Spedizione
PARTITO COMUNISTA ITALIANO
Esce il primo di ogniim3e0s0 e
LEGGENDO TRA LE RIGHE DEL PENTAGRAMMA POLITICO
Il
Per molte settimane ormai la crisi di governo ha infierito, travolgendo anzitempo, in un momento particolarmente delicato per le future sorti del paese, l'ottava legislatura repubblicana. Il ricorso ad elezioni anticipate non rappresenta certo una novità, anzi rischierebbe di perpetuare un cabalistico rituale: per la terza volta consecutiva negli ultimi dieci anni, il Parlamento dichiara la propria impotenza, la propria incapacità a garantire la formazione di una maggioranza stabile, omogenea, sufficientemente rappresentativa. Al popolo italiano, nuovamente convocato alle urne, si richiede un'ulteriore, difficile prova di maturità civile, di coscienza democratica: una prova storica, decisiva di fronte all'incalzare del terrorismo, alla precarietà di una situazione economica strutturalmente 'malata, al crescente discredito in cui versano le istituzioni, alle rinvigorite spinte disgregatrici e corporative. Va salvaguardata, nonostante tutto e prima di tutto, la fiducia nella democrazia, strumento indispensabile ad ogni progetto politico profondamente riformatore che si ponga come obiettivo la costruzione d'una effettiva giustizia sociale, fondata sul consenso e la partecipazione delle grandi masse lavoratrici alla gestione dello stato. Per questo è necessario dipanare l'intricata matassa delle responsabilità: additare con chiarezza, nel paradossale valzer delle reciproche accuse, le forze politiche e sociali che, attraverso un complicato e pericoloso gioco d'azzardo, hanno contribuito e contribuiscono tuttora alla logica della contrapposizione frontale, trascinando il paese verso le elezioni anticipate. Vale perciò ribadire la posizione comunista, inequivocabilmente limpida e priva d'ambiguità: la formula del monocolore democristiano appoggiato, attraverso l'astensione, dalla maggioranza "a cinque", si è logorata soprattutto per la progressiva rivelazione delle sue contraddizioni e delle sue inadempienze (una politica di "solidarietà nazionale" perseguita a parole e mai realizzata nei fatti). La formazione di maggioranze diverse in occasione di decisioni importanti (SME e nomine), che ha permesso alla D.C. di far passare la propria linea con l'appoggio della destra demonazionale; la mancata realizzazione del programma concordato nel marzo '78; l'impotenza dimostrata dal governo nel fronteggiare l'escalation del terrorismo e della recessione economica; il progressivo inasprimento delle posizioni integraliste e reazionarie espresse all'interno del partito di maggioranza relativa: alla luce di tutti questi avvenimenti, il PCI ha ritenuto necessario rilanciare la richiesta di un governo di effettiva unità nazionale, autorevole e rappresentativo, capace di affrontare e risolvere i gravi problemi della società italiana. Come ha risposto la D.C.? Rispolverando ed irrobustendo la trentennale pregiudiziale anticomunista e, al tempo stesso, tentando la carta del progressivo logoramento del PCI, neutralizzandolo nel limbo del non - governo e della non - opposizione. Tutte le piste atte ad evitare il ricorso alle urne sono state bruciate, immolate sull'altare dei "veti" e dei "limiti" democristiani. L'interesse generale del paese è stato colpevolmente accantonato, anteponendo pretestuose "ragioni
internazionali" e proclamando fedeltà ad un presunto mandato elettorale: la D.C., in realtà, si è schierata sulle posizioni più conservatrici del proprio composito elettorato, ribadendo la propria tradizionale arroganza e rinnegando la linea del "confronto" su cui Aldo Moro, che pure era guidato dal concetto di una inamovibile centralità democristiana, aveva proiettato il blocco progressista dello schieramento politico italiano.
Su di essa ricade quindi interamente il peso della difficilissima situazione odierna. Da parte sua il PSI non si è dichiarato disponibile a far da sponda in questo gioco, rifiutando l'ipotesi di un governo organico contro i comunisti, nel timore di riesumare una rinnovata, discutibile edizione del centrosinistra.
Ma non possiamo dimenticare quanto alcune avventate iniziative socialiste abbiano contribuito nei mesi scorsi ad incrinare i rapporti fra i partiti della defunta maggioranza: soprattutto l'ambigua posizione assunta nel periodo caldo del caso Moro, le intempestive polemiche ideologiche di Craxi sul leninismo e sulla"affidabilità" democratica del PCI, per giungere, infine, alle sortite prenatalizie contro il temuto e presunto isolamento socialista di fronte al rapporto preferenziale fra le due maggiori forze politiche italiane. Rispetto a queste scelte il PCI, richiamando tutti i partiti alla necessità di una politica autenticamente unitaria, si è sentito in dovere di difendere gli interessi delle classi lavoratrici, di tutti i ceti che si attendono un inderogabile, profondo rinnovamentoÉ democratico della nostra società.
DELIBERE QUADRO E PIANO POLIENNALE
Un'attività paziente e tenace del consiglio di zona assicura concreti passi avanti ed anche successi (Villaggio dei Fiori e case nuove) che non sono frutto di sterili e dannosi strumentalizzazioni estremistiche.
L'attività del consiglio di Zona e le notizie relative ad esso non hanno quella diffusione capillare che sarebbe necessaria: questo però non significa che il lavoro del decentramento stagni, anzi, pur tra molte difficoltà, esso va avanti positivamente.
Del bilancio predisposto per la zona 17 nel quadro di quello milanese, abbiamo già parlato, anche se sarà necessario in futuro tornarvi sopra. Le cose non si fermano al bilancio di zona e a quello comunale, altri risultati sono stati conseguiti attraverso l'impegno del consiglio di zona.
Sono state approvate e sono state proposte alcune modifiche riguardanti le cosidette "delibere - quadro", formulazione linguistica un po' ermetica che specifica le procedure e i mezzi attraverso i quali i consigli di zona finalmente possono esercitare dei poteri veri e propri, dei poteri decisionali sulle scelte che riguardano le zone.
Non entro nel merito di ciascuna delibera perché il discorso si farebbe troppo pesante: voglio soltanto fare un esempio. Nei limiti delle disponibilità finanziarie, se mancherà un asilo, si potrà decidere se, dove e quando costruirlo, lo stesso varrà per una scuola, per un campo giochi, per un consultorio ecc.
Naturalmente questo esempio non coglie l'articolazione e la complessità dei poteri deliberativi e di proposta su cui il decentramento può esercitare il proprio peso, nè si può dimenticare che il fatto di dotare il consiglio di zona di nuovi poteri non lo può far rinchiudere in una specie di neutralità quartieristica (nuova e aggiornata versione del municipalismo) che si illude di risolvere i problemi della zona prescindendo dal governo comunale e perfino nazionale.
Un esempio pratico potrebbe essere questo: il piano dei trasporti deve tenere conto di Milano, della provincia e della regione, e dunque al piano dei trasporti il consiglio di zona deve dare e ha dato il proprio contributo in un'ottica però milanese non esclusivamente zonale.
Un'altra considerazione di importanza essenziale, sottolineata dal consiglio di zona è questa: per esercitare poteri reali è necessario un apparato amministrativo previsto, ma ancora inesistente.
L'attività paziente e tenace (il che non vuol dire priva di difetti) del C.d.Z. ha permesso di conseguire successi concreti e specifici, come quello della assegnazione della abitazione nuova a gran parte degli inquilini del Villaggio dei Fiori (casette in legno), che non sono dovuti all'avventùrismo É o all'estremismo ma all'impegno tenace e unitario del decentramento e delle forze po(segue a pag. 2)
Icomunisti a congresso
Quattro domande a Gianni Moriggla
Responsabile di zona del P.C.I.
dellapartitocrisi UN LANO E PIANO PER LA ZONA CAMBIARE MINel mese di febbraio i comunisti della zona si sono riuniti a Congresso nelle tre sezioni esistenti, per discutere attorno ai problemi che, trascendendo le prospettive di partito, investono tutti gli aspetti, le vicissitudini, le contraddizioni dell'intera società italiana. Abbiamo rivolto alcune domande al responsabile di zona, per approfondire e conoscere ulteriormente i loro metodi, la linea politica, le proposte, sicuri di adempiere ad un corretto criterio d'informazione locale, che non vuole esaurirsi in una ristretta dimensione quartieristica e settoriale. D. zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Nella prospettiva di un congresso nazionale a tesi, come si è svolto il dibattito nelle sezioni, quali differenze si sono riscontrate rispetto al passato?
