mensiledipolitica cultura attuaib della zona 17
Anni '80 quale Milano?
Nel mese di dicembre si sono tenute in ogni zona del decentramento comunale delle pubbliche assemblee sulla situazione amministrativa indette dai Comitati di Zona del P.C.I..
A questo proposito abbiamo rivolto alcune domande a Virgilio Canzi, Segretario cittadino del PCI.
Come intende il PCI affrontare i temi della politica amministrativa?
Avvertiamo in primo luogo, la necessità di condurre un esame franco ed approfondito della attività svolta dal Comune e dagli organi del decentramento negli ultimi 3 anni. E di condurlo alla luce
UN BILANCIO PER CASA, TRASPORTI, ECOLOGIA E DECENTRAMENTO
3 MILIARDI PER LA ZONA
del sole; quindi, non soltanto tra i comunisti, ma anche insieme ai cittadini e con il concorso della critica e della proposta delle organizzazioni sociali e politiche. Consideriamo, in secondo luogo, la fase attuale del decentramento amministrativo una fase qualitativamente nuova, dopo la nomina dei consigli di zona e mentre si avvia a conclusione il trasferimento delle deleghe dal Comune agli organi decentrati. la gestione dei poteri attribuiti e lo sviluppo della partecipazione dei cittadini alle scelte pubbliche sono, a nostro parere, il terreno sul quale misurare nel concreto e fin dai prossimi mesi la capacità del sistema democratico milanese. Riteniamo, in terzo luogo, i,l,prossimo bilancio di previsione del Comune, il Bilancio 1979, decisivo nella realizzazione del programma amministrativo che la Giunta si è dato con la sua formazione nel 1975.
Qual è il quadro di riferimento all'azione amministrativa? Il quadro di riferimento di cui Milano mancava, per l'inefficienza e la permanente crisi che hanno caratterizzato il centro - sinistra, è stato predisposto e sta per essere completato dall'attuale Giunta democratica: il PRG, il regolamento del decentramento, il Bilancio di verità, con l'accertamento delle reali disponibilità finanziarie, il Piano dei trasporti, il programma ecologico, il riordino del settore socio - assistenziale. E oggi possibile accelerare gli interventi nella estensione dei servizi e delle opere civili. e sociali, e nella gestione decentrata ai Quartieri di una quota rilevante del Bilancio stesso. Pensiamo infine, sia oggi più che mai necessaria una seria riflessione sul futuro di Milano e dell'area metropolitana milanese e sul ruolo in Lombardia, nel Paese, nella comunità europea. Una riflessione non sulle formule del futuro governo come usa fare la DC per sfuggire alla realtà, ma sui problemi acuti di ogni ordine che sono posti e sempre più si porranno in un tessuto urbano e sociale così compromesso come il nostro dalla politica miope seguita proprio dalla DC e dai suoi alleati prima del 1975. A questa riflessione le nostre assemblee pubbliche intendono dare avvio e chiamare a contribuirne l'energie grandi di cui Milano non manca.
Con queste vostre iniziative formai( segue a pag. 2 )
Il bilancio comunale in parte diviso per zone. 3 miliardi da spendere per la 17 in base alle scelte del Consiglio di Zona. Un'occasione di democrazia e partecipazione effettive. Oltre ai 3 miliardi gli interventi di carattere comunale e complessivo.
Mercoledì 13 dicembre 1978 alla sala della Balla al Castello Sforzesco il Sindaco Carlo Tognoli, il vicesindaco Vittorio Korach, gli assessori Antonio Taramelli e Pillitteri hanno presentato all'assemlea dei consiglieri di zona milanesi la proposta di bilancio preventivo 1979 ed alcune delibere - quadro.
Il tutto dovrà essere discusso dai consigli di zona che dovranno fornire pareri e proposte nel merito, nonché fattive decisioni.
Ma il momento non è di ordinaria amministrazione in primo luogo perchè le delibere - quadro danno poteri e strumenti decisionali al decentramento nei vari campi, in secondo luogo perchè con il bilancio '79 sulla base di un sostanzioso risanamento delle finanze del Comune e delle Aziende municipali, si espandono gli investimenti fino a circa 338 miliardi circa.
Di questa cifra 95 saranno destinati al finanziamento del piano dei trasporti, 40 miliardi all'edilizia popolare, 34 miliardi per l'ecologia, 50 miliardi per la gestione autonoma da parte dei consigli di zona.
In concreto questi soldi serviranno per costruire nuove case popolari e per il recupero di quelle degradate (tra cui le case in muratura del villaggio dei Fiori), per iniziare la costruzione della terza linea della MM e dare alla 90-91 una sede protetta come filovia, prolungare la MMI da Zurigo a Bisceglie e dotarla di un ampio parcheggio per auto, per risanare le acque inquinate, evitare ricorrenti allagamenti con opere idrauliche, recuperare e utilizzare i rifiuti solidi urbani, per dare ai Consigli di zona finanze adeguate per affrontare i problemi delle circoscrizioni.
Entro il 31-1-79 il consiglio di zona dovrà decidere un programma di spesa, una specie di bilancio di zona che nella 17 avrà un valore monetario pari a 3 miliardi e 40 milioni. La distribuzione delle risorse finanziarie è avvenuta secondo una stima di massima dei bisogni delle varie zone che sono state collocate in tre categorie:
Minimo disagio: I - 3 - 6 - 11 forte disagio: 7 - 8 - 10- 15- 1618 - 20
Perchè l'affermazione "la periferia è orrenda!", più che vera o falsa, ci appare semplicistica. Alla ricerca della cultura e dell'arte della periferia storica, per la costruzione di una storia operante della parte produttiva di Milano.
3) medio disagio: 2 - 4 - 5 - 9 - 1213 - 14 - 17 - 19
Le varie quote assegnate alle zone sono elencate nella tabella B tre miliardi e 40 milioni è solo il limite minimo, esso non è rigido anche se certo non è possibile stravolgerlo radicalmente.
Dunque il Consiglio di zona non si limiterà a contribuire a determi-
nare gli indirizzi generali del bilancio ma decidere autonomamente il bilancio della zona articolato in precise opere e interventi corredati dei loro costi in base ad un preziario standard fornito dll'amministrazione comunale, ed esercitando successivamente un controllo sulla fase esecutiva. L'ambito decisionale ( segue a pag. 2 )
Il muro racconta
A settembre i giovani della Consulta si sono ritrovati per rilanciare l'attività, l'aggregazione tra i giovani, la collaborazione tra ragazzi di formazione politica e culturale diversa, il dibattito. Dopo alcune riunioni interlocutorie si è deciso di riunire le commissioni e convocare poi la Consulta per discutere l'elaborazione delle varie commissioni.
La redazione del giornale murale è appunto una di queste commissioni; lavorano giovani comunisti, cattolici e indipendenti.
Il giornale murale ha come compito fondamentale l'aggregazione tra i giovani, è quindi uno strumento di confronto e dibattito, è uno strumento anche di lavoro e confronto comune per i giovani di formazioni diverse...: UN ESERCIZIO DI DEMOCRAZIA.
Abbiamo così formato una redazione di una decina di persone: ad ogni persona fa riferimento un centro di interesse ed ogni redattore deve formare un gruppo di lavoro e cercare vari collaboratori e sostenitori del giornale.
Le sezioni sono:
- lavoro / disoccupazione
- fumetto / disegno
- droga
- problemi religiosi
- musica
- informazione della realtà della
zona 17
- teatro / poesia
- satira
- sport
- problemi femminili
- scuola
- fotografia /arti
In realtà i redattori non si sono ancora suddivisi rigidamente le sezioni e stanno elaborando il primo numero in maniera collegiale, perchè è evidente che nessuno di noi,è ancora in grado di "animare" una sezione.
Per chiarire il modo di lavoro che il giornale si pone come obbiettivo, faremo l'esempio della sezione musicale: il nostro redattore con i suoi collaboratori ha pensato
di formare una biblioteca della musica divisa per generi: rock, jazz, pop, ecc.., e di avviare un mercato scambio del disco. Inoltre, si promuovono incontri fra tutti i giovani che si interessano di musica e che suonano organizzando manifestazioni musicali autogestite dai giovati. Quello che poi apparirà sul giornale sarà la cronaca, l'informazione, al limite la satira (magari fumenata) del lavoro della sezione musica.
Un analogo lavoro è concepito per altre sezioni: incontri, dibattiti, seminari per giovani che si interessano di poesia, di fumetto, ecc.
Nelle sezioni che si occupano di problemi più generali tipo lavorodisoccupazione, droga, problemi femminili, il lavoro sarà diverso; sul giornale appariranno saggi, interviste, cronache, con uno stile giornalistico adeguato ad un grande murale.
Il giornale si pone l'obiettivo di essere autofinanziato; a questo scopo saranno indette numerose feste, concerti, incontri, manifestazioni di vario tipo il cui fine naturalmente sarà quello dell'aggregazione fra i giovani e che saranno espressione del lavoro delle diverse sezioni ma che devono garantire al giornale l'autonomia e indipendenza economica.
Questo il programma iniziale del giornale che man mano che procederà si evolverà e realizzerà una sua specifica modalità di lavoro.
Nostro Ü obiettivo : far uscire il primo numero intorno a capodanno; poi faremd una grande iniziativa, una festa di lancio e di sostegno. Con una frequenza mensile o bisettimanale il nostro giornale animerà i muri tristi della nebbiosa zona 17.
Un appello ai giovani che sono interessati al nostro lavoro, di mandare poesie, disegni, saggi, di informarci delle diverse inziative, insomma di collaborare con noi al giornale murale.
La Redazione
Spedizione in abbonamento postale gr. III - (70%) PARTITO COMUNISTA ITALIANO Comm. Stampa e Propaganda Via Volturno n. 33 'O14 — MILANO SCUOLA & UNICEFPPG3 Per amare Milano ANCORA PIANO REGOLA TOREFAG9 Biblioteca COSfein ultima Zona 17: canestro! SPORT IN ULTIMA INSERTO SPECIALE Elogio della periferia
Anno III - N.1 Gennaio 1979
L. 300 Esce il primo di ogni mese
INTERVISTA A VIRGILIO CANZI
IL GIORNALE MURALE DELLA CONSULTA GIOVANILE
IL DICIASSETTE/POLITICA_ &ATT „ALIT-k
DALLA PRIMA
DALLA PRIMA
Milano anni ottanta 3 MILIARDI PER LA ZONA
mente aprite la campagna elettorale?
Con le assemblee pubbliche di dicembre non apriamo la campagna elettorale nè politica, nè amministrativa. Il partito della crisi nel Paese è formato da quei gruppi che ritardano l'applicazione delle intese raggiunte e ne rimettono continuamente in discussione il significato di solidarietà di fronte alla emergenza. Il partito che a Milano ha già aperto la campagna elettorale è la DC, per sfuggire al confronto sui problemi, per puro spirito di rivincita e per recuperare le lacerazioni al proprio interno sul terreno del patriottismo di partito.
Cosa pensa il PCI della discussione interna alla DC?
Noi siamo attenti alle vicende interne alla DC milanese, alle differenziazioni esistenti nelle valutazioni delle cose nazionali e locali, ma non possiamo non sottolineare che il volto che la DC milanese presenta è solamente quello della contrapposizione frontale per un interesse di bottega. Un posizione, questa, che indebolisce la stessa linea della DC nazionale di intesa fra le forze dell'arco costituzionale e di rinnovamento interno portato avanti da Zaccagnini. È un atteggiamento che ha accentuato l'isolamento della Dc milanese negli schieramenti politici
e sociali nella città, conquistando simpatie solamente nei settori delle nuove e vecchie forze della conservazione mentre non ha scalfito la proficua collaborazione in atto fra le forze che hanno dato vita alla Giunta democratica. Questo sfuggire della DC dal confronto sui problemi di oggi e dello sviluppo della città, marcato in modo particolare al convegno di Bruzzano e dalle successive interviste rilasciate da Erigerlo e da Garocchio, è un punto di debolezza e non di forza.
Quale può essere il futuro di Milano?
Senza dubbio il futuro di Milano non può essere ridotto alla ripresentazione di una formula logora come quella del centro sinistra. O si andrà ad una soluzione più arretrata del quadro politico milanese, ad uno spostamento a destra, comunque venga camuffato lo schieramento - ed è questa la soluzione per cui lavora la DC milanese - oppure si dovrà percorrere la strada avviata con la formazione della Giunta democratica nel '75, la strada cioè della estensione della solidarietà fra le forze politiche e sociali per dare continuità e consolidare il governo democratico di Milano.
Ed è questa la proposta che noi avanziamo
INIZIA CON QUESTO ARTICOLO UNA SERIE
DI SERVIZI SULLE ELEZIONI EUROPEE. NEI PROSSIMI NUMERI PUBBLICHEREMO LE POSIZIONI DEGLI ALTRI PARTITI DELLA ZONA.
ELEZIONI EUROPEE
Il tempo sta passando e si avvicina sempre più la data che ci vedrà tutti impegnati per le elezioni del parlamento europeo.
Sarà quello un avvenimento di notevole portata e di importanza storica eccezzionale. Dobbiamo affrontarlo con la simpatia e la fiducia necessaria spogliandoci da falsi preconcetti di natura restrittiva e personalistica ma vederlo come un allargamento dei nostri confini nazionali laddove le nostre forze politiche che lo rappresenteranno sapranno portare "avantiun discorso di valori civili e sociali che servono a farci riguadagnare prestigio e successo.
L'elezione del parlamento europeo è lo sbocco indispensabile sia sotto il profilo economico - sociale che sotto il profilo politico - legislativo; economico - sociale perchè in una omogeneità di situazioni produttive si possa disporre di un supporto forza con le altre grandi potenze economiche che condizionano i mercati, ed avere maggiore autonomia e libertà di movimento - politico - legislativo - perchè valorizzi ancor di più l'aspetto umanistico e si adopri per consolidarlo attraverso l'imposizione legislativa.
A tutto ciò si aggiunga i vantaggi di una nuova dimensione legislativa, che potrà mettere più ordine in alcune situazioni tanto aleatorie come quelle che si presentano attualmente. Noi come Socialdemocratici vediamo con particolare attenzione l'avvenimento perchè por-
ta all'affermazione politica del nostro simbolo e della nostra ideologia, che vuole essere principalmente di difesa dei valori della libertà, della democrazia e di una corretta giustizia sociale. È stato recentemente deciso l'ingresso del nostro paese nel S.M.E. seppure con delle perplessità, ma ciò è da considerare comunque un risultato apprezzabile perchè significa un ulteriore passo avanti verso il traguardo del prossimo anno; dobbiamo ofa proseguire decidendo come dovrà essere utilizzato e programmato l'avvenimento che sta per compiersi.
Sebbene si sia convinti che tale avvenimento sia sicuramente foriero di apprezzabili vantaggi dobbiamo anche preoccuparci affinché si compia tenendo conto di tutte quelle particolarità che caratterizzano il nostro paese, cercando di darle la giusta soluzione. Per ultimo ritengo doveroso affermare che l'elezione del Parlamento europeo vuol essere anche una verifica di un equilibrio politico che merita al di fuori dei confini nazionali una valorizzazione più confortevole e weritiera laddove il Partito Socialdemocratico è più giustamente rappresentato.
Concludo auspicando che la nostra fiducia, il nostro entusiasmo e la nostra simpatia venga meritatamente premiata con un grosso successo elettorale.
G. Greco Capogruppo P.S.D.I.
Gianmarco Cravero
del consiglio di zona è quello degli interventi di carattere zonale: i consultori, i centri di assistenza domiciliare agli anziani, gli asili - nido, i centri sociali e civici, le biblioteche, le scuole materne, medie, elementari, le manutenzioni delle strutture zonali, il verde di zona, etc.
