quartiere e • olitIca
Il giornale diventa grande
Con questo numero il nostro giornale cambia anche l'"abito": ma questo è solo l'aspetto esteriore di un processo ben più ampio di rielaborazione e di riorganizzazione al nostro interno. Alcuni obiettivi ce li siamo già chiariti. Vogliamo essere un giornale di informazione e di dibattito su ogni avvenimento (politico, sociale, culturale) che possa interessare la nostra zona.
Terremo informati i lettori sull'attività del Consiglio di Zona, allargando comunque lo scambio di idee, valutazioni e stimoli fra cittadini e Amministrazione.
Svilupperemo nuove occasioni di confronto fra le forze politiche democratiche della zona.
Ospiteremo con continuità nelle nostre pagine la voce di tutti gli organismi di base e di tutti i cittadini democratici impegnati nei vari ambienti ,della realtà sociale.
Lavoreremo molto più fra la , gente e molto meno a tavolino, cercando non solo di "informare" ma soprattutto di "essere informati" dai cittadini.
Saremo, insomma, un giornale "aperto" proprio perché la nostra è una linea di apertura, di unità, di avanzata pluralistica verso una società più giusta e democratica. I problemi da risolvere, però, sono molti. Ne accenneremo solo alcuni: allargare la collaborazione, diretta o indiretta, al giornale a più amici; individuare con certezza ciò che i lettori si attendono da noi; rendere più massiccia e continua la diffusione; far fronte ai costi sempre crescenti della carta stampata e ad alcune difficoltà tecniche. Su quest'ultimo problema già abbiamo imboccato la strada buona. Ci siamo accorti che non eravamo l'unico giornale di zona di Milano, e che, già prima di noi, decine e decine di testate democratiche avevano risolto alcuni grossi problemi economici e organizzativi coordinandosi e centralizzando certi servizi. Ora ci siamo anche noi: ed il risultato esteriore d'essere passati da una gestione "casalinga" ad una più avanzata è di venir stampati in "offset" e con un formato più grande. Ecco dove nasce il nostro nuovo "abito": in un processo di ristrutturazione, di riqualificazione, di rilancio del nostro giornale, nel quale crediamo, e che intendiamo portare avanti con l'aiuto di tutti quanti con noi vogliono collaborare.
La Redazione
in questo numero
Il Consultorio pag. 2
Circolo, distretto, Consiglio Provinciale pagg. 3-4-5
Le liste dei candidati Pa9. 6
Lotto 46 pag.
Periodico
A piccoli passi la scuola cambia
Si torna a votare nelle scuole tre anni dopo l'arrivo dei Decreti delegati. Alcune speranze sono andate deluse, in molte scuole le volontà di rinnovamento e le energie disponibili sono state logorate e scoraggiate dalla diffidenza di presidi e direttori, dalla chiusura a riccio di insegnanti timorosi di perdere le loro esclusive, da muri invalicabili fabbricati con i regolamenti, con le leggi buttate a ogni passo tra i piedi di chi cercava di dare un apporto per aprire la scuola al quartiere, alla città, alla società che cambia. Vengono in mente certi "scioperi bianchi" nei quali si riesce a paralizzare un servizio con il ricorso esasperato ed ostruzionistico al labirinto delle norme.
Le assemblee si sono impoverite, scarsa partecipazione, disimpegno; qua e là vampate episodiche sull'onda di emotività massimalismi sterili. Gli organi collegiali spesso si sono dovuti arrendere alla burocrazia. Chi li ha frequentanti ha avuto l'impressione di partecipare a consigli di amministrazione chiamati a mettere il timbro su decisioni prese da altri anzichè ad autentici organi di governo della scuola.
È sembrato quasi che il fronte rinnovatore, libero e forte quando premeva da fuori la scuola con iniziative e proposte, si trovasse impotente e sconfitto appena varcata la soglia dell'istituzione, soverchiato dalle incrostazioni del passato, dalla corporazione, dai fondi che mancano, dalla divisione.
In qualche caso è stato difficile perfino far accettare nelle scuole le regole più elementari della democrazia, la tolleranza delle opinioni diverse, il diritto al confronto.
La paura delle parole è giunta talvolta a livelli impensati. È stato già un successo convincere certi interlocutori che chi parla di una scuola antifascista rivendica una scuola in cui ragazzi e insegnanti siano legati da un rapporto di stima e fiducia, in cui non esista discriminazione verso chi è meno bravo o parla in dialetto o è handicappato, che incoraggi il dialogo, che favorisca il confronto delle idee educando al rispetto dei diritti e delle opinioni altrui, in cui autorità e ordine siano conquiste di ogni giorno ottenute con il
inserto ECIALE L
consenso e non con l'imposizione, che insegni il rifiuto della violenza fisica e morale e che educhi i bambini e i ragazzi (e anche gli adulti) ai valori di democrazia, di libertà, di giustizia, fondamento della nostra Costituzione.
C'è una certa stanchezza dunque. È vero, le resistenze della vecchia scuola ci sono e sono forti. Ma non sono poi maggiori di quelle che esistono in altri "corpi separati" della società italiana. Nel momento in cui anche nella scuola, come nei Comuni, in Parlamento, in tutto il tessuto del Paese, fanno il loro ingrosso a pieno titolo forze e principi innovatori, di trasformazione, sarebbe stato ingeRaffaele Fiengo (segue in seconda)
FRUMENS OCCUPATA, RIVI - SAN MARCO IN CASSA INTEGRAZIONE, PHILIPS LICENZIAMENTI
Che cosa succede nelle fabbriche della zona
Per parlare della realtà occupazionale e della situazione lavorativa della zona è necessario porre alcune premesse sulla natura e sulle caratteristiche particolari che essa contiene.
Nella Zona 2 è presente il Centro direzionale, realtà questa di concentrazione dei momenti "decisionali" delle maggiori imprese italiane e delle più grosse multinazionali presenti nel nostro Paese che è unica rispetto al resto dell'Italia.
Nella Zona 2 c'è una grande presenza, data la particolarità che dicevamo prima, di impiegati e tecnici, a tutti i livelli.
Notevoli sono i fenomeni di pendolarismo e comunque la quasi totalità dei lavoratori abita fuori dalla zona.
Queste particolarità si ripercuotono decisamente sulla realtà occupazionale e sul modo di affrontare i problemi inerenti a questa da parte sia del sindacato, sia delle forze politiche, sia del padronato.
Ma vediamo più nel dettaglio alcune realtà:
R.I.V.I. - S. MARCO
VIA TIMAVO 32:
300 dipendenti impiegati nelle aziende di Bergamo e di Milano. Da cinque mesi in cassa integrazione a zero ore. Da due mesi la fabbrica è occupata dai lavoratori riuniti in assemblea permanente.
Tutta la zona si è mobilitata per sostenere le lotte della R.I.V.I. anche attraverso una sottoscrizione per il sostegno concreto dei lavoratori.
ILPADO (ex Fioravanti)
VIA LUCINI 19: ha visto in due anni dimezzato il proprio personale (da 180 a 95) di cui la maggior parte donne.