R. "Ho presenziato ad assemblee precongressuali, ai congressi di sezione nella nostra zona e al 17° congresso della Federazione Milanese, constatando il salto di qualità che ha caratterizzato il dibattito nelle diverse sedi. Difatti, il ritorno ad una discussione incentrata su proposte di tesi sottoposte a minuziosa analisi, ci ha permesso di evidenziare e di valutare appieno l'intreccio dei recenti avvenimenti nazionali ed internazionali, che ha determinato una situazione profondamente nuova, complessa, aperta a diverse possibilità di svilup-
po. Sul tema del "centralismo democratico", non è affatto emersa l'esigenza di una revisione dei suoi principi organizzativi, che sono parte integrante del patrimonio politico del PCI e il cui abbandono aprirebbe il varco a pericolose spinte opportuniste e disgreganti; si è discusso invece sugli strumenti atti a realizzare le condizioni per una circolazione di idee sempre più ampia che permetta al Partito scelte precise, decisioni non equivoche, senza rinunciare alla tenace ricerca della unità interna. Certi giornalisti si meravigliano dell'unanimismo che i comunisti dimostrano attorno alle proposte di tesi; probabilmente non hanno mai partecipato ad un nostro congresso, altrimenti oggi sottolineerebbero la vivacità con la quale i comunisti si confrontano e dibattono. Si vedano ad esempio le decine di emendamenti alle proposte di tesi presentate dalle sezioni, dai delegati e dalla commissione politica al Congresso Provinciale Milanese. Presso la sezione Battaglia, nella nostra zona, la discussione attorno al documento politico si protrasse fino a notte inoltrata. Non si scordino i denigratori del PCI che le nostre assemblee si nutrono di linfa democratica".
(segue a pag. 2)
I problemi della scuola discussi all'Xl liceo Servizio pagg. 4-5
Intervista alla D.C. A PAGINA
Per amare MilanopAG
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III
Daniele Calvi N. 3
Anno
-
Marzo/Aprile 1979
mensiledipolitica cultura attualità della zona17
IL DICIASSETTE/POLITICA&AT_
dalla prima/I COMUNISTI A CONGRESSO
D. zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Quali temi di politica generale sono stati affrontati?
R. "Moltissimi, ma il problema della cosiddetta "terza via al socialismo" per la trasformazione in senso autenticamente democratico del nostro Paese ha certamente suscitato il maggior interesse dei compagni intervenuti. Del resto non dobbiamo dimenticare l'impegno teorico che, attraverso le ricerche di Gramsci e di Togliatti, il nostro partito ha profuso, anche in passato, nella elaborazione di una linea politica tesa alla realizzazione di una società socialista fondata sulla democrazia e sul rispetto della libertà individuale, in sintonia con le nostre migliori tradizioni nazionali. Questioni importanti, dunque, affrontate con lucidità e chiarezza, non certo per fare concessioni ideologiche a chi, con inutile monotonia, continua a richiederci revisioni o sconfessioni, ma per esigenze intime di approfondimento strategico sui principi ispiratori della nostra futura azione politica".
D. Dal punto di vista delle proposte politiche, cos'è scaturito dai congressi?La strategia della "solidarietà nazionale" è stata forse abbandonata?
R. "Certo, nel dibattito congressuale ha pesato l'attuale situazione di crisi governativa. Negli interventi sono state sottolineate le ambiguità della DC che, a difesa di precisi interessi economici e sociali, ha governato con arroganza per 30 anni e solo dall'ultima consultazione.
elettorale è stata costretta a fare i conti con la massiccia avanzata del PCI e della sinistra e, conseguentemente, con la rinvigorita volontà dei lavoratori italiani di partecipare alla direzione del paese. La linea della "solidarietà nazionale" resta sempre l'obiettivo sul quale puntiamo: proprio nei congressi e nella nostra politica quotidiana, evidenziamo l'esigenza di un governo autorevole, fondato sulla partecipazione paritaria sulla reale unità di tutte le forze democratiche. Noi comunisti siamo intenzionati a ricercare con pazienza e detenni-, nazione il dialogo con gli altri partiti, un dialogo franco, aperto, anche aspro se necessario, ma sempre corretto e orientato alla ricerca di intese effettive, soprattutto con i compagni socialisti".
D. Quali sono a grandi linee le proposte dei comunisti per superare la crisi economica, istituzionale, civile del nostro paese?
R. "Noi comunisti affermiamo nelle proposte di tesi che per far uscire il paese dalla crisi è necessario assicurare lo sviluppo delle forze produttive attraverso una seria programmazione democratica dell'economia. Sosteniamo dunque una politica di austerità che, tramite la diretta partecipazione dei lavoratori alle scelte di fondo, divenga strumento di trasformazione sociale e di progresso civile e culturale, nella prospettiva di un graduale superamento del tradizionale divario tra governanti e governati". a cura di Daniele Calvi
Terrorismo politico, mafia e criiminalita comune
Si è soliti datare geograficamente e politicamente la nascita delle prime teorizzazioni sulla lotta armata in Italia, nella facoltà di sociologia di Trento nel periodo durante le grandi occupazioni della facoltà stessa ed in seguito fino al 1968, quando l'intera redazione del periodico "Lavoro Politico" (di cui facevano parte Curcio e Cagol) entra, per uscire dopo un breve periodo di per. manenza, nel P.C. d'I. m.l. - Linea Rossa.
Nello stesso periodo a Milano sullo svilupparsi delle lotte del '68 / '70 sorgono all'interno delle varie fabbriche Milanesi gruppi spontanei o di base detti CUB, che cercheranno poi di darsi strutture di coordinamento o di sviluppo e formeranno i primi nuclei di parecchi partitini della sinistra extra parlamentare.
Tali gruppi spontanei daranno vita, alla fine della loro sperimentazione all'interno delle fabbriche e dopo una fase di coordinamento piuttosto spontaneo, al Collettivo Politico Metropolitano da cui, attraverso varie trasformazioni, nasceranno e si svilupperanno le Brigate Rosse.
Si registra in questo periodo un ulteriore salto di qualità in quanto in 44 agguati terroristici vengono presi di mira Magistrati, Avvocati, Giornalisti, nonché Capitecnid di Fabbrica.
Si tende a passare dal ferimento all'assassinio, infatti su 44 attentati i morti sono stati 8 e i feriti 36.
Sempre nello stesso periodo e agli inizi dell'anno 1978 registriamo una escalation di attentati a edifici pubblici, caserme e aziende; su 1.244 423 furono diretti contro sedi politiche e sindacali, 124 contro caserme, 155 contro fabbriche e aziende, oltre a 4.325 atti di danneggiamento a negozi, mezzi pubblici di trasporto, nonché episodi più o meno rilevanti di sabotaggio alla produzione, soprattutto in certe fabbriche e zone del Paese.
Il grado di concentrazione della criminalità politica è più forte a Milano, Torino e Roma ove si sono avuti il 52% degli attentati con il 29% a Roma, il 24% a Milano e il 10% a Torino.
Nel 1978 abbiamo avuto in soli tre mesi 913 attentati terroristici di diversa natura.
sindacati sono stati, fra le forze politiche e democratiche quelle che più si sono battute e coerentemente, affinchè la Repubblica e la Democrazia fossero salvate nel senso più reale della parola.
Per la prima volta si parla in termini espliciti di individuare e colpire sul terreno dello scontro militare questi poliziotti?
O militanti del P.C.I..
È questo il disegno costante delle forze conservative e reazionarie, nazionali e internazionali. È fallito l'attacco Fascista diretto al cuore dello Stato e sono fallite le trame nere; lo stesso attacco della Democrazia e alla Nostra Repubblica viene ora portato avanti da un terrorismo fascista camuffato nel suo colore, le cui protezioni, a livello anche politico, consentono risultati prima mai raggiunti.
Bisogna far terra bruciata intorno a coloro che fiancheggiano o forniscono copertura ai terroristi scoprendo i mandanti di questa strategia e allargando sempre di più il fronte della partecipazione democratica e popolare.
litiche in esso presenti, specialmente delle forze di sinistra.
Un capitolo fondamentale dell'attività del C.d.Z. è quello del piano poliennale (tre anni) di sviluppo della nostra Milano.
Esso riempie con indicazioni concrete e specifiche le aree indicate con definizione generica (servizi, industria, residenza) dal piano regolatore e solo in questo quadro la città e la zona potranno crescere e svilupparsi in modo programmato e ordinato, integrando le iniziative pubbliche con quelle private.
La elaborazione e l'appropriazione del PPA (piano poliennale di attuazione) non è ancora completamente terminata ma di esso è già da ora possibile individuare le scelte più importanti che sono emerse nel confronto tra l'amministrazione comunale e il C.d.Z.: 1) nel campo della casa vi è un limitato impegno per la nuova edificazione in conseguenza del fatto che la nostra zona è già satura, mentre vengono previsti interventi di recupero delle case degradate di proprietà pubblica (case comunali e case IACP) e resi possibili analoghi interventi su case private in degrado (Moncalvo).
Al contrario nei complessi della città di Milano sono rilevanti sia le nuove edificazioni a residenza sia i
recuperi di vecchi stabili.
Riguardo ai trasporti e alla viabilità, il C.d.Z. ha chiesto che siano realizzati il prolungamento della via Zurigo verso il quartiere degli Olmi, il parcheggio per 1000 auto in via Bisceglie e la sistemazione di viale Caterina da Forlì.
Nel campo industriale e del lavoro terziario è previsto un ordinato sviluppo di questi insediamenti lungo le vie Bisceglie - Gonin - Lorenteggio. Per ciò che concerne i servizi, le scelte più significative sono la scuola materna, l'asilo, e la sede per consultorio e centro medico scolastico in piazza Tirana, la previsione di altri 3 asili, una sede provvisoria per il consultorio in piazza Bande Nere, interventi di manutenzione nei locali pubblici, una scuola media - superiore in via dello Storno.