Toéca ora al Consiglio di zona, ai partiti, ai sindacati, ai cittadini e alla loro pa átecipazione consapevole il compito di non liMitarsi a spinte settoriali e di campanile, ma
di intervenire in modo equilibrato sui problemi più importanti e urgenti che possono cambiare la città e la zona dando concretezza a questa che è di fatto una svolta storica nella vita del decentramento, costruire un nuovo modo di fare politica meno fumoso ed ermetico, sottrarsi a molti che continuano di fronte a questa crisi a fare meschini calcoli di bottega. Questo è un passo in avanti importante ma non è un miracolo che elimina ogni problema: in particolare la non suffi-
ciente produttività ed efficienza della macchina comunale, i tempi della burocrazia, sono tali da mandare nel tempo ogni scelta anche se ultimamente si sono accorciati.
á
È quindi necessario combattere le resistenze politiche e quelle burocratiche con la lotta dei cittadini e delle loro organizzazioni, incalzando costruttivamente in modo che ogni decisione sia portata avanti con coerenza e rapidità.
LA RIORGANIZZAZIONE DEI CONSIGLI UNITARI DI ZONA
È stata raggiunta dagli esecutivi confederali CGIL - CISL - UIL milanesi un'intesa per una nuova vita - politica e sindacale - dei Consigli Unitari di Zona (CUZ).
L'intesa raggiunta ha avuto una "gestazione" di quasi due anni: troppo è il periodo trascorso se non si tiene in considerazione lo stato di crisi in cui versa l'unità sindacale oggi. Ma pensiamo che ogni recriminazione sul perchè di questo diventerebbe fuorviante; cioè, non coglierebbe tutto il significato politico dell'avvenimento. Perciò crediamo che bisogna partire col valorizzare (dalla fabbrica al territorio e viceversa) l'intesa raggiunta e partire subito col discuterla con i lavoratori e nel territorio; rendere l'intesa - attraverso una consultazione (e arricchimento) di massa - operante.
La esigenza nasce dalla constatazione che le difficoltà che si incontrano oggi nel costruire e portare avanti la politica sindacale, sono anche di carattere organizzativo. Non si possono combattere battaglie sui piani di settore, sulle piattaforme contrattuali, sulle pensioni, sul documento Pandolfi, sul decentramento produttivo e soprattutto per l'occupazione nel Mezzogiorno,
con le strutture sindacali esistenti. Quanto prima si prende atto di ciò, da parte di" tutto il movimento sindacale, più facile sarà portare avanti la politica di cambiamento scaturita all'assemblea dell'Eur.
Un'altra constatazione è che in questa epoca costellata da rapide trasformazioni economiche, sociali e culturali (e conseguente emarginazione sociale) non siamo riusciti a coinvolgere i giovani disoccupati delle leghe e le donne disoccupate per il lavoro, oltre ai giovani e gli studenti per la riforma della scuola. Lo abbiamo detto ripetutamente: vogliamo rendere queste forze protagoniste dei cambiamenti da determinare nella società e, nelle prossime occasioni di lotta, anche delle battaglie contrattuali.
Ultima constatazione (non per ordine di importanza, anzi) si deve tener conto che le ristrutturazioni aziendali, il comportamento padronale in generale e in partiucolare sul lato degli investimenti produttivi, tendono a caratterizzarein settori mai coinvolti - una organizzazione del ciclo produttivo fondata sulla dispersione produttiva, sul decentramento produttivo, sul lavoro a domicilio. Le conseguenze di queste ristrutturazioni incidono
drasticamente sulla composizione della forza - lavoro e della sua collocazione nella società, e possono produrre addirittura fenomeni di esaltazione di forme di sottoccupazione, di lavoro nero, di lavoro a doMicilio che interessa prima di tutto i giovani e le donne. A tutto ciò - ecco il punto che vogliamo sottolineare - occorre rispondere con delle iniziative politko - sindacale a livello di territorio, che cammini concretamente sul coinvolgimento dell'insieme dei lavoratori. Da queste considerazioni brevemente esposte, sgorga il nuovo ruolo sindacale - politico dei Consigli Unitari di Zona (CLIZ). Niente quindi divisioni di compiti con le catregori (la contrattazione alle categorie, il sociale ai CUZ), ma convergenza tra specifico che è proprio di ogni singola categoria e obbiettivi generali del Sindacato per le trasformazioni e il cambiamento. A questo guarda l'intesa. E noi siamo chiamati a renderla operante attraverso una vasta consultazione ed elezione democratica degli organismi dirigenti, per una svolta nella politica del sindacato nel territorio e nel Paese.
Aldo Saracino
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Direttore responsabile
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Daniele Calvi, Alessandro Finetto, Giorgio Fiorese, Gianfranco Gattini, Rosetta Gimbatti, Roberta Meroni, Ortano Valli
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Pubblicità: Gianfranco Gattini
Stampa: Coop. Il Guado Robecchetto con Induno (Mi) -Tel. 0331/881475
Hanno inoltre collaborato: Amilcare Ferrini
TABELLA B Zone Fondo in bilancio 7 1.975.000.000 10 5.065.000.000 20 4.335.000.000 18 3.560.000.000 4 2.760.000.000 16 2.030.000.000 8 1.795.000.000 15 2.140.000.000 2 2.875.000.000 14 2.560.000.600 5 2.720.000.000 17 3.040.000.000 12 1.115.000.000 19 2.740.000.000 6 3.190.000.000 11 3.080.000.000 3 1.605.000.000 9 1.335.000.000 13 655.000.000 1.385.000.000 TABELLA A Bilancio di previsione 1979 del Comune di Milano investimenti. Zone di decentramento 50 Miliardi Edilizia popolare Igiene ed ecologia Assistenza Verde Trasporti Istruzione e cultura Sport e Ricreazione Strade e illuminazione Pubblica Commercio Patrimonio Comunale Giustizia Partecipazioni Azionarie Conferimenti e Anticipazioni alle Aziende municipalizzate 40 miliardi 240 milioni 34 miliardi 234 milioni 5 miliardi 625 milioni 3 miliardi 440 milioni 94 miliardi 600 milioni 10 miliardi 842 milioni 6 miliardi 430 milioni 14 miliardi 509 milioni I miliardo 920 milioni 15 miliardi 3 miliardi 3 miliardi 55 miliardi
Il sindacato rinnova le sue strutture
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DICIASSETTE/ SC JOL\ SOCIE7A
PER CONOSCERE GL; IDEALI DELL'UNICEF
Girotondo intorno al mondo
Nello scorso numero di dicembre pubblicammo la lettera del genitore di un alunno della scuola elementare di Via Ugo Pisa.
Egli chiedeva come era stato speso il fondo di 10 milioni dato dal Provveditorato alla scuola di suo figlio per un'iniziativa sull'UNICEF in occasione dell'anno internazionale del bambino.
Come anticipato, ci'siamo recati dal direttore della scuola per informarci sulla questione.
Per prima cosa, ci è stato precisato, i 10 milidni furono dati dal Provveditorato, tramite l'interessamento del direttore stesso e del Segretario Generale dell'UNICEF per l'Italia, per realizzare una proposta di intervento al fine di sensibilizzare i bambini agli ideali dell'UNICEF.
Il Collegio dei Docenti, interpellato in quell'occasione, diede il suo parere favorevole.
Venne allora preparato un piano che illustrava lo scheletro dell'intervento.
Le proposte erano di sensibilizzare i bambini sugli ideali dell'UNICEF senza cadere nella facile retorica dei sentimenti o nella condanna moralistica.
Impegnarsi con la convinzione profonda di portare gli alunni ad una consapevolezza delle condizioni dell'infanzia nel mondo, stabilendo se i diritti di cui ogni bambino dovrebbe godere, siano rispettati o calpestati, e dove e quando.
L'intenzione non era dunque di guidare i bambini alla ricerca del doloroso o, addirittura, del maca-
bro ma, allo scandaglio di mondi lontani e diversi.
E proprio per dare a questa ricerca il sapore delle cose vissute, è stato deciso che per reperire i dati per le ricerche, oltre ad essere usati i soliti testi ed enciclopedie si utilizzino soprattutto materiale fotografico, filmato e maggiormente le testimoniane di persone che hanno avuto modo di toccare con mano queste realtà (uomini e donne nati e vissuti in certi Paesi, giornalisti, missionari e laici).
L'idea — quadro proponeva, tra l'altro, una traccia di intervento che si articolava in dodici punti.
- Le vite parallele: studio comparato della vita di un bambino tipo milanese e quella di un bambino di India, Brasile, Angola, Costa d'Avorio.
- Tailandia: monografia approfondita: la casa di bambù e il villaggio; i canali di Bankok e i suoi "sampau"; la giornata di un bambino tailandese di 8 / 9 anni; la scuola; l'assistenza medica; le nozze; il battesimo; il funerale ecc.
- Le malattie terribili: la lebbra, la cecità; 'panorama mondiale con particolare riferimento alle cause, alle conseguenze e agli interventi in corso.
- I nostri piccoli amici Hutù: corrispondenza di alunni di 1 classe con una piccola comunità del Ruanda.
- Il gioco nel mondo: a Milano (dove giochiamo, quali sono i nostri giochi, come giocavano i nostri papà, perchè non giochiamo più così, analisi della "situazione Mila-
ELEZIONI NELLA SCUOLA
no"); nel mondo (Costa d'Avorio, Sierra Leone, Camerum, India, Messico).
- Perchè tanti bambini non giocano: analisi di una situazione italiana, le cause del "non gioco".
- L'emarginazione nel mondo.
- La scuola elementare nel mondo. - Il dramma della guerra sui bambini.
- La fame nel mondo
I l) - Cosa pensano i bambini su: gioco, usi e costumi diversi dai loro, emarginazione, guerra, scuola, fame.
12) - Analisi specifica della "Dichiarazione dei Diritti": diritto all'assistenza sanitaria, all'alimentazione, alla vita igienica, alla abitazione (vedi art. 4), diritto del fannullo minorato all'istruzione (art. 5), diritto alla custodia ed allaprotezione da parte della famiglia e della società (vedi art. 7).
Su questo progetto, sviluppato e variato secondo le singole esigenze, hanno lavorato diverse classi fin dallo scorso anno scolastico.
Si sono avuti diversi incontri coi cittadini stranieri, giornalisti e missionari che hanno spiegato ai bambini il modo di vivere dei loro coetanei nei paesi del terzo mondo.
Il fondo di 10 milioni, ci ha spiegato il direttore della scuola, aveva lo scopo di coprire l'onere finanziario per la stampa di un giornalino (una raccolta dei lavori degli alunni) da inviare a tutte le scuole elementari della provincia al fine di stimolare una ricerca ed un dibatti-
Parlano alunni e genitori
Scuola elementare Narcisi : genitori votanti 606 ( su 1818 )
Analisi Alunni Va F
Federica: Qiiesti dati dimostrano come la gente sia disinteressata e non sappia godere dei propri diritti, perche, chi non ha votato ha dimostrato di mandare i propri figli a scuola per toglierseli dalle scatole e non per farli conoscere e renderli persone e non oggetti. Dopo tanti anni di lotta perché i genitori entrassero nel giro della scuola, cioè potessero partecipare, certe persone, più della metà, non hanno votato. Gli insegnanti dovrebbero insistere presso gli alunni per salvare almeno loro dall'ignoranza e dalla incapacità di saper partecipare alla società di oggi perchè se no ne crescono tanti di ignoranti e saranno guai quando saremo cittadini. Un tempo esisteva la "monarchia" e un uomo solo decideva: il re. Ora, invece, abbiamo il "parlamento" che è formato da uomini eletti dai cittadini.
Cinzia: Questi dati a me fanno pensare che i genitori non apprezzano la libertà che hanno e così facendo la perderanno. Secondo me i genitori che non votano non contribuiscono alla democrazia e danno un esempio ai loro figli di essere menefreghisti dei loro diritti di cittadini.
Alberto: In questo periodo ci preoccupiamo poco di difendere la libertà (così io interpreto questi dati di partecipazione al voto nella scuola).
I Lombardi, quando la democrazia dei comuni ha corso il pericolo con Federico Barbarossa, facevano giurare ai propri figli di difendere la libertà a costo della vita. Certo non si può dire la stessa cosa dell'esempio che oggi i genitori danno ai figli. Perciò io dico che l'indifferenza può mandare in aria le conquiste democratiche e ciò che i padri non fanno, i figli piangeranno.
Roberto: Nella studiata abbiamo conosciuto quanto è brutto il comando di uno solo; è brutto perchè non si può dire quello che pare giusto ad una persona, ma bi-
sogna dire quello che vuole il dittatore. So questo perché oltre il libro, l'insegnante ci fa capire dei concetti bellissimi, perché ci vuole far crescere onesti cittadini e non dare cattivi esempi ai nostri figli che verranno. Con questa libertà certi adulti se ne approfittano perché hanno inteso che la libertà è starsene con le mani in mano; invece "libertà" significa "partecipazione", cioè discutere democraticamente sui diritti e doveri dell'uomo.
Alessandro: Purtroppo la maggioranza è di chi non ha vòtato: questo significa che certi genitori non hanno capito l'importanza della scuola.
Loredana: Andare a votare vuol dire partecipare seriamente alla scuola dei propri figli. Partecipare non è solo andarci per Sapere come va il proprio figlio, ma anche si va per interesse della scuola tutta.
Silvana: I cittadini dimostrano che vogliamo andare indietro nel tempo.
Daniela: I genitori devono dare il buon esempio ai figli in modo che daá grandi saranno dei bravi cittadini. Molti genitori dicono le bugie, ma non pensano che danneggiano sè stessi e i propri figli. I miei genitori si sono vergognati di non essere andati e di essersi dimenticati di una cosa così importante e si dovrebbero vergognare tutti quelli che non ci sono andati perchè i genitori prendono i frutti che altri hanno faticato per metterli in atto.
Intervista ai genitori della Va F
La mamma di Lia così si esprime: Penso che la gente si astenga dall'andare a votare perchè non ha fiducia in queste elezioni e perchè le ritiene una perdita di tempo e una cosa inutile, anche perchè ha constatato con i loro occhi andando alle assemblee che si parla tanto e si ottiene poco o nulla.
La mamma di Lorena: Andare a votare nella scuola significa: migliorare la struttura, significa par-
to sugli ideali dell'UNICEF. Contemporaneamente alla scuola di Via Ugo Pisa, il Corriere dei Piccoli, intraprest un'iniziativa analoga che ebbe una risposta molto positiva. A questo punto si è pensato che l'utilizzo di quella somma, per una proposta che veniva portata avanti in maniera eccellente da un'altra struttura che disponeva di più inci-
LA RISPOSTA
DEGLI INTERESSATI
ALLA LETTERA
PUBBLICATA
IL MESE SCORSO
Gli insegnanti
Alla Redazione del giornale "IL DICIASSETTE"
Gli insegnanti delle Scuole Elementari Pisa - Anemoni, che hanno partecipato alla stesura e alla attuazione del progetto UNICEF, cui fa riferimento la lettera "Tanti soldi e poche idee?" pubblicata sul nostro giornale (numero di dicembre), precisiamo quanto segue:
1 I 11 progetto IINICEF, studiato, approfondito, discusso e redatto, è stato inviato al Provveditore agli Studi di Milano al Segretario Unicef al Consiglio di Circolo ed è stato approvato.
2) La documentazione del lavoro svolto è in visione presso la Direzione Didattica di Via U. Pisa. I 11 Alcune attività relative al progetto UNICEF avranno ulteriore sviluppo durante l'anno in corso.
Gli insegnanti (seguono 21 firme)
tecipare alla soluzione dei problemi della scuola.
La mamma di Reginella: Il voto è un diritto civile, è una cosa interessante per cambiare il sistema scolastico, a cui sono chiamati tutti i genitori per mezzo del rappresentante di classe.
La mamma di Sabrina: La votazione è un diritto e un dovere, perchè i genitori devono essere al corrente di tutto quello che succede nella scuola.
I genitori di Alessandro: Le votazioni nelle scuole sono importantissime per un migliore andamento della scuola, perchè in questi ultimi tempi la scuola sta attraversando un periodo di crisi come tutte le altre cose del nostro Paese.
I genitori di Alberto: Se il cittadino non vota dimostra di non interessarsi alla vitapubblica e fa male anche ai suoi figli a comportarsi da incivili, perchè quando tutti si è uniti si può partecipare, discutere, lavorare in pace, senza problemi che affliggono i cittadini.
