IN QUESTO NUMERO
Case: lo sporco trucco delle vendite frazionate pag. 4
Radiografia del «Carducci» pag. 6
Consigli di Zona: hanno più potere
Dopo una seduta-fiume il Consiglio comunale ha approvato il nuovo regolamento dei C.d.Z.
Elezioni dirette nell'aprile 1978 - Le minacce dei democristiani
Dopo tre estenuanti sedute e un dibattito durato oltre un mese, il Consiglio Comunale ha approvato il nuovo regolamento "sulla partecipazione e sul decentramento ai sensi della legge n° 278 dell'8 aprile '76", ovvero il nuovo regolamento dei Consigli di Zona. Hanno votato a favore comunisti, socialisti e socialdemocratici (36 consiglieri). Si sono astenuti demoproletari, repubblicani e liberali (9 consiglieri). Hanno votato contro democristiani e missini (20 consiglieri).
Vediamo alcune novità del regolamento. Aumentano i componenti dei consigli: per le zone fino a 75 mila abitanti sono 26; per le altre (fra cui la nostra, che ne conta circa 120 mila) sono 32. Alcuni poteri: ora i Consigli dì Zona possono deliberare l'approvazione dei progetti di opere pubbliche, come scuole, attrezzature sportive, centri sociali, centri civici, sistemazione a verde; decidono l'uso e le affittanze dei beni di patrimonio comunale; hanno la gestione diretta dei servizi sociosanitari, sportivi, culturali e ricreativi; esprimono parere obbligatorio sulle licenze edilizie.
Le elezioni dirette dei consiglieri sono state previste per il 9 e il 10 aprile dell'anno prossimo.
Al momento di andare in macchina registriamo la DC, che vuole anticipare le elezioni a novembre di quest'anno, ha annunciato che, se le sue richieste non verranno soddisfatte, darà istruzione ai presidenti dei Consigli di Zona e ai consiglieri del partito di dare le dimissioni. Sarebbe una decisione gravissima che porterebbe alla paralisi dei consigli proprio nel momento in cui potrebbero funzionare meglio a aumentare la loro utilità per tutti i cittadini.
Pane nero a refezione pag. 7
Sport: speciale bocce pag. 8 e 9
Riciclaggio storico all'ANAP pag. 10 d
TUTTI PROMOSSI?
Anche alla fine di quest'anno scolastico si ripropone il problema della corretta valutazione degli allievi. Il voto tradizionale è superato; il voto unico è insoddisfacente. La soluzione corretta sarebbe far lavorare le classi in èquipe e dare un giudizio collettivo
Pro e contro il voto unico a scuola?
Il problema si propone periodicamente suscitando vivaci dibattiti, ma senza arrivare a una soluzione. Sono favorevoli al voto unico gli studenti e una parte degli insegnanti i quali sostengono che esso tende ad annullare fra gli alunni le differenze che non dipendono dall'impiego e dallo studio ma che precedono e condizionano la sua vita scolastica: il voto unico è insomma un'arma contro la selezione di classe che si attua ancora oggi nella scuola. Sostengono il voto differenziato molti genitori e una parte cospiqua degli insegnanti che pensano che a scuola si debba "premiare" l'impegno personale, le capacità individuali del singolo studente. Nonostante le differenze sostanziali fra le due posizioni, entrambe non soddisfano perchè pongono il problema del voto, e più in generale della valutazione, come momento conclusivo e decisivo della vita scolastica. Bisogna lottare contro il voto unico e differenziato così come esso è oggi dato a scuola. Esso tende a giudicare una situazione di fatto senza tentare di modificarla. È necessario invece introdurre il concetto che il voto (sarebbe meglio un giudizio articolato) deve essere la valutazione sintetica di un lavoro ampio e articolato nel tempo, fatto da un gruppo di studenti che partendo da situazioni culturali e capacità personali diverse tutti insieme contribuiscano a migliorare le loro conoscenze e il loro metodo di apprendimento. Il voto cioè deve essere il giudizio di un lavoro esistente, tangibile, valutabile in qualsiasi momento anche da persone diverse dagli stessi insegnanti.
A questo punto il voto tende ad essere unico perchè l'insegnante sarà intervenuto durante lo svolgimento del lavoro per correggere, aiutare e consigliare. Nella scuola di base il giudizio deve essere chiaro, semplice, comprensibile per il bambino ma deve evitare qualsiasi suggestione di premio o punizione.
La scuola, anche per il bambino deve diventare un momento di serio impegno di lavoro, e il lavoro si giudica con obbiettività e serenità.
Punire l'allievo vivace, discolo, poco attento, con voti insufficienti è pedagogicamente scorretto perché impedisce al bambino la lettura chiara del giudizio.
Il bambino capisce di aver un voto diverso dagli altri studenti non perchè ha lavorato in maniera non corretta, ma perchè la sua "vivacità" non piace al maestro o al professore.
L'ideale sarebbe spingere fin dai primi anni di scuola gli alunni a valutare collettivamente il proprio e
Questi tre disegni illustrano, enfatizzandoli i tre modi di concepire il voto di fine anno. In alto il voto classico, che si basa esclusivamente sul rendimento dell'allievo senza tenere minimamente conto delle condizioni sociali, economiche e psicologiche che possono averlo influenzato. In questo modo il voto acquista valore di premio o di punizione, ma non esprime assolutamente una valutazione sulle capacità reali dell'allievo. In mezzo vediamo la situazione opposta: voto unico, sei (o sette) a tutti. Chi lo applica sostiene che se qualcuno e più bravo o più dotato degli altri, lo rimane, senza bisogno che intervenga la scuola a sancire questa sua superiorità. Il rischio connesso a questo tipo di valutazione è di disencentivare gli allievi allo studio. Qui sopra, in fine, la situazione ideale: lo studio concepito come lavoro di equipe, al quale tutti (insegnanti ed allievi) danno il loro contributo e che va valutato globalmente.
l'altrui lavoro non solo come risulato finale, ma anche come impegno, come interesse, come fatica.
Se il giudizio dato dagli allievi coincide con quello dell'insegnante significa che quest'ultimo ha giustamente analizzato nella valutazione fattori oggettivi e fattori soggettivi.
Le perplessità dei genitori sulla validità del voto unico che secondo loro finisce per livellare le capacità e le perplessità degli studenti perchè non li stimola attraverso una forma di emulazione la spinta ad impegnarsi maggiormente, possono essere facilmente superate attraverso un'organizzazione dello
studio e della vita scolastica diverse in cui i genitori stessi possano di persona seguire il lavoro di gruppo degli alunni e discutere con gli insegnanti i criteri e i metodi di valutazione.
Infatti non solo il voto unico non modificherà l'atteggiamento e l'impegno degli studenti ma il giudizio sostenuto del dibattito sulla sua determinazione da parte delle componenti della scuola (insegnanti alunni e genitori) valorizzerà il lavoro comune di tutta la classe. Un'annotazione è necessario fare sul voto di condotta che è un retaggio della scuola gerarchica voluta
ed attuata dal regime fascista. È discutibile che si debba guidicare la buona o cattiva educazione di un soggetto in formazione come il bambino e l'adolescente; il problema resenta il ridicolo quando si da voto differenziato ai componenti di una stessa classe che insieme formano un corpo sociale di cui tutti sono parte. Il voto differenziato in questo caso non colpisce chi commette "infrazioni" ma chi è vivace non conformista, chi polemizza con gli insegnanti, chi, in fondo, vuole a scuola essere sè stesso e non quello che gli altri vogliono sia.
Ugo Siciliano
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MENSILE DI INFORMAZIONE-POLITICA-CULTURA - ANNO II - MAGGIO '77 - N. 5 - L. 250
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NEPPURE IL « VOTO UNICO » GUARISCE LA SCUOLA
I RISULTATI DEL CONVEGNO COMUNISTA DELLA ZONA 10
LA LOTTA CONTRO LA CRISI INCOMINCIA DAI QUARTIERI
In questa intervista il coordinatore di zona del PCI, Giordano Messa, indica gli obiettivi concreti che si è dato il partito in sede locale
Nei giorni scorsi i comunisti della Zona 10 si sono riuniti a convegno per discutere "L'impegno dei comunisti della zona per il decentramento amministrativo, la partecipazione popolare, la risoluzione di problemi della città". In altri termini i comunisti hanno discusso su cosa fare perchè tutti i cittadini della zona (e di tutte le zone della città) possano contribuire, attraverso' il Consiglio di zona, i partiti politici, le organizzazioni sociali e culturali e anche l'apporto di singoli, possano contribuire a risolvere i problemi dei nostri quartieri e di Milano. Una meta ambiziosa ma non impossibile da raggiungere.
Poichè si è trattato di un evento politico destinato ad avere forti ripercussioni sulla vita della zona, abbiamo chiesto a Giordano Messa, 36 anni, operaio, responsabile del coordinamento di zona del PCI, di farci il punto della situazione e di darci una sintesi delle conclusioni cui è giunto il convegno.
I comunisti sono la forza determinante della giunta cittadina e, nella nostra zona, il presidente del Consiglio di Zona è un comunista, che cosa volete dipiù?
Per noi democrazia non significa semplicemente delegare qualcuno a prendere decisioni, per noi, non significa, in altri termini che il cittadino deve limitarsi a votare ogni tanto e a lasciar poi fare ai suoi rappresentanti. Per noi democrazia significa effettiva partecipazione di tutta la cittadinanza, attraverso le sue organizzazioni, al governo della cosa pubblica, alla direzione del paese. Questo è valido sia livello nazionale che a livello di zona.
Ha parlato di "organizzazioni", allora per il singolo cittadino non c'è proprio spazio?
Mi pare evidente che il singolo cittadino, come tale, ben difficilmente potrà partecipare alle decisioni che si prendono a livello nazionale. A livello di zona, è un altro discorso. Le riunioni delle varie commissioni del Consiglio di Zona sono pubbliche tutti hanno diritto di prendere la parola. In questo modo, anche il singolo cittadino ha modo di portare il contributo della sua esperienza e delle sue idee alla soluzione dei problemi sul tappeto.
Resta però il fatto che è attraverso il movimento e il contributo dei cittadini organizzati in partiti politici o in sindacati o in altre associazioni che può e deve venire il contributo maggiore.
Partiti politici. Il comunista, per esempio: di che cosa avete parlato nel vostro convegno?
Dei temi più importanti che riguardano la zona cercando di non disgiungerci dalla realtà complessiva della città: case, sanità, scuole, cultura, fabbriche, rapporti con gli altri partiti.
Che cosa avete deciso?
Abbiamo individuato i problemi, non "abbiamo deciso". È vero che i comunisti sono il gruppo di maggioranza nel Consiglio di zona, ma noi non vogliamo governare come ha fatto la DC per trent'anni: se ti va è così, altrimenti lo facciamo lo stesso, da soli. Noi cerchiamo, caparbiamente, degli agganci unitari con gli altri partiti. Questa ricerca di unità può, a volte rallentare il processo decisionale, ma siamo convinti che, in questo modo, una volta raggiunta una decisione, si tratterà di una decisione, soddisfacente- per tutti. Non solo per i partiti come tali, ma per i cittadini. Insistiamo sul problema perchè, in fondo la connotazione che ci ha
sempre contraddistinto è quella di non anteporre mai gli interessi di partito (come fa in modo particolare la DC) agli interessi dei cittadini e dei lavoratori. Detto questo, ecco i punti che abbiamo individuato. Case: la nostra zona ha un altissima percentuale di case degradate, il 20%. Si tratta ora di elaborare un piano, assieme al Consiglio di zona, agli altri partiti, alle organizzazioni degli inquilini che ci assicuri rapidamente la giusta fetta dei famosi 20 miliardi che la legge 167 prevede a questo scopo. Si tratta di iniziare un discorso serio sulle priorità che devono risultare da una attenta lettura del Piano Regolatore Generale per la parte che compete la nostra zona.Perciò l'individuazione di lotti a 167 adatti subito all'intervento pensando senza fare della demagogia alle "case parcheggio" (vedi articolo a pagina 4 n.d.r.).
Sanità: è stata riconosciuta dalla Giunta, su segnalazione del Consiglio di Zona, la necessità di costituire un consultorio. E questa è una grossa conquista che, purtroppo non è stata sufficientemente pubblicizzata. Il consultorio deve diventare un grosso e fruttifero momento di aggregazione sia in termini di struttura, nella fase di costituzione, sia in termini di gestione democratica, poi la zona presenta un numero rilevante di anziani, di pensionati a cui per troppo tempo è stato promesso, senza poi mantenere la promessa, un intervento sociosanitario. È ne• cessarlo perciò dare corpo attraverson le strutture decentrate le organizzazioni sindacali, i partiti eccettera, ad una polita assistenziale per le malattie della vecchiaia (assistenza domiciliare, vacanze, eccetera).
Scuole: da un'indagine che ci perviene dall'amministrazione (da noi accertata) risulta che le insufficienze in fatto di strutture scolastiche si rivolgono particolarmente alla media, alle materne e agli asili nido. È necessario perciò precisarne il fabbisogno sulla base dell'utilizzazione del patrimonio del demanio comunale esistente.
Cultura: il nostro partito ha da tempo individuato un problema di disgregazione, di sfascio nel tessuto sociale, che è insieme causa ed effetto di una crisi di valori morali.
Le conseguenze sono pesanti: crisi della vita assocciativa, scarsa partecipazione a iniziative collettive, diffusione della droga, aumento della delinquenza eccetera. Abbiamo anche la cosapevolezza della crisi profonda complessiva dove la disoccupazione giovanile, la mancanza di prospettive immediate si insinuano come metastasi assieme allo scadimento di valori, producendo disgregazione ed emarginazione.
Questa situazione si riscontra anche nella nostra zona. Per questo noi vogliamo la costituzione in zona di biblioteche, di centri sociali, di centri culturali. Questo, da solo, non risolverà, naturalmente il problema, ma costituirà certamente un buon terreno da cui combattere la disgregazione sociale.
Fabbriche: La nostra zona ha caratteristiche peculiari. Le realtà produttive sono parcellizzate, sono atomizzate. Ci sono moltissime piccole fabbriche che occupano poche decine di operai. 40, 50 dipendenti, in media. L'impegno dei comunisti è di rivitalizzare il coordinamento dei lavoratori comunisti per rilanciare il nostro ruolo sulla base di
un programma di intervento che sia proteso alla unità dei lavoratori e non certamente un intervento di "tiriamo i remi in barca" perchè c'è la crisi. Le cellule di fabbrica, dove ci sono, devono lavorare per raccogliere nuove adesioni attorno ad un programma ben definito. L'obbiettivo immediato è arrivare, attraverso una serie di conferenze di produzione, ad una conferenza economica di zona che consenta di radiografare la realtà produttiva della zona (vedi art. pag. 13 n.d.r.). Siamo convinti che attraverso que-. sta conferenza si potranno raggiungere dei risultati in termini di occupazione, di investimento e di programmazione. Si tratta, soprattutto, di individuare le fabbriche che possono reggersi da quelle che non ci riescono; le fabbriche in cui gli operai possono continuare a lavorare come adesso e quelle in cui gli operai devono pensare alla loro mobilità per ottenere dei risultati migliori. Inoltre è per noi di primaria importanza la riforma dell'ufficio di collocamento, riqualificazione professionale e decentramento dello stesso.
