGIP la localizzazione degli impianti per il suo trattamento, che, di certo, nessuno vuole che sorgano nel Parco di Trenno, polmone verde conquistato dai cittadini della Zona 19 e che tale dovrà restare. Sono convinto che, anche se il problema delle fonti di energia è fondamentale pet il nostro Paese, sia possibile, con un po' di buona volontà e con qualche rinuncia (e non sempre e solo da parte del popolo) trovare una soluzione. Vorrà dire che le teste dei pozzi di estrazione, che i tecnici ci hanno garantito saranno dei blocchi di cemento altri pochi decimetri e di pochi metriÖquadrati di estensione, saranno trasformati in antiestetici monumenti a questa civiltà delle macchine e dei consumi, monito alle future generazioni che potranno godere (lo speriamo tutti!) dell'oasi di verde del salvato Parco Ovest di Milano.

Figino: continuano le indagini sui casi di tumore

Sul numero undici del nostro giornale si è parlato di due assemblee popolari, il 14 e 21 gennaio, in cui gli abitanti di Figino chiedevano la nomina di una commissione che indagasse sui casi di tumore denunciati dal dottor Maiuri. Una delegazione del Comitato di quartiere di Figino si è perciò incontrata il 9 febbraio, con la commissione di indagine nominata dalla giunta comunale e presieduta dall'assessore alla sanità dottor Sirtori.

Ad essa erano presenti tossicologi, chimici, farmacologi e oncologi. Il dottor Berrino, collaboratore del prof. Veronesi alla clinica dei tumori di Milano, ha affermato che a Figino è reale, e deve anzi essere aggiornato, un aumento dei casi di tumore da tre a cinque volte più del normale. Questo aumento è stato riscontrato anche per gli abitanti di Muggiano, un paese a circa dieci chilometri da Figino.

Accertato l'aumento resta ora da scoprire se le cause sono interne o esterne al quartiere. Oltre ad effettuare analisi sui fumi che fuoriescono dall'inceneritore e su altri possibili agenti inquinanti interni al quartiere, bisogna infatti vedere se le cause dell'aumento tumorale non siano da ricercarsi per esempio nell'ambiente di lavoro: pare che parte delle persone colpite da tumore a Figino e a Muggiano lavorassero in una vetreria.

Perciò, per raccogliere il maggior numero di dati sugli abitanti del quartoere è stato

deciso di approntare un questionario che potrebbe essere distribuito e raccolto da assistenti sociali e sanitarie del comune. Per illustrare l'importanza e l'utilità del questionario, indispensabile al dottor Berrino e ai medici del San Carlo, dello Smal e ai responsabili sindacali per continuare le ricerche, si è tenuta 1'11 marzo un'altra assemblea popolare alla quale, forse perché non più attirate dalla iniziale aria di scandalo e di novità, hanno partecipato meno persone che non alle precedenti. Oltre al questionario un'altra iniziativa della commissione medica è stata il richiedere per Figino il Centro mobile provinciale per gli studi ecologici, ora a Legnano. Riguardo all'inceneritore durante l'incontro del 9 febbraio il prof. Suzzi Valli, ufficiale sanitario del comune, ha affermato che le polveri che ne fuoriescono sono inquinanti.

Sempre per l'inceneritore il 2 marzo è stato organizzato un incontro fra il comitato di quartiere e la direzione dell'AMNU. È stato chiesto il verbale di collaudo dell'inceneritore ma il collaudo è stato in seguito fatto il 18 marzo e ancora non se ne conoscono i risultati che I'AMNU si è comunque impegnato a rendere pubblici. Sempre durante l'incontro del 2 marzo sono state richieste analisi precise dei fumi per le quali necessitano gli impianti di lavaggio dei fumi non ancora approntati. i risultati delle analisi non si potranno perciò conoscere prima di due mesi.

Un'altra richiesta del Comitato di quartiere all'AMNU è stata quella dei nomi delle ditte che scaricano i rifiuti dato che fra queste, per ovvie ragioni, non si vogliono industrie farmaceuti-

che. L'AMNU ha però respinto la richiesta assicurando che ditte non autorizzate dall'ufficio di igiene non possono usufruire dell'inceneritore.

Si è notato in generale sia alla riunione con la commissione medica, sia a quella con l'AMNU, un clima di disinformazione, con mancanza di coordinamento tra i vari esperti, fatta eccezione per alcuni che si sono mostrati più attenti al problema e impegnati nelle possibili iniziative. Per questo motivo il Comitato di quartiere di Figino ha preparato un documento, votato alla assemblea dell'I 1 marzo, nel quale si chiede al Presidente del CdZ 19 e ai capi gruppo politici della zona, di prendere adeguati provvedimenti per verificare a che punto sono le indagini riguardanti i problemi della salute degli abitanti del quartiere. "Tale richiesta — continua il documento — nasce dalla convinzione di questo comitato che il lavoro fin qui svolto dalla commissione di indagine va molto a rilento". A questo punto dunque non resta che augurarsi che il "caso Figino" venga, entro ragionevoli limiti di tempo, risolto e che non cada, come succede spesso, nel dimenticatoio a causa del burocratismo dilagante. Bisogna rendersi conto che il grado (piuttosto basso) di organizzazione mostrato dalla commissione di indagine nel cercare cause e rimedio all'inquinamento di Figino non è che un esempio della preparazione (o meglio impreparazione) nell'affrontare simili problemi che in un futuro non molto lontano potrebbero riguardare anche altre zone della città.

mitano 19 - pag. 5
P.R.
In questo parco a Trenno si faranno le trivellazioni per l'oro nero?
una prima analisi risultano veritieri i dati sull'aumento dei tumori.
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Ora e sempre resistenza

Una vita di lotta

Orvieto, questo era il suo nome di battaglia, è nato qui a Lampugnano e qui è rimasto ed ha operato nel periodo della guerra di liberazione alla quale ha partecipato come partigiano delle S.A.P.

"Bè — comincia col dire — fasoulett (i fascisti) non mi sono mai andati a genio per la loro prepotenza specie nei confronti della povera gente, così quando mi chiamarono per andare a fare il soldato per la loro repubblichetta non mi presentai. Ma loro, quei boia, presero mio padre e lo misero a S. Vittore. Così mi vidi costretto a abbassare la testa ed a presentarmi; arrivato a Lerici, mentre mi stavano mandando al fronte, scappai e me tornai a Milano. Avevo diciannove anni amavo, come tutti, penso, a quell'età, la vita, sapevo di rischiare grosso perché per loro ero un disertore e se mi avessero preso non ci avrebbero pensato due volte per mettermi al muro, ma non mi bastava. Non mi andava di ascoltare chi, certamente preoccupato del mio bene, mi consigliava di starmene nascosto ad aspettare la fine della guerra. Volevo fare qualcosa per cacciare fascisti e tedeschi, qualcosa di serio".

"Mi avevano proposto di raggiungere una formazione in montagna — continua — ma secondo me fascisti bisognava combatterli qui per renderli insicuri anche in città. Un giorno mi chiesero se ero disposto ad entrare in una formazione partigiana che si stava costituendo.

Comandante ne era Angelo Valtorta, detto Memo, che aveva fissato il suo quartier generale in via Forze Armate, dove c'era anche il primo distaccamento. Qui, fra S. Siro, Lampugnano e Trenno, c'era il secondo distaccamento, di cui facevamo parte in sette, il comandante, io, mio fratello ed altri quattro. Armi ne avevamo poco o niente. Personalmente nei primi tempi io avevo soltanto una vecchia pistola a tamburo, residuato di chissà quale guerra, uscita da non so quale solaio. Non sapevo neppure se sparasse. nè potevo provarla dato che di colpi ne avevo due soltanto. Comunque potevo dirmi discretamente armato, c'era anche chi lo era meno".

E qui Orvieto ricorda come riuscirono a procurarsi le armi disarmando fascisti e tedeschi, spostandosi rapidamente in bibicletta per colpire ed allontanarsP il più celermente possibile.

"La nostra zona operativa era la zona Magenta, intendendosi per essa quel triangolo tra porta Magenta ed il Sempione fino all'estrema periferia — ci spiega — e agivamo secondo gli ordini che ci venivano impartiti dal comando, anche se non mancavamo di pigliare direttamente qualche iniziativa, specie per quanto riguardava disarmi".

tare. Così una notte verso l'una mio fratello ed un altro partigiano che pure lavorava nell'autoparco, ci aprirono il cancello dopo aver neutralizzato le guardie e noi potemmo entrare a lanciare le nostre bombe. Non so quanti autocarri abbiamo distrutto, ma le fiamme che si levavano dall'incendio alimentato dalla benzina si alzavano alte ad iluminare tutta la zona!"

"Altre volte — prosegue rispolverando i suoi ricordi — delle azioni nascevano così, quasi per caso. Ricordo un giorno di marzo del 45', forse era un sabato, ci eravamo appostati in via Gallarate in attesa di qualche tedesco o di qualche fascista da disarmare. Ad un tratto vedemmo sopraggiungere un'auto tedesca. Senza pensarci sopra molto le sparammo addosso. L'auto sforacchiata come un colabrodo sbandò ed andò a fermarsi muso in giù nel canaletto a fianco della strada. Quando la raggiungemmo ci trovammo a bordo un alto ufficiale tedesco ormai morto ed il suo autista che respirava ancora, ma sembrava più di là che di qua".

