Milano domani7

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Risolta la crisi al Consiglio

di Zona

Il senso di responsabilità e la volontà di risolvere i problemi della zona hanno prevalso sui contrasti. Il 13 gennaio, dopo poco più di un mese dalla sua apertura, si è risolta la crisi del Consiglio di zona con la nomina a Presidente di Sergio Poggi (PCI) e la conferma di Pietro Faion (PSI) a vice-presidente. Per arrivare a questo risultato sono stati necessari numerosi incontri, soprattutto per appianare i contrasti esistenti fra Democrazia cristiana e Partito socialista. Da parte della DC infatti si rifiutavano incontri bilaterali col PSI: in quest9 senso si era con noi espresso il consigliere di zona democristianoAmilcare Riboli il quale tuttavia cofermava la disponibilità ad incontri collegiali ed in particolare al confronto con il Partito comunista ("il più serio nel fare le sue

A PONTE LAMBRO

Presidente: Sergio Poggio (P.C.I.)

Vice-presidente: Pietro Faion (PSI)

proposte", così ci era stato detto). La DC inoltre, sempre secondo Riboli, era pronta a non ostacolare l'attività della maggioranza nel Consiglio di zona confermando il proprio accordo ad assumere responsabilità nella direzione di Commissioni di lavoro, come poi si è verificato. Per quanto riguarda invece le posizioni del PSI riferiamo quanto ci aveva dichiarato il suo capogruppo Gian Carlo Repizzi: "Presidenza al PCI perchè partito di maggioranza relativa nella nostra zona; mantenimento della vicepresidenza al Partito socialista". Egli sottolineava poi la necessità di fare in modo che in futuro tutti i partiti "lavorassero" maggiormente nel Consiglio di zona attribuendo però alla DC al più un ruolo di responsabilità nella conduzione di una commissione.

A questo punto il Partito comunista non poteva che prendere responsabilmente atto della situazione: desiderando il confronto e la corresponsabilizzazione di tutti i partiti per il bene dei cittadini della zona accettava la presidenza. esigendo però che la responsabilità delle commissioni venisse assunta da tutti i partiti, sia della maggioranza che dalla minoranza. Per quanto ci riguarda non possiamo che compiacerci del senso di responsabilità dimostrato e, a pochi mesi dalle elezioni dirette dei Consigli di zona che conferiranno loro nuovi e più ampi poteri, riteniamo di esprimere la nostra soddisfazione per la soluzione concordemente adotttata augurando al nuovo presidente, e a tutto il Consiglio di zona, buon lavoro per il bene dei cittadini.

La roggia Certosa verrà coperta. I lavori inizieranno entro gennaio

a

Sono anni ed anni, ormai, che gli abitanti di Ponte Lambro, si battono per il risanamento del loro vecchio rione: un rione emarginato dal tessuto socio-urbanistico della città e abbandonato da decenni al progressivo degrado edilizio .ed ambientale: un rione dove le vecchie case, fatiscenti e spesso sprovviste anche dei servizi igienici più elementari, assomigliano sempre più a tuguri che ad abitazioni degne di questo nome; dove corsi d'acqua tra i più inquinati di Milano, come il fiume Lambro e la roggia Certosa, attentano ogni giorno alla salute della gente con le loro metifiche esalazioni, quando non straripano come nello scorso 30 ottobre, allagando strade ed abitazioni.

Come primo passo verso il risanamento del quartiere la popolazione di Ponte Lambro rivendica da anni la tombinatura della roggia Certosa lungo la via Camaldoli. Ma, anzichè la tombinatura della roggia, anzichè il risanamento, la gente si è vista arrivare addosso l'insediamento del lotto 25: un quartiere Gescal, costruito ancora una volta sensa servizi

ed infrastrutture sociali e destinato, per di più, a famiglie numerose. Un quartiere dormitorio, quindi venuto non a risolverecome qualcuno sperava- bensì ad aggravare drammaticamente la già insostenibile situazione di Ponte Lambro, facendo scoppiare anche le strutture scolastiche, che nel vecchio rione costituivano l'unico servizio esistente, e ponendo oltrettutto un difficile problema di integrazione sociale tra il nuovo ed il vecchio insediamento.

L'avvento della Giunta democratica al governo della città, dopo il 15 giugno, ha suscitato fra la gente di Ponte Lambro una attesa nuova e fiduciosa, ma anche impaziente.

D. Chiediamo all'Assessore ai Lavori Pubblici, Gianfranco Rossinovich, come la nuova Giunta intende affrontare i problemi vecchi e nuovi del rione, nella difficile situazione economica che attanaglia, come tutto il Paese, anche il Comune di Milano.

R. Tra i tanti e scottanti proble-

In questo numero

"Milano domani" entra in classe. Il nostro giornale è stato usato come strumento di studio

Nelle scuole elementari

Decorati - Meleri - Zama: confronto di idee, non querele

Nuovi servizi socio-sanitari per la nostra zona

Cosa fare dei bambini "difficili"?

Spieghiamo l'equo canone

Dibattito: I giovani e il quartiere

Ponte Lambro avrà un centro sociale

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mi che ci siamo trovati ai ereditare dalle amministrazioni comunali del passato, Ponte Lambro è sofferto ed affrontato dalla nuova Giuta come uno dei problemi cittadini prioritari.

Certo, anche il Comune di Milano è costretto in questo momento a pagare, con una grave stretta finanziaria, la crisi economica più generale in cui il Paese intero è stato trascinato dalla politica rovinosa condotta per trent'anni dai governi diretti dalla DC. Non possiamo dunque fare miracoli. Né del resto li abbiamo mai promessi, perchè non è nostro costume vendere fumo, ma dire sempre le cose come stanno.

Le difficoltà finanziarie ci costringono ad una scelta severa e spesso anche dolorosa dei fabbisogni più urgenti della città, sui quali concentrare le magre risorse del nostro bilancio. In questa scala di priorità noi poniamo Ponte Lambro.

Attualmente stiamo procedendo alla definitiva sistemazione e all'asfaltatura della via Carlo Parea. Subito dopo l'Epifania avranno inizio i lavori di istallazione dell'illuminazione pubblica. Se i capricci del tempo non porranno altri ostacoli, entro la prossima primavera strada e illuminazione saranno ultimate.

Nel frattempo abbiamo "ripescato" il progetto di tombinatura della roggia Certosa. Già deliberato sin dal 1974, era fermo in attesa di finanziamento.

Sono state necessarie due gare d'appalto per giungere all'aggiudicazione dei lavori. Trattandosi di un progetto del 1973, basato sui prezzi ormai largamente superati, la prima gara è andata deserta. Abbiamo dovuto esprerire una seconda gara, ammettendo offerte in aumento. I lavori sono stati così aggiudicati alla Ditta "Coster", con un aumento del 65%, che ha portato la spesa dell'opera da 231 a 370 milioni. Il 28 dicembre ho avuto la personale soddisfazione di firmare l'ordine di consegna dei lavori

alla ditta appaltatrice. Entro un paio di settimane, tempo permettendo, la tombinatura della roggia Certosa potrà avere finalmente inizio.

D. E' una notizia storica questa, per gli abitanti di Ponte Lambro. Dopo anni di abbandono e di attese deluse, si avvia finalmente sul terreno concreto dei fatti il processo di risanamento del vecchio rione. E non è certo un caso che ciò avvenga ad opera della nuova Giunta democratica.

Sappiamo che si trova a buon punto anche il progetto della nuova scuola materna di via degli Umiliati.

R. Infatti. Anche a questo progetto risale al 1973. Lo scorso anno lo abbiamo ripreso e deliberato. E' prevista una spesa di 330.800.000 lire, che dovrà essere finanziata con un mutuo passivo.

Stiamo ora procedendo all'appalto dei lavori. Anche in questo caso la prima gara è andata deserta. Il 25 gennaio p.v. effettueremo la seconda gara d'appalto. Tenendo conto dei tempi procedurali inevitabili e se non sorgeranno difficoltà finanziarie insormontabili, entro il prossimo mese di marzo dovrebbero avere inizio anche i lavori di costruzione della scuola materna.

D. Sarà cosf avviato a soluzione un altro grosso problema di Ponte Lambro. Oggi infatti i bambi-

ni della materna debbono essere ospitati nei locali della media, sottraendo spazio prezioso alla piena funzionalità didattica di questa scuola.

Ma, come l'Assessore certamente saprà, a Ponte Lambro diventa indilazionabile anche l'ampliamento della scuola elementare.

R. So bene quanto pressante sia anche questa esigenza, dal momento che già oggi 12 classi elementari debbono essere giornalmente trasferite nella vecchia scuola di Monluè e che il fabbisogno è destinato ad aumentare con le ulteriori assegnazioni di alloggi nel lotto 25.

Proprio in questi giorni l'Amministrazione comunale sta valutando come far rientrare l'ampliamento della scuola elementare di Ponte Lambro già nel preventivo 1977, in corso di elaborazione, tenendo conto di quella ferrea scala di priorità che la critica situazione finanziaria ci impone.

D. Resta poi sempre da affrontare il grande problema di fondo, che è il risanamento edilizio del vecchio rione, nell'ambito della legge 167.

R. In proposito potrà dare una risposta più precisa e documentata l'Assessore all'Edilizia Popolare, Carlo Cuomo.

Posso comunque affermare che nella scala dei fabbisogni sociali più urgenti della città, la Giunta democratica intende dare la priorità assoluta alla casa ed ai trasporti. Su queste due priorità sarà concentrato, a partire dal bilancio corrente, lo sforzo finanziario dell'amministrazione comunale.

Nel settore della casa in particolare, gli investimenti saranno principalmente diretti a recuperare, attraverso lo strumento della legge 167, i vecchi quartieri popolari degradati.

Tra questi in primo piano sarà Ponte Lambro, per il cui risanamento, del resto, è già stato deliberato dalla Giunta, proprio nello stesso scorso dicembre, un primo stanziamento di 950 milioni.

ANNO III - n. 1 GENNAIO 1977
Esce il 15 del mese (luglio E agosto esclusi)
DI CULTURA POLITICA E ATTUALITA'
MENSILE
Nostra intervista Gianfranco Rossinovich assessore ai Lavori Pubblici (a cura di Angelo Pimpini)

Le opinioni di DP

Nella giornata di giovedì 9 dicembre no rassegnato le dimissioni dalla carica di presidente del Consiglio di Zona 13.

Con questo atto politico, la cui gravità mi è perfettamente nota, intendo denunciare e sottolineare il distacco politico che sempre più va accentuandosi nel Consiglio stesso, tra bisogni, esigenze, lotte che si sviluppano nel quartiere e nella nostra città, e modi, forme e contenuti che il Consiglio dibatte.

Questo divario è diventato incompatibile con la carica di presidente, nella misura in cui, da parte delle forze politiche presenti in Consiglio, si è spesso teso a limitare la mia libertà di esprimere posizioni di netta opposizione a tutta una serie di prese di posizione o di sostegno a lotte e movimenti. ,,,è Cosi e stato nel caso dell'occupazione delle case del Lotto 25 a Ponte Lambro, dove pur non condividendo i contenuti di questa lotta mi sono rifiutato di sostenere la decisione della maggioranza del Consiglio di far intervenire la forza pubblica per sgomberare le rase.

Cosi nel caso dell'occupazione da parte del-Circolo Giovanile Claudio Varalli di un campetto che dalla destinazione a parco giochi è stato trasformato in un autoparco, in merito alla quale il Consiglio di Zona si è rifiutato di discutere, malgrado le sollecitazioni dei giovani del quartiere, limitandosi ancora una volta alla condanna a priori.

Fino all'ultima seduta, nella quale ho ritenuto insostenibile l'atteggiamento assunto dal Consiglio di Zona,

di pura e semplice condanna nei confronti dell'iniziativa dei Circoli Giovanili di Martedì 7 dicembre.

Al di là dei giudizi di merito sui fatti specifici, ritengo inaccettabile come amministratore e responsabile politico, limitarmi alle semplici condanne senza preoccuparmi di dare risposta a bisogni reali e drammatici che queste iniziative esprimono.

Rispondere a dei bisogni, a delle spinte, con l'intervento poliziesco è la negazione stessa della propria funzione.

Questo purtroppo sembra diventare una pratica quotidiana dei Consigli di zona e del Consiglio comunale, e rischia di portare all'immobilismo istituzionale.

Cosa che già è emersa in sede di dibattito sul regolamento del decentramento, dove si sono già registrati due modi di intendere il decentramento e il suo modo di rapportarsi con la popolazione dei quartieri.

