omasina ruzzano ffori bovisasca
mensile di politica, cultura e attualità
Bovisasca:
CONSIDERAZIONI
I perchè della crisi
Probabilmente, quando si leggeranno queste note, l'ennesima crisi di governo della storia costituzionale del nostro Paese avrà già trovato un qualche, auspicabile, sbocco. Evidenti e comprensibili ragioni tecniche ci obbligano a precorrere i tempi e quindi a giungere, inevitabilmente, con qualche ritardo. Inequivocabile e incontestabile, comunque, al di là appunto di indicazioni che diano il segno di un'eventuale sviluppo della situazione, resta il «significato» di questa crisi, i «perché» che l'hanno determinata, le motivazioni sociali, politiche ed economiche che hanno indotto i partiti che reggevano il monocolore dc a ribadire con forza che con un governo come quello scaturito da quel tragico 16 marzo di un anno fa non era possibile proseguire sulla strada del risanamento e rinnovamento del paese, come era negli intenti e negli impegni programmatici, per farlo uscire dalla morsa della crisi.
Una crisi della quale da tempo si vanno denunciando i pericoli per il regime democratico, per la vita economica e sociale, per l'avvenire dell'Italia. Certo, qualcosa è stato fatto, risultati anche apprezzabili sono stati ottenuti, e il Partito comunista in primo luogo li ha sottolineati. Ma le inadempienze sugli impegni programmatici, i «nodi» prevalenti elusi, assurdi veti, preclusioni preconcette, prevaricazioni inaccettabili sono stati anteposti da parte della Dc a quello che doveva essere un impegno comune, un rapporto corretto tra tutte le forze democratiche.
Occorreva prima di tutto un clima di collaborazione che informasse i rapporti tra i diversi partiti della maggioranza e il governo. ispirati alla lealtà, al reciproco rispetto. Ma i colpi di mano della Dc non sono mancati: patti agrari e Sme nci sono che i più macroscopici esempi di prevaricazione e quindi di «svuotamento ,, del senso stesso della coalizione che reggeva il governo monocolore.
Occorreva una ferma azione, una decisa lotta all'attacco terroristico, eversivo, una linea di fermezza democratica da tradursi in azioni concrete, coordinate. Occorreva dare esempi di efficienza, di volontà di lotta. Occorreva riformare i servizi di sicurezza. Si è finito con le incredibili vicende della doppia fuga di Freda e Ventura. Mentre l'escalation del terrorismo ha continuato il suo attacco: gli assassinii del compagno Guido Rossa e del giudice Alessandrini hanno però anche insegnato — come acuta-
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anno primo n- 2 febbraio 1979 lire trecento
Il campo c'è ma non si tocca
Il 10 febbraio al bar di via Bovisasca si è tenuta l'ennesima assemblea di cittadini del quartiere per discutere del campo sportivo. Ancora una volta i cittadini (erano una quarantina i presenti) hanno espresso il loro disappunto per le lungaggini e gli ostacoli che si frappongono alla soluzione del problema, ormai all'ordine del giorno del quartiere e della zona da circa un anno. Per questo, hanno deciso di organizzare una delegazione di massa in Consiglio di zona, dove chiedere conto dei ritardi non più sopportabili nell'assegnazione del terreno necessario alla società Usea per la realizzazione del campo sportivo.
IRAN Quale futuro? a pag. 4
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Ortopedico Galeazzi
la lotta é all'inizio
Da alcune settimane i lavoratori del Centro Ortopedico Riccardo Galeazzi stanno conducendo una lotta contro l'amministrazione della clinica.
In breve la premessa. Nei primi giorni di gennaio la Direzione del Centro ha inviato lettere di licenziamento a 14 dipendenti e ha dato l'annuncio di voler procedere a ridurre il personale di 23 unità.
La ragione che l'amministrazione ha adotto per giustificare tale grave provvedimento è prettamente economica: le rette giornaliere che la Regione passa al Centro per ogni mutuato ricoverato sarebbero insufficienti e se non verranno aumentate per il
Bruzzano: 300 milioni per la "Cassina Anna"
Nel numero precedente abbiamo pubblicato la lettera che le sezioni del Pci, del Psi e della Dc di Bruzzano hanno inviato in dicembre all'Amministrazione comunale, nella quale si poneva il problema del destino della Cassina Anna.
Nel frattempo qualcosa si è mosso ed è opportuno fare il punto della situazione.
Ai primi di gennaio una delega-
ZONA 8 Quale programma per la cultura a pag. 3
1979 l'ospedale non potrà più sostenere l'onere del ricovero di mutuati e quindi dovrà rompere ogni convenzione con la Regione ridurre di conseguenza il personale.
Ma le cose non stanno esattamente così.
U.S.E.A.: Unione Sportiva EI Alamein. Il nome non vuole essere un ambiguo richiamo alla 2' guerra mondiale ed alle geste dei soldati italiani in Africa; si tratta solo della via in cui si trova la sede della società: una società che esiste da circa quindici anni e che ha saputo diventare un punto di riferimento per un intero quartiere. Da sempre la sua vita dipende dall'autofinanziamento, o per meglio dire dalle sottoscrizioni popolari. dal sostegno diretto ed immediato dei cittadini. Questa è nfatti l'impostazione che l'Usea si è data: fare sport, organizzare l'attività sportiva e ricreativa senza visioni paternalistiche e senza rincorrere i miti dell'agonismo esasperato che spesso riducono lo sport ad un vero e proprio mercato. La scelta dell'Usea è stata quella di essere parte viva del quartiere, affondare le proprie radici tra la gente, essere uno strumento a disposizione di tutti per vivere meglio, per contribuire in modo concreto a rendere meno alienante la vita nei dormitori della metropoli e combattere la disgregazione che coinvolge in primo luogo i giovani. Ebbene, questa società per anni si è servita di un campo sportivo che gli stessi cittadini avevano costruito con le loro mani, offrendo al quartiere un servizio efficiente in luogo di un terreno incolto ed inutile. Ma all'inizio dello scorso anno, ultimata la costruzione delle case popolari dell'IACPM sul «lotto 51», arrivarono le ruspe del Comune che spianarono tutto: bisognava costruire la strada e, come previsto nei progetti, questa doveva passare proprio attraverso il campo sportivo. Se si fanno le case, ovviamente, ci vogliono anche le strade. E nonostante le proteste iniziali i cittadini finirono per accettare (si fa per dire) il fatto, senza per questo desistere dalla ricerca di soluzioni alternative che potessero nuovamente offrire al quartiere un campo sportivo. Da allora è trascorso quasi un anno e chiunque penserà che ormai la strada nuova cominci a presentare i primi segni di consunzione: un anno di traffico intenso non trascorre invano. Invece no! La strada non è stata ultimata, non serve a nessuno, non è utilizzata. Che sia servita solo per eliminare il campo sportivo? Di fronte a tali incongruenze ed assurdità nel funzionamento della «macchina comunale», è naturale che si producano atteggiamenti di sfiducia, facendo venir meno anche la migliore buonavolontà del cittadino. Per fortuna, però, gli abitanti della Bovisasca non sono facile preda della rassegnazione e nonostante difficoltà ed ostacoli, da un anno si battono con convinzione e determinazione per conquistare il nuovo campo sportivo, e possiamo essere certi che continueranno fino a che la soluzione non sarà trovata. E una soluzione possibile esiste, anzi potrebbe essere di rapida attuazione. Nel mese di settembre. infatti,
Il Centro Ortopedico Riccardo Galeazzi nella graduatoria regionale delle case di cura è posta nella fascia -A», cioè la più alta, come tale dovrebbe essere convenzionata con la Regione per l'anno 1979. In questo periodo la Regione sta rivedendo il valore delle tariffe per il nuovo anno e queste saranno certamente aumentate e differenziate a seconda della fascia d'appartenenza delle case di cura, sulla base di criteri oggettivi senza «trattamenti di favore» per alcuno.