Rapporti con gli altri partiti: come ho già detto, noi ricerchiamo, caparbiamente degli agganci unitari con le altre forze. Non sempre ci riusciamo, non per colpa nostra. La Democrazia Cristiana, per esempio, per il inqornento accetta rapporti con noí solo in sede istituzionale, anche perchè ci sono alcune sezioni, come la Martin Luther King, per esempio, che sono dirette da persone che si rifanno alla corrente più conservatrice della DC cittadina, quella che fa capo a Massimo De Carolis. Tuttavia noi perseguiremo sempre il nostro obiettivo, perchè pensiamo che l'unità sia il veicolo indispensabile e fondamentale perchè si realizzi il processo di trasformazione e di rinnovamento della nostra società.
Colonie comunali: tante richieste, pochi posti
Anche quest'anno il Comune di Milano ha predisposto le colonie per i bambini. Come sempre, si divideranno in due grosse categorie: le colonie elioterapiche urbane (in pratica un prolungamento dei corsi scolastici per le scuole materne ed elementari) e le colonie estive vere e proprie, o meglio, case di vacanze climatiche marine e montane.
Le colonie elioterapiche erano state istituite, l'anno scorso, presso la scuola Giacosa (il Trotter) per i bambini delle scuole elementari e materne; presso la scuola di via Sofredini solo per le materne; presso la scuola di via Sant'Uguzzone solo per le elementari; presso la scuola di via Sant Erlernbardo per gli alunni delle scuole speciali. È pensabile che anche quest'anno si ripeterà questa scelta.
Sono previsti due turni, uno dal 27 giugno al 5 agosto per i bambini della scuola materna e delle scuole elementari, un altro dal 28 agosto al 9 settembre solo per i bambini delle elementari. Le iscrizioni si ricevono presso la segreteria di ogni scuola pubblica. Le rette, saranno differenziate per
fascie di reddito, con gli stessi criteri usati per stabilire le rette per la refezione.
Colonie estive marine e montane per scolari delle materne, delle elementari e delle medie. Le domande vanno presentate presso i centri di medicina scolastica (medico scolastico e assistente sanitaria) per i bambini che frequentano le scuole pubbliche; presso le assistenti sanitarie delle condotte mediche, che nella nostra zona sono in via Rovetta 6 e in via Padova 118 per i bambini che frequentano scuole private.
I posti sono molto limitati: l'anno scorso il Comune ha mandato in colonie climatiche 500 adolescenti (ragazzi oltre i dodici anni);
2.300 scolari (dai 6 ai 12) e 700 bambini di età inferiore ai sei anni. Un numero estremamente esiguo per una città come Milano. Ben difficilmente quest'anno si potrà fare di più. Le domande verranno selezionate dando la precedenza a quei bambini che più dimostrano di avere bisogno di andare al mare o ai monti in base alle condizioni socioeconomiche e sanitarie. Vengo-
no automaticamente esclusi i casi nei quali sia possibile l'intervento di enti mutualistici o in ciu il datore di lavoro intervenga in proprio per mandare in colonia i figli dei dipendenti.
Anche per queste colonie le tariffe verranno differenziate in base alle fascie di reddito familiare, (perciò è importante allegare alla domanda le fotocopie dei moduli delle tasse, modello 101 o 704). Non ci sono ancora pervenute le quote precise. Indicativamente possiamo dire che con reddito di 200 mila lire al mese la retta viene stabilita in 10.000 lire se la famiglia è di 3 persone. 8.000 se le persone sono 4; 5.000 se sono cinque. Se il reddito familiare è di 400 mila lire al mese, la retta è di 30.000, 25.000 e 20.000 se la familia è composta da 3, 4 o 5 persone. Le iscrizioni resteranno aperte per tutto il mese di maggio.
In fine, diamo l'ubicazione delle colonie. Mare: Andora; Pietra Ligure; Recco e Cesenatico. Montagna: Zambia; Selvino; Berzonno; Vacciago. Lago: Malcesine e Ghiffa.
Alberto Alderani
la nostra realtà - pag. 2
I RETROSCENA DELLO SPORT: ECCO CHI HA « AMMAZZATO » UNA GLORIOSA GARA CICLISTICA
La Milano-Asti non si correrà mai più
« È stato il boicottaggio degli astigiani », afferma il signor Sassi, presidente della « Gerbi n• di Milano, « che ci ha costretto a cancellare una classica che ha sempre destato grande entusiasmo tra gli sportivi »
Milano - Sabato I° Maggio 1976 ore 7.00. Una frenetica attività ferveva in v.le Monza, 140 dove ha sede presso il Circolo Familiare di Unità Proletaria la Società ciclistica "Sport Club Giovanni Gerbi"; si sarebbe infatti svolta la XXVma edizione del "Gran Premio Gerbi Milano Asti", corsa riservata ai dilettanti di 1° e II* categoria.
Alla manifestazione avevano già dato la loro adesione le migliori società dilettantistiche italiane.
Il viale Monza andava man mano assiepandosi di automobili che avrebbero poi seguito i corridori, con svariati compiti, nella loro fatica sino ad Asti.
Gli appassionati ed i curiosi aumentavano via via sino a creare paurosi ingorghi sul viale Monza.
Ed ecco finalmente la corsa si avvia.
La carovana multicolore con alla testa la macchina del direttore di corsa si snoda come lungo serpente per la partenza ufficiosa; quella ufficiale verrà infatti data più tardi alle porte di Milano al quartiere Lorenteggio.
Molta gente alla partenza e molta lungo il percorso, soprattutto dove sono dislocati i traguardi volanti e lungo i terribili tornanti del Crea, del Moncalvo e del San Mazanotto.
Avvicinandoci pero' ad Asti notiamo una certa diminuzione di folla ed un quasi totaig disinteresse per la corsa stessa.
La domanda che ci si pone spontaneamente è come è possibile che una corsa riesca ad accendere così appassionatamente gli animi dei tifosi a Milano per spegnersi poi così bruscamente a soli 100 chilometri di distanza?
Il prologo è stato piuttosto lungo ma crediamo fosse necessariò per spiegare una così strana situazione.
Abbiamo quindi fatto una lunga chiacchierata col signor Sassi, il "Deus ex machina. dello Sport Club Gerbi per cercare di spiegare i motivi per cui la Milano-Asti non si farà più.
Quando una corsa muore ci ha detto Sassi i motivi sono di diverso tipo: mancanza di persone che sovvenzionino la, corsa esponendosi con cifre sufficienti a dotare la corsa di premi interessanti. Disinteresse del pubblico per unacorsa che non riesce più ad esprimere corridori di valore internazionale.
3) Disinteresse degli Enti Locali che nulla fanno per cercar di tener vivo un certo discorso con lo sportivo che segue le corse.
Nel nostro caso possiamo dire che
1) si avevano sponsors in abbondanza e le corse sono state sempre dotate di ricchi premi.
2) La corsa ha espresso'anche nelleultime edizioni nomi validi del ciclismo internazionale tra cui Gavazzi, Mantovani, G.B. Baronchelli e così via.
Rimane Quindi l'ipotesi degli Enti Locali e qui infatti Sassi ci spiega che pur essendo Gerbi di Asti gli astigiani fanno di tutto non solo per non collaborare ma addirittura per boicottare la corsa. A ciò si aggiunga che il Presidente della Gerbi di Asti, Sig. Barbero parente fra l'altro di Gerbi, da qualche anno in quà è totalmente ed inderogabilmente contrario a tale manifesdzione. Gli unici aiuti, aggiunge Sassi, li abbiamo avuti dal Consiglio della Gerbi di Asti che a prezzo di sacrifici ha stornato lo scorso anno L.100.000. dal bilancio. È evidente che a questo punto senza l'aiuto degli enti locali diveniva sempre più problematico arrivare ad ottenere dalle fonti astigiane quegli aiuti necessari alla riuscita della manifestazione.
Quest'anno ci sarà quindi il Gran Premio Gerbi ma anzichè di-
rigersi verso Asti si porterà a Castiglione nella splendida cornice della Val d'I ntelvi.
Abbiamo chiesto a Sassi come mai pur essendo la prima edizione la corsa venga denominata "XXV Gran Premio Gerbi".
La risposta è stata netta e categorica 'Abbiamo valuto con ciò sottolineare la continuità di un premio istituito alla memoria di una grande campione quale fu Gerbi ed abbiamo voluto evitare che la polemica Milano-Asti coinvolgesse la memoria di un corridore da noi tanto amato".
Il nostro dovere di cronisti ci impone di lasciare al lettore il giudizio sulla validità o meno di tale decisione.
Ciò che noi possiamo fare e, facciamo molto volentieri, è di augurare al Presidente BRUNI a SASSI ed ai loro collaboratori che la corsa arrida un successo senz'altro meritato in considerazione della passione e dello spirito di sacrificio con cui si dedicano alla Società.
Vorremmo inoltre chiudere dicendo che la sopravvivenza del Gran Premio Gerbi premia la zona di Gorla di una manifestazione ciclistica che ama così come la Gerbi che tanti anni accoglie.
Roberto Vercelloni
Chi c'è dietro l'attentato alla Sezione DC
Siano stati fascisti in camicia nera o verniciati di rosso, il loro scopo è uno solo: insidiare le istituzioni democratiche
Ancora violenza politica nella nostra zona. Questa volta è toccato alla sede della sezione della Demoi razia Cristiana "Martiri Luther King". in via Padova, a pochi 'neri dalla caserma dei carabinieri che è stata fatta segno dell'attentato dinamitardo di cui vi abbiamo parlato la volta scorsa.
Contro la sede democristiana è stata lanciata una bottiglia incendiaria che ha, per fortuna, fatto pochi danni alle cose e nessuno alle persone. Ma non è il bilancio dei danni che importa (anche se, naturalmente. ci rallegrano che siamo stati minimi). Quello che importa sottolineare è come, attraverso una fitta serie di attentati, anche nella nostra zona si continui a perseguitare quella strategia della tensione che, secondo le nefande intenzioni dei suoi ideatori, dovrebbe interrompere il processo unitario in corso nel paese e lisorire l'avvento di un regime di estrema destra.
A questo punto è chiaro che perdere ancora tempo per stabilire se questo attentato, come tutti gli altri che crivellano il nostro paese, sia opera di fascisti in camicia nera o di fascisti verniciati di rosso è una pura perdita di tempo o, peggio, frutto di malafede.
L'unica cosa certa è che questi crimini hanno uno scopo comune: attentare alle istituzioni democratiche e al progresso civile del nostro paese. Contro questo c'è una sola difesa: una compatta e ferma risposta di tutte le forze autenticamente democratiche; per formare una bariera contro la quale andrà fatalmente ad infrangersi ogni tentativo di eversione.
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UNA
CLAMOROSA DENUNCIA DEL SINDACATO INQUILINI
Le vendite frazionate sono uno sporco trucco
Alcuni speculatori tentano di aggirare la legge vendendo appartamento per appartamento interi palazzi che ricadono sotto la nuova normativa. In questo modo danneggiano gli inquilini, e ancor più gravemente i nuovi acquirenti che dovranno aspettare almeno cinque anni per entrare in possesso dei loro locali. In via Sant'Erlembardo il caso più recente
Continua nella nostra zona il tentativo di espellere i ceti meno Abbienti per fare posto alla speculazione, i modi sono diversi ma il fine è lo stesso. Un sistema assai usato è quello di vendere gli stabili frazionatamente. Un caso che merita di essere evidenziato è quello di via Sant'Erlembardo 5, non tanto perchè sia un caso unico ma perchè può essere di esempio per altre situazioni.
Veniamo, brevemente ai fatti; la proprietà di questo stabile invia a tutti gli inquilini una raccomandata dicendo che avrebbe venduto gli appartamenti e chiedendo se erano intenzionati a comperarli. A questo punto gli inquilini si organizzano prendono contatti col S.U.N.I.A. di zona, che, per i problemi dei caseggiati, ha la sua sede in Viale Monza 140, respingono la proposta ed iniziano una lotta che dura ormai da un anno e non accenna a diminuire, anzi prende di volta in volta maggior vigore. È doveroso chiarire alcuni aspetti negativi che riguardano gli acquirenti di questi appartamenti i quali solitamente sono convinti, anche
perchè il venditore l'incoraggia in questo senso, di poter entrare in possesso dell'appartamento in breve tempo. Sappiano coloro che volessero comperare un appartamento occupato alcune cose assai importanti:
I) Non possono iniziare nessuna causa di sfratto prima che siano passati tre anni dalla data del rogito, passati questi tre anni dovranno iniziare la causa che dura, solitamente; altri due o tre anni, intanto lo stabile si degrada.
2) Le case vengono frazionate di solito sono bisognevoli di lavori che comportano spese piuttosto rilevanti e non si limitano al rifacimento della facciata che comunemente la proprietà fa eseguire per riuscire a vendere.
3) Devono dimostrare al Giudice lo stato d'improrogabile necessità. Considerando questi punti con un po di attenzione ci si accorge che non si hanno molti vantaggi nell'acquistare una casa occupata, ma si fa solo una guerra tra poveri a tutto vantaggio di coloro che vogliono speculare. La speculazione, purtroppo, non
UN GRAVE OSTACOLO ALLA RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA
MANCANO LE «CASE PARCHEGGIO»
Prima che il programma stabilito dalla Legge 167 possa entrare in funzione bisogna trovare gli appartamenti nei quali trasferire temporaneamente gli «sfollati» dalle case che devono essere ricostruite o restaurate
si limita solo alla vendita frazionata, ma emerge anche per quanto riguarda gli alloggi sfitti. Clamoroso è l'esempio di un'amministratore immobiliare il quale per un appartamento in via Palmanova, di due locali più servizi chiede le seguenti garanzie:
Lire 2.000.000 di cambiali firmate e senza data Contratto di affitto da registrare di lire 600.000 annue più spese Scrittura a parte per il reale affitto di lire 1.000.000 più 600.000 di spese Lettera di disdetta firmata e senza data. Dopo quanto esposto risulta evidente che l'unico modo per riuscire a respingere certe manovre è quello di organizzazioni e aderire al S.U.N.I.A. il quale essendo un sindacato degli inquilini è l'unico a tutelare i loro interessi. Le sedi di zona del S.U.N.I.A. sono aperte tutti i martedì dalla 21 e si trovano : In via Boiardo 22 (per casi singoli) In Viale Monza 140 (per caseggiati organizzati).
G. Paratore
In questi giorni l'Amministrazione Comunale sta traendo le conclusioni di un lungo lavoro di consultazione per determinare i criteri con cui verrà attuata la ristrutturazione delle vecchie case degradate della nostra città. Pur se gli studi non sono ancora conclusi e proponendoci i intervenire ancora sull'argomento nel prossimo numero con un intervista all'assessore all'edilizia popolare Carlo Cuomo, tentiamo di tracciare nelle linee generali, i criteri con cui le case dovrebbero essere risanate e riconsegnate àgli inquilini che ora le abitano. Una prima fase della ristrutturazione consiste nella costruzione di case cosiddette di parcheggio nelle quali dovranno trasferirsi coloro che abitano in case degradate che rientrano nel piano della legge 167 e che devono essere risanate. Ma quale sarà la situazione degli attuali inquilini? Coloro che abitano queste case in affitto saranno trasferiti nelle "case parcheggio", collocate nelle vicinanze, e, dopo la ristrutturazione, rientreranno se lo vorranno nelle abitazioni rinnovate. Il loro contratto di locazione sarà determinato in base al reddito dell'inquilino.