E' emersa ancor più pesantemente in merito alla situazione finanziaria del Comune di Milano, dove come consiglieri di zona si è stati chiamati dal Sindaco a diventare trasmettitori di decisioni già prese, decisioni che in pratica riducono i Consigli di Zona ad essere il tramite propagandistico di richieste ai cittadini di nuovi sacrifici.

Ultima novità è quella dell'aumento del biglietto delle autolinee e dei mezzi tranviari urbani, proposta sulla quale Democrazia Proletaria ha già espresso un netto rifiuto.

Incontro fra tutti i partiti per superare la crisi del

Consiglio di Zona

Le dimissioni da Presidente del Consiglio di Zona del rappresentante di Democrazia Proletaria, Fuso Nerini, riflettono una situazione di crisi di identità e di prospettiva che ha investito le formazioni della cosiddetta « ultrasinistra », dopo i risultati per loro assai deludenti del 20 giugno.

Le motivazioni addotte dal Presidente dimissionano non riescono a nascondere un certo disagio e disorientamento, che d'altronde si erano già manifestati in Consiglio al momento dell'approvazione delle osservazioni sul nuovo Regolamento dei Consigli di Zona che darà l'avvio alle elezioni dirette dei Consigli di Zona e alla assunzione di maggiori poteri. In quell'occasione il Presidente si trovò solo a votare contro il documento approvato da tutti i consiglieri.

Ultimo episodio: il Presidente si trova ancora solo a non approvare, criticandolo fortemente, un documento unitario di condanna dei gravi fatti di violenza e teppismo avvenuti a Milano il giorno di S. Ambrogio.

Di confusione poi si può parlare quando il Fuso Nerini dichiara, come ha fatto nella seduta di Consiglio del 9 dicembre, di rassegnare le dimissioni per profondo dissenso con la «poli-

tica » della Giunta e del Consiglio di Zona, (ma cosa c'entra poi la Giunta con il nostro Consiglio di Zona?), dimenticando così di aver sottoscritto alcuni mesi or sono, in occasione della sua elezione a Presidente, un documento programmatico in cui si dichiarava: «...è con senso di responsabilità che proponiamo a tutte le forze politiche costituzionali, democratiche e antifasciste, di ritrovarsi, sia pure nella loro autonomia e diversità, in un impegno comune nella gestione del Consiglio di Zona, per uscire dalla pericolosa situazione del momento e per avviare a soluzione i numerosi problemi della nostra zona ».

In altri termini si affermava il principio che i Consigli di Zona debbano rappresentare uno strumento dell'intervento popolare nelle scelte politico-amministrative del Comune e nella loro attuazione e non la cassa di risonanza del Consiglio Comunale.

E così è stato nel Consiglio di Zona 13 dove si è operato guardando ai problemi e non agli schieramenti politici.

Nella seduta del 20 dicembre il gruppo consiliare comunista proponeva un incontro congiunto di tutte le forze politiche per trovare insieme uno sbocco positivo alla crisi del Con-

siglio di Zona.

Ancora una volta la via scelta dall'ex Presidente era quella dell'isolamento politico, dichiarando la non disponibilità sua e del suo partito a questo incontro. Per quanto ci riguarda, noi comunisti riaffermiamo quanto già dichiarammo mesi or sono quando venne insediato questo Consiglio di Zona: «non è nel segno della rottura e della contrapposizione, ma nel segno della concordia e dell'intesa fra le forze politiche democratiche che si debbono affrontare i problemi della nostra zona: è questo l'unico modo per risolverli ».

ERRATA CORRIGE

Nell'articolo comparso a pag. 4 del numero scorso del nostro giornale, ,a firma S. Marcone, T. Rocchitelli, G. Zanusso dal titolo: "I decreti delegati nella scuola materna: riflessioni su un'esperienza in corso", siamo incorsi in uno spiacevole errore tipografico. La 1 l 'riga infatti va letta: "alcuni genitori simpatizzanti socialisti e comunisti ". Ci scusiamo di ciò con gli autori dell'articolo.

Spieghiamo l'equo canone

Otto milioni di inquilini sono in attesa della nuova disciplina delle locazioni. Il Consiglio dei Ministri intanto, ad appena una settimana dalla scadenza dell'ultimo blocco dei fitti, ha approvato un'altra proroga di tre mesi, fino al 31 marzo 1977, a questo regime che dura oramai da più di trent'anni. Si è sempre parlato di equo canone ma sembra proprio che questa volta questo impegno possa essere attuato.

In Italia esiste un patrimonio di circa 18 milioni di alloggi di cui 16 milioni sono occupati, 1.400.000 sono costituiti da seconde case (al mare, in montagna ...),1.100.000 sono vuoti, in

gran parte lasciati sfitti dalle grandi immobiliari per fare aumentare i prezzi sul mercato dei canoni. Le case in affitto sono attualmente 6.700.000.

Quanto costa l'affitto di una casa? Secondo rilevazioni fatte dal CRESME (un'organizzazione di ricerche nel mercato edilizio) la media degli affitti si aggira intorno alle 35.0001ire mensili. In realtà il carico degli affitti è molto più pesante; bisogna considerare infatti che la maggior parte dei fitti più gravosi è concentrata nelle grandi città (Milano, Torino, Roma ...) dove maggiore è la richiesta di case. Questa situazione ha suscitato una sempre

maggiore pressione delle forze politiche e sociali per l'introduzione dell'equo canone. A ciò si è aggiunta la nota sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito che il blocco dei fitti non può più essere sancito. Finalmente il 23 dicembre il Consiglio dei Ministri nella sua riunione ha reso note le posizioni del governo sulla legge, che si possono così brevemente sintetizzare: il canone deve corrispondere al 3% del costo di costruzione dell'immobile, fissato, per le case già costruite, nella misura di 250.000 lire al metro quadro per il centro nord e 235.000 lire per l'Italia meridionale. Tale importo

è modificato da un serie di coefficienti che devono tener conto: del tipo di abitazione (di lusso o popolare), del comune in cui sorge (grande città o piccolo centro), dell'ubicazione (periferia o centro storico), della manutenzione e dell'età della casa.

Il contratto avrà una durata minima di tre anni.

A questa proposta di legge sono state fatte diverse critiche. In primo luogo è stato rilevato il fatto che nel tentativo di trovare una soluzione equa per entrambe le parti si sia venuto a creare uno strumento estremamente macchinoso, complicato nella sua attuazione ed è stata rilevata anche la mancanza di un punto di riferimento circa la determinazione del valore dell'immobile quale ad esempio la rendita catastale. Esiste inoltre da parte del SUNIA la proposta di istituire un fondo sociale finanziato col contributo delle grandi imprese edili, allo scopo di essere uti-

lizzato a favore degli inquilini economicamente più disagiati che non sono in grado di sopportare l'onere dovuto all'introduzione dell'equo canone. Occorre inoltre rilevare che il provvedimento per l'equo canone sarà effettivamente valido solo se accompagnato dall'applicazione della legge sul regime dei suoli e da un piano di edilizia abitativa che garantisca nei prossimi anni la costruzione di nuove case (a basso prezzo per le categorie più bisognose) e il recupero di tutta l'edilizia già esistente. Tutto questo senza favorire la rendita speculativa ma con l'obiettivo di soddisfare le esigenze dei ceti popolari. Il piano per l'edilizia pubblica ora esistente prevede per i prossimi tre anni un volume di costruzioni sufficiente a coprire solo il 10% del fabbisogno di nuovi alloggi e da ciò risulta evidente quanto sia necessario uno sviluppo in questo senso.

Riportiamo in tabella alcuni dei parametri indicati nella proposta governativa, confrontandoli con quelli proposti dai sindacati (tra parentesi).

TIPO DI ABITAZIONE CLASSE DEI COMUNI UBICAZIONE

Signorile 1.6 (1.7)

Civile 1.25 (1.1)

Economica 1.1 (1)

Ultrapopolare 0.60

PIANO

Intermedio I

Attico 1.15

da 20.000 a 100.000 abt 1 (0.8) fino a 500.000 1.1 (0.9)

oltre 500.000 1.2 (1.1) fino a 5.000 0.60

MANUTENZIONE

Scadente 0.75

Normale 1

In base a questo sistema, il costo di costruzione dell'alloggio va moltiplicato successivamente per i diversi coefficienti. Il 3% della cifra così ottenuta, rappresenta il canone annuo.

Ad esempio per una abitazione popolare di 80 mq. posta tra la periferia e il centro storico, ad un piano intermedio e costruita negli ultimi 20 anni, il fitto secondo questa proposta sarà di 56.000 lire mensili (se la manutenzione è scadente sarà di 42.000).

Per una abitazione civile, di 120 mq. posta in periferia, ad un piano intermedio e di recente costruzione, il fitto sarà circa di 94.000 lire mensili.

DIBATTITO SULLA CRISI AL C d Z Ä Ä Ä LA POSIZIONE DEL P.C.I.
Periferia Centro Storico Zona Agricola 1 (0.85) 1.3 (1.2) 0.85 (0.6) ETA' DELLA CASA dal 6° al 15° anno 1% l'anno dal 16° al 30° anno 0,5% l'anno " AnieTNA J23 2 2

TRA

« Milano domani » entra in classe

Il

nostro giornale al centro di un'interessante ricerca di gruppo nelle scuole della zona

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UN' AUTORE DASCRET0i MOLTO mutuo MAJAicov5K(J!

La prima scuola media ad aprire le porte a MILANO DOMANI è stata la « Filippo Meda», poi lo ha fatto anche la « Ferrarin » di via Zante. Adesso, stando alle impressioni che abbiamo raccolto, sembra che in altre scuole della zona (e non solo medie) abbiano scoperto il nostro giornale. Ma perchè tanta attenzione? A cosa serve, in fondo, un giornale locale nella scuola? Lo abbiamo chiesto ad insegnanti, alunni e genitori. Ne è venuto fuori un quadro di grande interesse.

PAOLA VALMASSOI insegna Applicazioni tecniche alla « Filippo Meda ». « Secondo me il metodo della ricerca è di grande utilità didattica», ci ha dichiarato. « Per quanto riguarda l'uso di MILANO DOMANI nella ricerca sulla zona da me promossa nella classe II F della scuola dove insegnoha aggiunto la Professoressa VALMASSOI - preferisco lasciare la parola ai miei alunni, perchè in realtà il vostro giornale me l'hanno portato in classe loro». (Nel riquadro sottoriportato riproduciamo le dichiarazioni di quattro alunni della Il F che, nella loro spontaneità, sono più eloquenti di qualsiasi argomentazione teorica).

Alla « Ferrarin » l'iniziativa è della professoressa ALESSANDRA BONANOMI. « Ho scelto 'il quartiere' come argomento di ricerca di alcuni gruppi della mia classe (I D) in vista di una presenza più cosciente ed attiva del ragazzo nell'ambiente in cui vive. Ho voluto così guidare l'alunno nell'osservazione di una realtà a lui vicina con un occhio possibilmente critico, analizzandone gli aspetti positivi e negativi. I ragazzi hanno raccolto testimonianze dirette (fotografie, interviste ...) sulla vita del quartiere, sulla sua storia, sui suoi problemi e prospettive, portando anche degli articoli di MILANO DOMANI. Articoli che

-=-

sono stati molto utili per sollecitare attenzione e interesse sull'argomento e per confrontare le esperienze dirette dei ragazzi con la 'realtà giornalistica' che trovano sulle pagine di un quotidiano o di una rivista. Il discorso sul quartiere si va ora aprendo in quello più vasto della CITTÀ, in particolare la città di Milano. Nelle discussioni in classe, negli elaborati individuali, i ragazzi, confrontando la loro con l'esperienza d'altri bambini che vivono in zone periferiche o del centro, si sono dichiarati molto fortunati. Fortunati di vivere in una zona dove gli spazi verdi, i campi gioco, le strutture pubbliche e le attrezzature sportive non sono promesse sulla carta ma realtà accessibili. Ho notato anche che i ragazzi sono già sensibili a vedere il quartiere come un'unità sociale dinamica in continua evoluzione che cresce con i suoi abitanti ma soprattutto grazie all'intervento dei suoi abitanti ». Abbiamo riportato per esteso lo scritto che ALESSANDRA BON ANOMI ci ha fatto pervenire sull'argomento perchè siamo convinti che il suo significato farà riflettere molta gente.

Nelle stesse scuole molti genitori hanno dato un positivo apprezzamento sull'uso scolastico del giornale di zona. PRIMO MARONI, rappresentante di classe alla « Ferrarin», sostiene che « Il giornale può dare un grande aiuto a quegli insegnanti che, vincendo non sopite resistenze conservatrici e burocratiche interne alla scuola, intendono fare uso intelligente del metodo della ricerca. È così possibile dare all'alunno gli idonei strumenti per conoscere la realtà socio-culturale del quartiere in cui vive al fine di poter comprendere, in una successiva fase di ricerca, la realtà più generale del Paese ».

