Porta Venezia(6)

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PERIODICO DI INFORMAZIONE POLITICA E CULTURA

MENSILE

ANNO 2 - N. 7

Ottobre 1978

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La ripresa

Dopo la relativa pausa estiva, che ha in parte svuotato la città (ma quanti non possono ancora permettersi le ferie!), la vita economica e sociale è in piena ripresa. Il futuro che ci aspetta è certamente denso di problemi antichi e nuovi non più rinviabili, tra questi al primo posto la disoccupazione, l'emarginazione, specie per le giovani generazioni, e l'attacco terroristico.

La solidarietà delle forze democratiche, senza confusioni e appiattimenti, ci sembra l'unica attuale condizione per far fronte all"'emergenza". Per questo appaiono da un lato sempre più pretestuosi i dinieghi della DC alla formazione di un governo comprendente i comunisti e dall'altro preoccupanti certi toni e nervosismi serpeggianti nel Psi a proposito del dibattito, che riteniamo utile, tra le forze della sinistra. Crediamo che sia il momento di affrontare senza demagogia e finzioni i problemi reali, di dare giuste e concrete risposte alle attese della gente. utilizzando tutte le forze ed energie disponibili.

In questo quadro un compito rilevante deve essere assolto dagli enti locali attraverso il metodo della programmazione e della partecipazione popolare. Siamo convinti che l'attuale amministrazione della città, seppur tra difficoltà ed errori, si stia muovendo in questa direzione attraverso una saggia politica di contenimento della spesa corrente per incrementare gli investimenti produttivi (trasporti, casa, ecc.) e il rafforzamento e lo sviluppo del decentramento. In particolare ai Consigli di zona, da poco tempo rinnovati non solo nel numero dei componenti ma soprattutto nei compiti e funzioni, compete un importante ruolo nella organizzazione della partecipazione popolare alle scelte politiche e amministrative della città.

Di buon auspicio è la rapidità con cui le forze democratiche della nostra zona hanno concordato un programma operativo e hanno votato il presidente il vice presidente e i coordinatori delle commissioni. L'intesa che da anni regge il nostro CdZ si è rafforzata e si è dotata di un programma politico e amministrativo molto concreto e attento ai problemi quotidiani degli strati popolari. Adesso bisogna impegnarsi a realizzare i punti di questo programma e "Porta Venezia" darà tutto il contributo di cui sarà capace per raccogliere attorno al Consiglio di Zona la più ampia e attiva partecipazione popolare.

IN QUESTO NUMERO:

a pag. 2

Le firme per il verde

a pag. 3

La storia di Porta Venezia

a pag. 5

II nuovo Consiglio di Zona

a pag. 8

Intervista a Vecchioni

PORTA VENEZI

VIA MELZO 12: scoperta una base di terroristi

e recentissima la notizia che le forze dell'ordine hanno scoperto in uno del quartieri più vecchi e caratteristici della zona una base terroristica. In via Melzo al 12 è stato rintracciato un appartamento affittato da Marina Zoni, l'insegnante amica del terrorista Corrado Alunni, in cui è stata recuperata una ulteriore e interessante documentazione relativa all'attività eversiva che sta colpendo il Paese. L'appartamentino, un modesto monolocale anche se pagato assai caro, serviva come "base logistica" di cui si sarebbero servite diverse persone, tra cui, sembra, un pericoloso terrorista latitante. Secondo gli inquirenti il locale sarebbe stato abitato precedentemente dallo stesso Alunni prima che si trasferisse in via Negroli, ma la portinaia dice di non ricordarselo, cosi come non si ricorda di aver visto qualcuno frequentare l'appartamento. In effetti la casa è piuttosto grande con un inquilinato estremamente composito e in frequente rotazione.

Ancora una volta dobbiamo constatare la stretta attenzione e dovizia di mezzi con cui i terroristi scelgono le proprie basi.

Certamente l'operazione delle forze dell'ordine è un grosso successo contro l'eversione e ci auguriamo che questi episodi si ripetano al più presto sino alla sconfitta delle organizzazioni terroristiche interne ed esterne che con ogni mezzo tentano di scardinare lo stato democratico e di bloccare l'avvento al governo delle forze popolari e progressi-

ste. E in modo particolare ci auguriamo che la brillante cattura dell'Alunni e complici serva a prendere i criminali assassini di Aldo Moro. Detto questo però dobbiamo ricordare che da tempo il nostro giornale, e segnalatamente con l'inchiesta sulla criminalità nella nostra zona, ha rilevato come vi siano in alcuni punti di Porta Venezia le condizioni non solo per la presenza organizzata della delinquenza comune ma anche per un oggettivo connubio di questa con i terroristi. Casi sintomatici sono state le collusioni provate dalla magistratura tra alcuni elementi neofascisti della zona e la malavita. Crediamo che sia più che mai urgente a Porta Venezia dopo la scoperta della base terroristica, la presenza di alcune scritte inneggianti all'assassinio politico firmate BR, la ripresa della provocazione neofascista, sollecitare le forze dell'ordine e della magistratura ad un intervento preventivo e tempestivo. Nello stesso tempo chiediamo al Consiglio di zona di muoversi immediatamente con la costituzione della commissione speciale sulla violenza e il terrorismo impegnando le forze politiche e sociali alla vigilanza e alla iniziativa politica per evitare il diffondersi dello scoraggiamento e sfiducia nelle istituzioni. Infine sollecitiamo i nostri lettori e tutti i cittadini a fornire senza alcun timore e il più rapidamente possibile alle autorità tutte le informazioni e segnalazioni, anche le meno clamorose, utili per combattere l'eversione e la violenza.

Istituite dal comune le zone per l'equo canone

Il 1° novembre entrerà in vigore la legge sull'equo canone, dopo trent'anni di blocco degli affitti e dopo circa 10 anni di lotte e proposte in Parlamento volte a far approvare questa legge.

Sicuramente la legge sull'equo canone cosi come la legge sul regime dei suoli e il piano decennale per l'edilizia, sono il frutto degli attuali equilibri politici della maggioranza; equilibri che, con- la presenza delle forze popolari, tendono a superare gli- attuali momenti di grave crisi, compiendo anche dei passi in avanti verso un miglioramento delle condizioni di vita del cittadino, non privilegiando la produzione di consumi inutili e voluttuari, ma incentivando la produzione di beni essenziali alla vita stessa, come la casa.

Certamente la legge sull'equo canone in sè non è destinata a risolvere il problema delle abitazioni, che deve essere risolto soprattutto nella costruzione di nuove abitazioni.

Proprio per questo motivo la legge va vista in un quadro complessivo di interventi per l'edilizia; proprio per questo motivo è considerata nei suoi meccanismi e normative, transitoria. Certo, non è una legge perfetta, anche perchè è pressochè Impossibile, fino a quando non sarà censito tutto il patrimonio edilizio, attraverso l'adeguamento del catasto, avere dei punti di riferimento assolutamente oggettivi.

Questa legge è frutto di mediazioni e scontri che però hanno in sè tre aspetti fondamentali:

la chiara volontà di considerare il bene casa come un bene sociale; l'avvio di un processo di sostanziale riequilibrio tra situazioni omogenee che subivano prima trattamenti diversi, tra Nord e Sud, tra gli stessi lavoratori che con la medesima busta paga subivano trattamenti diseguali. Si vengono finalmente a rompere quelle catene che prima imprigionavano sia gli inquilini che, soprattutto i piccoli proprietari, in situazioni di immobilismo.

Le giovani coppie avranno finalmente la possibilità di trovare una casa.

l'effetto economico, sicuramente non disprezzabile, che interesserà soprattutto le case da risanare, ovviamente sotto il controllo delle Amministrazioni Comunali; ciò, unitamente al piano decennale, contribuirà alla costruzione e al risanamento di nuovi alloggi.

Queste sono ancora parole, ma sono anche le possibilità concrete che offre la legge.

Sicuramente vi saranno notevoli difficoltà nella sua applicazione, create da forti spinte corporative e dalle resistenze delle proprietà.

Sarà compito di tutte le forze politiche che hanno voluto e votato la legge, dei sindacati degli inquilini, della coscienza dei cittadini, di fare chiarezza e di denunciare tutte le situazioni anomale.

Solo con un grande sforzo della collettività, si riuscirà a far diventare una realtà la legge sull'equo canone. Tale sforzo deve essere sostenuto e rafforzato dall'attività degli Enti locali ai quali questa legge attribuisce la gestione stessa dell'equo canone.

Al Comuni la legge affida ll compito di istituire gli uffici di abitazione, presso i quali dovranno pervenire tutti i contratti dl locazione. I Comune dovranno Inoltre Individuare le

varie zone della città (centro, centro - periferia, periferia, zone agricole) e le zone di degrado e di maggiore pregio; tutte cose che incidono con I parametri relativi alla maggiorazlone o alla diminuzione dei canoni di affitto.

Infine ai Comuni spetta gestire li Fondo sociale, che sarà erogato dalle Regioni, per poter sostenere gli inquilini più deboli economicamente. Ai Consigli di zona, come organi del decentramento comunale spettano vari compiti: collaborare con l'Amministrazione Comunale nella definizione del criteri di individuazione dei parametri di incremento e di decremento; mettere in evidenza e denunciare I casi più anomali; ma soprattutto informare i cittadini ed essere in un certo senso, i mediatori tra le varie parti sociali che, sul problema potrebbero scontrarsi.

A Milano, l'Amministrazione Comunale, ben consapevole della difficoltà di poter rendere funzionante la legge dal 1° novembre, ha già istituito le zone relative all'equo canone, ed ora, in collaborazione con i Consigli di Zona è iniziato un lavoro per individuare nel modo più oggettivo possibile, tutte le situazioni di degrado e di maggiore pregio. L'individuazione delle zone di città, corrispondenti a varie fasce di equo canone, è stata fatta, come prescrive la legge, sulla base dello sviluppo storico della città.

La zona centrale è individuata all'interno della cerchia del navigli con alcune espansioni in zone particolari; la zona intermedia, tra centro e periferia, è compresa tra la cerchia /dei navigli e la circolare 90/91; la zona periferica è tra il limite della zona intermedia e II perimetro della. zona edificata. La zona 3 è complete- ' mente nella zona Intermedia, tra centro e periferia.

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Un polmone verde per la zona 3

Nel corso del Festival de l'Unità della zona 3 svoltosi lo scorso luglio è stata lanciata dal nostro giornale un'iniziativa tendente al recupero e alla migliore utilizzazione di alcune aree verdi che per diverse ragioni sono attualmente poco sfruttabili da parte degli abitanti della zona.

Si tratta di aree già pubbliche o che presto lo diventeranno, per le quali quindi l'intervento di sistemazione si presenta senza dubbio più semplice e rapido, tenen. conto anche delle prospettive aperte in questa direzione dall'Amministrazione Comunale con la costituzione di una commissione tra gli assessorati all'Ecologia, allo Sport e ai Lavori Pubblici avente proprio il duplice obiettivo di difendere e valorizzare le aree verdi esistenti e di recuperarne delle nuove.