Per quanto riguarda i piccoli
proprietari essi non avranno conseguenze negative dalla ristrutturazione. Quando parliamo di piccoli proprietari, dobbiamo distinguere tra quelli che abitano nelle case da ristrutturarsi e quelli che hanno acquistato le case ma non le abitano. E noto che le immobiliari hanno tentato di vendere appartamenti sottoposti al vincolo della legge e non a caso il comune ha fatto affiggere un manifesto contro le vendite razionate. Quindi i piccoli proprietari, cioè coloro che godono dell'alloggio come abitazione e non sono titolari di altri appartamenti nell'area del comprensorio
C . I .M . E. P . (Consorzio Intercomunale Milanese Edilizia popolare) sono considerati operatori di 167. Ad essi verranno assegnate le case sulla base di una convenzione che non comporterà per loro alcun onere finanziario. Possono inserirsi nella ristrutturazione come singoli proprietari o anche organizzati in cooperative.
Per le quali la legge prevede condizioni di particolare favore.
Alla ristrutturazione contribuiranno sia gli operatori privati che le cooperative che usufruiranno di mutui particolarmente vantaggiosi.
Ugo Siciliano
aí COMUNE DI MILANO
W RIPARTIZIONE DECENTRAMENTO CONSIGLIO DI ZONA n. 10
MONZA - PADOVA
Il Consiglio di Zona 10, a
conoscenza
- che in numerosi caseggiati della zona sono in corso delle vendite frazionate di singoli appartamenti da parte delle proprietà immobiliari, come già avvenuto e avviene in altri quartieri di Milano:
denuncia
- che tali vendite rappresentano in quasi tutti i casi solo operazioni speculative, dato lo stato di abbandono degli stabili
informa
- che molti stabili in cui si stanno verificando le vendite frazionate si trovano in zone classificate dal Piano Regolatore Generale come urbanisticamente degradate e quindi potrebbero essere destinati alla demolizione in quanto le aree potrebbero essere recuperate per i servizi sociali e per l'edilizia economica e popolare; un acquisto, pertanto, invece di risolvere il problema della proprietà di un alloggio dignitoso, si risolverebbe in un danne economico
condanna
i sistemi e i criteri usati dalle società immobiliari e i loro tentativi di intimidazione nei confronti degli attuali inquilini degli stabili
invita
- la cittadinanza tutta ad una maggiore vigilanza, al fine di evitare l'espulsione dei ceti popolari dai quartieri dove vivono e abitano da anni.
la nostra realtà - pag. 4
Biglia brulè la mal per tre
Come tutti sanno, esistono due tipi di biglie di vetro, quelle normali e quelle retinate, o cracquelée, per dirla alla francese. Bigliecioè che presentano, in trasparenza una fitta rete di incrinature che ne diminuiscono, è vero, la resistenza ai colpi, ma che ne aumentano la preziosità.
Le biglie retinate non sono in commercio e sul mercato valgono ben tre biglie normali. Questa è una losca speculazione. Due biglie è giusto, perchè per prepararle occorre tempo, una certa preparazione professionale e bisogna anche affrontare certi rischi di cui parleremo poi, ma tre sono decisamente troppe.
Questa esosa sopravvalutazione è dovuta al fatto che non tutti sanno
O Biglia normale
C) Raffreddamento rapido
Primo assaggio delle sette note
Da ottobre il Teatro officina ha intrapreso, con maggior impegno rispetto l'anno scorso l'esperienza dei corsi popolari di musica. Nell'intento di soddisfare il più ampio numero di richieste si è ritenuto opportuno promuovere, oltre ai corsi di chitarra folk già esistenti la stagione scorsa, anche quelli di pianoforte, percussioni flauto dolce e flauto traverso. Essendo ormai prossimi alla conclusione di questa esperienza (che avverrà alla fine di giugno) è per noi possibile fare alcune riflessioni.
L'intenzione dalla quale siamo partiti, al dilà di una semplice acquisizione tecnica dello strumento, era quella di soddisfare al meglio possibile alcune esigenze della popolazione di una zona, quale la zona 10, dove mancano strutture sociali di
quartiere sufficienti. La nostra scelta nasce dall'aver verificato una mancanza di spazi per una reale aggregazione. La risposta dei corsisti è stata positiva ed il nostro intendimento, a nostro parere, ha avuto successo nonostante si sia verificata la defezione di alcuni partecipanti lungo l'arco dei corsi. La principale ragione per cui essa si è verificata è l'effetto di una non comprensione totale dello spirito con cui sono stati organizzati i corsi popolari di musica.
I responsabili della Commissione Musicale del Teatro Officina si fanno carico di chiarire ulterioremente la funzione specifica che i corsi rivestono nella nostra zona sopratutto in vista del proseguimento nella prossima stagione.
T.O.
come si ottengono le biglie retinate. Insomma, succede un po' quello che accadeva a Venezia nei secoli sacorsi, quando la Serenissima aveva praticamente il monopolio della fabbricazione del vetro. Per poter mantenere questa situazione di privilegio, i veneziani trattavano principescamente i maestri vetrai, ma li tenevano sotto strettissimo controllo impedendo loro con ogni mezzo di andare àll'estero.
Ora, noi siamo contro ogni tipo di speculazione, perciò abbiamo mobilitato i nostri informatori, che, conuna brillante operazione di spionaggio industriale, hanno carpito il segreto, che ora ci affrettiamo a rivelarvi.
Materie prime occorrenti: alcune
biglie normali; un pentolino; un piccolo recipiente pieno di acqua fredda; un fornello a gas o un'altra fonte di calore; un certo grado di diplomazia.
Si procede così: si chiede diplomaticamente, il permesso all'autorità costituita (genitori et similia) di usare il pentolino (altrimenti, se si viene sorpresi nel corso dell'operazione, possono sorgere contestazioni spiacevoli). Si mettono le biglie nel suddetto pentolino e si fanno scaldare, a secco, sulla fiamma viva. Dopo un cinque minuti, si prelevano delicatamente, una per una, con un cucchiaio, e si fanno cadere nell'acqua fredda. Il gioco è fatto. Precisazione importante: nel corso dell'operazione, il pentolino non subisce danni di sorta.
CD Riscaldamento
CD Biglia retinata
DILAGA L'ASSEGNOMANIA
Il collezionismo esasperato dei «miniassegni» (il più raro vale mezzo milione) aumenta i guadagni delle banche che già speculano sulla scarsità degli spiccioli. Questi pezzi di carta sono privi di valore legale, si consumano prestissimo e perciò spesso non si possono incassare
Da diversi anni esiste ormai nel nostro paese una carenza sempre più grave di moneta spicciola. Siamo sicuri, ogni volta che entriamo in un negozio di dover accettare come resto le più svariate qualità di merce, dalle caramelle ai francobolli, dai biglietti del tram ai gettoni telefonici, quando non adirittura gettoni di plastica e buoni d'acquisto che vengono a costituire una vera e propria moneta privata. L'ultima degradazione di questo processo di "privatizzazione" della moneta è costituita dalla massa di assegni circolari di importo minimo (miniassegni) che una miriade di banche o, addirittura, imprese, associazioni private, perfino singoli commercianti, emettono senza controllo alcuno da parte dello Stato. Ora, se è vero che ciò ha in buona parte risolto il problema del resto spicciolo, è pure vero che, d'altra parte, si vengono a creare problemi e conseguenze forse più gravi del male: bisogna subito dire che i miniassegni non hanno alcun valore legale, neppure come assegno.
Infatti un assegno per essere valido deve, oltre ad essere coperto, rispondere a determinati requisiti formali che garantiscono il reale contenuto del' documento che ci troviamo in mano: il più importante di questi requisiti è la firma di colui che garantisce l'effettivo pagamento della somma al momento della presentazione per la riscossione. Ebbene gli assegnini non hanno nessuna firma in calce e, quindi, più che di assegni si dovrebbe parlare di vera e propria carta moneta, giacchè, come questa ha la firma stampata del Governatore della Banca d'Italia, i mini assegni hanno stampata quella della più svariata categoria di persone.
L'unico valore intrinseco è quel-
lo artistico del momento che ci troviamo di fronte ad una grandissima varietà di forme e di colori. Ciò ha provocato il fiorire di un mercato di collezionisti, che a Milano ha anche una sede di scambio in via Armorari, dove, in piena piazza, si possono vedere capannelli di devoti studiosi della scienza dell'Assegnologia. Il pezzo più ricercato è conosciuto come "fata morgana", (tale denominazione denota chiaramente la serietà del mercato) che raggiunge la quotazione di ben 500.000 lire.
Ma non son solo i commercianti nel campo dell'Assegnologia a guadagnare sulla proliferazione di questi pezzettini di carta colorata: infatti tutti coloro che li emettono beneficiano di guadagni vertiginosi perchè hanno la quasi sicurezza che nessuno si presenterà ad incassarli.
Ma, anche se, per miracolo, tutti i possessori di miniassegni si pre-
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sentassero contemporaneamente e, per miracolo ancora più grande, chi li ha emessi li volesse pagare immediatamente, vi sarebbe per quest'ultimi un guadagno sicuro: data la qualità della carta, l'usura causata dai continui passaggi di mano provoca l'illeggibilità e quindi la non validità di un enorme quota degli assegnini emessi.
Bisogna perciò badare, così come fanno i collezionisti, al perfetto stato degli esemplari che ci danno come denaro contante, altrimenti rischiamo di vederceli rifiutare, quando, a nostra volta li vogliamo utilizzare come tale.
Avremo almeno la consolazione di ,artecipare ad una "pepa tencia gigante. (gioco in cui perde, facendo la figura dello sciocco, chi rimane da ultimo con le carte in mano).
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MIMMO PIRO di Gallipoli
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CORSI DI MUSICA T.O. UN NUOVO HOBBY CHE ARRICCHISCE LE BANCHE
PAOLO
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MAPPA SOCIOPOLITICA DEL NOSTRO LICEO
IL «CARDUCCI» Al RAGGI X
La crisi economica ha portato a un aumento della popolazione femminile. Pochi ma molto validi gl'insegnanti «progressisti» Molto battagliere le femministe
La precarietà degli studi di ogni ordine e grado, fa sì che il problema della scuola abbia assunto ormai da anni un ben deteminato significato politico, fatto di scelte ben precise, con le quali i giovani devono quotidianamente fare i conti.
Ormai l'illusione di un post'68 riformatore è svanito; poco si è riusciti a raccogliere: una discreta agibilità politica, assemblee e collettivi, monte ore prescrutini ed interrogazioni programmate in ogni modo ciò è estremamente poco se bilanciamo il tutto con la grande mobilitazione e volontà di lotta e di rinnovamento che gli studenti accanto ai lavoratori hanno saputo esprimere ed in definitiva l'importanza politica di queste conquiste è venuta scemando nel tempo anche per l'uso scorretto ed egemonico che se ne è voluto dare.
Non si è riusciti, se non a parole, a creare veri momenti di partecipazione democratica della scuola nelle molteplici realtà cittadine; relegandola (anche se in maniera minore), oggi come ieri, ad un luogo chiuso ai fermenti che agitano quotidianamente la vita di tutti noi.
Partendo da queste condizioni andiamo ad analizzare la realtà che ogni giorno vivono gli insegnanti e gli studenti che frequentano l'unica scuola quinquennale della nostra zona il Liceo Ginnasio "G. Carducci".
Quotidianamente alle 8 del mattino questa massiccia costruzione si riempie oltre delle persone, del fermento e delle idee di 1039 studenti e di una novantina di insegnanti, che esprimono tutte le tendenze politico-sociali che ogni giorno vediamo manifestarsi in ogni forma sotto i nostri occhi. Possiamo quindi definire questa scuola come il punto di ritrovo e di dibattito, anche se filtrato da posizioni che frenano ancora la possibilità di una costruzione, non solo ideale ma di fatto, di un vero movimento unitario che porti avanti la lotta degli studenti e docenti non dimenticando quale sia la strada democratica che i lavoratori hanno aperto a tutti. In un'analisi un po' più particolareggiata della scuola in esame si nota subito che in quest'ultimo triennio si è visto un calo non indifferente della popolazione studentesca, sopratutto maschile. Le cause sono note, sono dovute all'insipienza e dalla scarsa utilità delle materie che vi vengono insegnate, per cui l'immediato inserimento nel mondo del lavoro, a maturità conseguita, se è già difficile per i tecnici che escono da scuole di indirizzi diversi, per i nostri liceali è impresa ancora più ardua.
A prova di ciò, la popolazione femminile ha subito una flessione in ogni modo molto più contenuta perchè la donna non ha che scarsissime possibilità, in una società come nostra che tende a ghettizzarla, di esprimere le proprie capacità indipendentemente dagli studi dalla maturità conseguita per cui per queste il liceo classico può se'vire per l'unica loro prospettiva e cioè l'Università.
Infatti molto battagliero è il gruppo delle femministe, gruppo che in momenti importanti riesce a mobilitare un gran numero di ragazze, però al di là di momenti che per tensione, impressione e gravità riescono ad aggregare queste persone, il movimento non riesce a uscire dai canoni, ormai sperimentati ma con scarso successo, che portano ad una settorializzazione e
relativo corporativismo del movimento stesso.
La presenza di altre formazioni politiche è garantita da preparati ed agguerriti gruppi tra i quali emergono in questo momento, per proposte e seguito la F.G.C.I. e M.L.S. non dimenticando il collettivo di L.C. che una volta aveva un leaderschip quasi incontrastata nell'istituto, ed ora, pur rimanendo a livelli di seguito soddisfacenti, si vede ridotto in numero e nella qualità dei quadri che riesce ad esprimere. Nell'ambito della sinistra si fanno notare i collettivi di A.O. e P.D.U.P. e di tanto in tanto il collettivo radicale e la F.G.S.I.. Come ormai in tutte le scuole nelle assemblee cerca di far sentire la sua voce o almeno tenta C.L. il gruppo cattolico di marca integralista che fa capo alla destra D.C. che facendo propria una logica di totale chiusura, logica di chi ha poco da proporre e quel poco riesumato da vecchi preconcetti, rimane chiusa ad ogni istanza di rinnovamento e di unità che gran parte degli studenti democratici esige. Le ultime parole per descrivere la composizione, alquanto eterogenea, delle formazioni studentesche sono per il
G.I.0 (Gruppo Indipendente Carducci) che raccoglie tutti gli studenti laici con concetti più che altro conservatori ed in alcuni casi apertamente reazionari, ma il peso di questo gruppo rimane assai scarso anche perchè sbocchi politici idee volontà per riformare la scuola non
ora si è fermato all'interno della scuola ma che può e deve uscire da essa per confrontarsi con la realtà della zona.
Nella realtà quotidiana dell'istituto un ruolo importante assumono i docenti, i quali, per molti aspetti, in parte non sono riusciti ad adeguarsi ai cambiamenti che sono avvenuti nella scuola, sia per l'età di alcuni, sia per la vecchia concezione (ormai radicata) che il '68 per loro non ha sortito nulla, sia per il lassismo con cui vengono portati avanti i, programmi diventati ormai una routine. Nonostante ciò esistono delle notevoli individualità, purtroppo solo a questo livello, che fanno crescere il livello medio di preparazione che il corpo insegnante può impartire ai ragazzi.
Travagliato è pure il corpo insegnante, lo si è visto nelle ultime elezioni dove erano presenti molte liste autonome, che pur non avendo avuto molto peso, sono riuscite ad aggiungere confusione alla confusione già esistente in una classe che cerca ancora di difendere privilegi che non devono più esistere.
Certamente in una situazione travagliata come la scuola la scarsa coerenza tra i gruppi politici studenteschi ed il personale docente fa si che in tutti gli istituti milanesi, ed al Carducci per le speculiarità già descritte , non si riesca ad esprimere; e cioè un maggior controllo a livello di studenti, genitori e organismi decentrati di zona.
