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PERIODICO DELLA ZONA 4 / mensile anno ventiduesimo - numero quattro - maggio 1979

Con il patrocinio del Comune

Gli abitanti del quartiere han

Per il terzo anno consecutivo, la nostra cooperativa, Il Dialogo, Informazione e Cultura, promuove l'organizzazione della Festa di Calvairate, che si svolgerà dal 9 al 17 giugno sull'area del Teatro Quartiere in P.le Cuoco. Il Teatro Quartiere per giugno sarà rimesso un po' in sesto all'interno, mentre l'esterno sarà decorato secondo uno dei progetti scelti fra quelli proposti dagli studenti del Liceo Artistico di via H ajech, che hanno svolto un interessante studio sull'argomento (i risultati sono visionabili in una minimostra all'interno del TO); verrà utilizzata anche l'area attrezzata con spazi a verde e strutture sportive che quest'anno ha finalmente assunto un aspetto decisamente buono ed è stata interamente recintata per quell'utilizzazione da parte della popolazione che il Dialogo ha propugnato per anni e che finalmente l'Amministrazione Comunale ha accolto, realizzando anche strutture specifiche per i bambini, in concomitanza con l'anno internazionale del fanciullo.

Il Comitato organizzatore della Festa di Calvairate sta definendone il programma, che conterrà manifestazioni e attività un po' per tutti i gusti: ballo popolare all'interno del teatro quartiere (il 9 e il 10 giugno) e all'esterno del teatro, tempo permettendo, il 16 e 17 sera; saranno presenti un complesso rock e il gruppo Bleck Holes della zona, il gruppo folk di Siziano; vi saranno spettacoli teatrali con gruppi della zona e in particolare con il Collettivo dell'Ovo, che ha sempre dato grande collaborazione nelle passate feste di zona organizzate dal Dialogo; vi sarà uno spettacolo presentato delta scuola di ballo dell'Arcano; sabato 16 vi saranno giochi organizzati per bambini e ragazzi, in particolare il pomeriggio di domenica 17, mentre durante la settimana verrà svolta animnzione per ragazzi anche con l'intervento dei componenti della Nuova Compagnia del Bagatto. Verranno organizzati giochi fissi, come quello delle freccette, dei barattoli, dei tubo, oltre alla tradizionale pesca.

Ci sarà anche un'estemporanea di pittura, mentre per tutta

settimana si svolgeranno i tornei di subbuteo, ping-pong, scacchi: i dettagli dell'iscrizione a queste manifestazioni sono riportati a parte nel giornale. La società Calvairate, nell'ambito della Festa, curerà l'organizzazione di un torneo di calcio fra squadre di ragazzi provenienti da diverse vie e piazze della zona; mentre è probabile una partita fra «vecchie glorie» domenica 17. Si è pensato anche a un torneo di pallavolo, ma per ora non si trova chi possa darsi da fare per organizzare i giovani che potrebbero parteciparvi (se c'è qualcuno che si offre, ben venga!). infine, l'ormai tradizionale «Stracadina de Calvairaà», marcia non competitiva di circa 12 chilometri, lungo il medesimo percorso dell'anno passato, si svolgerà la mattina di domenica 17: caratteristica del tipo di partecipazione a questa marcia negli anni passati è stato il gran numero di ragazzi e di intere famigliole che si sono iscritte. Il nostro obiettivo è di fare una festa di zona che non sia solo seguita, ma che appartenga al suoi abitanti; perciò pensiamo di coinvolgere il maggior numero di persone anche nell'organizzazione. Chi sarà disponibile a darci una mano per quei giorni ce lo segnali: egli sarà senz'altro ben accetto. La realizzazione di una tradizione locale non è fine a se stessa: si tratta di valorizzare la nostra personalità attraverso il contatto con quelli che sono vicino a noi, di creare del rapporti sociali, che non possono essere limitati soltanto alle quattro parole scambiate col vicino di casa. SI tratta anche di far corrispondere una realtà locale sempre più precisa alla visione politica del decentramento comunale in cui molte decisioni e responsabilità vengono demandate alla popolazione delle varie zone; decentramento che sarà concretamente attuato con l'elezione diretta dei consiglieri di zona.

Per il Comitato Organizzatore Alfredo

Per eventuale collaborazione telefonare negli orari di segreteria o la sera dopo le 18.

Quando nel 1970 la popolazione della zona e Il Dialogo proposero un piano per la sistemazione dell'area di via Monte Cimone/Varsavia/Bonfadini erano in pochi quelli che speravano di veder realizzato il progetto. Lo chiamarono «VERDE VIVO» ed immediatamente sotto quel nome iniziarono le battaglie, le denuncie, le petizioni perchè quell'area, l'unica rimasta libera nella zona, venisse preservata dalla speculazione edilizia, dall'invasione dei camion, dall'immondizia. Ora finalmente il VERDE VIVO si è realizzato, la popolazione, e con essa IL DIALOGO, hanno vinto la battaglia. Un parco giochi, il Teatro Quartiere, campi sportivi sono a disposizione degli abitat.U. Importante è ora che quanto così faticosamente conquistato non venga distrutto. Sono gli stessi cittadini che debbono preoccuparsi perchè questo non avvenga.

1400 firme contro rabolizione della linea 13

Sono oltre 1400 le firme giunte alla nostra redazione di cittadini della zona che protestano contro la decisione adottata dall'ATM di sopprimere il tratto Emilia-Molise della linea tranviaria 13 a partire dal prossimo mese di giugno.

Il nostro Invito è stato accolto in misura massiccia dai lettori i quali con la loro partecipazione hanno chiaramente dimostrato quanto sia dannoso nei confronti degli abitanti della zona il provvedimento che l'ATM intende adottare.

Noi de «IL DIALOGO» abbiamo già inoltrato, al Consiglio di

Nelle pagine seguenti

Zona 4 copia di tutte le firme pervenuteci, facendo pressione sullo stesso affinché riveda la posizione favorevole alla soppressione a suo tempo assunta in merito, ed invitandolo ad indire un'assemblea di zona per discutere con la popolazione il problema ed eventuali iniziative da prendere.

Copia di tutte le firme è stata anche inviata alla Direzione Generale dell'ATM.

Compito del nostro giornale è ora quello di tenere informati tutti i lettori circa l'evolversi della situazione.

Massimo Gallo

pag. 6-7

Speciale Elezioni

pag. 8

25 Aprile in fabbrica

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Continua il dibattito aperto dal «dialogo» sulla criminalità in zona 4

western all" italiana in zona 4?

L'importanza del problema del terrorismo ed il fatto che lo stesso avesse drammaticamente toccato la nostra zona in quei giorni, prima con l'assassinio di Emilio Alessandrini viale Umbria e poi con la s.,operta di un covo B.R. in corso XXII marzo, furono elementi sufficienti a superare ogni perplessità e a pubblicare sul Dialogo dibattito ed articoli sull'argomento.

Credo che sussistano motivi ben più generali per ritenere opportuna la scelta di dedicare anche su un giornale di zona ampio spazio ad un fatto, il terrorismo, apparentemente di portata nazionale ed internazionale. Se il terrorismo fosse ancor oggi solo quello di Curcio o di altre ristrette organizzazioni clandestine, effettivamente l'iniziativa sarebbe stata una riproposizione di ben più ampie analisi fatte da ben maggiori organi di informazioni e ouindi di dubbia utilità: ma il terrorismo ormai è un malessere ben piu generalizzato e diffuso nel tessuto sociale, come si vede negli sviluppi dell'omicidio Torregiani, nell'accavallarsi di sempre nuove sigle, nei suoi sempre più numerosi momenti di aggregazione ed attività congiunta con la delinquenza comune.

La nostra zona, purtroppo, non è estranea a fenomeni di disgregazione sociale, di profondi disagi, di delinquenza diffusa e spesso impunita; forse in modo meno drammatico che in altre zone, anche noi tocchiamo ormai con mano una crescente carenza delle strutture istituzionali rispetto ai problemi sociali via via emergenti, una crisi della partecipazione della gente, la paura che vuota di sera le strade.

E' del tutto inutile far finta di non vedere le siringhe usate e sporche, per evitare di sentirsi coinvolti nel problema della droga; o far finta di non sapere che in zona esistono centri di spaccio di eroina ed una malavita fatta di taglieggiatori, di ricettatori e ladri, di omertà e paura. E' in questa realtà disgregata e violenta e nell'impotenza di chi dovrebbe farvi fronte che nasce e si diffonde il terrorismo meno ideologizzato, ma non meno violento di cui si diceva e rispetto a questo l'iniziativa del Dialogo non è una forzatura, ma un opportuno tentativo di sensibilizzazione al problema e invito a cercarne una soluzione.

Una soluzione certo non può essere l'adeguarsi alla situazione, per cui o si rinuncia ad uscire e a vivere anche fuori delle mura di casa o, peggio, si reagisce individualmente ar-

mandosi e preparandosi alla difesa. Un clima da Far West, dove i rapinatori entrano armi in pugno in un ristorante e trovano clienti che reagiscono a loro volta impugnando le armi e sparano, come è successo in occasione della rapina al «Transatlantico» dove protagonista fu quel Torregiani successivamente barbaramente «giustiziato», non solo non deve essere accettato, ma va respinto e combattuto con la massima decisione.