E un fatto ormai risaputo che la situazione della zona 3 per quanto riguarda il verde è la più critica di tutta la città ed è anche evidente che non sarà più possibile modificarla in modo significativo dal punto di vista quantitativo: le aree reuperabili attraverso accordi con le proprietà o nel corso di operazioni di risanamento urbanistico - edilizio sono di dimensioni veramente irrisorie. Diventa quini fondamentale il discorso sulla qualità delle attrezzature e sul modo di utilizzarle.

Le aree sulle quali si è appuntata la nostra attenzione sono quelle di via Venini, via Morgagni e via Benedetto Marcello: ognuna di esse ha delle caratteristiche particolari ed è stata oggetto di rivendicazioni da parte di cittadini e di studi e proposte da parte del Consiglio di Zona. Le proposte, riassunte sinteticamente nel testo del volantino steso per la raccolta delle firme, meritano una più estesa descrizione in modo da consentire un allarganllento del dibattito ed un maggior coinvolgimento dei cittadini in tutte le fasi

dell'operazione, dal momento della pressione per ottenere la sistemazione di queste aree fino a quello fondamentale della loro difesa e conservazione.

Vediamo dunque per ogni area qual è la situazione attuale e quali sono le prospettive di utilizzazione a breve e medio termine.

VIA VENINI

Questo terreno, di proprietà dell'ECA è stata oggetto di una lunga e combattuta vertenza tendente ad impedire che sull'ultima consistente area libera della nostra zona (circa 6.900 mq.) venissero costruiti dei nuovi palazzi per uffici in presenza di una grave carenza non solo di aree verdi ma anche di attrezzature scolastiche con conseguenti gravi disagi per la popolazione (doppi turni, lunghi trasferimenti, ricorso a strutture private spesso inadeguate ecc.).

La conclusione positiva di questa battaglia contro l'ulteriore terziarizzazione e congestionamento della zona e per un miglioramento delle condizioni abitative ha portato alla revoca delle licenze e al vincolo di tutta l'area libera con destinazione a servizi comunali.

In un secondo tempo, nell'estate del 77, è stata prevista l'utilizzazione di parte dell'area per la costruzione di un asilo nido per colmare una delle più vistose lacune in fatto di assistenza e servizi, mentre per la parte restante era prevista la sistemazione a verde.

Ancor oggi però l'area continua a rimanere incolta, con gli scavi delle fondamenta dei palazzi ancora aperti, coperta alla vista da muri e lamiere: in una parola inutilizzabile.

La richiesta che viene avanzata è che in attesa della costruzione dell'asilo nido venga aperta al pubblico, piantumata e sistemata con panchine e attrezzature per il gioco dei bambini almeno la parte non inte-

ressata dal futuro cantiere, e che venga rimossa l'attuale recinzione in muratura per sostituirla con una aperta che consenta la vista del verde.

Una proposta in questi termini è già stata approvata dal Consiglio di Zona prima dell'estate e attende solo di essere attuata.

VIA G.B. MORGAGNI - VIA B. MARCELLO

Nel caso degli spazi verdi di queste due vie ci si trova di fronte ad aree già in parte attrezzate che per vari motivi non sono pienamente utilizzabili.

Fra le cause principali di questo stato di cose si possono elencare la scarsa manutenzione, il vandalismo e soprattutto l'indiscriminata presenza di auto in parcheggio anche all'interno delle aiuole, con la conseguenza di danneggiare non solo il tappeto erboso ma anche gli alberi (per compressione della terra intorno alle radici) e di creare un costante pericolo per il gioco dei bambini ed un frequente intralcio per la circolazione dei tram.

Le proposte avanzate per queste due vie tendono a restituirle alla loro originaria funzione di spazi verdi e prevedono: l'eliminazione o quanto meno il drastico contenimento delle soste, prevedendo eventualmente la revisione del sistema dei parcheggi lungo i marciapiedi, la risistemazione ed il potenziamento delle attrezzature per il gioco dei bambini e dei ragazzi creando spazi opportunamente separati, la posa di fontanelle, la sistemazione di aiuole con panchine e alberi per la sosta o il riposo di adulti e anziani. Per la via Morgagni è anche da prevedere una doppia protezione dei binari del tram per evitare che le auto in sosta rallentino il percorso delle vetture e per rendere più sicuro il gioco dei bambini nelle aiuole

impedendo imprevedibili attraversamenti dei binari stessi. Queste sono tutte opere che non incidono sulla struttura viaria e di traffico dei due assi e che pertanto non presentano particolari ostacoli ad una sollecita realizzazione.

PIAZZALE BACONE

Restano infine da affrontare a più lunga scadenza due argomenti di notevole interesse e importanza ma di più complessa soluzione: piazzale Bacone e il mercato ambulante di via Benedetto Marcello.

Le aiuole di piazzale Bacone potrebbero rappresentare uno sfogo all'aperto per organizzare attività ricreative e sportive per gli allievi dell'adiacente complesso scolastico, e la possibilità di un collegamento a questo scopo andrebbe attentamente studiata sia dal punto di vista viabilistico sia da quello organizzativo per consentire eventualmente un uso integrato degli spazi anche da parte .del pubblico.

IL MERCATO DI

VIA BENEDETTO MARCELLO

Per il mercato settimanale di via Benedetto Marcello, che crea non pochi intralci e pericoli al traffico ma che d'altra parte svolge una funzione insostituibile all'interno del quartiere, era stata formulata una prima proposta che ne prevedeva la collocazione su tutta l'estensione dell'aiuola fra le vie Vitruvio e Scarlatti liberando così l'intero fronte della via Benedetto martello.

La stessa aiuola adeguatamente pavimentata per ospitare le bancarelle e i veicoli del mercato, negli altri giorni potrebbe servire da parcheggio in modo da alleggerire notevolmente la situazione della zona.

Su questa proposta era stata avviata una discussione con I'ANVAD (l'associazione degli ambulanti) che vale la pena di non lasciare cadere nel vuoto.

A. C.

Firmate la petizione per il recupero a verde e a servizi delle aree di Via Venini, B. Marcello e Morgagni.

Tutti i sabati presso queste aree vi sono dei banchetti del nostro giornale per la raccolta delle firme.

Anche "La Repubblica" si interessa a noi

E' apparso su 'Repubblica" del 31 agosto un articolo a firma di E. Bonerandi sul nostro giornale. Tra le altre cose l'articolista dopo aver rilevato la funzione in generale positiva della stampa di zona sintetizza attraverso un'intervista con un nostro redattore il ruolo di Porta Venezia "periodico di informazione" sui temi della zona e della città al fine di permettere ai cittadini di conoscere i problemi e di partecipare attivamente". Viene messo in rilievo anche un altro importante obiettivo del nostro periodico "di contribuire a formare la costruzione di una solida coscienza civile". Si osserva infine l'esigenza di una più stretta collaborazione tra periodici e altri organi di informazione di base avanzando la proposta di un convegno cittadino che affronti questo problema.

Milano e la sua Centrale del Latte

Se il nome della Centrale del Latte di Milano è conosciuto come centro di raccolta e lavorazione del latte tra i più moderni ed efficienti in Europa, forse, sulla Centrale del Latte di Milano, molti milanesi non sanno più di tanto.

Questo articolo nasce proprio dalla esigenza di fornire notizie più dettagliate sulla Centrale del Latte di Milano, per far conoscere ai milanesi come si svolge il lavoro di questa grande Azienda, il cui solo scopo è quello di provvedere ad un servizio essenziale per la comunità e di farlo nel migliore dei modi, senza scopi di lucro.

Proprio per tale servizio, dal 1960 la Centrale è entrata nel numero delle Aziende Municipalizzate e ne è il migliore esempio.

Il lavoro della Centrale inizia in campagna, dove, oltre a garantire la sicurezza degli allevamenti da cui proviene il suo latte, offre ai produttori premi di qualità.

Infatti dal 1962 ad oggi sono stati devoluti premi per circa quattro miliardi.

Arrivato alla Centrale, il latte, già indenne e di qualità superiore, viene sottoposto a

circa 1.600 controlli durante tutto il processo di lavorazione.

Una volta pastorizzato, omogeneizzato e confezionato, il latte passa alla distribuzione. Parlando di dati precisi: ogni giorno circa 2.500 q di latte fresco sono distribuiti per le necessità dei milanesi a circa 2.200 punti vendita.

Il lavoro di distribuzione occupa 140 operai che con 65

automezzi dalle 5 del mattino entro mezzogiorno ne garantiscono il rifornimento.

Una parte di questo stesso latte fresco di giornata viene utilizzata per la produzione dei derivati altrettanto garantiti per qualità e genuinità: panna, yogurt, creme pronte, budini.

Ecco la Centrale del Latte di Milano vista un po' più da vicino.

Quanto detto sopra non è che un quadro molto semplificato, se si pensa che il lavoro della Centrale si svolge in una Azienda che attualmente occupa un'area di ben 35.000 m2 e che coinvolge costantemente centinaia di uomini e di macchinari.

Centrale del Latte di Milano Pag. 2 PORTA (` VENEZIA N. 7 - Ottobre 1978
iA cura dell'Ufficio Pubbliche Relazioni della Centrale del Latte di Milano.

La storia di Porta Venezia

Illiberty

La crisi delle idee architettoniche iniziata dall'illuminismo, frenata dagli stili neoclassici, sfociata, dopo i romantici ed i puristi nell'elettismo, è giunta al suo punto di rottura. Negli ultimi anni del 19° secolo, si aprono la strada in tutta Europa innovamenti e tendenze artistiche che sotto il nome di "liberty", di "art nouveau" di "secessione", di "jugendstil", giungono a coerenza di stile dapprima nelle arti decorative, poi nelle arti maggiori coinvolgendo, con espressioni inconfondibili, l'immagine complessiva di un modo di vivere.

Con l'esposizione di Torino del 1902, Raimondo d'Aronco, tenace sostenitore del termine "Liberty" e non "Floreale" (così infatti era chiamato in Italia) ottenne il riconoscimento ufficiale della denominazione inglese (termine derivato dal nome dei magazzini londinesi di Arthur Lesenby Liberty specializzati nella vendita di prodotti di gusto floreale). La principale caratteristica di questa nuova tendenza fu di aver creato un distacco dagli stili storici imposti dalle accademie attraverso l'applicazione di procedimenti costruttivi, di materiali, di rapporti volumetrici basati sulla non continuità plastica e sull'asimmetria.

Con un linearismo sinuoso e ondulante ispirato dai fiori e dai rampicanti il liberty passa dagli stucchi rilevati e dalle fasce dipinte per ravvivare interni ed esterni, alle strutture che si muovono come fossero di plastica, con profili spesso indipendenti dalla funzione statica e con piante continuamente variate per giungere alla accentuazione degli elementi di chiaroscuro, alla sensazione di movimento dei volumi, alla abolizione di una prospettiva esterna unica e fissa.

Brevi appunti

IL LIBERTY

"Le signore, quelle che facevano pazzie per andare ad abitare in via Boccaccio, usavano ricevere le amiche a giorni fissi e prestabiliti, ad esempio, i primi mercoledì

LA POSTA Di

PORTA VENEZIA /`

Spettabile Redazione, venerdì 22 settembre si sono riunite le commissioni femminili del PCI della Zona 3 per riprendere il lavoro dopo la pausa estiva Le nostre riflessioni sono iniziate con l'esame della situazione a quasi 4 mesi dall'approvazione della legge per l'interruzione volontaria-della gravidanza, rilevando, in particolare, che le difficoltà di attuazione e gestione di questa legge sono ancora molte, soprattutto se si confrontano i dati sull'intero territorio nazionale dove si verifica una notevole differenza tra il numero di interventi praticati al Sud, estremamente inferiore rispetto a quelli effettuati nel Nord.

