Milano domani8

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ANNO III -n.2

FEBBRAIO 1977

MENSILE DI CULTURA POLITICA E ATTUALITA'

L'azione della Giunta per dare a Milano un volto piir umano

Nostra intervista a Carlo Tognoli sindaco di Milano (a cura di Mimmo Casucci

Signor Sindaco, quale pensa debba essere il maggior merito da attribuire nella sua attività di Sindaco?

Non spetta a me attribuirmi dei meriti. Dedico tutta la mia attività al Comune e a Milano, cerco di sentire molta gente, a tutti i livelli, per avere orientamenti e per assumere decisioni rispondenti alle necessità oggettive dei milanesi, indipendentemente da considerazioni di parte.

Quali pensa siano state le realizzazioni più significative della Giunta comunale che governa Milano dopo il 15 giugno 1975?

Indubbiamente l'adozione del piano regolatore e l'avvio concreto della politica della casa. In entrambi i settori i risultati verranno in un prossimo futuro, cioè non sono immediatamente misurabili. Tuttavia riteniamo di aver compiuto delle scelte fondamentali per il futuro della città, tali da consentire a Milano un volto più umano e meno convulso.

E' nota la sua opinione critica riguardo al decreto governativo

che, invece di risolvere i problemi dei Comuni, li aggrava. Crede che questo decreto faccia parte di un programma precostituito per mettere in difficoltà le Amministrazioni comunali?

E' sempre difficile fare il processo alle intenzioni. Saremo in grado di dire se il decreto governativo sulla finanza locale è stato assunto anche con finalità politiche, oppure se alcune misure proposte derivano solo da una valutazione grossolana e superficiale della situazione, quando verranno (o non verranno) altre misure del governo.

Che cosa pensa di fare concretamente per far fronte alle difficoltà finanziarie di Milano?

Innanzi tutto, malgrado il bilancio preventivo del '77 venga presentato in deficit, l'Amministrazione comunale ha, in base alla legge comunale e provinciale, sempre notevoli margini per contrarre mutui e quindi ci muoveremo per ottenere questi finanziamenti; in secondo luogo cercheremo, oltre che di manovrare sulle entrate, di contenere

le spese al fine di rendere maggiormente produttivi i finanziamenti, purtroppo condizionati dalla politica nazionale del credito.

Come pensa, vista questa situazione finanziaria, che si possano realizzare i programmi da lei annunciati per il 1977 e quali sono i più significativi impegni futuri?

Malgrado che la situazione finanziaria sia difficile mi auguro che la situazione dei Comuni d'Italia, associati nell'ANCI, possa portare a risultati concreti al fine di poter disporre di maggiori risorse, sia pure nei limiti determinati dalla crisi generale.

Gli impegni prioritari riguardano il settore della casa, nel quale la Amministrazione comunale interverrà in modo diretto, e non solo attraverso l'IACP e le cooperative, quello dei trasporti e quello dei servizi sociali, culturali e ricreativi.

Quando pensa che si terranno le elezioni dirette dei Consigli di Zona?

Suppongo entro il 1977.

L.200

Esce il 15 del mese (luglio e agosto esclusi)

In questo numero

CASE, SCUOLA, SANITA': I NOSTRI

MAGGIORI PROBLEMI. A colloquio con Sergio Poggio, Presidente del Consiglio di zona

LE ELEZIONI DIRETTE DEI CONSIGLI

DI ZONA DEVONO SVOLGERSI ENTRO

IL 1977. Le dichiarazioni dei rappresentanti di DC, PCI, PSI, PSDI.

UNO STIMOLO ALL'INDOLENZA E ALL'INCAPACITA'. Un intervento nel dibattito su: "A cosa serve un giornale di zona".

DIMINUISCONO A MILANO GLI EPISODI

DI DELINQUENZA NEL 1976

LE 150 ORE. Un corso nella nostra zona

LE SETTIMANE DELL'AMICIZIA ITALIA

CUBA PROMOSSE DAI CIRCOLI CULTURALI DELLA ZONA

TORNEO DI SCACCHI IL 13 MARZO

IL POSTER DI MILANO DOMANI

AI LETTORI

Da questo mese "Milano domani" aumenta da 8 a 12 il numero delle sue pagine. Questa decisione dimostra la "crescita" del giornale ed esprime la volontà della redazione di dare ai citta-lini della zona uno strumento di informazione migliore e più ampio. Siamo però costretti ad aumentare il prezzo a L. 200, anche per far fronte ai continui rincari tipografici; resta invece invariato (L. 2.000) l'abbonamento annuo, con la conferma dell'omaggio librario per chi lo sottoscrive. Siamo certi che i nostri lettori comprenderanno queste decisioni e per questo li ringraziamo.

"Austerità, una parola triste, che ricorda brutti momenti di epoche oramai passate, dalle quali pensavamo di esserci definitivamente allontanati, un termine che significa nuovi sacrifici che gravano ancora su chi fino ad oggi in austerità ha sempre vissuto, sui lavoratori, sulle masse popolari.

Il sistema economico su cui per molti decenni ha poggiato il nostro sviluppo, è entrato in crisi, trascinando con sé, alcuni dei valori e dei miti che aveva creato.

Ricercare le cause di questo decadimento è forse, per certi aspetti, fin troppo semplice, in un paese come il nostro, la cui economia per troppo tempo si è basata sui bassi salari e sul basso costo delle materie prime, con un sistema produttivo incapace di reagire di fronte alla crisi con nuovi investimenti, con un deficit del bilancio dello Stato appesantito dalla mancata attuazione delle principali riforme sociali, prima fra tutte la riforma sanitaria.

C'è chi afferma, forse a ragione, che per troppo tempo abbiamo vissuto al di sopra delle nostre reali possibilità.

In questi giorni nel paese si sta sviluppando un grande dibattito sulla necessità di fare dell'austerità uno strumento attraverso il quale introdurre nella nostra società alcuni nuovi valori alternativi. Questa riflessione nasce dalla

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convizione che, non necessariamente ad un restringimento del livello di vita nel paese debba corrispondere un decadimento sociale e culturale.

C'è invece in molti la convinzione che nuovi valori possano essere introdotti nel sistema, attraverso un maggior rigore murale, una più estesa uguaglianza sociale, una più grande solidarietà umana. Non è infatti vero che attraverso l'automobile sia possibile misurare il grado di avanzamento di una società.

Il superamento dei vecchi valori e dei falsi miti, di cui l'automobile è forse il più significativo, impone nuove priorità, per costruire un diverso modello di vita che premi le aspirazioni naturali dell'uomo; l'esigenza di cultura e di partecipazione di comprensione e di solidarietà, di salute fisica e psicologica.

Questo significa concretamente un grande impegno per imporre lo spostamento delle risorse verso nuovi investimenti che premino i consumi pubblici rispetto a quelli privati.

Significa impegnarci per un concreto inserimento dei giovani e delle donne nella vita sociale, per una nuova scuola che risponda alle esigenze di lavoro e di cultura, per una giusta tutela della salute e dell'ambiente, per un ampliamento della democrazia. Per costruire dunque una società "a misura d'uomo".

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LA POSTA DEI LETTORI 6
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I Austerità: un momento difficile, una occasione da non perdere t ti
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Il sindaco Carlo Tognoli

(vitadel decentramento

Il 13 gennaio scorso il Consiglio di zona ha eletto come suo Presidente il candidato del PCI Sergio Poggio. Lo presentiamo ai nostri lettori con questa intervista che ci ha concesso e, per completare il quadro inrormativo, riportiamo la dichiarazione della Democrazia Cristiana letta prima della elezione del Presidente.

Case, Scuola, Sanital: i nostri maggiori problemi

Sergio Poggio, 36 anni, 2 figli, abita in via Pecorini ed è da poche settimane il nuovo Presidente del nostro Consiglio di zona. E' consigliere di zona da solo un anno ma è da molto tempo che segue i problemi della zona, sia partecipando all'attività delle Commissioni che come militante del Partito comunista.

Parliamo con lui dei nostri problemi.

Innanzitutto ti chiediamo se la risoluzione della crisi del Consiglio di zona è stata a tuo parere soddisfacente.

La soluzione della crisi presenta aspetti contraddittori: si sono infatti registrati alcuni fatti positivi ed altri meno. Positiva è la dichiarazione fatta da tutti i partiti presenti nel Consiglio di voler collaborare alla soluzione dei problemi della zona e novità positiva è il sostegno aperto espresso dal consigliere Quirci del PSDI.

Gli aspetti meno positivi invece quali sono?

Insufficiente e troppo cauta mi sembra sia stata la posizione della Democrazia Cristiana che, pur dichiarando la sua volontà di collaborazione e la disponibilità a confrontarsi sui problemi della zona, ha ribadito la propria posizione di minoranza che di fatto crea una divisione artificiosa fra le forze politiche

La posizione di astensione della DC quindi non ha risposto positivamente alla richiesta avanzata dal PCI che puntava a coinvolgere tutte le forze politiche intorno alla risDluzione dei problemi reali della zona?

Sì, ma soprattutto bisogna dire che alla DC è mancato il coraggio di assumere una posizione nuova di collaborazione che a mio giudizio è matura per la nostra zona.

Pensi che la contraddizione fra alcune posizioni unitarie assunte dalla DC della nostra zona ed altre sue scelte più "chiuse" sia dovuta ai condizionamenti provenienti dalla DC cittadina?

Può essere, però speriamo che gli ultimi sviluppi della situazione all'interno della DC milanese, in senso "distensivo" nei confronti dei partiti di sinistra, abbiano creato i presupposti per un nuovo rapporto fra tutti i partiti presenti nel nostro Consiglio di zona.

Vediamo ora quali sono i problemi più urgenti che come Presidente dovrai affrontare.

Innanzitutto ci sono due problemi che da anni vedono impegnato il Consiglio di zona: Ponte Lambro e le nuove case di via Sa. lomone.

Per Ponte Lambro alcuni importanti risultati sono già stati raggiunti, sia per quanto riguarda l'assegnazione di appartamenti del lotto 25 a famiglie residenti a Ponte Lambro in vecchie case da ristrutturare, sia per la copertura della roggia Certosa i cui lavori già sono stati appaltati e presto inizieranno, possiamo infine aggiungere l'ultimazione dei lavori di sistemazione di via Parea, la costruzione del marciapiede in via Bonfadini, e l'avvio degli studi di progettazione, a cui sta contribuendo il Consiglio di zona, per l'edificazione di un centro sociale.

Che cosa ci puoi dire dello stato di "agitazione" di alcuni piccoli proprietari di Ponte Lambro?

Credo che per quanto riguarda la ristrutturazione delle vecchie case che stanno nel piano di 167 esista uno spazio di azione per i proprietari. La ristrutturazione avverrà infatti sia con operatori pubblici (tipo IACP), che cooperative, che operatori privati.

Lo scontento dei piccoli proprietari deriva a mio parere dalla scarsa conoscenza della possibilità di collaborazione con l'Amministrazione comunale.

Il piccolo proprietario quindi non deve temere che la casa gli venga "portata via"?

E' questo un timore infondato se si considera che esiste concretamente la possibilità di raggiungere accordi con l'Amministrazione che soddisfino entrambe le parti: occorre però innanzitutto che si verifichi da parte del proprietario la dichiarata volontà di ristrutturare lo stabile degradato in un quadro che tenga conto delle aspettative e dei bisogni degli inquilini. Per questo motivo il Consiglio di zona sta operando, insieme ai proprietari, per favorire lo sviluppo di un rapporto di collaborazione fra Ente locale e proprietari.