Naturalmente le previsioni citate riguardano il triennio; esse hanno ormai il supporto urbanistico, giuridico e tecnico per essere concretizzate. Perchè ciò avvenga devono essere rimossi gli ostacoli e i vincoli finanziari, burocratici, nonchè le resistenze conservatrici, compito principale delle forze democratiche.
Luigi Torelli
ottico optometrista
CENTRO APPLICAZIONE LENTI A CONTATTO
Regazzoni
il Diciassette
mensile di politica cultura attualità della zona 17
Redazione e amministrazione: 20147 Milano, Via Inganni 4 - Tel. 417026
Editrice Il Diciassette s.d.f. via Inganni, 4 - Milano Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 51 del 30.1.1978
Laura Broggi, Daniele Calvi, Gigi Cancellano, Giorgio Fiorese, Gianfranco Gattini, Rosetta ;.imbatti, Dan Rabà
Pubblicità: Gianfranco Gattini
Stampa: Coop. 11Guado Robecchetto con Induno (Mi) -Tel. 0331/881475
Direttore responsabile Hanno inoltre collaboraMarisa Deimichei to:
Comitato di redazione Fianco Bonaretti, Fotografia: Antonio Elia, Amilcare Ferrini Luigi Torelli
Queste organizzazioni paramilitari, dal linguaggio farneticante, che attaccano le organizzazioni e i partiti operai, veri baluardi della democrazia, che si attribuiscono la paternità dei più clamorosi delitti politici hanno trovato spazio e connivenza perché servono a capire le vere trame eversive i cui mandanti sono quelle forze politiche che più fortemente osteggiano i mutamenti in atto nel paese.
Nel Settembre del 1969 il Collettivo Politico Metropolitano organizza a Chiavari un convegno che ha la durata di tre giorni e nel quale viene discusso il lroblema della Lotta Armata alla vioenza capitalistica.
Tutti i partecipanti a quel convegno, che rappresenterà un momento fondamentale per l'avvio di un'attività terroristica in Italia, verranno schedati dagli organi di Polizia così come gli interventi regolarmente registrati su magnetofono verranno ampiamente esaminati dagli specialisti dei servizi segreti.
Il Terrorismo in questo periodo subisce una crescita generale e una evoluzione qualitativa; si tratta di dati impressionanti che testimoniano la crisi gravissima del Paese e le spinte e i tentativi in atto per renderla irrecuperabile.
Basti pensare che nel corso del 1977 vi è stato quasi un raddoppio nei confronti dell'anno precedente dei casi di violenza grave (uccisioni, ferimenti, assalti, devastazioni). Si è passati da 1.198 attentati del 1976 a 2.013 nel 1977 Con una media di sei - sette attentati al giorno. Vi è stato un drammatico aumento degli omicidi e degli episodi di lesioni personali volontarie; nel solo anno 1977 vi sono stati 31 morti e 377 feriti; le armi da fuoco vengono utilizzate non solo negli agguati ma anche in sparatorie nel corso di scontri di piazza.
Per quanto riguarda i metodi di redutamento delle Brigate Rosse e organizzazioni similari è interessante verificare come ad una strategia destabilizzatrice ed eversiva si accoppia un metodo di reclutamento molto simile a quello di alcune sette segrete.
E ormai appurato che i terroristi preferiscono rivolgersi prevalentemente ad elementi estremamente giovani, provenienti da esperienze dell'Ultra Sinistra Esasperata, solitamente immaturi sia dal punto di vista politico che dal punto di vista personale ed estremamente sensibili al fascino delle azioni più dure, più a sinistra rispetto a quelle proposte dai sindacati e dai partiti. Al nuovo aderente vengono all'inizio affidate azioni semplici per passare poi alla distribuzione clandestina di volantini e di comunicati delle Brigate Rosse.
Quando il nuovo aderente è considerato sicuro vengono assegnati diversi compiti: per alcuni la dandestinità più completa, per altri un regime di semi - clandestinità per altri ancora il lavoro di basista, di copertura di infiltrazione in altre organizzazioni e negli organi stessi dello Stato.
Inquietanti sono i collegamenti del terrorismo politico con la mafia e con la criminalità comune. Le Brigate Rosse con la loro colorazione politica hanno trovato gravi connivenze in quanto servono da copertura a disegni eversivi e destabilizzanti che sono organizzazioni veramente potenti e con mezzi finanziari di ben altra portata possono portare avanti.
La mafia a livello internazionale e il terrorismo politico si avvalgono nelle loro operazioni sul territorio nazionale di aiminali comuni.
Basti pensare al sequestro dell'Ing. Seronnio avvenuto ad opera di quel prof. Fioroni che, guarda caso, era presente quando Feltrinelli è saltato per aria sul traliccio di Segnate, e che, dopo aver appartenuto a "Poter Operaio", era stato direttore responsabile di un giornalucolo denominato il Gatto Selvaggio di chiara marca ed ispirazione, fascista.
Via Rubens 15 tel. 4034883
Ritengo che il portare a conoscenza del pubblico i così detti proclami delle Brigate Rosse possa avere il significato di aumentare la conoscenza di tutti sulle farneticanti analisi che le Brigate Rosse portano avan-zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA ti.
F. interessante leggere il comunicato emesso in concomitanza con il rapimento di Moro.
I cosiddetti Brigatisti scrivono infatti:
"I Berlinguerianrnon hanno più nulla da offrire alla classe operaia e per questo sono diventati strumenti della borghesia imperialistica che essa usa contro la dasse operaia". Ad essi viene affidato il compito fondamentale di organizzare il consenso della classe operaia al progetto di ristrutturazione imperialista e nel contempo affianco delle forze aggressive dello Stato, controllare capillarmente il proletariato ed annientare ogni forma di dissenso e di opposizione alla logica controrivoluzionaria dell'imperialismo. Per questo essi devono essere individuati come veri e propri nemici della classe operaia e delle sue avanguardie e contro di essi non è più sufficiente condurre solo una battaglia di carattere politico o ideologico ma è necessario iniziare a porre il confronto sul terreno dello scontro militare per impedire a questi servi dell'imperialismo di continuare a svolgere impunemente la loro opera di veri e propri poliziotti infiltrati nella classe operaia.
Queste righe si commentano da sole, le Brigate Rosse come risposta al loro gesto più brutale, il rapimento ed uccisione dell'onorevole Moro, hanno trovato il più totale isolamento da parte dei lavoratori e della classe operaia e dopo la verifica di tale isolamento e il fallimento della strategia più globale questi così detti brigatisti si scatenano violentemente contro il Partito Comunista e le Organizzazioni Sindacali.
Non è un caso che il P.C.I., il P.S.I. e i
Gravissimi sono gli elementi di dubbio sull'opera delle forze preposte all'ordine pubblico, sulle responsabilità politiche che hanno accompagnato la scalata e il salto di qualità del terrorismo. Gravissimo e inquietante, e da denunciare senza mezzi termini il fatto che ancora oggi importanti e complesse inchieste e processi non abbiano visto la loro logica conclusione e la condanna dei mandanti e degli esecutori. È inquietante scoprire che da un cerchio molto ristretto di persona a conoscenza di una importante operazione di polizia, non si riesca in breve a stabilire chi ha permesso la fuga della notizia dell'arresto di Corrado Alunni, mentre ancora qualche ora sarebbe stata indispensabile per portare ad ulteriori scoperte in grado di far fare agli inquirenti dei passi avanti nella difficoltosa e difficile inchiesta sull'assassinio di Aldo Moro.
L'unico elemento valido, trainante e stimolante è la mobilitazione, la lotta dei lavoratori, la loro unità e la loro volontà di arrivare alla verità, di imporre a coloro che tentennano o sono conniventi di cambiare marcia o farsi da parte, sostenendo nello stesso tempo quei Magistrati e quegli operatori della giustizia che operano coscientemente e modestamente affinché il loro impegno nel rispetto dei valori democratici non sia vano.
Dario Brutto
Vile attentato alla sede dello IACP
La redazione del Diciassette esprime la più viva condanna per l'atto terroristico compiuto in via Sant'Anatalone, ennesima provocazione antidemocratica.
a .sohreo solventi, vernici e affini Sede e Stab. :20080 ZIBIDO SAN GIACOMO (MI) Via F. Martelli, 75 Telef. 90.57.071- 90.57.167 -90.57.155
dalla prima/UN PIANO PER CAMBIARE MILANO
CONTINUA L'INDAGINE SUI PARTITI POLITICI NELLA ZONA
DC TRA DINAMISMO E CONSERVAZIONE
10 domande ad Agostino Arduin capogruppo democristiano ai C.d.Z.
D. zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Sig. Arduin, com'è organizzato il vostro partito in zona?
Quante sono le. sezioni, quanti gli iscritti e quale la loro estrazione sociale? Inoltre, potrebbe fornirci brevemente qualche "cenno storico" sulla vostra attività nel quartiere dal dopoguerra ad oggi?
R. La D.0 in zona ha due sezioni: la 17 /A del "Giambellino" e la 17 / b del "Lorenteggio", che contano all'incirca 500 iscritti di diversa estrazione sociale: operai, impiegati, insegnanti, professionisti, ecc. Io mi sono trasferito qui nel 1965, perciò conosco l'attività in zona solo da allora. L'attività a livello interno era ed è quella di studio della realtà "locale" con riunioni e dibattiti di collegamento ai problemi comunali, regionali e nazionali. Quella a livello esterno coincideva con la partecipazione ai Comitati di quartiere, ed ora al Consiglio di Zona".