Per cui impellente è ora la necessità di realizzare tutto ciò, perchè il discredito di cui gode la scuola è talè che non se ne intravede a tempi brevi l'eliminazione; e certamente non sarà la legge Malfatti ad indicare una strada democratica e valida per uscire dalla crisi: ma bensì la volontà di unità di tutta la popolazione coinvolta direttamente e indirettamente nelle sorti della nostra scuola.
Renato Nordio ne esprime.
Per avere un quadro numerico più preciso sulla consistenza di questi gruppi ci si può ampiamente rifare alle elezioni per gli organismi scolastici che ha visto la vittoria della lista IV (F.G.C.I., A.O., P.D.U.P. e F.G.S.I.) rispetto alle liste di L.C. con M.L.S., di C.L. e del G. I . C .. Riguardo alla lista IV l'unità di questi quattro gruppi non si è rivelata tale solo per fini elettoralistici, ma ha proseguito, anche se non senza scogli, un discorso di apertura culturale verso la totalità degli studenti creando un collettivo cinema che sta ultimando una fortunata programmazione di films ai quali seguono dibattiti con la collaborazione degli insegnanti. Un'altra iniziativa, presa dala totalità degli studenti una volta tanto, è il monte ore; cioè 2 ore alla settimana che gli studenti si gestiscono autonomamente, scegliendo di volta in volta l'argomento da trattare, chiamando esperti dal di fuori. E non è certamente un caso fortuito se, le classi nelle quli il monte ora è sfruttato in maniera più profiqua e utile sono proprio quelle dove vi sono rappresentanti della lista IV.
Questo è infatti il discorso da portare avanti, l'unità di tutte le forze demoratiche della scuola e studentesche in paticolare che, pur non intaccando l'autonomia di ogni singolo gruppo, riesca a portare avanti, un minimo di discorso politico-culturale comune, che per
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Studenti all'uscita dal liceo Carducci
Pane nero a refezione
A richiesta dei singoli organi colleggiali, il Comune fornirà alle scuole pane integrale e riso non brillato assumendosi la maggior spesa
Ancora novità nel campo della refezione scolastica. L'ultima disposizione è che i genitori ed insegnanti, attraverso gli organi collegiali, potranno chiedere che vengano loro forniti riso non brillato e pane integrale (più validi da un punto di vista dietetico, ma con un sapore al quale i bambini non sono generalmente abituati). Il comune si assumerà in toto la maggiorazione di spesa. Questa novità anche se apparentemente piccola, è un esempio di come l'amministrazione segua con particolare interesse la situazione delle refezioni scolastiche. Altro esempio: all'indomani dell'entrata i vigore del provvedimento contro i coloranti, l'amministrazione della città di Milano è stata la prima in Italia a farla propria. Nei 200 mila quintali di marmellata o nei 100 mila quintali di conserva di pomodoro che finiranno nelle grandi dispense del Comune non ci sarà traccia del famigerato "rosso amaranto".
Nessun colorante nocivo nemmeno nelle 350 mila bottigliette di succhi di frutta e nel milione di rendine già ordinate, anche il gelato sarà immune da coloranti pericolosi.
Prosegue intanto, presso la scuola Giacosa (il Trotter) l'esperimento sui piatti preparati col così detto "legame freddo", piatti, cioè cucinati al massimo un paio di giorni prima della consumazione e riscaldati immediatamente prima di esere serviti. Fanno da "cavie" volontari alcuni adulti, genitori in maggioranza, cinque pasti per complessivi quaranta piatti per volta. Si vuole verificare 1'appetibilità,i1 gusto e la qualità di questi cibi e si pretende la garanzia che durante i vari passaggi non si verifichino infiltrazioni batteriche. L'esperimento viene seguito anche dai medici e dai tecnici dell'ufficio Igiene e Sanità del Comune.
RIFLESSIONI
1977: BOCCIARE HA ANCORA SENSO?
Non serve di lezione ai fannulloni - Scoraggia i deboli - Ingrossa le file degli sbandati - Non salva il prestigio della suola ormai irrimediabilmente compromesso
A pochi giorni dalla fine dell'anno scolastico è opportuno riproporre un problema, assai spinoso, che sipresenta ogni anno ad ogni insegnante minimamente consapevole della difficoltà di svolgere il proprio lavoro in un modo veramente utile agli allievi.
Già il solo pensiero di giudicare dei ragazzi dovrebbe suscitare qualche imbarazzo. Che preparazione, che elementi di giudizio obbiettivi ha un insegnante per valutare le capacità effettive di una persona, tenendo conto anche dell enorme influenza che famiglia, ambiente, amicizie esercitano sullo sviluppo dell'intelligenza di un essere umano addirittura dal concepimento in poi. Per non parlare delle condizioni particolari e quasi sempre transitorie, in cui un adolescente può venirsi a trovare in un momento tanto delicato dell'esistenza. A queste considerazioni va aggiunta la situazione di caos e disorientamento in cui si trova la scuola italiana oggi, sotto lo sguardo indifferente di chi dovrebbe occuparsene. Tenendo conto di queste premesse, è assurdo che un insegnante si limiti ad una semplice valutazio-
ne dell'effettivo rendimento di ciascun allievo, di quanto ognuno ha appreso (non importa se meccanicamente) e quanto lavoro ha svolto. Anche nel caso i cui, malgrado ogni aiuto possibile, un allievo non avesse fatto nulla e non avesse dimostrato il minimo interesse, a che potrebbe servire una bocciatura? Di lezione? No di certo, anche se razionalmente possiamo essere d'accordo, ogni punizione che ci viene inflitta è sempre, in fondo, per noi un'ingiustizia. A selezionare i migliori? Nemmeno, a parte il fatto che resta da vedere se i più bravi durante un anno scolastico siano yeramente i migliori, chi è tanto fortunato da esere migliore (più dotato più aiutato dall'ambiente in cui vive) si seleziona già da sè senza bisogno che la scuola sancisca questa superiorità. A ridare alla scuola quella patente di serietà che negli ultimi anni ha perso? No, sarebbe solo ripristinare una forma, vuota ormai di un qualunque contenuto.
Ancora: è socialmente utile bocciare un alunno che in seguito a questa decisione abbandonerà gli
studi e, con ogni probabilità, visto la paurosa difficoltà a trovare un lavoro, andrà ad arricchire la massa degli sbandati che circolano nella nostre strade?
Purtroppo però nel momento attuale, quando una circolare emessa dal Ministro Malfatti fissa a trenta il numero minimo degli allievi per classe (mentre, secondo la pedagogia moderna, il numero massimo per poter lavorare con profitto è di 25), in cui le strutture colastiche sono enormemente deficitarie, in cui gli insegnanti trascurano (no solo per colpa loro) ogni aggiornamento didattico pedagogico , che senso ha, mantenere nei corsi anche chi dimostra in tutti i modi di non esserne minimamente interessato nè di trarne alcun giovamento?
Per concludere, resta da ricordare un'ultima cosa: una bocciatura è sempre per l insegnante il riconoscimento di aver mancato in qualche cosa di non essere riuscito nel proprio compito (anche se spesso la cosa è estremamente difficile) insomma un fallimento.
Elettra Mineni
La direttrice costretta a firmare il trattato di pace
Viste le richieste dei genitori firmatari dell'esposto in data 12 / 3 / 1977, che illustrai motivi dell'occupazione della Scuola "Martiri di Gorla" di via Demostene nei giorni 12 e 14 e 15 marzo 1977, sentiti il Presidente e i membri del Consiglio di Circolo il giorno 15 / 3 / 1977 sentita la D.D. signorina Bariffi e il vice Provveditore dott. Cusa, allo scopo di avviare a soluzione i problemi della gestione della scuola nel rispetto delle norme e del costume democratico, si elencano le prospettive di azione e di sviluppo relative ai problemi posti nella citata petizione:
1) L'osservanza dei Decreti delegati è obbligo che scaturisce dalla loro natura di legge dello Stato, non modificabile ne disattendibile. Tuttavia, poichè la loro interpretazione può talvolta essere motivo di contrasto o di travisamento, si propone che ove sorgano difformità di interpretazione venga di volta in volta rivolto quesito scrito al competente ufficio del Provve-
ditorato agli Studi.
2)La presenza della Direttrice Didattica alle future riunioni del Consiglio di Circolo viene assicurata, con l'impegno di ridiscutere l'articolo di regolamento che riguarda le modalità di funzionamento delle sedute del C.d.C. Al più presto possibile e comunque entro il termine di 15 gg. la Direttrice Didattica disporrà tutti gli adempimenti per la sostituzione dei membri del C.d.C. al presente decaduti o dimissionari.
La Direzione didattica darà immediato incarico alla Sala Medica affinchè per suo tramite venga concordata col SIME la riunione proposta in data 1 / 2 / 1977 dal Servizio di Igiene Mentale della zona 10.
La collaborazione tra Direzione didattica, insegnanti e genitori deve naturalmente essere alla base di un corretto funzionamento della gestione sociale della sccuola. E' ovvio che i modi di tale collaborazione non possono essere indicati al-
l'esterno, ma devono scaturire dall'impegno e dal rispetto reciproco, nonchè dalla scrupolosa osservanza degli ambiti e dei ruoli che la legge affida ai singoli e ai gruppi che gestiscono l'attività scolastica. La Direttrice didattica si impegna a mantenere la propria attività nei limiti dei doveri e dei diritti del suo ruolo di competenza, così come si ritiene che consapevolmente le altre compnnenti della scuola vorranno mantenersi nei propri. Il Provveditorato agli Studi si impegna a seguire da vicino l'opera di ricostituzione di un clima di più equilibrata gestione e di più cordiale collaborazione nella Scuola Elementare di via Demostene.
Adele Barifli direttrice didattica
Gilberto Veronesi presidente di circolo
Franco Massara ispettore del provveditorato
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DI UNA PROFESSORESSA
SERVIZIO SPECIALE PER I TREMILA BOCCIOFILI DELLA ZONA 10
IL MEDICO: È LO SPORT IDEALE
Secondo una vecchia classificazione che divideva gli sports in sports di forza, di resistenza e di destrezza, le bocce andrebbero classificate certamente fra gli sports di destrezza e, diciamolo pure, il buon giocatore di destrezza deve averne parecchia. Il bocciatore che si appresta a lanciare il suo attrezzo oltre quindici metri, con una precisione al millimetro, il movimento o chinato, abbisogna di una concentrazione, di una capacità di coordinazione e di autocontrollo muscolare che potrebbe fare invidia ad atleti di sports comunemente considerati più prestigiosi.
Considerando due aspetti più classici del gioco: il "mettere il punto" o il "bocciare" possiamo vedere come nel primo occorra una coordinazione istintiva e istantanea di vari fattori: a) la posizione del giocatore, più o meno chinato, quindi la tensione dei muscoli erettori del tronco (la posizione richiede anche un buon controllo della respirazione) la distribuzione del peso sugli arti inferiori la posizione del braccio nel momento del lancio, che dà la distanza da terra della mano il peso della boccia e le sue caratteristiche di attrito con il fondo del campo la direzione da dare (nelle boccie alla "Milanese" si deve tener anche conto dei rialzi del terreno) che determina il fatto che bisogna guardare il pallino: (il resto deve essere affidato a sensazione non visive)
Non meno difficile, però, è il "bocciare": qui c'è un nuovo pro-
ANCHE CLEOPATRA ANDAVA A PALLINO
Secondo alcuni storici il gioco delle bocce fu inventato dagli antichi egizi, che usavano noci di cocco, ed era tanto stimato che lo praticavano anche le regine - Il gioco moderno è stato regolamentato nel 1200 in Inghilterra - In Zona si gioca all'italiana e alla milanese però i campionati internazionali seguono le regole «marsigliesi» - Il campione del mondo '76 è l'azzurro Umberto Granaglia
blema, il movimento. Nessun tiratore con l'arco o con il fucile si sognerebbe di tirare camminando. Eppure il buon "volatore" fa proprio così: in movimento colpisce un bersaglio lontano, "calcolando" una difficile parabola, con assoluta precisione (spesso controllando anche la rotazione sul proprio asse dell'attrezzo).
Ciò richiede una fine sensibilità della mano e una perfetta valutazione della distanza, ma soprattutto una coscienza globale del proprio corpo che è, in fondo il fine di ogni vero sport.
Da questo punto di vista le bocce ci appaiono quasi privilegiate in questo alternarsi di piccole "passeggiate" di tiri ben calibrati, di lanci ognuno ha la possibilità di "sentire" sè stesso, di percepire il proprio respiro, di sentire e di sciogliere propri muscoli e le proprie articolazioni con continuità e tranquillità.
Un consiglio a parte per giocatori di bocce potrebbe essere quello di "curare molto l'ambiente quando essi giocano al chiuso. Un ambiente poco areato e fumoso toglie molti dei vantaggi del gioco. Il gioco è molto indicato anche per persone, giovani o meno, che praticano altri sport (calcio podismo tennis sci) come momento di concentrazioni e di rilassamento. Un'altra cosa importante è l'ambiente emotivo: quel giusto equilibrio fra competizione-aggressività e amicizia-solidarietà che dovrebbe essere causa ed effetto di ogni attività sportiva sembra trovare nelle bocce una condizione ideale.
Cosa dice il regolamento
Scopo di tutti tipi di gioco di bocce è di mettere le proprie più vicine al pallino di quelle dell'avversario. Detto questo vediamo le principali differenze tra il gioco all'Italiana e il gioco alla Milanese.
ALL'ITALIANA
Va praticato su un terreno piano, livellato, di lunghezza variante fra i 22 e i 28 metri e di larghezza non inferiore a 3,50 metri. I campi devono essere delimitati da tavole perimetrali di legno o di altra materia e di altezza possibilmente uniforme, di cm. 20. Il gioco consiste: a) nell'andata a punto: avvicinare il più possibile la propria boccia al pallino; b) nella giocata di raffa e bocciata al volo: colpire con la propria boccia un'altra boccia preventivamente indicata o il pallino. Le formazioni in campo possono essere le seguenti: 1) uno contro uno, con quattro boccie per giocatore; 2) due contro due con due bocce per giocatore; 3) tre contro tre con due bocce per giocatore; 4) quattro contro quattro, con due bocce per giocatore.
ALLA MILANESE
Il campo di gioco deve essere costituito da uno spazio rettangolare, liscio e livellato, delimitato da tavole alte non meno di 15 centimetri e dovrà essere costituito da almeno tre sezioni di gioco divise fra loro da rialzi o argini (questo particolare, che rende particolarmente difficile la messa a punto e la raffa, ci fa pensare che il gioco a la "milanese" sia stato inventato da un sadico n.d.r.). Se il campo è di lunghezza inferiore a 22 metri, lo spazio consentito al giocatore per il tiro delle 6( cce nelle testate di lancio è di 2 metri, mentre nei campi di lunghezza superiore ai 22 metri e di 2,50 metri.
Le formazioni possono essere: 1) individuali, con tre bocce per giocatore; è) coppie, con due bocce per giocatore; 3) terne, con due bocce per giocatore.
