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MENSILE Di INFORMAZIONE • POLITICA • CULTURA NUMERO 9 - LIRE 200
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ANNO I - DICEMBRE '76
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MENSILE Di INFORMAZIONE • POLITICA • CULTURA NUMERO 9 - LIRE 200
ANNO I - DICEMBRE '76
P, (S Arccí iseu'uNt334\` o 1; 4./oLi-L) I&c 3
NON VOGLIAMO COSTRUIRE SOLO CASE PER RICCHI - TROVARE UN METODO PER STABILIRE L'AFFITTO - AFFITTI: UNA LEGGE
GIUSTA - L'ISTITUTO CASE POPOLARI NON MANTIENE GLI IMPEGNI - RESTA SEMPRE DRAMMATICA LA SITUAZIONE A MILANOPARLA IL RESPONSABILE DELLA COMMISSIONE CASA DEL C.d.Z. - CON IL RESPONSABILE DEL S.U.N.I.A. - IN VIA FINZI, QUANDO PIOVE, L'ALLUVIONE VIENE DAL TETTO.
Per ogni diecimila lire che guadagnamo tre o quattro mila se ne vanno solo per pagare l'affitto di casa. E ogni anno i padroni trovano mille pretesti per aumentare le loro pretese.
D'altra parte (e anche questa è una realtà che ci sta sotto gli occhi) c'è gente che con la scusa del blocco degli affitti, paga l'appartamento poche migliaia di lire al mese. mentre ha un reddito parecchio superiore al padrone di casa.
Sono i due aspetti più ingiusti di un problema che nella nostra città, e nel nostro quartiere in particolare. sta assumendo aspetti ogni giorno più drammatici.
La realtà la conosciamo tutti: chi vuole affittare un appartamento non lo trova, a meno che non sia disposto a pagare dei prezzi altissimi.
Mentre chi, dopo anni di fatica e di lavoro, è riuscito a investire i propri risparmi in quattro stanze, ha paura a darle in affitto perchè se inciampa in qualcuno deciso ad approfittare della confusione delle leggi vigenti. non riesce più né a ricavarne un soldo né a liberarsi degli inquilini morosi.
È una situazione che, lasciata marcire per anni dai responsabili politici, è ormai entrata in cancrena. Così non si può più andare avanti. Bisogna fare qualcosa.
In teoria il rimedio è semplice: fare una legge per cui si debba pagare un'affitto giusto. Giusto per chi lo deve sborsare. Giusto per chi lo deve ricevere (e in questo momento stiamo pensando alle migliaia di piccoli proprietari e non alle imprese edilizie di speculazione che non hanno diritto alla minima stima né alla minima comprensione).
Le forze politiche persino quella che dalla liberazione in poi, è responsabile di quanto succede in Italia) stanno affrontando il problema. Purtoppo si tratta di un problema di semplice soluzione solo in teoria.
Perchè, quando lo si affronta all'atto pratico, ha mille sfaccettature.
mille prospettive. Alcune giuste e degne di considerazione (inquilini. piccoli proprietari): alcune ingiuste (imprese speculative). Il conciliarle tutte richiede grande equilibrio. grande senso di giustizia, ma richiede soprattutto grande chiarezza di idee e la partecipazione di tutti i cit-
tadini. Ormai l'esperienza dovrebbe averci insegnato che per risolvere i nostri guai, non basta dare un voto ogni tanto e poi sperare che quelli che abbiamo eletto lavorino per il nostro bene. Dobbiamo impegnarci personalmente.
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Però, per affrontare una battaglia politica di questa portata. è indispensabile sapere come stanno le cose. Per questo » La nostra realtà » ha deciso di dedicare il suo inserto centrale al problema dell'affitto giusto. O dell'EQUO CANONE come viene chiamato.
Anche il Comune di Milano con l'acqua alla gola
In via Rovetta gravi danni a una sede del PCI
Urgente una conferenza economica di zona
Lettere al giornale
Pagina aperta ai ragazzi
Scuola
Diritti dei lavoratori
pagg. 7-8-9-10 Inserto Speciale Equo Canone
Grandi titoli di allarme sui giornali in questi ultimi tempi sul problema del grave indebitamento degli Enti Locali. Alcuni comuni non potranno pagare gli stipendi ai dipendenti. creditori ed imprese saranno pagati tra un anno, opere pubbliche previste e manutenzioni non potranno essere realizzate anche se preventivate. Cosa accade e perchè?.
Diversi interventi pubblici e forniture di servizi (basti citare i trasporti) sono dallo Stato delegati ai Comuni, senza che questi abbiano sufficienti entrate per farvi fronte. Da qui le ragioni di fondo del progressivo indebitamento, negli ultimi tempi si è aggiunto l'aumento del tasso d'interesse per i prestiti bancari che nell'ultimo anno sono passati dal 12 al 20%. con un aumento per Milano di circa 20 miliardi (Milano paga per interessi alle banche 130 miliardi all'anno!).
Inoltre sul bilancio del Comune gravano i deficit delle aziende municipalizzate (ATM. A MNU, Abetina. Centrale del latte ecc.), basti pensare che la sola ATM avrà per il '76 un disavanzo di circa 180 miliardi! Ma ciò che è più grave è questi deficit impongono al Comune non solo impegni in termini di programmazione finanziaria e di bilancio. ma soprattutto interventi di cassa mensili per pagare almeno gli stipendi degli addetti. Ciò ha come conseguenza l'assorbimento quasi totale della disponibilità di cassa del Comune, da qui l'impossibilità di far fronte a diversi impegni assunti e la quasi impossibilità di contrarre nuovi e sempre più onerosi prestiti presso le banche. I riflessi sono perciò gravi ed evidenti: si va dal rischio di non poter pagare gli stipendi al blocco di alcuni lavori. Il CO.RE.CO
Tra poche settimane si parlerà di bilancio e di piano poliennale, ma al di là dei programmi che si faranno. occorrerà che tutti i lavoratori e i cittadini si sentano interessati e partecipino a questi gravi problemi. l'interesse a risolverli è di tutti. Sono circa 25.000 miliardi i deficit complessivi dei comuni italiani. e non si potrà farvi fronte se non attraverso l'intervento dello Stato che crei le condizioni e le premesse anche per una più occultata e precisa disponibilità dei comuni e meglio amministrare le proprie risorse. Alcune proposte sono già state avanzate. ma è necessario che vengano discusse e trasformate in leggi ed interventi finanziari precisi.
Inoltre il deficit degli enti locali ha un notevole peso nel processo di inflazione, e quindi pone un interesse collettivo a porvi rimedio.
Basti ancora ricordare come gran parte del risparmio privato. venga assorbito dai prestiti che i comuni contraggono con le Banche, e come di conseguenza venga a ridursi la possibilità di accesso al credito da parte dei piccoli e medi imprenditori, e a quale tasso d'interesse questo viene concesso! (sempre più raramente). Ecco una ragione in più per allargare l'area di coloro che si devono sentire interessati alla risoluzione della questione. Ora se è impossibile un continuo ed inarrestabile accesso al credito con conseguente riduzione degli interventi del Comune. giusta ci sembra la scelta del Comune di puntare soprattutto, ma non esclusivamente. su casa e trasporti. Una scelta di questo tipo. non solo affronterebbe le più pericolose situazioni di disagio dei cittadini, ma avrebbe anche
nale pro-capite è la più alta d'Italia. Cioè il cittadino milanese beneficia di una spesa comunale in servizi che non ha paragone con nessuna altra città italiana. In cambio però non vi sono servizi soddisfacenti, e quindi il punto su cui intervenire è di ristrutturare il servizio stesso. renderlo più efficiente. in sostanza spendere bene i quattrini della collettività. Un'altro problema si pone (facciamo un esempio) in certi setto-
ri dell'assistenza dove esistono diversi Enti che operano in modo frantumato e non coordinato. Ecco qui allora un campo d'intervento che il Nostro C.d.Z. deve sviluppare per rendere più efficienti servizi come la medicina scolastica e parascolastica. SMAL, assistenza agli anziani ecc. Operare cioè per eliminare gli sprechi e rendere più produttivi gli investimenti.
Tutti ne devono essere partecipi.
E' difficile nel nostro Paese (all'estero avviene con molto buon senso assai prima!!!) non associare l'autunno con la riapertura delle scuole. Ed ecco perchè proprio in questa stagione anche a noi della "mezza età" capita di riandare col ricordo ai nostri lontani primi giorni di scuola.
L'autunno, gli stupendi colori del ricco verde della nostra zona, la vendemmia, il tonfo dei primi "CASTEGN MATT" sul terreno fradicio di pioggia che, dietro suggerimento dei nostri nonni raccoglievamo per tenercene almeno una in "sacocia" quale talismano contro il raffreddore, erano anche allora gli elementi che formavano lo scenario al nostro modesto ingresso fra le aule scolastiche. Somigliante tuttora è lo scenario ma ben diverso ne risulta il quadro di oggi.
L'impatto con questa istituzione era per molti di noi traumatizzante. Non esisteva ancora la scuola materna ed essendo una piccola minoranza quelli che frequentavano l'asilo, i più arrivavano "in prima elementare", vergini, digiuni e impauriti. Per addolcire la pillola, verso la fine di settembre, si iniziava in casa le prove generali con "EL SCUSAA NE— GHER" (cucito dalla mamma), la cartella di cartone, l'astuccio di legno con la matita e la "CANETA" con i pennini a tre buchi per la bella calligrafia, il sillabario, il nettapenne di panno scuro finemente ricamato dalle sorelle più grandi. Per qualche giorno i nostri genitori ci permettevano di giocare con tutto questo ben di Dio (naturalmente senza sciupare niente) in attesa che arrivasse il primo giorno di scuola.
Quante "CARAGNA7E"quelgiorno, quando le mamme ci lasciavano indifesi nei lunghi corridoi alla mercè delle nostre future maestre!
fino a pochi giorni prima il nostro tempo libero.
Temevi di non capire niente di tutto quell'apparato prima ancora di averlo conosciuto e per farti coraggio non trovavi di meglio che frugare di nascosto nel cestino che ti aveva preparato la mamma e tirarne fuori qualcosa di appetitoso. Nossignori!! Per far questo dovevi aspettare la campanella dell'intervallo. A proposito di cestino, non tutti l'avevano e con pari contenuto; l'Austerità (che allora si chiamava più semplicemente "Miseria") creava le sue brave differenze e ai cestini contenenti lo squisito "PAN CUN L'UGA" o i croccanti "OSWEGO" facevano' riscontro sacchettini di carta contenenti la più popolare "MICHETA CUN EL LARD" o una semplice micheta "CUN UN FESIN DE CICHULAT" tanto microscopico che era più quello che ti si scioglieva fra le dita che quello che riuscivi a mangiare: E così, solo dopo aver riempito le tue prime paginette di aste più o meno diritte ti era permesso di dar fondo alle tue provviste. Bastavano quei 10 minuti perchè la maestra passando fra i banchi potesse già avere un quadro sufficientemente chiaro della composizione sociale della sua classe, non che noi ci si facesse caso a queste cose, anzi gli scambi di vettovaglie erano piuttosto frequenti e se qualcuno dei meno socialmente fortunati era abile nell'usare la matita aveva assicurato una vera prima colazione all'inglese per tutto l'anno scolastico purchè si adattasse a fare qualche "straordinario". Mediamente fino a dicembre si scriveva solo con la matita e la possibilità di fare cancellature ci evitavano brutti voti e di sciupare le pagine di quei quaderni tanto preziosi per alcuni di noi.
forze sociali, sindacati, organismi di massa e partiti. Solo con una ampia partecipazione e una ricchezza di contributi possiamo pensare di affrontare i problemi, dicendo a chiare lettere la verità e le difficoltà. I cittadini milanesi. come in altre occasioni. comprenderanno la drammatica situazione e sapranno impegnarsi per superare i disagi. ne siamo certi.
Lope
paure e le incomprensioni cadevano, il sillabario ci diventava addirittura amico, la maestra con tatto e pazienza aveva sconfitto totalmente la nostra proverbiale diffidenza, capivamo, seppur vagamente che tutto quello che stavamo facendo aveva un senso e spendevamo volentieri per tutto questo la nostra piccola parte di impegno per cinque giorni alla settimana a tempo pieno con l'intervallo del giovedì.
Eppure "TE SE RICORDET", non erano tempi facili quelli e la tentazione di plasmare ai propri fini la materia che avevano tra le mani doveva essere forte. Va dato merito quindi ai non pochi insegnanti degni di tale nome che anzichè stimolare in noi l'esclusivo spirito di emulazione allora imperante e comprimerci nelle schematiche gerarchie di moda, seppero destare in noi, soprattutto con l'esempio e non senza fatica, il richiamo ai valori dell'impegno reciproco e della collaborazione concreta e attiva, premesse indispensabili per la creazione di una società nuova, diversa, di eguali fra eguali.
(Comitato Regionale di Controllo) oggi, diversamente dal passato. non approva delibere che non abbiano già il finanziamento assicurato. Prima bastava la precisazione sulla delibera, che la spesa era «da finanziare con assunzione di prestiti », ora occorre che il mutuo sia già stato assunto. Per questo in zona sono state bloccate opere di manutenzione alle scuole elementari di via Russo e via Bottego, ferma pure la fognatura di via Fortezza-Miramare-RecanatiPorto Corsini. Con i primi soldi disponibili saranno proseguiti (e possibilmente conclusi. perchè ad ogni rinvio vi sono aumenti di costo da capogiro!) lavori già iniziati e la cui esecuzione è momentaneamente ferma dalla mancata approvazione delle delibere per l'aggiornamento dei prezzi, come la scuola elementare di via Ronchi a Crescenzago.
un sicuro effetto antinflazionistico, in quanto avrebbero come conseguenza l'allargamento della base produttiva. Occorrerà inoltre intervenire su tre elementi fondamentali e interdipendenti
I) riordino dei rapporti tra il Comune e le aziende municipalizzate per un adeguamento reciproco dei bilanci
Risanamento delle aziende fondato sulla economicità della gestione Ricorso agli aumenti delle tariffe secondo criteri di equità, che salvaguardino i redditi più bassi.
In questi elementi sarà necessario entrare nel merito in altra occasione, per ora vogliamo limitarci a ricordare che a Milano la spesa comu-
Le aule del soffitto altissimo, (cèra chi diceva che le avessero fatte apposta per fare spazio alla carta geografica d' Italia che, essendo verticale per natura, richiedeva un'altezza adeguata) i banchi di legno a sei posti, con i sedili fissi che ti costringevano in una impettita posizione eretta limitando le più elementari libertà, i banchi, dicevo, con l'incavo per la penna e il buco al centro per il calamaio che il bidello provvedeva a riempire di nerissimo inchiostro, la cattedra maestosa che troneggiava sulla larga pedana e la misteriosa lavagna che le stava di fianco, suscitavano sì la nostra curiosità infantile ma ci mettevano pure un certo senso di paura.