E' un impegno che coinvolge tutti, cittadini ed apparati istituzionali, in quanto presuppone la ricostituzione di un clima civile; e questo non si identifica con questo o quel problema, ma è il risultato della somma di tutti i problemi e della capacità di affrontarli e risolverli. Problema della casa, della ristrutturazione della zona, degli anziani, dei giovani, delta droga, della delinquenza sono tutti aspetti di uno stesso nodo e passano attraverso la consapevole partecipazione della gente e la corrispondenza alle loro esigenze degli apparati istituzionali. Ciò non toglie che ogni problema ha suoi aspetti specifici e rispetto a questi, senza unire tutto in un grosso calderone senza senso, va affrontato e risolto.

Per quello della delinquenza e della violenza, rispetto agli altri, c'è uno sforzo preliminare da fare, in quanto da sempre è stato un problema delegato a polizia e magistratura e non c'è neanche l'inclinazione degli organismi democratici ad affrontarli. Di qui una conoscenza vaga su inutili dati statistici, spesso parziali o — come per la droga — inesistenti, e quindi la necessità preliminare di conoscenza.

A Torino, i consigli di zona hanno affrontato il problema diffondendo un questionario tra la gente ed invitandola a rispondere; credo sia il primo tentativo di creare una mobilitazione democratica sull'argomento del terrorismo e di organizzare un nuovo tipo di informazione. Sotto tali aspetti, l'iniziativa è positiva ed indica probabilmente una strada da seguire, naturalmente cercan-

do di migliorarla ed adeguarla alle necessità, caso per caso. Ma è un'iniziativa pericolosa ove non se ne precisano i termini con chiarezza: l'equivoco che possa risolversi in una attività di polizia svolta dai cittadini va risolto in modo netto e chiaro.

Perseguire i criminali è e deve restare compito della polizia; cosa diversa e necessaria è la creazione (a confronto di una polizia nuova, democratica ed efficiente) di un rapporto stabile tra apparati istituzionali decentrati ed i commissariati e tra i poliziotti di quartiere e la gente. In tal senso, impegno comune dei cittadini oggi deve essere quello di una battaglia per un effettivo decentramento, un potenziamento, una riforma democratica della polizia; certo non sostituirsi a questa in una attività sterile di denuncia odi indagine.

Il lavoro di informazione attraverso gli organismi democratici deve essere presupposto per ricompattare anche su questi temi (delinquenza comune e politica e lotta alla stessa) una consapevole ed incisiva partecipazione unitaria della gente; altrimenti anche un miglior funzionamento della polizia, se scollegata e separata da questo impegno comune, avrebbe ben scarsi risultati.

Tutt'al più, infatti, ci troveremmo ad avere nel nostro Far West uno sceriffo più bravo e più furbo, costretto comunque ad una lotta perdente e senza sbocco contro banditi sempre più organizzati, sicuri di sé, certi della loro impunità e della loro forza di sopraffazione; l'eroe biondo, che annienta i cattivi e libera il paese da antiche schiavitù, esiste solo nei western del cinema, quelli che finiscono con un duello tra il buono ed il cattivo su una strada deserta e tra gente che sta nascosta in casa a guardare. Ma nessun film ha mai fatto vedere cosa succedeva in quei paesi dopo l'uccisione del cattivo di turno e la partenza dell'eroe biondo: probabilmente, ci sarebbe stato l'arrivo di un nuovo e più duro cattivo.

E' ormai da più di 6 mesi che il consultorio pubblico di Viale Puglie 33 è aperto all'utenza.

Le persone che ci sono arrivate sono finora 500 circa e i dati sui colloqui avvenuti sono indicativi: da essi risulta che sono molte le donne che ritornano al consultorio, evidentemente perché abbastanza soddisfatte.

Purtroppo per quanto riguarda i ginecologi la situazione è ancora incerta: il consiglio di amministrazione della Mangiagalli non li ha ancora «distaccati sul territorio» e perciò la loro posizione è quanto mai precaria; comunque il consultorio ha a disposizione i 3 ginecologi per 30 ore settimanali circa.

Oltre alla normale attività di ambulatorio vengono anche istituiti dei gruppi di informazione (dei quali s'era parlato nel numero di ottobre del DIALOGO). La maggior parte di questi incontri di gruppo sono sulla contraccezione. Ci sono arche gruppi sulla gravidanza e sull'aborto; ma l'unico gruppo che può essere chiamato gruppo di studio, o di discussione è stato quello autogestito da un gruppo di adolescenti sui temi della salute della donna.

A causa degli orari limitati e della ancor più limitata presenza di alcuni operatori, più di 2 gruppi non possono coesistere nello stesso periodo. Le richieste delle donne sono così frenate da un orario rigido e ridotto al minimo. Il comitato di gestione del consultorio della zona 4 ha approvato alcune iniziative volte a stimolare l'attenzione della gente su certi temi e a far conoscere il consultorio. Per esempio a fine maggio ci sarà una assemblea sulla contraccezione, che si terrà probabilmente nei locali di Viale Puglie; in seguito verrà distribuito un questionario sul comportamento sessuale a cui seguirà un'assemblea di verifica e discussione sugli elaborati fina-

li. La pubblicizzazione del consultorio è stata fatta finora attraverso una serie di assemblee nelle scuole (materne, elementari, e anche al Verri), alcuni incontri con le realtà sociali della zona e con il CUZ, e c'è stata anche una assemblea in un caseggiato e una in una fabbrica.

Un'altra importante forma di pubblicizzazione sarà l'invio in ogni casa di un «depliant» appositamente preparato che, dopo un'attesa di mesi è stato finalmente stampato a cura dell'amministrazione comunale, e che dovrebbe essere recapitato agli abitanti della zona al più presto.

Ed è anche a causa di questo ritardo nella pubblicizzazione del servizio che la partecipazione all'assemblea del 25/3, nella quale gli utenti hanno eletto i loro rappresentanti nel comitato di gestione, è stata molto scarsa.

Ma le poche donne presenti hanno partecipato al dibattito con i componenti del comitato di gestione e gli operatori in modo costruttivo, facendo proposte ed evidenziando alcune carenze, quale ad esempio lo scarso rilievo dato dal consultorio ai temi della sessualità. Fra le proposte, quella della creazione di veri gruppi di discussione e dell'utilizzo degli spazi del consultorio in modo autonomo dalle donne che vogliono ritrovarsi e confrontarsi senza necessariamente la presenza degli operatori. Un'ipotesi di consultorio aperto sembra veramente l'unica via da seguire perché si possa veramente parlare di servizio socio-sanitario e non di ambulatorio più o meno efficiente.

Ma finché i comitati di gestione non gestiranno veramente, con potere decisionale, i consultori, sarà molto difficile che le esigenze e le richieste delle donne vengano realmente sentite e soddisfatte. FDM

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il dialogo

Il nuovo centro per il tempo libero

In questi giorni prende l'avvio l'attività del nuovo Centro per il Tempo Libero, costruito dal Comune di Milano in occasione dell'anno internazionale del fanciullo per la zona 4 presso la cascina Colombé.

Noi siano gli animatori di questo Centro e facciamo parte della «Cooperativa Animazione Centri Tempo Libero» a cui il Comune di Milano ha affidato la gestione di questa attività. Il Centro si compone di una struttura coperta (Cascina Colombé) e di un campo giochi esterno,

Fino alla metà di maggio a causa dei lavori di ristrutturazione della cascina, sarà disponibile solo lo spazio esterno. Questo ci permetterà di organizzare giochi ed attività espressive varie con tutti i bambini del quartiere ogni pomeriggio dalle ore 15 alle 19 (tempo permettendo) e nei giorni di vacanza scolastica per tutta la giornata (ore 9,3012,30). Tutti coloro che sono interessati alla animazione possono venirci a trovare al centro di Via Monte Cimone.

FESTA DI CALVAIRATE

vieni con i tuoi colori a dipingere con i pittori

Il Dialogo — periodico della zona 4 — nell'ambito delle iniziative tendenti a promuovere interscambi culturali così utili oggi in un'epoca di dannosa settorizzazione, indice un'Estemporanea di Pittura, basata su una formula originale che ha lo scopo di avvicinare scolari e studenti alla realtà della pittura consentendo ai pittori di lavorare gomito a gomito con giovani emulatori, confrontando con essi le proprie opinioni arricchendole con gli spunti che sono sempre contenuti nelle proposte e nelle interpretazioni dei più giovani.

La formula dell'Estemporanea prevede infatti che ad ogni pittore vengano abbinati da 2 a 3 neopittori. Ogni gruppo dovrà scegliersi autonomamente un soggetto o un tema ed elaborarlo — ogni componente secondo le proprie capacità e modalità.

A lavoro finito, in base al programma, ogni gruppo avrà la possibilità di illustrare all'interno del TQ, le premesse di ciascuna realizzazione e di for-

TORNEI

nire ogni possibile spiegazione dei contenuti.