Per quanto riguarda i tempi di attuazione della ristrutturazione non ci facciamo e non vogliamo creare illusioni, sappiamo che saranno abbastanza lunghi. Biso-

gna però anche dire che è già stata messa in bilancio la spesa per la costruzione di una casa di circa 40 appartamenti che serviranno per far "ruotare" le famiglie le cui case dovranno essere rimesse a nuovo, ed inoltre stiamo operando affinchè la Regione approvi definitivamente il piano di 167 per Ponte Lambro, atto indispensabile all'avvio del processo di risanamento.

Per quanto riguarda l'insufficienza dei servizi sociali a Ponte Lambro?

Per quanto riguarda la scuola materna ritengo che entro il 1977 dovranno iniziare i lavori di costruzione. Ancora più preoccupante è la situazione della scuola elementare. E' noto che ora 12 classi sono trasportate ogni giorno nella scuola di Monluè, e prevediamo che l'anno prossimo il numero di bambini che frequenterà la scuola elementare sarà ancora maggiore: per questo stiamo battendoci per ottenere in tempi brevi l'edificazione di nuove aule.

Circa le case di via Salomone, a che punto sono?

Si prevede che la costruzione verrà presto ultimata. Il nostro obiettivo è quello di giungere alla fase di preassegnazione degli alloggi; mi risulta infatti che la VI commissione zonale dell'IACP abbia praticamente ultimato l'elenco di coloro che avranno diritto all'assegnazione.

E le vecchie case di via Zama che fine faranno?

Verranno abbattute. E' questa comunque una questione importante in quanto è fondamentale che il loro abbattimento proceda in tempi tali da evitare occupazioni abusive. Il problema quindi non è tanto quello di dare ulteriori "garanzie" agli abitanti di via Zama, quanto di fare in modo che i tempi di assegnazione definitiva delle nuove case vengano rispettati.

Quali sono, oltre a quelli già esposti, gli altri obiettivi del Consiglio di zona?

Un obiettivo che ritengo sia importante raggiungere è un rapporto stretto di collaborazione con gli organismi scolastici elettivi e più in generale con tutti i genitori. Questo è indispensabile per consentire la partecipazione dei cittadini alle decisioni che il Consiglio di zona ha il potere di prendere, ad esempio per quanto

Dichiarazione del gruppo democristiano sulla elezione del presidente del consiglio di zona

La Democrazia Cristiana riafferma le motivazioni di condanna della violenza relativa ai fatti di dicembre sulla valutazione dei quali è scaturita la crisi del Consiglio di zona con le dimissioni del Presidente.

Ora, in occasione dell'elezione del nuovo Presidente, siamo qui a dichiarare la nostra disponibilità a dare il nostro contributo di lavoro affinchè il Consiglio di zona sia sempre più il punto di coagulo delle realtà della zona, di analisi dei problemi esistenti, di sintesi delle soluzioni da adottare.

La nostra disponibilità, sia come consiglieri sia come rappresentanti della Democrazia Cristiana, ci impegna a dare il nostro contributo nella éffettiva convinzione di rappresentanza popolare, democratica e antifascista.

Siamo consapevoli della nostra posizione di minoranza; seppure in questa distinzione di ruoli, la nostra opposizione si svolgerà all'insegna della massima lealtà nei confronti di tutti, certi di contribuire a costruire un modo concreto non solo di rappresentanza, ma anche di partecipazione dei cittadini all'esame ed alle soluzioni dei problemi della zona. Quindi non una sterile e disfattistica opposizione, ma costruttiva assunzione di responsabilità.

Riteniamo che il Consiglio di zona, proprio in virtù della sua composizione, ed in considerazione dei ruoli di maggioranza e di minoranza, debba essere un consenso dove il confronto avvenga sulle cose, sui fatti, sui problemi al di fuori di ogni strumentalizzazione, nella piena autonomia di ogni gruppo politico pre-

riguarda la manutenzione delle scuole. Analogamente più stretti rapporti dovranno essere tenuti con il mondo del lavoro, soprattutto in un momento di crisi acuta come quello attuale.

E per quanto riguarda i problemi socio-sanitari della zona?

Per questo aspetto valuto innanzitutto in modo positivo t attività svolta dal Comitato sanitario, in particolare in relazione ai problemi della igiene mentale ed il lavoro fatto per ottenere il Consultorio familiare nella nostra zona. E' necessario però, soprattutto in previsione dei più ampi poteri che il Consiglio avrà

sente, nel reciproco rispetto delle persone e dei gruppi politici.

Non quindi artificiosi unanimismi, confusione od "ammucchiate" che dir si voglia, ma costante e leale confronto alla ricerca delle reali soluzioni nell'interesse della zona.

La ricerca dell'unità sui problemi deve scaturire da precise convinzioni e non da manipolati ed opportunistici atteggiamenti che nulla hanno a vedere con un corretto e leale comportamento nel rispetto degli impegni assunti.

Queste parole costituiscono la premessa del nostro impegno e non vogliono certo dire conformismo unanimistico e rinunciatario delle posizioni che sono proprie della Democrazia Cristiana.

Continueremo a rispettare le opinioni e gli indirizzi di ogni gruppo politico ma, sia ben chiaro, desideriamo si ponga fine a qualsiasi discriminante nei confronti della D.C. e del mondo cattolico dal quale proviene la nostra ispirazione.

Per quanto attiene specificatamente l'elezione del nuovo Presidente, la D.C. riafferma la sua dichiarata astensione, motivando la validità della distinzione dei ruoli tra maggioranza e minoranza

Per quanto riguarda il candidato proposto dal gruppo comunista, il consigliere Poggio, esprimiamo il nostro apprezzamento sulla persona scelta, per le sue doti morali; ci auguriamo che sappia interpretare con senso di responsabilità le istanze emergenti nella zona e con imparziale atteggiamento riesca a porsi al di sopra delle parti.

dopo le elezioni dirette, che la Commissione Igiene e Sanità svolga un proprio ruolo autonomo in merito alla risoluzione dei problemi socio-sanitari della zona.

Quando pensi si terranno queste elezioni dirette?

Spero che si svolgeranno al più presto, certo che, non essendo stato ancora approvato dal Consiglio comunale il nuovo regolamento, credo che difficilmente si potranno tenere prima del prossimo autunno, data questa che mi auguro non sia assolutamente dilazionata. (a cura di Adriano Zagato)

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Le elezioni dirette dei CdZ devono svolgersi entro il 1977

Le dichiarazioni dei rappresentanti di DC, PCI, PSI, PSDI

Le elezioni dirette dei Consigli di zona si devono tenere al più presto, se proprio non è possibile prima la data ultima deve essere l'autunno del 1977. In questo senso si sono espressi i rappresentanti di tutti i partiti che abbiamo interpellato.

Per la DC il capo-gruppo al Consiglio di zona Giorgio Sarto ci ha rilasciato questa lunga dichiarazione:

"Credo di interpretare la volontà dei cittadini della Zona 13 se, pur non prescindendo dall'iter burocratico cui deve sottostare, ad approvazione avvenuta dal Consiglio Comunale, il regolamento di attuazione della legge n° 278 dell'8 aprile 1976, auspico che si possa entro il prossimo autunno procedere alle elezioni dirette dei C.d.Z. aprendo così le porte della vita politica e amministrativa a tutti, anche a colo-

ro che, per una somma di ragioni diverse, ne sono stati sinora emarginati.

E' estremamente importante sottolineare che i C.d.Z. saranno in grado di qualificarsi come organi di democrazia e come fattori di accrescimento democratico nella misura in cui saranno in grado di aprire spazi importanti alla partecipazione dei cittadini, alla vita pubblica quale si espiime nei quartieri e nella zona.

I C.d.Z. non devono quindi porsi come elementi di mediazione tra la società civile ed il vertice amministrativo della città, ma come interpreti, autentici e legittimi, degli interessi della zona e dalla volontà popolare che essa di volta in volta esprime e soprattutto come forza realizzatrice del momento della partecipazione alla elaborazione delle scelte inerenti i problemi locali.

Mi auguro infine che i prossimi C.d.Z. non vengano ridotti unicamente a formali gestori dei quartieri, degradandosi a tipica espressione di incontrastato trasformismo politico".

Il capo-gruppo del PCI Franco Felisini invece ci ha ricordato che: "Il PCI è da sempre sostenitore del conferimento dei massimi poteri ai Consigli di zona, poteri compatibili con la funzionalità amministrativa dell'Amministrazione comunale. Per ottenere ciò i Consigli di zona devono però essere eletti direttamente dai cittadini: unico modo questo per conferire loro la rappresentatività e l'autorità necessaria. Che questa sia la volontà del PCI è dimostrato dal fatto che ci siamo a lungo battuti per il decentramento amministrativo e da sempre siamo i più attivi nello stimolare

DIBATTITO SU: « A COSA SERVE UN GIORNALE DI ZONA »

la partecipazione popolare alla elaborazione delle decisioni. Del resto a Milano le elezioni dirette dei Consigli di zona si sarebbero già tenute da almeno un anno se il ministro dell'interno, il d.c. Gui, nel 1975 non le avesse bloccate. Ora però siamo giunti al punto in cui non si può perdere altro tempo utile: riteniamo che le elezioni si debbano svolgere al più tardi nel prossimo ottobre".

In modo analogo si è espresso, nell'intervista riportata in altra parte del giornale, il Presidente del Consiglio di zona Sergio Poggio.

Anche il capo-gruppo del PSI Giancarlo Repizzi alla nostra domanda diretta ha risposto categoricamente:"Le elezioni dirette si devono tenere a settembre, non oltre. I cittadini desiderano

eleggere i loro rappresentanti e questa volontà deve essere soddisfatta al più presto".

Anche il socialdemocratico Giorgio Quirci, nella dichiarazione che ci ha rilasciato, afferma che "le mie maggiori preoccupazioni sono dovute alla partecipazione dei cittadini e dei partecipanti alle commissioni e, riguardo al testo del 'Nuovo regolamento dei Consigli di zona' approvato dalla Giunta milanese, conferma che vi sono larghi punti di convergenza".

Spetta ora al Consiglio comu'zale approvare rapidamente il "Nuovo regolamento" e alla Giunta dare esecutività alle pratiche che dovranno consentire lo svolgersi delle elezioni dirette al più presto.

Uno stimolo ali' indolenza e allincapacitar

Lo sforzo che "Milano domani" sta compiendo per ovviare ad una delle carenze più sentite della nostra zona merita il sostegno più ampio e fattivo, sia pure con la doverosa precisazione del ruolo e della funzione che ad esso si attribuisce.

Va cioè preliminarmente chiarito il modo con cui "Milano domani" si pone nei confronti della zona 13 e dei suoi abitanti, e va ad esempio chiarito se "Milano domani" abbia tra le sue intenzioni quella di diventare l'unica palestra nella quale le voci dei cittadini democratici della zona possano misurarsi, o se invece non parta dal presupposto che una iniziativa seria e costruttiva quale la sua pubblicazione in definitiva è, voglia costituire uno stimolo al dialogo e al confronto con altri fogli e con altre pubblicazioni.

