Milano 19(58)

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minano 19

Mensile di informazione politica e cultura

Anno VI - N. 11 - Novembre 1982 L. 400

Per effetto della legge finanziaria Una spirale di rincari presto bus a 700 lire?

Il governo pretende l'applicazione di tariffe a livello europeo per servizi a livello sudamericano.

La posta di Sebastiano del Piombo

Facendosi interprete delle esigenze dei cittadini, emerse anche dai risultati di un sondaggio condotto recentemente, a mezzo di un questionario, dal Comitato di Quartiere, la sezione Luglio 60 del P.C.I. ha presentato al Consiglio di Zona 19, in apertura della seduta del 18 ottobre scorso, una serie di richieste relative alla sistemazione della viabilità e dei trasporti a Trenno.

Risparmiare il 20% sulla spesa

Manutenzioni per scuole e strade

I mestée de la Milan de semper

Per quanto si riferisce al problema dei trasporti attualmente Trenno è collegato al resto della città da una sola linea di autobus, la 72, che per via Gorlini, via Novara, via Rembrand e via Rubens raggiunge la stazione della MM di piazza De Angeli con un lungo tragitto, notevolmente rallentato nelle ore di punta. Per questo i cittadini del quartiere chiedono che venga al più presto attuato un collegamento automobilistico pubblico con la più vicina (e più facilmente accessibile dato il minor traffico) stazione

M M Bonola suggerendo che la linea 72 proveniente da via Novara lungo la via Gorlini venga fatta proseguire, oltre piazza Scolari per via Lampugnano, via Angioletti, via Torrazza, via Cilea fino a piazza Bonola, con ritorno da via Cilea, via Torrazza, via Rizzardi, piazza Scolari e quindi lungo l'attuale percorso.

Per quanto riguarda la viabilità i cittadini di Trenno lamentano che non si sia ancora provveduto all'installazione di un semaforo all'incrocio tra le vie Ratti, Rizzardi, Lampugnano e Gorlini, che risulta essere molto pericoloso — come testimoniano i numerosi inci-

Pensioni tra mito e realtà

Una storia che riguarda ancora lo IACP (Istituto Autonomo Case Popolari). A raccontarla è stata la stessa sfortunata ed involontaria protagonista. Si chiama Consiglia Principe, trent'anni, di professione grafico. Poliomelitica, si muove grazie alle stampelle od alla carrozzina.

Abita in uno stabile dell'IA C P in via Ricciarelli 22, a San Siro, in un monolocale

denti, anche gravi, verificatisi — specie per i veicoli provenienti da via Lampugnano e da via Ratti, che hanno la visuale impedita sulla sinistra ed ai quali gli specchi attualmente installati offrono ben poco aiuto ad avvistare in tempo utile i veicoli che percorrono, a velocità spesso sostenuta, la direttrice via Gorlini-via Rizzardi.

Ultima, ma non meno importante, è la questione dell'illuminazione pubblica che risale ancora ad una sessantina di anni fa e che risulta attualmente ampiamente insufficiente per le esigenze del quartiere.

Nella foto l'incrocio tra le vie Ratti, Rizzardi, Lampugnanoe Gorlini.

Il prezzo del biglietto dell'autobus, del tram e del metrò rischia di lievitare a dismisura. Dall'anno prossimo salire su un mezzo pubblico urbano potrà costare anche 500, 600 o 700 lire. Più di quanto non indichi la stessa legge finanziaria (400 lire la corsa e abbonamenti maggiorati del 50%). Se il provvedimento del governo resta così com'è non ci saranno alternative: ai cittadini toccherà subire quest'altro pesantissimo salasso. E vediamo perché. Quest'anno il fondo nazionale trasporti è stato previsto in 2.900 miliardi di lire (ma a fine esercizio non saranno meno di 3.150). Per il 1983 invece di garantire la stessa cifra, più il 13/0 (che è il tasso di inflazione programmato), Palazzo Chigi ha tagliato i fondi con la mannaia: solo 2.600 miliardi. Il resto — si

Trenta metri quadrati per sopravvivere

Tre casi personali veramente unici nella propria esperienza umana. Ce ne è abbastanza per sconvolgere equilibri familiari e psichici

"Ecco! vedi dove abitiamo! è tutto qui! trenta metri quadrati una sola stanza con un angolo cottura e un bagno microscopici. Ti sembra possibile andare avanti così?'.

Stiamo parlando con Luigi, un nostro lettore che lo scorso mese ha inviato una lettera al nostro giornale denunciando la propria situazione abitativa.

Con lui abitano la madre settantacinquenne e la moglie Concetta. L'appartamento al quarto piano di uno stabile IACP senza ascensore di S. Siro, è veramente piccolissimo. Sembra impossibile che tre persone riescano ad avere una vita regolare in uno spazio tanto angusto.

Che vita può avere una cop-

pia in un monolocale dove la presenza continua di una terza persona ostacola ogni tipo di rapporto. Ce ne è abbastanza da sconvolgere equilibri familiari e psichici solidissimi. Ma in questo caso si sta parlando di tre casi personali veramente unici nella propria esperienza umana.

Luigi, 42 anni, è stato dichiarato invalido civile in quanto soffre da almeno un decennio di handicaps psichici.

Per questo suo problema ha perso il lavoro e non riesce a trovarne stabilmente un altro. Inviato dall'Ufficio di Collocamento in diverse aziende è sempre stato respinto o messo in condizioni tali da rinunciare al lavoro.

Anche sua moglie Concetta, 29 anni, è in trattamento psicoterapeutico e farmacologico da alcuni anni presso la stessa struttura dove è assistito il marito cioè il Centro di Psicologia Clinica della Provincia di Milano. Lavora come impiegata all'INPS e il suo reddito è quello che sostanzialmente consente alla famiglia di vivere inquanto sia Luigi che sua madre, anche lei invalida civile, hanno solo due pensioni minime di invalidità. La madre settantacinquenne ex malata di TBC e con alle spalle numerosi ricoveri in sanatori e ospedali psichiatrici "è parzialmente autosufficiente e quindi costretta in casa tutto il giorno limitando così la libertà segue in ultima

dice -- lo trovino le aziende aumentando il prezzi (ai livelli accennati).

Una prima stima riconduce a 500 miliardi il maggiore introito delle aziende. Ma questi conti sono fatti immaginando che resti invariato il numero degli utenti. Invece a questi aumenti corrisponde sempre, statistiche mondiali alla mano, una diminuzione dei passeggeri del 1520%. Ne consegue che, per ottenere quei 500 miliardi, i prezzi dovranno essere aumentati ancora, appunto a 500, 600 o 700 lire. E questo lasciando per un attimo da parte l'aspetto non meno drammatico dell'appesantimento del traffico privato.

Abbiamo visto a quali condizioni sarà possibile coprire per 1'83 la spesa dei trasporti pubblici. Ma questi 500 miliardi risparmiati dallo Stato alla fine faranno aumentare di 1.600 miliardi il costo del lavoro, per via degli scatti di contingenza (2,5 punti) provocati dal rincaro degli abbonamenti inseriti segue in ultima

Progetto casa: Il C.d.Z. 19 chiede una sospensione

Con una delibera approvata il 18 ottobre scorso il Consiglio di Zona 19 ha chiesto all'Amministrazione comunale di sospendere l'approvazione del "Progetto casa" per quanto si riferisce all'intervento previsto a nord di via Quarenghi, perché sull'area interessata vi sono una cultura agricola pregiata, impianti sportivi (2 campi di calcio e 4 di tennis della società La Vedetta), un'area a bosco ed un'area già sfruttata come cava e pertanto di difficile utilizzo. Ha quindi proposto uno studio fra Amministrazione centrale e Zone 19 e 20 e chiesto un incontro a breve termine per valutare gli insediamenti aggiuntivi ipotizzati ed eventuali fra via Cilea e Trenno e fra Molino Dorino ed il San Leonardo-G2, assieme ad una verifica del Piano Particolareggiato della Spina del Gallaratese rispetto alle esigenze ancora insoddisfatte ed a quelle nuove che insorgono o si modificano.

(a Pagina 5)

íl pwib Il nemico numero uno

"che per me — spiega - è troppo piccolo". "Qui —aggiungesono costretta a trascinarmi per terra, perché con la carrozzina non mi posso girare e con le stampelle finisco con l'inciampare ovunque, perché è tutto troppo stretto. Neppure in bagno riesco ad arrivare...". Per questo, per qualche metro quadrato in più che le consenta di muoversi con la carrozzina o segue in ultima

Parole come sdegno, indignazione, orrore ci paiono limitative per esprimere ciò che abbiamo provato, e tuttora proviamo, di fronte all'orrendo crimine consumato a Roma, davanti alla Sinagoga, contro cittadini italiani di religione ebraica. Si è trattato di un crimine che non possiamo che definire nazista, commesso non soltanto contro la comunità ebraica, ma contro tutto il popolo italiano, contro la libertà, contro la democrazia conquistate in questo nostro paese con il sangue e con immensi sacrifici di tutti. E tra questi tutti parte importante sono indubbiamente gli ebrei. Nomi ebrei fanno parte della cultura, della storia, del lavoro, della Resistenza su cui la nostra Repubblica fonda le sue basi. Chi, dietro qualsiasi etichetta cerchi di na-

scondersi, ha lanciato bombe, sparato, ferito ed ucciso davanti alla Sinagoga di Roma non ha certo operato nell'interesse della legittima aspirazione del popolo palestinese ad avere una patria, ma ha mirato soltanto ad approfondire il fossato già esistente tra ebrei e palestinesi ed a scavarne uno nuovo che dividesse gli italiani di religione ebraica dagli altri, per isolare i primi in un "ghetto" e seminare Ira i secondi i germi nefasti dell'antisemitismo.

È un disegno al quale tutti dobbiamo opporci, perché l'antisemitismo ed ogni altra forma di razzismo non colpiscono soltanto gli ebrei od altri popoli che ne siano vittime, ma sono il nemico numero uno di tutta l'umanità. Un nemico che dobbiamo combattere e sconfiggere tutti uniti.

Milano dal fascismo a piazza Fontana 11 Quartieri cronaca Trasporti, viabilità, illuminazione Ancora
problemi non risolti
Trenno
tre
per
La casa non è solo un tetto
Secondo PIACP Handicappata? Troppo grande un monolocale

Rileggiamo per l'ennesima volta l'articolo "Non c'è decentramento senza partecipazione" pubblicato su Milano 19 settembre '82; l'unica domanda che ci viene alla mente è se il sig. Ennio Tacchi abbia mai partecipato attivamente a quelle numerose riunioni di commissione e consiglio di zona dove comitati nati SPONTANEAMENTE tra i cittadini della zona, presentavano i loro programmi, le loro idee di lavoro.

Le sottoscritte hanno avuto la "fortuna" di essere promotrici in questi ultimi due anni (tanti sono gli anni del C.d.Z.) nel quartiere S. Siro, di ben tre comitati: Comitato contro la discoteca di via Ricciarelli, Comitato contro le tossicodipendenze e ultimo Centro di Iniziativa Culturale (Polisportiva popolare).

Come si può notare gli argomenti sono vari e tuttora pensiamo siano libere esigenze di cittadini che hanno tentato di "partecipare alla cosa pubblica".

Tentato di farsi promotori di iniziative che potessero andare a completare quello che è un insufficiente programma di zona. Non è nostra intenzione ravvivare il nodoso problema della discoteca "Le Cinéma", struttura che se fosse interessata realmente al nostro C.d.Z. probabilmente non avremmo "perso tanto tempo" in incontri con consiglieri comunali, assessori e C.d.Z., ma avremmo ottenuto un centro culturale, libera esigenza degli abitanti del quartiere.

Il Comitato contro le tossicodipendenze, voleva intervenire concretamente (centro di primo accoglimento) sulla piaga che sempre più spesso miete giovani vittime nel nostro Paese.

Il nostro quartiere non è immune da tale questione e come giovani ci sentiamo coinvolti direttamente in possibili iniziative che possano attenuarla, inutile ribadire il poco sostegno da parte del C.d.Z. ed un conseguente scoraggiamento da parte dei promotori.

Ultimo nel tempo il Centro di Iniziativa Culturale, pubblicizzato anche dal vostro giornale; altro tipo di proposte di lavoro: ricerca di spazi ricreativi e culturali nel quartiere (che non siano le discoteche!), loro gestione da parte del cittadino che diventa protagonista e non solo spettatore di una attività culturale.

Gli spazi a fatica, sono stati individuati ed ottenuti (aula magna del liceo Vittorio Veneto), i programmi di lavoro formulati e presentati alla commissione cultura del C.d.Z., ma "stranamente" o arrivavamo sempre in ritardo o non essendo un "Comitato di gestione, previsto dal regolamento comunale" non avevamo alcuna credibilità per eventuali piccoli finanziamenti alle nostre iniziative.

Non si pensi che per questo si abbandonarono subito i nostri propositi, anzi AUTOFINANZIANDOCI abbiamo potuto portare a termine il programma che comprendeva proiezioni cinematografiche, spettacoli musicali e teatrali.

E proprio per uno spettacoli teatrale, che doveva essere fatto per le vie del quartiere S. Siro a giugno, si è andati all'ennesimo incontro-scontro con rappresentanti del C.d.Z. che, con la loro solita superficialità, non considerandoci istanze di una parte di cittadini vogliosi di collaborare a migliorare la qualità della vita in quartiere, di rinvio in rinvio (con tutto il peso morale e politico che queste scelte comportano) hanno fatto cadere nel nulla lo spettacolo. Questi sono pochi esempi, ve ne sarebbero molti altri che in un articolo non possono essere espressi con chiarezza, di un rapporto tra cittadini, che non si sono accontentati di votare e basta, e un C.d.Z. i cui rappresentanti troppe volte etichettando i vari Comitati di quartiere come organizzazioni illegali, preferiscono rimanere "seduti sulla loro sedia" senza troppi problemi.

da Tino al Casaro

Nel settembre 1980 mi recai con tutta la famiglia alla succursale del Comune sita in piazzale Accursio e sbrigammo le pratiche per le carte d'identità valide anche per l'estero (forse nella reciproca segreta ma vana speranza di ritornare scapolo o nubile). Richiesi la plastificazione dei documenti, ma mi riferirono che al momento non erano in grado di farlo e non approfondii.

Dopo quasi due anni la carta d'identità di un mio figlio minore, a causa del cartoncino fatiscente, si tagliò in due per cui ritornammo in detta succursale, senza la moglie (altrimenti impegnata) e quindi senza la possibilità di avere il nuovo documento valido anche per l'espatrio: mia moglie poteva infatti nel frattempo aver cambiato idea. Richiesi nuovamente la plastificazione della carta d'identità e una gentile signora allo sportello mi rispose che queste ope-

razioni venivano fatte soltanto nella "Sede Centrale", che mi raffigurai subito come un luogo dove la plastica viene gelosamente custodita in una camera corazzata. Quindi dovetti esibire la mia carta d'identità per la sua identificazione, che mi venne restituita con la fotografia staccata: potei considerarmi fortunato perché la signora addetta, che aveva visto, me la riattaccò con una ben nota qualità di colla (avrei dovuto altrimenti rifare anch'io il documento se ciò fosse avvenuto a distanza di pochi metri e senza autorevoli testimoni); pensai che forse la polizia scientifica analizza anche il tipo di colla.

Ad ogni modo sembra che recentemente sia uscita una nuova legge che regolamenta le modalità del rilascio ed il tipo delle suddette carte d'identità. Speriamo bene. Roberto

Perchè l'IACP non provvede?

Davanti alla portineria dello stabile contrassegnato con il numero quattro in via Preneste, a San Siro, è affisso da tempo, e ben visibile, un cartello con divieto di sosta, con sotto la scritta "proprietà privata".

Tale cartello è stato affisso per lasciar libero il passaggio di accesso al cortile in caso di necessità. Invece è accaduto più di una volta che autolettighe chiamate d'urgenza per il trasporto di malati gravi non hanno potuto entrare nel cortile, il cui accesso era ostruito da autovetture parcheggiate sul passaggio, proprio nella zona che dovrebbe essere di "sosta vietata".

Visto che in tale zona le auto sono parcheggiate pressoché in permanenza (se

una si sposta quasi subito ce n'è un'altra che ne prende il posto) gli inquilini dello stabile hanno più di una vclta chiesto l'intervento dei V;gi li Urbani, i quali però, pur riconoscendo la legittimità del cartello, hanno dichiarato di non poter far nulla in quanto si tratta di area di proprietà privata e loro possono intervenire soltanto su aree pubbliche.

Non metto minimamente in dubbio quanto affermato dai vigili, ma, come deduzione logica, mi vien fatto di pensare che allora a far rispettare il divieto dovrebbe essere il proprietario dell'area, in questo caso l'IACP.

E allora, mi chiedo, perché l'IACP non provvede?

L'insegnante di religione

Dalla lettura dell'articolo apparso su Milano 19 nel numero di maggio 1982 a titolo "La scuola pubblica deve essere laica" sono emerse alcune inesattezze.

Al paragrafo "Propaganda senza controllo" è scritto testualmente: "... la cattedra di religione è diventata luogo dal quale l'insegnante può dissertare su tutto e su tutti senza controlli e senza rispondere a nessuno (che non sia l'autorità ecclesiastica)...".

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Vogliamo precisare che:

1 - Gli insegnanti di religione vengono nominati dal Provveditore agli studi, su proposta della Curia arcivescovile, dopo aver superato i corsi previsti alla Facoltà di Scienze Religiose;

2 - devono presentare la loro programmazione e rispondere del loro operato al capo d'istituto ed al Provveditore agli studi dal quale sono stati nominati.

Caro Milano 19, nelle aule delle scuole elementari e medie, alle spalle dell'insegnante, è applicato il Crocefisso e gli alunni avanti l'inizio della lezione si fanno il segno della santacroce e recitano una preghiera. Questo in base alla legge fascista numero 577 del 5 febbraio 1928, ancora in vigore.

Ma è mai possibile che dopo 36 anni di Repubblica e quasi 40 dalla cacciata del governo dittatoriale mussoliniano sia ancora in vigore tale legge? Quanto si aspetta per farla annullare? Ma perché gli alunni figli di genitori atei oppure di gente che professa altre religioni de-

Come San Sito 11 Gallaretese

Fino ai giorni della strage di Tell El Zataar quando sentivo parlare di "campi palestinesi" mi immaginavo delle baracche recintate messe da qualche parte vicino alla città di Beirut.

Ma quando la televisione ha mostrato le immagini delle stragi ho capito improvvisamente che quei "campi" erano i quartieri popolari della città: come dire a Milano San Siro, o il Gallaratese, la Bovisa o la Barona, a Torino borgo San Paolo, a Genova Cornigliano, a Roma Centocelle e così via. E in quei giorni, ogni volta che la strage si ripeteva, io vedevo San Siro, il Gallaratese, la Barone, borgo San Paolo, Cornigliano, Centocelle con le case alveari che crollano una dopo l'altra, seppellendo migliaia di persone che ci vivono. Vedevo le donne stuprate e i bambini sgozzati a Milano, a Torino, a Roma. Questo succede quando si esce di perifrasi.

E allora la furia non riguarda solo i poveri palestinesi, ma diventa un fatto nostro. E ci viene in mente che allora anche la famosa Svizzera del Medio Oriente, la Beirut degli anni Sessanta che molti rimpiangono era pur sempre quella dei quartieri ricchi, quella dei cristiani; e la Beirut pezzente c'era già allora ed era quella dei quartieri popolari, dove, guarda caso, vivevano i musulmani e Felice Riva no.

Allora i quartieri popolari sono quelli che vengono chiamati "campi" dai quartieri "residenziali" di tutto il mondo, naturalmente anche dai "quartieri residenziali" dei paesi arabi; e allora però almeno noi dobbiamo cominciare a chiamarli quartieri popolari e non "campi".

vono essere obbligati ad uscire dalle aule e subire tali umiliazioni? Ma le scuole sono luoghi di educazione oppure di devozione?

Non si potrebbe sostituire questi crocefissi con una foto del Presidente della Repubblica in tutte le aule delle scuole?