A Ponte Lambro c'è la scuola media di via Umiliati di recente insediamento. Sentiamo GIUSEPPE BARBIERI, genitore membro del Consiglio di Istituto. « Cominciamo col dire che qui a Ponte Lambro l'esigenza di prendere conoscenza della realtà sociale è più forte che negli altri quartieri della zona. Basti pensare ai problemi sorti con l'insediamento del Lotto 25. Io poi credo che non vi sia verità più vera di quella che viene dalla viva voce dei protagonisti della storia umana, anche quando è storia di quartiere. Ricordo, ad esempio, con molto piacere l'esperimento di gruppo fatto da mio figlio negli ultimi due anni delle elementari a tempo pieno, in quell'occasione gli alunni hanno scritto ben 16 volumetti su vicende storiche che hanno visto protagonisti anche pochi abitanti del quartiere ». Dopo queste parole, BARBIERI si concentra per un attimo e così prosegue. « Pensi, sulla ricerca relativa alla seconda guerra mondiale hanno intervistato a più riprese anche mio padre che oggi ha 90 anni. La ricerca è durata quattro mesi. Nel 30° anniversario della Liberazione alcuni ex partigiani abitanti nel quartiere hanno parlato e discusso in classe per più di tre ore con alunni e insegnante. È stata a mio parere un'esperienza di grande valore culturale e per questo credo che, in casi analoghi, il giornale di zona potrebbe diventare un supportq didattico dí primaria importanza ».

Alla media «S. Francesco d'Assisi» non ci risulta che a tuttoggi siano state fatte analoghe esperienze, ma v'è ragione di credere che tra non molto anche lì MILANO DOMANI sarà utilizzato per ricerche di gruppo sullazona. Così almeno sembra ritenere LILIANA BONI, insegnante presso la

stessa scuola, che, da noi intervistata, ci ha rilasciato questa dichiarazione: « Mi si chiede se giudico utile lalettura del giornale della zona 13 nelle scuole. Non ho alcuna esitazione: sì la ritengo molto utile. Da anni vivo nella scuola e mi rendo conto che i problemi della zona non sono noti. I ragazzi ignorano la vita del quartiere. L'educazione civica per me incomincia proprio qui, nella zona, nel quartiere dove uno vive, studia, passa parte del suo tempo libero. Ebbene, il giornale è la voce che dice a tutti che cosa c'è di bello e di brutto accanto alle nostre case, che cosa c'è da fare ancora per migliorare la vita nella nostra zona, che cosa è stato fatto. Educazione civica è una materia di studio che potrebbe trovare il suo primo libro di testo in MILANO DOMANI ».

Se questa è la situazione nelle scuole medie della zona, anche alle elementari qualcosa si muove.

Prendiamo, per fare soltanto un esempio, le scuole Decorati-Meleri-Zama, note nel quartiere per l'intolleranza della maggioranza precostituita del Consiglio di Circolo le cui sconcertanti polemiche sono spesso alimentate irresponsabilmente da elementi estranei alla scuola. Ebbene, in più di una classe di tali scuole va diffondendosi l'abitudine degli insegnanti di leggere e commentare articoli di interesse locale pubblicati su MILANO DOMANI. In proposito abbiamo chiesto il parere di alcuni insegnanti di questo « vivacissimo» Circolo. « Leggendo in classe il vostro servizio intitolato 'Il Polesine a Ponte Lambro' ho riscontrato negli alunni un inconsueto interesse», ci è stato detto. Altri hanno aggiunto: « Anche le brevi filastrocche da voi pubblicate hanno avuto succes-

so in classe. Intendiamo perciò andare avanti su questa strada ».

E i genitori cosa ne pensano? « La presenza di MILANO DOMANI nelle scuole del quartiere è da considerare un fatto indubbiamente positivo, se tale giornale verrà visto come mezzo per diffondere problematiche comuni e come strumento per lo scambio di esperienze affrontate in ogni ambiente scolastico in ordine alle articolazioni, scopi, metodi e contenuti », sostiene il rappresentante della III B di via Decorati, DINO BATTAGLIA, che così prosegue: « Come operatore scolastico sono fiducioso in questa iniziativa che rappresenta un momento altamente educativo sia per noi genitori, ma soprattutto per i nostri figli che con il nostro aiuto e quello delle insegnanti, potranno comprend :re l' irrinunciabilità del metodo della ricerca inteso come metodo del porsi innanzi ad ogni problema con una propria ed originale posizione. Auguri! ».

In conclusione, il giornale sembra essere oggi di grande utilità per l'insegnamento scolastico. Se poi gli argomenti trattati riguardano l'ambiente dove vivono e lavorano tutti i soggetti che fanno parte della scuola, allora all'utilità si accompagna un interesse pressocchè generale.

Sulle colonne di MILANO DOMANI si è aperto di recente uno stimolante dibattito sul ruolo e sulla stessa ragion d'essere di un giornale di zona. Personalmente crediamo che nei prossimi interventi il rapporto scuola-giornalismo locale dovrà ulteriormente essere trattato e approfondito. Sarà questo un modo per aiutare la scuola a imporsi finalmente come agente principale di progresso civile e promozione sociale.

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Enrico Brega
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Nella giornata di giovedì 9 dicembre ho rassegnato le dimissioni dalla carica presidente del Consiglio di Zona 13.

Con questo atto politico, la cui gravità mi è perfettamente nota, intendo denunciare e sottolineare il distacco politico che sempre più va accentuandosi nel Consiglio stesso, tra bisogni, esigenze, lotte che si sviltippario nel quartiere e nella nostra città, e modi, forme e contenuti che il Consiglio dibatte.

Questo divario è diventato incompatibile con la carica di presidente, nella misura in cui, da parte delle forze politiche presenti in Consiglio, si è spesso teso a limitare la mia libertà di esprimere posizioni di netta opposizione a tutta una serie di prese di posizione o di sostegno a lotte e movimenti. Cosi è stato nel caso dell'occupazione delle case del Lotto 25 a Ponte Lambro, dove pur non condividendo i contenuti di questa lotta mi sono rifiutato di sostenere la decisione della maggioranza del Consiglio di far intervenire la forza pubblica per sgomberare le case.

Cosi nel caso dell'occupazione da parte delÖCircolo Giovanile Claudio Varalli di un campetto che dalla destinazione a parco giochi è stato trasformato in un autoparco, in merito alla quale il Consiglio di Zona si è rifiutato di discutere, malgrado le sollecitazioni dei giovani del quartiere, limitandosi ancora una volta alla condanna a priori.

Fino all'ultima seduta, nella quale ho ritenuto insostenibile l'atteggiamento assunto dal Consiglio di Zona,

di pura e semplice condanna nei confronti dell'iniziativa dei Circoli Giovanili di Martedì 7 dicembre.

Le opinioni di DP Incontro fra tutti i partiti per superare la crisi del Consiglio di Zona

Al di là dei giudizi di merito sui fatti specifici, ritengo inaccettabile come amministratore e responsabile politico, limitarmi alle semplici condanne senza preoccuparmi di dare risposta a bisogni reali e drammatici che queste iniziative esprimono.

Rispondere a dei bisogni, a delle spinte, con l'intervento poliziesco è la negazione stessa della propria funzione.

Questo purtroppo sembra diventare una pratica quotidiana dei Consigli di zona e del Consiglio comunale, e rischia di portare all'immobilismo istituzionale.

Cosa che già è emersa in sede di dibattito sul regolamento del decentramento, dove si sono già registrati due modi di intendere il decentramento e il suo modo di rapportarsi con la popolazione dei quartieri.

E' emersa ancor più pesantemente in merito alla situazione finanziaria del Comune di Milano, dove come consiglieri di zona si è stati chiamati dal Sindaco a diventare trasmettitori di decisioni già prese, decisioni che in pratica riducono i Consigli di Zona ad essere il tramite propagandistico di richieste ai cittadini di nuovi sacrifici.

Ultima novità è quella dell'aumento del biglietto delle autolinee e dei mezzi tranviari urbani, proposta sulla quale Democrazia Proletaria ha già espresso un netto rifiuto.

Le dimissioni da Presidente del Consiglio di Zona del rappresentante di Democrazia Proletaria, Fuso Nerini, riflettono una situazione di crisi di identità e di prospettiva che ha investito le formazioni della cosiddetta « ultrasinistra », dopo i risultati per loro assai deludenti del 20 giugno.

Le motivazioni addotte dal Presidente dimissionario non riescono a nascondere un certo disagio e disorientamento, che d'altronde si erano già manifestati in Consiglio al momento dell'approvazione delle osservazioni sul nuovo Regolamento dei Consigli di Zona che darà l'avvio alle elezioni dirette dei Consigli di Zona e alla assunzione di maggiori poteri. In quell'occasione il Presidente si trovò solo a votare contro il documento approvato da tutti i consiglieri.

Ultimo episodio: il Presidente si trova ancora solo a non approvare, criticandolo fortemente, un documento unitario di condanna dei gravi fatti di violenza e teppismo avvenuti a Milano il giorno di S. Ambrogio.

Di confusione poi si può parlare quando il Fuso Nerini dichiara, come ha fatto nella seduta di Consiglio del 9 dicembre, di rassegnare le dimissioni per profondo dissenso con la « poli-

tica » della Giunta e del Consiglio di Zona, (ma cosa c'entra poi la Giunta con il nostro Consiglio di Zona?), dimenticando così di aver sottoscritto alcuni mesi or sono, in occasione della sua elezione a Presidente, un documento programmatico in cui si dichiarava: «...è con senso di responsabilità che proponiamo a tutte le forze politiche costituzionali, democratiche e antifasciste, di ritrovarsi, sia pure nella loro autonomia e diversità, in un impegno comune nella gestione del Consiglio di Zona, per uscire dalla pericolosa situazione del momento e per avviare a soluzione i numerosi problemi della nostra zona ».

In altri termini si affermava il principio che i Consigli di Zona debbano rappresentare uno strumento dell'intervento popolare nelle scelte politico-amministrative del Comune e nella loro attuazione e non la cassa di risonanza del Consiglio Comunale.

E così è stato nel Consiglio di Zona 13 dove si è operato guardando ai problemi e non agli schieramenti politici.

Nella seduta del 20 dicembre il gruppo consiliare comunista proponeva un incontro congiunto di tutte le forze politiche per trovare insieme uno sbocco positivo alla crisi del Con-

siglio di Zona.

Ancora una volta la via scelta dall'ex Presidente era quella dell'isolamento politico, dichiarando la non disponibilità sua e del suo partito a questo incontro.

Per quanto ci riguarda, noi comunisti riaffermiamo quanto già dichiarammo mesi or sono quando venne insediato questo Consiglio di Zona: «non è nel segno della rottura e della contrapposizione, ma nel segno della concordia e dell'intesa fra le forze politiche democratiche che si debbono affrontare i problemi della nostra zona: è questo l'unico modo per risolverli ».

ERRATA CORRIGE

Nell'articolo comparso a pag. 4 del numero scorso del nostro giornale, a firma S. Marcone, T. Rocchitelli, G. Zanusso dal titolo: "I decreti delegati nella scuola materna: riflessioni su un'esperienza in corso", siamo incorsi in uno spiacevole errore tipografico. La 11 'riga infatti va letta: "alcuni genitori simpatizzanti socialisti e comunisti ". Ci scusiamo di ciò con gli autori dell'articolo.