Angelo Poletti, socialista, arrestato dai fascisti e fucilato in piazzale Loreto. Mario Pozzoni, militante antifascista, deportato a Mauthausen. Non sono che due dei tanti abitanti di Lampugnano, di questo piccolo borgo non più agricolo, ma non ancora completamente città, che con la loro lotta, spesso durata tutta una vita, si sono opposti al fascismo, contribuendo alla sua disfatta. Siamo venuti qui a cercar superstiti. Il loro atteggiamento è un po' schivo, è quello della

Una scuola di unità e di democrazia

gente semplice che ritiene di non aver fatto mai niente di eccezionale, anche quando rischiava la vita, la galera, le torture per la libertà di tutti.

La lotta di liberazione nella testimonianza di protagonisti della nostra zona I sette del 2° distaccamento

"Tra le azioni meglio preparate e riuscite — continua — c'è ad esempio quella contro l'autoparco della decima mas in Corso Magenta. Mio fratello ci lavorava dentro come operaio, dato che ce lo avevano mandato dopo che un medico compiacente inventandogli un'ulcera lo aveva fatto esonerare dal servizio mili-

E qui affiorano ricordi di altri episodi di guerra e di propaganda politica. L'attacchinaggio di manifesti clandestini. "In questo lavoro ci erano di particolare aiuto, ad esempio. compagni che erano all'interno dell'Isotta Fraschini, fra quali c'era anche il Gionco, qui di Lampugnano".

Così con altri nella cooperativa di Quarto Cagnino partecipai, nel giugno 1944, alla costituzione della 112zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Brigata Garibaldi.

Ed ricordi vagano ancora ai comizi volanti tenuti rischiando la vita. Un breve comizio ad una folla più o meno piccola, ma sempre attenta, e poi via. "Un giorno di marzo — rammenta Orvieto — era stato proclamato lo sciopero generale e ne abbiamo tenuti ben tre di comizi. II primo alla Philips, poi in piazzale Accursio, dove Memo era entrato in una mensa a parlare alla gente mentre noi eravamo fuori, in cinque, a fare la guardia a quattro passi da un posto di blocco tedesco. Alla sera in piazza Lotto per un comizio agli operai dell'Isotta Fraschini. Eravamo soliti quatter gatt, anche perché nelle azioni partigiane qui in città si preferiva, di solito, operare a piccoli gruppi per potersi poi disperdere più velocemente, ma si era sparsa la voce che erano scese le brigate di montagna. Forse fu anche questo il motivo per cui fascisti furono poco solleciti ad arrivare con loro motocarri armati e noi potemmo portare a termine il nostro comizio con tutta tranquillità ed andarcene indisturbati". Ricordi lontani, ma ancora vivi di chi ha lottato, prima che per se stesso, per la libertà di tutti. "Spero che quei tempi non debbano mai più ritornare — conclude Orvieto — Spero che la democrazia sia abbastanza forte per sconfiggere il fascismo che a volte ci sembra tenti di rinascere; ma se per disgrazia i fasoulett in un modo o nell'altro dovessero riprendere ii potere sarei pronto a ricominciare, come quando avevo 19 anni".

In occasione del XXXIII° anniversario della Liberazione che verrà celebrato il prossimo 25 aprile, abbiamo ritenuto doveroso ricordare ancora una volta, come la durissima e sanguinosa lotta sostenuta dalla parte migliore del popolo italiano per la conquista della libertà, si proponesse come obiettivo, non solo la cacciata degli invasori e dei fascisti, responsabili di avere portato il nostro Paese alla totale rovina morale e materiale, ma la creazione di una Repubblica veramente democratica, socialmente avanzata, aperta a tutte le istanze di progresso civile, culturale e politico, dove lavoratori potessero partecipare con tutto il loro peso, alla direzione effettiva dello Stato. In altre parole, una società dove la cosidetta stanza dei bottoni, non fosse ancora una volta proprietà privata dei soliti grandi ladroni.

Purtroppo, bisogna riconoscere senza mezzi termini, che gran parte delle aspirazioni e delle speranze che facevano parte del bagaglio ideale della Resistenza, sono andate deluse e quel che è peggio, vi è stato il chiaro tentativo di porre in cattiva luce o quantomeno di far dimenticare al popolo italiano e soprattutto ai giovani, quella che a giusta ragione, si può ritenere una delle più gloriose pagine di storia contemporanea del nostro Paese. Tantochè qualcuno l'ha paragonata ad un secondo, risorgimento, con la differenza, aggiungiamo noi, che diversamente dal primo risorgimento, la lotta di Resistenza è stata voluta, organizzata, diretta e combattuta, non dalla nobiltà, ma da autentici figli del Popolo. Pertanto, non poteva assumere, al di là dello spietato linguaggio delle armi, che un carattere eminentemente popolare e di lotta di classe. Questa inconfondibile peculiarità di una guerra partigiana che si era dipinta con i colori inconfondibili e tradizionali delle bandiere della classe operaia, ebbe modo di esprimersi pienamente con tutta la sua forza in una vera e propria esplo-

sione di incontenibile gioia popolare nei giorni indimenticabili che seguirono la vittoriosa conclusione della epopea della lotta patriotica. Purtroppo, le forze conservatrici nostrane, non potevano rassegnarsi alla perdita dei loro privilegi. Infatti, dopo essersi opportunamente mimetizzate, non tardarono a ritornare in superficie e ben sostenute e protette dai loro confratelli d'oltremare, passavano al contrattacco dando inizio a tutta una serie di azioni intese a riprendere il pieno controllo politico ed economico del Paese. Ovviamente, il raggiungimento di questi obiettivi, presumeva, fra le tante altre cose, la messa in soffitta della Resistenza con tutto ciò che essa aveva rappresentato come punto di partenza di un nuovo corso economico politico, basato sulla prevalenza degli interessi dei lavoratori su quelli dei padroni.

Dicevamo che, soprattutto verso le nuove generazioni sono stati usati tutti i mezzi, affinché un serio discorso sulla Resistenza, a livello scolastico, non venisse mai affrontato. Ne è una prova incontestabile il fatto che proprio nelle sedi più adatte, cioè la scuola, non sia mai stato impostato un serio programma che contenesse elementi utili all'insegnamento del periodo storico che comprende la lotta di Liberazione; la quale, non lo si dimentichi, rimane pur sempre la matrice della nostra Costituzione. Comunque, un vecchio adagio dice, che non è mai troppo tardi ed effettivamente, a partire dal trentesimo annimersario della Liberazione, e cioè dal 1975, in seguito a pressanti interventi delle organizzazioni partigiane, è stato possibile raggiungere un accordo con le autorità scolastiche periferiche, in base al quale, la voce della Resistenza ha potuto finalmente entrare nelle scuole portatrice della testimonianza diretta di coloro che la lotta di Liberazione l'avevano vissuta in prima persona. II primo contatto dei rappresentanti della Resistenza con la

categoria insegnante e soprattutto con alcuni Presidi delle medie inferiori, è risultato piuttosto freddo e difficoltoso, quasi a voler significare che in materia di insegnamento, nessuno poteva sostituirsi agli insegnanti di professione. Evidentemente si trattava di un grossolano errore di valutazione, in quanto nessuno dei delegati dell'Associazioni Partigiane, pretendeva di invadere un campo che non era assolutamente di loro competenza. La loro presenza nelle scuole si proponeva, molto più semplicemente, di aprire un dialogo con ragazzi sul tema della Resistenza stessa. Comunque, una volta rotto il ghiaccio e chiarite alcune incomprensioni, gli incontri con gli alunni, riuniti nelle palestre o nelle aule degli Istituti, sono risultati quanto mai profiqui e ricchi di spunti interessanti. Dopo il doveroso discorsetto di introduzione, delegati hanno risposto ad un fuoco di fila di domande, in gran parte incentrate su argomenti di carattere socio-politico, intese a conoscere ed in certi casi ad approfondire la loro conoscenza sul fascismo, cosa aveva rappresentato per l'Italia, come era arrivato al potere, quali forze lo avevano sostenuto e gli interessi di quali classi sociali rappresentava? Tutto ciò dimostra che l'interesse e il desiderio di apprendere da parte dei giovani, si rivolgeva più che ai fatti d'arme che avevano contraddistinto la guerra partigiana, alle condizioni più specificatamente storicopolitiche che avevano consentito l'avvento dei fascismo.

L'esperienza della presenza partigiana nelle scuole ha inoltre permesso, di confermare quanto dicevamo più sopra a proposito di programmi scolastici.

infatti, sia nei dialoghi avuti con ragazzi, dal loro modo di ragionare sui fatti, come dalla breve lettura dei testi scolastici, si è potuto constatare come il periodo di storia contemporanea comprendente il fascismo e la lotta di liberazione, sia dei tut-

to ignorato o trattato in modo superficiale e in qualche caso distorto. È chiaro che in queste condizioni, lo stesso corpo insegnante si trova impreparato a entrare nel merito di argomenti che contengono tutta una serie di addentellati legati ad un contesto storico che solo chi gli ha vissuti di persona è in condizioni di conoscere i particolari che a volte sfuggono alla stessa pubblicistica specializzata in materia. Perciò riteniamo che l'esperienza iniziata tre anni fa, dimostratasi tanto utile e profiqua, debba continuare anche per l'avvenire.

Non si dimentichi che la Resistenza è stata anche una scuola di civismo, di altruismo, di fratei nità, di democrazia e soprattutto di unità, e di queste cose oggi ce n'è tanto bisogno.