La mamma di Cinzia: Molta gente fa pensare che non va per pigrizia e altra non andrà per dei buoni motivi, ma la partecipazione è importante, perché si conoscono i genitori, se sono interessati ci possono essere delle buone iniziative portate avanti dal rappresentante di classe.
Federica intervista una signora:
D - Le elezioni nella scuola sono politica?
R - No, perchè per me politica sono i partiti.
D - A che età pensa che suo figlio cominci a fare politica quella che intende lei?
R - Io spero piu tardi possibile, ma anche oggi se fosse maturo; più tardi possibile perchè la politica porta sempre dispiaceri e delusioni perchè quelli che stanno al governo hanno sempre ragione perchè sono al potere. La maestra della Va F: Per i genitori partecipare, per me, significa portare le loro esperienze di vita e di lavoro come spesso avviene nella mia scuola, dove spesso molti papà ci danno una mano.
sività, sarebbe stato uno spreco. Si è pensato perciò di sospendere la pubblicazione del giornale. Come si può ben capire, conclude il Direttore della scuola, l'iniziativa è abbastanza complessa e, in ogni caso, non si può concludere in poco tempo. Qualcosa è stato fatto ed il resto lo si sta facendo.
Franco Bonaretti
Il cons. di circolo
Alla Redazione del giornale "IL DICIASSETTE"
A seguito della lettera del genitore di un alunno della scuola elementare di via Ugo Pisa, apparsa .s14 "Il Diciassette" del dicembre 1978, riguardante il finanziamento di 10 milioni assegnato alla scuola per iniziative UNICEF, il Consiglio di Circolo, pur riconoscendo a ciascuno la libertà di agire come meglio crede, desidera ricordare al genitore che il primo luogo di dibattito democratico. intorno ai problemi di una scuola è la scuola stessa. Coglie l'occasione per invitare questo genitore e tutti coloro i quali intendono approfondire i problemi della scuola ad assistere alle riunioni del Consiglio di Circolo che cono aperte a lutti, ed a sollecitare dibattiti nelle sedi opportune. In questo modo è resa possibile anche l'informazione sulle iniziative che .si intendono portare avanti. Nel caso specifico oltre ad essere informato di un programma di lavoro UNICEF (pre.senlato ai genitori in una assemblea) il genitore avrebbe anche appreso che i 10 milioni di finanziamento non sono affatto da restituire al Provveditorato, ma sono già state inserite nel bilancio di previsione per l'anno 1979.
Per il Consiglio di Circolo Il Presidente Francesco Rollo
LETTERA AL DICIASSETTE MAGAZZINI FRIGORIFERI
Sul numero di Dicembre del DICIASSETTE è stata pubblicata una lettera riguardante il problema dei Magazzini Frigoriferi. Nel presentarla, il DICIASSETTE si augura che la molta polemica contenuta nella missiva possa contribuire a sollevare un dibattito e penso che, solo per questo motivo, sia stato deciso di pubblicarla sulla prima pagina.
Il lettore punta il dito (o la penna) su tre punti fondamentali: convergenza DC - PSI sul problema "ghiaccio"; posizione dei socialisti a livello centrale e periferico; necessita sociale dei Magazzini Frigoriferi e del Palazzo del Ghiaccio. Se casualmente DC e PSI si sono trovati dalla stessa parte su un determinato argomento non penso che questo debba costituire motivo di scandalo. Semmai altri dovrebbero riflettere sulla politica adottata verso la DC a tutti i livelli e non solo nazionale. Il tentativo di voler a tutti i costi raggiungere determinate convergenze non è stato sicuramente fatto dal PSI che semmai, anche a livello di Zona, ha sempre svolto una politica di alternativa di sinistra.
Sul secondo punto. Pensavo che le forze politiche presenti in Consiglio di Zona non fossero obbligate a ratificare le decisioni espresse a livello centrale ma che potessero esprimere autonomamente le loro opinioni sulla base della conoscenza delle realtà zonali. In caso contrario non vedo come si possa continuare a chiedere ai cittadini una maggiore partecipazione.
Se il Sindaco vuole le Olimpiadi a Milano e Paride Accetti e Franco Ascani vogliono Palazzi del Ghiaccio sono liberi di esprimere il loro pensiero. Pensiero che Ascani potrebbe anche avere espresso nelle riunioni del PSI di Zona al momento di decidere la posizione del partito. Se poi èprevalsa una posizione diversa nella maggioranza del
partito in Zona, non per questo è obbligato a cambiare le sue opinioni personali.
Ultimo punto: necessità sociale dei Magazzini Frigoriferi e del Palazzo del Ghiaccio. Che a Milano ci sia necessità di nuovi Magazzini Frigoriferi è da dimostrare. Salvo errori è stato dimostrato che quelli esistenti sono sottoutilizzati del 30%.
Che con i Palazzi del Ghiaccio si possa dare la possibilità ai cittadini a basso reddito di fare sport, che questa struttura sia prioritaria rispetto ad altre strutture sportive .e che i costi di gestione siano tra i più sopportabili per l'Amministrazione Comunale, anche questo è da dimostrare.
Tralasciando i costi di "abbigliamento", che sicuramente non sono a livelli a tutti accessibili, desidererei riproporre la domanda fatta ad un compagno comunista.
Questo compagno sosteneva che:
- il Comune non è in grado di sopportare le spese per la costruzione di un Palazzo del Ghiaccio;
- lo costruisce ilprivato, naturalmente in cambio della possibilità di costruire e gestire privatamente i Magazzini Frigoriferi, e lo "regala" al Comune; - il Comune pratica tariffe sociali.
La domanda era: se il Comune non ha i fondi per costruire l'impianto come fa a gestirlo a tariffe sociali che sono sicuràmente di moltoá inferiori ai costi effettivi ?? ?? ?
- La domanda pur espressa pubblicamente non ha avuto risposta. Sto ancora aspettando che qualcuno faccia conoscere con una certa approssimazione quali possano essere queste tariffe sociali e quale il disavanzo comunale di gestione previsto.
Mi auguro ché altri intervengano sull'argomento cori tecnica e competenza maggiore della mia.
Cordialmente, Mauro Gambaro
IL
3
IL DICIASSEITEMM-2
LA SECONDA PUNTATA DELL'INCHIESTA SULLE PARROCCHIE: SANTO CURATO D'ARS
IL RUOLO DELLE PARROCCHIE
Il giornale, proseguendo nella serie di interviste ai parroci della zona, si è rivolto a Don Franco Bignami parroco della chiesa S. Ciirato d'Ars sorta 17 anni orsono in via Giambellino al N. 127 quando vastissimi 'terreni incolti si intercalavano ai rari edifici del vecchio rione periferico.
D. Don Bignami c'è una diversità di problemi tra la sua Parrocchia e quella di San Giovanni Battista alla Creta?
R. "Se diversità di problemi esiste è perchè diversa è la composizione sociale delle due Parrocchie; la nostra è soprattutto una Parrocchia operaia: gente non propriamente povera, ma neppure benestante, la cui età media continua a crescere; si tratta generalmente di anziani pensionati, i giovani quando si sposano se ne vanno ad abitare altrove".
D. Quale impatto ha la parrocchia con le problematiche del quartiere?
R. "La parola "problematica" è tipica di un linguaggio un po' astratto e la accettiamo nella misura in cui ci offre il panorama e la visione di un intero ambiente con le sue evidenze e le sue caratteristiche; noi comunque preferiamo affrontare problemi che riguardano la singola persona: è l'individuo, con le sue angosce e le sue esigenze ad essere per noi oggetto di attenzione e di ascolto. Per rispondere alla sua domanda le dirò che viviamo in prima persona un contatto quotidiano con la drammatica realtà della droga, molto diffusa in quartiere, ma questo è un problema che appartiene a tutta la città (i . drogati non sono solo quelli del Giambellino) e si è evidenziato recentemente, mentre la piaga stabile della parrocchia è la solitudine degli anziani, la disgregazione famigliare che produce disadattamento infantile, l'emarginazione giovanile e la fortissima carenza di alloggi.
D. Da qui, da queste grosse contraddizioni nasce e prospera il mercato degli stupefacenti. Come reagiscono i parrocchiani?
R. Attraverso consulenze ed aiuti, riusciamo in qualche modo ad organizzare affidi, doposcuola, assistenza particolare a ragazzi disadattati che a 14 anni sono ancora in prima media o addirittura non riescono a superare le elementari. Ma è troppo poco: occorre che la gente esca dal torpore, dalla pigrizia, dalla rassegnazione ed offra la sua attiva collaborazione".
D. Per far fronte a questi problemi come vi siete organizzati e come coordinate i vostri interventi?
R. "Più che le strutture vere e proprie sono gli interessi immediati che stimolano e regolano le nostre azioni; la parrocchia non deve supplire all'intervento più o meno carente della civica amministrazione; noi ci muoviamo su un terreno diverso: ci preoccupano più le persone che le situazioni sociali collettive".
D. E i giovani dell'oratorio come partecipano alle vostre iniziative?
R. "I giovani sono generosi e più attenti di una volta alle contraddizionisociali, ma una delle nostre premure è quella di spingerli all'esterno, di non tenerli chiusi quì dentro; l'oratorio li educa quindi a prendere un'ulteriore contatto con la realtà circostante, perchè purtroppo, influenzati dalle famiglie, essi vedono nell'ambiente parrocchiale spesso un luogo di ovattata sicurezza o più semplicemente un'occasione di pratica sportiva. Noi invece, tendiamo a responsabilizzarli, a inserirli nella società; per esempio molti dei nostri giovani aiutano gli anziani del quartiere in svariate attività quotidiane, dall'imbiancatura dei locali allo svolgimento di una pratica legale o anagrafica ecc.; senza distinzione fra settore giovanile e quello degli adulti, tutta la comunità parrocchiale si muove coordinata da una commissione sociale (da non fraintendere con caritativa, anche perchè di solito la carità si identifica con elemosina o beneficenza, mentre in senso evangelico essa significa assumere l'altro dentro di sè, vedere l'altro come un eguale e un fratello)".
D. Le commissioni parrocchiali intrattengono rapporti di collaborazione con gli organismi di quartiere quali il Consiglio di Zona?
R. "Sì, in almeno tre commissioni del CdZ c'è una presenza attiva di giovani o adulti inviati come rappresentanti a pieno titolo dalla nostra comunità parrocchiale; inoltre ci siamo impegnati in altre iniziative; la lotta per il consultorio pubblico ad esempio ha trovato nei nostri aderenti i più attivi sostenitori".
D. Quali sono stati i progressi registrati dalla parrocchia dalla sua fondazione ad oggi?
R. "La domanda non ha facili risposte in quanto il messaggio cristiano, rivolgendosi all'intimo dell'uomo vive di una dimensione spirituale non misurabile; se per progresso intendiamo una certa capacità organizzativa, io mi ricordo che nell'ottobre del 1961, attorno
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alla parrocchia appena sorta ruotavano poche decine di persone; oggi i nostri collaboratori sono parecchi: la -chiesa ha una sua presenza nel quartiere, basti pensare a tutti quei ragazzi sottratti alla strada e affluiti negli oratori, a quelle famiglie che hanno ritrovato il calore, la cordialità a contatto con noi, al "movimento per la terza età" (qui al sabato pomeriggio e alla domenica mattina molti pensionati fanno la fila per esporre i loro problemi ai nostri operatori cercandone insieme la soluzione)".
D. Nella società di oggi, lei intravede migliori prospettive per i suoi parrocchiani?
R. "Se guardo alle premesse politiche e sociali sono pessimista, se guardo con maggiore realismo alle nuove generazioni penso che il futuro possa essere migliore, perchè è
vero che abbiamo incontrato molte delusioni, però il bene esiste, è una realtà, anche se non fa rumore; certo la classe dirigente a livello comunale o regionale o statale ci delude, molte contraddizioni non trovano soluzione e creano non poche vicissitudini soprattutto per la povera gente".
D. Come parroco che cosa la preoccupa maggiormente?
R."La dimensione spirituale e cristiana dell'uomo, perchè la conversione in Cristo deve muovere l'individuo verso gli altri con un amore che non è filantropia nè semplice interesse per le questioni sociali, ma fraternità, condivisione e desiderio del bene altrui da cui scaturisca l'intima necessità della giustizia e della pace. Le questioni sociali si risolveranno solo se ci sforzeremo di cambiare l'uomo".
D. D'accordo, ma anche le strutture politiche ed economiche hanno la loro importanza, avete in merito delle prokolste o delle iniziative immediate da far conoscere ai nostri lettori?
R. "Per ciò che riguarda le aree prospicenti la nostra parrocchia, per esempio, abbiamo inviato una lettera al sindaco chiedendo interventi precisi affìnchè esse non siano più ricettacolo di prostitute, di drogati e di sporcizia, ma vengano utilizzate per il benessere del quartiere. Avvertiamo ad esempio, l'urgente necessità di una scuola materna o di un campo - giochi che tolga i ragazzi dalle strade e conseguentemente dalla insidia della droga"
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Con le dominazioni straniere, quella francese prima e quella spagnola dal 535, la città di Milano inizia la sua parabola discendente. Il secolo XVI segna la fine del periodo aureo di Milano.
Nel 1548 il governatore spagnolo Ferrante Gonzaga fa erigere una nuova cerchia perimetrale "i bastioni" (ancora oggi vcisibili in parte a Porta Romana), che racchiudono un'area di circa 8 Kmq. Dall'epoca Comunale la superficie di Milano si è radoppiata; l'antico fossato difensivo è diventato una via di comunicazione interna, la famosa cerchia dei navigli da pochi anni completamente ricoperta.
Nel 1558 alcuni banchieri genovesi che operano a Milano costruiscono alcuni notevoli palazzi residenziali quali; palazzo Marino, palazzo Spinola ed altri.
Il Castello Sforzesco che nel passato era il centro di una splendida e fastosa Corte, ricco di opere architettoniche e di decorazioni pittoriche che recano l'impronta geniale di Leonardo da Vinci, del Bramante e dell'architetto fiorentino Benedetto Ferrini, dopo essere stato spogliato delle sue ricchezze dai francesi, viene degradato a fortezza militare dagli spagnoli.
Nel 1576 scoppia la prima terribile pestilenza che insieme a quella del 1630 stronca metà della popolazione. In questo periodo fu tristemente celebre il processo contro "gli untori", Gian Giacomo Mora, Piazza e Paolo Rigotto di cui il Manzoni narrò gran parte nella sua "storia della Colonna Infame".
Nel 1636 il numeroi degi abitanti si è ridotto a 66.000.
La città attraversa un periodo di profonda crisi economica. L'anarchia a brigantaggio, la mendicità dilaga. La fame tormeta la popolazione, mentre i vari vicerè e governatori spagnoli insieme ai nobili e ai signorotti locali si arricchiscono e spadroneggiano sul popolo; è la Milano infelice e depressa che il Manzoni ha descritto nei "Promessi Sposi".
Fra lo squallore generale emergono le figure del Cardinale Carlo Borromeo e di suo nipote Federico, ai quali si devono numerose iniziative, assistenziali e culturali, tra cui la famosa Biblioteca Ambrosiana nella quale, insieme ad antichi volumi e a rari e pregiati manoscritti si può ammirare, il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci contenente nelle sue 184 pagine circa 1750 disegni e scritti, soprattutto di argomento scientifico.