Qualcuno potrà obiettare che ogni sette anni queste foto dovrebbero essere cambiate: ma questa non sarebbe un'occasione di più per spiegare a tutti gli alunni e studenti il sistema costituzionale esistente nella nostra Italia?

Grazie per l'ospitalità. Cesare Pavani

Scrivete lettere brevi, indicando con chiarezza nome, cognome ed indirizzo. Chi desidera che in calce non compaia il proprio nome ce lo precisi. le lettere nonfirmate, o siglate, o con firma illeggibile, o che recano indicazioni come "un gruppo di..." (che non rechino almeno una firma) non vengono pubblicate. La redazione si riserva di accorciare gli scritti pervenuti che risultassero troppo lunghi.

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novembre 1982 milano 19 - pagina 0 0 0 o . ettere li prezzo della partecipazione La carta d'identità Luogo di studio o di preghiera?
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Compaiono nelle strade le prime utilitarie

Ma se le possono permettere soltanto gli "arrivati" mentre la crisi continua e la disoccupazione aumenta

Il 14 gennaio 1932, in una serata conviviale che ormai si andava avviando a diventare un appuntamento importante e consueto per il mondo culturale, e non soltanto milanese, il premio Bagutta, giunto alla sua sesta edizione, venne assegnato, nella trattoria sita nell'omonima strada, dietro piazza San Babila, a Leonida Repaci (già collaboratore dell'Ordine Nuovo di Antonio Gramsci) per il romanzo "I fratelli Rupe".

Un paio di settimane dopo, il 1° febbraio, per l'esattezza, Piero Biffi, pronipote del fondatore di una famosa stirpe di caffettieri, aprì in piazza della Scala, di fianco all'ingresso princiaple del teatro, un nuovo locale: il "Biffi Scala", l'elegante bar-caffé che di lì a qualche anno ispirerà una popolare canzonetta e che subito divenne il ritrovo notturno di cantanti, musicisti, scenografi, appassionati della lirica (quelli con il portafogli pieno) e rappresentanti della Milano che contava finanziariamente e politicamente, quali il direttore del Conservatorio Pick Mangiagalli, il podestà duca Marcello Visconti di Modrone, il maestro Umberto Giordano, il pittore Achille Funi, il critico Giovanni Titta Rosa e via dicendo.

In quegli stessi giorni faceva la sua comparsa nelle strade milanesi la "Balilla", la prima auto utilitaria (si fa per dire) uscita dalle officine Fiat di Torino, i cui dirigenti nel sceglierne il nome avevano certo voluto rendere omaggio al regime ed in particolare alla sua organizzazione giovanile, ro.N.B.Opera Nazionale Balilla, che si preoccupava di inquadrare in maniera militaresca i giovani dai sei anni in su, per farne futuri soldati da mandare, di lì a qualche anno, a farsi ammazzare un

po' in tutta l'Europa ed in Africa, per le ducesche utopistiche smanie espansionistiche. La nuova vettura, con tre marce, due porte ed una velocità massima di 85 chilometri all'ora, era definita dalla propaganda "per l'automobilismo del popolo", ma in realtà il popolo non poteva certo permettersi il lusso di comprarla visto che costava ben 10.800 lire, vale a dire quanto lo stipendio di un anno, ed anche qualche cosa di più, di un impiegato pagato già, per quei tempi, bene. Così la Balilla, cui subito i cantastorie dei bastioni dedicarono una gustosa "bosinada" (filastrocca dialettale) accompagnandosi con la chitarra, finì con il diventare, anziché del popolo, l'auto dei professionisti, degli assi del calcio, come Giuseppe Meazza, il Peppin nazionale, centravanti dell'Ambrosiana (o dell'Inter come ancora molti la chiamavano), di raffinati scrittori, come Dino Buzzati, o di commercianti arricchiti, che in attesa di avere, a pagamento si intende, una commenda cominciavano con il farsi stampare i biglietti da visita con il nome preceduto da un "comm.", che avrebbe potuto benissimo essere inteso come abbreviazione tanto di commendatore, quanto di commerciante. Così si mettevano al riparo da eventuali accuse di abuso di titolo.

Le cave di periferia diventano laghetti

La Balilla divenne in tal modo un simbolo di chi era "arrivato". Certo, non dava ancora il prestigio di altre vetture più grosse e più costose, ma era già qualcosa, un'inizio, ecco, sufficiente per suscitare le invidie dei molti che ancora non se la potevano permettere e che erano

costretti, se avevano abbastanza soldi, a servirsi di uno dei 1600 taxi che c'erano o, se avevano nostalgie romantiche o, più p rossicamente, volevano risparmiare, visto che la corsa costava meno, di uno dei vecchi "brum", le carrozze pubbliche trainate da un ronzino, spesso tutto pelle e ossa, e guidate da un "brumista" con tanto di cilindro, così chiamate dai milanesi per corruzione da Brougham, il lord inglese che aveva dato il suo nome ad una elegante carrozza a quattro ruote.

A quelli che non potevan neppure permettersi di andare in taxi o in brum, ed erano la maggioranza, non restava che andarsene in bicicletta, se avevano abbastanza soldi per comprarsene una anche di seconda terza mano, magari alla Fiera di Sinigallia, in via Calatafimi, prendere il tram, o, se non avevano neppure i venti centesimi per pagarsi la corsa in tram, andarsene a piedi, attenti a non farsi investire dai neoautomobilisti.

Ma se la "quattro ruote" restava un sogno che soltanto pochi potevano realizzare, tutti potevano accontentarsi della rotella, una sola però, dello yoyo, il gioco importato fresco fresco, proprio nel 1932, dagli Stati Uniti d'America, da dove la Rinascente aveva fatto arrivare appositamente anche due "maestri" perché insegnassero ai milanesi la difficile arte di far andare su è giù la rotellina lungo il filo. Un divertimento a buon mercato, cui si dedicavano non soltanto i bambini.

Milano a quel tempo aveva 16 teatri (fra cui quello di via delle Erbe, aperto proprio nel 1932, mente nello stesso anno il teatro Eden venne trasformato in sala cinematografica) nonché 8 cinema-teatri ed un nu-

mero di sale cinematografiche che andava via via crescendo, ma il prezzo di ingresso, specie nei primi, era spesso troppo elevato per le possibilità di chi non disponeva che di un salario da operaio. Così, chiusi dai fascisti, il più delle volte dopo averli distrutti, i circoli socialisti e cooperativi, agli operai non restava per il loro tempo liber (del resto molto limitato) che l'alternativa dell'osteria o del dopolavoro, o meglio dell'O.N. D. Opera Nazionale Dopolavoro, una creatura del regime preoccupata, più che di adeguarsi alle esigenze dei suoi associati, di seguire le direttive che le venivano impartite dall'alto, imponendo ai suoi aderenti distintivi, divise, gerarchie e portamento marziale.

Intanto le cave della periferia, da dove si estraeva la sabbia per le costruzioni, avevano messo in luce diversi laghetti, che subito dei privati si precipitarono a sfruttare facendo luoghi di ritrovo, a pagamento si intende, con bar, barche a noleggio ed altro come al Porto di mare, fuori porta Romana, tra Rogoredo e Chiaravalle, o al Miralago, nei pressi di Lambrate. Unico a salvarsi dalla speculazione privata fu il Redecesio a Segrate, subito fuori di Lambrate, trasformato in dopolavoro per i tramvieri.

Le tartarinate del "decennale"

I ricchi, invece, i figli dei finanzieri andati a studiare in Inghilterra, avevano scoperto ed importato, dalla Gran Bretagna si intende, il gioco del golf ed alla domenica andavano a giocarlo a Varese, disdegnando il primo minigolf milanese, che era stato allestito, con scarso successo, nel maggio 1931 in piazza Duse, allora alberata. E se per un motivo o per l'altro non potevano andare a giocare al golf la città, malgrado la crisi economica del 1929 fosse ancora ben lungi dall'esser finita, offriva, a chi aveva soldi da spendere, mille occasioni di divertirsi e di sfoggiar ricchezze. Proprio in quei tempi qualche cronista straniero scrisse che i vestiti ed i gioielli che si potevano ammirare a Milano ad una prima della Scala od in altre occasioni mondane superavano di gran lunga, per splendore, quelli che si potevano vedere a Parigi, o a Londra o a New York.

Forse quei cronisti non si rendevano conto, o fingevano di non capire, che quanto vedevano era il frutto dell'Italia che divorava se stessa con la politica dei lavori pubblici. Gli italiani, in poche parole, avevano rubato agli italiani (una pratica non ancora caduta in disuso) in una specie di nuova edizione, riveduta e corretta, della "battaglia di Maclodio" (quella dove, nel 1427 i veneziani, guidati dal Carmagnola, sconfissero le truppe viscontee comandate da Carlo Malatesta), con la variante che la guerra ed il saccheggio fratricidi venivano compiuti secondo una tecnica più moderna e meno eroica.

Ma la cecità di quei cronsti faceva comodo al regime, tutto preoccupato di dare all'estero una buona immagine di sé stesso, specie in quell'anno in cui celebrava il suo "decennale". Per l'occasione venne a Milano Mussolini, che il 25 ottobre 1932 parlò ai milanesi radunati in piazza del Duomo, molti portativi intruppati dalle organizzazioni fasciste di partito, giovanili, dopolavoristiche o sindacali, ma molti altri, bisogna pur dirlo, andativi spontaneamente, magari solo per curiosità, come qualcuno dirà più tardi. A quella folla il duce, con le mani sui fianchi e con accenti profetici (quale cattivo profeta!), disse: "Quando in piazza Belgioioso io dissi che il regime fascista aveva davanti a sé sessant'anni erano i primi tempi. Oggi con piena tranquillità dico a voi, moltitudine immensa, che il ventesimo secolo sarà il secolo del fascismo (applausi), sarà il secolo della potenza italiana (applausi), sarà il secolo durante il quale l'Italia tornerà per la terza volta ad essere la direttrice della civiltà umana (grande ovazione), perché fuori dei nostri principi non c'è salvezza, né per gli individui, né, tantomeno, per i popoli (applausi)". E la tartarinata entusiasmò molte anime tarasconesi avvolgendole in un miraggio ingannatore.

Cresce la crisi, ma si deve tacere

Al di là delle tartarinate la situazione era tutt'altro che rosea. Le industrie (e Milano era il cuore dell'industria e dell'economia italiana) non riuscivano ad uscire dalla crisi.

Nel 1931 era stata fondata la Sofindit (Società Finanziaria Industirale Italiana), sostituita due anni dopo dall'I MI (Istituto Mobiliare Italiano, tutt'ora in vita), con un compito di primo intervento per finanziare le aziende in crisi. Ma tale strumento si dimostrò insufficiente quando scoppiarono le difficoltà nelle tre grandi banche italiane, una milanese, la Banca Commerciale Italiana (fondata nel 1894 con capitali tedeschi e poi confiscata durante la prima guerrà mondiale), la seconda, il Credito Italiano, genovese, ma con direzione generale a Milano, e la terza romana, il Banco di Roma, le quali, secondo la tradizione bancaria italiana, avevano investito in impieghi mobiliari a medio e lungo termine i soldi dei depositanti a breve termine e così si erano venute a trovare in una situazione di estrema scarsità di denaro liquido. Intanto la disoccupazione continuava ad aumentare. Operai ed impiegati rischiavano di esser licenziati da un giorno all'altro (non c'erano né cassa integrazione, né sindacati che difendessero i lavoratori, né statuto dei lavoratori) mentre da ogni parte d'Italia, ma in particolare dal Meridione e dal Veneto, giungevano a Milano masse di emigrati, che, spinti dalla speranza di un'occupazione sfidavano le leggi di allora

che non consentivano di avere un posto di lavoro (regolare, naturalmente) se non si aveva la residenza nello stesso comune e non concedevano la residenza a chi non avesse un'occupazione regolare.

Così i nuovi arrivati andavano a gonfiare le file del lavoro nero e della sottoccupazione. spesso malvisti dai lavoratori milanesi, che vedevano in loro pericolosi concorrenti disposti (per necessità) ad accettare di lavorare per paghe più basse di quelle correnti ed ad essere docili succubi del padrone, da cui potevano essere sempre ricattati con la minaccia di esser rispediti dalle autorità a far la fame al loro paese di origine.

E intanto né milanesi, né immigrati potevano protestare, specie in pubblico. In tutte le osterie, nei bar, nei ristoranti e nelle trattorie (pizzerie non ce ne erano ancora) erano state affisse delle targhette gialle con la scritta "Qui non si fa politica", dove per politica si intendeva ovviamente ogni critica al regime. Così se non si voleva incorrere in qualche guaio, visto che i locali pubblici non di rado pullulavano di spie e di provocatori fascisti, non restava altro che parlare delle vittorie di Alfredo Binda odi Learco Guerra (grandi corridori ciclisti del tempo, sempre antagonisti tra loro), o del Milano (il Milan), che giocava a San Siro, oppure dell'Ambrosiana (linter), che giocava ancora all'Arena, sul campo dove ogni 21 aprile, "natale di Roma", balilla, avanguardisti, piccole e giovani italiane si esibivano in "saggi ginnici" alla presenza del "federale" e dei loro genitori, che sembravano non sapere, od aver dimenticato, che soltanto fino ad una decina di anni prima, o poco più in quello stesso emiciclo ogni primo maggio ed in occasione di ogni sciopero gli operai milanesi si radunavano a migliaia con le loro bandiere rosse.

Chi poi voleva evitare qualsiasi rischio astenendosi dal frequentare i locali pubblici era liberissimo di starsene a casa, magari (non essendoci ancora la televisione ed essendo la radio ancora privilegio di pochi) per provvedere ad aumentare la famiglia, in osservanza delle direttive del regime, che incitava gli italiani a far più figli, per farne futuri soldati, sempre per le solite smanie guerrafondaie del "capo". Ma non mancava chi non si lasciava perdere occasione, in luogo pubblico o privato che fosse, di raccontare qualche barzelletta sul "Cerutti", come i milanesi avevano ribattezzato, in gergo Mussolini. Era un modo, sia pur timido. per dimostrare l'opposizione al fascismo.

(3 - Continua Le puntate precedenti sono state pubblicate sui numeri 9 e 10 del /982)

Nella foto in alto accanto al titolo via Orefici agli inizi degli anni '30. Foto in basso: "in attesa di un cliente" ovvero il riposo del brumista.

novembre 1982 pagina 3 - milano 19
MILANO DAL FASCISMO A PIAZZA FONTANA

e

No all'egualitarismo e ai vecchi valori

Professionalità-organizzazione-capacità-unificazione del mondo del lavoro

L'ipotesi che meglio sembra intraprendere l'evoluzione della condizione lavorativa e sociale dei quadri e dei loro comportamenti è quella della "mobilitazione sociale". Cerchiamo innanzitutto quali ne sarebbero le cause e, in secondo luogo, come si manifestano queste nuove forme di comportamento ipotizzate. Le cause indicate si possono rifare a tre ordini fondamentali:

— Strutturale — Psico-sociologico — Attinente ai mutamenti sociali ed ideali in corso

a) Le cause di tipo strutturale riguardano soprattutto il peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei quadri che si manifesta con la riduzione del potere di acquisto dei redditi

medi, poco difesi dalla scala mobile e dagli effetti inflattivi, e comunque in misura minore dei redditi bassi; inoltre sempre meno integrati dagli aumenti di merito sia per le minori disponibilità aziendali sia per il maggior controllo esercitato dai sindacati: riguardano in alcuni casi la riduzione e la contestazione da parte dei lavoratori dipendenti e dei loro rappresentanti sindacali del contenuto di autorità gerarchica del ruolo: la diminuzione dei gradi di libertà e degli spazi decisionali sempre più assunti dai vertici aziendali; la riduzione dei contenuti professionali della mansione per effetto della meccanizzazione e dell'automazione.

h) le cause di tipo sociologico sono ovviamente legate a quelle

strutturali, ma acquistano consistenza soprattutto attraverso il confronto fatto dai quadri con i mutamenti avvenuti nelle condizioni di altri settori di lavoratori. In altre parole i quadri avvertono che al peggioraree delle loro condizioni si accompagna un miglioramento relativo rispetto a quelle ad esempio di manager di livello superiore da un lato e di operai e impiegati sottoposti dall'altro.

Ma i confronti, fatti spesso solo su singoli aspetti della loro situazione di lavoro e di vita, possono avvenire anche con altri gruppi o soggetti, come ad esempio i sindacalisti e in particolare i delegati di reparto, i quali hanno spesso un potere di intervento superiore al loro, oppure i piccoli imprenditori e i liberi professionisti, che svolgono attività magari simili alle loro, ma con un reddito e uno status sociale di gran lunga superiore. Si tratta in definitva di un duplice processo di perdita progressiva di status sia nell'azienda che nella società e di privazione relativa avvertita attraverso il confronto tra i mutamenti intervenuti nelle proprie condizioni di lavoro e di vita e quelle dei gruppi sociali di riferimento.

c) Il terzo tipo di mutamento è l'evoluzione sociale e ideale avvenuta nell'ultimo decennio quindi il mutamento di valori di riferimento delle diverse categorie sociali. Innanzitutto a partire dal 1968 sono state messe in discussione tutte le forme di autoritarismo, in particolare quelle legate agli aspetti più formali della gerarchia sociale e aziendale in particolare. Esempi ben noti sono le diverse forme di contestazione nelle scuole e nelle università e diffuse poi nelle aziende, spesso proprio nei confronti dei rappresentanti della gerarchia burocratica aziendale più a portata di mano dei lavoratori: i manager di primo livello: i quadri appunto. Si diffonde anche nelle categorie minori dei lavoratori e dei cittadini in generale la consapevolezza dei diritti della salute, del lavoro e, in particolare, dell'uguaglianza. Questa consapevolezza si tradurrà poi, nei primi anni settanta, in lotte, come quelle combattute in nome del garantismo e dell'equalitarismo, che incideranno profondamente nella realtà sociale e produttiva del nostro paese. Più di recente, invece, soprattutto in questo primo scorcio degli anni ottanta, si assiste a una revisione profonda dell'ideale egualitaristico, e non solo in quelle categorie sociali più toccate dalle conseguenze della sua applicazione pratica, ma più in generale tra i lavoratori dipendenti e tra gli stessi sindacalisti. Quindi si tratta di una profonda revisione ideologica che si impone anche all'interno della sinistra per le conseguenze di frattura invece che di unità, che la realizzazione dell'ideale egualitario determina tra le diverse categorie di lavoratori e tra questi e i disoccupati. Revisione che porta di fatto al rifiuto dell'egualitarismo senza per questo ripristinare vecchi valori èhe giustificavano le differenze fondate sul prestigio del lavoro intellettuale rispetto a quello manuale e delle formazioni gerarchiche di comando rispetto a quelle esecutive. Si diffonde quindi una esigenza di differenziazione in termini di reddito, di status, di carriera professionale fondata su elementi acquisitivi piuttosto che ascrittivi (deve essere premiato ad esempio chi dimostra migliori capacità lavorative e non chi ha un titolo di studio più elevato) su fatti concreti e non formali. "A ciascuno secondo i suoi meriti" sembra dunque la parola d'ordine più diffusa e concreta. G.Gn.

13 anni di lotte

Mese per mese gli avvenimenti dal 1968 al 1981

Il 24 Luglio 1972 alla Domus Marine di Roma i consigli generali delle tre Federazioni Sindacali danno vita alla "Federazione Cgil, Cisl, Uil". Da allora sono passati dieci anni, dieci anni di lotte e vittorie, di perplessità e sconfitte nel nome dell'unità sindacale apartitica, per un anno vi riproporremo le tappe che, mese per mese, hanno portato all'unificazione delle tre federazioni, dal 1968 al 1981.

1968

7 novembre Prima riunione congiunta dei direttivi Fiom, Fim, Uilm.

14 novembre Piena riuscita dello sciopero generale per le pensioni: il primo indetto unitariamente dopo la scissione sindacale del '48.