Vittorio Fiocchi

Comandante della 113° bis Brigata Garibaldi

Parliamo con il più anziano di loro: ottantun anni, una vita di lotta, oggi presidente onorario della Cooperativa di Lampugnano, di cui per trent'anni fu presidente effettico. Anche lui dapprima è un po' incerto, ci chiede cosa ci deve raccontare, ma poi, piano piano, ricordi che affollano la sua mente si fanno parole. Comincia da quando era bambino e qui era un povero borgo di contadini. "Non ho neppure potuto andare a scuola", ci dice, ma poi prosegue ricordando la miseria che imperava a quell'epoca in questa zona. "Gh'era tanta miseria che i ratt vegniven foeura de la credensa cont i lagrim ai oeucc" ci dice con una tipica espressione meneghina che tradotta letteralmente suona "C'era tanta miseria che topi uscivano dalla credenza con le lacrime agli occhi" ad indicare come il cibo fosse tanto scarso da impietosire anche i topi. Ma certo tale miseria non impietosiva padroni che ben pasciuti facevano lavorare come bestie contadini ed operai, per salari di fame. L'ingiustuzia era troppo palese per passare inosservata all'attenzione del nostro interlocutore, che mal la sopportava. Così eccolo, non ancora ventenne, partecipare alla costituzione della sezione di Lampugnano del Partito Socialista, per poi passare più tardi, nel 1921, al Partito Comunista, sin dalla sua nascita. È una scelta determinante che lo porta ad esporsi ed a pagare di persona. Nel 1921 fa parte della Commissione Interna della fabbrica in cui lavorava e per questo lo arrestano. Il fascismo prende il potere, il Partito Comunista passa alla clandestinità. Continuare ad esserne attivista diventa più difficile, più rischioso. I fascisti manganellano, sfasciano la cooperativa, compiono ogni tipo di violenza, di angheria anche qui

come dovunque. I comunisti sono perseguitati primi tra tutti, ma lui, il nostro interlocutore dai capelli candidi non molla, non cessa un attimo la sua lotta, così come non mollano, come non sospendono la lotta suoi compagni di partito. Eccolo ancora una volta arrestato nel 1933, un'altra volta sfugge per un pelo all'arresto fermandosi da un cognato ad Urio, vicino a Como, dove si era tenuta una riunione clandestina, mentre suoi compagni vengono arrestati sul treno che li riporta a Milano. "Il mio lavoro — ricorda — era prevalentemente politico nella organizzazione clandestina del partito. lo ero in contatto con un compagno che lavorava in un magazzino di stoffe a Porta Volta. Lui mi passava la stampa clandestina, i volantini, i bollini del soccorso rosso e via dicendo ed io li distribuivo ad altri compagni, non soltanto qui a Lampugnano, ma anche a Trenno, a Figino, alle Cascine Olona, a Quinto Romano, a Baggio ed ancor più lontano fino ad Abbiateg rasso". E qui il suo ricordo ritorna a

quei giorni lontani, a quegli spostamenti a piedi, in tram od in bicicletta, con pacchi di aiornali clandestini o di volantini, sempre attenti a non farsi sorprendere dalla milizia fascista o, nell'ultimo periodo, dai tedeschi. "In fondo — dice — mi è sempre andata bene, non mi hanno mai preso. Ma io non mancavo mai di prendere le mie precauzioni. In casa, ad esempio, tenevo sempre una scala a pioli appoggiata alla botola del solaio. Se fossero venuti per prendermi avrei potuto scappare di solaio in solaio, di tetto in tetto per poi scendere più lontano a nascondermi nelle campagne". "Chi me lo ha fatto fare" — conclude — l'ho già detto: la volontà di contribuire a costruire un mondo libero e giusto. Il mio partito mi ha sempre dato la garanzia di poter costruire un tale mondo, per questo non ho mai esitato a fare quanto esso mi chiedeva. Lo ripeto: io da piccolo non ho potuto andare a scuola, tutto quello che ho imparato me lo hanno insegnato il partito e la cooperativa. Per questo io sono sempre grato a loro".

AL TEATRO DELLA NOSTRA ZONA

"Questi santi raccomandati... da Dio!"

"S. Rita da Cascia" con Paolo Poli, al Teatro Uomo

Saltellando sulle sue esili gambette entra in scena Paolo Poli. È vestito da donna: da Rita da Cascia. Porta una cuffia bianca sui lunghi capelli biondo miele e un mazzo di fiori tra le braccia. "Rita" è una virtuosa e modesta fanciulla di campagna, obbediente ai genitori e soprattutto al suo "Lui", al suo fidanzato e desiderato futuro sposo che sta in cielo. Fra la virtù e la diligenza ci scappa tuttavia qualche battuta, l'aggraziata Rita non è infatti scevra da un certo sarcasmo alquanto pungente. Perennemente perseguitata da spasimanti ella è alfine costretta, per intervento divino, a scegliere il più cattivo: "Paolaccio", più generalmente chiamato con un acuto strillo: "Paolo!".

Seconda parte: Rita è la cristianamente devota moglie di "Paolo!". Il martirio (morale e fisico) diviene la sua virtù. Con la stridula voce del, per l'occasione, "dolce" e casto Paolo Poli, essa racconta ai figlioletti (un po' cresciuti e scemi) che il marito a colazione le ruba il rosso dell'uovo non già per ingordigia ma per mostrare loro, attraverso il digiuno della madre, il disprezzo dei piaceri della gola.

Insomma la nostra futura Santa fa di tutto per insegnare ai figli l'arduo amor filiale verso il padre. Quest'ultimo tuttavia ne commette una grossa: rapina assieme ad altri una chiesa. Rita dopo "Quarant'anni di matrimonio, quarant'anni di duro lavoro" riesce a convincerlo, qui sta il suo primo miracolo, che ha commesso un grave peccato.

Il Paolaccio redento si reca allora in chiesa a restituire il maltolto ma le becca dai compari. Giunto a casa muore mentre dalle sue ferite esce copiosamente il sangue (fazzoletti rossi per l'occasione).

I figli secondo le migliori tradizioni

decidono di vendicarlo, ma Rita si oppone: ciò è ancora una volta peccato, meglio che i suoi figli vengano inceneriti piuttosto che si sparga altro sangue.

Detto e fatto: Dio, presso il quale lavora 'probabilmente qualche stretto conoscente di Rita, esaudisce il suo desiderio e manda giù sui figli grulli due fulminacci. Liberatasi in cotal modo del marito e dei figli Rita - Poli si ritira in eremitaggio nella usuale grotta.

Qui giungono pellegrini venuti a conoscenza della sua fama, per chiederle di guarirli dalle loro malattie. Ma Rita li convince che la malattia è un raro privilegio, una specie di segno divino. La sofferenza tempra gli spiriti, cos'è mai un po' di dolore fisico in confronto al futuro divino premio? Quelli se ne vanno perciò acciaccati come quando son venuti ma contenti. Si sa che la beffa spesso ripaga del danno.

L'unico cruccio nella vita di Rita dopo tanta considerazione in "alto loco" è il non poter entrare in monastero. Ella ha infatti sposandosi, perso la, per così dire, "virtù" principale che si richieda ad una monaca: l'illibatezza. Ma per la seconda volta detto e fatto Dio un bel giorno la mette, (letteralmente) in un monastero e le manda pure una colomba (a quel tempo erano ancora molto diffuse e poco imitate dall'industria dolciaria) che le suggerisce le risposte per superare l'esame.

Forse i professori dell'epoca erano meno severi di quel che si dice oggi, forse avevano scambiato la colomba per una "mandorlata" fatto sta che Rita passa l'esame e rimane al monastero. Le sue opere suscitano però, si sa tutto il mondo è paese, l'invidia di qualche consorella ma lei non se ne

UNA PICCOLA INIZIATIVA

cura e Rita - Poli continua a sgambettare, allegra e contenta di fare il bene, per íl monastero e dintorni. Giunge anche per lei l'ora finale e naturalmente va a trovare Gesù, un tipo barbuto e celeste vestito, con l'aria severa.

Tutti dal basso pregano e supplicano lei, ormai Santa, che è costretta, poverina, a gettar giù dal cielo chili di petali di rosa.

L'interpretazione di Poli è chiaramente dissacrante.

Un po' istrionesco questo attore, ovviamente idolo dei gay accorsi numerosi al suo spettacolo, monopolizza forse un po' troppo la rappresentazione. È sempre in scena ed è l'unico che fa i monologhi.

Durante lo spettacolo cerca di instaurare, a modo suo, un contatto diretto con il pubblico, e scendendo dal palco, sempre travolgendo le altrui orecchie con fiumi di parole, investe della propria persona, praticamente gli si siede in braccio, un non ben chiarito se allibito o divertito spettatore. La moglie di quest'ultimo viene poi esclusa dal menage per mezzo di simboliche frustate. Il dubbio è lecito: misogina o casuale invidia?

Alla fine dello spettacolo Poli richiamato dal pubblico si schermisce con una teatralità forse troppo appariscente. E i successivi schetchs che concede sono evidentemente preparati. Alla lunga la sua vocina petulante e insidiosa comincia a stancare. Alcune critiche sono un po' qualunquiste e superficiali. E poi sul palcoscenico c'è sempre ed eternamente lui: Paolo Poli.

Bravo finchè si vuole ma .... a questo punto lo spettacolo poteva tranquillamente intitolarsi: "san Paolo Poli da ...".

P.R.

Musica e teatro per "Milano 19"

A partire dall'ultima decade di marzo e proseguendo fino a luglio si terranno presso l'AULA MAGNA del plesso scolastico di Piazza Zavattari (Liceo Scientifico Vittorio Veneto e ITIS Ettore Conti) una serie di concerti e di spettacoli teatrali destinati ai lavoratori e a tutti i cittadini della zona 19.

Tale iniziativa si inquadra in una proposta sperimentale di DECENTRAMENTO CULTURALE che però ha come contenuto non solo fare spettacolo o concerto, ma in particolare e principalmente lo scopo di far accostare, mettendo loro a disposizione prodotti culturali qualificati, tutti i cittadini della zona — o almeno la maggior parte — alla fruizione della cultura ad un prezzo politico.