La incoronazione di Carlo V° a imperatore del Sacro Romano Impero, determinando l'unificazione dei territori degli Asburgo, Austria, Germania e Paesi Bassi, con quelli
Spagnoli, poneva la Lombardia in una posizione strategica e geografica di importanza particolare. Il controllo di essa permetteva infatti rapidi collegamenti fra il Mediterraneo e il mondo tedesco e ne faceva perciò un anello essenziale del sistema Asburgico. Per questo tra le varie provincie italiane essa era senza dubbio quella che aveva maggiormente sofferto delle guerre combattute nei primi decenni del secolo XVI; Melegnano e Pavia, per citare i nomi di due celebri battaglie si trovano in Lombardia, anzi a ridosso di Milano. Nel lungo periodo della preponderanza spagnola a Milano, malgrado la perdita della libertà e l'emergere di una più vistosa miseria del popolo, la Lombardia e Milano ricavarono da questa posizione strategica non pochi vantaggi. La vicinanza di Genova e la funzione di primaria importanza che l'oligarchia bancaria genovese aveva assunto nell'impero di Carlo V°, contribuirono a fare di essa una zona nevralgica della economia europea. Milano, trovandosi al centro di una forte corrente commerciale fra gli stati Asburgici e la Spagna tramite GenoVa, nel cui porto confluivano le navi cariche di merci e di materia prime provenienti dalla Spagna e dal nuovo mondo scoperto da Cristoforo Colombo, divenne così una delle piazze preferite dai banchieri genovesi, alcuni dei quali vi fissarono la propria residenza e vi costruirono le loro sontuose dimore, servendo con solerte sollecitudine i padroni spagnoli, furono ricambiati e ripagati abbondantemente con la concessione di altri incarichi, l'appalto della imposta sul sale e della tassa sui cavalli a Milano, Como, Novara e Lomellina. Delle prestigiose residenze le più note sono: Palazzo Marino (1558) oggi sede Comunale a Palazzo Spinola sede della antica società
Gianfranco Gattini e Daniele Calvi del Giardino. Dal 1550 al 1600 Mi-' lano conobbe la sua "estate di S. martino" e in questo periodo, che vide la sua popolazione aumentare dagli 80.000 abitanti del 1542 ai 120.000 abitanti nel 1592, vi fu un grande fervore edilizio.
A differenza di quanto succedeva in altre città della penisola, tale aumento démografico poggiava sulla solida base di una attività artigianale rigogliosa. Le tradizionali industrie milanesi della lana, della seta, della piccola metallurgia, dei drappi pregiati, lavorarono in questo periodo a pieno ritmo. E così pure quella più recente e promet-_ tende della tipografia.
Mà come ben sappiamo, la prin-' cipale e meno oleatoria risorsa delal economia Lombarda era costituita dalla agricoltura della fertile pianura padana. Anche per essa la seconda metà del secolo XVI° fu una stagione felice, nel corso della quale, rimarginate le ferite provocate dalla guerra, la vicenda di progresso iniziata nella età comunale riprese ad un ritmo ancora più intenso. Non è un caso che i due maggiori agronomi dell'epocaAgostino Gallo e Camillo Tarellosiano entrambi bresciani - di una provincia tipicamente "Padana" e che nelle loro opere facciano riferimento agli evoluti sistemi agrari della Bassa Lombardia.
In una società la cui ricchezza era prevalentemente fondiaria, la proprietà - recente o lontana che fosse - non poteva non essere un contrassegno della rispettabilità e del prestigio politico. Il patriziato lombardo, cui le nuove costituzioni emanate da Carlo V° nel 1541 assicuravano una congrua partecipazione alle alte cariche e alla amministrazione del governatorato, e che aveva il suo fortilizio nèl Senato istituito sul modello dei Parlamenti francesi da Luigi XII; era anzitutto un ceto di proprietari fondiari e tale esso stesso si considerava. Ne è la prova il fatto che nel 1593 il collegio dei nobili giureconsulti, vero e proprio vivaio dei quadri dello Stato, escluse dal proprio seno coloro che esercitavano la mercatura.
Si trattava però nel caso 41 patriziato lombardo di una classe sodale e politica radicalmente diversa dal baronaggio napoletano o siciliano. E non solo per la consistenza di gran lunga maggiore dei suoi patrimoni, ma anche per il modo e per lo stile con cui esso concepiva la propria funzione di classe privilegiata e dominante.
Amilcare Ferrini
Continua con : l'imminente calamità la peste del 1630 e le grandi figure di Carlo e Federico Borromeo.
. zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA A WITLANO
SETTIMA PARTE PER AMARE MILANO
IL DICIASSETTE/
Veduta ( dai zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA pressi della Cascina Cassinazza ) di nuovi quartieri vicino al confine con Cesano Boscone ..Sulla destra il Quartiere IACP Forze Armate .
Quali sono tre orrori a Milano?
Questa la domanda posta dal Giornale della Lombardia dello scorso ottobre a intellettuali, artisti, architetti, giornalisti.
Gran parte delle risposte denunciano "orrori" precisi, come quartieri o edifici l'Arengario, il Palazzo di giustizia, le case minime, Quarto Oggiaro, ecc.) o altri manufatti (il .serpentone delle strade o il Monumento al bersaglierei o altro ancora. Ma in alcune risposte viene definita "orrore" tout court la periferia.
Saremmo tentati di rispondere emotivamente (esempio: orrida la periferia?... e il centro allora?!... ma avete presente San Babila, il dente cariato di Piazza Missouri;le devastazioni del Centro Direzionale...); ma sappiamo che non servirebbe a nulla, e a nessuno, contrapporre affermazione indiscutibile ad affermazione indiscutibile ( sia chiaro: gli intervistati erano tra l'altro obbligati ad esprimersi per slogan, a tagliar corto; con maggiore spazio probabilmente si sarebbero espressi meno lapidariamente).
Cerchiamo quindi di discutere, o meglio di argomentare maggiormente, le affermazioni: e all'inizio ricorriamo, come al solito, al Dizionario. Orrore: D sentimento di forte paura e ribrezzo oppure 2) (uso letterario) Senso di smarrimento, di venerazione mista a timore che si prova spesso di fronte a uno spettacolo naturale o dovunque si sente la presenza di Dio (Dizionario Garzanti della Lingua italiana, Milano 1965, pag. 1169).
Bisogna ammettere, quindi, che l'affermazione la periferia è orrenda è parzialmente vera: come non provare paura e smarrimento di fronte alle case minime, a certi quartieri dormitorio, ai prati .spelacchiati e disseminati di siringhe o davanti alla Baggina.
Ma proviamoci a chiedere perchè queste miserie ci commuovono: non è per caso che- abbiamo paura (una sacrosanta paura) che prima o poi "tocchi anche noi"?Oppure, che a volte è anche peggio, che tocchi a, qualcuno che ci è cero (che so: che i nostri genitori finiscano alla Baggina o che nostro figlio si droghi, ad esempio).
In altre parole: la paura che ci incute questa parte di città non è la stessa paura che ci incide la parte di noi stessi terrorizzata dall'emarginazione, dalla solitudine, dall'abbandono?
Quindi dobbiamo farci carico, cercare di capire .le nostre patire: non dobbiamo illuderci di riuscire ad esorcizzarle con l'ignoranza.
Intendiamoci: il Giornale della Lombardia (come avverte la testata) si deve occupare della più importante regione italiana; quindi è comprensibile (se non giustificabile) quando sferra una stilettata, tac, e... zip è già sparito: e chi la vede più la periferia?
Ma noi, che in questa benedetta o maledetta periferia ci abitiamo, ci possiamo accontentare di una svelta invettiva?E poi chi si è visto si è visto?
Parliamoci chiaro: le siringhe usate le vediamo noi.... e i vecchietti in !`libera uscita" da Baggina e Inabili li vediamo noi... e il brivido nella schiena lo proviamo noi: come possiamo allora permetterci di evadere questi problemi?
Certo, la periferia è anche brutta (d'altra parte ci sono certi posti in centro che te li raccomando!) ma è quella parte di Milano che - da almeno due secoli - è la più brulicante di attività, la più propulsiva produttivamente. Basta sfogliare-un libro di storia dell'economia
ELOGIO DELLA PERIFERIA
per scoprire questa semplice verità. Inoltre, la crescita di Milano (il centro economico più importante di Italia) 'non può essere disgiunta dallo sviluppo della sua periferia produttrice. E, importantissimo per noi, queste attività hanno lasciato sedimenti, tracce sul territorio: anche artistiche.
Nota - In questa "difesa della perife-
ria" riteniamo utile la chiamata in causa di cinque personalità autorevoli: Cattaneo, Gramsci, Sironi, Pasolini e Testori. Mentre la ragione delle due prime citazioni risulta chiara dai contenuti stessi, credo sia meglio cercare di spiegare la ragione delle ultime tre citazioni (rispettivamente di un pittore, di un poeta - scrittore - cineasta, di un critico - drammaturgo - scrittore - pinorel, monche di altre immagini che ci è
Cattaneo
Il territorio che attornia le mura di Milano, fino alla distanza or di due or di tre o quattro miglia, è ordinato in un sol comune, detto, per antica tradizione, i Corpi Santi, al quale i pubblici registri danno oramai più di cinquantamila abitanti. E in questo numero probabilmente non fu compresa altra parte di popolazione più mobile o avventizia. In ogni modo. dopo Milano interna questa Milano esterna è per numero di popolo la più considerevole città di Lombardia: maggiore di Cremona, di Mantova, di Bergamo, di Brescia!
E incolsi considerare come una città eziandio perché, se si nota la limitata sua superficie d'una sessantina di chilometri (63.765), bensì" coltivata in parte a orli e vivai, ma in parte molto maggiore a prato perenne, epperò col minimo numero di braccia, le famiglie che veramente vivono d'agricoltura non possono statisticamente essere nemmeno un decimo di siffatta popolazione. La maggioranza vive intorno ai carreggi, alla navigazione, alle ferrovie, ai grandi opifici di metalli, di macchine. di porcellane, di gas, d'olii, di steariche, d'ingrassi, di sostanze chimiche e al commercio di formaggi, bestiami, grani, vini, calce, mattoni, pietra. legnami d'opera e da fuoco, torbe e altri fossili.
Qui è a notarsi un fatto economico di grande e profondo significato. Quando nel 1781 tutti i suburbi di Milano, comunque sparsi a cerchio e disparati, vennero primamente ridotti ad una sola e separata amministrazione, questa città forese contava appena 15 mila anime. La sua popolazione in ottant'anni è dunque più che triplicata, mentre nella città interna è ancora ben lontana dall'essersi duplicata; essendorhè nel 1781 contava già 119 mila abitanti. L'aumento, che dentro le mura è ben lontano dal raggiungere uno, fuori le mura è più che due!
E nessuno vorrà dire che in questo intervallo anche la città interna non avesse avuto grande e continuo rifiorimento d'industrie. E inoltre, nel corso di queste tre generazioni, si erano venute arrolando alla cittadinanza quasi tutte le più ricche famiglie dei collegi decurionali, che umiliate e spodestate nelle provincie dalla burocrazia giuseppina tanto più sentivano gli allettamenti allora nuovi e ammirati del teatro e del corso; e venivano, l'una dietro l'altra, apportando seco in Milano le rendite dei lontani latifondi. E poco di poi Milano, da sede d'un feudo imperiale che di poco superava un milione d'abitanti, trovossi fatta capitale d'un regno di sette milioni, e per alcuni anni si ebbe tutti quelli innumerevoli profitti che l'accentramento civile e militare sogliono trarre dalle provincie alla dominante.
Eppure, più di tutto ciò valse alla popolazione suburbana il solo e semplice fatto d'esser rimasta fuori dalla cerchia daziaria; cioè d'aver avuto in sorte, oltre al contatto d'una capitale, un grado di agevolezza nei viveri e di libero traffico che Milano non aveva. Il suburbio era il porto franco della città. Era congiunto alla libera campagna come un porto franco è congiunto al libero mare.
Da Carlo Cattaneo (1801-1869), Sui dazi suburbani di Milano - Lettera prima, 4 settembre 1863, in Scritti sulla Lombardia, vol. 1, Ceschina, Milano 1971, pagg. 431-433.
ramaci
Esiste la città nel suo complesso, non il centro e la periferia; in questa città esistono due classi di cittadini, proletari e borghesi, e non centrali e periferici. Esistono degli interessi unitari, siano essi borghesi, o siano proletari, ma non de-
stato impossibile pubblicare: avremmo infatti voluto aggiungere fotogrammi di Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, tratto dai racconti di Testori, e di Miracolo a Milano di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini. Cosa accomuna queste opere d'arte?
La scelta della periferia come soggetto o sfondo decisivo: - facendo assurgere questa parte di città disordinata, caotica, violenta, a scena
insostituibile di drammi e vicende umane: - facendo irrompere nella storia personaggi e luoghi ritenuti correntemente appendici, scarti della città e dell'umanità. Mentre se lì era la vita più contraddittoria era lì che si manifestava più vivido il legame tra vicenda individuale e destino collettivo: l'occasione per la sintesi e l'icasticità dell'opera d'arte. Pubblicando queste citazioni - fatalmente stringate per mancanza di spazio - ci prendiamo anche l'impegno di approfondire temi in questa occasione trattati purtroppo sommariamente, se non superficialmente: cosa ne pensano i lettori?
Pubblichiamo anche un "itinerario in tre stazioni": che serva a dimostrare praticamente quanto sostenuto nelle righe precedenti.
gli interessi centrali e periferici. Questa divisione geografica della città è assurda; questo voler fare della città due parti materialmente distinte e non distinte spiritualmente, storicamente, è di un assurdo grottesco.
Da Antonio Gramsci (1891-1937), Periferici, in Avanti!, 6 gennaio 1917, ora in Sotto la mole 1916-1920, Einaudi, Torino 1960, pag. 275.
Sironì
Mario Sironi (1885-1961), Periferia, 1922.
Si tratta di quell'espressionismo sironiano (in Italia senza pari) che, proprio perchè evolutosi da una fase di astrazione metafisica, peri)enne a tali livelli di documentazione capaci di evocare addirittura, attraverso la figurazione nei paesaggi urbani, più dei manuali e dei piani degli urbanisti, la tipologia (la concezione, la destinazione, la funzionalità, la gestione) della periferia fascista: la progressiva rarefazione produttiva, l'isolamento della caserma operaia, il protezionismo, la sottoutilizzazione, l'arretratezza tecnologica dei macchinari e dei mezzi di produzione, filtrati attraverso una precoce archeologia industriale attratta dai relitti di una cultura materiale: un gascnnetro, un camino, una gru, un camion, una bicicletta, perfino un carro trainato da un cavallo, attraverso l'isolamento e la distorsione del lavoratore interclassista rinvenibili nella fissità dello sguardo e nellipertrofia delle mani di essere non più pensante.
Da Guido Canella, Funzionalismo e novecentismo estremi borghesi dell'ecclettismo, in Edilizia Popolare, n. 135, marzo - aprile 1977.
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zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA PI-CIALF, -DE A‘\ \
G.F .
IL DICIASSETTE/S -FRIFSIA HCIAL
I SEDIMENTI DELLE MIGRAZIONI TEMPORANEE
LE ULTIME SOPRAVVIVENZE
UN MONUMENTO DELL'ARCHITETTURA "PATRIOTICA"
LO STUDIO DI UNO SCULTORE
ALLA BARONA NELLO SCAMBIO TRA CITTÀ E CAMPAGNA
CULTURA PRODUTTIVA E ARTE DELLA PERIFERIA STORICA
VIA WATT
Subito al di là del Naviglio, alla
Barona, c'è Via Watt (Giacomo Watt (1736-1819): meccanico perfezionatore della macchina a vapore). Come
la Via Conte Rosso di Lambrate o a>.
me certe strade intorno alla Via Farini, la Via Watt riassume in sè caratteri più tipici - più storici - della periferia milanese. È una via diritta, aperta in questo secolo; non è serpeggiante come la contigua Via Morimondo, sul retro del vecchio Stabilimento Richard, che palesemente ricalca antichi trac-
ciati. Alle poche abitazioni, tutte popolari, si è andato affiancando solo ultimamente qualche condominio. Invece sono numerose le fabbriche; alcune grandi, ma la maggior parte in capannoni; nei capannoni più piccoli: officine, saldatori, carrozzieri. Qualche negozio - privative, vinai, trattorie - ma affiancato a rivendite dei materiali - legno, viti, minuterie - indispensabili alla produzione. Subito dopo l'angolo con Via Binda c'era fino a pochi anni fa un cinema, l'Europa, che dei miei compagni di
Testoti
scuola chiamavano - e non ho mai saputo perchè - "Bomba".