1969

19 novembre Sciopero generale per la casa indetto da Cgil, Cisl e Uil. A Milano, dopo una manifestazione al teatro Lirico, incidenti fra polizia e lavoratori. Muore l'agente Antonio Annarumma. 28 novembre Centomila metalmeccanici manifestano a Roma per il rinnovo del contratto di lavoro.

1970

18 novembre Esce il primo numero di Unità operaia, mensile Flm, Fiom e Uilm diretto da Giorgio Lauzi.

1971

5 novembre Direttivo Cgil sugli sviluppi del processo unitario.

16 novembre Le segreterie confederali fissano per il settembre '72, i congressi di scioglimento delle tre confederazioni e per il febbraio '73 la costituzione del nuovo sindacato unitario.

18-21 novembre Riunioni dei consigli generali Cisl e Cgil e del comitato centrale Uil in cui viene approvato il documento della segreteria confederale sulla unità sindacale.

22-24 novembre A Firenze riunione congiunta dei consigli generali Cgil, Cisl e Uil («Firenze tre»), aperta da una relazione di Vito Scalia. Viene approvato per acclamazione l'ordine del giorno che fissa per il 21 settembre '72 la data dei congressi di scioglimento e per il febbraio successivo quella di costituzione del sindacato unitario.

1974

8 novembre Sciopero generale di 4 ore a sostegno della vertenza (aperta il 26 settembre) sull'unificazione del punto di contingenza.

14-16 novembre Al consiglio generale del-

la Cisl l'ordine del giorno sull'unità presentato dalla segreteria ottiene 90 voti: 21 sono i contrari, 6 gli astenuti. Nel dibattito Scalia sostiene che l'unità sindacale «consacrerebbe l'egemonia comunista sul paese e ne diventerebbe la struttura portante». Per il momento, quindi, essa sarebbe deleteria.

19-21 novembre «Tetto dell'unità»: così la maggioranza repubblicano-socialdemocratica della Uil definisce il patto federativo durante il comitato centrale dell'organizzazione.

25-26 novembre Consiglio generale della Cgil. La confederazione afferma di voler lavorare «perché siano decisamente superate le tendenze alla cristallizzazione dell'esperienza federativa».

1977

9 novembre Manifestazione nazionale a Roma, delle leghe dei disoccupati.

1978

16 novembre Successo dello sciopero nelle regioni meridionali.

1979

5-7 novembre A Montesilvano si tiene il convegno della Federazione unitaria su «L'azione del sindacato e riforma delle strutture organizzative». Si raggiunge finalmente un accordo unitario che era sembrato a lungo irrealizzabile. Vengono previsti 5 livelli di organizzazione; i consigli di fabbrica e di zona saranno unitari, gli altri confederali e federali. Dissensi emergono in merito ai poteri reali dei dirigenti di zona.

1980

23 novembre Una scossa di terremoto sconvolge un'area vastissima tra Campania e Basilicata. La Federazione unitaria invita tutti i lavoratori a devolvere 4 ore qi paga a favore dei sinistrati. Vengono organizzate squadre di volontari.

1981

16-21 novembre Si tiene a Roma il X congresso della Cgil. Viene approvata a stragrande maggioranza la proposta di Lama sul costo del lavoro. a cura di F. Gnutti

QUEOW É L'ELENCO DEI TUOI zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA DEBITI , mfIRCINKU9. A rs 1/4 brosiana u t o s.r.l. VUOI CAMBIARE LA TUA AUTO CON UN'ALTRA USATA tiin,mbrosiana uto s.r1 VUOI UN USATO CON GARANZIA At ms‘brosiana uto VUOI UN USATO SENZA ANTICIPO kje mbrosiana uto eri VUOI ACQUISTARE UN'AUTO NUOVA iii.s,mbrosiana ut o M r I. vieni alla itits,mbrosiana uto s.r. I. CONCESSIONARIA SEDE: Via Varesina, 47 - Milano tel. 327.11.48 tr,c autorn FILIALE: Via Gallarate, 281 - Milano tel. 309.23.67 - 308.50.89 4,1 RAP .12TRA P ,TRA P
'Alano 19 - pagina 4 novembre 1982
Il problema dei quadri e dei tecnici Tali
Quali zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA di Alfredo Chiàppori

Progetto casa: il C.d.Z. chiede di sospenderne l'approvazione

In particolare per la pane che si riferisce all'intervento a nord di via Quarenghi - Chiesto un incontro tra Amministrazione centrale e le zone 19 e 20

Nella seduta del 18 ottobre scorso il Consiglio di Zona 19 ha esaminato e discusso il "Progetto casa" del Comune di Milano ed ha deliberato di chiedere di sospendere l'approvazione dell'intervento a nord di via Quarenghi, ossia in quella parte del Gallaratese che, come abbiamo avuto modo di far rilevare nel nostro numero di ottobre, pur facendo parte "geograficamente" del quartiere, amministrativamente non fa parte della nostra zona, ma della vicina Zona 20.

La deliberazione approvata dal Consiglio di Zona parte dalla considerazione che un progetto casa non può oggi limitarsi a racimolare, fra le pieghe della normativa, le residue aree libere per offrire una esigua quantità di abitazioni, comunque inadeguata alla richiesta, ma deve piuttosto agganciare la risposta alla situazione di stallo, se non di decremento demografico della popolazione cittadina. La strategia per Milano deve quindi basarsi sul fatto della non crescita, di avere sostanzialmente raggiunto i limiti fisici di espansione, di aver raggiunto nel costume esigenze abitative che, mentre creano una nuova domanda, praticano, in molti casi, un uso non razionale e di spreco del patrimonio abitativo esistente, laddove nuclei familiari di minore cosistenza dispongono in larga misura di tipologie abitative eccessive, inadeguate.

Nuovi insediamenti con funzione di volano

Ciò comporta la necessità di destinare i nuovi insediamenti possibili a funzione di volano, per innescare nel settore abitativo un ampio processo di rotazione e di mobilità che sia non forzoso, ma razionale; atto cioè a superare gli impedimenti che non hanno consentito di realizzare i progetti per il riuso e la ristrutturazione del tessuto edilizio previsti negli anni passati. Si tratta di innescare un processo generalizzato sull'intera città, da portare avanti nel tempo, che non si esaurisca con l'assegnazione di 30-40 mila nuovi vani edificabili, ma tenga realmente conto del fatto che l'espansione è ai limiti e che i nuovi spazi si ricavano prevalentemente nell'esistente con interventi opportunamente variati, mirati alla risistemazione degli anziani, alla offerta di prime case ai nuclei di nuova formazione, senza ignorare le esigen-

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ze logiche del "mercato medio", per il quale c'è sicuramente spazio, soprattutto nell'ambito della razionalizzazione dell'uso dell'esistente.

È superfluo precisare — continua il documento del Consiglio di Zona che un piano di settore così ampiamente configurato richiede un adeguato supporto di finanziamento: è una scelta obbligata e qualificante concentrare su questo obiettivo, non certo parziale, le risorse pubbliche, coinvolgendo quindi in questa direzione anche la programmazione regionale.

Una più chiara politica del territorio deve approfittare dell'occasione del "progetto casa" per sancire finalmente la differenza esistente fra una risposta alla esigenza di case e l'alienazione dei suoli corrispondenti.

Incrementare l'edilizia realmente pubblica

Fatto un cenno alla necessità di pensare ad una definizione puntuale delle aree a servizi ed alla possibilità di indirizzare la configurazione e l'utilizzazione da parte degli operatori della quota edificabile che le norme riservano alle attività compatibili e sottolineata la necessità di incrementare al massimo l'edilizia realmente pubblica, la cui incidenza nel nostro paese rimane irrisoria, tanto che gli assegnatari che ne vanno a beneficiare rimangono una minoranza e, in un certo senso, privilegiati, per cui si impone una rigida difesa del demanio pubblico dei suoli, il Consiglio di Zona 19 ha ribadito che è fondamentale, nell'attuazione degli interventi previsti dal "Progetto casa", la realizzazione contestuale degli insediamenti residenziali e di quelli definiti "funzioni compatibili" (in altri termini della dotazione o integrazione dei servizi necessari ai nuovi insediamenti), nonché l'acquisizione e la sistemazione degli spazi destinati a verde ed a servizi pubblici.

Le storie

Ciao! Allora hai sentito? Spadolini si è arrabbiato.

Finalment! L'era ora!

Perché la richiesta di sospensione?

Con riferimento più dettagliato al "Progetto casa" elaborato dall'Amministrazione comunale il Consiglio di Zona 19 ha osservato che: primo "deve considerarsi insoddisfacente il rapporto intercorso in fase di stesura".

Infatti "abbastanza decisivo è il ruolo che il Consiglio di Zona può assumere nel valutare preliminarmente, caso per caso, l'opportunità e l'estensione di quegli interventi che comportano l'edificazione sulle residue aree agricole produttive, talora pregiate, che puntualmente vengono sacrificate ai nuovi insediamenti, secondo un'ottica di vertice poco accettabile. Altrettanto significativa e qualificante è anche la partecipazione di una rappresentanza della cooperazione edilizia, tradizionalmente operante in zona, nonché delle associazioni inquilini, quando si progettano nuovi insediamenti abitativi di iniziativa pubblica".

Secondo: che l'intervento a nord di via Quarenghi insiste su un'area destinata dalla Variante del Piano Regolatore Generale per il Gallaratese a "zone naturali, fasce di rispetto con attrezzature sportive". Si configura in realtà come un ampliamento del sub-quartiere Torrazza 1, sorto lungo la via Gallarate e facente parte della Zona 20, ma in realtà totalmente separato, in termini fisici e strutturali, dalla stessa e collegato alla Zona 19. Inoltre sull'area interessata a tale intervento insistono una cultura agricola pregiata (l'unica cultura in Italia di fior di loto, n.d.r.), un impianto sportivo, su area privata, comprendente 2 campi di calcio e 4 campi di tennis (della società La Vedetta, n.d.r.), un'area a bosco e un'area già sfruttata come cava e pertanto di difficile utilizzo. Se da una parte quindi può apparire accettabile una configurazione più consistente nel nucleo Torrazza I di recente costituzione, a causa della sua collocazione, al di

là di considerazioni spicciole di competenza zonale, occorre anche valutare questa previsione come un vero e proprio ampliamento del Gallaratese, con quanto ne consegue. A questo proposito le valutazioni succintamente esposte nella relazione alla variante di progetto sono assolutamente schematiche, insufficienti ad affrontare il tema per configurare adeguatamente la strutturazione del nuovo insediamento.

Il Consiglio di Zona 19 ritiene pertanto necessario sospendere l'approvazione del comprensorio C.20.8 (quello relativo all'area a nord di via Quarenghi, n.d.r.) al fine di consentire uno studio dell'insediamento adeguato alla realtà complessiva dello stesso e da realizzarsi al più presto di concerto fra Amministrazione centrale e Zone direttamente interessate (la 19 e la 20) per competenza territoriale e per le implicazioni reali nei confronti del contesto urbano.

Per una valutazione molto dettagliata

Al terzo ed ultimo punto delle sue osservazioni il Consiglio di Zona 19 fa osservare che allo stato attuale il "Progetto casa" sospende ogni determinazione in merito alla quota residua di edificazione residenziale possibile che prevalentemente dovrebbe interessare le aree limitrofe al Gallaratese, e Molino Dorino, in direzione di Trenno, ecc.

A questo proposito occorre tempestivamente realizzare una collaborazione costruttiva per una valutazione molto dettagliata sul tema. Appare infatti inevitabile che, fatte salve le proposte di strategia globale sopra espresse per il "Progetto casa" nel suo complesso, si valutino a fondo per i nuovi insediamenti sia le concrete differenze sul territorio fra quello delle vie Torrazza-GallarateQuarenghi, ed un'eventuale conurbazione fra il Gallaratese dia via Cilea al borgo di Trenno, sia la situazione del territorio del Molino Dorino in rapporto al San Leonardo-G.2.

È necessario inoltre tenere in debito conto le considerazioni ormai mature in merito al Piano Particolareggiato della spina del Gallaratese, che difficilmente potrà essere realizzato d'ufficio secondo la configurazione assunta nell'ambito di una storia ultradecennale, nel momento in cui se molte sono le esigenze ancora insoddisfatte, altrettante di nuove insorgono o si modificano.

A tale fine il Consiglio di Zona 19 richiede un incontro a breve termine con l'Amministrazione centrale per l'impostazione concreta del lavoro comune, necessario a valutare l'opportunità e la modalità di tutti gli insediamenti aggiuntivi ipotizzati, in particolare nel settore del Gallaratese ed aree limitrofe, ivi compreso il comparto a nord di via Quarenghi.

Come sarebbe a dire che era ora?

Con tucc quei minister lì ch'el gh'ha che fann nient'alter che taccà lit tra de lor, l'era ora ch'el s'inrabiss e ch'el ghe dass ona ti rada d'orègg!

Ma... Veramente non se l'è presa con i suoi ministri.

Ah, no?... E cont chi, allora?

Con i giornali.

E perché conti giornai?

A dire il vero non con tutti, con alcuni.

Hoo capii! EI se l'è ciappada cont el Milan Desnoeuv!

Ma figurati! Probabilmente non sà neanche che esista Milano 19!

Mah!... Cossa te ne set ti?

— Comunque se l'è presa con quelli che hanno ironizzato sui tetti all'inflazione ed al deficit pubblico.

Te vedet che gh'avevi reson mi?

Ragione su che cosa?

-- Che l'ha leggiuu Milan Desnoeuv e el s'è inrabbii perché mi l'hoo ciappaa per el cuu per i tecc sfondaa.

Ma figurati se sta a leggere quello che dici tu! E poi non crederai di esser stato l'unico a far dell'ironia sui tetti sfondati!

Perché, Ghe n'è staa di alter?

Altroché! Comunque Spadolini ha detto che chi lo ha fatto non ha il senso della storia.

Ma come se fa a capì el sens di stori se hinn di stori sensa sens come quei ch'el conta su lù?

Come sarebbe a dire le storie che racconta lui?

Ma si... Quella di tecc e tanti alter, che poeu vann tucc a finì ne l'istessa manera.

Ossia?

Cont di stangad sul coo de quei che lavorenn

Ma il fatto è che viviamo un momento difficile

Difficil per nun, ma no de ceri per el Spadolini e per i sò amis

Come per lui no?

Te vedet minga ch'el diventa semper pussee grass?

E con ciò? Cosa dovrebbe fare? Digiunare, forse? No, no, per carità. De Pannella ghe n'emm giamò vun ch'el cress! Ma el podarev comincià a sforzass de capì el sens della Storia.

Quale storia?

Quella con la essa maiuscola.

Ma come puoi dire che non la capisce? È uno storico!

— Ma forsi de quei che s'hinn fermaa ai temp de Carlo Codega! Di Carlo chi?

— Codega. Ai temp indree, insomma, quand se doveva fa citto e mosca.

Cosa si doveva fare?

Citto e mosca: mandà giò e tasè. Insomma quand che se podeva minga dì quell che se pensava.

Ma adesso si può! C'è anche la libertà di stampa!

Ma me par che al Spadolini che piaserev che i giornai gh'avessenn domà la libertà de parlà ben de lù e del sò governo!

Beh... Non credo...

E allora perché el s'inrabiss con quei che cerchenn de rid per minga piang?

Ma è umano! A nessuno piace sentirsi prendere in giro!

E allora, s'el ghe pias minga, invece che contà sù stori ch'el se tira sù i manegh e ch'el se metta a governà sul seri. Se poeu che vanza un poo de temp...

Cosa dovrebbe fare?

Comprà el Milan Desnoeuv e legg quell che disi mi. Chissà mai ch'el ghe trova minga on quaicossa de imparà! Ciao, te saludi! el ba rbee

novembre 1982 pagina 5 - milano 19 ESAMINATO IL PIANO DELL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE
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Si rischia di ritornare ad una scuola per pochi

La legge 27011982 ed il sostegno agli alunni portatori di handicap

plessivo degli insegnanti di sostegno (che di fatto sono stati finora l'unica "struttura" in più assicurata ai ragazzi con handicap, in mancanza di tutto il resto, dalle équipes psicopedagogiche, ai fisioterapisti, all'abolizione delle barriere architettoniche, ecc.).

L'ora di religione

Cosa dice la legge

All'apertura di quest'anno scolastico alcuni presidi e direttori didattici hanno frapposto ostacoli di carattere burocratico ai genitori che chiedevano la dispensa daffistnizione religiosa per i loro figli. Riteniamo pertanto utile portare a conoscenza dei nostri lettori le sei norme che regolano tale dispensa.

La legge 270 del 20/5/ 82 (sul reclutamento degli insegnanti, gli organici e la sistemazione dei precari) ha abolito alla chetichella un'importante disposizione della legge 517: 1977 sugli insegnanti di sostegno. La legge 517 (art. 7) prevedeva, nelle classi di scuola media in cui ci sono alunni portatori di handicap, l'impiego di un insegnante "di sostegno" per 6 ore settimanali. La legge 270 abolisce questa disposizione (art. 14) e stabilisce invece (art. 12) che ci sia "di regola un rapporto medio di un insegnante di sostegno ogni 4 alunni portatori di handicap" (cioè mediamente 4 ore e mezza di sostegno per classe con alunno handicappato); inoltre aggiunge, per maggiore chiarezza, che d'ora in poi il numero complessivo degli insegnanti di sostegno a livello nazionale non potrà superare quello dello scorso anno scolastico.

Quali sono le conseguenze di queste disposizioni?

I) A fronte del continuo aumento di alunni con handicap da inserire nelle classi della scuola dell'obbligo, la legge, anziché prevedere un potenziamento di strutture adeguato, riduce le già insufficienti 6 ore di sostegno per classe e blocca l'aumento del numero com-

2) 11 testo della legge, con l'espressione ambigua "di regola" (possibilità di eccezioni caso per caso), lascia ai provveditorati agli studi e ai loro "uffici sostegno" un ampio margine di discrezionalità nel "concedere" o negare più delle 4 ore e mezza per alunno previste. Di conseguenza gli insegnanti delle scuole interessate devono in questi giorni correre a procurarsi da medici e psicologi certificazioni sulla particolare gravità degli handicap e poi, con queste in mano, "contrattare" col provveditorato più ore di sostegno. Così diventa sempre più spinta la "medicalizzazione" dell'handicap; e questo non va certo nella direzione di superare la differenziazione dell'handicappato.

Quali sottintesi stanno sotto a queste disposizioni?

La figura dell'insegnante di sostegno introdotta cinque anni fa dalla legge 517 insieme con la riduzione a 20 degli alunni nelle classi con ragazzi portatori di handicap, era un incerto e limitatissimo rattoppo, appena un accenno di una riorganizzazione della scuola dell'obbligo da portare ben più a fondo.

Infatti tutti sanno quali sono le condizioni attuali della scuola dell'obbligo, soprattutto nelle zone periferiche delle grandi città: classi di 20-25 alunni quando va bene, in cui sono presenti, a parte gli alunni con handicap riconosciuti, mediamente cin-

que-sei ragazzi "con problemi", i più vari e complessi, che gli insegnanti dovrebbero risolvere tutti insieme coi soli mezzi della "buona volontà" e del "buon senso", mancando qualsiasi preparazione e struttura di riferimento e con un'organizzazione del lavoro assurda (nella scuola media, tranne gli insegnanti di lettere, tutti gli altri hanno da una settantina a trecento alunni circa).

In queste condizioni il recupero dei ragazzi "normali" con problemi (vuoi di socializzazione vuoi di ritardo culturale)

è una logorante e inutile corsa contro il tempo, che si risolve in fallimenti sempre più frequentemente (in questi ultimi anni) sanciti dalla bocciatura. L'inserimento di alunni portatori di gravi handicap in un simile contesto, pur con la classe di 20 alunni e un insegnante di sostegno per 6 ore settimanali su 29 di lezione (escluso il doposcuola, di cui gli handicappati si dà per scontato che non abbiano bisogno), è spesso destinato a restare un pietoso parcheggio. Tant'è vero che gli "uffici sostegno" dei provveditorati "concedono" talvolta, per alcuni casi più gravi, anche 18 ore di sostegno. La legge 270 non solo non mette in discussione l'attuale organizzazione della scuola dell'obbligo, ma prende l'unico rattoppo applicatole negli ultimi anni e lo riduce di dimensioni. Unica preoccupazione, quella del contenimento della spesa e del personale che ispira tutta

la legge (cfr. il reclutamento e gli organici, le 3 ore di straordinario obbligatorio, ecc.).