GIOVANI Assieme per gestire a pag. 5
ZONA 8/ SCUOLA Dopo un anno il bilancio del Distretto a pag. 6
zione del Consiglio di zona si è incontrata con l'assessore all'edilizia popolare G. Rossinovich, al quale è stato esposto il problema delle case minime e della Cassina Anna, in previsione del sempre più prossimo avvio dell'insediamento nelle nuove case popolari di Bruzzano. La maggiore preoccupazione dei rappresentanti della zona è stata (segue in ultima)
Ma alla Direzione del Centro ciò non basta, vuole che la Regione consideri la clinica la migliore e di conseguenza gli riservi un trattamento economico più alto ed esclusivo. In caso contrario romperebbe la convenzione con la Regione ed annullerebbe la prestazione di ricovero di oltre 800 persone. La lotta che con grande responsabilità civile è stata condotta dai lavoratori del Centro e che è stata capita anche dai ricoverati — mutuati e solventi -- che, numerosi hanno partecipato alle loro assemblee dato la loro solidarietà, ha per
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SPORT/ SCUOLA Inchiesta nella scuola media a pag. 7
nuovo
Anche gli ammalati dalla parte degli ospedalieri. Congelati i licenziamenti.
Il dibattito che si sta svolgendo attorno alle tesi congressuali del Partito Comunista Italiano è divenuto un fatto che va oltre l'ambito del partito stesso:Anche la redazione di ABC ha ritenuto utile, per i lettori, cogliere le opinioni delle altre forze politiche presenti nella zona. In questo numero pubblichiamo le prime due interviste rilasciateci da: Walter Fugazza, consigliere di zona per Democrazia Proletaria e da Franco Caciorgna responsabile politico di zona della Democrazia Cristiana.
ABC: La pubblicazione del progetto di tesi del Pci, a tuo parere, come è entrata nel dibattito politico generale, e in particolare nel dibattito del tuo partito?
Fugazza: Parto dalla seconda parte della tua domanda e mi soffermo più sul momento ponti7,o attuale e sulla grande discussione in atto nella sinistra italiana. Dp ha sempre visto nel Pci in termini positivi o negativi, un interlocutore privilegiato. Il momento di crisi del Pci è per noi molto interessante e soprattutto per quanto riguarda la sua base che per noi sono i nostri diretti interlocutori. Da noi le tesi vengono discusse e dibattute nelle cellule e nelle sezioni. Personalmente ritengo che le tesi ribadiscano, con grosse omissioni, problemi abbastanza conosciuti. Il progetto rispecchia la continuazione delle posizioni assunte negli ultimi anni. Mai come ora è
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necessario qualcosa di nuovo e non la ripetizione delle stesse cose. Il Pci non può più presentarsi come l'unico partito della classe operaia, né tanto meno riesce a garantire una stabilità della classe che rappresenta. Solo in pochissimi casi le tesi dicono qualcosa di nuovo. Quello che dice il Pci è sempre stato dibattuto, non tanto perché fosse di qualità eccellente, quanto perché lo dice il Pci, un grande partito di massa.
Caciornia: La Dc ha letto molto attentamente le tesi del Pci e sarà data una risposta più precisa attraverso i canali ufficiali. Lo stesso «Il Popolo» ha fatto due articoli giudicando in senso positivo il prodetto di tesi. Nella stessa Dc di zona si è aperto un attento dibattito, ritenendo il Pci un partito democratico e di pari dignità degli altri partiti. Il Partito Comunista, pur avendo ottimi dirigenti a livello locale, non ha saputo esprimere una classe dirigente a livello nazionale preparata ad esperienze di governo.
ABC: Di fronte a problemi internazionali di crisi profonda, drammatica e spesso di lettura estremamente complessa, le tesi parlano di «nuovo internazionalismo». Che cosa ne pensa il tuo partito?
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Fugazza: È un tema dibattuto moltissimo. Come sinistra rivoluzionaria e non solo come Dp i problemi internazionali, la crisi del marxismo e del comunismo internazionale si fanno problema rispetto alla crisi di un riferimento storico. Questo problemaá di riferimento è molto sentito all'interno del Pci. Devo sottolineare che nelle tesi si parla genericamente di internazionalismo proletario, di contatto con il Terzo Mondo, di Nato, di Europa, di Sme. Trovo una differenza specifica tra enunciazione di problemi e il merito delle attività del partito sulle questioni sopra citate.
In fondo il Pci parla genericamente di nuovo internazionalismo, ma non si riesce a capire che cosa significhi.
Caciorgna: Il mio partito è convinto che non si può vivere in senso nazionalistico. La Dc ha
anche lei una visione internazionalista partendo proprio dalle culture diverse che esistono in Europa: la cultura liberale, quella socialista e quella cristiana. La Dc favorisce l'internazionalismo come scambio di esperienze tra queste tre culture diverse. Le elezioni europee dimostreranno come queste tre culture sapranno essere presenti politicamente nella nuova organizzazione europea. Sull'internazionalismo comunista devo affermare che lo stretto legame con Mosca ha provocato dei grossi problemi per il Pci. Siamo convinti che le guerre ideologiche sono molto pericolose e non fanno certo crescere la democrazia.
ABC: Politica unitaria, politica delle alleanze, compromesso storico sono, per le tesi, assi portanti della risposta dei comunisti alla crisi generale del paese. Queste vie come sono dal tuo partito interpretate e discusse?
Fugazza: Il Pci non utilizza il compromesso storico come tattica bensì come strategia. Siamo contrari al compromesso storico perché lede gli interessi proletari. Il Pci non può rappresentare gli interessi della borghesia e nel contempo difendere la stabilità delle classi operie. La Dc non è quella che il Pci immagina. La Dc è un coacervo di forze altamente conservatrici che rappresentano la classe borghese. La crisi attuale va superata con presupposti di classe e non col la politica illusoria del 'tutti insieme'. La Dc uscita dal 20 giugno in crisi la sta superando ed è riuscita a riorganizzarsi a scapito del Pci. Da quando c'è il Pci nella maggioranza, il governo ha fatto sì alcune cose ma l'unico partito che ha tenuto sulle spalle il peso della crisi è il Partito Comunista. Non può un partito operaio sostenere la difesa dell'ordine dello Stato borghese.
Caciorgna: Il mio partito ha da tempo superato l'anticomunismo viscerale testimoniato sia nei documenti della direzione sia nella prassi politica. Noi riteniamo che il Pci se sarà il partito dell'alternanza, del libero mercato, della Nato, del mondo occidentale per noi sarà il partito
Nella seduta del 29 Gennaio u.s. il Consiglio di Zona ha approvato il bilancio relativo all'esercizio finanziario 1979. In questo numedell'alternanza. Per quanto riguarda il compromesso storico credo che una maggioranza del 90% sia una maggioranza ingovernabile.
ABC: Il Pci ha posto con forza la laicità dello Stato del Partito: il giudizio che ne date e come viene vissuto nella prassi questa laicità nel tuo partito.
Fugazza: Noi giudichiamo positivamente la concezione del partito non totalitario ma aperto al pluralismo. Per quanto riguarda invece la laicità dello Stato riteniamo che tale posizione venga assunta come fatto garantista alle altre forze politiche e che ci sia una contraddizione tra la concezione marxista-leninista dello Stato e questa facciata garantista del Pci verso lo Stato.
Caciorgna: Il mio partito non si rifà a dei dogmi ma a dei programmi politici, uno spartiacque preciso tra momento politico ed ecclesiale è molto difficile. Nella Dc questo problema è vissuto anche in forme drammatiche. Vediamo però che anche da parte della Cei si riesce a chiarire questo problema affermando dell'«essere adulto del laico».
Per noi invece il Pci quasi senza volerlo è un partito confessionale. Quando sostiene 'la classe operaia al potere' per noi quell'aggettivo 'operaio' è un aggettivo discriminante rispetto alle altre classi. Ritengo che il Pci abbia, in maniera diversa, rispetto alla laicità le medesime difficoltà della Dc nei confronti della fede. Ritengo quindi che né il Pci né la Dc con le loro rispettive ispirazioni sono prettamente laici. Per quanto riguarda la laicità dello Stato penso che le stesse difficoltà sussistano per entrambi i partiti.
ro di ABC ci limitamo a darne notizia, riportando solamente le voci complessive sulle quali il Consiglio di Zona ha potere deliberante.