FRUMENS
VIALE STELVIO: da mesi in lotta per l'occupazione contro la minaccia, da parte della proprietà, di massicci licenziamenti. Riccardo Valentino (segue in seconda)
dei Quartieri
GrecomPonte Seveso Anno IV - Nuova serie - N. 1 - Dicembre 1977 - L. 200 zona
IsolawFontanaffilstria
2
set-
per
la
La "Frumens" di via Stelvio è da mesi occupata dai lavoratori in lotta contro la chiusura decretata dal padrone del noto pastificio. In un'altra fabbrica della zona, la "Rigamonti e Villa" di via Timavo, 32 operai
e impiegati, da otto
timane in assemblea permanente, lottano
salvare
fabbrica dalla minaccia di fallimento e chiusura a causa della
"allegra" amministrazione praticata da anni dai proprietari.
TRE ANNI DOPO I DECRETI DELEGATI
quartieri e politica
UNA CONQUISTA SOCIALE, UNA.CONQUISTA DELLA DONNA E PER LA DONNA
Facciamo funzionare il consultorio
Che cosa sono i consultori. Quali compiti hanno. Le iniziative nella nostra zona.
Dopo l'approvazione della legge nazionale 29 luglio 1975, n. 405 sulla istituzione dei consultori familiari, a un anno esatto di distanza, nella seduta del consiglio regionale del 29 luglio 1976 si arrivò alla approvazione di una legge regionale per i consultori che, già nella formulazione, vengono meglio precisati come servizi "per l'educazione sessuale, per la procreazione libera e consapevole, per l'assistenza alla maternità, all'infanzia e alla famiglia".
I compiti del consultorio — assai diversi da quelli del vecchio consultorio dell'ONMI, che si limitava in pratica a distribuire consigli, pappe e in qualche caso medicine alle madri — sono molti e molto completi; leggiamo infatti nell'articolo 1 che il servizio intende garantire: "1) la sana e responsabile espressione della sessualità in un armoni-
co sviluppo della persona; 2) la procreazione libera e consapevole; 3) la salute della donna con particolare riferimento alla maternità; 4) la salute del concepito, del neonato e del bambino nella prima infanzia; 5) l'armonico sviluppo delle relazioni familiari e della coppia e dei rapporti tra genitori e figli".
Questi compiti affidati al consultorio sono svolti da personale tecnico che la legge indica in sei diverse figure professionali: assistente sociale, psicologo, ginecologo, pediatra. ostetrica e assistente sanitaria. Cí sembra che, tra le figure qui indicate, le prime quattro siano sicuramente le più importanti e, nella realtà economica attuale, siano sufficienti a garantire un servizio qualificato.
Questa legge, approvata da tutti i partiti democratici, rappresenta senza dubbio una conqui-
dalla prima scuola
nuo aspettarsi vita facile. C'è stato un arroccamento di fatto attorno a una gestione di tipo feudale: il ministro è il re, il provveditore è il feudatario, direttore e preside sono i vassalli. A genitori e studenti ovviamente spetta il ruolo di sudditi. Tre anni di decreti delegati non hanno cambiato la vita nel castello.
-Ma qualcosa è avvenuto: non solo nei piccoli passi fatti (i consigli sono diventati aperti, il voto è saltato, gli handicappati sono in tutte le scuole) ma anche in quelli non fatti. La scuola è andata a scuola di democrazia. Si è discusso moltissimo, raramente a sproposito, ci si è scontrati anche, ci si è ascoltati a vicenda. Questo dentro la porta della scuola.
E fuori — fatto di enorme importanza soprattutto nelle grandi città — i genitori si sono parlati tra loro, le famiglie sono uscite dall'isolamento, hanno trovato un fertile terreno di aggregazione, il tessuto sociale si è rafforzato.
Ma non si coglie a pieno l'importanza dei decreti delegati e la necessità di tenere aperti con la mobilitazione questi fondamentali strumenti di democrazia se non si allarga lo sguardo all'intero processo di rinnovamento in corso in Italia.
II progetto di nuova società, che trova il consenso della stragrande maggioranza dei cittadini, si basa su alcune grandi scelte maturate in questi anni: l'unità di tutte le forze popolari, il pluralismo, la difesa dei diritti individuali e collettivi, l'ampliamento delle libertà civili e politiche, la caduta della discriminazione nei confronti dei valori della classe operaia riconosciuti indispensabili al Paese dalle più diverse forze sociale e politiche.
Sta prendendo corpo una democrazia rappresentativa, ma partecipata, di massa, senza deleghe in bianco al potere, da chiunque sia gestito. Facciamo un esempio: si affronta la crisi economica anche con la libertà d'impresa, con l'imprenditoria priva-
sta importante perchè, mettendo in primo piano i problemi dell'educazione sessuale (art. 2, 1° punto) e ponendo tra le prestazioni dei servizi "la diffusione delle conoscenze scientifiche e delle informazioni riguardanti tutti i metodi idonei a promuovere o a prevenire la gravidanza" (art. 2, 3° punto), può svolgere una funzione molto positiva di informazione e di prevenzione di quella piaga sociale rappresentata dagli aborti clandestini che, se pure in assenza di dati precisissimi — per l'ovvio motivo che non vengono denunciati — si calcola superino ogni anno il milione, con un "fatturato" di più di 150 miliardi. •
Inoltre, in tutte le prestazioni dei servizi l'accento viene posto sul criterio della medicina preventiva, che deve ispirare l'operato del consultorio nel suo com plesso.
Ma a che punto siamo con II consultorio nella nostra zona? Accanto a due consultori cattolici privati, non esiste un consultorio che possa rispondere alle aspettative della popolazione del quartiere; non esiste cioè quel servizio pubblico, delineato dalla legge istitutiva regionale, che — abbiamo visto — non deve essere un poliambulatorio, ma deve svolgere compiti di medicina preventiva, rispondendo a tutte le esigenze delle donne e creando le premesse per impostare un nuovo rapporto paziente-medico che tenga conto della realtà sociale e giustifichi perciò la presenza, accanto al medico, dell'assistente sociale, dello psicologo ecc.
za della creazione di strutture sanitarie In zona. A questo problema il consultorio, in un primo momento, può offrire una soluzione anche se non risolutiva da un punto di vista più generale.
Una prima iniziativa è stata presa dalla Commissione femminile del P.C.I. della Zona 2: si tratta di una raccolta di firme per richiedere al Consiglio di Zona di indire un'assemblea pubblica sul problema del consultorio e perciò sensibilizzare tutte le forze politiche e i partiti sull'argomento. Questa prima iniziativa ha avuto un grosso successo: sono state raccolte più di 5.000 firme che testimoniano quanto sia vivo e sentito questo problema nel nostro quartiere.
ta, ma questa deve trovare un proprio ruolo e un equilibrio senza passare sulla pelle di chi lavora, senza la tragedia dei licenziamenti, della disoccupazione, dell'emarginazione. Gli strumenti per accostarsi a questi obiettivi sono certamente il Parlamento, il Governo, le Regioni, i Comuni, la Confindustria e le confederazioni sindacali.
Ma sono altrettanto indispensabili i Consigli di fabbrica, i Consigli di Zona, gli intellettuali, la stampa, i gruppi sociali in ogni loro manifestazione.
E così la scuola. Non basta fare i decreti delegati perchè la scuola cambi. Non basta introdurre sulla carta il Distretto, organo di gestione territoriale, per assicurare la gestione sociale della scuola. È indispensabile che questi strumenti vivano della presenza effettiva dei cittadini. Altrimenti in partenza si svuotano di contenuto, "non esistono". Per funzionare la democrazia ha bisogno di cittadini che "contano" nelle scelte.