Questa proposta ha, quindi sostanzialmente, il senso della conoscenza, della divulgazione, della riappropriazione della cultura, nel significato più ampio, da parte soprattutto delle classi sociali che ne sono state sempre escluse o che — dall'avvento della televisione — ne hanno fruito in maniera condizionata dal media televisivo.

L'iniziativa è sperimentale. Il programma allegato è frutto della collaborazione tra la Commissione Cultura sport tempo libero del Consiglio di zona 19 e una serie di enti culturali cittadini, oltre ovviamente l'Amministrazione comunale e quella provinciale (che ha permesso l'uso della Aula magna di piazza Zavattari) e gli organi collegiali della scuola (tutte le scuole della zona, ma in particolare i Consigli di istituto del Vittorio Veneto e dell'Ettore Conti). Un grazie particolare va quindi a: I pomeriggi musicali, ARCI, Teatro alla scala e ai teatri che hanno collaborato all'iniziativa (Elfo, Selva, Uomo, Bagatto, Sole).

Si potrà chiedere perchè in un'aula magna di una scuola e non altro: la zona 19 — che è ricca di tutti gli impianti sportivi per lo sport - spettacolo — non ha però uno spazio fruibile per attività culturali, uno spazio che sia pubblico. Questo fatto non può essere condizionante. Perchè si vuole proporre conoscenza, divulgazione e fruizione a strati sempre più ampi di persone, del bene "cultura", occorre a nostro avviso ricercare quegli spazi sociali e pubblici che possono essere usati in questa direzione. Rimangono da risolvere ovviamente altri problemi, come ad esempio quello di avere spazi particolarmente adatti a iniziative culturali; è un problema che va collocato in un ambito programmatorio, non solo culturale, ma urbanistico ed economico. Ma siamo certi che anche usando delle scuole — forse proprio usando delle scuole — è possibile dare a tali proposte, non solo significato di ordine culturale, ma anche quello di contributo per sviluppare una politica di educazione permanente che deve e può avere nelle scuole uno dei suoi cardini.

Commissione Cultura Sport Tempo Libero della Zona 19

Programma delle attività

MUSICA

21 Marzo

Il Romanticismo - Mendelssohn-Chopin - Orchestra "I Pomeriggi

Musicali"- Dir. Ken I. Kobayash i - Pianoforte Christian Zacharias

8 Aprile Quintetto vie nuove - Mozart-Beethoven

2 Maggio

Concerti e cantate - Bach-Haendel - Orchestra "I Pomeriggi

Musicali" - Dir. A. Zedda - Soprano Slavka Taskova

8 Maggio Insieme strumentale di Milano - Stravinski

15 Maggio Sinfonismo tedesco - Beethoven-Brahms - Orchestra "I Pomeriggi Musicali" - Dir. G. Gelmetti - Violino Felice Cusano

Mostra di minerali al circolo ECER

Nell'ambito delle possibilità create dalla nascita in quartiere di nuove sedi culturali, si è tenuta — il 21 e 22 Gennaio scorso, presso il Circolo Culturale ECER (g.c.) — una mostra di minerali, promossa da alcuni privati cittadini.

Lo scopo era quello di far vedere, una materia certamente interessante in se, materia che si esprime in una varietà infinita di forme e di colori, sì da raggiungere momenti di autentica bellezza ("fiori del sottosuolo" sono infatti detti i minerali).

Inoltre, partendo appunto da una nuova possibilità d'espressione come singole persone ma senza fermarsi alla manifestazione fine a se stessa, si sentì il bisogno di mettersi in contatto con le scuole del quartiere, profondamente convinti della necessità di un legame con le giovani generazioni.

CAMBIO

Fu così che vennero invitate a visitare la mostra alcune insegnanti di scienze e relative classi delle scuola Cozzi e Quarenghi. L'esito di tale invito fu felicissimo: al sabato mattina una vera folla circolava nel salone, stupefatta e incredula nel vedere le meraviglie della materia inorganica.

Nel corso della mostra vennero inoltre proiettate da parte del Sig. Giuseppe Nova del Gruppo Mineralogico Lombardo diverse diapositive su una "uscita mineralogica in Valle A urina.

Mentre desidero ancora una volta ringraziare qui tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita della manifestazione, vorrei fare alcune considerazioni.

Intanto, a giudizio delle insegnanti, essa è sembrata una sezione decentrata del Museo Civico di Storia Naturale e ciò all'interno del quartiere, vale a dire senza i rischi connessi all'attraversamento di Milano per decine e decine di ragazzi. Da veloci scambi d'opinione, è emerso poi con forza un bisogno di ampliamen*to di cultura generale, di aggiornamento scientifico, possibilmente di cultura più specifica su singole materie (in senso molto più ampio, il largo consenso ottenuto dai corsi promossi dal Comune di Milano ne sono una riprova).

Un altro aspetto della questione può essere questo: sono molti I cittadini che — amanti delle scienze naturali — hanno minerali: sono molte quindi le persone che, In misura diversa, conosco questa materia. Da

un semplice spirito d'osservazione (già molto valido) a cognizioni un tantino più avanzate: non è anche questo un piccolo patrimonio, completamente, però, isolato e disperso? Non vale la pena di pensare ad una sua valorizzazione?

E ancora: nell'ambito di quanto consentito dalla Legge, i ricercatori sono preziosi: la loro tenacia, pazienza, perizia contano al punto che parecchi di essi sono addirittura un valido aiuto per gli stessi Musei (proprio per le novità ritrovate). A livello di zona, non ci possono essere forme similari o intermedie a favore della collettività? È lecito ipotizzare forme di raccolta presso le scuole, o potenziamento di quelle già esistenti, con l'agibilità ai ricercatori?

Quelle due giornate sono state belle e — a mio avviso — cariche di possibili sviluppi futuri.

Sottolineo ancora che ritengo molto importante il contatto con le scuole, nell'ambito di quel nuovo tipo di società che tutti auspichiamo e cui tutti dovranno concorrere. Voglio dire che se nella nostra collettività già esistono e si rafforzano (o altre ne nasceranno) forme diverse di solidale coscienza fra i privati e i momenti pubblici (possibile legame favorito proprio dalla nascita del Distretto Scolastico) in un bisogno crescente di comprensione e di scambio d'esperienze, mi auguro che dalla piccola iniziativa surriferita nasca da queste colonne l'occasione di un proficuo dibattito. N. Porzlo

3 Giugno

Pianista Delia Pizzardi - Haydn-Mozart-Beethoven

16 Giugno

Serenate Mozart-Brahms - Orchestra "I Pomeriggi Musicali" Dir. B. Campanella - Violino Anah i Carfi

25 Giugno

Beethoven libertario - Beethoven - Giovani solisti internazionali - Saint Saens-Ciaikovski - Orchestra "I Pomeriggi Musicali"Dir. L. Rosada - Violoncello Colin Carr

3 Luglio

Musiche ispirate all'Italia - Kodaly-Mendelssohn - Giovani Internazionali - Haydn-Torelli - Tromba Carol Dawn Reinhart

18 Luglio

Studio Musica Antica - Autori dal 1200 al 1500

17 Maggio - Palalido ore 10,30

Concerto del coro del Teatro alla Scala - Rossini: Petite Messe

Solennelle - Per le scuole della zona 19

TEATRO

16 Marzo

Le Mille e una Notte - Teatro dell'Elfo

Regia di G. Salvatores

31 Marzo

Medea di Euripide - Teatro della Selva

Roberto De Anna

7 Aprile

La Commedia della Pentola - Teatro del e regia della Compagnia del Bagatto

21 Aprile

i Ciompi - Teatro Uomo - Testo, scene e del Teatro Uomo

4 Maggio

Felice e Carlina Teatro del Sole - Testo

Collettivo Teatro del Sole

- Testo del Collettivo -

- Riduzione e regia di Bagatto - Testo, scene regia della Compagnia e realizzazione del

PREZZI: Musica Posto Unico L. 1.000 - Abb. individuale sostenitore L. 10.000 -

Abb. familiare (fino a 3 pers.) L.15.000 - Abb. studenti L. 5.000

Teatro Posto Unico L. 1.000 - Abb. individuale sostenitore L. 5.000Abb. familiare (fino a 3 pers.) L.7.500 - Abb. studenti L. 2.500

INF ORMAZ ION I: Consiglio di Zona 19 -via Pogatschnig n. 34 - Tel. 324794 (dalle ore 15 alle ore 17) - Liceo Scientifico

"V. Veneto" - Comm. Cultura via De Vincenti, 7 - Teatro

Uomo Via Giutli, 9 - Sig. F. Caprini Tel. 4080208 - Sig. Santangelo Tel. 368590 - Sig. Giuppari Tel. 3085629

pag. 8 - milano 19
di tre locali píù servizi al q.re Olmi con tre o più locali al q.re Gallaratese preferibilmente S. Leonardo. Tel. 45.97.430
Appartamento