"Canto le bocce e canto giocatori / che fan da senno a esercitar la mano, / canto raffisti e canto puntatori, / canto color che boccian da lontano. / Nobile gioco dell'Itaha vanto, /col tuo stesso vigor reggi il mio canto". Così scrive un tal Rizzetti, che molti anni fa compose un carme pofithetro in cinque canti (addirittura!) intitolato "Il gioco delle bocce". Abbiamo citato questi versi anche se, per la verità, sono piuttosto bruttini, per sfatare la leggenda che le bocce sono lo sport dell'osteria, del mezzo litro e dei pensionati. È verissimo che si tratta di un gioco popolare, ma è altrettanto vero che, affrontato con spirito agonistico e con costanza, (come fanno, di solito, veri appassionati iscritti alle bocciofile) è un fior di sport, che richiede una notevole preparazione atletica e che ha tradizioni antichissime. Non si sa chi sia stato ad inventare il gioco delle bocce. C'è che chi dice siano stati greci, che usavano pietre grossolanamente arrotondate, chi gli egiziani, che adoperavano invece delle noci di cocco. Effettivamente, questa della noce di cocco è un'idea mica male: ad ogni colpo un po' forte la boccia si spacca e così ci si può consolare della bocciata subita mangiando la boccia propria e magari anche quella dell'avversario. Di certo si sa che gli antichi romani giocavano molto a bocce, pare che ne fosse appassionato che l'imperatore Augusto. Usavano bocce di pietra, di metallo, noci di cocco e di radice di ulivo. Come si vede avevano certo
preoccupazioni di materiale.
Il gioco delle bocce moderno è stato codificato per la prima volta, in forma molto simile all'attuale, addirittura nel 1299 a Southempton, in Inghilterra, ad opera del primo club di bocciofili (esistente tuttcira) che sorse proprio in quella città.
In Italia il gioco viene praticato "da sempre". Fino a qualche tempo fa, lo si giocava soprattutto nelle osterie di campagna o fuori porta.
Adesso invece la tendenza si è invertita: le bocciofile hanno stabilito il loro quartier generale in città, dove sono sorti anche dei bocciodromi coperti dove è possibile giocare e manentenersi in allenamento tutto l'anno. I giocatori iscritti sono circa cento cinquanta mila, divisi in tre associazioni, l'Unione Bocciofila Italia (23.000 tesserati, circa) con sede a Torino, l'EnalFederazione Italiana Gioco Bocce (circa 83.000 tesserati) e la Federazione Italiana Sport Bocce (40.000 tesserati circa). La prima di queste tre società gioca col sistema del punto e volo" (ossia accosto al pallino e bocciata al volo) mentre le altre due applicano la regola del "punto, raffa e volò)" ("raffa", spieghiamo per non bocciofili, significa bocciare la boccia dell'avversario facendo rotolare la propria sul terreno, invece che lanciarla al volo. Sembra una differenza da nulla, e invece nasconde due modi di concepire le bocce, lontani come due pianeti. Il "punto e volo" non ha bisogno di un terreno levigato, può essere giocato su qua-
lunque terreno, piano, anche molto accidentato. Si usano bocce in lega metallica. L'altro ha invece bisogno di un campo speciale quel che conosciamo tutti, e impiega bocce di fibra o di legno, il campionato internazionale si gioca col sistema del "punto e volo"; la maggioranza dei bocciofili italiani ne sono quindi esclusi. Nonostante questo grave limite, abbiamo sfornato parecchi campioni mondiali come Umberto Granaglia, 45 anni, cha ha vinto nel 76 contro pur agguerritissimi francesi.
Nella Zona 10, i giochi più praticati sono all'"Italiana" e alla "Milanese" (per le caratteristiche di ciascun gioco vedi il riquadro a destra in basso). Per il gioco all'Italiana esistono tre categorie di giocatori (A.B.C.) e ognuno degli iscritti, ogni anno, sale o scende di categoria a seconda del punteggio ottenuto nell'anno precedente. Gli appassionati, nella zona 10, sono circa tremila e ogni anno danno vita a numerosi tornei, combattutissimi. Lo sport delle bocce, oltre a essere particolarmente utile al fisico e molto rilassante per lo spirito (vedi che cosa dice in proposito il nostro medico, nell'articolo qui a sinistra), ha anche un altro vantaggio, non da poco, visti tempi che corrono: costa piuttosto poco: circa 25.000 lire all'anno per l'iscrizione a una delle tante società della zona e circa 15.000 lire per le bocce, ma questa è una spesa che si fa "una tantum", ma per davvero, non come le tasse che ce le fanno pagare ogni anno. giocatori più appassionati hanno
Giocatore mette a punto, in una partita "all'Italiana" da notare il campo molto piu stretto di quello per il gioco alla "Milanese" (foto grade in basso). Il gioco all' "Italiana" è il più diffuso fra bocciofili.
Carta d'identità delle nostre bocciofile
Iniziamo in questo numero la pubblicazione delle "schede" riguardanti le bocciofile che operano nella nostra zona. Nei prossimi numeri continuerà l'elenco.
Brianza 15 martiri
Il conteggio dei punti è il seguente: 1 boccia, I punto; 2 bocce, 2 punti; 3 bocce, 6 punti; 4 bocce, 8 punti; 5 bocce, 10 punti; 6 bocce, 12 punti. Giocatori controllano punti fatti durante una Partita di gioco alla "Milanese". Da notare il campo, molto vasto diviso in settori da dei rialzi del terreno, che aumentano notevolmente la difficoltà di calcola_ re la forza da imprimere alla boccia nell'andare a punto e nel bocciare a raffa (facendo, ciod, rotolare la boccia sul terreno). Il gioco alla "Milanese", diffusissimo in Lombardia e invece del tutto sconosciuto nel resto del paese.
anche la maglia della società e scarpette speciali, ma queste sono raffinatezze che non interessano neofiti. Più sopra abbiamo citato qualche curiosità storica a proposito del gioco delle bocce. Ma anche bocciofili della nostra zona hanno certamente un mucchio di aneddoti da raccontare, come quello del pallino volante, che si è stancato di stare sul campo e se n'è andato in tram. Non lo sapete? Ve lo diciamo subito, come a noi l'ha detto il signor Piero Campi, veterano delle bocce e campione italiano negli anni '50: la scena è uno dei campi della Bocciofila 15 martiri, quando ancora era situata in via Padova. L'anno.. k, qualche annetto fa, quando davanti alla bocciofila passava il tram per Crescenzago. È in scena il signor Campi, che deve tirare un rigolo al pallini. Attimo di concentrazione, poi, vlam, il tiro parte, la boccia descrive una parabola perfetta e colpisce con forza il pallino. È a questo punto che il pallino in questione, dimostrando una spiccata personalità, decide che ne ha piene le tasche di essere colpito in continuazione e "sceglie la libertà": schizza via di sotto la boccia, ne colpisce un'altra di striscio e con una parabola svergola si alza in aria, vola oltre lo steccato e si infila dentro il finestrino aperto di un tram che stava passando in quel momento, facendo fare un salto di venti centimetri al manovratore. La fuga del pallino è durata solo pochi minuti perchè il tramviere si è fermato e ha riconsegnato l'evaso ai bocciofili. Allora c'era ancora tempo per queste piccole cortesie. Certamente ogni bocciofilo ha qualche storia curiosa da raccontare, scrivetecele, le migliori verranno pubblicate e saranno premiate con un abbonamento gratis al nostro giornale.
Roberto Grippi
Via Ferrante Aporti 22 Vecchia società, nata dalla fusione di altre due. È stata quella che nel 1976 ha ottenuto migliori risultati, con numerose vittorie e molti buoni piazzamenti all'attivo. Dotata di un capiente bocciodromo, copribile durante la brutta stagione.
Dal 3 maggio all'8 giugno organizzaun torneo alla memoria di Michele Palumbella al quale partecipano ben 512 coppie.
Direttore sportivo, signor Brotto. Tra migliori giocatori, Riccardi, Ballotta, Paulli e Campi.
San Michele
Viale Monza 272
Società fondata nel 1923 da un gruppo di appassionati. Il suo torneo più importante è il "Rosaria Piscitella" alla memoria, che parte il 30 maggio e che vede impegnate 64 terne.
Direttore sportivo, signor Besana. Tra migliori giocatori: Boccato, Vanso Nebuloni, Mandot e Mastromauro
Bocciofila libertà
Via Varanini 22
Società fondata mezzo secolo fa, che ha conosciuto momenti di gloria ma che oggi è un po' in flessione. Si pratica solo il gioco alla milanese. I suoi iscritti partecipano a tornei esterni, con discreto successo.
Direttore sportivo Di Noia. Migliori giocatori Di Noia e Gazzaniga.
La Martesana
Solo gioco alla Milanese. Discreto imeianto sportivo. Organizza numerosi tornei, fra cui, il più importante è quello dedicato ai "Piccoli martiri" in memoria di un gruppo di bambini trucidati durante la seconda guerra mondiale. Altri tornei "Unità"; "Avanti"; "Lui e lei". Migliori giocatori: Lazzaroni, Frazzini, Zoni e Donati.
A. Doni
Via Meucci Gloriosa società fondata nel 1929 che conta una cinquantina di soci. Vi si pratica solo il gioco alla milanese. Attualmente è in corso il trofeo Olimpico, al quale partecipano 64 terne. Per la metà di giugno è previsto il trofeo Manzoni. Vanta quello che è probabilmente il decano dei giocatori in attività della zona, Marco Gaviraghi, 75 anni, più che mai sulla breccia. Direttore sportivo Giuseppe Bonfichi.
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RICICLAGGIO STORICO
All'ANAP sta per partire un esperimento sociale d'importanza europea: seguendo corsi specialistici e personalizzati i lavoratori che alla Innocenti si limitavano a montare pezzi costruiti in Inghilterra si trasformeranno in maestranze capaci di rispondere a tutte le esigenze della nuova fabbrica di moto di De Tomaso. L'aspetto più positivo dell'iniziativa è che essa nasce dalla collaborazione fra lavoratori, sindacati, industriali, enti pubblici
All'ANAP, in via Adriano, sta per avere inizio un esperimentopilota destinato ad avere un'importanza fondamentale nella lotta contro la disoccupazione e per la riconversione industriale. Si tratta di dare il via ad un corso di tredici mesi per "riciclare un migliaio di operai metalmeccanici e metterli in grado di riprendere il lavoro in una nuova industria.
"Riciclare" è una parola brutta, specialmente quando riguarda degli uomini, vediamo che cosa significa in pratica. I mille operai lavoravano all'Innocenti-Leyland, che si limitava a montare le vetture, i cui pezzi erano costruiti altrove. Dopo la chiusura della fabbrica, decisa dagli inglesi, e dopo la estenuante, lunghissima lotta condotta dagli operai per difendere il loro posto di lavoro, è intervenuto De Tommaso, che si è impegnato a trasformare l'industria in una fabbrica per la produzione di motociclette. Era quindi necessario riqualificare professionalmente gli operai, che sino ad allora si erano limitati a montare automobili, per garantire alla nuova fabbrica tutta la mano d'opera necessaria, da magazzino al reparto spedizioni, passando attraverso il parco macchine utensili, l'assemblaggio, la verniciatura eccetera.
L'importanza dell'esperimento deriva non solo dalla sua imponenza (è la prima volta che si tenta il "riciclaggio" contemporaneo di tutte le maestranze di un'intera fabbrica) ma anche dal fatto che viene gestito da una specie di comitato del quale fanno parte un imprenditore privato (De Tomaso), un Ente Pubblico (la Regione), i rappresentanti sindacali degli operai (la FLM) e i rappresentanti sindacali dei lavoratori dell'ANAP, che forniscono il personale per i corsi.
"È il primo passo verso la gestione democratica della riconversione "dice Roberto Mucciarini, rappresentante sindacale dei lavoratori dell'ANAP "certo la strada da percorrere è ancora lunga, ma se il nostro esperimento avrà successo servirà di orientamento per risolvere altre situazioni del genere. Non per niente è seguito con molto interesse sia in Italia che fuori, in Francia per esempio".
Ma i diretti interessati, gli operai, che cosa ne dicono? Non si sentono trattati come macchine che è necessario modificare prima di adibirle ad un altro lavoro? Risponde a queste domande Pier Guglielmo Ferreri, segretario provinciale del SILAP (sindacato lavoratori addetti agli istituti professionali) CISL, che segue da tempo la complessa vicenda dell'ANAPCISO: "I lavoratori della Innocenti sono stati chiamati a collaborare alla stesura del programma di riciclaggio. La destinazione ad una specializzazione piuttosto che ad un'alea è stata studiata per piccolissimi gruppi, con la collaborazione dei diretti interessati, in qualche
situazione si è addirittura studiato il caso singolo, in modo da trovare la sistemazione più soddisfacente per tutti. Il nostro scopo non era soltanto di dare alla futura fabbrica di motociclette De Tomaso un gruppo di operai tecnicamente capaci, ma anche se non soprattutto, di operare il "riciclaggio" nella maniera meno traumatica possibile, senza creare squilibri. Da come è stato strutturato il corso, non dovrebbe essere un obiettivo impossibile da raggiungere".
Questa soluzione permette anche di risolvere, almeno parzialmente, l'intricato problema dell'ANAPCISO. Intricato soprattutto per le incredibili manovre di don Vincen-
zo Banti, attualmente in attesa di processo, presso la terza sezione penale del tribunale di Milano, dove dovrà rispondere di truffa aggravata, peculato e altre bagatelle del genere. Il sacerdote ha creato, tra ANAP, CISO Spa e Fondazione CISO, un tale intreccio di cessioni, di scambi, di finte vendite, un tale groviglio finanziario e contabile che è difficile raccapezzarsi. In sostanza è successo questo: con la scusa di dare ai giovani che volevano emigrare una preparazione professionale e un p6' (di istruzione, don Banti li faceva lavorare a proprio profitto (tutti gli stabili dell'ANAP CISO sono stati costruiti dagli allievi. Quando non c'è più sta-
to bisogno di tirar su muri, i corsi per muratore sono stati sospesi); poi percepiva una tangente dalle ditte presso le quali li sistemava e, in più si beccava sovvenzioni dalle stato e dalla CEE. Per tutto questo è stato denunciato all'autorità giudiziari nel '74 (l'inchiesta era iniziata nel '68) ma il processo ancora non si è fatto per un altro gioco di prestigio dell'imputato: è suo diritto assistere al processo, ma ogni volta che viene iscritto a ruolo, lui manda un certificato dal quale risulta che è debole di cuore e che l'emozione del processo potrebbe essergli fatale, e così il dibattimentoto viene rimandato. Mica male come trovata, no?
Palazzi e palazzine del complesso "ANAP-CISO". Sono stati costruiti col lavoro gratuito degli allievi. Quando non ci sono stati piu palazzi da costruire, i corsi per muratore sono stati aboliti. Ora queste costruzioni ospiteranno per tredici mesi lavoratori dell'Innocenti che impareranno a familiarizzarsi col nuovo lavoro.
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Via Padova N. 11
IN 13 MESI GLI OPERAI DELL'INNOCENTI SARANNO PRONTI A DAR VITA ALLA DE TOMASO
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CONSIGLIO DI ZONA
Collaboriamo tutti a proteggere la nostra salute
All'Assessore all'Igiene e Sanità
Prof. Pier Giorgio Sirtori
Largo Treves, 1 Milano
All'Ufficiale Sanitario
Prof. Enea Suzzi Valli
Via Statuto, 5 Milano
OGGETTO:Organizzazione e finalita dei Servizi territoriali di igiene mentale per l'età evolutiva.
Il Consiglio di Zona 10 ritiene positiva la linea di politica sanitaria espressa dal Comune di Milano di superare la settorialita degli interventi dei servizi monospecialistici e di cercare di realizzare, come citato nel documento, un servizio legato al territorio.
