La Nostra realtà zona 10 (9)

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la nostra realta

In questo numero

I NUMERI CIVICI

DELLE CASE CHE

PER LEGGE DOVRANNO

ESSERE RISTRUTTURATE

LA TRIELINA p. 3

NELL'ACQUEDOTTO p, 3

I PIDOCCHI

INVADONO LE SCUOLE p.11

CALCIO IN ZONA:

6 CAMPI

PER OTTOMILA ATLETI P.

SALUTE:

CO\ LE \OVITA DEL PIA\O REGOLATORE difendere la democrazia

I COLORANTI ALIMENTARI

CHE CI AVVELENANO p.13

iniziativa del consiglio di zona per stabilire un contatto tra amministrazione e forza pubblica

"Siamo arrivati al punto che le - stesse forze dell'ordine necessitano di adeguata protezione da parte dello stato. Spesso capita che i nostri uomini, uscendo di casa il mattino per prendere servizio, trovino l'automobile bruciata o con le gomme tagliate, quando non si tratta di aggressioni o peggio".

Queste parole• pronunciate poco tempo fa dal capo dei vigili urbani della zona di Crescenzago, signor Monferroni, durante una riunione tenuta al Consiglio di Zona, acqui-

stano tutta la gravità di una denuncia alla luce dell'attentato messo- a segno nei giorni scorsi da ignoti criminali politici ai danni della stazione dei carabinieri di Crescenzago, attentato che solo per una serie fortuita di circostanze non ha avuto vittime.

Indubbiamente in questo periodo le forze dell'ordine (polizia, c.a. rabinieri e, anche se in misura minore, vigili urbani) stanno pagando un altissimo prezzo nella lotta contro la criminalità politica e comu-

ne. Questo non soltanto, è bene sottolinearlo, per la spaventosa facilità con cui i criminali fanno ricorso alle armi, ma anche per la scarsa dotazione di mezzi e di uomini impegnati a combatterli. In Italia poliziotti e carabinieri non mancano, anzi, in rapporto alla popolazione il loro numero è fra i più alti d'Europa, tuttavia la stragrande maggioranza degli effettivi è adibita a lavori burocratici (che potrebbero benissimo essere svolti da civili) o impiegata in qualità di autista per personaggi illustri o altri

gradi della burocrazia statale. Fra le tante disfunzioni di cui soffre il nostro paese, questa è una delle più assurde.

A questo problema, se ne aggiunge un altro, che ha ben più gravi ripercussioni sulla vita civile: il divario che sotto certi aspetti esiste tra cittadini e forze dell'ordine, che, in qualche caso, raggiunge la diffidenza. Questo non è il risultato, come si vorrebbe far credere, di un'orchestrata campagna di stampa da parte di gioinali "sovversivi" (bisogna includere forse fra questi anche il "Corriere"?) ma dell'impiego fatto in molte occasioni di polizia e carabinieri in funzione antioperaia o, comunque, repressiva dei movimenti popcilari.

Di questo si sono resi conto i settori più democratici della polizia, quelli più impegnati nella battaglia per la riforma della Pubblica Sicurezza, .come dimostrano le sempre più numerose manifestazioni e gli episodi come quello del volantinaggio fatto da alcuni agenti davanti ad una fabbrica e dell'incontro successivo con i rappresentanti degli operai. Anche fra i carabinieri, pur chiusi in una più ferrea disciplina, il disagio è presente e cresce. Ora molti episodi significativi dimostrano 'che le forze dell'ordine sotto impegnate nella difesa non solo dei cittadini tua anche delle stessi• istituzioni democratiche.

Conscio dt•Ila gravità del problema, il C(insiglio di Zona ha indetto una riunione alla quale erano stati invitati polizia, carabinieri e vigili urbani per studiare il problema della criminalità nella zona e per stabilire un rapporto di coopera

zione tra il Consiglio stesso e i tutori dell'ordine.

Purtroppo hanno potuto intervenire soltanto i vigili urbani, che sono i meno colpiti dalla diffidenza dei cittadini (il "ghisa", a Milano è sempre stato visto come una figura piuttosto simpatica), tuttavia un primo passo nella direzione auspicata è stato fatto. Il "vigile" non deve essere solo quello che dà le multe per divieto di sosta "ha affermato il comandante della zona Venezia (che ha sotto la sua giurisdizione la zona 10), signor Si Stadio "ma deve costituire un trai( d'union tra i cittadini e l'amministrazione comunale, ma per svolgere bene questo lavoro hanno bisogno della collaborazione di tutti".

Nel corso della discussione si è parlato di un esperimento estrema-. mente interessante che è in corso nella zona 3: il vigile di quartiere, che occupandosi sempre delle stesse vie, finisce per conoscere ad una ad una le case e ad essere conosciuto dalla maggior parte degli abitanti, costituendo un validissimo punto di riferimento. Sarebbe futile 'illudersi che con l'istituzione del vigile di quartiere il problema della criminalità possa essere risolto, tuttavia in questo modo si potrebbe realizzate più facilmente quella funzione di trait-d'union di cui il Sig. Di Stadio ha parlato.

Anche per risolvere questi pro-Noni è urgente realizzare in pieno il decentramento amministrativo, trasferendo ai consigli di zona parte dei poteri dell'amministrazione comunale, in modo che diventino reali strumenti di partecipazione.

Ugo Siciliano

Una manifestazione di operai e agenti di PS.
MENSILE Di INFORMAZIONE • POLITICA • CULTURA ANNO II APRILE 1977 NUMERO 4 LIRE 250
LA MAPPA DELLA ZO\A

Le più belle

canzoni della resistenza

Per l'anniversario del 25 aprile riproponiamo ai nostri lettori i testi dei canti più significativi più popolari dei nostri partigiani.

PIETA' L'E' MORTA

Lassù sulle montagne

Bandiera nera

E' morto un partigiano

nel far la guerra. (2 volte)

E' morto un partigiano

Nel far la guerra:

Un altro italiano

Va sotto terra. (2 volte)

Laggiù sotto terra

Trova un alpino

Caduto nella Russia

Con il "Cervino". (2 volte)

E' morto nella steppa

Assiderato

Ferito o da amputare

Congelato. (2 volte)

Ma prima di morire

Ha ancor pregato

Che Dio maledica

Quell'alleato!

Che Dio maledica

Chi ci ha tradito.

Lasciandoci sul Don

(2 volte)

E poi è fuggito. (2 volte)

Tedeschi traditori,

L'alpino è morto;

Ma un altro combattente

Oggi è risorto! (2 volte)

Combatte la sua guerra

Da vecchio alpino

Fatiche, freddo e fame

Gli son compagne. (2 volte)

Combatte il partigiano

La sua battaglia:

Tedeschi e fascisti

Fuori d'Italia! (2 volte)

Tedeschi e fascisti

Fuori d'Italia:

Gridiamo a tutta forza "Pietà l'è morta!".

POVERO MATTEOTTI

Presso Montecitorio là c'è una salita là dove Matteotti che ci lasciò la vita Povero Matteotti te l'hanno fatta brutta e la tua vita te l'han tutta distrutta. Vigliacchi sono ucciderlo così dobbiamo fare uniti proletari lo dobbiamo vendicare.

E mentre lui moriva 'na frase lui diceva: Voi uccidete me ma non la mia ideaE mentre lui moriva con tutto il suo eroismo e lui gridava forte: Evviva il socialismo! ,-

Attentato fascista alla caserma di Crescenzago

L'ordigno confezionato con 800 grammi di esplosivo da mina

Erano le 23,30 circa oh giovedì 3I marzo. Il maresciallo capo Lucio Albonetti, comandante della stazione di carabinieri di Crescenzago, era al lavoro nel suo ufficio a piano (erra, intento a sbrigare una delle mille pratiche burocratiche che occupano quasi tutto il tempo dei carabinieri delle stazioni. Improvvisamente la finestra alla sua sinistra, a un paio di metri di distanza dalla

scrivania, e volata in frantumi, scardinata da una violentissima esplosione. Il maresciallo si è trovato a terra, in mezzo ad un mucchio di detriti, stordito ma fortunatamente illeso, se si eccettua una piccola ferita sotto l'orecchio sinistro, provocata da una scheggia di vetro. Ripresosi subito, è uscito dall'ufficio gridando ai suoi militi di non precipitarsi in strada: teme-

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va l'esplosione di un secondo ordigno o la presenza all'esterno di un "cecchino-, pronto a far fuoco su chiunque uscisse dalla caserma. Quando, dopo un paio di minuti, i carabinieri sono usciti, la strada era deserta, degli attentatori nessuna traccia.

Questa' in breve, la cronaca dell'attentato fascista. Successive indagini hanno accertato che i criminali (o il criminale) approfittando del fatto che a quell'ora, anche a causa della pioggia, via Padova era deserta, avevano depositato un ordigno, confezionato con circa ottocento grammi di esplosivo di mina, sul davanzale della finestra, l'avevano innescato con una miccia a combustione lenta e si erano dileguati, a piedi, con ogni probabilità.

Anche se nessuna organizzazione terroristica l'ha rivendicato, è chiaro che si tratta di un crimine politico (gli investigatori hanno escluso che si tratti di una vendetta della malavita), uno dei tanti che in questo periodo vengono messi a segno nel nostro paese col chiaro intento di alimentare la strategia della tensione. Purtroppo la nostra zona non e nuova a episodi del genere, l'ultimo in ordine di tempo, è stato quello che ha sconvolto la sede della se/lime "Volpones- del Partito Comunista. Agli attentati dinamitardi vanno aggiunti una serie di atti vandalici piccoli in sè ma preoccupanti come sintomo ai danni di altre sezioni del Partito Comunista.

Ai carabinieri sono giunti messaggi di solidarietà da parte del Consiglio di zona e di rappresentanti di forze democratiche e antifasciste, ai quali si aggiunge quello del nostro giornale.

BELLA CIAO

Stamattina mi sono alzata, O bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao, Stamattina mi sono alzata, e ho trovato l'invasor.

O partigiano portami via, O bella ciao, ecc. (come sopra)

O partigiano portami via, che mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano, O bella ciao, ecc. (come sopra)

e se io muoio da partigiano, tu mi devi seppelir.

Seppellire, lassù in montagna, O bella ciao, ecc. (come sopra)

e seppellire, lassù in montagna sotto l'ombra di un bel fior.

E le genti che passeranno, O bella ciao, ecc. (come sopra) e le genti che passeranno e diranno "che bel fior".

E' questo il fiore del partigiano, O bella ciao, ecc. (come sopra) è questo il fiore del partigiano morto per la libertà. (2 volte)

FISCHIA IL VENTO

Fischia il vento, urla la bufera, scarpe rotte, eppur bisogna andar: a conquistare la rossa primavera dove sorge il sol dell'avvenir. Ogni contrada è patria del ribelle, ogni donna a lui dona un sospir; nella notte lo guidano le stelle, forte il cuore e il braccio nel colpir. Se ci coglie la credule morte, dura vendetta verrà dal partigian, ormai sicura è già la dura sorte, di quei vili che ognor cerchiamo. Cessa il vento, calma è la bufera torna a casa il fiero partigian; • sventolando la rossa sua bandiera: - Vittoriosi alfin liberi siam!

Ufficio postale assalito due volte in un mese

Ecco l'eloquente scritta che accoglie gli utenti dietro le saracinesche abbassate dell'ufficio postale di via San Mamete. È la seconda volta nel giro di un mese che quest'ufficio viene preso di mira dal rapinatori. La delinquenza, politica e comune, attraversa nella nostre zona un periodo di particolare recrudescenza. Come conseguenza collaterale delle rapine alla posta c'è anche li disagio degli utenti perchè gli uffici restano chiusi per una quindicina di giorni.

la nostra realtà - pag. 2

CONSEGUENZE DELL'INCURIA DELLA PRECEDENTE AMMINISTRAZIONE

LA TRIELINA NELL'ACQUEDOTTO

Nove pozzi della zona Gorla sono stati chiusi per misura precauzionale, anche se il tasso di inquinamento non aveva raggiunto livelli pericolosi - a causa di questo provvedimento, è probabile che quest'estate scarseggi l'acqua.

Adesso salta fuori che nell'acqua che abbiamo bevuto per anni c'era la Trielina, e non solo quella, anche il cloroformio, il cromo e altri elementi inquinanti. Ben sette sono i pozzi che sono stati recentemente chiusi nella sola zona di Gorla. Ben 71 in tutta Milano. Che l'acquedotto della città fosse minacciato dal cromo (prodotto di scarto di molte industrie), per la verità lo si sapeva da tempo, e da tempo erano stati messi in atto tutti i controlli per evitare che l'acqua inquinata finisse nei nostri rubinetti. Quella della trielina è invece una minaccia di cui non si sapeva nulla.

Prima di andare avanti, sarà meglio precisare subito che i pozzi sono stati chiusi per misura cautelativa. La concentrazione di trielina nell'acqua, cioè è largamente inferiore a quella ritenuta tossica? Tut-

tavia è stato giustamente ritenuto opportuno chiuderli.

Detto questo, ecco la notizia più sconcertante: la trielina è nell'acqua da quasi quarant'anni, in percentuale che è andata aumentando negli ultimi dieci anni. Come mai al Comune se ne sono accorti soltanto adesso? Ce lo spiega il sindaco di Milano Carlo Tognoli: "Perchè oggi l'amministrazione disp,ine di strumenti tecnici più perfezionati e sofisticati che in passato, che permettono di rilevare la presenza anche minima di elementi inquinanti".