Ho letto con molta attenzione l'articolo "A cosa serve un giornale di zona" pubblicato su "Milano domani" qualche tempo fa e ho dovuto constatare l'esattezza dell'affermazione secondo cui non ci sono concorrenti al giornale.

E' una constatazione amara, se vogliamo, che accusa al tempo stesso di indolenza e forse di incapacità quanti non sanno o non vogliono produrre strumenti di partecipazione e di dialogo che circolino fra i cittadini e mirino a coinvolgerli sempre più direttamente nel dibattito sulle esigenze che la zona, in misura sempre crescente, prospetta. In questa situazione, certo, l'unico foglio che si pubblica nella zona 13 deve trovare apporti e partecipazioni perchè su di esso e attorno ad esso si articoli sempre di più il confronto, la partecipazione, la critica, quanto cioè può contri-

buire in una continua dialettica alla crescita democratica dei cittadini.

Certo, la paura di tentativi totalizzanti può anche in qualche modo frenare la volontà del contributo, ma è anche vero che la paura di essere egemonizzati è sempre proporzionale all'incapacità di produrre idee, proposte, contenuti.

Ecco perchè, nell'attesa - e nella speranza - che sorgano altri strumenti, più o meno formali di dibattito, spero e mi propongo di avere ulteriori occasioni di intervento su questo "Milano domani", sicuro che la pluralità di voci serva al giornale e ai suoi ispiratori, senza che per questo le diverse posizioni politiche di chi partecipa vengano poste in discussione o limitate.

La nostra è una zona nella quale si trovano a convivere fasce sociali diversificate fra di loro abbastanza nettamente come risulta anche da un superficiale esame dei singoli quartieri che la compongono: tuttavia l'analisi dei risultati delle consultazioni elettorali la pongono tra le zone di Milano più a sinistra, nel senso che i partiti della sinistra, tradizionale e non, sono sicuramente in maggioranza e nel senso che quindi i partiti democratici - non necessariamente tutti quelli dell'arco costituzionale - rappresentano la stragrande maggioranza dei cittadini.

Il fenomeno, meritevole di una serie di considerazioni che potrà magari essere svolta in altra occasione, trova un immediato riscontro nella composizione del consiglio della zona 13, e a mio giudizio ne troverà uno ulteriore in occasione dell'elezione diretta dei consiglieri. Esiste cioè la possibilità di gestire la zona da

parte di una maggioranza di sinistra, aperta al contributo delle altre forze politiche, disposta, sulla base di un discorso chiaro, senza riserve mentali, a coinvolgere queste ultime in una diretta assunzione di responsabilità.

L'elezione del compagno Poggio alla presidenza della zona, la permanenza del compagno Faion alla vice presidenza della stessa, il dibattito che si è sviluppato in occasione della votazione per l'elezione del Presidente, le dichiarazioni programmatiche di questi, sono tutti elementi che consentono di valutare la quantità e la qualità del lavoro che potrà esse-

re svolto se' le forze della sinistra, nella consapevolezza della responsabilità che loro compete, e gli altri partiti democratici, nella volontà di trovare una seria base di incontro e di collaborazione, riusciranno a rendersi seri interpreti delle domande che la zona, come Milano, come il paese intero, propone.

Qualunque sforzo da parte delle forze politiche rischierà però di rimanere sterile se ad esso mancherà il supporto e lo stimolo dei cittadini: mai come in occasione del decentramento si è avuta la riprova che democrazia è essenzialmente partecipazione

e che senza la partecipazione qualunque strumento, qualunque struttura rischia di diventare un semplice involucro, privo di contenuto.

Ecco quindi perchè dobbiamo farci carico di far comprendere a tutti quanto il decentramento, così come è oggi e soprattutto così come sarà dopo l'entrata in vigore del nuovo regolamento, possa veramente contribuire a cambiare in meglio, con la nostra zona, noi stessi.

Franco Rosso (del Comitato cittadino del PSI)

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QUESTA LA RICHIESTA AVANZATA DAI PARTITI DELLA ZONA 13
a. za.

UN NUOVO MODO DI FARE POLITICA

Il lavoro dei Consigli di zona è stato nelle scorse settimane oggetto di inchieste pubblicate.nelle pagine cittadine di due fra i maggiori quotidiani stampati a Milano. Dopo un meticoloso girovagare per la città per registrare le impressioni degli eletti negli organismi di decentramento che ha permesso fra l'altro l'acquisizione di alcuni dati sulle presenze di pubblico alle riunioni, è stato tracciato un primo bilancio dell'attività dei Consigli (una gran mole di lavoro su tutti gli aspetti di grande interesse sociale), dei suoi limiti (discussioni troppo tecniche che non vengono capite dai cittadini o comunque, assenza del pubblico che riduce l'incontro ad una riunione ristretta degli "addetti ai lavori" con il linguaggio che è loro tipico) e di proposte per un miglior funzionamento futuro.

Le questioni sollevate dalle

Congressi aperti a tutti

inchieste sono di grande importanza e vengono proposte con estrema puntualità in un momento di preoccupazione anche per il funzionamento degli organi collegiali nella scuola che sembrano ripiegarsi all'interno della cerchia dei rappresentanti eletti, dopo la mobilitazione, le discussioni e l'impegno collettivo che avevano caratterizzato l'introduzione nella scuola dei nuovi organismi. Che cosa succede a questi nuovi organi amministrativi la cui costituzione è stato il frutto della pressione e dell'impegno di centinaia di migliaia di lavoratori insegnanti, genitori, giovani?

Non esiste dunque modo che alle riunioni e alle assemblee pubbliche partecipino i cittadini che sono realmente interessati al problema in discussione in modo da rendere estremamente proficuo e costruttivo l'incontro e raffor-

zare i rapporti tra i Consigli e la popolazione?

Un discorso simile interessa in maniera uguale i partiti, le organizzazioni culturali e del tempo libero il cui compito non si limita certo all'interno dei propri iscritti ma intende confrontarsi continuamente con gli abitanti delle zone in cui agiscono, per rispondere con maggiore aderenza alle loro richieste, preoccupazioni e critiche.

Anche quì la scelta del "canale" di contatto non si presenta facile: gli orari serali molto spesso rappresentano un notevole ostacolo per chi, dopo una giornata di lavoro e magari un paio di ore su di un mezzo di trasporto, vuole restare in casa e non si sente di uscire per I' assemblea pubblica o la riunione che pur sarebbero interessanti. D'altro canto soprattutto per quanto riguarda le posizioni dei partiti

La pubblicità e la donna

La pubblicità invade tutti i momenti della vita dell'uomo, e alla sua vista ed al suo udito si presenta in mille forme, colori, messaggi.

Il linguaggio pubblicitario è nato da una ricerca in profondità del nostro comportamento, per poter manipolare i nostri desideri inconsci ricorrendo alla psicoanalisi che costituisce uno dei fondamenti dell'odierna tecnica pubblicitaria: la ricerca motivazionale. Il linguaggio della pubblicità è un teatro, una mostra di disegni, un'insieme di parole che avviluppano le immagini e vogliono creare un ponte tra il lettore ed il prodotto presentato. A chi si rivolge principalmente la pubblicità? La donna è il bersaglio preferito della pubblicità, quella dai 16 ai 45 anni, colei che si deve sposare, la madre, la "padrona" di casa, la casalinga per antonomasia.

I prodotti di bellezza, i detersivi e gli elettrodomestici promettono pulizia per la casa e gli indumenti,, buona cucina e giovinezza, ma per offrire una giustificazione alla casalinga il cui lavoro è apparentemente diminuito, le si offre la prospettiva di essere moglie e madre migliore.

I prodotti offrono aiuto nel lavoro domestico per dare alla donna più tempo libero per truccarsi, per vestirsi, per essere più bella, per piacere all'uomo e restare giovane e alienata. Questo è infatti l'inganno della pubblicità. La donna in genere non possiede la bellezza delle modelle, non ha quei capelli, quegli occhi, quella bocca, quelle gambe, che le foto ostentano con colori smaglianti, nè potrà mai realizzare quella bellezza - tipo reclamizzata.

La donna non giovanissima ha cellulite alle gambe, rughe più o meno occultabili e comperando i prodotti di bellezza compra la speranza di vedere rifiorire il suo corpo, un corpo che prima andava celato da abiti castigati ed og-

gi deve apparire come esposto in vetrina. Ma se la delusione della donna non più giovane è amara, quella della giovanissima è ancora più forte. Costei sfoglia riviste, si rode alla vista di gambe lunghissime e magrissime, di vestiti strani e bizzarri, belli solo perchè indossati dalle modelle; si sottopone a diete rigorosissime, corre dalla sartina a far copiare i modelli dei grandi sarti francesi, s'inerpica su tacchi mozza-fiato e alla fine davanti allo specchio, convinta di aver ottenuto l'effetto desiderato, ritrova se stessa con le gambe un pò corte, i fianchi un pò larghi e per di più si sente terribilmente buffa in quei vestiti non adatti per lei o tagliati alla meno peggio.

Le donne così facendo si sentono ridicole e si autodistruggono: vedono denti belli, capelli favolosi, occhi magnetici, gambe scultoree e si sentono angosciate

nello scoprirsi donne normali, non vamp e tantomeno fatali. La pubblicità inganna l'umanità, la delude, la lusinga; essa rappresenta un regresso piuttosto che un progresso. L'angoscia e l'alienazione fanno sentire la donna inutile come moglie e come madre e se è casalinga, anche inferiore a chi lavora fuori casa.

Le donne che svolgono un lavoro extradomestico sono ancora più frustrate perchè devono curare di più la propria persona, apparire dinamiche ed attive al capo ufficio, madri attente e mogli affettuose. In più devono lavorare sodo per poter comperare i prodotti di bellezza, e si trovano in maggiori difficoltà delle casalinghe perchè quotidianamente devono ricoprire un duplice ruolo. Le poche donne che hanno un marito che guadagna tanto da permettere loro di avere casa bella, vestiti e trucco in abbondan-

gli organi di informazione ne parlano quotidianamente ed i mezzi radiotelevisivi sembrano avere imboccato con decisione la strada del contatto telefonico che permette al pubblico di porre domande sempre molto concrete direttamente alla personalità di governo, di partito e di cultura. Paradossalmente succede che sia più agevole telefonare al segretario di partito attraverso il mezzo radiotelevisivo che non informarsi della stessa importante questione presso la più vicina sede della medesima formazione politica. Eppure nelle minuscole stanze delle sezioni si elaborano documenti, prese di posizione, critiche e proposte che provengono dall'esperienza diretta con la popolazione e che forniscono nel loro insieme la materia su cui le organizzazioni politiche devono poi trarre le sintesi di inter-

vento e di impegno. Proprio nelle prossime settimane le sezioni del partito comunista tengono i loro congressi annuali che sono aperti alla presenza e al contributo dei cittadini e delle altre organizzazioni di zona.