L'istituzione del SIME ha messo in evidenza una serie di problemi sulle fin alita e le linee di intervento del servizio e sulle modalità di integrazione con gli altri servizi.
Sembra opportuno rilevare che, al momento attuale, e nell'imminenza della Riforma Sanitaria, manca una politica socio-sanitaria tale da garantire i tre momenti di prevenzione, cura, riabilitazione.
Inoltre, il caos che esiste nei servizi comunali dell'infanzia (asili nido, consultori, servizi ex OMNI, scuole speciali, centri A-
Così funziona la commissione scuola
betina, ecc.) denuncia la incapacità e la mancanza di volonta di realizzare un coordinamento e una programmazione degli interventi destinati all'infanzia e all'eta evolutiva da parte degli Assessori all'Igiene e Sanita, Assistenza, ed Educazione.
Emerge l'importanza di definire gli ambiti delle competenze del SIME per l'intervento sul territorio e si spera che la distribuzione e l'utilizzo degli operatori nelle zone sia fatta in modo tale da garantire degli interventi unitari e globali sulla eta evolutiva.
Negli ambiti operativi il Consiglio di Zona ritiene di: - privilegiare la prevenzione soprattutto per la fascia relativa alla prima infanzia (famiglia, asili nido, scuole, ecc), e promuovere l'educazione sanitaria con gli altri operatori del territorio e in stretto collegamento con il Consiglio di Zona.
La partecipazione della popolazione, nella promozione della educazione sanitaria, e un momento fondamentale nella individuazione dei fattori di rischio e nella lotta contro essi per il controllo dell'ambiente.
Il C.di Z., attraverso la partecipazione della popolazione, la rilevazione dei bisogni, un'analisi più approfondita dei servizi, deve essere in grado di indirizzare le scelte programmatiche verso priorità più rispondenti alle realtà emergenti del territorio.
Ci vuole un bollettino comunale
MOZIONE APPROVATA DALL'ASSEMBLEA POPOLARE DEL 23 MARZO 1977 CON 28 VOTI FAVOREVOLI, 1 CONTRARIO E 3 ASTENSIONI.
L'Assemblea pubblica indetta dal C.d.Z. tenutasi presso il "Trotter" il giorno 23 marzo 1977, al termine di una discussione intorno ai problemi della finanza locale ed in particolare del bilancio della citta di Milano per il 1977:
- giudica positivamente la novita di un bilancio di verita per l'an-
ATTILIO DABINI: «Tafari, Il Formichiere, pp. 86, L. 3.000.
Da una storia esilissima, li i)retesto per un breve, non ,onvenzionale quadro di via quotidiana fra un uomo metodico e violento e una lonna disordinata e remissi:a. il cui menage viene turiato dall'arrivo di un cane, l'e fari.
no 1977 che privilegia largamente gli investimenti sociali:
- denuncia la gravita di una situazione per cui il 600/Aelle entrate è assicurata da finanziamenti bancari con prova limite per l'autonomia dell'ente locale:
- invita la Giunta a sopperire al più presto alle mancanze di informazione sui problemi dell'amministrazione locale con un apposito bollettino;
- auspica lo sviluppo del decentramento delle decisioni e dei poteri interno alle scelte di spesa zona per zona.
STORIA D'ITALIA a fumetti.
La Commissione Scuola della zona 10, il giorno 24/2/77, ha discusso il problema della propria costituzione e funzionamento, decidendo quanto segue:
COSTITUZIONE
La Commissione Scuola, coordinata da un Consigliere di Zona o da un coordinatore supplente, eletti dal Consiglio di Zona, è una commissione aperta costituita da:
- un rappresentante eletto da ciascun Consiglio di Circolo, di Istituto, o di scuola materna della zona;
- un rappresentante dei vari sindacati della scuola e delle associazioni nazionali dei genitori;
- un rappresentante per ciascun partito presente nel C.d.Z.;
- un rappresentante del C.U.Z. sindacale;
- un rappresentante per ciascun Comitato di quartiere e associazione, di cui la Commissione stessa valuti significativa l'attività in campo scolastico.
La designazione dei rappresen-
1 -Tri ming P-!7-7. ~ 252253
tanti e dei loro supplenti da parte dei diversi organismi avviene per iscritto, su invito del coordinatore. Da tutti cittadini interessati.
FUNZIONAMENTO
Scopo fondamentale della Commissigne, oltre al dibattito inter- b) no che porti a una maggiore conoscenza e coscienza dei problemi della scuola in generale e della scuola della zona 10 in particolare, è quello di funzionare da organo consultivo del C.d.Z., in modo che questo possa prendere decisioni e posizioni più rapide e precise, sulla base di documenti elaborati dalla Commissione, e, c) in seno a questa, già dibattuti fra i rappresentanti delle scuole e delle forze politiche e sindacali. Nel caso che i pareri della commissione si orientino in due o più sensi diversi, C.d.Z. saranno sottoposte per iscritto tutte le alternative.
Si rende quindi necessario:
a) stabilire per ogni riunione, nel
corso della riunione precedente, un preciso ordine del giorno, da comunicare con la convocazione, che preveda sia la discussione di problemi contingenti, sia l'esame di aspetti generali che la Commissione comprende nel suo programma; accertare per ogni riunione le effettive presente di rappresentanti, sia per informare il C.d.Z. della rappresentatività della riunione stessa e quindi della significatività dei documenti approvati, sia per sollecitare la presenza di organismi che non partecipino per un tempo prolungato; designare di volta in volta al proprio interi o gruppi specifici di lavoro per particolari indagini o ac:.ertamenti, per contatti con scuole della zona o altri enti, per la preparazione di documenti che dovranno essere approvati dalla Commissione prima di essere presentati dal coordinatore al Consiglio di Zona.
VALERIO CASTRONOVO: i Giovanni Agnelli », Einaudi, pp. 565, L. 7.000. Nell'introduzione alla nuova edizione. l'autore sottolilea l'importanza di Agnen nella storia del nostro pae:;e, quale esponente della dopp.a anima del capitalismo rampante e epzressivo. e insieme protetto. e assistito»,
Ancora due volumi del». Storia a fumetti dell'Editore Ottaviano. Nel sesto, «L'Italia l'è malada », di Ghignano e Tomatis. con introduzione di Ivan Della Mea, sono raccolte le canzoni più belle del movimento operaio, dai canti delle « filerine » fino ai morti di Reggio Emilia del 1960 (pp. 116. L. 2.500); il settimo, «Sicilia: storia di una colonia », di A. Mangiafico, ricostruisce le lotte contadine dell'isola fino ai 1968, con i fatti di Avola (pp. 127. L. 2.500t. Ricco di riferimenti a materiale iconografico d: diversi stili. il disegno dei due volumi ha una 51.1a elegante semp1ietà.
La norma di cui all'art. 28 della legge 20-5-1970 n. 300 ha avuto un enorme rilievo sul piano della tutela delle libertà sindacali: ha infatti. consentito, nella maggior parte dei casi, un'adeguata repressione del comportamento antisindacale del datore di lavoro nei momenti di conflittualità. Questo fondamentale risultato è stato possibile per l'ampiezza della disposizione normativa che ha consentito l'individuazione e la conseguente repressione delle forme più insidiose con le quali il datore di lavoro cerca di intervenire, al di fuori dei limiti obiettivi del corretto dispiegarsi delle forze in campo, nella realtà della combattività delle maestranze.
Ma certamente il successo della norma è dovuto anche al suo contenuto più direttamente processua-
le e in particolar modo alla rapidità della procedura ivi prevista: mediante il procedimento dell'art. 28 infatti il giudice può intervenire mentre il comportamento antisindacale è ancora in atto e il suo intervento acquista perciò il carattere di una particolare concretezza. La procedura di cui all'art. 28 si presenta estremamente snella. Sul ricorso degli organismi locali delle associazioni sindacali nazionali che vi abbiano interesse, il pretore del luogo ove è posto in essere il comportamento antisindacale, nei due giorni successivi, convocate le parti ed assunte sommarie informazioni, qualora ritenga sussistente la condotta antisindacale, ordina al datore di lavoro, con decreto immediatamente esecutivo, la cessazione del comportamento illegittimo e la rimozione degli effetti. La titolarità
dell'azione compete dunque agli organismi locali delle associazioni sindacali nazionali. La linea di politica del diritto seguita dal legislatore è chiara: la norma si inquadra nella cosidetta legislazione di sostegno all'azione dei sindacati più rappresentativi, visti perciò nella loro accezzione locale. Si cioè di portare anche al livello normativo il risultato politico più importante delle lotte sociali del 1968-1969, da cui lo statuto dei diritti dei lavoratori ha preso origine, e cioè la saldatura tra la struttura sindacale centralizzata e i momenti operativi locali che si riconoscono appunto nelle segreterie provinciali. In tal modo si è perseguito l'obiettivo di responsabilizzazione delle unità locali del movimento sindacale nel quadro delle scelte di fondo del sindacato nel suo complesso.
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PROSEGUE LA PUBBLICAZIONE
Diritti cei lavoratori
nostra realtà - pag. 12
Il gioco deve essere essenzialmente creativo, deve servire ai bambini da stimolo per sviluppare le loro capacità
"Il giocattolo è da sempre un prodotto molto importante in quanto l'adulto tende ad avere una certa attenzione nei confronti del bambino. A volte si ha un'attenzione reale ma più spesso per scaricare il proprio senso di colpa si comprano giocattoli ai bambini. Con questa battuta Giuseppe Varisco, titolare del negozio di libri e giochi educativi "La Favelliana" inizia la conversazione con noi, che siamo andati a trovarlo per conoscere meglio "il giocattolo"
"In questi ultimi tempi il mercato è in crisi", dice Varisco, "di recente è fallita una importante fabbrica italiana di bambole che non è riuscita a reggere la concorrenza delle terribili bamboline americane che da tempo hanno invaso il mercato nazionale sostenute da una violenta campagna pubblicitaria fatta dalla televisione e da "giornalini a fumetti". L'ottanta per cento delle vendite di giocattoli è costituito dalla vendita di queste bamboline e dei loro accessori (piscine, cavalli, vestiti ecc.). Il negoziante trova estremamente vantaggioso e comodo vendere questo prodotto che non occupa molto spazio. Una scatola che contiene bambola e pochi accessori costa oltre 7.000 lire". Varisco, che naturalmente non tratta questi prodotti, che considera diseducativi, afferma che la funzione del gioco è quella di stimolare la creatività del bambino. Come mai i ragazzini sono affascinati da questo gioco e rifiutano i giochi creativi?
"Questa richiesta è il risultato di un'aggressione pubblicitaria fatta in modo intelligente e sofisticato. Inoltre spesso i bambini tendono a chiedere il gioco che i loro coetanei possiedono e i genitori non gliele rifiutano."
In che cosa consiste la negatività di questo gioco?
"Sollecita nei bambini l'arrivismo il desiderio sfrenato di successo ma ciò è coerente con i valori dominanti nella nostra società. Di solito il bambino arriva a cinque anni avendo già subito alcuni condizionamenti, sommerse dai giochi automatici ed è quindi scarsamente interessato al gioco creativo. Assume quindi un ruolo passivo di autoidentificazione con queste bambole e bambolotti." Cosa proponete per fare in mo-
do che il bambino, nel gioco, non sia un semplice spettatore e qual'è il gioco che può avere una funzione positiva?
"Noi preferiamo non usare il termine giocattolo ma parlare di materiale di gioco infatti il gioco può essere fatto utilizzando qualsiasi materiale. Il bambino deve essere lasciato libero di toccare, vedere agire e sperimentare utilizzando le cose che lo circondano. Ciò è valido anche per il ragazzo."
Voi avete creato e vendete giochi
per crescere sani
Praticandola, i bambini imparano a prendere coscienza del proprio corpo ed eliminano senza sforzo le posizioni scorrette. Assurdamente, proprio il fatto che i corsi di «correttiva» sono gratuiti, li fa passare in secondo piàno agli occhi di chi li frequenta
SITUAZIONE
Gli alunni iscritti ai corsi di correttiva sono oltre 150 suddivisi in 6 squadre che si alternano fruendo d. 3 turni settimanali ciscuna.
La richiesta è numericamente più consistente ma le strutture attuali non consentono un ampiamente dei corsi. L'iscrizione è gratuita.
FREQUENZA
Solo il 65% degli alunni aventi diritto frequenza con regolarità. Le assenze più rilevanti si hanno tra i bambini delle prime elementari. Tra le cause più ricorrenti del fenomeno sono: la sovrapposizione di materie "specialistiche", la dimenticanza degli orari da parte degli insegnanti.
ATTREZZATURE
Gravemente deficitaria la situazione per la mancanza di un locale adeguato "Palestra". Alla pressochè totale mancanza di attrezzi mobili e fissi si unisce il fatto di dover agire in uno stanzone che oltre al fatto di essere difficile da pulire è adibito a magazzino, ripostiglio di banchi banconi etc.
CONSIDERAZIONI
Al di fuori dell'impegno degli inse-
gnanti e della buona volontà dei bambini, è difficile' trovare aspetti posotivi nell'attuale conduzione dei corsi di correttiva. Il fatto che tali corsi siano gratuiti non deve farli considerare complementari ad altre attività e trascurabili. Accontentarsi dell'attuale situazione significa procastinare l'avvio delle iniziative che possono migliorare il servizio.
PROPOSTE
Per poter avanzare delle proposte non bisogna dimenticare gli obiettivi che la ginnastica correttiva si pone.
Essa è, innanzitutto, rivolta a bambini che sono tendenzialmente strutturalmente sani e che sono altresì portatori diatteggiamenti scorretti dovuti ad un cattivo di se stessi.
Casi di vere e proprie malformazioni sono l'eccezione e riguardano il fisioterapista e non l'insegnante di correttiva.
Scopo fondamentale della correttiva è far percepire al bambino una immagine reale della propria struttura corporea, in modo che possa autonomamente eliminare gli atteggiamenti non funzionali, e che al limite, possa adeguatamente avvalersi, per la sua vita di relazione in modo razionale anche di strutture non perfette.
Importante è per il conseguimento di
questi obiettivi, la cooperazione della famiglia. Alla luce di quanto esposto e dai punti precedenti occorre:
Creare le strutture minime indispensabili per qualsivoglia attività fisica (palestra, attrezz, etc.).
Ridurre al minimo indispensabile gli scritti ai corsi di correttiva così strutturati per evitare i disagi dovuti allo spostamento di pochi alunni per classe, la sovrapposizione di orari etc. e nel contempo estendere a tutte le classi la possibilità di avvalersi di tale servizio perun'ora alla settimana. Uno dei fini della correttiva è infatti anche quello preventivo e l'estensione alla collettività del servizio risponderebbe a questo scopo.
Operare a livello "educativo" anche nell'ambito famigliare attraverso riunioni periodiche affinchè l'opera dell'insegnante non si limiti al periodo scolastico
La proposta di estendere il servizio di correttività è già stato sperimentato con numerose classi seppure per un arco limitato di tempo. L'interessamento degli insegnanti la partecipazione dei bambini, avvalorano l'ipotesi che la strada sperimentata sia quella giusta. Bisogna infine ribadire l'essenzialità di strutture ed attrezzature adeguate. Prof. Bottà
con il cartone burattini marionette ecc. Quel che più conta è che il bambino ha a disposizione gli attrezzi che di solito gli sono negati." Mentre la nostra discussione si protrae osserviamo i giochi che ci circondano: assieme alla corda per saltare o al vecchio monopattino c'è uno strano gioco, la fonderia, che consente ai ragazzi di costruire con le proprie mani i soldatini di piombo. Giocattoli cinesi, tedeschi e di molte altre nazioni.