La trielina (o tricloroetilene), che la maggior parte dei non addetti ai lavori conosce solo perchè serve a lavare gli abiti a secco, è un composto organico incolore, di odore simile al cloroformio. Essendo un solvente non infiammabile viene

A - pozzo - pompa

C - falda impermeabile - ghiaia - falda acquifera

usato nel trattamento dei grassi, di numerose resine, nello sgrassaggio dei metalli dopo la lavorazione e nell'estrazione di oli e grassi vegetali ed animali In altri termini la usano una miriade di piccole e grandi industrie, e, dopo averla usata, nella maggior parte dei casi, la scaricano nel terreno. Lentamente la trielina è condotta inprofondità dalla pioggia e va a finire nella falda acquifera da dove i pozzi dell'acquedotto milanese passano acqua. La cosa, abbiamo detto più sopra, va avanti così da circa quarant'anni. I rimedi non sono nè semplici nè a portata di mano, perchè bisognerebbe risolvere il problema dell'inquinamento alla radice. Dice l'assessore Ercole Ferrario: "I depuratori possono servire a mettere una pezza, ma non risolvono il problema. Bisogna risalire alle origini dell'inquinamento: bisogna eliminare certe lavorazioni, bisogna ridurre l'utilizzo industriale di certiprodotti inquinanti. Non ci si devono fare illusioni: i depuratori lasciano sempre scorie, che poi bisogna bruciare. E quando le scorie sono bruciate, ce le ritroviamo nell'aria. Il ciclo continua. Bisogna quindi limitare l'inquinamento alle origini, altrimenti fra qualche anno saremo veramente sull'orlo della catastrofe ecologica”.

Intanto noi della zona dieci, e in particolare gli abitanti della zona di Gorla, con sette dei nostri pozzi chiusi (e il chiederli è stata una misura molto opportuna per tutelare la nostra salute, perchè a nessuno fa piacere avvelenarsi mentre beve un bicchier d'acqua) dovremo però prepararci ad affrontare, quest'estate una certa carenza d'acqua.

Per legge queste case dovranno essere ristrutturate

LOTTI Via - Numeri Civici

80 Via dialoghi n. 1-2-2 / A-8-8 (Escluso edificio all'Interno nuovo) - 4 Via Apollo n. 85

61 VIa Erotondo n. 2 - Viale Monza n. 233-235-237

82 Via Amalfi n. 3 + area libera a lato - Via S. Mamete 3, 12 - Via Adriano n. 2 / A-4-6-14

116 (ex 63) Via Padova n. 184 - Via Bengasi n. 1-3-7

(ex 84 e W 19) VIa Tafano n. 1-3-5-17 /19 Via Rovigo n. 10-12-14 - Via Porticeli n. 14-22 + area libera Via Cesarotti n. 2-8-14 - Via Padova n. 223-225-227-235 + area liberaVia Paruta 51-53 + area libera

(ex W 19) Via Padova n. 191-205-207 area libera - Via Cesarotti n. 2 - Via Mali n. 37-29-28

65 Viale Monza n. 142 - Via F.11i Pozzi n. 1-1 'A - Via Berteli' n. 4,6 - Via Dolomiti n. 2

66 VIa Padova n. 100 - Via Clitumno n. 7-9-11-19-21 - Via Arquà n. 6-8-10-16-18-2P-21-115-3-1 Via Leoncavallo n. 43-41-39-37-31 - Via Chem n. 2-4-12-14-16-18-20

67 Via Padova 84-80-78-76-70-68 - Via Fanf. da Lodi n. 15-17 Via Conegliano n. 8-1-3-5 - Via Leoncavallo n. 19

88 Via Padova n. 31-33 - VIa Dal Transiti n. 1-7-9 - Via Temperanza n. 10 89 Via Padova n. 28-30-34

70 Viale Monza n. 18-20-22-24-26 - Via Pasteur n. 25 - Via Guinizzeill n. 5

71 Via Saull n. 2 Viale Monza n. 45-47-49

72 Viale Monza n. 93-83-81 - Via VenInl n. 86-88-90 - Via Popoli Uniti n. 15-17-7-20Via Rinuccini n. 1-3-5-7

73 Viale Monza n. 8-10 - Via Padova n. 5

59 Viale Monza n. 256

la nostra realtà - pag. 3
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Sono costruzioni come questa che verranno restaurato o abbattute e ricostruite.

I GIOVANI SI IMPEGNANO A PRODURRE LA "LORO" CULTURA

Ragazzi di varie organizzazioni e ideologie hanno presentato un documento comune con le loro richieste - vogliono soprattutto essere liberi di esprimersi al di fuori di ogni imposizione autoritaria

Le forze giovanili, il consiglio di zona e le forze politiche sono impegnate nel tentativo di dare uno sbocco alle esigenze culturali dei giovani della zona. È questo un modo di affrontare uno degli aspetti di quel gravissimo ed ampio problema dalla molte sfaccettature che è la questione giovanile.

Che nel periodi di crisi che stiamo attraversando, i giovani siano fra coloro che pagano il prezzo più alto è cosa evidente. Lo pagano non soltanto per le defìcenze del lostro sistema scolastico, che con

TARABELLA 4

l'abberrante formula del "tutti promossi" ha tolto ogni valore ai diplomi e alle lauree e, con l'ipo• trita scusa di facilitare la cultura di massa, ha svuotato di ogni efficacia, 'di ogni effettiva capacità di insegnare i corsi scolastici. Lo pagano non soltanto in termini di disoccupazione, di lavoro nero, ma lo pagano anche in termini di caduta dei valori morali, in perdita c sfiducia in qualsiasi ideale, in termini di disgregazione sociale. Nella nostra zona, per esempio, non esistono centri sociali dove un giova-

Gli occupanti abusivi dovranno sgomberare

Il "caso" dello stabile di via Tarabella 4, occupato da parecchi mesi da un gruppo di giovani, sta per raggiungere un punto critico. Questo stabile, di proprietà dell'IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) era stato destinato da tempo dal Consiglio di Zona ad una biblioteca pubblica, che manca e della quale si sente il bisogno. Tuttavia poichè al momento non c'erano fondi disponibili per i necessari lavori, quando un gruppo di giovani si è impossessato dei locali per svolgervi un'attività politica e ricreativa il Consiglio ha chiuso un occhio preferendo non ricorrere ad un'azione di forza, sempre indesiderabile, per farli sgomberare. Successivamente, ai primi occupanti sono andati progressivamente subentrando giovani aderenti al Movimento Lavoratori per il Socialismo (MLS) formazione di "ultrasinistra" fra le più arrabbiate. Questi non si sono limitati ad occupare lo stabile ma si sono comportati come se appartenesse loro a tutti gli effetti, abbattendo pareti interne e cambiando le serrature delle porte.

Ora si sono verificati due fatti nuovi che, forzatamente indurranno il Consiglio di Zona a mutare il suo atteggiamento di tolleranza: da una parte l'IACP ha dichiarato di avere i fondi necessari per incominciare le opere di adattamento a biblioteca in ogni momento e dall'altra la Ripartizione Cultura del Comune ha messo a disposizione un congruo numero di volumi per formare il primo nucleo della nuova biblioteca pubblica, che così, da semplice progetto, diventa concreta possibilità di realizzazione.

A questo punto, poichè non è tollerabile che un gruppo di privati cittadini occupi a suo uso e consumo (il centro di via Tarabella 4, così com'è una vera e propria sezione di partitoolitico e non svolge nessuna fu p nzione sociale) dei locali che dovrebbero essere destinati a tutta la comunità, il Consiglio dovrà far sgomberare lo stabile. È augurabile che gli occupanti si decidano a farlo senza rendere necessario l'intervento della forza pubblica.

ne possa incontrarsi e discutere con i suoi coetanei, dove possa "fare" della cultura, dove possa esprimere sè stesso.

Questo problema è emerso in tutta la sua drammaticità nel corso dei lavori che la Commissione Culturale del Consiglio di zona sta svolgendo in preparazione della Conferenza culturale che vedrà impegnati tutti coloro che, nei nostri quartieri operano nel settore. Un'intera seduta della Commissione è stata dedicata al confronto con le forze giovanili. Sul tappeto c'era

la questione del Trotter, che si vuole trasformare in una struttura pubblica, mettendo a disposizione dei cittadini della zona, fra le altre cose, il teatro, capace di circa duecento posti.

Le forze giovanili (in particolare la Federazione Giovanile Comunista e i circoli giovanili di Loreto e Crescenzago) hanno presentato un documento unitario nel quale si ribadisce la necessità che un centro sociale sia soprattutto un momento di aggregazione e di organizzazione delle forze giovanili che vogliono esprimere cultura nel senso più ampio del termine. Sia cioè un luogo dove non venga calata dall'alto la cultura "ufficiale" ma dove chiunque (giovani e no) abbia la ,possibilità di esprimersi, di ricercare, di sperimentare nei campi che gli sono più congeniali. Dove, in altri termini, la espressione culturale nasca dalla base, libera da ogni imposizione o vincolo strutturale.

Solo in questo modo si potrà sperare che il centro sociale attiri una larga massa di giovani, la maggior parte dei quali, a torto o a ragione (limito spesso a ragione) diffida delle organizzazioni ufficiali, a strutture rigide, predeterminate. In pratica, i giovani propongono che il futuro centro sociale Trotter

sia gestito da un comitato eletto da un'assemblea alla quale partecipino i cittadini della zona, giovani e no, lavoratori, studenti, pensionati, oltre ai lavoratori del Trotter (insegnanti e non) che già da tempo stanno portando avanti un interessante lavoro di sperimentazione teatrale.

Il problema non è di facile soluzione perchè accanto alle pur giuste esigenze dei giovani, ci sono quelle strutturali del Consiglio di Zona, che, come organismo pubblico, non può delegare completamente la gestione di una struttura pubblica, quale il Trotter (l'unica della zona, sia detto per inciso) ad un'assemblea, ma deve organizzare le cose in modo da soddisfare le esigenze di tutti i cittadini, compresi quelli che, per abitudine o per pigrizia mentale, o mancanza di tempo mal si adattano ad un regime assembleare.

Nonostante queste difficoltà, risolvibili per altro con un pò di buon senso da entrambe le parti, è estremamento positivo che la pubblica amministrazione e i giovani della zona trovino un terreno di confronto costruttivo per entrambi.-

Maurizio Colombi

Tre momenti della seduta dedicata dalla Commissione Cultura del Consiglio di Zona all'incontro con le forze giovanili. In alto, Stefania Licini, comunista, responsabile della commissione. Qui a fianco, alcuni rappresentanti dei giovani, della DC e delle forze cattoliche. Sotto, altri rappresentanti delle forze giovanili.

VIA
la nostra realtà - pag. 4 UN INTERESSANTE INCONTRO ALLA COMMISSIONE
CULTURA DEL CDZ

RAGAZZE DELLA ZONA 10, SCENDETE IN LOTTAI

LIBERIAMO LE DONNE PER EMANCIPARE GLI UOMINI

La società costringe anche il maschio ad un ruolo falso, anche se privilegiato - l'effettiva parità dei sessi è il fondamento della vera libertà - in zona non ci sono movimenti femministi veramente organizzati

La nuova volontà di lotta che da parte delle ragazze è venuta avanti negli ultimi anni non solo è più che legittima ma è in fondo la domostrazione di come i valori della società borghese non tengano conto della personalità umana, ma tendono a soffocarla, a non farla esprimere usando forme di violenza che sono più o meno evidente.

È sulle donne in particolare che

si è maggiormente esercitata questa vilenza in forme più o meno evidenti. L'espulsione dal mercato del lavoro, la cultura che la fa vivere come puro strumento di piacere, il ruolo che le è stato assegnato fin dalla primissima infanzia di subalternità, ha fatto si che in questi ultimi anni si verificasse soprattutto da parte delle ragazze una profonda ribellione di fronte a questi ruoli

Il calvario di Claudia

Dobbiamo di nuovo registrare un altro gravissimo episodio di violenza verificatosi ieri a Roma contro una ragazza, Claudia, che è stata brutalmente aggredita, violentata e sfregiata da quattro delinquenti. Gli stessi quattro giovani, questo è il fatto ancora più grave ed abberrante, si erano resi responsabili mesi addietro, con altri dieci, di violenze nei confronti della stessa ragazza.

Con coraggio la giovane aveva denunciato il fatto e affrontato il processo a porte aperte, dimostrando di non volere sottomettersi alla violenza e alle minacce, contribuendo in prima persona a una battaglia di civiltà e di emancipazione.

Questo episodio e in generale gli altri gravi fatti di violenza contro le donne degli ultimi giorni non possono dar luogo a sterili contrapposizioni tra i sessi, è necessario trovare innanzitutto l'unità tra le donne che affermi i temi originali di nuovi rapporti tra i sessi e nella società non più basati sulla violenza e la sopraffazione. È indispensabile anche coinvolgere in questo dibattito tutti i giovani affinché la lotta per l'emancipazione e la liberazione della donna metta in discussione i valori di questa società e sia di stimolo per una emancipazione anche dell'uomo.

Reagire a fatti come questi significa innanzitutto dare una risposta che sia unitaria, forte e di massa, che sappia estendere il movimento, costruire nuovi legami con la città e la popolazione, sappia affrontare la questione femminile in tutte le sue articolazioni individuando obiettivi concreti che aggrediscano la gravità della condizione delle ragazze.