A loro volta, i presenti potranno formulare domande ed esprimere apprezzamenti alla ricerca di reciproci arricchimenti di informazione.

Le opere realizzate durante l'Estemporanea, a presentazione avvenuta, resteranno esposte al TQ per un ciclo di 7 giorni. Potranno così essere ammirate ed eventualmente acquistate dai frequentatori del teatro.

Ogni partecipante all'Estemporanea riceverà un diploma.

Gli organizzatori che non intendono incoraggiare nessun tipo di graduatoria, ma bensì, promuovere una valutazione dei risultati tra tutte le parti in causa, creatori e spettatori, nel corso della presentazione, lasciano però liberi gruppi, enti, privati che assistano alla manifestazione di offrire premi o riconoscimenti motivandoli ed assumendosi autonomamente la responsabilità delle loro decisioni.

che cost il S.A.U.B.

Dai primi di aprile presso le sezioni territoriali I.N.A.M., e quindi anche presso la nostra di viale Molise 49, vi sono lunghe code di cittadini. Muniti di libretto sanitario essi attendono il proprio turno davanti a sportelli contrassegnati dalla sigla S.A.U.B.: dopo aver presentato il libretto sanitario l'interessato comunica all'impiegato il nominativo del proprio medico di fiducia.

Come già accennato in altra parte del giornale, all'interno della Festa di Calvairate, che si svolgerà sull'area del Teatro Quartiere di P.zzale Cuoco dal 9 al 17 giugno, verranno organizzati tornei di scacchi e di subbuteo per ragazzi, e due tornei di ping-pong: uno per ragazzi ed uno per adulti.

La quota di partecipazione per ogni singolo torneo è di L. 1000 per persona ed è ammessa l'iscrizione a più tornei.

Le iscrizioni si ricevono sino a lunedì 4 giugno presso la redazione de «IL DIALOGO», v.le Molise 5 — scala E, nei seguenti orari: lunedì-mercoledì-venerdì dalle 9 alle 12, tutte le sere dalle 18 alle 19 ed il sabato tutto il giorno.

Per ulteriori informazioni telefonare al n. 5460880 negli orari di cui sopra.

Il programma degli incontri verrà esposto all'interno del Teatro Quartiere a partire da giovedì 7 giugno.

I risultati dei tornei ed i nomi dei vincitori verranno successivamente pubblicati sul nostro giornale.

Cosa sta ad indicare questa nuova sigla, a quali cittadini è diretta questa operazione e perché essi debbono fare questa scelta. S.A.U.B. sono le lettere iniziali di «Strutture Amministrative Unificate di Base». E' un servizio regionale che opera a livello territoriale e che si inserirà nell'ambito della unità Sanitaria Locale (U.S.L.) la quale è prevista, come noto, dal Servizio Sanitario Nazionale la cui entrata in vigore avverrà il 1° gennaio 80.

I cittadini interessati alla scelta del medico, segnalato poi agii uffici del S.A.U.B., sono gli assistiti di quegli enti mutualistici che non prevedono tale scelta; sicché dalla operazione accennata sono esclusi gli assistiti che, come quelli dell'I.N.A.M. la scelta l'avevano già fatta. L'operazione, che scade il 31.5.79, è necessaria in quanto al medico di cui si è fatto cenno viene erogata per ogni assistibile che ha in carico una somma forfettaria annuale, per un massimo di 1500 assistibili a carico, questo anche per assicurare un rapporto ottimale medico assistibile, primo passo verso il servizio sanitario nazionale.

Il territorio degli uffici S.A.U.B. corrisponde a Milano alle 20 zone del decentramento. Per questo l'I.N.A.M. di zona raccomanda ai cittadini interessati che nel caso non sappiano a quale S.A.U.B. rivolgersi oppure vi sia incertezza, al fine di evitare perdite di tempo ed affollamenti agli sportelli, di telefonare al n° 8584 Regione Lombardia Via Pontaccio 10, oppure alla stessa sezione territoriale I.N.A.M. viale Molise 49 n° tel. 585112. Viene fatto rilevare che la scelta del medico deve essere fatta personalmente dal titolare del libretto sanitario oppure da persona munita di delega; infine si nota che la operazione di scelta in questione è possibile solo presentando il libretto sanitario dell'ente di appartenenza valido.

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A proposito del nuovo centro per il tempo libero di Via Monte Cimone
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Roberto Riboldi taprzziere

4 dialogo indagine sulla lettura dei

quotidiani in zona4 sì Ç come in europa

Qualcuno forse si ricorderà che nel lontano 1976 pubblicammo una inchiesta sulla vendita dei quotidiani nella nostra zona. Girando da un edicolante all'altro con un questionario da compilare, mettemmo insieme delle cifre da confrontare con il numero degli abitanti, delle famiglie e per una visione globale con i risultati di una ricerca statistica a livollo nazionale che era stata pu-)blicata proprio in quell'anno

I RISULTATI DI ALLORA

Scoprimmo che solo il 20% dei 98.000 abitanti allora residenti comprava un quotidiano (160 copie ogni 1000 abitanti e 1 copia ogni 2.4 famiglie) confermando le percentuali riscontrate per tutta la nostra città.

Milano allora si trovava in posizione privilegiata rispetto alla media delle diverse regioni in cui era stata divisa la nazione: con 207 copie per 1000 abitanti si contrapponeva alle 169

su 1000 dell'Italia nord/occidentale (raggruppamento di Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria e Lombardia), alle 117 dell'Italia nord/orientale (Romagna e Tre Venezie), 150 dell'Italia Centrale, 49 dell'Italia Meridionale e 70 delle Isole.

Anche per quanto riguarda il livello qualitativo della lettura Milano e la Lombardia tutta apparivano una cosa a sé stante: i 4 quotidiani-sportivi (caso unico in tutta l'Europa questa fioritura di testate sportive) passavano dall'8,9% sul totale delle vendite a livello nazionale al 7,1%, e i 7 quotidiani politici con il solo 8,6% a livello nazionale (quindi battuti dagli sportivi) innalzavano al 18,4% del totale delle vendite di quotidiani nella nostra regione. Infine vale la pena di ricordare che nel '76 il Corriere della Sera non arrivava alle 600.000 copie di tiratura mentre in Inghilterra dove i giornali costavano dal 40 al 60% in meno una testata popolare come il «Daily Mirror» raggiungeva la bella cifra di 1.192.000 copie.

L'INCHIESTA DI OGGI

Dopo tre anni abbiamo voluto rifare questa inchiesta con gli stessi mezzi usati allora. I risultati li potete vedere confrontati in figura. Nel frattempo la nostra zona si è molto spopolata, perdendo circa 13.000 abitanti pari al 13,4% del totale. Le edicole invece sono passate da 25 nel 1976 alle 30 attuali.

Mentre la proporzione tra le vendite delle varie testate è rimasta pressoché costante, indice di un assestamento dei gusti dei lettori, è aumentata la vendita complessiva.

Dai nostri risultati, nella nostra zona si acquistano 229 copie di un quotidiano ogni 1.000 abitanti.

Si ha l'impressione però che la cifra sia molto ottimistica e questo per molte ragioni. Innanzitutto non si è potuto stabilire la proporzione dei clienti occasionali non residenti in zona rispetto agli abituali. La stragrande maggioranza degli

edicolanti ha ammesso di avere soprattutto clienti abituali. Bisogna poi aggiungere che 229 copie vendute risulta quasi il doppio della cifra riguardante l'intera città di Milano, 145 copie per ogni 1.000 abitanti, risultato di una ricerca statistica del quotidiano economico «Il Sole 24 Ore».

I nostri risultati sono addirittura superiori alla media dei paesi CEE pari a 202 copie per 1.000 abitanti e che sono riferiti a paesi tradizionalmente più educati alla lettura del quotidiano. Infine non siamo riusciti a stabilire quante persone comprano 2 o 3 testate differenti. Cerchiamo ora di fare un identikit del lettore tipo del quotidiano.

E'un lettore di sesso maschile, soprattutto; dai nostri risultati la proporzione è del 75% contro il 25% di donne.

L'età va dai 30 anni in su, con qualche caso di predominanza degli ultraquarantenni Ciò è abbastanza comprensibile in una zona come la nostra

EDICOLE ZONA 4 30

COPIE QUOTIDIANI

VENDUTE IN ZONA

GIOVEDI' 5-4 19602

dove l'età media si sta sempre più alzando a causa anche della mancanza di nuovi insediamenti edilizi e produttivi. In genere sono lettori affezionati al proprio giornale, non hanno rinunciato a comprarlo dopo gli ultimi ritocchi di prezzo e soprattutto non lo considerano solamente un oggetto di consumo che finisce la propria funzione alla fine della giornata, ma che può risultare utile anche dopo giorni dall'uscita. Infatti la maggior parte degli edicolanti riceve richieste di arretrati.

Una strada che forse si potrebbe seguire è quella 'del supplemento del sabato prerogativa per ora solo del Corriere della Sera. E' un'abitudine che si sta lentamente diffondendo e a patto di risultare una operazione economicamente attiva può forse dare una mano ai disastrati bilanci della nostra stampa quotidiana.