E inoltre tantissimi libri per bambini e per ragazzi e non sono pochi i bambini che si fermano alla Favelliana per leggerne qulacuno. "Io ritengo," osserva Varisco, "che non è mai troppo presto per dare un libro in mano ad un bambino" e tira fuori un libro che spiega tutti i giochi che si possono fare con la sabbia.
Prima di andar via gli chiediamo se questi giochi sono anche alla portata di tutti visto che La Favelliana si propone di diffondere nelle scuole e nei quartieri una idea del gioco come attività creativa inserita in un modo nuovo di intendere la scuola di base.
istruttivi. Ce li può descrivere?
"I due giochi; pur se strutturati in maniera da poter essere proposti come giochi completi, sono in realtà solo due scatole. Materiale di gioco N. 1 e Materiale di gioco N. 2 che contengono strumenti di lavoro (forbici, fustellatrice, martello, punzonatrice, matite colorate) e materiale (cordoncino, pelle, panno, tela cerata, stoffa, cartoncino). Con strumenti e materiale i ragazzi ostruiscono ciò che la loro fantasia suggerisce per esempio borse per mettere gli attrezzi, un grembiule e
"Cosa fate perchè la vostra importante iniziativa non sia patrimonio di una élite?
"Come può vedere noi vendiamo anche articoli con prezzi bassi e consigliamo solo per le scuole giochi relativamente costosi come per esempio il teatrino dei burattini perchè devono poter essere utilizzati da più bambini senza rompersi. Purtroppo deve aggiungere che spesso si spende molto per comprare giochi inutili per non dire dannosi."
Ugo Siciliano
IMPARIAMO A REGALARE Al NOSTRI FIGLI I GIOCATTOLI GIUSTI LE BAMBOLINE MODERNE UCCIDONO LA FANTASIA 0 O O 0 0 0 0 AL 0 O 0 J o
correttiva
Alcuni piccoli capolavori di creatività e di inventiva realizzati dai bambini
Ginnastica
rum IN QUESTO NUMERO LIBRERIA LA RINGHIERA VIA PADOVA, 70 20131 MILANO TELEFONO 02/2828040
IL MENSILE PER PARTECIPARE ALLA REALTA' DELLA ZONA 10 la nostra realta TUTTI PROMOSSI? TIPIArin
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la
di invenzione. Spesso, invece, gli adulti regalano giocattoli «sbagliati»
Le bamboline superaccessoriate non lasciano spazio alla immaginazione del bambino, ma, al contrario, lo spingono ad accettare passivamente i falsi valori della società.
UN'IMPORTANTE INIZIATIVA DEL C.d.Z.
Radiografia economica per scoprire i nostri mali
Con la Conferenza Economica di Zona, organizzata dall'ente locale, dai sindacati e da altre forze politiche, si cercherà di ottenere un panorama completo e dettagliato che permetterà di pianificare gli interventi necessari
La difesa dell'occupazione in zona, non certo unicamente sotto l'aspetto solidaristico pur necessario, è uno degli impegni prioritari del Consiglio di ZONA!
Per una difesa reale dell'occupazione però è necessario compiere scelte di ristrutturazione, riqualificazione, riconversione dell'apparato produttivo, nelle quali dovranno intervenire come protagonisti i lavoratori, i cittadini.
Lasciare le cose così come sono vuol dire non creare nuovi posti di lavoro, lasciare a livello precario gli attuali e non aprire nuove prospettive di sviluppo per il Paese.
Di certo per questo è necessario che il Governo faccia partire finalmente, in modo programmato, una nuova politica economica. La prossima definizione della legge per la riconversione industriale rappresenta sicuramente un primo strumento in questa direzione.
Una programmazione dello sviluppo economico non può però prescindere dal ruolo che deve assumere l'ente locale, anche se tale ruolo non può certo sostituirsi alla necessaria iniziativa a livello nazionale-regionale.
È in primo luogo insieme alle Regioni che l'ente locale può e deve concorrere democraticamente alla formazione delle decisioni in tema di politica economica, per far si che le scelte di carattere nazionale possono tener conto delle realtà e delle situazioni che si sono determinate localmente, anche in zone "forti" come la milanese, che pur stanno vivendo notevoli difficoltà.
(In questo senso non confortano
gli ultimi dati sull'aumento della produzione industriale, che è stato notevole nel 1976, in quanto mascherano che tale aumento si è accompagnato a una stasi negli investimenti, a un calo dell'occupazione, ad un aumento del lavoro nero e del lavoro a domicilio).
In questa logica il C.d.Z. ha promosso un indagine sulle caratteristiche produttive e sulla situazione occupazionale della zona, con l'obiettivo di organizzare una CONFERENZA ECONOMICA della zona 10, in cui tutte le componenti (lavoratori, cittadini, forze sindacali e imprenditoriali, università, ecc.) si possano confrontare, discutendo e insieme elaborando proposte di prospettiva.
Constatata la insufficienza delle informazioni derivanti dai dati statistici disponibili a livello di zona, il CdZ ha messo a punto, con la collaborazione di forze sociali, sindacali e universitarie, un questionario da distribuire in tutte le aziende della zona.
La conoscenza reale della attuale struttura economica è il punto di partenza per poter arrivare a scelte e proposte di riconversione che si collochino nell'ottica di:
- difendere e in prospettiva allargare l'occupazione in zona
- frenare il processo di espulsione delle fabbriche dalla zona, favorendone invece il mantenimento e lo sviluppo
- concorrere, in sostanza, a un riequilibrio territoriale e produttivo della zona nel suo complesso.
O.P.
ARTIGIANA è nata dall'idea di offrire, studiare, sperimentare, conoscere quei prodotti naturali ed i medicamenti che se ne possono ricavare i quali, come in passato, dovrebbero essere alla portata di tutti e di uso quotidiano.
E' rinato in questi ultimi tempi, un vivo interesse per le erbe: si vuole imparare a riconoscerle, a classificarle, ad individuarne le proprietà. Meraviglia chiunque la riscoperta delle virtù misconosciute di quegli ortaggi e legumi che ogni giorno portiamo in tavola, così come sorprende l'efficacia di rare erbe sconosciute che vengono da paesi lontani.
E' importante saper riconoscere, raccogliere, assiccare, conservare e utilizzare le piante che servono a sanare il nostro corpo. Ma è ancora più importante par-
tecipare alla vita della Natura seguendo lo sviluppo delle stagioni attraverso lo sbocciare del fiore, lo spuntare delle gemme, lo schiudersi delle foglie. Una passeggiata fatta nei prati o nei boschi. in qualsiasi stagione, è già fonte di salute per il nostro corpo. Non aspettiamo di essere ammalati: dobbiamo imparare di nuovo a ristabilire un rapporto di intesa con il nostro corpo che ci manifesta le sue defunzioni in maniera comprensibile solo se siamo capaci di ascoltare la voce.
Non tutte le erbe si possono trovare fresche sia perchè non sempre la stagione è propizia, sia perchè non sempre chi abita nelle grandi città ha il tempo e il mezzo per andarle a raccogliere. Nel nostro Centro abbiamo a disposizione moltissime erbe aromatiche e medicamentose di prima scelta che servono a preparare composizioni utilizzabili in infusi e decotti, cataplasmi e fumigazioni, tisane e collirli.
Ci proponiamo di costituire una biblioteca panoramica che comprenda trattati, opuscoli, libri e riviste di fitoterapia, botanica, omeopatia. Alcuni volumi,
rubriche rubriche rubriche rubriche
Consigli legali Così si rivalutano i crediti da lavoro
Che differenza c'è tra inflazione e costo della vita? Va subito detto che l'inflazione è un fenomeno puramente monetario e consistente nell'aumento, sproporzionato alla reale produzione di beni di consumo, della massa del denaro circolante. Cosa deriva da tale fenomeno? Innanzitutto, per la legge della domanda e dell'offerta, essendovi molto più denaro che merci, da acquistare, si verifica la svalutazione della
moneta, cosicchè occorrono molti più soldi per acquistare le medesime cose o servizi.
Ciò naturalmente influisce in maniera determinante ad innalzare il "costo della vita" cioè la somma necessaria in un dato periodo di tempo, al mantenimento di singoli o famiglie.
A determinare il costo della vita non è però unicamente l'inflazione e la susseguente svalutazione della moneta, ma vi concorrono numerosi altri fattori come la situazione internazionale, la posizione geografica, (può variare da una città all'altra), il tipo di lavoro ecc. Pensiamo ad esempio come il blocco dei fitti sottragga al meccanismo inflazionistico, per moltissime persone, una delle voci di spesa che nel bilancio familiare di altre è tra le più rilevanti. Ancora, risulta evidente come gli effetti dell'inflazione della moneta colpiscono molto più direttamente i redditi fissi come salari, pensioni ecc. mentre quei cespiti di guadagno che vi si possono adeguare "naturalmente" come quelli ad esempio derivanti dal commercio, ne sono toccati in misura minore. Ci si domanderà, allora, se così stanno le cose a che ci si riferisce quando si parla, in generale, del costo della vita. Ebbe-
italiani e stranieri, sono già a disposizione di coloro che hanno interesse ad approfondire l'argomento: sono accessibili anche a chi abbia solo una minima conoscenza della materia.
Perchè a tutti siano chiare le virtù, gli usi, i contenuti in principi attivi e le proprietà delle erbe che portiamo in tavola e che usiamo nelle composizioni, inizieremo nel prossimo numero una rubrica che servirà a trattare di volta in volta una pianta diversa sotto l'aspetto medicinale e sotto l'aspetto alimentare. Ne faremo una scheda che conterrà:
- luogo di origine e luqgo di coltivazione e di raccolta
- descrizione e se possibile un disegno; epoca di raccolta
- proprietà, preparazioni e prescrizioni
- usi diversi tramandati dalla tradizione
- ricette di cucina; composizione di liquori e profumi
- controindicazioni
- bagni e miscele aromatiche
Per questa volta vi indichiamo due Maschere di Bellezza, la cui
ne, l'ISTAT da tutte queste svariatissime situazioni trae una media, elaborata su un "paniere" di beni di consumo. Il tasso di incremento di questa media, detto "indice del costo della vita"E naturalmente molto diverso da quello della semplice inflazione.
Così si spiega la differenza, tra tasso d'inflazione ed incremento del costo della vita.
Possiamo fornire la tabella dei coefficienti in base ai quali vengono rivalutati i crediti da lavoro, in rapporto al costo della vita elaborati dall'ISTAT.
Per somme riferibili al trimestre Agosto-novembre 1975 il coefficiente è di 1,255. una somma di 100.000 lire di tale periodo ad esempio moltiplicata per il detto coefficiente e sulla somma così ottenuta si calcola poi, di solito, l'interesse. Ecco, comunque, gli indici ISTAT del costo della vita e relativi coefficienti di rivalutazione per il periodo che le interessa: 1, nov. '74 100, 1,340; 1, nov. '75 114, 1,255; 1, febbraio '76 117, 1,223; 1, maggio '76 123, 1,163; 1, agosto '76 130, 1,100; 1. nov. '76 134, 1,068; 1 febb. '77 143, 1.0000.
Dott. Renzo Seregni
RADIO MILANO PALMANOVA
88.100 MHZ dalle 8 alle 24
Via Palmanova, 54 - Tel. 2822212
Nota come Radio di quartiere per divulgare tutte le notizie di zona Lambrate-Palmanova.
Radio sociale aperta a tutti, per qualsiasi problema si possa presentare. Siamo di già al servizio del pubblico da circa 18 mesi. Quindi continuiamo sempre sulla stessa strada, cioè mettiamo a disposizione i nostri studi a qualsiasi tipo di pubblico per qualsiasi esigenza.
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formula e stata tratta dal libro "Le Piante Medicinali" del Dr. Da Legnano - Edizioni Meditteranee Roma -:
Maschera per pelle grassa: Miele un cucchiaino, un rosso d'uovo, mandorle dolci semi sfarinati un cucchiaio, amalgamare e stendere sul viso pulito 10-15 minuti. Essiccata, toglierla e mettere pezzuola di lino o cotone imbevuto di acqua tiepida.
Maschera per pelle secca, fine e delicata: Un rosso d'uovo sbattuto con olio d'oliva un cucchiaio da stendere su viso e collo per mezz'ora; asportare e lavare con acqua calda prima e fredda poi, più volte, alternate.
Venite a trovarci nel nostro ne gozio di via Bramante che è aperto dal martedì al sabato.
ERBORISTERIA ARTIGIANA
li la nostra realtà - pag. 13
Dalla rivista "Il mio giardino" - n. 3 edizioni Edipem fil Si avvicina la bella stagione e capiterà a tutti di andare, la domenica, a fare qualche passeggiata. Qualche campo e rimasto!!! Nei mesi di maggio-giugno fiorisce il fiordaliso di cui, forse non tutti sanno che, se ne usano le foglie per le loro proprietà antireumatiche. Il fiore del fiordaliso invece e tonico - astringente - diuretico.
Foglie - Impiego: 50 g. di foglie secche e triturate fatte bollire per 20 minuti in un litro di acqua filtrato e colato (2 bicchierini al giorno).
Fiori - Impiego: I fiori essiccati e ridotti in polvere, in flusso, 30 g. in un litro di acqua bollente per 20 minuti (2 o 3 tazzine al giorno). Con 20 g. di fiori in un litro di acqua si prepara un infuso che si impiega come collirio-disinfettante per gli occhi. L'infuso di 8 g. di fiori in un lt. d'acqua serve come colluttorio disinfettante della bocca e delle gengive. 01.15 iff esirtg 41#
Chi di voi non è mai passato per la simpatica e popolosa zona di Via Paolo Sarpi? Ecco, una delle traverse di quella via è l'antica Via Bramante, quella che porta dall'Arena al Monumentale. Qui, al n. 35, ha trovato il suo giusto posto un nuovo punto di incontro per tutti gli amanti della natura. L'ERBORISTERIA
Luciano Lama,INTERVISTA SUL SINDACATO a cura di Massimo Riva, Laterza editore, L.2000
La collana dei saggi tascabili Laterza continua a dimostrarsi una iniziativa editoriale assai vivace e interessante. Molte delle opere che vi sono apparse hanno avuto vasti echi sia nel dibattito politico sia in quello culturale: si pensi al Saggio sulle classi sociali di Paolo Sylos Labini, che apri tre anni fa un importante discussione sui rapporti tra classe operaia e ceti medi; all'ampia risonanza incontrata dall'Intervista sul PCI del compagno Giorgio Napolitano; alle spregiudicate interviste sul fascismo di Renzo De Felice e sull'antifascismo di Giorgio Amendola, che suscitarono tante appassionate polemiche sul giudizio intorno agli anni più crucciali della nostra storia recente.