La nostra posizione

Come lavoratori della scuola, che nessuno si è sognato mai di consultare prima in vista di questa legge, possiamo purtroppo solamente denunciare la gravità delle disposizioni della legge 270 sul sostegno agli handicappati. Però questo ci sentiamo di farlo con molta forza, perché noi con i ragazzi ci dobbiamo stare 18 ore alla settimana e, poiché molti di noi non si sentono di "parcheggiarli" prendendoli in giro, dobbiamo inventare giorno per giorno dal nulla e dentro strutture fatte apposta per impedirla, una didattica aderente ai loro bisogni.

Denunciamo quindi che questa legge finisce nei fatti con l'ottenere il risultato di:

- squalificare la scuola dell'obbligo agli occhi degli utenti, favorendo la fuga di chi può verso le scuole private;

-- "dimostrare" la non inseri bilità nelle classi degli alunni handicappati a favorire la loro emarginazione;

— spingere gli insegnanti a trovare nella bocciatura l'unica soluzione dei problemi della scuola o a ripiegarsi in una routine rassegnata o ad abbandonare la scuola; in tutti i casi contribuendo più o meno coscientemente al ritorno ad una scuola per pochi.

Gli insegnanti della scuola media di via A. Visconti Milano

Le norme che regolano l'esenzione dall'istruzione religiosa sono 6. Le prime 3 riguardano il periodo precedente il Concordato.

La prima è contenuta nella legge che nel 1923 reintrodusse nella scuola elementare italiana l'insegnamento religioso obbligatorio. Detta legge prevedeva nel contempo l'esenzione:

"sono esentati dall'istruzione religiosa nella scuola i fanciulli i cui genitori dichiarino di volervi provvedere personalmente" (R. D. 1.10.1923 n. 3185, art. 3).

La seconda è contenuta nel Testo Unico che nel 1928 raccolse insieme tutta la legislazione esistente relativa alla scuola.

La norma relativa all'esenzione ripete in modo praticamente identico quella del 1923 (R. D. 5.2.28 n. 577, art. 27).

La terza è contenuta nel Regolamento Generale che nello stesso 1928 dispose l'attuazione pratica della legislazione scolastica.

re limitativo in quanto l'esenzione era concessa a condizione che i genitori dichiarassero che avrebbero provveduto personalmente all'istruzione religiosa dei loro figli (non era ammessa la non istruzione Oed era richiesta l'indicazione del modo in cui vi avrebbero provveduto. Essendo così condizionata, l'esenzione era concessa mediante autorizzazione del direttore didattico.

Leggi del 1929-30

Un salto qualitativo si ha col secondo gruppo di 3 norme emanate al tempo del Concordato.

Dopo che l'art. 36 del Concordato aveva consentito che l'istruzione religiosa fosse estesa alle scuole secondarie, una quarta norma riassunse la materia per tutte le scuole di ogni ordine e grado. Essa si trova nella legge sui cosiddetti "culti ammessi".

"I genitori, o chi ne fa le veci, possono chiedere la dispensa per i propri figli dal frequentare i corsi di istruzione religiosa nelle scuole pubbliche" (L 24.6. 1929 n. 1159, art. 6).

La quinta norma che specifica le modalità della dispensa è contenuta nel decreto applicativo della precedente legge:

"I genitori, o chi ne fa le veci, i quali non desiderano che sia impartita ai loro figli l'istruzione religiosa nelle scuole pubbliche debbono farne apposita dichiarazione scritta al capo dell'Istituto all'inizio dell'anno scolastico"( R. D. 28.2.1930 n. 289,. art. 23).

Per una scuola migliore i Trovamoc,iparliamone...

Da O a 6 anni: per un cammino verso l'autonomia senza interruzioni

Quando un bimbo entra piccolissimo, per la prima volta, nell'Asilo Nido, inizia per lui il cammino della socializzazione a contatto con una piccola comunità di suoi simili che, attraverso il succedersi delle varie istituzioni scolastiche, si arricchirà del processo della conoscenza e si concluderà per alcuni all'adolescenza, per altri al raggiungimento della giovinezza. In questo susseguirsi di gradini che si adegueranno via via all'età ed ai relativi bisogni del bambino, i primi, che sono rappresentati dal Nido, dalla Scuola Materna e poi dalla Scuola Elementare, credo che meritino un occhio di riguardo poiché a loro sono affidati i bambini nella età più tenera, più delicata e più importante, per tutta la carica di potenzialità che racchiude e che una volta ignorate o mal indirizzate, difficilmente potranno essere mai più recuperate.

Quella meravigliosa unità psico-fisica che è il bambino della prima infanzia e della età evolutiva fino alla "piccola pubertà" dei sei anni, ha in sé una capacità dinamica di evoluzione così potente da far sì che a distanza di soli pochi mesi in lui si verifichino grandi mutamenti e progressi che, in altre età, si riscontrano negli anni, ed al servizio di questa sua capacità c'è una grande carica di recettività che di lui, come disse la Montessori, fanno una "mente assorbente".

Da queste caratteristiche dell'infanzia deriva la grande attenzione che oggi psicologi ed educatori hanno per il bambino e gli studi sulle strategie pedagogiche che ne scaturiscono.

Questo lavoro che si fa con e per il bambino acquisterebbe maggior valore se venisse maggiormente coordinato in modo che il passaggio dal Nido alla

Materna ed alle Elementari non rappresenti un semplice chiudersi ed aprirsi di diverse porte, bensì un unico graduale processo evolutivo caratterizzato da un'equilibrato sviluppo di modo di accoglienza e di vita in comune che portino avanti un filo logico conduttore senza interruzione di continuità.

Nel nostro quartiere i tre ordini di scuole di cui parlo sono geograficamente vicini ma non abbastanza da configurare dei plessi che diano la reale sensazione di questa continuità educativa, permettendo e facilitando momenti di lavoro in comune che, con la conoscenza, siano i veri promotori di quella collaborazione fra i vari ordini di educatori volta alla maggior comprensione del bambino ed alla progettazione di una linea d'intervento comune.

Ma poiché sarebbe utopistico voler modificare la situazione di fatto degli edifici già esistenti, penso che la buona volontà degli insegnanti ed il loro desiderio di reciproca informazione e collaborazione potrebbe sopperirvi egualmente.

Ciò. che oggi realmente accade e che vorrei portare all'attenzione dei genitori e di quanti operano nella scuola, è che il bambino, al suo passaggio da una scuola all'altra, porta con sé quasi esclusivamente una documentazione di ordine medico (la sua cartella medica), e, per quei bambini che presentano problemi particolari di ordine psicologico o per gli handicappati, anche una relazione del SI ME che li segue. Per tutto il resto, nella maggior parte dei casi: il silenzio.

Il bambino approda alla nuova scuola come un piccolo sconosciuto, come se gli anni trascorsi in una scuola precedente non esistessero neppure, rendendo così più lento e diffici-

"I genitori e gli esercenti la patria potestà che a norma dell'art. 27, ultimo comma, del testo unico, intendono provvedere direttamente all'istruzione religiosa dei loro fanciulli, sono tenuti a farne apposta dichiarazione scritta al direttore didattico indicando in che modo vi provvederanno. Il direttore didattico autorizza l'alunno ad assentarsi durante il tempo riservato all'insegnamento religioso e tiene conto delle dichiarazioni ricevute per le annotazioni, che dovranno figurare sui certificati di studio" (R. D. 26.4.1928 n. 1297, art. 112). importante notare che queste norme avevano carattele il nuovo inserimento. Inoltre si ha l'impressione che le scuole agiscano per compartimenti stagni, rivolgendosi all'età dei bimbi che hanno in carico secondo loro precise connotazioni pedagogiche senza preoccuparsi di un giusto coordinamento fra mezzi e metodi rivolti alle diverse età che il bambino attraversa. Quando si chiude la porta di un ciclo scolastico, il bambino che ne esce cessa per quella scuola di essere "il mio bambino"; nel contempo per l'altra scuola che lo accoglie c'è la tendenza a caricare di colpo quella precedente, rispetto a guanto si può notare di insoddisfacente nel nuovo piccolo sconosciuto.

Tutto ciò si potrebbe evitare mantenendo vivi i contatti con riunioni su problemi comuni, con un coordinamento di lavoro in comune con i bambini e con colloqui informativi al passaggio da una scuola alla altra; allora la "tata", l'educatrice, la maestra, sarebbero veramente figure significative e amiche che prenderebbero per mano il bambino senza scosse e senza traumi in una serena continuità.

Non è vero che nulla si faccia in questa direzione, ma io auspico che sempre più si lavori in questo senso, soprattutto perché so che le persone a cui i genitori affidano i loro bambini piccoli sono, per loro predisposizione e professionalità, particolarmente attente ed aperte a tutto quanto possa rivolgersi al bene del bambino stesso. Perciò spero che questo mio scritto sia un sasso nell'acqua che muova tanti cerchi concentrici così che presto incomincino ad intrecciarsi le prime telefonate da una scuola all'altra: "Troviamoci, parliamone...".

Ludovica Pepe-Diaz

Con queste due disposizioni - che pur dirette agli evengelici e agli ebrei non contengono al(una indicazione restrittiva e in quanto leggi dello Stato riguardano tutti i cittadini - veniva rielaborata totalmente la materia disciplinata dalle precedenti disposizioni limitative (che in quanto contrastanti con le nuove sono quindi da considerare decadute): al criterio dell'esenzione condizionata subentrava il criterio della dispensa incondizionata e automatica a seguito della dichiarazione presentata dai genitori.

La sesta norma infine è contenuta nelle legge sull'insegnamento religioso negli istituti medi che regolò l' "estensione" dell'istruzione religiosa sancita dall'art. 36 del Concordato (la sua portata è perciò più limitata della norma precedente in quanto riguarda solo le scuole secondarie):

"Sono dispensati dall'obbligo di frequentare l'insegnamento religioso gli alunni i cui genitori, o chi ne fa le veci, ne facciano richiesta per iscritto al capo dell'istituto all'inizio dell'anno scolastico" (L 5.6.1930 n. 824, ari. 2).

La «Legislazione vigente»

Quando si parla quindi di "legislazione vigente" a proposito dell'esenzione dall'istruzione religiosa nella scuola ci si deve riferire in particolare a questo secondo gruppo di norme che si fondano sul principio dell'esenzione incondizionata e automatica, l'unico compatibile oggi con la Costituzione repubblicana.

L'unico limite indicato in questo secondo gruppo di norme è la prescrizione che la dichiarazione sia fatta "all'inizio dell'anno scolastico". Si deve considerare questa limitazione come una indicazione cd opportunità organizzativa. Se invece dovesse essere addotta come pretesto per rifiutare dichiarazioni di esonero presentate da genitori o da studenti maggiomni durante il corso dell'anho scolastico, essa non potrebbe che essere impugnata per sostenere la sua incostituzionalità.

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lavoratori della scuola

I mestée de la Milan de semper

Cavalant, polentatt, ciappacan

La dizion de ceri mestée fa riscià el nas di Arcano

Avevo accennato in precedenza alla scomparsa di alcuni tra i mestieri esercitati tempo fa a Milano (come altrove) e della loro classificazione e dizione.

Ebbene: "cavalant" è uno dei mestieri che ha due diverse interpretazioni; in un caso è colui che accudisce ai cavalli, opposto al "famej" che accudisce i bovi, mentre nell'altro è il conducente dei cavalli da baroccio o da carico, la guida. Mestiere umile, mà che richiedeva una sua capacità, la conoscenza dei difetti e pregi dei cavalli, la speciale ferratura che varia con le diverse esigenze, i diversi terreni e persino delle diverse stagioni, con riguardo particolare per le zone in cui d'inverno è frequente la formazione di ghiaccio.

Una delle più antiche società di trasporti, la Gondrand, sceglieva accuratamente questi "cavalant" e ne aveva parecchi al suo servizio; i cavalli di questa società erano imponenti, quasi tutti di grossa taglia, robusti ed infaticabili, ben tenuti e curati,

costituendo i cavalli una cospicua porzione del capitale aziendale; mi sia concessa questa piccola deviazione dal discorso principale, ma a Milano quando si volevano fare alcuni paragoni era d'uso dire: "Beli, grand, gross e forte come on cavall del Gondrand!".

Oltre ai "cavalant" dipendenti c'erano anche i padroncini e i cooperativizzati; un padroncino poteva a vere uno o più cavalli e relativi carri e avere alle proprie dipendenze uno o più "cavalant"; poi c'erano le cooperative composte da più soci con cavalli e carri, nel cui bilancio venivano considerate tutte le voci come segue: "Spese per veterinario; revisione sellerie; cerchioni ferro per ruote bara grande; introito dal macello per vendita cavallo azzoppato; rimessaggio di un carro ribaltabile; ecc.".

Di "cavalant" pullulava la darsena di porta Ticinese, la quale era dominio delle "bare" ribaltabili; "bara" era il carro casso-

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nato a sponde alte, con la sponda posteriore incernierata in alto e inchiavardata in basso; il cassone era a sua volta rotante su un perno nel caso occorresse scaricare velocemente quanto contenuto; sabbia, ghiaia. Questa "bara" ribaltabile veniva chiamata usualmente dai "cavalant": "stravacchin", e da altri "marnon" (grossa marna). "Stravacchin;; andavano e venivano anche alla Bovisa, al gasometro, nelle cave di sabbia e ghiaia, nei cantieri edili e nelle discariche.

Col progresso è scomparsa la figura del "cavalant", della "bara", del "cavali beli, grand e Boss e fori come i cavaj del Gondrand".

"EI ciappacan", l'accalappiacani; mestiere tuttora vigente, non più rigorosamente sistematico come ai tempi in cui l'accalappiacani controllava la sua zona.

Oggi il suo intervento è sollecitato dai vigili urbani o dai cittadini; nel secondo caso molto blandamente.

La città si è molto estesa, il traffico è intenso e i cani sono in continua ascesa numerica; sono note e ripetute le lagnanze a proposito dell'abbandono dei cani nel periodo estivo, in concomitanza con le ferie, ma anche gli accalappiacani vanno in ferie e... "senza ciappacan i can van randas per Milan" con buona pace di tutti.

Il servizio viene ora svolto con l'ausilio di automezzi allo scopo attrezzati; tempi addietro il trasporto dei cani accalappiati al canile veniva effettuato con carri-gabbia trainati da cavalli; sembra però che la speciale attrezzatura del "ciappacan" sia rimasta quasi immutata. "Becchée, ferracavaj, maniscalch"; tre modi per indicare il maniscalco, colui che ferra gli zoccoli dei cavalli.

"Becchée", vocabolario di F. Cherubini, "bechée" nel vocabolario di F. Angiolini, significano anche macellaio.

Il mestiere è andato gradatamente scomparendo in città con la sparizione delle carrozze e dei cavalli da tiro, resiste in alcune zone agricole dove il cavallo è ancora impiegato.

Nel senso dispregiativo "maniscalch" viene attribuito al calzolaio che lavora grossolanamente in fase di riparazione.

"El polentatt"; colui che prepara polenta e ne vende; nel

nostro dialetto milanese si usa dire: "Voo dal polentatt" per intendere vado a comperare polenta, ma il negozio reca l'insegna Cibi Cotti e vende pesciolini fritti, merluzzo e stoccafisso fritti o da friggere, farinata di ceci, castagnaccio, e la famosa "busecchina", castagne pelate cotte lessate.

Genere di negozio che va scomparendo; qualcuno ha sostituito l'insegna con "Friggitoria"; della figura tradizionale del "polentatt" è rimasto il ricordo, commisto alla nostalgia d'un pezzo di castagnaccio fumante, d'un cartoccio di fagiolini e pesciolini marinati (fasoritt e pessitt in carpion), da consumare a casa... quando girava di cambiare menù!

Declino delle usanze, dei gusti; imperio della pizza alla napoletana o calzoni alla romana, metamorfosi di un modo di cibarsi che ha contribuito al can-

giarnento d'un popolare mestiere; decadimento decisivo del "polentatt". "Merdascée" o "saggiamerda"; un mestiere completamente dimenticato, sconosciuto alle generazioni dell'ultimo cinquantennio, ma che nonostante la dizione corrosiva è mestiere che è stato esercitato con rigorosa competenza.

EI "merdascée" o "saggiamerda" era quegli che si incaricava di fare l'assaggio dei pozzi neri per giudicare se il loro contenuto era più o meno buono per uso di orticoltura o agricoltura; di assaggio vero e proprio si trattava e quindi col dito intingeva nel liquame nero e sulla punta della lingua aveva il responso in base a precise norme di reazione acidula, nel merito di una segreta professionalità.

L'estendersi della rete fognaria e l'allontanarsi dalla città della campagna ne decretarono

il declino come mestiere; a ciò si debbono aggiungere fattori quali l'avvento di concimi chimici, appositamente studiati per l'uso agricolo; ove ancora esistono pozzi neri in essi vanno a confluire anche acque residuate di bucato effettuato con detersivi la cui degradabilità biologica è dubbia e può rendere dannoso l'uso del liquame come ai vecchi tempi.

Così "merdascée" e "saggiamerda" sono vocaboli caduti nel limbo del disuso assoluto; invito chi legge queste note a prendere atto di una pura menzione storica senza torcere il naso per quello che può sembrare linguaggio scurrile.

(continua)

Nella foto in alto accanto al titolo una vecchia vettura speciale per accalappiacani "i ciappacan".

Affidi: un alto d'eunore

Ritorniamo sull'argomento "affidi" di cui già abbiamo parlato su "Milano 19" di qualche mese fa.

Il gruppo volontari che si è creato ha continuato ad operare ottenendo già i primi risultati. Durante una riunione dei vari gruppi raffidndella zona 19 abbiamo posto alcune domande agli operatori che sono la Dott. Nava e l'assistente sociale Di Sciacca, designati dal Comune ad occuparsi del problema.

Che cos'è l'affido?

Affido significa collocare un bambino che si trova temporaneamente in una situazione precaria in una famiglia idonea evitando così che venga affidato ad un Istituto.

Quali possono essere le situazioni che determinano l'affido?

Casi di ricoveri ospedalieri dei genitori, inadeguatezza educativa, affettiva o di crisi familiare grave o altre problematiche che non permettono alla famiglia di seguire il normale sviluppo del bambino.

Che cosa avviene della famiglia di origine del bambino?

La famiglia d'origine viene aiutata e sostenuta dagli opera-

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tori stessi nel tentativo di risolvere i propri problemi con l'intento di reinserire il bambino nel nucleo familiare.

Quale tipo di aiuto viene dato alla famiglia affidataria ed al bambino affidato?

Per quanto riguarda il bambino se ha problemi psicologici viene seguito dal SI ME di zona, invece per la famiglia oltre ad un aiuto economico previsto dal Comune, vi sono momenti di incontro con altre famiglie affidatarie per uno scambio di esperienze, e con noi operatori affinché possa essere attuato un sostegno reciproco.

Chi può essere famiglia affidataria?

Chiunque può essere famiglia affidataria, coppia o singolo, purché sia disponibile ad occu-

parsi del bambino e delle cause che hanno determinato l'affido, aiutandolo a ritrovare il proprio equilibrio psichico. Come vengono organizzati gli affidi?

La famiglia che si rende disponibile si mette in contatto con noi operatori che coordiniamo il servizio presso la sede in via Albenga 2. Da questa riunione si rileva la possibilità di dare un contributo concreto ed immediato; sollecitiamo tutti i cittadini ad una maggiore disponibilità riguardo a questo gravissimo problema, informandosi presso questo numero di telefono 4039456 per avere ulteriori chiarimenti ed eventualmente diventare famiglia affidataria.