CONFRONTO CON LA SITUAZIONE FUORI DELLA ZONA

Abbiamo accennato in un' altra parte dell'articolo che i nostri risultati sono piuttosto ottimistici.

Nei paesi CEE si comprano in media 202 quotidiani ogni 1.000 abitanti; a determinare questa media però contribuisce anche l'Italia con le sue 85 copie per 1.000 abitanti, una situazione a dir poco disperante.

Ciò sta a significare che circa 900 persone ogni 1.000 non ricevono notizie di nessun genere oppure le ricevono attraverso radio e televisione soltanto o leggono solamente riviste settimanali o periodici in genere.

Vediamo la situazione nelle grandi città: soltanto Genova e Trieste con 195 e 192 copie rispettivamente si avvicinano alla media CEE. Si scende poi a 147 copie a Bologna, 145, come avete già visto, a Milano, 139 a Roma, 134 a Torino e 111 a Firenze sempre riferite a 1.000 abitanti.

Si crolla poi vistosamente nel meridione: 59 copie a Napoli, 40 a Bari e Palermo, 28 a Catanzaro.

LE OPINIONI OPINIONI

A chi attribuire la colpa di una tale situazione? Al lettore accusandolo di scarso interessamento, di apatia verso il mondo che lo circonda? O piuttosto a giornalisti ed editori che non sono in grado di dare ai lettori ciò che chiedono, che non sanno difendere la collettività e preferiscono piacere ai potenti? Si potrebbe salomonicamente concludere che la verità sta nel mezzo. Noi però vogliamo schierarci dalla parte del lettore. Non si può continuare ad accusarlo di ignoranza, dopo i livelli di scolarità che si sono raggiunti e di riflesso il coinvolgimento indiretto di tutti i genitori in questo processo, dopo le conquiste sociali e politiche, che ora si tenta di adombrare, ma che ormai sono patrimonio comune; soprattutto dopo la crescita della coscienza civile e democratica che ci ha permesso di resistere a attentati e brigatisti di ogni colore.

Divagazioni a parte, si potrebbe dire che se il prodotto non vende, non risponde alle esigenze della clientela. Ciò vale anche per quotidiani e lettori. La nostra stampa è sopraffatta dai debiti con le banche: a tutt'oggi si calcola uno scoperto di 500 miliardi. Sopravvive grazie ai prestiti e siccome da noi qualunque operazione creditizia necessita dell'avallo politico, ne risulta una stampa che non può fattivamente essere autonoma.

L'italiano è un caso unico al mondo. I giornali non finiscono mai, all'ultimo momento c'è sempre qualcuno che si fa avanti per salvarli.

Raramente però nonostante tutto riescono a risollevarsi e quelli che ce la fanno sono soprattutto i giornali locali.

Questa forse potrebbe essere la strada del futuro, la distribuzione capillare dell'informazione a livello di città o provincia, affiancata a poche testate a livello nazionale e internazionale.

Per ora l'unico sistema per

migliorare la stampa è la concorrenza tra le varie testate, evitare le concentrazioni nelle mani di pochi grandi editori e gruppi finanziari, riqualificare il giornalista, il suo lavoro e soprattutto la sua immagine uscita screditata da questi anni travagliati, badare più ai fatti che alle voci, fare opinione provocandola nei lettori e non darla preconfezionata.

E' soprattutto necessario che si smetta di seguire un avvenimento solo per cercare il colpo giornalistico o il pezzo di grande effetto, la notizia strepitosa si dimentica dopo due giorni.

Noi abbiamo avuto il nostro piccolo Watergate, con le dimissioni di Giovanni Leone da Presidente della Repubblica.

Ad innescare il meccanismo è stata Camilla Cederna, una scrittrice che è anche giornalista. Questa volta però ha scritto un libro. Non vi sembra che i nostri giornali abbiano perduto una ennesima occasione?

A cura di Lusardi Tiberio e Sergio Gnocchi

Si tocca il fondo a Enna e Siracusa con 16 copie per 1.000 abitanti e 18 a Potenza.

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Durante il Medioevo, in Inghilterra, nacque, per strane e contingenti cause, il Bicameralismo.

Con la Costituzione del 1947 anche l'Italia, dopo l'infausta parentesi fascista, scelse di darsi un Parlamento in cui sussistessero due Assemblee: la Camera e il Senato. Perché due Assemblee? Vari motivi d'ordine logico possono porsi: l'esistenza di un doppio grado di discussione permette che il lavoro legislativo venga svolto con più oculatezza, con più riflessione (il Senato è stato in alcuni paesi definito come Camera di Raffreddamento); con l'esistenza di due assemblee si evita l'accentramento di troppo potere in poche mani.

I fondamentali principi che regolano i rapporti fra la Camera ed il Senato sono essenzialmente tre: 1) le due assemblee hanno, in linea di massima, un'uguale competenza:

2) per esprimere la volontà del Parlamento è necessaria una loro concorde deliberazione presa alla maggioranza dei voti nell'interno di ciascuna di esse: 3) nessuna delle due assemblee può svolgere validamente i propri lavori se anche l'altra non è in funzione.

Il diritto elettorale è un diritto politico di ogni cittadino italiano che abbia compiuto i diciotto anni per la Camera ed i venticinque per il Senato.

Questo è un principio costituzionale. Per la scelta del corpo elettorale si è adottato il criterio del suffragio universale che prevede solo requisiti d'ordine generale come l'età o la cittadinanza.

Vediamo ora come si organizza questa massa di persone e con quali criteri.

Gli elettori sono raggruppati su base territoriale: il che vuol dire che, suddivisa l'Italia in tante parti, in forza del numero degli abitanti che in ogni parte risiedono si stabilisce quanti rappresentanti essi potranno eleggere.

Queste porzioni di territorio sono denominate collegi. I collegi possono essere plurinominali (come per la Camera; si esprimono più voti di preferenza) o uninominali (come per il Senato; un solo voto di preferenza).

Per la Camera si vota in 32 cir-

coscrizioni interprovinciali e si possono eleggere 630 deputati. Per sapere quanti seggi spetteranno ad ogni collegio si determina un quoziente di rappresentanza (un numero di cittadini corrispondente ad un seggio alla Camera) che si ottiene dividendo il numero della popolazione della Repubblica per 630 (tanti sono i deputati) e distribuendo i seggi in proporzione agli abitanti di ogni circoscrizione (p. es. se l'Italia avesse 63 milioni di abitanti il quoziente di rappresentanza sarebbe di 100.000 e se la circoscrizione Milano-Pavia avesse 4,8 milioni di ab. potrebbe eleggere 48 deputati).

Per il Senato, invece, si vota in 240 collegi per eleggere 315 senatori.

La ripartizione dei seggi per il Senato, non avviene su base interprovinciale ma su base regionale: ogni regione avrà tanti senatori quanti risulteranno dalla divisione del numero della sua popolazione per il quoziente di rappresentanza (doppio rispetto a quello della Camera).

Cerchiamo ora di capire come vengono assegnati i seggi. Per la Camera si è adottato «un sistema proporzionale a liste concorrenti assegnando i seggi mediante riparto nelle singole circoscrizioni ed utilizzando i resti con scrutinio in sede nazionale».

Scartando l'idea di adottare questa bella frase come scioglilingua vediamo di venirne a capo insieme.

Un sistema proporzionale altro non è che un procedimento in base al quale il numero dei voti validamente espressi (non le schede bianche o nulle) viene diviso per il numero dei seggi da ricoprirsi (630) ottenendo così il quoziente elettorale che rappresenta la quantità di voti necessari per ottenere un seggio. Per liste concorrenti si intende la possibilità di dare un voto di lista (il simbolo su cui si fa la croce) più alcuni voti preferenziali (i candidati).

Ad opera di un Ufficio Centrale Circoscrizionale si fa il riparto nelle singole circoscrizioni e si determina la cifra elettorale di lista: cioè quanti voti ogni lista ha ottenuto in quel collegio.

A questo punto si divide la som-

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nuova apertura

ma che rappresenta i voti validamente espressi nel collegio per il numero dei seggi che ad esso erano stati assegnati più 2 (questo per far sì che siano meno danneggiati i partiti minori) e si ottiene il quoziente elettorale circoscrizionale rettificato in base al quale ad ogni lista verranno assegnati in sede locale i seggi ad essa spettanti.

Esempio: circoscrizione MilanoPavia, 5 milioni di ab., voti validamente espressi 3 milioni, numero dei seggi 48 + 2. Tre mil.: 50 = 60.000: quoziente elettorale circoscrizionale rettificato. Se il partito A ha ottenuto 600.000 voti di lista avrà a disposizione 10 seggi ripartiti fra le preferenze con più voti).

I resti eventualmente risultanti confluiscono in un Ufficio Centrale Nazionale ove si effettuerà un secondo scrutinio affinché nessun voto vada perduto. Per partecipare a questo secondo scrutinio saranno però necessarie due condizioni: avere ottenuto almeno un seggio in sede circoscrizionale ed una cifra elettorale di almeno 300.000 voti complessivi.

Per il Senato si è stabilito che i candidati che abbiano conseguito almeno i voti validi del 65% dei votanti del rispettivo collegio risultano senz'altro eletti (ma è una ipotesi che si è verificata assai di rado).