UNA CASCINA E UNA FORNACE
Ma quando la Via Watt oltrepassa Piazza Ohm cambia sia nel nome (diventa Via S. Giuseppe Cottolengo) sia nel tracciato: s'incurva, un poco scende, poi si ricurva, le si affianca una roggia. Per un tratto è delimitata da un muro in mattoni. Una via antica, insomma, di campagna: un reperto archeologico. Proseguendo poi nella stessa dire-
zione (quella che esce dalla Città) si ritorna in una zona costruita, con case alte, quartieri di speculazione, ecc. Il centro di quest'isola fortunosamente sopravvissuta è una Cascina, la Cascina Varesinetta.
Se il tessuto urbano di Via Watt è, come abbiamo già detto, quello tipico della periferia produttrice; l'intorno di Via Cottolengo (o meglio: l'intorno com'era cinquanta, cento anni fa, e che ora ci possiamo immaginare attraverso questa parte miracolosamente sopravvissuta) si potrebbe definire campagna urbanizzata. Una campagna, cioè, che affiancava agli insediamenti fondamentali (le cascine) attività produttive analoghe a quelle tipicamente urbane; infatti vicino alla Cascina si trova ancora una fornace, tuttora in attività.
Questa fornace è l'ultima delle numerose localizzate fino a venti, trent'anni fa alla Barona: zona ricca di argilla, prossima ai navigli e alle porte di Milano, quindi facilitata nei trasporti.
Dopo l'Atlante di Zona del numero di novembre pubblichiamo un altro itinerario: invece delle ventinove foto dell'altra volta, ci sono solo tre "stazioni", secondo noi molto significative, in cui ci siamo fermati un poco di più. Questo articolo è anche un invito, a tutti lettori ma soprattutto, ancora una volta, alle classi delle scuole della Zona: occorre conoscere il passato se si vuole, in qualche misura, essere partecipi della progettazione e della realizzazione del futuro.
La terza "stazione" (lo studio dello scultore Cosentino in Via Watt) è anche un museo. Ma non un museo niorto come la gran parte di quelli cui siamo abituati: anzi, è un museo vivo, vivissimo; Cosentino vi ha raccolto come tesori la gran parte delle sue opere ma anche continua a produrle; e spesso riceve allievi di varie scuole cui impartisce lezioni operative e non puramente critiche di arte e storia dell'arte. È un invito, questo. a lettori e studenti: impariamo l'arte da chi la fa con passione e dedizione totale; impareremo a visitare i musei con più confidenza. Ma soprattutto, (e qui parafrasiamo Cosentino) scopriremo la strada per arrivare alla parte più importante della vita: la bellezza.
Si capisce quindi perchè stilisticamente queste costruzioni si richiamino all'architettura medioevale e quindi impieghino mattoni lasciati a vista e superfici intonacate e colorate; l'intento, infatti, era di distaccarsi dalla tradizione neoclassica: dallo stile, cioè, organico alla vecchia classe dominante, centralistica e parassitaria.
chitettoniche della campagna milanese: e in qualche modo la campagna si affacciava nella città!
GINO COSENTINO
Diciamo subito del suo essere sperimentatore, nelle tecniche e nei modi espressivi, forse come nessun altro, ai limiti dell'ecclettismo. Certamente, il nucleo centrale della sua attività è rappresentato dalla scultura, dalla grande scultura: non è stato fOrse allievo di Arturo
ogni artista a un certo punto è costretto a distruggere, dentro e fuori di se, la traccia di altri, siano anche gli amati maestri: per crescere, per individuarsi, per poter "creare". Ma intendiamoci: l'insegnamento di Martini (nell'arcaicità, nell'epicità) è ben presente, e come.
AFFINITÀ
Nata e vissuta fin quelle parti, del Fabbricone la Redenta ricordava tutto, e lo ricordava con la precisione e la forza della sua gran memoria; perchè una volta che una cosa lei l'aveva vista o sentita, dentro là, fissa chiusa nella testa come in una cassaforte, e fissa chiusa per sempre. Ecco le domeniche in cui col padre, la madre gli zii, andava a veder progressi di quello che zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA armai era diventato l'avvenimento principale del rione. Titolo meritato, del resto, trattandosi della prima casa popolare vera propria che, nel rione, s'alzava a ridosso delle cascine, così che, intorno, tutti erano stati indotti a pensare che sarebbe diventato un modello, il modello anzi per le costruzioni avvenire degli operai, e della gente che non era nemmen quello. Ma trentacinque anni dopo, eccola lì: una ruèra. Va bene, l'acqua potabile e le latrine ce le avevano messe e, in proposito, lei non aveva avuto non aveva niente da dire: ogni appartamento era stato dotato del suo lavandino e del suo gabinetto. Ed era forse poco, a quella data, millenovecentoventitrè Senonchè i padroni, anzi il consorzio, dato che non ci stavan loro, anno per anno l'avevano lasciato andare, andar a ramengo. Così, già alla guerra d'Abissinia, quella che il suo Andrea aveva schivato per un pelo, eran sorte lì attorno case talmente più ben fatte, e il Fabbricone s'era talmente mal ridotto, che dalla posizione preminente era sceso a quella di mezzo-mezzo. Poi da quella di mezzo-mezzo, con la guerra, non più dell'Abissinia ma del mondo intero, era andato a finire all'ultima. A esser, cioè, come gridavan giù dal pulpito preti e coadiutori,il "refugium peccatorum" della zona. Più o meno, anche gli inquilini avevano seguito le sorti dei muri, delle tubature, del tetto, delle persiane, delle latrine dell'acqua potabile, ed erano andati in niente anche loro.
Da Giovanni Testori, Il fabbricone, segreti di Milano 5, 1959, Feltrinelli, Milano 1961, pagg. 63-64.
Pasolini
Pier Paolo Pasolini (1922-1975), Fotogramma da Uccellacci e uccellini, 1965.
Strade oltre la periferia. Esterno. Giorno.
Un uomo e un giovinottello vengono avanti sotto il sole, per una strada bianca. Bianche, di sole polvere o calce, sono le poche case intorno, di quartiere che la gente si è costruita con le sue mani: e tra le case ci sono orticelli e bicocche.
Intorno, la campagna, rognosa e spelata, con qualch pecorella. sotto il bel sole della primavera.
1-due vengono avanti, tranquilli, col passo di chi va verso qualche meta lontana, nè allegro nè preoccupato. L'uomo un po scalcagnato, anche se si è messo i vestiti della festa. Il giovinotello invece acchitta: ha calzoni alla Celentano, stretti in cinta e a campana sulle caviglie, la camicetta col collettone e la giacca all'inglese, con lo spacco a soffietto dietro.
I due camminano, camminano, appaiati, come due ombr'e un po' allucinate, sotto il sole ormai cocente della mattina presto di un bel giorno sereno.
Da dove vengono?È tanto o poco che sono in cammino?Dove vanno?A vederli non si capisce, sono due come milioni di altri, che nelle mattine di prima estate, vanno per le strade, verso le loro mete.
Da P. P. Pasolini Uccellacci e uccellini. Sceneggiatura, 1965, Garzanti, Milano 1975, pag. 155.
Resta da dire del carattere più singolare: per la stagionalità della lavorazione dei mattoni, intere famiglie si spostavano dalle campagne e si accampavano vicino a queste fornaci. Lavorando a cottimo - spesso anche di notte - in sei mesi guadagnavano da vivere per tutto l'anno.
In questo modo, attraverso ondate periodiche, che si sono ripetute per anni e anni (anzi: per decenni e decenni), è andata man mano sedimentandosi la residenza dei nuovi produttori in questa parte della Città.
L'ASILO RICHARD
È in questo contesto che nel 1842 si insedia la Società Ceramica Richard, lungo il Naviglio Grande, in uno stabilimento fondato anniprima da tal Tinelli, in seguito fallito.
Giulio Richard ingrandisce lo Stabilimento e gli affianca il palazzo per l'abitazione degli operai (inizialmente erano 250, soprattutto inesperti contadini; poi anche provetti operai inglesi e francesi).
A questi edifici, nel 1878, si aggiunge un Asilo, donato dal Richard al Comune e per questo chiamato Asilo Richard. Questo edificio esiste ancora e tuttora funziona, a differenza dell'Asilo De Angeli, purtroppo distrutto (illustrato sul numero del giugno 1978 di questo Giornale). Questi due asili sono certamente tra le più significative architetture sorte a Milano in quest'ultimo secolo. Infatti, con le Cucine economiche di Porta Nuova e con la Casa di Via Vico (entrambe del grande Luigi Broggi, l'autore dell'Asilo De Angeli), l'Asilo Richard è uno dei rarissimi esempi sopravvissuti dell"'architettura patriotica"; di quell'architettura, cioè, nata durante il Risorgimento e che - soprattutto nelle costruzioni per le provvidenze ai contadini da poco inurbati - rappresenta artisticamente la nuova umanità del ceto produttore.
In pochi anni, da quel ceto sarebbe sorta la nuova classe, portatrice di nuovi valori, di una nuova cultura, di una nuova prospettiva storica: intendo la classe operaia.
D'altra parte, in questo ricorrere a memorie medioevali (quando nel governo del libero comune più estesa era la partecipazione) si entrava in risonanza con le ricche presenze ar-
Dopo l'intorno della Cascina e della Fornace e dopo l'Asilo, la terza presenza di cui vogliamo parlare è, finalmente, attuale ed operante: la creatività di Gino Cosentino, scultore. ma ancheÉ come vedremo, pittore.
L'opera di Cosentino, che è nato a Catania nel 1916 e che ha lo studio in un capannone di Via Watt, ha un
legame diretto con l'ambiente storico e culturale che finora abbiamo descritto. Ma intendiamoci: non un legame superficiale. come quello instaurato da coloro che si piazzano col cavalletto sul Ponte del Naviglio per ritrarre la Chiesa di S. CrisudOro (...e subito si forma la folla); Cosentine) non ama nemmeno ritrarre paesaggi periferici. come fece a suo tempo _il sommo Siroui..
A questo punto non ci resta che cercare di illustrare quella che è, a nostro parere, la poetica, cioè l'intento creativo, di Cosentino.
Martini a Venezia? Facciamo una parentesi: non è stato lo stesso Arturo Martini (1885 - 1947) emblema della pluralità dell'espressione? Dagli iniziali tìnurismo e simbolismo alla stagione della maturità, con la rigenerazione della grande tradizione arcaica e romanica, finalmente depurata dalle incrostazioni accademiche e radicata, magari, nel mito.
Ma Arturo Martini è anche colui che negli ultimi anni pubblica La scultura lingua morta e approda alla pittura. ritenendola più immediata.
più comunicativa (già nel 1926 aveva scritto: Sono stanco di statue; voglio ascoltare questa ripugnanza per cercare altre vie, elementi diversi, proporzioni nuove).
Ma, chiusa la parentesi, torniamo a Cosentino: egli ha distrutto le opere che riteneva più direttamente influenzate da Martini; così come
Così chiama Gino gran parte delle sue sculture: sono quasi sempre due forme, autonome, che si accostano una all'altra, che si "abbracciano". Non c'è mai un incastro perfetto, macchinoso: piuttosto è una delle due parti che sembra quasi ritrarsi, far posto all'altra, che così ha la possibilità di distendersi, di appoggiarsi. Un mio amico vedendo queste statue per la prima volta, esclamò: Ma son tante variazioni su di un unico tema: fare all'amore! In quell'occasione, Cosentino sorrise, non respingendo certamente quell'interpretazione: del resto, lui non parla sempre di "armonia"? E parafrasando Cosentino, si potrebbe dire: Cosa c'è di più armonioso di un atto d'amore? Ma fermiamoci prima di scadere
nella retorica (diciamo subito che la retorica non compare mai nell'opera di Cosentino: semmai c'è l'ingenuità, attributo indispensabile di ogni artista) e apriamo una seconda parentesi: schematizzando molto, si potrebbe affermare che il massimo di negatività, della pura critica velleitariamente iconoclasta, l'arte contemporanea (quella che va per la maggiore) lo ha raggiunto in questi ultimi anni, dopo l'affermazione della pop art e via via fino all'apparire dell iperrealismo: correnti nate non per caso negli Stati Uniti e là cui nascita Giulio Carlo Argan stigmatizzò - moralmente - in un saggio dal significativo titolo: Il banchetto della nausea. Per fare un esempio ancora più chiaro diquesearte che ho chiamato "puramente critica": un artista milanese, Piero Manzoni, volle evidenziare il fatto che l'arte, perduto ogni carattere di rappresentatività sociale, fosseormai pura merce, garantita da una firma comunque quotata sul mercato. Per questo inscatolò la propria merda; firmò le scatole; riuscì a venderne diverse. Sia chiaro: non si vuole qui asso-
Interno
studio di
in Via Watt (
) Asilo d ' infanzia Giulio Richard 1878
Stabilimento della Società Ceramica Richard in una foto della fine dell' Ottocento
dello
Cosentino
foto Aldo Ballo
Veduta ( dal nuovo Cavalcavia Brunelleschi ) del Naviglio Grande e della Via Lodovico il Moro Sulla destra la Richard Ginori
CULTURA PRODUTTIVA E ARTE DELLA PERIFERIA STORICA
mere un atteggiamento moralistico, qualunquisticamente fustigatòre. I paradossi di Piero Manzoni sono a pieno diritto nella storia della recente arte: spingono alle estreme conseguenze un atteggiamento corrente. Questo richiamo ci serve per far risaltare meglio, e per cercare di spiegare, la posizione di Cosentino: che è radicalmente differente. Il suo è un atteggiamento "positivo", autenticamente "creativo"; il "fronte" della sua produzione è vasto e articolato: infatti egli, prevenendo saggiamente la "nausea da scultura", porta avanti parallelamente esperienze multiformi; quasi una metafora della varietà e della molteplicità della natura.
Già sopra abbiamo accennato alle sculture: la materia è a volte quella levigatissima del marmo di Candoglia, a volte quella ruvida e porosa del-granito. La sensazione è di incontrarsi con una presenza arcaica: misteriosa.
Vi sono poi le pitture. Alcune derivano direttamente dalle "affinità" scolpite; altre raffigurano alberi, fiori, pesci, farfalle, uccelli, a volte anche persone. La tecnica è quella antica, dei colori preparati col tuorlo d'uhvo ( la "maionese"): le superfici così ottenute sono scintillanti ma anche trasparenti, profonde.
Diverse pitture sono a volte assemblate in una composizione ampia, dove sono anche inseriti bassorilievi in legno che hanno qualche assonanza col disegno contenuto in uno o più quadri: allora lo stesso tema - poniamo: gli uccelli - è rappresentato una volta col colore e un'altra con la sagoma di legno, con venature e colori che entrano in suggestive risonanze... un altro tipo di "affinitit', in altre parole, più complesso in quanto coinvolge materie e tecniche diverse.
E i quadri astratti, dipinti coi colori acrilici? E i fregi architettonici, ottenuti direttamente col getto del calcestruzzo di travi e pilastri? E la splendita e arcaica Via Crucis di Baranzate? E le sculture "inventate" con oggetti e forme gia utilizzati dai modellisti industriali?
Quanto ci sarebbe àncora da scrivere! Ci rendiamo conto di avere scritto più in margine a Cosentino che di Cosentino: ma d'altra parte la conoscenza dell'arte non può che basarsi sulla conoscenza diretta, tattile anche.
Terminando, speriamo di essere riusciti almeno a chiarire perchè riteniamo che lo studio di Cosentinoartista ma anche artigiano, costruttore e manipolatore di materie - sia consono alla periferia produttiva: così come gli studi degli artisti più integrati all'attuale mercato sono concentrati nell'intorno di Brera.
Giorgio Fiorese
).
Se il pensiero, passando attraverso le mani, si concretizza in un'opera d'arte, è come se una freccia indicasse a tutti la strada che conduce verso l'amore. L'atto di nascita della scultura, il momento più emotivo per uno scultore è dato dall'ombra che scaturisce mettendo un ostacolo contro un fascio di luce.