Nè a smorzare questa impressione bastavano la presenza rassicurante dell'insegnante o la vicinanza del compagno col quale avevamo diviso
Ma quando arrivava il momento di usare la penna e il famigerato inchiostro nero erano dolori per tutti! Intendiamoci bene, non solo dolori morali, ma veri e propri dolori materiali, perchè allora non erano pochi gli insegnanti che, come i direttori d'orchestra, tenevano una minuscola bacchetta costantemente in mano e che per far stare al tempo con l'armonia generale della classe i più svogliati e disordinati facevano buon uso di questa. Ad essere sinceri era rarissimo il caso di punizione così dette corporali date a sproposito, ne fa fede il fatto che quasi sempre i genitori che venivano a conoscenza della cosa, anziché lamentarsene con l'insegnante a casa raddoppiavano la dose.
Ma anche allora il tempo lavorava per noi e giorno dopo giorno le
A distanza di 50 anni un raffronto potrebbe, a prima vista, sembrare molto deludente. Infatti è vero che sono scomparse le famigerate bacchette e le relative paure di allora, ma non ci pare neanche giusto che nell"'esagerato rispetto" della personalità del bambino si rischi di cadere in una inconcludente forma di anarchismo. Nessuno rischia più oggi di vedersi sciogliere "EL FESIN DI CICHULAT' fra le dita. Oggi ci sono le "BRIOSS" e i "POP CORN" i "BON Dr', ma l'abuso di questi prodotti non giova certo alla salute dei nostri ragazzi. Era troppo forse l'impegno di quegli scolari che Volontà definiva come dei piccoli operai, nel film "La classe operaia va in Paradiso", ma che dire del disimpegno totale richiesto da più parti per quelli che vengono oggi già definiti i "futuri dirigenti del Paese"?! Allo stesso modo ci pare sempre più discutibile l'atteggiamento della famiglia moderna che, non sfruttando tutte le possibilità che la riforma scolastica le concede oggi, si limita il più delle volte ad una deleteria azione di protezionismo assoluto nei confronti dei propri figli. Noi siamo degli incalliti ottimisti e ci sentiamo in obbligo di credere ancora alla primaria e insostituibile funzione della 'SCUOLA" perchè NON ESISTE ALTERNATIVA ed è da lì che si deve partire se si vuole garantire UN DOMANI non tanto agli scolari di IERI, ma, ed è quel che più conta, a quelli di OGGI.
A. GironiRicordo Annarita all'età di undici anni: un faccino ritroso, due occhi chiari, gambe e braccia troppo lunghe e scomode per il suo corpo minuto e il vizio di mordersi il labbro inferiore o. quando nessuno la osservava, una ciocca di capelli, nei rari momenti di concentrazione che si concedeva. La tenera, ombrosa goffaggine della sua età. Undici anni, un padre poco presente. una madre apprensiva: « È pigra, svogliata. ha sempre la testa fra le nuvole. A scuola mi dicono che è intelligente. ma non si vuole impegnare. Le ci vorrebbe un aiuto. mi hanno detto. Veda se riesce a farla applicare un po'. Se me la bocciano, poi, chi lo sente suo padre?! ». Così Annarita venne da me a studiare per un intero inverno, due volte alla settimana. Venne da me con le sue nuvole, la sua diffidénza. la sua assoluta incapacità ad inquadrare in regole. schemi logici, la geometria, il francese. la grammatica italiana. C'era in lei un mondo compresso di slanci e di fantasia che ben poco si accordava coi testi scolastici. Ma quella sua passiva e ostinata resistenza di fronte ai verbi irregolari e alle aree dei quadrilateri (resistenza che diventò poi rassegnata accettazione perchè in fondo era docile e voleva accontentare sua madre e me) era a tratti illuminata da improvvise intuizioni. da desideri ancora inespressi ma presenti. da voglie incerte di sapere cose diverse. di chiedersi perchè che non trovano risposta nel suo piccolo mondo quotidiano. In quei momenti allora. chiudevamo i libri e quaderni e parlavamo e ci ascoltavamo. E come intravedevo in lei una grazia futura nel volto e nel corpo. così intuivo una ricchezza. una allegria interna e un'intelligenza fantastica e ironica che attendevano il giusto momento di fiorire. Così. alla fine, venne promossa. Il risultato ottenuto, la madre soddisfatta. il padre tranquillizzato, non la rividi più. La incontrai per caso. alcuni anni dopo, in mezzo ad un corteo di studenti: si tenevano per mano e. fra bandiere rosse e striscioni. gridavano e cantavano. Lei con loro. Riconobbi i suoi occhi chiari, il sorriso. raro un tempo. che ora sembrava esserle divenuto abituale, il suo modo di camminare sempre un po' dondolante. Ma i capelli non le spiovevano oiù sulla fronte. le si arricciavano intorno alla faccia dandole quell'aria di ribelle allegra che io mi ero aspettata. infatti, da lei e le gambe e le braccia non erano più troppo lunghe e buffe per quel suo corpo sempre fragile ma pieno. adesso. di un vigore nuovo. Immaginai allora che in quel mondo giovane di rivolta :nfantile, assolutista, sincera, anche lei. Annarita, avesse trovato il suo po-
sto. Lei, con le sue nuvole, le sue fantasie, le sue idee. i suoi fervori. Oggi Annarita dovrebbe avere diciannove anni. Mi hanno detto che si droga. Abitualmente. Non so dov'è. Vive altrove, con i genitori ancora. che, probabilmente, non sanno nulla, con il padre sempre meno presente e la madre sempre più apprensiva: ciechi come allora. O forse, invece, sanno tutto, e si chiedono e le chiedono mille perchè e cercano di aiutarla come possono. come sanno: la disintossicazione. il medico, l'ospedale. Anch'io. Annarita, se ti incontrassi di nuovo. vorrei chiederti perchè. Ma forse non saresti in grado di rispondermi. di dirmi nulla di preciso. Non c'è mai un motivo per questo. mai uno solo. Forse quella tua incapacità ad inquadrare in regole precise le coniugazioni dei verbi si è trasformata in una incapacità ad inquadrare in schemi logici la tua vita. E come non riuscivi a ricordare la formula dell'area del trapezio. così non sei riuscita a trovare la formula del tuo modo di esistere. O forse quelle tue nuvole. quei tuoi slanci si sono scontrati contro qualcosa di troppo duro e grigio e compatto e si sono mutati in vuoti silenzi, in buchi ciechi e neri che tu cerchi in qualche modo (nel peggiore dei modi!) di riempire. Certo. se ti incontrassi ancora. Annarita, probabilmente ti maltratterei e ti prenderei a ceffoni. per questo tuo buttarti via così, anche in ricordo delle tante ore passate insieme a combattere sui quei maledetti libri di testo, quando le tue parole. i tuoi silenzi, il tuo modo di ascoltarmi. la tua docilità ironica e consapevole mi promettevano che saresti stata diversa. Ma una cosa soprattutto ti direi, e spero che altri già lo facciano. meglio di come potrei io e che tu voglia ascoltarli: c'era una poesia. ricordi?. che ti lessi una volta e che, nonostante la tua giovane età. riuscisti chissà come a capire. e ti piaceva e volevi ripeterla in continuazione: diceva, quella poesia. che vivere con fatica con affanno con dolore è come camminare rasente un muro alto e irto di vetri acuminati che non si può mai oltrepassare. Ecco. Annarita. se la tua vita è stata così, come lo è per molti. pensa per un attimo che la tua giovinezza. i tuoi desideri. le tue speranze. il tuo assolutismo, di te e di tutti quelli come te. sono i fiori e le foglie verdi che possono crescere strquel muro e piano piano sgretolarlo e distruggerlo. Vedi, noi adulti. saggi, consapevoli, responsabili. da soli, non ci riusciamo. Non strappare quelle foglie. Annarita. non calpestarle. Ne abbiamo bisogno. Tutti.
Aesse
La regione Lombardia ricorda i Volontari delle Brigate internazionali in Spagna.
Alcuni, mentre si recavano al tavolo della presidenza, piangevano. Ricevevano la medaglia d'oro dalle mani di Pesce, Vaia, Valiani Vidali.
In qualche caso l'ultima volta che si erano visti era stato a Teruel, Madrid Guadalajara, quarant'anni fa. Quarant'anni fa, 1936, la guerra di Spagna.
In altri il sentimento dominante era la soddisfazione. Il fragore dell'applauso che copriva il motto, urlato, dei garibaldini di Spagna, aveva loro ricordato che i volontari di quella guerra sono stati troppo dimenticati.
Eppure per primi hanno levato le armi contro i fascisti di tutto il mondo. Eppure dalla loro forgia si è temprato l'acciaio della Resistenza al Nazismo . Li hanno chiamati ad uno ad uno i volontari della Lombardia. Caduti e superstiti. Vivi e morti. Nella sala dell'Alessi, gremita, a Palazzo Marino, li hanno chiamati tutti, sconosciuti e nomi illustri. Hanno chiamato anche Aldo Lambrocchi. Ha ritirato la medaglia la sorella Jole. Lui è morto, la sua bocca è piena di terra, lo hanno ucciso a Guadalajara.
Abitava vicino a via Venini. Era iscritto al Partito Comunista Italiano. Dall'Unione Sovietica era andato a combattere volontario in Spagna. Dopo la Liberazione i partigiani intitolarono a lui quella che oggi è piazza Morbegno.
A ricordarlo coloro che perseguono con fermezza la battaglia che fu sua.
Lui tace. Noi leviamo più forte il nostro grido: NO PASARAN!
Alberto Provenzali
La società Vendite Controllate (SO.VE.CO .), del Comune di Milano, dopo un periodo di ristrutturazione che ha portato al rinnovo del Consiglio di Amministrazione e alla elezione di un nuovo Presidente nella persona del Sig. Sergio Monti, ha iniziato ad operare su basi e con metodi nuovi, che tengono in giusta considerazione quei suggerimenti e giugizi critici, più volte esternati anche dalla Confesercenti.
In relazione a ciò sono stati avviati stretti rapporti tra la Confesercenti e la nuova Presidenza, che hanno portato alla individuazione di proposte basate sui seguenti punti:
intervento fondamentale nella fase degli acquisti alla produzione per garantire, da una parte un più stretto rapporto fra produzione e distribuzione e dall'altra il contenimento dei prezzi con l'eliminazione di fenomeni speculativi;
sviluppo di iniziative di vendita, di generi di prima necessità a prezzi concordati e programmati, in stretta collaborazione con i dettaglianti;
far sì che i ricarichi delle varie operazioni di acquisto e di vendita siano improntati alla massima trasparenza garantendo altresì un margine equamente remunerativo e non punitivo al dettagliante.
Il nuovo Consiglio di Amministrazione, ha assicurato che il metodo della sua attività , attraverso la collaborazione della associazione e delle categorie interessate, sarà 'così imperniato:
1) programmare in modo sistematico le scelte dei generi da acquistare;
verificare, a seconda dei generi, la migliore forma di distribuzione; Stabilire il ricarico spettante alle singole fasi di "passaggio" delle merci; assicurare una adeguata campagna promozionale e pubblicitaria.
Il programma è soddisfacente, ed è necessario, per passare alla attuazione pratica che tutti i commercianti contribuiscano concretamente a tali iniziative che potrebbero essere un momento importante nella lotta contro il carovita.
Inviate opinioni, consigli, alla Redazione Il giornale è aperto a tutti.
A poche settimane di distanza dall'attentato alla sede della Federazione Provinciale del P.C.I. di via Volturno. una nuova grave provocazione fascista è stata messa a segno ai danni di una sezione comunista. Alle 23,45 di lunedì 25 ottobre gli abitanti di Turro sono stati svegliati da una violentissima esplosione: presa di mira questa volta è stata la Sezione « V. Volpones » in via Rovetta 14. Fortunatamente a tale ora sia la Sezione che gli attigui Circolo ARCI e Sezione « Salvetti » della ANPI erano già chiusi. Nessuna persona coinvolta. quindi, ma ingenti comunque i danni: sia allo stabile che ospita la sezione, sia alle finestre delle case vicine ed anche alle vetrate di alcuni negozi adiacenti.
Pronta ed unitaria la risposta del quartiere e di tutta la Zona: con una forte manifestazione antifascista svoltasi davanti alla sezione devastata: partiti democratici. ANPI. fabbriche della Zona. giovani, casalinghe, esercenti di Turro hanno voluto ancora una volta manifestare con la loro presenza agli strateghi della tensione e del terrore il proprio NO al fascismo.
Numerosissime testimonianze di solidarietà sono giunte alla sezione sia durante la manifestazione che nei giorni successivi. Alcune di esse non sono prive di un profondo significato di solidarietà civile, umana e politica come quella ad esempio del parroco di S.ta Maria Assunta, o della Sede Unitaria dei Sindacato: di entrambe riporteremo più avanti il testo integrale.
L'attentato. non l'ultimo purtroppo di una lunga serie. non ci lascia né stupiti. né esterefatti. Siamo pienamente consapevoli del fatto che da un po' di tempo a questa parte si sta intensificando la provocazione nei confronti di sedi di partiti ed associazioni democratiche nel tentativo di restaurare un nuovo clima di paura che riallacciandosi alla strategia della tensione del '69. crei incertezza e confusione fra i lavoratori e l'opinione pubblica. in un momento
delicato di crisi economica. Certamente i lavoratori di fronte a questi fatti non si lasceranno intimorire e risponderanno alle provocazioni fasciste come sempre e megiiii di prima. Siamo profondamente convinti che non si può più stare a guardare costernati le azioni delittuose dei criminali fascisti, bisogna incalzare ancora una volta affinchè il Governo. sotto la spinta di una azione politica unitaria, trovi la volontà e i mezzi più efficaci per colpire più duramente di quanto non si sia fatto sino ad ora mandanti ed esecutori delle trame nere, che della strategia della tensione hanno fatto una propria bandiera. Anche le forze dell'ordine di fronte ad atti come questo devono dare la prova di una nuova volontà ed agire per stroncare alle radici le tramè di chi vuole colpire la democrazia e la libertà dei cittadini.
I lavoratori consapevoli di tutto ciò comprendono che l'arretramento del progresso civile ed economico dipendono in larga misura dall'ostruzionismo delle forze di destra e dei loro alleati nazionali ed internazionali; perchè questi di fatto negano ogni legittima aspirazione della classe operaia e lavoratrice. la quale da sempre lotta per l'affermazione di un reale avanzamento politico ed economico del nostro Paese.
A conclusione vorremmo riportare l'intervento fatto durante la manifestazione della sorella di Oliviero VOLPON ES martire della Resistenza cui la Sezione colpita è dedicata: le sue semplici parole rappresentano il pensiero e la volontà di tutti noi lavoratori:
« A quelli che ieri notte hanno messo la bomba voglio dire soltanto: sappiate che non vi temiamo. Tutti coloro che come mio fratello sono morti combattendo il fascismo ci hanno lasciato un'eredità forte ed invincibile: il Partito Comunista e l'unità della classe lavoratrice ».
Gianmarco Cravero
Illustrissimo Signor Segretario. al di là di quelle che possono essere le nostre convinzioni personali che ci possono dividere. non posso trattenermi dall'esprimere la più esplicita condanna per l'atto di violenza espressa ieri sera contro la Sua Sezione. Gradisca la mia sincera solidarietà. anche a nome della mia comunità parrocchiale. nei riguardi suoi e di tutti i membri della sua Sezione. fortunatamente illesi.
Domenica prossimaTion mancherò di innalzare una preghiera perchè. cessata ogni violenza. si costruisca una nuova Italia nella quale i suoi figli. rispettosi di un sano pluralismo. si sentano fratelli. impegnati a costruire insieme una nuova società: più libera e più unita.
