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MILANO DODICI

CENTRO CIVICO Non si deve più attendere

La nostra zona è da sempre carente di servizi essenziali; per questo motivo, da tempo il C.d.Z., ampiamente sollecitato e premuto dalla cittadinanza, si è dato come obiettivo prioritario la creazione di un Centro Civico - centro sociale e ha individuato nella struttura di Via Saccardo, 40 - 42 la sede ottimale.

I motivi sono molteplici:

Lo stabile è collocato centralmente rispetto alla zona.

La sua acquisizione consente di salvaguardare valori storico - ambientali (è una palazzina gentilizia del 1400).

È una soluzione economica: infatti una serie di funzioni sono immediatamente inseribili nello stabile esistente, e l'area nuda che lo circonda consente di costruire strutture modulari organicamente collegabili.

Il Centro Civico - centro sociale permette di collocare in zona:

Sede del Consiglio di Zona (sappiamo in quali infelici condizioni è attualmente costretta a lavorare l'istituzione decentrata).

Anagrafe di zona.

Vigilanza urbana.

Biblioteca.

Auditorium - centro dibattiti - sala riunioni.

Centro Sociale - centro aggregazione per i giovani per attività culturalericreativa.

Servizi socio - sanitario - assistenziali

- S.M.A.L. (servizi medicina ambiente lavoro).

- Consultorio familiare.

- S.I.M.E.E. (Servizio igiene mentale dell'ETÀ evolutiva).

- Dispensario psichiatrico.

- Centro di assistenza agli anziani.

- Ect.

È dal 1976 che la battaglia per il Centro Civico è cominciata, passando attraverso vari interventi del Consiglio di Zona e dell'Amministrazione Comunale e utilizzando tutti gli strumenti (vincoli di Piano Regolatore, ordinanze e ingiunzioni degli assessorati competenti), tendenti in primo luogo a bloccare la ristrutturazione speculativa che un'immobiliare senza scrupoli, divenuta nel frattempo proprietaria della palazzina, ha messo in atto per vendere o affittare frazionatamente lo stabile.

Contemporaneamente è giunto a maturazione il progetto per l'utilizzazione dell'area circostante; anche il bilancio comunale per zona, iniziativa degli ultimi giorni, prevede un grosso stanziamento per il Centro Civico.

Nonostante tutto questo, non si è ancora riusciti ad acquisire la palazzina e l'area circostante:

È ANCORA UNA VOLTA NECESSARIO CHE TUTTE LE FORZE POLITICHE E SOCIALI, I LAVORATORI, I CITTADINI TUTTI, INTERVENGANO IN PRIMA PERSONA, MOBILITANDOSI perchè il Comune porti a compimento la sua azione ESPROPRIANDO lo stabile e l'area circostante, per cacciare via lo speculatore e fare acquisire alla cittadinanza i servizi.

Chiediamo l'adesione di tutte le presenze democratiche della zona alla GRANDE MANIFESTAZIONE PER IL CENTRO CIVICO che verrà organizzata di fronte a Via Saccardo, 40 - 42.

(altri zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA servizi a pag.4)

FELTRE -CIMIANO LAMBRATE ORTICA L.300 ANNO II - N. 18-19 GENNAIO/FEBBRAIO 1979 ESCE A FINE MESE MENSILE DI CULTURA POLITICA E ATTUALITA'

MILANO DODICI - pag. 2

La befana è ritornata all'ortica

Anche quest'anno presso la sede della Cooperativa in via S. Faustino 5 si è ripetuta la "FESTA DELLA BEFANA", per i bambini del quartiere che sono intervenuti in modo massiccio, erano presenti circa 150 bambini e molti genitori.

La festa è stata organizzata, offerta e finanziata, con una spesa di circa 200.000 lire da parte di un gruppo di organizzazioni che operano nel rione.