Riteniamo opportuno ricordare, servendoci di questo giornale, che se da un lato va tutelato il diritto della donna di interrompere una gravidanza non desiderata usufruendo gratuitamente delle strutture pubbliche (soprattutto per le donne dei ceti più popolari e socialmente emarginati), dall'altro non va dimenticato che l'aborto rimane sempre una esperienza drammatica che la donna vive sulla propria pelle e che perciò è indispensabile che tutti i mezzi esistenti per evitarlo (almeno dove ciò è possibile) siano utilizzati pienamente.

Educazione sessuale, controllo delle nascite, scelta consapevole della maternità sono problemi di cui la società non ha ancora recepito l'importanza e perciò bisognerà svolgere una

(prima parte)

del mese. Il ricevimento avveniva nel salotto di casa, che più liberty non avrebbe potuto presentarsi. Naturalmente c'era il pianoforte, coperto da un grande drappo decorato a pavoni con il sistema Batik.

Al centro della parete più importante spiccava un finto camino, magari in finto legno, con sopra una grande specchiera, tanto decorata da non lasciare un centimetro libero per specchiarsi. Poi, molti tendaggi, e stores e cuscini, ed almeno un finto arazzo, anch'esso eseguito a Batik. Arazzo e "controvetri" dipinti a fuoco, presentavano, nelle loro figurazioni, i temi più melodrammatici che si potessero desiderare: "Meriggio"; "Luce"; "Tenebre"; "Amore e Morte"; "'dillo"; "Sfinge"; "L'Alba della Vita": l'ispirazione decorativa veniva dal Giappone o dall'Antico Egitto.

E poi molti abat-yours coloratissimi; e soprammobili a non finire, d'ogni aspetto ed uso e disuso.

Ultimo, ma in bella vista, il pezzo appena acquisito: uno scrittoio (con tanto di "alzata" di forma di farfalla dalle ali aperte) del Quadri, seconda edizione di un esemplare ,"apposta eseguito per la regina Margherita. Dopo lo "sporgimento" dei canditi, quelle che potevano facevano comparire i pargoli, con preferenza ai maschetti. Le mamme portavano spumeggianti

Arti e mestieri della vecchia Milano

Rane! Belle rane ballerine!

grande opera di formazione ed informazione nel singolo e nella coppia.

A questo scopo riteniamo che il Consultorio sia la struttura che può e deve intervenire su questo ordine di problemi e che la mancanza di un consultorio in zona 3 non sia più sostenibile.

Già lo scorso anno abbiamo partecipato all'attività del "Coordinamento donne per il consultorio" costituitosi presso il Consiglio di zona, che ha avviato appunto un lavoro di sensibilizzazione su questo problema, lavoro che intendiamo continuare soprattutto oggi che la legge per l'aborto fa assumere un ruolo di importanza fondamentale al consultorio.

Il primo passo ci sembra debba essere il reperimento dei locali da adibire a questo servizio e chiediamo perciò un impegno preciso del Consiglio di Zona in questo senso; mentre paralleGREGORIO

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a cura di Luciano Pagani

camicette della Rosa Genoni, con una pettorina a forma di cravattona, fermata da una spettacolosa spilla del parigino Lalique; al polso un'armilla a forma di serpente avvoltolato, del Cusi; al dito, una lasagna di diamantini incornicianti una mandorla turchina del Gonfalonieri; di sotto la gonna numero uno, quella con lo spazzolino in fondo, spazzastrade, ammiccavano le sottogonne numero sette od otto, tante erano e non meno, tutte fruscianti di sete coloratissime, allo scopo di tenere "in fuori" la sottana principale. Invece, in vita loro Per la prima volta, i maschietti sfoggiavano i loro bravi pantaloncini, piuttosto corti e attillati, cui sovrastava il giubbotto con il col-

Sono spariti i « ranatt » coi loro gridi: quasi tutti venivano da S. Angelo Lodigiano (i « santangiolin »)

Rane, rane! belle rane! Rane pulite!

Rane biotte! Rane vestite! Rane vive!

Pare che i « santangiolin » non fossero celebri per la loro correttezza commerciale, almeno a giudicare dal malevolo commento delle massaie

Vott etti a tucc, noeuv etti a on quajvun, on chilo a nissun!...

lettone alla marinara (sartoria Tominetti, piazza Mercanti). 11 chiacchierare era, soprattutto, attorno al ballo EXCELSIOR, di cui si attendeva imminente la primissima rappresentazione: quella spettacolosa fiera di suoni e di luci che, pareva, dovesse accompagnare come un inno nazionale, tutto intero il secolo appena incominciato.

Alla fine, ciascuno degli invitati prendeva il brum che, affittato presso la Società degli omnibus, attendeva sotto casa, Vetturino rigido a cassetta, con tanto di pellegrina di pelo di capra sulle spalle: bisognava affrettarsi, non fare tardi, poichè i consorti non ammettevano di attendere che fosse pronto in tavola".

lamente va portato avanti, a partire dal coordinamento, un dibattito ampio tra le forze politiche e sociali che agiscono sul territorio sui problemi più specifici della condizione femminile, della coppia, della procreazione.

Per concludere questa lettera, che vuole essere anche uno stimolo alla ripresa dei lavori del coordinamento donne, che rimane aperto alla collaborazione di tutti quanti siano interessati alla risoluzione di questi problemi, ci sembra opportuno fare una proposta: che il vostro giornale riservi uno spazio in ogni numero (o comunque con maggior frequenza che nel passato) per dei servizi sui problemi più specificamente femminili, e poi la coppia, la famiglia e sui problemi concreti come appunto il consultorio.

Il Coordinamento femminile del PCI Zona 3

Cooperativa s.r.l. Libreria

Libri per ragazzi Giochi didattici

Centro Documentazione Scuola e Territorio promosso da ARCl/ACLI/PONTETRE

I servizi del centro:

l'archivio la consulenza le schede di documentazione dibattiti e gruppi di ricerca

abbonamento schede di documentazione per tutto il 1978: L. 5.000

IL PONTE TRE

la libreria inserita nella vita del quartiere Milano, via Lecco 16,tel. 20.38.83

Pag. 3 N. 7 - Ottobre 1978 PORTA VENEZIA
SOCIA

La chiesa del S.S Redentore a Loreto a

In una città, esistono luoghi che sono "punti singolari" del suo sviluppo nei secoli; la scelta di un'area il sorgere di una casa, la sua esistenza, le sue trasformazioni nel tempo o la sua scomparsa dimostrano gli avvenimenti decisivi della sua storia. In questo senso è possibile parlare di un qualunque edificio di un grande quartiere e a maggior ragione si può trattare di una chiesa, perché la volontà originaria è che l'opera debba sopravvivere a lungo nel tempo, oppure scomparire come un brano della storia della città quando nuovi e prepotenti interessi vengano a contrastare con una specifica realtà. Ciò vale soprattutto per importanti architetture del centro di Milano, fra le quali erano chiese e palazzi, che durante il periodo napoleonico furono distrutti. Di tanto scempio, non sono rimaste che memorie, qualche antica veduta, qualche scultura. Diverso destino ebbero alcuni borghi periferici, che per condizioni di scarso inurbamento, o perchè luoghi di sosta sulle vie di transito con altre regioni, ebbero rispettati gli edifici di culto.

Il santuario o meglio, l'oratorio della Madonna di Loreto, fino dal lontano 1572 era luogo di pellegrinaggio e devozione del Cardinale Carlo Borromeo, il quale volle diffondere nella sua Archidiocesi il culto della Vergine Lauretana, ed essendo questa devozione suffragata da alcuni miracoli, dispose la costruzione di una chiesa. Per diversi anni la volontà dell'arcivescovo non si realizzò, perché la municipalità era drammaticamente impegnata con la sopravvenuta pestilenza del 1576. Finalmente nel 1606, data la grande distanza da S. Babila si richiede la licenza di fabbricare una chiesa ad un miglio circa fuori di P.ta Orientale. Partecipa al progetto l'architetto Gian Domenico Richini che intende realizzare un grande edificio, ma viene approvata una soluzione di più modeste dimensioni. Si costituisce anche un comitato per raccogliere le offerte dei fedeli: la statua della Vergine viene donata da un tale Pietro Spagnuolo, e l'intagliatore Vigilio del Conte la esegue. La chiesa in stile barocco viene realizzata sulla via delle Cascine Rottole che va a Crescenzago nel luogo detto alle Bianchette (S. Maria Bianca di Casoretto). Intorno sono poche altre cascine, l'acqua Bella, la Rezzarde la Bolla; in tutto vi abitano non più di un centinaio di persone. Questi edifici subiranno gli eventi futuri e saranno sacrificati alle esigenze di crescita della città. Invece la chiesa. rimarrà intatta per altri due secoli. L'importanza geografica del luo-

go _ ne determina le successive trasformazioni. Lo stradone di Loreto fiancheggiato da grandi pioppi e vanto dell'intera città; su di esso scorre il traffico dei carri dei contadini, del commercianti ma vi passeranno anche le truppe degli eserciti di occupazione durante le rivoluzioni; si arriva quindi al tramonto della Milano spagnuola e austriaca che, lascerà il posto alla città industriale. Dopo l'unità d'Itqlia nel 1885 si attua nelle linee fondamentali il piano Regolatore dell'ing. Cesare Beruto si traccia "La Rotonda, il rondò di Loreto" che diverrà punto di incontro delle strade verso S.S. Giovanni e Crescenzago. Intorno alla piazza si amplia notevolmente l'abitato mentre sui due lati del nuovo Corso Buenos Ajres, fino ai Caselli di P.ta orientale (oggi P.ta Venezia) si snodano ininterrottamente le nuove modeste case operaie; esistono ancora le mura rinascimentali del lazzaretto, ma al suo interno è già in atto la speculazione fondiaria, mentre la ferrovia che lo attraversa genererà ulteriore disordine urbanistico. Vengono abbattuti i grandi alberi di corso Buenos Ajres e del Circondario, lo schema viario del piano, fatto di strade diagonali e di incroci, compromette il futuro sviluppo della residenza. In un ventennio Milano preme contro i confini amministrativi, in alternativa alle case di speculazione, si costituiscono enti pubblici, fra i quali nel 1908, l'Istituto autonomo case popolari. Nel nuovo quadro urbanistico della città, la sede delle nuove Parrocchie assume grande importanza, le grandi basiliche del centro sono lontane per i nuovi cittadini, e le modeste chiese di periferia troppo affollate; anche in materia di architettura religiosa, le decisioni saranno gravemente lesive per II patrimonio artistico e culturale della città: non si terrà conto delle disposizioni urbanistiche, distruggendo sbrigativamente chiese antiche e bellissime. Nel 1898 sull'area del santuario della Madonna di Loreto, nell'anno giubilare di Redenzione del 1900, si decide l'edificazione di una nuova chiesa che porterà il titolo del S.S. Redentore; l'antica chiesa viene conservata fino al 1914 e poi completamente demolita. Il nuovo edificio progettato dall'architetto Macchi è in stile lombardo - veneziano del trecento, la scelta formale rispeccha la cultura italiana del periodo mancante quasi completamente di un movimento rinnovatore del gusto. Le ragioni sono da ricercare nel ritardo di almeno un decennio della rivoluzione industriale che trasformerà radicalmente le

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Molti architetti italiani studiano l'arte urbanistica medioevale, si liberano dagli schemi classici ed eclettici dell'ottocento, caratterizzati dalle simmetrie e dal monumentalismo, e ispirano i loro progetti al romanico e al gotico. Questa posizione culturale vede con preoccupazine la nuova produzione industriale e tende a difendere la professionalità delle maestranze.