Nel prossimo numero invece pubblicheremo un'ampia monografia dedicata al bilancio, al modo come è stato formulato, al lavoro preparatorio delle singole commissioni, riportando sia tutte le voci di spesa con l'indicazione puntuale delle opere da realizzare o da ristrutturare, sia le richieste della Zona relative alla costruzione o ristrutturazione di opere la cui realizzazione è. di competenza dell'Amministrazione Comunale.
Va infine notata la scelta fatta dal Consiglio di Zona nel definire le priorità di intervento. Oltre il 30% delle spese sono infatti destinate alle scuole della Zona, mentre cifre consistenti sono state deliberate sia per la sistemazione a verde attrezzato di aree, che per il recupero di strutture per uso sociale.
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tesi
RIEPILOGO
Le
del XV congresso del P.C.I.
A colloquio con le altre forze politiche
Approvato
bilancio
il
Quale programma per la cultura in zona?
Con questa prima intervista al coordinatore della commissione cultura del Consiglio di Zona, Antonio De Lunas del gruppo consigliere della Democrazia Cristiana, la redazione intende portare un contributo informativo sul modo di operare delle varie commissioni anche alla luce dei nuovi poteri che il regolamento sul decentramento amministrativo demanda alle zone.
ABC: Con l'arrivo della delibera quadro per il decentramento culturale si stabiliscono in modo concreto a'cuni campi di intervento della commissione da lei presieduta. Vorremmo sapere il suo giudizio, e quali i poteri effettivi? De Lunas: Inizierei col dare un giudizio globale, che peraltro non è solo mio, ma di tutta la commissione e suffragato dal voto unanime del consiglio di zona. La delibera si inquadra in modo estremamente corretto con quanto sono le aspettative delle zone, ed è perfettamente in linea con tutti gli articoli del regolamento sul decentramento che la città di Milano si è dato; per cui il giudizio dal punto di vista generale è del tutto positivo.
Il primo fatto positivo consiste nell'avere aperta ai rappresentanti della zona la partecipazione a pari titolo nelle commissioni preposte alla programmazione delle attività culturali della città, e questo significa il riconoscimento della funzione reale dei consigli di zona nella amministrazione delle cose concrete. Ovviamente bisogna fare una distinzione fra attività culturali a livello cittadino, che trovano nelle zone momenti di decentramento operativo come ad esempio la Milano d'estate, e attività culturali che scaturiscono dalle zone. Per queste seconde, la delibera definisce chiaramente le esclusive competenze della zona nelle decisioni degli obbiettivi, nella decisione dei programmi. In sostanza noi non andremo più al carro di iniziative decise dall'alto, ma saremo noi in tutta autonomia a definire queste iniziative.
Se queste attribuzioni sono molto chiare nella delibera, resta non precisato con quali mezzi finanziari di fatto si potranno portare avanti queste iniziative, anche perché si parla di 100 milioni previsti nel bilancio per le venti zone, e questa è senza dubbio una cifra estremamente irrisoria, anche se va precisato che la somma dovrebbe servire alla gestione corrente della attività culturale, mentre per le iniziative si dice che esiste la possibilità di autonomia previo ovviamente il rispetto di norme amministrative e contabili. Questo lascia qualche dubbio sulla possibilità che nel bilancio complessivo della cultura di Milano le zone di fatto riescano a coprire qualche spazio, anche perché non viene precisato con quale criterio, a quale principio burocratico ci si ispirerà per la divisione per zone. Altra perplessità consiste nel problema del personale, perché è vero che noi possiamo prendere tutte le iniziative che vogliamo, ma queste si portano avdnti con gli uomini; e qui bisogna che sia le strutture, i mezzi ed anche il potenziale umano, abbiano qualche dipendenza con il consiglio di zona, perché non si capisce bene, ad esempio, perché la biblioteca che di fatto opera nella zona per la zona abbia poi la dipendenza funzionale soggetta ad altri.
ABC: Ecco partendo dalla constatazione che vi sono dei poteri che vengono attribuiti alla zona, come la commissione cultura intende muoversi perché essi possano divenire frutto di attività culturale?
De Lunas: Prima di rispondere allo specifico della domanda vorrei precisare che questi poteri non sono propriamente della commissione cultura o del consiglio di zona, ma sono esparsi; vi è una appropriazione da parte della cittadinanza di detti poteri e il consiglio di zona in quanto rappresenta il potere locale ne è il garante. La commissione da me presieduta ha elaborato un documento, (con la partecipazione di tutte le forze presenti, che è poi stato approvato dal consiglio di zona) in cui si tracciano le linee programmatiche della commissione stessa. Ora, può essere che questo documento sia apparso generico, se così è, questa rappresenta una scelta precisa, poiché noi crediamo che non sia compito della commissione proporsi come momento organizzativo nel momento in cui crediamo che questi poteri
La chiesa nella zona
La diaspora
Proseguiamo l'analisi della Chiesa italiana per porre le premesse di una più puntuale comprensione della Chiesa locale (cfr. ABC. 1/79 pag. 3).
Tale fenomeno, storicamente e passata: si pensi solo ai rapdatato come la dispersione degli porti con il movimento operaio, Ebrei dalla Palestina, è presente alle culture europee, alle stesse nella Chiesa italiana forse come ricerche teologiche diverse da una novità assoluta rispetto alle quella ,?romana». Chiese di altri paesi. La diaspora è un movimento che Per diaspora si intende quel mo- faticosamente, individualmente vimento di cristiani, che parten- e per gruppi cerca di leggere la do dal Concilio Vaticano II e dal storia, la politica, le culture, il periodo giovanneo uscirono dal- mondo in contrasto con la chiel'istituzione chiesa per diventare sa istituzione, con la chiesa uffichiesa con gli altri uomini. ciale, la chiesa religiosa, la chieIl clima culturale mosso dal Con- sa 'trionfante'.
cilio e dal suo tempo storico fe- La 'diaspora' ha avuto storia parcero di questi cristiani dei cri- tendo dal Concilio, vivendo il '68 stiani non millenaristi, bensì de- da protagonista, cercando diretgli uomini che si interrogavano, tamente di testimoniare gli avveche cercavano, che criticavano nimenti, di fare storia.
la religione per mettersi sempre La chiesa ufficiale ha avuto, di più in ascolto della 'parola' del fronte a questa «diaspora», pa'figlio dell'uomo'. role di condanna, di scomunica.
Il cristianesimo italiano prima e ma la storia è più dura dell'inteancora oggi dopo il Concilio è gralismo cattolico. sempre stato millenarista, cioè pensa la storia come fosse com- Questi due articoli hanno sompiuta, finita con la venuta di mariamente e schematicamente Gesù Cristo. messo in evidenza caratteri stolo ho la mia fede, la mia religio- riti della chiesa italiana non prene, il mio spazio politico, i partiti tendendo certo di esaminare cristiani, le scuole, l'assistenza, i compiutamente l'analisi e la concordati, il diverso, l'altro, la comprensione di questa realtà storia deve essere 'giudicata, in- cosi complessa e incidente nella terpretata, letta cristianamente, vita del paese. Con i prossimi negando tutto ciò che non è cri- numeri andremo ad esaminare e stiano. a conoscere la realtà più particoQuesto è il dramma della chiesa lare della chiesa locale. italiana nella sua storia presente (2/segue)
siano espressi dai cittadini; né pensiamo che debba divenire produttrice di cultura, crediamo invece che la commissione e il consiglio di zona debbano recepire la domanda di cultura e, in assenza di essa, prendere quelle iniziative atte à stimolarla. Quindi si è ritenuto di non elaborare un piano d'intervento già ben definito, perché intendiamo coinvolgere tutte quelle realtà presenti sul territorio capaci di portare il diretto contributo ad una programmazione culturale. È fuori di dubbio che nella nostra zona vi sia una presenza culturale, perché è innegabile che all'interno della Fgci, del Pci, della Dc, delle parrocchie, di gruppi privatistici. di coopertaive, di Cral si faccia cultura; abbiamo però qualche dubbio che questo fare cultura sia di fatto reso un fatto pubblico. Allo scopo di coinvolgere tutte queste presenze stiamo preparando una conferenza organizzativa di zona che pensiamo di realizzare entro marzo.