Usualmente nessuno dei candidati perviene infatti ad una così alta percentuale di voti e ci si basa allora su uno scrutinio proporzionale nell'ambito della regione. Si sommano i voti riportati dai candidati che si sono presentati in ogni collegio per il medesimo partito (c.d. dichiarazione di collegamento) e si determina così la cifra elettorale di ogni singolo gruppo e la cifra individuale di ogni candidato (che, vista la diversa ampiezza dei vari collegi viene determinata percentualmente, moltiplicando per 100 il numero dei voti ottenuti e dividendo il prodotto per il numero dei votanti in ciascun collegio).

Esempio: A ha ottenuto 7.000 voti e B 8.000, il loro partito avrà una cifra elettorale di 15.000 voti. Poniamo che grazie ad essi abbia diritto ad un seggio, se risulterà che percentualmente A ha ottenuto più voti di B, nonostante un minor numero di preferenze egli risulterà senz'altro eletto.

Per i resti si è scelto un sistema particolarmente complesso dal punto di vista matematico. Basti sapere che, a parità di resti, il seggio andrà al partito più piccolo in virtù del principio di tutela delle minoranze. Queste procedure sono state frutto di lunghi e laboriosi compromessi in sede di discussione e non fanno altro che rendere il nostro sistema elettorale un ibrido abbastanza pasticciato che non trova riscontro in nessun paese di democrazia occidentale.

Il nuovo Parlamento europeo (attualmente esiste un Parlamento europeo eletto da ogni Parlamento nazionale ad inizio di legislatura che comprende 180 parlamentari di cui 36 italiani) verrà eletto a suffragio diretto secondo quanto previsto dall'art. 138 dei Trattati di Roma (1958) fino ad oggi mai applicati. Con la nuova legge per l'elezione diretta a suffragio universale gli eletti saranno complessivamente 410 di cui 81 italiani; i paesi interessati alle elezioni sono: Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna (81 seggi ciascuno), Paesi Bassi (25 seggi), Belgio (24 seggi), Danimarca (16 seggi), Irlanda (15 seggi), Lussemburgo (6 seggi). Il Parlamento europeo funziona come qualsiasi Parlamento nazionale, riunendosi in seduta plenaria in media una settimana al mese; è diviso in 12 commissioni in cui viene svolta la maggior parte del lavoro preparatorio al dibattito in aula.

La grossa differenza con i Parlamenti nazionali sta nel fatto che esso è un organo per buona parte consultivo e non legislativo; cioè non fa leggi, ma vota delle risoluzioni che sono in sostanza dei pareri, solo in alcuni casi obbligatori, con un maggiore o minor grado di vincolo a seconda delle materie. Attualmente l'organo decisionale è il Consiglio dei ministri, rappresentativo dei governi dei nove paesi della Comunità Europea, la cui composizione varia secondo gli argomenti trattati (Consiglio dei ministri dell'Agricoltura, degli Esteri...).

I parlamentari europei sono riuniti in gruppi politici al di sopra dei partiti nazionali, attualmente ci sono il Raggruppamento socialista, comunista, cristiano democratico, liberale, conservatore. Le elezioni dirette del Parlamento europeo non si terranno con una legge elettorale comune a tutti i paesi membri della Comunità: in ogni stato si svolgeranno secondo le leggi elettorali approvate dai singoli Parlamenti nazionali. Uno dei compiti del neoeletto Parlamento europeo sarà appunto quello di varare una legge elettorale comunitaria. In Italia gli 81 rappresentanti saranno eletti col sistema

della proporzionale pura, col recupero di tutti i voti espressi per ogni lista, mentre in Inghilterra si manterrà il sistema maggioritario, cioè verrà eletto chi in ogni collegio elettorale avrà conseguito più voti con la perdita di rappresentatività dei partiti minori.

L'elezione diretta del Parlamento europeo è un passo importante per lo sviluppo democratico del processo di integrazione della Comunità europea, anche se per ora i poteri del Parlamento europeo sono limitati, esso potrebbe avere invece un peso politico maggiore perchè è l'unica sede europea in cui le forze storiche fondamentali dell'Europa occidentale trovano il luogo di confronto delle rispettive posizioni. I partiti democratici e di sinistra del nostro paese sono in sostanziale accordo nel volere un aumento dei poteri del Parlamento europeo, mentre grosse perplessità sorso presenti nei partiti socialisti e socialdemocratici europei.

Fino ad ora le istituzioni comunitarie più importanti sono state il Consiglio dei Ministri e la Commissione esecutiva (il vero esecutivo della CEE), ma se la Comunità vuole sopravvivere e svilupparsi deve fare dei passi avanti e le elezioni del Giugno '79 sono strettamente connesse col passaggio della CEE dalla fase di unione doganale a quella di unione economico-monetaria, passaggio che impone trasformazioni e trasferimenti di poteri tali che richiedono un consenso popolare più vasto. Obiettivi principali per l'Europa oomunitaria sono ora l'attuazione di una maggiore autonomia sul piano internazionale, una revisione profonda della politica agricola, una nuova politica industriale ed energetica, un riequilibrio fra regione forti e regioni deboli, soprattutto in vista dell'allargamento della Comunità a Grecia, Spagna, Portogallo; tutto ciò comporta la creazione di nuovi rapporti fra i 9 paesi, un riequilibrio di poteri all'interno delle istituzioni comuni tarie l'avvio di un reale processo di democratizzazione della Cbmunità che vede nell'elezione del Parlamento europeo un primo importante momento.

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LAGOMARSINO

E VARTA

CRISI NELLE FABBRICHE

L'azienda di viale Umbria è stata chiusa per le inadempienze del proprietario e del ministro Donat Cattin — La Varta rischia di chiudere per la politica delle multinazionali — Al padronato interessa il profitto e non la sorte dei lavoratori — Grave il danno per tutta l'economia della zona.

La zona 4 era fino a pochi anni fa intensamente industrializzata; sul suo territorio esistevano grosse fabbriche, alcune tuttora operanti, ed un notevole numero di medie e piccole aziende.

Da allora questa realtà ha subito delle grosse trasformazioni, in seguito ad un processo di trasferimento di molte aziende al di fuori della città. Le cause di questo processo sono molteplici; ne indichiamo quile principali: la necessità di ristrutturazioni tecnologiche e produttive di grossa portata, di spazi più ampi per la produzione, oltre a tutte le cosiddette ragioni di ordine tecnico; la speculazione sulle aree. L'avanzare della speculazione ha ingoiato tutti i terreni dai quali essa aveva precedentemente scacciato le industrie, realizzandovi ingenti profitti. la crisi economica che ha colpito il mondo capitalista negli ultimi anni. La crisi economica, pur essendo stato l'ultimo elemento entrato in campo, ha accelerato notevolmente il processo di espulsione delle fabbriche. Essa ha inoltre determinato fenomeni di ristrutturazione con il restringimento della base produttiva fino alla chiusura di intere fabbriche. Le conseguenze di tutto ciò ricadono sui lavoratori che pagano duramente in termini di occupazione.

Due momenti della crisi:

Lagomarsino e Varta

La Lagomarsino era una azienda metalmeccanica che operava nel settore delle macchine da calcolo e delle apparecchiature per ufficio; era una delle più grosse aziende della zona con i suoi 1300 lavoratori, dei quali circa 670 nello stabilimento di Viale Umbria. Come tutte le aziende toccate dalla crisi economica, aveva avuto delle difficoltà in seguito alle quali aveva fatto più volte ricorso alla cassa integrazione. Le difficoltà sembravano superate quando, nel luglio del 1976, aveva ricevuto sostanziose commesse dalla Olivetti, che l'anno dopo le ritirava, rompendo l'accordo stipulato.

Così, nel settembre del 1977, la direzione della Lagomarsino decideva di mettere in liquidazione l'azienda, senza neppure tentare un rilancio produttivo basato sul rinnovamento tecnologico. A questo punto il sindacato e i lavoratori riuscivano ad ottenere la cassa integrazione in base alla legge di riconversione industriale. Si cercava così una soluzione che consentisse, attraverso un processo di riconversione, il mantenimento della azienda e la salvagurdia dell'occupazione, attraverso il suo reinserimento nel piano nazionale dell'elettronica. Tutti gli sforzi e le lotte sono stati però vanificati, anche per il disimpegno del Ministero dell'Industria, allora diretto da Donat-Cattin. Ora, decretata la chiusura dell'azienda, il sindacato, attraverso accordi di mobilità, sta collocando i lavoratori presso altre aziende; ed oggi ne restano da collocare ancora duecento. L'impegno degli abitanti della zona 4 e delle forze politiche e sociali, che già durante tutta la vertenza hanno espresso la loro solidarietà, dovrà ora essere rivolto ad impedire ogni specu-

lazione sull'area e a garantire il rispetto del Piano Regolatore.

Varta: la multinazionale disattende gli impegni

In questo periodo si è creata una situazione preoccupante in un'altra azienda della zona 4: la Varta, fabbrica di batterie accumulatori di via Tertulliano: sono stati messi in cassa integrazione da marzo 110 operai, su un organico di 290 lavoratori.