Spieghiamo l'equo canone

Otto milioni di inquilini sono in attesa della nuova disciplina delle locazioni. Il Consiglio dei Ministri intanto, ad appena una settimana dalla scadenza dell'ultimo blocco dei fitti, ha approvato un'altra proroga di tre mesi, fino al 31 marzo 1977, a questo regime che dura oramai da più di trent'anni. Si è sempre parlato di equo canone ma sembra proprio che questa volta questo impegno possa essere attuato. In Italia esiste un patrimonio di circa 18 milioni di alloggi di cui 16 milioni sono occupati, 1.400.000 sono costituiti da seconde case (al mare, in montagna ...),1.100.000 sono vuoti, in

gran parte lasciati sfitti dalle grandi immobiliari per fare aumentare i prezzi sul mercato dei canoni. Le case in affitto sono attualmente 6.700.000. Quanto costa l'affitto di una casa? Secondo rilevazioni fatte dal CRESME (un'organizzazione di ricerche nel mercato edilizio) la media degli affitti si aggira intorno alle 35.000 lire mensili. In realtà il carico degli affitti è molto più pesante; bisogna considerare infatti che la maggior parte dei fitti più gravosi è concentrata nelle grandi città (Milano, Torino, Roma ...) dove maggiore è la richiesta di case. Questa situazione ha suscitato una sempre

maggiore pressione delle forze politiche e sociali per l'introduzione dell'equo canone. A ciò si è aggiunta la nota sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito che il blocco dei fitti non può più essere sancito. Finalmente il 23 dicembre il Consiglio dei Ministri nella sua riunione ha reso note le posizioni del governo sulla legge, che si possono così brevemente sintetizzare: il canone deve corrispondere al 3% del costo di costruzione dell'immobile, fissato, per le case già costruite, nella misura di 250.0001ire al metro quadro per il centro nord e 235.000 lire per l'Italia meridionale. Tale importo

è modificato da un serie di coefficienti che devono tener conto: del tipo di abitazione (di lusso o popolare), del comune in cui sorge (grande città o piccolo centro), dell'ubicazione (periferia o centro storico), della manutenzione e dell'età della casa.

Il contratto avrà una durata minima di tre anni.

A questa proposta di legge sono state fatte diverse critiche. In primo luogo è stato rilevato il fatto che nel tentativo di trovare una soluzione equa per entrambe le parti si sia venuto a creare uno strumento estremamente macchinoso, complicato nella sua attuazione ed è stata rilevata anche la mancanza di un punto di riferimento circa la determinazione del valore dell'immobile quale ad esempio la rendita catastale. Esiste inoltre da parte del SUNIA la proposta di istituire un fondo sociale finanziato col contributo delle grandi imprese edili, allo scopo di essere uti-

lizzato a favore degli inquilini economicamente più disagiati che non sono in grado di sopportare l'onere dovuto all'introduzione dell'equo canone. Occorre inoltre rilevare che il provvedimento per l'equo canone sarà effettivamente valido solo se accompagnato dall'applicazione della legge sul regime dei suoli e da un piano di edilizia abitativa che garantisca nei prossimi anni la costruzione di nuove case (a basso prezzo per le categorie più bisognose) e il recupero di tutta l'edilizia già esistente. Tutto questo senza favorire la rendita speculativa ma con l'obiettivo di soddisfare le esigenze dei ceti popolari. Il piano per l'edilizia pubblica ora esistente prevede per i prossimi tre anni un volume di costruzioni sufficiente a coprire solo il 10% del fabbisogno di nuovi alloggi e da ciò risulta evidente quanto sia necessario uno sviluppo in questo senso.

Flavia Sellini

Riportiamo in tabella alcuni dei parametri indicati nella proposta governativa, confrontandoli con quelli proposti dai sindacati (tra paren tesi).

Signorile 1.6 (1.7)

Civile 1.25 (1.1)

Economica 1.1 (1)

Ultrapopolare 0.60

PIANO

Intermedio 1

Attico 1.15

In base a questo sistema, il costo di costruzione dell'alloggio va moltiplicato successivamente per i diversi coefficienti. 113% della cifra così ottenuta, rappresenta il canone annuo.

Ad esempio per una abitazione popolare di 80 mq. posta tra la periferia e il centro storico, ad un piano intermedio e costruita negli ultimi 20 anni, il fitto secondo questa proposta sarà di 56.000 lire mensili (se la manutenzione è scadente sarà di 42.000).

Per una abitazione civile, di 120 mq. posta in periferia, ad un piano intermedio e di recente costruzione, il fitto sarà circa di 94.000 lire mensili.

da 20.000 a 100.000 abt 1 (0.8) fino a 500.000 1.1 (0.9) oltre 500.000 1.2 (1.1) fino a 5.000 0.60 Periferia Centro Storico Zona Agricola 1 (0.85) 1.3 (1.2) 0.85 (0.6) MANUTENZIONE Scadente 0.75 Normale ETA' DELLA CASA dal 6° al 15° anno 10/0 l'anno dal 16° al 30° anno 0,5%1' anno el LTG zeigaDgir23 11 13 2 DIBATTITO
POSIZIONE
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La prima scuola media ad aprire le porte a MILANO DOMANI è stata la « Filippo Meda», poi Io ha fatto anche la « Ferrarin » di via Zante. Adesso, stando alle impressioni che abbiamo raccolto, sembra che in altre scuole della zona (e non solo medie) abbiano scoperto il nostro giornale.

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stessa scuola, che, da noi intervistata, ci ha rilasciato questa dichiarazione: «Mi si chiede se giudico utile lalettura del giornale della zona 13 nelle scuole. Non ho alcuna esitazione: sì la ritengo molto utile. Da anni vivo nella scuola e mi rendo conto che i problemi della zona non sono noti. I ragazzi ignorano la vita del quartiere. L'educazione civica per me incomincia proprio qui, nella zona, nel quartiere dove uno vive, studia, passa parte del suo tempo libero. Ebbene, il giornale è la voce che dice a tutti che cosa c'è di bello e di brutto accanto alle nostre case, che cosa c'è da fare ancora per migliorare la vita nella nostra zona, che cosa è stato fatto. Educazione civica è una materia di studio che potrebbe trovare il suo primo libro di testo in MILANO DOMANI ».

Se questa è la situazione nelle scuole medie della zona, anche alle elementari qualcosa si muove.

Prendiamo, per fare soltanto un esempio, le scuole Decorati-Meleri-Zama, note nel quartiere per l'intolleranza della maggioranza precostituita del Consiglio di Circolo le cui sconcertanti polemiche sono spesso alimentate irresponsabilmente da elementi estranei alla scuola. Ebbene, in più di una classe di tali scuole va diffondendosi l'abitudine degli insegnanti di leggere e commentare articoli di interesse locale pubblicati su MILANO DOMANI. In proposito abbiamo chiesto il parere di alcuni insegnanti di questo « vivacissimo » Circolo. «Leggendo in classe il vostro servizio intitolato 'II

so in classe. Intendiamoperciò andare avanti su questa strada o. E i genitori cosa ne pensano? « La presenza di MILANO DOMANI nelle scuole del quartiere è da considerare un fatto indubbiamente positivo, se tale giornale verrà visto come mezzo per diffondere problematiche comuni e come strumento per lo scambio di esperienze affrontate in ogni ambiente scolastico in ordine alle articolazioni, scopi, metodi e contenuti », sostiene il rappresentante della III 13 di via Decorati, DINO BATTAGLIA, che così prosegue: « Come operatore scolastico sono fiducioso in questa iniziativa che rappresenta un momento altamente educativo sia per noi genitori, ma soprattutto per i nostri figli che con il nostro aiuto e quello delle insegnanti, potranno comprend2re l'irrinunciabilità del metodo della ricerca inteso come metodo del porsi innanzi ad ogni problema con una propria ed originale posizione. Auguri! ».

In conclusione, il giornale sembra essere oggi di grande utilità per l'insegnamento scolastico. Se poi gli argomenti trattati riguardano l'ambiente dove vivono e lavorano tutti i soggetti che fanno parte della scuola, allora all'utilità si accompagna un interesse pressocchè generale.

Così almeno sembra ritenere LILIANA BONI, insegnante presso la

Polesine a Ponte Lambro' ho riscontrato negli alunni un inconsueto interesse», ci è stato detto. Altri hanno aggiunto: « Anche le brevi filastrocche da voi pubblicate hanno avuto succes-

Sulle colonne di MILANO DOMANI si è aperto di recente uno stimolante dibattito sul ruolo e sulla stessa ragion d'essere di un giornale di zona. Personalmente crediamo che nei prossimi interventi il rapporto scuola-giornalismo locale dovrà ulteriormente essere trattato e approfondito. Sarà questo un modo per aiutare la scuola a imporsi finalmente come agente principale di progresso civile e promozione sociale.

Enrico Brega

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Ma perchè tanta attenzione? A cosa serve, in fondo, un giornale locale nella scuola? Lo abbiamo chiesto ad insegnanti, alunni e genitori. Ne è venuto fuori un quadro di grande interesse.
PAOLA VALMASSOI insegna Applicazioni tecniche alla « Filippo Meda ». « Secondo me il metodo della ricerca è di grande utilità didattica», ci ha dichiarato. « Per quanto riguarda l'uso di MILANO DOMANI nella ricerca sulla zona da me promossa nella classe II F della scuola dove insegnoha aggiunto la Professoressa VALMASSOI - preferisco lasciare la parola ai miei alunni, perchè in realtà il vostro giornale me l'hanno portato in classe loro». (Nel riquadro sottoriportato riproduciamo le dichiarazioni di quattro alunni della II F che, nella loro spontaneità, sono più eloquenti di qualsiasi argomentazione teorica).
Alla « Ferrarin » l'iniziativa è della professoressa ALESSANDRA BONANOMI. « Ho scelto 'il quartiere' come argomento di ricerca di alcuni gruppi della mia classe (I D) in vista di una presenza più cosciente ed attiva del ragazzo nell'ambiente in cui vive. Ho voluto così guidare l'alunno nell'osservazione di una realtà a lui vicina con un occhio possibilmente critico, analizzandone gli aspetti positivi e negativi. I ragazzi hanno raccolto testimonianze dirette (fotografie, interviste ...) sulla vita del quartiere, sulla sua storia, sui suoi problemi e prospettive, portando anche degli articoli di MILANO DOMANI. Articoli che
sono stati molto utili per sollecitare attenzione e interesse sull'argomento e per confrontare le esperienze dirette dei ragazzi con la 'realtà giornalistica' che trovano sulle pagine di un quotidiano o di una rivista. Il discorso sul quartiere si va ora aprendo in quello più vasto della CITTÀ, in particolare la città di Milano. Nelle discussioni in classe, negli elaborati individuali, i ragazzi, confrontando la loro con l'esperienza d'altri bambini che vivono in zone periferiche o del centro, si sono dichiarati molto fortunati. Fortunati di vivere in una zona dove gli spazi verdi, i campi gioco, le strutture pubbliche e le attrezzature sportive non sono promesse sulla carta ma realtà accessibili. Ho notato anche che i ragazzi sono già sensibili a vedere il quartiere come un'unità sociale dinamica in continua evoluzione che cresce con i suoi abitanti ma soprattutto grazie all'intervento dei suoi abitanti ». Abbiamo riportato per esteso lo scritto che ALESSANDRA BONANOMI ci ha fatto pervenire sull'argomento perchè siamo convinti che il suo significato farà riflettere molta gente. Nelle stesse scuole molti genitori hanno dato un positivo apprezzamento sull'uso scolastico del giornale di zona. PRIMO MARONI, rappresentante di classe alla « Ferrarin », sostiene che «Il giornale può dare un grande aiuto a quegli insegnanti che, vincendo non sopite resistenze conservatrici e burocratiche interne alla scuola, intendono fare uso intelligente del metodo della ricerca. È così possibile dare all'alunno gli idonei strumenti per conoscere la realtà socio-culturale del quartiere in cui vive al fine di poter comprendere, in una successiva fase di ricerca, la realtà più generale del Paese ».
A Ponte Lambro c'è la scuola media di via Umiliati di recente insediamento. Sentiamo GIUSEPPE BARBIERI, genitore membro del Consiglio di Istituto. « Cominciamo col dire che qui a Ponte Lambro l'esigenza di prendere conoscenza della realtà sociale è più forte che negli altri quartieri della zona. Basti pensare ai problemi sorti con l'insediamento del Lotto 25. Io poi credo che non vi sia verità più vera di quella che viene dalla viva voce dei protagonisti della storia umana, anche quando è storia di quartiere. Ricordo, ad esempio, con molto piacere l'esperimento di gruppo fatto da mio figlio negli ultimi due anni delle elementari a tempo pieno, in quell'occasione gli alunni hanno scritto ben 16 volumetti su vicende storiche che hanno visto protagonisti anche pochi abitanti del quartiere ». Dopo queste parole, BARBIERI si concentra per un attimo e così prosegue. « Pensi, sulla ricerca relativa alla seconda guerra mondiale hanno intervistato a più riprese anche mio padre che oggi ha 90 anni. La ricerca è durata quattro mesi. Nel 30° anniversario della Liberazione alcuni ex partigiani abitanti nel quartiere hanno parlato e discusso in classe per più di tre ore con alunni e insegnante. È stata a mio parere un'esperienza di grande valore culturale e per questo credo che, in casi analoghi, il giornale di zona potrebbe diventare un support9 didattico dí primaria importanza ».
Alla media «S. Francesco d'Assisi » non ci risulta che a tuttoggi siano state fatte analoghe esperienze, ma v'è ragione di credere che tra non molto anche lì MILANO DOMANI sarà utilizzato per ricerche di gruppo sullazona.