ABC: Certo in linea di principio non possiamo che essere d'accordo, ma qualche perplessità l'abbiamo in me, rito ai tempi di realizzazione. Come pensate di intervenire, nell'attesa che si realizzi il coinvolgimento? E come evitare che il convegno finisca per essere uno dei tanti dibattiti per gli addetti ai lavori? De Lunas: È vero. La scelta fatta richiede tempi lunghi, e forse comincerà a dare i suoi frutti nella prossima legislatura. Ma questo non deve significare immobilismo nell'attesa che necessariamente intercorrerà; pertanto la commissione opererà con tutte quelle componenti che si renderanno disponibili, senza nessuna esclusione, tranne che per quelle che non si ispirino all'antifascismo. Se esclusioni vi saranno queste dovranno essere imputate a quelle componenti che si autoescluderanno. Per quanto riguarda il rischio che il convegno diventi destinato agli addetti ai lavori, stiamo lavorando in senso organizzativo proprio perché i protagonisti siano i cittadini e non coloro che lo organizzano.
Riflessioni di donna
Sto pensando a quella donna soddisfazione. Pensavo che al- cevo prima, e si sentono sole, o che ho sentito giorni fa dire: -lo meno ci fosse un minimo di soli- fanno una scelta politica ben non le capisco quelle che voglio- darietà tra noi donne, se non al- precisa. In questo caso, non si no andare a lavorare, io mi sento tro per il fatto che siamo acco- potrà certo contare sulla loro sogià realizzata cosi, stando a ca- munate da uno stesso destino fin lidarietà. sa. È vero che ripeto le stesse dalla nascita: quello di essere Certo. facendo questa scelta pocose tutti i santi giorni, però pos- madri e casalinghe. Lo confesso, litica, esse non contribuisconc so disporre del mio tempo come questa affermazione ha prima minimamente nemmeno alla livoglio...». Man mano, continuan- suscitato in me rabbia e rancore, fido nel discorso, scoprii che ha poi mi sono detta che forse que- berazione dei propri mariti e gli. Perché? Perché sono condue figli, un marito, una casa, ste donne (perché purtroppo vinta che neppure l'uomo sia liecc. ecc. sono ancora tante) lo fanno per bero e che la sua libertà passi atSarà. In base alla mia esperienza difendersi: perché per maturare, traverso la liberazione della donnon mi pare che si possa tanto per prendere coscienza, neces- na. La donna attualmente è dopdisporie del nostro tempo come sariamente si deve pagare lo piamente sfruttata, ma l'uomo. si vuole. Si potrà rimandare di scotto di una crisi interiore. inconsapevolmente, è lo strustirare o di lavare o di fare pulizia Anch'io sono casalinga, ho due mento per questo sfruttamento. fine dall'oggi al domani, ma di figli, un marito, una casa. Ed ho Se io amo i miei cari debbo metsolito, sottolineo di solito, queste lavorato diversi anni prima di termi nella condizione di non asscelte si fanno perché interviene sposarmi. Mi pareva di aver rag- servirmi a loro e di essere prima un altro impegno tipo portare i f i- giunto l'apice della tranquillità e di tutto «persona». Solo così gli dal dentista, dal medico, al della felicità, la Meta, quando mi potrò educare i miei figli ad escorso di nuoto, ritirare la racco- licenziai perché avevo da curare sere prima di tutto «persone» e mandata alla posta, andare in mia figlia. Ma quale crisi dovetti non strumenti e aiutare il mio banca, pagare l'affitto, fare la superare poi! Fu in quel momen- uomo a liberarsi dai condizionamenti che anch'egli ha spesa grossa, fare una commis- to che aprii gli occhi e capii interiorizsione quaper il marito, e chi più ne le importanza ha per ogni indivi- zato grazie ad una certa educaha più ne metta. Rarissimamente duo il lavoro come realizzazione zione e quindi a lavorare e proè una scelta per sé; prendersi di sè anche in quanto lavoro re- seguire insieme nella vita: come qualche ora al giorno per legge- tribuito. Sì, perché nello stesso persone, ognuna con la propria re il giornale o un libro, o per se- tempo mi accorsi della disonestà personalità e dignità, non più diguire qualche conferenza o di- di certe idee e dell'educazione visi sulle due strade del maschile battito che personalmente po- che fin da piccola ti impongono: e del femminile..Solo così, a mio trebbe interessare e così via, svolgere tutto il lavoro casalingo avviso, quando il problema sarà sono scelte che non si fanno se «per amore». Quale altra grossa di tutti potrà essere risolto non a prezzo di un «buon senso fandonia, bugia, truffa, ai danni di colpa». E anche quando ci si di persone è mai stata fatta? Ma Le donne attualmente hanno il tiene qualche ora alla settimana io, i miei cari li amo ugualmente dovere di attuai la forza diromtutta per sé succede che o il anche se non pulisco i vetri o pente al fine di trasformare e mi- gliorare la società, a cominciare giorno prima o il giorno dopo si non lavo i pavimenti. Anzi, quanrecupera il lavoro arretrato lavo- te donne proprio perché nevro- dall'interno della famiglia. rando quindi doppiamente. tizzate dal fare sempre le mede- Soprattutto non debbono attenQuale libertà. allora. mi chiedo sime cose tutti i santi giorni seri- dere che siano gli altri a perseio? Confesso che mi ha dato fa- za che nulla resti loro in mano guire le conquiste che esse debstidio e mi ha anche meravigliato della propria fatica, non riesco- bono perseguire: una volta perche quella donna parlasse così. no a stabilire un rapporto vero, corso il sentiero del vittimismo, e Non certo per le scelte che lei ha autentico, dignitoso, da persona, attraversata la crisi della presa fatto: se si sente «realizzata» tra sé i propri familiari? di coscienza, esse debbono encome dice non vedo perché non Sinceramente, non capisco le trare come protagoniste e lavocrederle; ma il non capire che le donne che si mettono dalla parte rare sodo per fare in prima peraltre non possano esserlo e di questo sistema. Due sono le sona, assieme all'uomo, la stoquindi vantarsi della propria ipotesi: o hanno paura, come di- ria.
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Febbraio 1979 Pag. 3 Non Domami.
Il Dr. Antonio De Lunas
libertà?
Comunicato del comitato di gestione per il consultorio alla stampa de/la zona 8
Per fare chiarezza
L'articolo apparso sul giornale parrocchiale «La Voce della Comasina», ci sollecita a chiarire ai cittadini della zona 8 le funzioni e gli obiettivi che si pone il Consultorio Pubblico aperto dal 18 Settembre '78 in via Val di Bondo 11.
I Consultori Pubblici aperti a Milano e, quindi, anche il nostro, rispondono alle finalità dettate dalle due leggi, nazionale e regionale, che li istituiscono e dalla legge sulla interruzione volontaria di gravidanza.
Da tali leggi, riportiamo alcuni stralci:
Dalla Legge 405 del 29/7/1975
Art. 1: Il servizio di assistenza alla famiglia ed alla maternità ha come scopi:
l'assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità ed -alla paternità responsabili e per i problemi della coppia e della famiglia, anche in ordine alla problematica minorile.
la somministrazione dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente Scelte dalla coppia e dal singolo in ordine alla procreazione responsabile nel rispetto delle convinzioni etiche e dell'integrità fisica degli utenti.
la tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento.
la divulgazione delle informazioni idonee a promuovere, ovvero a prevenire la gravidanza, consigliando i metodi ed i farmaci adatti a ciascun caso.