La Varta, multinazionale tedesca, ha disatteso tutti gli accordi precedentemente stipulati con il Consiglio di Fabbrica il sindacato dei iaetaimeccanici, che prevedevano la costruzione di un nuovo stabilimento, il mantenimento dei livelli occupazionali e la produzione in Italia dell'85% delle vendite italiane.

Le motivazioni addotte dall'azienda per ottenere la cassa integrazione sono quelle che i

padroni usano ormai troppo spesso: elevato costo del lavoro e stoccaggio troppo alto. In realtà l'azienda aveva chiesto lo scorso anno molte ore di straordinario per raggiungere la produzione prefissata. La preoccupazione dei lavoratori del Consiglio di fabbrica è che l'azienda stia mettendo in atto un piano che prevede la chiusura del settore produttivo il mantenimento del solo reparto commerciale per la distribuzione in Italia dei prodotti fabbricati all'estero. Ciò significherebbe la chiusura dello stabilimento di via Tertulliano.

Se questa manovra dovesse passare, sarebbe un duro colpo per l'economia della zona 4; perciò tutti gli abitanti, le forze politiche e sociali e il Consiglio di Zona 4 dovranno impegnarsi a sostenere la lotta dei lavoratori della Varta per contrastare i piani della direzione aziendale.

Donne ad un incontro

Si è svolto recentemente alla Biblioteca Comunale un «incontro-dibattito» rivolto in particolare alle donne del quartiere e che aveva lo scopo di sensibilizzare anche le donne non ancora decisamente ancorate ad un Partito o ad una ideologia, per interessarle agli aspetti della situazione presente le cui conseguenze pesano innanzitutto proprio sulle donne, da sempre, le prime vittime di vicende economiche e politiche volute e perseguite dagli uomini.

L'iniziativa è partita dalle Donne della Resistenza dell'A.N.P.I. ed il tema era l'esame e la discussione sui problemi che più assillano e preoccupano la nostra vita, quali: il terrorismo, la delinquenza comune, il dilagare della droga, la crisi economica, la disoccupazione giovanile e femminile, ecc.

Ed è stato davanti ad un uditorio composto in grande maggioranza di donne, che i relatori, la Sen. Vera Squarcialupi e l'Avv. Brutto Dario, hanno introdotto gli argomenti accennati illustrandone le origini, le cause, le responsabilità ed indicando eventuali possibilità di soluzione.

Numerose le presenti che sono intervenute portando tutta una carica di preoccupazione, di denuncia e di rabbia, esprimendo condanna per le forze che nell'ombra tramano in vario modo per rendere sempre più difficile la nostra esistenza e ricacciarci indietro dalle conquiste così duramente realizzate in tanti anni di lotte e di sacrifici.

Nell'incontro è stato ribadito l'invito alle donne a contribuire col loro numero e capacità, largamente dimostrato nel passato, a potenziare e rafforzare lo schieramento democratico che si oppone allo sfascio di questa nostra Repubblica che, pur tra errori e difetti e lacune, rimane pur sempre una nostra grande conquista ed un fermo punto di partenza per la realizzazione della Costituzione nata dalla vittoria del 25 Aprile!

A.N.P.I. Calvairate

il 25 aprile a tecnomasiio italiano brown-bowerì

La celebrazione della resistenza in una assemblea al TIBB di P.le Lodi «La lotta per salvare la democrazia e la Costituzione, oggi come 34 anni fa, deve essere unitaria».

«La democrazia non è mai conquistata una volta per tutte. Va difesa sempre». Nelle parole del rappresentante del consiglio di fabbrica dell'Italsider di Genova — la fabbrica di Guido Rossa, trucidato dalle BR — è il senso della ricorrenza del 25 Aprile, celebrata con una affollata assemblea indetta dal C.d.F. nel salone mensa del TIBB di via Sannio. L'anniversario della Liberazione è stato ricordato così, senza retorica, lunedì 23 aprile, alla presenza di Giovanni Pesce,medaglia d'oro della resistenza, di Fabio Viparelli, sostituto procuratore della Repubblica, di esponenti politici e sindacali. Nelle parole degli interventi è viva la coscienza della gravità della crisi dei nostri giorni, crisi economica e istituzionale che vede però da parte della classe operaia, dei lavoratori una ferma risposta. La reazione alle gesta terroristiche — ricordiamo i funerali di Guido Rossa, la manifestazione per l'assassinio di Alessandrini per i cui funerali tutta Milano si è fermata — deve portare, ha detto Fabio Viparelli, all'applicazione della Costituzione. La classe operaia deve essere la leva per un cambiamento politico in tale direzione.

Un nuovo ruolo della magistratura — ha proseguito Viparelli — potrà realizzarsi se sapremo rinnovare le strutture dello Stato, oggi inadeguate rispetto al dettato costituzionale. Per tale motivo oggi buona parte dei magistrati è alleata delle classi lavoratrici. Superare i ritardi nel rinnovamento dello Stato significa difendere le istituzioni, ridare credibilità al Parlamento, alla magistratura, alle forze di pubblica sicurezza.

Nell'inadeguatezza dell'apparato statale cresce il terrorismo, che trova un terreno fertile nella crisi economica. Una crisi profonda che — ha detto Giovanni Pesce — va combattuta con lo stesso spirito unitario con il quale 34 anni fa si combatteva per resistere ai nazifascisti. Ed è, perciò, motivo

di preoccupazione che l'unità tra i partiti democratici realizzatasi negli ultimi anni sia stata interrotta.

Per questi motivi — ha proseguito Pesce — la celebrazione del 25 aprile non è una formalità, bensì è un momento di lotta per salvare la democrazia, in giorni in cui assassini e attentati dinamitardi hanno funestato la città di Roma (ricordiamo l'assassinio fascista del giovane comunista Ciro Principessa e la bomba che ha distrutto parte del Campidoglio), mentre è vivissimo ancora il rimpianto per Guido Rossa — la cui figura è stata ricordata all'assemblea da un suo amico compagno di lavoro — e per Emilio Alessandrini, assassinato a poche decine di metri dal TIBB. E ancora nei giorni scorsi la nostra città è stata colpita con l'assassinio da parte di terroristi del giovane agente della Digos Andrea Campagna.

L'Italia attraversa oggi — ha detto un membro del C.d.F. del TIBB — un momento particolarmente critico: il rinnovo dei contratti di lavoro e le elezioni politiche ed europee, se da una parte devono rappresentare un grosso momento di rinnovamento della società, dall'altra sono l'occasione, per i terroristi, di scatenare una offensiva eversiva tesa a rompere l'unità delle forze politiche e sociali e a battere il progetto della classe operaia. Per questo motivo — ha detto il rappresentante del consiglio di fabbrica — occorre aumentare la vigilanza nelle fabbriche e fuori di esse.

Gli operai del Tecnomasio italiano Brown Boveri — la cui tradizione antifascista, il cui tributo di sangue durante la Resistenza sono noti alla popolazione della zona — si impegnano perché non vadano sconfitti i progetti di rinnovamento del Paese, che trovano base vitale nella forza della classe operaia.

Al termine dell'assemblea sono state deposte corone alla lapide che ricorda i caduti della guerra di Liberazione.

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CONSIGLIO DI ZONA

Il presidente vuole "far tacere" i cittadini

Nella riunione del 28 marzo del Consiglio di Zona 4 il nuovo presidente Avv. Jovane, socialdemocratico, eletto, come ricordiamo, con una ristrettissima maggioranza (neppure sufficiente a termine di regolamento), si è reso protagonista di una gravissima provocazione nei confronti del pubblico presente.

Al termine di una votazione su una licenza edilizia, si accendeva una lunga polemica procedurale tra i partiti sul risultato della votazione, e lo stesso conteggio dei voti risultava errato. Tutto ciò cadeva nel più completo disinteresse del pubblico, abbastanza silenzioso, quasi rassegnato a queste ennesime lungaggini e a chi abusa della sua pazienza. Quand'ecco che l'Avv. Jovane decideva di ravvivare la serata chiedendo l'intervento dei vigili perché facessero tacere il pubblico. Ciò provocava l'indignata reazione dei presenti che esprimevano i loro apprezzamenti sull'operato del presidente, il quale arrivava perfino a chiedere l'intervento della forza pubblica. Solo il senso di responsabilità dei cittadini, dei vigili e degli agenti di PS., impediva che l'inqualificabile atteggiamento del presidente avesse più gravi conseguenze. Ancora una volta dobbiamo chiederci se questa presidenza, imposta alla zona dai vertici cittadini dei partiti, e provéniente da un partito, quello socialdemocratico, sempre assente dalla vita politica del quartiere, non serva altro che a screditare il decentramento e i partiti che l'hanno sostenuta. Dobbiamo ancora una volta chiederci se non sia possibile tornare indietro, prima che si ripetano altre «gaffes», e se non sia ora che PCI e PSI smettano di sostenere elementi come l'Ass. Sirtori o l'Avv. Jovane che non fanno altro che creare consenso verso la D.C.