L'incontro è iniziato con la proiezione del film "SALTY" nel quale si narrano le avventure di una simpatica foca e dei suoi amici.

Molto gradita ed accolta con entusiasmo è stata la merenda offerta nell'intervallo della proiezione; sempre durante l'intervallo è comparsa la Befana travestita da ERIGERIO che ha simpaticamente intrattenuto i presenti con giochi a premi. Al termine della festa sono stati distribuiti a tutti i bambini presenti dei regali.

Ringraziamo a nome dei partecipanti, gli organizzatori della simpatica festa e formuliamo un arrivederci all'anno prossimo.

Piazzale dell'Ortica -\

Nei giorni scorsi 22 giovani alberi sono stati messi a dimora nel pianale dell'Ortica. Il fatto non è altro che la lenta continuazione dei lavori per la

RTIC

trasformazione del piazzale in verde pubblico e parco giuochi per i Cittadini. Come molti ricorderanno sono esattamente 10 anni che gli abitanti del Rione chiedono questa soluzione. Ora, l'Amministrazione Comunale ci comunica che i lavori in corso finiranno quanto prima con soddisfazione (diciamo noi) di tutti quelli che ancora credono nelle amministrazioni democratiche.

A.SU

Auguri

Maura Corradini e Maurizio Marabotti si sono sposati sabato 13 gennaio 1979. Li hanno festeggiati i numerosi amici e compagni presenti alla cerimonia. Ai felicissimi sposi le congratulazioni della redazione di MILANO 12.

Lutto

È recentemente deceduta la mamma di Pietro Rocco. Al caro compagno Piero giungano le condoglianze dei comunisti della "Ennio Gnudi", dei soci della cooperativa Ortica e del nostro giornale.

I ferrovieri dell'Ortica 40 ferrovieri dell'Ortica partono il 25.2.79 in treno per un favoloso viaggio di 15 giorni che, attraversando l'Europa

nord - orientale, li porterà a visitare le citta di: Amburgo, Copenaghen, Stoccolma, Helsincki, Leningrado, Mosca, Chop, Budapest, Venezia. Nelle soste del viaggio, oltre le visite delle città, sono previsti incontri con i ferrovieri sovietici e svedesi. il viaggio è stato organizzato con la collaborazione tecnica dei sindacati sovietici, svedesi ed italiani.

F.C.

f-Corso di ginnastica -\

Un corso di ginnastica inizia in questi giorni presso la palestra dell'istituto "Martinitt" di via Pitteri. Il corso (25 iscritti) è stato organizzato dal circolo ARCI - UISP Cesare Pavese, ed avrà una durata di 3 mesi.

P.F.

Marciapiedi in via Cima Finalmente sono iniziati i lavori per la sistemazione dei marciapiedi in via Cima lungo il terrapieno ferroviario. Il fatto ha creto molta soddisfazione tra i cittadini del rione :le da tempo chiedevano la soluzione del problema.

A.B.

Teppismo fascista

Nella notte del 2 febbraio ignoti (ma non troppo) vandali, sono penetrati nella sede

Occupato il VII I.T.I.S.

Così il personale e gli studenti hanno risposto alla gestione autoritaria

del Preside Finzi

L'istituto Tecnico Industriale Statale di via don Calabria è stato occupato (da studenti, insegnanti e non docenti) per protesta contro l'operato del preside, professor Sergio Finzi, che a loro giudizio gestisce la scuola in maniera autoritaria.

Il motivo che ha provocato l'occupazione della scuola va ricercato in tre lettere di ammonizione che il preside ha inviato a un supplente (il docente, in un manifesto, denunciava il sistema clientelare con cui si fanno nella scuola le nomine di supplenza) e a due bidelli.

Ma i motivi di contrasto sono più ampi e riguardano il comportamento del preside che, sempre a giudizio delle componenti scolastiche, quale preside della giunta esecutiva, non pone in atto le delibere del Consiglio di istituto in materia di organici, straordinari, funzionamento della biblioteca e dell'ufficio stampa.