Dalla Legge Regionale n. 44 del 6/9/1976
=Istituzione del servizio per l'educazione sessuale, per la procreazione libera e consapevole, per l'assistenza alla maternità; all'infanzia ed alla famiglia». Art. 2: Prestazioni del servizio.
L'educazione sessuale del singolo, della coppia e della comunità anche in collaborazione con le altre strutture sociali, formative e scolastiche; la diffusione delle conoscenze scientifiche reative alla sessualità; la assistenra psicologica, sociale e sanitala ai singoli, alla coppia ed alla `amiglia in ordine ai problemi della sessualità; la prevenzione e gli interventi sanitari ambulatoiali per la cura dei fattori patologici connessi alla sessualità.
L'educazione dei singoli, della coppia e della comunità per la formazione di una coscienza sociale e sanitaria in ordine alle scelte procreative.
La diffusione delle conoscenze scientifiche e delle informazioni riguardanti tutti i metodi idonei a promuovere e prevenire la gravidanza; la somministrazione dei mezzi, con i relativi interventi, più idonei per consentire 01 singolo od alla coppia il conseguimento delle finalità liberamente scelte in ordine alla procreazione, informando sull'efficacia e sui riflessi di ordine sanitario e psicologico; l'assistenza psicologica, sociale e sanitaria ai singoli ed alla coppia in ordine ai problemi della procreazione, anche mediante visite prematrimoniali.
Dalla Legge 194 del 18/5/1978
Art. 4: Per l'interruzione volontaria della gravidanza la donna si rivolge ad un Consultorio Pubblico istituito ai sensi della legge N° 405 del 29.7.1975.
Dagli articoli succitati, appare evidente che il Consultorio Pubblico ha come compito prioritario la formazione di una educazione socio-sanitaria di tutti i cittadini della zona e si pone perciò
A poco più di un anno dalla loro costituzione i Distretti Scolastici ancora non hanno trovato modo di «sfondare» nella realtà territoriale in cui sono inseriti. Su ciò ha pesato il ritardo con cui si è proceduto alla loro messa in atto, che li ha inevitabilmente tenuti «fuori tempo» rispetto al funzionamento degli altri organi collegiali della scuola già operanti in precedenza. Va aggiunto inoltre che - anche nel loro caso per vari motivi il movimento che si era aggregato all'epoca della fase elettorale non si è più ritrovato per fornire sostegno e stimolo al loro operare; non che il loro lavoro sia proceduto in una camera sterile, fuori da ogni contatto, ma è certo che non hanno determinato rapporti a livello di massa.
Non vogliamo, qui ed ora, individuare le cause di questa mancanza di rapporti: ci preme piuttosto segnalare l'importanza dell'organo distrettuale per la programmazione, l'organizzazione ed il coordinamento di una serie di attività educative a livello di zona (vedi ABC n 1, ge. '78). Per riaprire il discorso sul Distretto e fare il punto della attuale situazione abbiamo rivolto alla signora Carla Canevari Perretti, genitore e membro della giunta esecutiva, alcune domande.
D. Quali sono state le prime difficoltà che il Distretto ha incontrato nella sua attività e come sono state superate?
R. Molte sono state le difficoltà, e di diveisa natura: organizzative, di par7tecipazione, di rapporto con leigestioni sociali del territorio e) vari enti ed istituzioni.
Il rprdo nell'istituzione dei Distretti, e quindi la loro assenza per un certo periodo di funzionamento degli altri organi di gestione collegiale, ha fatto sì che:
1) le singole gestioni scolastiche si isolassero per mancanza di collegamenti, confronti e interlocutori;
2) il Provveditorato agli studi, per mancanza di stimolo e di pressioni, continuasse a funzionare come organo burocratico ed «emanatore», senza minimamente adeguarsi - né sotto il profilo amministrativo, né sotto quello organizzativo - a recepire e rispondere alle nuove realtà decentrate;
3) infine la separazione di enti ed istituzioni che agiscono nella scuola, nonostante lo sforzo del Consiglio di zona, provocasse squilibri e ritardi vissuti dalle singole gestioni con grande dispendio di energie, vanificando gli sforzi di programmazione e deludendo la partecipazione dei genitori e la buona volontà degli insegnanti. Ecco la realtà in cui il nostro Distretto (n. 31), come altri, ha iniziato il suo lavoro.
L'orgbnizzazione per un buon funzionamento è stato il primo sforzo di tutte le componenti presenti nel nostro Distretto: si è costituita la giunta per potere, assieme alla presidenza, prepacome strumento collettivo teso z favorire, nel rispetto delle convinzioni etiche dei cittadini e nello spirito dei principi costituzionali, la formazione di una nuova dimensione individuale e sociale della sessualità e la tutela della salute fisica e psichica di ciascuno. come singolo, come coppia, come famiglia.
La gestione sociale di questo servizio da parte di un comitato che vede rappresentate al suo interno le forze politiche e sociali della zona (le organizzazioni femminili quali i collettivi femministi, I'U.D.I. ed i C.I.F., i Consigli di Fabbrica, le Parrocchie, gli
Distretto scolastico
Dopo un anno il primo bilancio
rare i lavori, di modo che il Consiglio distrettuale avesse materia per discutere; si è redatto un regolamento che tenesse presente l'esigenza di un'alta partecipazione ai lavori, aprendo canali di partecipazione all'utenza (genitori, studenti, insegnanti), costituendo cioè commissioni di lavoro.
Lo sforzo in questo senso ha dato buoni risultati, pur presentando momenti di difficoltà, inerenti al modo nuovo di gestire la cosa pubblica.
In questo spirito una commissione ha preparato un questionario volto a censire le realtà culturali e sociali esistenti nel territorio: questo primo momento di collegamento se da una parte ha gettato le basi per una reale valutazione dei bisogni e delle iniziative delle singole scuole in rapporto all'ambiente, dall'altra ci ha dato la misura di quali difficoltà e quali limiti gli organi di gestione collegiale si sono trovati davanti nel loro operare isolatamente, di quale sfiducia nutrivano nei confronti del Distretto e di quali difficoltà - in quanto mai avevano provato - incontravano a misurarsi con bisogni e proposte di altre scuole, per arrivare a concepire una programmazione che li accogliesse tutti tenendo presenti i principi della priorità e dell'equa distribuzione delle risorse.
D. Quali sono i più importanti risultati ottenuti nel primo anno di funzionamento e come possono essere valutati?
R. Ad esempio la definizione dei bacini d'utenza in rapporto alla capienza delle strutture e al numero di alunni esistenti e prevedibili in seguito a nuovi insediamenti ha visto il distretto impegnato in uno sforzo propositivo non indifferente, e su diversi piani: a) collegamento con le gestioni interessate, loro programmazioni e genitori; b) collegamento con i distretti limitrofi interessati; d) collegamento con i Direttori delle scuole per avere dati e pareri.
Il risultato è stato il frutto di una fattiva collaborazione con tutti gli interessati, ovviamente coi limiti della «prima volta».
Il Distretto, da parte sua, ha promosso incontri, dibattiti a volte giustamente accesi -, ha eserci-
Anziani, gli Organi Collegiali della scuola, il Consiglio di Zona) ed i rappresentanti degli stessi utenti del servizio, costituisce la maggiore garanzia della democraticità dello stesso.
Riteniamo pertanto che il Consultorio potrà rispondere sempre più e sempre meglio alle esigenze dei cittadini, divenendo una struttura fortemente agganciata al tessuto sociale della zona se da parte di tutti ci sarà l'impegno a diffonderne la conoscenza ed ad ampliarne le possibilità di intervento nel territorio.
