Milano 19(57)

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trillano 119

Mensile di informazione politica e cultura

Anno VI -

Presentato dal Comune il "Progetto casa"

Case al Gallaratese (ma non in Zona 19)

Previste integrazioni e varianti al Piano Regolatore vigenteIl Consiglio Comunale approverà il progetto soltanto dopo aver sentito il parere dei Consigli di Zona.

In attuazione delle integrazioni indicate a variante del P. R.G. (Piano Regolatore Generale) vigente, la Ripartizione Urbanistica del Comune di Milano ha preparato un "progetto casa" contenente proposte di nuovi insediamenti residenziali, che si inseriscono nel quadro più complesso di riorganizzazione della struttura urbana e metropolitana, che trova i suoi elmenti più qualificanti non solo nel trasporto pubblico su rotaia (passante ferroviario e terza linea MM), ma anche nei progetti e nel dibattito sui servizi all'economia, il terziario avanzato, la Fiera ed altre grandi attrezzature, i parcheggi, il sistema degli interscambi, la viabilità.

Si tratta di un complesso di studi e di ipotesi progettuali di notevole consistenza, che punta su un miglior utilizzo delle risorse temtoriali esistenti nelle zone centrali e subcentrali della città. Alcune ipotesi portano ad individuare anche in queste zone nuovi spazi per la residenza (ivi comprese le attrezzature ricettive), che dovrebbero permettere di arricchire, soprattutto da un punto di vista qualitativo, le proposte elaborate sulel stesse aree periferiche della città.

Troppi

Rientra tra queste ipotesi — si legge nella relazione che accompagna il progetto — resigenza di una verifica complessiva delle previsioni per il Gallaratese, anche se riferita ad un quartiere di recente formazione, valutandone pure i rapporti verso l'intorno immediato, quali Molino Dorino, Trenno, Lampugnano ed il QT 8, con l'obiettivo di un rafforzamento della struttura urbana attuale all'interno del sistema di indirizzi e di criteri alla base del Piano Particolareggiato relativo alla zona.

In particolare, per quanto si riferisce alla nostra zona, i nuovi insediamenti residenziali interessano l'area, attualmente destinata a "zone naturali e fasce di rispetto" della variante del Gallaratese, compresa tra le vie Appennini e Quarenghi e la zona industriale di via Gallarate, anche se tale area, pur facendo indubbiamente parte integrante del Gallaratese, non fa parte "amministrativamente" della zona 19, visto che i suoi abitanti, in base ad una suddivisione per seggi elettorali fatta molti anni prima del decentramento, vanno a votare in seggi della Zona 20, di cui pertanto fanno parte.

Visto che però da un pnto di vista "geografico" tale area è inserita nella nostra zona (intendiamoci non è che diciamo questo con il proposito di lanciare una "crociata" per toglierla alla zona 20), riteniamo nostro dovere informare i nostri

400

Per le case popolari No dei sindacati all'equo canone

Presa di posizione delle organizzazioni degli inquilini contro i criteri fissati dal CIPE

Il 2 agosto scorso

P. M. (Istituto Autonomo Case Popolari di Milano) ha inviato a 47 mila famiglie di inquilini una lettera in cui era scritto che il Consiglio di Amministrazione aveva deciso, in materia di affitti, di passare dal Canone Sociale, fino allora applicato, all'Equo Canone, sensibilmente più alto, e che pertanto gli inquilini dovevano provvedere a pagare la differenza risultante tra l'uno e l'altro canone anche per i cinque anni già trascorsi dall'entrata in vigore della legge sull'Equo Canone ad oggi.

La decisione del Consiglio di Amministrazione d ell'I. A. C. -

lettori sulla portata e sulle dimensioni del nuovo insediamento. La volumetria complessiva prevista è di 150 mila metri cubi, di cui 140 mila a destinazione residenziale (56 mila per edilizia residenziale agevolata e sovvenzionata, 28 mila per allog,gi in locazione e 56 mila per edilizia libera) e i restanti 10 mila per funzioni compatibili con la residenza, il tutto su un'area di 101 mila metri quadrati, dove dovrebbero trovare alloggio

1.400 abitanti. Proseguendo nell'esame dei dati tecnici si può ancora rilevare che l'area standard minima prevista è di 45.030 metri quadrati (di cui 42 Mila riferiti alla residenza e 3.030 alle funzioni compatibili) con una dotazione di 30 metri quadrati per abitante, mentre l'indice fondiario risulta di 4,5 metri cubi per ogni metro quadrato.

Il progetto si propone di insegue in ultima

Manutenzioni IACP in Zona

Occorrono otto-nove miliardi

E ce ne sono soltanto due

P. M. di passare dal canone sociale all'Equo canone (approvata dai consiglieri della maggioranza, socialisti e democristiani, mentre contro si sono espressi l'unico consigliere comunista ed i rappresentanti dei sindacati inquilini e della Federazione CGIL-CISL-UIL) è stata adottata, come ha avuto modo di precisare lo stesso presidente dell'istituto, avvocato segue in ultima

La posta di via Sebastiano del Piombo Servizio

pubblico e ... burocrazia

Precisazioni di una sindacalista dei P. T sulla questione dell'ufficio

L'Azienda Postale è distribuita uniformemente e capillarmente su tutto il territorio nazionale ed in genere è "quella cosa" della quale si ha coscienza solo se manca. Mi spiego: a Lodi da 10 anni viene fatta "la sperimentazione" di recapitare ai pensionati le loro pensioni a domicilio. Il servizio funziona bene. L'amministrazione non ha mai cambiato una virgola delle sue assurde normative. I colleghi portalettere per esempio sono costretti, stante il regolamento che vieta loro di portare seco una cifra superiore ai 2 milioni circa, a fare numerosi viaggi, a loro rischio.

Nessuno quindi ha mai riconosciuto a questi lavoratori la decennale riuscita di questa "sperimentazione".

Ho fatto questo esempio per richiamare, se pur era necessario, il fatto che ci si accorge dell'Ufficiale Postale solo quando si è costretti a fare code, o quando, come nel caso dell'ufficio postale di via Sebastiano del Piombo, il servizio è stato chiuso "provvisoriamente" da due anni!

Ora in questo ufficio, che aveva subito alcune rapine, non si potevano effettuare pur minime disposizioni di sicurezza, di conseguenza ]'Amm.ne Postale e per essa la Dinne prov.le ne ha deciso la chiusura.

ti chiaramente assurdo per un cittadino qualsiasi pensare che in due anni una Amm.ne P.T. non sia riuscita a reperire locali da adibire a questo servizio. Ma è anche più assurdo che

postale da tempo chiuso.

non si possa arrivare logicamente ad un collegamento tra Consiglio di Zona — Comune Provincia — Regione e i medesimi livelli dell'Amm.ne P.T. per una programmazione e realizzazione sena, funzionale di questo come di altri servizi, attingendo al patrimonio di cali pubblici che pur ci sono, pur sono censiti in appositi elenchi che vengono poi custoditi in chissà quale ufficio senza servire a nessuno.

Queste quindi sono le sollecitazioni e le proposte che, come Organizzazione Sindacale, abbiamo ripetutamente fatto: programmazione ed estensione del servizio in funzione

del territorio sua estensione, sua composizione socio economico produttiva; utilizzo coordinato del demanio pubblico spazi e locali; — coordinamento di tutte le strutture preposte alla tutela della convivenza civile e dei lavoratori sui luoghi di lavoro.

Su queste proposte ci siamo sempre dichiarati disposti ad un confronto prescindendo da luoghi comuni che sono residui di razzismo, da sempre funzionali agli interessi di chi vive del lavoro altrui non certo a quelli dei lavoratori, di tutti i lavoratori siano essi dell'industria o dello stato.

Teresa Peviani Seg. Regie Fip-CGIL

Sinceramente speravamo di non essere mai più costretti a vedere immagini come quelle che, provenienti da Beirut, il piccolo schermo televisivo ci ha portato in casa il 18 settembre scorso riempiendoci dorrore.

Non si trattava più di una guerra cruento e violenta di israeliani contro i guerriglieri palestinesi. Le centinaia e centinaia, quasi certamente migliaia, di palestinesi letteralmente scannati erano donne, bambini, vecchi, gente comune, inerme, disperata, povera, profughi scampati alle guerre, cacciati dalle loro case e rifugiatisi, da anni, nei "campi", nei "ghetti" del quartiere musulmano. E lì gli uomini di Begin sono entrati mettendo a ferro e fuoco strade e case, sparando persino su ambasciate, tra cui anche la nostra, forse per ritorsione alle severe parole di condanna

Il 9 settembre scorso si è tenuto il preannunciato incontro tra rappresentanti del Consiglio di Zona 19 ed una commissione della Terza zona decentrata (quella che riguarda la nostra zona) dell'I. A. C. P. (Istituto Autonomo Case Popolari), per esaminare i problemi delle manutenzioni, specie nel quartiere di San Siro, così come era stato sollecitato dal Consiglio di Zona sulle basi di un documentodenuncia presentato il 12 febbraio scorso dalle sezioni Bottini e Fornasari del P.C.I., entrambe di San Siro.

Nel corso dell'incontro i tecnici dell'I.A.C.P. hanno dichiarato, illustrando tale loro dichiarazione con un grafico, che l'azione intrapresa dall'istituto per il recupero della morosità ha consentito di recuperare complessivamente nella zona, a partire dal gennaio scorso, circa un miliardo e 300 milioni di lire, di cui soltanto a San Siro circa 300 milioni, che, stando a quanto affermato dagli stessi tecnici, dovrebbero essere tutti riutilizzati per ulteriori manutenzioni nel quartiere.

La morosità nella nostra zona risultava quindi ridotta, alla data dell'incontro a circa un miliardo di lire per il San Siro, che ha circa seimila alloggi, a circa due miliardi e mezzo per il Gallaratese, con circa ottomila alloggi, ed a circa 600 milioni per il San Leonardo, con 785 alloggi (il tutto naturalmente senza tener conto delle richieste di arretrati avanzate dall'IACP il 2 Agosto scorso per adeguare i canoni di affitto delle case popolari e quelli previsti dalla legge dell'Equo canone). Sul tipo e sull'anzianità di tale morosità lo I.A.C.P., malgrado precise richieste in merito fatte dal Consiglio di Zona, non ha però forsegue in ultima

Olocausto

pronunciate dal presidente Pertini contro gli aggressori. Poi hanno chiamato i mercenari di Haddad a compiere la strage.

Ci è parso di rivedere immagini antiche che speravamo sepolte nelle pagine della storia: i progrom contro gli ebrei, la distribuzione nazista del ghetto di Varsavia, gli stermini nei campi di Buchenwald, di Auschwitz e tanti altri. Soltanto che questa volta vittime erano i palestinesi, mentre ad interpretare la parte degli sterminatori, dei nazisti, erano degli israeliani, che ci rifiutiamo di chiamare ebrei per il rispetto che portiamo al popolo ebraico e perché siamo certi che i milioni e milioni di ebrei che furono vittime di tante persecuzioni e di tante stragi si saranno rivoltati nelle loro tombe inorriditi da questo nuovo olocausto.

J<Ä:Ä; ;,
Milano dal fascismo a piazza Fontana Quartieri Cronaca II C.d.R. cerca casa La betoniera se n'è andata
SantElia: il semaforo cambia tempo
Ir
negozi (ma non al Gallaratese) I mestée de la Milan de semper
N. 10 - ottobre 1982 L.

Lungo tutta la via Appennini esiste una lunga serie di orticelli coltivati a verdure, ma anche a roseti, con qualche pianta di frutta e con siepi di martelletti o di altro tipo. Essi sono tenuti generalmente con cura dagli abitanti del quartiere e rappresentano un diversivo sociale non indifferente per molti anziani e pensionati.

Certamente vi è sempre qualcuno che se ne approfitta, installando pollai e conigliere con conseguenze facilmente immaginabili, oppure concimando il terreno all'antica, e non subito, anziché con fertilizzanti chimici, con il pericolo della diffusione delle mosche, ed erigendo palizzate in cemento.

Molti affermano che gli orti costituiscono un modo per agevolare la propagazione anche delle zanzare e dei topi. Per le zanzare il problema a Milano è generalizzato, e deve essere compito del Comune cercare di prevenirlo meglio di quanto sia stato fatto in passato, ad ogni modo esse, insieme ai topi, secondo me trovano facile sviluppo dal tratto dell'Olona ancora scoperto.

A molti inoltre non piacciono le staccionate ed i casotti contenenti gli attrezzi, che possono dare l'aspetto di una piccola bidonville.

Si vuole trasferire l'uso di questi orti a Trenno, in aperta campagna, che gli attuali usufruenti dovrebbero raggiungere con i mezzi a loro disposizione, magari in bicicletta.

Certamente, penso, la mancanza di vicinanza dal luogo di abitazione creerebbe delle serie difficoltà per la pulizia dei piccoli coltivatori ed anche per la loro salute (a lavorare si suda e non credo che a Trenno si installino degli impianti di docce).

lo ritengo che, se si agisce senza fare di ogni erba un fascio, se si regolamenta l'uso di questi orti e se si eliminano certi abusi, gli stessi potrebbero continuare ad esistere, sino a quando ovviamente non verranno costruite nuove case per abitazioni o servizi sociali o commerciali ed artigianali, molto richiesti dalle massaie e dagli altri abitanti del quartiere che ne sentono la carenza.

Egr. Direttore di Milano 19 ricordo con precisione una lettera apparsa su un numero arretrato del suo periodico, in cui una lettrice lamentava la negativa impressione avuta da uno spettacolo di corrida in Spagna, spettacolo dal quale non aveva ricevuto che disgusto e verso il quale si proponeva netto rifiuto, nella speranza che altri condividessero questo atteggiamento. La lettera era apparsa senza commento, tuttavia pensiamo che il solo fatto di aver trovato spazio stia ad indicare una certa solidarietà per lo meno con il gruppo redazionale.

Come aderente di un gruppo protezionistico nazionale (la lega per l'abolizione della caccia L.A.C. con sede a Roma in via Giambattista Vico 20, 00196 Roma) desidero segnalare alla signora che ha scritto e a tutte le persone che condividono la stessa opinione in merito, che la Sezione Lazio della LAC ha aderito alla Settimana Mondiale per i diritti dell'animale indetta dalla Lega Internazionale dei diritti degli animali, dal 4 al 10 ottobre 82, e che si preannunzia una manifestazione a Roma per IS ottobre contro la corrida. Non è dunque una opinione isolata quella

pubblicata dal suo giornale, ma un atteggiamento civile che si fa consapevole e che cerca di realizzarsi concretamente, uno dei modi è questo suggerito dalla Lac: intervenire alla manifestazione e poi rimanere in contatto con i gruppi operanti.

Deprecare una barbara usanza è già un inizio, un segnale di risveglio, può essere il via per la decisione di far qualcosa là dove è possibile, intanto far pervenire la propria adesione, come in questo caso. Nel mese di ottobre poi segnaliamo la data dell'Assemblea generale della LAC, per la domenica 24 nell'Aula Magna dell'Istituto Antonio Zanon in viale Leonardo da Vinci, Udine. La stampa legata agli enormi interessi economici connessi alla caccia non è propensa a dare spazio a notizie di questo genere e a diffondere gli strumenti per una corretta impostazione ecologica e protezionistica, però questo non si può dire del Vs/ periodico, che ha ospitato sovente articoli sull'argomento, per cui le saremo grati se vorrà pubblcare anche questo nostro intervento.

Stefano F. Delegato della LAC

Egr. Direttore, sono un vostro lettore e vedo con soddisfazione che avete raccolto il malumore degli abitanti del quartiere riguardo alle modifiche viarie per lo scorrimento da e per il Gallaratese.

Non solo ora siamo danneggiati lasciando il quartiere e innestandoci sul piazzale Kennedy, con dei tempi di attraversamento assurdamente lunghi, ma siamo anche stati privati dell'unica

strada a senso unico che abbreviava il nostro rientro di modo che ci vedremo costretti ad infoltire le fiumane dei tifosi, con tutti i fastidi e gli sprechi relativi.

Mi auguro che ritorniate sull'argomento e che la Commissione Viabilità e Traffico ottenga per lo meno la riapertura del breve tratto P. Kennedy/B. Croce a totale beneficio degli abitanti del quartiere.

Distinti saluti S. Bellonl

L'autentica

Cara MILANO 19 mi sono deciso a scriverti per denunciare una situazione drammatica che sto vivendo con i iei familiari.

Vivo a Milano con mia madre e mia moglie, in un appartamento I.A.C.P. al piano, senza ascensore, composto da un solo locale e da servizi microscopici.

Vorrei mettere in rilievo che siano tutti e tre in cura, in quanto sofferenti di handicap psichici, aggravati dalle condizioni abitative assolutamente precarie e disagevoli Numerosi sono stati i tentativi per ottenere un altro alloggio ma senza risultati. In data I 8 / I 2 / 1980, tanto per citare un esempio, il mio caso veniva esposto alla 3° zona decentrata I. A.C. P. M., ma senza nessuna

risposta.

Purtroppo mi risulta che anche di recente, sono stati assegnati a persone singole appartamenti d due locali, senza contare tutte quelle persone, per lo più anziane, che vivono da sole in 2-3 locali, o quelli che pagano un canone irrisorio rispetto alle loro possibilità. Non intendo fare del vittimismo, ma penso che lo I..C. P. e/ o il Comune dovrebbero intervenire per assegnarci nell'opulenta Milano, un alloggio dignitoso, di almeno due locali, quanto prima.

Caro Milano 19, ti prego perciò di pubblicare questa mia denuncia, della quale di invito a prendere una posizione assieme agli organismi competenti.

da Tino al Casaro

Caro direttore, le scrivo per sapere se il parcheggio della M.M. di Larbpugnano è al servizio del pubblico o è riservato ai privati, visto che nel mese di luglio scorso vi si era installato il Circo "Holer Togni", che ha chiuso con transenne tutti gli ingressi del parcheggio stesso, per cui chi doveva usufruire della Metropolitana e doveva raggiungere la stazione Lampugnano in macchina era costretto a lasciare la sua auto nei viali adiacenti, con conseguente intasamento e grave pericolo per la circolazione.

Poiché la stazione MM di Lampugnano è la prima che si trova all'uscita dall'auto-

strada Nord (Torino, Laghi e Venezia) ed è stata appositamente progettata con un vasto parcheggio per i pendolari, si può immaginare il disappunto di questi quando arrivano, magari al mattino, con i minuti contati per andare al lavoro, trovavano il parcheggio occupato dal circo e si vedevano costretti a cercarsi, con non poca fatica e perdita di tempo, un altroÈparcheggio.auspicabile che, dopo questa esperienza, il Comune di Milano prima di concedere un'altra volta il permesso a privati di utilizzare questo parcheggio tenga conto delle esigenze dei lavoratori.