L'assemblea di tutte le componenti del 7° I.T.I.S. riunita il 15.2.79 DENUNCIA che il comportamento del Preside è diventato in questo ultimo periodo sempre più arrogante e intimidatorio.

Nel giro di due giorni sono pervenute a docenti e non docenti ben tre lettere di ammonizione e contestazione di addebito:

la prima indirizzata ad un insegnante supplente reo di avere affisso un cartello in cui si denunciava l'assunzione clientelare di alcuni supplenti (denuncia a suo tempo fatta anche dalla sezione sindacale);

le altre due a bidelli colpevoli di essersi lamentati della carenza di organico e del comportamento antidemocratico del Preside.

L'assemblea del 7° denuncia queste gravissime provocazioni e indica nel Preside il principale elemento di perturbazione all'interno della scuola.

La sua gestione personalistica e autoritaria, è talvolta persino al di fuori delle vigenti leggi e scavalca le competenze degli organi collegiali vanificandone così le funzioni. Contro una simile gestione i lavoratori sono in lotta e richiedono: Revoca immediata dei provvedimenti disciplinari —* Immediata assunzione del personale non docente nel rispetto della pianta organica adeguamento della pianta organica alle esigenze dell'Istituto attuazione della delibera del Consiglio di istituto sull'attribuzione dello straordinario al personale non docente regolare funzionamento della Giunta con la presenza del segretario (come previsto dai D.D.) cui spetta la stesura dei verbali e l'atulazione delle decisioni prese nel Consiglio di Istituto regolare funzionamento della biblioteca, dell'ufficio Tecnico, dell'Ufficio stampa e di tutte le strutture che garantiscono il buon funzionamento didattico dell'Istituto.

Assemblea dei Lavoratori del VII ITIS

del circolo studentesco della F.G.C.I. di zona distruggendo volantini, strappando bandiere, buttando all'aria i mobili che arredavano il locale. Sempre la stessa notte altri teppisti (gli stessi ?) penetravano nell'edificio del 7° Istituto Tecnico Industriale devastando la sede dove si riunisce il Movi-

mento Studentesco. I due fatti, che certamente fanno parte di uno stesso "disegno' , dimostrano ancora una volta che il teppismo politico sta cercando di farsi strada nella nostra zona usando l'arma ormai logora della provocazione fascista di vecchia memoria. N.R.

ILa fotografia che presentiamo ai lettori di MILANO 12 ci ripropone uno dei più vecchi e sporchi problemi che da anni insudicia i cittadini di via Corelli che hanno la sfortuna di abitare vicino alla Roggia Molinara meglio conosciuto con il nome di "LAMBRETTO".

Da 20 anni il problema del risanamento del corso d'acqua che attraversa via Corelli viene proposto e riproposto a ripetizione a tutti quelli che sono responsabili della cosa, ma il risultato è sempre lo stesso "NIENTE DI NUOVO SULLA SPORCIZIA DEL LAMBRETTO". I cittadini sono esasperati, ed uno di essi ci ha detto: "a questo punto ci rimangono solo due strade, la denuncia al Pretore, o far saltare il ponte con la dinamite".

Certamente la rabbia e l'esasperazione possono portare a queste dichiarazioni ma ragioni ve ne sono da vendere e anche noi ci chiediamo che cosa si aspetta. Forse dobbiamo arrivare alla situazione NAPOLETANA?

Le mamme ..

Le mamme di via Feltre 71 non sono rimaste soddisfatte della risposta avuta sulla richiesta di una segnaletica all'altezza di quel numero civico. Sono preoccupate perchè la via Feltre è percorsa a grande velocità dalle macchine mettendo in serio pericolo i loro bambini quando vanno a scuola: cosa fare? I vigili sono andati per qualche giorno; un semaforo, oltre al costo, non è tecnicamente giustificato. Credo che sia necessario trovare una soluzione più idonea e tecnicamente conforme alla viabilità, che permetta ai bambini e a tutti i cittadini di uscire dal cancello di casa senza correre il pericolo di essere travolti da una macchina.