Con rispettosi ossequi.
Cari Compagni, Vi allego la somma di L. 58.300 che è il contributo della Sede UNITARIA del SINDACATO, dove ho aperto una sottoscrizione per la Vostra Sezione. Teniamo presente che questa cifra comprende il contributo di alcuni lavoratori licenziati, in Cassa Integrazione, che hanno voluto egualmente partecipare indicando una ben precisa scelta.
Anche i funzionari, segretari di altre parti politiche sono stati partecipi a questa iniziativa. Questo gesto ci deve far pensare e soprattutto, dare la forza di continuare la nostra giusta lotta contro il fascismo e la violenza.
Vi auguro che la Zona, i cittadini, gli esercenti di Turro rispondano in
Don Domenico Ghinelli. parroco
Hanno dato la loro adesione alla manifestazione e la loro solidarietà alla Sezione Volpones:
- LAVORATORI E CONSIGLIO DI FABBRICA DITTA MOLGORA
- SEZIONE A. CORVALAN - E.N.E.L.
- CIRCOLO A.C.L.I. TURRO
- CONSIGLIO COMUNALE COMUNE DI MEDIGLIA
- COMUNIONE LIBERAZIONE MOVIMENTO POPOLARE ZONA 10
- ASSOCIAZIONE RADICALE MILANESI
- CONSIGLIO FABBRICA ELETTROCONDUTTURE
- COMITATO DIRETTIVO P.S.I. GORLA GRECO TURRO
- METALMECCANICI LEGA GORLA
- FEDERAZIONE LAVORATORI METALMECCANICI LEGA GORLA
- SEZIONE DI VITTORIO
- A.N.P.I. MILANESE - LA REDAZIONE DE LA NOSTRA REALTÀ » Sono intervenuti alla manifestazione: JANNUZZI in rappresentanza dell'A.N.P.I. milanese
A. CASTAGNA Segretario cittadino del Partito Comunista Italiano ed i rappresentanti delle seguenti forze politiche e democratiche: Partito Socialista Italiano, C.U.Z. Zona 10, Democrazia Proletaria, Democrazia Cristiana.
modo positivo; così come si è verificato in questa sede. Fraterni saluti.
R. Traversa
(Sede Unitaria Sindacato)
Nell'edizione straordinaria del nostro giornale sottolineavamo l'esigenza che si aprisse a livello di zona un dibattito sui temi della crisi economica e in particolare sulla riconversione industriale. Si tratta di problemi all'ordine del gidrno: sui giornali, nelle fabbriche, • nelle scuole, nei quartieri, nelle istanze decentrate delle forze sociali e politiche e negli enti locali si discute della grave situazione economica e sociale in cui il paese si trova e dei modi per uscirne.
Forse mai come in questo momento si avverte la necessità che alla consapevolezza della gravità della crisi, ormai diffusa a livello di massa, segua un'individuazione non solo delle scelte immediate ma anche delle prospettive per far si che le scelte che è necessario compiere subito siano coerenti con un disegno complessivo che sia di reale uscita dalla crisi e di effettivo cambiamento rispetto ai criteri che hanno guidato lo sviluppo economico del paese negli ultimi 30 anni.
Tutti viviamo sulla pelle la drammaticità della crisi: l'aumento costante della disoccupazione (e soprattutto di quella giovanile e femminile), l'alto tasso di inflazione, l'instabilità della lira, l'aumento continuo dei prezzi, il disavanzo ,con l'estero, il dissesto della finanza pubblica e in particolare degli enti locali ne sono gli aspetti più evidenti.
Lo stesso carattere internazionale della crisi non può che far riflettere sulle caratteristiche ben più drammatiche che essa assume in Italia.
Gli effetti della crisi sono dunque sotto gli occhi di tutti eppure c'è il rischio che, di fronte ad una situazione tanto grave, che implica pesanti fenomeni di disgregazione, subentri un atteggiamento di passività e di sfiducia, in urla difesa pura e semplice dell'esistente da parte di ciascun gruppo sociale, del moltiplicarsi delle spinte corporative che non a caso si conciliano col tentativo di impedire la costruzione di una prospettiva reale di cambiamento e di contrastare la crescita democratica di questi ultimi anni che non è stata solo spostamento degli equilibri politici ma anche crescita della partecipazione e di nuove forme di aggregazione.
SI PARLAVA DI... RIPRESA
Certo gravi sono le responsabilità di chi fino a poco tempo fa negava la realtà (e parlava addirittura di ripresa) ed ora chiede sacrifici in termini contraddittori e senza che se ne intravveda chiaramente la finalizzazione.
Emerge chiaramente sia da parte di settori imprenditoriali sia da parte di settori politici la volontà di far pagare la crisi ai lavoratori e agli strati più deboli per riconquistare un certo margine di manovra e senza affrontare le radici strutturali della crisi perchè tutto continui come prima (ammesso che sia possibile in questo modo uscirne).
Invece a nostro parere, dobbiamo tutti farci carico di problemi come quello dell'inflazione (perchè un tasso di inflazione pari al 20% annuo viene pagato prima di tutto dai lavoratori a reddito fisso), della produttività delle aziende, del costo del lavoro, della mobilità della forza del lavoro (perchè non è pensabile un nuovo sviluppo economico senza risolvere queste questioni; e nuovo sviluppo economico significa allargamento della occupazione, piena utilizzazione delle risorse, soddisfacimento dei bisogni sociali)
Del resto, basta considerare che lo stesso "boom" economico degli anni 50/60 si è fondato su squilibri e distorsioni e sulla non-soluzione di problemi come quelli della casa, della scuola, della sanità, dei tra-
sporti, ecc.
GIUSTIZIACi sembra quindi giusto chiedere, dato che c'è chi i sacrifici li ha sempre fatti, che questa volta essi siano distribuiti con equità, cioè nella direzione di una maggiore giustizia sociale e non nella direzione di un aggravamento delle ingiustizie esistenti. Per questo occorre affermare che i soldi che verranno rastrellati dovranno servire effettivamente per gli investimenti e che dovranno essere previste forme di gestione e di controllo in modo tale che essi siano elargiti non in modo indiscriminato o clientelare, ma secondo precise priorità (in parole povere: dobbiamo continuare a fabbricare automobili o prevedere uno sviluppo di mezzi' pubblici?) e che ne sia prevista una localizzazione coerente con le esigenze di superamento degli squilibri territoriali.
La crescita democratica, la crescita della partecipazione, l'avanzamento dei processi unitari che trovano riscontro nei risultati elettorali e nei mutamenti del quadro politico di questi anni sono non soltanto da difendere ma da consolidare, e da portare avanti.
OCCASIONE PER CAMBIARE
Anzi, proprio la gravità della crisi costituisce un'occasione storica perchè si affermino le istanze di cambiamento se si combattono le tendenze alla disgregazione e alla soluzione indivuduale dei problemi, se cresce a livello di massa la consapevolezza che dalla crisi si può uscire solo con un cambiamento profondo.
Per questo crediamo che anche nella nostra zona si debba discutere di questi temi con le forze sociali (lavoratori, imprenditori, studenti, artigiani, commercianti, ecc.) presenti nella Zona e con le forze politiche con i consigli di zona per conoscere con esattezza la realtà economica e sociale della zona e i procissi determinati dalla crisi e definire proposte, iniziative, interventi che trovino il consenso dal maggior numero possibile di cittadini e che siano coerenti con le soluzioni che a questi problemi si vogliono portare avanti a livello nazionale, regionale, provinciale, ecc. Un'analisi della situazione economica della nostra zona non può prescindere da quella che è la realtà milanese.
Dal Builettino Trimestrale sull'occupazione a Milano, a cura della Amministrazione Comunale. del 10/4/76 ricaviamo alcuni dati eloquenti relativi all'ultimo trimestre del '75 confrontati con quelli relativi all'ultimo trimestre del '74.
Produzione: - 6.6%
Manodopera:-4,16
di cui: - 6,73 donne - 5,27 operai dell'industria
Turn over: 15% entrata 24% uscita
giovani avviati al lavoro:
14.812 (1974)
7.335 (1975)
giovani iscritti alle liste di collocamento +38,16%
Sono dati che parlano da soli, soprattutto se teniamo conto della caratteristica di area "forte della realtà produttiva milanese e in particolare:
- struttura molto diversificata per settori
-presenza massiccia dei comparti a più elevata tecnologia o a più alta capacità produttiva;
-stratificazione aziendale estremamente articolata (cioè presenza accanto ai grossi complessi industrialidi una miriade di piccole e medie aziende e dell'artigianato moderno)
-intreccio profondo 'col mercato internazionale (beni di consumo durevole e macchine utensili) e delle tendenze che si sono manifestate nei principali settori negli ultimi anni.
MeccaníciEspansione dei settori produttori di beni durevoli, dei beni strumentali e dell'impiantistica in modo subordinato al mercato internazionale. Accentuazione dei fenomeni di decentramento produttivo, ricorso alla CIG, lavoro precario e a domicilio, allo scopo di aumentare la competitività senza affrontare i nodi dell'ammodernamento tecnologico e dello sviluppo della ricerca.
ChimiciBasso livello qualitativo della chimica secondaria (di cui è concentrato a Milano il 30/50% delle aziende presenti a livello nazionale) con processi di concentrazione delle aziende, soprattutto nelle mani di gruppi multinazionali, con conseguente diminuzione degli organici, maggiore dipendenza della ricerca, minaccia di falcidia delle piccole e medie aziende.
CommercioE' concentrato a Milano il 58% del totale degli addetti in Lombardia e dal 1961 al 1971 vi è stato un incremento del settore del 29% . Tendenza alla concentrazione e allo spostamento fuori città dei grossisti specializzati. Per quanto riguarda il commercio al dettaglio forte presenza della grande distribuzione e espulsione graduale dei negozi tradizionali.
NELLA NOSTRA ZONA
Per quanto riguarda la nostra zona, mancano dati precisi sulla realtà economica e sulla stessa realtà produttiva nonostante sia la Commissione Lavoro dei CdZ sia il CUZ abbiano iniziato da tempo indagini conoscitive.
Nell'ultimo numero del giornale, dedicato alla riconversione, abbiamo pubblicato i dati di un'indagine svolta recentemente dal CUZ sulle aziende sindacalizzate da cui risultava che durante il 75 e i primi mesi del 76 vi era stata una diminuzione secca di 650 unità, per la chiusura di aziende, senza contare quindi il calo strisciante dell'occupazione che si verifica in tutti i settori in vari modi (blocco del turnover, lavoro a domicilio e a part-time, ecc.) e quella che si è verificata nelle piccolissime aziende (molto numerose nella nostra zona), cioè con meno di 15 dipendenti, non sindacalizzate.
Comunque vi sono fenomeni indicativi: i tessili, a fronte di una stabilità dell'occupazione negli ultimi mesi e anzi a un lieve incremento dovuto alla cdngiuntura internazionale (ripresa delle esportazioni per la svalutazione della lira) stanno scoprendo, con la raccolta dei primi dati forniti dalle aziende in adempimento all'obbligo contrattuale di consegnare gli elenchi dei lavoratori a domicilio) la realtà impressionante di una fascia di lavoratori a domicilio nella zona che è pari a quella occupata nelle aziende. Il part-time che sembra estendersi notevolmente nel settore commerciale: in un supermercato della zona 1'80% degli addetti lavora a orario ridotto (4 o 6 ore).
Né sono casi isolati quelli di piccole e medie aziende metalmeccaniche che fanno ricorso a licenziamenti o alla CIG senza affrontare i problemi di un riammodernamento degli impianti e di nuove scelte di sviluppo. Si tratta evidentemente di una battaglia che i lavoratori devono condurre per l'applicazione delle prime parti dei contratti di lavoro recentemente conquistati (controllo degli investimenti e loro localizzazione, degli appalti, del decentramento produttivo, del lavoro a domicilio, del part-time, della mobilità ecc.) ma che tali problemi non possono trovare soluzione nel ristretto ambito dell'azienda o del
settore, se non si affronta con un'ottica globale, col concorso delle altre forze sociali e politiche, una linea di intervento nel territorio.
Il rinnovo dei contratti aziendali può essere una prima occasione perchè questi temi escano dalla fabbrica e dalla catagoria e coinvolgono tutta la zona.
Il fenomeno del trasferimento di numerose aziende fuori dalla zona (e spesso fuori dalla città) ad esempio, che è legato non solo alle esigenze produttive ma anche a processi di ristrutturazione e alla speculazione edilizia, non riguarda solo i lavoratori, ma tutti i cittadini della zona.
GLI IMPRENDITORI
Perciò sottolineiamo l'urgenza di una conoscenza approfondita della realtà produttiva e non solo della realtà produttiva: il terziario (commercio e servizi) l'artigianato, il lavoro a domicilio, sono ancora meno conosciuti ma non meno importanti.
Per questo ci sembra qualificante l'iniziativa presa dal CdZ 10 che ha indotto il 12/11 un'assemblea pubblica presso le scuole di via Mattei, raccogliendo una proposta avanzata in sede di Commissione Lavoro da PCI, PSI e CUZ.
All'assemblea hanno partecipato il CUZ, numerosi CdF, PCI, PSI, PRI, PDUP, una delegazione dei piccoli imprenditori della zona e numerosi cittadini. Anche se la partecipazione è stata ampia e qualificata, non si può non rilevare l'assenza di forze politiche come la DC, il PSDI, il PLI che pure erano state invitate.
Dopo un'introduzione del CdZ che ha ricordato alcuni dati della crisi economica a livello nazionale sottoponendoli alla discussione dei presenti, sono cominciati gli interventi.
I SINDACATI
La delegazione degli imprendi-
tori ha sottolineate le difficoltà delle piccole aziende addebitandole da una parte alla mancanza di finanziamenti e alla politica creditizia, dall'altra al costo del lavoro e alla rigidità della forza lavoro imposta dal sindacato. Ci sembra positivo che gli imprenditori abbiano partecipato e proposto ulteriori occasioni di confronto. E' mancata tuttavia una analisi della crisi e delle sue cause. Da parte sindacale si è invece approfondita l'analisi della situazione attuale e si è precisata la posizione della Fed. CGIL CISL UIL sui recenti provvedimenti governativi e si sono indicati gli obiettivi per cui il sindacato lotta: uno sviluppo economico basato su una riconversione che miri ad un allargamento della base produttiva e dell'occupazione e che tenga conto di priorità settoriali. Dopo una sommaria illustrazione della realtà della zona si sono proposte conferenze di produzione col coinvolgimento delle forze sociali e politiche e un impegno in questa direzione della Commissione Lavoro e del CdZ.
LE FORZE POLITICHE
I rappresentanti delle forze politiche hanno anch'essi sottolineato la necessità di un impegno per le conferenze di produzione e per una conferenza economica di zona. precisando l'analisi dei diversi aspetti della crisi (si è discusso del costo del lavoro, della scala mobile. dell'inflazione della riconversione. ecc.) e le proposte dei rispettivi partiti.
E' stata approvata all'unanimità una mozione che riportiamo accanto e che verrà presentata al Consiglio di Zona.