Al fine di consentire a mia madre di iniziare la pratica per la pensione sociale occorreva che anche mio padre facesse autenticare la propria firma sulla domanda. Mio padre, alla sua età, è un po' malandato in salute ma soprattutto è in condizioni di muoversi solo a passettini, ed anche mia madre ha un'artrosi al ginocchio. Pertanto mi informai presso la succursale del Comune di Piazzale Accursio se c'era la possibilità di fare una delega (ciò che esclusero) dicendomi che doveva recarsi di persona o che altrimenti mi rivolgessi alla sede centrale di Via Larga dove esisteva un servizio a domicilio per le persone impedite dietro presentazione di certificazione medica. Fiducioso telefonai, ma mi risposero che, a causa della grande mole di lavoro, avevano dovuto sospendere questo servizio e che, ad ogni modo, potevo trasportare mio padre e mia madre in auto e lasciarli nella stessa davanti alla sede cosicché l'incaricato comunale avrebbe potuto recarsi da loro per la firma. lo ritengo che per molti

Il latte al mercatino

inabili o per gli ammalati dietro certificazione medica questo servizio essenziale debba continuare, magari anche a pagamento, al fine di non creare gravi situazioni di disagio od addirittura drammatiche per molte persone allorquando occorra fare un'autentica di una firma, una delega od un atto notorio. (lettera firmata)

milano19

Direttore: Gianpiero Pagetti

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Redazione Maria Rosa Beltramini, Giorgio Cavazzurti, Adalberto Crippa, Bruna Fusi, Franco Gnutti, Gianmarco Pagetti, Luciano Zagato. Grafici:

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Pubbildtà: Sergio Schininà Editrice Milano 19 Soc. coop. a.r.l. Cod. Fisc. 05952820157

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Chi ha un cane ha certamente il sacrosanto diritto di portarlo fuori casa, in strada, nelle piazze, sui prati, ma chi cammine per quelle strade o quelle piazze, o magari nei prati di un parco pubblico, ad esempio quello di Trenno, dovrebbe avere l'altrettanto sacrosanto diritto di poter camminare li, pace, senza correre il rischio di calpestare gli escrementi lasciati un po' qua e un po' là dai cani.

Capisco che per i cani che vengono lasciati liberi non c'è nulla da fare, a meno che non si voglia impedir loro di andar per strada se non accompagnati dal padrone; ma per i cani accompagnati ri-tengo che qualche cosa si possa fare.

La mia proposta sarebbe di imporre ai proprietari di cani di portarsi appresso, quando vanno per strada accompagnati dal loro amico a quattro zampe, un secchiello con sabbia e paletta

e dei sacchetti per raccogliere gli escrementi lasciati per strada dal suo cane e poi gettarli magari in appositi recipienti che dovrebbero essere collocati a cura dell'Amministrazione comunale. Si eliminerebbe cosi della sporcizia e si responsabilizzerebbero i cittadini nel rispetto dei diritti altrui. Non mi pare un'idea tanto peregrina (anche perché mi risulta che in altre città qualcosa di simile sia già stato fatto) e spero che possa essere presa in esame dall'Assessore alla sanità, al quale vorrei anche ricordare che oltre ai cani pure i cittadini, specie se anziani, hanno le loro esigenze fisiologiche. Invece sono stati tolti ormai quasi tutti i "vespasiani", da molti definiti, e non a torto, "immondi, ma non si è provveduto a sostituirli con altri servizi igienici. All'assmqore la risposta. Erennlo Terenzi

In risposta a vari lettori che ce lo hanno chiesto precisiamo che il mercatino cui fa cenno il Presidente dell'Azienda Municipalizzata della Centrale del Latte di Milano, Manlio Pirola, nella sua lettera che abbiamo pubblicato nel nostro numero di settembre sotto il titolo "Il latte al mercatino" è il complesso di esercizi corrente sotto l'insegna "Superspacci San Siro" posto in via Carlo Dolci angolo via Ricciarelli.

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milano 19 - pagina 20 O o 0 . ottobre 1982 La questione degli orti Per I diritti degli animali ll semaforo di Sant'Ella In tre in una stanza NEGRI CARNI COMMERCIO CARNI — SERVIZIO RISTORANTI via Chiarelli 10 (MERCATO COMUNALEIW 3087614 p.za Prealpi MERCATO COMUNALE ir 390633.321655 via Gran Sasso 5 ir 221667 SPECIALITÀ SALUMI NOSTRANI E POLLERIA
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MILANO DAL FASCISMO A PIAZZA FONTANA

Costrette le sorelle Ghisini

E con esse migliaia di famiglie operaie sfrattate dal "piccone risanatore" e deportate in periferia

11 "giovedì nero" (24 ottobre 1929) di Wall Street (la Borsa di New York) ebbe un'eco anche nella Borsa di Milano, già allora la più importante d'Italia. Nel giro di pochi giorni molti speculatori, ma anche e soprattutto migliaia di piccoli risparmiatori, si ritrovarono sul lastrico. La crisi, che per l'economia milanese si protrarrà fino a tutto il 1933, cadde, come un fulmine a ciel sereno, ad interrompere una congiuntura favorevole di sviluppo e di rilancio. Mussolini per salvare la lira, ma ancor più il suo prestigio personale, impose la famosa "quota 90" (cioè il cambio di 90 lire per una sterlina inglese) contro il parere degli operatori economici, che si batterono invano per una "quota 110". Finì per prevalere, ovviamente, il punto di vista del duce, ma l'episodio segnò la prima vera frattura tra il fascismo ed il mondo industriale del Nord, questa volta toccato nel vivo (ossia nel portafogli) molto più che non per il delitto Matteotti per la soppressione, da parte del regime, della libertà e della democrazia.

Intanto un'altra polemica appassionava e divideva i milanesi: quella relativa al progetto di copertura dei Navigli interni, la medioevale Cerchia dei Navigli che partendo dal fossato attorno al Castello Sforzesco percorreva l'attuale via Pontaccio, si allargava, dove oggi c'è piazza San Marco, in un piccolo laghetto-darsena, in cui si riversavano, attraverso il "Tombon de San Marc", le acque della Martesana, e proseguiva per le attuali vie Fatebenefratelli, Senato, San Damiano, Visconti di Modrone, Francesco Sforza, Santa Sofia, Molino delle Armi, De Amicis e Carducci, per ricongiungersi ancora al fossato del castello, dando a quelle strade un aspetto romantico, diremmo un po' veneziano, con le sue acque, per la verità non proprio limpide, solcate da barconi carichi di merci.

Un gruppo di uomini di cultura, con alla testa Luca Beltrami (l'architetto che aveva, tra l'altro, ricostruito il Castello e costruito la facciata verso piazza della Scala di Palazzo Marino e che, oltre che azionista del Corriere della Sera, era stato fra i fondatori, nel 1882, del settimanale umoristico "Guerin Meschino"), si batteva per mantenere la Cerchia dei Navigli così come era, seppure maleolente in estate.

Altri volevano coprirla adducendo ragioni "igieniche" ed "urbanistiche". Vinsero i secondi, che godevano dell'appoggio, non soltanto morale, di grossi speculatori edilizi, e nel febbraio 1930 cominciò la copertura del naviglio in via Francesco Sforza, poi, in rapida successione, vennero coperti anche gli altri tratti. Alla fine del 1934 i navigli della cerchia erano tutti sepolti sotto un manto d'asfalto, su cui correranno i primi filobus. Sopravvivrà soltanto, fino al dopoguerra, il Tombon de San

Marc, nei cui gorghi si gettavano i suicidi.

Arriva il piccone ...e pure lo sfratto

Così le "Sorelle Ghisini" (come i vecchi milanesi chiamavano da tempo, dal materiale con cui erano state fatte, le quattro Sirenette poste a guardia dell'omonimo ponte) furono costrette a lasciare le sponde del naviglio di via San Damiano, dove erano state collocate sin dal 1841, e ad andare in esilio, con ponte e bagagli, sulle rive di un magro ruscello al Parco Sempione.

Ma non furono le sole costrette, in quei tempi, a cambiar casa. Nel 1930, che era iniziato con rassegnazione del premio Bagutta a Gino Rocca per il romanzo "Gli ultimi furono i primi", Milano cominciò a cambiar volto. Le demolizioni in grande stile, volute dal "regime", spazzarono via, nel corso del decennio che seguì, molte delle ultime testimonianze ottocentesche, od anche più antiche, che ancora sopravvivevano. Mussolini voleva dare alla città i lineamenti solenni di una metropoli monumentale, per la gioia (e per i non pochi guadagni) di architetti quali il Piacentini, il Muzio ed il Portaluppi,

fedeli interpreti della "cultura" littoria, e di un piccolo manipolo di grossi speculatori.

A pagare furono ancora una volta (c'era da dubitarne?) migliaia di famiglie operaie, scacciate dal "piccone risanatore" (come la propaganda delrepoca retoricamente lo definiva) dai vecchi cortili e dalle case di ringhiera del centro e mandate in esilio in periferia, nei grandi quartieri dormitorio che andavano sorgendo a San Siro, all'Ortica ed a Baggio.

Ma non tutti erano disposti a subire e tacere. Il primo maggio del 1930 venne celebrato a Milano con astensioni dal lavoro, brevi comizi volanti davanti alle fabbriche, canti di inni proletari, tagli di cavi dell'alta tensione, lancio di manifestini: quanto bastava per mettere in allarme il regime, che da allora, per cercare di prevenire il ripetersi di analoghi episodi, in occasione di ogni primo maggio, del periodo dal 28 ottobre, festa dei fascisti, al 7 novembre, giorno della rivoluzione bolscevica, o dell'arrivo di personalità fasciste o della real casa, provvide a mettere a centinaia i suoi oppositori al fresco, a San Vittore, a rimirar le stelle attraverso le strette "bocche di lupo".

Cera invece chi le stelle andava a rimirarle ai Giardini

pubblici, in corso Venezia, in una palazzina classicheggiante, costruita su progetto delrarchitetto Portaluppi ed inaugurata nel 1930, dove, seduti in poltroncine girevoli e con il naso all'aria, ancor oggi si può ammirare la volta celeste proiettata dal planetario Zeiss, che l'editore Ulrico Hoepli, appassionato di astronomia, aveva acquistato nel 1927 per farne dono alla sua città di adozione. Anche le donne nuotano al Lido

Ma 1'1 I luglio 1930 i milanesi alzarono il naso al cielo, quello vero, per guardare non le stelle, ma migliaia di volantini con scritte antifasciste, che scendevano lentamente a terra, lanciati da un aereo che volteggiava nell'aria, pilotato da Giovanni Bassanesi e Gioacchino Dolci. e fra i tanti che guardavano in su c'erano anche i primi bagnanti del Lido, aperto pochi giorni prima in piazzale Lotto, il più grande d'Europa (all'epoca naturalmente), nelle cui acque, per la prima volta nella storia delle piscine milanesi, potevano tuffarsi e nuotare anche le donne: segno dei tempi che stavano cambiando! Per gli oppositori del regime, invece, anziché il Lido c'era il bagno penale. Nell'ottobre di quello stesso anno venne arrestato un gruppo di operai milanesi: due di essi, Michele Radolovich e Carlo Menozzi, vennero poi condannati, sotto l'imputazione di ricostituzione del Partito Comunista e propaganda antifascista, a 10 anni ciascuno di reclusione con sentenza del successivo 9 dicembre del Tribunale Speciale, che il giorno dopo, l0 dicembre, condannò un altro antifascista milanese, Romano Bassone, a 16 anni e 9 mesi di reclusione.

Un nuovo stile: rassiro-milanese

11 14 gennaio 1931 Giovanni

Titta Rosa si aggiudicò il premio Bagutta per la sua opera "Il varco del mare". In quello stesso anno vennero completati i lavori per lo smantellamento del viadotto ferroviario che tagliava in due Porta Venezia e per la costruzione della nuova stazione centrale, quella che è ancor oggi in funzione. L'idea di costruire una nuova stazione era, in verità, già vecchia di un quarto di secolo. Sin dal 1906 il re Vittorio Emanuele III° e la regina Elena, fra una visita e raltra ai quartieri dell'Esposizione, ne avevano posto la prima pietra sull'area del vecchio Trotter, che era sorto nel 1891 per il tiro a volo, le corse dei cavalli e delle biciclette e, successivamente, per il gioco del calcio. Ma dalla posa di quella prima pietra erano passati sei anni (primo ritardo) prima che, nel 1912, il concorso per il fabbricato viaggiatori desse esito positivo. Fra i quarantacinque concorrenti la giuria, presieduta dall'architetto e scrittore Camillo Boito (fratello

di quell'Arrigo, che era stato amico e librettista di Verdi), scelse il progetto contraddistinto dal motto appropriatissimo "In motu vita" (nel moto la vita), presentato dall'architetto Ulisse Stacchini, che lo aveva concepito come se si trattasse di scrivere un poema in versi alessandrini, quasi volesse porlo in concorrenza ideale con il Vittonano di Roma (l'epopea dei traffici a confronto con l'epopea della Patria), sacrificando a tale obiettivo il concetto di funzionalità e di razionalità, ideando saloni e gallerie sul metro delle Terme di Caracalla e decorando atri e sale di aspetto con mosaici ed altorilievi patriottici e la facciata con mascheroni e cavalli alati.

Costretto dal piano generale a far giungere i treni parecchi metri sopra il livello stradale, lo Stacchini congiunse il piano binari alla biglietteria con solenni, ma faticosi, scaloni (le scale mobili arriveranno alcuni anni più tardi), mentre per i 66.500 metri quadrati dell'area di arrivo e di partenza dei treni il progetto originario prevedeva una serie di pensiline, poi sostituite, in fase esecutiva, da cinque immense tettoie a volta di vetro, ferro e cemento, vero colosso di ingegneria. Una volta approvato il progetto i lavori erano stati avviati, ma a ritmo lentissimo, poi erano stati sospesi durante la prima guerra mondiale. Nel 1919 erano stati ripresi, ma sempre con lentezza, e finalmente nel 1925 avevano preso il volo. 111° luglio 1931, data dell'inaugurazione ufficiale, la stazione apparve, ai cittadini strabiliati, nel suo stile "assiro-milanese". Benché vecchio già di quattro lustri il progetto Stacchini rientrava perfettamente nei sogni di grandezza e nei gusti cimiteriali dell'era mussoliniana: bastò soltanto aggiungere qua e là mastodontici fasci littori, poi smantellati dopo il 1945.

Anche il capufficio diventa camerata

La vecchia stazione, con le cupole di ardesia, diventata inutile, venne demolita. Al suo posto venne realizzato un grande pianale intitolato in un primo tempo alla città di Fiume e poi ribattezzato, dopo il referendum istituzionale del 1946, piazza della Repubblica. Altri sventramenti fecero sorgere piazza Diaz e piazza degli Affari, con il classicheggiante Palaz-

zo della Borsa iniziato nel 1929 ed ultimato nel 1931, ed una nuova arteria, denominata dapprima Corso del Littorio e poi ribattezzata, dopo la Liberazione, corso Matteotti, per collegare piazza San Babila con piazza della Scala.

Fra il 1931 ed il 1933 i milanesi videro sorgere al Parco Sempione, mattone su mattone, pilastro su pilastro, il nuovo Palazzo della Triennale, che si mangiava una buona fetta del già scarso patrimonio di verde della città, e l'attigua Torre Littoria (oggi Torre del Parco), bloccata reverentemente all'altezza della Madonnina: 108 metri.

Sempre nel 1931 si decise di costruire in corso di Porta Vittoria, sull'area della vecchia caserma di artiglieria Principe Eugenio, il nuovo Palazzo di Giustizia, uno dei più brutti palazzi innalzati dal fascismo, realizzato tra il 1935 ed il 1940 da Marcello Piacentini (architetto del regime) non sulle dimensioni di uomini vivi, ma per fantasmi di un sogno imperiale: regno dello spazio e del marmo, immagine di una Giustizia magniloquente e rintronante, dove grandi firme del novecento plastico e pittorico posero colossi di pietra e di mosaico. Stava così nascendo una Milano di stile littorio, con le sue adunate, i suoi saggi ginnici all'Arena alla presenza del federale, dove il "sabato inglese" (cioè il pomeriggio festivo) era stato ribattezzato "sabato fascista" ed il collega d'ufficio, il ragioniere che non si era mai occupato di politica, l'impiegato con le scarpe bianche e nere e le ghette dovevano essere chiamati "camerati".

Ma continuava ad esserci anche un'altra Milano, quella di cui facevano parte, tra gli altri, gli operai dell'Alfa Romeo arrestati perché aderenti al movimento Giustizia e Libertà e deferiti al Tribunale speciale, che il 13 novembre 1931 condannò due di loro, Umberto Mangiacavalli e Virgilio Zacchetti, a 12 anni di reclusione. (2 - Continua).

Nelle foto aspetti della Cerchia dei Navigli ora scomparsa. In alto, accanto al titolo, il ponte delle Sirenette (le sorelle Ghisini) quando ancora era in via San Damiano. In basso un attracco per barche In via Santa Sofia.

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Nilde Jotti al Monte Stella

Riformare si, ma cosa?

Questa falsa società

La "grande riforma" deve essere soprattutto quella delle coscienze

Non importa chi sei. Importa solo quello che hai. Così è impostata la cosidetta società del benessere. Quella società che abbiamo costruito nell'illusione di crederci tutti ricchi, e della quale ormai siamo tutti schiavi.

Si è arrivati all'assurdo di avere quasi vergogna di dire che si lavora onestamente per vivere. La dignità del povero ma onesto è finita. Vige l'arroganza dell'arricchito che detta legge e dove la mafia comanda lo stato e l'economia.

Questa società, fatta di fumettoni, quiz televisivi, totocalcio, totip, lotterie, ci rende sempre più schiavi nell'illusione di una ricchezza improvvisa, mentre sfrutta il nostro cervello e condiziona la nostra vita. Ci illude, perché solo diventando ricchi potremmo essere considerati qualcuno, anche se boss della malavita o grande evasore.

L'individuo è sempre più isolato e l'anziano ormai è dimenticato. Il valore della famiglia non esiste quasi più. Lo sport è visto solo in funzione di spettacolo edonistico, il lavoro come schiavitù e non come responsabilità, l'amicizia solo come passaggio superficiale alla solitudine o come interesse opportunistico.

La vecchia società agraria e contadina si è trasformata in una società semi-anarchica, dove ognuno si fa le proprie leggi, anche se condizionato dal sistema industrializzato e dal consumismo senza limiti.

Stiamo bruciando tutte le risorse, stiamo uccidendo la natura, stiamo avvelenando noi stessi, senza voler far nulla per difenderci. Il disinteresse è totale, mentre si fabbricano bombe atomiche, rifugi atomici, ordigni sempre più micidiali e si uccide in nome della libertà. Una generazione si rassegna alla sconfitta, rifuggendo nel privato o abbandonandosi alla droga ed alla emarginazione.

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Ebbene se ritorneremo ad essere noi stessi senza condizionamenti né paura di sentirci dei poveri ma onesti, se ritroveremo la solidarietà umana, se ameremo le piccole cose, se di-

fenderemo la natura e non vivremo di illusioni, potremo ancora sperare di cambiare in meglio e più cristianamente questa falsa società, che ha saputo creare solo un grande abisso fra ricchezza e povertà, fra sperpero e fame.

Dato che l'elemento dominante dell'uomo oggi nelle relazioni umane, civili e politiche è ormai la doppiezza e l'opportunismo accoppiato con ripocrisia, il parlar chiaro potrebbe essere l'inizio di un serio cambiamento morale e deve finire una volta per sempre il linguaggio politichese.