GLI ARRETRATI potete chiederli direttamente a:

Attilio Bellettati telefonando al n. 728891. Costano sempre lire 300.

I comunisti di Lambrate chiedono ...

Perchè il Consiglio di Zona 12 tollera ancora che il terreno comunale di Via Conterosso 14, destinato dal Piano Regolatore a verde attrezzato, continui a essere occupato, tramite affittanza, da privati per loro interessi particolari?

I comunisti del rione non accettando il prolungarsi di queste inadempienze CHIEDONO che le autorità comunali intervengano urgentemente per porre fine a questo stato di cose e come ripetutamente richiesto dai cittadini, dare inizio ai lavori della sistemazione a verde di questo terreno pubblico.

La Sezione P.C.I. "L. Campegi" Via Conterosso 22

Lambrate 11 febbraio 1979

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N TIZIE
A.B.

Nuova Innocenti

A 2 mesi dall'accordo

Il 16 gennaio era prevista la prima verifica a livello ministeriale dell'accordo raggiunto il 16 novembre, una verifica su punti importanti: dall'avanzamento del piano moto, allo scioglimento di alcuni nodi sulle prospettive dell'auto e sull'assetto occupazionale futuro, all'esame del procedere della turnazione.

È un incontro che il sindacato sta sollecitando con insistenza da alcune settimane e che vuole realizzare in tempi stretti e nella sede prevista dall'accordo stesso, non altrettanto ha fatto l'azienda indirizzando un telegramma in Federmeccanica invece che al Ministero dell'Industria.

Ma vediamo come, a due mesi dall'accordo, si presenta la situazione

Innanzitutto era nello spirito del sindacato e dei lavoratori che con la chiusura della lunga vertenza durata 22 mesi, si aprisse una nuova fase caratterizzata da corretti rapporti sindacali da parte dell'Azienda, e questo per ragioni anche ovvie nel contesto di questa vicenda, era appena trascorsa una fase di elevata tensione con punte di drammatizzazione da una parte e dall'altra si apriva un periodo altrettanto delicato connesso alla ristrutturazione eÖallo sviluppo del piano moto.

Situazione in cui non era auspicabile per nessuno ricercare motivi pretestuosi di scontro. Ma non sembra,purtroppo, che questo nuovo clima sia stato del tutto ricercato da parte della Direzione Aziendale a giudicare dall'atteggiamento assunto rispetto ai processi in corso durante la vertenza che per il sindacato, e per le ragioni sopraddette, avevano una loro logica conclusione con l'accordo del 16 Novembre.

Invece l'Azienda ha ritenuto di dover procedere arrivando all'assurdo (mai verificatosi in altre fabbriche) di chiedere il risarcimento "dei danni" causati dal blocco delle portinerie al C.d.F. e a 2 lavoratori. Un altro elemento di forte preoccupazione è costituito dalle dichiarazioni contenute in un comunicato della Azienda relativo alla rotazione, nel quale si sostiene la impraticabilità della turnazione nei termini finora realizzata.

Si tratterà di verificare il vero intento contenuto in quel "messaggio", ma se il significato dovesse essere la messa in discussione del l° punto dell'accordo a 2 mesi di distanza, la gravità e la irresponsabilità della Azienda sarebbe enorme e con conseguenze imprevedibili.

Inoltre va rilevato che ad un primo esame delle oltre 140 persone che hanno turnato, il giudizio del sindacato è stato positivo sia come inserimento che come esplicazione delle capacità professionali acquisite ai corsi.