In questo senso riteniamo sia giusto andare a un momento di confronto generale che veda tutti i collettivi e le esperienze di base del movimento impegnarsi nella sua autonomia in un dibattito che segni un passo avanti nello sviluppo di un'organizzazione autonoma delle ragazze, e sappia darsi nuovi obiettivi e nuove prospettive di lotta.

imposti, ribellione che a volte è sfociata anche in forme esasperate, però comunque, positive.

Mi riferisco in questo caso ai movimenti femministi, dei quali pur non condividendone appieno l'ideologia e gli strumenti di lotta e le elaborazioni politiche non posso non rilevare quanto siano stati utili ad aprire un grande dibattito su questa questione. Nella nostra zona, non esistono veri e propri gruppi femministi organizzati che escano nel quartiere o che si pongano al centro dei dibattiti facendo rilevare in ogni questione un risvolto femminile delle tematiche. Esistono certo dei gruppi di autocoscienza che sono magari limitati a un nucleo ristretto di ragazze che si limitano appunto ad approfondire tra loro tutte le cause che le portano ad essere come sono in confronto a come sarebbero in realtà se non avessero subito questi condizionamenti. Questi però secondo me non è positivo, e noi ragazze credo dobbiamo capirlo e farlo capire con forza, perchè l'emancipazione e la liberazione della donna, non può e non deve essere una battaglia condotta dalle sole donne che hanno avvertito il problema, ma deve coinvolgere nella sua intierezza tutte le donne e tutta la società. Perchè se il maschio ha avuto un ruolo determinante in tutta la nostra condizione, ciò deriva da un ruolo sia pur privilegiato imposto anche a lui dalla società quindi la lotta per la liberazione della donna deve diventare anche lotta per l'emancipazione dell'uomo.

Milena Costa

il declino della presenza della donna nel lavoro extradomestico comincia a 23 anni

-

solo una donna su quattro presta lavoro retribuito:l'indice di occupazione in Italia é IM*1 fra i più bassi della CEE.

;íSENSIONATF SORO s rtiFt DI FARE LE BAMBINAIE -15
*Francia
Germania G.Bret Italia
20% 15-19 20-24 25.29 33-44 45-49 5044 55-59 60-64 età 65. la nostra realtà - pag. 5

Click: in cattedra i professionisti dell'obbiettivo

Il circolo "R. Battaglia" ha organizzato una serie di lezioni teorico politiche, tenute da operatori del settore, per chi vuole imparare a usare bene la macchina fotografica - iscrizioni aperte a tutti, a prezzi accessibili.

Una nuova iniziativa culturale a cura del Circolo Culturale "R. Battaglia" Commissione Fotografica è . da segnalare: un corso di fotografia. Siamo lieti di darne notizia perchè riteniamo. sia di grande importanza per l'informazione democratica. Non è un mistero che il "mondo" della fotografia oggi sia oggetto della più sfrenata speculazione consumistica. A migliorare la situazione non ha certo contribuito la mancanza di base culturale in cui l'hanno sempre costretto le riviste e gli "operatori culturali" del settore. Su di esso d'altronde ha sempre gravato la pesante eredità lasciata dal periodo fascista, che aveva visto nella fotografia un enorme mezzo di speculazione visiva da sottoporre alla sua volontà. Pochissimo è stato fatto da allora per modificare questa situazione. L'apoliticità della immagine è sempre stata invocata come garanzia di democraticità. Il

risultato lo abbiamo sotto gli occhi tutti. La violenza e la vacuità dell'immagine professionale (reportage e pubblicità) prevale nettamente su un panorama qualunquistico amatoriale. Da una sequela di tramonti, controluci, specchi d'acqua e foglie secche, non salta fuori neppure una immagine a testimoniare della realtà sociale in cui viviamo.

Chi esce da questo tranquillo binario viene semplicemente emarginato. Nonostante questo l'esigenza di conoscere e di usare meglio questo mezzo, la fotografia, si fa avanti sempre più. In questo contesto si pone il corso di fotografia del Circolo Culturale. Corso teorico e pratico che sarà tenuto da un fotografo professionista, ma che priviligerà I aspetto culturale. Interessante a questo proposito l'adesione assicurata da fotografi e giornali del settore ai dibattiti che saranno or-

ganizzati. Di particolare rilievo sarà la presenza-di Ando Gilardi, direttore della Fototeca Storica Nazionale, studioso di immagine sulla Resistenza; autore del libro "Storia sociale della fotografia", primo esempio di ricerca culturale democratica sulla immagine. Invitiamo coloro che volessero avere ulteriori informazioni sia per il costo del corso che sarà comunque minimo (servirà ad autofinanziare le spese di materiale per la camera oscura a disposizione degli allievi), che per l'inizio dello stesso di cui non siamo in grado attualmente di dare notizia, a rivolgersi presso la nostra redazione il giovedì sera alle ore 21 presso i locali del C.F.U.P. V.le Monza 140, dove saranno raccolte le iscrizioni a nome del Circolo Culturale "R. Battaglia" Commisione fotografica.

UNA PRESA DI POSIZIONE DEI GRAFICI DELLA GARZANTI

LIBRI DI TESTO: ADOTTIAMOLI SOLO SE SONO VERAMENTE VALIDI

Gli editori badano esclusivamente al loro tornaconto, non producono cultura - il pluralismo delle idee deve riflettersi anche nei testi scolastici - abolire non il libro, ma l'obbligo di adottarlo - studenti e insegnanti devono partecipare alla lotta per migliorare la produzione

Quando iniziarono a precisarsi i contenuti della piattaforma contrattuale dei grafici, qualche giornale, tra i quali, naturalmente, il foglio di Montanelli, strillò agitato che i sindacati volevano mettere la censura a tutta l'editoria. Fu quella l'unica occasione in cui una certa stampa "indipendente" si occupò del contratto dei grafici e lo fece per dire una bugia: il movimento sindacale si oppone per principio alla censura e non ha alcuna intenzione di introdurla nelle aziende editoriali per fini di parte. È vero che nella piattaforma è chiaramente espressa la richiesta di informazioni sui programmi produttivi ed editoriali ma gli scopi sono ben altri: l'occupazione e la diffusione della cultura e dell'informazione.

Le aziende editoriali si appoggiano oggi su una larga diffusione della pratica del lavoro affidato a terzi o a collaboratori esterni, fatto questo che dà, in tanti casi, una sensazione di precarietà e di occasionalità, indicativa della mentalità del settore e della mancanza di programmi seri. Chiediamo, invece, che il lavoro esterno interessi solo ,..-spetti specialistici e che vengano finanziati programmi atti a salvaguardare e incrementare l'occupazione del settore attraverso una maggiore diffusione del libro e l'ampliamento del suo mercato. Siamo certi di non avanzare richieste assurde e non motivate: in Italia si stampano oggi mediamente due libri per abitante, meno della Spagna ad esempio, e, se pensiamo che oltre il 40% della produzione viene consumata in età dai cinque ai quindici anni, scopriamo di essere ad un livello di diffusione da terzo mondo. Oggi l'editore stampa in funzione della propria capacità di produzione e della recettività del mercato tradizionale e conosciuto, senza porsi constantemente il pro-

blema di ricercare nuovi sbocchi e di ampliare la diffusione del libro; non si pone quindi, in gran parte dei casi, come operatore culturale nella società, ma si limita a fare l'industriale, determinando il proprio profitto con la manovra del prezzo. Intendiamoci, non stiamo certo chiedendo alle imprese editoriali di non badare agli aspetti economici della gestione, chiediamo solo che gli aspetti economici vengano soddisfatti puntando sulla diffusione, sull'ampliamento delle vendite.

Esiste quindi la necessità di programmi seri che considerino anche la possibilità di utilizzare vie di distribuzione diverse, alternative a quelle tradizionali, che consentano di portare e propagandare il libro là dove l'attuale struttura non arriva e a chi, per ragioni di orario, di pendolarismo, di disinforrnazione o di semplice timore, nella libreria non mette piede. È anche a questo scopo che nella piattaforma contrattuale si introduce la richiesta di poter diffondere libri e riviste nelle aziende attraverso la rappresentanza sindacale.

Ma esiste anche un problema di qualità. Nessuno vuole stabilire di quale segno politico dovranno essere i libri da pubblicare, si chiede solo che abbiano un valore culturale: si pensi che il 20% dell'intero prodotto editoriale è dato da gialli, pornografia e dalla più deteriore lettura di evasione, e non si può certo affermare che è attraverso questi mezzi che si diffonde la cultura e si introduce il gusto del libro. È vero che esiste una richiesta in questo senso, ma c'è da chiedersi il perchè e in che misura questa richiesta si sia formata e sia stata favorita; in ogni caso nulla è stato fatto, per dare un diverso indirizzo, da parte di quegli Editori che (anzi) non si sono fatti scrupolo di favori-

re queste richieste badando solo al proprio tornaconto, ma mancando totalmente ad una funzione sociale: quella di essere produttori di cultura. E aggiungeremo che a tempo lungo neanche l'aspetto economico regge, ne fa testo la situazione di dissesto in cui è caduta qualche azienda partiolarmente impegnata in certe pubblicazioni. Chiediamo, in definitiva, che il prodotto di una azienda editoriale sia strumernto di conoscenza e di formazione e ci battiamo perchè non sia un mezzo deviante o, come accade per certe pubblicazioni particolarmente lussuose o culturalmente inutili, un oggetto non funzioni da soprammobile.

È quindi un grosso progetto culturale, sociale, ed anche morale quello di cui il movimento sindacale si fa portatore, un progfetto che tende ad estendere l'uso del libro, di un buon libro, ed a portare a chi finora ne è rimasto privo la possibilità di informarsi e di formarsi una coscienza più approfondita della realtà in cui vive; ed è forse per questo che da parte degli Editori si fa tanta resistenza:. Certo siamo ben coscienti che sviluppare il gusto del leggere non è solo una questione di programmi e di punti di vendita: c'è nel nostro Mese un ritardo in questo campo che richiede un grosso lavoro per dare un'idea del vuoto culturale che ha accompagnato questi anni, anche quelli del boom economico, basti dire che il rapporto abitanti-libri non ha subito praticamente miglioramenti da dieci anni a questa parte. Per sviluppare la richiesta di libri e di cultura, al di là di quanto è possibile e doveroso fare verso tutti i cittadini, pensiamo con particolare riguardo alla scuola: è lì che il giovane impara ad amare il libro oppure ne è respinto. Gran parte di noi ricorda con quanto sollievo si

liberasse del libro di testo alla fine dell'anno scolastico, reazione umana al suo carattere essenzialmente nozionistico ed al fattr ii averlo dovuto leggere e rileggere senza poter allargare l'orizzonte e la conoscenza, anche critica, dei fatti attraverso la discussione e il confronto. È anche una questione di pluralismo: se è vero che pluralismo significa circolazione e confronto delle idee è anche vero che non lo si possa sviluppare con l'apprendimento meccanico di una sola versione. Risulta quindi giustificata la sempre crescente resistenza alla adozione la scelta nostra di schierarci a favore di questo attegiamento. Precisiamo allora a questo riguardo, che, anche qui, non chiediamo la sostituzione del libro di testo con altro di diversa impostazione politica; siamo convinti che non è mutando il segno politico del testo ma introducendo nella scuola più libri e più idee che si può far nascere nel giovane il gusto dell'apprendere e la capacità di valutare criticamente i fatti. Ed è da questo gusto dell'apprendere che possono nascere i potenziali lettori di oggi e di domani. D'altra parte le questione è controversa: c'è chi lo vuole e chi non lo vuole il libro di testo; noi non siamo per lo sperpero, per il "produrre per produrre", vogliamo dare alla scuola ciò che la suola chiede, ed è per questo motivo che non siamo per l'abolizione de libro di testo ma per l'abolizione dell'obbligo di adozione.

È in questa visione che ricerchiamo un contatto e un confronto col mondo della scuola e che incitiamo ad un contatto ed un confronto col inondo della scuola anche le aziende editoriali.

Gli Editori non sono disinteressati al problema, ma non si sentono interessati far da battistrada e

portatori di novità, anche se si rendono conto che le adozioni sono sempre più contestate e che lo scarto tra adottato ed effettivo venduto tende, ad aumentare.

È una condizione agevolata di vendita che, finché la realtà non si presenterà diversa, imponendo la necessità di cambiare, le Aziende vogliono conservarsi.

Chi si è dato una buona organizzazione di vendita riesce sempre ad assicurarsi una buona fetta del mercato, piazzando molte volte testi invecchiati o aggiornati solo nella veste e lasciando dubbi circa il criterio che ha guidato l'adozione.

Noi siamo convinti che questa scelta non abbia molto futuro e che esponga le Aziende al rischio di trovarsi impreparate a fronte al rischio di nuove necessità, con danno proprio e per la scuola. Pensiamo che l'appropccio a queste nuove scelte debba essere avviato subito, per evitare un restringimento della produzione, con effetti negativi sull'occupazione e per spronare gli Editori ad assolvere con più convinzione il ruolo sociale di diffusori di cultura per un nuovo modo di essere del Paese e della scuola.

È per questa serie di considerazioni che abbiamo fatto e facciamo appello al mondo della scuola; non ci sentiamo i depositari delta verità: le nostre scelte sono state fatte raccogliendo istanze sorte autonomamente nella scuola e nella società e chiediamo a chi vive nella scuola, e che noi consideriamo, se non il solo, il principale interessato a queste proposte, di affiancarsi a noi e di farsi interprete e autorevole portatore della richiesta di un rinnovamento dei criteri pedagogici e della diffusione di una cultura vera e pluralistica nel Paese.