Impariamo da Pertini, dal nostro caro amico di tutti "Sandro", da quest'uomo semplice ed integro, un uomo che ha il coraggio delle proprie azioni ed il gusto esasperato della schiettezza, un uomo che ha sempre rifiutato le connivenze di "palazzo" che tanti lutti hanno portato nelle famiglie di cittadini onesti e forze dell'ordine, non ultimo quello del Gen. Alberto Dalla Chiesa per aver creduto di poter colpire la mafia del "palazzo". Speriamo che la "grande riforma" promessaci sia soprattutto quella delle coscienze.

Scuotiamoci dalla rassegnazione e dall'indifferenza! Dai carismi e dalle grinte! Dai corrotti e dai corruttori, dal garibaldismo opportunistico. Ritroviamo noi stessi nel piacere della vita semplice, nella famiglia, nel valore della dignità, nella moralizzazione delle coscienze e soprattutto lottiamo uniti per creare un'oasi di pace per la nostra vecchiaia e generazioni future, che dovendo vivere in un clima tecnologico sempre più in evoluzione hanno anche pieno diritto al lavoro, alla vita sana ed all'amore.

O porremo l'intelligenza al servizio dell'uomo-macchina per la salvezza del mondo dalla fame e dalla guerre e non per creare armi sempre più sofisticate, o saremo distrutti dal nostro cieco egoismo, per voler accettare passivamente questa falsa società che ci trascinerà tutti verso un abisso senza fine.

Una profonda insoddisfazione dalla mancanza di protagonismo e di potere decisionale

Credo che per migliorare il rapporto fra classe operaia e quadri intermedi non basti una semplice rivalutazione in senso economico della cosiddetta "professionalità". La mancata ornogeneizzazione di obiettivi e rivendicazioni politiche, infatti, pone secondo me, divergenze sul modo di costruire una società alternativa all'attuale. Nella tradizione operaia è infatti ancora fortemente radicata una soluzione alle contraddizioni capitalistiche di stampo "statalista". Tale visione (ormai superata) può risultare incompatibile con la formulazione di obiettivi credibilmente unitari.

Peri nuovi "lavoratori-intellettuali-salariati" le principali fonti di alienazione, d'insoddisfazione sul lavoro derivano dalla mancanza di protagonismo, dall'assenza di potere decisionale, stretti tra la: diffidenza operaia e lo strapotere oligarchico manageriale. Il loro progetto di società, quindi, non può che fare riferimento a soluzioni autogestionarie e non centralistiche, ad una frantumazione del potere decisionale, nella fabbnca o nel posto di lavoro e nella società, e non ad una conduzione burocraticomanageriale, nella sostanza identica sia nell'Occidente Capitalistico che nell'imprenditorialità socialista dei paesi dell'Est. Nella loro mentalità c'è una pregiudiziale insofferenza verso qualsiasi forma di professionismo della politica, verso il mito del partito guida, mentre c'è l'aspirazione a modelli di società a fortissimo decentramento amministrativo, in cui sia la competenza specialistica e non la capacità manageriale di organizzazione del consenso (e dell'intrallazzo) a fondare la scelta di uomini giusti al posto giusto. Il padronato può offrire ai tecnici solo effimeri ed illusori miglioramenti economici, il movimento operaio può e deve offrire loro molto di più: una condivisione del potere ed organizzazioni sociali diffuse che riassumono e modino esigenze

Ma cos'è questo G.R. 2?

e bisogni di tutte le componenti del sistema senza egemonizzazioni da parte di sedicenti "avanguardie" rimediando a sprechi e irrazionalità di una logica economica al servizio del profitto.

Tutto ciò realizzerebbe inoltre un salto di qualità nel senso di una effettiva democrazia socialista senza precedenti, che ripari ai guasti sia del socialismo reale sia della socialdemocrazia una impostazione vicina alla concezione autogestionaria della cultura tecnico-scientifica, metterebbe la società al riparo da possibili involuzioni burocratiche centralistiche, poiché una tale terza via porterebbe ad una società fortemente pluralistica ad elevata responsabilizzazione collettiva, in quanto avvantaggiata dall'alto grado di acculturamento generale. Inoltre, e qui il ruolo dei tecnici diviene decisivo, le tecnologie informatiche potrebbero sollevare l'uomo dai compiti più pericolosi e umili (fino a cancellare la stessa condizione operaia) ese ben utilizzata realizzare una diffusione capillare del sapere, un coordinamento armonico tra vari poteri, fino ad un orizzonte in cui la legiferazione potrebbe avvenire inmaniera referendaria continuativa attraverso terminali telefonici computerizzati in ogni casa (è un traguardo più vicino di quanto si pensi, almeno tecnologicamente parlando).

Il socialismo che si può e che si deve proporre oggi può essere (progresso scientifico ben indirizzato e conflitti atomici permettendo) ancora un'avventura affascinante ed entusiasmante, púrché si capisca che l'umanità è matura per costruirsene uno in cui possa contare realmente; senza esportare esperienze, importanti sì, ma maturate agli albori di un'industrializzazione che non aveva dispiegato ancora tutte le sue formidabili risorse e fra masse quasi interamente analfabete. G.G.

Un'emiltenteDC chepaghiamo tutti

Non è la fiscale e pignola contabilità dei minuti dedicati a questo o a quel partito di governo che può evidenziare tutte le scorrettezze dell'informazione fornita dalle testate Rai. I guasti prodotti dalla lottizzazione delle testate, che ha vanificato anche quella ventata di novità e di rilancio della professionalità, introdotti dalla riforma, sono più ampi e più gravi: toccano la politica dell'informazione e delle sue scelte che ormai privilegiano quasi esclusivamente l'immagine del "palazzo" e leaders dei partiti, a discapito del paese reale che, particolarmente in alcune testate, non viene neanche più rappresentato. Inoltre la faziosità della rappresentazione politica, la sistematica sottovalutazione di alcuni argomenti come l'economia e la cultura e la mortificazione delle potenzialità presenti, nonostante tutto, nella Rai, costituiscono i veri temi da contestare al servizio pubblico radio-televisivo.

Tuttavia ci sembra interessante e significativo riportare qui i dati di una ricerca eseguita su un mese di ascolto dei Gr, anche se riferita alle sole interviste. Per un mese abbiamo analizzato e codificato le notizie del Gr I e del Gr2 del mattino per cogliere con la maggiore obiettività possibile le linee di tendenza delle testate e la completezza dell'immagine della società.

Da questi dati emerge chiaramenbte il trattamento privilegiato del Gr2 per la DC: ben

17 democristiani intervistati, contro 2 socialisti, 2 liberali, I repubblicano e un rappresentante di Democrazia Proletaria. Mentre sono stati ignorati i comunisti, i radicali (ma questo dato è ormai noto agli ascoltatori di questa testata) e i socialdemocratici; ma se si considera che nel periodo in questione si è svolto il congresso del PSDI il black-out di notizie nei confronti di questo partito assume un significato ancora più rilevante. Il Gr I invece pur privilegiando i socialisti ed omettendo egual misura i partiti cosiddetti minori, non dimostra tuttavia una così smaccata faziosità come quella del Gr2.

Analizzando infine le interviste rilasciate dai rappresentanti del governo si è potuto evidenziare un dato particolarmente interessante: dei 13 Ministri intervistati dal Gr2, 7 sono democristiani, I socialista, 2 socialdemocratici, 2 repubblicani, I liberale. Mentre il Gr I è stato ancora una volta meno parziale, intervistando per tre volte ministri DC, PSI e PSDIe una volta un repubblicano.

Se poi a questi dati si aggiunge che il Gr2 ha intervistato altre dieci persone non riportate dalla tabella perché non direttamente collegabili fra i partiti, ma di area cattolica e democristiana, si ha un'idea ancora più chiara, di quanto questa testata sia più vicina ad un'emittente privata DC, che non ad un notiziario pubblico pagato dagli utenti. Paola

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Il Presidente della Camera dei Deputati ha tenuto il comizio di chiusura della Festa Provinciale de l'Unità svoltasi nella nostra zona Io scorso settembre
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GR I
Governo (pres. cons. e ministri) I l Istitutzioni (pres. Rep. Camere, ecc) 2 DC 5 PCI 4 PSI 6 2 PSDI PRI PLI 2 2 PR Sinistra indipendente DP CG1L CISL UIL 2 Federazione Unitaria 2 Sindacati Autonomi Imprenditori 2 8 N.B. La tabella si riferisce a un mese di trasmissioni 3 3 lo
GR 2 Totale 13 24 3 5 17 22 4 8 4

Il ruolo dei Consigli di Zona

per il buon governo della città

Alla riapertura autunnale dei lavori del Consiglio di Zona 19 il suo presidente Daniele Pasquini ha indirizzato ai consiglieri la seguente lettera aperta

rio) attraverso un programma di riuso delle strutture pubbliche la cui realizzazione è in corso sia pure in mezzo a molte difficoltà soprattutto di ordine economico;

l'uso degli oneri di urbanizzazione derivanti dagli interventi previsti nella Zona per la realizzazione di opere necessarie e programmate non più copribili, se non a tempi lunghi, dal bilancio;

Locali, e per Milano quello del Comune e dei Consigli di Circoscrizione in relazione alla proposta dell'attuazione di un Governo metropolitano.

Siamo convinti che questo nuovo assetto sia importante raggiungerlo pirma del 1985; ma occorre un chiarimento tra le forze politiche democratiche sulla funzione e ruolo dei Consigli di Zona oggi, domani della Municipalità.

El canton del barbee

Due più due

che ne determineranno in futuro.

Riprenderemo il mese prossimo gli incontri con la Giunta Municipale su quattro filoni importanti dell'Amministrazione pubblica (territorio, servizi socio-culturali-sportivi, USSL, programmazione).

Già in quella sede le questioni istituzionali, quindi anche la questione delle deleghe ai Consigli di Zona verranno affrontati.

Ciao! Allora hai sentito? Pare che ci sia un nuovo buco.

Perché? Quell vecc el va puù ben?

Quale vecchio?

— Quell che gh'emm in fond a la s'cenna!

Ma io parlavo di un nuovo buco nel bilancio statale.

Ma quell lì el gh'ha minga bisogn de on bus noeuv! Che n'ha giamò pussee che on gruera! — E adesso pare che manchino altri cinquemila miliardi.

Era nostra intenzione, come ogni anno, alla ripresa dei lavori di presentare un Consuntivo parziale dell'attività del Consiglio di Zona.

Ma ci siamo trovati negli ultimi tempi a dover seguire una serie di questioni molto particolari. Per questo abbiamo preferito scrivere questa lettera aperta nella quale sommariamente indicare alla loro attenzione i problemi vecchi e nuovi che sul tappeto abbiamo e per la cui risoluzione è necessario l'impegno di tutte le forze politiche democratiche.

P un elenco arido:

— il piano particolareggiato del Quartiere Gallaratese è l'ipotesi di una sua revisione; — le questioni connesse cioè all'edilizia pubblica segnatamente al Lotto 181 di Trenno in rapporto alla presenza di attività agricole — il piano casa;

il Canale Deviatore-Scolmatore del fiume Olona con la nostra richiesta, non solo al Comune, ma a tutti gli Enti interessati della garanzia di una non nocività assoluta delle acque che lo attraverseranno;

— l'ultimazione del Centro Civico Sociale di Zona e il finanziamento del Centro Sociale Harar e del Centro Polivalente di Figino;

il piano dei servizi territoriali (S.I.M.E.E.-C.R.T.-Servizio Anziani-Biblioteche-Consulto-

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gli interventi sulla viabilità (isola pedonale a S. Siro e in via Chiarelli, l'asse Kennedy-S. Elia-Diomede, l'asse via Lampugnano-Trenno; — sede provvisoria del Consiglio di Zona.

Sono questi alcuni dei problemi, sicuramente tra i maggiori.

Esiste nella nostra Zona, come d'altra parte in tutto il Paese una situazione economica molto pesante con la minaccia continua al posto di lavoro.

E ancora non siamo esenti da quanto il terrorismo perpetua quotidianamente nel nostro paese cercando proprio nella situazione di incertezza creata dalla crisi economica un terreno di coltura per disgregare i fondamenti della nostra Repubblica.

Si parla molto in questi mesi di una riforma delle istituzioni; si sente il bisogno di rendere più efficienti i vari livelli di Governo in modo da rispondere più rapidamente alle necessità particolari e generali dei cittadini.

In questo ambito è importante vedere il ruolo degli Enti

Se il Governo metropolitano avrà compiti soprattutto di programmazione generale (casa, trasporti, parchi, industria, terziario, commercio) già da ora occorre valutare se il ruolo dei Consigli di Zona debba essere prevalentemente o esclusivamente quello della gestione dei servizi.

Il dibattito intorno a questo contendere è aperto e dobbiamo tutti con estremo realismo contribuire alla ricerca dei contenuti che si vorranno dare alla nuova istituzione, con la capacità di individuarne non solo ruoli e funzioni, ma metodi che abbiano la caratteristica di poter rispondere alle esigenze dalla gente il più rapidamente e giustamente possibile.

Sarà comunque necessario ribadire oggi come domani la partecipazione dei Consigli di Zona alla elaborazione e alla programmazione di tutto il territorio della città e dell'area metropolitana.

Come abbiamo sempre sostenuto è questo un passaggio necessario per il buon governo della città e quindi delle scelte

Occorre però che dal Consiglio di Zona vengano indicazioni precise sul come operare.

Noi crediamo nella necessità ormai improcrastinabile della razionalizzazione delle istituzioni ma crediamo altresi nella partecipazione dei cittadini non solo alla discussione ma alle scelte che sovrastano la loro vita.

Invito tutti i Consiglieri a continuare nell'opera fin qui svolta e Li ringrazio per quanto sino ad oggi hanno contribuito al buon funzionamento del nostro Consiglio, così come ringrazio i Funzionari della nostra Segreteria.

Un anno fa veniva assassinato Luigi Marangoni davanti a casa in via Don Gnocchi, a S. Siro.

Lo ricordiamo insieme a tutte le altre persone gli anonimi e gli altri come Mattarello, La Torre, Russo, Emanuela e Carlo Alberto Dalla Chiesa.

La loro vita è stata data a questa Repubblica per la quale anhce noi siamo stati eletti qui.

Una proposta culturale

Per k donne di tutte k età

Una proposta culturale per le donne di tutte le età, che sentono il bisogno di arricchire la loro conoscenza e di esaminare insieme come la vita di ogni donna si colloca nella società e nella cultura del suo tempo.

Si tratta di un corso monografico dal titolo"Le età, la salute, le scelte" organizzato dal Centro di Educazione Permanente del Comune di Milano e dal Consiglio di Zona 19. Scopo del corso è offrire alle partecipanti l'opportunità di essere più preparate ad affrontare i problemi legati alla salute, meglio informate sui servizi esistenti, più sicure e consapevoli nelle proprie scelte e nei rapporti con gli altri.

Il corso inizierà il 14 ottobre e si terrà al martedì e al giovedì dalle 14.30 alle 16.30 presso il Centro Scolastico Onnicomprensivo di Trenno, via Trenno numero 49 (fermata M M Lam-

pugnano), con il seguente programma:

Prima Parte (Ottobre-Dicembre 1982): la donna e il ciclo mestruale (il meccanismo della mestruazione, la sua evoluzione dall'adolescenza alla menopausa; le cause fisiche ed emotive delle irregolarità del ciclo, etc.)

maschile e femminile (l'apparato genitale, gli ormoni, la sessualità e il rapporto di coppia, i metodi contraccettivi per il controllo delle nascite, il ruolo maschile e femminile nella nostra società)

la maternità(come prevenire le malattie congenite ed ereditarie, come si colloca la maternità nella vita della donna, il nuovo diritto di famiglia, etc.)

Seconda Parte (con inizio nel febbraio-marzo 1983): sono previsti tre gruppi, secondo gli interessi delle partecipanti: il

primo sarà rivolto ai problemi dell'adolescenza, il secondo riguarderà la maternità e le cure al bambino piccolo, il terzo la donna tra i quaranta e i cinquanta anni.

Agli incontri, condotti da operatori del C.E.P., parteciperanno ginecologi, psicologi, consulenti legali ed operatori socio-sanitari del consultorio familiare, dei consulenti pediatrici, e di altri servizi pubblici. Verranno utilizzati audiovisivi per rendere più vivi gli argomenti trattati.

Per informazioni ci si può rivolgere al Centro Scolastico Onnicomprensivo di via Trenno 49 (ufficio del coordinatore, tel. 3088660), oppure al Consiglio di Zona 19, via Pegatsching 34 tel. 324794 o al C.E.P. via Olmetto 9 tel. 8376393.

La partecipazione al corso è gratuita.

Oeuh la Peppa! e indovè che hinn andaa a finì?! — Ma la questione non è di dove siano andati a finire.

Quest chi t'el diset ti!

Vedi, secondo il ministro del Tesoro And reatta...

E terz chi?

Terzo nessuno!

Perché? Correvenn domà in duu?

No! Perché non stavo parlando di corse. Stavo dicendo che secondo Andreatta non si tratterebbe neppure di un buco.

Ghe credi ben! La dev vess almen ona voraggin senza fond per podè fagh sparì denter tucc quei danee lì!

Ma no! Secondo Andreatta si tratterebbe soltanto di una sovrastima.

De ona che robba?

Sovrastima. Insomma per Andreatta la colpa sarebbe di Formica.

Quella che la catta su i fregui?

No, il ministro delle Finanze.

Quell ch'el ghe fa pagà i tass, allora?

Appunto.

E cossa l'è che l'ha combinà?

Secondo Andreatta avrebbe calcolato che lo stato avrebbe dovuto incassare dalle tasse più soldi di quanto ne ha presi.

Tutt lì?

E ti par poco?

Certo. Se el governo l'ha ciappaa men danee, basta ch'el spenda de men e el cont el torna.

Ma quei cinquemila miliardi li ha già spesi!

L'è on bell spendascion!

E così aumenta ancora il disavanzo pubblico che secondo Spadolini non doveva superare i cinquantamila miliardi.

E che invece el ris'cia de arrivà al doppi!

Beh!... Proprio al doppio forse no...

Come no! Cont sti minister chi che hinn nanca bon de fà i cont!

Quali conti?

Quei de la serva.

Ossia?

Che per prima regola se dev mai spend pussee de quel! che se gh'ha.

Ma se tagliano la spesa pubblica c'è il rischio che diminuiscano i soldi per le pensioni, la sanità...

E allora che cerchen de fagh ciappà al governo pusse danee!

E in che modo?

Per prima robba podarevenn comincià a fagh pagà i tass a tucc i sciori che seguiten a pagai minga.

Epoi?

E poeu... Dimm on poo: chi hinn che paghen pussee tass de tucc?

Beh... I lavoratori dipendenti.

E allora dovareven desmettela de fai diventà semper de men a furia de licenziament e de casa integrazion!

(tutto.

— E no! Gh'è anmò ona robba, la pussee importanta.

Ossia?

Se dovarev cercà di minister che abbien faa almn la prima elementar.

E perché?

— Perché inscì savareven almen che duu e duu fan quatter! Ciao, te saludi! el barbee

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E MUNICIPALITA'
DECENTRAMENTO

Contro la logica della violenza

La pace da inventare

Le forze sociali devono mobilitare le coscienze per una resistenza di massa contro ogni politica di guerra

La lunga crisi della distensione internazionale apre spazi sempre più vasti alle occasioni di guerra e alla tentazione di usare la scorciatoia della violenza e della repressione per bloerare le rivendicazioni di indipendenza delle nazioni e le aspirazioni dei popoli alla giustizia sociale.