E' stato quindi, come si vede dagli argomenti in discussione, un primo importante momento di dibattito e soprattutto si sono individuate alcune iniziative da prendere subito.
Mozione votata all'unanimità, meno due astensioni.
L'assemblea indetta dal C.d.Z. in data 11/11t76 sui problemi economici, che ha visto la partecipazione delle forze politiche (PCI, PSI, PRI), delle organizzazioni sindacali unitarie, di diversi Consigli di fabbrica della zona, e dei rappresentanti degli imprenditori, oltre a numerosi cittadini e lavoratori
SOLLECITA
il C.d.Z. ad impegnarsi attraverso la Comm. Lavoro per sviluppare una indagine sulla situazione occupazionale e sulle caratteristiche produttive della zona.
Impegna
le forze politiche, sindacali ed imprenditoriali della zona, a dar vita ad una campagna di conferenze di produzione di azienda e di settore, con i necessari incontri da tenersi presso la Comm. Lavoro del C.d.Z., per l'approntamento delle indispensabili iniziative preparatorie
CHIEDE
che il C.d.Z. organizzi, entro un tempo ragionevole per la raccolta di tutti gli elementi necessari, una Conferenza Economica di Zona, che sia una prima sintesi delle iniziative sviluppate, e che in stretta relazione alla situazione nazionale e cittadina, dia un contributo con chiare indicazioni per lo sviluppo dell'occupazione e per la riconversione dell'apparato produttivo, anche mediante successive iniziative
Sollecita
contatti fra C.d.Z. e Università al fine di instaurare rapporti e possibili collaborazioni per ricerche ed analisi del tessuto socio-economico della zona, che potrà assumere forme che solo l'incontro ed il collegamento potranno definire.
Milano, 11/11/76
Anche uno stonato può parteci-arvi.
Sono organizzati dall'A.R.C. I. Associazione Ricreativa Culturale italiana), dal COM (Collettivo Opeatori Musicali) e dalla cooperativa l'orchestra e si svolgono presso il Teatro Officina di V.le Monza 140 dalle 17 alle 20.
Il costo per ogni corso è di 6.000 Lire mensili e comprende 8 ore di lezione (quattro di teoria musicale e quattro di pratica). Orari: dalle 17911e 20 del lunedì e mercoledì per hitarra classica e di accompagnamento e per il corso di flauto.
Martedì dalle 16 alle 20 corso di .ianoforte e percussione.
Non ci sono limitazioni particola: di età, ma si preferisce accettare i ambini dopo l'ottavo anno.
Non è necessaria un'esperienza recedente ed a seconda della pre'arazione vi è l'inserimento in vari !ruppi omogenei. Il materiale didat,:co deve essere acquistato dall'allievo ad eccezione del pianoforte e degli strumenti da percussione. Esi'dono però facilitazioni di acquisto
che oscillano mediamente intorno al 20/25% di sconto presentando la tessera del T.O. (Teatro Officina) presso: MILANFISA Via Paolo Da Cannobio Milano.
È la seconda esperienza nel campo musicale che il T.O. affronta ed ha subito notevoli miglioramenti sia nel contenuto, con l'aggiunta delinsegnamento del flauto e del pianoforte, sia sul piano partecipativo con una presenza notevole (di circa 160 persone) di tutti i ceti sociali dallo studente all'operaio, all'impiegato alle casalinghe. Non è necessaria una predisposizione particolare alla musica. Anche uno stonato può parteciparvi. L'esercizio e la pratica fanno superare le difficoltà.
Tale corso durerà fino a fine maggio 77. Attualmente la più alta partecipazione si registra nell'insegnamento della chitarra sia per il particolare fascino che esercita verso i giovani sia per il suo basso costo.
L'età media degli iscritti oscilla in due grosse fette tra gli 8 e 15 anni e tra i 20-25 anni.
CORSI MUSICALI
Teatro officina
Vie Monza 140 - Tel. 2571127
Costo Lit. 6000 mensili
Per informazioni rivolgersi a Maria Grazia dalle 17 alle 20 dal lunedì al venerdì.
In collaborazione con il Consiglio di zona e con la Regione Lombardia che è intervenuta -.on un finanziamento di circa 2 milioni, l'iniziativa musicale sarà arricchita da:
improvvisazioni collettive
audizioni collettive
verrà inoltre installato all'interno del T.O. un centro di ascolto di musica popolare, provinciale e regionale con dischi e nastri messi a disposizione dalla Regione ed aperta a tutti i richiedenti.
Si è svolta martedì 16 novembre presso i locali del T.O. (Teatro Officina di V.le Monza 140) una conferenza stampa alla quale erano presenti le forze politiche e sociali della zona, sulle prospettive e gli sviluppi del Teatro. Sono stati illustrati i corsi di:
- DRAMMATIZZAZIONE Tenuti da Massimo de Vita
- TECNICHE DEI BURATTINI Tenuti da Albert Bagno
alcune fabbriche a sostegno di azioni sindacali, una con i bambini del quartiere in occasione della festa del 1 maggio, uno di documentazione filmica sul problema della casa sempre nella zona.
5 Documentazioni fotografiche. registrazioni di incontri e assemblee sui principali problemi sociali della popolazione oltre alla disponibilità di strumenti tecnici e dei locali del teatro per manifestazioni organizza-
- MUSICALI (dei quali riferiamo in un'altra parte del giornale) È stàta illustrata la volontà del T.O. di porsi robiettivo di incrementare e divulgare la cultura popolare all'interno della realtà di zona che si inserisce come servizio sociale complessivo.
Questi piani di intervento sono stati sintetizzati nei seguenti momenti:
I Rapporti costanti con le organizzazioni politiche della zona
2 Intervento diretto in una scuola elementare come animatori teatrali (drammatizzazione)
3 Fondazione di un doposcuola nei locali del teatro stesso.
4 Lavori di produzione: due come animatori teatrali con operai di
te direttamente da organizzazioni politiche della zona.
6 Programmazione continua di spettacoli teatrali, musicali, cinematografici (films per ragazzi). audiovisivi che attraverso l'attualità dei temi svolti e l'immediatezza della comunicazione hanno rappresentato, spesso, occasione non solo di ricreazione. ma anche di incontro dibattito proprio quale momento socializzante.
7 Gestione di un doposcuola estivo per i ragazzi di almeno 50 famiglie che tramite una mobilitazione organizzata dai comitati hanno ottenuto l'agibilità di una scuola per i mesi di luglio e settembre 77.
Dario Barro
VIA PADOVA, 2
TEL. 280045
VIA PADOVA, 17 - Tel. 2894504
PNEUMATICI: VENDITA
EQUILIBRATURA
ASSETTO RUOTE
AMMORTIZZATORI: BANCO PROVA
ELETTRAUTO: SERVIZIO
FEDERAZIONE LAVORATORI DELLE COSTRUZIONI NON VOGLIAMO COSTRUIRE SOLO CASE PER I RICCHI
I lavoratori delle costruzioni sono presenti nel dibattito sull'equo canone con indicazioni e proposte precise.
In un documento pubblicato nell'ultimo numero del loro periodico « Il lavoratore delle costruzioni essi ribadiscono con estrema chiarezza il concetto che la casa è un servizio sociale e quindi solo partendo da questo principio si può realizzare una giusta legge che salvaguardi il reddito dei lavoratori. Oggi la costruzione di case è subordinata agli interessi delle grandi società immobiliari e quindi i loro profitti contribuiscono alla determinazione del costo della casa. Bisogna ribaltare l'attuale logica speculativa e finalizzare la produzione al soddisfacimento dei bisogni dei lavoratori.
Ciò è possibile ed è giusto specie in un periodo in cui si richiede una riconversione della produzione.
Colpire la speculazione e la rendita parassitaria non è quindi solo opera di giustizia ma anche strumento per diminuire il prezzo degli alloggi. Il sindacato dei lavoratori delle costruzioni ritiene che la proposta di equo canone debba essere coerente con la linea di riforma del settore per cui la determinazione del canone dovrà rifarsi ai costi di produzione dell'edilizia pubblica e, per quanto concerne il costo del suolo, alla legge 865 per l'edilizia economica e popolare. Tali criteri rendono limitata l'incidenza della rendita privata nella formulazione del canone. Il canone per un anno dovrebbe essere il 3% del valore dell'immobile determinato coi criteri sopraindicati. Nel caso in cui questi criteri comportassero un aumento dei fitti più bassi si sopperirebbe con l'istituzione di un fondo sociale per integrare il canone che devono pagare gli inquilini con un reddito familiare particolarmente basso.
Il 31 dicembre scadrà il blocco dei fitti e forse questa volta non ci saranno altre proroghe. Pare che finalmente si arriverà ad un accordo sulla legge dell'equo canone. Ma che cos'è l'equo canone? È la determinazione di un affitto che tenga conto sia del diritto dei proprietari a ricavare un guadagno per il loro investimento sia del diritto dei lavoratori ad avere una casa in affitto ad un prezzo sopportabile. Il governo. dietro la spinta delle lotte dei lavoratori e dei partiti di sinistra, si è deciso a presentare un suo progetto che accoglie almeno in parte le loro proposte. Il principio che sta alla base nel meccanismo dell'equo canone è quello di abbassare fitti alti e alzare quelli bassi, che, a causa dell'inflazione sono diventati irrisori. Natu-
ralmente, nell'arco di tre o quattro anni. Una delle caratteristiche della legge sarà quella di rendere più stabili contratti di affitto che non potranno durare meno di tre anni.
Il provvedimento interesserà tutti i cittadini non solo quelli che hanno l'affitto bloccato. Si dovrà stabilire inoltre i criteri con i quali calcolare il canone. sindacati e le forze di sinistra chiedono che il valore della casa (dal quale dovrebbe ricavarsi l'affitto) abbia come base il costo di produzione di un alloggio economico popolare dal quale deve essere sottratto il valore del terreno. Al contrario proprietari vorrebbero che fitti fossero fissati dal mercato della domanda e della offerta. Inoltre i sindacati e le forze di sinistra chiedono che si formino delle com-
missioni comunali con il compito di gestire la legge.
In base alle prime anticipazioni si può fare un esempio per dare, almeno approssimativamente, un'idea di quelli che sarebbero i nuovilitti: per un appartamento di 100 mq. il costo medio sarebbe di 30 milioni ma esso può scendere fino a 21 milioni se la casa è in cattive condizioni, non rifinita, non centrale, può salire sino a 90 milioni se è nuova, se è di lusso se si trova nel centro cittadino. L'affitto dovrebbe essere fissato sul 39 di questo importo: in questo caso andrebbe da Lire 52.000 a Lire 225.000 Pubblichiamo uno schema delle varie proposte, avvisando lettori che alcune di esse saranno probabilmente modificate.
Equo canone
Propootte di legire Determinai:Ione canone Misure dt cernpensartene e tegrsaionetuRernmentt di gestione
PCI Rendita catastele rivalutata e corretta
I piccoli proprietari
propongono un fondo integrazione-affitti con le somme versate dagli inquilini per cauzione.
La Federazione Italiana Sindacale Piccoli Proprietari Immobiliari in un convegno tenutosi di recente a Bologna ed al quale hanno partecipato parlamentari della D, C., del P.C.I. e del P.S.I. ha discusso il problema dell'equo canone.
Secondo piccoli proprietari immobiliari è necessaria una giusta regolamentazione capace di restituire fiducia ai piccoli risparmiatori ed affrontare in modo organico il problema della casa che l'inconsistente intervento pubblico per l'edilizia economica e popolare ha reso più drammatico.
L'alto numero delle cause di sfratto, secondo la F.LS.P.P.I. è dovuta in parte alla mancanza di una giusta legge che tenga conto delle esigenze sia degli inquilini che dei piccoli proprietari; al riguardo è auspicabile la formazione di commissioni comunali per la risoluzione di molti casi controversi.
Maggiorazione del canone fino al 30 0,1) nei casi previsti dall'art. 34
Anagrafe delle locazioni Commissioni comunali
DC 5 % del valore venale dell'iramobile Non previste Magistratura
PSI
- ' 3 % del valore dichiar. o accertato ai fini fiscali í Invim Non previste 4
SUNIA Rendita ratastele riveduta e corretta
UPPI 3 't',del valore venale dell'immobile
Registro delle nroprietti im- mobiliari Magistratura
Il segretario dell'associazione Mannino ha affermato che ci sono le condizioni perchè la grossa speculazione, responsabile principale della disastrosa situazione abitativa e urbanistica del nostro Paese, possa essere isolata e sconfitta.
Secondo la federazione italiana piccoli proprietari è possibile raggiungere un'intesa sull'equo canone, ma bisogna introdurre una netta differenziazione tra piccola e grande proprietà, tra inquilini meno abbienti e inquilini facoltosi.
La F.I.S.P.P.I. propone una forma di integrazione del canone a favore degli inquilini a basso reddito da ottenersi con l'istituzione di un fondo speciale per la casa. Gli oltre Mille mfliardi che gli inquilini hanno versato come cauzione ai proprietari invece di rimanere inutilizzati nei depositi bancari potrebbero essere utilizzati per l'integrazione dei fitti che devono pagare gli inquilini a reddito più basso. Lo stesso fondo potrebbe inoltre essere utilizzato per rilancio dell'edilizia abitativa,
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Integrazione per inquilini e proprietari con redditi minimi a carico del fondo sociale
Integrazione per inquilini con reddito minimo attraverso fondo speciale casa
Costa sempre di più acquistare una casa a Milano secondo uno studio della Cariplo il costo degli alloggi va da 800 mila a un milione e 200 mila al metro quadrato nel centro e solo all'estrema periferia si arriva a 300 - 400 mila lire al metro quadrato.
Anagrafe delle locazioni Commissioni comunali
Anagrafe delle locazioni Commissioni comunali
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La drammatica situazione della casa a Milano è ormai nota a tutti. Chi cerca una casa sa, per esperienza diretta, com'è difficile trovarla a prezzi accessibili. Ultimamente, a causa del blocco dei fitti, la maggior parte dei cartelli posti davanti alle portinerie con scritto "AFFITTASI" sono stati sostituiti con altri in cui si legge "VENDESI".
I prezzi vanno da trencentomila nella periferia a oltre un milione al metro quadro in centro. Circa quarantamila sono le richieste di case fatte all'Istituto Autonomo Case Popolari. Per far fronte a queste richieste ci sarebbe bisogno di un intervento straordinario sia dal punto di vista dell'impegno finanziario che da quello della capacità operativa dell'Istituto. Ma fondi stanziati dallo Stato sono pochi e l'I.A.C.P. ha dimostrato gravi limiti anche nello svolgimento dell'ordinaria amministrazione.
L'Istituto ha in programma per i prossimi anni la costruzione soltanto di poche centinaia di alloggi. E' chiaro perciò che senza l'attuazione della legge per l'equo canone e senza una riforma urbanistica, che scinda la proprietà di un'area dal diritto di costruirvi, non sarà risolto il problema della casa.
SARANNO REQUISITI 4000 ALLOGGI?
A Milano, secondo un censimento del Comune, ci sono circa 4000 alloggi sfitti che appartengono a Società Immobiliari Banche e Assicurazioni,. L'assessore all'edilizia popolare, Cuomo, prima dell'estate aveva raggiunto con l'Associazione della proprietà edilizia un accordo per l'affitto di questi alloggi
All'inizio dell'anno tra l'I.A.C.P., il Comune di Milano e il sindacato degli inquilini era stato raggiunto un accordo per l'equo canone nelle case dell'Istituto.