R. Aminti

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Un documento delle ACLI milanesi

La pace è oggi l'unica rivoluzione possibile

Un mondo più armato non è più sicuro, ma solo più povero

La dimensione internazionale è nella vita e nella tradizione delle ACLI milanesi. In molte occasioni abbiamo manifestato amicizia e solidarietà a coloro che lottavano per la loro liberazione personale e per quella collettiva delle popolazioni oppresse. Stare dalla parte degli ultimi e di chiunque soffre l'ingiustizia è una scelta di campo irreversibile.

L'impegno per la giustizia e per la pace è anche la proiezione naturale della fede e dell'amore per il prossimo.

Vogliamo trovare e creare luoghi di riflessione e di dibattito sulla attuale situazione internazionale per far crescere la sensibilità e la coscienza del Movimento sui problemi dello sviluppo.

Le migrazioni interne, le emigrazioni e le immaginazioni, le lotte di liberazione e di indipendenza, la fame e il sottosviluppo, i rapporti Est/ Ovest e Nord/ Sud, il riarmo e la minaccia nucleare, le guerre locali e il rischio del conflitto mondiale, sono alcune delle questioni della realtà contemporanea che

ci interpellano quotidianamente.

Lo studio dei grandi problemi dell'umanità, la denuncia delle ingiustizie nei rapporti interni ed internazionali, la lotta contro la corsa agli armamenti, la solidarietà con chi lotta perla giustizia, sono gli obiettivi qualificanti di un impegno concreto per continuare ad alimentare fra la gente la speranza che la pace è ancora e sempre possibile.

I Movimenti pacifisti che si sono spontaneamente sviluppati in tutto il mondo hanno dimostrato una diffusa e inarrestabile vocazione dei giovani e dei popoli alla non violenza e il rifiuto radicale della repressione e della guerra nella soluzione dei conflitti tra le classi e le nazioni.

La strada da percorrere per uscire dalla spirale della violenza e della guerra è quella del disarmo, della solidanetà, della composizione pacifica delle controversie.

che. Le grandi potenze forniscono le armi, i paesi del terzo mondo ci mettono i morti.

La cooperazione internazionale è la condizione essenziale per la liberazione dei popoli dalla miseria e da ogni forma di dominio, per il rispetto dei diritti delle persone e delle loro libertà fondamentali.

Il difficile cammino della pace passa attraverso una obiezione di coscienza diffusa e di massa, contro il gioco della guerra. Come lottare per la pace nel mondo?

La corsa agli armamenti danneggia i poveri in modo intollerabile. Un mondo più armato non è più sicuro, è solo più povero.

Molti si aspettano la pace dagli altri, magari dai signori della guerra. Dobbiamo invece adoperarci per rendere possibile il dialogo tra le potenze mondiali. Non esistono alternative realistiche alla politica di distensione.

I Movimenti pacifisti possono cambiare il corso della storia.

La questione non è di stare da una parte o dall'altra, ma di stare dalla parte della pace, dell'uomo.

Commissione internazionale delle ACLI milanesi

Si costruisce la pace denunciando la guerra

LItalia produce sempre più armi

Con il voto favorevole dei consiglieri dei gruppi comunista, socialista e repubblicano, nonché di due consiglieri democristiani, mentre altri due democristiani si sono astenuti, il Consiglio di Zona 19 nella seduta del 18 ottobre scorso ha approvato un ordine del giorno con cui "esprime la più commossa solidarietà alla comunità ebraica, colpita dall'assalto terroristico contro la Sinagoga di Roma e dall'attentato prima contro quella di Milano, e condanna tutti gli atti di odio e di violenza antisemita, che comunque in Italia, da sempre, sono propugnati dalle forze reazionarie e fasciste. Contemporaneamente esprime la propria solidarietà alle popolazioni palestinesi per i terribili massacri nei campi di Sabra e di Chatila in Libano (a Beirut, n.d.r.) e unisce la propria condanna a quella del movimento pacifista d'Israele contro la politica avventuristica e folle del governo israeliano".

Il Consiglio di Zona 19, è scritto nell'ordine del giorno, "ritiene sbagliato invece mettere indistintamente sotto accusa tutti, partiti democratici, sindacati, il Presidente Pertini, il Papa, stampa e radiotelevisione, come responsabili di 'una campagna d'odio antisemita culminata con la visita di Arafat a Roma; criticare il governo d'Israele non è antisemitismo perché un governo non è un popolo: lo Stato d'Israele è una cosa, il popolo ebraico un'altra. Accogliere Arafat in Italia ha significato voler favorire il dialogo, la politica di pace, un gesto verso il riconoscimento dell'OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina, n.d.r.) da parte dell'Italia come richiesto dalla maggioranza dei parlamentari italiani e che il

Va sconfitta la logica del bipolarismo e della spartizione del mondo in aree di influenza economiche, militari e politiConsiglio di Zona 19 condivide".

"Proprio l'attentato di Roma - prosegue l'ordine del giorno — ci dice quanto sia urgente battersi per arrivare rapidamente ad una pace giusta nel Medio Oriente, che dia ai palestinesi uno Stato ed una Patria e contemporaneamente garantisca a tutti gli stati della regione. e quindi naturalmente a quello d'Israele, sicurezza per gli anni a venire. Il dialogo tra palestinesi e israeliani è la chiave per una soluzione della crisi mediorientale, perché i fatti di Sabra e di Chatila come quelli di Roma e di altre città europee, ci dicono che altre vie seminano solo cieca violenza, inotlleranza, fanatismo, razzismo".

"L'Italia, la città di Milano, la nostra zona - conclude l'ordine del giorno — possono favorire l'organizzazione di dibattiti, conferenze, assemblee per contribuire ad avviare il processo di pace attraverso incontri pubblici nel quadro di un dialogo israelo-palestinese. Questa sarebbe la migliore risposta alle stragi ed ai barbari attentati antisemiti avvenuti, perciò il Consiglio di Zona 19 rivolge un ppello a tutte le forze democratiche, politiche, sindacali, sociali e culturali, agli organismi scolastici della zona 19 per un programma di iniziative nei quartieri, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, con i seguenti obiettivi:

I) campagna di lotta contro ogni forma di antisemitismo e di razzismo;

2) iniziative concrete di aiuto alle popolazioni palestinesi (ancora in questi giorni perseguitate in Libano);

3) una campagna d'informazione sulla situazione in Medio Oriente e sul ruolo dell'Italia con incontri fra rappresentanti dell'OLP e del Movimento per la pace israeliano".

Si deve lavorare per costruire un nuovo sistema di relazioni internazionali, per uscire dalla spirale ingiustizia-ribellione-repressione, per rilanciare uno sviluppo fondato sulla giustizia sociale e sull'equa distribuzione delle risorse e delle ricchezze tra le classi e i popoli.

Si deve lottare contro le dittature, il totalitarismo, il colonialismo, l'imperialismo.

La carta dell'ONU dice che si devono salvare le nuove generazioni dal flagello della guerra. Non si può preparare la pace innalzando le rampe per i missili. Si deve avere il coraggio e la saggezza per ridurre, anche unilateralmente, le spese e gli impianti militari.

Dobbiamo dichiarare la pace, educare alla pace, fare gesti e opere di pace, vivere coerentemente e testimoniare gli ideali ed i valori che sono alla base delle nostre scelte.

Lo sviluppo richiede trasformazioni audaci e profondamente innovatrici: i paesi poveri prendono l'iniziativa, lanciano un grido per risvegliare le coscienze, danno un segno di speranza per un futuro più umano.

Un nuovo internazionalismo deve andare oltre i rigidi schemi ideologici, al di là dei blocchi.

Le classi sfruttate e i popoli oppressi prendono coscienza dei loro diritti di libertà e di giustizia.

Per evitare un distacco sempre più drammatico e incolmabile tra paesi ricchi e paesi poveri, si devono ricercare e rimuovere le cause dell'ingiustizia, si deve promuovere la democrazia nei rapporti internazionali.

La costruzione della pace va oltre l'assenza e la sconfitta della guerra: la pace è sviluppo, è giustizia. La pace è un valore fondamentale per l'umanità.

La prossima assemblea dell'ONU per il disarmo dovrebbe portare alla distruzione delle armi e al trasferimento delle risorse dalel spese militari verso altre direzioni.

Intanto devono continuare ad oltranza le trattative per il controllo e l'arresto degli armamenti.

Gli arsenali e i granai non possono essere riempiti contemporaneamente.

Va rilanciato il dialogo fra Est/Ovest e Nord/ Sud.

La pace va costruita giorno per giorno, in alternativa alla cultura e alla pratica della violenza.

La pace è l'unica rivoluzione possibile oggi.

L'esperienza dimostra che nella società contemporanea la non violenza non è più un'utopia, ma è diventata una necessità per la sopravvivenza dell'umanità.

Da una inchiesta promossa recentemente da "Mondo economico" risulta il ruolo crescente dell'industria bellica nell'economia italiana che è al 4° posto nell'esportazione di armi.

In Italia l'industria bellica è costituita in cifre tonde, da 150 aziende che occupano 100 mila persone e fatturano 4 mila miliardi all'anno. Partendo da questi dati di fatto il periodico " Mondo economico" (M. E) ha condotto recentemente un'inchiesta su questo settore della nostra economia.

Nel leggere il servizio balza subito agli occhi un fatto: malgrado i ripetuti ed accorati appelli del Presidente Pertini ("si vuotino gli arsenali, si riempiano i granai") viene data "via libera all'ulteriore crescita di un settore che è già riuscito a conquistarsi, con un 4% sul totale mondiale, il quarto posto nella graduatoria dei maggiori esportatori di armi dopo Stati Uniti (43,3%), Unione Sovietica (27,7%) e Francia (12%)".

Secondo l'inchiesta di M.E produciamo e vendiamo di tutto. Grazie ad un avanzato livello tecnologico, le industrie italiane partecipano a pieno titolo a concorsi internazionali, come nel caso del settore avio. Questa situazione è dovuta, oltre alla "intraprendenza degli imprenditori del settore", ad un marcato rapporto di complementarietà (forse sarebbe più appropriato dire di "subordinazione") con l'industria statunitense. La nostra continua infatti ad essere un'industria "assemblatrice" che produce quasi esclusivamente su licenza e di cui gli USA sono i principali fornitori di materiale e di strumenti tecnici.

Ciononostante, secondo M. E la nostra industria dovrà confrontarsi coi produttori del Terzo Mondo che si stanno affermando nella tecnologia medio-avanzata: quella stessa tecnologia che ha fatto fin qui la fortuna della nostra produzione, sui mercati dello stesso Terzo Mondo cui negli anni '70, secondo stime dell'ONU, è andato il 75% dell'intero commercio mondiale.

I vari settori

Vengono poi esaminate le varie branche della produzione bellica italiana. Quella aeronautica ha fatturato l'anno scorso 1700 miliardi (di cui mille all'export) con una netta prevalenza nell'ambito militare. Aeritalia, Agusta, Aermacchi, Fiat Avio sono i nomi più significativi: aerei da combattimento, da trasporto, da addestramento, elicotteri, sono presenti un po' dappertutto, dalla Germania al Venezuela, dagli stessi Stati Uniti all'Argentina, dal Burundi alla Libia. Per non parlare del caccia multiruolo Tornado prodotto in collabo-

razione con inglesi, tedeschi e olandesi.

L'industria elettronica "destinata a crescere a ritmi piuttosto sostenuti" da11979 all'81 ha avuto un incremento di oltre il 50% con percentuali di esportazioni fino all'80% Si tratta di sistemi "avionici" come il radar, oppure dei computers programmati, satelliti spia, sistemi di puntamento, di direzione, di misura, girabussole, scambiatori di calore ecc. La recente guerra delle isole Falkland è stato un "utile" terreno di prova per i prossimi conflitti basati su armamenti ad alto contenuto tecnologico (le cosiddette "armi intelligenti"), armamenti che appunto ora riceveranno un forte impulso nella produzione. Le ditte più qualificate sono la Elsag Selenia (36% della produzione) la Contraves (14%) la torinese Microtecnica (10,3%) colla sua appendice di Luserna S. Giovanni. Anche il settore navale dall'inizio degli anni '70 ha avuto notevole incremento. La Cantieri Navali Riuniti, la Fiat per le turbine a gas e la Grandi Motori per i diesel sono le ditte maggiormente impegnate. Corvette e fregate sono le unità più richeste. Il futuro qui tuttavia non appare molto roseocommenta M.E. - per via dell'agguerrita concorrenza europea.

Infine, la meccanica. Qui domina la Fiat nel settore veicoli, nel montaggio di carri armati e nella fabbricazione di spolette e timer tramite la Borletti. Punta di diamante è la Oro Melara, che nel 1981 ha avuto un incremento del 46% sull'anno precedente e con un portafoglio di ordini che le assicura la produzione per più di tre anni: si tratta di artiglierie navali e terrestri, carri armati e missili. Attraverso il "Club Melara" parecchie aziende dei vari settori sopra elencati si sono raggruppate in modo che ognuna di esse partecipa, ad esempio, alla costruzione di una nave da guerra completa di tutti gli accessori, dal motore ai sistemi

d'arma ed elettronici.

Vi è poi in più il settore delle armi leggere (pistole e fucili), prodotte da un centinaio di aziende situate specialmente nel bresciano (Beretta, Franchi, Gamba, ecc.). Queste ditte hanno visto una stagnazione della produzione anche come contraccolpo psicologico alla campagna anticaccia ed al referendum sul porto darmi. Si sta perciò verificando - e probabilmente verrà potenziato - uno spostamento dal campo civile a quello militare.

Gli affari sono affari

L'inchiesta di M.E. si attiene essenzialmente all'esposizione di cifre e di dati senza fare molti commenti o assumere toni moralistici (anche se parla di "cinico commercio di morte"). 11 periodico azzarda però una previsione scrivendo che la sfida degli anni '80 potrà essere raccolta dalla nostra industria bellica se riuscirà a realizzare la "messa a punto di una politica delle vendite maggiormente coordinata e che risulti pagante sia da un punto di vista economico che politico". Molto dipenderà - afferma - dal ruolo fondamentale che il governo vorrà assumere "per una produzione organica e globale sui mercati esteri". In sostanza, sì, certo, il commercio è cinico, ma è anzitutto commercio; il dio denaro viene prima della vita degli uomini. Se poi si pensi alla grave situazione economica che il Paese sta attraversando (ed il tunnel pare molto lungo) è probabile che i nostri responsabili politici ed economici - magari in sordina - faranno di tutto per agevolare il settore bellico per tirare in casa "valuta pregiata". Nelle nostre azioni per la pace dobbiamo perciò tener anche ben presente questo aspetto della questione manifestando decisamente contro i risultati e gli obiettivi di un commercio che ci offende come credenti e come uomini.

milano 19 - pagina 10 novembre 1982
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Esistono legioni di invalidi fasulli

Pensioni: tra mito e realtà

Pensione: la voce è considerata da uno dei più prestigiosi vocabolari italiani testualmente così: "Rendita permanente o temporanea, corrisposta al dipendente o ai suoi familiari, in relazione agli anni di servizio prestati, o ad infortunio; pensioni di guerra dovute agli invalidi o agli eredi aventi causa di caduti in guerra".

Il vocabolario non accenna alla pensione sociale di recente istituzione, di cui beneficiano anche coloro che non hanno mai versato una lira ai fini della stessa, pensione di cui godono ingiustamente anche persone che non ne hanno il merito, tra cui, è inutile nasconderlo, ex prostitute, delinquenti, lazzaroni patentati e mendicanti professionisti.

S'è alzato un coro di voci e ne ha parlato anche la stampa sulla necessità di separare l'assistenzialismo dal sistema pensionistico vero e proprio, sia per dare al cittadino un più equo compenso in rapporto ai contributi versati sia per quel senso di giustizia che in Italia è ancora carente.

Il sistema delle fasce pensionistiche per i contribuenti scontenta a ragion veduta coloro che hanno contribuito per diciotto anni e percepiscono quanto quelli che hanno versati contributi per quindici anni; non c'è più la relazione di merito per avere versati tre anni in più (pensione minima).

D'ingiustizia si parlò abbondantemente quando furono assegnati sette anni figurativi di servizio agli statali e parastatali (anche agli imboscati) per il servizio militare in periodo bellico e l'ingiustizia continua ad essere tale nell'apparato statale i cui dipendenti godono privilegi pensionistici non concessi a tutti gli altri cittadini lavoratori.

I dipendenti statali possono così dopo quindici anni dare le dimissioni, prendere la pensione e trovarsi un altro posto di lavoro, maturando un'altra pensione al raggiungimento della massima età lavorativa.

La legge è strana anche nell'ingiustizia!

Tutti hanno la possibilità di conoscere cittadini che percepiscono pensioni d'invalidità e prestano la loro opera in attività retribuite alla pari di altri lavoratori non invalidi; ma è anche risaputo che esistono legioni di invalidi fasulli che, stranamente, sono in stragrande maggioranza nel meridione.

L'I.N.P.S. paga con i quattrini sborsati da tutti i lavoratori anche le pensioni ai morti; vero che vengono poi recuperate le somme nominali dopo qualche tempo, ma nel vortice di miliardi che ruotano a vuoto si perdono centinaia di milioni tra spese postali e mancati interessi, oltre alle perdite di tempo a scapito del disbrigo di altre

Diritti e doveri; parità tra uomini e donne.

pratiche.

Dello sperequamento delle pensioni si è sempre parlato, ma le cose non mutano; è di una decina d'anni fa, o poco meno, il caso d'un dirigente d'azienda che ha ricevuto una liquidazione di un miliardo e quattrocento milioni ed una pensione di trenta milioni al mese; i giornali ne parlarono con un velo d'ironia anche se la realtà di questo fatto è suonata come un pesante insulto all'indirizzo di coloro che hanno una pensione da fame; il caso non è isolato anche se non frequente.

Oggi si profila la necessità di allungare i tempi per avere diritto alla pensione ed i motivi, anche se giustificati, della ridotta fonte di contribuenti in rapporto ai pensionati e della constatata maggiore longevità della gente non pongono rimedio ad una ingiustizia tutta italiana, cioè la parificazione dell'età pensionabile per uomini e donne, ciò che invece è in vigore in altri paesi.

La tanto sbandierata parità, il diritto tanto invocato da femministe e... femministi, il continuo esaltare le conquiste nel mondo del lavoro, della magistratura, della politica da parte delle donne (bloccate soltanto nelle gerarchie religiose) dovrebbe dare come contropartita la parità dei doveri, perché alle donne si è data la parità anche nel trattamento economico, quindi parità di contribuzione ai fondi pensionistici.

Statisticamente la donna è più longeva dell'uomo, ragione di più per mettersi alla pari ai fini della contribuzione, ma è probabile che il matriarcato vigente la spunti a suo favore e conceda altre parità senza togliere alla donna alcun privilegio.

La legge per il momento non tocca il traguardo dei trentacinque anni di contribuzione per richiedere la pensione, anche se l'orientamento è quello dei quarant'anni; per ora dà la possibilità di raggiungere tale traguardo quaratennale purché contenuto nell'età di sessantacinque anni.

La disoccupazione giovanile diventerà norma; qualcuno ha ventilato l'idea di portare a diciotto anni l'età scolastica obbligatoria, poi c'è il servizio militare, quindi l'attesa d'un posto di lavoro che l'allungamento dell'età pensionabile avrà accentuata.

La cassa integrazione fa il resto; I'I.N.P.S. aumenta il suo deficit (la parola latina più usata in Italia); la pensione diventerà un mito se si continuerà a non volere guardare in faccia a questa italianissima realtà.

Seguendo l'esempio di altre nazioni, età pensionabile uguale per uomini e donne, qualche miliardo in più darebbe più fiato al fondo pensioni. A.T.

Tribunale 8 marzo

La carta dei diritti della partoriente

Perché l'arrivo di ogni essere umano sia davvero un evento lieto sotto ogni aspetto

Il "Tribunale 8 marzo", che da anni si batte perché vengano riconosciuti e nspettati i diritti delle donne, ha ora messo a punto un'interessante "Carta dei diritti della partoriente", che speriamo trovi presto applicazione completa dappertutto, attraverso le leggi regionali e provinciali.