Se appoggio un pezzo di creta su un piano illuminato da luce radente, questa creta di colpo diventa leggibile, oltre che fisicamente, anche dal punto di vista emotivo, specialmente per chi la volesse modificare con ulteriori interventi.
Comincia così il momento creativo che dovrà poi concludersi in un'opera di scultura e cioè un susseguirsi di vuoti e di pieni in armonia fra di loro. Il problema dell'armonia comincia subito appena si fa il primo gesto di aggiungere o di togliere. Il campo in cui si muove questo problema è vastissimo, al punto che se si vogliono conficcare nella sabbia dieci lame di ferro con intendimenti d'arte, immediatamente salta fuori il problema dell'armonia dei vuoti-e dei pieni e, se l'artista non conosce tale problema, le dieci lamelle saranno sempre e soltanto del ferro e mai una speculazione spirituale.
Questo è il caso limite perché. se ci chiedono di mettere nella sabbia una sola lama, allora l'avvenimento è soltanto emotivo e non scatta ancora il vero problema dell'arte, tutto diventa letteratura, atteggiamento, moda.
È da queste mode che bisogna rifuggire. perchè deleterie e pericolose. Esse ci costringono a ignorare e addirittura disperdere la tradizione.
Il punto più importante è quello di andare verso la materia non con le gambe che tremano, ma con fermezza e con gli occhi .spalancati per ridurla al proprio sentimento. Per fare ciò occorre una grande concentrazione che, purtroppo, quando la si ottiene, non resta lì per delle ore intere, ma sfugge e riappare saltuariamente, anche se le mani, a volte, seguitano a camminare nella giusta direzione, per abitudine. L'ideale sarebbe smettere subito tutte le volte che si perde il filo.
La parte tattile della ricerca dell'armonia è molto importante perchè si sostituisce agli occhi che non possono arrivare dappertutto. Aiutandosi quindi in tutti i modi, si stabilisce di volta in volta se bisogna aggiungere o togliere per arrivare a questo famoso peso oro che è la scultura. Rodin per esempio, quando doveva aggiungere una ciocca di capelli alla sua scultura, prendeva un po' di creta e la teneva a lungo nelle mani e, guardando attentamente tutto l'insieme della sua composizione, si accorgeva se il quantitativo di creta che aveva nella mano era poco o tanto e, fatta la correzione, lo appoggiava nel punto giusto. Questa creta quindi era già scultura prima ancora di essere appoggiata. Questo per dimostrare qual è la vera essenza della scultura, della quale non si può fare a meno se non compromettendo tutto e declassando tutto a pura esercitazione senza contenuto.
Gino Cosentino
IL DICIASSETTE/ S 1-CIAL DIRIFIRR 8
G. Cosentino, Germinazione in marmo di Carrara, posta nella Scuola di Via degli Appennini, Quartiere San Leonardo, Milano, 1972.
G. Cosentino, altorilievo in calcestruzzo gettato ( con l'ausilio di un cassero di gesso armato ) assieme alla struttura dell' edificio, architetto Sergio Invernizzi, Via Nullo, Bergamo, 1962 ( foto Aldo Ballo
Cascina Cassinazza .
IL DICIASSETTE/PIANO REGOTATORE 9
Con l'adozione del luglio 1978 della Variante Generale al PRG del 1953, esiste finalmente un punto di riferimento oggettivo: questo è fatto positivo. Ma questo PRG rispecchia gli equilibri di forza del Consiglio Comunale ed è il risultato di uno scontro di classe in atto a Milano. Inoltre oggettività e chiarezza della Variante sono relative a quanto essa dice e decide, mentre rimangono ombre e nodi da sciogliere là dove si rinvia a decisioni e strumenti urbanistici successivi (esecutivi).
Le linee della "sinistra" su questi problemi sono note: 1) recupero del patrimonio edilizio degradato col mantenimento dei ceti a basso reddito e quindi mantenimento del tessuto socio - economico della popolazione con interventi di recupero mediante la 167 sia sulle aree libere che sull'edificato - definizione del vincolo di 161. secondo gli impegni assunti con i Consigli di Zona in rapporto alla legge e al PRG; 2) contenimento del terziario (uffici, banche, ecc.) e suo decentramento nella Regione per rallentare il processo di terziarizzazione in atto in Milano; 3) mantenimento e sviluppo delle attività produttive per garantire la permanenza e l'aumento dei posti - lavoro; 4) contenimento delle linee metropolitane in Milano e loro sviluppo in provincia in superficie con nodi di intescambiotranviarizzazione in sede propria della 90-91; 5) recupero di aree per la formazione di servizi pubblici secondo gli standard di regge.
Il PRG, mentre ribadisce questi concetti nelle relazioni introduttive generali, in realtà ne vanifica alcuni molto importanti negli azzonamenti, nella normativa, nei fatti, ponendosi in contrasto con le linee iniziali solo enunciate. Queste infatti sono cambiate strada facendo, per le pressioni esercitate dalla proprieta e dal grande capitale sui settori più deboli della Giunta e della struttura tecnico - amministrativa del Comune, a tutt'oggi non modificata per le resistenze, dell'alta burocrazia e dei settori più corporativi.
La Variante al PRG, fino alla delibera del 1976 era già un "compromesso" col grande capitale, ma si poteva ancora parlare di "compromesso onorevole". Con le controdeduzioni del, luglio 1978 si sono stravolti gli obbiettivi iniziali a vantaggio delle grandi proprietà, delle banche, del terziario. La parola d'ordine "ripresa edilizia, investire e produrre comunque" ha fatto dimenticare che ciò non doveva avvenire a danno della collettività e a vantaggio del profitto e della rendita, al fine di dare i segni di un nuovo modo di governare, diverso ed alternativo a quello "forchettone" della DC. Troppo spesso invece le indicazioni dei CdZ sono state ignorate, per soddisfare le esigenze della Curia, della De Angeli Frua, del Cabassi, della Generale Immobiliare. Questi interessi contrastano con gli "interessi veri" della collettività e della città. Mentre il "passante ferroviario" ha una sua giusta logica per Milano, in rapporto alla provincia ed alla Regione, la 3" linea metropolitana (Duomo - Corvetto - Rogoredo) è in contraddizione con le richieste stesse della sinistra, non ha senso per i suoi aspetti antieconomici e di spreco, per la spesa che va a gravare sull'Amministrazione e per la trasformazione che produce, in profitto e rendita, dove passa, a danno del tessuto socio - economico e dei ceti popolari che vengono espulsi.
Per Milano va riorganizzato il trasporto pubblico in superficie in una definizione globale. La "tranviarizzazione" della 90-91 passa, in versione ridotta, alla "filovia in sede propria" che potrebbe anche essere una soluzione idonea, se-
PROSEGUIAMO IL DIBATTITO SULLO STRUMENTO URBANISTICO RECENTEMENTE APPROVATO DAL CONSIGLIO COMUNALE
CONTENUTI DEL PIANO REGOLATORE
Su questo numero de il Diciassette riportiamo ben' due interventi a proposito del Piano Regolatore: uno di una lettrice (pubblicato nella rubrica. Spazio aperto), -l'altro dell'architetto Eugenio Gianella membro del Comitatò cittadino del Partito Socialista e che è stato Funzionario tecnico della Ripartizione Edilizia Popolare del Comune di Milano. Anche se con punti di vista molto diversi,, questi due interventi hanno in comune una forte carica polemica rispetto alla vicenda e alle scelte del Piano: pensiamo che questo non possa che andare a vantaggio del lettore, stimolandone l'interesse. Mentre all'intervento della lettrice, la signora Obbini, rispondiamo direttamente, all'intervento di Gianella verrà data adeguata risposta nel seguito del dibattito. Per adesso anticipiamo che non ne condividiamo alcuni punti (ad esempio sul ruolo del partito di Gianella, al governo di Milano assieme al partito che, sempre Gianella, definisce 'forchettone"), pur ritendendo importante lo sforzo di puntualizzare tutti i differenti aspetti urbanistici e Zona.
nonchè ad essa si frappongono difficoltà tecniche - realizzative presumibilmente intenzionate a rendere i costi non convenienti e scoraggiarne così la realizzazione.
Il PRG ha esteso, il terziario su Milano di 500.000 mq., a danno dell'industria e degli artigiani, delle fabbriche e dei lavoratori che verrebbero espulsi in Regione o comunque all'esterno, con la trasformazione di Milano in città terziario - direzionale.
Questi problemi, contenuti nel PRG, riemergeranno in modo esplosivo nella sua gestione ed attuazione.
Qualcuno già afferma che "il terziario contenuto nel PRG non è sufficiente, per lo sviluppo di Milano occorrerebbe più terziario e meno residenza, meno soprattutto quella popolare" e già rispunta la filosofia delle "varianti al PRG" da elaborare secondo le occasioni e le richieste d'investimento del capitale privato. Di tutte le posizioni della conservazione, questa è la peggiore che tende anche a vanificare il potere programmatorio e pianificatore dell'Ente Pubblico in funzione dell'egemonia decisionale del capitale privato. Queste spinte tendenti a peggiorare ulteriormente i contenuti del PRG vanno contrastate. I nuovi insediamenti di terziario - direzionale - privato ammontano a 530.000 mc. contro i 520.000 mc. già esistenti o in corso di ultimazione, per un totale complessivo su Milano di mc. 1770.000, che è moltissimo.
F. chiaro che con "l'equo canone" il terziario è quello che rende di più al profitto, in quanto non soggetto a regolamentazioni d'affitto come la residenza.
L'aumento a dismisura del "terziario" a danno della residenza e dell'industria, esiste anche in zona
17. Infatti solo la previsione sulla Nuova Vigevanese in adiacenza al Comune di Corsico, corrisponde ad un insediamento di 110.000 mc. e in particolare sulla via Lorenteggio, tra il confine comunale e via Bisceglie, vi è la costruzione CARIPLO, per la quale era stata data una licenza per "industria" e che qui invece si definisce più precisamente "terziario".
Sono previste limitate edificazioni (circa 40.000 mc.) di uffici pubblici o di interesse pubblico (quindi anche privati) in corrispondenza di alcune aree attrezzate in funzione del sistema di mobilità, come la Stazione di S. Cristoforo in P.za Tirana con un collegamento viabilistico, di limitata capacità di carico, con la zona 16 e nodo d'interscambio.
La destinazione del "terziario" se può essere giustificata sul complesso SAINT - GOBAIN di via Tolstoi, non ha senso sul PAM ai suoi piedi, che dovrebbe essere "commerciale". La destinazione a terziario non può essere accettata sulla ex fabbrica "multinazionale"
CREAS di viale Legioni Romane, ratificando così una intenzione speculativa che ha spinto a lottare 500 lavoratori in difesa del proprio posto di lavoro.
Non sono stati risolti i nodi, nel senso che chiedeva il CdZ in merito al Tribunale dei Minori (Beccarla) ed ai Magazzini Frigoriferi dove l'unica modifica è che la eventuale pista di pattinaggio va collocata alI ' i n terno dell'area dei Magazzini stessi, quindi sarà privata.
La soluzione per l'area ex Ferrotubi, è la peggiore che si potesse dare, in quanto pur essendo compresa in B4 e quindi soggetta a Piano Particolareggiato, viene suddivisa in tre parti: a nord "industriale - artigianale", a sud - est a "servizi comunali" e su via Primaticcio a "residenza"; è con questa residenza che vince la lottizzazione privata di lusso", per la quale erano già stati presentati i progetti in CdZ 4 anni or sono e respinti. Ora nell'elaborazione del PP, è ancora possibile esprimere una volontà politica positiva applicando il vincolo di 167. È stata data invece risposta positiva alle richieste del CdZ ponendo, sulle aree prospicienti il Campo Colombo, i vincoli per metà a verde pubblico attrezzato" e per metà a Centro scolastico". Penso sia necessario creare un "Comitato Interpartitico" composto di tutti i partiti presenti in CdZ, per studiare con il Comune l'utilizzo di quell'area. Per la disponibilità è opportuno che l'Amministrazione avvii gli atti necessari, tenendo presente che quell'area è disponibile all'uso pubblico di fatto da oltre 20 anni e pertanto per "USUCAPIONE" o "PRESCRIZIONE ACQUISITIVA" è già di proprietà del Comune senza dover pagare alcuna indennità di esproprio.
Dopo il Piano Integrativo di ed. pop. del 1975 strappato con le lotte popolari di quartiere e dei CdZ, si è fatto di tutto, all'interno della struttura comunale, ma anche nei settori più frenanti della Giunta, per dimostrare che il vincolo di 167 paralizza e non mobilita investimenti, siano essi pubblici che privati e quindi per rion vincolare più.
Ma allora, ci si chiede, chi deve realizzare l'ed. pop. Il piano di 167 può costituire uno spazio operativo per l'attività edilizia, sia con l'intervento pubblico (sovvenzionata) sia col concorso dei privati (agevolataconvenzionata) singoli o riuniti in cooperativa preferibilmente a proprietà indivisa. Negative sono le realizzazioni di 167 dove gli operatori sono immobiliari travestite da cooperative o dove gli alloggi realizzati dall'ente pubblico vengono venduti a riscatto, creando piccole proprietà col denaro pubblico. Questa cattiva gestione della 167 è un'arma in mano a chi vuole neutralizzare l'intervento pubblico sul bene casa. 11 vincolo di 167, se ben gestito, può rilanciare l'edilizia: in crisi per la saturazione sul mercato
di patrimoniò pubblico. Questo disegno spero sia stato battuto, anche se di fatto gli inquilini aspettano ancora, ormai da molti anni, che si facciano alle casette in muratura lavori urgenti ed improrogabili, come tetti, fognature, ecc.
G. F.
della domanda di alloggi ad alto costo o alto affitto, ma anche per la crisi economica. In questi ultimi 3 anni lo stanziamento per ed. pop. è aumentato, sia da parte dello Stato che del Comune e tende ad aumentare ancora nei prossimi anni. Da qui l'urgenza di realizzare i vincoli di 167 di espansione previsti dal PRG per case parcheggio e contemporaneamente ristrutturare le case degradate, innanzitutto quelle già vincolate a 167. Va contrastato ogni tentativo di forzare in senso strumentale la Sentenza del Consiglio di Stato sul Garibaldi. È. una Sentenza non motivata, contraddittoria con le leggi esistenti, è un siluro all'edilizia pubblica e come tale va preso, ma va anche ridimensionato il suo effetto reale agli stabili interessati (6 ricorsi) e che quindi non intacca la possibilità di vincolare l'edificato degradato, in quanto ciò è chiaramente detto nella legge 865, dall'art. I della legge 166 (che precisa "nel centro storico") e dalla legge 457 che dà chiaramente la possibilità di applicare il vincolo di 167 sull'edificato degradato. Per queste ragioni, sarà opportuno che il Comune proceda ad una riadozione globale della 167 da realizzare alla luce della 457 (piano decennale del 5.8.78) per non lasciare spazi a possibili sentenze del Consiglio di Stato.
In zona 17 sono previsti 1494 abitazioni nei piani deliberati di 167, il cui iter amministrativo è al punto in cui era 3 anni fa, mentre sono previste aree per nuovi insediamenti residenziali privati.
Nella Zona 17, i lotti di 167 realizzati sono quelli posti dalle giunte democristiane: 1) il lotto 57 di P.za Tirana ultimato da anni (di fatto una speculazione della DC) ed il lotto 33 (Zurigo - Bisceglie) quasi ultimato, sono due esperienze negative dove gli alloggi, certamente non di ed. pop. sono stati venduti a riscatto ad alti prezzi, una vera e propria speculazione clientelare, una distorsione dell'uso e dell'obbiettivo per il quale è stato realizzato il vincolo di 167.
2) Il lotto 63 (Primaticcio) realizzato dall'IACPM con intervento pubblico diretto, è un esempio positivo di ed. pop.; che in parte assorbirà le assegnazioni della graduatoria generale, e in parte è riservato agli abitanti del "Villaggio dei Fiori".