L'ONU, nonostante le grandi speranze del dopoguerra, è purtroppo da anni paralizzata dai veti e dall'arroganza militare delle due superpotenze che lottano con ogni mezzo per la spartizione del mondo, per allargare gli "spazi vitali" e le aree di influenza e di dominio.

A sua volta, l'Europa si è adagiata in una preoccupante stasi di immaginazione e di iniziativa anche su questioni, come quelle della pace nel Mediterraneo e dell'Est Europeo, dove più naturale sarebbe una azione comune e solidale di intervento politico e di collaborazione economica tra i popoli.

Intanto la mobilitazione delle coscienze contro i signori della guerra si fa sempre più difficile, mentre continuano ad aumentare i morti in ogni parte del mondo.

I molti conflitti non dichiarati, che producono migliaia di vittime tra le popolazioni, sono ormai all'ordine del giorno della attuale situazione internazionale.

I massacri e i genocidi, l'uso delle armi più sofisticate e micidiali, il totale disinteresse delle oligarchie militari ed economiche per le sorti dell'umanità, rischiano di trasformare la nostra civiltà in una gigantesca caccia all'uomo.

Si deve fare subito qualcosa per alimentare la speranza che, nonostante il dilagare delle guerre, la pace è ancora possibile, che la pace si può inventare anche nelle situazioni più drammatiche e disperate, che le strade del disarmo e del dialogo sono le uniche possibili per evitare distruzioni e sconvolgimenti nelle relazioni tra i popoli.

La pace è un diritto per ogni uomo: diventare militanti e volontari della pace è dunque una necessità.

L'occupazione sovietica delrAfghanistan e la normalizzazione in Polonia, le mani degli Stati Uniti sull'America Latina, le avventure coloniali alle Falkland, le guerre locali in Asia e in Africa (Iran/ Iraq, Etiopia/ Somalia), l'invasione del Libano, la corsa al riarmo tradizionale e atomico, danno l'immagine di una tensione molto diffusa e di una vocazione all'uso della for-

za che potrebbe dilagare e provocare un conflitto più vasto e globale.

Il segretario dell'ONU, Perez de Cuellar, nel suo attuale giro nelle diverse aree del mondo, non si stanca di chiedere con insistenza alle grandi potenze di imboccare finalmente i sentieri della cooperazione e di dare alla Organizzazione delle Nazioni Unite tutti gli strumenti necessari per evitare che anche nel futuro le sue decisioni "vengano sfidare o ignorate da chi si sente abbastanza forte per farlo".

Quando scoppia qualche conflitto, si mette immediatamente in moto il solito balletto dei potenti della terra che, paralizzando ogni possibile intervento degli organismi internazionali, rivendicano a sé il ruolo di mediatori universali al "di sopra delle parti" ed intanto, con la scusa della non ingerenza negli affari interni dei blocchi contrapposti, lasciano via libera ad ogni violenza di eserciti armati fino ai denti.

É una situazione intollerabile che semina stragi dovunque: nel Salvador, nelle Malvine, in Afghanistan, in Polonia, in Eritrea, in Iran, nel Libano.

Le grandi manifestazioni giovanili e popolari contro l'installazione dei missili nell'Europa occidentale ed orientale che hanno portato alla ripresa, anche se tra molte contraddizioni, del dialogo Est/Ovest devono ora continuare in qualunque caso di violazione dei diritti dell'uomo e delle nazioni.

L'obiettivo minimo è quello di bloccare ogni espansionismo nazionalistico e la brutale repressione dei diritti civili individuali e collettivi.

Il popolo polacco e quello palestinese devono conquistare il diritto all'autodeterminazione del loro destino e il riconoscimento internazionale della validità delle lotte intraprese contro la dittatura militare e resodo di massa.

Il destino degli uomini e delle popolazioni che lottano per la loro libertà si intreccia e si lega inevitabilmente aldilà delle pur grandi diversità degli ambienti e dei sistemi politici.

Così come i popoli dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia hanno diritto di resistere e di ribellarsi al colonialismo, al razzismo, alle oligarchie economiche e militari.

Il grande vento della libertà e della giustizia soffia dappertutto, attraversa le coscienze e i continenti, non può essere fermato da nessuno.

Tuttavia la lunga marcia verso la "pacem in terris" è conti-

La ricetta di Caterina Merluzzo al verde

nuamente ostacolata dall'uso spietato di armi di ogni tipo. I palestinesi colpiti dalle bombe al fosforo continuano a bruciare come incenso che grida vendetta al cospetto di Dio e degli uomini, negli ospedali di Beirut.

I sindacalisti di Solidarnosc hanno perso la libertà e il posto di lavoro. I patrioti di molte nazioni sono massacrati senza pietà.

Le immagini della violenza e della guerra entrano ormai dentro di noi, ogni giorno, attraverso la televisione ei giornali.

C'è il rischio di diventare insensibili ad ogni atrocità o comunque di interiorizzare e privatizzare il dolore.

Le forze sociali devono invece aprirsi al dialogo tra le persone in ogni luogo possibile, in ogni ambiente di lavoro o di vita, per tenere accesa la fiaccola della pace, per illuminare le coscienze, per una resistenza di massa alla logica della violenza.

É un dovere morale, è una necessità politica, aprire un dibattito e anche delle vertenze con i partiti e con i governi per farli muovere in una prospettiva di pace, per coinvolgerli in iniziative che dimostrino la effettiva volontà di superare gli schieramenti e i blocchi, per costringerli a gesti che siano di concreta solidarietà verso chi lotta per la giustizia.

La conferenza di Roma dell'Unione interparlamentare mondiale potrebbe muoversi con maggiore libertà di altri organismi nel valutare la situazione internazionale in quanto è rappresentativa di parlamenti e quindi dei popoli di tutta la terra.

Anche da loro ci aspettiamo molto, così come dalla Conferenza per il disarmo dell'ONU e dagli incontri di Ginevra per lo smantellamento degli ordigni nucleari.

Le vicende di questi ultimi anni dimostrano però che senza la presenza e la pressione continua dei giovani, dei cittadini, delle forze sociali, rischia sempre di prevalere la politica della guerra.

Parlare di pace, volere la pace con tutte le proprie forze, è dunque la forma di resistenza più naturale nella attuale situazione internazionale.

Lasciarsi coinvolgere in ogni iniziativa di pace è il modo per testimoniare a se stessi ed agli altri che si è in campo aperto assieme a tutti coloro che lottano e muoiono per la libertà.

Asta comunale degli oggetti smarriti

La periodica asta degli oggetti smarriti è stata indetta nei giorni dal 4 al 7 ottobre presso le sedi comunali di via Meda 44 e di via Monte di Pietà 5.

Il giorno 6 ottobre è stato riservato esclusivamente all'asta dei ciclomotori e delle biciclette dalle ore 9 alle 12 e dalle 14,45 alle 17 in via Meda.

Distribuzione commerciale

Troppi negozi

dice Marcora

La costatazione è statisticamente valida per tutta l'Italia, ma non per il Gallaratese

Il ministro Giovanni Marcora denunciava, sul "Giorno" del 28 luglio scorso, che in Italia ci sono troppi commercianti; un negozio ogni 17 famiglie nelMalia sud-insulare, dove i redditi sono (mafia, camorra e 'ndrangheta a parte) i più bassi.

Sarebbe incoerente trascrivere tutti i punti dell'intervista a cui il ministro ha risposto con cifre alquanto precise ed allarmanti, facendo rilevare che la vicina Francia detiene un quarto di venditori ambulanti rispetto l'Italia; nel computo ovviamente non sono considerati gli abusivi.

Forse quello che non sa l'onorevole Marcora è che, in quartieri come il Gallaratese, il San Leonardo ed altri, i negozi sono mal distribuiti, come lo sono i grandi magazzini e i supermercati in tutte le periferie, in tutti gli ordini di negozi, alimentari e no.

Se al signor ministro piacciono gli esempi, in via Fara e via Filzi, due vie parallele a via Vittor Pisani, ci sono più negozi di barbiere e parrucchiere per uomo di quanti ve ne sono in tutto il Gallaratese e il S. Leonardo messi insieme; il fenomeno non è certo dovuto ai capelloni.

In agosto è quasi scontato che non si tagliano i capelli; le saracinesche dei Figaro sono abbassate.

Il periodo delle ferie estive di cui risentono maggiormente gli sfortunati costretti a restare a Milano, specificamente nel mese d'agosto, in certi quartieri diventa drammatico.

Anziché 62 persone per negozio, nella media approssimativa e desumente dalle cifre del signor ministro per il sud-isole, mettiamo in chiaro che due sole latterie servono circa 5.000 persone tra via Uruguay e via Quarenghi; due sole macellerie, due panetterie, due salumerie, due edicole, due tabaccherie.

Se chiudono a turno (l'anno scorso le latterie hanno chiuso contemporaneamente) tutti gli abitanti rimasti a Milano fanno capo ad un solo negozio; ammettendo che un 60% abbia concomitantemente le ferie nello stesso periodo restano pur sempre quasi duemila persone a negozio.

Facciamo un discorso sui ristoranti e trattorie; ci sono vie cittadine, via Cenisio ad esempio, dove quasi si addossano l'uno all'altra ristorante e trattoria, pizzeria e tavola calda o fredda, mentre nei grossi quartieri popolari ristoranti e trattorie non esistono affatto.

Questo anche per una errata disciplina mentale di chi è preposto alla pianificazione e costruzione dei complessi abitativi; non è detto che la presenza di un ristorante o trattoria squalifichi la popolarità delle case o viceversa; è una pura constatazione.

Di questo passo esempi se ne possono fare a centinaia; non per nulla li chiamano quartieri dormitorio, ghetti opeggio ancora; non ci sono officine per la riparazione di automobili e questo ci può andare bene per i rumori; ma neppure ci sono quei negozi d'elettricista, idraulico, casalinghi, utensileria, orologeria, ecc...

A questo punto è possibile dedurne che quei pochi negozi esistenti, alimentari o no, per il fatto che non entrano in concorrenza tra loro in quanto ben disseminati, possono tenere i prezzi molto meno popolari di quanto possono tenere i negozianti di via Paolo Sarpi o via Canonica.

Non sappiamo noi del quartiere Gallaratese e S. Leonardo cosa ne pensano all'Istituto Case Popolari di tutti quegli spazi che verranno chiusi e recuperati in via Appennini, ne di come verranno utilizzati; se si potessero aprire negozi di sicura utilità per tutti gli abitanti dei due quartieri, laboratori artigiani non rumorosissimi e con l'obbligo del rispetto d'orario per consentire il sacro riposo altrui, forse il Comune potrà esaminare qualche richiesta di licenza, con buona pace anche del signor ministro Giovanni Marcora. A.T.

A scuola di bricolage

Il fai da te: una passione, un divertimento e insieme l'utilità di saper fare tanti piccoli lavori, riparazioni e altro, senza troppa spesa. Già il bricolage è tutto questo, ma anche un'atte, che dunque occorre imparare. Come fare? L'iniziativa è del Centro milanese per lo sport e la ritrazione che ha indetto corsi che riguardano la manutenzione, gli hobbies; si va dall'elettricità, all'idraulica, alla falegnameria, al giardinaggio. Tra le novità di quest'anno il trucco personale, la legatoria e la fotografia. I corsi sono concentrati in due mesi e si terranno alle stazioni MM di Gioia, Lambrate, Lima e il Centro Sportivo Lido di piazzale Lotto 15. Le quote di iscrizione: da 25mila in su, secondo il corso scelto. Danno diritto a dispense e uso degli attrezzi. Per informazioni telefonare al Centro per lo Sport: 8059184 / 8059158 int. 12.

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Avviso per i soci e per chi vuol divenirlo

La Cooperativa Edificatrice Milano 19 S.r.l. rende noto che da Domenica 3 Ottobre e per ogni Domenica del mese la sede di via Appennini 101 rimarrà aperta dalle ore 10 alle 12,15 del mattino.

Alcuni rappresentanti del Consiglio di Amministrazione saranno presenti per eventuali chiarimenti sia nei confronti dei soci che dei cittadini che intendessero aderire.

Si ricorda inoltre ai soci, che in occasione di precedenti incontri già avevano dato la loro disponibilità, che possono in queste occasioni presentarsi per iniziare la loro opera di collaborazione.

Preparare il merluzzo (già ammollato) a pezzetti quadrati.

In una teglia disporre su un fondo di olio aglio e prezzemolo trito un primo strato di patate sbucciate e tagliate tonde e regolari, poi una spolverata di trito e un secondo strato con il merluzzo. Separare con un'altra manciatina di battuto, ricoprire con altre patate e finire con sufficiente trito, sale e olio.

Un poco di acqua, non molta, servirà a mantenere morbido anche lo strato sottostante.

Mettere al forno. Quando sono cotte le patate, è cotto anche il merluzzo. Se l'acqua non si è ritirata, mettere direttamente la teglia sul fornello.

Il giorno 7 vengono posti all'asta in via Monte di Pietà, dalle 14,45 alle 17, i preziosi.

L'elenco dettagliato degli oggetti posti all'asta è a disposizione del pubblico presso l'Ufficio oggetti rinvenuti di via Unione angolo via Arcimboldi e presso le Civiche depositerie di via Meda 44.

La vendita riguarda gli oggetti smarriti nel 1979 e mai ritirati.

milano 19 - pagina 6 ottobre 1982
CAMICERIE - TELERIE ABBIGLIAMENTO CASUAL

I mestée de la Milan de semper

Da fodera al maguttell

Continua la nostra inchiesta sui vecchi mestieri, scomparsi e no. di Arcano

Proseguendo il discorso sul dialetto milanese e parlando dei vecchi mestieri in particolare, in omaggio ai lavori femminili quasi scomparsi, sottopongo alla attenzione dei letton quattro diversi mestieri di vaga fisionomia nei ricordi; ingoiati dalle macchine o messi in disparte dalle innovazioni della moda o ancora soppiantati da nuove discipline di applicazione dovute alla scalpitante era moderna.

L'"orlera" ovvero l'orlatrice; passava intere giornate a fare orli a lenzuola, tovaglie e capi di abbigliamento intimi e no; figura di lavoratrice quasi scomparsa opera quasi esclusivamente per laboratori d'elite, dalla clientela esigentissima e raffinata, disposta a pagare cifre considerevoli pur di possedere capi di rara fattura lavorati a mano, punto per punto con certosina pazienza e insuperata abilità.

"L'oggiolera", l'occhiellaia, la lavorante specializzata a fare occhielli di qualunque tipo, su qualunque genere di tessuto, dalle federe dei cuscini ai cappotti, dalle camicie all'abito più prezioso.

Avviata alla decandenza dalle macchine automatiche e dalle cerniere lampo, dagli alti costi della manodopera e dalla incapacità delle nuove generazioni a z,zguire un lavoro che esige grande pazienza.

"La ricamadora", ricamatrice, è un altro dei mestieri che scompaiono; ai tempi odierni le macchine hanno rivoluzionato anche questo settore; resiste una sparuta minoranza, in modo particolare le ricamatrici che

lavorano al tombolo o che eseguono lavori particolari su richiesta e disegno di grandi ateliers di finissima biancheria o su commissione di persone abbienti che desiderano siglare ogni capo d'un prezioso corredo.

"La soppressadora", la stiratrice; un genere di lavoro che ancora resiste dove le macchine non l'hanno soppiantato.

Lavoro greve, faticoso, non sempre ben remunerato; la stiratrice è oggi impegnata in quei negozi di tintoria dove... non si tinge più; di tintoria è rimasto soltanto il nome a indicare un imprecisato, generico complesso di prestazioni a servizio di una nuova utenza che ignora la "soppressadora" quella vera, nella sua specialità, nella sua attrezzatura che passa dal ferro a carbonella a quello di ghisa da scaldare sulla stufa o sul gas, per poi passare a quello ad alcool o petrolio (poco noto perché poco diffuso) sino al moderno ferro elettrico a cui si sono appaiate le macchine per stirare che hanno decretata la scomparsa di questo mestiere. I nuovi sistemi di lavoro hanno offuscata l'immagine di colei che ancora i vecchi milanesi chiamano con l'antico nome di "soppressadora".

Onorata la donna lavoratrice passo ora a descrivere uno dei più antichi mestieri maschili, quello del muratore.

"Magutt" indica genericamente un muratore, ma è anche il manovale del cantiere, allo stesso modo con cui "maguttell" indica il garzone muratore, l'apprendista, il giovane manovale.

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Una derelitta

senza speranze

Sempre più leggera anche senza cura dimagrante

Povera, menudra, bistrattada senza nissun ritegn, per la carenza de la toa costituzion e per la toa leggerezza; su de ti se pò minga fà cunt, in barba a tucc j bon intenzion. Hinstàa in tant a ciapatt a coeur e a defend i tò interess, ma purtropp te see andada semper pù in decadiment, scarligand ogni dì pussée in bass. Te see stada al center de desenn de scandol, vittima innocent de gent egoista, de gioeugh politegh, de regress progressiv. Quej che ne patissen de pù del tò stat de prostrazione hin quej che sincerament t'han resparmiada l'offesa de tratt da la finestra a la prima occasion, fiducios d'ona toa ripresa.

Than tegnuda de cunt anca quand t'ee voltàa gabbana e da monarchica te see deventada

repubblicana.

In spresg del tò cambiament de color e de dimension l'è ormai impossibil che te podet fà quajcoss inscì de per tì e te fee ona gran fadiga a stà a galla, pur tegnuda insema, convivend in raggruppament de desmila e pù.

De tì ne parlen a vanvera anca quej giudée che t'han mandada in Svizzera per ona cura ricostituent.

Da l'orlo de l'a biss sul qual te se dondolet pericolosament tucc i dì anca mi sospiri coj lagrem aij oeucc, regordand i temp lontan de !a toa prosperità.

Adess ti te varet men d'on ghell de alora, te varet pù nient; l'emozion la me streng el gozz e la tratten a stent la voeuija de vosà tutta la commiserazion per ti... lira!

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"Maister" è invece il muratore specializzato, colui che conosce tutto riter del lavoro del cantiere, un artefice di quell'arte muraria che si è un poco sbiadita con l'avvento di più sbrigative soluzioni con largo uso di precompressi e prefabbricati, un vero maestro nel suo mestiere. Vorrei soffermarmi sulla figura del "maguttell" ed illustrarla efficacemente ai lettori di Milano 19.

In tempi neppure molto lontani, ragazzini che avevano terminata la quinta elementare, in dispregio della legge che prevedeva sin d'allora l'età di quattordici anni quale minima per intraprendere un lavoro, venivano reclutati nei cantieri edili senza libretto, senza previdenza, scarsamente pagati.

Undicenni o poco più, impiegati a rimestare la malta e la calcina, a portare per ripide scale sui ponteggi i mattoni o secchi di cemento ed altro; infine a fare da garzoni ai carpentieri e ai muratori.

Nell'immaginabile polverone del cantiere assaporavano la fatica; non di rado si prendevano qualche insulto e qualche pedata per qualche involontario maldestro; sudavano il pane, esercitavano sin da quei tempi il pendolarismo, desiderosi di apprendere per guadagnare qualche lira.

"Maguttej", plurale di "maguttell", che i molti bresciani e bergamaschi che esercitarono il mestiere chiamavano anche "bocia", un'appellativo quasi paterno.