D. Si dice che il serbatoio naturale delle vostre tessere siano le parrocchie (molti vostri attivisti provengono infatti da associazioni cattoliche): quali rapporti intrattenente con questi organismi nella zona, soprattutto per ciò che concerne iniziative di carattere culturale e ricreativo?
R. "Un iscritto alla D.C. è, presumibilmente un cattolico, o meglio, un cristiano che pensa di partecipare alla vita politica; pacifico che non è sempre vero il contrario. Accade che ci siano iscritti per convenienza, come in tutti gli altri partiti. Non esistono rapporti particolari con le associazioni parrocchiali, ma ci sono intrecci di partecipazione, di rapporti personali che si completano. Io, ad esempio, sono stato, tempo fa, il presidente degli uomini di Azione Cattolica di S. Vito."
D. Si dice anche, per esempio, che le vostre scelte di politica territoriale tendano a privilegiare il ruolo delle congregazioni religiose soprattutto nel campo dell'educazione e del tempo libero: i maligni sostengono che la vostra opposizione, più o meno aperta, alla creazione di strutture pubbliche (consultori, centri sociali, cineforum ecc.) sia dettata dal timore che queste ultime possano sottrarre partecipazione e, indirettamente, consenso "ideologico" agli apparati parrocchiali. È vero?
R. "La D.C. non ha mai svolto in zona una politica partigiana. Le congregazioni operanti in quartiere non hanno mai chiesto appoggi particolari. Le opere che svolgono nel campo culturale e assistenziale hanno tradizioni plurisecolari: venivano svolte prima ancora che nascessero PSI, PCI, DC. Don Bosco è coetaneo di Carlo Marc. Non siamo contrari alle strutture pubbliche: quello che ha fatto, e che fa, Zanini con la Commissione Assistenza per avere il consultorio, lo dimostra. Il bilancio d'area è stato predisposto con la nostra partecipazione ed approvato anche con i nostri voti. Non vogliamo però che il consultorio diventi solo un distributore di anticoncezionali e un
centro d'avviamento all'aborto, snaturando le premesse della legge. Queste strutture, centri sociali compresi, dovranno avere una gestione comunitaria che garantisca spazio a tutti: non va dimenticato che la D.C. rappresenta in zona un terzo degli elettori".
D. La D.C. si autodefinisce partito d'opinione, ma quanto contano al suo interno le singole opinioni?Qual'è il grado di partecipazione degli iscritti e dei simpatizzanti alla vita di partito, alle scelte politiche, alle decisioni adottate?
R. "Non ritengo possibile dare una definizione sintetica della D.C. Risponderò alla seconda parte della domanda: una opinione singola vale per quello che è; conta politicamente solo se raccoglie consensi. La dialettica interna nostra è viva e la partecipazione più o meno alta a seconda degli argomenti e degli interessi che investe: è comunque notevole nelle votazioni locali, nelle assemblee riguardanti problemi contingenti (scuola, assistenza ecc.). Di riflesso investe e condiziona anche le scelte politiche ai vari livelli".
D. Cosa risponde a coloro che, e non sono pochi, sostengono l'immagine di una D.C. clientelare e borbonica, arroccata nella difesa di precisi interessi politici ed economici, conservatrice sia nel campo del costume sia in quello sociale, sminuzzata e divisa in correnti manovrate da influenti "papaveri", corrotta e corruttrice, pessima amministratrice, scialacquatrice del pubblico danaro, preoccupata di salvaguardare i propri delicati equilibri interni, a danno, se necessario, degli interessi nazionali?
R. "Quei maligni hanno posto la domanda guardando la loro immagine allo specchio: è di ieri, la notizia che il P. M. ha archiviato la denuncia Bonino a G. Leone per insussistenza dei fatti e di qualche giorno fa l'assoluzione di Gui. Ogni Stato ha episodi di malcostume: qualsiasi sociologo direbbe che sono legati al potere e non a un singolo partito. La dialettica interna nostra è qualche volta aspra, ma spesso è gonfiata ad arte e con livore 4 una, certa pseudo - cultura odierna. Comunque, io ed i miei amici del Consiglio di Zona e delle Sezioni non siamo certamente dei "pretoriani" a difesa di interessi altrui".
D. Qual'è il suo parere sui "poteri reali" recentemente conferiti al Consiglio di Zona e più in generale sul decentramento politico e amministrativo?Qualche esponente "illustre" (De Carolis) della D.C. milanese non risparmiò critiche anche aspre alla diretta partecipazione dei cittadini in campo istituzionale. Quali timori, quali preoccupazioni vi suscita questa nuova e determinante conquista democratica?
R. "Siamo all'inizio dei "poteri reali": l'importante è che essi non facciano la fine dei "residui passivi" del bilancio statale. Occorre, pertanto, che i Consigli di Zona abbiano anche il "potere" di seguire quanto deliberato nelle ulteriori fasi d'attuazione. La paura è che la
parte burocratica prenda il sopravvento su quella politica o meglio sociale, snaturando così il concetto della partecipazione dei cittadini alle scelte amministrative.
D. Molte critiche d'opportunismo vengono rivolte alla vostra politica comunale: vi si accusa di condurre un'opposizione arrogante, gratuita, strumentale, elettoralistica rispetto alle decisioni della giunta "rossa". Qualcuno non esita a definirvi irresponsabili e a sottolineare l'appoggio che fornite, interessatamente, a tutte le spinte disgregatrici e corporative col solo obiettivo di riconquistare a qualsiasi costo il governo della città. Qual'è la sua risposta?
R. "Io non sono un consigliere comunale: la domanda va rivolta a Bianchi. Se questa "cattiveria" è servita a far accantonare un progetto come la tranviarizzazione della 90 - 91 ed a far accettare la M/M come trasporto di privilegio, ben venga; non è fatta a vuoto, è costruttiva".
Tornando alla zona. Quali sono le caratteristiche peculiari dei vostri rap-
porti con le altre forze politiche, in special modo con socialisti e comunisti?
R. "I rapporti al di fuori del Consiglio di Zona con gli altri partiti sono praticamente insussistenti, salvo nelle manifestazioni particolari, tipo 25 aprile. In Consiglio di Zona troviamo molta incomprensione: vorrebbero solo le nostre adesioni, non le nostre opinioni. Sono migliori i rapporti nelle Commissioni, c'è meno "partito". Il dialogo è perciò difficile: basti pensare all'assemblea "contro la violenza" presso il cinema Frattini nel Natale'77: sono state fatte più critiche alla D.C. che ai terroristi".
D. Problemi di scottante attualità per il quartiere 17: siete favorevoli o contrari all'istituzione di un consultorio pubblico?Perché e in che misura è mutata la vostra posizione in merito ai Magazzini Frigoriferi: dal parere favorevole espresso in giunta ai tempi del centro - sinistra, siete passati ad una radicale e categorica opposizione; i solit‘ "maligni" parlano di ragioni elettorali, è vero?
R. "Sul consultorio ho già risposto
affermativamente. La nostra posizione sui Magazzini Frigoriferi non è mai mutata: è contraria all'insediamento per gli stessi motivi di allora che sono ancora attuali e che erano condivisi anche dal P.C.I. Basta verificarlo nella proposta di variante al P.R. 1974 /75 predisposta in zona e votata all'unanimità. Così come non, sono mutate le nostre opinioni sulle casette a schiera del Villaggio dei Fiori e sul fabbisogno di scuole della zona che viene disatteso artificiosamente dal P.C.I."
D. Per concludere, una sua opinione sul giornale di zona.
R. "Lo trovo troppo partigiano e anonimo; troppo distaccato dal Consiglio di ZONA e dalle sue Commissioni. Ho sempre pensato ad un giornale locale che attivasse la partecipazione dei cittadini alle scelte e l unico modo è quello di parlare dei nostri piccoli grandi problemi, cioè della vita della zona". a cura di Daniele Calvi stato anche un momento di crescita sotto questa visuale incontrando e risolvendo, durante la, preparazione, tutta una serie di problemi tecnici più o meno grandi e importanti. Basti pensare alla sincronizzazione (sul palco lavoravano 7 proiettori) alla riproduzione, alla scelta ed accostamento delle immagini.
Suoni e colorì d'Italia
"Sono queste le immagini di una Italia brutta ed in rovina che ogni giorno i mezzi di comunicazione ci fanno conoscere, che ogni giorno anche noi, senza badarci troppo, personalmente scopriamo. Ma non tutto è così: c'è ancora qualche angolo bello, qualcosa di positivo da scoprire, conservare, imparare a rispettare ed amare". t iniziato con queste parole lo spettacolo di diapositive "suoni e colori d'Italia" programmato dal circolo fotografico "Maggiori" al salone Assisi la sera del 10 marzo. In effetti lo spettacolo è incentrato sulla continua contrapposizione di immagini di una Italia ecologicamente in rovina con quelle di un'altra che esprime ancora gli aspetti positivi che vanno valorizzati e conservati. La diapositiva ha quindi assunto in questo spettacolo la dimensione di valido strumento per denunciare una certa situazione sempre più negativa e dannosa; proponendosi allo stesso tempo come documento e registrazione di luoghi, gente e costumi di cui non si può
assolutamente perdere la particolare identità.