Il Consiglio di Fabbrica della Garzanti

CORSO DI FOTOGRAFIA
la nostra realtà - pag. 6
Gianmarco Cravero

piccola guida delle squadre di zona

GOAL!

Di questi solo due sono comunali - gli altri sono privati e impongono alti costi alla società sportive che operano sul nostro territorioquando ci si renderà finalmente conto che lo sport ha una funzione sociale essenziale?

Tempo fa ci impegnammo ad aprire su queste pagine un dibattito, a cui seguisse un'inchiesta sul •tema dello sport, tutto ciò coll'obiettivo di portare un contributo concreto alla creazione di nuove strutture atte a favorire !'estendersi dello sport a livello di massa nella nostra zona.

Questo con l'intento di partire dallo sport come fattore socializzante e fermante, per spingerci più addentro un problema, quello dei giovani per molti versi attuali e particolarmente discusso, ma spesso a sproposito e senza un impegno adeguato.

Naturalmente, esistendo vari sports, non potremo che trattarli uno per volta, per primo il football. Perchè il football? Così, di primo acchito si potrebbe pensare ad una scelta strumentale, esistendo vari sports poco conosciuti, ma sicuramente validi quanto .e più del football, ma non è così.

Lo sport in generenon è correttamente inserito nella realtà sociale del nostro paese, solo alcuni sports, perchè conosciutissimi e quindi con un grande volume d'affari annuo, sono ampiamente commercializzati. Specialmente nel caso del calcio, si creano enormi contraddizioni,, tra lo sport vero e proprio e quello di cassetta, che riveste un grande interesse non più sociale, sportivo, bensì commerciale con conseguente calo di impegno nello

sport da parte del giovane e di allontanamento da esso, questo, a causa di due fondamentali motivi, la mancanza di adeguate strutture pubbliche e il conseguente sempre maggiore costo delle strutture private. Non bisogna pensare che il giovane vada incanalato a forza nello sport per evitare strade sbagliate fermandosi così solo con lo sport e lo studio un bagaglio di vita, forse un pò troppo ristretto. Tuttavia bisogna incoraggiare l'attività sportiva perchè fare dello sport, richiede tempo, costanza e sacrifici, dà un grosso contributo alla formazione sociale e colletiva dell'individuo, ed è in definitiva uno dei momenti chiave per l'affermazione di una qualità della vita diversa e più avanzata.

Tuttavia noi siamo purtroppo molto lontani dallo sport di massa per rendercene conto in modo tangibile.

Abbiamo fatto un quadro della situazione esistente nella nostra zona per quanto concerne il calcio. Purtroppo, i dati raccolti sono indicativi di una situazione precaria; per dieci società giovanili 50 squadre circa con un totale approssimativo di 800 atleti aventi a disposizione 6 campi di cui solo 2 comunali e 4 privati. Una realtà veramente insufficienti, soprattutto se pensiamo che queste cifre non comprendono

ole decine di squadre e tornei privati, del dopolavoro, aziendali e di categoria superiore, che portano gli atleti in zona a circa 8 mila unità.

A tutto ciò a aggiunto l'onere che le società sportive in mancanza di strutture devono addossarsi per gli allenamenti, perchè anche quando i campi, sono disponibili, facendo i conti, pure, a rotazione diventa quasi impossibile che tutti possano allenarsi nella zona.

Le strutture quindi, sono il punto focale del problema calcistico in zona 10, intervistando le società sportive infatti abbiamo avuto piena conferma di tutto ciò, e non solo, ma da parte di esse esiste anche la precisà volontà di contribuire in tutti i modi possibili a fare qualcosa per ovviare a questi bisogni; è quindi importante non lasciare andare alla deriva questa volontà e sviluppare su questo tema la più ampia convergenza di tutte le forze sociali, politiche e istituzionali, a questo proposito, molto può, e deve fare il consiglio di zona e la specifica commissione, affinché uno di quei valori umani e sociali di cui tanto si parla, e che tanto è utile allo sviluppo civile e culturale necessario creare una nuova realtà, non venga lasciato al suo. destino che come abbiamo visto non è certo roseo.

Massimo Scipioni

G.S. ALFA 73

Via Asiago, 48 tel. 2574516 tr

Fondata nel 1973

Presidente: RICCARDI Guido

Segretario: AMODIO Francesco

La Società partecipa ai seguenti Campionati indetti dalla Federazione Italiana Gioco .Calcio:

SETTORE GIOVANILE

Allievi NAGC - esordienti

La Società ha in allestimento per il 1977 una squadra di Calcio femminile in abbinamento con il Mobilificio BOGA

Vi è un Direttore Sportivo ed un responsabile per ogni Squadra. Per informazioni telefonare dopo le ore 20 a CAPPELLI Giancarlo tel. 2897593

A.C. CERIZZA Via Meucci, 2

La Società è nata-nel 1957 e partecipava soltanto alle 3 categorie. campionato a cui ora non partecipa più.

In tale categoria; ha vinto nel 1962 il Campionato Lombardo. Dal 1962 ha istituito i: Settori giovanile ed ora partecipa ai seguenti campionati della Federazione Italiana Gioco Calcio:

Campionato juniores (1 squadra)

Campionato allievi (2 squadre)

Partecipa inoltre ai N.A.G.C. con le seguenti formazioni:

Campionato Èsordienti (1 squadra)

Campionato Giovanissimi (1 squadra)

Organizza da tre anni un Torneo per allievi ed Juniores denominato "Torneo I Maggio" che dura un giorno e si svolge appunto l'I di maggio

Per informazioni telefonare a :

Sig. Zini Silvio tel. 2561158 dopo le ore 19

Sig. Carati tel. 2590439 dalle 20 alle 20,30

La Società tiene le proprie riunioni in Sede, presso il Circolo Cerizla, tutti i martedì dopo le ore 21.

U.S. Pro Gorla Via Oristano, 15 Milano tel. 2574452

Anno di fondazione 1938

Presidente Sig. BELLUGI

Vice Presidente e D.T. Canonico Amedeo

Segretario Sig. Giannotti Luigi

Ha partecipato ai Campionati di III categoria attualmente partecipa ai seguenti campionati del Settore Giovanile:

Campionato N.A.G.C.

esordienti (I Squadra)

debuttanti ( l Squadra)

pulcini (1 Squadra)

giovanissimi ( I Squadra)

Campionato allievi ( I Squadra)

Campionato Under 21 (1 Squadra)

A causa della scarsità degli impianti è costretta a giocare con le Squadre Esordienti e Giovanissimi sul Campo Fossati Cambini e con le altre Squadre sul Campo Cameroni.

Ciò comporta evidenti disagi anche per quanto riguarda gli allenamenti che non possono tenersi con continuità.

Il G.S. ALFA 73 Via Asiago, 48 indice una leva per la propria SQUADRA DI CALCIO FEMMINILE per ragazze dai 14 ai 25 anni

Le ragazze interessate possono presentarsi al Campo Dindelli (Via Ponte Nuovo, 48) tutti i martedì e giovedì dalle 15 alle 17

la nostra realtà - pag. 7
745
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Zone residenziali sia quelle semplici, sia quelle con significativa presenza di artigianato, di industria, di terziario

Zone residenziali dette Bz, dove cioè non può essere rilasciata licenza edilizia semplice ma invece una licenza inquadrata in un piano di lottizzazione o in un progetto particolareggiato che preveda gli sviluppi futuri per tutto l'isolato.

E' prevalente questa perimetrazione nelle zone deprodate della città e rappresenta una garanzia per il risanamento.

Zone industriali e artigianali

Zone per spazi pubblici per attività collettive

comunali (Scuole, Parrocchie, mercati, ecc).

Zone per verde pubblico gioco e sport (comunale)

f Zone per parchi intercomunali

Zone per impianti tecnologici per l'industria e artigianato

• Zone per attrezzature connesse alla mobilità

• • • •

Zone di Edilizia popolare (ex legge 167) già approvati e adottati (non riguarda perciò tutte le proposte integrative)

H ospedali

CS Centri Scolastici

Aree di salvaguardia ambientale

Nuova tangenziale a raso

SP Zone per servizi privati

i ,how'stp_ • IL PIANO REGOLATORE GENERALE NELLA
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ZONA

I LAVORI DEL CONSIGLIO DI ZONA

coordinatore, un rappresentante ed un esperto per ogni gruppo politico, più un rappresentante ed un esperto per ogni gruppo politico, più un rappresentante ed un esperto delle Commissioni- ScuolaSanità-Viabilità e Urbanistica.

Condannata l'intolleranza (coi soli voti PCI-PSI)

Approvato da PCI e PSI contrari PRIDC PSDI •

Il C.d.Z. 10 prende decise posizione di condanna-ui recenti avvenimenti di intolleranza avvenuti in città: assolti contro scuole private cattoliche e laiche con lancio di bombe incendiarie.Analogo episodio presso una scuola cattolica in cui si svolgeva in convegno indetto dalla D.C.

Il tentativo di provocare una esplosione presso l'Università Cattolica l'aggressione del presidente D.C. della zona 5 e di altri cittadini democratici con un gravissimo attacco alle istituzioni democratiche del decentramento, cui è seguita la disgustosa affissione di manifesti a firma di vari movimenti che riferendosi al fatto giustificavano la violenza politica.

Ferma condanna meriterebbe uno qualsiasi di questi avvenimenti isolati, ben più decisa presa di posizione occorre di fronte all'intensificarsi di questi fatti.

Maggior decisione si richiede a tutte le forze politiche nel respingere questi metodi antidemocratici di contrapposizione politica e nell'isolare quei fanatici criminali e condanna quanti ambiguamente tendono a coprire le azioni, che richiamandosi ad ansie di rinnovamento, e sfruttano l'etichetta di forze cosidetti progressisti e di sinistra, per creare un clima di tensione e di linciaggio, con atti di puro squadrismo fascista, verso altre forze politiche, sociali e organizzazioni cattoliche.

Tutti i gruppi si impegnano a lavorare meglio

A seguitd della discussione sul funzionamento del Consiglio e delle Commissioni, il Consiglio di Zona:

APPROVA di indire una riunione con le forze politiche, le organizzazioni sociali e sindacali, i consigli di circolo e d'istituto e le altre realtà organizzate esistenti nei quartieri al fine di stimolare e sollecitare:

un impulso alle iniziativel al dibattito e al confronto che le diverse organizzazioni dovrebbero svolgere in piena autonomia; lo sviluppo dell'informazione verso i cittadini di tutte le iniziative promosse dal C.d.Z.; il miglioramento della partecipazione al lavoro della commissioni del Consiglio di Zona.

PRENDERE ATTO dell'impegno . del gruppo DC a provvedere in tempi brevi alla piena ricomposizione del gruppo consiliare mediante sostituzione dei consiglieri abitualmente assenti e ne sollecita la risoluzione.

Vengono inoltre approvate le seguenti misure organizzative: ricostituzione della Commissione Licenze Edilizie composta dal Presidente, Vice Presidente, un rappresentante più un esperto per ogni gruppo politico; costituzione della Commissione Manutenzioni come una normale Commissione e cioè composta dal

I gruppi politici e le Commissioni si impegnano a fornire i nominativi dei componenti già dalle prossime riunioni; istituire riunioni periodiche (mensili) tra il presidente ed i coordinatori delle Commissioni; • qualificare il ruolo delle riunioni dei capi-gruppo affrontando specificatamente compiti di programmazione del lavoro, sviluppo delle iniziative, risoluzione delle questioni politiche controverse ecc.; costituire? la Commissione Ecologia che per competenza sarà affidata alla Commissione Sanità e.As'sistenza;

i rapporti col personale saranno assunti dal Presidente e dalla commissione Lavoro, favorendo che le varie commissioni abbiano rapporti col personale rientrante nella loro sfera di competenza;

si propone la costituzione di una sottocommissione della Commissione Urbanistica per affrontare i problemi relativi alle strutture esistenti nella Villa Finzi - S. Erlembardo, previo indirizzo dato dal C.d.Z. e parallelamente al lavoro sui servizi della zona, ricercando le componenti all'interno delle varie realtà interessate; istituire riunioni periodiche tra i vari rappresentanti nominati dal C.d.Z. nei diversi istituti e le commissioni di competenza per reciproche informazioni e per la determinazione di una linea di condotta comune; alleggerire il peso derivante dalla lettura delle comunicazioni in Consiglio, -dandone lettura in sede di riunione dei capi gruppo e dei coordinatori e informando il Consiglio solo per quelle aventi importanza politica e operativa rilevante. Coordinatori e capi gruppo dovranno passare dagli uffici almeno una volta alla settimana per prendere visione di tutto il materiale di loro competenza e della pcìsta in arrivo evitando che i documenti vengono a lungo trattenuti per consentire a tutti i consiglieri la consultazione; sarà inoltre impegno comune nei rapporti con i diversi assessorati e con,le varie ripartizioni riportare, oltre al proprio, l'orientamento complessivo del C.d.Z.; per migliorare il funzionamento delle commissioni dovranno essere osservate le seguenti disposizioni con l'impegno dei coordinatori a rispettarle e renderle esecutive: "a) nomina di un vice-coordinatore, tra i componenti la commissione;

b) eventuale costituzione di sotto-

commissioni o gruppi di lavoro e dei relativi responsabili nominati in commissione; revisione dei componenti le commissioni e conseguente impegno dei vari gruppi politici a provvedere alle eventuali sostituzioni dei componenti di loro competenza in termini brevi; provvedere all'appello dei presenti ad ogni riunione; approntare documenti scritti per tutte le questioni di rilievo soprattutto se queste dovranno essere poi portate in Consiglio.