Distretto e studenti La realtà della scuola vista dai giovani

Sono ormai passati più di tre mesi dalle elezioni del consiglio di distretto e già questo sta diventando un'istituzione astratta e formale, un momento del tutto estraneo all'iniziativa e alla proposta politica all'interno delle scuole. Il nostro distretto in particolare è in una situazione di stallo pressoché assoluta, a causa soprattutto del provveditore che non ha ancora comunicato le nomine. Di conseguenza, non essendo ancora il Distretto ufficialmente "composto", non è possibile intraprendere il confronto con tutte le componenti presenti al consiglio, fattore indispensabile per la elaborazione completa e concreta di proposte e programmi. Comunque il consiglio di distretto, se pure incompleto, si è già riunito e continuerà a farlo, indipendentemente dalla situazione oggettiva di crisi, poiché vi è la coscienza che è assolutamente necessario l'avvio dell'attività, soprattutto in virtù del fatto che ormai mancano pochi mesi alla fine della scuola ed entro luglio vi è l'obbligo di stilare un programma di sperimentazione e nuova didattica per il prossimo anno scolastico. Ma evidentemente se si constata una mancata identificazione politica precisa del distretto all'interno delle scuole, entra in gioco il rapporto distretto-studenti e di conseguenza il discorso della costruzione di un movimento di massa che sappia rinnovare l'istituzione scolastica con un'azione che sia finalmente propositiva e che perciò abbia dei punti di riferimento precisi e costanti cui finalizzare le proposte e le iniziative politiche. Il distretto rappresenta appunto il luogo cui fare costante riferimento affinché ogni proposta di rinnovamento e di sperimentazione possa concretamente realizzarsi. In quale direzione bisogna però lavorare perché il rapporto distrettostudenti possa verificarsi sul terreno della partecipazione e della proposta politica? La risposta non è semplice. In primo luogo va posta con forza all'interno delle scuole una grossa discriminante: quella della democrazia. Su questa discriminante deve crescere il dibattito e devono delinearsi le varie posizioni e proposte, perché solo la democrazia è garanzia per la formazione di un tessuto unitario all'interno della scuola, tessuto unitario che è condizione indispensabile affinché il confronto politico trovi uno sbocco positivo. E per democrazia si intende, per fare un esempio pratico, la mobilitazione e la solidarietà manifestata nei confronti del rapimento di Moro e dell'uccisione degli agenti che lo scortavano, nei fatti tragici accaduti a Milano la sera del 18 marzo e in altri svariati momenti in cui le masse studentesche hanno dimostrato una coscienza democratica solida. E questa presenza attiva in difesa della democrazia sta a significare come il movimento degli studenti non sia disposto a retrocedere su questa battaglia, anzi, l'affronta con una forza che da alcuni anni non si vedeva, una forza rinnovata che per battaglia democratica e antifascista non intende una questione di servizi d'ordine o di chiusura ermetica verso la società, ma una generale risposta di piazza al fianco dei lavoratori e del movimento sindacale. È da qui che si sviluppa la lotta per il rinnovamento della scuola, che innanzitutto significa lotta contro lo sfa-

scio, non intesa come difesa del sistema scolastico esistente, ma come cambiamento e trasformazione. Deve passare oggi all'interno delle scuole l'opposizione al recupero del funzionamento tradizionale e reazionario della scuola, così come deve essere chiaro il discorso che sui resti disastrati di questa scuola non cresce nulla, se non disgregazione, disorientamento e ritorno al passato. Questo aspetto centrale della lotta per il rinnovamento della scuola non determina di conseguenza il demandare a una riforma, per altro lontana, la soluzione di ogni problema, ma anzi significa proprio centrare il discorso fondamentale su cui costruire una pratica trasformatrice. Questo significa che la riforma deve essere elaborata da noi, con le nostre idee e con le nostre proposte; e dove se non al distretto le nostre esigenze possono trovare realizzazione?

È necessario perciò che il movimento degli studenti si ponga come forza di "Governo" della situazione della scuola oggi, con il compito di sconfiggere e isolare chi attacca la democrazia e nel contempo di proporre e organizzare le masse studentesche attorno ad obiettivi precisi e concreti.

Bisogna superare il momento di rottura con la vecchia scuola e porre con forza le nostre proposte di rinnovamento, affinché questo nuovo movimento compia quel salto di qualità e assuma quindi una funzione propositiva, che negli anni più recenti non si è mai verificata. Non è un compito facile questo, ma se noi non riusciamo a proporre quei nuovi valori, quei nuovi contenuti che vogliamo siano l'asse portante dell'edificio scolastico, non riusciremo a far crescere nelle masse studentesche quella coscienza necessaria perché la scuola cambi. In questa direzione ci si sta muovendo all'interno delle scuole; si stanno cercando i più vasti collegamenti con le realtà sociali esistenti e in primo luogo con il mondo del lavoro. Questo perché vi è la con-. vinzione che una delle cause principali della profonda crisi che sta attraversando la scuola, sia il mancato contatto con la realtà del lavoro che ha determinato nelle scuole e più pesantemente negli istituti tecnici, una sempre crescente dequalificazione e un mancato adeguamento ai sistemi di lavoro esistenti oggi all'interno delle fabbriche. Lo dimostra il fatto che il mercato del lavoro rifiuta la qualificazione professionale fornita dalla scuola attuale, poiché essa è palesemente vecchia e priva di contenuti validi. Questo rapporto, all'atto pratico, può essere realizzato in vari modi che possono essere lo scambio di esperienze tra scuola e fabbrica, la formazione di strutture permanenti che vedano il confronto fra le due realtà affinchè le enormi barriere esistenti fra queste, crollino al più presto. In questa direzione la scuola si è già mossa, andando ad una assemblea con le leghe dei disoccupati, svoltasi a metà marzo al Vittorio Veneto. Da questa assemblea si è usciti con varie proposte tra cui quella interessante dei collettivi scuolalavoro, una realtà che in altre città italiane sta svolgendo una funzione determinante per il rinnovamento della scuola, poiché si propone di creare momenti di dibattito , di studio, di informa-

zione affinchè le realtà della scuola e del mondo del lavoro vengano a conoscenza delle rispettive situazioni e trovino un terreno di lotta comune che non sia più quello degli slogan e dei bei discorsi, ma che sia quella della proposta politica per il cambiamento della società. Oltre alla questione del mondo del lavoro, vi è un altro nodo fondamentale attorno al quale si gioca una battaglia importante, quello della cultura e della politica di aggregazione giovanile. In un momento in cui vi è una crisi dei

momenti assembleari e delle tematiche strettamente "politiche", è assolutamente indispensabile trasformare la scuola in un punto di aggregazione per i giovani e per i cittadini di tutta la zona.

La recente iniziativa del C.d.Z., con spettacoli teatrali e musicali nell'aula magna del Vittorio Veneto è un momento che va sfruttato perché cresce attorno ad esso il massimo del consenso e della partecipazione popolare.

È necessario, per concludere,

approfondire II discorso che in queste righe ho fatto in maniera molto generale, con la chiara intenzione di fornire alcuni elementi di dibattito che reputo di importanza centrale oggi all'interno della scuola. Approfondire, informare, creare dibattito attorno a questi temi è di importanza vitale affinché si crei un vasto movimento che veda tutte le componenti sociali unite per il rinnovamento della scuola e per il funzionamento effettivo e visibile del consiglio di distretto.

Ancora sul centro onnicomprensivo

Incontro con gli assessori alla pubblica istruzione e ai lavori pubblici

La costruzione del Centro Scolastico onnicomprensivo del Gallaratese tuttora in atto pare abbia dato, e continui a dare, non poche preoccupazioni a chi è investito dell'incarico di curarne la realizzazione.

A questo proposito abbiamo avuto un incontro con gli Assessori alla Pubblica Istruzione, Dott. Novella Sansoni, e ai Lavoratori Pubblici, Dott. Tullio Lupi, ai quali abbiamo girato per competenza gli interrogativi degli abitanti del quartiere interessati all'avviamento di questo importante Istituto per l'anno scolastico 1978 /79.

Le nostre "timide" perplessità in ordine all'ultimazione e alla consegna per tempo delle strutture di cui parliamo, perplessità che trovano il loro giusto riscontro dall'osservazione dello stato di avanzamento dei lavori, sono state decisamente escluse da chi di dovere in quanto, ci è stato detto, l'impresa appaltatrice dei lavori — cui è stata inviata anche lettera di richiamo per l'inadempienza dimostrata a tuttoggi — si è impegnata alla consegna del complesso entro il 30 luglio prossimo. È quanto ci auguriamo di vero cuore anche se, ci ripetiamo, quanto abbiamo potuto vedere da una visita al cantiere lascia lo spazio a oggettivi dubbi circa il rispetto di tale data. D'altra parte le ragioni più determinanti e significative che hanno impedito la regolare prosecuzione dei lavori, ovverossia l'inclemenza del tempo, in questo inverno particolarmente rigido e lungo, e gli scioperi del personale dell'impresa, dovrebbero ormai non essere

più motivo di pregiudizio.

Altra notizia che ci ha lasciato non poco stupiti è il costo finale dell'opera: ben 9 miliardi di lire! Qualcosa quindi come 5 milioni per allievo, considerato che il Centro Scolastico onnicomprensivo del Gallaratese potrà ospitare 1.800 sudenti.

La cifra ci appare decisamente notevole e pensiamo che al suo concorso abbiamo contribuito non poco le lungaggini e i ritardi di approvvigionamento e costruzione.

L'avviamento di questo Centro Scolastico sarà attuato in base a questo schema: faranno capo al complesso le succursali degli Istituti.

-Tecnico statale per geometri

- una parte Tecnico commerciale con la sezione periti aziendali

- una parte VIII Liceo scientifico

- Professionale alberghiero

le quali gestiranno rispettivamente le parti di loro competenza. Non verranno al contrario consegnate agli Istituti decentrati le parti comuni, quali mensa, palestra, piscina, auditorium, biblioteca ecc. le quali faranno capo a un Comitato di gestione composto, secondo le attuali proposte, da Consigli di Istituto, Provincia e Consiglio di zona.