Lo scopo ultimo è stato quello di stimolare gli spettatori ad un proprio personale impegno quantomeno rivolto ad una maggiore informazione e sensibilizzazione a questi problemi. In realtà oggi la fotografia nata ed espressa per lo più come curiosità ed hobby, sta sempre maggiormente assumendo il carattere di un vero e proprio mezzo per documentare gli aspetti più importanti della vita dell'uomo. Arrivando, quando occorre ad una precisa e valida denuncia. Coscienti di queste possibilità offerte dalla fotografia, il Circolo ha realizzato questo spettacolo utilizzando un buon numero di diapositive abbinato ad un commento parlato, con il sottofondo di un'adeguata base musicale.
L'insieme è risultato alla fine altamente spettacolare, e in grado di trasmettere al pubblico in sala un messaggio interessante, facilmente comprensibile ed allo stesso tempo impegnato e incisivo. Sono diverse le particolarità da notare a riguardo dello spettacolo: vediamone assieme qualcuna.
La ECONOMICITA per esempio: infatti i mezzi a disposizione erano veramente pochi per cui tutta la trama è stata tessuta utilizzando diapositive per la maggior parte messe a disposizione da imiti e da appassionati. Anche i mezzi tecnici (proiettori, registratori e musiche) sono stati reperiti allo stesso modo. Alla fine il risultate( è stato quella- di riuscire a mantenere i costi in limiti accettabilissimi. La cosa è importante perchè dimostra che la realizzazione di uno spettacolo di questo tipo è alla portata di tutte le tasche, anche soprattutto dei giovani che molte volte non possono adeguatamente esprimersi proprio per un problema economico.
Altro aspetto la TECNICA: un Circolo fotografico nasce e si sviluppa proprio attorno all'interesse per la fotografia, ed è a questa che deve riferirsi nelle sue attività. Ecco perchè lo spettacolo è
E ancora l'INTERESSE: il pubblico ha dimostrato di gradire lo spettacolo e di seguirlo. Anche questo è importante proprio oggi che siamo sempre più abituati a spettacoli grandiosi, imponenti, costosi e in fondo sostanzialmente vuoti d'interesse. In effetti la paura di non riuscire, con lo spettacolo di 1, 1/2 ore di sole diapositive, a interessare il pubblico è stata grande; proponendo uno spettacolo non solo a pochi appassionati di fotografia (che probabilmente avrebbero sopportato ben oltre le 800 diapositive proiettate) c'è il rischio di annoiare e disinteressare il pubblico estremamente vario presente alla proiezione. Cosi sembra non sia stato per cui rimangono ancora validi gli obiettivi che lo spettacolo si proponeva. La SENSIBILIZZAZIONE: non è necessario andare troppo lontano per scoprire certe realtà. Nella nostra zona basta fermarsi in via Bisceglie o giù di lì per accorgersi come c'è qualcuno che 'ive ben diversamente da noi. E non basta evidentemente una volta conosciuta una realtà diversa dalla nostra, distruggerla in virtù e nel rispetto di un cosiddetto progresso:,chi può dire alla fine se il casermone dormitorio di dieci piani è più umano della cascina.
E infine i DATI: anche questi sono importanti non in quanto cifre e numeri da confrontare o di cui farsene vanto, ma solo perchè dietro ci si può leggere l'impegno che è costato alla realizzazione di "suoni e colori d'Italia". Undici mesi da quando veniva messa giù la prima bozza fino alla sera della presentazione; mesi densi di incontri e riunioni (almeno 70) con momenti di sconforto, stanchezza (è duro rinunciare alla tranquilla serata davanti alla TV), ma anche gioia e soddisfazione per il risúltato ottenuto.
Più di 6.000 diapositive selezionate, decine di nastri e dischi ascoltati, ricerche e documentazioni sui problemi dell'inquinali-lento e dell'ecologia, sulle tradizioni e costumi delle popolazioni italiane.
Un grosso lavoro quindi che lascia comunque il circolo con una gran voglia di ricominciare per proporre l'anno prossimo qualcosa di nuovo e di migliore. A proposito ricordiamo che il circolo fotografico "A. Maggiori" è sempre aperto e disponibile a tutti coloro che, interessati alla fotografia, vogliono impegnarsiper diffonderla ed essi stessi approfondirne l'uso come intelligente e potente mezzo di comunicazione.
II gruppo Fotografico "La Creta"
IL DICIASSETTE/ OLITICA&ATT 3
LAOALAoELLANO1110/4, Via Rembrandt, 9 - Milano - Tel. 4075643 DISCHI Ä NASTRI Ä BATTERIE Ä CHITARRE STRUMENTI VARI Ä FLAUTI Ä METODI * * TUTTALAMUSICACLASSICAELEGGERAPERDISCOTECA* **********************
NONAPARTE PER AMARE MILANO
All'inizio del settecento, la dominazione spagnola nel Milanese, volge alla fine; questo periodo caratterizzato da continue feste carnevalesche, dal malgoverno e dal rincrudire dei privilegi di dasse, non lascia nessuna traccia di progresso civile, ma porta allo sfascio le istituzioni tradizionali e la vita associata dei milanesi in ogni suo contesto.
Subentra alla Spagna l'Austria il cui dominio su Milano e la Lombardia, malgrado alcuni periodi di spietata durezza e il drenaggio delle ricchezze Milanesi, attraverso una efficiente e rigida organizzazione fiscale, lascerà nella vita economica, culturale e sociale milanese un profondo segno di progresso generale.
I confini del Ducato di Milano nell'età spagnola si erano assai ristretti rispetto a quelli che erano stati nell età Visconteo Sforzesca. All'avvento degli austriaci separavano il Ducato: dai domini dei Savoia, la Sesia dalle sue sorgenti al Monte Rosa al suo sbocco nel Po; dagli svizzeri (Vallese, Ticino, Grigioni), le Alpi fra l'alta Valsesia e la valle Formazza, poi, più a sud una linea innaturale e irregolare, corrispondente in parte all'attuale confine con il Canton Ticino, che proseguiva fino all'imbocco della Valtellina sopra Colico; dai domini di Venezia, l'Adda fino a Vaprio, mentre di qui a poco a valle di Casalmaggiore, divideva in due stati una linea sinuosa e accidentata per cui il Milanese raggiungeva il fiume Oglio, ma conteneva l'isola veneziana di Crema e del suo territorio; l'ultimo tratto dell'Oglio scorreva tra il Ducato di Milano e gli stati del Gonzaga, che l'Austria incamerò nel 1708. A mezzogiorno il confine con il Ducato di Parma e Piacenza era il Po, pressapoco da Casalmaggiore a Stradella; ma anche qui non mancavano piccole contese di territori dall'una all'altra parte; dopo Stradella, il Milanese si espandeva con una larga ansa oltre il Po raggiungendo Serravalle Scrivia, Novi, Alessandria per tornare al Po ove questi riceve la Sesia, ai limiti del Monferrato. Il Ducato di Milano non corrispondeva quindi che in parte all'attuale Lombardia.
Il graduale processo di corrosione dello spazio politico e geografico milanese incideva gravemente sulla economia della città. In queste condizioni Milano entrò nell'orbita di Vienna agli ultimi di settembre del 1706 e vi restò fino al giugno 1859, salvo la breve parentesi del triennio franco sardo 17331736 e quella più lunga del periodo rivoluzionario e napoleonico dal 1796 al 1814. La guerra di successione spagnola (1700 - 1714) mise in palio il territorio milanese fra tre contendenti: i franco spagnoli di Filippo V° di Borbone erede del Regno di Spagna, gli austriaci di ben tre imperatori (Leopoldo I0, Giuseppe I" e Carlo VI° d'Asburgo), nonché i piemontesi di Vittorio Amedeo II°. L'aristocrazia milanese divisa parteggiò con gli uni o per gli altri; poi con il volgere
delle cose a favore dell'Austria, la parte austriacante si affermò. Ancora prima della pace di Ultrecht (1713), aristocratici milanesi si fecero collaboratori del governo di Vienna, appoggiandolo nel limitare i compensi da esso promessi all'alleato Amedeo 2° di Savoia che si riferivano a Valsesia, Alessandria, Valenza, Lomellina e territorio di Vigevano, tutte terre appartenenti da antica data al Milanese e di grande valore, per la ricchezza dell'agricoltura e suoi derivati, degli allevamenti dell'artigianato e di vaste zone boschive. Vittorio Amedeo
2° ebbe partita vinta e incorporò questi territori; poco mancò che gli toccasse la Lombardia invece della Sicilia. A Milano l'eventualità di passare al Savoia era sgradita come una prospettiva di perdita della libertà che la città, dopo circa due secoli di dominazione straniera, considerava di non avere mai perduta.
La storia di Milano austriaca nel settecento si può dividere pressapoco in due periodi corrispondenti alla prima e alla seconda metà del secolo, profondamente diversi l'uno dall'altro.
Il primo fu un periodo di guerre a catena, le guerre di successione che, rimettendo in gioco a volta a volta il possesso austriaco del Milanese, non consentirono nèjitcoraggiarono il governo austriaco a prendere provvedimenti molto impegnativi per riordinare e risanare il paese uscito sfatto dalla dominazione spagnola.