Il problema vero su questo punto è che sono i lavoratori e il CdZ che hanno posto delle domande preoccupate alla Direzione relative all'avanzamento dei lavori e alla scadenza di Marzo che prevede l'avvio di alcune linee produttive della moto e l'inserimento a turnazione di 200 lavoratori.

Le risposte a queste domande ci risulta siano state del tutto evasive aggravando ulteriormente gli interrogativi circa l'arresto, da diverse settimane, dei lavori al capannone moto. Non più spedita è la soluzione di alcuni problemi interni, dall'allestimento di una mensa per il sottoassemblaggio e l'auto ai problemi di qualifica, che con la chiusura della vertenza dovevano avere un corso più veloce nella loro soluzione.

In conclusione dobbiamo constatare che con il positivo accordo di novembre il cambiare pagina nei rapporti sindacali della Direzione con il sindacato non si è verificato, anzi alcuni segni stanno a dimostrare una volontà di rivincita rispetto a punti prioritari dell'accordo di Roma. Non vorremmo che l'Azienda avesse scambiato la volontà di confronto costruttivo del sindacato, in questa fase delicatissima (soprattutto per l'Azienda) come elementi di debolezza, per cui si sente autorizzato, non smentendosi, a ripercorrere la strada dello scontro e della rimessa in discussione degli accordi stessi.

O ancora, che dietro questo "nervosismo" dell'Azienda non si celi un disegno più generale del padronato (con la solita avanguardia De Tomaso) di aprire lo scontro alla vigilia contrattuale? Ci auguriamo che le cose non stiano in questi termini e che qualunque siano le ragioni dall'incontro al Ministero dell'Industria la nebbia che sta ricomparendo su Lambrate possa essere diradata. Se così non, fosse De Tomaso, la Direzione, si assumerebbero una responsabilità gravissima con i 3 mila lavoratori che hanno ancora intatta la loro forza, con gli enti locali e le forze politiche che hanno finora sostenuto in modo determinante questa dura battaglia.

Di certo i lavoratori accresceranno in questa fase la loro vigilanza sul pieno rispetto degli accordi e per prepararsi adeguatamente ad altre battaglie importanti quale il prossimo rinnovo contrattuale di categoria.

La Redazione di Fabbrica sul Lambro

F.M.C.

Comunicato coordinamento F.M.C. circa l'incontro effettuatosi presso l'Assolombarda.

In merito alla verifica dell'accordo sottoscritto nel mese di settembre 1978, il Coordinamento FMC e la FULC provinciale si sono incontrati con la direzione FMC per risolvere la questione riguardante gli straordinari effettuati.

Nell'accordo che si è raggiunto si sono colti 3 obiettivi di fondó che riteniamo positivi.

- Il primo riguardante il consolidamento produttivo dell'azienda, anche in riferimento allo Stato di crisi del settore, consolidamento che si traduce in una migliore garanzia degli attuali lavoratori occupati.

- Il secondo obiettivo, che è quello dell'assunzione di 7 lavoratori, conferma il capovolgimento di tendenza che negli ultimi anni ha caratterizzato il settore e, nello specifico, la FMC.

- Il terzo e qualificante obiettivo è quello di avere ottenuto che due dei sette nuovi occupati siano a contratto di formazione - lavoro in applicazione della legge 285, lavoro giovanile.

Questo obiettivo è colto in una fase in cui il padronato respinge ipotesi di utilizzo di questa legge.

Si apre quindi una fase di iniziativa da parte dei lavoratori e dei C.d.F. per affrontare tutte le situazioni che si verificano in azienda attorno alla tematica dell'organizzazione del lavoro, degli sviluppi produttivi, giocando così un ruolo determinante per portare avanti gli obiettivi di fondo del movimento operaio nel suo complesso. Il coordinamento F.M.C.

MINERVA

Via Arrighi 16 Zona 12 Minerva S.p.A. fabbrica chimica con circa 90 dipendenti, produce coloranti per il settore tessile. La società rivolge la propria produzione soprattutto verso l'Africa ed i paesi del terzo mondo, quindi prodotti a bassa qualificazione.