Raramente oggi si vedono giovanissimi sottoposti ai gravami di pile di mattoni sulle spalle, di pesanti tavole da ponteggio, di sacchi di calce, cemento o gesso.

Più moderni criteri costruttivi, con rimpiego di alte gru, argani elettrici, macchine impastatrici hanno fortemente contribuito alla diminuzione dell'impiego di manodopera minonle nei cantieri; a ciò si deve aggiungere che le conquiste sindacali hanno dato un pò più di respiro anche alla voce retribuzione, ai controlli sulla sicurezza del lavoro, a più accettabili condizioni dell'ambiente del lavoro nero e della morte bianca.

Al "maguttell" ho voluto dedicare una poesia, ho raccolto il

suo lamento che racchiude le difficoltà e i problemi di cui egli vorrebbe liberarsi, ma che gli sono imposti dalla giovane età; lamento raccolto sulle labbra d'uno sfruttato.

EL MAGUTTELL Con la sidela suj spali voo su e giò per j scali; la molta la pesa sidela compresa e a la fin dej fadigh pocch danée e tant vessigh.

Oh pover mè spali gh'avii ancamò de fa el cali, su e giò per sessanta basèj gravàa de donzenn de quadre]

A mezzdì men on quart col cavagn in despart voo dal prestinée a toeu 'I pan e con quell e col mè affann dal cervelée dò fett de bologna che a dill gh'hoo fin vergogna.

Poeu voo da l'ost a toeu 'I vin per i maister e on quartin anca per mì de fam coragg, ma gh'hoo de renuncià al formagg.

Mangiand pocch sto legger; per cascià via i penser foo on sognett restorador; de lavorà gh'hoo anmò quattr'or.

Diman 'me ier, ier'me incoeu, fin tant che mì saroo on fioeu; cont in saccoccia nana on ghell l'è grama la vita del maguttell!

Traduzione. L'apprendista muratore. Con il secchio sulle spalle vado su è giù per le scale; la malta pesa, secchio compreso, e alla fine delle fatiche pochi soldi e tante vesciche. Oh povere mie spalle non avete ancora fatto il callo, sue e giù per sessanta scalini gravate da dozzine di mattoni. A mezzogiorno meno un quarto col cesto in disparte vado dal fornaio a prendere il pane e con quello ed il mio affanno dal salumiere due fette di bologna che a dirlo ho persino vergogna. Poi vado dall'oste a prendere il vino per i maestri e un quartino anche per me per farmi coraggio; ma debbo rinunciare al formaggio. Mangiando poco sto leggero; per cacciare via i pensieri faccio un sonnellino ristoratore; da lavorare ho ancora quattro ore. Domani come ien, ieri come oggi, fintanto che resto un ragazzo; con la saccoccia senza un centesimo è grama la vita del giovane apprendista muratore. (2 continua)

TRADUZIONE

Povera, minuta, bistrattata senza nessun ritegno, per la carenza della tua costituzione e per la tua leggerezza; su di te non si può fare conto alcuno, in barba a tutte le buone intenzioni. Sono stati in tanti a prenderti a cuore e a difendere i tuoi interessi, ma purtroppo sei andata sempre più in decadimento, scivolando ogni giorno sempre più in basso.

Tu sei stata al centro di decine di scandali, vittima innocente di gente egoista, di giochi politici, di regresso progressivo.

Quelli che ne soffrono di più del tuo stato di prostrazione sono coloro che sinceramente t'hanno risparmiata l'offesa di gettarti dalla finestra alla prima occasione, fiduciosi in una tua ripresa.

Thanno tenuta in gran conto anche quando tu hai voltata

gabbana e da monarchia tu sei diventata repubblicana.

In spregio al tuo cambiamento di colore e di dimensione ormai è impossibile che tu possa fare qualcosa così da sola e fai una grande fatica a rimanere a galla, pur tenuta insieme, convivendo in raggruppamenti di diecimila e più.

Di te ne parlano a sproposito anche quei giudei che t'hanno mandata in Svizzera per una cura ricostituente.

Dall'orlo dell'abisso sul qua le ti dondoli pericolosamente tutti i giorni anelli() sospiro colle lacrime agli occhi, ricordando i tempi lontani della tua prosperità.

Adesso tu vali meno d'un centesimo di allora, non vali più nulla; l'emozione mi stringe la gola e trattiene a stento la voglia di gridare tutta la commiserazione per te... lira! Arcano

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delConsultorio

Il ruolo della psicologia

Un seminario organizzato nel consultorio di via Albenga

Questa iniziativa nasce dalle donne che frequentano il Consultorio, dal Gruppo 180, da coloro che hanno seguito lo scorso anno il Corso di Storia. Il seminario è rivolto a tutti coloro che sono interessati e in particolare agli operatori delle strutture pubbliche della zona 19 (scuola, consultorio, SIMEE, ecc.). Gli interrogativi che hanno stimolato l'organizzazione del seminario sono:

- Che cosa è la psicologia? In quali rapporti sta con la psichiatria? Cosa è la psicanalisi?

- La psicologia nguarda ciascuno di noi e solo chi ha problemi da risolvere?

L'uso che attualmente si fa della psicologia (nelle suole, nei consultori, nel SIMEE, ecc.) suscita delle perplessità? perché?

Perché il ruolo della psicologia diventa sempre più importante? Corrisponde sempre ad una esigenza reale? Esiste il rischio di un suo uso strumentale?

Il Seminario si articola nei seguenti incontri che avranno luogo nel salone del centro sociale di via Albenga ogni lunedì a partire dal 18 ottobre fino al 20 dicembre (ad eccezione di lunedì 1 novembre che è festivo) alle ore 21 precise.

I) Che cosa è la psicologia?

13 anni di lotte

Mese per mese gli avvenimenti dal 1968 al 1981

prof. Kanoklin 18 ottobre

Prassi nelle strutture pubbliche: consulenza, terapia individuale, terapia collettiva.

prof. Rizzi 25 ottobre

La terapia privata

prof. Cantoni 8 novembre

Le scelte dei politici e dei tecnici: dalle leggi, alle circolari, alle programmazioni. prof. Boioli ex ass. alla Sanità della prov. di Milano e dott. Tommasi responsabile dell'ufficio Consultori dell'Uff. d'Igiene di Milano 15 novembre

La psicologia nel Consultorio dott. Bonomo e dott. Finzi rispettivamente psicologi nei consultori delle zone 19 e 9 22 novembre

La psicologia nella scuola dott. Rita Gay 29 novembre

Le aspettative e i bisogni della gente - Tavola rotonda le cui modalità si decideranno con i partecipanti al Seminario 13 dicembre

Conclusione del Seminario. Prospettive 20 dicembre

Il comitato di Gestione del Consultorio della zona 19

In via De Vincenti CITIS: Corsi professionali

Il Consiglio di Zona 19 rende noto che per l'anno scolastico 1982-83 sono stati istituiti, presso il C.I. T L S. (Civico Istituto Tecnico Industriale Serale) di via Angelo De Vincenti 11, corsi di addestramento professionale per elettricisti installatori in B. T, avvolgitori elettrici, congegnatori meccanici, tornitori meccanici, microelettronica di base e fresatori.

Tutti gli interessati possono rivolgersi, per informazioni ed iscrizioni, alla segreteria del C. L T IS. di via De Vincenti dalle ore 18,30 alle ore 20,30, soltanto nei giorni feriali) telefono 4084774.

11'24 Luglio 1972 alla Domus Marine di Roma i consigli generali delle tre Federazioni Sindacali danno vita alla "Federazione Cgil, Cisl, Uil". Da allora sono passati dieci anni, dieci annidi lotte e vittorie, di perplessità e sconfitte nel nome dell'unità sindacale apartitica, per un anno vi riproporremo le tappe che, mese per mese, hanno portato all'unificazione delle tre federazioni, dal 1968 al 1981.

1969

27-31 ottobre. Il V congresso della Uil (Chianciano) accetta la prospettiva dell'unità fra le tre confederazioni. Vengono eletti tre segretari, uno per componente: Ravenna, Ravecca e Vanni con Vigiianesi presidente.

1970

2 ottobre. Sciopero di due ore per le riforme, proclamato dalla sola Cgil.

22-24 ottobre. A Firenze si tiene il consiglio generale della Cisl che vede svolgersi un ampio dibattito sul tema della unità sindacale. II consiglio propone alcune iniziative per awiare la fase conclusiva del processo unitario.

26-29 ottobre. Riunione congiunta a Firenze, dei consigli generali Cgil, Cisl e Uil su "Esperienze, problemi e sviluppo della prospettiva sindacale unitaria" ("Firenze uno").

Viene approvata una "proposta-appello ai lavoratori" in cui si invitano questi ultimi a realizzare riunioni e gruppi di lavoro unitari. Si decide inoltre di costruire centri operativi ed esecutivi comuni per gestire la lotta per le riforme. I socialdemocratici della Uil si astengono nelle votazioni sulla proposta-appello.

1971

1° ottobre. In una riunione delle segreterie confederali, la Uil propone di rinviare di un anno ogni scelta in merito alla unità sindacale.

5-6 ottobre. Il consiglio generale della Fim, riunito a Rimini, approva un documento in cui si sostiene la necessità di realizzare nel 72 l'unità sindacale. Si afferma inoltre che questa potrà essere conseguita anche "attraverso l'iniziativa autonoma e responsabile di ogni categoria".

6 ottobre. Documento Cgil, Cisl e Uil su "La politica del sindacato nell'attuale situazione economica e sociale del paese". Nei giorni seguenti viene discusso in una serie di riunioni unitarie.

15 ottobre. A Fregene, durante la riunione delle tre segreterie confederali, si decide di costituire una commissione ristretta per tentare di superare i punti rimasti in sospeso per lo sviluppo del processo unitario.

26 ottobre. Vanni diviene segretario unico della Uil conuna maggioranza repubblicanosocialdemocratica. Si decide il rientro della Uilm nell'organizzazione.

(GEMMOLOGIA

Questa gemma è anche denominata Turchesia o Turchina. L'origine del nome è variamente interpretato perché per taluni è derivata dalla parola persiana Piruzech o dall'arabo Firuzech. In seguito il nome turchese pare sia in riferimento ai turchi che per primi introdussero tale pietra in Europa. Noti sin dal 200 sono i giacimenti dell'Iran (Persia) presso il villaggio di Maaden ad oriente di Teheran. Altri giacimenti si trovano nel Turchestan e Sammar Kand, in Armenia e nel Tibet.

Nella penisola del Sinai gli antichi Egizi hanno scavato turchesi in miniere d'Arabia. Tali miniere danno del materia-

CONCESSIONARIA

FILIALE:

Z7 ottobre. La commissione interconfederale ristretta incaricata di superare le ultime divergenze sull'unità sindacale trova un accordo basato su tre punti: permenenza nel sindacato dei contadini che militano nelle confederazioni, disaffilazione del sindacato unitario dalle centrali internazionali; incompatibilità a tutti i livelli.

28-30 ottobre. A Montecatini assemblee nazionali dei quadri dirigenti della Cisl. Pronunciamenti favorevoli al documento raggiunti dalla commissione interconfederale, anche se con accenti diversi.

1972

3 ottobre. Nasce la Federazione lavoratori delle costruzioni (Re).

23 ottobre. Una grandiosa manifestazine cui partecipano lavoratori provenienti da tutta Italia conclude a Reggio Calabria la conferenza sindacale sul Mezzogiorno organizzata dalle federazioni dei metalmeccanici e degli edili insieme all Federbraccianti. Due giorni dopo, sciopero generale, da una a quattro ore, per protestare contro gli attentati fascisti ai treni che portavano i lavoratori a Reggio.

5-7 dicembre. Convegno nazionale indetto dalla Federazione unitaria a Napoli su "Obiettivi e azione del sindacato per l'occupazione e lo sviluppo del Mezzogiorno".

1977

27 ottobre. Lama annuncia che la Cgil uscirà dalla Fsm.

1980

18 ottobre. Dopo 5 settimane si chiude la difficile vertenza sugli oltre 14 mila licenziamenti decisi dalla Fiat. Dissensi e polemiche vivaci accompagnano la lotta così come la sua conclusione.

1981

7 ottobre. Con lo slogan "capire il nuovo, gestire il cambiamento ', si apre a Roma il congresso della Cisl. Non si nascondono i punti di attrito con le altre confederazioni, soprattutto i contrasti con la Cgil circa i problemi del fondo di solidarietà e della strategia antinflazione.

Il turchese)

le meno pregiato di quello persiano: il colore non è molto stabile. I giacimenti del Nuovo Messico furono sfruttati sino dal 1300 dai popoli Aztechi e le turchesi che si ncavano da que sti giacimenti sono generalmente belle. Negli Stati Uniti la troviamo in California, Nevada, Arizona e nel Texas. La turchese di questi paesi è molto porosa e ha un aspetto gessoso. Recentemente sono state riattivate antiche miniere di rame del Re Salomone in Israele nelle quali si è trovata turchese associata a malachite.

La turchese si è formata per deposizione di principi minerali prodotti dall'alterazione di quel-

li originali costituenti la rocciamadre. Generalmente la turchese si presenta in piccole masse molto compatte, globuletti di varie grandezze.

Come tutte le gemme opache non viene sfaccettata ma tagliata in superficie curva (cabouchon), spesso presenta venature scure terrose. In questo caso nel taglio si ha cura di lasciare tali impronte nelle parti inferiori del cobouchon.

In Oriente le gemme vengono spianate e incise.

La natura porosa e la scarsa durezza del minerale rende la pietra facilmente deteriorabile nella lucentezza e nel colore.

È una gemma che deve essere usata con molta cura e so-

prattutto non esporla ai raggi diretti del sole. Il valore di questa gemma quando è naturale è altissimo.

Collane di questo materiale raggiungono facilmente cifre con sei zeri.

La turchese e forse una delle pietre più imitate e adulterata. In molti casi si tratta di vera ricostruzione con polvere del minerale stesso. Un'imitazione ben riuscita è stata ottenuta in Germania. Si presenta di ottimo azzurro misto a venature, però offre un aspetto di lacca. Questa imitazione si chiama Neolite. La durezza della turhcese oscilla tra il 4 (turchese del Brasile) e 5,6 (turchese della Persia).

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I MESTIERI DELLA STRADA

Tassista di notte

Dal mezzo pubblico di massa al mezzo pubblico per singoli. Continua la serie di mestieri della strada riproducendo le storie semplici di gente comune come potrebbe essere il nostro vicino di casa o noi stessi

Il personaggio di questo mese è un non personaggio: uomo semplice e tranquillo Alfredo Magatti non ha hobby particolari, il suo tempo libero lo passa a revisionare il suo mezzo di lavoro "deve essere sempre a posto" — mi dice — "e poi con quello che costano i meccanici al giorno d'oggi".

A prima vista si direbbe che di strada ne ha fatta poca: nasce a Milano 52 anni fa ai confini della zona 19; si stabilisce con la moglie e i tre figli al Gallaratese. Un sedentario? Forse. Ma da seduto ha fatto, in ventotto anni, tanta di quella strada nella "sua" Milano che, penso, si possa dire che non esista via o piazza che non abbia percorso almeno una volta con rl suo taxi. Dal 1962 è titolare di licenza per trasporto pubblico di persone, un "Padroncino" nell'uso corrente ma, "attualmente di dipendenti veri e propri non ne esistono più, gli attuali costi di gestione superano le entrate".

Un tempo i titolari di licenza che non potevano più esercitare potevano "noleggiare" la licenza; faccio un esempio: un invalido, un anziano o una vedova la affittavano tertpòraneamente in attesa che il figlio minorenne crescesse e ne potesse usufruire lui stesso. Chiaramente le affittanze non potevano essere esose altrimenti, per le ragioni che dicevo prima, non ci sarebbero margini di guadagno.

Ma qualcuno ha voluto vederci qualcosa di "sporco" e sono stati presi provvedimenti di sequestro delle licenze con rintenzione di "bonificare" il settore ma che in realtà destabilizzano la categoria.

— Magatti, ventanni tassista di notte, perché?

"principalmente per il traffico; di giorno... gente nervosa, sempre di corsa..." -- Di notte invece...?

"Sarà forse più gravoso perché 'la nott l'è fada per dormì', però la gente è meno agitata, più tranquilla..., gente che va a divertirsi".

Parliamone un po' di questa vita notturna.

"Vita notturna dal punto di vista del divertimento ne esisteva di più fino a qualche anno fa. Ora è calata notevolmente anche se, ultimamente, c'è una ripresa, forse la gente ha meno paura di uscire".

A parte la gente che va a teatro ecc. chi sono gli altri fruitori?

"Frequentatori di night, casi di

L'angolo del computer

Esistono oggi al mondo centinaia di migliaia di calcolatori, che operano a stretto contatto dell'uomo nello svolgimento delle attività più diverse.

specie nelle ore morte. E poi, a differenza di un artigiano qualsiasi, noi ogni cinque anni dobbiamo sottoporci ad un esame psicotecnico e capita abbastanza spesso che ci venga tolta la patente. In queste condizioni uno che fa? La pensione fino a 65 anni non ce l'ha, e poi è il minimo dell'artigianato, e trovare un altro lavoro è molto difficile".

Il sindacato cosa fa?

"A fatica porta avanti i problemi fra molta incomprensione, ma questo vale per tutti gli artigiani, solo che rispetto agli altri noi abbiamo questo problema: se ti tolgono la patente sei a spasso". — Lo rifaresti il tuo lavoro?

Nel breve tempo trascorso da quando il primo calcolatore fece la sua apparizione, queste macchine hanno fatto passi così fantastici ed in tutte le direzioni che la maggior parte di noi (l'uomo della strada, lo studente, la massaia) non si rende conto di quanto in realtà la vita dell'uomo ne sia oggi influenzata e quanto lo sarà sempre di più nell'immediato futuro.

banche, fabbriche, uffici postali, enti di ricerca, sistemi di controllo, non possono prescindere oggi dall'utilizzare in modo sempre più importante questi strumenti.

emergenza, donne gravide il cui marito non possiede una macchina, pochi però, camerieri che hanno finito il turno ecc."

Rischi?

"Trovarsi un coltello alla gola, una rivoltella alla tempia".

Capitato?

"Il primo maggio". — Hai subito una rapina?

"Sì, un vero shock".

Superato?

"Per forza! Altrimenti l'alternativa è lavorare di giorno".

Ma lavorare di notte non comporta qualche complica7ione? Mi riferisco anche alle recenti teorie sui bioritmi che regolano la vita. Non è andare un po' contro natura specie se fatto per lunghi anni?

"Per me è questione di abitudine e poi sono tante le persone che lavorano di notte. Complicazioni? La condizione prima è quella di riposare di giorno e non tutti ci riescono; probabilmente non farei un altro lavoro di notte, ma nel mio caso di giorno è peggio, in mezzo al traffico per dieci ore, c'è da diventar matti...".

Come si svolge la giornata lavorativa di un tassita?

"La giornata è regolamentata

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...e mille cose per la casa,

dall'Ufficio Trasporti Pubblici del Comune con turnazioni precise alle quali non puoi derogare. Ci sono problemi di mantenere uniformemente il servizio. I turni diurni sono di 10 ore, sono tante a mio avviso...". Però non sono vincolanti.