Il secondo fu invece un periodo di pace nel quale, mentre tutte k energie risorgevano, il governo illuminato di Vienna sperimentò nel milanese il più ampio e radicale complesso di riforma che si fosse mai visto.
La guerra di successione polacca (1733 - 1737) venne a sconvolgere il milanese mentre andava addattandosi all'Austria; la nuova alleanza
Franco Sabauda che comprendeva anche la Spagna, riuscì rovinosa all'Austria e le costò la perdita temporanea del Milanese.
Agli ultimi di ottobre 1733 un esercito Franco Sabaudo comandato personalmente da Carlo Emanuele III" di Savoia Re di Sardegna, irrompendo di sorpresa nel Milanese, costrinse il governatore austriaco Von Daun a sgomberarlo tutto, eccettuati il presidio di Novara e quello di Milano protetto dal Castello.
I milanesi non poterono fare altro che mandare una deputazione a consegnare le chiavi della città al Re di Sardegna, in cambio della promessa di rispettare "gli antichi ordinamenti" (2 novembre 1733).
Il 4 novembre, festa di San Carlo, il Re fece il suo ingresso a Milano e confermò in carica una reggenza di cittadini milanesi che aveva assunto il governo della città alla ritirata degli austriaci; il Castello, difeso dal vecchio e valoroso Annibale Visconti, capitolò con onore due mesi dopo.
L'occupazione Franco Sabauda durò fino all'agosto del 1736, do-
pochè trattative separate fra il Governo di Luigi XV° e quello di Carlo VI" costrinsero re Carlo Emanuele a restituire il territorio di Milano all'Austria, trattenendo soltanto Novara e Tortona. L'Austria si annesse anche Parma e Piacenza.
Il Re di Sardegna a Milano fece del suo meglio per affiatarsi con i milanesi, destreggiandosi fra nobili e popolo; ma questo atteggiamento in un paese dove le distinzioni sociali erano entrate nel saRle sotto
la dominazione spagnola, a erti livelli non poteva essere apprezzato.
Fu un triennio brillante e non infecondo perché, pur nella sua brevità, turbò e ravvivò nel contempo lo spirito della popolazione. Il ritorno degli austriaci nel 1736,fu pesante. Avere collaborato con il Governo di Carlo Emanuele I I I°, averne ottenuto uffici o anche soltanto promozioni, fu considerato delitto o poco meno.
austriaci altre volte nel volgere di pochi anni. Gli austriaci dopo una ulteriore riconquista la trattarono con grande durezza, come città imbelle ed infida; sciolsero la milizia lombarda urbana e forese; i nostalgici della Spagna furono messi a tacere, perseguitati e costretti ad esulare. Amilcare Ferrini
Comunità Nuova: si stà insieme per combattere droga ed emarginazione
L'idea di realizzare una comunità di alloggio preposta all'inserimento nella "società" di ragazzi usciti dal carcere minorile venne circa sei anni fa a don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile. (Cesare Beccarla)
I ragazzi infatti usciti dal Beccaria vi ritornavano nel giro di breve tempo perchè fuori non avevano nessun posto di appoggio e nessun altra alternativa di vita. Nel dicembre del 1973 si costituì il gruppo "Amici del Beccaria" composto da don Gino, nel ruolo di presidente, e da soci costituiti da alcuni operatori sociali del carcere dei minorenni di Milano ed altre persone sensibili al problema dei giovani emarginati.
In quegli stessi anni si stava diffondendo sempre di più nel mondo dell'emarginazione giovanile l'uso di droga e in particolare di eroina. Comunità Nuova, come conseguenza a questa situazione, cominciò ad operare verso due direzioni: - il mondo della droga e delle tossicodipendenze - il mondo dei minori diznessi dal carcere Beccaria con problemi di devianza in genere.
Si andarono così consolidando con l'esperienza le intuizioni iniziali fino a giungere alla situazione attuale in cui esistono quattro comunità alloggio, a Milano, e un appartamento che funge da pronto soccorso e prima accoglienza per i tossicomani.
COMUNITA ALLOGGIO
Per quanto riguarda il problema dei minori, il metodo che Comunità Nuova ha sperimentato, è quello delle comunità alloggio, nate come alternative all'istituto e come primo passo di riavvicinamento al contesto sociale in cui il minore vive.
La comunità alloggio è un metodo per affrontare i problemi dei minori reduci da un'esperienza di carcerazione o da esperienze familiari conflittuali (fughe da casa, disgregazione del modello familiare), problemi che non siano risolvibili attraverso altri tipi di intervento.
Attualmente Comunità Nuova dispone di quattro comunità alloggio in Milano, costituita da 4 /5 ragazzi e 2/3 educatori che vivono insieme.
Queste comunità sono situate in appartamenti normali; i ragazzi hanno come occupazione in linea di massima il lavoro e lo studio, partecipano alla gestione della casa, svolgono a turno i lavori domestici.
L'educatore è punto di riferimento e stimolo per i minori, affinché possano prendere coscienza dei loro problemi, delle possibilità e non possibilità che il mondo intorno offre loro, anche portandosi in posizione critica di fronte ai valori della società nella quale si devono inserire, una volta superata l'esperienza della comunità alloggio. I periodi di permanenza sono più o meno lunghi in relazione alla maturazione del ragazzo. Infatti il minore deve trovare un equilibrio tra il senso di appartenenza alla comunità e il sapore che questa è una esperienza transitoria, che offre la possibilità di costruirsi una vita propria. Per i minori, ospiti nelle comunità alloggio, esiste una convenzione con l'Assessorato ai servizi sociali della Lombardia, per quanto riguarda invece l'assistenza ai tossicomani esiste un contributo di 25.000.000 dell'amministrazione provinciale e in previsione 10.000.000 della convenzione con l'Assessorato regionale alla sanità, in quanto Comunità Nuova è stata annoverata
La città fu perduta e ripresa dagli tra gli enti ausiliari previsti dalla legge 685 del 1975.
Il contributo pubblico è solo il 70% delle spese di Comunità Nuova; il reato viene coperto da donazioni private. Centro di Via Gonin
Oltre ad essere la segreteria di tutto l'ente, via Gonin è un luogo dove avviene la prima accoglienza.
Arrivano qui giovani o con motivi e richieste precise o perché solamente bisognosi di incontrare persone, per mangiare un boccone o per ottenere qualche capo di vestiario.
A partire da ciò si cerca di instaurare un rapporto, per comprendere i bisogni reali delle persone, che a noi si rivolgono, in vista di un programma per il futuro.
Al nostro centro si rivolgono giovani e non giovani con problemi di disadattamento e in particolare quello della droga.
Le richieste di intervento sono le più disparate: dalla ricerca di un ospedale per disintossicarsi a quella di un lavoro, da quella di un alloggio a quella di una scuola o corso professionale.
Accanto a questo lavoro di primo intervento, vi è il lavoro preventivo a livello sociale, che si realizza nel contatto con le realtà di base dei quartieri, delle parrocchie, con le scuole, con la partecipazione di programmi a livello politico e sanitario.
Vi è inoltre un intervento sull'informazione attraverso i giornali, radio, televisione.
In linea con questo tipo di intervento abbiamo costituito insieme ai giovani di Baggio una cooperativa che gestisce un bar trattoria tentando di creare oltre ad un luogo dove avere cose di buona qualità ad un prezzo equo, un momento di aggregazione giovanile.
Infatti si ha in progetto di portare avanti in questo luogo due linee di intervento: una a livello culturale ed una come cooperativa di consumo. Aspetto sanitario Contrariamente a opinioni largamente diffuse, questo aspetto, nella complessità del fenomeno, non è il più importante.
Infatti la dipendenza e il rapporto sostanza - tossicomane sono determinati più da componenti sociali, personali e situazioni che da bisogni di ordine fisico. L'intervento medico oltre che le cure delle malattie collaterali, provocate dal tipo di vita 4 cui sono costretti i tossicomani (danni epatici, malattie della pelle, malattie veneree, ecc.) è necessario solo nei casi di intossicazione da droghe pesanti (con particolare riferimento all'eroina), da quelle sostanze cioè che provocano crisi di astinenza, ossia la reazione negativa del fisico alla mancanza repentina di quella determinata sostanza. Compito quindi degli ordina. menti sanitari è quello di approntare le strutture sufficienti e le terapie necessarie per evitare le sofferenze o magari la morte ai tossicomani in crisi di astinenza o in collasso.
A tal fine è necessario costituire ambulatori dove operare la disintossicazione, oppure una terapia di mantenimento nei casi di sindrome acuta o in attesa di un ricovero ospedaliero,.dove inoltre compiere le analisi necessarie e sufficienti per evidenziare le malattie collaterali.
Si tratta poi di approntare strutture ospedaliere cine siano in grado e che siano disponibili ad accogliere nel migliore dei modi i tossicomani.
Occorre infine studiare terapie valide
Continua con: Le grandi riforme di Maria Teresa e Giuseppe I I° d'Austria per la disintossicazione, senza pregiudizi di sorta.
Aspetto sociale
Le tossicomanie giovanili, a somiglianza di altri fenomeni di devianza giovanile quali la delinquenza, la prostituzione, la violenza, sono l'espressione del profondo disagio che percorre la realtà italiana ed in particolare quella dei giovani. La questione droga insomma è un capitolo della questione giovanile.