Il Triunale si propone inoltre di fondare delle "Case di maternità", edifici prossimi agli ospedali e ad essi collegati, riservati alle future madri che verranno assistite da personale specializzato (anche nel campo psicologico) che le seguirà agli inizi della gestazione fino al puerperio, in un clima di serenità e distensione, perché l'arrivo di un nuovo essere umano sia davvero un evento lieto sotto ogni aspetto.

Ecco la "Carta dei diritti della partoriente": Diritto ad essere informata: sulla prevenzione sul suo stato di salute ed eventuali cautele da adottare — sull'andamento della gravidanza — sull'alimentazione sui farmaci sulla sessualità durante la gravidanza ed il puerperio — sull'andamento del travaglio e della fase espulsiva Diritto a partorire un figlio sano attraverso: un'accurata igiene prenatale: indagini diagnostiche atte a scoprire eventuali infezioni pericolose per i postumi neurologici o per scoprire quelle condizioni socio-ambientali e metaboliche che predispongono al danno cerebrale fetale; — misure contro la nascita prematura — screening (ovvero una serie di esami) dopo la trentaduesima settimana di gravidanza per diagnosticare eventuali compromissioni fetali; oculata assistenza ostetrica durante il travaglio ed il parto, uso adeguato del monitoraggio. Diritto ad essere creduta ed ascoltata, diritto ad essere rispettata:

nella sua persona: la donna non deve essere costretta a vivere situazioni che ledano il suo diritto aila riservatezza ed alla privatezza (tricotomia, visite in presenza di estranei, o di personale in numero eccessivo, linguaggio offensivo, atteggiamento di indifferenza, cinismo, prevaricazione).

Deve essere garantita l'informazione sull'esistenza e ubicazione di corsi di preparazione al parto con metodi diversi

(Lostradario

Strade e piazze alla spicciolata

Sant'Elia Antonio via Architetto comasco della fine del secolo scorso. Nasce nel 1888 e dal 1905 all' I l è capomastro in Milano. Si iscrive quindi all'Accademia di Brera dove incontra il movimento futurista di Marinetti, Boccioni, Russolo ecc., e ne diventa attivo partecipante. Nel frattempo si fa le ossa negli studi dei più noti architetti dell'epoca. Nel 1915 si arruola nel battaglione lombardo dei "volontari ciclisti" e cade in battaglia a M onfalcone nel 1916. Questa via di grande scorrimento e di modeste proporzioni sostiene il traffico automobilistico che da San Siro è diretto alle autostrade nord. La domenica poi deve smaltire migliaia di tifosi degli stadi e degli ippodromi.

data la sua profondità di oltre cinquemila metri e per questo è anche il meno conosciuto ed il meno studiato. Piuttosto inquieto, è sede di numerosi terremoti, trovandosi nella fascia vulcanica che parte dalle Alpi Camicie e scende verticale lungo la dorsale appenninica per proseguire verso il Medio Oriente. Se le coste del mar Jonio sono molto frastagliate sul litorale Greco-Albanese, quelle italiane sono molto diritte e lisce nonostante la vicinanza dei monti calabri. Notevole ed unico il grande golfo di Taranto che da Punta Alice che si sviluppa per trecento chilometri circa fino a S. Maria di Leuca in un arco di cerchio di 270° pari a tre quanrti di circonferenza. Poco oltre la metà di questo arco c'è Taranto, la perla dello Ionio. Protetta all'esterno

(consultorio od altre strutture) fin dai primi mesi di gravidanza. nel suo corpo; prima della somministrazione di qualsiasi farmaco o trattamento, la donna ha il diritto di essere informata dal personale medico o paramedico che l'assiste di qualsiasi effetto, diretto od indiretto, rischio o pericolo per lei o per il nascituro connesso all'uso del farmaco o al trattamento prescritto durante la gravidanza, il travaglio, la nascita e l'allattamento e ad essere informata di terapie alternative. La donna partoriente, dopo la consultazione medica, ha il dirtto di scegliere la posizione per partorire da lei ritenuta meno stressante; -- nei suoi affetti: la donna partoriente ha il diritto di essere accompagnata durante il travaglio ed il parto da persona di sua scelta (marito, compagno, madre, amica, ecc.). — nella sua condizione di madre: la donna ha il diritto di richiedere su sua scelta che il bambino venga posto, seguito ed accudito accanto al suo letto e nutrito secondo le sue esigenze, piuttosto che secondo gli orari ospedalieri; nelle sue esigenze psicologiche ed in quelle del suo nucleo familiare: la donna ha il diritto di essere informata se esistono problemi o difficoltà, accertati o sospetti, presenti o futuri, sulla condizione di salute sua e del bambino; Diritto a consultare, durante la degenza, la propria cartella clinica e quella del bambino, in cui siano menzionati i nomi e la professione di coloro che si sono occupati di entrambi, e ad esigere copia della cartella a conclusione della degenza. Diritto a ricevere nell'ospedale le informazioni giuste ed un primo insegnamento pratico per la cura del bambino.

E.M.

(Da "La Luce", settimanale di informazione della chiesa Valdese).

Via Sant'Elia è una retta :le divide il parco del Monte stella dal vastissimo autoparcheggio della fermata della metropolitana di Lampugnano. Parte di quet'area è ora occupata da un teatro tenda per concerti. Nella sua prima parte la via costeggia l'agglomerato di Lampugnano, frazione dell'antico comune di Trenno, e qui troviamo anche il piccolo Stadio di S. Siro, dove si può gustare un buon calcio dilettantistico a livello regionale. Di fronte le villette del QT8 e, venendo avanti, il parco oggi assai rigoglioso del Monte Stella, meta di passeggiate, di jogging, di giochi di ragazzi, e, ahimé, anche di rombanti motocross. Un ultimo tratto di questa via, ultimato già da vari mesi, ma aperto al traffico soltanto il IO giugno scorso, consente un diretto collegamento con piazza Kennedy e, attraverso il cavalcavia del Ghisallo, all'accesso alle autostrade nord.

Mar Jonio via

Splendido mare italiano che bagna tutta la "suola dello stivale", dalla punta al tacco oltre la Sicilia Orientale. Le sue acque sono le più settentrionali del Mediterraneo e comunicano con l'Adriatico attraverso il canale d'Otranto e con il Tirreno attraverso lo stretto di Messina.

P il mare più blu d'Italia

da una grande diga tesa a semicerchio tra le isole Chéradi da Capo S. Vito a Punta Rondinella, Taranto si trova al centro di un specchio d'acqua e lo divide in due parti: il Mar Grande ed il mar Piccolo; quest'ultimo si spinge una decina di chilometri nell'entroterra ed è una delle più importanti basi della Marina Militare Italiana. Il passaggio tra i due mari è assicurato da un ponte levatoio che divide in due parti la città.

Diamo ora un'occhiata alla nostra via milanese; più che via è un viale con due filari di alberi al centro e grandi giardini. Piuttosto largo corre tra due blocchi di case popolari da Pie Segesta a Pie Selinunte. In questi ultimi mesi si parla insistentemente di trasformarlo in un' "isola".

Ci sorride l'idea di recuperare nel territorio di S. Siro uno spazio a misura d'uomo. Giardinetti, alberi, panchine, campetti per giochi, ecc. significano un angolino di tranquillità, di calma cittadina, di disinquinamento circolatorio, (brutte parole ma necessarie) di sicurezza per bambini ed anziani.

Artigianato e commercio non sono presenti, quindi tutti ne trarrebbero beneficio. Auspichiamo che che il Consiglio di Zona si impegni per la riuscita di questo progetto. C.C.

pagina 11 - milano 19 novembre 1982
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Se vi vendon carta per prosciutto

Chiamate il 2400986

telefono amico del consumatore

È la linea calda del "Pronto soccorso consumatori" istituita dalla Federazione regionale lombarda dei consumatori - In preparazione una mappa dei negozi troppo cari

"Ma è legale rifilare a uno tremila lire di carta insieme a una torta? Ho comprato una torta per il compleanno di mia figlia e ho fatto il conto che tra vassoio ed imballaggio ci saranno due etti di carta e cartone, che ho pagato al prezzo della torta, 15 mila lire al chilo. Vi do l'indirizzo della pasticceria, così potete controllare".

E la linea calda del 2400986, il numero del "Pronto soccorso consumatori", un servizio ancora in rodaggio (funziona solo dal mese scorso) della Federazione regionale lombarda dei consumatori, sorta per iniziativa della Confederazione sindacale CGIL-CISL-UI L e del movimento cooperativo (AGCI, Lega e CCI).

A ricevere le telefonate e prendere nota delle segnalazioni troviamo Roberto Peia, Bruno Rastelli, del Comitato di presidenza della Federazione, ed un ragazzo che partecipa a questo servizio come volontario. Chiediamo a loro come è stata accolta dalla gente questa iniziativa. "L'interesse è evidente - risponde Rastelli dalle telefonate traspare l'attenzione, lo spirito di iniziativa, fanno il conto del contenuto, ti dicono i grammi, vuol dire che si sta finalmente creando una coscienza dei consumatori. Molte telefonate non sono denunce specifiche, ma richieste di informazioni su come funziona la legge del peso netto, su quando entreranno ín funzione le bilance con la tara, in generale su quali sono i diritti e le possibilità di difesa dei consumatori".

Bisogna fare qualcosa, e su questo tutti sono d'accordo, però stranamente per il singolo cittadini è antipatico protestare all'interno del negozio, si rischia di passare per rompiscatole o pitocco; se uno pretende il suo resto invece di una manciata di caramelle oppure protesta perché gli pesano quattro fogli di carta insieme a due fette di prosciutto, i clienti che stanno incoda, invece di solidalizzare con lui, spesso lo guardano male o si guardano tra loro come dire: "Ma che cosa vuole quello lì".

Quando uno ha l'impressione di essere preso per il naso da un negoziante può andare a chiamare un vigile, ma a volte la ricerca diventa lunga, più lunga della rabbia per una "fregatura" di poche centinaia di lire; allora si lascia perdere e tutto finisce nel solito mugugno.

Telefonando al 2400986 il mugugno può trasformarsi in denuncia, precisa e documentata e, nei casi più significativi dal punto di vista di principio, avere un seguito legale. Sta infatti per costituirsi anche un comitato giuridico legale per assistere i consumatori nelle controversie più delicate.

Un esempio concreto: una signora ha telefonato denunciando che una coperta ordinata al prezzo di 250 mila lire le era stata consegnata con un mese di ritardo rispetto a quanto pattuito e fatta pagare 45 mila lire in più perché nel frattempo il prezzo era aumentato.

"Ecco un campo di intervento tipico per una Federazione di consumatori — commenta Rastelli — qui bisogna fare una battaglia per modificare le condizioni generali di vendita: come singoli siamo ricattabili, organizzati possiamo fare molto anche per sostituire quelle clausole scritte piccole piccole in fondo ai contratti con altre più giuste, di pari dignità tra venditore ed acquirente. Si tratta di sfondare, attraverso accordi o vie legali, con un'azienda, poi tutte le altre saranno costrette ad adeguarsi". "Molte telefonate — racconta Peia — riguardano generi di abbigliamento

Si è tenuta al Palalido

La seconda esposizione felina internazionale

Siamo di Milano 19, la stampa locale, e visitiamo omaggio la seconda esposizione internazionale felina, tenutasi al Palalido il 9 e IO ottobre.

re per il proprio, creasse una categoria a sé stante, che parla una lingua propria ed ha usi e costumi differenti se non addirittura in antitesi con quelli degli altri uomini.

od altri servizi; c'è chi ha avuto problemi col tappezziere, chi con il medico, oppure ci parlano di affitti o di condominio (queste ultime telefonate le smistiamo al SUNIA). Noi ci prendiamo nota di tutto, però, occorre ricordarlo, la nostra iniziativa riguarda innanzitutto i generi alimentari e in particolare i prodotti più controlla bili rispetto alla casa produttrice, con particolare riferimento a quelli inclusi nel paniere Marcora. Ad esempio abbiamo controllato una latteria dove si vendeva la confezione da mezzo litro di latte scremato a 500 lire invece che a 430 come dap-

pertutto (i negozianti lo pagano 367 lire)".

"Spesso — continua — ci vengono segnalate differenze di prezzo notevolissime: una signora ha telefonato indignata dopo aver pagato 4.500 lire tre bustine di pinoli da 40 grammi (1.500 lire l'una); più tardi ha richiamato per informarmi che aveva trovato bustine dello stesso peso a 690 lire in un altro negozio".

"Tra breve raccoglieremo in fascicolo le differenze di prezzo più significative, una specie di mappatura dei negozi dove non conviene mettere piede". Paola Soave

Sono le dieci del primo giorno di manifestazione, l'ingresso al pubblico è appena iniziato, ci occupaimo di una rassegna di questo tipo per la prima volta. Ci colpisce immediatamente l'aria elettrizzata, come percorsa da una corrente di entusiasmo, che rimbalza all'interno della grande sala, da oggetto a oggetto, da persona a persona, da gatto a gatto. Gli oggetti, dato il caso, sono le gabbie, il loro contenuto di arredamento (cuscini, tappetini, bacinelle) e gli accessori da toelette, che al momento ancora vengono usati dai proprietari dei campioni concorrenti, in vista della selezione: per ciascuno un numero, e si arriva al duecentocinquanta poco più o poco meno, e per qualche esemplare raro vi sono enormi lucchetti. Una gabbia vuota, certo il micio era in passerella davanti alla giuria, esponeva un civettuolo "torno subito" su una targa applicata al cuscino.

Ma per lo più i miei, o micioni o micetti, erano al loro posto, placidi e regali, con l'occhio tranquillo del gatto sazio, che niente ha da chiedere alla vita: questo al mattino, nelle ore seguenti non si sa.

Netta distinzione tra le persone presenti: a parte gli addetti ai lavori, in camice bianco e indaffaratissimi, i cosiddetti proprietari si distinguevano dai comuni visitatori da una cert'aria di consorteria, come se l'amore (a quei livelli) sviscerato per gli animali in genere ed in particola-

Survival: diritto alla sopravvivenza

Una mostra fotografica e film del WWF Lombardia dal 16 novembre alla

Rinoceronti uccisi perché nel corno si dice abbiano un afrodisiaco, felini per pelli di lusso, elefanti uccisi per l'avorio, scimmie portate dalla foresta negli appartamenti o negli zoo, balene massacrate, delfini, foche, uccelli a centinaia a migliaia... questo saccheggio colpisce oggi il terzo mondo, oltre a quelli già subiti col colonialismo e, oggi, con l'imperialismo economico. Per lusso, ignoranza, provincialismo, esibizionismo, oggi gli animali selvaggi li si vuole in casa, in giardino, nello zoo. Questo alimenta un mercato più fiorente e lucroso di quello della droga, che causa estinzione di intere specie animali, morte e sofferenza in viaggio della maggior parte degli animali, impoverimento degli habitat. Dietro ogni scimmia che vediamo nei negozi di animali, in vendita, ce ne sono almeno 3 o 4 morte in viaggio. 200.000 scimmie all'anno arrivano nei paesi ricchi.

Cosa si fa per impedire tutto questo? Poco. Ci sono convenzioni internazionali, come la Convenzione di Washington, che difende le specie più minacciate, con un sistema di controlli alle dogane e agli aeroporti.

Ma in Italia, come molte altre leggi che dovrebbero colpire un mercato semi clandestino e potente, non è applicata, non ci sono controlli, si importa di tutto. Gli animali vengono ancora considerati oggetti, merce da utilizzare per guadagno, non gli si riconosce il diritto di vivere nel loro ambiente, gli si causa inutili sofferenze.

Il WWF Lombardia organizza, col Patrocinio del Comune di Milano, una mostra fotografica su questo problema, una mostra-denuncia che si terrà dal 16 novembre alla fine di Dicembre al Museo di Storia Naturale.

Dopo la serata introduttiva del 16 novembre, alle 21, in cui

fine di dicembre

si esporranno problemi, proposte e soluzioni per migliorare la situazione, ci saranno altre due serate dedicate a filmati sugli animali gruppi di ecologisti stranieri, fra cui quelli di Greenpeace, che porta i suoi attivisti a spruzzare le fochine bianche di verde rovinando il valore commerciale della pelliccia per impedire che vengano ammazzate che disturba con canotti le baleniere, di un gruppo olandese che raccoglie, cura e libera di nuovo in mare le foche del Mar

del Nord, di un gruppo inglese che difende i popoli tribali (indios, pigmei, ecc.) minacciati dalla distruzione delle foreste in cui vivono, quasi una vera caccia all'uomo che si svolge parallelamente a quella agli animali.

Queste due serate si terranno il 22 e il 29 novembre Centro S. Fedele via Hoepli, saranno aperte a tutti; per altre informazioni, telefonare al WWF Lombardia, viale Monte Grappa 2, Milano, tel. 653251.

Stefano

Eh, sì, la maggior parte delle persone critica, o snobba o deride, chi si occupa di questioni inerenti alle "bestie". Parlare di mangime adatto, di spazzole per il pelo, di cesti da viaggio con fondo di moquettes eccetera può essere compromettente in moltissime sedi. Talvolta, anzi quasi sempre, nelle famiglie vince chi non vuole avere questi "fastidi" e soprattutto queste "spese". Spesso in cambio approva spese di tabac_co, gioco di pronostici, spese inadeguate per spettacoli passivi a sports di massa e via dicendo. Ma la "bestia in casa" no e poi no. Così notiamo che in questa esposizione di P. Stuparich la soddisfazione di chi si riconosce perché ha lo stesso interesse è evidente e spumeggia da gruppetto a gruppetto, da frase a frase che cogliamo al volo passando. Personalmente siamo per la convinzione che l'adozione di un animale domestico in una famiglia sia un fatto educativo. Quello per il proprio animale è un amore totalmente disinteressato, insegna la conoscenza di altre leggi naturali che non le proprie solamente, porta alla compensione del verbo vivere in un'ottica più vasta, un allargamento di orizzonti. Se si proponesse la domanda "Lei ha in casa un animale?" fra i tests, siamo certi che la risposta sarebbe molto indicativa. Mentre pensiamo a tutte queste cose, passiamo in rassegna tutti i piccoh recinti, ammirando gli esem-

plari più insoliti o quelli più classici. Il gatto a pelo corto con le membra scattanti come un cangurino ci sembra altrettanto bello quanto il super colosso a pelo lungo e con la testa leonina, che richiede uno spazio doppio per la sosta espositiva. Biondi, grigio blu, bianchi, tigrati, i commessi li prelevano per sottoporli alla giuria, tra gli sguardi di trepidazione dei proprietari. Il responso sarà domani, e ci piacerebbe ammirare i vincitori, ma non saremo a Milano, ce ne andremo per il fine settimana, dopo aver affidato il nostro micio domestico (un randagio riconquistato alla vita e riconoscente del caldo e del cibo offerto) a qualcuno che capisce il problema. E dal numero dei visitatori di questa mostra pare siano tanti, tanti.

B. Buttafava

Le ricette di Caterina Antipasto elaborato

Per prima cosa preparare una gelatina, da insaporire a piacere con un po' di succo di limone o aceto aromatico. Mentre si raffredda la gelatina, e ci vorrà anche una buona mezz'ora, lavorare due etti di burro fino a renderlo molle e poi unirvi 2 etti di salmone oppure di tonno sminuzzato al setaccio.

Le dosi possono variare, ma devono equilibrarsi in tanto burro e altrettanto salmone.

A questa crema unire la gelatina fredda ma ancora liquida. Mescolare il tutto e metterlo in una pirofila piatta o un recipiente di vetro, basso e largo.

Inserire dischetti di uova sode, pezzettini colorati di sottaceti, qualche oliva snocciolata e, se piacciono, dei capperi. Lasciare in frigor mezza giornata e servire capovolto su un piatto grande, con decorazioni di mayonnese.

Errata corrige Due terzi e non uno

Per errore tipografico, e per una successiva svista nella correzione delle bozze, nell'articolo "Manutenzioni IACP in Zona — Occorrono otto-nove miliardi -- E ce ne sono soltanto due", pubblicato nel numero scorso, è apparso scritto che a S. Siro le case costruite con

L14,0,

contributi statali (e quindi aventi diritto ai finanziamenti statali e regionali per le opere di manutenzione) sono circa un terzo del totale. Va invece precisato che tali case sono circa i due terzi, mentre un terzo sono le case costruite senza contributo statale.