"Questo è vero; per la notte invece sono di otto ore e mezzo. Si gira 'continuamente, non esistono posteggi fissi. lo, per esempio, inizio il mio turno, per abitudine, sempre in piazzale Accursio; a fine corsa si raggiunge il parcheggio più vicino. Di notte funziona maggiormente il Radiotaxi, dà pia garanzia anche per rutente. Su 1500 taxi che girano di notte il 90% è provvisto di radio.

Sindacalmente come siete organizzati, che forme di assistenza avete?

"Come ti dicevo dipendenti veri e propri non esistono quasi più. La SACCAP, l'unica che ancora resiste, è una cooperativa dove tutti sono soci e quindi esiste un accordo interno sulle paghe, ecc. Il cooperatore viene stipendiato come un dipendente. Gli altri, i cosiddetti 'padroncini', sono artigiani, quindi come un esercizio qualsiasi, vanno in pensione a 65 anni, pagano le tasse...".

Ma in caso di malattia,.come è il trattamento?

"Come artigiani niente, non si piglia niente".

C'è da augurarsi di non ammalarsi?

"Infatti, attualmente stiamo facendo delle collette per un nostro collega che non lavora da sei mesi".

Vedo che perlomeno c'è solidarietà tra di voi.

"Questo sì".

— L'essere affiliato all'argianato che vantaggi ti dà?

"Si è tutelati... ci tengono i libri IVA, una cosa assurda questa dell'IVA perché noi non la facciamo pagare...". -- Problemi?

"Molti e complessi; intanto i rapporti con l'Amministrazione Comunale non sono dei migliori: le corsie preferenziali non servono, loro lo sanno ma continuano a farle con dispendio di soldi, per non parlare poi del regolamento contestato dai tassiti. Troppe licenze; certo, può apparire che alla stazione Centrale, in concomitanza con l'arrivo di treni al rientro dalle ferie, si formino lunghe code di utenti in attesa di taxi, ma quante volte facciamo lunghe file nei parcheggi tanto da non sapere neanche dove metterci,

"Nonostante tutto, sì! Mi piace perché mi sento più libero;'iro dovevo entrare alla ATM ma sono sempre stato insofferente alle divise. Vedi, quando io ho incominciato questo lavoro era obbligatorio portare il berretto, ebbene io pigliavo 1280 lire più le percentuali, ma pagavo delle multe salatissime che si aggiravano sulle mille lire, quasi uno stipendio, perché mi rifiutavo di portare il cappello. E poi c'è il contatto con le persone; tu non hai idea di come la gente "si liberi", forse è dovuto nimato, giù dal taxi "se vedaremm mai pù", la gente parla e questo è bello, sono stralci di vita vissuta":

Sempre di notte?

"Certamente. Vedi, nei rapporti con la mia famiglia... sì all'inizio mia moglie la "cioccava" ma adesso si è, abituata e poi mi vede più sereno. Prendi per 'sempio con i figli: posso dire di essermeli goduti più io che un altro perché quando loro erano a scuola io riposavo e il pomeriggio lo trascorrevo insieme, sereno perché riposato. I miei colleghi di giorno `tacchen lit cun i miée".

È un male comune. "Forse, ma quando guidi tutto il giorno 'te rivet a cà nevrastenich".

A.C.

Qualcuno comincia a indicare questo processo di diffusione come la "seconda rivoluzione industriale".

Ciò che la macchina a vapore hafatto per i muscoli, il moderno calcolatore elettronico sta facendo ora per il cervello dell'uomo.

Addirittura c'è chi si spinge più in là, prevedendo che in un prossimo futuro l'umanità potrà distinguersi non tanto in ragione del colore della pelle, del paese di nascita o dello stato sociale, quanto unicamente per la conoscenza o meno delle tecniche che stanno alla base dell'utilizzo dei calcolatori.

Si distinguerà pertanto tra coloro che sapranno dominare questi strumenti (godendone conseguentemente dei benefici) e coloro che non sapranno farlo e che in qualche modo dovranno subirne le conseguenze.

Quest'ultima affermazione probabilmente è un po' drastica e l'umanità troverà come sempre un giusto grado di convivenza con questa nuova forza emergente.

Certo però è che, soprattutto a livello di nuove leve, di giovani che vorranno reg-

gere le sorti di un paese, di una impresa o più semplicemente di una comunità organizzata, l'uso e la conoscenza dell'elaboratore rappresenterà una carta molto importante.

Convinti come siamo di ciò, inizieremo da questo numero una nuova rubrica, che chiameremo "L'angolo del Computer", attraverso la quale un esperto del settore porterà ai lettori il contributo della sua esperienza, introducendo gradualmente coloro che ci vorranno seguire.

Come un edificio, per quanto imponente, è sempre formato da un insieme di mattoni e di pietre, così un calcolatore, per quanto complesso e apparentemente arcaico, è formato da unità elementari molto semplici e di facile apprendimento. Ci sforzeremo pertanto di introdurre i concetti che stanno alla base di questo strumento partendo dalle fondamenta.

Passeremo poi a parlare di applicazioni e di quanto può costituire novità ai livelli più diversi. Siamo certi di fare con ciò cosa gradita e di ricevere i vostri consensi.

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ottobre 1982 pagina 11 - milano 19

Pet-Therapy

Parla col gatto e starai meglio

Gli animali domestici ci aiutano a guarire dalle malattie

Si è vero, anche se ciò può apparire quasi assurdo e fuori dalla logica comune, questa è la strabiliante conclusione a cui sono giunti medici psicologi, sociologi, gerontologi e veterinari, riunitesi in un congresso a Toronto, poco tempo fa.

Traggo dall'articolo apparso sul settimanale "Gente" del mese di agosto, e scritto da Carlo Sirtori, nella rubrica dedicata alla medicina-attualità, alcune notizie interessanti riguardanti gli animali domestici. lo posseggo due gatti, da loro ricevo continuamente manifestazioni di affetto e riconoscenza; con uno di loro ho avuto una esperienza bellissima che voglio trascrivere. Mio figlio Luigi, che ora ha sedici anni, andava soggetto a deliri notturni, in seguito a febbri altissime. Non sapevo mai come fare per calmarlo o svegliarlo da quegli incubi. Si alzava dal letto, girava la casa urlando, mi guardava con gli occhi sbarrati, ma non mi vedeva! Una notte, disperata, gli buttai il gatto sulle braccia... pochi istanti dopo il miracolo! Al contatto con quel corpo morbido e caldo il ragazzo mi guarda e mi riconosce subito, non capisce perché è lì in piedi e con il suo micio in braccio... mi sorride e torna a letto tranquillo. lo piango dalla gioia! Lo dissi in seguito anche al dottore che confermò la mia ipotesi: il gatto aveva operato il risveglio in modo improvviso e dolcemente. Tornando a ciò che scrive Carlo Sirtori sugli animali domestici, proseguo il discorso interrotto.

Al congresso di Toronto si è tenuto conto dei casi particolari, della convivenza dell'animale domestico con l'uomo e gli effetti positivi e salutari sulla vita di quest'ultimo, specialmente sulle malattie psicosomatiche, disturbi della sfera cerebrale o di origine nervosa.

Un caso particolare: una signora costretta in posizione fetale (gambe rannicchiate come il feto nell'utero materno) con le estremità martoriate da ulcere varicose, al contatto fisico col suo gatto che le fa le carezze le dà i bacini con la lingua, essa incomincia a muoversi a guardarlo, quasi a ringraziarlo per l'affetto dimostrato nei suoi confronti, così incomincia ad alzarsi a preparargli il cibo e senza avvedersene piano, piano, esce dalla sua nevrosi.

Ma il fatto più eccitante è che se una persona parla con un'altra persona la pressione gli sale, se parla con un animale la pressione scende.

Al congresso si è parlato addirittura di PET-THERAPY, dove PET è l'animale domestico per eccellenza.

Un primo inizio di questa terapia si ebbe nel 1972 e veniva prescritta a chi aveva avuto menomazioni cerebrali o psico-

Sex and drugs and Rock & Roll Musica & SogniÄ Stroggly Houses

Viaggio nella musica di base milanese

Gli Stroggly Houses sono nati circa tre anni fa e hanno sempre avuto una storia piuttosto travagliata, vediamo di ripercorrerne insieme le tappe fondamentali...

logiche, e un secolo fa qualche medico prescriveva la LA PDOG-THERAPY, il cagnolino da salotto, a chi aveva disturbi addominali. A proposito di cani, si pensa che molti di essi possono ridurre l'infarto perché costringono ad un esercizio fisico (per portar' fuori), il beneficio reale però risulta più legato a gatti, pesciolini rossi, uccelli.

Il dottor Leo Bustand ha osservato: puoi essere l'ultimo degli uomini, ma per il tuo cane, o gatto, sei il primo, e questa sensazione ti entra nel sangue e ti rincuora.

Il dottor Laurence Crawford ha auspicato l'ingresso della PET-THERAPY e quindi degli animali, nelle case di cura.

11 9 e 10 ottobre

Milano capitale dei gatti

Gatti di tutto il mondo in mostra al Palalido in ottobre. I migliori soggetti di tutte le razze feline riconosciute dalla F.I.Fe. (Federazione Internazionale Felina) vengono presentati alla undicesima esposizione internazionale felina patrocinata dal' Comune di Milano e dall'Ente Provinciale per il Turismo.

La manifestazione, unica nel suo genere, vedrà in passerella gatti di razza persiana, gatti sacri di Birmania, di razza orientale, siamese, certosina, burmese, abissina, "devon rex" e norvegese della foresta.

L'esposizione, che negli scorsi anni ha suscitato notevole interesse da parte sia di chi ama i gatti, sia di un pubblico curioso ed attento a tutte le iniziative si tiene nei giorni 9 e 10 ottobre al Palalido, in piazza Stuparich.

Come iniziativa non c'è male, forse negli altri Paesi, ma da noi?

Personalmente ho molti dubbi, ma non dispero, ci sono ancora molte persone che amano gli animali, e la prova l'ho avuta alla fine di giugno, qui nel mio caseggiato, dove sono stati abbandonati due gatti perché il padrone andava in vacanza. A turno, io e alcune donne, portavamo del cibo a questi animali, poi la gattina ha partorito, così si è provveduto alla sistemazione dei piccoli.

Ora la gattina aspetta un nuovo padrone, più umano del precedente. Speriamo bene. Doris Canetti Consonni

Nel maggio '79 due "turnisti" di sala d'incisione, Gaspare Criscuoli (chitarra-banjo) e Sancho Sancetti (battena) decisero di abbandonare quella professione per realizzare della musica propria. Ai due si aggregò subito un pianista fresco di Conservatorio: Antonio De Bellis (synth-keyboards-piano), nato a Chiasso e amante del jazz. Necessitava ora uno strumento melodico-ritmico per coprire gli assoli di chitarra e tastiere, arrivò così il bassista, proveniente dal "Gruppo di Ricerca Musicale Milanese" e notevolmente più giovane degli altri: era Franco Gnutti; tecnica e feeling a servizio del blues. Con questa formazione il gruppo fece diversi concerti e si può dire avesse già trovato un proprio equilibrio suonando un country-blues alla Led Zeppelin. Tuttavia, (ed è storia recente) un pomeriggio un... incidente automobilistico permise loro di incontrare due ragazzi; ex session-men nei loro paesi e venuti per provare in Italia con i Luti Chroma uno e con gli Stupid Set l'altro. In uncolpo trovò violinista (Andrew Battin canadese) e chitarra accompagnamento e fiati (John Sey-

Concerti in zona

mour inglese). Dal vivo a questi nomi si aggiungon Roberto Guamerio alla seconda batteria e Andrea Sancetti alle percussioni latine.

Parlami delle "case sparpagliate" (Stroggly Houses).

Suoniamo un genere molto particolare, che nasce dall'unione (e dalla complementarità) delle nostre esperienze precedenti.

Tendiamo alla ricerca di un sound il più genuino possibile, una musica "pura", "genuina".

Nei nostri concerti infatti gli strumenti come vocoder, synth od eminent sono usati molto poco a favore degli strumenti a corde (acustici od elettrici che siano), del piano acustico e del-

TornalaTremiata" e colpisce ancora

La Festa Provinciale dell'Unità svoltasi per il terzo anno consecutivo al Monte Stella, struttura ideata per il quartiere dall'architetto Bottoni, ha ospitato concerti di grande risonanza nei punti spettacolo all'interno o ai margini della festa. Solo per il campo della musica moderna si sono svolti i concerti di Riccardo Cocciante, Gianni Morandi, i Nomadi, Vasco Rossi, Anyway Blues (Toh, chi si risente!), Ivan Della Mea, Giovanna Marini, Paolo Pietrangeli, Francesco Guccini, Deborah Coopermann e di altri minori oltre naturalmente al più amato gruppo rock d'Italia: la Premiata Forneria Marconi. Con una carica vitale enorme i componenti della formazione hanno dimostrato delle doti di tecnicità e feeling raramente a livelli così alti. Abbiamo ascoltato un Mussida (chitarre) form a t o V a n Halen esibirsi a velocità supersonica su scale blues lungo tutto il manico della sua Musicman, un Patrick Zivas semplicemente unico richiamare in un "a solo" di basso la magia di Jaco Pastorius ed esibirsi poi alle tastiere e persino alla batteria, un Lucio Fabbri violinista di grande talento e scoperto anche valente chitarrista, un Walter Calloni a guardarsi dietro i tamburi il posto di miglior batterista italiano con un Franz Di Cioccio che intratteneva il pubblico facendolo ballare, cantare, scatenare, con non pochi problemi per i responsabili dell'organizzazione.

Un concerto unico, da "Impressioni" che l'ha aperto via via attraverso "Banchetto" (perché c'è sempre qualcuno che mangia alle nostre spalle"),

"Indians" "Come ti va", "Si può fare", "Suonare suonare" fino all'osannata "QT8" e ai bis "Maestro della voce" dedicato a Fabrizio De Andrè e a "Chi ha paura della notte?" ("Per tutti gli sciammannati che gridano like a pazzi se-le-brescion").

Una tenda piena all'inverosimile ha accolto sotto forti scrosci di pioggia questo ritorno della "Premiata", pardon PFM, dopo la stupenda "Performance" ai piedi della montagnetta nella pnmavera scorsa. A fine concerto ci intratteniamo con i componenti del gruppo...

Che effetto fa tornare a Milano?

Mussida: Un effetto stranissimo, specie qui al QT8 dove siamo nati e abbiamo maturato le nostre prime esperienze, direi di non trovarmi pienamente a mio agio, ho paura sempre di deludere tutti quelli (e sono tanti) che mi conoscono e per cui la PFM rappresenta un qualcosa di più di un semplice gruppo.

Perché proprio alla Festa dell' Unità?

Zivas: Perché a loro piaceva molto il mio cognome orientale, ovvio! A parte gli scherzi abbiamo sempre cercato di legarci ad organizzazioni sicure per i nostri spettacoli e i servizi prestatici dal Pci e dall'Arci sono sempre stati al massimo della serietà.

La Pfm a Milano è il simbolo che unisce tutti i giovani che fanno musica, cosa dite a loro che forse domani saranno i vostri concorrenti?

Tutti: L'importante è impegnarsi solo allora ci si accorge che tutto SI PUO' FARE.

Il pubblico li richiama sul palco a gran voce, prima Zivas e poi

gli altri tornano sul palco per eseguire "Maestro della voce", in una versione "bluesie" e una scatenatissima "Chi ha paura della notte?' con il pubblico grondante d'acqua piovana e sudore regalare al cielo del QT8 le ultime note di questo concerto unico. Alla fine si alza una voce, a nome di tutti "se non ci foste dovremmo inventarvi".

La Premiata ha colpito ancora, dai palchi di provincia al Madison Square Garden con la stessa naturalezza e la stessa voglia di vivere e il loro messaggio di amore e musica, quando le luci si spengono guardiamo l'orologio, il concerto è durato due ore abbondanti, ne è valsa la pena...

la voce, con brani che permettano a tutti di esibire le doti tecniche che anni di lavoro in sala per conto altrui o anni di studio ci hanno permesso di acquisire. Cerchiamo inoltre di bilanciare gli "a solo" con un'accompagnamento corposo onde evitare l'errore che a nostro avviso compivano gruppi bravissimi e a cui ci ispiriamo come i Led Zeppelin e i Wishbone Ash e cioè quello di trasformare i concerti i una sorta di accozzaglia di assoli, seppure di classe. Il nostro desiderio è quello di trasformare il concerto in un happening, un momento di vivere le proprie passioni, le proprie gioie, la propria vita insieme. In questo penso ci aiuti molto l'avere delle culture fra noi completamente differenti, poiché così siamo molto più vicini a tutti e lo dimostra il fatto che il pubblico che confluisce ai nostri concerti è eterogeneo al massimo. Riteniamo inoltre che sia opportuno cantare initaliano (il primo poeta "country" è stato Virgilio con le sue Georgiche) per farsi capire e per meglio trasmettere quel feeling che si accumula in tante domeniche passate al Parco Sempione a suonare "Stairway to Heaven" e di tante sere trascorse sognando di diventare qualcuno. Gli argomenti che cantiamo sono i più diversi, ma solitamente sono presi dalla realtà che li circonda, dai visi (onesti o meno) che ci vediamo attorno, da località o fatti che per noi hanno un significato e che cerchiamo di trasmettere. Che dire oltre? Sono un gruppo dalle grosse capacità, basta sentire le prime note della loro incisione autoprodotta per rendersi conto di che pasta sia il gruppo: una parte ritmica precisa all'inverosimile su cui gli strumenti solisti e la voce cuciono delle trame infinite di giochi; non resta che unconsiglio: tra poco inizierano una serie di concerti nelle scuole milanesi con il concerto antinucleare di Milano, andateli a sentire! Andrea Bacchini

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Ciclismo: prestigiosi successi di due atleti della nostra zona

Argento ai mondiali femminili su strada

L'ha conquistato Maria Canins della società ciclistica Ape d'Oro, che ha sede a Lampugnano, alla Cascina Cottica

na che entrata nel mondo del ciclismo in soli due mesi è riuscita ad inserirsi a livelli mondiali, conquistando una medaglia d'argento, andata ad aggiungersi a quella d'oro di Beppe Saronni e alle due di bronzo conquistate in pista, se non ringraziarla di cuore per la gioia che ci ha dato?

Maria Canins è nata 32 anni fa in Val Badia, in quel di Bolzano, è sposata con un maestro di sci, sport in cui essa stessa è maestra, ed ha una bambina, Concetta, che può vantarsi di avere un mamma davvero in gamba.

Primo ai campionati provinciali su pista

Campione di ciclismo su pista della Provincia di Milano per il 1982 è Roberto Martini della U.S. Trenno, un giovanissimo di 16 anni, della categoria allievi, che ha vinto da vero campione la specialità "individuale a punti", ottenendo anche un più che onorevole terzo posto neffinseguimento frulividuak nel corso dei campionati provinciali svoltisi nel mese di settembre scorso al Palazzo dello Sport.

Dopo la soddisfazione provata per la buona riuscita della gara per allievi del 4 luglio scorso, una più grande soddisfazione è venuta alla Società ciclistica "Ape d'Oro" dei patrons F.11i Moro Apicoltori dal titolo di vice campione del mondo conquistato dalla sua tesserata Maria Canins, che nella prova su strada femminile nei campionati del mondo a Goodwood ha guadagnato la medaglia d'argento, piazzandosi al secondo posto dietro l'inglese

Mandy Jones. Il fatto che non sia riuscita a conquistare la medaglia d'oro piazzandosi al primo posto è da attribuire, a detta di tutti, alla sua inesperienza, dato che la Canins corre in bicicletta soltanto dal 13 giugno 1982 provenendo da un altro sport, lo sci di fondo, di cui è campionessa italiana, e praticando anche altre discipline sportive, in cui eccelle.