L'edificio è ancora realizzato grazie alle capacità artistiche dell'operaio, che lascia la sua firma su un capitello, su una cornice, egli stesso protagonista del proprio lavoro. Si forma così una grande schiera di personalità minori che realizzano edifici che hanno l'aspetto dello stile antico del

centro cittadino, e che si inseriscono molto bene nelle strade dei nuovi quartieri: la chiesa del Redentore è tipico esempio di tale tendenza. Viene costruita all'inizio di via Pier Luigi da Palestrina è composta da un edificio centrale arretrato di qualche metro della strada e da due ali (la Canonica e gli archivi) che riprendono la continuità del fronte, del grande isolato, l'architettura in mattoni e pietra è incerta fra le tendenze alla ricercatezza degli elementi decorativi e la povertà dei materiali.

La facciata più alta dei vicini edifici è percorsa da grandi pilastri che sono parte integrante della struttura, nella parte bassa l'elemento dominante è la porta della navata centrale con doppie colonne elicoidali e

il frontone con quattro nicchie statuali simmetriche, sopra la trabeazione due paraste verticali vanno a formare il motivo del grande rosone centrale, i due ingressi laterali sono risolti più semplicemente con contorni in pietra, al di sopra si aprono due finestre rotonde.

La pianta è rettangolare, con l'aggiunta del corpo della cappella, il campanile si innesta accanto al semicerchio dell'abside, la struttura è risolta con campate di sette pilastri a sezione cruciforme riuniti a volta.

La soluzione rivela chiaramente il carattere aperto della chiesa ed evidenzia le vetrate del finestrato, nelle quali predominano il rosso, il blu e il verde, all'interno tutto è disegnato con grande cura, le decorazioni sono minunziose, i profili delle volte sono sottolineati a colore, le pareti e la cupola dell'abside sono morbidamente affrescati, con figure di santi e scene del Vangelo, del pittore AIbertelli l'altare in marmo chiaro è di grande rilievo e accoglie in una grande teca di vetro la statua del Cristo, intorno vediamo i sedili del coro e i posti degli officianti in legno scuro, il grande organo sdoppiato sulla parete absidale e sopra la grande porta centrale chiude la composizione, nella parete a lato di fronte all'altare, attraverso una porta ornata in marmo si accede alla cappella della Madonna, in stile semplice e moderno, dove è collocata la sacra immagine della vergine Lauretana, quotidianamente visitata dai fedeli.

Cenni storici sul movimento operaio milanese

Il Consolato Operaio

Abbiamo visto come, dopo l'Unità, in Italia sorsero e rapidamente si propagarono nelle varie regioni le Società Operaie di Mutuo Soccorso.

A Milano, nel periodo 1859-1882 si costituiscono quasi un centinaio di Associazioni di Mutuo Soccorso, alcune generali (cioè aperte a tutti i cittadini) altre limitate alle diverse categorie. Alcune spariscono nel giro di pochi anni; in altre si ha una graduale trasformazione cosicché si passa dall'assistenza alla resistenza, dalla semplice concessione di sussidi ai bisognosi all'elaborazione di lotte che talvolta (come nel caso dei tipografi) superano gli stessi confini della categoria. Intorno al 1880, le Società milanesi di Mutuo Soccorso raccolgono tutte insieme all'incirca 18 mila aderenti, dei quali i lavoratori dipendenti non sono più di 14/15 mila. Neppure il 20% della classe lavoratrice milanese. Eppure è fra questi uomini, raccolti nella stragrande maggioranza attorno al Consolato Operalo, che scaturiscono i dirigenti del movimento socialista milanese. Un'analisi, seppure per grandi linee, della situazione, può venire svolta seguendo tre filoni distinti: la condizione delle "Mutue generali", a forma esclusivamente assistenziale e previdenziale, quasi delle Società di assicurazione gestite dai lavoratori; l'evoluzione del Consolato Operaio, autentica Federazione delle diverse società di Mutuo Soccorso, che inizialmente animata dai mazziniani e fatta prosperare in seguito dai repubblicani - radicali del quotidiano "Il Secolo", divenne infine la cellula del socialismo milanese: l'attività di alcune associazioni settoriali di categoria che in molti casi condussero aspre e coraggiose lotte per ottenere miglioramenti sia nel salario sia nelle condizioni di lavoro forgiando i dirigenti che in più di una circostanza (come in occasione dello sciopero generale del 1872) seppero lanciare parole d'ordine di rivendicazione accolte non solo dagli associati, ma da un gran numero di lavoratori.

L'Associazione Generale di Mutuo Soccorso che ebbe a Socio Perpetuo il Re Umberto l° e a Presidente Onorario Giuseppe Garibaldi fu per un certo periodo II perno del Mutualismo milanese. Tenendosi lontana da ogni questione politica limitò costantemente la propria attività alle questioni mutualistiche e dl

assistenza: istituì un'ambulanza "compreso il ramo oculistico"..., scuole serali elementari, una corale, una sezione di ginnastica, il Fondo Prole, destinato a sussidiare le mogli dei soci in occasione del parto, disciplinò la corresponsione di pensioni ai soci ecc.

Con questi gravi limiti che l'Associazione si era imposta essa non poteva non consumarsi in un lento ma inesorabile decadimento. Essa non riusciva a comprendere come i lavoratori volessero qualcosa che an- á dasse ben al di là della semplice as' sistenza. Cresceva intanto l'importanza di organismi più battaglieri, quale, appunto, il Consolato Operaio. Fondato nel 1860, Il Consolato Operaio di Milano costituiva per certi versi la Federazione, il punto di riferimento e di convergenza dell'associazionismo operaio milanese: il punto in cui gli interessi settoriali, di categoria portati avanti dalle diverse Società, Leghe, Associazioni, dovevano trovare un denominatore comune, una certa qual convergenza che potesse favorire la crescita generalizzata delle masse. Con poche eccezioni, tutte le Società milanesi aderivano al consolato la cui situazione ci viene così puntualizzata da un "rapporto" stilato per conto del Foreign Office, il Ministero degli Esteri inglese, da un osservatore italiano, Dante Colnaghi: "Il Consolato Operaio Italiano, che pare sia la più importante Federazione "Italiana, ha, senza dubbio, spiegato una grande attività nel promuovere varie buone opere nella città di Milano a beneficio delle classi operaie. Le Società confederate conservano la loro autonomia. Ogni Società è rappresentata nel Consolato da 5 delegati e dal Presidente o da un membro del Consiglio d'Amministrazione. i delegati, eccetto il Presidente e i consiglieri debbono essere operai. Il Consolato, che costituisce l'organo esecutivo dell'Associazione, è composto di 7 consoli, 7 censori, 2 segretari, 1 cassiere, 1 ragioniere ed il contabile, che prestano tutti gratuitamente l'opera loro. I consoli sono eletti tra i delegati che hanno ottenuta la maggioranza assoluta del voti, o in difetto, per ballottaggio tra quelli che hanno avuto il maggior numero di voti. Durano in carica per un anno e possono essere rieletti una secondavolta, dopo dl che deve passare un Intervallo dl un anno pri-

ma che possano essere rieletti".

Prosegue la relazione:

"Nell'introduzione dello Statuto, è detto che si volle costituire la Federazione nell'intento di promuovere un'azione comune in favore di una legislazione che metta il popolo in grado di riconquistare il suo potere sovrano... di infondere nuova vita alle istituzioni di previdenza, cooperative e di educazione, estendendo per quanto è compatibile con l'autonomia delle società federate, i limiti del Mutuo soccorso dal semplice aiuto nei casi d'infortunio alla completa emancipazione economica dell'operaio."

Sempre nella relazione del Colnaghi, venivano indicate le finalità del Consolato; tra le altre cose:

- Abolizione degli eserciti permanenti e costituzione degli arbitri per la guerra;

- Diritto di referendum, ossia riconoscimento del diritto del popolo a deliberare direttamente in tutte le materie riguardanti la difesa del Paese, i trattati Internazionali e l'intero sistema tributario;

- eguaglianza giuridica tra i due sessi;

- diritti, illimitati di riunioni, abolizione dell'ammonizione, del domicilio coatto e della polizia politica;

- indipendenza della magistratura, pubblica elezione dei magistrati;

- istruzione elementare tecnica gratuita;

- espropriazione terre Incolte per affidarne la colonizzazione a cooperative di contadini;

- sostituzione delle opere Pie In un sistema preventivo di società di previdenza in cui gli operai abbiano parte attiva nella direzione e nella amministrazione;

- promulgazioni di leggi rigorose sul lavoro delle donne e dei fanciulli; - curare l'istituzione di Camere del lavoro;

- sostenere i diritti del lavoro alla divisione degli utili.

Non c'è alcun dubbio che il programma del Consolato, qui elencato dalla riservata relazione al Foreign Office, costituisca di per sè un gran passo avanti rispetto al Mutualismo, e spiegava il dinamismo e la forza di espansione del Consolato Operaio Milanese. Ancora a quell'epoca, di schietta intonazione radicale il Consolatia si apprestava a divenire ben presto la cellula del Socialismo milanese.

R. P. PORTA /` VENEZJA N. 7 - Ottobre 1978 Pag. 4

Cronache del C.d.Z.

La prima seduta del Consiglio di Zona, convocata il 12 luglio, per la nomina del Presidente, è stata sconvolta da gravi incidenti, da una Inconcepibile provocazione di un Consigliere comunale missino (giunto armato dl pistola) e da violente reazioni di "gruppi" incontrollati culminate in un pestaggio di un giovane di destra. Vogliamo e dobbiamo essere chiari: il M.S.I. delegando come suo rappresentante un individuo coinvolto nell'assassino dell'agente Marino ed in quello di Gaetano Amoroso ha compiuto un gesto che è un insulto alla coscienza democratica ed antifascista di Porta Venezia e dell'intera città. Un gesto provocatorio che va ben al di là del suo diritto di esser presente in Consiglio di Zona, come lo è in Consiglio Comunale o in Parlamento, sino a quando le leggi dello Stato glielo consentiranno.

Ma occorre reagire senza cadere nelle trappole della provocazione e senza contrabbandare i pestaggi come manifestazioni di antifascismo.

Qualcuno, volutamente o no, è caduto nella trappola ed ha dato vita ad una spirale di scontri e di violenze il cui unico ed inevitabile risultato sarà di rendere difficile la vita democratica e la partecipazione dei cittadini ai lavori del Consiglio di Zona.