Proprio per consentire al singolo cittadino di seguire questi congressi "curiosando" fra gli umori degli iscritti di questo o di quell'altro partito "Milano domani" invita le forze politiche a comunicarci tempestivamente le date, gli orari e i luoghi dei vari congressi di sezione. Per ora ci sono pervenute le date dei congressi del PCI: quelli delle Sezioni Codecasa e Finzi si sono conclusi proprio in questi giorni, mentre il congresso della Sezione Scotti (via Mecenate 25) si terrà venerdì 18 e sabato 19 febbraio.

za, dovrebbero passare ore davanti allo specchio o in cucina per presentare allo stanco marito l'immagine della casa accogliente e della moglie bella: l'angelo del focolare diventa nel suo inconscio il diavolo della caverna; lotta dall'alba al tramonto per avere affetto e sicurezza. I mariti lavorano tutto il giorno, affrontano viaggi spesso lunghi per raggiungere il posto di lavoro (spesso sono pendolari a vita ), gareggiano con gli altri per guadagnare di più, per avere sicurezza, prestigio e denaro per poter offrire alla moglie nuovi "giocattoli" per la casa: questi mariti alienati trovano a casa delle donne alienate.

L'alienazione di entrambi fa sì che la sera si mettano davanti al televisore a prendere la loro dose quotidiana di pubblicità. Domani riprenderà il mostruoso circolo vizioso pubblicità-alienazione.

Questi uomini e queste donne che lavorano, acquistano, consumano e accrescono così la loro insoddisfazione, diventati merce per acquistare merce, sono sempre più aggressivi, inumani verso gli altri. Unà giungla senza verde, in cui si sta "al verde", sempre all'ultima moda: questa casa, tragica ironia, è il sogno degli operai, dei contadini, dei baraccati, dei disoccupati.

La volontà di demistificare gli pseudo-valori degli oggetti che si comperano può segnare la fine dei "persuasori occulti" e dei loro mandanti, perchè una società più giusta segni anche l'inizio di una società umana. Ovviamente la pubblicità è lo specchio: l'immagine reale è l'uomo che deve risolvere secondo giustizia i suoi problemi

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I DATI SULLA CRIMINALITA A MILANO

Diminuiscono gli episodi di delinquenza nel 1976

Rispetto al 1975, anno in cui la crescita della criminalità nell'area milanese aveva toccato i suoi massimi livelli, il '76 ha fatto registrare una diminuzione delle denunce per reati vari in misura dialmeno il 25%. E' una piacevolr sorpresa che contrasta con una superfici e analisi molto diffusa secon .13:vale l'o"escalation" della violenza t mbra crescere vertiginosamente senza incontrare ostacoli.

Da un più approfondito esame dei dati risulta che i furti nel milanese sono scesi da 220 mila a 120 mila, gli omicidi volontari sono stati circa trenta contro 85 del '75, netta diminuzione dei reati di associazione a delinquere, dimezzate le lesioni personali volontarie, i casi di truffa, bancarotta ed estorsione. Diminuiti anche i sequestri di persona che sono stati 67, undici in meno dell'anno prima. Per qualche tempo i provvedimenti della magistratura che aveva deciso il blocco del pagamento dei riscatti avevano anche interrotto il rapido susseguirsi dei sequestri che sono però ripresi su vasta scala dopo qualche mese di "sbandamento", fino agli attuali livelli dei mesi di gennaio. Sempre secondo i dati forniti sono in dimi-

nuzione anche i maltrattamenti in famiglia o verso i bambini, così come è sensibile il calo degli atti osceni, istigazione alla prostituzione e i casi di violenza carnale.

Se dunque la situazione registra un certo miglioramento non bisogna dimenticare che la criminalità organizzata continua a tenere le proprie posizioni nella città e nell'hinterland. Significativo può essere una considerazione sui reati della delinquenza minorile che, sempre nel milanese, registra un certo calo, seppure in modo contrastante.

al mese)

Ad una leggera diminuzione di furti, ricettazione, contravvenzioni stradali, violenze carnali e detenzione e uso di sostanze stupefacenti corrisponde un aumento delle rapine e delle tentate rapine.

All'interno della delinquenza minorile sono poi cresciute le denunce nei confronti di ragazzi dai 14 ai 16 anni a testimonianza dell'estrema delicatezza del problema del disadattamento e dell'emarginazione di cui soffrono la quasi totalità dei giovani che vengono a contatto con la magistratura.

I vigili vogliono servire meglio i quartieri

I vigili urbani vogliono impegnarsi maggiormente nella zona di decentramento nell'espletamento dei numerosi compiti a loro assegnati. Questo non vuole dire naturalmente, come potrebbe venire da pensare, che le multe fioccheranno anche in zone finora poco controllate in cui erano consentite manovre e "marmitte" poco regolamentari. Potrà succedere anche questo (come è del resto giusto) ma la "Conferenza di organizzazione della vigilanza urbana" che si è svolta sabato 29 gennaio a palazzo Beccaria alla presenza dei partiti politici, dei Consigli di zona, degli assessori e dei consiglieri comunali aveva un altro intento.

Organizzato dai vigili socialisti, comunisti e democristiani l'incontro ha permesso di affrontare le difficoltà che ostacolano l'applicazione pratica di tutti gli importanti compiti delegati alla vigilanza urbana che tanto si ri-

flettono sulla vita di tutti i giorni dei cittadini. Dal traffico al controllo delle linee di trasporto pubblico, all'intervento nei mezzanini delle stazioni della metropolitana dove fioriscono attività illecite (esempio tipico il gioco delle "tre tavolette") che finiscono per contribuire ad indirizzare verso il trasporto privato la cittadinanza. Per meglio rispondere alle esigenze della popolazione i vigili hanno proposto un nuovo tipo di suddivisione degli uffici e delle sedi in modo da coprire in modo migliore ognuna delle 20 zone del decentramento. Con una migliore professionalità i "ghisa" si sentono pronti ad intervenire nella lotta alla criminalità in stretto rapporto con la cittadinanza come già avviene con ottimi risultati nella zona di porta Venezia grazie alla presenza dei vigili "di quartiere".

Danilo Pinotti

Dal momento che si tratta di un pittore residente nella zona (abita in via Dalmazia) il primo problema che affrontiamo con lui è quello delle strutture culturali dei nostri quartieri. Esse sono assai carenti, ma ciò che è peggio, secondo Pinotti, è la scarsa maturità con cui la gente partecipa alla vita pubblica: questo fatto è insieme la causa e l'effetto di tutta una serie di disfunzioni. Il problema essenziale è quello di impegnarsi per una crescita culturale e quindi politica dei cittadini, che li renda capaci di partecipare più attivamente alla vita pubblica, ciò che li porterà a delle scelte di gestione che saranno ad un tempo più efficienti e più responsabili. Per quanto riguarda la gestione sociale della pittura il discorso è analogo. Non c'è quasi mai un attivo scamoio di idee fra gli artisti e meno ancora c'è un rapporto costruttivo fra artisti e pubblico. Quest'ultima questione è molto complessa, perchè una presentazione elaborata potrebbe anche falsare la spontaneità del rapporto immediato del pubblico con l'opera d'arte. Oltre a ciò i pittori, abituati ad esprimersi per immagini, hanno a volte difficoltà a spiegare in parole il significato del loro lavoro. Per questo a Pinotti è capitato di verificare che i dialoghi migliori

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gli riescono con gli operai e i contadini, nella misura in cui con loro è più semplice avere un contatto a livello dei sentimenti immediati, senza falsarli con le parole e i concetti.

Certo sarebbe anche auspicabile una situazione diversa, in cui fosse più sentito il problema del rapporto fra artista e fruitore, ma questo richiederebbe tutta una mobilitazione da parte degli artisti della zona e non la presa di posizione di un singolo. Ad esempio, sarebbe buona cosa poter raggruppare in un solo luogo tutti gli studi di pittura della zona. Questo fatto a lungo andare potrebbe portare una notevole circolazione di idee e un continuo fiorire di iniziative.

Venendo ora all'aspetto più intrinseco del discorso, ci chiediamo qual'è la pittura di Danilo Pinotti e come si configura il suo messaggio artistico.

I suoi quadri sono per lo più figurativi, i soggetti, in genere fanno parte di una precisa realtà sociale, esposta in modo critico, ma la caratteristica fondamentale sta nel fatto che essi non nascono quasi mai da un modello. "Quando dipingo mi trovo davanti a un tela bianca, che forse va già bene così com'è e comincio a sporcarla". Successivamente, a seconda di ciò che le macchie gli suggeriscono, egli fa emergere

delle figure più o meno precisamente delineate, a seconda dei casi. Non si tratta mai di figure nel senso tradizionale di immagine graziosa o sentimentale inserita in uno sfondo. Abbiamo piuttosto delle co nposizioni libere, dove tutto l'insieme acquista un preciso significato, senza una gerarchia di valori che distingue i vari elementi dell'immagine.

Si tratta di -una pittura introversa, di un espressionismo violento, che in certo senso ha paura dell'immagine e dei condizionamenti che da essa possono provenire. Tuttavia potremmo anche dire che il modello c'è ed è l'inconscio del pittore, la sua esigenza di dare forma a quei "fluttuanti fantasmi" che troppo spesso siamo impegnati a soffocare.

Proprio per questo Pinotti preferisce non presentare i suoi quadri: per non falsare il rapporto emozionale con la tela e con i "vissuti" che essa esprime. Potremo dopo cercare le spiegazioni, ma è essenziale che la parola sia usata come un mezzo per approfondire la conoscenza e l'espressione, non come uno strumento per appiattire i sentimenti. Utile lezione che andrebbe divulgata e il cui valore trascende un discorso sulla sola pittura.

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Ci scusiamo per l'involontario errore in cui siamo incorsi in un articolo apparso sul numero scorso di "Milano domani" secondo il quale Francesco Scotti sarebbe caduto combattendo per la libertà del popolo spagnolo. Al contrario Francesco Scotti, combattente in Spagna prima, è poi stato un valoroso combattente della Resistenza italiana ed è morto solo pochi anni fa.

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(Un pittore
Danilo Pinotti: "Bambino sul seggiolone"

Le ISO ore

Un corso presso la scuola media F. Meda di via Mondolfo

Le "150 ore"! Che cosa sono?

Molti non sanno che oggi vi è la possibilità per operai, artigiani, casalinghe o pensionati di poter tornare a scuola per conseguire la licenza elementare o media.

Durante l'ultimo rinnovo contrattuale dei metalmeccanici si è giunti a regolamentare la possibilità per i lavoratori di potersi migliorare culturalmente ritornando a scuola usufruendo di permessi retribuiti.

In seguito altre categorie ottennero questa vittoria e le 150 ore divennero realtà del paese.

Si chiamano "150 ore" perchè sono una media delle ore concesse alle varie categorie di lavoratori, poichè alcune hanno a disposizione 250 ore mentre altre ne hanno ottenute solo 60. Nel grafico riportato possiamo vedere le differenze di trattamento contrattuale.

Questa importante conquista dei lavoratori non deve essere vista solo come un modo per ottenere un "pezzo di carta" che permetta di svolgere un lavoro più qualificato ma, come la giusta esigenza di impadronirsi finalmente di strumenti che consentano una migliore comprensione della realtà che ci circonda.

Nella nostra società dove prosperano le scuole private in concorrenza delle scuole statali, le 150 ore vanno sostenute e reclamizzate. L'invito è perciò rivolto in particolar modo a casalinghe, artigiani e pensionati, che non

trovandosi a lavorare in complessi industriali non sono a conoscenza di questa possibilità.

Nel nostro quartiere le 150 ore funzionano da tre anni e i corsi si svolgono dal lunedì al giovedì presso la scuola media FILIPPO MEDA in via Mondolfo.