12) Impegno del C.d.Z. a favorire l'impiego delle strutture pubbliche di proprietà comunale (aule, palestre ecc.) da parte di tutte le organizzazioni democratiche per iniziative di carattere politico, sociale e ricreativo, dietro presentazione di richiesta dettagliata al C.d.Z. e con addebito ai richiedenti degli oneri eventuali.

Approvato, testo definitivo da definire

È urgente realizzare il decentramento

Il consiglio di Zona 10, riscontrati i ritardi che si stanno determinando, rispetto agli impegni a suo tempo assunti dall'Amministrazione Comunale, in ordine all'approvazione del regolamento e la partecipazione, PREOCCUPATO per ciò che può 'derivarne, 'INVITA, e in tal senso impegna tutti i Gruppi Consiliari, a giungere ad una rapida discussione e approvazione in Consiglio Comunale di detto regolamento al fine di iniziare al più presto la procedura per le elezioni dirette dei Consiglieri di Zona. • A suo tempo questo Consiglio di Zona, ha rispettato i tempi posti per esprimere il proprio parere sia in ordine alle bozze di deliberequadro sia per il regolamento, pur non venendo meno all'esigenza di sviluppare un ampio dibattito, dimostrando così il proprio impegno e interesse per una rapida attuazione dell'intero iter burocratico.

Si CHIEDE. che questo impegno venga dimostrato nei fatti dall'Amministrazione Comunale nonché da tutte le forze politiche affinché le aspettative, la volontà per una partecipazione responsabile e determinante di tutti i cittadini delle varie Zone non venga ancora una volta frustrata e delusa.

I cittadini devono essere informati

Alla Giunta Municipale All'Assessore al Decentramento Ai Gruppi Consiliari

Il Consiglio di Zona 10 CHIEDE che si addivenga ad una rapida, definizione e istituzione, di Canali di Informazione fra: Comune e Cons. di Zona, tra Amministrazione Comunale e sue Aziende Municipalizzate e Cittadini (nuclei familiari e ogni altra forma organizzata di partecipazione democratica decentrata).

Per quanto concerne l'informazione dei Consigli di Zona, si chiede:

La formulazione di un elenco dei dati, informazioni, elaborati SED, cartografie, ecc. attualmente disponibili presso le varie Ripartizioni o Uffici Tecnici nonchè precisate le modalità di accesso, visione e produzione.

Istituzione di un !`Bollettino di informazione", che oltre ai programmi, impegni della Giunta Municipale è stato di attuazione degli stessi, informazioni. sulle finanze Comunali, deliberazioni del Consiglio Comunale, ecc. recepisca e informi sull'attività dei Consigli di Zona, loro proposte o deliberazioni accompagnate da eventuali controdeduzioni della Giunta o Assessorati vari.

Per quanto attiene all'informazione dei-Cittadini e Organismi vari CHIEDIAMO venga esaminata al più presto, con la presentazione di una proposta precisa, la possibilità di istituire un "Giornale del Comune" per informare sull'attività complessiva, iniziative varie, stato finanziario, programmi a medio e lungo termine, ecc. dell'Amministrazione Comunale e delle Aziende municipali o a partecipazione Comunale.

Per conseguire un tale obbiettivo, che si ritiene importante e atto a soddisfare le giuste esigenze più volte manifestate dai cittadini, consci degli oneri finanziari che ne deriverebbero, questo Consiglio di Zona, propone: l'abolizione delle attuali publicazioni che a vario titolo sono sostenute dal Comune, la costituzione di un unica redazione e centro stampa, attuando così oltre ad un informazione più completa e razionale anche delle possibili economie di gestione. Accordo di massima unitario, i capi gruppo dovranno però corregerne il testo

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I BAMBINI SONO PIÙ ESPOSTI AL CONTAGIO Ecco come si combattono

I pidocchi sono ricomparsi nelle scuole

Ormai da qualche anno si manifestano periodiche epidemie di questi fastidiosi e pericolosi parassiti dell'uomo - anche la nostra zona è colpita - non si tratta di un fenomeno solo italiano

Trattamento una volta individuati i pidocchi Trattamento tradizionale Ungere i capelli con olio di paraffina e aceto, tenere avvolto il capo in sciarpa o cuffia per una notte e lavare al mattino.

Altrettanto utile può essere una soluzione di lisolo al 2-3%. (Acqua e Lysoform).

Trattamento specifico

Il DDT non viene più usato perchè tossico. Oggi si usa un preparato di nome MOM (in farmacia); esiste sia lo shampoo che la polvere. Il MOM non è base di DDT, bensì contiene come sostanze attive: solfato sameico, mercurio metallico e in combinazione oltre chè paraffina grasso di lana (v. trattamento tradizionale).

L'unica attenzione, in caso di bambini è ovviamente che non ne ingeriscano neanche la minima quantità.

Il MOM si usa come nel T. tradizionale: cospargere i capelli e tenere avvolto il capo in cuffia per una notte; lavare al mattino con l'omonimo shampoo. È IMPORTANTE per eliminare con <viuzza tutte le uova (e i potenziali pidocchi) RIPETERE per 3 volte questo trattamento a distanza di 7 gg. circa l'uno dall'altro (lasciando cioè che si schiudano le uova eventualmente rimaste).

Trattamento degli abiti

- trattamento a temperature maggiori di 60°C. (bollitura, lavatrice con programma a 90°C)

- per indumenti che eventualmente si rovinassero in tal modo si potrebbero adattare temperature a —15°C sottozero ( congelamento)

- oppure si può adottare l'isolamento assoluto degli abiti (es. chiusi in sacchi di celofane) per 40 gg., sfruttando il fatto che il pidocchio allontanato dall'uomo muore.

I pidocchi sono fra noi. Dopo anni che non se ne sentiva più parlare, questi parassiti umani, fastidiosissimi e pericolosi perchè con la puntura o gli escrementi possono trasmettere varie malattie fra cui il tifo esantematico, sono ricomparsi in molte zone, e sono stati segnalati soprattutto nelle scuole materne ed elementari.

Non è un fenomeno solo italiano. Già un paio d'anni fa in Svizzera era stata reintrodotta fra il personale scolastico un'assistente che da moltissimi anni non era più ritenuta necessaria, la "zia dei pidocchi", come viene popolarmente chiamata, un'assistente, cioè che ha il compito di controllare la capigliatura degli allievi, per segnalare con tempestività la presenza di uova di pidocchi attaccate ai capelli e suggerire le cure opportune.

In zona dieci il fenomeno non è molto diffuso, tuttavia dei casi di pidocchi sono stati segnalati anche da noi, perciò è opportuno sapere di che cosa si tratta e quali sono gli accorgimenti da prendere nel caso malaugurato che i nostri figli ci tornino a casa con la testa piena di bestiole.

Innanzitutto vediamo che cos'è il pidocchio. Dice l'enciclopedia: insetti che vivono come parassiti sul capo e sul corpo di persone poco pulite (il che non è proprio vero, vedremo poi perché). Il pidocchio ha forma slanciata, colore scuro e attacca le uova (dette "lendini") ai capelli. Le uova sono più facilmente rintracciabili dei pidocchi stessi, sono picolissime, bianco perlacee, a forma di uovo e ciascuna di esse aderisce strettamente a un capello. Attenzione a non confonderle con dei "manicotti sebacei" o piccole formazioni di grasso espulso dai pori del cuoio capelluto che pure si presentano abbastanza di frequente nel caso i capelli siano lavati di rado. Queste ultime, pur essendo un sintomo di sporcizia, non hanno nulla a che vedere con i parassiti. C'è un vecchio sistema per distinguerli: se ne prende uno e lo si sciaccia fra le unghie del pollice, se si sente un leggerissimo scricchiolio si tratta di lendini, altrimenti di manicotti sebacei.

Dicevamo prima che l'enciclopedia sbaglia, il perchè è molto semplice: è vero che i pidocchi nascono e prosperano nella sporcizia, è vero che a portarli (e quindi a trasmetterli agli altri) sono in genere le persone poco pulite, tuttavia anche una persona pulitissima può restarne contagiata, anche se ha fatto uno scrupolosissimo bagno dieci minuti prima.

Non rissate col manovratore

L'aggressività e l'intolleranza dei passeggeri nei confronti del personale sono diventate ormai uno dei fattori che, aggiunto allo stress del traffico, rendono sempre più dura la vita dei lavoratori ATM

Secondo un'indagine condotta all'Università di Bucarest, stare molte ore alla guida di un mezzo pubblico provoca una vera e propria malattia: lo stress da guida, che colpisce il 60% dei guidatori e autisti di mezzi pubblici, i quali anche per effetto del traffico convulso delle città presentano alterazioni psichiche.

Questo dato dimostra quanto il lavoro del personale viaggiante sia duro e stressante. Si consideri poi lo squilibrio psichico e fisiologico determinato dalla turnazione settimanale, con orari del tutto particolari, che compromettono ogni possibilità, sia pur minima, di continuità e regolarità nell'alimentazione, nel riposo, nei rapporti sociali e familiari.

Ad aumentare il disagio concorrono inoltre altri fattori.

Vi è un primo aspetto, quello della violenza contro le cose e le persone: si sono subiti infatti danneggiamenti di autobus, tram e filovie, ed aggressioni a guidatori di mezzi aziendali. Questi fatti purtroppo sono diventati ultimamente assai frequenti, ed è a nostro parere un motivo che deve far riflettere, in quanto si tratta il più delle volte di episodi di pura violenza, senza alcuna causa o con motivazioni del tutto pretestuose. A questo bisogna aggiungere l'aggressività gratuita di alcuni cittadini (chiaramente una minoranza) che non si rendono conto di cosa significhi guidare per ore e ore un mezzo pubblico nelle vie della città e quando, magari per futili motivi, hanno col personale di guida delle dispute non sono disposti, specie quando pensano di aver ragione, ad avere nei loro confronti la necessaria tolleranza. Per quanto attiene i danneggiamenti, un aspetto particolare assumono quelli compiuti nel metrò. Anche qui siamo di fronte ad atti vandalici fine a se stessi, che apparentemente non hanno alcuna motivazione logica. Che senso ha rompere plaforierie nelle stazioni, danneggiare paretine e sedili delle vetture, distruggere uscite di sicurezza delle stazioni, imbrattare con scritte spesso incivili le stazioni del

metrò e il materiale rotabile? Purtroppo questi danneggiamenti si sono estesi in questi ultimi tempi anche contro le attrezzature di parchi, giardini e campi gioco di proprietà comunale. Tutto questo non aiuta certo i lavoratori che operano in questi settori a svolgere le loro mansioni con la necessaria serenità e la dovuta sicurezza.

Con la nostra panoramica non si vuole concludere che Milano è la culla della violenza contro il patrimonio pubblico, ma una città che vive, ed inevitabilmente esprime, in tutte le sue forme, le contraddizioni di un mondo in evoluzione.

Vi è poi un secondo aspetto, che riguarda tutti i cittadini e non solo gli addetti ai lavori: è l'esigenza di attuare una politica dei trasporti che possa inserirsi in modo incisivo nel processo di rinnovamento della nostra città. E qui entrano in gioco tutti gli organismi democratici che operano nelle varie zone della città, che debbono dare il loro contributo di idee per realizzare insieme alla pubblica Amministrazione un piano di pubblico trasporto efficente, rispondente per contenuti e modalità alle esigenze peculiari di ogni singola zona.

Viene da più parti riconosciuta l'esigenza di privilegiare il trasporto collettivo, rispetto a quello privato, ed è in questa direzione che vanno gli ultimi provvedimenti viabilistici presi dalla Giunta milanese, come ad esempio la regolamentazione della circolazione del traffico motorizzato individuale all'interno del centro storico cittadino; su questa strada bisogna continuare perchè è nell'interesse della grande massa di cittadini che ogni giorno si servono del mezzo pubblico.

"L'ATM è di tutti, non dannegiamola" c'è scritto nella publicità all'interno delle vetture aziendali, e questo per i tramvieri si traduce nell'esigenza di partecipazione attenta, costruttiva e democratica a tutti i livelli, con la consapevolezza che i loro problemi sono strettamente legati a quelli di tutta la cittadinanza.

Collaboriamo a migliorare il servizio

Parlare dei trasporti nella zona, senza parlare delle linee di metropolitana non è possibile, una attraversando la zona da Nord a sud, l'altra costeggiandola fino in piazza Loreto, di fatto divengono l'asse portante del sistema di trasporti della zona.

Infatti tranne poche ecezioni, la 56 che da via Berrà percorrendo via Padova porta in Piazza Oberdan, la 81 che costeggia le FFSS fino alla centrale e limitatamente il 20 e il, I g. . tutte le altre linee fanno da raccordo da Ovest a Est interessando le due metropolitane.

La 44 che porta dalla Gobba a precotto poi va alla Staz. delle FFSS di Greco indi fino in piazza S. Giuseppe, è la linea che convoglia il maggior numero di utenti, la 53 che da via Meucci porta alla staz. FFSS di Lambrate, e la 46 che fà da raccordo interno a gorla.