Quel genitore che non si reca a votare per il Consiglio di circolo o di Distretto non solo rinuncia a un suo diritto e manca a un suo dovere come individuo; ma toglie un mattone alla casa che tutti insieme stiamo costruendo, impedisce che funzioni il meccanismo che deve dare i connotati alla scuola, che è anche di suo figlio e sua.
Ed è proprio in armonia e coerenza con questo "progetto di società" che va colto il significato delle liste unitarie e il sostegno a queste dove è stato possibile realizzarle.
Appare così chiaro come unità non possa significare confusione, "ammucchiata", non possa voler dire perdita di identità. Al contrario ogni componente, anche ogni singolo, è chiamato a dare il suo apporto, nell'unità, ma nel più rigoroso e pieno mantenimento dei propri principi, dei propri valori.
È perciò una legge che deve essere valutata positivamente: permette infatti l'istituzione di un servizio per le donne, ma anche per la società intera, perchè riporta a livello sociale tutti quei problemi finora vissuti dalla donna come episodi privati, ma che tali non sono: la sessualità, la maternità, la salute dell'ambiente di lavoro e l'educazione sessuale dei figli coinvolgono la società che deve sempre più farsene carico.
In mancanza di un'adeguata riforma sanitaria, i consultori possono svolgere un'importante funzione in questo senso, perché mettono a disposizione dei cittadini una équipe di medici specialisti per garantire il diritto alla tutela della salute fisica e psichica e per contribuire a un armonico sviluppo dei rappbrti familiari e della coppia, secondo i principi stabiliti dal nuovo diritto di famiglia.
Un altro fatto positivo,che non dobbiamo trascurare è che il consultorio può costituire un luogo di aggregazione delle donne che molto spesso vivono una condizione di isolamento.
Ma l'esigenza del consultorio nella Zona 2 è particolarmente forte perchè qui, più che altrove, le strutture sanitarie sono molto carenti: abbiamo si due ospedali (Fatebenefratelli e Niguarda), ma si trovano entrambi ai confini della zona e si tratta di ospedali di interesse cittadino che contribuiscono in misura trascurabile a sanare le carenze della nostra zona. Carenze mai sanate inoltre per la presenza del Centro direzionale, una zona cioè adibita unicamente ad uffici che secondo il vecchio piano regolatore avrebbe dovuto avere un'estensione ben maggiore di quella attuale. In più, la composizione sociale della nostra zona, caratterizzata, accanto ad un ceto medio abbiente, da un ceto popolare molto numeroso e da una forte presenza di immigrati, rende fondamentale l'importan-
Tuttavia è già in atto un impegno comune delle forze politiche per individuare una sede adatta al consultorio della Zona 2. Il discorso è più che mai attuale, anche perché l'assessore alla Sanità e Assistenza del Comune di Milano ha recentemente dichiarato che, entro il 1978, saranno istituiti tutti quei consultori che ancora mancano per arrivare a coprire le 20 Zone del decentramento.
Ma esiste anche una prospettiva immediata: aprire un consultorio "ridotto" in tre locali che la Comunità Evangelica di Via Porro Lambertenghi ha offerto al Consiglio di Zona. E il CdZ sta già discutendo e lavorando per raggiundere questo primo obiettivo: tale soluzione, se anche deve essere considerata provvisoria, può servire per far conoscere ai cittadini un servizio sociale che, anche là dove esiste, non sempre è conosciuto e ben utilizzato.
Claudia Borsano
PHILIPS P.ZZA IV NOVEMBRE:
è stato massiccio l'intervento della direzione per "compensare" chi si licenziava (la cifra investita per questa operazione si aggira sull'ordine di alcuni miliardi) senza rinnovare il turnover. La lotta ha visto impegnati i lavoratori per più di nove mesi, con costi estremamente pesanti, ma attraverso questa si è riusciti a strappare risultati positivi e qualificanti (l'accordo è state firmato il 3-11-77 in Assolombarda) per il gruppo, quali: Continuità e sviluppo della presenza Philips in Italia per la produzione e vendita, sostenuti da un piano di investimenti e di rinnovo dei diversi settori nella ricerca applicata per produzioni sostitutive.
Assunzione di 190 persone, anche utilizzando la nuova legge per il preavviamento al lavoro dei giovani iscritti alle liste speciali.
- Introduzione della nuova organizzazione del lavoro, discutendo e concordando progetti di modifica del modo di produrre, anche proposti dal C.d.F., in direzione, soprattutto, della professionalità femminile.
- Accettazione dello S.M.A.L. come Ente pubblico di medicina preventiva.
- Salario: premio di produzione di L. 95.000 per il 1977 e di L. 40.000 per il 1978.
Sono stati ritirati inoltre i provvedimenti e le denuncenei con-
fronti dei lavoratori e dei rappresentanti del C.d.F. (Consiglio di Fabbrica).
I.B.M. e SPERRY
VIA PIRELLI, 18 VIA POLA 9: mobilitate da mesi con lotte articolate (concretizzatesi anche con una manifestazione davanti all'Assolombarda il 27-10-77) per riprendere le trattative interrotte e risolvere le piattaforme interne aziendali — che comprendono tra l'altro il ripristino del turn-over (sostituzione del personale pensionato o dimissionario) aperte da diversi mesi.
S.I.R.T.I.
VIA PIRELLI 20: in lotta contro la decisione di licenziare il gruppo edili-SIRTI. La mobilitazione è stata incentrata inoltre sul tema degli infortuni mortali.
DE MICHELI
VIA M. GIOIA 72: da anni non viene ripristinato II turn-over. I problemi sono appesantiti anche per la esistenza di un grosso deficit previdenziale (4 miliardi).
D.E.M.M.
VIA PIRELLI 16/A: in lotta contro il tentativo di chiudere la fabbrica di Milano e di spostare tutto a Bologna.
S.L.I.M.
P.ZZA REPUBBLICA 9: tentativo di scorporare e di eliminare alcune branche di attività con conseguenti ipotesi di cassa integrazione e di licenziamenti.
DI fronte a queste situazioni si
contrappongono realtà come quella della FOSTER WHEELER dove nel corso dell'anno sono state assunte circa 10-15 persone. Tali assunzioni, naturalmente, non sono passate per l'ufficio di collocamento, ma sono avvenute in modo diretto, attraverso un contatto tra direzione e nuovi assunti.
Questi dati, anche schematici, con i quali abbiamo voluto dare una visione, pur parziale, della situazione occupazionale presente in Zona 2, testimoniano della complessità e della articolazione della realtà lavorativa della zona.
Il sindacato, sia come C.U.Z., (comitato unitario sindacale di zona), sia come strutture verticali (le categorie), le organizzazioni politiche dei lavoratori presenti in zona si sono mossi e si muovono in questo periodo per superare le contraddizioni derivanti dalla concezione distorta sulla quale è nato il Centro direzionale.
Questa comunque rappresenta l'inizio di una analisi dettagliata, approfondita, che entri nel merito delle singole realtà lavorative della zona, ne porti alla luce i problemi, le difficoltà, le contraddizioni presenti, per farle conoscere agli abitanti della zona, per ampliare quel rapporto tra lgoghi di lavoro e territorio, base e rafforzamento del processo di democratizzazione che, a tutti i livelli, in questi anni è andato avanti.
R.V.