Il corso è diviso in quattro sezioni per la media e una per l'elementare.

Il corso di scuola media comporta lo studio di italiano, storia, linguistica, matematica e scienze che vengono insegnate da quattro professori.

Il corso elementare è condotto da una maestra che prepara gli

Il voto nelle scuole della zona

allievi impartendo lezioni di scrittura, lettura, aritmetica, storia e geografia. Tutto si svolge con la massima semplicità e serietà poichè i lavoratori sanno che questa occasione va sfruttata sino in fondo e perciò si impegnano nello studio per trarne il maggior profitto.

Siamo sicuri che nel nostro quartiere vi sono molte persone interessate a questo problema e che trarranno da questo articolo il suggerimento ad iscriversi per il prossimo anno per ritornare a quella scuola che abbandonarono troppo presto o non frequentarono affatto.

Marisa Valtolina

Organi collegiali: occasione mancata?

In un suo articolo pubblicato sull'ultimo numero di "Milano domani", Gianeugenio Garbin ha messo bene in evidenza lo stato di frustrazione in cui si trovano quanti partecipano alla vita degli

organi collegiali della scuola.

A queste frustrazioni hanno fatto riferimento molti commentatori per spiegare la scarsa partecipazione dei genitori all'ultima consultazione elettorale

(-10% alle elementari, -8% nelle medie, -10% alle superiori). Secondo quei commentatori le resistenze opposte dalla burocrazia scolastica e da parte degli insegnanti a qualsiasi tentativo di rinnovamento della scuola avrebbero scoraggiato molti genitori alle prime armi con i difficili problemi della scuola.

A nostro avviso però non c'è una causa sola, ma piuttosto un insieme di ragioni che hanno determinato il risultato deludente del 12 dicembre. Giustamente si è denunciato il comportamento del Ministro Malfatti e - dei suoi Provveditori i quali si sono adoperati in tutti i modi per soffocare non solo qualsiasi spinta al rinnovamento, ma ogni concreta iniziativa. Significativo ed emblematico è in questo senso il criterio di finanziamento che vanifica del tutto il principio dell'autonomia amministrativa. La mancata "pubblicità" delleoriunioni dei consigli, può essere stata un'altra delle cause che hanno allontanato una parte dei genitori dalla vita degli organi collegiali.

Altrettanto giustamente va stigmatizzato il comportamento di quegli insegnanti che vedono nella collaborazione dei genitori un attacco alla "libertà di insegnamento". Ma se queste denunce sono fondate e devono sempre essere tenute presenti e ribadite, con altrettanta chiarezza però dobbiamo essere consapevoli che non sempre adeguata è stata l'iniziativa politica da parte dello stesso movimento democratico. La crisi degli organi col-

Le elezioni nelle scuole della nostra zona si sono tenute, come si ricorderà, il 12 dicembre scorso. E' passato abbastanza tempo, tuttavia riteniamo utile riportare le cifre relative ai votanti perchè ci consentono, anche se con ritardo, di fare alcune considerazioni che speriamo utili. Prendiamo in esame i dati separatamente, a seconda del tipo di scuola. Scuole elementari. La presenza al voto dei genitori della zona 13 è stata più alta di quella registrata a Milano nel suo complesso (55,5% rispetto a 50,16°/0 ) ed in alcune scuole (Decorati, Meleri, Gonzaga) è stata molto più alta. Da registrare la bassa affluenza in Zama e Umiliati-M onluè . Scuole medie. La percentuale raggiunta a Milano è stata del 53,68 mentre nelle nostre scuole (salvo Ponte Lambro) è stata maggiore, di molto nella media

G. Ferrarin.

Barnaba Ortani. Molto preoccupante è la bassissima presenza al voto dei genitori (13,1% ri-

spetto al 35%dei risultati della città, percentuale questa già bassa). Allo stesso modo inferiore (42%rispetto a 60%) è la presenza degli studenti.

Quali le cause di queste cifre? Indubbiamente sono molteplici e le spiegazioni riteniamo vadano cercate nel processo generale di crisi che la scuola sta attraversando. A noi preme ora sottolineare solo un dato, cioè che la più bassa percentuale di votanti si ha nelle scuole frequentate da ragazzi provenienti dai ceti a più basso reddito (Zama, Ponte Lambro): la scuola, produttrice solo di promozioni, non è in grado di trasmettere valori culturali ed etici che interessino questi strati sociali vicini all'emarginazione. Allo stesso modo pensiamo si debbano considerare le percentuali dell'Oriani: istituto professionale sul cui futuro (oltre che sulla attuale qualificazione che è in grado di offrire ai giovani) ci sono molti dubbi.

legiali quindi riflette anche la difficoltà in cui si è dibattuto ed ancora si dibatte il movimento complessivo della politica di riforma. Il problema di fondo è quello della necessità di una concreta prospettiva politica rispetto alla quale indirizzare l'impegno concreto nell'ambito dei consigli scolastici. In quanti casi gli organi collegiali hanno affrontato, per esempio, problemi relativi alla riforma della scuola o alla riforma del calendario scolastico? Era inevitabile pertanto che l'attività degli organi collegiali, rimasta chiusa nella logica interna di ogni singola scuola, si riducesse a una pura gestione amministrativa con conseguente frammentazione di iniziative e crescente senso di frustrazione.

La possibilità di uscire da questa logica ci è offerta dalle preannunciate elezioni dei consigli distrettuali che dovrebbero aver luogo nel prossimo mese di novembre. Le elezioni distrettuali infatti dovranno necessariamente porre il problema del rapporto scuola-territorio, della programmazione scolastica rapportata a quella economica e più in generale del ruolo degli enti locali nella scuola. Già sin da ora questi temi devono essere al centro dell'interesse degli stessi organi collegiali istituiti di modo che la loro iniziativa sia legata alla prospettiva distrettuale e capace di individuare già da ora in concreto i problemi che poi i consigli distrettuali dovranno affrontare.

ELEZIONE RAPPRESENTANTI DI CLASSE NEI CONSIGLI DI INTERCLASSE DELLE SCUOLE ELEMENTARI CIRCOLO SCUOLA GENITORI VOTANTI DIDATTICO ELETTORI DECORATI DECORATI 730 503 68,9 MELERIZAMA MELERI 1286 850 66,1 ZAMA 298 114 38,3 Totale Circolo 2314 1467 63,4 GONZAGA- GONZAGA 675 432 64 UMILIATI UMILIATI- 1008 319 31,6 MONLUE' Totale Circolo 1683 751 44,6 G. BOSCO SORDELLO 814 450 55,3 Totale generale 4811 2668 55,5 ELEZIONE RAPPRESENTANTI NEI CONSIGLI DI CLASSE DELLE SCUOLE MEDIE ISTITUTO GENITORI VOTANTI % ELETTORI PONTE LAMBRO 412 109 26,2 G. FERRARIN 1122 758 67,6 F. MEDA 1033 619 59,9 F. d'ASSISI 1109 629 56,7 ELEZIONE RAPPRESENTANTI CONSIGLIO DI CLASSE ISTITUTO PROFESSIONALE "B. ORIANI" GENITORI ELETTORI STUDENTI ELETTORI VOTANTI GENITORI STUDENTI 702 373 91 157 13,1 42 NUOVA PROPRIETA' Via Mecenate, 8 - tel. 5061350 OMEGA T ISSOT di Miceli e Zollet 8 o CO C.9" ?._ CO g .52 COCS ORE 250 200 150 100 50 CATEGORIE ' CILLAP k ep ‘egiaDCINAa g 6
a.b.

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wattivital dei circoli culturali)

Settimana dell'amicizia Italia-Cuba

25 FEBBRAIO - 11 MARZO

Organizzate dai Circoli culturali

"C.Marchesi"(via Bonfadini 84) e "ARCI - 5 Giornate" (via Mecenate 25) in collaborazione con l'Associazione "Italia - Cuba", si terranno nella nostra zona una serie di manifestazioni (esposizione di fotografie, manifesti e francobolli; proiezioni di films; dibattiti; uno spettacolo musicale) che consentiranno a tutti di conoscere la realtà cubana. Ecco il programma dell'iniziativa: - Esposizione di fotografie, manifesti e francobolli:

"C. Marchesi"; da venerdì' 25 febbraio a venerdf 4 marzo

"5 Giornate". da sabato 5 a venerdi 11 marzo

Altre iniziative:

"C. Marchesi" -venera 25 febbraio (ore 21): proiezione del film cubano "Memorie del sot-

tosviluppo"

- "C. Marchesi" - sabato 26 febbraio (ore 21): Conferenza dibattito su "La scuola a Cuba" relatore Luciano Aguzzi

- "5 Giornate" - sabato 5 marzo (ore 21): proiezione del film cubano "Memorie del sottosviluppo" - Centro Civico (viale Ungheria 29) - domenica 6 marzo (ore 15,30): Spettacolo musicale di canzoni cubane col complesso "Nuestra America". Dibattito su "La donna a Cuba (giornata internazionale della donna)

- "5 Giornate" - venerdf 11 marzo (ore 21): proiezione del film documentario "Impressioni di chi é stato a Cuba. Tutti i cittadini sono invitati alle manifestazioni (ingresso gratuito).

(1.1LANO DOMANIscacchi)

Torneo di scacchi

I NOSTRI VICINI DI CASA

Linus abita in via Mecenate (a cura di G. Franco Valtolina)

Sergio Toppi è nato a Milano nel 1932, disegna da quando è riuscito ad afferrare una matita. Uomo serio e riservato, gli è sta- Dto assegnato da una giuria internazionale, il premio YELLOW KID di Lucca per l'anno 1975. Il YELLOW KID è uno dei premi più ambiti a cui un disegnatore possa aspirare. Chissà quante volte vi sarà capitato di vedere i suoi disegni sul Corriere dei Ragazzi o su Linus e su altri giornali senza sapere che il disegnatore è un vostro vicino di casa: Toppi abita infatti in via Mecenate 107.

Sergio Toppi è un uomo normalissimo, non come talvolta alcuni si immaginano un artista debba essere, cioè una persona stravagante: egli veste e si comporta come una persona qualsiasi e conversare con lui comunica quella tranquilla serenità che si riscontra in alcuni suoi disegni.

Claudio Bertieri, giudicando il lavoro di Toppi, ha scritto: "La sua vocazione di narratore, quindi di intermediario visuale tra situazioni ben più contrastate di quanto non appaia a un lettore magari digiuno delle basilari informazioni, lo ha portato ad immediatamente dilatare e drammatizzare gli scarsi elementi a disposizione con i metodi che gli sono propri e che così autonomamente lo distinguono nell'area del fumetto italiano.

Rivolgo per i nostri lettori, alcune domande all'amico Sergio:

Perchè ti piace questo lavoro?

Perchè mi da soddisfazione e risponde alle mie esigenze. Che tipo di difficoltà hai incontrato e incontri nel tuo lavoro?

Moltissime: è una attività che esige un controllo costante, essendo, sempre suscettibile di miglioramento. Lo consiglieresti ai giovani?

In astratto tutti i lavori onesti si possono consigliare ai

giovani: questo lavoro però è molto difficile perchè è affidato a quello che uno fa e può fare, ed esige un rinnovamento costante.

D - Quali sono le tue maggior soddisfazioni?