Con questo tipo di produzione - mercato la società Minerva sta espandendosi ed in proposito ha proceduto a numerose assunzioni di personale; tra gli assunti molti sono ex operai della ex fabbrica E.S.I. di via Arrighi (la E.S.I. fabbrica che produceva cavi - ora fallita). Il collocamento di questi operai è stato impossibile grazie al passaggio diretto, senza tramite dell'ufficio di collocamento che regola questo tipo di assunzioni.

a.gr.

TRE MARIE

una fabbrica da scoprire Tre Marie è una fabbrica di circa 250 dipendenti situata nella zona Ortica nella quale ancora oggi vige una situazione di autoritarismo di tipo fascista.

Infatti i lavoratori sono costretti a lavorare in situazioni molto precarie (mancanza di spazi) unita al fatto che la classe padronale impone dei ritmi altissimi di lavorazione, nonchè l'effettuazione di ore straordinarie anche contro la volontà stessa dei lavoratori, con qualsiasi forma di ricatto non ultima quella di emarginare i lavoratori che non accettano lo straordinario in posti isolati o con ritmi pesantissimi di lavoro.

Un altro- fatto molto grave è la mancanza all'interno dei reparti di qualsiasi forma di prevenzione anti - infortunistica che ha causato il 22-12-78 un infortunio gravissimo ai danni di un giovane lavoratore che rischia di perdere l'uso dell'arto superiore destro. Alla luce di quanto sopra detto uno si chiede: il C.d.F. cosa fa? Bene è un C.d.F. da poco in carica, preceduto da uno chè faceva solo il giuoco del padrone ed i risultati sono stati quelli sopra citati; i neo eleti hanno lavorato moltoron risultato molto positivo pur in condizioni difficili perchè nel C.d.F. ci sono ancora due elementi non ancora schierati con i lavoratori. Noi come gruppo di lavoratori delle TRE MARIE chiediamo alle forze politiche della Zona 12 di mettersi in contatto col C.d.F. per portare avanti il piano di ampliamento dello stabilimento in via Priorato, piano presentato nel lontano 1974 per la prima volta, e che a tutt'oggi, per oscuri motivi non è ancora stato .approvato nè dalla Regione, nè dal Consiglio di Zona 12: la sua non approvazione porterebbe al trasferimento dello stabilimento fuori dall'hinterland Milanese con gravi disagi per i lavoratori.

Un gruppo di lavoratori della fabbrica Tre Marie

MILANO DODICI - paci. 3

Il comune acquisirà gratis la palazzina di via Saccardo

C'era una volta, in via Saccardo 40, una palazzina gentilizia del 1400, con i mattoni a vista. Era così graziosa che la sovrintendenza alle Belle Arti da anni l'aveva dichiarata d'interesse storico. La palazzina era un po' degradata e l'ufficio igiene aveva mandato un'ingiunzione al proprietario perchè facesse alcuni lavori di restauro.

Il proprietario ha preso l'ufficio igiene in parola e ha ristrutturato la palazzina. Ma andando un bel po' più in là di quello che gli veniva chiesto, l'ha dipinta di un orrendo rosa quasi genovese che è meraviglioso tra i pini di Portofino ma non c'entra proprio niente con la cascina lombarda e nemmeno con un minimo di buon gusto. ma fin qui passi. Quello che è ben più grave è che il proprietario ha fatto della cascina un lussuoso residence ad

Nuovo modo di governare Il nuovo modo di decentrare BILANCIO ZONA 12

Programmazione e aggiornamento degli investimenti nel conto capitale del Bilancio Preventivo 1979: nuova frontiera della Democrazia di base.

Una nuova realizzazione di grande contenuto sociale sta sbocciando in questi giorni a Milano.

SPOSTA A trrrn. rx 4./2.78.