In una situazione ben diversa si trovano i vincoli di 167 posti, il 29 aprile 1975, dal "Piano integrativo" dell'allora Assessore Velluto (DC), sulla spinta delle lotte popolari dell'inquilinato: I) il lotto 90 (Primaticcio) che comprende le casette in legno ed in muratura del "Villaggio dei Fiori", già di proprietà comunale, per cui sembra inutile un vincolo di 167, quando sarebbe bastato uno stanziamento di denaro pubblico per le manutenzioni straordinarie richieste dagli inquilini. Ma allora è lecito pensare che Velluto (DC) avesse altri obbiettivi, visto l'uso distorto che egli era abituato a fare della 167 (vedi P.za Tirana) ed in questo caso oltre ad una speculazione attraverso cooperative fasulle, si sarebbe trattato anche di alienazione
2) Il lotto 20 (Moncalvo), di proprietà della De Angeli Frua abitato per lo più da pensionati, è stato posto un vincolo di 167 per bloccare una speculazione che avrebbe comportato l'espulsione forzosa degli attuali abitanti. Ma il vincolo, se pure deliberato dal Consiglio CoA munale, non ha fatto un passo avanti per la sua approvazione definitiva, per le pressioni esercitate dalla De Angeli e da Cabassi presso la Giunta e la struttura burocratica funzionariale. Oggi solo una ripresa della lotta, della quale. si facciano carico il C.d.Z. ed i Sindacati Inquilini, può far progredire positivamente questo problema verso una sua giusta soluzione. Particolare attenzione merita il lotto di 167 proposto, per P.za Tirana e concordato col C.d.Z. in vista della possibilità di un intervento diretto della Cooperativa Giambellino, ora di "consumo" ma che ne potrebbe diventare la "edificatrice", assumendo un significato politico in zona di notevole rilievo, dimostrando come iniziative locali autogestite possano produrre case all'interno dei vincoli di 167. Ma anche questa iniziativa è condannata a rimanere nell'area delle buone intenzioni se non è accompagnata dalla pressione convinta delle forze politiche e sociali della zona e da una risposta positiva da parte del Comune.
Per l'applicazione della "legge dell'equo canone", il Comune ha individuato il "degrado edilizio ed igienico" esistente su cui applicare il coefficiente 0,90 per l'abbassamento del canone. Le stesse indicazioni del degrado, con l'aggiunta di qualche area libera (per realizzare case parcheggio) potranno essere deliberate come "PIANO DEL RECUPERO" previsto dalla legge 457 (Piano decennale). Questo potrà essere il "PIANO CASA" che conterrà i lotti di 167 già approvati per interventi pubblici diretti (secondo la disponibilità delle risorse pubbliche) ed interventi convenzionati con la 865. All'interno di questo piano per realizzare case, si potranno usare tutti gli strumenti disponibili: dalla 167 (per intervento,diretto del Comune o per cooperative preferibilmente a proprieta indivisa) alla convenzione prevista dalle leggi 865 e 10, alla concessione semplice, all'ingiunzione. Il nodo che non si è voluto risolvere, cioè quello di definire dove e quanto vincolare ad ed. pop., fermandosi a ciò che è già vincolato oggi, in realtà si è rinviato al momento della GESTIONE di questo PIANO DEL RECUPERO o PIANO CASA, nel quale il potere reale, gestionale e contrattuale del Comune nel confronto con i privati è quello di usare la minaccia del vincolo di 167 per strappare "convenzioni" a condizioni pio convenienti per l'inquilinato e per l'Amministrazione.
L'affermazione di una politica edilizia che avvii una ripresa produttiva di case in grado di soddisfare il tipo di domanda presente nella societa, deve vedere risolti 3 nodi fondamentali:
- la definizione di una significativa programmazione pubblica (IL PIANO CASA), dove sia determinato il ruolo del Comune come operatore diretto e come controllo dei requisiti sociali degli assegnatari e degli operatori;
- la rispondenza strutturale tra domanda e offerta degli alloggi secondo la tipologia, i metodi ed i costi di costruzione;
- massicce risorse pubbliche travasate nel settore casa.
Il nuovo quadro legislativo dato dalle leggi: regime dei suoli, equo canone, piano decennale, risparmio casa, la 167 (ed. pop.), consente di avviare il problema anche a livello locale in modo più articolato di quanto non si sia fatto nel passato, ampliando anche in modo differenziato l'offerta di alloggi accessibili ai redditi da lavoro e con ur recupero del patrimonio edilizio e sociale,. in modo alternativo agli obbiettivi che sono stati della speculazione dalla "ricostruzione' del dopoguerra ad oggi.
Eugenio Gianella
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LETTERA DELL'ATM
FREQUENZA LINEA 49
Rispondiamo alla Vostra lettera del 15 settembre u.s., relativa ai servizio della linea in oggetto, riportandoVi gli orari di transito previsti del nostro programma nei giorni dal lunedì al venerdì dell'orario estivo u.s. al quale fa riferimento la Vostra segnalazione di disservizio:
Transiti da Inganni (St. MI) direzione P.za Tirana
7.00 - 7.04 - 7.08 - 7.15 - 7.18/ - 7.22 - 7.26/ - 7.28 - 7.34
/Vetture provenienti dal deposito di Via Novara ed inserite in linea in Via
S. Giusto.
Transiti da Via Inganni ang. V. Val Bavona direzione P.le Lotto
17.19 - 17.25 - 17.31 - 17.36 - 17.41
Le frequenze sono di buon livello e l'analisi dei rilievi di carico effettuati nei mesi estivi non evidenzia situazioni critiche o irregolarità nei transiti delle vetture pur non volendo escludere possibili lievi anomalie di carattere episodico.
A datare dal 19 settembre u.s. è entrato in vigore l'orario invernale per cui le frequenze della linea sono state opportunamente intensificate specialmente intorno alle ore 7.00 sulla tratta da Via S. Giusto a P.za Tirana. I transiti previsti dal programma invernale sono i seguenti:
Transiti da Via Inganni St. MI direzione P.za Tirana
6.56 - 7.01 - 7.03/ - 7.05/- 7.07/7.09 - 7.13/- 7.16 - 7.20/- 7.22 - 7.25/- 7.28
- 7.34 - 7.36/ - 7.39
Transiti da Via Inganni ang. V. Val Bavona direzione P.le Lotto
17.26 - 17.31 - 17.35 - 17.39 - 17.43 - 17.47 - 17.51
Le frequenze del mattino sono dunque dell'ordine di 2' - 3' e quelle della sera di circa 4' per cui, almeno in relazione agli elementi in nostro possesso, risultano anche esuberanti rispetto alla domanda media di trasporto rilevabile in tali periodi orari.
Eventuali irregolarità dei transiti delle vetture rispetto al programma sono in genere causate da attraversamenti particolarmente difficoltosi che si verificano anche in zone periferiche della città come, come in questo caso, l'attraversamento di due importanti arterie di penetrazione in Milano come la Via Lorenteggio e la Via Forze Armate.
Sarà comunque nostra premura far controllare la linea dai nostri graduati preposti alla sorveglianza dell'esercizio al fine di contenere gli eventuali disservizi.
Distinti saluti.
strutturazione di aree ormai vecchie e non più rispondenti a criteri di urbanizzazione intensiva.
Inoltre cosa mi dice della Cascina Corba? Tutto è tornato nell'oblio, tutto è stato messo a tacere: così non va signor Fiorese! Se ben ricordo, in uno dei numeri precedenti avete sollevato il problema
Cascina Corba: ebbene, come mai nella sua esposizione non ne fa rife' rimento specifico? Così anche per il luridume dietro il Campo Colombo.
3e le è possibile veda di fare riferimenti specifici, anche perchè il povero cittadino possa e debba capire meglio com'è fatta la sua Zona e si renda conto, guardando un'area libera o un edificio decrepito, di cosa dovrà sorgere o essere modificato o abbattuto.
Prevede il Piano Regolatore almeno degli ambienti dove i ragazzi possano trovarsi senza che sia un bar o l'oratorio? Così pure per gli anziani: o il loro posto deve essere per forza la casa o la famigerata Baggina?
Grata comunque della sua brillante opposizione sulla Zona 17, accolga le mie più vive congratulazioni.
Marianna Obbini
Cara signora Obbini, prima di tutto lasci che la Redazione manifesti la propria soddisfazione: se anche una "semplice cittadina che non si intende di niente", come lei si qualifica, è così addentro alle questioni della Zona il Diciassette ha veramente ragione di esistenza. Infatti, se non ci fosse il nostro Giornale (che, primo a Milano, ha divulgato il nuovo Piano Regolatore) lei da dove trarrebbe le sue informazioni e a chi scriverebbe?E, soprattutto, chi pubblicherebbe le sue lettere?
A.T.M.
PRG e verde in zona
Ho letto con attenzione quanto ha scritto G' Fiorese sul numero di ottobre. Io sono una semplice cittadina, cioè voglio dire che non mi intendo di niente, non ho cioè nessuna specializzazione per parlare: vorrei però fare delle osservazioni su quanto scritto da Fiorese.
sta e complicatissima area metropolitana. La Giunta comunale (che non C077i- • prende il solo PCI: anzi!) ha valutato la localizzazione in Zona 17 come la più confacente. D'accordo: a suo tempo bisognava discutere di più di questa come di altre questioni. Ma ora che la decisione è stata presa, via, proviamo a osservare il comportamento delle altre forze politiche, DC in testa: come mai nessuno ricorda più la Proposta di Piano del democristiano Cannarella della primavera del 1975, dove appunto sono apparsi per la prima volta i Magazzini Frigoriferi?Senza tener conto di quanto la DC ha fatto - a proposito di verde ma anche di ben altro! - in trent'anni (TRENT'ANNI) di abusi urbanistici. Ma questi fatti chi li rinfaccia alla DC?
Mi dica: chi?E poi c'è il partito Socialista: quello di Zona è contrario all'insediamento dei Magazzini, mentre quello di Milano è favorevole; ma via... usiamo per un brevissimo attimo un briciolo di logica: i socialisti di Zona sono ovviamente anche milanesi! E sono contemporaneamente d'accordo e in disaccordo! Tribunale dei minorenni In questo caso si sbaglia. É una proposta del Governo nazionale. Sono contrari, nell'ordine: Consiglio di Zona, Csimune, Provincia e Regione. E, nel suo piccolo, anche il Diciassette: per cui la rimandiamo agli scorsi numeri. Parcheggio per 3.000 auto. Ripeto: la nostra non è un'isoletta. Proviamo a dire ai pendolari che un pò di verde in più (di quello che per decenni e decenni è stato lì: abbandonato, spelacchiato e sgangherato!) è più necessario di un parcheggio di scambio con la Metropolitana: cosa ci risponderanno?
Questione del verde in generale. Se lei - con altri che periodicamente insorgono, in particolare in Consiglio di Zona, contro presunte aggressioni al verde - in.sorges.se per lo stato di abbandono di molle aree che son lì da piantumare e attrezzare, non sarebbe meglio?
meglio tutti i numeri del nostro Giornale.
6) Io Fiorese darei "anima e corpo per rendere la nostra Zona umanamente abitabile, anche in barba alle leggi tuttora vigenti": no, non sono Robin Hood. O, se preferisce, sono Robin Hood: che nella destra, invece della spada, impugna il testo della Costituzione della nostra Repubblica e nella sinistra, come scudo, ha la Tavola del Piano Regolatore della nostra Zona. Scherzi a parte: il vero problema, in questo momento, è di applicare le leggi vigenti che sono lì, lettera morta. Ripeto, questo è stato scritto più volte su il Diciassette. Problema della ristrutturazione dell'edilizia scadente. Quanti articoli abbiamo dedicato ai due casi più importanti della Zona, cioè Villaggio dei fiori e Quartiere Moncalvo? Forse diecine.
AiUtare il cittadino a capire com'è fatta la sua zona. Sono d'accordo: proprio per questo, subito dopo il Piano Regolatore (fatalmente arido) abbiamo pubblicato l'Atlante di zona. Confrontando tra di loro le due carte si può risalire dalle 29 foto alle destinazioni previste dal Piano. Ce ne rendiamo conto: non è semplice capire tutto. Noi ce la mettiamo tutta: ma che i lettori ci aiutino, ci diano dei suggerimenti, ci pongano quesiti precisi. Spazi per i giovani e per gli anziani. Sono lieto di dichiararmi assolutamente d'accordo. No alle alternative: "bar o oratorio" per i giovani e "gerontocomio o famiglia" per gli anziani. Si sarà certo anche accorta che questi due terni sono, forse, i fondamentali del nostro Giornale. Non a caso: droga a Giambellino e Raggio e ricoveri per vecchi sono i problemi fondamentali della Zona.
Nel 1970, chi era in prima fila nella lotta per la difesa del Campo Colombo?
Cascina Corba. Prima ci dice che tutto è stato messo a tacere e poi ricorda che noi ne abbiamo appena parlato: ma le sembra logico?La prego, legga
Debbo constatare che lei dà anima e corpo per rendere la nostra Zona umanamente abitabile, anche in barba alle leggi tuttora vigenti, che purtroppo proteggono a spada tratta il privato contro gli interessi di una intera comunità: e allora cerchiamo di fare il possibile per evitare un danno irreparabile. È certo che quel verde così com'è è poco invitante, ma non è il solo: altri prati sono tenuti volutamente così (vedi Legioni Romane angolo Primaticcio, spartitraffico via Cardellino) eppure nessuno finora ha costruito. Vuoi anche per l'impegno posto dal PCI nei lontani anni di lotta e che oggi avete dimenticato così presto, ora che state per entrare dove meglio si comanda; purtroppo mi rammarico per l'atteggiamento assunto dal PCI: bel voltafaccia!
Quindi lasci che per un momento noi facciamo i complimenti a noi stessi: anche di poco... magari di pochissimo siamo riusciti ad estendere la democrazia, ad allargare la partecipazione; in barba ai "voltafaccia" di cui lei ci gratifica, cara signora Obbini. Informazione partecipata e democratica è un termine antitetico rispetto alla premura dell"'entrare dove meglio si comanda" con cui lei insulta il PCI.
Attualmente io posso spaziare con lo sguardo su quel brutto verde che è posto dopo la via Bisceglie sulla via Calchi Taeggi. Per entrare nel merito dopo tante chiacchiere, vorrei, chiedere a Fiorese come concilia quanto scritto sul numero di ottobre zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA e l'atteggiamento del Partito Comunista per l'area dove dovrebbe sorgere il famoso Palazzo del ghiaccio, il Tribunale dei minorenni e il grande Parcheggio pei 3000 automobili: ebbene, così facendo il poco verde esistente se ne va!
Noi siamo una delle poche zone fortunate di Milano perchè abbiamo ancora un po' di verde: ma non è una buona ragione per distruggerlo, altrimenti governiamo peggio dei democristiani! Non le pare signor Fiorese ?
Altra osservazione che ritengo molto importante: lei ha illustrato il Piano Regolatore rimanendo molto nel vago; vorrei da lei, che come vedo è un competente, maggiori delucidazioni riguardanti le aree libere della vostra Zona e la ri-
Il Piano Regolatore - come prevedono i cuoi rompiti istituzionali - indica le aree dove le attività indispensabili alla risoluzione di questi problemi possono trovare posto: .sono quelle col simbolo SC (Zone per spazi pubblici o riservati alle attività collettive a livello comunale).
Giorgio Fiorese
Per farle un solo esempio: cosa ne pensa della pubblicità fracassona che Rizzali fa della sua nuova rete televisiva, sul quotidiano nazionale zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA pii) diffuso (che è suo)?Quella pubblicità dove maliziosamente vengono mescolate cosce e seni di Playboy, incontri ravvicinati col Sindaco e ultime notizie del Corriere d'informazione (che è pure di Rizzoli). Signora. stia bene attenta: quello è esattamente l'opposto dell'informazione partecipata e democratica. E condizionamento, assuefazione ai messaggi televisivi, confusione di sesso e politica: ed è l'arma migliore di quelli "che meglio comandano", per usare la sua espressione. Ma via.... come si fa a confonderli coi comunisti?
Ma adesso, bando alle chiacchiere e affrontiamo, punto per punto, le questioni da lei poste.