R - Non sono diverse da quelle di un qualsiasi lavoratore che fa bene il suo lavoro "artigianale" nel senso più autentico della parola. Per conoscere l'opera di Sergio Toppi il Circolo "C. Marchesi", via Bonfadini 84 presenterà martedì 15 marzo (ore 21) la proiezione di un audiovisivo e una esposizione di suoi lavori.

Per prima cosa voglio scusarmi perché a causa di un errore di trascrizione il problema presentato sul numero precedente era irrisolvibile. La correzione é quindi:

D nera in b2 e non in h2

C nero in c6 e non in d6

E ora un importante annuncio: "Milano domani zona 13" in collaborazione con : il circolo culturale "Arci

5 Giornate", via Mecenate 25 e con il circolo culturale "Concetto Marchesi", via Bonfadini 84 organizza per domenica 13 marzo 1977 un TORNEO DI SCACCHI

libero a tutti - che si terra presso il circolo Arci 5 Giornate - via Mecenate 25 - Milano. Sorteggio: ore 8.30 del 13 marzo '77 (é obbligatoria la presenza del giocatore) - Inizio torneo: ore 9 - Tipo di torneo: semilam-

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In primo luogo, attraverso quel personalissimo intreccio di presenze nel fotogramma, che sempre più va segnando la sua opera. Per Toppi, il fumetto è uno strumento comunicativo che non può e non deve appiattirsi o appassirsi a seconda della platea cui si indirizza. Insomma Toppi è un narratore per immagini personalissimo, che assomma istinto a esperienza, curiosità del nuovo a severo filtro critico, passione per il proprio mestiere a rispetto per il lettore. Sicuramente, è un autore di razza, rigoroso e compatto, che non inciampa mai nelle bellurie, nè si estenua in morbidi intellettualismi".

po italo-svizzero di 9 turni di gioco Tempo di riflessione: 15 minuti a partita per ogni giocatore - Quota di iscrizione: L. 1.000 (mille) - Premi: ai primi 3 classificati verranno offerte litografie dei pittori Buroni - Gentilucci zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA e Wagnest con la dedica e firma degli autori. A tutti i partecipanti sai consegnata una medaglia ricordo. Premiazione prevista per le ore 18,30. Direzione tecnica : arbitro dell'Arci scacchi. In caso di classifica finale pari lo spareggio avveri con il sistema Buholz - Le iscrizioni si chiudono alle ore 8,25 del 13.3.77 e si ricevono presso: Circolo Arci 5 Giornate Via Mecenate 25 dalle ore 16 alle ore 19 (esclusa la domenica) oppure: telefonare al Sig. Loris Cereda (02) 50.25. 52 che sai lieto di dare tutte le informazioni richieste.

Domenica 6 marzo 1977, gita a CERVINIA organizzata dalla ARCI-UISP 5 Giornate. Partenza ore 6, rientro ore 20 circa. Le iscrizioni si ricevono presso l'ARCI 5 Giornate in via Mecenate 25 oppure telefonando alle ore 20 a : Riccardo 725502, Tino 7382379, Maurizio 728619. La quota di partecipazione è di L. 3.500.

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MILANO

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I doveri della collettività verso

la sofferenza psichica

"Siamo gruppi di famiglie riunite in Associazione allo scopo di lottare contro l'emarginazione dei nostri familiari disadattati. Abbiamo avuto occasione di leggere sul vostro giornale l'umanissimo articolo 71 manicomio: una logica da distruggere". La condizione di queste infelici persone, sia all'interno dell'istituzione manicomiale che nel contesto sociale è descritta con molta verità e nessuno meglio di noi, che viviamo questa triste esperienza a fianco dei nostri ammalati, può affermarlo. Prendere coscienza di questo aspetto della realtà significa per tutti una totale revisione di valori ed una trasformazione nei rapporti interpersonali che rende molto scomodo rimuovere le certezze su cui si fonda l'equilibrio sociale.

Eppure, se vogliamo affrontare alla radice i problemi legati all'emarginazione, la sola possibilità è di coinvolgere tutte le forze sociali operanti nella collettività.

Il 26 novembre 1976 ha avuto luogo presso il Liceo Beccaria, promosso dal Consiglio di Zona 6, un pubblico dibattito preceduto da un filmato sul tema dell'emarginazione, con particolare riferimento ai cosidetti ammalati mentali. Un nostro gruppo era presente e si è inserito nella discussione portando un contributo di esperienza personale ed ha parlato anche un ospite del Laboratorio Protetto di via Procaccini 14. Questo giovane ha fatto un discorso molto equilibrato, chiedendo alla comunità comprensione ed un pò d'aiuto per potersi nuovamente inserire nella vita. Il fatto che un giovane, che dimostra in tutti i suoi

8 marzo: giornata internazionale della donna

Un importante momento di lotta per l'emancipazione e la liberazione della donna

Una volta la donna era considerata sia politicamente che socialmente come un semplice numero, poco più di un oggetto.

atti una coerenza difficilmente riscontrabile in altri, sia confinato in un ghetto a causa dei suoi trascorsi perchè nessuno gli accorda un pò di fiducia è cosa che muove a sdegno e deve farci vergognare di appartenere al genere umano.

Ci auguriamo che l'iniziativa presa dalla Zona 6 possa presto estendersi a tutta la città e che di questi dibattiti ne vengano fatti un pò dovunque. E sarebbe giusto ascoltare anche le voci dei più diretti interessati che testimoniano del loro isalamento dell'angoscia che ne accompagna l'esistenza, delle aspettative deluse, dei diritti umani calpestati. Chiediamo un aiuto nel dare forza alla nostra protesta, ponendo l'opinione pubblica di fronte all'amaro risvolto di una realtà che è comodo ignorare, cercando nel contempo di scuotere le coscienze addormentate.

Perdonate il Nostro sfogo dettatoci dall'amarezza di sentirci abbandonati assieme ai nostri figli e fratelli."

Questa lettera, scrittaci dalla Associazione Famiglie Disadattati Psichici Adulti (v. Pancrazi 10 pubblicata pressochè integralmente, contiene l'elemento più importante nella prosecuzione del discorso sulla sofferenza psichica, quando si voglia ricercare per essa un intervento terapeutico-assistenziale, non solo più umano, ma soprattutto più corretto: il coinvolgimento della collettività. Perché prenda coscienza che laattuale maniera di esprimersi del disagio psichico è filiazione diretta dell'istituzione manicomiale, con la quale finisce per identificarsi: chi viene inviato in manicomio perchè conside-

rato pericoloso, in seguito sarà ritenuto pericoloso proprio per il fatto di essere stato in manicomio.

Perchè comprenda che il manicomio, delegato alla custodia ed alla sorveglianza, vincolato da precise responsabilità giuridiche, è servito a nascondere la sofferenza psichica e la miseria sociale piuttosto che ad alleviarla, realizzando così una tutela di un ordinamento sociale basato sul privilegio e l'ingiustizia. Perchè accetti le nuove proposte degli operatori più sensibili ed avanzati, di porre fine alla prassi dell'esclusione del diverso e lo mantenga invece nella rete dei propri rapporti sociali, che gli consentirà, sia di comprendere meglio le ragioni ed il significato della propria sofferenza, sia di superarla più agevolmente e senza aver menomato la sua personalità ed il suo valore sociale.

Perchè, mentre non crea nuovi emarginati, si riappropri di quanti, magari da decenni, sono stati vittime di questa tragica realtà e favorisca il loro ritorno nel contesto sociale, avendo compreso che il reinserimento non è un dono prezioso da concedere, raramente, solo a chi è del tutto guarito, ma rappresenta il riconoscimento di un diritto che la stessa Costituzione Repubblicana attribuisce a tutti, senza eccezioni.

Perchè contribuisca, come già sta avvenendo a Trieste, Arezzo, Perugia, Firenze a far crescere e consolidare modalità assistenziali che, essendo più rispettose dei valori fondamentali dell'uomo, gli consentono meglio di realizzarsi.

Col passare del tempo le cose sono cambiate; non è stato semplice però: ogni piccola vittoria è costata dure lotte contro pregiudizi e incomprensioni. Non una ribellione improvvisa e passeggera dunque ma la progressiva conquista, da parte di un numero sempre maggiore di donne, di una nuova coscienza di sé.

La partecipazione femminile alla vita politica e sociale è in continuo aumento perché oramai è chiaro che le donne vogliono di più; hanno qualcosa di più da dire. Esse esprimono nuove idee, nuovi valori per la costruzione di una società diversa, una società che non potrà cambiare se non costruita con l'apporto delle donne, e anche per le donne. Molte sono state le lotte che hanno dimostrato quanto esse siano oramai mature, molti sono stati í momenti importanti: le lotte per l'asilo nido, per l'occupazione, per la conquista del diritto di famiglia, per il divorzio, per l'istituzione dei consultori, per l'aborto. La donna vuole soprattutto costruire una famiglia diversa, respinge il vecchio modello, fondato esclusivamente sullo spirito di sacrificio, sulla rinuncia e sul senso del dovere. Sorge in essa il desiderio di costruire assieme al suo compagno una famiglia fondata su nuovi valori, dove i rapporti siano più autentici, e aiutino il libero sviluppo della personalità di ognuno dei suoi componenti. Il diritto di famiglia ha rappresentato una delle prime vittorie concrete del nuovo modo di essere e sentirsi donna. Ma non basta una legge, anche se buona, a cambiare la vita: le donne devono lottare per far cadere tutte le discriminazioni esistenti, che condizionano lo

sviluppo e la crescita della personalità femminile all'interno della coppia. Devono cadere discriminazioni fra i sessi che la ostacolano nel lavoro e nella scuola. La legge sull'aborto che da poco è stata approvata dalla Camera è una delle più recenti conquiste. Chi ha mai detto che le donne si propongono di abortire? E' una menzogna. Questa legge importantissima deve servire, come quella del divorzio, per dare una soluzione a casi difficili, sanare e liquidare la piaga degli aborti clandestini e assicurare alle donne che ne usufruiscono un'assistenza gratuita. Perché tutte le donne lo sanno, e molte lo hanno sperimentato sulla propria pelle, che l'aborto è un trauma fisico e psichico, non rappresenta un punto di arrivo ma è una sconfitta, sia quando si è costretti a farlo con le "mammane", sia in cliniche di lusso in Italia o all'estero. Una scelta diversa c'è: è quella della contraccezione e dell'educazione sessuale. E' questa la via che bisogna seguire e cioè una maternità libera e consapevole.

Per tutto questo è indispensabile lottare come oramai si-fa da tanto tempo perchè le donne abbiano il diritto ad un posto di lavoro nella società: l'emancipazione e la libertà della donna inizia col lavoro.

E' attraverso il lavoro e l'indipendenza economica che la donna inizia il suo processo di emancipazione, di realizzazione della propria personalità e quindi di libertà.

L'8 marzo è la giornata internazionale della donna, un importante momento di lotta e di mobilitazione su questi temi, l'occasione per riproporre con forza gli obiettivi che il movimento femminile si è posto.

CI-IE INCUBO! MENO MALE CI-1E ERA UN SOGNO V CMILANODOMANI) zona 13, 9
AIUTO! COSA SUCCEDE ?