Il Comitato di Gestione per il Consultorio della zona 8
tato pressioni affinché tutti gli sforzi organizzativi degli organi competenti si unissero per dare una giusta soluzione al problema. Altro importante campo di attività del Distretto è quello relativo all'orientamento scolastico, legato al pesante fenomeno della disoccupazione e disgregazione giovanile. Una scuola media che non assolve al compito di formazione, non motiva il ragazzo ad orientarsi: il nostro distretto sta lavorando per mezzo di una commissione a una raccolta di dati in collaborazione con le scuole medie; nel contempo sta prendendo contatti con Regione e Provincia per avere un quadro completo della situazione - a livello territoriale inerente al mondo del lavoro e agli sbocchi occupazionali. Ciò per avere in consiglio distrettuale seri e concreti elementi per formulare ed esprimere successivamente pareri e proposte in merito. Un obiettivo che il distretto si prefigge di raggiungere dopo una positiva fase inizialmente di attuazione è [aggiornamento degli insegnanti. Nella prima fase avviata il consenso e l'adesione dei docenti sono stati buoni, ed i temi dei corsi sono stati scelti; vi è stato un proficuo confronto culturale e professionale tra i docenti delle varie scuole e fatto non secondario un proficuo utilizzo dei singoli stanziamenti.
Le difficoltà incontrate sono state il reperimento degli esperti, delle sedi e dei fondi per integrare l'irrisorietà delle tariffe attuali da corrispondere agli esperti: una istanza rivolta in merito al Provveditorato non ha ancora attenuto risposta.
L'aggregazione attorno all'obiettivo dell'aggiornamento ha comportato un grosso lavoro di collegamento scuola per scuola, diversi incontri per l'individuazione e l'approfondimento degli argomenti: tutte le scuole materne, elementari e medie, tranne una, hanno aderito.
Un nodo che, almeno per quest'anno, il distretto non è stato in grado di sciogliere è stato il «carosello» degli insegnanti: esso si è trovato in una posizione di <compressione» tra l'esplosione
di una domanda della base per un regolare funzionamento della scuola fin dall'apertura dell'anno scolastico e una cronica e annosa inefficienza del Provveditorato nel garantirlo.
Tale inefficienza è divenuta insostenibile dal momento in cui si sono avviati indirizzi programmatorii a livello decentrato.
In prospettiva il distretto dovrà farsi carico di tale problema e contribuire a superarlo positivamente.
D. Come sono stati i rapporti con le «categorie» rappresentate e quale è stata la loro partecipazione alla «vita» del distretto?
R. Le categorie rappresentate all'infuori di genitori, studenti e insegnanti non sono ancora riuscite a dare un reale contributo e spesso sono assenti (imprenditori, sindacati, associazioni culturali ecc.); il Consiglio di Zona è invece validamente rappresentato e sempre presente, anche se non al completo.
Le ragioni di questa mancanza: da sempre la scuola è vissuta e vive separata dalla società, dai suoi travagli, dai suoi bisogni, dal mondo del lavoro e dalle istituzioni culturali.
Per la prima volta, nell'ambito del Distretto, i rappresentanti delle varie istanze presenti nel territorio sono insieme, ma il confronto con loro è ancora da proseguire e approfondire, in qualche caso da costruire.
Occorre però che tutti siano convinti dell'importanza del loro contributo, senza il quale il Distretto rischia di riprodurre e consolidare l'isolamento della scuola, ma occorre anche che le varie categorie ancora «assenti» facciano uno sforzo per assicurare presenza e contributi. È un grosso problema da risolvere.
Sono consapevole che dati i limiti di spazio impostimi da ABC le risposte possono risultare schematiche o incomplete.
Ciò può però servire da stimolo a chi volesse tenere aperto e proseguire il discorso sul distretto e sulla scuola con propri contributi.
A questo proposito colgo l'occasione per chiedere che anche ABC faccia la sua parte in merito.
a cura di Andrea Colombo
V. M. Martini, 16 6463330 AFFOR I (Mil Pag. 6 Febbraio 1979
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Sport/scuola
Riguardo la scuola media
Nell'articolo apparso sul numero di gennaio, mi domandavo quanti maestri elementari fossero «anche» educatori fisici ed in quale modo affrontassero il problema dell'Educazione Fisica nelle scuole elementari, se frequentando corsi d'aggiornamento oppure informandosi autonomamente. Nelle scuole medie inferiori, il tempo dedicato all'Educazione Fisica è di due ore settimanali e l'insegnamento è affidato purtroppo non solo a diplomati I.S.E.F. (Istituto Superiore di Educazione Fisica, un corso di studi para-universitario), ma anche a studenti iscritti alle più svariate facoltà. Se a questi elementi sommiamo quello relativo agli impianti che, in generale, sono appena sufficienti, il quadro della situazione non può certo essere definito soddisfacente. Consideriamo una delle tante novità che i ragazzi incontrano iscrivendosi alla scuola media
inferiore: due ore di ginnastica la settimana. Sembra molto il tempo dedicato a questa materia, ma in realtà c'è tempo per fare nulla o quasi. Questo disagio è avvertito non solo dagli alunni, ma anche dagli insegnanti di Educazione Fisica i quali per svolgere il loro programma teorico devono necessariamente «rubare minuti preziosi» all'attività degli alunni e ciò non facilita di certo la lezione. Perché quindi non estendere anche alla scuola media, su esempio degli istituti magistrali, la possibilità di avere tre ore settimanali di Educazione Fisica? Nella prima ora verrebbe svolta la parte teorica relativa al programma ministeriale (che non è certo povero di argomenti) e nelle rimanenti due ore la parte pratica come verifica della precedente lezione e come momento per conoscere più approfonditamente il ragazzo in modo da avere validi elementi di giudizio. La risoluzione di questo argo-
ABC - Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 42 del 3-2-'79Redazione: Via Astesani 27, Mario Migliaccio, Maura Ceccaroli, Roberto Omini, Luca Belloni, Fiorenzo Baini - Fotografi: Enzo Agrezzi, Sergio Ferrario - Impaginazione: Sergio FerrarloDirettore Responsabile: Edoardo Gardumi - Hanno collaborato a questo numero: Nadia Bellocchio, Andrea Colombo, Giampiero Gigli, Marco Sergenti, Fabio Ceruti, Stefano Brambilla, Francesco Miccoli - Stampa: Coop. "Il Guado", Robecchetto con Induno (Mi), Tel. 0331/881475.
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mento però, investe ovviamente non una singola scuola, bensì tutta l'istituzione scolastica, quindi solo a livello nazionale si potrà avere una risposta in merito a questo problema. Un secondo punto di discussione riguarda gli insegnanti di Educazione Fisica. Se esiste una materia che ha maggiori attenzioni da parte di studenti universitari che desiderano lavorare nel mondo della scuola per potersi mantenere gli studi o per altri scopi, beh, questa materia è proprio l'Educazione Fisica. Si pensa infatti che non vi siano particolari sforzi da parte dell'insegnante nel preparare le lezioni o problemi di tipo «scolastico-culturale» (mi si perdoni il termine) da richiedere agli alunni,
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cosicché il giuoco, che viene proposto ai ragazzi, rappresenta la parte principale della lezione diventando questa più semplice e gradevole da insegnare. È superfluo dire che tutto ciò è imprecigo e quanto mai semplicistico. E sufficiente sfogliare il piano di studi dell'I.S.E.F. per capire che questo corso triennale affianca varie falcoltà raccogliendo esami quali anatomia, fisiologia e biochimica, cinesiologia e antropometria, nonché studi specifici di correttiva-rieducativa e medicina dello sport. Come si può notare sono molte le facce dell'Educazione Fisica, ed ognuna di queste riveste un ruolo importante per un sano ed armonico sviluppo del corpo del bambino. Proprio per questo l'Educazione Fisica necessita di insegnanti qualificati che sappiano correggere i difetti di postura dei ragazzi oltre che capire, laddove ce ne sia bisogno, i loro problemi psicologici di inserimento non solo nella classe ma anche nel rapporto scuola-quartiere, e consigliare attività specifiche integrative a chi abbia necessità di sviluppare determinate funzioni motorie. L'ultimo punto meritevole di attenzione, soprattutto perché è
chiamata in causa la nostra zona, riguarda gli spazi e gli impianti del quartiere che possono essere messi a disposizione dei cittadini. In alcune scuole medie qualche cosa si è già fatto, come ad esempio aprire la palestra a cittadini per svolgere attività ricreativo-sportive, oppure l'aver attuato convenzioni speciali scuola-piscina. In altre palestre invece persistono ancora ostacoli di ordine burocratico all'apertura di queste strutture a favore del quartiere. Vengono così a mancare spazi utili per svolgere varie attività quali corsi di ginnastica per adulti o di correttiva per i nostri ragazzi. La scuola è un servizio pubblico e come tale i cittadini devono usufruirne come struttura facente parte di un quartiere in cui esistono particolari esigenze non ancora soddisfatte. Molte scuole nascono per volere della cittadinanza e altrettante restano chiuse a queste iniziative quasi privatizzando i propri impianti. Soltanto con la presa di coscienza di quanto ancora questa zona ci può offrire e una maggiore partecipazione alla vita di quartiere si potranno trovare le risposte a questi problemi.