L'accordo prevedeva:
I) L'abbassamento dell'affitto per gli inquilini con un reddito inferiore a 2.400.000 lire annue:
L'applicazione di un canone sociale per coloro che hanno un reddito compreso tra 2.400.000 e 3.500.000:
L'aumento del canone per assegnatari con reddito superiore ai 7.200.000; La revoca dell'assegnazione dell'alloggio per coloro che hanno un reddito
superiore ai 10 milioni.
Ma da quando l'accordo è stato stipulato l'unico risultato concreto è stato l'abbassamento del canone per gli inquilini con un reddito inferiore ai 2.400.000. Intanto l'Istituto Autonomo Case Popolari ha un deficit che supera i 14 miliardi e. nonostante che l'indagine sui redditi degli inquilini I.A.C.P. sia stata già da tempo completata. non si decide a rispettare l'accordo stipulato. Sono circa 40.000 le domande presentate all'Istituto e a Milano c'è un gran bisogno di case: non è più tollerabile che si rinvii l'applicazione della revisione dei fitti.
secondo il quale il Comune si faceva garante del pagamento del canone per 4000 famiglie che avevano urgente bisogno della casa e che avrebbero poi pagato direttamente al Comune l'affitto. Visto che le proprietà delle case • sfitte si rifiutano di accettareTaccordo si è chiesto che il prefetto intervenga ed eventualmente requisisca i 4000 alloggi.
GIA' ASSEGNATE 1500 CASE
Nell'ultimo anno la nuova Amministrazione di Milano ha assegnato 1500 case. Di queste 205 sono state assegnate a famiglie sfrattate, 100 a famiglie abitanti in cascine, altre 500 a famiglie occupanti abusive, altre a diversi in situazioni di particolari necessità.
Questo intervento ha almeno in parte frenato il fenomeno dell'oc-
cupazione delle case. Restano da assegnare, per le situazioni di estrema gravità, altri 2000 alloggi e c'è da augurarsi che il Comune proceda con impegno sulla strada intrapresa.
Il Comune ha deciso di recente l'istituzione delle Commissioni casa dei Consigli di Zona: esse avranno il compito di verificare il patrimonio edilizio delle 20 zone; controlleranno le destinazioni d'uso delle case e lo stato della loro manuntenzione. Di queste commissioni faranno parte cinque rappresentanti dei Consigli di Zona, tre dei sindacati, un rappresentante dei piccoli proprietari ed uno della Confedilizia. L'istituzione delle commissioni renderà più agevole la soluzione del problema della casa a Milano.
Stasi: tutti i cittadini devono impegnarsi nella lotta
Qua!'è la situazione abitativa nella nostra zona e quali iniziative al riguardo sta portando avanti il Consiglio di Zona? La situazione della casa in zona è drammatica. La domanda di case è notevole ma. essendo limitate le aree libere ed avendo la zona circa 120.000 abitanti. bisogna agire principalmente attraverso un'opera di risanamento dei vecchi quartieri.
Ciò è possibile utilizzando la legge 167 (che consente non solo di reperire aree libere sulle quali costruire case per lavoratori ma anche di ristrutturare e risanare alloggi degradati. fatiscenti o privi di servizi adeguati). In alcuni casi saranno comprese nell'opera di ristrutturazione case appartenenti a piccoli proprietari. In questi casi proprietari non saranno svan-
taggiati ma ne trarranno un beneficio in quanto il loro alloggio sarà ristrutturato ed essi ne rimarranno legittimi proprietari. D'altronde la situazione richiede interventi immediati, basti pensare che nella nostra zona è concentrato il 10% di tutte le case degradate di Milano. La zona a sud dei ponti è inoltre particolarmente carente di servizi sociali.
Cosa ha fatto i! Consiglio di Zona per risolvere questa grave situazione?
Ha contribuito, con un'indagine sulle case degradate. alla formazione di un piano per il loro risanamento. Ha fatto proposte integrative al piano di ristrutturazione proposto dal Comune. infine ha formato una commissione che ha il compito
di accertare le necessità reali di abitazioni nella zona.
La D.C. nel consiglio di Zona ha agito come un Consiglio Comunale: ha tentato di boicottare l'iniziativa. Come affrontate il problema dell'equo canone?
Il Consiglio programmerà assemblee pubbliche nelle quali il problema verrà dibattuto, in particolare per ciò che concerne eventuali compiti del Consiglio stesso nell'attuazione della legge. Ma quello che più conta è che i cittadini si impegnino a partecipare direttamente in quanto una loro maggiore partecipazione renderà più facile il compito di chi è impegnato alla soluzione del grave problema della casa.
Per conoscere la situazione delle abitazioni nella zona IO abbiamo chiesto al responsabile del SUNIA Paolo Serra di informare i nostri lettori sul fabbisogno di case e sul modo in cui il SUNIA intende agire per contribuire a risolvere questo problema. Ma prima di entrare nelle questioni particolari chiediamo al nostro intervistato di spiegarci cos'è il SUNIA.
È il sindacato degli inquilini che vuole organizzare tutti i cittadini. indipendentemente dalle loro opinioni politiche, sui problemi generali della casa e dell'uso del territorio. Finora ci siamo prevalentemente interessati del problema della casa, ma intendiamo sviluppare sempre di più la lotta per un uso sociale del territorio. Sebbene sorto da non molto il SUNIA ha già 250.000 iscritti. Nella sola città di Milano abbiamo circa 40.000 iscritti. La zona 10 è una delle zone di Milano che ha un altissimo numero di case degradate: vecchie cascine. case con ringhiera, vi sono zone densamente popolate. abitate in gran numero da operai o piccoli commercianti che in parte sono stati espulsi dal centro cittadino. Le caratteristiche della zona hanno favorito la nascita della prima sezione milanese del SUNIA. in via Boiardo 22. Inoltre la presenza massiccia di piccole e medie fabbriche ha permesso la costruzione di un solido legame tra i problemi della fabbrica e quello della casa ed ha fatto sì che il problema della casa fosse visto come problema politico generale.
Come opera il SUNIA in zona?
Tra il 1973 e il 1976 abbiamo organizzato 142 caseggiati, abbiamo aperto centinaia e centinaia di ver-
tenze tra singoli inquilini e proprietari. Oggi abbiamo in zona 1.500 iscritti al nostro sindacato.
In questi ultimi tempi abbiamo rafforzato i nostri rapporti con le I cittadini il martedì affollano le nostre sedi: purtroppo è ancora scarso il numero di attivisti che sappiano svolgere questo importante lavoro.
Ma il SUNIA non si limita a difendere i Cittadini dai proprietari che non rispettano la legge: oggi è passato al contrattacco e interviene anche come mediatore tra inquilini organizzati e proprietà immobiliare per determinare un giusto canone. oltre che sulla normativa del contratto (per esempio la determinazione delle spese).
Il SUNIA ha raggiunto importanti accordi in zona nelle lotte portate avanti da diversi caseggiati contro la proprietà immobiliare. Durante queste lotte molti inquilini sono diventati conoscitori dei loro diritti e a volte si sono posti alla testa della lotta di interi caseggiati. Infatti quasi sempre gli inquilini di un intero caseggiato hanno gli stessi problemi ed anche in questo caso l'unione fa la forza.
Passiamo ad un argomento particolarmente importante e che è di attualità l'equo canone. Esiste una proposta del SUNIA? forze politiche e sociali e operiamo in stretto rapporto col C.U.Z. (comitato unitario sindacale di zona).
Con queste forze abbiamo dibattuto in particolare il problema dell'equo canone.
SUNIA svolge anche un lavoro di consulenza? Spiega agli inquilini quali sono i loro diritti e come devono comportarsi di fronte alle prete-
(SINDACATO - UNITARIO - NAZIONALE - INQUILINI - ASSEGNATARI)
se dei padroni di casa?
La consulenza viene effettuata tutti i martedì per gli inquilini singoli in via Boiardo al 22 dalle ore 20.30 in poi mentre per i caseggiati che sono • organizzati nel sindacato si svolge al 140 di viale Monza martedì alle 20.30 in poi.
Si, esiste e risale al 1973. anche se ultimamente abbiamo provveduto ad aggiornarla. Essa si fonda su una determinazione del canone in base alla rendita catastale rivalutata e corretta. Tra i punti qualificanti della proposta si possono considerare:
I) la stabilità del rapporto di locazione e la disdetta solo per giusta causa;
un modo di calcolare l'affitto che sia giusto per l'inquilino ma non punisca la proprietà:
un fondo sociale per andare incontro a quei cittadini che non. potrebbero pagare affitti molto elevati:
la costituzione di commissioni degli enti locali che garantiscano l'applicazione della legge.
Mi risulta che a sostegno della vostra proposta avete lanciato una petizione popolare. Che esito ha avuto? C'è stato un sostegno adeguato dei lavoratori?
La proposta è stata ampiamente sostenuta dai lavoratori. In un tempo relativamente breve abbiamo raccolto più di un milione di firme.
In zona IO sono state raccolte oltre 6.500 firme, e ciò dimostra sia l'interesse per la proposta che la gravità ed urgenza del problema.
Quali sono i prossimi impegni del SUNIA a sostegno della sua proposta? Vogliamo
.ECCO UN RISULTATO DELLA POLITICA DELLA CASA FIN QUI PERSEGUITA:
ne di firme. A breve scadenza ci sarà una manifestazione nazionale a Roma per l'equo canone. Da tempo si parla di una proposta del Governo. noi la valuteremo e se non corrisponderà alle esigenze dei lavoratori organizzeremo continue mobili-
tazioni.•Intanto ci stiamo impegnando affinchè nella zona IO si formi una commissione che svolga un'indagine conoscitiva dei patrimoni di case della zona in maniera che si possa gestire la nuova legge sull'equo canone.
Una testimonianza raccolta da Vittorio Azzarone
Le famiglie di via Prospero Finzi. 25 denunciano l'impossibile condizione di abitabilità del caseggiato. Il civico 25 di via P. Finzi si potrebbe definire monumento storico che si staglia in un contrasto da fotografia fra i nuovi edifici che ruotano attorno.
Lo stato di degradazione che ha raggiunto tale caseggiato non è possibile esplicitarlo con un articlo. ma basti pensare che in diverse abitazioni è impossibile una minima condizione di vita civile. le strutture della copertura sono seriamente intaccate ciò determina effettive possibilità di crollo: notevoli infiltrazioni di acque durante le precipitazioni atmosferiche, pericoli di corto circuito per gli impianti elettrici sprovvisti delle necessarie strutture protettive e a completare il panorama una assoluta carenza di servizi igienici.
Tutto questo pagando regolarmente il canone d'affitto e spese relative alla proprietà « Sig. Brambilla Antonio - che in decenni (sono indicazioni degli inquilini) non ha operato il minimo intervento di manutenzione.
I risultati sono quelli descritti e visibili dalle foto riportate.
Una cosa è comunque chiara. che sono inutili te giustificazioni con il quale la proprietà vorrebbe giustificare il suo disinteresse. Il Sig. Brambilla (proprietario dello stabile) tende a giustificare la sua intenzione a non intervenire in quanto allo stabile sarebbe applicato l'intervento di 167 « lotto 64 (legge che vincola le aree per edilizia popolare o per ristrutturazione di case fatiséenti quale appunto è lo stabile del civico via P. Finzi. 25) e che quindi
da parte di esso non può essere operato alcun intervento perchè il comune non glielo permetterebbe.
Ora, il fatto che il Comune abbia inserito questo caseggiato per un intervento di ristrutturazione odi edilizia popolare non impedisce in alcun modo alla proprietà di operare quegli interventi di carattere ordinario o straordinario. che non modificando le caratteristiche peculiari dell'edificio, competano al proprietario.
Resta comunque estremamente positivo l'atteggiamento delle famiglie di questo caseggiato che si sono opposte in modo costruttivo e democratico ad un atteggiamento deleterio e tendente a rinviare opere di risanamento ormai divenuti non solo urgenti ma necessarie per la stessa incolumità degli abitanti.
Come si sono mosse le famiglie di via P. Finzi 25?
1°) Sono intervenuti nei confronti del Consiglio di Zona, chiedendo a questo organico del decentramento e alle componenti democratiche che in esso operano di farsi interpreti nei confronti degli enti di competenza della realtà di tale situazione.
2°) Nei confronti dell'assessorato « edilizia popolare > del comune inviando relazione dettagliata delle condizioni di abitabilità affinchè da parte di tale assessorato vengano prese le misure che il caso comporta.
3°) Nei confronti dell'ufficio igiene e sanità per gli interventi di competenza di tale ente.
Ed ora? I cittadini sono in attesa
di conoscere la valutazione e gli interventi che organismi o enti citati intendono operare?
In questa attesa essi non sono fermi. si organizzano in modo unitario. contattano il Sindacato Inquilini « SUNIA o. le forze democratiche per avere informazioni e giustamente orientare il loro intervento e sono pronti a lottare per una definizione e una soluzione del loro problema.
La nostra attenzione va a questa capacità di organizzarsi é di lottare che è momento indispensabile per il raggiungimento di qualsiasi obiettivoil nostro auspicio è che questa presa di coscienza dei cittadini di via P. Finzi 25 diventi patrimonio ed esempio per decine e decine di realtà identiche esistenti nel nostro quartiere.
Vittorio AzzaroneCara la Nostra Realtà, Nella relazione di Malinghero (a cui credo corrisponda la sigla A.M.) sull'ultimo numero del giornale, circa il dibattito sul regolamento per il decentramento al Consiglio di Zona 10, sono stato tirato in ballo anche io, come capo gruppo del P.S.I.; credo quindi necessario scriverti per correggere alcune inesattezze e chiarire qualche posizione.
Innanzi tutto, la quasi totalità degli emendamenti e delle valutazioni complessive che costituiscono il documento è stata proposta dal gruppo P.S.I.; è quindi inesatto parlare, come dichiara Mina nel corso dell'articolo, di "capo gruppo P.S.I. schieratosi accanto alla D.C.. Occorre invece dire che nel Consiglio di Zona le proposte del P.S.I. sono state accettate da altri gruppi e non dal P.C.I. (che invece, sul piano cittadino, le ha in buon numero accolte). Noto fra l'altro che nessuna proposta di modifica alla bozza del regolamento è stata invece avanzata dal P.C.L. L'accettazione globale di quanto viene dalla Giunta, solo perchè si tratta di una Giunta di sinistra, significa a nostro parere venir meno a quella dialettica politica interna che è il compito fondamentale delle forze di sinistra nel Consiglio di Zona ed esprimere anche la necessaria articolazione di un partito popolare e democratico.
Le mie posizioni, dice ancora Mina, sarebbero state prese "sulla base di valutazioni improvvisate e superficiali, diverse da quelle dei (miei) stessi compagni nella Giunta" Sulla positività di diverse prese di posizione ho già detto; vorrei anche sottolineare che la bozza di regola. mento era stata giustamente presentata dalla Giunta come un documento aperto a tutti i contributi, e con ciò non si intendeva certo riservare le proposte di modifica ai soli partiti di centro-destra. Ma è importante aggiungere che tutte le mie proposte di emendamenti trovano riscontro in un documento frutto di lunghi dibattiti nel Comitato Cittadino del P.S.I. con tutti i consiglieri di zona socialisti. Parlare quindi di "valutazioni improvvisate e superficiali" mi sembra veramente una valutazione improvvisata e superficiale.