UN BILANCIO DELLA STAGIONE 1976

Un' anno di film a Milano

di Spectator

Com'è stato il '76? Un annaccio, dicono in molti. E ognuno, per un motivo o per l'altro ha le sue buone ragioni. In tempo di consuntivi (anche se, forse, siamo leggermente in ritardo) anche noi abbiamo pensato di fare un mini-bilancio. Naturalmente sull'argomento che ci sta a cuore (anche se non è detto, per carità, che il nostro sia il più importante!). Come è stato il '76 cinematograficamente parlando?

Certo il cinema è uno specchio sensibilissimo della nostra società e ne riflette a dismisura contraddizioni e drammi. La crisi economica può avere favorito - era inevitabile - i film disimpegnati, che infatti non sono mancati certo sui nostri schermi. Ma qualcosa di buono purtuttavia si è visto, sintomo di una seppur timida ma crescente richiesta di film magari popolari ma di buon livello. Caso strano quest'anno persino i sottogeneri (come la fantascienza, il western e l'orrido) hanno avuto i loro piccoli capolavori. E anche un colossal è riuscito a salire a dignità d'arte (il discusso ma interessante "Novecento" di Bertolucci).

Si sono anche visti numerosi interessanti film di paesi socialisti o comunque "rari"almeno per il noleggio (dalla Finlandia viene lo splendito "Uno sparo in fabbrica" di Ekko Kivikoski). Si tratta in genere di 'recuperi' (lo stesso "Sparo" risale al '73) che per altro in molti casi non hanno avuto una circolazione così ampia come si meritavano. In ogni caso, forse perchè siamo ancora all'inizio dell'anno, vogliamo interpretare questa parziale primavera del buon film come un buon auspicio. Ci sarà un seguito? Speriamo, chi andrà al cinema vedrà.

Per intanto ho provato a fare una pagellina dei film' più belli o comunque interessanti usciti a Milano nel '76. Eccola:

Miglior film politico italiano: "San Michele aveva un gallo" dei fratelli Taviani.

Miglior grossa produzione americana: "Qualcuno volò sul nido del cuculo" di Milos Forman

Miglior film tedesco (Germania

Occidentale): "Il caso Katherine Blum" di Volker Scholondorf e

M. Von Trotta

Miglior film inglese: "Mister Klein "di J. Losey

Migliore film musicale: "Il Flauto magico" di I. Bergman (da Mozart)

Migliore film di fantascienza:

"L'uomo che fuggì dal futuro" di G. Lukas (USA)

Migliore film dell'orrore: "Frustrazione (11 dr Phibes splende ancora)" di Robert Fuest (Gran Bretagna)

Migliore film da opera letteraria: "Il deserto dei tartari" di Zurlini (da Buzzati).

Altri film del '76 da non dimenticare:

"El Chacal di Nahvelthoro" di

M. Lettin; "C'era una volta un merlo canterino" di Ioseliani

(URSS); e "L'ultima donna" di M. Ferreri.

Difficile classificare quest'ultimo in un qualsivoglia genere E' un film drammatico o sociologico o piuttosto è una commedia di attualità?

Decidete voi. La trama è semplice: una coppia che si crea, si disgrega e finalmente si distrugge, anzi l'uomo finisce per evirarsi. Un discorso sulla coppia insomma condotto con rigore da uno dei registi più interessanti di questi ultimi anni (Ferreri è anche autore di "La cagna", "L'udienza" e, soprattutto di "Dillinger è morto". Un film che trascende il suo mero valore cinematografico per diventare anche un fatto di costume o il sintomo di una crisi del tradizionale rapporto uomo - donna. Però anche un film utile per meditare e comunque un efficace antidoto contro la pornografia di basso livello che ha infestato le nostre sale.

Qualche film erotico di buon livello (noi non siamo contrari all'erotismo, beninteso) si è comunque visto. Che il gusto del pubblico migliori anche in questo campo? Ce lo auguriamo, anche se le smanie censorie nel '76 non sono certo mancate. Ne ha fatto le spese anche 'Novecento', film che accanto a tematiche politiche, sociali o altro ne ha anche di spiccatamente erotiche. Per fortuna non si è ripetuta la ridicolaggine di "Ultimo tango" o di "Salò" (di Pasolini). Se ci facciamo tanti aguri per il '77 ce li facciamo anche su questo versante.

Parliamo del Piccolo Teatro

Incontro col responsabile dell'ufficio stampa

Nel nostro spazio dedicato al teatro, non poteva certamente mancare un angolo riservato al "Piccolo": per questo motivo ci siamo recati negli uffici del teatro in via Rovello, siamo entrati in uno di quei cortili che "fanno" ancora tanto "vecchia" Milano, e dopo un'infinità di corridoi abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il sig. Lunari che del Piccolo è il direttore dell'ufficio stampa.

La prima domanda rivoltagli era polemica e cattivella: nell'intervista da noi precedentemente fatta a Franco Parenti, attore del Salone Pier Lombardo, questi aveva infatti affermato che il suo teatro era nato "dall'esigenza di riempire il vuoto che realmente esisteva nello spazio culturale milanese che faceva capo da una parte al Piccolo Teatro e dall'altra a un teatro di consumo, di carattere privato".

In effetti, il Piccolo Teatro, così dice Lunari, non può coprire la richiesta che esso stesso ha creato. Il Pier Lombardo ha quindi certamente costituito un'aggiunta all'opera svolta negli ultimi trent'anni dal Piccolo, non un'alternativa.

e tempi, a volte anche diversi e contrastanti, si compone in una unica "sinfonia", per opezare un termine usato da Lunari. Il grande merito di Strehler è stato quello di aver dato la più esatta definizione di cos'è il "realismo" oggi, che non è certo quello di ricostruire con esattezza le scene come nella realtà (questo spetta al cinema). Il teatro deve andare più a fondo, cercare qualcosa di meno ancorato al dato tangibile, una via di mezzo tra l'astrattezza e il realismo.

rispetto a quello destinato ad un pubblico adulto, e a noi per farlo fino in fondo, afferma Lunari, mancano i mezzi. Infatti a parte "La bambola abbandonata" (una favola per bambini e forse per grandi) noi che siamo istituzionalmente destinati al pubblico degli adulti, continua Lunari, non possiamo distrarre forze che sono già insufficienti. Una civiltà, una società matura dovrebbe avere un teatro per ragazzi, oppure dotare il Piccolo di personale e mezzi adatti a provvedere a queste rappresentazioni.

Concludiamo citando un piccolo film (dopo tanti colossi come "Novecento" o "Il cuculo") che è anche, a nostro avviso, un piccolo gioiello del cinema poliziesco: "Marlowe, il poliziotto privato" (Nell'originale: "Addio mia amata" da un romanzo omonimo di Raymond Chandler). Nonostante il titolo balordo, la pubblicità che insiste solo sugli aspetti più immediati del film (sparatorie, agguati, ecc.) tralasciando quelli nascosti ( che poi sono di gran lunga quelli più interessanti) "Marlowe" è un film sensibile, ricco, un'amara riflessione sul mondo della violenza e del crimine americano. Una riflessione tanto più interessante in quanto è vista attraverso gli occhi stanchi e disincantati di un detective di Los Angeles: Phil Marlowe appunto. Una poco accorta campagna pubblicitaria ha fatto scambiare il film per uno dei soliti sottoprodotti - spesso reazionari - del genere 'nero'. A proposito: evitate con cura la serie italiana dei 'polizia chiede aiuto', 'il poliziotto si ribella', 'liberi armati' e così via, film che inneggiano all'ordine ma di quello che fa arrivare i treni in orario... Il film di Richard invece (che aveva diretto anche l'interessante western "Sudore fango e polvere da sparo") la dice lunga su un certo tipo di società e di mondo politico corrotto. Andatelo a vedere. E poi magari fate qualche parallelo.

Se prima le repliche di uno spettacolo raggiungevano il numero di 15-20, ora 350 non sono più sufficienti, questo è certamente segno dell'indubbio successo raggiunto da questo teatro, che si trova oggi, anche per motivi di spazio, a non poter soddisfare completamente la richiesta che gli viene dal pubblico. Questa è anche però una colpa, così dice Lunari, di una società che non ci fornisce i mezzi (ad es. un teatro più grande) per mantenere in vita tutti i nostri spettacoli.

A questo punto non poteva mancare un accenno a Strehler regista, il quale ha certo fortemente influenzato il discorso teatrale portato avanti dal Piccolo in questi anni, identificandosi quasi con esso. Se si esaminano le opere da lui realizzate ("L'opera da tre soldi", "Il giardino dei ciliegi", "Il campiello", "Le balcon" e altri spettacoli minori) ci si accorge della continuità di questo discorso che in vari modi

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Questo dimostra una indubbia crescita del pubblico: il "Giardino dei ciliegi", dice ad esempio Lunari, se fosse stato fatto venti anni fa così come oggi, non sarebbe stato assolutamente capito. Ciò sta a significare che il rapporto con il pubblico non è mai passivo, per "élite" però lo sarà sempre, perchè man mano che si alza il livello medio degli spettatori, si alza anche il livello medio del teatro, cioè la marcia degli uomini verso la comprensione avviene sempre a piramide. L'importante è però che queste minoranze non siano commisurate sul censo, ma affidate alla voglia e alla disponibilità di capire di ciascuno. Abbiamo parlato di comprensione dell'opera teatrale, ma che cosa fa la scuola in questo senso e cosa si aspetta il Piccolo da questa istituzione? Secondo Lunari il discorso è diverso se si parla di licei o di scuola dell'obbligo. Infatti mentre il teatro deve aspettarsi moltissimo dalla scuola dell'obbligo "va infatti ricordato che mentre il livello qualitativo degli spettacoli da noi prodotti è molto alto, il teatro non costituisce oggi una parte integrante della nostra cultura, ne è prova il fatto che una recita scolastica in Italia costituisce assolutamente un'eccezione", non deve invece aspettarsi nulla o quasi dai licei, in quanto un ragazzo che arriva oggi all'età di 14-15 anni è già uno spettatore adulto, e può avvicinarsi tranquillamente al teatro.

Per la scuola dell'obbligo invece è tutto diverso, anche il discorso che qui si deve sviluppare

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Il discorso riguarda dunque sempre le strutture: certo con più mezzi si potrebbe anche fare di più, e con una sede più grande far pagare il biglietto la metà di quello che costa oggi.

A chiusura del nostro discorso non poteva mancare una parte riservata al rapporto esistente tra il Piccolo e le altre compagnie, soprattutto quelle formatesi in questi anni, che portano avanti ognuna un discorso personale.

Lunari ha dato una risposta che non poteva non lasciarci un pò sorpresi: per lui sarebbe infatti come chiedere alla Juventus che rapporto c'è tra lei e quelli che giocano al calcio sul marciapiede. Non che Lunari lo reputi un fatto neeativo, sono però due cose molto diverse, il teatro fatto bene è difficile, e non si può pensare che in Italia sorgano 100.000 compagnie che fanno tutte del teatro bene (questo anche per il fatto che l'Italia non è una "nazione teatrale", dove il teatro entra a far parte integrante dell'educazione scolastica).

Dunque, stando a quanto dice Lunari, la possibilità di scelta rimane tra uno spettacolo fatto da professionisti, e l'esercizio diretto, gestito per proprio conto. Lasciamo a voi di giudicare se una via di mezzo possa o non possa esistere ed occupare un proprio spazio positivo di dialogo con il pubblico all'interno del panorama teatrale di una città come Milano.