Guardando questo sistema di trasporti sulla cartina, pare rapido e funzionale, 2 linee di M.M. che assicurano rapidi spostamenti verso la città e verso la periferia, un numero sufficiente di linee che permettono il raccordo tra i quartieri non toccati dalla M.M. e la stessa, possibilità di raggiungere rapidamente tutte le staz. FFSS, cosa volere di più?

Ecco è questo che domandiamo ai cittadini della zona, sono soddisfatte le esigenze dei vari quartieri?

Il sistema di trasporti invoglia a non usare il mezzo privato?

Il sistema tariffario è valido?

Il prezzo del biglietto paga il trasporto?

È necessario un adeguamento del prezzo, e il maggior introito a cosa deve servire? A pagare il deficit o a migliorare il trasporto?

Si avverte l'utilità di punti di interscambio con le FFSS, cioè sarebbe conveniente realizzare punti in cui si possa passare dai trasporti urbani a quelli delle FFSS, eliminando le attuali difficoltà?

Ecco, questo sono una serie di domande che rivolgiamo ai cittadini della zona, per aprire un dibattito su come rendere sempre più razionale il sistema di trasporti, per rendere la città sempre più umana, tenendo presente che se vogliamo migliorare la qualità della vita nella nostra città, essa dovrà sempre più conformarsi alle esigenze dell'uomo.

la nostra realtà pag. 11
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Il Consiglio di Zona, in collaborazione con l'ANIC-AGIS e la FAC ha organizzato una serie di programmazioni per portare anche in periferia pellicole di interesse artistico e culturale

Se Dio vuole, potremo vedere dei film decenti anche nella nostra zona, e a prezzo ridotto, per di più.

Il mese scorso abbiamo parlato della crisi del cinema in periferia e del perchè ci vengono sempre proposte pellicole di bassissimo livello qualitativo, siamo perciò particolarmente lieti di segnalare un'iniziativa del Consiglio di Zona una serie di film di alta qualità.

Ci spiega la signorina Stefania Licini, responsabile della Commissione Cultura del Consiglio di Zona: "Si tratta di un'iniziativa avviata dal Comune dopo le prime irruzioni degli autoriduttori nei cinema del centro. Anche se quella dell'autoriduzione è una pratica da rigettare completamente, perchè violenta e antidemocratica, va considerata come un sintomo del bisogno di portare film di buon livello, a prezzi accessibili, in zone lontane dal centro. Per questo sono stati presi contatti con l'ANIC-AGIS e con la FAC. All'inizio abbiamo incontrato qualche difficoltà, poi sono stati gli stessi gestori dei locali di periferia, che vedono il numero degli spettatori diminuire paurosamente, a dimostrarsi interessati. Per la nostra zona, al momento ha -dato la sua adesione la titolare del cinema Argo (la stessa che voleva far entrare gratis i pensionati nel suo cinema n.d.r.). In pratica si tratterà di dedicare un giorno feriale alla seni-

mana alla proiezione di un film d'arte o, comunque di particolare interesse, con biglietti a prezzo ridotto, (700 lire). Data la vicinanza con il 25 aprile è probabile che il primo di questi film sia dedicato alla resistenza. I titoli delle pellicole sucessive verranno indicati dal Consiglio di Zona,-in collaborazione con le organizzazioni culturali della zona. Se l'iniziativa avrà il successo che ci auguriamo è probabile che sarà allargata ad altre sale.

Certo, questa non è la soluzione ideale, sarebbe molto meglio che la distribuzione delle pellicole fosse organizzata in modo da garantire sempre film di qualità anche nelle sale di periferia ma in mancanza di meglio si tratta senz'altro di un'iniziativa interessante, che ha già dato buoni successi in altre zone della città.

Abituando il pubblico a preferire film validi si può sperare di emarginare un pò alla volta, rendendole economicamente poco valide per produttori e distributori tutte le pellicole scadenti che imperversano attualmente. È questo un modo per ridare al cinema quella funzione culturale che si merita. Fra l'altro, su iniziativa della FAC, verrà consegnata ad ogni spettatore una scheda critica che faciliterà la comprensione delle pellicole più impegnative.

Il circolo "Ardizzone" della FGCI organizza una mostra fotografica sul lavoro, la vita, l'ambiente e il tempo libero

Riceviamo e volentieri pubblichiamo Siamo un gruppo di giovani del Circolo Ardizzone FGCI che sta organizzando una mostra fotografica e di espressioni figurative sul tema: IL LAVORO, LA VITA, L'AMBIEMTE, IL TEMPO LIBERO: GUARDIAMO IL NOSTRO (LUARTIERE. Questa iniziativa nasce dal particolare interesse di alcuni compagni, àppassionati di fotografia, verso l'ambiente che frequentano abitualmente. L'osservazione della realtà che il loro obiettivo veniva scoprendo, rivelava le numerose carenze del quartiere quali la mancanza di verde, lo squallore dei luoghi, la quasi totale inesistenza di ritrovi per i giovani che è facile incontrare a campanelli nei bar, agli angoli delle strade o davanti alle chiese. La discussione comune sui primi risultati di questa indagine ha suscitato grande interesse ed è per questo che è sorta l'idea di rendere partecipi tutti gli abitanti della zona alla scoperta degli aspetti dei loro quartieri, al fine di promuovere un pubblico dibattito sulle carenze in tutta la zona 10 e farne nascere delle proposte concrete di risoluzione.

A questo punto è stato necessario stabilire un piano organizzativo e delimitare il nostro raggio di azione. Abbiamo quindi formato due gruppi, di cui l'uno effettua e coordina ricerche, indagini e interviste e l'altro ef-

fettua e coordina ricerche, indagine e interviste e l'altro concretizza la realizzazione; mentre l'area della nostra osservazione è stata cosi delimitata: viale Monza fino al teatro officina; piazzale Loreto; viale Brianza; via Padova e il quartiere Greco fino alla Stazione Centrale.

Poichè però la zona 10 è molto più vasta e riteniamo che sarebbe utile ai fini della mostra che tutti i quartieri vi fossero rappresentati, abbiamo pensato di chiedere il contributo più libero di quanti sono interessati a questa iniziativa.

Ci sembra opportuno rivolgerei prima di tutto agli insegnanti delle scuole della zona (asili, scuole elementari e medie e istituti superiori), affinché quanti desiderino collaborare con noi, aerino un dibattito nelle classi e solleciti - il contributo di tutti gli .student , contributo che, come abbiamo a tto all'inizio, potrà es.ser< apport, lo con ogni mezzo esbressivo (fol fie, disegni, colla_ etc).

Il Circolo Ardizzone raccoglie e coordina il materiale che si augura arrivi copiosamente e, per quanti si interesseranno alla mostra, comunica che Francesco Collotti - tel. 28 46455 e Emanuela Strina - tel. 2042369 sono a disposizione per ulteriori chiarimenti.

Educazione musicale in una scuola materna

Il Teatro Officina continua la sua attività complessiva di produzione e di programmazione culturale.

Nell'ambito delle iniziative che vanno sotto l'etichetta di "culture regionali" sta per concludersi il lavoro sui dialetti maturato all'interno del 7° ITIS, come "il problema linguistico della emarginazione".

La ricerca sociologica di ambiente e di comportamenti nella zona 10 è portata avanti gradualmente dal T.O. per un arco storico che abbraccia il periodo a cavallo fra il seicento e il novecento, la fase di profonde trasformazioni fra le due guerre, e gli anni 50: lavoro che nasce per dare rilievo alla storia, ai sentimenti, alle capacità creative delle classi lavoratrici e produttive del nostro paese che

hanno costruito pietra su pietra quel paesaggio umano e quella realtà socio-economica all'interno della quale oggi ci troviamo ad agire.

Il colletivo musica che si propone una perlustrazione nelle scuole della zona 10. Su sollecitazione della Consulta Musicale, avvierà una serie di momenti di ascolto sul jazz e sulla musica popolare per concretizzare la serie di ipotesi di animazione musicale già maturate nella nostra sala. In una scuola materna di Raggio nei mesi di aprile e maggio si approfondirà l'esperienza di una nuova "pratica musicale", in conformità all'impegno di agire su disponibilità espressive e creative spontanee, meno inquinate da informazioni esterne.

L'attività di programmazione ha

cercato di armonizzarsi con le iniziative di animazione culturale che sono al centro delle finalità di radicamento del Teatro Officina. Oggi pensiamo di dare spazio a gruppi teatrali di base lombardi che in modo autonomo proporranno al pubblico della nostra zona le loro esperienze territoriali, e il loro rapporto reale con le esigenze complessive delle aree periferiche. Come intervento da utilizzare negli spazi all'aperto, in primo luogo nel giardino de'. Cooperativa, una iniziativa spettacolare che abbia al centro la questione meridionale con tutti i problemi del sottosviluppo, della disoccupazione del lavoro nero verrà elaborata dal Collettivo con la collaborazione e la partecipazione del cantautore pugliese Mario Di Leo.

LIBRERIA LA RINGHIERA VIA PADOVA, 70 20131 MILANO TELEFONO 02/2828040 1111111111Ltre ty111111111§ 4 4 FORNITURA CON POSA IN OPERA MOQUETTES TAPPEZZERIE GOMMA-LINOLEUM Armando Careill VIA G.B. CARTA, 3 Tel. 25.67.391 - MI PREVENTIVI SENZA IMPEGNO 12B varredamenti espos. Mano - viale monza, 175 - viale monza, 102 tel. 28 20 935 ang. via voltone tel. 28 40 741 di A. Buzzini la nostra realtà - pag. 12 QUANDO IL CINEMA FA CULTURA
Buoni film a prezzo ridotto
Radiografiamo il nostro quartiere
\*
F.G.C.I. Ch,ulo Ardizzone via delle Leghe, 54, TEATRO OFFICINA

LO SCANDALO DEI PREZZI "GONFIATI" DEI FARMACI

MEDICINE: CI FANNO PAGARE 1500

QUELLO CHE COSTA SOLTANTO 100 LIRE

Il prezzo di vendita di quasi tutte le specialità farmaceutiche è il risultato di una ve gognosa speculazione che garantisce altissimi guadagni alle industrie del settore

È sul costo preventivo che ha inizio l'imbroglio: si carica infatti la materia prima attiva del costo di ricerca come se questa fosse stata fatta sul serio; si aumentano esageratamente le ore di mano d'opera preventivata per preparare il prodotto, si preventivano rendimenti di molto inferiori al reale, di modo che spesso il costo della materia prima attiva viene fatto figurare il doppio o anche di più di quello che è il costo reale del prodotto.

Si esagerano, naturalmente nel limite del credibile, anche i costi di confezione, già stabiliti in misura molto larga.

Il nuovo prodotto, caldamente raccomandato dagli influenti protettori, viene approvato senza eccessivi accertamenti ed a questo punto si passa alla sua vendita.

Nel frattempo l'industriale farmaceutico fa continuare dai suoi pochi laureati la ricerca per ridurre il costo di produzione della materia prima e così, di solito, dopo qualche mese il costo reale di produzione della specialità diminuisce ulteriormente e si ha come risultato che il prezzo di vendita del medicinale sale a percentuali elevatissimi rispetto al costo di produzione della materia prima (si raggiungono anche quote del 1.000 - 1.500%) sul suo costo di produzione.

Il Ministero della Sanità, con i pochi mezzi che ha, si accingge a ricontrollare i costi solo dopo molti anni che la specialità è sul mercato, quando cioè ha già fatto guadagnare grossissimi profitti al fabbricante, ed allora i nostri "pirati della salute" sono costretti a ridurre i prezzi.

Quando, dopo il controllo del Ministero, il nuovo prezzo rimane ancora largamente remunerativo, la specialità continua ad essere prodotta; quando invece il guadagno viene ridotto nei limiti giusti, la specialità non è più considerata redditizia e allora viene cancellata dal listino.

Se però la specialità ha un grosso mercato che non è il caso di abbandonare, si ricorre spesso ad un altro espediente. Si prepara una sostanza attiva che abbia una molecola analoga a quella contenuta nella specialità decaduta, si controlla che abbia lo stesso effetto terapeutico e non presenti effetti secondari: la si presenta, dopo la solita messa in scena, come specialità nuova al Ministero della Sanità, il quale molto spesso approva e così la cuccagna continua.

Non è naturalmente che con queste premesse i prodotti italiani abbiano quei requisiti di novità per cui possano facilmente sfondare sul mercato internazionale (in qualche caso però, date le enormi riduzioni che si possono apportare ai prezzi, si sono fatte grosse forniture anche all'estero).

Amministrazioni americane per esempio, suscitando polemiche giuste da parte dei produttori americani, acquistarono dagli industriali italiani grosse partite di prodotti che erano stati scoperti dagli scienziati degli Stati Uniti solo perchè i nostri fabbricanti, a cui non costavano niente le spese di ricerca, potevano praticare, pur guadagnando ancora abbondantemente, prezzi di assoluto privilegio.

Rimangono quindi il mercato interno ed i paesi sottosviluppati.

Nel mercato interno il sistema sanitario italiano, basato sulle mutue, costituisce una garanzia assoluta per la industria farmaceutica italiana e non saranno certo gli industriali farmaceutici a caldeggiare la riforma sanitaria.

Il mercato italiano viene curato con molta attenzione e si può dire

che la organizzazione di vendita e la organizzazione pubblicitaria stanno molto più a cuore al padrone che non le ricerche.