Altri due episodi hanno allietato :'ultimo C.D.Z.: infatti per quanto riguarda l'approvazione del nuovo regolamento interno, si è voluto ridurre la partecipazione dei cittadini, tra-

sformandoli in silenziosi e inutili ascoltatori, che non devono disturbare i lavori (?) dei soliti specialisti. Si è perciò deciso di limitare l'intervento del pubblico nella prima mezz'ora di ogni seduta, respingendo la proposta dell'Arch. Rossi (D.P.) che suggeriva che il pubblico potesse intervenire durante tutto il dibattito (previa alzata di mano e in merito agli argomenti all'ordine del giorno). Ugualmente veniva respinta la proposta che i gruppi sociali e culturali della zona che partecipano attivamente alle Commissioni del C.D.Z. ne diventassero membri effettivi (cioè con diritto di voto): ancora una volta chi lavora alla base per il decentramento veniva considerato cittadino di serie B rispetto al rappresentante di partito (cittadino di serie A).

La seconda di queste proposte è stata approvata in altri Consigli di Zona (o ne è diventata consuetudine), spiace che nel nostro, invece, anche P.C.I. e P.S.I. siano stati contrari a questo allargamento della partecipazione e della democra-

zia.

Ultimo episodio della serata; il Consiglio d'Istituto del Liceo Einstein e il suo preside Georggiacodis negano al Consiglio di Zona l'uso dell'aula magna del liceo per tenervi un'assemblea sul problema della democrazia all'interno dell'Einstein, così come precedentemente l'avevano negata alla Commissione Cultura del CDZ, che voleva svolgervi conferenze e proiezioni cinematografiche. Ma ancora una volta il C.D.Z. non sa rispondere, a chi nemmeno lo riconosce come organismo istituzionale, che con sterili manifesti di protesta è già si prepara a subire il divieto spostando l'assemblea al Verri.

Ancora una volta l'arroganza dimostrata dal C.D.Z. nei confronti dei semplici cittadini, diventa servilismo e attendismo quando ci si trova di fronte i reazionari che gestiscono ('Einstein. Il «leone» diventa «agnello» e democrazia e partecipazione restano sulla carta.

RENATO MANZONI

Dopo il «sei politico» in condotta dato ad alcuni studenti che avevano partecipato ad azioni di picchettaggio durante la manifestazione per l'assassinio del magistrato Emilio Alessandrini, il preside del Liceo Einstein Prof. Georgiacodis ed il presidente del Consiglio d'Istituto Dott. Mormone, fanno ancora parlare di sé nella zona ed ancora per cose fastidiose.

In una delle tante sedute del Consiglio d'Istituto, convocate allo scopo di rispondere negativamente alle richieste di agibilità delle strutture scolastiche del Liceo avanzate dal Consiglio di zona e dalle Organizzazioni sindacali, essi hanno affermato che l'On. Giolitti sarebbe intervenuto presso il Liceo Einstein in occasione della commemorazione del 25 aprile e che il Sindaco di Milano Carlo Tognoli avrebbe chiesto di inaugurare un monu-

mento all'interno del Liceo stesso.

In seguito a tali affermazioni, alcuni cittadini della zona, pensando e credendo ad un appoggio o copertura politica del Partito Socialista Italiano a sostegno dello stile di direzione del Liceo Einstein, si sono rivolti alla locale sezione «R. Morandi» del P.S.I. per chiedere chiarimenti. La segreteria della Sezione, oltre a dichiarare false tali affermazioni, ha anche categoricamente escluso, a nome dell'intero Consiglio direttivo, che esponenti socialisti possano aderire ad inviti del preside o dei dirigenti dell'Einstein, fintanto che verrà mantenuto da parte della direzione del Liceo l'attuale atteggiamento di totale chiusura e di rifiuto verso le istanze di partecipazione sociale avanzate degli organismi democratici della zona.

La sezione «Morandi» del P.S.I.

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ata l'inchiesta sugli anziani

Per motivi di spazio, a causa delle prossime elezioni spostiamo al numero di Giugno il dibattito sugli anziani

L'imminenza delle elezioni politiche ha scombinatq un po' i programmi del nostro giornale, per la necessità di svolgere la necessaria opera di informazione in vista delle votazioni; le modifiche apportate all'impaginazione del numero di maggio ci impediscono di pubblicare le -Me pagine sul problema degli anziani che avevamo annunciato sul numero scorso. Preferiamo comunque rimandare di un mese questa pubblicazione piuttosto che ridurre lo spazio necessario per iniziare a trattare in modo sufficientemente ampio questi temi di così grande importanza per molta parte della popolazione della zona; approfitteremo di questo forzato intervallo per ampliare i contatti con le persone interessate e cercare ulteriori dati conoscitivi. Anticipiamo che verso la metà di maggio organizzeremo un incontro con gli anziani della zona e con le associazioni cui questi fanno riferimento, per sentire direttamente dalla loro voce quali sono i problemi più sentiti e quali proposte possono immediatamente sfociare in qualche iniziativa; l'incontro verrà organizzato in collaborazione con la Sottocommissione Anziani del Consiglio di Zona e ne sarà tempestivamente data comunicazione. Intanto ci sono già giunte numerose telefonate e lettere, alcune delle quali molto significative, che nei limiti dello spazio a disposizione cercheremo di pubblicare: invitiamo ancora tutti a scriverci o a mettersi in contatto con noi per ampliare il più possibile il dibattito che vogliamo iniziare sull'argomento. Gigi Bianchi

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In occasione dell'Anno Internazionale del bambino e dell'8° Convegno dei Sindaci dell'e grandi città del mondo, i delegati hanno visitato le strutture per il gioco realizzabile dall'Amministrazione Comunale sull'area del verde vivo.

Allo scopo di sollecitare un dibattito su argomenti di attualità, queste colonne ospitano le opinioni di persone o di gruppi con l'intento di contribuire alla formazione di un cosii ittivo dibattito. Quanto pubblicato può non rappresentare l'opinione della edazione de ‹,Il Dialogo».

UN GOVERNO NUOVO PER RENDERE LE DONNE PROTAGONISTE

Una riflessione sul movimento femminile in vista del voto del 3 e del 10 giugno. La lotta delle donne e le conti addizioni del capitalismo.

L'amore, il rapporto uomodonna, la famiglia, la sessualità sono temi che è necessario analizzare, in vista delle prossime elezioni, non solo e non tanto perchè rivelano e portano allo scoperto il rapporto esistente nella nostra società fra organizzazione della vita sociale e organizzazione della produzione: è in questo rapporto che le questioni considerate «personali» assumono valore politico. La conquista di una identità sociale è l'unica garanzia per la donna di uscire dalla crisi individuale, di coppia, familiare.

Per questo va sottolineato che l'esclusione della donna dal lavoro socialmente organizzato, insieme alla tradizionale divisione dei ruoli dei sessi, è innegabilmente una delle cause storiche che determinano la sua condizione subalterna, non solo in termini di dipendenza economica, e quindi necessariamente psicologica, nei confronti dell'uomo, ma anche di pesantissima limitazione di ogni potenzialità espressiva nella famiglia, nella vita pubblica e nella vita politica.

Sono di questi ultimi anni le battaglie del movimento delle donne per il diritto al lavoro e ad una effettiva parità uomodonna, e anche quelle leggi che dovrebbero consentire una vita migliore, come il nuovo diritto di famiglia, il riconoscimento da parte dello stato del valore sociale della maternità con la legge sulla tutela della lavoratrice-madre: l'affermazione del valore autonomo della sessualità vissuta distintamente dal momento della procreazione (vedi legge 194 sull'interruzione della gravidanza); il diritto all'informazione e alla gratuità della contraccezione; tematiche ideali e di costume che dovrebbero trovare un punto di realizzazione nel consultorio familiare. Ma si è visto come, soprattutto negli ultimi tempi, con l'aggravarsi della crisi politica, con il ritorno su posizioni esplicitamente conservatrici della DC, senza una continuità nelle lotte da parte delle donne e senza l'aggancio al discorso di fondo sulle sorti dello Stato, dell'economia, della democrazia nel Paese, queste leggi sono state in parte inapplicate. Le conquiste delle donne hanno aperto nuove contraddizioni nel sistema di produzione capitalistico. La parte più conservatrice del padronato tenta di vanificare e di non rispettare la legge della parità nel lavoro all'interno delle aziende e delle fabbriche: ciò rende evidente l'attualità del discorso sul ruolo della donna nel mondo del lavoro. Il fenomeno della economia

Ci è giunta dagli abitanti dello stabile di via Burlamacchi 11 lo scritto che segue. La segnalazione è stata inviata al Sindaco, agli assessori Sirtori, Ferrario, Accetti ed al Consiglio di zona 4.

Rispetto ai tanti problemi che l'Amministrazione comunale di Milano dovrebbe risolvere, la questione dei cani parrebbe 'di secondaria importanza. Ma per un gruppo di cittadini abitanti in via Burlamacchi 11- zona n. 4 — non è così.