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IL CONVEGNO DI « CRISTIANI PER IL SOCIALISMO »

La fede religiosa per cambiare la società

fi movimento dei Cristiani per il Socialismo (CpS) si costituì a Bologna nel settembre del 1973 sullo slancio di un processo avviatosi sin dagli anni '60 come conseguenza, e allo stesso tempo causa, della crisi della egemonia della chiesa cattolica come istituzione che portò alla rottura della unità politica dei fedeli che ritenevano naturale riconoscersi nella DC perchè così indicava la gerarchia.

I cristiani che si ritrovarono a Bologna però non erano dei semplici cristiani dissidenti, ma militanti che duramente e progressivamente avevano maturato una scelta di classe di chiara ispirazione marxista. Questi cristiani hanno rifiutato quella strumentalizzazione che la borghesia ha storicamente fatto della dottrina del Cristo, per impedire, per frenare la avanzata del movimento operaio e per vivere la propria fede all'interno della militanza nella sinistra italiana.

Il movimento nacque perciò su basi fortemente unitarie e fu pronto ad agire al fianco della si nistra in tutte le grandi scadenze che si sono presentate al paese in questi anni (referendum sul divorzio, elezioni '75, elezioni '76).

In mezzo a queste scadenze, i CpS hanno trovato modo di te-

nere un secondo convegno nazionale a Napoli nel '74, durante il quale venne confermata la positività delle loro proposte nei loro specifici settori di intervento.

Tale sottolineatura è fondamentale per ricordare che la funzione dei CpS non è solo quella di "essere al di là della barricata" per indicare la strada ai cristiani che sono ancora convinti della impossibilità di una scelta socialista per un credente.

La funzione dei CpS è perciò doppia:

-- contribuire a spezzare l'interclassismo democristiano e clericale che in buona parte si fonda sulla forma alienata della religione cattolica. Questa prima funzione è essenziale per la costruzione del socialismo in Italia in quanto porta un attacco ad un momento sovrastrutturale della società capitalista.

— contribuire ad approfondire quella che in Italia è chiamata "questione cattolica" in alcuni punti propri del movimento: ideologia religiosa, alleanza gerarchia/potere politico (vedi concordato), aborto, condizione della donna, insegnamento della religione, problemi della assistenza e anche nell'approfondimento della analisi di problemi ideologici quali, ad esempio, la discussione intorno alla validità della cri-

tica di Marx alla religione, oppure la ricerca di un nuovo modo di vivere la fede facendo si che essa sia veramente sorgente di Vita come Cristo insegnò.

Il movimento non è propriamente politico perché in esso militano persone di diversa estrazione partitica (sinistra storica e "nuova sinistra") e come conseguenza le sue analisi non portano a indicazioni politiche univoche: la sua è una funzione più propriamente culturale. Culturale non in senso intellettualistico, ma intendendo la cultura come strumento di maturazione politica, di presa di coscienza; perciò cultura come indispensabile strumento di vita e non come asettico momento di compiacimento individuale. Il movimento è perciò in continuo moto per sottolineare e ricercare una identità che non è, e non può essere, precostituita da pochi intellettuali, ma che è nata e continuamente si rinnova sullo slancio della militanza dei suoi componenti nei partiti della sinistra e nel sindacato.

Con questa tensione morale e politica continua il movimento ha vissuto un altro momento fondamentale (per un movimento di questo tipo ogni scadenza è fondamentale perché in esse si devono confermare la validità

dell'ordine, (screditate e ripudiate da molti per le ragioni che ci sono ben note e da coloro che dal marasma sociale ed economico traggono vantaggio) di fronte a fatti contro la legge non sanno più come comportarsi.

L'avversione per gli zingari è una forma di razzismo

A proposito degli zingari mi sembra che l'opinione più diffusa sia forse quella di chi li "rifiuta": sono sporchi, ladri, sfaccendati, ecc., perciò lungi da me.

A costoro di solito si obbietta: sono cittadini italiani come noi, sono esseri umani come noi, perciò diamogli accampamenti con i servizi igienici, scuole, ecc. Obiezione senz'altro giusta, che però ignora un fatto secondo me abbastanza importante, e cioè che gli zingari, con la loro "sporcizia" ed il loro "nomadismo", evocano oscuramente tutte le frustazioni che abbiamo subito nella nostra infanzia durante l'educazione alla pulizia e all' "ordine", e successivamente per l'obbligatorietà della scuola e del lavoro e delle varie "routine" quotidiane, divenendo in un certo senso il simbolo di un modo di vivere "diverso" che tutti abbiamo, più o meno consapevolmente, desiderato.

Pertanto la diffusa ostilità verso gli zingari potrebbe riassumere l'aggressività per i vincoli subiti e le libertà perdute e ]"`invidia" per chi, apparentemente almeno, ha saputo evitare i primi e vivere le seconde. E' chiaro allora che, se tutto questo è vero, anche i più logici argomenti sui "diritti" degli zingari non scalfiranno le cause di questa co-

sì diffusa ostilità.

E allora? E allora qui il discorso si complica e per restare nei limiti di un breve e pertanto necessariamente incompleto intervento, questo e gli altri "razzismi" resteranno fìnchè non riusciremo a costruire una diversa società nella quale sia possibile crescere senza distorsioni. Il che ovviamente non significa che non si debba lottare contro i vari "razzismi".

Numerose proteste ai vigili per i nomadi

Visto che le attività e il modo di vivere degli zingari è considerato da alcuni politici, religiosi, artisti e psicologi il più puro e genuino, a cui tutti si dovrebbero ispirale, non si comprende il perchè delle continue proteste della gente dovute al fatto che i nomadi si avvicinano sempre più a noi (magari forzando con chiavistelli la nostra porta di casa) per farci conoscere la loro "cultura".

Si poteva comprendere un certo disorientamento iniziale, ma ora non più, visto che tutti dovrebbero aver capito che questa situazione è irreversibile.

Gli zingari hanno ormai il diritto di fare quello che fanno gli altri, (la gente comune) e in più hanno la licenza di fare ciò che ad altri non è consentito.

In queste condizioni le forze

Molto spesso disposizioni relative a specifiche materie vengono annullate da circolari e da nuove disposizioni oda prese di posizione di alcuni gruppi politici che usando la loro influenza, condizionano pesantemente coloro che, investiti dei pubblici poteri, hanno il compito di prendere i provvedimenti opportuni, ma che invece fingono di non conoscere l'esistenza di macroscopiche questioni pur di non scontrarsi con interessi politici.

Quindi è bene che la gente che protesta sappia, senza scandalizzarsi, perchè il problema dei nomadi, presenti oramai in modo stabile in alcuni quartieri della città, non viene risolto e non si scagli invece contro coloro che fanno tutto quanto è in loro potere per prevenire e arginare questo fenomeno.

Ne è testimonianza l'impegno del Presidio dei Vigili della Zona che fin dal 1973 ha denunciato la situazione alle autorità competenti auspicando la ricerca di soluzioni che nel rispetto dei diritti di queste minoranze diano una risposta definitiva al problema.

In questa situazione giovedì 30 settembre 1976 per placare l'ira degli abitanti, i vigili della zona Vittoria unitamente agli agenti del 4 - Distretto di Polizia, hanno allontanato per l'ennesima volta gli zingari da via Salomone, pur sapendo che questo tipo di intervento non è altro che un'inutile perdita di tempo.

delle motivazioni di aggregazione confortandone l'attualità e appronfondendo gli strumenti per le analisi future) quale il convegno che si è tenuto a Roma il 7.8.9 gennaio, dal tema: "Crisstiani nella sinistra militanti nelle lotte di liberazione", che ha vi-

Come vive un giovane militare

Caro direttore, ho pensato di scrivere questa breve lettera per invitare tutti i lettori a prendere coscienza dei problemi, dei soprusi, delle ingiustizie, del completo scollegamento tra la vita civile, con tutte le sue lotte e i suoi problemi, e quella militare, così chiusa e distaccata dai reali bisogni dei giovani.

Tale distacco non è casuale, ma è fondamentale per chi vuole che l'esercito resti una entità a parte, staccata da ogni funzione sociale che non sia quella di strumento repressivo e di indottrinamento politico nelle mani delle forze conservatrici.

Vorrei ora presentare, sulla base della mia diretta esperienza, alcuni aspetti della vita di un militare di leva.

Come primo punto di analisi individuerei il tentativo di "spersonalizzazione " del! 'individuo.

Ciò avviene in vari modi, il principale dei quali è togliendo al giovane ogni spazio di tempo libero che può essere usato positivamente per pensare, discutere, diventare pienamente consapevole dei problemi che si vivono ogni giorno.

Mi è capitato di stare mezza giornata sotto un albero ad a-

sto la partecipazione di numerose delegazioni straniere. Ultima annotazione: il movimento è completamente autofinanziato e appunto per questo le difficoltà non sono poche.

Franco Cattaneo (della Segreteria milanese di CpS)

spettare che cadano le foglie per poi raccoglierle: questo è uno degli aspetti di quanto sia costruttiva l'esperienza del servizio militare, una continua violenza di tipo psicologico per distruggere ogni voglia di ribellarti al modo di vita che ti viene ogni giorno imposto, usando come ricatto e stimolo la sempre aspettata licenza che giunge come premio a chi non "sgarra' Infine parlerei delle riunioni di "educazione civica militare" in cui gli ufficiali in posizione di "educatore" insegnano il "buon comportamento" che un militare deve tenere in qualunque occasione. Si tratta di cose assurde ma che ognuno di noi deve accettare incondizionatamente, in pratica senza pensare, ed è questo il fine ultimo ed il vero significato di tutta la vita militare: imparare ad accettare ogni ordine anche se manifestamente contrario alle istituzioni repubblicane e agli interessi delle masse popolari.

Chiudo qui questa lettera sperando che quanto da me scritto sia di stimolo e rappresenti un contributo attivo alla presa di coscienza di un problema, quello del servizio militare, che coinvolge centinaia di migliaia di giovani ogni anno.

(lettera firmata)

Reggimento Piemonte Cavalleria Trieste

Assemblea pubblica sul consultorio

Anche nella zona 13 avremo presto un consultorio.

Per discutere i problemi che riguardano la gestione, la partecipazione al consultorio stesso la Commissione femminile del PCI

della zona 13 invita gli abitanti della zona a partecipare all'assemblea pubblica che si terrà venerdì 4 MARZO alle ore 21 presso il Centro Civico di Viale Ungheria.

I
A CM." DOMANI) zona 13) 11
Aldo Violini (Capo dei Vigili urbani della zona 13)
Lzona 13) 4 L.
posta dei lettori

L'APERITIVO A BASE pi CARCIOFO

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11.41140 DOMANI) Via Mecenate 25 - Supplemento a Ticinia Notiziario Aut. Trib. di Milano n. 232 del 4.6.73 Dir. Resp. Luciano Capitini - Stampa: Coop. "IL GUADO" - Robecchetto con Indunozona - tel. 0331/881475 - Comitato di Redazione: Mario Caccia, Mimmo Casucci, Felice Fava, Luigi Gilio, Marina Muzzani, Adriano Zagato, Paolo Zucca - Amministrazione: Flavia Sellini - Grafica: Renato Magni - Foto: G. Carlo Maiocchi - Disegni di: Cluet, Miceli, Pinotti, M. Vaglieri.

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