Questo un primo assetto previsto per il Centro scolastico onnicomprensivo del Gallaratese. in attesa che venga varata la riforma della scuola secondaria superiore che ci auguriamo vorrà tener conto delle nuove esigenze di trasformazione sociale ed economica del nostro Paese, riforma che darà spazio a un riesame organizzativo secondo i nuovi termini e esigenze.

milano 19 - pag. 9

Il vero è lo splendore del bello

CESARE CACIAGLI nato a Ponsacco (Pisa) nel '38, vive e lavora a Milano in Via F. Cilea 18 tel. 3535867, pittore iperverista per eccellenza. Si può affermare in assoluto che Caciagli, sia nelle nature morte, come nell'oggettivismo,

supera ogni aspettativa. L'aderenza al vero nei suoi dipinti è tale, che si rimane attoniti davanti ad una tecnica così raffinata. La policromia di colori, meravigliosamente intonati con certe sottigliezze pittoriche è sbalor-

ditiva. La sua pittura è la manifestazione del suo spirito, tale è quale esso è, sensibilizzato dall'interno mediante una facilità di disegno. Le sue immagini: fresche, espressive, compiute con una tematica dal tessuto vitale, offrono lo splendore del bello. Poi, vi sono nelle sue opere valori formali: il gusto, l'armonia psicologica di sintesi, la sicurezza con cui si sprime, fa pensare anche i superficiali uomini del XX secolo, continuamente distratti da una dinamica profondamente dispersiva.

Nei lavori di questo artista, troviamo il duro discorso sociale dove il Verbo pittorico grida alla necessità di salvezza dell'uomo: liberarlo dalla schiavitù, dalla stratificazione alienante della convenzione sociale e dai compromessi. Questo grido come i licheni alla terra corre verso di noi che ci trova consenzienti, perché possiede il crisma di una bellezza artistica e culturalmente umana.

Osan

n carneval ritardaà a carnevalin

Anca incoeu el temp l'ha tra foeura de matt, per non lassagh fà in pas el nost Carneval, coi carr de Trenn e la smagia del "ranatt"; poeu l'ha desmettùu de pissà, manco mal!

Inscì i carr hin 'rivàa fin a l'Arena, coi "Firlinfoeu" de Olgiàa e i car de Bellun; i "Gioppin de Bergom" ch'han tegnùu scèna, cantand, balland, per fà bon sangh anch nunEl carr di "Lavandée", de la "Conchetta", con l'auto dei "Pée Vonc' e col Toaija", la balia succia dent la carrozzetta, sul triciclo gigant vun ch'el baccaija!

Hin sfilàa i student cont l'Italia zoppa cont el water pront per l'emergenza; on pistonon de vin col vent in poppa, vott rappresentant de la Sapienza.

Riconoscimenti per Meriti artistici

Tirrenia (Pisa) "Il Caminetto d'oro" 3° premio

- Siziano (Pavia) "Maggio Sizianese" 3° premio

Milano "Dipingiamo Trenno"

1° premio

- Livorno "Toscana d'oro" 3° premio

- Marina di Pisa "Premio S. Modaranno" 3° premio

Milano "San Francesco d'oro" selezionato trai migliori 100 artisti dell'anno

- Milano "Il Gattopardo d'oro" 3° premio

Milano "Il Davide d'oro" 1° premio (realismo sociale)

- Milano "La Bibbia d'oro" 1° premio (realismo sociale)

Roma - Premio "Dante Alighieri"

Firenze - Trofeo "Firenze Arte"

- Milano - Oscar dell'Arte (per l'Arte figurativa)

Han marciàa per el folclor hi "Maggiorett" insema ai "Minorett" a pass de danza, trì bravissem paijàsc ha fàa scenett, tant ben che tucc n'han ridùu in abbondanza.

Inscì Carneval sfogàa in Carnevalin ghe troeuva chì settàa in baldoria, cont l'orchestrina, pacciand, bevend bon vin, a la salud de tucc chì a "La Vittoria"!!!

Traduzione.

Anche oggi il tempo ha fatto il matto, per non lasciarci fare in pace il Carnevale, coi carri di Trenno e la macchietta del Ranatt; poi ha smesso di pisciare, meno male!

Così i carri sono giunti fino all'Arena, coi Firlinfoeu di Olgiate Molgora e i carri di Belluno; i Gioppini di Bergamo che hanno tenuto scena, ballando, cantando, per fare buon sangue anche per noi. Il carro dei Lavandai e della Conchetta, con l'auto dei Piedi Sporchi e col Tovaglia. la balia asciutta in carrozzetta e sul triciclo gigante uno che sbraita! Sono sfilati gli studenti con l'italia zoppa e con il water pronto per l'emergenza, una damigiana di vino col vento in poppa e otto rappresentanti della Sapienza.

Hanno marciato per il folclore le "Maggiorett" assieme alle "Minorett" a tempo di danza e tre bravissimi pagliacci hanno eseguito scenette, tanto bene che tutti ne hanno riso in abbondanza.

Così Carnevale sfogato in Carnevalino ci trova qui seduti a finire in baldoria, con l'orchestrina, mangiando e bevendo buon vino, alla salute di tutti, qui a "LA VITTORIA". arcano

NOTA: Questa istantanea è stata scritta alla presenza di decine di persone, in occasione della cena conviviale di chiusura del Carnevale la sera del 5 marzo 1978 alla Cooperativa di Trenno "La VittoriaL'autore ha voluto solo dimostrare che l'allegria collettiva è valido strumento per partorire commenti in versi e rima. Al momento della composizione era ancora sobriamente astemio!

"Il viaggio" - olio 50x70 - anno 1975

- Milano - Targa della Biennale CED'ART

Realtà e sogno

Venticinque fotografie, venticinque quadri ognuno ispirato ad una delle fotografie. Fotografo e pittore, realismo e fantasia di fronte allo stesso soggetto entrambi sorretti dallo stesso stimolo di interpretazione artistica delle cose che ci stanno intorno. Questa in sintesi la formula originale da cui è nato il primo concorso "Click e Pennello — Foto-Pittura Binomio d'Arte" promosso dal Gruppo Sirio dal 4 al 10 marzo al circolo Carducci in via Bertini.

Che si trattasse di un binomio d'arte lo si poteva vedere subito entrando nella sala dove erano esposte le opere, affiancate l'una all'altra. Sotto le fotografie che denotavano non soltanto una notevole capacità tecnica, ma ancor più un senso artistico nel cogliere la realtà, nel tentativo riuscito di trasmettere al visitatore emozioni e sentimenti che cose, paesaggi e volti avevano suscitato nell'autore.

Sopra ogni foto la trasposizione pittorica dello stesso soggetto visto attraverso il filtro della fantasia, della sensibilità artistica che trascende la realtà per trasmutarla in una propria visione soggettiva, che la plasma e la trasfigura, pur senza mutarne l'essenza.

Un esperimento riuscito, di-

remmo, che ha messo a dura prova la giuria, che sì era prefissata di dare un uguale riconoscimento a tutti, come è stato fatto assegnando una targa ed un diploma a ciascun partecipante, e che poi si è trovata a dover assegnare anche dei premi messi a disposizione dal Comune di Milano, dalla Galleria del Barcon di R. Calderini, dalla Libreria Cortina di A. Cortina, dal Consiglio di Zona 19, dal prof. Maini, dall'ENAL, dalla Galleria 2 C, dalla Foto Camsa e dal Luna Park Varesine. Compito non facile stabilire una graduatoria tra opere tutte valide e meritevoli di attenzione. Dopo un'attenta disanima la giuria ha deciso di premiare i binomi Rozza-Longobardi per "Gregge in periferia", LuminiPiovani per "Cascina di Carloforte", A. Fusi-Erculiani per "Ritratto (Chiara)", ValtortaSponchini per "Figura di Donna", Crippa-Poncet per "Ricerca (Portico)".

La sera del 10 marzo, chiusura della manifestazione ed assegnazione dei premi. La serata è stata aperta dalla lettura di poesie di Luisella Fiocchi, Giuseppina Ajolfi e del prof. Maini. È seguito un vivace dibattito aperto dal prof. Maini a nome della giuria sulla validità artistica della

Ritrovato all'Arena il carnevale meneghino

fotografia come della pittura, da cui è emersa una notevole analogia tra il fotografo, che vaga alla ricerca di una realtà che esprima il suo mondo interno, ed il pittore che vaga in un suo mondo interiore alla ricerca di una sua realtà.

Con l'assegnazione dei premi, delle targhe e dei diplomi e con la recita da parte di Arcano di due proprie poesie in milanese e da parte di Mario Perego, della compagnia L'Istrione, di altre due poesie milanesi, una di Arcano e l'altra di Giovanni Barella. si è conclusa questa manifestazione che ha avuto il merito di dimostrare come fotografia e pittura possano camminare a braccetto.

Domenica 5 marzo, intorno alle maschere e ai carri del carnevale meneghino c'era animazione, molta gente meravigliata nelle vie cittadine, per la singolare sfilata. È stata una domenica diversa, anche se era minacciata dalla pioggia. La carovana era preceduta da tre autentici cavallieri su stupendi cavalli. Seguiti dalle giubbe rosse della banda, che accompagnava un folto gruppo di minorettes e majorettes all'insegna dei Bellunesi, che con un carro esprimevano il calore della loro regione, seguiti dalla coppia Meneghino Cecca con l'immancabile tramway di altri tempi. E ancora una grossa botte di vino del circolo degli "Scemi", il nucleo degli "Amis de la Brioska" con un enorme velocipide (la cui ruota anteriore misurava 3 metri di diametro).