Scrive Malinghero a proposito della casuale maggioranza verificatasi: "siamo in tempo di revival e forse questa può essere una spiegazione". La frase mi è oscura; ma se volesse alludere a cedimenti del P.S.I. di zona nei riguardi della D.C., sarebbe anche falsa. Non si può neppure insinuare che il mio partito limiti lo spazio della propria autonomia per farsi condizionare dagli atteggiamenti di altri partiti. Ne è una prova il recente convegno tenuto in viale Monza sull'aborto. Peccato che a questo convegno, a cui erano stati invitati tutti i partiti e le organizzazioni di zona, la D.C, non abbia voluto partecipare, soprattutto che il P.C.I. abbia rifiutato l'invito perchè la D.C. non era presente!
Dichiara ancora Mina che trop-
po spesso le assemblee pubbliche "hanno visto assenti i consiglieri della D.C., del P.R.L, talvolta anche del P.S.L, mentre sempre presenti erano i consiglieri comunisti". Vorrei ricordare che su sette consiglieri comunisti è molto più facile che uno o due possano essere sempre presenti di quanto non lo sia per il P.S.I., che ne ha solo tre (più difficile ancora per i repubblicani, che sono due, e per l'unico socialdemocratico). Una valutazione precisa della partecipazione dei consiglieri dei diversi partiti è data dalle presenze alle riunioni del Consiglio di zona, e come vicepresidente ho già avuto occasione di presentare questo bilancio. Dopo il consigliere missino, un liberale e un repubblicano, che non si erano mai visti, il primato delle assenze era tenuto da due democristiani e un comunista, con sei assenze su undici riunioni, seguiti da un altro consigliere comunista con cinque assenze (dei tre socialisti, uno aveva tre assenze, uno due e uno nessuna).
Al di là di queste precisazioni fattuali, non credo che questa sia la sede per ripetere il dibattito politico che si è svolto in Consiglio. Ma poiclzè apparentemente la principale differenza emersa dal dibattito fra P.C.I. e P.S.I. riguarda la concezione degli interventi del Consiglio di Zona sulla Gestione dei servizi pubblici, e mi sembra che nell'articolo Mina abbia svisato - involontariamente la nostra posizione, desidero ribadire che a nostro parere il Consiglio di Zona deve esercitare il controllo politico sulla gestione dei vari enti e organizzazioni comunali operanti in zona, senza essere implicato• nella gestione quotidiana vera e propria. Non solo perchè la gestione diretta è compito, a seconda delle strutture, delle commissioni appositamente elette o degli organismi comunali a ciò destinati e quindi l'interferenza del Consiglio di Zona può risultare o in una limitazione dell'autonomia degli organi di gestione o in un intralcio al corretto funzionamento della macchina comunale; ma soprattutto perchè l'implicazione in compiti gestionali diretti priverebbe i consiglieri di zona della possibilità materiale di fungere da polo dialettico della Giunta (rossa o bianca che sia) e del consiglio comunale, di partecipare all'elaborazione di progetti generali che riguardino l'intera città, di cogliere i fermenti e le proposte che emergono dalla cittadinanza e farsene portatori presso l'amministrazione centrale.
Poichè la bozza di regolamento presentava, a nostro parere, alcune incertezze in proposito, abbiamo proposto emendamenti che eliminassero queste incertezze.
Scusate la lunga lettera, che vuole essere un contributo alla chiarezza nei rapporti fra le forze di sinistra nella zona 10, e non certamente un'espressione polemica. La polemica la riserviamo per le altre dire-
zioni, e ci farebbe piacere che lo facesse anche La Nostra Realtà.
Cordiali saluti.
Orio Peduzzi
Milano, 12 novembre 1976
SUGLI ORATORI: Una lettera del PCI
Caro Direttore
Nell'ultimo numero della "Nostra Realtà" abbiamo letto sull'argomento una precisazione del PSI circa il proprio orientamento in merito alla precisazione richiesta • dal giornale in un numero precedentecrediamo di poter dire la nostra, non solo perchè chiamati in causa dal PSI, ma soprattutto perchè il tema riveste un carattere generale in riferimento anche al tipo di azione puramente agitatoria condotta da Comunione e Liberazione e da una parte della DC.
Come è noto, anche in CdZ, la DC chiedeva che chiese e opere parrocchiali annesse (oratori ecc.) venissero considerati servizi privati anziché pubblici paventando il pericolo che il Comune potesse poi, attraverso questa via, arrivare all'esproprio.
Il PSI dal canto suo considerava le opere parocchiali private in quanto non vi erano garanzie a che la gestione di questi spazi fosse realmente di carattere pubblico.
Vi fu quindi una confluenza di fatto (l'unica?) tra DC e PSI e la richiesta passò al CdZ con il voto contrario del PCI.
Il problema prima ancora che tecnico-giuridico o di garanzia è squisitamente politico. Il mondo cattolico è ben presente e radicato anche nella nostra città, si tratta quindi di considerare questa presenza, anche per i servizi di cui può disporre, come un fatto che interessa larga parte dei cittadini, e non solo cattolici dichiarati.
Valutazioni di ordine politico impongono perciò di considerare questo problema come un grosso fatto sociale e pubblico.
Da parte sua Comunione e Liberazione vuole ridurre in un ghetto la presenza cattolica nella società milanese ed italiana, .con atteggiamenti integralistici e settari, vagheggiando fantasiosi stati di assedio a cui i cattolici sarebbero costretti (e guai dare appigli a ragionamenti così strampalati!)'
C.L. e DC vogliono gli oratori privati; ma si sono scordati di prendere qualche minima informazione in merito.
Infatti l'inserimento delle opere parocchiali nel PRG come servizi di carattere pubblico, non solo era consentito da una legge dello Stato, ma addirittura concordato tra la Giunta e la Curia Milanese, affinché vi fosse la possibilità di acquisire da parte della Curia stessa per future costruzioni, le aree necessarie mediante l'esproprio consentito dalla
legge 865. Altro che attacco alle proprietà della Curia, era esattamente il contrario, e ci dispiace siano caduti nel grossolano equivoco anche i Democristiani di Zona, i quali, come già ricordava il PSI non dimostrano di possedere molta coerenza dal momento che non molti mesi fa, per avere la licenza per "S. Maria la Rossa", invocavano appunto il carattere pubblico delle opere che erano proposte. Noi anche in quell'occasione ci siamo mossi con conseguenza; abbiamo rifiutato la licenza quando questa presentava costruzioni di monolocali ecc., con chiaro carattere quindi se non speculativo sicuramente privato, e ci siamo poi astenuti quando il progetto rifatto interessava solamente alcune opere di certo carattere sociale e di modeste dimensioni.
Queste nostre posizioni furono portate dai nostri compagni anche in una assemblea organizzata dalla parrocchia, dibattute alla luce del sole e questo consentì di isolare le posizioni più intransigenti ed arroganti di alcuni democristiani. Concordiamo quindi con i compagni socialisti quando ricordano che la partecipazione e l'accordo con il mondo cattolico non si raggiunge mediante concessioni tacite ai loro desideri; infatti le nostre posizioni le abbiamo sempre portate al dibattito e al confronto, con coerenza ma soprattutto con chiarezza, cosa che non si può onestamente dire abbiano fatto tutte le altre forze politiche.
Comitato di Coordinamento
PCI Zona 10
Come è consuetudine il Gruppo Camosci fissa la sua cena sociale presso un ristorante, alle 20,30 :li sabato 18 dicembre.
In piena famigliarità vi sarà modo di conoscere tutti e specialmente gli ultimi arrivati al "gruppo" sono previsti 90 coperti e alla serata possono partecipare anche i non soci.
Le prenotazioni si ricevono in sedeV.le Monza, 140tutti i martedì sera dalle 21 alle 23.
Il 21 novembre il Gruppo Camosci ha fatto la sua prima uscita con gli sci, con passeggiate e qualche discesa non molto impegnativa per riacquistare il ritmo giusto.
La gita ha avuto molto successo.
Voluta e creata dai cittadini della zona 10, la cooperativa CASA DEL POPOLO costituisce da trent'anni un punto d'incontro dove la discussione si accompagna al gioco distensivo, tra amici non occasionali.
Abbiamo avuto la concessione di pubblicare una ricerca effettuata dall'insegnante e dagli alunni della III sez. A della scuola elementare di via Bottega - (anno scolastico 1975-76). Cominciamo dalle prime pagine, riportando i disegni originali. Che ne dite? Sono più bravi di noi!
Guardando la carta topograficà di Milano, possiamo osservare che il quartiere di Crescenzago è situato nella Zona NORD-EST della città. Si estende infatti intorno a due grandi arterie stradali: via PADOVA e viale PALMANOVA che scorrono parallele per un buon tratto per poi unirsi sulla tangenziale EST da cui
JO Y ao vl
E Il nostro quartiere ha infatti una sua fisionomia ben definita che la sua storia spiega. Il nome di CRESCENZAGO gli viene dall'antico Borgo intorno al quale è sorto e che fino a cinquanta anni fa si trovava fuori dalla cinta daziaria di Milano.
si snodano le strade che portano verso le città di BERGAMO e di BRESCIA. È delimitato ad EST dal PARCO
LAMBRO, ad OVEST dalla zona che sta tra viale MONZA e piazzale LORETO, a SUD dal Quartiere di LAMBRATE ed a NORD dalla zona che porta a SESTO SAN GIOVANNI.
Il nostro quartiere è quindi composto da tin nucleo antico formato dai vecchi edifici che costituivano l'antico borgo, da una parte quasi nuova e da una di recente costruzione.
I vecchi edifici sono, oggi. adibiti ad abitazione, a lavoratori artigiani od a piccole aziende, invece le case di recente o recentissima costruzione sono formate da appartamenti ad affitti alquanto elevati che incidono notevolmente sui bilanci familiari di operai specializzati, impiegati, professionisti.
In mezzo a queste costruzioni. sorgono gli edifici pubblici (scuole. asili, uffici comunali, acquedotto ecc.). Le grandi fabbriche come il complesso RIZZOLI. la MAGNETI M ARELLI sono invece insediate ai margini del quartiere. Il nostro è dunque. in parte. un quartiere residenziale ed in parte adibito ad attività artigianali odi piccola o media impresa.
È il quartiere popolare. cioè abitato in buona parte da operai, molti dei quali immigrati dal Meridione e da ogni parte d'Italia, ma anche da impiegati, artigiani, piccoli imprenditori, professionisti, i quali abitano soprattutto nella zona intorno al viale Palmanova.
VIA PADOVA __I I ...muunigit umiwaszasiumiteni r4,,f) v14 PA L_ M A N..NA ori • inumonnuiaz ME -nzo OLI TANA LINEA 2 i .. )41 P/2., PCO LAMBQQ,';, / /2 g
Noi abbiamo fatto un grafico relativo alle attività che svolgono i nostri genitori. Le attività elencate nel grafico rispecchiano all'incirca quelle svolte dalla maggioranza degli abitanti del quartiere. Pertanto leggendo il grafico risulta che la maggior parte della popolazione appartiene alla classe operaia, ma vi sono anche molti impiegati, alcuni artigiani, e negozianti; in numero minore sono i commercianti ed i professionisti ed infine vi è un unico imprenditore. Queste categorie appàrtengono al ceto medio.
Le donne sono, in stragrande maggioranza, delle casalinghe e saltuariamente delle lavoranti a domicilio. Pertanto il nostro quartiere è abitato da lavoratori cioè persone che vivono del proprio lavoro.
COLLOCAZIONE
AMMINISTRATIVA'
Dal decentramento amministrativo che divide la nostra città in 20 ZONE, il quartiere è stato incluso nella zona 10 e da questa sua collocazione si può dedurre che esso è un quartiere non completamente periferico, sorto cioè in questi ultimi anni dallo sviluppo accelerato e caotico della nostra città.
20NA to
Ecco la copertina di un giornale di zona: "IL QUARTIERE"
Nel prossimo numero pubblicheremo una seconda parte della ricerca sulla zona, ricavata da "Il quartiere". Contiamo anche di ricevere altri contributi... giornalistici dai ragazzi delle nostre scuole: li pubblicheremo volontieri.
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Come i lettori ricorderanno. nell'ultimo numero del giornale pubblichiamo il testo di una lettera-questionario rivolta di componenti degli organi collegiali di presidi e di direttori delle scuole della zona, contenente domande a proposito della situazione nelle varie scuole. del funzionamento degli organismi collegiali. delle attese. delle speranze. dei desideri di riforma. A questa lettera. che è stata spedita a tutte le scuole ben poche. purtroppo sono state le risposte. Il comitato di Redazione ha in conseguenza. cercato di ovviare a questa carenza con telefonate e interviste personali al maggior numero possibile di genitori e insegnanti e presidi con cui è stato possibile avere contatto. Abbiamo così ottenuto circa una sessantina di risposte (magari non tutte precise. o complete) che cercheremo in questo numero di catalogare e riassumere per chiarezza e comodità di lettura.
Si può dire che alla prima domanda: speranze e timori all'inizio del nuovo anno scolastico. la maggioranza degli intervistati (genitori. insegnanti, presidi ecc.) ha risposto ribadendo una sfiducia abbastanza generalizzata e. diremmo ormai radicata all'avverarsi di alcunchè di nuovo o di positivo. Intendiamo dire cioè che quasi tutti hanno dichiarato di nutrire ben poche speranze a che. per esempio. non si ripeta anche quest'anno il ben noto «carosello degli insegnanti (nonostante le promesse più volte fatte dalla autorità competente) con le conseguenze chiaramente negative che tutto ciò comporta per il funzionamento regolare della scuola. per gli alunni ecc... Purtroppo è ormai quasi un dato di fatto. una consuetudine per Io' meno. che il mese di ottobre. e spesso non solo quello. è un mese perso all'attività didattica. Questo disagio è particolarmente avvertito anche da alcuni insegnanti con cui abbiamo parlato e che. non essendo ancora di ruolo. subiscono questa situazione in modo anche drammatico. con l'insicurezza del posto di lavoro. la continua possibilità di trasferimenti ecc.
La 2^ domanda. molto più complessa. riguardava invece la situazione degli Organi Collegiali nella scuola e le eventuali proposte per migliorarne l'operato. Ovviamente anche le risposte sono state più complesse e articolate. È stata notata infatti una generale incertezza. una certa difficoltà a capire (da parte di quasi tutti gli intervistati) cosa in realtà possono fare. e debbono fare gli organi collegiali e quali possibilità reali e concrete di intervento offra la legge istitutiva ma mentre. alcuni genitori ed insegnanti (soprattutto delle scuole: Trotter. Bottego - Brambilla) hanno rivelato un ruolo positivo del Consiglio di Circolo. per quello che riguarda la periodicità puntuale delle sedute soprattutto la partecipazione. la sincera volontà e ricerca di rinnovamento da parte di tutti o quasi tutti i componenti. altri (in modo particolare delle scuole Gambara Marconi). hanno manifestato grossi dubbi e incertezze su ciò che tale organismo ha fatto o non ha fatto. su come si è strutturato e su come riesce o non riesce ad operare. Altra difficoltà generalmente sentita è quella dei rapporti insegnante-genitore. in modo particolare all'intervento dei consigli di classe e interclasse dove sembra non sia ancora chiaro fin dove arriva la competenza dell'uno e l'esigenza di partecipazione dell'altro. con la conseguente difficoltà quindi di creare un punto di incontro di reale contatto che vada nell'interesse del figlio - alunno - sembra. per altro. che tali momenti d'incontro. per difficoltà di orario. per carenza di partecipazione (o altro?) non siano quasi mai avvenuti se non sporadicamente e in modo strettamente burocratico.