R.F.
dalla
prima fabbriche
quartiere e politica'zona 2
Greco• Ponte
speciale scuola
Se lavoriamo insieme
Ci si affanna da più parti a sostenere l'affermazione secondo cui la ricerca dell'unità, dell'accordo e della più ampia concordia sia di per se stessa la negazione della libera espressione del pluralismo delle idee. Questa curiosa teoria cerca di far passare, con la forza delle idee semplici e indimostrate, la convinzione che la libertà si possa esprimere solo attraverso la discordia e una sorta di permanente lacerazione della società. Con altrettanta semplicità dobbiamo rispondere che se deve essere ampiamente garantita la libertà di discutere, e anche di contestare, non può essere certo negata la libertà di mettersi d'accordo, e di trovare delle soluzioni positive ai gravi problemi che travagliano la società italiana. Se c'è contrasto è bene che questo si esprima liberamente; ma il contrasto non può essere presentato come il fine ultimo dell'azione politica, e, tanto meno, dell'attività umana.
Invece ogni volta che si lanciano proposte unitarie ecco levarsi il coro dei "nuovi liberali" che gridano allo scandalo e alla morte del pluralismo.
È il caso della proposta della formazione di liste unitarie per gli organi collegiali della scuola e per l'elezione dei nuovi Distretti scolastici, che impegneranno 20 milioni di cittadini italiani.
Non c'è dubbio che quella delle elezioni scolastiche sarà una grande occasione per una discussione di massa sull'esigenza di salvare la scuola lungo la via del rinnovamento. Ma proprio per questo riteniamo che uno degli obiettivi principali di questa campagna elettorale sia quello di impedire che si sviluppi una lotta furibonda tra due opposti integralismi. Qual è la sostanza del nostro ragionamento? I Distretti dovranno occuparsi dei problemi concreti e drammatici della scuola, e gli eletti in questi organismi dovranno essere i portatori di precisi programmi di rinnovamento e di programmazione della vita scolastica. Alla luce di questi obiettivi, e di una situazione di vera e propria emergenza, non si capirebbe perchè alla formazione dei Consigli scolastici dovrebbero concorrere delle liste di partito, di schieramento ideologico o religioso, o delle liste sindacali. E infatti del tutto evidente che partiti, associazioni e sindacati devono sentirsi impegnati in questa importante prova democratica e civile, senza per ciò stesso riprodurre la logica di altre competizioni elettorali. Nella scuola sono interessati milioni di uomini e di donne, di ragazzi, siano essi occupati o disoccupati, operai o contadini, ceti medi o alti professionisti che sono chiamati a impegnarsi non sul terreno della categoria o della corporazione, nè su quello di astratte divisioni ideologiche, ma sulla visione politica e culturale dei destini e dei compiti della scuola italiana. Su questo terreno, dunque, la battaglia non è tra laici e cattolici in senso ideologico, ma tra rinnovatori e conservatori.
Lavorare per la scuola di tutti, per la scuola del dialogo, per una scuola pluralista non è compito di un solo partito, né di una sola ideologia o religione. Per questo non comprendiamo la
Elezioni per il
posizione di coloro che, pur concordando sulle tre grandi opzioni che sono, in generale, poste alla base dei programmi — la lotta alla violenza, il pluralismo, l'avversione nei confronti di ogni forma di classismo all'interno della scuola — hanno detto j di no alla promozione di liste unitarie. E perchè mai? Perchè 'se si formano delle liste unitarie viene meno il pluralismo. Francamente stentiamo a comprendere la consequenzialità logica i di questo ragionamento. Il pluralismo può esprimersi in diverse forme e può variare a seconda dell'oggetto in discussione. In caso contrario andremmo a una totale partiticizzazione della società. Chi l'ha detto che nella scuola ,per essere pluralisti bisogna dividersi, per forza, in comunisti e democristiani, o in laici e cattolici? Una simile visione delle cose non ha nulla a che fare con il pluralismo. Tanto più se si tiene conto che ci sono in Italia ben sei partiti che hanno sottoscritto uno stesso accordo program-
matico che li impegna a riformare in modo unitario la scuola italiana. Le vie del pluralismo saranno infinite, ma ci sfugge per quale misterioso cammino può passare l'idea che sia del tutto normale che mentre i rappresentanti di quei partiti lavorano alacremente nelle commissioni parlamentari per dar vita alla riforma della scuola, i membri di quegli stessi partiti, e più in generale i cittadini che li seguono, debbano, nel nome di un feticcio, dividersi, su quello stesso argomento, alla base.
Il pluralismo, quello vero, e non quello dettato dalle astratte esigenze ideologiche dei partiti, può, al contrario, inverarsi in una articolazione di piattaforme programmatiche in cui si riflettano, al di là di divisioni precostituite, differenti visioni della scuola e dei suoi compiti. E questo ci sembra anche il modo più corretto per non incorrere nei rischi di una "democrazia autoritaria", e per lasciare una reale autonomia ai movimenti interni alla società civile.
Genitori candidati per il Consiglio Scolastico Provinciale
LISTA III
"Per la riforma della scuola nell'unità e nella democrazia"
Consiglio Distrettuale scolastico n. 25
(Corrispondente alla zona 2 del decentramento comunale).
LISTA I
"Per il rinnovamento della scuola pubblica nella Zona 2"
Genitori candidati:
Ulivieri Pierfrancesco
Guida Sergio
Vizzari Adalberto
Crotti Magistris Giovanna
Arslan Giovanni
Banin Benito
Carpi Primo
Rasmussen Nicolis Unge
Gandolfi Walter Grillone Elio
Guerra Cesare
Pierucci Mario
Roda Giannalfonso
Verpelli Renzo
LISTA II
"Indipendenti nel giudizio concreti nell'azione"
Genitori candidati:
Archenti Claudio
Cardamellis Demetrio
Carozzi Roberto
Citterio Rosangela Bruschi
Puricelli Serenella Guerra
Serrantini Annagrazia Prandolini
Tentardini Giovanni
LISTA III
"Comunità educante e partecipazione democratica"
Genitori candidati:
Pignagnoli Carlo
Sciumè Paolo
Calò Giuseppe
Carobene Benito
Biella Angelo
Bolzani Amadio
Calcagno Benedetto
Dobner Ugo
Dufour Mario
Flamini Mario Vittorio
Gasperoni Lamberto
Intemperante Francesco
Mari Nobile Mariamanuela
Tovaglieri Marco
Salvare, rinnovare e far funzionare la scuola
L'approssimarsi della data delle elezioni scolastiche, nell'infittirsi del dibattito e delle iniziative di partecipazione, sollecita una serie di considerazioni che servano, da una parte, a tentare alcune prime verifiche della qualità e del livello delle proposte, e dall'altra parte a offrire qualche motivo di orientamento e alcune più precise indicazioni di intervento. In primo luogo occorre riflettere sul fatto che oltre alle componenti "tradizionali" — docenti, dirigenti, non docenti, genitori e studenti — vengono stavolta direttamente chiamati in causa gli Enti locali, le organizzazioni sindacali, quelle produttive e culturali: il problema della scuola esce dal chiuso dell'ambiente specifico e degli addetti, e ne esce per di più a livello istituzionale divenendo realmente problema della società nel suo complesso. In secondo luogo si deve sottolineare la coincidenza che vie-
ne a determinarsi tra il momento "consuntivo" — l'esperienza dei tre anni di vita dei Consigli di circolo e d'istituto — e il momento "previsionale", relativo alla formazione dei nuovi Consigli, distrettuali e provinciali. Più che di coincidenza si deve, in effetti, parlare di contestualità: vi si intrecciano infatti questioni di primaria rilevanza che non si possono ignorare nè si debbono nascondere.