Questa spirale deve essere immediatamente bloccata. L'antifascismo si conduce attraverso grandi lotte di massa unitarie, isolando politicamente e moralmente i missini, facendo loro il vuoto intorno.

Ci sembra che questa strada sia stata imboccata nella seconda seduta del Consiglio di Zona che si è tenuta per la nomina del Vice Presidente, dei responsabili delle Com-

missioni di lavoro e per la discussione del programma. Dopo aver votato un ordine del giorno giunto in Consiglio di Zona con le firme dei partiti antifascisti, delle forze sindacali e culturali democratiche, I Consiglieri di tutti I gruppi hanno abbandonato l'aula In segno di protesta per la presenza dei due missini, isolandoli, appunto, politicamente e moralmente.

I lavori sono poi continuati dopo una mezz'ora di sospensione, il Consiglio di Zona ha svolto l'ordine del giorno previsto, ha dato cosi il via alla nuova attività che si concluderà nella primavera del 1980.

"I cittadini di porta Venezia vogliono poter frequentare il loro Consiglio di Zona, le scuole, ogni altro centro di vita sociale e culturale ed economica, nella libertà, nella tolle-

ranza delle Idee anche diverse e talvolta contrapposte, nel reciproco rispetto e nella sicurezza di una civile convivenza".

Dobbiamo dare atto del grande senso di responsabilità di molti cittadini intervenuti alla seduta del Consiglio per avere facilitato con la loro serenità e la loro compostezza un regolare svolgimento del lavori consiliari. Anche molti giovani presenti hanno seguito il loro esempio. Dobbiamo anche ringraziare i Vigili Urbani, i funzionari e gli agenti di P.S. per avere seguito con attenzione tutta la seduta che si presentava carica di tensioni e di pericoli dopo gli scontri di luglio.

Lunedì 18 settembre sono stati sconfitti coloro che puntano allo scontro ed a nuove tensioni, ha vinto la democrazia.

Gli incarichi nel nuovo CdZ

Muzio DC

Scarponi PRI

Cataido DC

Cazzato PSI

Leone PSI

Scarponi PRI

Gramolelli PCI

Oliveri DC

Di Roberto PCI

Girardi PSDI

Cialfi DC

Aghemo PLI

Brighi PCI

INTERVISTA AL CAPOGRUPPO COMUNISTA

Presidente Vice Presidente Bilancio

Casa Commercio Concessioni edilizie

Cultura

Economia e Lavoro

Igiene Manutenzioni

Scuola Sport Territorio

Obiettivi del PCI per la zona

Come giudichi l'accordo raggiunto in Consiglio di Zona?

In modo soddisfacente. E un accordo che permette di continuare l'esperienza fatta negli anni scorsi e che è stata caratterizzata da un impegno solidale delle forze politiche democratiche ed antifasciste. Faremo di tutto perchè questo impegno dia risultati fecondi non solo nella discussione dei "problemi" di Porta Venezia ma soprattutto per avviarli a concreta soluzione. Voglio ricordare che questo accordo ha superato negli anni passati momenti difficili quando la direzione cittadina della DC pretendeva che tutti i presidenti DC dei Consigli di Zona ed i loro responsabili delle Commissioni di Lavoro dessero le dimissioni rompendo ogni collaborazione con il nostro partito ed il PSI. A Porta Venezia queste dimissioni non ci furono ed oggi constatiamo che la DC milanese he accettato che vari Consigli di Zona siano presieduti da suoi aderenti. il nostro accordo ha fatto scuola. E un fatto molto significativo.

Quali sono i punti più qualificanti del programma?

Il programma affonda le sue radici nell'esperienza fatta in questi anni. E l'espressione della realtà di Porta Venezia e ovviamente di Milano. I punti più qualificanti si possono indicare, in primo luogo, nella visione del Consiglio di Zona come centro propulsore della vita democratica, associativa e culturale del rione e non solo come struttura burocratica dell'Amministrazione Comunale.

In secondo luogo nell'impegno, che ha valore determinante, dl fare del Consiglio di Zona.

"la più autentica espressione democratica della zona" che si assume come compito prioritario quello della lotta per l'ordine democratico, contro il terrorismo e la criminalità comune. Altri punti particolarmente qualificanti sono quelli dell'attuazione del Piano Regolatore Generale e della politica della casa (applicazione dell'equo canone e della legge 167 per la edilizia popolare), di una vigorosa iniziativa per dotare Porta Venezia dei servizi sociali indispensabili, di alcune iniziative culturali, del nuovo ruolo dei Comuni (e quindi dei C.d.Z.) a proposito dei servizi sanitari ed assistenziali. Sempre in primo piano i problemi della scuola, che dovremo esaminare in accordo con il Distretto scolastico.

quali sono le scadenze

più immediate che il Consiglio di Zona deve affrontare?

Le scadenze più immediate sono quelle relative all'applicazione dell'equo canone. Il Comune ha compiti precisi indicati dalla legge. Il C.d.Z. deve collaborare nella individuazione non solo della zona cui Porta Venezia sarà collegata (quella semicentrale sicuramente) ma degli stabili in condizioni di degrado e nel definire i criteri di questo degrado, che determinano un particolare modo di applicazione dell'equo canone, ovviamente inferiore nei confronti degli stabili "civili". Altre scadenze sono quelle della costituzione del centro sociale per i giovani, del reperimento dei locali per il consultorio familiare, della sistemazione a verde di larga parte delle vie Morgagni e Marcello, oggi in Condizioni inacettabili.

Impegneremo ogni nostra energia perchè finalmente, dopo anni di attesa, venga siste-

mata l'area di via Venirti: una parte dovrà essere usata per la costruzione dell'asilo nido, la rimanente per uno spazio di verde attrezzato per i ragazzi e per i cittadini di questo rione di Porta Venezia uno dei più densamente edificati. É naturale che i problemi della ristrutturazione e del risanamento di vari stabili indicati in 167 (vedi stabile di pz. Dateo 5) sono altrettanto urgenti.

Nel CdZ sono presenti nuovi partiti: D.P. e M.S.I. che rapporti intendete stabilire?

D.P. ha dichiarato che vuole rimanere all'opposizione della maggioranza che dirige il nostro jC.d.Z. Se non abbiamo inteso 'male non intende fare un'opposizione di principio, ma, se lo ri'terrà possibile, troverà momenti di convergenza su problemi concreti. Se le cose andranno in questo modo, non abbiamo motivo di condurre solo delle polemiche con DP. La soluzione dei problemi più urgenti della zona e di Milano (per la parte che ci compete come C.d.Z.) può vedere un incontro, anche, con le forze che DP rappresenta. Per quanto riguarda il MSI seguiremo la stessa linea che il nostro partito ha in Parlamento, come in Regione o a Palazzo Marino: la linea dell'isolamento morale e poitico dei fascisti. Non ci lasceremo provocare e respingeremo con fermezza ogni tentativo di fare della presenza missina la scusa per scontri e per risse. L'antifascismo si conduce con grandi lotte unitarie e di massa e con lo sviluppo della democrazia. Le leggi oggi esistenti riconoscono al MSI una rappresentanza politica. Tali leggi vanno rispettate lasciando i missini nel loro ghetto.

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A ciascuno di noi i gravi problemi del paese richiedono sul luogo di lavoro un preciso impegno di lotta; tuttavia lo specifico impegno di tutti noi va superato rispetto a due problemi di risonanza nazionale: la salvaguardia dell'ordine democratico e la profonda e democratica trasformazione della scuola.

Se da un lato appare evidente che le istituzioni repubblicane sono fondamentali alla prosecuzione del grande processo di democratizzazione in atto, dall'altro non è più rinviabile la costruzione di una scuola dove cultura e professionalità vengano ricomposte in un giusto equilibrio.

In ogni settore e grado del nostro sistema educativo pesano anche per l'anno scolastico 78/79 profonde resistenze al rinnovamento.

Nelle scuole per l'infanzia le strutture del paese sono carenti per lo più, dove non mancano del tutto, e gli Enti locali trovano gravi ostacoli a superare questo stato di difficoltà.

Una politica errata e clientelare di distribuzione sul territorio delle strutture più recenti, fa sì che anche i più piccoli debbano sopportare disagi di pendolarismo, di presenza in costruzioni vecchie e malsane. Non per tutti è così, ma il fenomeno è ancora troppo imponente. Per il settore della scuola media inferiore e superiore grandi speranze vengono dal progetto di riforma che le forze politiche stanno, talvolta con profonde differenziazioni, discutendo in Parlamento.

Due punti spiccano in questo contesto: l'innalzamento dell'obbligo fino al 15° anno in una scuola ormai

la scuola

unificata da anni e la volontà, per la secondaria, di comporre in modo nuovo cultura e professionalità. Non è poca cosa in un paese dove la disoccupazione giovanile ha valori molto elevati e dove molti di questi giovani, malgrado il conseguimento di un titolo di studio, non hanno parallelamente e organicamente appreso una professione. C'è poi la riforma universitaria, da troppi anni rinviata, che costituisce per tutto il sistema educativo, l'elemento base per un nuovo assetto della ricerca, della formazione degli insegnanti, dello sviluppo del pensiero e della metodologia scientifica nel nostro paese.

Anche se molto sommarie, queste considerazioni danno tuttavia la misura di quanto c'è da fare nel paese per la scuola.

La nuova maggioranza parlamentare di unità democratica costituisce senza dubbio una circostanza favorevole per affrontare questi grossi problemi, ma non basta. Non può bastare se non c'è una forte convergenza di tutte le forze democratiche e di tutte le strutture che in questi anni sono sorte nel nostro paese: partiti, sindacati, organi collegiali associazioni democratiche dei genitori e, non ultimo, un movimento degli studenti che superi le contrapposizioni frontali e costituisca un patto tra le grandi componenti sociali, ideali e politiche del paese. Questo impegno di lotta deve coinvolgere l'intero paese e deve essere portato avanti con pari intensità a livello nazionale e locale.

Per quanto riguarda la zona tre, l'apertura anticipata del complesso

di piazza Bacone, dove l'ente locale sensibilmente ha premiato lunghi anni di lotta dei cittadini democratici, ha risolto molti problemi. Ciononostante, carenze esistono nelle altre strutture di zona. Problemi anche modesti di manutenzione (un boiler alla materna Stoppani, o due pareti mobili alla media Bacone, un lavatoio alla media Tadino, il risanamento del refettorio alla Stoppani per elementare e materna) di fatto ostacolano le possibilità di funzionamento che già sono ai limiti.

L'indagine fatta dai cittadini per superare queste inadempienze ha rivelato responsabilità nella macchina burocratica del Comune.

Queste inadempienze devono vedere una vasta mobilitazione dei cittadini senza per questo creare inutili contrapposizioni all'opera già difficile dell'Ente locale.

Si chiede che le delibere dell'Ente locale sulla trasmissione ai Consigli di Zona delle competenze di intervento per quanto riguarda la manutenzione abbiano una più precisa applicazione.

Analogamente si chiede che il distretto raggiunga più rapidamente una pienezza di gestione dei problemi teorici e pratici della scuola nella nostra zona. Buone possibilità di lavoro, per la mancanza di acuti contrasti al suo interno, emergono fin dalle prime riunioni di lavoro delle commissioni.