NELLE SCUOLE ELEMENTARI DECORATI-MELERI-ZAMA.

Confronto di idee, non querele

Si può cambiare solo con la partecipazione dei genitori

La diffusione a mezzo stampa (vedi Corriere della Sera del 19.11.76) della notizia relativa alla querela fatta da un consigliere (Franco Emida n.d.R.) nei confronti di nove consiglieri del.Consiglio di Circolo « Decorati, Meleri, Zama » ci stimola a fornire ulteriori chiarimenti in merito al funzionamento di detto Consiglio.

Tale querela, se è insignificante per i suoi contenuti, merita invece una attenta considerazione in quanto si riferisce ed è stata espressa all'interno dei lavori di un organo collegiale elettivo.

Sul funzionamento del Consiglio di circolo in questione, nonostante la sua chiusura, alcune cose già si sanno: si sa ad esempio che sin dall'inizio sul problema dell'apertura delle riunioni ai genitori della scuola si è determinata una-spaccatura fra i consiglieri che è rimasta pressocchè costante per lungo tempo. Tre genitori avevano infatti stabilito una salda alleanza con la maggior parte degli insegnanti e con la direzione didattica prendendo posizione contraria alla pubblicizzazione dei lavori. Parallelamente questi tre genitori si sono assegnati i quattro incarichi disponibili: presidenza del Consiglio (Ettore Forte n.d.R.), vicepresidenza e due posti nella Giunta esecutiva.

A questo punto, dopo un iniziocosì poco democratico, ci si era augurati che il misurarsi coi problemi della scuola avrebbe portato al superamento di contrapposizioni sterili. Non è stato così: si è constatato che i due gruppi portavano avanti istanze realmente diverse: di conservazione e di immobilismo da una parte, di apertura e di collegamento con la realtà esterna dall'altra. Ciò non ha significato tuttavia che non si siano fatti tentativi di recuperare sui problemi unitarietà di proposte, ma i risultati sono stati insoddisfacenti soprattutto sui problemi più significativi.

Riferendosi agli atti del Consiglio possiamo infatti rilevare che tale contrapposizione si è attuata ad esempio su come intendere il primo articolo dei Decreti Delegati che, riferendosi alla scuola parlano di ... « comunità che interagisce con lapiù vasta comunità sociale e civile ....», infatti riscontriamo che, con una maggioranza sempre strettamente limitata, il Consiglio di C. ha risposto negativamente: - alle Associazioni Genitori che chiedevano ospitalità nella scuola per i loro incontri, - al Consiglio di zona che chiedeva la palestta per un dibattito che interessava i genitori del quartiere, - agli operatori sindacali della scuola che chiedevano un locale per le loro attività.al comitato dei genitori per i loro incontri.

Tuttavia dopo aver subito una serie di » no », una evoluzione nella composizione delle alleanze interne al Consiglio si è avuta con uno spostamento di

voti che ultimamente non dava sempre per scontata la possibilità di far passare le decisioni elaborate all'interno della Giunta o altrove, semplicemente ricorrendo alla votazione e sovente all'uso del doppio voto del Presidente. In questo momento non a caso è scattata la querela il cui obiettivo è, a nostro avviso, quello di intimorire coloro che potrebbero non continuare a dare l'appoggio né a questo tipo di decisioni né a questo modo di prendere le decisioni.

Qualcosa ancora va detto sui metodi che vengono usati per gestire le riunioni, perché altrimenti non si capirebbe il rifiuto di questi genitori a lavorare sotto gli occhi di chi li ha eletti: il Presidente, di fronte a una opposizione costituita dalla maggioranza dei genitori, essendo egli stesso anche un genitore, dovrebbe porsi il problema che di fatto tre genitori su otto sono un po' pochi per poter dire che il Consiglio di C. organismo creato per consentire la partecipazione dei genitori al governo dellascuola, abbia in qualche modo raggiunto, per quello da lui presieduto, questo obiettivo.

Ne consegue l'esigenza da parte sua di svolgere quello che dovrebbe essere il suo ruolo: di mediare, di garantire uguale spazio a tutti i consiglieri anzichè schierarsi subito e sempre da una sola parte, di cercare di moderare gli isterismi e di impedire gli insulti (sempre provenienti dalla stessa parte: insulta infatti chi non ha argomenti da contrapporre), di cercare di comporre i dissensi anzichè esasperarli formulando proposte con l'apporto di tutti, anzichè ricorrere, anche per le cose più banali, alla votazione ignorando costantemente una » minoranza » ormai costituita dalla metà esatta del Consiglio. Allo stesso modo è profondamente criticabile quella che sta ormai diventando una abitudine di venire in Consiglio con mozioni e dichiarazioni già stilate solo per ratificarle, ignorando volutamente quanto dicono

i Decreti Delegati sul ruolo e i compiti della Giunta esecutiva. Va detto inoltre che, come si può vedere dagli atti, il nostro Consiglio non ha mai espresso una proposta, né ha mai dato l'impresione di avere qualche idea nuova su come affrontare i problemi della scuola: questo gruppo infatti è stato finora totalmente incapace di porsi con un minimo di buona volontà e non diciamo di competenza, ma almeno di dimostrare qualche capacità di affrontare i problemi. Anche ciò avrebbe dovuto indurre, come spesso si è sollecitato da parte nostra e come noi abbiamo fatto, al confronto con gli altri, alla partecipazione nelle altre sedi in cui si dibattono i problemi della zona e dei nostri ragazzi, ma questo avrebbe significato dover cambiare. Ci risulta infatti che gli organi collegiali della scuola di viale Ungheria - Ponte Lambro non solo abbiano sempre lavorato alla presenza dei genitori, ma che abbiano trovato un modo unitario di lavorare e che quando sono ricorsi alle »superiori autorità» lo hanno fatto per chiedere qualcosa in più per la scuola e non come hanno fatto i nostri tre genitori insieme o separatamente per:.

ca 400 bambini su 1300 e vi è l'esigenza di farne qualcosa di meglio del solito parcheggio e di consentire agli insegnanti di lavorare nella prospettiva di una scuola integrata. Si è giunti così, prima delle ferie estive, all'elaborazione di un regolamento per tali attività che incidesse su alcuni condizionamenti di fondo quali quelli della loro separazione dalla scuola del mattino, della loro subordinazione attraverso l'esecuzione generalizzata dei compiti, del diritto di partecipazione delle insegnanti comunali agli organi collegiali a pieno titolo e, punto dolente, alla proposta (ratificata successivamente dall'Assemblea dei genitori) di togliere dalla scuola fino alle 16,30 quegli enti privati che, coi fini speculativi svolgonocorsi di lingue o altro e che di fatto contribuiscono non poco a rendere caotico il lavoro delle insegnanti pomeridiane senza portare significativi contributi formativi.

Tale regolamento è stato elaborato con la collaborazione dell'Associazione dei genitori e delle stesse insegnanti delle attività parascolastiche.

scuola e posticipava l'entrata degli enti peri corsia pagamento alle 16,30. Si trattava oltretutto di un testo fatto firmare ai genitori che nel frattempo avevano iscritto i figli alle attività pomeridiane. Venivano così, senza neppure consentire un dibattito, con un colpo di mano annullate precedenti decisioni del Consiglio e dell'Assemblea dei genitori e reintrodotti questi enti a partire dalle 14,30.

Ci si è domandati il perchè di tanta insistenza nell'introdurre nella scuola questi enti con fini speculativi per una attività che discrimina i ragazzi e ne interessa una parte così modesta. Perchè non lavorare per un doposcuola integrato aiutando gli insegnanti che nel frattempo si stavanoorganizzando con tutto il loro impegno? Perchè procedere sempre a colpi di mano? Per chè non si è voluto discuterne in Assemblea dei genitori?

(MILANO DOMANI) Lscacchi)

Questo primo numero della rubrica sarà più che altro un numero di presentazione nel quale vi illustrerò che cosa ho intenzione di fare. In primo luogo si tratta di una rubrica molto aperta nella quale voi potrete partecipare attivamente: con proposte, consigli ecc. Lo spazio che mi è riservato lo vorrei dividere in due parti: la prima dedicata a tutti coloro che vogliono imparare questo bellissimo gioco, la seconda a quelli che già si possono

- chiedere la sospensione di una Assemblea dei genitori (per presunte imperfezioni nella convocazione) - per provocare l'annullamento dell'unica seduta del Consiglio in cui erano tutti e tre assenti (sempre con gli stessi motivi) - e infine (ma certo dimentichiamo gli innumerevoli ricorsi in Provveditorato per una interpretazione sempre restrittiva delle leggi) non possiamo dimenticare l'alleanza con le forze più repressive del quartiere per ottenere l'allontanamento del Direttore Didattico colpevole di avere espresso le proprie opinioni su argomenti religiosi. E veniamo al problema che è all'origine della querela: l'organizzazione delle attività parascolastiche. Nelle nostre scuole sono frequentate da circonsiderare esperti.

Nella prima parte inizierò un corso elementare di scacchi che si articolerà in alcune lezioni (chi ha intenzione di seguirlo corra subito a comprare una scacchiera!). Nella seconda presenterò e commenterò interessanti partite, di grandi campioni e di normali giocatori. Se ne avete giocate di interessanti speditemele! Le pubblicherò. Pubblicherò anche problemi e vi informerò dei tornei e delle attività scacchisti-

RICAVATE DAL SUPER ISTITUTO``ALDI-SOPRA» PER LE RICERCHE SCIENTIFICHE IN CAMPO ECONOMICO, SI PREVEDE PER IL 1977 UN CALO DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE...

È stato portato in Assemblea per la discussione e poi in Consiglio perchè venisse ratificato. Qui ci si è trovati di fronte a un regolamento, ovviamente diverso, preparato dalla Giunta. Lunghe discussioni hanno consentito di trasferire alcuni dei punti importanti dal primo regolamento in quello che è divenuto il regolamento delle attività parascolastiche votato, grosso successo, all'unanimità dal Consiglio di Circolo. Ma al ritorno delle vacanze estive era pronta una nuova « mozione » che, su proposta di questi tre genitori e con l'aggiunta di pare 300 firme (che non è mai stato possibile controllare in quanto 10 giorni dopo la presentazione della mozione non si trovavano ancora depositate agli atti) cambiava il regolamento proprio nell'articolo che stabiliva che tutte le attrezzature e i locali della scuola dovevano essere disponibili per il dopoche che si svolgono in Italia e all'estero. Ho inoltre intenzione di organizzare un torneo fra i lettori. Chi segue la mia rubrica e ha altre proposte mi scriva subito! Il mio indirizzo è:

LORIS CEREDA, viale Ungheria 9, 20138 MILANO. Ora vi presenterò un semplice problema tratto da una mia partita. Collocare i pezzi nel seguente modo:

BIANCO

Pc4, Pe2, Pf2, Pg 2, Ph2, Cf3, Afl, Ag5 , Td I , Th I , De4, Re3.

NERO

Pa7, Pb7, Pe6, Pf7, Pg7, Ph7, Cd6, Ac8, Af8, Th8, Ta8, Dh2, Re8

Il bianco muove e matta in due.

Tuttavia finchè saranno solo cinque i genitori, due insegnanti, e i due rappresentanti del personale non docente a porsi queste domande nel chiuso del Consiglio 'di circolo non cambierà molto: non basta infatti modificare dall'interno i rapporti di forza o le alleanze "anormale" come quella che vede in sostanza il nostro Consiglio governato da una parte dei docenti con il beneplacito di tre genitori, ma si tratta di allargare il dibattito a tutti i genitori, si tratta di partecipare e di esercitare direttamente il controllo democratico sul Consiglio di circolo e su quanto succede nella scuola.

Ridare al nostro Consiglio correttezza e democrazia nel funzionamento, sottrarlo alla pesante influenza delle forze conservatrici anche esterne alla scuola, per ridare spazio ai genitori e per cominciare ad affrontare i problemi della scuola nel confronto con gli altri organi collegiali e le forze politiche è sociali della zona sono obiettivi che non possono non vedere impegnati tutti i genitori democratici.

Vi comunico infine che il 19 dicembre a Sesto Calende (NO) ci sarà un torneo semi-lampo con in palio molti premi.

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E UN POTENZIAMENTO DELLA RICONTRO-CONVERSIONE INDUSTRIAL-FINANZIARIA CON IL CONSEGUENTE AUMENTO DI : DISOCCUPAZIONE, TASSE , PREZZI , BLA , BLA,

L'ATTIVITA DEL COMITATO SANITARIO

Nuovi servizi socio-sanitari

Équipe di igiene mentale. Consultorio familiare. Centro Oncologico.