Non è mistero per nessuno, ad esempio, che l'esperienza fin qui fatta dagli organi collegiali non si può dire soddisfacente. I limiti insiti nei Decreti delegati, gli intralci frapposti dalla persistente e parallela struttura burocratica, l'intrico delle attribuzioni e delle competenze hanno provocato zone di sfiducia e motivi di frustrazione di cui si sente eco continua nel dibattito di oggi. Eppure viene generalmente respinta l'ipotesi di fallimento; basterebbe al proposito l'espe-
rienza positiva e sicuramente ripetibile di decine e decine di migliaia di cittadini, di lavoratori, di donne che si sono dati alla scuola, promuovendo iniziative concrete, favorendo innovazioni didattiche, sorreggendo per quanto possibile il dialogo democratico.
Una seconda questione investe la prospettiva immediata: la costituzione dei Consigli distrettuali apre possibilità di rilanck) e di sostegno alla gestione sociale della scuola, a condizione però che si eviti il fraintendimento e la conseguenté delusione. Infatti se ogni componente andrà, Distretto per Ditretto, ad elaborare e proporre piattaforme di componente, si rafforzeranno tendenze e concezioni estranee o addirittura contrarie ad una definizione il più corretta possibile del Distretto. Infatti il Consiglio distrettuale non è il destinatario di richieste settoriali e di rivendicazioni corporative, bensì è un
momento di convergenza e di sintesi unitaria. Se ciò non fosse tenuto ben presente, una mentalità da "ricorso" spingerebbe ogni Circolo o istituto — lista della spesa alla mano — a vedere nel Distretto il grado gerarchico superiore, una sorta di autorità che, in base a non si sa quali poteri miracolistici, dovrebbe sopperire a tutte le lacune e a tutte le inefficienze sperimentate in questi due, tre anni a livello di scuola. È proprio in termini contrari a questi che si deve porre una questione cui vogliamo accennare e che appare assolutamente prioritaria: quella della necessaria interazione tra l'interno scolastico (Circoli e istituti) e l'esterno: territorio e società. Le pur necessarie specificità — di componenti e di bisogni — debbono costituire momenti di proposta e contributi Franco Bonesi
Periodico dei Quartieri Isola•Fontana•Istria
Seveso PERCHÈ PROGRAMMI E LISTE UNITARIE
Bonola Maria Luisa
e quartiere • politica
8) Fanoli Mario; in Ceragioli; 9) Fiore Adriano; Cecchi Dino; 10) Gatti Ida in Robiglio; Tornai Giuseppe; 11) Mamotti Emanuele; Baroni Renato; 12) Pellini Natale; Bazzan Gianni; 13) Portaleone Graziella Bellon Pierluigi; Foà; Bonalumi Ruggero; 14) Renda Gaspare.
Ci hanno detto... scuola
materna normale di via Fortis. Una terza scuola materna è temporaneamente ospitata in quattro aule della scuola elementare Arbe-Zara.
PROBLEMI - È necessario aumentare la disponibilità di posti di scuola normale.
Carlo Monesi genitore Scuola Elementare BOTELLI
Questi i temi pratici che dovremo affrontare
Purtroppo, negli anni testè trascorsi, gli organi collegiali della scuola, ed in particolare i Consigli di circolo, hanno rivelato i loro limiti ed i pesanti condizionamenti ai quali sono stati assoggettati e le speranze dei genitori e degli insegnanti sono andate in buona parte deluse. lo credo tuttavia che tali organi possano essere ancora validi strumenti, se-sapranno collegarsi con la realtà delle scuole e dei quartieri ed eviteranno di farsi costringere nella routine burocratica in cui certe forze vorrebbero soffocarli.
I temi pratici che dovrénno essere affrontati li conosciamo tutti e fra essi basterà citare la applicazione dei nuovi criteri didattici e di verFutezione in modo non solo formale ma tale da costituire un effettivo progresso rispetto al passato, un coordinamento tra scuola, refezione e doposcuola tale da assicurare una continuità educativa nell'arco della giornata, la non discriminazione nei confronti degli alunni che presentano maggiori difficoltà di apprendimento, la reale partecipazione dei genitori alla conduzione della scuola. Su temi di tal genere è senz'altro possibile un impegno unitario che già possiamo considerare tradizionale per la scuola di via Bottelli. Un tale impegno ha visto le forze più attive della nostra scuola raggiungere risultati forse non appariscenti ma certamente significativi come la pressochè totale frequenza del doposcuola da parte di alcune classi, con proficui collegamenti tra insegnanti del mattino e del pomeriggio o l'accoglimento di handicappati tra gli altri alunni o la effettuazione in modo non discriminatorio di attività parascolastiche.
Non sempre le forze più attive hanno operato nell'ambito degli organi collegiali disciplinati dalla legge. Insegnanti e genitori in qualche caso sono ricorsi a forme organizzative diverse per poter raggiungere i risultati dovuti. Ciò non mi sembra affatto negativo. Ritengo anzi che tali esperienze siano preziose e che possano costituire uno stimolo per gli "organi ufficiali" per una maggiore presa di coscienza della realtà e della necessità di interventi, in unione con le altre organizzazioni esistenti o che si creeranno, anche al di fuori dei compiti strettamente di istituto.
Ciò è necessario soprattutto per la scuola materna per dare definitiva e dignitosa sistemazione alla scuola materna ospite dell'edificio di scuola elementare Arbe-Zara. È possibile diminuire la disponibilità di posti di scuola speciale organizzando gli edifici, il personale insegnante e la metodologia di intervento in modo tale che sia possibile l'INTERVENTO RIEDUCATIVO IN SENSO DECENTRATO per gli alunni con difficoltà di udito e di linguaggio. Deve rendersi possibile e attuabile portare la rieducazione specializzata a tali bambini nella scuola del loro quartiere evitando agli stessi i viaggi mattutini e serali che fanno trascorrere loro circa tre ore in pullman ogni giorno, sottraendoli dal loro ambiente per ben 10-11 ore al dì. Ciò è particolarmente grave per la scuola materna.
- Occorre pertanto modificare gli edifici di scuola speciale (elementare e materna) in modo che gli stessi possano ospitare contemporaneamente una attività scolastica normale e speciale.
Ciò renderà possibile:
- continuare l'esperienza di integrazione scolastica già iniziata con grosso successo;
- continuare ad ospitare, nelle scuole così modificate, i casi di alunni con difficoltà di udito e di linguaggio rifiutati dalla loro scuola di quartiere.
Occorrerà pertanto muoversi seguendo questi tempi:
1 - Restituire l'edificio "Arbe-Zara" alla sua funzione originale:
- trovando una diversa sistemazione alla scuola materna attualmente ospitata (con recupero del refettorio alla originale destinazione — attualmente gli alunni della elem.re A /Z debbono recarsi alla Tarra e attendere il loro turno di mensa —);
- attuando il progressivo spostamento di alcune classi dalla scuola "Arbe-Zara" alla Scuola Tarra;
- eventualmente istituendo nell'edificio "Arbe-Zara" sezioni di scuola media.