"I pée vonc" si sono presentati con un'auto di cartone che camminava con la potenza dei

loro piedi, la nota curiosa, era la targa "MI VO A 1000" (io vado a mille). Seguivano i "Lumagoni" del bar del Vott con un carro che rappresentava fedelmente il "Vicol dei Lavandée". In mezzo a tanta allegria di suoni e colori emergeva una maschera solitaria, un gigantesco "King Kong" dall'aspetto impressionante, ma dalla voce gradevole e gentile. Chiudevano il corteo i gruppi della Zona 19 (Trenno, Gruppo Sirio, Sal Leonardo e Gallaratese). Con le carrozzelle d'altri tempi di Marino Ratti, la coppia Mariuccia e Franco Riseri riporta alla ribalta la maschera: "EI ranatt de Trenn" e Ambroeus cont' la Ginetta" quella di San Leonardo. I carri all'insegna della primavera sono stati realizzati dai ragazzi della scuola elementare di Via Cilea sotto la guida dell'insegnante, Signor Cappellini e della Signorina Pistolesi. Quelli dello sport, dal Signor Ferrari per la polisportiva San Leonardo e il Signor Monga per quella di Trenno. Il tutto coordinato dalla Cooperativa "La Vittoria" con il Signor Melchiade Gariboldi, che con l'insegna "A bolletta ma content" guidava la carovana.

L'Assessore Avv. Paride Accetta dopo il tradizionale lancio di palloncini, ha consegnato a tutti gli organizzatori dei vari gruppi una coppa per la riuscita manifestazione. Lo spettacolo che sia alternava sulla pista dell'Arena è stato cucito con maestria dal sempre ottimo presentatore Tony Martucci.

pag. 10 - cullano 19

Un circolo sotto le stelle

Un dibattito con un gruppo di giovani del Q.T.8

Ci troviamo con un gruppo di giovani che nell'estate del 1977 hanno costituito il Circolo Giovanile QT8. Tutti si dichiarano di sinistra, anzi, i più, di appartenere all'area della "nuova sinistra", per distinguersi dalla sinistra storica (P.C.I. e P.S.I.) anche se aderenti o simpatizzanti di gruppi diversi. Qualcuno si autodefinisce "cane sciolto" (termine che sta ad indicare chi fa attività politica senza però far parte di alcun partito, ne movimento politico n.d.r.), ma li unisce la volontà di dar nuova vita al loro circolo, nel quale si è recentemente registrata una frattura.

"Abbiamo creato il circolo — comincia uno che si è assunto il ruolo del cronista — perchè sentivamo l'esigenza di aggregarci per fare diverse attività politiche, culturali e ricreative. Subito si è sentita la necessità di avere una sede e per questo ci eravamo rivolti anche al Consiglio di Zona 19, ma poi non se ne è fatto niente, anche perchè ad un certo punto abbiamo smesso di mantenere i contatti con il Consiglio stesso. A novembre la Cooperativa di Lampugnano ci aveva dato spazio, ma presto ci è sembrato di capire che eravamo considerati ospiti poco graditi, specie quando facevamo politica, attività che sin da quando avevamo richiesto il locale avevamo dichiarato di intendere fare. Così ce ne siamo venuti via. Eravamo partiti con tante idee, avevamo pensato anche di fare un giornale per il quartiere, ma lasciati i locali della coope-

rativa siamo rimasti senza sede ed il circolo si è spaccato in due gruppi. Il nostro gruppo qualcosa, sia pur con difficoltà, lo ha fatto. Ad esempio abbiamo fatto delle interviste nel quartiere per sentire dai suoi abitanti quali fossero i loro problemi. Pensavamo poi di presentare i risultati al Consiglio di Zona per vedere se era possibile fare qualcosa, ma finora non siamo ancora riusciti a portare a termine il lavoro". "In fondo — interviene un altro — se alla cooperativa qualcuno ci guardava storto è perchè, non dobbiamo nasconderlo, i non più giovani nutrono verso i giovani una certa diffidenza alimentata da certa stampa, ed anche dalla radio e dalla televisione, per i quali i giovani fanno notizia soltanto quando fanno casino e non quando discutono con calma. Dobbiamo far capire alla gente che i giovani non sono tutti teppisti e violenti, che bisogna accordar loro un po' di fiducia".

"C'è poi da dire — aggiunge una ragazza — che alcuni giovani non violenti si schierano a fianco dei violenti cercando di giustificarne politicamente l'operato, chiamandoli magari "compagni che sbagliano". Se vogliamo dare una risposta seria alla ricerca di aggregazione dei giovani dobbiamo neutralizzare ed isolare i violenti, che creano disgregazione e rischiano di far perdere una sede una volta trovata". Un giovane con in mano una copia del Manifesto interloquisce: "Oggi come oggi — dice — è impossibile fare un circolo giovanile che riunisca

Circolo Culturale ECER

Via Cechov, 20 — Milano

Calendario mese di aprile

1 - ore 15 - Film per ragazzi -La guerra dei bottoni" ore 21 - Opera lirica "Cavalleria rusticana" di Leoncavallo

Interpreti: Gianfranco Ferrari - tenore, Enza Ottone - soprano, Gianluigi Serici - baritono, lvangelia Polichronoumezzo soprano Galliope Papaidannou - soprano, Antonietta Cobelli - soprano.

8 - ore 21 - Poesia dialettale di Franco Loy.

15 - ore 15 - Film per ragazzi "Lo chiamavan Trinità"

22 - ore 9-15-21 - Proiezione cinematografica "My Fair Lady"

29 - ore 15 - Film per ragazzi "Il ragazzo del mare" ore 21 - Concerto per pianoforte

UNICOOP LOMBARDIA Comunicato stampa

Nei prossimi giorni, la cooperativa Unicoop Lombardia, la più importante cooperativa di consumo della nostra Regione, inizierà la vendita di carne congelata nei propri supermercati debitamente attrezzati, nelle seguenti località:

Milano - Via Appennini, 53 - Via Livigno, 20 - Via Suzzani, 273 - Via Hermada, 8 - Via Freikofel, 2.

Como - Rebbio - Via Giussani

Coriico - P.za Fratelli Cervi, - Via Curiel, 4/a

Cinisello B. - Via Garibaldi, 65 - Via San Paolo, 4

Bollate - Via Vespucci, 30

Novate Milanese - Via Repubblica, 15 - Via Stelvio, 3/5

Sesto San Giovanni - V.le Marelli, 19

Opera - Via S.Francesco d'Assisi, 5

San Donato - Via Libertà, 2

La carne congelata, proveniente dai contingenti Gatt, verrà esitata parzialmente scongelata per cui praticamente pronta per l'uso e offrirà ai consumatori una occasione notevole di risparmio: L. 3900 al Kg. per la fesa a pezzi interi e L. 4000 al Kg. per le bistecche o fettine.

Inoltre, la cooperativa, impegnata nella difesa e nella educazione del consumatore coerentemente ai principi che la ispirano, fornirà a tutti i Clienti una scheda informativa sulle modalità di cucinare e di conservare la carne.

più di due forze. Se la nostra esperienza è fallita è stato per la frattura sorta nel movimento. Si sono formati due blocchi per una discussione sorta su Autonomia Operaia". Gli risponde un giovane ricciuto che dice di aderire all'erea di Autonomia Operaia, ma di non aver mai portato avanti la linea di alcun gruppo politico, di non aver mai approvato la violenza e di essersi adoperato, quando c'è stata la frattura, di riunire tutti i giovani del circolo. "Ma soltanto sul piano umano!", lo interrompe il primo.

"Bè che c'è di male? — interviene un altro — Perchè dobbiamo giudicare soltanto dalle etichette che ciascuno di noi si è dato e non dal lato umano? Tutti viviamo nello stesso quartiere, lasciamo un momento da parte il partito cui apparteniamo per portare avanti un discorso serio, unitario per creare qualcosa di positivo, cercando di discutere da amici e di ricucire la frattura".

"Discorso bello, ma bisogna essere . realistici — interviene quello del Manifesto — Abbiamo impostato un circolo giovanile per fare politica e non si può fare un discorso umano sul piano politico". "Se per te fare politica significa negare i rapporti umani io non sono d'accordo — ribatte il ricciuto — Per me prima di tutto dobbiamo toglierci il fascismo che abbiamo al nostro interno, ossia dobbiamo liberarci di tutto ciò che è disumano e danneggia noi stessi e gli altri. Dobbiamo imparare ad ascoltare anche gli altri. Dobbiamo imparare a ragionare con la nostra testa. A volte ci sono dei giovani che appartengono ad una certa organizzazione e che tendono a ragionare con la testa del loro leader. Dobbiamo creare un circolo che comprenda appartenenti a vari partiti, magari dialetticamente opposti. Dobbiamo imparare a discutere liberamente tra noi". "È un discorso eticomorale, ma dobbiamo tener conto anche della realtà — insiste il giovane con in mano la copia del Manifesto — a Milano le esperienze dei Circoli Giovanili sono fallite. Funzionavano finchè erano momento ricreativo, ma quando si passava al politico si creava la frattura".

"A me non interessa un circolo solo ricreativo — interviene la ragazza — voglio dei dibattiti politici da cui venga fuori una politica comune nel quartiere. Si deve dire qualcosa di ben preciso alla gente mediante una assidua azione di volantinaggio e di controinformazione".

"Sono d'accordo anche io sul problema della controinformazione — controbatte quello del Manifesto — Ma ritengo difficile se non impossibile stendere un documento unitario se ci si trova in più di due forze. Per quanto riguarda il circolo esso deve essere un luogo di ritrovo per i giovani della sinistra perchè abbia una fisionomia il più possibile omogenea".