I giovani infatti sono sottoposti a gravi forme di violenza e di emarginazione: a - violenza di tipo ideologico: la quasi totalità dei mezzi di comunicazione è nelle mani del capitale, che se ne serve ler creare una cultura orientata prevaentemente al consumo, dove la felicità e la maturità di una persona stanno nel possesso e nel consumo delle cose.
A questo bombardamento dei massmedia sono particolarmente esposti i giovani in genere, i proletari in particolare.
b - emarginazione dal tessuto economico, produttivo, dalle strutture politiche e di partecipazione sociale.
c - profonda dequalificazione delle strutture istituzionalmente deputate alla formazione dei giovani, che hanno avuto il grosso torto di ignorare la dimensione complessiva dell'uomo per la loro impostazione sostanzialmente ideologica e operativa.
Basti pensare allì profonda crisi della scuola, alle difficoltà delle organizzazioni giovanili siano esse di estrazione religiosa o politica. d - continua criminalizzazione (dei tossicomani e dei minori in difficoltà in modo particolare) come se la repressione e il carcere rappresentassero l'unica maniera di risolvere questi problemi.
La ricerca e il grosso bisogno è quello di un nuovo modo di vivere, di nuovi valori, di partecipazione alla vita sociale e politica,oltre che di strutture, di spazi necessari, di servizi sociali.
Infatti il problema droga, come ogni altra forma di disadattamento, si configura sempre più come fuga da una realtà insoddisfacente, anche se i motivi immediatamente scatenanti possono essere la curiosità, l'imitazione, la debolezza psicologica.
Grossa quindi è la battaglia a livello sociale e politico.
In primo luogo tutta la collettività deve farsi carico di gestire al suo interno questi problemi.
Occorrono poi precisi programmi di intervento
a - specifici per il problema della tossicomania; si deve prevedere:
- ambulatori medici (come sopra precisato)
- centri di cura decentrati nelle zone di Milano
- comunità alloggio e comunità terapeutiche
- incontri di informazione e discussione sul problema, aperti a tutti
- corsi di preparazione specifici per operatori sociali b - programmi rivolti a tutti i giovani per la costituzione di:
- cooperative di lavoro
- corsi professionali retribuiti in collegamento con il mercato del lavoro
- pensioni e pensionati'
- centri sociali e luoghi di aggregazione giovanile a livello politico, culturale, ri creativo
- attrezzature sportive.
Il nostro indirizzo è: Comunità Nuova Via Gonin, 8 - (Ang. Pazza Tirana) Milano - Tel. 41.52.232
IL DICIASSETTEATIVERE A MILANO 6
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Dall'aula di pittura alla zona 17
Dal 16 al 25 Marzo si è svolta nei locali del consiglio di di allievi dell'Accademia di Brera.
Questi ragazzi frequentano l'indirizzo di Pittura e sono allievi rispettivamente di Purificato, Lanaro ed altri importanti nomi della pittura italiana contemporanea.
In seguito la zona si ripromette di dare spazio anche ad altre sezioni dell'Accademia che sono: scultura, decorazione, scenografia, un modo di offrire un quadro completo delle discipline del1 Accademia, che rappresenza senz'altro una delle più importanti e contraddittorie espressioni del patrimonio culturale della nostra città.
Le opere esposte offrono un panorama espressivo vastissimo che va, dai paesaggi più tradizionali, all'iperrealismo di stampo prettamente yenki, al più svariato uso delle tecniche coloristiche.
In molte delle opere si può notare un mestiere già notevolmente acquisito, frutto evidentemente di una preparazione non improvvisata ma coscientemente portata avanti con la conoscenza dei classici più importanti, dei maestri maggiormente conosciuti e la collaborazione fattiva di alcuni insegnanti. Nel corso di una intervista da noi tenuta con quattro o cinque dei ragazzi che esponevano sono venuti a galla non pochi problemi che angustiano i loro rapporti di apprendisti - artisti con una realtà lavorativa che di fatto li rifiuta ed
zona in via Legioni Romane n° 54, una mostra di opere
la partecipazione della popolazione della zona è stata estremamente esigua e la discussione, dopo una interessante e stimolante introduzione del Prof. Degrada, per mancanza di auditori alternativi che non fossero i soliti operatori culturali, peraltro anch'essi in ridottissimo numero, e gli stessi espositori, si è ridotta ad una semplice analisi dei mali dell'Accademia. Viene così evidenziata la necessità di una maggior reciproca sensibilizzazione che contribuisca ad una crescità collettiva sia degli artisti, arricchiti da un contatto umano estremamente disponibile e vario, sia della gente stessa che un po' alla volta potrà prendere possesso di strumento critici più adeguati.
In questa mostra non si fa riferimento ad alcuna tematica in particolare, sia a livello di contenuto che tecnico, questo per poter mostrare nella realtà l'effettiva condizione espressiva dei ragazzi dell'Accademia.
un luogo di studio, l'Accademia, che nella sostanza nulla fa per dare loro degli strumenti fattivi per operare socialmente. Nel complesso però le loro asserzioni raramente riescono, superando l'angusto margine della loro individualità espressiva, a cogliere nel complesso, il
difficile rapporto di un messaggio creativo che non può più essere relegato alla sola rappresentazione grafica o pittorica del proprio intendere, ma deve essere necessariamente corroborato da parte loro con interventi diretti sul sociale, con dibattiti, volantinaggi, discussioni in piazza, per far vivere le loro opere nella gente attraverso di loro e con loro. Particolarmente apprezzati, nel corso delle giornate di esposizione, sono stati alcuni grandi pannelli eseguiti con tecnica mista (carboncino e tempera) su cartone anzichè su tela. In uno spazio quasi scenico, per il gusto sapiente di una prospettiva aberrata al massimo, soffocato da strutture ganglari di vario tipo, dei corpi in movimento moltiplicantesi come in un moto perpetuo ben esprimono, nel loro tortuoso agglomerarsi, la perdita di coscienza ed identità prodotta sulla gente dal bombardamento continuo dei massmedia.
In generale, però, hanno avuto più consensi i quadri eseguiti con una tecnica naturalistica, a dimostrazione che la gente opta sempre per un tipo di espressione tradizionale, avendo difficoltà, per mancanza di strumenti critici, a considerare nel loro significato compiuto le opere tecnicamente più sperimentali o contenutisticamente più intellettuali.
A questo riguardo ci sentiamo in dovere di spezzare una lancia in favore di
un moltiplicarsi di questo tipo di manifestazioni, a patto che siano fatte seguire da un dibattito con la gente della zolla, ciò avrebbe dovuto verificarsi anche nel corso di questa manifestazione, in concomitanza con la conferenza - dibattito "Dalla scuola alla vita" tenuta dal prof. Degrada il 22 Marzo. Purtroppo
Non sono da escludersi in seguito mostre di altro tipo, legate a tematiche sociali di grande interesse collettivo anche se non specifico della zona in cui si svolge la mostra, o ad un uso specifico di una particolare tecnica, per facilitare una maggiore partecipazione della popolazione.
Gigi Cancellara
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Ha inizio con questo numero una nuova rubrica "il filatelico" che tratterà le notizie che rientrano nell'ambito dei francobolli.
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In particolare si parlerà delle prossime emissioni che usciranno in Italia e nei principali paesi del mondo, si darà uno sguardo al mercato commerciale dei francobolli e verrete informati sulle prossime mostre che si terranno a Milano e nelle principali città italiane.
In Italia, nel mese di Aprile, saranno emesse le seguenti serie:
12 Aprile valore ordinario da Lit. 2000
16 Aprile serie dedicata agli uomini illustri; saranno ricordati i seguenti personaggi: Massimo Bontempelli, (drammaturgo) Ugo Foscolo (scrittore poeta), Carlo Maderno (architetto), Francesco Severi (Matemati-
co), Lazzaro Spallanzani (Biologo); tutti i valori sono da Lit. 170.
30 Aprile emissione Europa CEPT, con valori da 170 a 220 i soggetti riguardano il servizio postale in Italia.
Per Vaticano e S. Marino non sono previste emissioni. Le principali mostre si terranno: il 7 e 8 Aprile a Bologna nel palazzo del Podestà si avrà la 2a mostra e convegno di filatelia e numismatica, il 28 e 29 a Trento si terrà "Tridentina 79" per il 60° di fondazione delle Società filateliche trentine; mentre a Napoli si avrà a fine mese la 19° mostra del francobollo "Europa".
Dando uno sguardo al mercato filatelico si può notare che c'è vivo interesse per tutte le emissioni d'Italia emesse dal 1945 al 1957
perchè il ministero delle poste ha reso pubbliche tutte le tirature, perciò si sono avute alcuni notevoli contraccolpi per certe serie. Tra queste va presa in particolare considerazione la serie del 1951 che commemora i giochi ginnici che si tennero a Firenze, di questa furono emessi appena 300.000 esemplari, di cui 74.000 furono soprastampati per la serie di Trieste.
Il prezzo di questa serie che era di Lit. 30.000 fino ad un mese fa ora si aggira sulle 50.000, ma penso che continuerà a salire.
Se qualcuno avesse dei problemi filatelici da porre può scrivere a questo indirizzo: Il Filatelico, Via Capinere 5 - 20147 Milano. Si risponderà nel limite del possibile, tramite giornale.