Grosse novità, nel campo della sanità, per la nostra zona all'inizio del 1977. Dalla metà dello scorso dicembre ha iniziato infatti a operare in zona la neuropsichiatra infantile, D.ssa Fantone, come primo specialista di una «équipe di igiene mentale per l'età evolutiva» che, già da questo mese di gennaio sarà completata con l'inserimento di uno psicologo, di una assistente psicologa e, speriamo prestissimo, di una assistente sociale e una assistente sanitaria. Che cosa farà questa «équipe »? Nel corso di una riunione tenuta il 20 dicembre nel Centro civico di viale Ungheria è stato precisato che i « tecnici o che la compongono intendono rivolgere la loro attenzione a tutti quei casi «difficili», dal punto di vista psicologico e psichiatrico, che sono sempre più spesso segnalati sia all'interno che all'esterno dell'ambiente scolastico. È inoltre ferma l'intenzione di non « psichiatrizzare la scuola, così come di non rinchiudersi al suo interno, ma cercare di risolvere, intervenendo nella realtà sociale del quartiere, i problemi socio-sanitari che di volta in volta verranno segnalati. È per questo che l'équipe dovrà lavorare strettamente a contatto sia con gli altri operatori socio-sanitari (medici scolastici e assistenti sanitarie, assistente sociale e sanitaria della zona,

insegnanti) che con gli organismi del decentramento comunale (Consiglio di zona e Comitato Sanitario).

Uno dei primi punti «di attacco» del lavoro sarà comunque la scuola, ed in particolare alcuni casi difficili segnalati a Ponte Lambro e nella scuola elementare di via Zama. In quest'ultima scuola poi è stato recentemente richiesto, da genitori e insegnanti, l'intervento, attraverso il Comitato sanitario di zona, degli specialisti della équipe. Ciò per affrontare alcune situazioni di bambini «difficili» e perchè finalmente vengano bloccate illegittime interferenze di chi, dietro il pretesto dell'intervento « a favore », tende ad allontanare dalla scuola quei bambini che « disturbano » e sono considerati « non recuperabili ».

Le novità tuttavia non si fermano qui. Il 15 dicembre infatti si è svolto un secondo sopralluogo presso il nuovo asilo-nido di via Meleri per decidere riguardo all'impiego di alcuni suoi locali per il Consultorio familiare della nostra zona. In seguito al sopralluogo - avvenuto alla presenza dei funzionari dell'Assessorato all'Assistenza e dell'Assessorato alla Sanità, del Coordinatore della Commissione Sanità del Consiglio di zona Beniamino Grassi, del Coordinatore della Commissione per il Consultorio familiare

del Comitato sanitario Adriano Zagato e Vinicio Piva, anch'egli del Comitato Sanitario - si è convenuto di insediare il Consultorio presso quella sede e di fare in modo che i lavori in muratura necessari vengano effettuati al più presto. Questa urgenza infatti non deriva solo dall'esigenza di aprire rapidamente un servizio che da troppo tempo i cittadini della nostra zona aspettano, ma anche dalla riconfermata volontà dell'Assessore alla Sanità Sirtori, espressa nel corso di un incontro avvenuto il l° dicembre al quale abbiamo preso parte, di assumere entro il prossimo febbraio gli specialisti che opereranno nel Consultorio, cioè un psicologo, un ginecologo, una assistente sociale e una assistente sanitaria. Negli stessi locali funzionerà anche il Centro oncologico, in modo che le donne della nostra zona non saranno più costrette a recarsi lontano per sottoporsi al Pap test per la prevenzione dei tumori dell'utero. Risulta a tutti evidente l'importanza e l'urgenza di questi servizi socio-sanitari: per questi motivi abbiamo ritenuto di esprimere con forza all'Assessore la volontà dei cittadini della nostra zona di vederli funzionare al più presto.

Bambini

« difficili »: come affrontare il problema

Vivace polemica in una scuola della zona

Qualche anno fa un bambino che « disturbasse » in classe veniva facilmente etichettato come o inadatto a frequentare comunità normali » e spesso, quando i problemi che portavano al disadattamento erano di difficile soluzione, il bambino veniva allontanato silenziosamente dalla scuola, inserito in « scuole speciali » dalle quali usciva, dopo qualche anno, ancora più disadattato. Oggi il discorso di inserimento dei bambini handicappati (si parla anche di handicappati fisici: con deficit motori, visivi eccetera) nelle scuole normali, mette in crisi questo sistema: non si può pensare di risolvere un problema mettendolo da parte, emarginandolo. I problemi vengono quindi discussi e affrontati dai genitori, dal personale delle scuole, dagli abitanti dei quartieri: le origini del disadattamento, che spesso nei disturbi del carattere sono origini sociali, vengono messe in luce in modo che il problema sia risolto alla radice, si richiede l'apporto di strutture specializzate che operino nella scuola e nel quartiere in collaborazione con i servizi già esistenti.

Questa richiesta, per esempio, è già partita anche da rappresentanti dei genitori e personale della scuola elementare di via Zama che hanno chiesto l'intervento, nel quartiere e nella zo-

na, del costituendo o Centro di Igiene Mentale o perchè si occupi di casi specifici. Anche il metodo della partecipazione dei cittadini, in questo caso alla risoluzione dei problemi socio-sanitari, ha trovato un suo oppositore nella persona del dottor Forte, presidente del Consiglio di Circolo Decorati-Meleri-Zama che ha spedito a vari destinatari una lunga lettera accusando chi aveva affrontato democraticamente e correttamente i problemi della scuola elementare di via Zama di « violazione dei diritti dell'Uomo » e definendo la partecipazione di rappresentanti dei genitori e del quartiere « pettegolezzi di vicini di casa ».

Tali accuse ingiustificate, debitamente smentite, lasciano il tempo che trovano. Va comunque denunciato il tentativo di svilire i rapporti democratici di collaborazione tra cittadini ed operatori dei servizi sociali del quartiere, tentativo di far passare una riunione indetta dalla Commissione medicina scolastica del Comitato sanitario di Zona, per trovare una soluzione giusta a dei problemi impellenti, in una riunione di persone «che non avevano il diritto di discutere quell'argomento » in quanto non avevano a che fare con la medicina. Come se la medicina non interessasse all'utente ma solo al medico o all'infermiere!

Madre: libera scelta o ruolo obbligato?

Come vivono le donne, oggi, la loro maternità? È una libera scelta? È questa la prima domanda posta alla sig.ra Lucia Nelli Lamberti, ostetrica alla INAM, che risiede nella nostra zona, in via Mazzucotelli. « Le donne vogliono essere madri, ma spesso lo nascondono; con ipocrisia dicono di essere rimaste incinte per caso o per ignoranza. In realtà vedono la maternità come un'occasione per trovare una giustificazicine al loro esistere, come un modo per guadagnarsi l'attenzione del marito, la solidarietà dei parenti ». «Questo sarà anche vero per le signore borghesi, casalinghe annoiate senza problemi economici » rispondono alcune abitanti di via Zama, o nel nostro quartiere la donna non diventa madre per vincere la noia. Per sentirsi utile, cerca soprattutto di lavorare o. «Avere dei figli è un desiderio naturale di chi si sposa », risponde un'altra, o ma anche qui in via Zama è difficile trovare famiglie numerose ». Ed una terza aggiunge: « Così come stanno le cose, poi, la maternità non aiuta affatto la donna nei suoi rapporti con il marito. I figli sono visti come una faccenda che riguarda esclusivamente le madri». «L'uomo ignorante, per ignoranza - l'uomo socialmente sensibile, perchè impegnato nella vita pubblica ... per un verso o per l'altro, l'educazione dei figli è affidata alle madri ». Anche la sig.ra Nelli Lamberti è d'accordo: « Raramente la maternità risolve problemi preesistenti. L'attenzione che godono le donne durante la gravidanza scompare poco dopo la nascita del bambino, quando ben più impegnativo è il loro compito. L'uomo non è preparato ad essere padre. Di solito si limita a ripetere frasi ammirate sul bambino, ma per il resto si estranea da qualsiasi responsabilità. Però è la stessa donna - aggiunge polemica la sig.ra Nelli Lamberti - che allontana l'uomo e aumenta la propria solitudine, difendendo gelosamente la divisione dei ruoli evolendo essere lei sola che lava, cura, dà da mangiare ai figli». E quando non si vuole avere figli, ci si rivolge al medico, all'ostetrica?

Lo vado a chiedere al dr. Giorgio Cipollone, medico di molte famiglie del quartiere. « Generalmente domandano la pillola. Ed io la consiglio ... anche di mia iniziativa .. perchè in certi casi la considero il male minore ». La sua si direbbe una difficile confessione. È cattolico; dietro la scrivania è ben visibile il crocifisso. Definisce «giochetti» l'amore fuori del matrimonio. Ma di fronte al rischio che sia l'aborto il mezzo normale di regolamentazione delle nascite, ripete «la pillola è il male minore ». «È vero, conferma-

Ruolo della donna, contraccettivi, aborto: problemi scottanti da risolvere

no due intervistate in via Numidia, nelle nostre zone si hanno ormai pochi figli, ma il metodo più frequente per evitare gravidanze indesiderate è l'aborto. Questa impreparazione è soprattutto grave tra le giovanissime. Sono parecchi i casi di ragazzine incinte ». - Anche a loro consiglia la pillola? - chiedo al dr. Cipollone, che ha ammesso di essere interpellato da adolescenti con problemi ch frigidità.

« No, anche perchè in genere non lo chiedono ». «Più che la pillola, io insegno ad usare il diaframma, dichiara la sig.ra Nelli, un metodo con melo controindicazioni; non influisce sugli equilibri ormonali; può essere usato per lunghi periodi. È anche un metodo adatto alla donna moderna, perchè presuppone che non si abbia vergogna del proprio corpo ... quindi dalla donna di cultura, dalla giovane, dalla lavoratrice ». Ruolo femminile, maschile, contraccettivi, aborto: tutti problemi attuali e non sempre risolti. È giusto discuterne ed è soprattutto dalla donna, sulla quale, in particolare si è riversata la retorica nazionale della maternità, che deve partire quel processo di chiarimento, per liberare non solo lei, ma anche l'uomo, dai condizionamenti dei ruoli separati, della famiglia che si giustifica solo se ci sono figli, dell'educazione sessuale, che ognuno si fa da sè, dell'aborto come o normale » metodo di regolamentazione delle nascite. E' questo un discorso tanto più importante, perchè, a differenza della maggior parte delle persone intervistate, non credo nell'automatico istinto materno, che spinge la donna ad amare il figlio, che non aveva voluto. Dice il dr. Cipollone: « Di fronte alla paziente, che mi chiede di abortire, io conduco una vera e propria battaglia, fatta di strategia, di astuzia .. e quando l'ho vinta, ho sempre la soddisfazione di vedere l'istinto materno trionfare. Ho molti dubbi che succeda davvero così. Non solo le cronache presentano episodi drammatici di bambini abbandonati, picchiati, ma, anche senza arrivare ai casi limite, tanti insegnanti, assistenti sociali, medici, potrebbero testimoniare che, a volte, proprio sui bambini si riversa l'aggressività, l'insoddisfazione, l'angoscia dei genitori. Discuterne, senza ricercare a tutti i costi un colpevole, ma per aumentare in tutti noi la consapevolezza, il controllo, la libertà di scelta può essere, in fondo, un contributo a quella lotta contro la violenza, alla quale ci invitava, nel numero scorso di « Milano domani », Clara Saibene.

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Ornella De Filippi

Autoparco o servizi sociali? I giovani e la Coppa Davis

Ultimamente, dopo un'occupazione di protesta effettuata da alcuni «Circoli Giovanili» della nostra zona, è tornata alla ribalta un'area, situata in via Salomone di fronte alla confluenza con viale Ungheria, oggetto negli ultimi anni di controversie inerenti la sua utilizzazione.

Di proprietà dell'Intendenza di Finanza, appartiene ad un lotto più grande in gran parte destinato ad usi sportivi, attualmente concesso in locazione alla società Macallese e allo Sporting Club.

Anche per il terreno in questione è prevista, sia nel piano regolatore che nella variante approvata in dicembre, una destinazione sociale: esso è infatti indicato tra le «zone per spazi pubblici riservati alle attività collettive a livello comunale », indicazione questa da sempre fatta propria da tutto il Consiglio di Zona.

Questa area, venne utilizzata anni

fa, durante i mesi estivi, per la creazione di un «Parco Robinson », a cura del Centro Milanese per lo Sport e la Ricreazione, per favorire svaghi ricreativi per i giovani costretti a rimanere in città.