Cosa si può dire di una don-

Intanto il 26 settembre scorso la Società ciclistica Ape d'Oro ha organizzato, con partenza dalla Cascina Cottica, in via Trenno 119 (dove la società ha sede presso l'apicoltura Fratelli Moro), una crono-individuale ad inviti per la categoria Juniore, che ha visto correre sulle strade del quartiere dei ragazzi tra i migliori della categoria, dimostrando così che nella piccola capitale del ciclismo, alla Cascina Cottica, la nostra zona è viva.

Albino Monca

Nella foto: Maria Canins con la medaglia d'argento dei mondiali, alla sua destra il Commissario tecnico dellaz nazionale femminile di ciclismo, a sinistra Giuseppe Moro, presidente della Società Ciclistica Ape d'Oro.

Questo giovane atleta ha ottenuto anche numerosi successi nell'attività su strada (due vittorie, sette secondi posti, due terzi posti, due quarti posti e numerosi altri piazzamenti nei primi dieci arrivati) tanto da essere considerato uno dei migliori corridori della Lombardia. Inoltre altri ottimi risultati sono stati ottenuti dagli altri atleti delle varie categorie (primavera, esordienti, allievi e juniores) che la U.S. Trenno ha oggi in attività.

I successi ottenuti quest'anno non sono certamente casuali, ma costituiscono il risultato di un lavoro decennale, che anche nel passato ha portato alla ribalta del ciclismo dilettantistico numerosi corridori di risonanza nazionale ed internazionale (vedi Trionfo, Medici e Allocchio).

Infatti la U.S. Trenno, fondata e sostenuta da veri sportivi, fin dalla nascita si è posta come obiettivo principale quello di istruire alla pratica sportiva i giovani del quartiere.

L'organizzazione della società, la passione ed il sacrificio di alcuni soci e, soprattutto, la

competenza tecnica del Direttore sportivo Fulvio Menescardi, vero talento del ciclismo giovanile, hanno portato, come conseguenza logica, la U.S. Trenno ad avere, oltre che ottimi risultati sporti, anche dei notevoli riconoscimenti cittadini (Ambrogino d'oro) e regionali (società campione regionale 1980).

A' intendimento della società, anche per l'anno 1982, mantenere le squadre per le categorie "primavera" (ragazzi compresi tra gli 8 e i 12 anni), "esordienti" (dai 13 ai 14 anni) ed "allievi"

(tra i 15 e i 16 anni).

Tali squadre sono aperte ai giovani del quartiere che intendano dedicare parte del loro tempo libero allo sport. Chi volesse avere maggiori informazioni può rivolgersi alla U. S. Trenno, la cui sede è in via L Ratti (a Trenno) ed è aperta ogni lunedì e giovedì dalle ore 21 in poi.

Giuseppe Romanelli

Nella foto Roberto Martini, campione provinciale di ciclismo su pista per il 1982.

Per iniziativa del CMSR Corsi di sport in zona 19

Il Centro Milanese per lo Sport e la Ricreazione (CMSR) è stato istituito dal Comune di Milano nel 1964 e ha tra i suoi scopi statutari quello di promuovere le attività sportive non agonistiche a favore della cittadinanza.

Il CMSR, braccio operativo dell'Amministrazione Civica per quanto riguarda l'organizzazione e la gestione delle attività e iniziative del tempo libero, è a disposizione degli organi di decentramento per la realizzazione del loro programma.

L'"Azienda dello sport"

CMSR è strutturata in settori che riguardano i diversi campi di attività: la gestione degli impianti, i corsi di addestramento, la ricreazione, animazione e formazione, studi e ricerche, turismo sociale.

Il CMSR gestisce, per conto del Comune, alcuni grossi impianti sportivi: il Palalido, i Centri Sportivi Lido, Mario Saini e XXV Aprile, le piscine Mincio, Bacone, De Marchi e la Cascina Costa Alta nel parco di Monza.

Su questi impianti e su altri 50 impianti comunali e scola-

stici, il CMSR organizza, da 18 anni una vasta gamma di corsi di addestramento sportivo: per bambini in età prescolare, per ragazzi, per adulti sino alla terza età. Il favore che i corsi incontrano è dimostrato dal loro eccezionale sviluppo: da poche centinaia di iscritti nel 1965 alle rilevanti frequenze di oggi (53.691 iscritti nel 1982 con 121.314 ore di lezione su 94 impianti e 512 istruttori).

Lo scopo dei corsi è preminentemente formativo per i bambini e ragazzi e di mantenimento (a volte anche di gene-

rico recupero) per gli adulti (ginnastica fisioterapica per la terza età) attraverso un esercizio fisico, praticato in forma razionale e costante.

Anche quando ci si propone come scopo primario di far acquisire gli elementi basilari della tecnica di determinati sport (nuoto, tennis, basket, pallanuoto, atletica, sci da fondo, pattinaggio su ghiaccio), si tratta pur sempre di una finalità educativa.

L'intento è di creare nell'individuo l'abitudine salutare a praticare un'attività motoria

che costituisca un contributo ad una più equilibrata condizione psico-fisica.

11 CMSR organizza per la stagione 1982/ 83 dei corsi sportivi o parasportivi in strutture della nostra zona o comunque limitrofe, ne diamo elenco precisando il centro presso il quale si svolgeranno e presso il quale si raccoglieranno anche le iscrizioni.

Centro Lido, Pie Lotto 15. Ginnastica prescolar, formativa, correttiva e ritmica, danza classica, danza moderna, gin-

Maria CANINS

nastica generale e presciistica, "restare in forma" (per anziani), joga, mini-hockey in palestra, atletica, ginnastica attrezzistica, pattinaggio a rotelle, minibasket, pallacanestro, pallavolo, pallamano, tennis. Centro Arioli Venegoni, Via A. Venegoni. Nuoto, nuoto genitore-bambino, pallanuoto. Centro Balneare Lampugnano, via Lampugnano 76. Nuoto Campo sportivo XXV Aprile via Cimabue 22. Tennis. F.G.

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ottobre 1982 SPORT pagina 13 - milano 19

Una esposizione che non si deve mancare di vedere

Si è aperta a Palazzo Dugnani (via Manin 2) la mostra su "Fotogiornalismo in Italia 1945-1982". La rassegna, promossa ed organizzata dalla Ripartizione Cultura del Comune di Milano, è stata curata dalla cooperativa Anghelus Novus.

Già presentata alla Pinacoteca di Bari è arrivata ora nella nostra città, dove è stata ampliata con nuovo e inedito materiale fornito dai fotoreporters milanesi.

Si tratta di un primo profilo unitario del fotogiornalismo italiano dal dopoguerra ad oggi, tracciato attraverso le 600 immagini esposte, che affronta una lacuna nel panorama degli studi, sempre più numerosi, dedicati ai molti aspetti della fotografia giornalistica e della sua storia.

Le immagini emergono dal lavoro di circa 200 fotoreporters, che hanno fatto la storia del loro mestiere, muovendosi il più delle volte controcorrente rispetto alla domanda dei mezzi di comunicazione di massa. Dalla Milano postbellica di Giancolombo, Patellani, De Biasi, Carrese, alla scuola romana di Garrubba, Pinna Rea, i fratelli Sansone, al gruppo dei "giamaicani" milanesi, Mulas, Bavagnoli, Dondero, Nicolai, Cisventi, Volta, alla "dolce vita" romana di Tazio Sacchiaroli, agli anni del miracolo economico, della contestazione, della cronaca, del terrorismo, visti da una nuova generazione di giornalisti-fotografi: Berengo Gardin, Cagnoni, Cerati, D'Alessandro, Lucas, Lotti, Moroldo, Nemiz, Mordenti, Rastelli, Raffaelli, Scianna, Valinotto, D'Amico, Becchetti, Battaglia ecc.

La mostra è un importante occasione per ripercorrere le tappe più significative — i momenti tristi e quelli di gioia — della vita di Milano e di tutta l'Italia dal dopoguerra ad oggi. Le immagini esposte testimoniano l'evolversi di una città e di un'intera nazione con quella incisiva freschezza tipica delle foto di cronaca.

Esse però ci parlano anche dei grandi problemi che ancora stiamo vivendo: la tragedia della droga, la furia omicida del terrorismo, la disoccupazione e le grandi lotte operaie, la "fa-

me" di case e di verde. Ogni foto presentata è davvero fonte di emozione, non solo di ricordi. E dopo aver visto e rivisto ciascuna delle seicento fotografie esposte si ha la sensazione di aver riletto quel libro di storia non ancora scritto su questi ultimi tumultuosi decenni della nostra città e dell'intero Paese. Il tutto scritto con quella niti-

dezza, talvolta spietata, tipica delle fotografie scattate per la cronaca, sapendo di fotografare la storia.

La mostra (completata da un catalogo edito dalla Casa Editrice Mazzotta) rimarrà aperta fino al 10 ottobre ogni giorno (lunedì escluso) dalle 9,30 alle 12 e dalle 14,30 alle 17,30. L'ingresso è libero.

Una nuova rubrica

Le tecniche pittoriche

Per chi vuole avvicinarsi alle Arti Figurative

Alcuni lettori ci hanno chiesto di tenere una rubrica sulle tecniche pittoriche ed artistiche in genere: francamente non ce la sentiamo di negare il nostro contributo di sapere ed il frutto delle nostre personali esperienze a quanti ne sono interessati, ma vorremmo precisare subito che parlare di tecniche pittoriche è compito alquanto arduo e impegnativo. Trattati d pittura ne sono stati scritti a centinaia ed altrettanti ne esistono per le discipline dell'incisione e della scultura, del disegno e della grafica; negli ultimi tempi innovazioni nel campo artitico se ne sono avute in tutti i settori, quasi una gara dissennata, al di là del risultato e delle componenti materiche, spesso a scapito della durata.

Il polimaterismo non è nato nel nostro secolo; Francesco Crivelli, pittore milanese del quindicesimo secolo, già usava pezzi di cuoio per dare maggior rilievo ai finimenti e selle sei suoi cavalieri, come pure usava luccicanti pietruzze da "incastonare" negli anelli, collane e diademi dei suoi illustri personaggi, ma non andava oltre i limiti ... di sicurezza. Altrettanto non si può dire dei collage di Kandiscky, dove la stagnola è mescolata a carta e a colore, a volte a pezzetti di stoffa; già bisognosi di restauro, sono una vera dannazione per i restauratori che non sempre ne vengono a capo. Dalla pittura al olio all'ac-

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me mille cose per la casa!

quarello; dalla tempera ai pastelli d'ogni tipo, dall'incisione alla grafica e al collage si sono sbizzarriti un poco tutti, artisti di grido e puri dilettanti, ognuno profeta di nuovi ritrovati, di nuove idee.

Dai buchi e tagli di Fontana ai palloncini colorati gonfiati con "alito d'artista" firmati e venduti; dalle composizioni artistiche con paste alimentari all'inscatolamento di più o meno obili feci artistiche, al più oscuro degrado.

Ciò che può interessare il lettore di Milano 19 è legato alla conoscenza dei materiali più durevoli, alla compatibilità d'uso tra materiali di diversa natura, all'uso dei colori?

Sotto questo profilo noi pensiamo di poter dare qualche lume, testi a parte, ma se qualcuno spinge il proprio io a più approfondita indagine farà bene a telefonare in redazione o scriverci sottoponendoci i suoi problemi che cercheremo per quanto possibile di risolvere dandogli risposta sulle pagine del giornale.

Vorremmo qui descrivervi un fatto ... pittorico.

Quasi quarant'anni fa, in un campo di concentramento nazista, un pittore si rammaricava di non potere dipingere per distogliersi dalla greve atmosfera di quel luogo; faceva qualche schizzo con la matita, un minuzzolo corto corto, pezzetti di carbonella residuati della stufa della baracca, ma pittura vera no.

Rimestando nei mucchi di spazzatura (in quel luogo nessuno era schizzinoso) trovò scatole di lucido da scarpe vuote, tubetti di dentifricio vuoti, scatolette con residui di grasso per gli scarponi; si fece largo nella mente un'idea.

Raschiando quel poco rimasuglio d'ogni contenitore poteva disporre di nero, bianco o rosa e grasso per impastarli; tritando frammenti di mattone ottenne l'arancio cupo e dalla mota ottenne un colore seppiamarrone; da alcune bacche infine ne cavò un violetto-bluastro; da favi selvatici del giallo; il risultato cromatico, pur non essendo tra i più felici gli permine di ottenere dipinti sufficientemente apprezzabili che chiamò "figli della pittura della disperazione".

Li sbambiò con pane nero e un po' di tabacco; Norimberga, 1943, un invincibile desiderio di colore e di vita.

Il gruppo Sirio

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di NOVARA SERGIO

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il fine dl questa rubrica è, oltre che divertire con un gioco dl interpretazioni, quello di portare ad una osservazione più attenta e critica delle immagini che ci circondano e di stimolo a "vedere" fotograficamente I fatti Ispiratori. Pertanto Invitiamo i fotoamatori della nostra zona (dal più scalcinati al più evoluti) a

"visualizzare" le proprie Idee Inviandoci le proprie opere con una breve descrizione dl quanto volevano esprimere.

Pubblicheremo le foto eseguite di volta In volta seguite nel numero successivo dalla spiegazione dell'autore e/o da un commento dl un esperto.

Vedremo poi, insieme, se l'autore ha saputo rendere l'Idea" o se è stato interpretato In modo diverso.

Il materiale, potrà essere restituito a richiesta all'autore dopo la pubblicazione, In caso contrario entrerà a far parte dell'archivio fotografico del giornale.

La foto del mese di Afflerto Fusi

La foto precedente

Commentata da Sergio Magni

del Circolo fotografico Milanese

Questa volta le cose si complicano, perché la foto apparentemente semplice del signor Roberto Pisoni, non è affatto facile da decifrare. Proviamo a cercare insieme, dietro il fatto rappresentato, l'idea che il fotografo voleva esprimere. Il fatto rappresentato è riconoscibile negli elementi che lo compongono e cioè: mare, molo, profilo di due persone (forse giovani, forse si parlano ma non si guardano), cielo; ma non è assolutamente riferibile a una località (cioè non si capisce dove la foto è stata scattata), non è riferibile ad amici immortalati in una foto ricordo (non sono riconoscibili perché troppo piccoli), e non è neppure nferibile a un'epoca o a una stagione (quando è stata scattata?).

Tutto ciò significa che il fotografo non ha inteso documentare una località, una gita, una data. Può darsi allora che il fotografo abbia voluto, della realtà mare — molo -figure — cielo, dare una propria interpretazione e raccontare una propria storia.

Per esempio un accostamento fra uomo e natura, oppure un confronto fra cose piccole (i nostri limiti, le nostre capacità, i nostri problemi) e la vastità (mistero) che sta dietro le dimensioni del mare e del cielo.

O forse il fotografo ha in-

vece voluto "rendere bello" un angolo di mare? Resto incerto fra queste due interpretazioni e posso dare unicamente — nel dubbio — qualche consiglio al signor Pisoni.

Se l'idea che sta dietro la fotografia è quella di mettere in rapporto uomo e natura (cioè idea narrativa), sarebbe forse risultato maggiormente chiarificatrice una chiave di lettura più facile (per esempio le figure che si inseriscono meglio e con una certa prospettiva nel complesso cieloi' mare, cioè il molo ripreso con il suo asse maggiore coincidente con la direzione della foto e le figure più simboliche o più leggibili e vicine).

Se l'idea è quella di abbellire (cioè idea estetica, fotoarte) sarebbe forse risultato utile uno studio più attento per sistemare nella foto i quattro elementi (mare, mo-

lo, figure, cielo) allo scopo di cercare una "armonia visiva" come espressione e significato dell'immagine (vedete che la linea del mare è un po' storta e taglia quasi esattamente in due parti uguali l'immagine non suggerendo significati, che il molo è troppo corto e risulta così isolato dall'insieme, che la foto ha poca profondità e il tono di stampa — un po' grigio e uniforme — sembra significare più tristezza che armonia?).

Se il signor Pisoni è d'accordo con queste mie incertezze è tutto risolto in quanto, fin dalle prossime foto, riuscirà a trovare il modo per spiegarsi meglio. Può essere invece che lui si sia spiegato benissimo e che io (mi capita) non abbia capito nulla.

Speriamo al prossimo numero di chiarire il mistero...

... e da un lettore

Come lettore di Milano 19, e ricordando di aver ricevuto dalle poesie di Roberto Pisoni, sovente pubblicate, un senso quasi sfiduciato di sentimenti sofferti e contradditori, la foto pubblicata nel mese di settembre mi trasmette uno stato d'animo di disteso ottimismo. Quel mare luccicantre nel più tradizionale controluce, con le mille ondicine lumino-

se, insieme compongono un invitante punto d'incontro, un posto ideale per la coppia che dal piccolo molo guarda, certo gode, quel palpito vitale.

Ecco, in questa foto ci vedo la vita, quella del cielo, dell'acqua e della persona umana che comunica, con altri, la gioia dei momenti felici.

B.B.

milano 19 - pagina 14 ottobre 1982
FOTOGIORNALISMO IN ITALIA 37 anni di storia
in 600 fotografie
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(MI)
PERO

Carlotta Mendel felicemente donna

Scrittrice e poetessa di fama internazionale - Medaglia d'oro della Provincia di Milano - Forse candidata al Premio Nobel per la poesia

Quando a Venezia e presso le corti europee Rosalba Carriera ritraeva le belle aristocratiche del Settecento, il tipo classico elegante e dolce della gran dama veneziana era già fissato inquei precisi canoni estetici che rivediamo incarnati oggi in Carlotta Mandel. Lo stesso occhio chiaro, verde e cangiante, una tonalità di mare lagunare, riscontrabile sovente da Chioggia a Caorle, ma principalmente nei veneziani biondi. La stessa carnagione delicata, la morbidezza dei capelli, e soprattutto c'è il portamento, un certo modo di tenere la testa diritta sul busto, bene alzata con naturale eleganza ma senza alcuna superbia.

Queste caratteristiche sono passate dai ritratti della Carriera direttamente alla squisita finezza della Mandel, che deve aver saputo conciliare egregiamente le sue doti femminili con quelle del pensiero, fondendole in una rara personalità.

Sulla retrocopertina del suo ultimo libro "Felici di niente" delle Edizioni Alkaert di Genova, Gennaio 1982, si legge un lunghissimo riassunto delle sue attività letterarie, per le quali si dice che sia candidata al Premio Nobel per la Poesia. Auguri, Donna Carlotta, affinché le venga riconosciuto il giusto valore, e un grazie sentito per aver portato la sua presenza al nostro quartiere Gallaratese, dapprima come giuria ai concorsi organizzati dai gruppi culturali, poi per aver chiesto di fare parte del nostro Gruppo Sirio, onorandolo altamente.