Possiamo infine con molta sincerità affermare che la terza domanda che concerneva i rapportifra le Amministrazioni locali (Provincia. Co-
mune, C. di Z.) e le scuole ha suscitato molte perplessità e molti silenzi. In realtà sembra che il mondo della scuola consideri tuttora come organi preposti alla sua gestione quasi esclusivamente nell'ordine: il Provveditorato agli Studi e il Ministero della Pubblica Istruzione. visti di volta in volta come padroni o antagonisti o entità onnipotenti. C'è in questo campo. e ci sembra doveroso affermarlo. da parte non solo dei genitori. ma anche di quasi tutti gli operatori della scuola un bel po' di ignoranza. Al di là di rivendicazioni generiche di aule. palestre. corsi di nuoto. di lingue straniere e di mense gratuite. magari giuste. ma molto spesso astratte. non motivate poi concretamente. dette a volte (così almeno ci è sembrato) quasi per routine o per obbligo. non abbiamo sentito altro. E questo ci ha lasciati un po' perplessi, così come ci ha lasciati perplessi l'ignoranza (e ci spiace usare una seconda volta questa pa-
rola. trattandosi di scuola ma è la verità). dimostrata da parte di alcuni genitori. ma anche di insegnante su quello che avviene nella loro scuola. anche per quanto riguarda il suo normale funzionamento (c'è perfino chi ignora se nella scuola di suo figlio esistono o no i doppi turni).
A questo punto sorgono molti interrogativi: sicuramente non basta inviare dei questionari scritti alle varie scuole. con preghiera di risposta o pubblicare una lettera invito sul giornale per riuscire ad iniziare un dibattito attorno ai problemi della scuola. Questo strumento si à rivelato carente e sarà compito nostro rifletterci sopra e trovare modi e momenti diversi di incontro e di discussione.
Resta comunque un fatto e cioè che a 2 anni dall'entrata in vigore dei Decreti Delegati quella che. secondo alcuni doveva essere la « Rivoluzione silenzionsa della scuola. se-
condo altri l'inizio di un processoriformatore. non è stato un reato né l'una né l'altro.
Dopo il fervore iniziale del periodo delle elezioni. lo slancio sincero. la genuina volontà di partecipare..di andare a cambiare qualcosa in questo mondo chiuso. logoro e arretrato. non si è ancora passati. quasi mai per lo meno. al momento concreto dell'attuazione. della messa in atto di ciò che nelle tante assemblee di allora era stato detto. dichiarato e promesso.
Perchè? Certo. la difficoltà di passare dalle idee. dalle enunciazioni di principio all'attuazione pratica delle stesse. è enorme. Ma è solo questo il motivo? O non esistono forse invece anche altre difficoltà e oggettive e soggettive che. non essendo per esempio ancora state sufficientemente chiarite. impediscono di andare avanti?
In che modo ad esempio la partecipazione dei genitori. a! di là del pu-
ro atto volontariopuò veramente incidere nella realtà della scuola?
Fino a che punto gli insegnanti. anche i migliori. sono disposti. al di là della enunciazione di principio. ad accettare. favorire (non subire!) la partecipazione dei genitori e quindi a rimettere in discussione anche se stessi e il loro lavoro?
Fino a che punto la scuola vuole veramente trasformarsi da mondo chiuso privatizzato nel rapporto preside-insegnante-alunno ad una realtà collettiva che sia servizio sociale e non gestione corporativa di pochi?
E infine siamo noi tutti. genitori insegnanti. presidi. cittadini. disposti. al di là dei discorsi. a sacrificare un po' del nostro tempo nella costruzione. mattone per mattone e non più solo parola per parola. di una scuola che serva veramente a questi bambini. a questi adolescenti. a questo paese?
La scuola oggi riflette in modo evidente la crisi generale del Paese, nei suoi termini economici, politici, sociali, e anche morali; constatazione quasi ovvia, l'abbiamo sotto gli occhi, ma forse non più sufficiente.
Da molto tempo si parla di crisi della scuola, da quando al conquistato diritto allo studio di massa non si è voluto far corrispondere uno sviluppo culturale, ideale, materiale della scuola stessa.
Diciamo che non si è « voluto », perchè è stata una precisa scelta delle forze moderate interne ed esterne alla scuola, che spesso hanno trovato un sicuro punto di riferimento nell'azione del Ministero della Pubblica Istruzione.
Tutto ciò non poteva, alla lunga, condurre ad altro che ad una crisi profonda dell'istituzione scolastica, al suo distacco dai fermenti più vivi della società, sia sociali che culturali, al punto che la scuola è oggi diventata uno degli elementi COSTITUTIVI della crisi del Paese. Non può sfuggire a nessuno, ma in particolare a coloro che hanno a cuore il futuro democratico del Paese, che non si può perseguire uno sviluppo sano dell'economia e della società in generale con una scuola che riesce solo a produrre una generazione di disoccupati, una scuola al cui termine non esistono più gli sbocchi per i quali era stata concepita molti, troppi anni. La scuola selezionatrice, che doveva fornire il quadro dirigente della società, che serviva a staccarsi dal lavoro manuale mal pagato e poco gratificante socialmente, non riesce oggi a dare più notizie o elementi culturali di una cattiva tra-
smissione televisiva.
Si è giunti ad un punto limite: si sta oggi verificando un crollo di fiducia nella scuola, nella sua funzione; un distacco pericoloso della opinione pubblica che può segnare una grave sconfitta della stessa concezione moderna e laica dello Stato repubblicano. Tutto ciò avviene in un momento difficile per il Paese. La crisi economica riduce fortemente le possibilità di azione.
Tale è la crisi della scuola, che non si può certo pensare di risolverla semplicemente attraverso strumenti legislativi.
La riforma è oramai questione di un grande e prolungato sforzo che veda l'impegno rigoroso di tutti coloro che nella scuola operano, di tutte le forze democratiche.
Non è retorico parlare della necessità di SALVARE l'istituzione scolastica.
Occorre che ognuno svolga con impegno e serietà il suo compito, che si ritrovi il gusto dell'apprendere e dell'insegnare, e certamente che si riabiliti il concetto che la cultura è fonte di soddisfazione e di promozione umana. E che la cultura costa fatica.
Ma deve essere cultura vera, in una scuola vera, viva, legata alla società. Il problema è quello di un nuovo « asse culturale » attorno al quale far muovere la scuola Italia-' na.
Balza quindi in primo piano l'esigenza di un insegnamento critico, che dia cioè ai giovani (ai futuri cittadini) la capacità di porsi autonomamente e coscientemente di fron-
te ai problemi della società, la capacità di comprendere e giudicare, in modo vivo, maturo.
Per ciò laicità, pluralismo, e anche « quantità » dell'insegnamento sono fondamentali e in stretto legame con quanto di nuovo, di progressivo esiste e nasce in una società moderna e complessa.
E va conquistato un nuovo rapporto tra il lavoro manuale e lavoro intellettuale, tra teoria e pratica. Deve cessare la separazione tra un tipo di scuola che prepara i quadri dirigenti ed un altro tipo che sforna operai, in genere figli di operai. Chi ha stabilito che un tornitore debba per forza avere solo la licenza elementare? Di più; perchè il lavoro manuale deve collocare un individuo ai più bassi gradini economici e sociali della società?
Vengono al pettine grossi nodi.
Tutta un'organizzazione del lavoro, dei rapporti tra le classi sociali viene posta in discussione parlando della scuola nuova. È necessario che la scuola e lavoro, educazione e società acquistino un rapporto concetto, eliminando distorsioni e strozzature, eliminando cioè uno dei più grossi sprechi umani ed economici che affliggono il Paese.
Bisogna intervenire subito. È responsabilità di tutte le forze che vogliono salvare la scuola, darle un senso positivo, rinnovarla. La crisi economica se limita i mezzi a disposizione, non impedisce però di agire.
Si può fare molto per migliorare le condizioni di studio e di lavoro, ci sono provvedimenti che non costano, che si possono prendere subito. Quanti servizi, strutture, biblioteche, strumenti didattici esistono e
sono male utilizzati? È proprio vero che gli insegnanti sono incapaci di insegnare in modo • pijì efficace, o non si può invece adottare strumenti specifici (aggiornamento, programmazione) che rendano piu alta la professionalità e più gratificanti i risultati di lavoro?
Occorre andare ad un grande dibattito di massa su questi temi. Si deve verificare il ruolo degli Organi Collegiali, rilanciarli. Un grande rilancio ideale, culturale, un nuovo impegno di tutti deve essere alla base di un'inversione di tendenza nella scuola.
Ente locale. Consigli di Scuola, organizzazioni Sindacali, forze politiche possono e devono collaborare per cercare le soluzioni dei problemi.
È il solo modo corretto per affrontare le prossime elezioni, quelle del 12 dicembre per i Consigli di Classe, quelle di Marzo per i Distretti. Si deve sviluppare il dibattito, il confronto di idee, la verifica del lavoro svolto. Bisogna anche saper isolare chi vorrebbe risolvere i problemi o tornando indietro, o creando artificiose spaccature ideologiche nella scuola, lottizzando la cultura e l'istruzione secondo discriminanti ideologiche o religiose.
Il pluralismo e la libertà nascono dal confronto delle idee, dal dibattito aperto, ma soprattutto dalla comune volontà di tutte le forze democratiche, dei genitori, dei docenti, degli studenti, di fare ogni sforzo per salvare la scuola, per andare verso il nuovo.
Pietro SoleraGià spesso si è parlato su. queste pagine del problema dell'aborto e della contraccezione. Del resto è un problema importantissimo, simbolo ormai di tutta una serie di problematiche più complesse. e se vogliamo più profonde, che si riassumono in due parole: emancipazione femminile.
E il discorso sull'aborto ci ha spesso portato a parlare, ad accennare perlomeno, al consultorio di quartiere. come ottimo mezzo di prevenzione e di diffusione delle pratiche contraccetti ve.
Ora voglio riaprire il discorso su queste pagine proprio sul consultorio, sul consultorio della nostra zona. Infatti, a Villa Finzi. in via esistono dei locali da tempo destinati a questo scopo. L'ispettore sanitario, quando fece il sopraluogo.
mo ormai quasi a Natale, e nulla si è mosso. I locali di Villa Finzi sono ancora lì. vuoti. ad aspettare. e il comune non si è fatto ancora vivo. Ora, non voglio certo dire che la Giunta, con tutti i problemi enormi che ha da risolvere. venga proprio subito qui da noi: ma sostengo che è necessario che il comune, dato che in fondo ne ha la volontà pohrica. faccia una programmazione dei lavori anche in questo caso. e rispetti con serietà gli impegni presi. Perchè non mi stancherò mai di ripeteie. a costo d'annoiare. che il problema della sanità è un problema basilare per una riforma radicale della società e dei rapporti che la regolano. E il consultorio non è soltanto un mezzo per diffondere la pillola e arginare per quanto possibile nelle attuali condizioni la piaga del-
Parecchi secoli erano trascorsi dal diluvio universale, ma sembrava di essere ripiombati in esso nella seconda decade di ottobre. Si nutrivano infatti seri dubbi circa il regolare svolgimento della manifestazione ciclistica indetta annualmente a Loro imperituro - ricordo. La corsa che il popoloso rione di Gorla organizza annualmente trascende infatti il fatto sportivo per esprimere dei valori umani. Essa ricorda infatti dei bambini tragicamente periti sui banchi di scuola assieme ai loro maestri, quando iniziava a dispiegarsi Loro innanzi la vita.
La guerra. mostro tentacolare e dai mille volti. li falciò infatti mentre assistevano ad una lezione sul finire del 1944.
Lo Sport Club Giovanni Gerbi. una delle più vecchie Società Ciclistiche Milanesi, magistralmente retta dal Presidente Cav. Bruni e dai Suoi stretti collaboratori Sassi. Elli e Gibi. organizza ogni anno una corsa ciclistica a Loro dedicata.
La corsa, riservata agli allievi. prese quindi avvio in una magnifica giornata di sole. Prima della manifestazione un corteo partito dalla Sede del Circolo Familiare di Unità proletaria. cui fa capo la Gerbi. portava delle corone di fiori sul Monumento. Gli oltre cento atleti che seguivano il corteo in bicicletta. rendevano. con le loro variopinte casacche la manifestazione ancora più suggestiva.
Tecnicamente la corsa è ben riuscita in quanto essa presentava al via i migliori fra gli atleti che si sono dati battaglia attraverso la Brianza.
La gara non ha sostanzialmente permesso ad alcun corridore di emergere definitivamente nono-
stante gli sforzi ripetuti dei più vivaci che hanno tentato con ogni mezzo di staccarsi dagli altri. La pronta reazione del gruppo impediva ogni tentativo di fuga. Così i vari Gambirasio. Vergani. Stefani. Farini e Mercatili hanno dovuto accontentarsi di essere citati come vincitori e comprimari dei vari traguardi volanti e della montagna. La corsa si è così risolta nell'ambito traguardo di Gorla con una volata che coinvolgeva circa 25 corridori. L'albese Giu-
seppe Primavera li regolava in volata alla media di oltre 42 km. orari.
Ordine d'arrivo:
I) Primavera Giuseppe ( V.C. Alba) km 92 in ore 2.10 media oraria km. 42.462.
Mercatili Emilio (G.S. Arbu Baby s.t.)
Stefani Gino (G.S. Sorgente)
Porcellini Marzio (S.C. Carugatese Ompec I
Alberto Vercelloni
diede senz'altro la sua approvazione e dichiarò idonei i locali per l'uso a cui erano stati destinati. Ma questo era solo il primo passo. Infatti, a Milano ci sono zone, e ognuna di queste ha urgente bisogno di un consultorio: era necessario quindi esaminare attentamente le condizioni sociali, economiche e anche sanitarie di ogni zona, e stabilire delle priorità. In questa prima • classifica ». chiamiamola così, il consultorio delta nostra zona figurava tra i primi otto, sia per la composizione sociale dei nostri quartieri. sia perchè non erano necessari grossi lavori, e quindi ingenti somme di denaro. dato che i locali erano già lì, vuoti e in attesa: mancavano solo le apparecchiature sanitarie. Questo l'anno scorso. Sono passati parecchi mesi, sia-
l'aborto. comev uol sostenere da certe parti. ma è uno strumento importantissimo. anzi indispensabile. per diffondere una nuova concezione della salute. della medicina e del servizio pubblico. La concezione tradizionale ci ha insegnato a considerare la medicina come ultimo rimedio al male. mentre. se gestita in modo giusto e responsabile. può essere alimento della salute e del benessere. E il consultorio. con la sua opera di informazione e di prevenzione delle malattie. deve diventare un servizio pubblico sicuro e qualificato, a disposizione di tutti e gratuito. che metta fine una buona volta a una certa classe medica corporativa e autoritaria. e a tutte le ingiustizie e le crudeltà che ne derivano.