1) Palazzo del ghiaccio (si è dimenticata, signora, dei Magazzini frigoriferi): è vero, il PCI ha cambiato la posizione che aveva assunto tre anni fa. La nostra Zona non è un'isola in mezzo all'oceano, ma una porzione di una va-
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Nella zona 17 ci sono attualmente sette società cestistiche, riconosciute dai principali organi federali (C.S.I. e F.I.P.) queste formazioni partecipano già da diversi anni all'attività agonistica principalmente nei settori giovanili. Ve le presentiamo: in via Osoppo n° 2: S.P.E.S. ( San Protaso Esagono Sport); in via Strozzi: Basket Don Orione; in via Tito Vignoli: San Vito; in via Giambellino: A.R.S. Viannev; al Quartiere degli Olmi: A.I.C.S. Olmi; in via Sallv Mayer c'è da segnalare: "Il Maccabì"; una squadra composta dalla Comunità Israelitica; e infine confinante con i nostri limiti di zona ricordiamo: "la Canottieri".
Parlando con i responsabili di queste società si riscontra, quale problema generale, una forte carenza di impianti coperti.
Il principale responsabile di -questa situazione è il "Comune"; il quale non ha ancora captato questa necessità.
Infatti, tutte queste società, sono costrette con la stagione invernale ad abbandonare i loro campi Scoperti, per proseguire in una delle poche palestre disponibili.
Un caso recente: "I'A.R.S. Viannev con sede in Giambellino, emigra per gli incontri di campionato, alla palestra Giurati (dietro città studi)". È certo che se avessimo a disposizione palestre libere nella nostra zona, ridurremmo sprechi di tempo e denaro; al limite basterebbe poter ottenere, (saltando le lunghe e inutili pratiche burocratiche), uno degli impianti di qualche scuola media zonale.
Per potere giocare la pallacanestro con qualche amico si può ricorrere ai vari campi all'aperto, ma non si riesce certo in questi giorni con temperature che raggiungono punte molto fredde e di conseguenza diventato inaccessibili.
Questi campi scoperti sono molto frequentati in America, sono i famosi "PLAYGROUND", e solo da poco il cittadino italiano ha scoperto la praticità di questi campi, vorrei precisare che il Comune solo in questa occasione ha fornito la zona di diversi campetti agibili, ma ecco che grazie all'incuria e l'inciviltà di alcuni teppisti devastatori, ci troviamo al punto di partenza, le attrezzature diventano inutilizzabili, eÜ sappiamo molto bene quanto sia costato poterle avere!!!
Tutte queste affermazioni sono dettate soprattutto da mie esperienze personali, giocando da oltre sette anni ho vissuto vari di questi problemi: in particolare per quanto riguarda le strutture ho notato
La S.P.E.S. ALLIEVI
1978-79 Ä 40*
che il tempo passa ma il problema rimane sempre attuale, l'unico cambiamento l'ho notato nel costo dell'affitto di una palestra comunale, pensate che cinque o sei anni fa per organizzare una partitella fra amici, della durata di due ore, si pagava una cifra di seimila lire (PALESTRA CAPPELLI SFORZA);
Ora pensate che abbiamo raggiunto la modica cifra di L. 11.700 all'ora!!! FATE VOI...
Di recente ho voluto vivere una nuova esperienza: allenare una squadra allievi. Ne sono molto contento, sono tutti ragazzi nati fra il 63/64 con tanta voglia di giocare e di vincere, mi occupano diverse ore alla settimana, ma sono convinto che ciò sia il minimo che possa fare per trasmettere agli altri la passione che ho per questo sport.
Vorrei comunque farvi conoscere la mia società, esattamente come è stata presentata di recente da un giornale sportivo specializzato:
La S.P.E.S.
La sigla S.P.E.S. è l'abbreviazione di San Protaso Esagono Sport, infatti nel 1962 un gruppo di giovani parrocchiani fondò una squadra di pallacanestroi partecipando a vari campionati federali.
Da allora, con il passare degli anni, si sono avvicendati, sul campo all'aperto di via Osoppo n° 2, parecchie decine di ragazzi, si sono migliorate le strutture, si è formato un consiglio dirigente (composto per lo Più da genitori di ragazzi), si sta ora cercando di stimolaré una mlentalità di vedute calcistiche, ad approfondire, capire e amare ancor di più questo splendido sport che è il "basket".
Le squadre hanno sempre partecipato ai campionati del C.S.I. con onorevoli piazzamenti, e da circa un anno il nuovo allenatore (un ex giocatore Juniores) sta cercando di portare gli allievi ad un migliore Ü piazzamento nel campionato in* corso, dopo aver mancato l'anno scorso la qualificazione alle finali primaverili del C.S.I.
La società ha inaugurato recentemente una sezione di MINIBASKET, segno che questo spettacolare sport sta facendo leva già scii piccoli studenti delle elementari.
Nel settembre scorso i ragazzi hanno avuto il loro "momento di gloria" aggiudicandosi il torneo "S. Protaso" per squadre Allievi, classificandosi a punteggiò pieno davanti a: Cornaredo, Leone XIII e Viannev. Sperando nel primato in classifica per il prossimo campionato auguriamo a Maurizio Todisco (responsabile della formazione allievi) e a tutta la società, un grosso "fei7.a Spes".
Pinuccia Leoni
Maurizio Todisco
Arcando Vittorio Plav-Maker
Banchieri Alessandro Plav-Maker
Bergonzoli Claudio Ala
Cìpelli Marco Guardia
Empironi Edoardo Play-Maker
Fieni Fabio Ala
Guaita Marco Pivot
Longoni Paolo Guardia
Lova Stefano Guardia
Massari Massimilano Ala
Rossetti Giordano Pivot
Sioli Marco Ala
Simic' Aleksander Ala
ERRATA CORRIGE
Ci scusiamo con i lettori per i frequenti refusi tipografici, particolarmente fastidiosi sul numero di dicembre. Infatti, in uno dei due titoli dell'ultima pagina appariva una fantomatica F.L.O.M. che, ovviamente, non è altro che la F.I.O.M. (Federazione Impiegati Operai Mettallurgici).
Inoltre, a pag. 8 l'omissione del primo periodo de Un programma per la Zona rendeva particolarmente enigmatico tale articolo e, di conseguenza, oltremodo ardua la comprensione. Poniamo rimedio pubblicando —finalmente! - tale inizio:
1. Nel settore ovest della Città e dell'Hinterland di Milano sono andate progressivamente concentrandosi numerose istituzioni di ricovero e reclusione, tanto da costituire una vera e propria "direttrice dell'esclusione".
Negli ultimi anni abbiamo assi-! stito in Italia a una serie di fenomeni diversi, e in alcuni casi contrastanti, che hanno carratterizzato il settore dell'offerta e della domanda cinematografica. Alla progressiva concentrazione della proprietà delle sale, alla politica delle prime visioni e del rialzo del prezzo del biglietto praticata dagli esercenti, alla sempre più massiccia specializzazione settoriale di parecchie sale (fenomeno ormai comune in tutte le città sono le "luci rosse" che da un giorno all'altro compaiono all'esterno di cinema di diverso ordine di visione a connotare la specializzazione in programmazione di film "sexy"), ha fatto riscontro la fioritura di cineclub, circoli, sale alternative o comunque saltuariamente orientate a una programmazione più o meno "culturale".
Questa dinamica indica chiaramente una divergenza tra gli orientamenti dei maggiori offerenti di prodotto cinematografico, che, nell'incapacità e non volontà di porre rimedi reali al sempre più accentuato riflusso del pubblico, con il solo, meccanico adeguamento del prezzo del biglietto contribuiscono a trasformare il cinema in una merce di consumo occasionale e sempre più élitario, e le tendenze di una nuova domanda cinematografica che, sebbene pesantemente osteggiata sia, indirettamente, a livello propriamente giuridico (i numerosi procedimenti contro cineclub e circoli), sia a livello sostanziale di carenza di spazi disponibili, si è dimostrata negli anni molto più concreta di un "fuoco di paglia" e di una moda passeggera. Infatti, se il cosiddetto "grosso pubblico"
(entità tanto vaga quanto fittizia, invenzione funzionale all'assorbimento di una produzione insignificante e, soprattutto, seriale) sta abbandonando le sale "normali", un altro (e, probabilmente, parte dello stesso) pubblico sta da anni sostenendo con la presenza e l'interessamento le sale fuori circuito e le iniziative saltuariamente proposte da sale di circuito; è un pubblico non ancora attentamente identificato e quantificato, composto comunque essenzialmente da giovani e da exgiovani degli anni scorsi, il cui interessamento allo spettacolo cinematografico va spesso al di là della visione chiusa in se stessa, ma si concretizza in tentativi di "lettura" storica e analitica del film (testimonianza di questo è la recente apertura dell'editoria all'argomento cinema, tradizionalmente riservato nel nostro paese ai pochi cultori della materia) e, soprattutto, nell'identificazione dello spettacolo come momento di incontro.
Non si vogliono qui rinverdire i fasti ormai trascorsi del famigerato "dibattito"; soprattutto non si vuole indurre il pubblico al cinema per poi costringerlo, secondo l'atteggiamento paternalistico e impositivo di anni fa, a parlare di "massimi sistemi"; formule quali "il cinema non è la vita", "con il cinema non si fa la rivoluzione", ecc hanno da tempo fatto piazza pulita delle illusioni più pretenziose. Si vuole soltanto sottolineare che esiste un pubblico (in larga misura ancora potenziale) per cui il cinema in se stesso è momento di apprendimento, di curiosità, di divertimento creativo e non meccanicamente indotto secondo una rima-
lità sociale; un pubblico che sceglie, al quale vale la pena di offrire le occasioni di scelta e gli strumenti minimali in base ai quali operare l'accettazione o il rifiuto; un pubblico che, in fondo, ha tutte le caratteristiche per divenire il miglior operatore culturale di se stesso. Una delle iniziative minimali che consentirebbe, se non lo sviluppo, almeno il mantenimento di questa nuova domanda (la quale avrebbe, nel lungo periodo, almeno la potenzialità di incidere sulla più generale domanda cinematografica) potrebbe essere quella di finalizzare ad essa, attraverso precise scelte di programmazione e documentazione e, soprattutto, attraverso la disponibilità a interagire attivamente con essa, molti spazi cinematografici attualmente sette e per nulla utilizzati. Sale cinematografiche e teatrali chiuse e inattive per lunghi periodi, sale di basso ordine di visione che ancora resistono (male e per poco) in merito di una programmazione usurata e stantia, sale già qualificate in base a scelte culturali o, quanto meno, meritevoli di attenzione, potrebbero essere delegate, magari saltuariamente o in fasce orarie prestabilite (per es. al mattino per le scuole), ad un'attività precipuamente, ma non esclusivamente, destinata a questa utenza. Un tentativo minimo, questo, che tuttavia, in mezzo alle diltribe tra grandi esercenti, produttori e distributori, risolte generalmente a svantaggio e sempre "sopra la testa" del pubblico, può dimostrare la conciliabilità delle esigenze del pubblico, del piccolo esercizio e degli spazi alternativi.
Emanuela Martini
Biblioteca: chissà cos'é
La Biblioteca che cos'è veramente? Credo che la domanda, sia pure in maniera casuale, se la sia posta anche il cosidetto uomo della strada. Probabilmente non immagina la Biblioteca, come me la raffiguravo io da ragazzino, quando, pensando ad essa, vedevo stanzoni bui, e vecchi bibliotecari tra file di scaffali e libri polverosi.
In genere, la ritiene si una istituzione utile, non però strettamente necessaria. Diciamo una struttura sociale da società ricca, dove si pensa di recarsi per avere un buon libro distensivo o l'ultima novità editoriale ("Radici" ad esempio) o, nel migliore dei casi, un buon testo per una ricerca scolastica o per una lesina di studio.
F. un'immagine, a mio parere, non corrispondente alla sua impotanza storica e alla sua autentica funzione, come previsto dagli organismi internazionali.
La Biblioteca, nel corso dei secoli, dai cinesi, ai greci sino al sec. XVII fu tenuta sempre in grande stima e considerazione, persino nei momenti di grave crisi. La consideravano e la adibivano a luogo di "conservazione" del materiale scritto (su papiro, su strisce di bambù, su tavolette, e, più tardi su carta) per trasmettere la "conoscenza" di dottrine filosofiche e scientifiche.
Tale era la stima che si aveva di essa, che spesso veniva ideata e istituita da principi e imperatori. Famose, in tal senso, presso la civiltà greca, le Biblioteche di Alessandria d'Egitto, presso i Romani l'Augusta o Palatina, l'Ottaviana, l'Ulpia o Traiana e così via.
Grandissima anche la fioritura di magnifiche biblioteche nel periodo dell'Umanesimo e del Rinascimento presso i più famosi monasteri, inizialmente; più tardi presso le più famose università o per opera di munifici principi e costruite spesso dai migliori architetti (vedi Michelangelo per la Laurenziana di Firenze).
Per citarne qualcuna (anche per ricordare i punti essenziali dell'evoluzione e trasformazione dell'I-
stituto dal Medioevo sino al Sec. XVII) la Biblioteca dell'Abbazia di Montecassino, quella della Capitolare di Verona, dell'Università di Bologna, la Biblioteca Estense di Ferrara, La Laurenziana di Firenze, la Biblioteca Vaticana e l'Ambrosiana di Milano.
Ad essere sinceri, tutte queste biblioteche, piccole e grandi che fossero, avevano un loro limite, e cioè erano destinate ai colti, ai ricchi, in sostanza il popolo ne era, grosso modo, escluso.
La Biblioteca per tutti nasce nel XIX secolo negli Stati Uniti, sotto la spinta degli ideali della Rivoluzione americana e della rivoluzione industriale.
La società americana di quell'epoca sente il bisogno di istituire biblioteche che siano gratuite, finanziate dai comuni, aperte a tutti. Le chiama "Public Librare" o "Biblioteca per tutti".
Coll'aiuto anche di magnati, spesso immigrati dall'Europa, le diffonde in tutti gli stati della Federazione, attraverso i "Sistemi Bibliotecari", riuscendo così a portare il libro nelle più sperdute fattorie e attraverso speciali servizi alle categorie più emarginate (ad esempio i malati, i ciechi, gli emigranti e così via).
Nel XX secolo la Biblioteca per tutti si diffonde in moltissimi altri stati. Diffusissima ed efficiente diviene in Inghilterra (28% degli inglesi iscritti nel 1956) e nei paesi anglosassoni in genere, e nel dopoguerra nei paesi socialisti.
Dopo la seconda guerra mondiale, svolgono un'azione efficace in
questo senso l'UNESCO e l'Organizzazione Bibliotecaria Mondiale attraverso l'elaborazione di "Minimi standards" (cioè criteri minimi per la costruzione di una biblioteca decente), attraverso la costruzione di Biblioteche a livello di esperimento nei paesi del sottosviluppo, ai convegni internazionali ecc.
L'Italia, contrariamente al suo glorioso passato, non ha per quanto riguarda la Biblioteca Pubblica una grande tradizione.
Nell'ultimo ventennio qualcosa comunque si sta muovendo. Qualche città, Milano ad esempio, è riuscita a darsi un proprio sistema bibliotecario. Negli ultimi anni molte provincie (vedi il consorzio Provinciale di Bologna) si sono date una propria organizzazione e molti comuni sono riusciti a crearsi una propria biblioteca, stimolati anche, almeno in Lombardia, dalla legge regionale del 1973. Guardando al futuro ci si può augurare che le biblioteche aumentino di numero e vengano potenziate, soprattutto che facciano un salto di qualità anche rispetto alla pur benemerita "Public Library".
Va benissimo infatti l'uso del libro, ma ormai non è più l'unico mezzo di informazione e di cultura; va altrettanto bene che la Biblioteca sia gratuita, finanziata dalla Comunità, aperta a tutti; bisogna però che lo sia di fatto, o perlomeno in misura maggiore per ciascuno, attraverso anche una partecipazione attiva alla sua gestione da parte degli utenti e una produzione culturale non soltanto calata dall'alto.
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