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La parola tolta
Sono un genitore democratico, rappresentante di classe della 1° B Ragioneria all'VIII Istituto tecnico commerciale ed ho partecipato alla riunione indetta dal presidente dell'assemblea dei genitori, sig. Enrico Cavallina, del 12/12/78 a Villa Litta e rivolta alla componente genitori della scuola. E quella che doveva essere occasione di riflessione, di verifica di lavoro, di esami dei problemi delle classi lì rappresentate, si è trasformata in un momento antidemocratico e di espressione di intolleranza per le opinioni della Sig.ra Dones, rappresentante di classe e membro del consiglio di istituto. Infatti il sig. Cavallina ha più volte interrotto la sig.ra Pones in modo aggressivo fino a concludere con questa frase: «Io le ho dato la parola ed io gliela tolgo». Il comportamento di questo signore si commenta da solo. Il motivo che mi ha spinto a scrivere al giornale è quello di rendere pubblico un modo di gestire i rapporti tra alcune componenti scolastiche e che cosa voglia dire per molta gente partecipare al «governo della scuola». Ringrazio per l'ospitalità. Samarani
Clementina
Il campo c'è ma non si tocca
l'Amministrazione provinciale, sollecitata dai cittadini e dal Consiglio di zona, ha deliberato l'assegnazione allo stesso Consiglio di zona, di 20.000 metri quadri dell'area di proprietà della Provincia denominata ex-pioppeto, al fine esplicito di soddisfare le esigenze dell'Usea. L'area quindi c'è, ma fino ad oggi non è stata assegnata alla società. Vediamo perché.
Anzitutto, pur essendo già deliberata la concessione, a termini di legge la Provincia deve trattare con il Comune di Milano al quale l'area deve essere assegnata in «comandato», cioè attraverso una forma di contratto la cui elaborazione è ora di competenza degli uffici tecnici del Comune. In secondo luogo, il Consiglio di zona deve ancora stipulare la «convenzione» con la società, definendo i criteri di concessione dell'area in questione.
Sono due le cose che mancano, anche se non sono tra loro direttamente vincolanti; il Consiglio di zona, ad esempio, potrebbe già formulare la convenzione con l'Usea, predisponendo in tal modo il terreno migliore per una rapida ratifica del contratto tra Comune e Provincia (comunque indispensabile). Vi sono peròÜanche altri aspetti del problema che in qualche modo possono essere alla base dei ritardi: attualmente, infatti, il nuovo Piano Regolatore della città non è ancora stato approvato definitivamente dal Consiglio regionale (il che è intollerabile!), per cui in questa fase transitoria l'Amministrazione comunale in alcuni casi è restia ad adottare scelte in evidente contrasto con il vecchio piano, che non prevedeva la realizzazione di strutture di tipo sportivo sull'area ex-pioppeto. Comune, Provincia, Regione, Consiglio di zona, «comodati» Piani Regolatori, convenzioni, Uffici tecnici: il tutto per decidere se si può costruire un campo sportivo. C'è n'è da far passare la voglia a chiunque! Ma ciò nonostante non siamo tra quanti si scagliano alla rinfusa contro leggi, norme e istituzioni: abbiamo sotto gli occhi Üuna città costruita «in preca-
dalla prima * dalla prima * dalla prima * dalla prima * dalla prima * dalla prima * dall
rio» all'insegna della sola legge della speculazione e del profitto, e ne vediamo i risultati! Si tratta invece di chiedere con forza da subito le cose che si possono fare. Il Consiglio di zona può ratificare subito la convenzione con l'Usea, e per questo occorre che la questione sia posta al più presto all'ordine del giorno in modo che tutte le forze politiche possano esprimersi con chiarezza in merito. Qualcuno sostiene che non è giusto assegnare in modo «esclusivo- l'area alla società Usea? Ebbene. sono mesi che la stessa società ha dichiarato di essere disposta a discutere con le altre associazioni della zona per la formazione di un eventuale ampliamento delle stesse (oltre al campo per il foot-ball, se ci sono le disponibilità finanziarie, possono trovare posto sull'area piste per atletica, campi da tennis, campi da bocce, ecc.). Questi problemi, in ogni caso, sono tutti risolvibili all'atto della formulazione della convenzione, prevedendo appunto che l'Usea, ottenendo l'area, si impegni poi ad impiegarla con criteri determinati.
Ma nonostante questa disponibilità, sembra che ancora vi sia chi agisce per fare cadere il tutto, prendendo a pretesto le società degli altri quartieri per contrapporle a quella della Bovisasca e per proporre la logica della lottizzazione, anziché perseguire quella dell'uso democratico delle attrezzature sportive e delle aree comunali, al servizio dei cittadini e del loro tempo libero.
Qui non si tratta' di fare mercati: si tratta solo di dire con chiarezza se si vogliono accogliere le richieste dei cittadini della Bovisasca e rispondere con atti concreti alle loro esigenze, oppure no.
Nella prima decade di febbraio vi sarà la delegazione di massa in Consiglio di zona: purtroppo questo giornale, pur uscendo il 15 di ogni mese chiude in tipografia nella prima settimana e non potremo dar conto del fatto che sul numero di marzo. Fin d'ora, però, mettiamo queste colonne a disposizione dei cittadini, delle forze politiche e sociali, per aprire un confronto che contribuisca a risolvere al più presto il problema che riguarda il quartiere Bovisasca, che se pure è il più «piccolo» della zona non per questo è meno degno di attenzione degli altri!
sono fatte sentire, e pesantemente: riconversione industriale, legge quadrifoglio, occupazione giovanile e connesso il sempre più drammatico problema del Mezzogiorno. Chi, se non la DC, non ha rispettato gli impegni presi? Chi ha opposto «controspinte» per frenare le tendenze al rinnovamento? Per non tacere poi della riforma universitaria, della legge Reale-bis, di quelle per l'editoria, per le pensioni. Su questo terreno, non su altri, si è dovuta misurare la volontà del partito di governo, su questi temi i comunisti chiedevano e chiedono un confronto. È questo il «significato» della crisi, questi i «perché» che l'hanno determinata, queste le inadempienze governative di cui si è resa responsabile la DC. Perciò il quadro politico si è deteriorato, per questo il PCI è uscito dalla maggioranza. Già da quel tremendo 16 marzo i comunisti ebbero modo di rilevare la contaddizione fra lo stato di emergenza del Paese e la necessità quindi di uno sforzo straordinario di collaborazione di tutte le forze democratiche da una parte e la costituzione di un governo monocolore dc dall'altra. Ma responsabilmente fu anteposta la necessità di avere «subito» una coalizione in grado di far fronte all'emergenza. Ma da allora tali e tanti cose sono avvenute; e i fatti hanno dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che più che mai urgente e necessaria è la costituzione di un governo di ampia unità, di partecipazione di tutte le forze democratiche. È questo l'obiettivo che prima di tutto e prima di tutti i comunisti si sono dati. È per l'incontro, la collaborazione tra grandi masse popolari comuniste, socialiste e cattoliche che il PCI si batte, per rinnovare veramente l'Italia.