Fulvia FasolaLa novità più clamorosa che ci ha accolto all'inizio di quest'anno scolastico è stata certamente quella della nuova tariffa della refezione che hanno preso di sorpresa. nella quasi totalità dei casi. i consigli di scuola o di istituto.
Alla base delle considerazioni che hanno indotto la Giunta a decidere le nuove tariffe, sta un principio sacrosanto: chi `più ha, più paghi.
Il pasto di uno scolaro che usufruisce della refezione costa al Comune circa 1.400 lire.
Se tutti pagassero le tasse nella giusta misura, se il governo trasferisse agli enti locali le somme previste, se il bilancio degli enti locali (comuni) fosse sempre stato gestito secondo corretti criteri amministrativi. la refezione scolastica dovrebbe essere un servizio gratuito per tutti.
Se nella situazione concreta, il Comune di Milano si trova a dover fronteggiare un disavanzo pauroso. al limite del collasso. Si trova a dover fronteggiare una situazione di emergenza alla quale bisogna porre riparo in fretta e nel modo più equo. più giusto possibile. Da qui la decisione di aumentare. fra le altre, anche le tariffe della refezione scolastica. Sempre però tenendo presente che si tratta di un servizio sociale e quindi. di un servizio al quale hanno diritto an-
che i bambini delle famiglie più povere. Per questo sono stati creati degli scaglioni di reddito. in base ai quali far pagare alle famiglie parte di quello che il pasto del figlio costa al Comune. Dopo alcuni aggiustamenti. le tariffe della refezione sono state così stabilite: per le famiglie che hanno un reddito pro capite (il reddito di tutta la famiglia. diviso per il numero dei suoi componenti. In altri termini quello che ogni membro della famiglia. bambini compresi ha a disposizione) è inferiore alle 960.000 lire all'anno. la refezione è gratis. Per le famiglie il cui reddito pro Capite va dalle 960 al .650.000 mila lire all'anno (circa 150.000 lire al mese per ogni membro della famiglia. bambini compre si) la tariffa è di 300 lire a pasto. Per le famiglie il cui reddito va da 1.650.0(X) a 2.500.(X)1 mila lire all'anno la tariffa è di 6(X) lire a pasto. Per le famiglie il cui reddito supera i 2.500.000 pro capite (più di 21X1.0(X) lire al mese a testa. bambini compresi) la tariffa è di 1.000 lire. Su queste tariffe e sulla loro applicazione si è accesa una grossa polemica. che ha lasciato spesso disorientati i genitori e i consigli di scuola. Per dare il nostro contributo a chiarire la situazione. apriamo sulle colonne del nostro giornale un dibattito che ci auguriamo il più vivo e il più vario possibile.
Il primo intervento è del signor Ettore Vincenti. eletto fra i rappresentanti dei genitori nella scuola Materna di via San Mamete:
La decisione della Giunta di scaglionare le tariffe in base al reddito è giustissima. in linea di principio. Tuttavia la sua applicazione. se si dovessero seguire. ciecamente. le direttive della circolare del Comune, comporta una gravissima ingiustizia. Secondo la circolare, i consigli di scuola odi istituto devono stabilire il reddito delle famiglie in base alla dichiarazione delle tasse. Perciò chi ha già truffato la società pagando meno tasse. finisce per vedersi premiato. perchè versa una tariffa di refezione più bassa.
In una scuola (non la nostra) si è giunti all'assurdo che gli operai di un piccolo industriale (lavoratori dipendenti. che perciò sono tassati fino all'ultimo centesimo) pagavano la refezione. mentre il padrone l'aveva gratis. Cose che gridano vendetta non solo al cielo, ma al più elementare buon senso.
Quando il consiglio della nostra scuola ha dovuto affrontare questo problema. ci siamo trovati di fronte a situazioni altrettanto clamorose. Operiamo in un quartiere (Crescenzago) dove più o meno tutti si conoscono. Applicare alla lettera le di-
sposizioni della circolare. avrebbe comportato dei casi di ingiustizia clamorosi. che avrebbe finito per minare la fiducia dei genitori nel consiglio di scuola. Abbiamo. perciò. preferito adottare un criterio che, pur non essendo perfetto. ci è apparso il minore dei mali: nei casi dove l'ingiustizia. per nostra conoscenza. ci sembrava evidente. abbiamo applicato la tariffa superiore.
Dal punto di vista strettamente legale. la nostra decisione è ineccepibile: perchè la circolare cui si fa riferimento lascia un notevole margine di discrezionalità al consiglio di scuola. D'altra parte i limiti della nostra decisione appaiono evidenti: non avendo strumenti adatti. non siamo riusciti ad individuare tutti quelli che pagavano meno del dovuto. mentre d'altro canto. è possibile. anche se improbabile. che abbiamo applicato tariffe più alte erroneamente.
Abbiamo semplicemente cercato di fare del nostro meglio per tradurre in pratica lo spirito della delibera della Giunta: stabilire le quote delle refezioni in base al reddito pro capite delle famiglie. Contro le nostre decisioni è perfettamente corretto presentare ricorso: se abbiamo sbagliato, le tariffe applicate verranno ridotte. . Se abbiamo avuto ragione. le tasse (si spera) verranno aumentate
La legge 20/5/1970 n. 300. o statuto dei lavoratori, ha modificato profondamente l'assetto giuridico dei rapporti all'interno dei luoghi di lavoro. L'esigenza di una legge come statuto inizia a sentirsi nel nostro paese negli anni immediatamente successivi all'entrata in vigore della Costituzione. Sono gli anni della scissione sindacale e del nascere dei vari sindacati in posizione antagonistica alla CGIL; sono anche gli anni del massiccio attacco padronale, non solo rivolto contro la libertà e la dignità di singoli lavoratori, ma anche e soprattutto contro i sindacati e i loro rappresentanti. Nel ventennio successivo alla Costituzione si determina una grave frattura fra i principi normativi validi, secondo la Carta costituzionale, per tutti i cittadini, e la situazione nella quale, di fatto, i lavoratori sono costretti a svolgere la loro opera nelle fabbriche. La realtà, pertanto, rende irrealizzabile sia la « elevazione economica e sociale », sia la « effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del paese» che la Costituzione afferma essere uno dei compiti di cui lo Stato stesso deve favorire l'attuazione.Già nel 1952 si registra la prima iniziativa per promuovere l'emanazione di uno « statuto dei lavoratori » a opera di Giuseppe Di Vittorio segretario della CGIL. Nel 1959 vengono completati i lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni dei lavoratori in Italia, che danno un'impressionante conferma di come, nelle nostre fabbriche, certe norme, anche di rilievo costituzionale. a garanzia di diritti fondamentali siano, in realtà, sistematicamente disattese. quasichè all'interno della azienda sia consentita l'applicazione di norme e regolamenti in stridente contrasto con l'ordinamento giuridico generale. Analogo risultato dà l'indagine conoscitiva attuata dalla Commissione permanente del Senato. nel 1969. A seguito di tale indagine viene presentato
il disegno di legge governativo numero 738. che dovrà in seguito diventare lo « statuto dei lavoratori ». Secondo le parole stesse del ministro Brodolini, che ne è il promotore. il disegno di legge si proponeva di « contribuire a creare un clima di rispetto della dignità e della libertà umana nei luoghi di lavoro, riconducendo l'esercizio dei poteri direttivo e disciplinare dell'imprenditore nel loro giusto alveo e cioè in una stretta finalizzazione allo svolgimento delle attività produttive ». Lo statuto ha così nelle intenzioni dei suoi elaboratori. il compito di promuovere quelle situazioni antigiuridiche. che sacrificano sistematicamente la libertà. la dignità umana dei lavoratori e la sicurezza del lavoro. Tale scopo viene raggiunto attraverso norme più efficienti di quelle che pur già esistevano in precedenza. Molte delle disposizioni della nuova legge ricalcano norme della Costituzione. di convenzioni internazionali recepite dal nostro ordinamento. o anche della più avanzata contrattazione collettiva; l'importanza dello statuto sta nell'avere dotato le prescrizioni già contenute in quelle fonti di una sanzione che costringa il datore di lavoro al rispetto di esse. Un altro elemento consiste nell'avere potenziato la presenza sindacale in fabbrica. quale ulteriore garanzia di quei diritti che i singoli lavoratori non riuscirebbero talora a far rispettare e che godono in tal modo di una tutela rafforzata. Un esame analitico delle norme darà la misura di quanto in effetti esse limitino i poteri dell'imprenditore. avvantaggiando. la posizione del lavoratore come singolo e. dall'altro. l'autonomia collettiva. Un primo ordine di limiti ai poteri direttivo-organizzativo e disciplinare sono contenuti nel titolo I dell:i legge. dedicato alla «libertà del lavoratore ». L'articolo 2 impedisce al datore di lavoro l'impegno delle guardie giurate. mentre gli impone di rendere noti i nominativi e mansioni di coloro ai quali tale compito di controllo sia affidato. L'articolo 4
GOMMA-LINOLEUM
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vieta l'utilizzazioiie di impianti audiovisivi per il controllo a distanza dell'attività lavorativa. consentendola solo nei casi in cui si riveli indispensabile per esigenze tecniche e di sicurezza, con il previo accordo delle rappresentanze sindacali aziendali. L'articolo 8 vieta le indagini sulle opinioni politiche, sindacali, religiose dei lavoratori. Nell'articolo 13 infine, si limitano ancora più esplicitamente il potere disciplinare e quello direttivo-organizzativo con
ne all'interno dell'unità produttiva o nelle immediate vicinanze di essa ». Un'importanza fondamentale ha. infine, l'articolo 28 in tema di repressione della condotta antisindacale. in quanto consente laddove necessario. di ottenere con tempestività dal giudice un provvedimento che imponga al datore di lavoro di desistere dal proprio comportamento antisindacale costringendo. anche qui, l'imprenditore a mantenersi entro rigorosi limiti di legittimità.
il vietare mutamenti peggiorativi nelle mansioni e trasferimenti che non siano giustificati con motivi di carattere tecnico. organizzativo e produttivo. Un altro gruppo di norme dello statuto. in tema di libertà e attività sindacale. apporta altre restrizioni ai poteri imprenditoriali. sancendo. la presenza del sindacato in fabbrica. Il principio della piena libertà d'opinione. è ribadito dall'articolo 14. che conferisce inoltre ai lavoratori il diritto di svolgere attività sindacale all'interno della fabbrica. Gli articoli 15 e 16 vietano all'imprenditore gli atti e i trattamenti disciplinari in funzione dell'appartenenza o meno a un sindacato. dell'attività sindacale svolta o dell'adesione a uno sciopero. L'articolo 17 vieta al datore di lavoro di «costituire o sostenere associazioni sindacali di lavoratori ». Gli articoli 20/25/26/ 27 impongono all'imprenditore il rispetto del libero svolgimento delle attività sindacali: e precisamente di consentire assemblee e referendum durante e fuori dell'orario di lavoro. nei locali dell'impresa; di concedere permessi sindacali. di consentire l'affissione di notizie sindacali. predisponendo appositi albi: di consentire la raccolta di contributi sindacali e di operare trattenute sulle retribuzioni dei lavoratori che ne fanno richiesta. da versarsi alle rispettive associazioni; di mettere a disposizione delle rappresentanze sindacali aziendali «un idoneo locale comu-
Il sindacato è l'associazione di lavoratori o di datori di lavoro costituita con lo scopo di tutelare gli interessi collettivi professionali dei soci. È interesse collettivo quello che riguarda una pluralità indeterminata di persone, le quali svolgono un'attività economico-professionale analoga. e tendono a realizzare o perseguire scopi analoghi. Le prime associazioni sindacali che storicamente si sono costituite sono quelle dei lavoratori. È solo con molto ritardo che si assiste alla formazione delle prime associazioni padronali che nascono come reazione al sindacalismo operaio e dopo che questo ha già raggiunto un grado notevole di importanza sociale e politica. Normalmente quando si parla di sindacalismo odi « sindacato » senza ulteriori specificazioni, si intende fare riferimento a quello dei lavoratori. Nel nostro ordinamento giuridico i sindacati sono associazioni private che perseguono i tini. anch'essi privati. dei loro soci. Se questo è vero da un punto di vista strettamente giuridico, va però osservato che il sindacato partecipa più precisamente e sempre più incisivamente. nell'ambito dell'organizzazione statale, a funzioni pubbliche odi interesse pubblico. Nel periodo fascista il sindacato era dotato di personalità giuridica pubblica non tanto in considerazio-
ne degli interessi tutelati. quanto perchè tale era stata la qualificazione giuridica prescelta dallo Stato che impose all'autonomia sindacale il perseguimento di interessi sostanzialmente coincidenti con quelli dello Stato. La Costituzione capovolge definitivamente la concezione corporativa del sindacato e ne garantisce l'assoluta libertà di organizzazione, impedendo. qualsiasi ingerenza statale nell'ambito dell'attività e della autodeterminazione sindacali. Attribuisce ai sindacati il potere di regolare i rapporti di lavoro relativi alle varie categorie professionali e conferisce ai contratti collettivi efficacia nei confronti di tutti i lavoratori appartenenti alla categoria interessata, anche se non soci del sindacato .stipulante. Pertanto allo stato attuale le associazioni sindacali regolano la loro organizzazione in modo autonomo. attraverso i rispettivi statuti e atti costitutivi; esse sono, dal punto di vista del diritto privato. associazioni prive di personalità e trovano la loro regolamentazione negli articoli del codice civile. Malgrado questa loro configurazione giuridica di associazioni prive di riconoscimento. molto numerosi sono i provvedimenti legislativi che istituzionalizzano la partecipazione del sindacato allo svolgimento di funzioni di carattere politico economico e sociale. La partecipazione del sindacato alla attività di pubblici organismi può svolgersi in primo luogo per la realizzazione e la tutela di interessi esclusivi di lavoratori da esso rappresentati: ciò si verifica. ad esempio con la partecipazione dei sindacati alla gestione degli enti della previdenza sociale, attraverso la designazione di rappresentanti da affiancare a quelli governativi; altrettanto si dica per l'assistenza ai lavoratori nelle controversie previdenziali e assistenziali. È poi configurabile anche una partecipazione del sindacato alle funzioni di quegli enti che regolano l'indirizzo politico. economico e sociale del paese. ciò estende ulteriormente l'area d'azione del sindacato ben al di là della tutela degli interessi professionali dei soci. In questa prospettiva va vista, per esempio. la partecipazione di membri designati dai sindacati al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro. (CNEL). che ha funzioni di consulenza del Parlamento e del governo. Il sindacato partecipa inoltre. tramite suoi rappresentanti. all'attività di varie commissioni consultive del Comitato internazionale dei prezzi (CIP). Resta ancora da menzionare la partecipazione delle associazioni sindacali alla preparazione del programma economico nazionale, che. nella prospettiva individuata dalle norme della Costituzione è certo da considerarsi essenziale in quanto rappresenta e coordina le istanze e gli interessi della classe operaia e lavoratrice in generale. delle varie categorie produttive in particolare.