Porta Venezia si propone per i problemi di carattere generale inizialmente trattati e per quelli particolari di zona emersi, di informare i cittadini, chiamandoli così a una maggiore e più consapevole partecipazione.

Conversando sul distretto

Non è vero, sciur Piero, che sembra ieri che i nostri figli entravano in prima? Se li ricorda spauriti in palestra, ad aspettare l'appello, per la formazione delle classi?

Eh, sì, sciura Maria! Quello era anche l'anno in cui si è iniziato con i decreti delegati. Quante assemblee! Quante battaglie! Quante parole! Soprattutto, quante parole al vento! Non so se in questi anni gli insegnanti sono cambiati, ma noi sì, noi genitori abbiamo imparato molte cose, anche se in mezzo a tante delusioni. In ogni modo, adesso siamo qui ad aspettare dei ragazzi di quinta.

Già, ne son passati di anni! Tanti, da far arrivare anche il distretto. Ma a proposito, visto che ne fa parte, come va questo tanto atteso Consiglio scolastico di distretto? Riesce a funzionare? Ormai sono diversi mesi da che è stato insediato.

Se mi chiede di risultati concreti, da pesarsi sulla mano, devo dire che non ne ha dati ancora, tranne forse l'ampia risposta dei ragazzi al concorso indetto dal Consiglio di distretto sul tema dell'attualità e del valore della Costituzione. E stata una risposta che merita di essere esaminata e valutata.

— Ma almeno, questo Consiglio si è riunito? Lavora?

Certo che si è riunito, e ha lavorato innanzitutto per organizzarsi. Si è dato un Presidente e un Vicepresidente, una Giunta, si è strutturato in cinque commissioni di lavoro per dividersi i molti compiti che gli sono stati dati per legge.

— La prima commissione si occupa dell'edilizia scolastica, dei servizi, dei bacini di utenza. La seconda, cura il collegamento con il lavoro, l'educazione permanente, l'orientamento scolastico - professionale, le attività culturali per gli adulti. La terza, guarda all'assistenza sociopedagogica e alla medicina scolastica. La quarta, ha sotto mira la sperimentazione, le attività para, extra ed interscolastiche, le attività culturali e sportive per gli alunni, la migliore utilizzazione del personale scolastico, l'aggiornamento. La quinta, tiene i collegamenti con gli organi scolastici e con il Consiglio di zona. SI può partecipare al lavoro delle commissioni? Sono commissioni aperte? i — Purtroppo, no, non si è riusciti a far prevalere questo orientamento. SI può solo assistere alle sedute del Consiglio. Un'apposita commissione ha poi preparato una proposta di regolamento che, con poche modifi-

che. è stata approvata. Ancora, sono stati convocati i Consigli delle varie scuole per un prima presa di contatto sia con i Consigli sia con i problemi e le richieste delle scuole. Insomma, del lavoro è stato fatto, anche se si è trattato di un lavoro preparatorio. In settembre le commissioni di lavoro hanno cominciato a riunirsi per preparare un programma di intervento da sottoporre al Consiglio. La sede del distretto so dov'è: presso le scuole elementari di piazzale Bacone. Ma anche le commissioni si riuniscono lì? Avete una segreteria, dei fondi, degli strumenti di lavoro? Eh, sciura Maria, ha toccato un punto dolente. La segreteria è sempre quella della Stoppani che si accolla un lavoro supplementare. Le commissioni devono riunirsi un po' qui un po' lì, il più sovente in Consiglio di zona. I soldi in bilancio non sono molti, sono due milioni e ottocentomila, ma qualcosa permette-

IlHo sistemato il mio appartamento, rifacendo i servizi e sistemando gli infissi: avrà riflesso sul canone?

II S.U.N.I.A. riconosce che questa legge non è quella che il movimento sindacale si aspettava, quindi è una legge che ha delle lacune. Noi come sindacato riteniamo che si possa in molti casi superarle con l'aggregazione di tutti gli inquilini.

In sostanza II pericolo che gli inquilini possano pagare un affitto più alto, per un appartamento nel quale hanno Investito del soldi per sistemarlo, esiste. Si tratta dl superare questa imperfezione aggregando gli inquilini e impostando delle vertenze nei confronti delle proprietà, dove oltre che determinare uno stato manutentivo dello stabile uguale per tutti gli inquilini senza nessuna discriminazione, si possa anche trattare la maggiorazione dei canoni chiedendo, che questi soldi vadano investiti per la sistemazione dello stabile.

Per gli inquilini già Iscritti e che frequentano la sezione sindacale del S.U.N.I.A. queste non sono certo delle novità ma noi crediamo che il fronte dell'inquilinato debba allargarsi, quindi creare un fronte dl lotta sempre più ampio che ci consenta dl ottenere con la legge di equo ca-

rebbero se non fossero, almeno per ora, solo sulla carta. Però, speriamo, alla fine verranno fuori e saranno utilizzati al meglio.

Com'è il clima interno? Riuscite a trovare un accordo o siete sempre a discutere? So anche che alcuni distretti sono in disaccordo con il loro Consiglio di zona. 5 cosi anche per voi?

No, per fortuna. Siamo in tanti, con orientamenti diversi, ma predomina la volontà di fare e di giungere a un accordo. E anche con il nostro Consiglio di zona non ci sono frizioni, tutt'altro: collaboriamo e ci dividiamo un lavoro che non è da ridere. A quanto ho capito, le premesse sono abbastanza buone, per lo meno per quanto riguarda la buona volontà. E già qualcosa. Auguri, sciur Piero, e arrivederci, che i ragazzi stanno già uscendo e dobbiamo scappare a casa!

risponde

none, la legge 10 sul regime dei suoli e il piano decennale per l'edilizia, una seria riforma della casa.

Come sono regolamentati i box in affitto in una casa diversa da quella che si abita?

Questa regolamentazione dei canoni non prevede esplicitamente una regolamentazione per chi affitta un box senza affittare l'appartamento, quindi il S.U.N.I.A. ritiene, da prime valutazioni in corso di approfondimento che debbano avere la regolamentazione per l'uso diverso da abitazione.

Questo vuol dire che i contratti stipulati prima del 30.6.78 possano avere una durata dai quattro ai sei anni in base alla data di stipulazione del contratto, con degli aumenti, in base alla data di stipulazione del contratto, che vanno dal 15% per I più vecchi al 10% al 5% per gli ultimi.

I contratti nuovi non potranno essere inferiori a sei anni lasciando alle parti la contrattazione del canone, che una volta stabilito potrà avere solo gli aumenti dovuti all'aumento del costo della vita.

Questa risposta senz'altro è incompleta quindi rimandiamo ulteriori chiarimenti a domando più precise.

L.
L.
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Negozi Motta e Alemagna di Corso Buenos Aires

Salvaguardati i posti di lavoro

Nella nostra zona, In Corso Buenos Aires angolo viale Tunisia e In piazza Lima, sorgono due negozi Alemagna e Motta, occupati dalle maestranze, nel gennaio scorso, nel quadro della lotta dei lavoratori dell'Unidal per la difesa del posto di lavoro. In questi giorni abbiamo visto sulle vetrine un cartello con la scritta: "chiuso per inventario".

La cosa ci ha insospettito, visto che questo inventario dura da oltre un mese.

Abbiamo così chiesto ad alcuni dipendenti dei due negozi cosa si nasconde dietro l'ufficialità di questa formula.

I lavoratori ci hanno parlato a lungo e diffusamente della situazione reale in cui si trovano i negozi Motta - Alemanga, al di la' dei paraventi formali, fornendoci dati e particolari interessanti sui vari aspetti della vertenza.

L'ACCORDO PER I NEGOZI

115 esercizi commerciali milanesi (625 lavoratori occupati) Motta Alemagna, così come tutti gli altri distribuiti sul territorio nazionale, avrebbero dovuto essere chiusi, per decisione dell'Unidal, entro il 31 dicembre scorso.

La mobilitazione dei lavoratori di questi negozi, sviluppatasi nei mesi scorsi, accanto a quella dei dipendenti dell'industria, ne ha impedito una chiusura generalizzata, consentendo di giungere ad un accordo firmato il 28 luglio fra sindacato e Sidalm Esco (esercizi commerciali), la nuova società subentrata all'Unidal nella gestione delle due aziende.

L'accordo prevede che i negozi siano rilevati dalla Sidalm. Verranno così riassunti 420 lavoratori, mentre gli altri 200 rimangono in mobilità e per essi sarà applicata la Cassa integrazione per un anno, con decorrenza 1° agosto 1978.

LE MIRE DELLE BANCHE

SULLA RETE COMMERCIALE

Secondo De Bortoli, del Consiglio d'Azienda, un aspetto positivo dell'accordo è rappresentato dal fatto che esso ha consentito di salvare la rete commerciale minacciata di chiusura.

Questo risultato deve essere considerato positivamente, se si tiene presente che all'acquisto di questi esercizi erano interessate diverse banche, attirate dalla posizione appetibile in cui essi sorgono.

Su alcuni negozi Motta Alemagna, gli istituti di credito hanno già messo le mani, da tempo.

5 questo il caso del negozio di Pie Loreto che i sindacati volevano adibire a mensa e tavola calda, e che fra l'altro era l'unico esercizio della rete in attivo, cosi come quello di via Battistotti Sassi, per metà acquistato da una banca.

Anche il negozio di Piazza Lima doveva essere venduto a una banca. L'accordo del luglio scorso ha in sostanza impedito che andasse avanti il processo di terziarizzazione nella nostra città, con l'accentuazione di tutti quei fenomeni negativi che essa

comporta: strade deserte dopo una certa ora, scomparsa dei pochi punti di incontro e di ritrovo che ancora rimangono.

I DUE NEGOZI DI PORTA VENEZIA

Dei, 15 negozi, 13 sono stati assorbiti dalla Sidalm Esco, due sono stativenduti, quello di via Orefici e quello di Corso Buenos Aires angolo viale Tunisia.

Il negozio di corso Buenos Aires è stato venduto a due privati: Abriani, uno dei proprietari del Disco Rosso, poi fallito; Abbate, proprietario dl due o tre ristoranti.

L'esercizio verrà quindi scorporato in due, con una parte destinata a vestiti e l'altra a ristorante.

Anche se non si è riusciti a impedirne la vendita, non bisogna comunque sottovalutare due aspetti: Il primo è che il negozio non è stato venduto a un istituto di credito; II secondo che 13 lavoratori Unidal manterranno il porto di Lavoro.

L'altro negozio di Piazza Lima, Invece, è stato rilevato dalla Sidalm e verrà adibito, come tutti i negozi Sidalm, a market della pasticceria e del biscotto.

LA PROPOSTA SIDALM: MARKET DELLA PASTICCERIA

Secondo i lavoratori, la soluzione prospettata dalla Sidalm non da nessuna garanzia. Il rischio è che fra sei mesi, periodo entro il quale si va alla verifica dell'accordo, si riproponga per questi negozi il problema dell'occupazione, con l'aggravante di avere sperperato soldi pubblici per soluzioni inadeguate.

LA PROPOSTA DEI LAVORATORI: COMPLESSI POLIVALENTI

Il sindacato, dal canto suo, vuole un utilizzo economicamente valido e socialmente utile di questi punti di vendita.