A tutti i lettori di Milano 19 che ne fossero interessati il nostro poeta di redazione Arcano mette a disposizione le sue opere dialettali milanesi con uno sconto del dieci per cento e firma autografa; coloro che desiderassero più copie, anche se di titolo diverso, verrà dato in omaggio "Coriandoli e Stelle filanti", unica raccolta in italiano della sua produzione che conta ben undici titoli. (Acquisto minimo tre copie).

A chi acquista la serie completa verrà dato in omaggio, oltre all'opera in lingua italiana, l'abbonamento gratuito a Milano 19 per l'anno 1983.

Titoli delle pubblicazioni e prezzi di copertina, aggiornati alla data attuale: Frattaij in milanes, EI gir del fumm, Cont el coo int i nivol, Coriandoli e Stelle filanti (in lingua italiana)

L. 5.000 (cinquemila).

La Rossumada (sessantanoeuv poesii milanes) L. 6.000 (seimila); In ponta de cortell (Penser de l'omm de la strada)

L. 9.000 (novemila); Motti e detti milanesi, Barzellette in milanese, Indovina Indovinell L.

7.500 (settemilacinquecento); Quel che se dis a l'osteria L.

10.000 (diecimila); Vecchi Me-

stieri Milanesi è in stampa; prezzo indicativo L. 10.000 (d iecimi la).

Gli ultimi cinque titoli elencati sono in cartapaglia (carta da macellaio) con copertina caratteristica in cartone da scatole ondulato; tutte le pubblicazioni hanno illustrazioni, concernenti il testo e no. Per le prenotazioni telefonare al n. 308.36.12.

Infilatrice di perle lavora a domicilio o presso la cliente. Telefonare ore pasti al 3081613 Milano.

Sarta-macchinista esperienza decennale offresi 30 ore settimanali passaggio diretto. Telefonare 3535768 il sabato, la domenica e i giorni festivi dopo le ore 19.

Cerco canarini: desidero allevare canarini, ma trovo esorbitanti i prezzi praticati dai rivenditori. Chi può indicarmi come averne una coppia ad un prezzo ragionevole, Telefonare al 3081613, prefisso 02 per chi telefonasse da fuori Milano. Vendo chitarra acustica folk Melody 650 N (Nera) a L. 100.000 trattabili. Telefonare al 4037001 ore pasti (Andrea).

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novembre 1982
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milano 19 - pagina 12

Pittura: ancora qualche chiarimento

Accenni sui materiali essenziali per iniziare a dipingere a olio

È voce comune che non sono più reperibili i materiali di cui fecero uso i pittori del passato e che ciò è causa delle difficoltà incontrate dai pittori moderni per assicurare alle loro opere la stessa longevità.

Niente di più falso; se non proprio tutti buona parte dei materiali per fare della buona pittura esistono ancora, anzi ve ne sono dei migliori, specialmente per quanto concerne la voce supporto, che, per misure contenute, non deve essere castigatamente il telaio con tesa una tela.

Addirittura si può affermare che certi materiali moderni farebbero resuscitare dalle tombe i più insigni maestri d'ogni tempo, se. la loro bontà avesse anche questo potere.

La chimica moderna fornisce colori tanto tenaci e duraturi da non lasciare spazio a rimpianti per altri colori non più reperibili odi cui non è più conveniente la produzione.

Si può affermare che sono stati eliminati molti colori velenosissimi, sostituiti egregiamente da nuovi ritrovati aventi la stessa caratteristica cromatica e di maggiore facilità d'impiego, alcuni polivalenti, cioè adatti a tutte le tecniche pittoriche, altri da usare per tecniche specifiche.

Veniamo a qualche esempio; la biacca, carbonato di piombo, colore tra i più stabili della gamma dei bianchi, ma velenosissimo, è stata egregiamente sostituita dal biossido di titanio rutilo; in questa ricerca si sono spesi in America milioni di dollari e i risultati sembrano indiscutibili; alla resistenza del titanio è da considerare la sua velenosità.

Una società italiana produce pigmenti quasi tutti derivati da ossidi ferrosi in una gamma che va dal colore giallo cromo al marrone cupo, adatti a tutte le tecniche, non velenosi e che vengono usati anche dall'industria, dai cantieri navali, nel settore dell'automobile e persino nelle costruzioni aeronautiche; un socio del Gruppo Sirio li ha sperimentati ad olio puro, olio e resina, tempera e acrilico con buoni risultati.

Questo discorso vale per coloro che fossero interessati a fare i colori da sé; in commercio ci sono comunque ottimi colori già preparati, ma non tutti i colori sono compatibili tra loro in quanto a miscelazione per via della diversa natura della materia da cui derivano; è quindi necessario conoscere almeno alcuni principi fondamentali di chimica... pittorica.

Agli interessati possiamo dire che esiste una pubblicazione molto approfondita in materia: l'Abecedario Pittorico, edizione Longanesi, 1956, a cura di Maria Razzi. Per i supporti su cui dipingere i pittori mo-

L'angolo del computer

La civiltà tecnotronica

a cura di Gian Maria Airaghi

In prima approssimazione potremo pensare al computer come a "qualche cosa" di estremamente complesso, cui vengono posti dei problemi sotto forma di speciali istruzioni codificate e dal quale a mezzo di uno speciale trattamento i dati immessi vengono trasformati in risposte più o meno dense di significato.

derni possono definirsi fortunatissimi; se Antonello da Messina avesse avuto a disposizione lastre di alluminio, formica e masonite si sarebbe trovato a suo miglior agio anziché usare lignee tavole per le sue opere.

Analizzando punto per punto ogni tecnica non basterebbero neppure tutti i trattati esistenti; dopo le premesse in questo senso ci rimane soltanto da considerare l'aspetto della pittura a scopo dilettantistico, evasione nobile nel tempo libero.

Coloro che desiderano iniziare a dipingere possono provvedersi di questi colori: giallo di cadmio chiaro e scuro; rosso di cadmio e di Marte; blu oltremare e cobalto; verde smeraldo, terra di Siena bruciata; bianco di titanio (tubo grande); tutti questi colori sono compatibili tra loro.

Per i colori derivati è noto che mescolando in dosi proporzionali giallo e rosso si ottiene l'arancione, rosso e blu si ottiene il viola, terra di Siena e blu il nero, terra di Siena e giallo il marrone; aggiungendo il bianco si ottengono tinte pastello.

Per diluire i colori occorre dell'olio di lino crudo chiarificato (mai usare ragia o trementina) oppure olio di papavero; quest'ultimo è meno indicato per il lento essicamento.

L'essenza di trementina è pure indispensabile per rimuovere il colore già seccato sulla tela o sulla tavola o cartone telato per sostituirlo con altro colore, evitando formazioni crostose o mutamenti tonali dovuti al colore sottostante.

L'essenza di trementina in piccole dosi può anche essere usata qualora il colore del tubetto sia legato, cioè poco scorrevole; in questo caso si scioglie un poco di colore con poche gocce di trementina e si aggiungono alcune gocce di olio di lino per ridare al colore la giusta elasticità.

Pennelli: pochi ma... ottimi; ci sono in commercio pennelli duri come spazzolini da denti; per dipingere ci vogliono morbidi, di misure diverse e devono essere sempre puliti dopo il loro uso seguendo questa semplice norma: togliere con uan pezzuola il residuo di colore, lavarli con un poco di trementina e quindi con acqua tiepida e sapone risciacquarlo poi abbondantemente, indi asciugarli con un panno prima di riporli.

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Se si è abbastanza abili si possono usare spatole d'acciaio; bisogna fare attenzione però a non usarle per certi colori sensibili ai metalli ferrosi (i violetti di cobalto, le garanze, i gialli e i verdi di cromo) che non sono tra quelli che sono stati indicati.

Si consiglia a coloro che si apprestano per le prime volte a dipingere a olio di usare tele già preparate in commercio; per coloro che invece scelgono la tecnica a tempera si consiglia l'uso di cartoni telati o carte allo scopo preparate.

Nel prossimo incontro su Milano 19 esamineremo nei dettagli i vari sistemi nelle varie forme di pittura.

Gruppo Sirio

Vademecum alle Zone per i lavori pubblici

Nello scorso mese di ottobre il Consiglio comunale di Milano ha approvato (con l'astensione del gruppo democristiano un'importante delibera, con cui si istituisce un "sistema procedurale" per dare pratica attuazione al regolamento del decentramento per quanto riguarda i lavori pubblici. In altri termini, dopo aver assegnato ai Consigli di Zona una delibera quadro che sanciva i poteri di competenza delle venti circoscrizioni nel settore — in particolare — delle manutenzioni ordinarie, ora si è fatto un altro passo avanti sulla strada di una effettiva autonomia amministrativa nel campo dei lavori pubblici.

D'ora in avanti, grazie alla delibera approvata, le zone sapranno esattamente cosa fare e come muoversi consultando una specie di vademecum messo a punto appositamente per venire incontro alle loro esigenze. Una misura "organizzativa" che potrebbe tradursi in un preziosissimo risparmio di tempo e di denaro.

In via Albani

Una scuola di comunicazione visuale

La Ripartizione educazione del Comune di Milano ha organizzato un interessante corso di laboratorio per la comunicazione visuale.

Il corso è articolato a sua volta in due "argomenti": la teoria del colore e la fotografia. La durata del corso è di 4 mesi. Si parlerà di colore, dimensione spaziale della luce, uso dei materiali sensibili, qualità espressive, informazioni storiche sull'origine e l'evoluzione della fotografia.

Al corso sono ammessi preferibilmente diplomati in discipline artistiche e operatori nel settore delle comunicazioni visive. La quota è di 90 mila lire annuali. L'ammissione si ha previo colloquio. Il corso si tiene in via Albani 4. Per informazioni, telefonare al numero 46.92.259.

In effetti un elaboratore elettronico, o meglio un sistema elettronico per la elaborazione dei dati, è costituito da un certo numero di unità fisicamente distinte e con funzioni particolari. Una serie di cavi elettrici collega le varie "unità periferiche" ad una unità così detta "centrale", cui esse fanno capo. Le unità periferiche hanno funzioni di immissione delle informazioni o di emissione dei risultati, mentre l'Unità Centrale ha il compito di coordinare il lavoro delle varie unità periferiche, consentendo il transito dei dati che devono essere elaborati, eseguendo l'elaborazione degli stessi e fungendo in altre parole da cervello e motore di tutto il sistema.

Scendendo un po' più nei particolari notiamo che il calcolatore elettronico si compone di cinque parti fondamentali.

Queste parti assumono denominazioni ben precise in funzione della loro natura e dell'apporto che consentono a tutto quanto il complesso.

Così possiamo distinguere tra:

1) Unità di entrata dei dati (INPUT); 2) Unità di controllo; 3) Unità aritmetica e logica; 4) Unità di memoria; 5) Unità di uscita dei dati (OUTPUT).

Passeremo ora all'analisi particolare di queste unità, cercando di sintetizzare le funzioni ed inquadrando le stesse nelle configuraioni più usuali dei calcolatori elettronici.

Unità di immissione dei dati (INPUT)

Come in più occasioni è stato rilevato dagli esperti dell'intelligenza meccanica, da ogni cervello, meccanico o umano che sia, non è possibile estrarre più di quanto in precedenza sia stato immesso.

Ne deriva che al calcolatore è quindi necessario un "Input", le cui caratteristiche dipendono dalla complessità della macchina che si sta considerando, e per attuare il quale è necessario adottare supporti di registrazione dei dati da immettere nell'elaboratore, tali che lo stesso li possa "leggere".

I supporti delle informazioni

Un vecchio metodo oggi scarsamente usato per immettere dati in un elaboratore era rappresentato dalla scheda perforata.

Le schede, sulle quali secondo una predeterminata codifica, attuata a mezzo di fori rettangolari o tondi, venivano riportate le informazioni necessarie allo sviluppo dei calcoli, rientravano nella categoria dei "materiali morbidi" dei calcolatori e costituivano un supporto economico, adatto a molti tipi di

apparecchiature di "Input".

Specialmente per i calcoli matematici e la ricerca scientifica, ma anche per particolari applicazioni di carattere industriale, è entrato nell'uso comune un altro tipo di supporto delle informazioni: quelIo della banda perforata.

Trattasi in effetti di un nastro di carta, sul quale a mezzo di fori speciali viene registrata una lunga serie di dati, operando analogamente a quanto avrebbe su tutta una serie di schede se queste fossero senza soluzione di continuità: una di seguito all'altra.

Più efficiente del nastro di carta è il nastro magnetico, simile, prescindendo dalle dimensioni, a quello, ormai universalmente conosciuto, dei normali registratori magnetici.

Trattasi in ultima analisi di fettucce di plastica dello spessore massimo di 5 centesimi di millimetro, sulle quali viene chimicamente depositata in forma pellicolare una sostanza_ferrosa altamente magnetizz abile.

Nel prossimo numero di Milano 19 parleremo dei dischi magnetici e delle unità di controllo. (10 continua)

computer

pÄAmmg MED novembre 1982 pagina 13 - mllano 19
Le tecniche pittoriche
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Teatro Tenda a Lampugnano

Spettacoli di qualità aprezzi competitivi

È quanto si propone di offrire PA RCI nella struttura sorta a lato della stazione della Metropolitana

Nato circa tre anni fa in Piana Axum e poi spostato in vari luoghi il Teatro Tenda (ora Tenda Milano) sembra avere finalmente trovato la propria ragione d'essere nell'ampio spazio prospiciente il parcheggio della fermata Lampugnano della Metropolitana. Nella struttura (gestita dal circo Togni) si organizzano concerti ed iniziative di ogni genere, gestite principalmente da tre organizzatori: l'ARCI, Radio Città e il Comune di Milano (sebbene molto in sordina). In occasione dell'ultima iniziativa ivi organizzata (il concerto di Teresa De Sio qui recensito) abbiamo avuto modo di scambiare delle opinioni su criteri di gestione del Teatro con i più attivi usufruttori della struttura stessa; i dirigenti dell'Associazione Ricreativa e Culturale Italiana (ARCI).

Milano 19: L'Arti ha organizzato nel Teatro Tenda di Lampugnano diverse iniziative musicali di alto livello e con un alto consenso di pubblico, con quali criteri sonofatte le scelte fra la miriade di artisti attuai-

Concorso Fotografico Monte Amiata

11 27 e 28 Novembre p.v. si terrà il 2" Concorso Fotografico Monte Amiata, nel complesso edilizio di via Ciliea 106 — via Falck 53. Il concorso è a tema libero e prevede tre sezioni: stampa b/ nero, stampa colori, diapositive. Le quote sono L. 3.500 per una sezione, L. 6.000 per due sezioni, L. 8.000 per tre sezioni.

I premi sono: al l° class. di sezione Coppa Monte Amiata; al 2° class. di sezione Targa Monte Amiata; al 3° class. di sezione Medaglia Monte Amiata. Altri premi offerti: Coppa Kodak, libri Mondadori, pellicole Photo Discount. Per informazioni rivolgersi in via Falck 53, Sala Monte Amiata.

mente in voga?

ARCI: Le scelte di base che si pongono al momento di ingaggiare o meno un artista sono molte, ci proponiamo infatti di offrire al pubblico milanese degli spettacoli di altissimo livello a prezzi più che competitivi.

M19: Verso quali settori verteranno le scelte prossime?

ARCI: Il calendario per la stagione invernale non è stato ancora completamente fissato, verteremo comunque su concerti di cantautori e di gruppi italiani senza comunque dimenticare grossi appuntamenti internazionali come fu quello di Lou Reed tempo fa. La scelta di privilegiare musicisti italiani non è né campanilistica né (tantomeno) autarchica; si tratta di una scelta motivata dall'effettiva qualità del prodotto musicale italiano e dalla volontà di propagandare musicisti che portino dei discorsi culturali perlomeno coerenti".

M19: vi saranno in programma anche degli spettacoli non prettamente musicali come quello di Albertazzi e Gaslini

tenutosi alla Tenda per la Festa Provinciale dell'Unità?

ARCI: Per quello spettacolo si trattò di un discorso parzialmente diverso da quello abituale, si trattava infatti di un'iniziativa nell'ambito di una grande kermesse e che di conseguenza aveva necessità diverse di una maggiore eterogeneità culturale, non sono però da escludersi iniziative analoghe o omologhe per la prossima stagione.

M19: il Teatro Tenda è l'unico spazio culturale di grosse dimensioni insieme al Palalido della zona 19, ciò condiziona le scelte di programmazione?

Arci: nella programmazione vengono tenute da conto molte componenti tra cui anche senz'altro questa.

Il concerto sta per avere inizio, i responsabili dell'Arci debbono tornare ai propri compiti, li lasciamo con alcune perplessità, (specie inerenti alle motivazioni prodotte per la scelta di privilegiare gli artisti italiani), ma con la certezza di avere un punto aggregativo nato in zona 19, qui maturato e che nessuno ormai potrà toglierci.

Teresa De Sio in concerto

Dopo una lunga tournée Teresa De Sio è giunta anche a Milano per un concerto organizzato dall'ARCI alla Tenda di Lampugnano. Per circa un'ora e meno la De Sio, accompagnata dagli stessi (validi) musicisti che suonano nel suo ultimo LP ha intrattenuto una folla festosa e numerosa giunta dai maggiori centri dell'alta Italia. Pochi minuti prima del concerto la De Sio ci aveva detto di essere fortemente emozionata per il fatto di suonare a Milano, ma nessuno tra il pubblico se ne accorge, una carrellata di pezzi validissimi, da "Voglia 'e turnà" che ha aperto fino ai bis di chiusura, uno spet-

20LORIFICIO

S. SIRO

tacolo intenso, vivo.

I musicisti dimostrano la propria classe con un accompagnamento molto corposo che gioca al contrasto secondo l'antico gusto italico del contrappunto con l'esile voce della De Sio. Il pubblico ha spesso cantato in coro i brani eseguiti, parte di composizione della cantautrice, parte "cover" dei Musicanova (in cui prima militava) o di altri cantautori (la Macumba di Fortis), dimostrando un calore inaspettato per renorme differenza fra la cultura settentrionale e quella napoletana verace della De Sio.

Tecnicamente non possiamo però dimenticare alcuni problemi (troppi, veramente troppi) all'impianto di amplificazione e per ragioni di equità la povertà in alcuni brani degli arrangiamenti, che avrebbero potuto essere facilmente rimpinguati con una sezione di fiati meglio curata piuttosto che lasciandola al solo sax del pur bravo Fix.

Si è trattato comunque di un concerto valido, che pur senza grossi exploit ha saputo tenere il campo in un modo adeguato. Effegì

Il fine dl questa rubrica è, oltre che divertire con un gioco di interpretazioni, quello di portare ad una osservazione più attenta e critica delle Immagini che ci circondano e di stimolo a "vedere" fotograficamente i fatti ispiratori. Pertanto invitiamo i fotoamatori della nostra zona (dal più scalcinati ai più evoluti) a "visualizzare" le proprie idee inviandoci le proprie opere con una breve descrizione di quanto volevano esprimere.

Pubblicheremo le foto eseguite di volta in volta seguite nel numero successivo dalla spiegazione dell'autore e/o da un commento dl un esperto.

Vedremo poi, insieme, se l'autore ha saputo rendere "l'Idea" o se è stato interpretato in modo diverso.

Il materiale, potrà essere restituito a richiesta all'autore dopo la pubblicazione, in caso contrario entrerà a far parte dell'archivio fotografico del giornale.

La foto precedente Commentata da Sergio Magni

del Circolo fotografico Milanese

La foto così come ci viene proposta non rispecchia fedelmente l'opera del fotografo. Ho infatti avuto occasione di osservare in copia originale questa immagine del signor Fusi che presentava, al centro dei quattro lati, altri particolari di seggiole del tutto uguali a quelle che attorniano il tavolo centrale.