Proprio in chiusura della biografia sul suo ultimo volume, il già citato "Felici di niente", si apprende che —... nel periodo nazifascista patì persecuzioni e fu incarcerata a Sondrio e a Milano — per cui ci permettiamo di pregarla di volerci preparare uno scritto da pubblicare su Milano 19, in cui lei stessa ci racconti qualcuna di quelle storiche esperienze, a ricordo e conoscenza per le nuove generazioni di quello che è stato il travaglio politico di

quegli anni. Un racconto dal vivo e in prima persona è una preziosa testimonianza.

Ospite d'onore nella serata dedicata alla Poesia nel giugno scorso presso il Centro Comunitario di via Lampugnano (con la presenza dei poeti del Gruppo Sirio, Anna Mele Ludovico, Giuseppina Ajolfi, Irene De Franchis, Esther Bruno di Lapiè, Arcano, Doris Canetti ecc.) la Mandel ha rivissuto inaspettatamente proprio alcuni di quei drammatici momenti, che si erano intersecati con altri episodi analoghi vissuti dal relatore della serata, il prof. Giuse

C. Maini, arrestato ed imprigionato quasi contemporaneamente al marito della signora Carlotta, Roberto Mandel, e come lui tradotto alle carceri politiche di San Vittore per opposizione al regime negli anni del fascismo.

Da quello scambio improvvisato di ricordi è venuta a noi l'idea di sollecitare alla Mandel uno scritto in proposito.

In quella ben riuscita serata dell'undici giugno, che concludeva l'anno sociale del Gruppo Sirio (graditissimo l'intervento musicale di Marco Rossetti e del tenore Mario Capelli) l'attrice Eny Trigari ha letto della Mandel un lungo brano di vera, solida, classica poesia in endecasillabi a rime alterne, perfetta come un diamante.

In essa l'autrice ci conduce in un lungo viaggio introspettivo estremamente sincero, e con "L'anima smarrita" (titolo della lirica) la poetessa si dichiara donna, totalmente donna, prima di ogni cosa donna, e anche felice di esserlo.

Però... a ben guardare, in questo atteggiamento, di riconoscimento e di accettazione, vi sono anche grandi momenti di strazio: — Ho sofferto , l'inferno, credo. Ma ormai non ricordo. / Ora il mio corpo è più audace, più esperto, / ma tace il cuore, addormentato e sordo... —

Quell'anima smarrita, cara poetessa Mandel, quanta comprensione trova presso di noi.

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(L'angolo della poesia)

Preghiera a un'entità

Perché il sole ancora ci riscalda?

Ci potrebbe bruciare!

L'acqua ancora ci ristora?

Ci potrebbe mancare!

Perché le aurore e i tramonti continuano a passare?

Si potrebbero fermare!

Ci siamo capite. Ma gli abissi si risalgono, dopo, e proprio nella sua poesia troviamo anche una rara nota di trionfo, la dichiarazione insolita di una "Felicità fatta di niente", che è un modo di dire di chi ha tutto, per lo meno quello che conta: sentirsi realizzati.

Non solo il dolore dunque crea l'arte, e se deve esser pur vero che le parole della lirica che dà iltitolo alla raccolta sono nate dal distacco terreno con la persona amata, sarà altrettanto vero che ricordi così alti e gratificanti possono riempire i tempi dell'attesa, l'attesa della sperata ricongiunzione, altrimenti ramore a che sarebbe servito?

Ed ecco la lirica interamente riportata. "Felici di niente eravamo, / di

scoprirci riflessi uno nell'altra, / di avere, a due, un unico pensiero, / una sola dimensione. / Il ritmo offriva risonanze d'oro, / ogni rima era un bacio assaporato / sulle bocche ridenti, / una parola ci faceva ricchi. / Ritorna! / Non è vita questo vivere / senza te accanto / in languore d'attesa senza fine, la mente incatenata a un magnetico nulla. / Se di me mi dismemoro / è perché in te non posso ritrovarmi / finché resti lontano. / Motore inerte sono / se l'energia di te non mi percorre, / involucro che aerea la farfalla / ha abbandonato. / Torna! / e ancora saremo / felici di niente". Carlotta Mandel, felicemente donna.

Lo scaffale di milano 19

Riflettere sulla storia

Radiografia degli ultimi trent'anni nei paesi del socialismo reale in un libro di G. Pajetta

"Considero Pajetta uno dei (non molti) buoni esempi che vi sono nel paese. Per lui parla la sua vita, per lui parla la sua storia". Con queste parole ha inizio la presentazione dell'ultimo libro di Giancarlo Pajetta: Le crisi che ho vissuto - ed. Riuniti, L. 7.500. A pronunciarle, di fronte a una folla strabocchevole accorsa per rocrasione al Centro dibattiti della festa de l'Unità al M. Stella, è Enzo Biagi, uno dei più eminenti giornalisti italiani. "Questo libro da lui scritto — proseguirà poi — è la radiografia di un certo tempo oltre che la storia di un uomo. Di sòlito quando si scrivono le memorie ci si guarda con simpatia, devo dire che Pajetta non cade nella tentazione di guardarsi con molta benevolenza: è critico, pieno di umore, sarcastico, abbandonato; ci sono pagine che commuovono per una certa solitudine che c'è dentro in tutte queste traversie che ha vissuto. ve ne sono altre che ti prendono perché ti fanno riflettere sulla storia, che non è soltanto quella di un partito, ma è quella di una intera generazione; in fondo quella di tutti noi".

Ma di cosa parla Pajetta in questo suo libro? Di una esperienza, la sua, attraverso gli avvenimenti accaduti in questi ultimi decenni nei Paesi del socialismo reale e delle ripercussioni che hanno avuto nel Partito Comunista Italiano. Dei protagonisti di queste vicende: Stalin, Chruscev, Tito, Kadar, Dubcek e Jaruzelski per citarne alcuni, fatti noti e meno noti. Illusioni, speranze e delusioni di chi aveva creduto nel XX Congresso, nella primavera di Praga.

F.LLI MANI PNEUMATICI

Di questo Pajetta parla nel suo libro e di questo ha parlato l'altra sera rispondendo alle in-

calzanti domande di Biagi. "...La lotta era dura e si poteva credere (come del resto nella storia, nella vita stessa del nostro partito), che ci fossero stati dei tradimenti, si poteva crederlo e si poteva anche dubitarne. Si poteva anche scacciare quel dubbio, e io parlo di queste nmozioni non per vantarmene, ma dal fatto che ci sono le cose che non sapevamo e che legavamo alle vicende, alle asprezze della lotta rivoluzionaria. Cerano e ci sono state le cose che non abbiamo voluto sapere e questo la storia ci ha insegnato che non è giusto. Bisogna sapere, non è detto che bisogna sempre dire tutto, bisogna capire. Bisogna che un partito, nel suo insieme, capisca e poi sappia anche dire tutto; perché è solo insieme alle masse, solo con il consenso di tutto il partito che si può procedere.

Abbiamo avuto anche dei dubbi? Certo! Li abbiamo soffocati e non sempre è stato giusto. Noi abbiamo per lunghi anni militato in un partito di ferro: la disciplina della cospirazione, la guerra partigiana, la guerra fredda ma tutto questo non giustifica ... nel libro non ci sono giustificazioni. Tutto questo colloca nella storia cose molto diverse da quelle di oggi. Hocominciato con una battuta dicendo che il 21 non è 1'82, ebbene neanche il '56, neanche il '53 non sono 1'82 e noi non difendiamo tutto quello che abbiamo fatto; cerchiamo di capirlo per imparare anche dalle cose che abbiamo fatto e che forse non avremmo dovuto fare...".

Una, tra le tante risposte, che mi è parsa meglio riassumere, al di là di ogni interpretazione, il "senso di questo libro" e concludo citando una frase udita in apertura di serata: "i libri non si presentano, si leggono" e questo è da leggere. A.CRI

Cerchiamo i perché di tanto amore nell'ordine dei firmamenti, nei frammenti di un immenso assoluto di pace.

Entità... l'uomo sulla terra merita tanto? Qui si distrugge, si uccidono esseri e cose, si guarda il cielo solo per conquistarlo.

Entità cosmica, ti prego fa che il sole ci bruci l'acqua ci manchi, ferma tramonti e aurore.

Dammi il senso dell'humor perché io possa sorridere e ridere e piangere sulle stoltezze di noi tutti Gianfranco Ronchi

Una specie di poesia

Tutto è messo in crisi le ideologie, le religioni, i costumi, i consumi, ecc, ma mi fanno ridere!

Sveglia, sveglia, ragazzi! cos'è in crisi! Sveglia! La vostra coscienza è in crisi, non certo le fabbriche di armi e i loro mediatori!

Sveglia ragazzi! Forse qualcuno è già pronto a sostituire il giornale dell'"estrema" con un bel mitragliatore, qualcuno già lo fa: certo le armi non sono in crisi!

Sveglia ragazzi, cambiano certo, i concetti, ma sveglia, non sarà più la colomba il simbolo della pace, ma sveglia, ragazzi sveglia!

Come si possono distruggere le armi?

distruggendo l'uomo?

Sveglia ragazzi, il distacco dalla politica, che sembra vostra conquista, vi si stringe addosso come abito di John Travolta,

le vostre parrucche sono troppo finte, sveglia ragazzi, andate, girate le strade del mondo, con forza, la droga non vi sopporterà oltre e vi scaccerà, fiacchi e inconcludenti, stretti nell'abito che sembra un saio chiuso a sacco. Vi farete frati, vi raderete la testa, vi cospargerete di odio, ma niente resiste alla terra in cui siete nati!

Sveglia, andate nudi piuttosto lasciate incolti i vostri capelli e le scarpe siano pure pesanti, ma andate, perché si può anche usare la bicicletta, che so, da Milano a Monza.

Sveglia ragazzi, giocate d'anticipo, non fate catenacci inutili, non avete portiere e l'arbitro non esiste!

Sveglia ragazzi.

Enrico Gandini

Dove vanno a morire

Dove vanno a morire gli aironi bianchi, dopo voli senza pace alla vana ricerca di altri spazi liberi.

Dove vanno a morire

gli uomini tristi, dopo disperate ricerche di sublimazioni che, al di fuori dell'anima sono inesistenti.

Luisella Fiocchi cerca

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"Progetto Casa"

tegrare il più possibile il nuovo insediamento nel tessuto già esistente, facendolo intersecare dai flussi di traffico ed utilizzando le aree a standard di pertinenza anche per funzioni urbane non esclusivamente legate ai fabbisogni del quartiere.

L'accessibilità dovrebbe essere garantita da due nuovi tronchi viari: il primo dovrebbe recuperare in gran parte un tracciato definito dalla Variante del Gallaratese e costituire il tratto terminale del collegamento proposto tra via Novara-Trenno via Gallarate; il secondo, con funzione esclusivamente locale, lambendo la zona industriale dovrebbe connettere la via Appennini al tronco prima descritto e su di esso dovrebbe attestarsi la via Busto Arsizio (ed eventualmente anche la via Parabiago) garantendo continuità alla rete di accesso locale.

Tale schema di accessibilità dovrebbe consentire di distribuire le superfici fondiarie sul perimetro dell'area, salvaguardando, ad esempio, l'ampio spazio centrale per realizzare un "verde pubblico attrezzato" al servizio di tutto il quartiere Gallaratese.

Per quanto si riferisce ai servizi è prevista una nuova linea di trasporto pubblico che provenendo da Trenno incroci la via Novara e percorra la via L. Zoia in direzione sud.

Per la scuola dell'obbligo il progetto fa rilevare che le attrezzature scolastiche del Gallaratese sono ampiamente in grado di soddisfare i fabbisogni indotti dai nuovi insediamenti abitativi previsti, mentre per quanto riguarda il commercio

pone in rilievo che i nuovi edifici sorgeranno in adiacenza del previsto "Centro Commerciale" (di cui abbiamo riferito nel nostro numero di settembre) e saranno in ogni caso serviti dai nuclei di prossimità esistenti in via Appennini ed in via Quarenghi. Dopo la stesura da parte della Ripartizione Urbanistica del "piano casa" (di cui abbiamo stralciato soltanto i punti che interessano la nostra zona) è stato trasmesso ai venti consigli di zona cittadini, perché ne discutano facendo le loro osservazioni e le loro proposte prima di rinviarlo all'Amministrazione comunale, dove la Giunta, a quanto si apprende, spera di farlo approvare dal Consiglio comunale entro la fine di questo mese di ottobre, visto che poi ci vorranno non meno di sei mesi di iter burocratico per iniziarne l'attuazione (che quindi dovrebbe partire nella prossima primavera) e visto anche che in una situazione di continua inflazione, quale quella che stiamo vivendo, ogni giorno perso significa maggiori costi.

I.A.C.P.

nito notizie più dettagliate.

Per quanto si riferisce alle manutenzioni straordinarie i rappresentanti dell'I.A.C.P. hanno precisato che per far fronte alle necessità della nostra zona occorrerebbe una cifra che si aggirerebbe intorno agli otto o nove miliardi di lire (e ogni giorno che passa tale cifra aumenta a causa dell'inflazio-

ne), mentre i finanziamenti statali e regionali (legge 457) sono stati di soltanto due miliardi per l'ultimo biennio e non sono ancora stati definito per il biennio in corso. Tali finanziamenti, è stato inoltre precisato, sono comunque riservati alle case costruite con contributo statale, che a San Siro sono circa un terzo del totale. Non è previsto alcun intervento finanziario ne dello Stato, ne della Regione, quasi fosse colpa degli inquilini aver avuto in assegnazione quelle case anziché quelle costruite con contributo statale.

Altra domanda che è stata elusa dall'I.A.C.P. è quella con cui il Consiglio di Zona ha sollecitato, invano, ristituto a fargli pervenire il piano delle manutenzioni straordinarie programmate per il prossimo biennio, con indicate le priorità, in modo di permettere al Consiglio stesso ed a tutti i cittadini della zona di esserne informati e di poter così seguire l'andamento dei lavori.

La Terza zona dell'I.A.C.P. ha comunque precisato che è sua intenzione impiegare i fondi che le verranno assegnati prevalentemente per rifacimenti di serramenti per conseguire risparmi di calore. In particolare avrebbe in programma l'applicazione di nuove finestre con doppi vetri, che assicurerebbero contemporaneamente maggior calore all'interno e risparmio energetico. Quasi nulla verrebbe invece stanziato per il rifacimento delle facciate la cui vernice esterna si sta sfaldando. A detta dei tecnici si tratterebbe di un fenomeno dovuto soltanto alla cattiva esecuzione dei lavori da parte delle ditte appaltatrici (ma chi aveva il dovere di controllare che esse eseguissero tali lavori a regola d'arte?) e che comunque esso riguarderebbe

soltanto la vernice superficiale e non il sottostante strato impermeabilizzante. Si tratterebbe quindi, a detta dei tecnici, soltanto di un fattore estetico, da porre in subordine ad altri interventi più urgenti.

Per quanto si riferisce alla richiesta già avanzata da più anni dagli inquilini di porre gli ascensori negli edifici di cinque piani a San Siro (50 ascensori in totale) i rappresentanti delI'IACP hanno precisato che il costo di installazione di ogni singolo ascensore si aggirerebbe sui trenta milioni di lire, il che porterebbe ad una cifra complessiva di un miliardo e mezzo di lire, di cui l'istituto non può disporre. Al massimo, è stato detto, si potrebbe pensare di installare quattro o cinque ascensori all'anno, ricavandone la spesa dalle pieghe di bilancio, ma come stabilire chi debba averlo subito e chi debba aspettare dieci o dodici anni?

Nel corso dell'incontro i rappresentanti dell'I.A.C.P. hanno più volte ribadito che ulteriori recuperi di morosità andrebbero ad aggiungersi prevalentemente ad interventi di manutenzione in primo luogo nei quartieri dove tali recuperi si sono verificati; ma non possiamo fare a meno di rilevare che, a parte i grafici sui recuperi della morosità già avvenuti a partire dal gennaio scorso, tutte le altre notizie su cui vi abbiamo riferito sono state date soltanto a voce al Consiglio di Zona, che si trova così nell'impossibilità di lavorare su precise documentazioni per poter esprimere una propna ponderata valutazione e per poter dare puntuali risposte ai cittadini.

È auspicabile che la nuova legge che la Regione dovrebbe emanare in materia di edilizia pubblica dia agli organismi di

decentramento, ed attraverso ad essi ai cittadini, maggiori strumenti di controllo e di intervento.

Equo canone

Paride Accetti, in applicazione dei criteri generali fissati dal C.I.P.E. (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica).

Ma proprio su tali criteri generali, applicando i quali le Regioni stanno elaborando le nuove leggi sull'edilizia pubblica, le segreterie nazionali SUNIA, SICET e UIL Inquilini hanno espresso il loro parere fortemente critico attraverso un loro documento, reso pubblico, in cui è scritto che nelle leggi che le Regioni stanno elaborando "mentre per le assegnazioni c'è qualche novità positiva, in quanto prevarranno le condizioni oggettive (condizioni abitative) su quelle soggettive (famiglie, reddito), per gli affitti il C.I.P.E. vorrebbe introdurre nelle case popolari rEquo canone come nell'edilizia privata, con sconti in percentuale per i redditi più bassi".

"L'equo canone (che è poi da cambiare, e SUNIA-SICETUIL Inquilini hanno presentato una proposta di legge in materia, insieme a CGIL-CISLUIL, FLC, Sindacati Pensionati e ACLI) è stato fissato tenendo conto del guadagno dei proprietari privati e della rendita di posizione, ma questo non ha senso nell'edilizia pubblica!"

"Nessuno - prosegue il documento - pensa che gli affitti possano restare per sempre fermi ai livelli attuali: andranno certo rivisti, il monte affitti deve aumentare e in molti casi quin-

di aumenteranno i canoni. Ma questo deve avvenire tenendo conto delle caratteristiche delle funzioni dell'edilizia pubblica, e quindi tenendo conto della incidenza del canone sul reddito.

L'aggancio all'equo canone, sia pure con sconti secondo il reddito, non va bene benché il rapporto reddito-affitto è troppo indiretto: non esiste garanzia che un affitto, magari ridotto del 50% rispetto all'equo canone, sia sopportabile dall'inquilino".

Quindi i tre sindacati degli inquilini propongono unitariamente di "fissare una percentuale massima, progressivamente crescente, del reddito alla quale l'affitto deve essere inferiore, per tutelare gli inquilini, tutelando in misura maggiore quelli a reddito più basso" e di 'introdurre un fondo sociale per coprire le mancate entrate derivanti dal punto precedente e per integrare anche la quota spese per i servizi per le fasce più basse di reddito. Fondo da alimentarsi in parte anche con i canoni più alti degli inquilini a più alto reddito".

Precisato che "queste rivendicazioni, uniche in grado di garantire all'edilizia pubblica la sua funzione sociale, che è quella di fornire un'abitazione a chi più ne ha bisogno ad un costo accessibile, non vengono ancora accolte (dagli IACP, n.d.r.). rischiando di produrre un aumento generalizzato dei canoni non sempre sopportabile. E ciò senza riformare gli IACP, senza migliorare i servizi per l'inquilino, senza che siano stati capaci di definire i riscatti in corso, senza aver rimediato alle ingiustizie esistenti, usando la quota di alloggi riscattabili (15%), mentre da anni si prendono in giro gli assegnatari promettendo il riscatto a tutti" il documento si conclude affermando che "le organizzazioni sindacali degli inquilini e degli assegnatari non accetteranno che si aumentino in questo modo i canoni".

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