Schiere di laureati in farmacia, in chirurgia, in biologia ed anche in medicina, vanno e vengono dagli ambulatori delle mutue e degli ospedali per proporre "nuovi" prodotti. Siccome, però, questi prodotti non sono quasi mai nuovi ed in genere non c'è niente di scientifico che non sia già risaputo dai medici, si fa una pubblicità tipo formaggini, ricorrendo ai soliti stogans pubblicitari, alle solite forme di corruzione, affinchè resti ben fisso nella mente del medico il nome della "nuova" specialità.

Alcune fra le più importanti industrie nazionali sono rappresentate direttamente in Spagna, Argentina, Perù, Messico, Columbia, Filippine, Thailandia, ecc., tutti paesi dove c'è una legislazione sanitaria di tutto riposo ed una situazione politica relativamente tranquilla e dove quindi i nostri capitalisti possono realizzare impunementi guadagni favolosi.

Per farsi un'idea di questi guadagni vediamo ora ad esempio il prezzo di vendita di una delle tante specialità a base di tetraciclina riferito al suo costo di produzione e il prezzo di vendita di alcune altre specialità riferite al costo industria-le della materia prima attiva in esse contenute (dati del 1972).

Tetraciclina (antibiotico)

Tetraciclina- Cloridrato

L. 70 (sostanza attiva)

Eccipiente

Superdosaggio

Perdite

L. 3

L. 8

L. 4

Costo materia prima Totale L. 85

Materiale per confezione

tuazione in questo campo: si capisce da essi perchè gli industriali farmaceutici hano potuto accettare, senza battere ciglio, drastiche riduzioni del prezzo di vendita al pubblico.

Una conferma indiretta che i prezzi dei farmaci italiani sono prezzi di rapina si ha confrontando gli stessi con quelli di farmaci analoghi, prodotti nei paesi socialisti.

In tutti questi paesi, nel dopoguerra, l'industria farmaceutica o non esisteva affatto o lavorava su basi artigianali, per cui le materie prime venivano prodotte su licenze straniere senza che su di esse gravasse il costo della ricerca; in questi paesi quindi i costi di produzione, salvo

COLORANTI ALIMENTARI

qualche piccola differenza sul costo della manodopera e della confezione, si potevano considerare molto vicini ai nostri costi reali di produzione. I prezzi di vendita di questi prodotti però sono notevolmente inferiori (il 50% circa in meno) degli anologhi prodotti italiani.

Per quanto riguarda il numero delle industrie farmaceutiche, si è cercato di portare un pò d'ordine, pena la completa scomparsa della stessa industria del settore: da più di 1.000 industrie produttrici di farmaci esistenti nel 1965, si è scesi a poco meno delle 500 attuali.

Il numero di specialità, che aveva superato quota 20.000, si riduce al-

le circa 10.000 attuali, numero ancora molto, troppo elevato. I controlli degli enti pubblici sono un pò più rigorosi, ma in realtà le cose rimangono come prima. Gli utili vertiginosi, rimangono così appannaggio di quelle imprese che nel frattempo hanno avuto l'avvedutezza di attrezzarsi in modo più moderno, di crearsi dei mercati esteri, di procurarsi dei protettori a Roma.

I dati sopraelencati fanno facilmente comprendere come l'industria farmaceutica italiana non svolga un minimo di funzione sociale: essa è fonte eslcusiva di profitto.

Impariamo a riconoscere quelli che ci avvelenano

L. 32

Manodopera e spese generali di fabbrica

Totale costo industriale

L. 28

L. 145 prezzo che avrebbe dovuto avere al pubblico, applicando il 300% sul costo industriale (come previsto dalla legge): L. 145x3.

Prezzo di vendita, artificiosamente accentuato con i metodi truffaldini correnti: uguale L. 2.000.

Su questa specialità pertanto si sottraevano illegalmente al paziente

L. 1.565.

Vediamo ora qualche esempio di questo incida effettivamente sul prezzo di vendita di alcune specialità il costo industriale della materia prima che è sempre il costo di gran lunga prevalente (dati del 1972):

Specialità a base di nitrofurani (chemioterapici usati per affezioni delle vie urinarie) - (flacone contenente 10 capsule): costo della materia prima attiva L. 7 - prezzo di vendita al pubblico L. 470.

Un'altra specialità a base di nitrofurani (flacone da 10 capsule): costo della materia prima attiva L. 15 - prezzo di vendita al pubblico

L. 620.

Specialità a base di cloroanfenicolo e di tetracidina (antibiotico)(flacone da 12 capsule): costo della materia prima attiva: L. 103,2prezzo di vendita al pubbli L.

1.945.

Specialità a base di mepobramato (tranquillante): costo della materia prima attiva: L. 96 - prezzo di vendita al pubblico L. 660.

Novalgma (analgesico): costo della materia prima attiva: L. 50prezzo di vendita al pubblico L.

270.

Questi esempi non sono una eccezione ma rispecchiano la reale si-

Riprendiamo l'argomento dei coloranti alimentari per spiegare meglio come, per aumentare i loro profitti, le industrie ci avvelenano. L'essere umano già è costretto a respirare aria inquinata di gas, smog, veleni e varie nubi (fate questa prova per rendervi conto: alla sera quando tornate a casa, soffiatevi il naso e vedete il nero cfie esce!) poi è costretto con la sua pelle ad assorbire gli stessi veleni oltre a quelli che egli stesso usa sotto forma di bagni schiuma, saponette, shampoo, tinture per capelli, creme varie, lacche, smalti per unghie ecc. tutti coloratissimi e nocivi, infine anche quello che l'uomo mangia è altra fonte di lento avvelenamento.

Il Ministero della Sanità con un decreto ministeriale pubblicato il' 18 Settembre 76 sulla "Gazzetta Ufficiale" ha proibito ufficialmente l'uso di IO coloranti artificiali fino ad Oggi molto usati dalle industrie dolciarie e alimentari, ma lo stesso Ministero però è stato cosi magnanimo da consentire per un anno intero ai produttori di smaltire le scorte. Questa è un'altra prova della grande presa in giro che viene fatta nei confronti della gente che .evidentemente si pensa sia ignorante e priva di reazioni. Noi invece dobbiamo dimostrare a chi fa le leggi che ignoranti non siamo e che alla nostra salute ci teniamo e che siamo capaci di reagire davanti a questi attentati, prima di tutto mettendoci al corrente dei rischi che corriamo e poi lasciando che i supermercati, i negozi tengano invenduti sui loro scalali quei prodotti che le industrie "devono" smaltire per i loro soliti sporchi profitti a danno dei poveracci "che tanto non capiscono niente e sono attratti dai bei colorini".

Comunque il motivo che ha spinto il Ministero della Sanità a vietare l'uso di 10 coloranti (sono solo 10 quelli vietati ma ne rimangono altri 20 che verranno ugualmente usati)

è essenzialmente questo: "Non c'è la prova assoluta che essi siano nocivi e causa di malattie gravi come il cancro e l'anemia ma nessuno è stato ancora in grado di documentarne l'assoluta innocuità, neppure i produttori invitati a mostrare questa documentazione".

Pare che ognuno di noi assorba circa 3 Kg di coloranti sui 540 Kg di cibo all'anno, senza contare gli addensanti (contenuti per esempio nei succhi di frutta, yogurt, maionese, marmellate ecc.) antiossidanti, conservanti (come i polifosfati contenuti negli insaccati, prosciut-

ti, salami, ecc. che danno quel colore rosato o i nitrati contenuti nei formaggi di tutti i tipi).

Ma che fine fanno una volta introdotti nel corpo?

Come si può essere certi che non diano origini ad accumulo ed a alterazioni genetiche o disturbi epato tossici o renali?

Dal 1923 al 1957 abbiamo mangiato cibo con coloranti come l'eoSina, il verde malachite, la rodamine B, il giallo Somalia, il Sudan I considerati dalle autorità italiane innocui, mentre si sono rivelati tossici e addirittura cancerogeni tanto che si vietò l'uso appunto dal 1957. Perchè vengono usati? La loro aggiunta serve solo a rendere più bello il prodotto, a conferirgli maggior estetica e soprattutto ad innalzare il prezzo ma non servono a migliorare la qualità, anzi!!! Così si arriva a colorare le bucce degli aranci e limoni, le croste dei formaggi, il caviale (quello dei supermercati), i liquori, i ghiaccioli, i lecca-lecca e il liquido delle bottigliette che bevono i bambini. Ci sono però dei coloranti naturali che non vengono usati perchè al contrario di quelli artificiali hanno costi maggiori, non assumono tutte le tonalità possibili ed inoltre hanno meno stabilità nel senso che alla luce e dopo diversi lavaggi perdono la tinta originale. Per concludere, qui di seguito c'è uno schema che enumera tutti i coloranti dannosi, e quelli naturali; questi coloranti sono contraddistinti da una E (che significa Europa) e da un numero.

I numeri vanno dal 100 al 199 e precisiamo che alcuni sono di origine naturale anche se ottenuti per sintesi chimica, altri sono completamente artificiali. ATTENZIONE, quelli sottolineati sono stati vietati.

Quindi per fare il GIALLO usano:

naturali:E 100 (curcumina)- E 101 (lattoflavina cioè vitamina B2)

artificiali: E 102 (tatrazina) E 103 (crisoina S) E 104 (giallo di chinolinal E 105 (giallo solido)

Per fare l'ARANCIO: naturale: E 110 (giallo S o giallo tramonto FGF)

artificiali: E 111 (arando GGN)

Per fare il ROSSO: naturali: E 121 (cocciniglia, acido carminico di orig. naturale) artificiali: E 121 (ORICELLO?

ORCIIINA ANCHE SE TRATTO DA LICHENI) E 122 (azorubina) E 123 (amaranto - questo è stato ban-

dito dalla SVEZIA, dagli ST"TI UNITI e dall'UNIONE SOVIETICA, ma dall'Italia no perchè non sanno quale colorante usare per sostituirlo) E 124 (rosso cocciniglia) E 125 (scarlatto) E 126 (Pont con 6 R) E 127 (erotrosina A)

Per fare il BLU:

artificiali: E 130 (blu d'indantrene RS) E 131 (blu patent V) E 132 (indigotina-carmine)

Per fare il VERDE:

naturali: E 140 (clorofille) E 141 (ma guastato dal rame)

artificiali: E 142 (verde acido brillante 8S - verde lisoamina) Il verde si ottiene anche con il blu e il giallo

Per fare il BRUNO:

E, il colore dello zucchero caramellato ma a termini di legge si può preparare riscaldando il saccarosio (fruttosio + glucosio, fra l'altro costa meno) con vari agenti chimid.

Per fare il NERO:

naturali: E 153 (carbone medicinale)

artificiali: E 151 (nero brillante BN)

E 152 (nero 7948)

Poi ci sono le sfumature DIVERSE

naturali: E 160 (carotinoidi o vitamina A, normali coloranti di olii e grassi vegetali) E 161 (xantofille) E 162 (rosso di barbabietole, betanina) E 163 (antociani o pigmenti naturali di frutta e verdure) E 170 (carbonato di calcio, è un sale)

artificiali: E 171 (biossido di Titanio) E 172 (ossidi ed idrossidi di ferro) E 173 (alluminio) E 174 (argento) E 175 (oro) Quetsi ultimi tre sono usati per la coperttura dei colala-in. E 180 (pigmento rosso) E 181 (terra d'ambra bruciata) Questi ultimi due sono usati per la coloritura delle croste dei formaggi.

Detto questo credo ormai ognuno di noi abbia capito che è meglio non mangiare cibi con quei coloranti elencati, quindi prima di acquistare, GUARDIAMO GLI INGREDIENTI CHE COMPONGONO I CIBI, GUARDIAMO BENE IN OGNI ANGOLO DELLE CONFEZIONI, per legge devono essere scritti, staremo qualche minuto in più nel supermercato o nel negozio; faremo forse la figura dei pignoli ma è per la nostra salute e quella dei nostri figli che abbiamo il DOVERE DI CONTROLLARE

E DI RIFIUTARE QUELLE COSE

CHE CI POSSONO FAR MORIRE! Adelaide Gallo

la nostra realtà - pag. 13

TIUBRICHE

Risponde l'avvocato

Al gentile signor P.D.. che vuole notizie sulla "scala mobile". cercheremo di rispondere, sia pure sinteticamente. nel modo più esauriente possibile. Innanzitutto va detto che tutti i lavoratori dipendenti (industria commercio, agricoltura) fruiscono del meccanismo della scala mobile, il quale era stato introdotto, con legge poi ripetutamente modificata, fin dal 1940 al fine di adeguare automaticamente il livello dei salari alle variazioni del costo della vita. Le variazioni del costo della vita vengono calcolate considerando un "paniere" di generi di consumo, che si ritengono necessari ad una famiglia tipo. Le "voci" comprese nel paniere riguardano l'alimentazione, l'abbigliamento, e spese varie come trasporti, igiene e sanità, istruzioni e svaghi, arredamento e manutenzione della casa, imposte e tasse. Le variazioni di prezzo di questi generi di consumo, e spese varie calcolate in percentuale, vengono trasformate con un procedimento piuttosto complesso, in "punti di contingenza". Il valore di tali punti varia a seconda della categoria di lavoratori (es. I° categoria impiegati dell'industria L. 36,46 - manovale comune L. 14,30). Con l'accordo del 25-1-75 si è però stabilito di unificare il valore del punto di contingenza per tutte le categorie, e quindi, a partire dal 1-2-77 tale valore è per tutti i lavoratori dell'industria, di L.2839 mensili, per quelli dell'agricoltura L. 948.