«sommersa» relega ancora una volta la donna fra le pareti di casa in un lavoro doppiamente sfruttato, il lavoro nero, senza alcuna protezione sindacale. Per queste ragioni è necessario chiamare alla lotta per l'occupazione tutte le masse di donne emarginate, cioè tutte insieme le disoccupate, le lavoranti a domicilio supersfruttate, le stagionali, le donne laureate e diplomate che fanno i più disparati e sottopagati, le contadine, le lavoratrici a parttime, le donne che neppure si mettono in lista all'ufficio di collocamento perchè disperano di trovare un'occupazione, e soprattutto quelle che dalla crisi sono state costrette a rinunciare alla loro attività (si pensi al caso Lagomarsino).

Inoltre vediamo come la maggioranza del personale medico e paramedico si sia arroccata nella difesa dei propri privilegi e profitti economici, con l'appoggio di movimenti conservatori e moderati (ad esempio il Movimento per la vita) e con il sostegno politico e ideale della Democrazia cristiana, rendendo nella maggioranza degli ospedali italiani inapplicabile la legge sull'interruzione della gravidanza, facendo così ricadere sulle spalle delle donne il lacerante problema dell'aborto clandestino.

E' da sottolineare peraltro che il lavoro extradomestico delle donne non porta, nella maggioranza dei casi, ad un superamento dei ruoli nell'ambito familiare, in quanto il lavoro domestico rimane quasi sempre a suo totale carico. Così il doppio ruolo delle donne spesso peggiora sia il rapporto di coppia che il rapporto con i figli; inoltre l'assenza nel nostro Paese — causata dalla DC — di servizi sociali (asili nido, consultori, scuole ecc.) idonei e sufficienti rende i suoi compiti estremamente faticosi e pesanti.

E' essenziale per la crescita e il cambiamento della società che il movimento delle donne abbia propri momenti autonomi di elaborazione e proposizione di contenuti qualitativamente diversi.

Solo con la ricerca dell'unità tra le masse femminili, il movimento operaio e le forze realmente progressiste può andare avanti la nostra battaglia ideale e culturale.

Per risolvere i grandi problemi delle masse femminili qui descritti, per conquistare la reale e totale emancipazione delle donne è indispensabile il cambiamento ed il rinnovamento profondo delle strutture del Paese in senso socialista.

E' per questa ragione che, in occasione delle elezioni politiche ed europee, è necessario un voto qualificante: meno voti alla DC e più voti a quei partiti di sinistra che si sono fatti carico dei nostri problemi e ci sono stati a fianco nelle nostre lotte.

Si è venuti al dunque e ci si è posti questa domanda: «Perchè e chi deve subire costantemente le conseguenze della presenza di queste povere bestie non fatte certo per la vita cittadina?». Davanti al nostro stabile e all'albergo Mediterraneo ci sono tre minuscoli prati (eufemismo), nei quali tutti i proprietari di cani, sia della casa che del circondario, portano più volte al giorno i loro animali a fare liberamente (senza guinzaglio nè museruola) le loro «sgambate» con l'evidente risultato di aver ridotto aiuole e marciapiedi a un vero letamaio.

Se tutto questo è ammesso dalle vigenti norme dell'igiene e della decenza allora si cestini pure la lettera; in caso contrario si tenga presente che noi (che pur amiamo e rispettiamo gli animali) con la stessa presentiamo formale denuncia contro questo dilagante degrado, questo attentato all'ambiente e di conseguenza alla salute delle persone, in quanto li riteniamo un vero e proprio sopruso ed insulto al vivere civile. Infatti tutto ciò, oltre ad offendere la dignità dell'adulto, limita, se non addirittura impedisce, la libertà di movimento dei bambini, che, mancando di sufficienti spazi verdi a loro esclusivamente riservati, sono costretti a giocare sui marciapiedi, con grave pericolo per la loro salute in quanto, specie nella stagione calda, da essi esalano miasmi e microbi.

Si vuole dunque che gli organi competenti emanino ma soprattutto facciano applicare disposizioni atte ad eliminare tali disdicevoli e irriguardosi invonvenienti, prima che i singoli, esasperati da una situazione ambientale igienicamente inaccettabile, ricerchino da sè provvedimenti che risolvano la questione.

Suggerimento: Oltre ad applicare la tassa sui cani, si dovrebbero infliggere sanzioni amministrative decisamente pesanti a carico dei loro proprietari, i veri responsabili dello scempio e del sudiciume di già ridotte e malridotte aree verdi e di zone pedonali non agibili ai mezzi meccanici adibiti alla periodica pulizia stradale.

Considerazione: Non è una contraddizione assegnare la multa al proprietario di una autovettura dimenticata, certamente per distrazione, nella via la notte della suddetta pulizia delle strade imbrattate dalle cartacce e invece permettere che altri volutamente e impunemente deturpino con ben altro lo spazio pubblico?

Ora si rimane in attesa dei risultati che non dovrebbero tardare purchè buona volontà e normale buon senso vengano impegnati seriamente e costantemente da chi ha i mezzi à e l'autorità per farlo.

P.S. Si rende inoltre noto che è nostra ferma intenzione divulgare questi concetti attraverso emittenti libere, allo scopo di sensibilizzare altre persone, e sono già molte, su un problema da non sottovalutare.

Caro Maggi, In Via Carabelli abbiamo un asilo che confina con viale Puglie e con via Venosa. Alcuni inquilini mi hanno comunicato verbalmente che dal lato di via Venosa sono stati iniziati dei lavori di costruzione, poi sospesi, e che ora lì si trova un vero e proprio immondezzaio. Incredulo, sono andato personalmente a vedere e con grande amarezza ho visto topi e altri spiacevoli animali, in quanto a distanza di circa metri 50 dall'asilo c'è un piccolo canale scoperto che da via Venosa esce in via Tertulliano, vicino alla ditta VARTA: una vera fogna tura. Ora io chiedo alle massime autorità di provvedere con urgenza ad iniziare i lavori per la copertura di questo piccolo tratto di canale e fare ingiunzione alla proprietà, che ha iniziato i lavori poi sospesi di pulire questo immondezzaio che è a ridosso dell'asilo.

Signori, Nello scorso Ottobre si apprese dai quotidiani di Milano che finalmente, in occasione della ricorrenza del 4 Novembre 1978 per commemorare la data di 60 anni or sono quando i soldati e i marinai d'Italia vinsero quella prima guerra mondiale, si sarebbe provveduto ad aumentare quel risibile e umiliante «assegno vitalizio» di L. 60.000 annue concesso 10 anni or sono a tutti noi «superstiti»

SPORT:

La mancata attenzione che viene data ai problemi dello sport è comprovata dal fatto che la commissione sport del nostro consiglio di zona non viene convocata da oltre 4 mesi.

Ciò è dovuto in massima parte alla totale latitanza del coordinatore, il democristiano L. Pacilli, le cui apparizioni anche in consiglio di zona sono state scarsissime. Non discutiamo sul fatto che il Signor Pacilli possa avere altri importanti impegni al di fuori del consiglio di zona, ma in questo caso avrebbe dovuto esserne a conoscenza anche prima e avrebbe quindi dovuto rinunciare a prendersi un impegno, quello di consigliere di zona, che sapeva di non poter rispettare. Questo ovviamente non riguarda soltanto il democristiano Pacilli, ma anche altri consiglieri di zona che si sono fatti

Cavalieri di Vittorio Veneto portandolo a Lire 200.000 annue.

Di tale aumento più che ragionevole, credo, dopo questi anni di aumenti in tutti i rami, compreso quello delle pensioni, che non vi dovrebbero essere più ulteriori discussioni né rinvii, considerando specialmente che i miei colleghi «superstiti» Cavalieri di V. Veneto vanno lentamente e naturalmente spegnendosi, (e, lasciatemi dire il più lontano possibile, anche il sottoscritto).

Ora, si potrà mai sapere di chi è stata tale lodevole iniziativa e che fine ha fatto?

Chissà che qualche candidato a deputato alle prossime elezioni politiche non si faccia vivo, magari con la speranza di accaparrarsi il nostro voto! Mah!

Tanti cari saluti

Cav. Capt. Franco Sacchi

Al Dialogo, In un precedente numero de «Il Dialogo» avevo letto con sollievo che, dopo la sistemazione di piazzale Imperatore Tito, sarebbe finalmente venuto il momento di sistemare anche piazzale Cuoco.

Ora nell'elenco delle spese previste dal Consiglio di Zona coi fondi del bilancio sociale d'area, non c'è nessuna voce relativa alla sistemazione di questo sconcio di piazzale. Spero di leggere qualcosa in merito nel prossimo numero. Distinti saluti.

Carla Simonelli

notare soprattutto per le loro continue assenze. Tutto quello che si chiede ai nostri consiglieri è soltanto serietà, il che vuol dire, in parole povere, essere sempre presenti in consiglio di zona.

E' da salutare invece con soddisfazione la realizzazione di un attrezzato campo giochi nell'area di Via Monte Cimone; campo giochi che non deve però essere lasciato, come già successo in passato, a se stesso. Abbiamo visto con disappunto che alcune delle attrezzature (in particolare molti canestri di basket) sono già state manomesse e riteniamo dunque necessario che le riparazioni siano fatte con la maggiore celerità possibile onde evitare che quest'ottima attrezzatura ripiombi nel degrado che le era usuale fino ad un anno fa.

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