E la si finisca, una volta per tutte, con la negazione della legittimità democratica del PCI. Quali garanzie vuole la DC? Dove sarebbe finito il paese, la sua economia, la sua democrazia se non ci fosse stata una politica di intesa e dì collaborazione come quella che il partito comunista ha ricermente faceva notare più di un cato? Questo nessuno se lo è commentatore — che di fronte a mai chiesto? Chi ha posto, al di questa escalation terroristica ve sopra degli interessi della nazione è un'altra, ben più possente: ne, calcoli di vertice, di corrente, quella della coscienza democra- se non la democrazia cristiana? tica di tutto il popolo, della vo- Se la DC intende mutare il terrelontà ferma di dire «no- a spinte no del confronto, se preferisce conservatrici e reazionarie, quel- defilarsi da una sfida democratila della mobilitazione unitaria ca, sui problemi reali, tra forze che è culminata con le straordi- diverse che però hanno pari dinarie manifestazioni di Genova e gnità, lo dica apertamente. Non di Milano, dove tutto il popolo, i si nasconda dietro formule detedemocratici, la classe operaia rioni. È sul terreno delle riforme, sono scesi nelle piazze per dire della lotta al terrorismo, della basta al terrorismo e per chiede- democrazia che i comunisti in re un governo di unità nazionale, primo luogo chiedono la verifica. adeguato alla gravità della situa- Più volte è stata ribadita la conzione, espressione della volontà trarietà di andare a elezioni polidi tutti gli italiani. È anche questa tiche anticipate, e il PCI ha anuna lezione che alla Dc non deve che indicato la strada per non sfuggire. andarci. Spetta ora alla DC dare Settore economico finanziario: il una risposta e assumersene le relativo contenimento dell'infla- relative responsabilità. zione, il surplus della bilancia dei pagamenti e di quella commerciale sono senza dubbio risultati soddisfacenti, apprezzabili, se vogliamo necessari come strumento immediato di lotta alla crisi: non sono però i «nodi» strutturali della crisi, questo è bene chiarirlo. Si tratta pur sempre di effetti «secondari», sui quali si può agire temporaneamente, frenando ad esempio lo sviluppo: come del resto si è verificato se è vero, come è vero, che la produzione industriale «ristagna» e le importazioni si sono ridotte sensibilmente. Ma appunto quando il discorso si è spostato sui meccanismi strutturali, cioè sulle cause che innescano quelle «perverse» spirali sviluppo-inflazione, non sviluppo-deflazione, che le resistenze in casa dc si
quella di definire con una certa sicurezza i tempi ed i criteri dello sgombero delle case minime, per impedire che nel periodo transitorio possano crearsi occasioni per nuove occupazioni abusive che renderebbero più difficoltoso il totale e rapido abbattimento delle case di via Rubicone. Per ragioni in parte analoghe si sono richieste garanzie sulle sorti della Cassina Anna una volta che gli attuali abitanti saranno ricollocati. Fino ad oggi, infatti, la convenzione di esproprio della caseina tra Comune e proprietà non è ancora stata definita, e prima che si raggiunga l'intesa potranno passare diversi mesi: in tale periodo cosa accadrà dei vecchi alloggi vuoti?
La lotta all'ortopedico R. Galeazzi
ora portato ad un primo risultato: quello di congelare i 14 licenziamenti in attesa di un prossimo incontro con la Regione. I lavoratori però non hanno smobilitato perché con il sindacato, il contributo del Cuz e l'appoggio delle forze politiche e del Consiglio di Zona, vogliono arrivare ad un chiarimento definitivo con l'amministrazione del Galeazzi. Amministrazione che con la sua posizione ha dimostrato chiaramente tutto il suo cinismo nei confronti degli utenti tentando di affossare e rendere impraticabile la Riforma sanitaria, anteponendo a qualsiasi iniziativa indirizzata a migliorare e potenziare i servizi ed alla tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori, la difesa dei meccanismi di accumulazione considerando la clinica come uno strumento per realizzare il massimo profitto perseguendo tale fine attraverso un pesante attacco ai lavoratori ed il ricatto verso le istituzioni. Inoltre, tenendo conto che il Centro Ortopedico sarà l'unico ospedale delle zone 7 ed 8, dopo lo smantellamento del Paolo Pini, ed il futuro trasferimento dell'ospedale di via Livigno in altra zona, grave è un'altra manovra che il Centro sta tentando di fare e cioè quella di sganciarsi, in vista dell'unità sanitaria di zona, da qualsiasi influenza esterna e controllo sociale rimanendo autonomo e padrone di fare ciò che vuole.
Ed è proprio questo che i lavoratori non vogliono perché il Riccardo Galeazzi deve essere prima di tutto un centro per la comunità intera e per la tutela della salute del cittadino senza finalità di lucro.
M.C.
Gli impegni che l'Assessorato si è assunto per evitare i pericoli che abbiamo detto sono stati precisi. Per le case minime l'abbattimento dovrà essere realizzato con la massima urgenza, mano a mano che gli stabili si svuoteranno: entro il 1979 l'area deve essere libera perché è già stata destinata a nuovi interventi di edilizia popolare e convenzionata (come previsto dal nuovo Piano Regolatore Generale). Sull'area di via Rubicone, tra l'altro, dovrà sorgere una «casa parcheggio» comunale; un edificio, cioè, che servirà ad alloggiare temporaneamente gli inquilini che oggi vivono in case vecchie e degradate sotto il vincolo della legge 167 e che come tali dovranno essere ristrutturate (è il caso, nella nostra zona, di molti edifici di Affori e Bruzzano).
A lavori di ristrutturazione ultimati gli inquilini lascerebbero la «casa parcheggio» per tornare 'nella «vecchia» casa rimessa in sesto, e dare modo di proseguire l'operazione per altri stabili. Per la Cassina Anna, invece, gli impegni dell'Amministrazione sono di accelerare al massimo la pratica di esproprio e di convenzionamento con la proprietà, per fare in modo che entro pochi mesi tutta la struttura sia recuperata a servizio sociale per il quartiere. Il Comune ha già chiesto al CIMEP (Consorzio Intercomunale Milanese Edilizia Popolare) di attuare l'esproprio della cascina con procedura d'urgenza. Tale prassi. come già è avvenuto in altri casi, dovrebbe consentire al Comune di entrare in possesso della struttura entro prossimi due-tre mesi.
Nel frattempo, il Consiglio di zona è chiamato ad elaborare un preciso piano di utilizzo della cascina, per far sì che appena sarà espropriata possano iniziare gli interventi per la sua trasformazione. Alcune indicazioni di mas-sima già sono state formulate per la realizzazione di una biblioÜ teca, di una sala per assemblee per spazi destinati ad attività ricreative e culturali, per l'insediamento di servizi socio-sanitari per il recupero di sedi per le forze politiche, e così via. La cascina, però, è grande, e non solo il Consiglio di zona ma tutti i cittadini del quartiere vanno coinvolti nell'elaborazione di una proposta complessiva per il suo recupero. A testimonianza concreta della ferma volontà del Consiglic della zona 8 di procedere in tale direzione, vi è la decisione di stanziare 300 milioni per l'anno in corso, sul totale di 1.795 milioni a disposizione diretta della zona. come contributo della zona stessa alla ristrutturazione della cascina, per iniziarvi già nei prossimi mesi i primi interventi di riadattamento, in attesa dell'intervento più complessivo di competenza dell'Amministrazione comunale.
Esistono quindi tutte le premesse perché a tempi ravvicinati Bruzzano possa finalmente avere un centro in cui organizzare i servizi e le strutture sociali oggi mancanti: e sin d'ora crediamo opportuna la costituzione di un movimento unitario di cittadini, di forze politiche e sociali, che si assumano l'impegno a seguire direttamente, in tutte le varie fasi, il problema del recupero e della trasformazione della cascina. in un positivo e corretto rapporto con il Consiglio della zona 8. La cascina come centro di vita comunitaria, come risposta concreta alla carenza di servizi del quartiere: un obiettivo che finalmente potrà tradursi in realtà!
Febbraio 1979 r.no booiseacs'
300 milioni per la "Cassina Anna"
* dalla prima *
I perchè della crisi