Sfumata l'iniziativa, il tutto venne cintato per impedire l'accesso anche ai mezzi motorizzati. Circa un anno fa però viene rapidamente innalzato un muretto che rende di fatto l'area agibile solo per usi privati, soprattutto ai fini della costruzione di un autoparco attrezzato. L'iniziativa viene portata in Consiglio di Zona e lo stesso presidente inoltra denuncia alla Vigilanza Urbana all'inizio di questa estate.

Purtroppo da allora vi è stata una stasi nelle iniziative per garantire un'adeguata utilizzazione dell'area e per togliere il muretto abusivamente innalzato. Di ciò hanno tratto vantaggio appunto i « Circoli Giovanili » per impostare una campagna di « riappropriazione » dell'area per interessi sociali di quartiere, culminata due mesi fa nel-

l'occupazione del terreno e nella conseguente rottura dei lucchetti che ne impedivano l'accesso.

Questa è tuttavia una forma di lotta profondamente sbagliata, sia come logica (di fronte a inefficienze e distorsioni si esorta a farsi giustizia da sè, caso per caso e non a trovare soluzioni globali di un problema), che come effetti pratici (su quest'area vi è solo una bandiera e da alcuni giorni un bancone per la vendita di capi di abbigliamento: è tutto qui l'uso sociale dell'area?).

In realtà la vicenda fa pensare al tentativo di alcune organizzazioni (legge DP) di strumentalizzare esigenze realmente sentite dal quartiere per mascherare la loro grande crisi di iniziativa politica.

In sostanza riemerge quindi la necessità di affrontare alla radice il problema, portando avanti con vigore, ad esempio, la proposta del Consiglio di Zona di costruire nell'area un Centro polivalente sportivo.

necessario periodo di rodaggio è diventato un'autorità nel campo.

Sabato 18 dicembre per protestare contro l'incontro di tennis Italia-Cile un gruppo di giovani della zona 13 (un centinaio) insieme ad altri di Piazza Grandi hanno dato vita ad un corteospettacolo che, partito da ponte Lambro, è arrivato davanti al supermercato di Viale Ungheria. Con questa iniziativa si volevano coinvolgere tutti gli abitanti del quartiere senza che diventasse un'iniziativa solo per i militanti. Di qui la scelta di caratterizzarla come un corteo che risultava composto da ragazzi con le maschere di Pinochet e Andreotti che giocavano a tennis mentre altri con chitarre e tamburelli cantavano canzoni cilene, altri ancora con slogans e volantini spiegavano alla gente il perchè di questa azione. Dentro il mercato comunale e dentro il supermercato mentre dei giovani improvvisavano comizi e spettacoli musicali, si formavano capannelli di giovani e lavoratori per discutere di

queste cose.

I contenuti di questa iniziativa sono stati espressi nel volantino distribuito durante la manifestazione nel quale fra l'altro si leggeva che:

« La nostra protesta è anche la protesta dei giovani, che non hanno strutture per praticare uno sport di massa. Non ci interessa che Panatta giochi e vinca a Santiago (per di più con i fascisti): vogliamo che i soldi spesi per fabbricare e realizzare un « campione» servano a far praticare un'attività sportiva a tutti ».

I giovani quindi hanno inteso fare, con questa protesta il primo passo per impostare un discorso su come si gestisce lo sport in Italia e per cominciare a costruire insieme nei quartieri, nelle scuole e nei centri sociali una vera alternativa alla situazione oggi esistente.

I giovani del quartiere

Un viso allegro incorniciato da una cascata di riccioli, sembra un'immagine retorica e banale di un quadro, invece è proprio così che Cesare Pogge si presenta e conquista l'immediata simpatia di chi gli sta vicino; ma è quando si mette al pianoforte che ti coinvolge in una realtà che solo un grande artista sa trasmettere.

Diplomatosi maestro di piano al Conservatorio «G. Verdi» di Milano,

intraprese la carriera di concertista che gli diede molte soddisfazioni, ma che non bastava a completare il suo « io » di amante della musica.

Passò al jazz, e con molto coraggio non si cimentò in generi facili e di moda, ma si dedicò ad un tipo di jazz molto difficile al punto che oggi al mondo vi sono 34 musicisti che lo eseguono, e Cesare è tra questi. La sua scelta di allora si chiamava Rag-Time, e dopo il

Che cos'è il Rag-Time e cosa abbia significato nella storia della musica è stato proprio Cesare Poggi a spiegarlo durante una serata concerto che il Circolo culturale « Concerto Marchesi » ha organizzato il 14 gennaio scorso. È stata sicuramente una serata eccezionale perchè si è avuta l'opportunità di sentire dell'ottima musica e si è potuto discutere con un grosso personaggio che, malgrado la ancor giovane età, si è già fatto largo nel mondo della musica.

Per i conoscitori del jazz non c'è assolutamente bisogno di aggiungere altro, per tutti gli altri invece vale l'affermazione che in effetti la musica quando è bella, ed è suonata bene, riesce sempre a farsi capire e a piacere. g.f.

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A PROPOSITO DI ELEZIONI SCOLASTICHE

Pensieri « distretti »

Le elezioni per i "distretti" scolastici che dovevano tenersi il 13 marzo próssimo sono state spostate dal. Ministro al 13 novembre per farle coincidere con quelle per il rinnovo dei Consigli di circolo e di istituto. Riteniamo comunque utile pubblicare il contributo di Gianeugenio Garbin soprattutto perchè denuncia alcuni degli ostacoli principali che gli organi collegiali si sono trovati dinnanzi, in particolare anche in alcune realtà scolastiche della nostra zona.

Banca d'Italia: in duplice fila, davanti ad uno sportello, in attesa di ritirare lo stipendio.

Il tempo trascorre lentamente, con lo stesso ritmo col quale il cassiere controlla il documento d'identità, ricerca il mandato di pagamento, vi segna una crocetta là dove l'interessato deve apporre la propria firma leggibile per quietanza, trascrive la cifra spettante a ciascuno sul registro delle uscite, preleva la somma medesima da tanti mazzetti di banconote quante sono quelle in corso legale, vi aggiunge qualche moneta quando occorre, consegna il tutto alla persona cui corrisponde il già menzionato documento d'identità e alla quale viene corrisposta la già citata cifra - non prima di avergliela «ricontrollata» sotto il naso - e .... avanti un altro! Mentre la fila procede mi ritrovo so-

lo; per superare la noia dò corso ai miei pensieri, mi guardo attorno, accendo una sigaretta, faccio alcune considerazioni sulle persone che vedo e .... « Avete fatto le elezioni? ».

La testa si gira, le orecchie prestano più attenzione alla voce della signora che sta a sinistra, nella coppia di « colleghi » che mi precedono, e gli occhi si fissano sul suo viso quasi io volessi integrare il messaggio delle parole con il significato che esse assumevano, in realtà, grazie all'atteggiamento dei suoi occhi, della sua bocca.

Strano! Chissà quali mille altre domande avrebbe potuto rivolgere al suo interlocutore, senza che io le prestassi attenzione, quella signora che distava da me non più di quarante centimetri e che, fino a quel momento, era stata totalmente assente.

« Si, ma ho notato che la partecipazione è scarsa, sono sempre i soliti. Chi veramente potrebbe dire qualcosa sulla scuola, con competenza, ha messo le mani avanti per non essere travolto. È una situazione assurda. Non può andara avanti così. Prima, se volevo ordinare un pallone, bastava una telefonata; adesso devo riempire moduli, discutere con un sacco di persone e così il pallone mi arriva dopo tre mesi! ».

« Si sarebbe potuto fare qualcosa di buono! Si sarebbe potuto fare qualcosa di buono!!! Bisognava lasciare da parte la demagogia, la retorica. E poi molte colpe le hanno anche quei direttori che hanno permesso ai genitori di

entrare nelle classi per vedere cosa fanno le maestre, per criticare». - «lo non l'ho fatto (il secondo elemento della coppia era un direttore «didattico ») e se fossi stato ancora in classe non lo avrei permesso; in classe comando io e ci entra chi dico io. Alle mie insegnanti ho detto di mostrare più grinta e hanno capito ». - «Ma se il direttore teli manda in classe! E poi ci sono i giovani, senza esperienza. Io penso che non possa durare a lungo; è necessario che intervengano (!) per cambiare le cose. E poi forse non è nemmeno necessario perchè le cose torneranno naturalmente come prima». - «Già, intanto' il 13 marzo ci saranno le elezioni per il distretto, per cui, da metà gennaio, si tornerà ad avere il caos nella scuola! ».

A questo punto una rabbia sorda mi soffoca, nel sentir liquidare con simile faciloneria, con indifferenza, con sopportazione, con la speranza di un « salutare » ritorno al passato un problema che mi è stato, e che mi sta, così tanto a cuore: la gestione democratica della scuola! Non ascolto più una sola parola del colloquio che mi ha coinvolto mio malgrado e rifaccio, col pensiero, la steria dei decreti delegati, degli avvenimenti che hanno avuto origine da. essi qui al « Forlanini», fino alle ultime folli vicende del Consiglio di Circolo delle scuole del quartiere. Che scoramento!

« Si sarebbe potuto fare qualcosa di buono ». Si sarebbe DOVUTO fare qualcosa di buono nel dar vita ad una scuola che interagisse con l'intera co-

INTERVISTA A DUE GIOVANI MILITANTI DELLA SINISTRA

munità, che portasse i nostri figli a diretto contatto con tutto quanto di positivo e anche (perchè no?) di negativo costituisce la realtà ambientale, che sperimentasse le metodologie necessarie a rielaborare i dati della realtà in termini di contenuti culturali destinati a durare nel tempo, a divenire patrimonio perchè interiorizzati attraverso l'esperienza. Si sarebbe dovuto fare qualcosa di buono rifuggendo dal continuo sclerosante legalismo, formulando proposte e redigendo programmi attinenti allo svolgimento di attività educative e formative a vantaggio degli alunni e degli adulti.

Ciò non intacca minimamente la «libertà d'insegnamento », che troppo spesso diventa un comodo paravento quando si vuole rimanere estranei alle pressanti esigenze di una società alla quale necessitano uomini responsabili, che ne garantiscano uno sviluppo autenticamente democratico. Ciò, ancora, non può intimorire « chi veramente potrebbe dire qualcosa sulla scuola, non competenza, a meno che il «mettere le mani avanti» non sia un altrettanto comodo paravento dietro il quale nascondere non già la preoccupazione di essere travolto, ma il pedissequo consenso ad una situazione di immobilismo.

Si sarebbe dovuto fare qualcosa di buono, proprio lasciando da parte la demagogia e la retorica, anche al vertice della gerarchia scolastica dando vita, per tempo, ai Distretti Scolastici (istituiti già col D.P.R. n. 416 del 31.5.74 e non ancora operanti) che

hanno precise competenze in merito alle considerazioni precedenti giacchè: 1) Essi sono stati istituiti, al pari degli altri organi collegiali, «al fine di realizzare .... la partecipazione nella gestione della scuola dando ad essa il carattere di una comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica » (art. 1); 2) « Esso - il distretto - opera per il potenziamentoe lo sviluppo delle istituzioni scolastiche ed educative e delle attività connesse e per la loro reali7727ione, con l'obiettivo del pieno esercizio del diritto allo studio, della crescita culturale e civile della comunità locale e del migliore funzionamento dei servizi scblastici ». (art. 9) È demagogico l'atteggiamento di chi illude con promesse che non vuole mantenere; è retorico il nasconderle, dietro parole che ricercano solo effetti formali, la volontà di impedire una vera partecipazione alla gestione (concessa, infatti, solo a parole).

Soprattutto, però, è vergognoso usare la demagogia e la retorica per generare frustrazioni anche in quei « soliti », che sono i soli genuinamente mossi a voler partecipare, e attendere a partorire i distretti allorquando sarannocadute anche le loro ultime illusioni.

Già: «forse non è nemmeno necessario che intervengano, perchè le cose torneranno come prima ». Ma NON naturalmente.

« centosessantotto, sessantanovemila e sessanta lire; avanti un altro! ».

Gianeugenio Garbin

La realtà giovanile a Ponte Lambro

Ho incontrato questi due giovani, Franco Brioschi, per la Federazione Giovanile Comunista Italiana e Massimo Martinengo per l'organizzazione comunista Avanguardia Operaia nella Cooperativa di Ponte Lambro dove dovrà sorgere un centro di iniziativa culturale. Questo primo incontro vuole segnare' la fine di certi pregiudizi e incomprensioni tra i movimenti giovanili della sinistra, e l'inizio di un rapporto unitario, di un nuovo modo di fare politica, che speriamo si allarghi anche negli altri quartieri della zona per costruire un ampio movimento unitario delle nuove generazioni.