2- Adeguare l'edificio "Tarra" alle nuove esigenze operando i necessari lavori murari. Tali lavori consentirebbero di avere, nell'arco di due o tre anni, un edificio in condizioni di svolgere tre funzioni:
A - scuola specializzata per alunni con gravi difficoltà di udito e linguaggio (Per 10 classi 40-70 alunni);
B - scuola normale con la integrazione dei citati alunni in difficoltà (Per 10 classi 150-200 alunni);
C - servizi generali di riabilitazione ortofonica ed acustica decentrata, con laboratorio protesi acustiche al servizio di tutti gli alunni inseriti nella scuola di Milano.
3 - Assorbimento dei posti di scuola materna attualmente ospite dell'edificio Arbe - Zara da parte della materna di via Ragusa che verrebbe così trasformata in scuola materna normale.
I bambini attualmente ospiti della materna Ragusa verrebbero seguiti nelle loro scuole di quartiere mentre i casi rifiutati dalle scuole normali potrebbero essere seguiti dalla scuola Tarra.
È ormai accertato scientificamente che educazione, rieducazione e istruzione per i ragazzi sordi debbono essere svolte in compresenza di udenti ed in particolare degli udenti
Dhe costituiscono il naturale ambiente del bambino con difficoltà di udito e linguaggio verbale.
Tarra: ecco che cosa occorre fare
Il Circolo "Zara" comprende 2 edifici scolastici di scuola elementare statale:
- il plesso specializzato per otologopatici (bambini con difficoltà di udito e di linguaggio) "Giulio Tarra" fondato nel 1919; il plesso di scuola normale denominato "Arbe-Zara" che ospita venti classi.
Il Circolo sorge in un quadrilatero di vie (Zara, Ragusa, Arbe e Fortis) in cui esistono altre due scuole materne comunali: la scuola materna speciale di via Ragusa e la scuola
pavano dei problemi della scuola attraverso l'assemblea. Con l'istituzione degli organi collegiali l'assemblea non ha più visto la partecipazione di un tempo perchè, si disse, ora i problemi vengono discussi nei vari organi collegiali. Se alla scadenza del triennio dichiariamo la nostra insoddisfazione per come detti organi collegiali hanno funzionato, la causa è anche da ricercarsi nella diminuita azione di stimolo della assemblea. È questo infatti un momento di democrazia partecipata non meno importante di quella delegata esercitata dai genitori eletti. Tra gli organi collegiali, l'assemblea, secondo noi, è quello che più può favorire — a livello di classe e di istituto — il processo di crescita e di presa di coscienza dei cittadini - genitori circa l'importanza di partecipare alla vita della comunità.
In assemblea qualsiasi genitore ouò liberamente e nel suo linguaggio proporre argomenti che divenuti oggetto di dibattito possono trasformarsi in proposte operative per gli organismi di governo della scuola. Perchè l'assemblea possa svolgere il suo ruolo sono necessari due presupposti; il primo è la partecipazione e la collaborazione di tutte le componenti sociali e della scuola, il secondo è che non vi sia, da parte dei responsabili, un rifiuto preventivo di ciò che l'assemblea produce.
L'assemblea può inoltre essere un importante strumento per la diffusione della conoscenza su problemi specifici interessanti la comunità scolastica promuovendo dibattiti e tavole rotonde con la partecipazione di esperti e la emanazione di gruppi di lavoro.
Noi riteniamo che non vi possano essere l'auspicato cambiamento della scuola e il rispetto della democrazia se non si fa strada in ognuno il convincimento di questa necessità. Tale convincimento si acquisisce attraverso il confronto e il dibattito civile e costruttivo. Il momento che più può privilegiarlo è l'assemblea.
Le singole scuole non sono delle isole
Nella nostra zona, che corrisponde alla Zona due del decentramento comunale di Milano, il distretto ha il numero 25. La lista genitori a carattere unitario è siglata: "PER IL RINNOVAMENTO DELLA SCUOLA PUBBLICA NELLA ZONA DUE".
Come primo presentatore dell'unica lista unitaria di genitori della nostra zona sono lieto di contribuire con poche righe ad illustrare le scelte che hanno spinto moltissimi genitori del più ampio ventaglio culturale, politico e sociale alla formazione e al sostegno di questa lista.
Il dettaglio dei punti programmatici su cui ci siamo impegnati è ormai noto e in discussione in tutte le scuole della zona pubbliche e private. Rimane solo da ricordare come per noi sia indispensabile la collaborazione stretta fra il Consiglio distrettuale scolastico ed il nostro Consiglio di Zona, per la realizzazione di tutto il programma, nell'arco dei tre anni a venire.
Noi tendiamo a realizzare una scuola aliena da posizioni dogmatiche, che superi pregiudiziali ideologiche e divisioni confessionali, che sia garanzia e assicurazione di pluralismo. Le scelte che proponiamo sono caratterizzate e indirizzate a principi di scuola seria e rigorosa, dove l'impegno sociale e culturale porti alla ricostruzione e alla riforma della scuola pubblica, per avviare da questa "nuova scuola" il rinnovamento dello Stato.
Siamo certi che i genitori che si riconosceranno in queste enunciazioni sono gli stessi che da sempre affermano che il proprio ruolo non si esaurisce nei problemi delle singole scuole, certamente importanti e a volte prioritari, ma deve spaziare in un più ampio collegamento con il territorio, con le altre scuole, con le altre componenti che "fanno vita comune in zona".
Questi genitori sono coloro che
prima di tutto sono cittadini, lavoratori e non solo utenti della scuola. Sono portatori del proprio mondo all'interno della scuola, dei problemi complessivi che nella vita di tutti i giorni confrontano, delle necessità e delle esigenze della collettività.
La fusione di queste istanze e l'inserimento delle soluzioni nel mondo della scuola sono il nostro obiettivo per questo la nostra è una scelta democratica ed è un punto di riferimento per uno schieramento largamente unitario.
parlare
Per la prima volta in Italia non spetta più solo alla scuola parlare di scuola: infatti con le elezioni dell' 1 112 dicembre è istituzionalizzato nel Distretto il confronto fra l'utenza della scuola e le forze sindacali, culturali, sociali, politiche che esistono sul territorio. Tutte queste forze si dovranno misurare con i loro interlocutori diretti che sono il provveditore, l'Ente locale, la Regione. Senza entrare nel merito dei rapporti che dovranno esistere con il ministero e che, a mio avviso, sono quelli che rischiano di burocratizzare il distretto, vorrei sottolineare l'importanza del rapporto che dovrà esistere con l'Ente locale (Consiglio di Zona 2): in un'ottica di gestione corretta il Distretto deve essere il luogo in cui non solo la scuola si apre al territorio e ai problemi di questo, ma soprattutto il luogo in cui l'Ente locale confronta la sua politica scolastica con le forze presenti che esprimono le esigenze della zona in cui operano. In questo modo i pareri o le proposte che usciranno dal Distretto potrebbero essere "vincolanti" per l'Ente locale che dovrà tradurle in iniziative concrete. Si potrà realizzare così un vero momento di partecipazione della collettività alla gestione della scuola, perchè i lavoratori presenti nei Consiglio distrettuale porteranno la realtà che vivono sulla pelle e la scuola finalmente non sarà più "un corpo separato". Nel Distretto inoltre potranno essere superate le tendenze corporative e separatistiche di alcune realtà scolastiche e l'intervento dell'Ente locale, a livello per esempio dell'edilizia scolastica, acquisterà un più ampio respiro: le soluzioni non saranno più di semplice ripiego e temporanee e si potranno insieme reperire spazi educativi aperti anche all'utilizzazione di tutti i cittadini ecc...