Il calcolo di quanti "scatti" vanno computati negli stipendi avviene ogni tre mesi per tutte le categorie, meno che per gli statali, per i quali tale calcolo si fa ogni sei mesi.

Va quindi tenuto presente che tutti i salari sono composti da una retribuzione base più una quota d'adeguamento formata dalla somma dei punti scattati sino ad oggi, oltre che da eventuali altre voci come assegni familiari ecc.

Da citare infine il decreto legge

II ott. 1976, n. 699, convertito in legge il 10-12-1976 il quale stabilisce che tutti gli stipendi che eccedono, complessivamente, gli otto milioni annui, a partire dal 30 settembre 1976 fino al 30 aprile 1978, la corresponsione di aumenti salariali dovuti agli scatti della scala mobile, avverrà non più in carta moneta, bensì mediante buoni del tesoro poliennali al portatore.

Anche coloro che percepiscono redditi dai sei agli otto milioni annui si vedranno corrisposti gli aumenti dovuti a variazioni della scala mobile in buoni del tesoro, limitatamente, però, alla metà di tali aumenti, l'altra metà verrà normalmente corrisposta in denaro. In pratica, ciò significa che le catego-

rie anzidette presteranno forzatamente allo stato le somme corrispondenti ai buoni del tesoro in loro possesso, somme che saranno utili/zitte per favorire il credito alle piccole e medie industrie.

Piccolo notiziario

La grave situazione economica che investe il nostro paese, che colpisce lavoratori e pensionati, che non offre ai giovani un lavoro, che vede ogni giorno fabbriche che licenziano, non può non trovare anche la categoria dei pensionati intensamente inserita nel dibattito che impegna le forze politiche e sociali democratiche tese ad indicare soluzioni per superare la crisi attraverso un radicale rinnovamento del paese.

In questo quadro la CGIL ha iniziato la preparazione del IX Congresso Nazionale e la Federazione Italiana Pensionati, ha indetto il suo Congresso di categoria, metterà a fuoco tutta una serie di problemi che riguardano i cittadini pensionati affinché gli anziani trovino la giusta tutela dei loro diritti previdenziali e dei loro bisogni sociali.

I problemi sono tanti e sono ariche non lievi ed è per questo che noi li vogliamo discutere con tutti i cittadini, siano o no iscritti al sindacato.

Il Sindacato pensionati, all'interno delle lotte del movimento sindacale unitario di tutti i lavoratori ha già ottenuto la soluzione di molti e importanti problemi (scalamobile, aggancio delle pensioni agli aumenti contrattuali dei lavoratori dell'industria) e si appresta ad impostarne altri nella logica del superamento della crisi, e di una profonda trasformazione della nostra società civile (casa, riforma sanitaria, riforma previdenziale, diritti socio-sanitari, ecc.).

Iscrizioni alle scuole materne

Conferme:

dal 26-4 al 7-5

Nuove iscrizioni: dal 2-5 al 20-5

Orari: da lunedì a venerdì dalle 8,30 alle 14,30 sabato dalle 9 alle 12 presso la direzione delle scuole materne della zona.

Te se ricordet... ovvero la storia delle "vedovelle" sparite

Non spaventatevi per questo titolo, non vogliamo certo iniziare con questo numero un romanzo dell'HORROR prendendo lo spunto magari da fatti accaduti tempo fa in qualche nobile casato milanese. Molto più semplicemente vogliamo spendere qualche parola per ricordare una delle tante benemerite "istituzioni" della nostra città che... guarda caso pure lei sta sparendo. Per i meno anziani è doveroso precisare che con il termine "VEDUVELA" i milanesi han sempre chiamato quelle simpatiche fontanelle che numerose facevano bella mostra di sè agli angoli delle strade cittadine. Corpo e vaschetta in ghisa delle premiate fonderie (non mi ricordo il nome) e un fresco getto d'acqua perenne che usciva dalla bocca di un drago stilizzato. A dir il vero esistevano a quei tempi in Milano molte fontane pretenziose che si illudevano con i loro elaborati giochi d'acqua di far passare in seconda linea le modeste "VEDOVELLE", ma le preferenze di noi ragazzi e di quanti come noi non intendevano rinunciare all'ineguagliabile sapore di quest'acqua che sgorgava, pura, fresca allegra e alla portata di tutti, andavano senz'altro a queste ultime. E quante volte ci siamo fermati vicino a queste, tornando da scuola, per cancellare con il loro aiuto le tracce di sporco lasciate dalle non autorizzate partite di calcio, o peggio, disinfettare alla hell'è meglio i graffi di qualche disputkun pò troppo accesa! E quante volte abbiamo aspettato pazientemente che finisse d'abbeverarsi nella sua vaschetta il "ronzino del brumista" per poi dissetarci abbondantemente (anche se sudati) a nostra volta nei lunghi pomeriggi trascorsi a giocare in mezzo alla strada! Quando gli incaricati del Comune facevano i lavori di pulizia e di manutenzione delle "VEDOVELLE" noi facevamo crocchio intorno incuriositi e come questi se ne andavano, sete sì o sete no un goccetto ce lo facevamo sempre. Chissà perchè, ma in quel momento l'acqua ci pareva migliore. Era il punto d'incontro obbligato dei passeri e dei colombi della zona che nelle prime ore del mattino si dissetavano indisturbati e si facevano pure il bagnetto. Indisturbati del tutto non direi, perché poteva capitare che qualche micione più sveglio di loro approfittasse di quell'occasione non solo per bere ma per farvi una succulenta P colazione addirittura. E non sembrava vero a genitori e nonni che tornavano dalle lunghe passeggiate estive con figli e nipotini, non dover vagare, alla prima tirata di manica di questi, nell'affannosa ricerca di un chiosco o di un osteria dove dissestarli. Puntuale e funzionante all'angolo della prossima strada il getto della "VEDOVELLA"

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20127 - MILANO

avrebbe dissetato anche un cammello. È vero che sul cartellone pubblicitario l'acqua Giommi strizzava l'occhio, ma noi non ci facevamo caso. C'erano addirittura inquilini dei casermoni di allora che scendevano con i secchi alla sera per approvvigionarsi alla fontanella disdegnando i già moderni lavandini che avevano sui loro ballatoi. Noi, più modestamente, quando uscivamo la sera riempivamo d'acqua bottigliette di vario tipo; aggiungevamo degli spicchi di liquirizia nera e improvvisandoci "BARMAN" sbattevamo il nostro `SCHAKER DELLA MUTUA" fino ad ottenere una bevanda gradevole e dissetante.

Dopo la fine della guerra e naturalmente tenuto conto delle devastazioni che ridussero interi quartieri di Milano a mucchi di rovine, le "VEDOVELLE" incominciarono a scarseggiare e malauguratamente non furono rimpiazzate. Poi venne il BOOM dell'automobile e a chi aveva speso senza batter ciglio un milioncini per la sua macchina non pareva vero di poter risparmiare qualche biglietto da mille insudiciando le rare fontanelle rimaste per fare la TOILETTE alla loro "cara". Poi via via l'uomo scoprì che per dissetarsi era più "SCICH" servirsi delle machinette automatiche che, anzichè regalarti acqua normale a volontà, con l'introduzione di una misera moneta (da 50 L. prima e da 100 poi) ora ti danno un bicchiere di intruglio pieno zeppo di coloranti, dolcificanti, conservanti, ecc. ecc. tutti "naturalmente cancerogeni". E con quest'ultima pensata non solo si diradarono ulteriormente le "VEDOVELLE" ma sparirono del tutto le monete da 50 e 100 lire. Pazienza! Il progresso ha sempre voluto le sue vittime! Tacciateci pure se vi fa piacere, ancora una volta di "falso romanticismo" noi non ci adombreremo per questo e risponderemo semplicemente con molto realismo che anche queste rappresentano pure sempre per noi un modo di scegliere. E noi siamo dalla parte di quei ragazzini che facevano il pieno alle VEDOVELLE" per le loro bottiglie "SCHAKER" di acqua e liquirizia e non di certo dalla parte dei "troppo presto cresciuti" che oggi riempiono le loro bottiglie di benzina.... e non certo per dissetarsi.

A pensarci bene: oggi l'acqua per essere potabile deve come minimo chiamarsi "BRILLANTE" ma a noi sorge il dubbio che in un simile risultato più che accreditato alla "LUCIDITA" di una equipe di VALIDI ricercatori vada addebitato all'OPACITA di tante "intelligenze" nostrane. Gironi Adriano

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la nostra realtà - pag. 14
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La nozione di comportamento antisindacale rappresenta il contenuto sostanziale della norma di cui all'art. 28 dello statuto dei diritti dei lavoratori: come appunto si avrà modo di precisare, questa disposizione interviene sullo svolgimento del conflitto introaziendale e mira a reprimere l'attività con la quale il datore di lavoro, esercitando le facoltà di parte più forte del rapporto, limita l'esercizio dei diritti sindacali dei lavoratori occupati e dei loro organismi rappresentativi. La norma infatti presenta il titolo di "repressione della condotta antisindacale" e punisce appunto i comprtamenti con i quali il datore di lavoro tende a impedire o a limitare l'esercizio delle libertà e della attività sindacale nonchè del diritto di sciopero: si tratta di una norma cosidetta in bianco, in quanto l'attività antisindacale non viene esattamente individuata o circoscritta; sarà compito del giudice, chiamato in causa dalle associazioni sindacali, valutare il comportamento denunciato e dichiararne la eventuale natura antisindacale. La repressione imprenditoriale del resto può manifestarsi nelle forme più insidiose e apparentemente neutrali, per cui non è possibile una delimitazione normativa.

Al fine di individuare sul piano storico il concetto di comportamento antisindacale è perciò necessario esaminare la copiosa giurisprudenza che si è formata sul punto: in tal modo verrà in evidenza un quadro complessivo delle varie forme in cui la repressione impren-

ditoriale della combattività dei lavoratori può concretamente manifestarsi. Uno dei modi più tipici è il licenziamento di quei dipendenti che si sono posti in situazione di avanguardia rispetto agli altri dipendenti guidando od organizzando la lotta: tali forme di licenziamento, pur colpendo direttamente l'interesse individuale del singolo dipendente, colpiscono evidentemente anche l'interesse collettivo di tutti gli altri lavoratori e degli organismi rappresentativi; è perciò che, come è stato detto, il comportamento antisindacale del datore di lavoro è "plurioffensivo", in quanto può ledere interessi di diversa natura e portata.

A questo punto il Prot. Carlo Smuraglia fa seguire una serie di procedure e sentenze che lo spazio non ci consente di pubblicare. Di ciò ci scusiamo con il Prof. Smuraglia e con i lettori che invitiamo comunque a scriverci nel caso di un interesse specifico in materia.

DopoTa caduta del regime corporativo la contratazione collettiva si sviluppò in accordi di carattere generale, detti accordi interconfederali, che avevano come ambito di applicazione un intero settore dell'economia (industria, commercio, agricoltura) e che regolarono diversi e significativi aspetti del rapporto di lavoro — si pensi all'accordo sull'istituzione delle commissioni interne o alla disciplina dei licienziamenti individuali e collettivi

— tra i quali anche la materia salariale. Tale sistema di contrattazione, estremamente centralizzato, subì una prima modifica con l'introduzione, dal 1954 in poi, della contrattazione a livello di categorie che, acquista alla propria competenza, la determinazione del salario, assunse un ruolo di importanza via via sempre più crescente. Anche questo sistema, per altro lasciava pochi margini a una contrattazione a livello inferiore e decentrato, che le organizzazioni dei lavoratori, a partire dagli anni 1954-1955, incominciarono a considerare almeno altrettanto importante quanto la contrattazione al livello nazionale.

Attualmente la situazione deve ritenersi di nuovo radicalmente mutata: infatti in occasione del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici del 1969 la parte padronale, ritenendo che nella prassi sindacale la contrattazione aziendale aveva di gran lunga superato i limiti che le erano stati assegnati, chiese di discutere di nuovo la definizione dei contenuti della contrattazione aziendale, ribadendo il principio che, una volta raggiunto su quel punto un accordo, tale contrattazione avrebbe dovuto mantenersi rigorosamente nei nuovi limiti ad essa assegnati. A tale richiesta i sindacati dei lavoratori opposero un netto rifiuto.

Dal tema si è trattato ampiamente sotto la voce "Contrattazione collettiva articolata", non essendo quella aziendale che uno dei principali livelli dell'articolazione che ha caratterizzato la contrattazione collettiva da diversi anni. Occorre solo aggiungere, in questa sede, che una particolarità della contrattazione aziendale, nel quadro dei requisiti soggettivi propri al contratto collettivo, è data dal fatto che una delle parti che partecipa al rapporto contrattuale è costituita, 'anzichè da un gruppo di soggetti sindacalmente organizzati, da un singolo soggetto: il contratto collettivo aziendale infatti è concluso non da una associazione di datori di lavoro, bensì dall'imprenditore alla cui azienda il contratto stesso è destinato ad applicarsi. Anche quando la materiale stipulazione del contratto avviene ad opera dell'associazione padronale, questa agisce in stretto collegamento con l'imprenditore, di cui si fa portavoce. Non si instaura dunque neppure un rapporto di rappresentanza in senso tecnico fra associazione ed imprenditore.

APE - GRUPPO CAMOSCI

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