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Una proposta di amicizia nel quartiere
Negli ultimi tempi in zona si sente sempre più spesso parlare delle gite domenicali organizzate dai giovani dell'oratorio. Come sempre accade quando si parla di argomenti di cui si conosce poco o nulla, se ne sentono di tutti i colori e sono veramente in pochi coloro che hanno capito il vero motivo di queste gite. Proprio per questo noi ragazzi dell'Equipe Gite dell'oratorio siamo voluti uscire un attimo dal ns. guscio, non per fare pubblcità a qùesta iniziativa ma, appunto, per chiarire cosa sono e cosa vogliono essere le gite organizzate dall'oratorio. Innanzitutto noi non siamo nè un "dub" che predispone gite per i suoi soci nè tantomeno un'agenzia che organizza gite per sciatori domenicali.
Ora qualcuno potrebbe chiedersi: "Ma questi qui cosa vanno a fare in montagna?" A queste persone rispondiamo che l'andare in montagna per noi non ha altro significato se non quello di rafforzare amicizie già esistenti e, cosa più importante, crearne delle nuove fra gente del quartiere in un ambiente del tutto diverso da quello quotidiano.
Ora con questo non vogliamo dire che venendo in gita si sta tutto il giorno a guardarsi in faccia cercando in tutti i modi di costruire dei nuovi legami, ma al contrario ci si trova con nuove amicizie che sono la naturale conseguenza di un semplice gioco comunitario o di un gesto di gentilezza come quello di sentirsi offrire un po' di the da una persona mai vista prima d'ora.
Per concretizzare questo discorso solo teorico,prendiamo come esempio una delle gite organizzate dal nostro gruppo. Già durante il viaggio si cerca di creare quel clima di affiatamento familiare con canzoni e giochi i cui protagonisti sono i partepicanti stessi. Arrivati sul posto, gruppi di ragazzi sono già pronti per dar vita a giochi che siano divertimento per tutti, coinvolgendo grandi e piccoli senza però creare fra di loro dissidi povocati da un eccessivo agonismo. Dopo il pasto comunitario lo stesso gruppo di animatori ha già predisposto un'allegra ma facoltativa passeggiata o in alternativa una visita al paese.
Sperando di aver chiarito almeno in parte i tuoi dubbi, ci rimane solo da dirti che dopo una domenica trascorsa in "comunità", ti verrà spontaneo il lunedì sul metrò salutare gente che fino a poco tempo prima ti conosceva di vista, sapeva che abitavi in zona, ma si guardava bene dal parlarti ed ora invece ti saluta ed è felice di scambiare con te due parole.
Marina e Primo
Brr... ancora i magazzini frigoriferi
Caro concittadino, le tue parole taglienti hanno riaperto una crudele ferita. A lungo avevo cercato di nasconderla, ma ora capisco che per guarirne bisognava avere il civico coraggio di raschiare il putridume e mettere a nudo I piaga.
Ebbene sì, lo confesso: due vorticose correnti hanno agitato la vita del PSI l'anno corso.
Una, quella cattiva, fuorviata dalla famigerata banda dei quattro consiglieri della zona 17, sosteneva che il buon Lenin amasse crogiolarsi al tepore delle stufe moscovite e odiasse tanto l'industria del freddo da assaltare dapprima il Palazzo d'Inverno (in odio al nome) e da ridurre poi la Siberia, da quella romantica regione che era ai bei tempi di Michele Strogoff, a un desolato frgorifero in cui immagazzinare i perfidi controrivoluzionari.
Ma il caldo sole di mezzagosto ha sciolto ogni dubbio, e ha concesso la meritata vittoria alla seconda corrente, quella buona, guidata dal nostro grande e pingue timoniere il quale è riuscito a scovare, in un antico manoscritto del Divino Maestro Proudhon, questa saggia massima: "Imparate dagli olandesi, che pattinando si riscaldano e risparmiano gasolio, combattendo in tal modo l'inflazione. Per questo sono stati trovati degni di partecipare allo SME fin dal principio".
11 sole di mezzagosto rese questa verità chiara e distinta, anzi per l'appunto solare. Da quel giorno nel PSi sono scomparsi vortici e correnti, un'afa greve regna sovrana, e il comitato centrale, unanime, vigila in difesa della Vera Verità.
Di conseguenza il perfido Lenin è stato espulso ufficialmente dal partito e condannato al rogo, per contrappasso. Mentre la banda dei quattro consiglieridi zona ha fatto 1 autocritica e viene ora sottoposta a un duro tirocinio di rieducazione.
Uno è stato costretto a trascorrere le ferie estive sotto il sole tremendo del natio Sud, invocando a intervalli regolari la grazia, sempre giustamente negata, di un ghiacciolo alla menta.
Il secondo, che aveva osato beffarsi di un noto meteorologo televisivo allorchè questi aveva profetizzato: "Freddo intenso con formazioni di ghiaccio", è andato a sbattere la faccia sullo spigolo del marciapiede perdendo tutti i denti.
Solo recentemente il Comitato Centrale gli ha concesso in prestito una dentiera già appartenuta a Bordiga prima della scissione del '21.
Il terzo, alla mensa aziendale di Viale Abruzzi è costretto a cibarsi di formaggini avariati, perchè il compagno cuoco giustamente gli rinfaccia la colpa di aver tentato di impedire lo stoccaggio delle succulente bistecche congelate CEE in zona 17, costringendolo a rifornirsi nella lontana Via Piranesi.
Il quarto, afflitto da una grave forma di nevrosi e presentando manifesti sintomi di sdoppiamento della personalità, è stato caricato su un taxi (gentilmente imprestato dalla locale sezione DC) per essere internato nel manicomio di Parabiago dove, sottoposto alle amorevoli cure dei sanitari, trascorre il resto dei suoi giorni intento a scrivere deliranti missive alle Supreme Autorità dello Stato, cui vuol far credere di essere un nipote del Conte Ugolino a suo tempo ibernato ed ora finalmente decongelato.
Certo che questa mia abbia risolto tutti i tuoi angosciosi interrogativi, ti invio, caro concittadino, il mio più caloroso saluto, e mi firmo esplicitamente.
E. B.
Programmazione per uscire dalla crisi
Ormai da alcuni mesi si sono aperti i rinnovi contrattuali delle maggiori categorie.
Sia i metalmeccanici, che i chimici, che gli edili, hanno da tempo definito i contenuti delle loro piattaforme, che contengono in sè, prescindendo dalle diversità delle rivendicazioni salariali, un elemento in comune.
Ci riferiamo cioè a quella prima parte dei contratti in cui vengono poste le questioni dell'informazione e del controllo sugli investimenti e quindi sull'occupazione, privilegiando in questo caso, naturalmente lo sviluppo occupazionale nel mezzogiorno.
Vi è all'interno dei contratti delle grosse categorie industriali la prefigùrazione di una linea di continuità rispetto a quella strategia delI'E.U.R. che certi settori avevano giudicato moderata. E che moderata non lo sia affatto lo confermano gli atteggiamenti e i discorsi che emergono dalla Confindustria e dai settori più retrivi del Paese.
Infatti l'atteggiamento del padronato di fronte a queste scadenze è stato nuovamente di netta chiusura, all'interno di una logica che tende a riformulare i termini ottocenteschi della cosiddetta "libertà d'impresa"; è una posizione che si ripete tradizionalmente all'interno del padronato italiano fin dai tempi ormai lontani della "gestione Costa" ed è una posizione che appartiene al capitalismo ottocentesco e the non ha più ragione storica di esistere in un'epoca in cui il capitalismo privato e il capitalismo di stato si sono andati e si vanno sempre più intrecciando.
Inoltre, in modo particolare negli ultimi anni, si è proprio assistito nel nostro Paese ad un salvataggio da parte dello stato, di imprese che, lasciate alla libera iniziativa del mercato, non avrebbero più potuto esistere.
Questo tipo di compenetrazione del capitale statale all'interno del capitale privato è stata dettata proprio da una logica capitalistica.
Intendiamo dire che oltre che essere anacronistica, una posizione di questo tipo è già stata ampiamente sconfitta dallo stesso sviluppo capitalistico e il solo fatto di riproporla dimostra ancora una volta l'incapacità del padronato italiano a porsi in modo coerente i problemi dello sviluppo economico all'interno del nostro Paese.
Questi sono perciò i termini dello scontro in atto, scontro che non sarà certo di breve durata.
Vi è cioè, da una parte la posizione del sindacato che si pone giustamente i problemi dello sviluppo e della programmazione economica del paese e, dell'altra parte, la posizione della Confindustria che, negando il principio stesso della programmazione, ripropone in termini molto duri una logica di sviluppo già condannata storicamente.
Per chi aveva ancora dubbi sulla validità della strategia definita la scorsa primavera all'E.U.R., questa è la migliore dimostrazione di come quella linea fosse avanzata e definisse in modo preciso e coerente un ruolo centrale dei lavoratori nel dettare i modi e i tempi per l'uscita dalla crisi.
Proprio per questo ratte:4:1 - ,
mento del padronato è di netta chiusura; proprio per questo occorre essere coscienti che lo scontro sarà molto lungo e duro e che, solo vincendolo si potrà uscire dalla crisi economica, avviando nel nostro
Paese una programmazione che ridefinisca sia i termini della produzione, sia quelli di una più equa distribuzione del reddito.
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