"Dissento dall'idea di un circolo riservato esclusivamente ai giovani di sinistra — interviene uno un po' meno giovane degli altri che fino ad ora se ne era stato ad ascoltare un po' appartato, e continua — Non mi pare questo il momento di fare una setta. A mio parere un circolo giovanile deve essere aperto a tutti i giovani democratici che vogliano portare il loro contribu-

mr‘

to. Bisogna allargare il discorso e non ritengo poi tanto impossibile stendere documenti unitari. Esperienze recenti e passate dimostrano che quando esiste veramente una volontà politica unitaria è possibile perseguirla. Potrei ricordare la Resistenza, ma anche esperienze di quartiere. Certo se si va ad un incontro con altre forze politiche con l'intento di imporre la propria volontà e di bocciare qualsiasi proposta diversa venga da altri si arriva alla rottura. L'unità si raggiunge attraverso il confron-

to dialettico e in primo luogo la si riesce a raggiungere sulle cose concrete. Sui problemi del quartiere ad esempio. Se si parte da questa volontà unitaria ritengo che molti grossi ostacoli possano essere rimossi con relativa facilità, compreso quello di trovare una sede che abbia un tetto che non siano le stelle". E qui il dibattito va presto esaurendosi, anche a causa dell'ora tarda. Tutti però esprimono l'impegno di non lasciarlo cadere, ma di riprenderlo al più presto

Vacanze in Sardegna

Vi proponiamo una vacanza in Sardegna all'Hotel Pineta Beach di Platamona tutto compreso da Milano a Milano.

Soggiorno di 9 giorni Lire 160.000

Soggiorno di 16 giorni da Lire 265.000 Le quote sono comprensive di:

Viaggio andata e ritorno nave — Pensione completa all'Hotel Pineta Beach — Trasferimenti Milano - Genova - Milano e Torres - Hotel - Torres.

I soggiorni si effettueranno con partenze ogni sabato a partire dal 28 maggio fino al 23 settembre.

L'HOTEL PINETA BEACH è un complesso elegante e confortevole, di seconda categoria. Sorge direttamente sul mare ed in una vasta pineta (20 ettari) — tutte le camere hanno bagno o doccia e servizi privati. Inoltre l'Hotel è dotato di 2 piscine — 2 campi di tennis - Minigolf - pallavolo - parco gioco bambini - nurserie ed un mare bellissimo.

Tutte le sere al Club dell'Hotel Balli e Animazione.

Inoltre, per fare conoscere la Sardegna, verranno organizzate escursioni alla Costa Smeralda, alle isole della Maddalena e di Caprera, a Porto Conte e Capo Caccia, a Stintino, a Nuoro e Calagonone, ad Alghero e Castelsardo.

Per informazione ed iscrizioni rivolgersi a: ORIENTAL VIAGGI s:r.l.

Via Washington, 104 20146 Milano tel. 470327 - 479594

Per nuclei familiari di minimo 3 persone sconto di L. 10.000 per persona.

Sarà la vostra Vacanza Felice.

milano 19 - pag. 11

Droga: necessità di una corretta informazione

La questione del Macondo, il locale recentemente chiuso in quanto alcuni dei giovani presenti sono stati sorpresi a fumare "droghe" leggere e a causa della faccenda dei falsi biglietti ATM, ha sollevato molte discussioni, ma soprattutto ha mobilitato una vasta campagna di stampa. Come al solito la necessità di una corretta informazione sui fatti e di un'impostazione coerente e seria sul problema è stata disattesa e subordinata ad un impostazione scandalistica e superficiale.

A grossi caratteri un giornale della sera metteva in prima pagina questa affermazione "Così drogavano i nostri ragazzi" poi continuava: "Tremendo! Migliaia di ragazzi, per lo più minorenni, venivano avviati alla droga" e più avanti "lo spinello: una sigaretta che fa fare il primo passo per diventare tossicomani". Ma anche altri giornali, di maggior prestigio, intitolavano i loro articoli: "I biglietti dell'ATM servivano per fare un viaggio nel paradiso della droga".

Ora non vogliamo sostituirci alla magistratura per decidere in merito ai fatti e vorremmo lasciare all'iniziativa dei lettori l'in-

terpretazione della complessa e contraddittoria realtà di Macondo; quello che ci sembra importante è fare il punto sulle conseguenze di questo tipo di informazione così metodicamente diffusa.

Innanzi tutto ci ha sorpreso essere informati dai giornali che la "droga" è un "paradiso" che conduce direttamente al "mondo dei sogni": non si capisce bene a questo punto perché non passare direttamente alla pubblicità.

D'altro canto ben più grave ci è sembrata la confusione tra le droghe pesanti e quelle leggere la metodica dimenticanza del problema delle droghe legali a volte ben più pericolose e diffuse di quelle illegali (alcool, tabacco, tranquillanti).

Pensiamo che affermare o lasciar intendere che fumare marihuana o bucarsi di eroina siano pressapoco la stessa cosa non sia solo una inesattezza sul piano scientifico, ma sia anche una grave responsabilità e che proprio questa confusione possa facilitare il passaggio tra l'una l'altra, magari attraverso i meccanismi dell'emarginazione dell'esclusione. La dimenti-

canza dei problemi legati all'alcool e ad altre droghe diffuse tra gli adulti confrontata all'enorme risalto dato in questa occasione all'uso di droghe illegali leggere più diffuse tra i giovani contribuisce ad isolare ulteriormente il mondo giovanile da quello degli adulti ed è un fattore di radicalizzazzione degli atteggiamenti reciproci. Occorre al contrario rendersi conto che c'è un filo diretto tra la casalinga in crisi che si attacca alla bottiglia dell'amaro (vi è una grande diffusione di un piccolo alcolismo domestico) e il giovane che si fa uno spinello per tirarsi su, così come c'è un filo diretto tra l'alcoolista che muore di cirrosi in ospedale psichiatrico e il giovane eroinomane che muore per un sovraddosaggio.

Ciò che c'è in comune è una situazione di disagio esistenziale, variamente motivata, in una società che risponde ai disagi soggettivi con la pratica massiccia dell'evasione di massa e con la logica pubblicitaria e consumistica del "sei questo, se fai uso di questo".

Anche l'affermazione: "così drogavano i nostri ragazzi", lascia intendere che tutto il problema sia riconducibile ad alcuni cattivi che conducono sulla cattiva strada alcuni altri, presumibilmente molto ingenui e un tantino deficienti. Questo punto di vista pur essendo poco corrispondente alla realtà, è assai diffuso e si collega all'idea che l'aggancio del tossicomane alla droga passi attraverso l'assunzione di droghe leggere e alle priorità farmacologiche di alcune sostanze (fatta una parziale eccezione per l'eroina). In realtà non si realizza nessuna tossicodipendenza, né tantomeno tossicomania se non vi sono condizioni gravi di disagio psicologico o sociale. Affermare il contrario sarebbe come affermare che non bisogna bere qualche bicchiere di vino a tavola o con gli amici per non diventare alcoolisti. È vero tuttavia che esiste un mercato dell'eroina, forte di una vasta e capillare rete commerciale, con punti di riferimento anche nel nostro quartiere, ma una lotta giusta e dura nei confronti dei grandi spacciatori, su cui alcuni collettivi giovanili stanno compilando un libro bianco, non può non procedere parallelamente alla presa di coscienza delle forme di disagio che costituiscono la base su cui questo mercato si può fondare.

Affermare che tutto si riduce ad una questione di mercato significa rinunciare ad intervenire sulle vere cause del disagio e a non mettere in discussione un sistema di vita profondamente

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alterato, di cui noi stessi risentiamo.

Accumunare gli spinelli di alcuni gruppi giovanili, che pure si oppongono all'eroina, ai grandi mercanti e spacciatori significa non solo rinunciare a capire qualcosa su questo aspetto del problema giovanile ma contribuisce a scavare un fossato ancora più profondo tra noi e loro e a porre le basi di una ulteriore radicalizzazione dello scontro.

In questo modo una cattiva informazione può incrementare quegli stessi processi che a pri-

Fotografiamo

la zona 19

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ma vista sembra combattere. Per questo è molto importante lo sforzo individuale e collettivo di ricerca e di informazione attraverso momenti di discussione all'interno del quartiere per il superamento dei pregiudizi e per andare a cercare le streghe dove sono veramente.

Francesca C odignola Emilio Fava Centro Sociale via Abbinati 2 - 4080885 Gruppo di informazione sulle tossicomanie - Co' Zona 19

Noi abbiamo un giornale su cui pubblicare le vostre foto. Vogliamo anche le vostre foto nel nostro archivio.

È un occasione per cominciare a partecipare attivamente alla realizzazione del Vostro giornale.

Ci servono fotografie da utilizzare su Milano 19 che riguardano la zona, la sua vita, i suoi abitanti, le sue case, le sue scuole. Queste foto verranno pubblicate man mano che i servizi lo richiederanno.

Scrivete il Vostro nome dietro ogni fotografia in modo da poterlo indicare all'atto della pubbliazione sul giornale.

Vi preghiamo di non chiederci restituzioni e di intendere questa collaborazione come l'inzio di una fattiva partecipazione a Milano 19.

pag. 12 - milano 19
"milano 19" - mensile di informazione, politica e cultura della zona 19 della città di Milano - Sede della redazione: Circolo Giulio Trevisani, via Appennini, 41 - tel. 3539458 - Redazione: Alessandro Cappelletto, Adalberto Crippa, Alfonso Darè,Sergio Fiocchi Luigi Gnemmi, Giampiero Pagetti, Patrizia Romano, Luciano Zagato. Proprietà Circolo Trevisani - Numero unico in attesa di autorizzazione - Stampa e impaginazione: Coop. "Il Guado"Robecchetto con Induno (Mi) -tel. 0331/881475.

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