Essi, sorti con scopi esclusivamente propagandistici, volti a reclamizzare II nome prestigioso delle due ditte milanesi, hanno sempre rappresentato una palla al piede dal punto di vista economico.

Da oltre quattro anni, il sindacato ne propone un diverso utilizzo, buono dal punto di vista economico e rispondente a effettivi bisogni delle singole zone della città: creare punti di ristoro decentrati con ristoranti a prezzi popolari, oppure complessi polivalenti, come negli altri paesi europei, dove il cliente può trovare la tavola calda, il bar, il giornale, i ta-

becchi, l'agenzia dl viaggio.

A questo proposito era stato elaborato un progetto molto interessante che prevedeva l'apertura di esercizi polivalenti, che aveva trovato il consenso dei lavoratori, con la possibilità che andasse in porto. Ma contro di esso c'è stata una levata dl scudi della Sidalm che ha preferito la soluzione sopra esposta.

A parere dei lavoratori dovrebbe essere inoltre possibile protrarre l'orario di chiusura di questi negozi oltre le 21, per venire incontro alle esigenze della città.

Dopo le 21 infatti, c'è una chiusura generalizzata di bar e punti di ritrovo che, se comprensibile per una diffusa paura di episodi di criminalità, tuttavia non invoglia certo l cittadini ad uscire di casa per fare due passi.

RIAPRIRE I NEGOZI AL PIO

PRESTO

Ma, perchè, abbiamo chiesto, nonostante l'accordo firmato alla fine di luglio, i negozi sono ancora chiusi?

La risposta deve essere cercata in quanto sta avvenendo in questi ultimi tempi.

Alla fine del mese di agosto si è aperta la procedura presso l'ufficio di collocamento, per l'assunzione dei lavoratori ex Unidal da parte della Sidalm Esco, nel rispetto del contratto nazionale di lavoro e comunque per mansioni gia presenti all'interno dell'ex Unidal.

Le graduatorie stilate sono però ben lungi dal rispettare la precedente posizione di lavoro dei dipendenti.

Arbitrarie esclusioni, soprattutto dei lavoratori più sindacalizzati, modifiche arbitrarie delle precedenti qualifiche, incremento artificioso dei dirigenti. Per i tre laboratori di pasticceria, per esempio, sono stati richiesti 20 capilaboratorio contro 21 operai. Di qui la decisione di ricorsi contro le graduatorie, stilate secondo criteri tendenti ad imporre largamente la scelta individuale a danno di quella numerica come la legge prevede, aprendo quindi margini alla discrezionalità aziendale. Ora, sui ricorsi, dovrà pronunciarsi la Commissione mobilità della Regione. . I lavoratori denunciano la responsabilità dell'azienda per la ritardata apertura e sollecitano una rapida soluzione della questione. Solo una ripresa dell'attività infatti potrà consentire di riprendere il discorso iniziato da tempo su un utilizzo migliore dei negozi e più rispondente ai bisogni della collettività.

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INTERBANCA: un istituto "speciale"

Interbanca è un Istituto privato per l'esercizio del credito a medio termine, con sede in Corso Venezia 56; conta circa 170 dipendenti (di cui una quarantina personale direttivo) ed opera su tutto il territorio nazionale nel settore dei finanziamenti, principalmente ad aziende industriali e commerciali.

Questo tipo di Istituto è diretto figlio della Legge bancaria del 1936 che ha separato il credito ordinario dal credito finanziario; è evidente l'importanza del ruolo che queste banche ricoprono nel contesto dello sviluppo industriale italiano, rappresentando allo stato attuale il principale "canale" di intermediazione tra il risparmio delle famiglie e il fabbisogno finanziario delle imprese che effettuano investimenti. In realtà questi Istituti hanno sempre approfittato della particolare posizione di privilegio raggiunta, per operare come struttura portante di un sistema economico industriale sviluppatosi su un esasperato coacervo di agevolazioni finanziarle e al servizio di un potere politico clientelare, piuttosto che come mezzo di una reale

promozione economica basata su criteri di selezione del credito in osservanza di precisi indirizzi programmatici.

I risultati sono sotto gli occhi dl tutti (vedi i casi Sir, Liquichimica, Caltagirone ecc.).

Di fronte a questa situazione, all'ormai diffusa consapevolezza che dalla crisi che stiamo attraversando non si esce se non attraverso un processo di profondi cambiamenti sul piano politico, economico e sociale, la questione fondamentale che si pone per l lavoratori operanti all'interno degli Istituti di credito speciale è quella di dare un maggiore e più incisivo contributo per una diversa gestione del credito.

Ciò premesso, le linee prioritario su cui I lavoratori di Interbanca devono mobilitarsi sono le seguenti: impegnare l'Azienda a fornire tutte le leggi, norme, delibera e ogni altro atto diretto a regolare la vita interna ed esterna dell'Istituto, al fine dl poter stabilire, sulla base di precisi elementi, le contraddizioni esistenti. rimuovere l'attuale organizza-

zione del lavoro, decisa In modo unilaterale dall'Azienda e basata sulla parcellizzazione delle mansioni e sulla dequalificazine professionale, che impedisce al lavoratori di prendere coscienza del proprio ruolo all'interno del processo produttivo e del ruolo svolto dalla Banca nella società italiana; far cessare le assunzioni a carattere nominativo e clientelare non basate su capacità professionale e rigore morale, ma che sono espressione della completa sudditanza al quadro dirigente esistente. Di fronte all'aggravarsi del fenomeno della disoccupazione, In particolare giovanile, e femminile, non è tollerabile il protrarsi di una tale situazione; collegare più stettamente le Organizzazioni sindacali alle leghe dei disoccupati per portare avanti una battaglia che non ha per scopo il sovradimensionamento degli organici, bensì l'impegno dell'Azienda In materia di assunzioni a rispettare quel criteri riformatori contenuti nella legge 285 sull'occupazione giovanile.

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Centro documentazione droga

Le cronache di tutti i giorni ci riferiscono, con drammatica puntualità, casi di giovani deceduti per effetto di sostanze stupefacenti, non ultimo il caso del diciottenne di Baggio per il quale si sono mobilitati i giovani del quartiere, chiedendo alla cittadinanza e alle forze politiche un impegno più preciso e continuativo sul problema della droga.

In effetti, il problema della diffusione dell'uso di sostanze stupefacenti tra le masse giovanili va affrontato nella sua giusta dimensione evitando falsi allarmismi e ingenue sottovalutazioni. La gravità della situazione è accentuata dal fatto che il fenomeno è in continua progressione e l'età media di iniziazione si è spostata, nel giro di pochi anni, dai 18 ai 14-15 anni.

E indubbio che sono qui in gioco interessi economici di massicce proporzioni che determinano l'esistenza di un mercato estremamente articolato e impediscono che il problema venga aggredito alla radice, inibendo cioè l'esportazione e la distribuzione delle sostanze stupefacenti. Se è vero che tutti gli sforzi vanno concentrati sul recupero terapeutico dei tossicomani, dobbiamo registrare che risultati positivi, vale a dire un effettivo reinserimento nella società, sono, a tutt'oggi, estremamente scarsi.

Soltanto un'azione preventiva, basata su una corretta Informazione può, se non rimuovere le cause sociali, per lo meno ridurre l'entità del fenomeno.

A questo scopo è nata ed opera a Milano nel nostro quartiere (Via A. Doria 17) l'Associazione Italiana per la difesa contro la diffusione della droga, un'associazione laica nata dalla collaborazione dei Lions e Ro-

Centro sociale

Riprende in questi giorni nella nostra zona l'attività dei ragazzi che, a cominciare dallo scorso anno, hanno lavorato per la formazione di un Centro Sociale nel nostro quartiere. Si può già tentare un bilancio del lavoro fatto durante tutto l'anno passato, e crediamo si possa parlare di bilancio in positivo. Giovani di diverse tendenze politiche e ideologiche si sono ritrovati con una certa continuità per prendere concordemente delle iniziative che portassero alla nascita di un centro di aggregazione sociale e culturale di cui i ragazzi della Zona 3 sentivano la mancanza. Dopo aver raccolto l'adesione di circa 500 cittadini del quartiere, i giovani hanno fatto presente al Consiglio di Zona l'esigenza di uno spazio aperto agli abitanti della zona. A testimoniare la volontà di moltissimi giovani della zona per ottenere una sede per il Centro Sociale, è stata organizzata una marcia non competitiva attraverso le vie della zona, cui ha partecipato un notevole numero di persone. Si è poi discusso il pro-

Via Melzo e dintorni

Fiore Vincenzo, un nome anomino, noto solo agli abitanti di via Melzo e dintorni, alla CRI ed al Paolo Pini.

Diplomato, con tanto di impiego fisso, casa e vita apparentemente normale, ad un certo punto cambia rotta (per colpa di una donna dice lui) inizia a bere e perde l'impiego. Incomincia una vita da balordo, come ce ne sono tanti in una grande città. Chi lo conosce lo paragona a Michelino, un gattino randagio che va dal farmacista a mangiare e poi sparisce fino al pasto successivo Storie vere e non su Vincenzo Fiore se ne sentono tante, per esempio che in una giornata è riuscito a collezionare 5 ricoveri ospedalieri; di certo non è un personaggio nè amato nè compatito, specialmente dai negozianti Il intorno ai quali pare abbia rotto le vetrine in diverse occa-

tary Clubs italiani. Questa organizzazione, che prevede di sviluppare la collaborazione con istituti scientifici e centri analoghi operanti in Italia, si propone di prevenire e combattere l'uso degli stupefacenti mediante l'educazione e l'informazione rivolta a genitori, insegnanti, operatori sociali; un messaggio rivolto quindi prevalentemente agli adulti e a tutti coloro che si trovano, per un motivo o per l'altro a diretto contatto con il mondo giovanile. L'iniziativa più qualificante è il "Centro di Informazione e di Documentazione", dotato di testi, riviste, saggistica, films e musiche che dovrebbero riguardare ogni aspetto del fenomeno: medico, psicologico, sociologico, epidemiologico; legale e culturale. La sala di consultazione è aperta al pubblico tutti i giorni con orari d'ufficio. Altrettanto importante la realizzazione di un corso audiovisivo "I come e i perchè della droga" suddiviso in due parti per la durata complessiva di due ore e trenta min. La prima parte riguarda la conoscenza 'scientifica' delle droghe in quanto tali; la seconda affronta in modo specifico alcuni dati sulla diffusione della droga nel mondo giovanile all'estero e In Italia, le tecniche di spaccio, le motivazioni individuali, familiari, e sociali del suo uso, le possibili misure preventive Intese come modifica dell'opinione pubblica e attuazione di corsi informativieducativi anche per ragazzi. Segue un elenco delle tecniche terapeutiche e riabilitative, sulla disintossicazione, sulla terapia con metadone, sulla istituzione di centri regionali e privati e sull'insediamento di comunità terapeutiche anche a livello nazionale. Dal 1977 sono state tenute oltre 300 riunioni nelle varie sedi e

nelle scuole della Lombardia, con una partecipazione di 15.000 spettatori.

Nel corso di quest'anno sono state avviate anche altre iniziative che riguardano: la diffusione di opuscoli che completano e approfondiscono la conoscenza del fenomeno, un corso audiovisivo destinato al personale medico e paramedico, un corso destinato ai ragazzi in età scolare, una analisi della legge n. 685 e degli emendamenti già proposti In sede legislativa; i "Quaderni della Droga" come aggiornamento sui temi più attuali del fenomeno e inoltre conferenze, dibattiti e tavole rotonde.