MASSIMO: Innanzitutto vorrei partire dalla constatazione che il nostro quartiere rispecchia fedelmente una serie di problemi che troviamo bene o male in altre zone della città: questa è una tragica conseguenza propria dei « quartieri dormitorio », mentre una certa attività culturale viene svolta solo nelle aree centrali della metropoli (cinema, teatri, ecc.).

Nel nostro quartiere di problemi ve ne sono tantissimi e i più esplosivi sono sotto agli occhi di tutti: la disgregazione giovanile, la disoccupazione giovanile e il problema della droga che qui ha raggiunto livelli drammatici (ultimo fatto, la morte di un giovane la scorsa estate in Viale Ungheria).Questi sono i problemi più emergenti; al di là di questo, dobbiamo sottolineare che

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nel nostro quartiere mancano completamente le strutture in grado di consentire l'apertura di un discorso alternativo su una cultura che possa così essere chiamata e voglia significare qualcosa. Mancano centri sociali, cinema, biblioteche, attrezzature sportive, che possano offrire ai giovani una alternativa ai bar, alle panchine dei parchi. Solamente tenendo presente questi problemi, e inquadrandoli in quest'ottica, riusciremo a capire l'alta incedenza della delinquenza giovanile e dell'uso delle droghe nella nostra zona. Questi sono i problemi più grossi a cui tutte le forze della sinistra, il più unite possibile, devono far fronte al più presto.

FRANCO: I problemi che sono stati esposti dal compagno di A.O., sono stati portati avanti in prima persona dalle classi dominanti e in special modo dalla D.C. Evidentemente sui problemi citati da Massimo sono completamente d'accordo, si tratta giustamente di portare avanti una politica unitaria tra le forze della sinistra.

Un primo passo di questa politica lo possiamo vedere a Ponte Lambro, dove un « Collettivo » di A.O. e della F.G.C.I. sta discutendo come intervenire nel groviglio di problemi che si sono creati con l'insediamento del lotto

25. Si tratta di valutare positivamente questo tipo di rapporto con A.O., che sta portando alla nascita di un centro di iniziativa culturale e di intervento sociale nel nuovo rione. Questo anche per favorire all'interno di Ponte Lambro il collegamento con la feithsì dei problemi dei giovani che vivono in maniera drammatica la disgregazione sociale della grande metropoli e che sono soggetti più di altri a cadere nelle « trappole » che la borghesia e le classi dominanti pongono lungo il loro cammino. Un esempio è la droga « leggera» e « pesante », soprattutto l'eroina, che comincia a prendere piede anche all'interno del nuovo insediamento.

L'intervento che A.O. e la F.G.C.I. vogliono fare è un intervento che va ad un recupero sociale e culturale dei giovani e cerca di portare all'interno del nuovo lotto una presenza politica organizzata. Un intervento complessivo che possa restringere lo spazio di manovre per lo spaccio della droga da

parte degli spacciatori di eroina e per poter sviluppare una reale politicizzazione di massa che renda realmente protagonisti i giovani.

MASSIMO: Franco ha sottolineato una novità molto importante che si è venuta a creare nel quartiere, che è appunto questa unità di azione che di fatto esiste tra A.O. e la, F.G.C.I., che è positiva sotto molti aspetti: da una parte si è superato un certo tipo di settarismo che poteva caratterizzare i rapporti tra queste due organizzazioni, cosa quanto mai controproducente specie se si parla la stessa lingua nel quartiere, specie se si vivono le stesse difficoltà. Il problema chiaramente non è quello di creare un'intergruppi A.O.-F.G.C.I., ma solamente raggruppare sotto un'etichetta comune il maggior numero di giovani che sentono questi problemi per risolverli insieme, perchè da loro venga un'esigenza di lavoro, un'esigenza di movimento, strapparli dai bar, sempre più frequentati dai giovani, in cui vi è un tasso di alienazione fortissimo. Quindi noi stiamo raccogliendo delle proposte che vengano dai giovani per superare questa grave mancanza che c'è nel nostro quartiere. È da rilevare un altro gravissimo problema che sta prendendo piede: notiamo da un paio di anni a questa parte un'attività delle forze reazionarie, fasciste e integraliste come Comunione e Liberazione, che tentano di aggregare i giovani su spinte demagogiche, e reazionarie. Mobilitare i giovani su questi problemi vuoi dire far capire come queste forze operano, far capire che se errori della sinistra ve ne sono stati in questo campo, vanno superati una volta per tutte.

FRANCO: La cosa positiva che a mio giudizio va ribadita, riguardo questa unità di azione a Ponte Lambro è che essa vuole porsi all'interno dei giovani. Non come cartello di forze politiche, ma bensì raccogliendo le esigenze che sorgeranno fra i giovani che parteciperanno all'attività del futuro centro culturale, e che porteranno avanti qualcosa di concreto nel quartiere. Si tratta poi di definire come sia possibile questo tipo di inter-

vento, che esce dai canali convenzionali e tradizionali, di concepire la cultura e cercare di evitare, come si fa sempre, di considerare le avanguardie come persone che fanno e disfano a loro piacimento, si tratta di porsi come parte integrante del movimento unitario della gioventù che deve nascere superando i limiti e le contraddizioni di quello che è stato il '68. Non posso essere d'accordo in merito all'affermazione su C.L. che a mio giudizio rappresenta si il neointegralismo della D.C., il nuovo modo di concepire l'anticomunismo, ma si tratta di puntare al recupero, non tan-

to dei quadri dirigenti di C.L., ma bensì della moltitudine di giovani che ruotano attorno a questo gruppo, che sfrutta le uniche strutture ricreative esistenti in quartiere, che sono poi gli oratori. Questo deriva dal fatto che nei quartieri popolari non esista nessun tipo di struttura ricreativa, nessun posto in cui potersi ritrovare: si tratta di portare avanti una battaglia unitaria perchè anche nei nostri quartieri vengano create le strutture mancanti come Centri Sociali, biblioteche, campi sportivi.

(a cura di Luigi Gilio)

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di Miceli e Zollet

Inaugurata una nuova sezione del P.C.I. in via Mecenate

Un centro democratico per i cittadini della zona

« La sede di un grande partito democratico e popolare è indubbiamente uno dei principali centri di vita politica, il luogo in cui nascono e da cui partono tante iniziative e tante idee destinate ad incidere profondamente nella vita del nostro paese ».

Con queste parole ha esordito Gianni Cervetti, membro della Direzione del P.C.I., di fronte a decine di iscritti, simpatizzanti e cittadini democratici della nostra zona, che hanno partecipato con entusiasmo e commozione all'inaugurazione della nuova sede del P.C.I. e della F.G.C. I. in via Mecenate, 25.

Al tavolo della presidenza oltre a Cervetti, era presente Antonio Taramelli, assessore del comune di Milano e la signora Scotti, vedova dell'eroico partigiano Francesco Scotti, da cui ha preso il nome la sezione, caduto insieme a tanti altri giovani democratici ac-

corsi a difendere la libertà del popolo spagnolo.

« L'apertura della nuova sede - ha detto il segretario della sezione Angelo Pimpini - dà finalmente al P.C.I. la possibilità di organizzare e di sviluppare con maggior incisività l'attività politica nel quartiere e di assolvere ai compiti sempre più grandi cui è chiamato ». « È nostra intenzione - ha aggiunto - aprire le nostre strutture a tutto il quartiere per farne un centro democratico di incontro fra tutte le forze politiche, culturali e sociali della zona ». Un particolare ringraziamento è andato a tutti i vecchi cooperatori che con il loro appassionato contributo hanno permesso la nascita e lo sviluppo della ex Cooperativa 5 Giornate e a tutti i lavoratori e i cittadini che con il loro impegno politico e finanziario garantiscono la crescita della sezione

contribuendo al pagamento delle ingenti spese per il riscatto e la gestione dei locali. Politicamente significava l'adesione del titolare e dei dipendenti di una media azienda della zona, la Caleppio, che hanno sottoscritto per la sezione

la cifra di un milione.

Si è avuta fra l'altro conferma che alcuni locali saranno affittati al circolo culturale A.R.C.I. 5 Giornate che qui troverà la sua sede definitiva.

Ha concluso la serie di interventi l'assessore Taramelli con l'augurio di

condurre sempre con intelligenza e coraggio la battaglia ideale e politica per costruire una società più giusta, che poggi sui valori del socialismo e della democrazia.

Mimmo Casucci

Ponte Lambro avrà un centro sociale.11LANO DOMANO :oambini)

Già reperita l'area e i finanziamenti

La notizia è in esclusiva: durante un incontro avuto alcuni giorni orsono con alcuni rappresentanti del Consiglio di zona 13, il presidente dell'Istituto Autonomo Case Popolari Costantino ha annunciato la prossima costruzione, su un'area già localizzata, di un Centro sociale destinato agli abitanti di Ponte Lambro e più in generale ai cittadini della zona.

L'iniziativa sembra prendere concretezza dopo lo stanziamento di poco meno di mezzo miliardo di lire per il finanziamento dell'edificazione che non dovrebbe trovare altri ostacoli in grado di bloccare odi rinviare a tempi lunghissimi la realizzazione pratica del Centro. Un primo incontro tra la commissione urbanistica del Consiglio di Zona e lo IACP per concordare una sommaria definizione del Centro sociale è già stato effettuato e le operazioni preliminari sembrano procedere celermente.

Stando alle prime ipotesi all'interno dell'edificio di uno o due piani. costruito nell'area compresa tra via

Monte Oliveto e via Carlo Parea (quasi di fronte alla Chiesa parrocchiale), alcuni locali verrebbero destinati allo IACP che intenderebbe adibirli a propri uffici decentrati in considerazione del notevole insediamento nel Lotto 25 e più in generale alla nutrita presenza di alloggi popolari in zona. Il resto della costruzione verrebbe invece aperto agli abitanti della zona permettendo l'installazione di centri sanitari di quartiere, attività culturali e altre iniziative di pubblico interesse per rinvigorire l'attività di crescita democratica del quartiere. È importante a questo proposito che gli abitanti del quartiere, le forze politiche, le associazioni culturali e del tempo libero si impegnino a formulare al Consiglio di zona (magari anche indirettamente attraverso le pagine di « Milano domani ») delle proposte per la migliore utilizzazione del Centro sociale. Questo impegno non è solo importante per il giorno in cui il Centro verrà aperto e comincerà a funzionare. ma può essere un valido aiuto

già nei prossimi mesi quando i rappresentanti del Consiglio di zona, dopo un primo progetto di massima effettuato dai tecnici dello IACP, saranno chiamati a definire una più particolare suddivisione degli spazi.

La costruzione di questo Centro, già richiesto nei mesi scorsi da esponenti del Consiglio di zona, crea la premessa perchè nei prossimi anni parallelamente al risanamento del quartiere e all'insediarsi di nuove decine di famiglie vi sia una crescita collettiva verso i problemi della salute, della scuola, degli anziani, dell'associazionismo sportivo, della convivenza civile. Per fare questo, i soli muri, soffitti e pavimenti del Centro sociale non bastano. Occorre che la costruzione diventi punto di incontro stabile e continuo, dove cresca nel dibattito la vita collettiva della zona in grado di arginare e combattere il continuo deteriorarsi della «qualità di vita» nelle periferie della metropoli.

In una notte di tempesta

C'è una tempesta stanotte accanto alla casa di Tomaso.

E la casa di Tomaso è sul mare.

Un mare che stanotte è tutto un ribollire nero.

Una notte piena di fruscii di vento di sibili.

Pure a Tomaso piace quella notte.

Gli ricorda quella in cui spari suo padre pescatore.

Un padre che Tomaso vedeva poco

Un padre che prendeva la barca in certi mattini che erano ancora notte...

Almeno secondo Tomaso.

Poi una sera di tempesta la barca del papà di Tomaso è sparita.

Una notte come questa.

Una notte piena di sibili, di scrosci.

Ma Tomaso non ha paura.

In quel rumore gli pare di sentire la Paolo Zucca

voce roca del padre.

Gli pare di vederlo, nell'incerta luce della lampada traballante.

Lo vede fumare la pipa vicino al camino.

Anche stanotte.

Ma stanotte Tomaso sente qualcosa nella notte.

Forse è un lamento.

Allora esce nella tempesta.

C'è un uccello, un gabbiano vicino alla porta.

Tomaso lo prende.

Lo terrà con sé.

D'improvviso non è più solo.

Ancora una volta la sua condizione è cambiata.

E ancora una volta è successo in una notte di tempesta.

Domenico Colella

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