In questo quartiere sono carenti le strutture sociali e le abitazioni degne di questo nome, e queste condizioni facilitano il diffondersi di malattie infettive e pidocchi e l'emarginazione di larghe fasce di giovani.
Per queste ragioni proponiamo l'attuazione della scuola integrata, in previsione di un futuro tempo pieno, di una assistenza medica preventiva e di aprire la scuola al quartiere per combattere l'analfabetismo. I genitori della lista si porranno al centro di una reale iniziativa, cioè unificare le esigenze di tutto il quartiere per il "rinnovamento della scuoia per una società migliore".
metodo unitario
A tener conto di una serie di elementi, che si colgono nelle piccole cose della vita di ogni giorno dell'Istituto commerciale Zappa, ma ancor più significativamente nel modo in cui vi si svolgono alcune riunioni, o si puntualizzano atteggiamenti, ovvero per il carattere delle iniziative che s'intrecciano, o degli argomenti che vengono in discussione, ancora per i contenuti delle decisioni e delle comunicazioni, che si susseguono nelle bacheche, sembra nel complesso delinearsi una fase di assestamento nei rapporti interpersonali, che si potrà meglio identificare in successivi momenti di un intanto già realmente più dinamico e diffusamente più sereno confronto tra tutte le componenti, compreso il nuovo preside. A puntualizzare vistosamente questa sensazione, come un interrogativo per tutti, nell'atrio della scuola di viale Marche si propone con grande scritta un "NO ALLA REPRESSIONE", che sembra però anche una risposta di tutti e si richiama esplicitamente nell'esercizio delle rispettive forme di partecipazione al processo educativo ed alla democazia interna dell'Istituto. Mentre scriviamo queste brevi considerazioni, non sono ancora note le liste in cui si diversificheranno i candidati delle diverse componenti ed i rispettivi programmi in vista del rinnovo degli organi collegiali dell'Istituto, ma negli incontri che si sono sviluppati è prevalso un clima unitario, sia interno alle componenti, sia nella reciprocità dei rapporti, con più disponibilità all'impegno nella scuola ed a promuovere e favorire la partecipazione degli altri, per superare condizioni d'immobilismo, anche attraverso lo stimolo di un sempre più consapevole orientamento sui problemi aperti, generali e specifici, della società, della scuola, della famiglia, soprattutto della condizione giovanile. Ci sono state riunioni comuni di rappresentanti di genitori, di insegnanti e di studenti, si apre la partecipazione alle rispettive assemblee, si discute di questioni specifiche dell'Istituto, di commissioni comuni per la gestione delle attività rimaste a lungo paralizzate, di censimento di tutti i mezzi e delle strutture che meglio devono essere valorizzate, per le quali i responsabili già nominati nella prima riunione del Collegio dei docenti vengono già pubblicando i rispettivi regolamenti di esercizio.
Apriamo al quartiere contro l'analfabetismo
Il Comitato genitori "Isola" della scuola elementare di via Dal Verme 10 in prossimità delle nuove elezioni dei Consigli di circolo e di distretto ha steso un proprio programma lavorando in modo unitario sui problemi più urgenti ché coinvolgono la nostra zona. La zona è molto popolata da famiglie di diverse provenienze sociali, perciò i problemi più sentiti sono: l'educazione permanente, la scuola integrata, l'assistenza medica e la piena gratuità.
I punti positivi e negativi
Uno dei primi punti positivi è stato l'aver ottenuto (unica elementare (segue in ottava)
quartiere e politica me.7
Così l'assemblea può svolgere il suo ruolo
Prima dell'entrata in vigore dei Decreti delegati, i genitori si occu-
Mario Pierucci genitoreScuola Elementare GALVANI
Giannalfonso Roda direttore didattico Scuola ARBE-ZARA
Cesare Guerra genitoreScuola Elementare MUZIO
Giovanni Aletti genitore - Liceo Scientifico CREMONA
Giovanna Moscatelli insegnante coordinatore della commissione scuola del Consiglio di Zona 2
Maria Eletta Salvati genitore Scuola Elementare DAL VERME
Elio Grillone genitoreistituto Tecnico ZAPPA
Non sarà solo
Zappa:
come la scuola a cammina il di scuola
SEGUE DALLA SETTIMA
della Zona 2) l'apertura a genitori, insegnanti e non docenti delle sedute del Consiglio di circolo. In questi tre anni è stato possibile non solo presenziare alle riunioni, ma anche Intervenire nelle discussioni. Si è inoltre tentato il miglioramento del doposcuola con l'istituzione di due classi a tempo continuato dove è stato possibile l'inserimento di attività integrative quali la musica .e la ginnastica.
Un'esperienza importante è stata l'istituzione di corsi di nuoto che hanno interessato le classi del secondo ciclo e che si sono svolte al mattino in orario scolastico. È stato il tentativo più serio di inserire nei programmi scolastici un'attività sportiva intesa non solo come ricreazione ma come integrazione di un programma educativo dei ragazzi. Questa attività, come è noto, è stata proibita dal Provveditorato.
Sempre legato al doposcuola è stato l'interessamento alla refezione con la presenza di una commissione che aveva non solo compiti di controllo, ma anche di suggerimento per migliorare la confezione dei cibi e l'organizzazione del servizio. È stato istituito il self-service e ci si è interessati, .attraverso il Consiglio di Zona, alla formulazione delle tabelle dietetiche.
Come gruppo di iniziativa scuolaquartiere, si è svolta anche una serie di dibattiti per stimolare all'interno della scuola la discussione e il confronto su temi di fondamentale importanza: voto; disciplina; creatività; trasformazione del doposcuola; droga; educazione alimentare dei bambini. È stata organizzata anche una mostra-mercato dei libri per ragazzi con il fine non solo di stimolo alla lettura, ma di allargamento della biblioteca scolastica. Gli aspetti negativi: quelli già indicati che riguardano soprattutto le visioni burocratiche che si spera potranno essere più facilmente superati dal Distretto. La scarsità di fondi per fini didattici. Una difficoltà nel dialogo con alcuni insegnanti che temono i genitori come portatori di disordine nella scuola e non come stimolo a nuove idee e nuovi metodi.
I Consigli di interclasse, per esempio, che dovrebbero più direttamente incidere sulla didattica, hanno ottenuto ben poco.
Queste difficoltà hanno deluso molti genitori che pensano non sia possibile migliorare la scuola. Noi riteniamo invece che un maggiore impegno democratico di tutte le componenti permetterà di fare altri passi avanti. In questo spirito, come sempre, si muoveranno i candidati di Iniziativa scuola - quartiere che trovano collegamento, a livello di Distretto, con la lista "Per il rinnovamento della scuola pubblica nella Zona 2".