Va inoltre segnalato che l'Associazione si è trovata di fronte a richieste di assistenza da parte di tossicomani che vi si sono rivolti per un aiuto immediato. Anche se non è questo il tipo di intervento che in senso prioritario si intende praticare, nella sede di via A. Doria è possibile avere un elenco di ospedali e case di cura dove i tossicomani potranno essere assistiti senza dover subire le solite incomprensioni quando non si tratti di un vero e proprio rifiuto di assistenza. Stimiamo quindi estremamente necessaria una immediata e stretta collaborazione con il C.d.Z. perchè siano prese iniziative che vanno dal semplice dibattito a momenti di informazione più precisa e di mobilitazione del quartiere su questi temi.

Un impegno che non può essere sporadico nè attendere che il fenomeno acquisti dimensioni più preoccupanti, ma deve muoversi nel senso della prevenzione finchè di "prevenzione" si può ancora parlare.

Loredana Cellberti

stare insieme in modo nuovo.

blema della sede con l'Assessore

Novella Sansoni della Provincia: era libero infatti lo stabile di Via Settembrini 4, e si è deciso di insediarvi una scuola, affidando però il pianoterreno alle iniziative del quartiere, e un locale ai giovani del Centro Sociale.

In via Settembrini 4 I giovani hanno poi organizzato due spettacoli In collaborazione con la Compagnia del Teatro del Sole, e, alla fine di giugno, un'ampia assemblea con I ragazzi della zona, per discutere con loro sulle iniziative da prendere e sulla futura attività e gestione del Centro Sociale.

Ora il lavoro deve proseguire con nuove iniziative, volte da una parte a coinvolgere maggiormente i giovani del quartiere, e dall'altra ad assicurare l'interesse delle autorità competenti per l'assegnazione definitiva della sede in via Settembrini 4. Si spera che nel giro di qualche mese i giovani potranno iniziare la loro attività nella nuova sede, ottenendo così un loro spazio, un luogo fisico dove trovarsi a discutere, divertirsi, sioni. L'ultima sua trovata è quella di allestire all'aperto la sua "protesta"; in via Melzo di fronte alla CRI nello spazio interno di una isoletta pedonale, sedie vecchie, una valigia rotta. dei materassi, un'anta di armadio formano il suo palcoscenico; non manca nemmeno il cartello In cui prega i ministri di amministrare il suo patrimonio lì esposto. Invoca anche il Papa e il Sindaco per ottenere una casa. L'arredamento non è sempre quello; dopo avere bruciato tutto qualche tempo fa (collezionando un altro ricovero) altri mobili ricompaiono; non serve nemmeno portarglieli via come fanno quelli del Comune quando passano. Ricompaiono e con loro Vincenzo Fiore che, nelle giornate belle dopo aver pranzato al ristorante non disdegna un pisolino sul materasso sotto II cartello della sua "protesta". E I passanti Ignari scuotono la testa.

Al più presto si riuniranno i giovani del Comitato Promotore per il centro sociale, proprio per decidere nuove iniziative nella zona, tanto carente di strutture ricreative e culturali funzionanti: si pensa, seguendo le proposte dei partecipanti all'assemblea di giugno, di organizzare spettacoli teatrali o musicali, un ciclo di film, una biblioteca di quartiere più ampia, dibattiti eccetera. Ma il Centro Sociale, e di conseguenza la sua attività, è tutto da costruire: e per farlo è necessaria la partecipazione dei cittadini, giovani in particolare, affinchè si riesca a creare uno spazio concretamente rispondente alle esigenze della popolazione. Chi fosse interessato a dare il suo contributo di partecipazione e collaborazione può mettersi in contatto con i giovani del Centro Sociale scrivendo alla redazione di "Porta Venezia", oppure chiedendo informazioni al Consiglio di Zona (Via Boscovich 42).

Anna Capelli

PORTA VENEZIA`

Redazione

Alberti, R. Cenati, E. Giannasi, C. Montalbetti, L. Paga-. ni, C. Oldrini, F. Ponti, L. Vincitorio, M. Sparacino, A. Capelli, S. Lotto.

Hanno collaborato: Direttivo

S.U.N.I.A. Zona 3, R. Ponti, A. Pedroni, A. Strik Lievers, Brighi, A. Canevari, L. Celiberti, P. Gramolelli, G. Cengia.

Abbiamo iniziato col chiedere a Vecchioni se è giusto definirlo un "cantautore".

— La definizione è abbastanza esatta, almeno questa è la definizione che si dà a chi generalmente compone delle musiche e scrive delle parole, lancia anatemi o messaggi o soltanto dubbi. lo, lo sono da sempre, da quando ho finito la scuola, a tempo perso, senza prendere una lira; prima non era una professione che rendeva. Poi è venuto questo momento buono, fertile; i "padroni del vapore" che sono molto attenti a queste cose, si sono accaparrati anche questa fetta di intellighentia, dicono loro, il che non è vero perchè non siamo degli intellettuali; quindi noi siamo stati accaparrati, però con una maggiore libertà, nel senso che i contratti li facciamo noi, possiamo scrivere e dire quello che vogliamo, l'unico impegno che abbiamo è quello di fare un certo numero di dischi all'anno.

Dopo il 68 anche le canzoni dei cantautori sono cambiate. Come? Quali ne sono le ragioni?

Da 10 anni a questa parte gli argomenti sono cambiati nel senso che dopo il 1968 era tutto molto politicizzato e tuttora rimangono dei cantastorie come ad esempio Della Mea, Pietrangeli che fanno dei lavori notevoli dal punto di vista politico; in molti altri cantautori, invece, c'è stata, soprattutto da Guccini in poi, questa tendenza al personale, cioè al dramma esistenziale, alla malinconia delle cose perdute. Il 78 e 79 sono due anni della musica di autori proprio di questo tipo, cioè sul personale, sull'angoscia del personale. Ogni cantautore ha naturalmente poi un suo modo di esprimersi. lo, sono molto più portato alla favola, al surreale, altri sono portati più alla realtà.

Secondo te qual è la molla che porta al successo un cantautore tra la miriade di giovani che scrivono canzoni?

E vero che c'è una miriade di giovani che scrivono canzoni, ma sono quasi tutti uguali, cioè tutti hanno implicitamente questa Imitazione del loro idolo che può essere Guccini, De Gregori ecc.. e quindi scrivono canzoni alla Guccini alla De Gregori ecc, cioè nessuno di loro è veramente personale. L'importante in questo è proprio staccarsi in qualche cosa o nella voce o nell'atteggiamento o nell'aspetto; si vede già dall'inizio se uno diventerà qualcuno no. Poi ci si può anche sbagliare, però non ci si può sbagliare sugli altri, su quelli di cui si dice "questo è normale" scrive magari cose molto belle ma, che sono già state dette, che diciamo tutti.

Tu appartieni al mondo dello spettacolo, un mondo ai più sconosciuto, mitizzato e deformato dai cosiddetti giornali rosa. Com'è in effetti la vita di un cantante? Raccontaci una giornata - tipo di Roberto Vecchioni.

La mia giornata comincia a scuola alle sette e mezzo. Scusa l'interruzione a che scuola vai? lo Insegno al ginnasio del liceo classico Beccarla. Torno da scuola

verso mezzogiorno. In genere non pranziamo mal in quanto mia moglie insegna in una scuola sperimentale ed ha pochissimo tempo, mangiamo un panino al volo. Al pomeriggio ho sempre un sacco da fare: preparo le lezioni per il giorno dopo, scrivo per alcuni giornali, vedo delle persone, alle volte vado alla mia casa discografica. I concerti li faccio il venerdì, sabato e domenica. Parto da Milano nel tardo pomeriggio, arrivo sul posto e si prova e dopo uno spuntino inizia il concerto. Il ritorno a casa è sempre verso l'una, le due. Dormo, come vedi, molto poco. Nelle serate libere mi piace andare con gli amici al cinema, a teatro, soprattutto ai teatri sperimentali oppure a casa di amici a giocare a scopone, e poi si beve, si beve molto e si discute moltissimo, un po' su tutto.

Senti, ma quando scrivi?

Intanto, scrivere intendi che è così: quando tu hai una idea di una canzone non è che stai li a rimuginarla. lo so che il tema della canzone che farò è questo, addirittura lo scompongo su due piani: faccio prima una parte del passato e poi una parte del presente di questa storia; ci voglio mettere dentro queste due tre immagini e quando ho un momento libero mi metto con la chitarra o col piano e provo che motivo conduttore può avere il pezzo scritto. Non è complicato. Non è che ti metti lì e dici "adesso scrivo una canzone" ma è un'idea che era già nata prima e hai già in mente almeno una frase di parole e una frase di musica.

Molti testi delle tue canzoni si fa fatica a capirli, sei un po' ermetico. ll contatto diretto col pubblico popolare come lo attui?

Ci sono voluti un po' di anni per farmi conoscere. Poi, hanno cominciato a capire quali erano le chiavi di lettura delle mie canzoni, che non sono tante. Realistico, non riesco ad essere, proprio per carattere, vado sempre sulla favola che, dovrebbe avere più significati; ognuno la può interpretare come vuole. Ti faccio un esempio: il mio ultimo album che si chiama il "Capolavoro" (il Capolavoro è un cavallino che nasce) è la storia di un uomo nel 4000 che non ha più niente intorno nè alberi, nè case, perchè tutto è morto, c'è solo lui. La vita così non gli va, allora si buca per sognare. Però un giorno la cavalla che ha, dà alla luce un cavallino zoppo che non si alzerà mai; il solo fatto che sia nato qualcosa di nuovo fa dimenticare tutta la "roba"che si mette addosso e da quel momento lui vive per fare stare in piedi questo cavallino, perchè è il suo capolavoro. Questa storia potrei farla con 7 chiavi di lettura; è simbolica per questa ragione, perchè ognuno la può interpretre alla sua maniera. Può essere una guerra che è finita, un amore che improvvisamente raddrizza la tua vita ecc. Non è importante il cavallo ma quello che rappresenta.

Il tuo rapporto con la musica è un rapporto che ha bisogno degli altri? Come vivi la musica? Come fatto socializzante?

Mi piace cantare in pubblico, dove c'è gente che ti può mandare a quel paese, ti può dire bene, ti può applaudire o viene dopo il concerto a parlarti. Ed è questa forse la cosa più bella, e ti spiega che sensazioni ha avuto a sentire certe cose o non ha avuto per altre; allora la gente diventa fondamentale ed è anche una riprova di quello che stai facendo.

I PERSONAGGI DI PORTA VENEZIA
Intervista Il cantautore Roberto Vecchioni
Direttore resp.: Luciano CapitiniSuppl. Ticinia Notiziario - Aut. Trib. di Milano n. 232 del 4.6.73Redazione e Amministrazione: via S. Gregorio, 48 Milano - Stampa: Coop. Guado 20020 Robecchetto con lnduno (Milano) - Tel. 0331/ 881475. N. 7 - Ottobre 1978
In via Andrea Doria
Salotto in strada
Bilancio di un anno

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