Un libro importante è senza dubbio anche questa Intervista sul Sindacato fatta a Luciano Lama dal giornalista economico del "Corriere della Sera" Massimo Riva. Un libro importante sia perchè Lama analizza la politica sindacale di questi ultimi trent'anni con uno spirito critico e autocritico raro, sopratutto nel pieno di una battaglia coniplessa e difficile com'è quella che oggi vede impegnato il movimento operaio, sia per la ricchezza degli spunti che quest'analisi offre ai militanti e ai lavoratori per ripensare alla loro azione quotidiana nelle fabbriche. Lama rivendica, richiamandosi a Di Vittorio, la continuità della fondamentale caratteristica della CGIL: il rifiuto di una "concezione egoistica e corporativa" del Sindacato e l'apertura verso l'esigenze dei disoccupati e delle masse popolari nel loro insieme, contemporaneamente all'impegno per la difesa degli interessi dei lavoratori anche sul piano sociale e del rapporto con lo stato, dell'impegno a "perseguire una politica di classe a livello nazionale", abbandonando ogni chiusura categoriale o, peggio, aziendale. Questa linea certamente non è stata sempre portata avanti con suffi-
ciente chiarezza dal movimento sindacale, ma è un fatto che essa non si è mai imposta come necessità vitale per l'intero movimento operaio con la forza con cui si impone nel momento attuale. Solo con la scelta netta e conseguente, a tutti i livelli, di un'impostazione non corporativa della politica del sindacato potrà essere sventato il pericolo gravissimo di distacchi e contrapposizioni tra le spinte rivendicative dei lavortatori occupati e le esigenze di altri strati popolari, in primo luogo dei disoccupati e dei giovani in cerca di lavoro. A questo proposito si leggono le affermazioni dell'intervista su cui vale più la pena di riflettere: l'assunzione della piena occupazione con obbiettivo fondamentale e di conseguenza lo spostamento dell'asso della lotta dal salario agli investimenti, la necessità di superare quegli automatismi salariali che impediscono di"esercitare un peso, attraverso la politica salariale„ sulla situazione economica generale". Per raggiungere questi obbiettivi occorre mobilitare tutte le energie del nostro paese: di qui il richiamo di Lama alle forze della cultura, agli intellettuali, perchè partecipino anch 'essi a questa battaglia e stabiliscano (così com'è stato in altri paesi e in altri momenti storici) un rapporto non effimero co le masse polari sul terreno della lotta per l'occupazione e lo sviluppo.
Piccolo notiziario
Domenica 29 maggio 1977 ore 8,30
MARCIARISO Milano Est
organizzata dalla:
AGRISPORT Società Agricola
Sportiva Sezione di Milano Crescenzago
Marcia non competitiva di Km. 12 a passo libero con partenza ed arrivo presso il Centro Sportivo «Agrisport» di via del Ricordo, 58.
Ritrovo: ore 8 in via del Ricordo 58
Partenza: ore 8,30
ISCRIZIONI L. 2.000
presso:
AGRISPORT - Milano, Viale Cassiodoro 28 - tel. 4694522
AGRISPORT - Milano, Via del Ricordo 58 - tel. 2560742
SET CLUB - Milano, Via Fontana 22 - tel. 780283
rubriche rubriche rubriche rubriche r---{ Lettere--, Recensioni
CONSORZIO AGRARIO - Milano, Via S. Clemente I - tel. 892346 Alcuni negozi «AMICI» di Milano
Est
Scuole materne: un questionario sconcertante
PREMI
A tutti gli intervenuti verrà consegnato un sacchetto di riso da Kg. 1 e una medaglietta ricordo, accompagnata dal medagliere «AGRISPORT».
In occasione della marcia presso il Centro Sportivo si terrà una lotteria (o una tombola) il cui ricavato sarà utilizzato per la prenotazione di una ambulanza per il servizio di pronto soccorso sociale.
PROGRAMMA
La manifestazione avrà luogo domenica 29 maggio 1977 con qualsiasi condizione di tempo, partenza da via del Ricordo 58 - Centro Sportivo ed arrivo in via del Ricordo 58 - Centro Sportivo rispettando il seguente percorso di massima e salvo variazioni all'ultimo momento: via del Ricordo - Centro Sportivo, via Ponte Nuovo, via Della Salle, via Palmanova, via Carnia, via Feltre, viale Marotta, via Licata, via Civitavecchia, via Palmanova, via Delle Salle, via Padova, via Adriano, via del Ricordo - Centro Sportivo.
Il ritrovo dei partecipanti è stato fissato per le ore 8 in via del Ricordo 58 - Centro Sportivo, dove avverrà il controllo e la marcatura dei pettorali e l'organizzazione del percorso. Alle ore 8,30 verrà data la partenza.
Le iscrizioni si possono effettuare contro versamento di L. 2.000 presso le sedi «AGRISPORT» in Milano e presso le Delegazioni «AGRISPORT» nelle altre provincie lombarde.
All'atto dell'iscrizione verrà rilasciato ad ognuno il pettorale numerato il quale verrà controllato dalla giuria apposita prima della partenza. Con il pettorale i partecipanti ritireranno gli omaggi.
L'Agrisport Società Agricola Sportiva declina ogni responsabilità per quanto possa accadere prima durante e dopo la manifestazione.
Quando sono andato a iscrivere mio figlio ad una scuola materna ho dovuto compilare il formulario che vi allego. Alle mie proteste per queste domande, che ho trovato ingiustificate ed indiscrete, mi è stato risposto che il formulario era stato addirittura discusso e approvato durante una seduta della commissione scuola del Consiglio di Zona. Voi che cosa ne pensate?
R.A.
SCHEDA DA ALLEGARE ALLA DOMANDA DI ISCRIZIONE ALLA SCUOLA MATERNA
I dati sotto elencati vengono richiesti al fine di poter procedere nel modo più equo ad una selezione dei richiedenti, sulla base dei posti disponibili, inteso che sarà massima preoccupazione del Consiglio di Scuola fare in modo di aumentare i posti disponibili. scheda n Domicilio
Condizioni sodo-economiche
Lavoratore dipendente presso
madre padre operaio impiegato insegnante dirigente altro
Lavoratore in proprio casalinga commerciante esercente artigiano libero profes. imprenditore Non lavora perchè? disoccupato cassa integr. pensionato altri motivi
Condizioni di abitabilità casa con serv. interni casa con serv. esterni casa con 2 locali casa con 3 locali casa con 4 locali casa con oltre 4 locali
Situazione familiare con entrambi i genitori con un genitore separato con un genitore vedovo ragazza madre orfano numero dei figli età dei figli altri conviventi in famiglia
età madre padre 18 - 25 26 - 35 oltre 36 il bambino è adottato o affiliato? ha fratelli nel complesso scolastico? viene dal nido? se i genitori sono entrambi lavoratori il bambino è affidato a: nonni altri parenti vicini
Problemi personali del bambino: 39) di udito O - 40) di movimento O - 41) di vista O - 42) di parola O - 43) di comportamento O44) di socializzazione O - 45) di isolamento O - 46) fa la pipì a letto O - 47) altri altre informazioni per l'ammissione disponibilità ad usufruire del servizio pullman per trasporto in altra scuola SI NO se no perchè?
IL CONSIGLIO DI SCUOLA SI RISERVA DI CHIEDERE LA DOCUMENTAZIONE COMPROVANTE QUANTO SOPRA DICHIARATO. Comm.ne Scuola Zona 10 Effettivamente, a prima vista, il questionario appare per lo meno sconcertante. Abbiamo assunto informazioni presso la commissione culturale ed ecco quanto è emerso. La situazione delle scuole materne della zona e quasi disperata a causa del sovraffollamento della popolazione scolastica. In certe scuole ci saranno, per il 77178 disponibili soltanto una quarantina di posti contro un numero previsto di circa 120 domande. Il Comune ha stabilito una serie di norme per stabilire (in base a valutazioni socioeconomiche) i criteri di precedenza. Purtroppo però questi criteri non bastano perchè la maggioranza dei bambini rispondono alle condizioni previste dalla "categoriaB" (entrambi i genitori che lavorano). È stato perciò necessario richiedere alle famiglie ulteriori informazioni per dare la precedenza a quei bambini che ne hanno maggior bisogno. La tabella è ovviamente ben lungi dal rispondere perfettamente allo scopo, tuttavia rappresenta il meglio di quanto si è potuto fare. Spetterà ora alle commissioni delle varie scuole (formate da insegnanti e genitori) il difficile, delicatissimo e molto sgradevole compito di compilare delle "classifiche" dei bambini. È questa un'altra prova di quanto sia urgente approntare quel piano di costruzione di scuole materne di cui si parla nell'articolo a pagi\ta 2 di questo giornale.
la nostra realtà - pag. 14 '•
co im AT-3131 ;1', DONNA ,AG l .\ JE T Al Ti? MCTIT, (ANCft:, A 131;( 7'. PREZZO) I11.1 LTN NON Ti TP,c)v 1. TArrl IZOTIT rr‘t -23 (;-.; Tl_wy yIA VT1'ACCO, i \W-W ifi V11L MON -/A ALLA 11'WHATA Ma DT VILLA S. GTOVANNT G@ VIA CASTELFIDARDO, 11 - MILANO CENTRO DI COORDINAMENTO PER LA STAMPA LOCALE - TE L. 02/637.836 Stampa. Cooperativa "IL GUADO" Robecchetto con Induno (Mi) - Tel. 0331/881475 COOP. GUADO servizi redazionali consulenza tecnica e amministrativa servizio pubblicità
ovvero:
Te se ricordet)
Chi non ha mai possedutouna bicicletta, alzi la mano!
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E certi come siamo che sarebbero ben pochi a poterlo fare, crediamo doveroso dedicare poche righe della nostra consueta rubrica a questo modesto mezzo di trasporto che ci ha accompagnato per tanti anni della nostra vita e testardamente resiste ancora al rullo compressore del "consumismo" che la vorrebbe definitivamente relegare nel museo di "ROBB-VEC"
Naturalmente "IN TEMP INDREE" possedere una bicicletta non era così facile come avere una automobile oggi e non di certo per la difficoltà degli esami per la patente di guida, ma in quantochè la carta moneta in circolazione nelle nostre famiglie (miniassegni compresi) era molto limitata e larealizzazione del sogno di tutti i ragazzi d'allora era invariabilmente rinviato alla prossima promozione. Adesso mi spiego perchè le innumerevoli letterine inviate a Gesù Bambino (e regolarmente recapitate) ritornavano al mittente con la stampigliatura "MANCA IL MINIASSEGNO INCLUSO" Era una questione di dignità e quando arrivava la sospirata pagella finale (con i relativi bei voti si intende, ch'erano lo specchio del nostro impegno nello studio) i nostri genitori mantenevano l'impegno e la "BICICLETTA" era nostra. Bella luccicante (quando non era di 2a mano) con la pompa attaccata al telaio, il campanello, la borsetta di cuoio con gli attrezzi, la dinamo e il portapacchi. Ce n'erano é vero di ancor più sofisticate con il cambio e il manubrio da corsa ma i negozi di "CICLISTA" della nostra zona non avevano la concessione di vendita e nessuno se ne rammaricava.
La tassa di circolazione costava allora dieci lire e consisteva in un bollo che si doveva applicare sul canotto del manubrio. Dal momento in cui potevano inforcare uno di questi "bolidi d'acciaio" tutte le strade del quartiere diventavano nostre e guai a chi imprudentemente cercava di ostacolarci. Intendiamoci bene, non che capitassero incidenti gravi, tamponamenti con morti e feriti o altre cose del genere e tanto meno litigi per questioni di viabilità con accoltellamenti e pistolettate, al massimo si trattava di qualche capitombolo collettivo e sbucciature delle ginicchia o nei casi più gravi dì qualche gallina, che non solo metaforicamente, ci rimetteva le penne.
Ad ogni modo il ritorno a casa dopo una disavventura del genere contemplava un bel "SGIAFUN" e il ricovero del biciclo per le riparazioni del caso. Cercate di capire, non c'era l'assicurazione obbligatoria e tutte le spese ricadevano sulle nostre famiglie. Era gioco forza diventare dei provetti ciclisti dai riflessi pronti se non si voleva correre il rischio di vederci sequestrata a tempo indeterminato la nostra inseparabile "BICICLETTA". Non sto a dirvi quante volte per evitare un simile pericolo ci improvvisavamo noi meccanici per otturare qualche foratura, raddrizzare qualche raggio delle ruote, rimettere in sesto la catena, raddrizzare qualche raggio delle ruote, rimettere insesto la catena, ecc. ecc. Se si riusciva, tanto di guadagnato, se al contrario si faceva più danno che bene, rientravamo a casa mettendo in mostra le nostre 'ferite" e far leva con queste per evitare sgridate e "SGIAFUN".
Quante serene scampagnate sulle nostre 2 ruote in compagnia di amici! Quante volate sui viali del quartiere, tirare allo spasimo sul filo dei ... 20 all'ora ad imitazione dei nostri beniamini di allora. Binda e Guerra prima, Coppi e Bartali poi. E quamte fughe precipitose per le viuzze di periferia, quando i "GHISA" ci inseguivano per qualche infrazione commessa. Freddo o caldo, sole o pioggia non lasciavamo un attimo l'inseparabile "BICI" e tornavamo ogni giorno a casa stanchi sudati e con una fame da lupi che i vari "CIOCOQU1 o CIOCOLA'" non avrebbero soddisfatto di certo. Fatti un po'grandicelli e con i primi impegni di lavoro le nostre esigenze mutarono. Ci voleva una "BICICLETTA DE OM" solida, possibilmente di marca, adatta ai lunghi percorsi (c'era chi si faceva 20 e più KM. al giorno) con la borsa agganciata alla canna per nieVerci "LA SCHISCET A" e i viveri per la colazione e i fanali regolamentari efficienti. La somma di tutte queste qualità ci permise per tanti anni di timbrare il cartellino di presenza in fabbrica in perfetto orario. Durante l'ultima guerra poi, l'utilità della "BICICLETTA" si manifestò in tutta la sua importanza. Chi non ricorda gli esodi serali di migliaia di milanesi che sfollavano verso le campagne per sfuggire ai bombardamenti aerei notturni! E le tappe forzate di ogni giorno nei paesi e nelle cascin alla ricerca disperata di qualcosa da mangiare! O quelle con attaccate un minuscolo carrettino che simili al "RISCIO" orientali sostituivano la mancanza di TAXI davanti alla Stazione Centrale! Su la "BICICLETA" e la Resistenza, si potrebbero scrivere interi volumi. Mi limiterò a ricordare quale fedele amica fosse per le gloriose staffette partigiane e come spesso venne utilizzata come mezzo più sicuro nelle veloci azioni di guerriglia urbana che le "S.A.P." e i "G. A.P. " compivano contro le truppe naziste e fasciste che infestavano la nostra città. Con i rapporti opportunamente modificati e piantata solidamente in terra era l'officina del "MULIT A" e la cinghia di trasmissione per il trapano del cesellatore di bicchieri. "L'OMBRELEE" - "EL PRESTINEE" "EL MAGNAN"non si sarebbero mossi di casa senza il loro velocipede e come loro tanti e tanti altri artigiani che per cavallo di battaglia usavano l'umile "BICICLETA"
Mi è viva nella memoria l'immagine di un mio vicino di casa dei tempi di guerra che ad ogni allarme aereo scendeva nel rifugio con niente in mano ma ben salda sulle spalle la sua vecchia "LEGNANO ". Sicuramente quelle 2 ruote erano per lui il bene più prezioso che possedeva e voleva ad ogni costo salvarlo dalla distruzione. Il mio vicino di casa, oggi è in pensione da poco, ha la sua brava automobile quasi nuovo custodita nel BOX ma io lo incontro tutte le mattine prima delle 7 in tuta sportiva mentre esce di casa per la sua quotidiana sgambata su una stupenda "BIANCHI" da corsa che mi ha confidato gli è costata un occhio della testa chiudere l'articolo, ricordando vivamente queste 2 immagini mi esime dal formulare a questo benemerito mezzo di locomozione il meritato augurio di lunga
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