Ecco che cosa hanno fatto i genitori
I problemi della scuola elementare "A. Locatelli" sono tanti, e non certo diversi da quelli che affliggono l'intero apparato scolastico del Paese. Essi assumono un carattere particolare se li mettiamo in relazione al quartiere ed alle persone che in essa operano, genitori ed insegnanti. Quello che evidentemente si percepisce nella vita dell'istituto è l'assenza di un criterio di gestione che, registrando le esigenze delle varie componenti, tenti di fonderle in un quadro d'efficienza e di partecipazione. L'immobilismo ed il "laissez faire" si sono fusi in un ibrido tutto particolare. Alla "Locatelli" forse più che in altre scuole, l'ingresso dei genitori ha contribuito a rendere la vita scolastica meno sclerotica ponendosi essi anche come interlocutori di quella parte del corpo insegnante le cui capacità ed intenti di rinnovamento erano umiliati da una gestione veramente burocratica. In questo tipo di rapporto sono infatti maturate esperienze nuove in campo didattico, come l'introduzione del criterio delle "classi aperte" di cui si sono fatte promotrici alcune insegnanti. I genitori non solo denunciano ma premono per partecipare a soluzioni che portino rimedio a inefficienze e disservizi nelle attività integrative del prescuola e del doposcuola, neltutela sanitaria, nel coordinamento ed integrazione della "Locatelli" con !a scuola materna e media da cui provengono ed a cui sono destinati propri allievi.
la attenta considerazione di criteri di Le attività di stimolo dei genitori nella "Locatelli" non sempre si sono incontrate con una disponibilità ad una libera ed ampia considerazione dei problemi. A volte sono cozzate contro una vera e propria chiusura. Cosa d'altronde prevedibile già all'esordio dell'applicazione della legge sui Decreti delegati. Purtroppo agli atteggiamenti di ostruzionismo che ne sono derivati ha contribuito la mentalità conservatrice di un gruppo di genitori che timorosi di una liberalizzazione della scuola si sono posti come principale compito quello di frenare ogni spinta al rinnovamento. Esempio ne sia la loro ostinata opposizione all'apertura del Circolo: non solo è dovuta cadere nel confronto civile sui problemi della scuola, ma è oggi condannata come retriva ed inopportuna dalla nuova formulazione della legge sui Decreti delegati.
LOTTO 46
Una scuola di più, tanti disagi in meno
Con ogni probabilità, dando inizio ai lavori, entro la fine del corrente anno si concluderà la prima fase del capitolo "LOTTO 46", quello cioè relativo alla costruzione del complesso polivalente che sorgerà sulla via E. De Marchi. L'atteso annuncio è stato dato il 25 ottobre in via ufficiale da un rappresentante dell'assessorato ai Lavori Pubblici del Comune di Milano nel corso di un'assemblea convocata nel quartiere dalla Consulta permanente di Greco.
Il nuovo complesso scolastico sarà costituito di 33 aule di scuola materna, elementare e media inferiore, con una capacità complessiva di circa 900 alunni, e sarà inoltre dotato di biblioteca, palestre e piscina. Il costo complessivo dell'opera si aggira sui 3 miliardi di lire (950 milioni vengono dalla Regione, il resto è a carico del Comune di Milano).
La Cagliero deve rompere l'isolamento
La scuoia media R. Franceschi di via Cagliero, scuola a tempo pieno con sperimentazione di integrazione scolastica, si è posta dalle sue origini obiettivi profondamente diversi da quelli delle scuole tradizionali. Essa si propone di raggiungere tre risultati:
- sviluppare in ogni ragazzo, e con il suo diretto coinvolgimento, la capacità di affrontare con conoscenze e strumenti intellettuali propri, e con autonomia di giudizio e senso critico, problemi e situazioni inerenti al suo ruolo nella società;
- eliminare ogni forma di selezione o emarginazione basata sulle "diversità" del ragazzo (con particolare riferimento agli handicappati ed ai ragazzi di famiglie proletarie);
- favorire la maturazione dei ragazzi, la loro socializzazione e la formazione di una coscienza sociale in senso democratico ed antifascista, aperta al confronto con idee dieverse.
Raggiungere questi risultati ha lo scopo ultimo di raccogliere e mettere a disposizione di altre scuole esperienze utilizzabili per quel rinnovamento sostanziale (e non solo formale) della scuola media dell'obbligo per cui si batte la classe lavoratrice.
Per l'importanza di queste sue finalità, una scuola sperimentale come la Cagliero non può operare in uno "splendido isolamento", ma deve restare aperta alla partecipazione ed al confronto con le famiglie, con il quartiere, con le forze sociali della zona. In questo modo si verifica, nelle forme più democratiche, che la sperimentazione produce i risultati desiderati.
Alla luce di questa verifica, oggi l'attività di sperimentazione della Cagliero non sembra più così fertile di risultati; c'è meno credibilità, minore interesse dei genitori ad iscrivervi i propri ragazzi; si avverte un certo isolamento. Occorre perciò mobilitare le energie morali e le capacità professionali presenti in tutte le componenti della Cagliero (genitori, docenti, ragazzi), la solidarietà delle forze sociali della zona, le risorse realmente disponibili, per riportare al più presto la scuola verso i suoi obiettivi fondamentali e rivalutarne la funzione e la credibilità. Se necessario, si deve intervenire, criticamente e senza pregiudiziali, anche sul modello di sperimentazione utilizzato, si deve rivedere il ruolo di adulti e ragazzi all'interno della scuola.
Credere nella sperimentazione significa anche aver fiducia nella sua capacità di evolversi ed aggiornarsi per continuare a svolgere efficacemente la sua funzione nell'ambito della scuola dell'obbligo.
È con vera soddisfazione che, dopo anni di promesse, prendiamo atto di questo importante passo compiuto dall'Amministrazione comunale, che nonostante le grosse difficoltà economiche si è impegnata concretamente ad eliminare i più gravi disagi che da troppo tempo la popolazione residente è costretta ad affrontare per la mancanza dei necessari posti-alunno.
Si conclude dunque, con quell'annuncio, la prima fase del capitolo, cioè la definitiva approvazione della delibera che consente di dare inizio ai lavori di costruzione valutati dall'impresa costruttrice in 240 giornate lavorative.
Si tratta ora di seguire costantemente con l'impegno dei cittadini, così com'è avvenuto negli ultimi mesi per l'iter burocratico, anche i lavori di costruzione, che — se condotti con regolarità — possono consentire l'uso del complesso (pure se in misura ridotta) a partire dal prossimo anno scolastico.
Nel corso di quella stessa assemblea, considerato che, già ora, la scuola elementare di via Bottelli è praticamente in grado di soddisfare quantomeno le necessità del quartiere di Greco, numerosi cittadini intervenuti hanno sollecitato la verifica delle variazioni di alunni che si produrranno nei prossimi 4-5 anni nel bacino di utenza sul quale viene costruito il nuovo complesso. Ciò è stato richiesto allo scopo di studiare fin da ora quale sia la più opportuna destinazione di aule per la scuola elementare e quella media, tenuto conto che la costruzione è concepita secondo criteri di notevole flessibilità di impiego delle aule a seconda delle necessità che tendono naturalmente a variare nel corso degli anni.
Consulta di Quartiere Greco
quartiere ,e politica
Redazione: Via Bitonto, 3 - Dir.
Reso. Sergio Dugnani -Redazione: Gabriele Bellotti, Claudia Borsano, Marco De Marco, Raffaele Siegno, Renata Garzia, Luigi Tommassofoto di Marzia Malli - Autor. Trib. di Milano n. 133 del 19/4/74.
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Sergio Guida genitore Scuola Elementare LOCATELL I di via Veglia
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Scarpa Vittorio genitore Scuola Media di via CAGLIERO