Non è un dettaglio e mi sembra corretto commentare la foto nella sua versione originale, immaginando quindi di vedere (così è chiaro anche per tutti voi) nei lati superiore, inferiore e destro una parte di seggiola come appare sulla foto nel lato sinistro.

Perché è così importante? Cerco di spiegarlo. Se l'immagine riproducesse unicamente il tavolo e le quattro seggiole, appunto il tavolo e le quattro seggione ne sarebbero il soggetto e il significato della foto (dipendendo dal modo di rappresentazione del soggetto stesso) risulterebbe praticamente incomprensibile. Se la rappresentazione indica invece una "ripetizione" simmetrica del motivo tavolo più quattro seggiole, ecco che il soggetto della foto diventa la "ripetizione" di un motivo (in questo caso grafico) e il significato va allora ricercato

al di fuori degli oggetti rappresentati. Nelle intenzioni dell'autoere il significato mi pare una "armonia" di forme derivata da una costruzione ripetitiva; siamo cioè di fronte a una foto di tipo artistico dove le cose rappresentate — per quello che sono e rappresentano — non contano nulla.

Il significato della foto è un armonia, fredda e metallica, di elementi netti e precisi ed io ritengo che in definitiva l'autore sia riuscito a far capire le

Peccato che in fase di stampa sul giornale la mia foto sia stata "tagliata". Sull'originale appaia no, alle estremità dei quattro lati, altre quattro sedie. Il significato così non è stato evidente come lo avrei voluto: accorgersi

sue intenzioni. Attenzione però a non far sorgere nuovi e pericolosi equivoci. Più i significati vanno cercati lontano da quanto nella foto è rappresentato (come in questo caso), e più è facile che le foto non vengano capite — senza alcuna colpa da parte di chi le osserva — e quindi non apprezzate e non condivise.

È un rischio che corrono alcuni fotografi e fra essi il nostro signor Fusi.

come sia piacevole osservar ele forme geometriche che abbiamo intorno, e che a volte crediamo ci opprimano, tutto sta a come le guardiamo.

La foto del mese di Flavio Boioli Via C. Dolci, 38 - 20148 MILANO Tel. 40.80.506
COLORI - VERNICI - FERRAMENTA - CASALINGHI CARTE DA PARATI - MOOUETTES - ARTICOLI BELLE ARTI ... e mille cose per la casa! milano 19 - pagina 14 novembre 1982 111ÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄ ****** a sigÄ *sa 5511111Ä5505 ***** UN'IDEA DIETRO L'OBIETTIVO ÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄ **IP* *P11ÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄÄ *ÄÄÄÄÄÄÄÄ
gusto italico del contrappunto
Il
...
C ARCI ir Chitarra classica - chitarra moderna pianoforte classico - batteriateoria e pratica dell'improvvisazione jazz Corsi di musica Via Appennini, 101/B Tel. 3539458 Circolo Culturale ARCI-UISP "G. Trevisani" CENTURTEX ABBIGLIAMENTO UOMO- DONNA- BAMBINO MAGLIERIA - BIANCHERIA - TELERIA Per informazioni telefonare il martedì dalle 21 alle 23. Oppure lasciare messaggio alla segretaria telefonica Piazza Rosa Scolari 1 -Trenno (Mi) Tel. 4520478
e dall'autore

È Esther Bruno di Lapiè (piazza Stuparich 18, 'Villano), artista completa e versatile, di cui potremo presto ammirare una mostra di quindici grandi tele intitolate "Sogni musicali"

Trasforma col pennello la musica in un sogno

Per più di due anni Esther B. di Lapiè si è volutamente eclissata dalla scena dell'ambiente pittorico e artistico, con rarissime apparizioni più che altro amichevoli, ed è esattamente da quando ha iniziato la realizzazione di un progetto veramente importante.

Ascoltando la musica dei grandi compositori, ha pensato di esprimere in forma pittorica ciò che la musica stessa le suggeriva, ed ecco l'idea della grandiosa esposizione intitolata "Sogni musicali", per l'allestimento della quale Esther B. di Lapiè sta lavorando con tutte le sue capacità.

Le opere son quasi completate: quindici grandi tele dipinte ad olio, la dimensione è settanta per sessanta e ciascuna tela sarà intitolata a un autore, anche se la pittrice si è ispirata a un brano preciso. Gli appassionati, i competenti non mancheranno di identificarli, a noi la soddisfazione di ammirarli in anteprima. Sono lì pronti, nel salotto studio della nostra artista, manca qualche piccolo particolare e poi l'esposizione prenderà il via non appena le trattative con la Casa di Riposo Giuseppe Verdi in Piazza Buonarroti di Milano saranno completate.

Si spera che la manifestazione abbia luogo nei mesi prossimi, unitamente ad un concerto nel cui intervallo inserire un'asta pro luogo ospitante, con tre dei quadri esposti offerti

dall'autrice ai quali si aggiungerà una maschera del viso di Giuseppe Verdi, opera anche questa di Esther di Lapiè, che già in altre occasioni ha eseguito lavori di scultura. Probabilmente nel giorno dell'inaugurazione sarà possibile ascoltare anche una audizione del brano poetico "Sensation" musicato sempre dalla Esther che si rivela più che mai artista completa e versatile. Vivacissima ed inesauribile, quando passiamo dal suo studio non ci meravigliamo di niente. Può essere il giorno della poesia, dei racconti che ci fa ascoltare registrati, recitati da lei con sottofondo sonoro, può essere il momento degli acquerelli, e i suoi boschi trasudano rugiade e vapori, le marine sprizzano gocce e schiume. Per i pastelli ci sono i ritratti, i volti inventati, gli occhi pieni di luce; nella tecnica ad olio, più di ogni altro particolare apprezziamo quel senso di lontananza che deriva dalla fuzione del cielo con i rilievi montuosi o collinari sullo sfondo.

Alcune ottime riproduzioni di questa serie di lavori è pubblicata con fedele cromia sull'Ottavo volume di "Arte Italiana per il Mondo" edito dalla Celit di Torino, via San Tommaso 22/b.

Le tele dedicate ai sogni musicali saranno invece un concentrato di sentimento e fantasia, ma di proposito non anticipiamo niente aspettando che la rassegna si esponga al giudizio della critica e del pubblico, che

sapranno cogliere l'importanza dell'avvenimento. Wagner, Beethoven, Verdi, Chopin, Sibelius, Grieg, Stravinskij, Smetana, Ciaikovski, Mendelssohn, Liszt, Debussy, Humperdinck hanno condotto la mano di un'artista che ha ancora tanto da estrinsecare, scavando a

fondo nella sua ricca personalità. Bruna Fusi nella foto in alto, accanto al titolo, Esther Bruno di Lapiè, in quella in basso una sua opera: "Schweitzer", 1977, pastello cm. 40x50.

(L'angolo della poesia

Ognun de nun gh'ha trista ona giornada

In fond a on pràa de drée a la Melgasciada in d'ona nott d'inverna t'han coppada; quand m'han ciamàa i polée che t'han trovada n'hoo piangiùu su la toa fin desgraziada. ne la ment int on attem m'è passada ona guggia, de regord infilada.

On dì che te piangevet sconsolada t'hoo mettùu j brasc al coli e t'hoo basada; t'hoo fassàa la man che l'era scottada dal foeugh d'on falò de gomma brusada, per colpa de quel omm che t'ha pientada senza ghej, press el pont de l'autostrada. Sul tò passàa gh'hoo fàa sù ona ridada e pass pass a cà mia t'hoo portada. Nei dì a press, bela fresca e riposada, de noeuv vestida, lustra e pettenada, andand con tì sotta brascett per strada aij amis e parent t'hoo presentada. De segur te seret minga taijada per fà i mestée de cà, per fà bugada; inscì come te seret t'hoo ciappada... nanca bona de fà ona rossumada!

Per mes hoo mangiàa pan e marmelada, dj volt 'na quaj bistecca on poo gremada, ma mai che t'abbia fàa ona qual scenada o gh'avessi avùu parola sgarbada. Vedendet rigà driss t'hoo fin sposada... e quel dì li hoo fàa ona gran vaccada! Ne manch che mì t'avessi incadenada, dopo pocch temp on alter t'ha incantada: eee tiràa sù i tò strasc, te see scappada...

In tì gh'era ona loeuggia radisada... a batt i marciapée te see tornada. Ma la lezion la m'è minga bastada; pù volt de tornà a cà mi t'hoo implorada, perché denter de mì t'hoo implorada, maldisend el dì che t'hoo incontrada te m'ee ridùu sul mus asquas seccada... te m'ee pientàa nel coeur 'na cortelada! Nel vamp trentun, a Musocch sotterrada... temp n'è passàa... t'hoo mai desmentegada...

Robot

La seguente lirica è tratta dal volume "Effetti d'amore" pubblicato da Anna Mele per le Edizioni 0.C.E. di Milano nel maggio 1982. Della stessa autrice "Piange una rosa" 1979 e "Invocazione" 1980. «onsiipmr

Blocchi di cemento prefabbricati innalziamo grattacieli. Carrarmati noi facciamo le catene di montaggio.

con l'estero uomini politici.

Il Circolo culturale "C. Perini" ha pubblicato il quaderno n. 7 che raccoglie la testimonianza di una vittima del terrorismo. Il volumetto porta il titolo "Ad un passo dalla morte" e ne è autore Antonio Iosa, presidente del "Parini", che il I aprile del 1980 fu vittima di un vile, brutale ed inutile attentato terroristico ad opera delle b.r. che ferirono anche Nadir Tedeschi, Eros Robbiani ed Emilio De Buono nella sezione DC "Luigi

Perazzoli" di via Mottarone in Milano.

Ad oltre due anni di distanza l'autore narra la sua triste vicenda e riflette sul terrorismo ch'è una vera tragedia nazionale. Dal 1969 al 1981 si sono contati 370 morti e 5.000 feriti ad opera del terrorismo rosso e nero. Tanti cittadini innocenti hanno pagato il loro contributo di sangue con la vita o con quella violenza che, con brutto ter-

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Lo scaffale di milano 19

mine, è stata definita "gambizzazione".

Le sole brigate rosse hanno ucciso, in 7 anni, 108 cittadini, mentre i feriti sono stati circa 300 e gli attentati oltre mille.

Nella città di Milano i brigatisti rossi, dal 1976, hanno causato 58 vittime di cui 20 morti e 38 feriti.

La pubblicazione dunque costituisce un documento di grande interesse umano e si propone d'insegnare ai giovani che la violenza, in definitiva, non paga nessuno, nemmeno coloro che la predicano e la praticano facendone un'arma di lotta per fini ideologici e politici.

Il quaderno si può richiedere scrivendo al Circolo culturale "Carlo Perini" presso la sede di via Val Trompia 45/A, 20157 Milano.

Libri ricevuti

Il titolo esatto del volume di Litta Giulivi Pellegrini presentato in questa rubrica nel numero di Luglio Agosto 1982 è "Una così". Ci scusiamo per l'involontario refuso tipografico.

Tra i libri ricevuti segnaliamo altre due pubblicazioni sottoposteci dallo scnttore Ferrero Piacenti, recensito su Milano 19 del mese di maggio con il volume di racconti "Le calze nere".

Queste nuove opere di Ferrero Piacenti sono "Un anno di grano", romanzo edito da Antonio Lalli nel 1979, che racconta con commossa partecipazione la vita di gente umbra che vede decadere nel primo dopoguerra le tradizioni patriarcali.

L'altra opera letteraria, che ha vinto il Premio "L'autore" per la poesia, edito dalla Jester Libri nel 1972, si intitola "Paese d'acqueforti". Sono liriche altalenanti tra l'attualità e la memoria, tra le cose evidenti e i significati nascosti. Dalla pag. 43 trascriviamo "Ascolto le sere passare" in cui nelle immagini di argini e ponti sullo scorrere dell'acqua troviamo la metafora delle costrizioni cui la vita cipiega: "Ascolto le sere passare/con ransia affidata a una canna/sul greto di un fiume. / Gli argini sono barriera. I ponti non frenano l'acqua./ La mia canna deve ancora tremare".

Indolenza e ambizione commerciano

Femministe determinanti grandi progetti amano fare e i rapporti in cause legali.

Creiamo la pace

Con la guerra tutto è perduto. L'amore il lavoro la felicità.

Alberi senza foglie Aria senza ossigeno Solo il nulla rimane.

Il cielo è morto.

Rovine e disperazione

Animali senza padrone Vecchi senza speranza

CREIAMO LA PACE

Che l'intelligenza salvi il mondo e trionfi l'amore.

Che.il sorriso illumini il cielo in un abbraccio universale. Giochino i fanciulli in una vita piena di luce.

Vinca la pace sugli egoismi degli uomini.

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A un passo dalla morte
"gambizzato" delle b.r. racconta
Arcano
Un

dalla prima pagina

Bus a 700 lire? Handicappata

nel "paniere" della scala mobile. Una vera e propria assurdità. Ma non è finita. Già arrivano notizie poco rassicuranti dalle aziende che producono autobus. Diverse piccole e medie imprese sono già ricorse o stanno per ricorrere alla cassa integrazione per una parte dei lavoratori, mentre circolano con sempre maggior insistenza voci di sospensioni alla Breda di Pistoia (dove si costruiscono autobus) a partire da gennaio.

Di tutto questo si è parlato il 14 ottobre scorso in una riunione, a livello nazionale, tra dirigenti di aziende pubbliche del settore. Una discussione difficile, iniziata su posizioni scarsamente unitarie per via delle differenti valutazioni che le forze politiche danno del provvedimento governativo.

Meno vincolati si sono dimostrati invece i dirigenti delle aziende municipalizzate, i quali, conti alla mano, non hanno risparmiato critiche al testo della finanziaria. Anche per questo alla fine dell'incontro è stato possibile (se ne è fatto interprete il presidente del CIS PE I_ Armando Sarti, comunista) ritrovare una unità almeno su alcuni

Cooperativa Edificatrice

milano 19

punti fondamentali. Vediamo-

Punto primo: i trasferimenti statali dovranno essere almeno pari a quelli dell'82. E la disponibilità annunciata da Spadolini a Viareggio, dalla tribuna dell'assemblea ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), deve essere confermata da Andreatta.

Seconda questione: gli aumenti tariffari che si riveleranno necessari dovranno essere graduati, suddivisi in almeno due fasi. "Il governo ci vuole obbligare -- aveva detto significativamente Tagnin, presidente dell'azienda veneziana — ad applicare rigidamente tariffe a livello europeo, mentre continuiamo ad offrire un servizio a livello sudamericano".

Terzo punto di convergenza: opposizione al blocco totale e generalizzato delle assunzioni.

Vale per tutti l'esempio portato dal presidente delle municipalizzate di Palermo, Liggio, che ha detto: "Spendiamo più adesso per pagare le ore di straordinario di quanto spenderemmo sbloccando il concorso per l'assunzione del personale necessario".

con le stampelle, rivolge domande all'IA C P per un cambio appartamento. Il cambio desiderato arriva.

Un altro monolocale in via Ugo I3etti, al Gallaratese. Glielo comunica, con lettera del 13 maggio 1981, lo stesso presidente di allora dello IACP, Nuccio Abbondanza: "Ho firmato - è scritto nella lettera - in qualità di Presidente rassegnazione dell'alloggio che lei ha scelto in di relazione tra i coniugi". Abbiamo citato testualmente da uno scritto dell'Assistente Sanitaria del Centro di Psicologia Clinica che denuncia la situazione esistente.

cambio di quello occupato... Sono certo che non ci mancherà da parte sua la collaborazione a far si che i problemi vasti e complessi dell'istituto trovino adeguata soluzione, superando le difficoltà attuali". monolocale va bene. Ma sono necessari alcuni lavori di sistemazione, che i tecnici dell'IA C P provvedono ad eseguire, secondo le indicazioni di Consiglia Principe. Passano alcuni mesi, lavori ultimati. Consiglia Principe acquista i nuovi mobili, si appresta al trasloco. ma ecco nel luglio scorso la sorpresa: l'assegnazione viene revocata.

Dov'è andata a finire la diossina?

bagno) è troppo grande per una persona. Motivazione magari plausibile, che arriva stranamente dopo un anni) dall'assegnazione, dopo che l'appartamento è stato risistemato e che non vale per una persona che, purtroppo, non può muoversi come tutte le altre.

"Lavoro, mi arrangio in tutto e per tutto - commenta Consiglia - ho chiesto soltanto una casa dove mi possa muovere senza l'aiuto di altri. È una condizione per vivere sola e per essere indipendente. Non voglio essere un'assistita...".

Via Appennini, 101/B - tel. 3539458

Si rende noto che anche nel mese di novembre la sede rimarrà aperta ogni domenica dalle ore 10 alle 12.

Trenta metri quadrati

Cosa dire ancora? È già un problema per una famiglia normale vivere in una abitazione come quella descritta, diventa tragico per tre persone con un equilibrio psichico così difficile. Che effetto possono dare farmaci e terapie psichiatriche se ai malati non viene concessa una vita regolare in una abitazione umana. A questo punto la situazione potrà cambiare solo se verrà data la possibilità a Luigi di lavorare e se la famiglia si trasferirà in un appartamento più grande dove esigenze individuali e coniugali vengano salvaguardate. Solo se si risolveranno questi problemi la situazione psicologica globale migliorerà. È di questo parere lo psichiatra presso il quale sono

Motivazione? Il monolocale (una stanza, un cucinino e un in cura i coniugi.

Cosa chiede allora Milano 19? Un lavoro per Luigi? Anche quello, ma soprattutto una casa. È una richiesta che facciamo allo IACP e al suo presidente in particolare. In fin dei conti si tratta solo di un cambio alloggio e tutti sappiamo che ci sono appartamenti IACP di tre/quattro stanze abitati da solo una/due persone. Solo così si appoggerà validamente la psicoterapia in atto da anni.

Con questa esperienza che siamo venuti a conoscere solo ora nonostante i tentativi di Luigi, del sindacato e dello stesso Centro di Psicologia Clinica verso lo IACP, si può constatare l'assoluta mancanza di coordinamento tra le organizzazioni pubbliche atte a salvaguardare la salute dei cittadini.

Se da un lato gli psichiatri del Centro si rendon conto che anni del proprio lavoro possono avere uno sbocco positivo solo se adeguatamente sorretti da un

Cosa crede di poterle rispondere l'attuale presidente dell'IAC P di Milano, avv. Paride Accetti? aiuto dello IACP, dall'altro l'insensibilità di questo apparato burocratico verso problemi individuali come quello di questi handicappati psichici, blocca ogni soluzione. Per di più e questo ce lo ha fatto notare più volte lo stesso Luigi, con una coscienza del collettivo davvero esemplare, anni e anni di ricoveri, assistenza psichiatrica e farmacologica ha un indubbio costo per la collettività che con ogni probabilità si sarebbe se non potuto evitare almeno contenere risolvendo con un minimo di coordinamento il problema in questo caso quello estremamente pratico dell'alloggio troppo piccolo. In attesa di una risposta della direzione dello IACP, che se ci perverrà ci affretteremo a pubblicare e che speriamo non tarderà, restiamo a loro completa disposizione per ogni informazione atta a contattare la famiglia della quale parliamo in questo articolo.

Tutta la diossina contenuta nel reattore A-10I dell'lcmesa (rimasta a Seveso dal giorno della nube tossica) è stata rimossa, sigillata e inviata all'estero. La notizia, diffusa il 14 ottobre scorso, è indubbiamente di quelle che provocano, ma resta una domanda inquietante: dove sono andate a finire le oltre due tonnellate di materiale inquinante? Non vorremmo che tolto da Seveso rispuntasse prima o poi, con tutto il suo terrificante potenziale di morte, da qualche altra parte.

Gemmologia

Per mancanza di spazio non abbiamo potuto pubblicare su questo numero la consueta puntata della rubrica "Gemmologia". Ce ne scusiamo con i lettori, cui assicuriamo che la pubblicazione della suddetta rubrica riprenderà senza fallo dal prossimo numero.

Ant,mbrosiana u t o s.r.l. vieni alla CONCESSIONARIA novembre 1982 milano 19 - pagina 16
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