AL

OOGETIO semafor zsazione dell'incrocio via Bietolfi Trentacoste.

Con riferimento alla nota concernente l'oggetto ai predimmi che l'olino° di semaforizzazioni prioritarie pubblicate sui giol: nati non comprendeva quella dell'incrocio Bistolfi-Trentacoste in quanto tale ae/saforizzazione non era ritenuta, oeoondo dati rilevati dalla Vigilanza Urbana, di primaria importanza.

La eemaforizzazionè di detto incrocio era pereltro prevista in un auocesaivo elenco - elenco prodispocto *leoni° le richiegite di cittadini, Enti vari, Consigli di Zona - che non era sta AeLaimmunioato alla stampa. ,

i

La scrivente Ripartizione provvedeva in data 11.10 u.e.inviando la completa documentazione - ad intersecare tutti i'Con sigli di Zona circa l'attualità degli. impianti semaforici propor ati. É

Il Consiglio della Zona 12 concordava con gli elenchi dì priorità el8borsti dalla scrivente chiedendo però, per il seme foro all'intersezione Bistolfi -Ti.entacoote, la priorità asocau ta. Aderendo a tale richiesta - é.pevia verifica della situano ma in luogo - si provvedeva pertanto all'inserimento delle opere di memaforizzazione della località in oggetto fra quelle priori- tarie. Con la preghiera di rendere edotti di quanto sopra anche "gli altri firmatari dell'igtanwei inviane i migliori oalutt,

1'443E330RK (lroing.Vittorio Korech)

Chi gioca a presentare il C.d.Z. 12 come controparte dei cittadini?

Il 19.12.1978 si è svolta presso la scuola di Via Maniago una assemblea pubblica a cui hanno partecipato principalmente gli insegnanti di questa scuola e i genitori dei bambini che la frequentano.

L'ordine del giorno riguirdava la richiesta da parte del CDZ di avere a disposizione come sede provvisoria, in attesa che venga costruito l'edificio che lo ospiterà definitivamente,

un'aula all'interno di questa scuola.

Questa richiesta era derivata da due fondamentali considerazioni: a) che il CDZ nella sede attuale ha a disposizione una superficie di 35 mq. circa per tenere riunioni a cui parecipano i venti membri del C.d.Z., più i membri delle commissioni, più il pubblico. Quindi uno spazio estremamente esiguo che crea un disagio enorme ai partecipanti. b) che questo disagio è stato preso a pretesto recentemente da una componente del CDZ per non partecipare alle riunioni, bloccandone i lavori.

Quello che deve essere assolutamente chiaro è che i CDZ sono organismi democratici. che sono composti dai cittadini. e che sono stati costituiti per risolvere democraticamente, cioè insieme agli abitanti delle varie zone, i problemi urgenti della cittadinanza. infatti il compito principale del CDZ è quello at-

L'Amministrazione del Comune ha reso più democratico il funzionamento della sua macchina burocratica e politica: ciò è avvenuto con la consegna ai Consigli di Zona della complessiva somma di 50 miliardi di lire.

Questo danaro dovrà essere impiegato per realizzare opere di investimento destinate a soddisfare i bisogni del quartiere o zona dove saranno poste in essere.

L'Amministrazione di Palazzo Marino, invece, si riserverà il compito di realizzare, con altri fondi, opere di utilizzazione cittadina in generale.

Per questo motivo, a cominciare da quest'anno, nel bilancio del Comune la spesa complessiva prevista "in conto capitale" sarà divisa in due stanziamenti: uno Stanziamento A" su cui effettuare le scelte degli organi centrali e uno "Stanziamento B" per scelte zonali.

Alla zona 12, la nostra, sono stati assegnati un miliardo e centoquindicimilioni, cifra che rapportata alla popolazione residente rappresenta un fondo pro capite di L. 27.200.

Come spendere questo denaro?

Nella qualità di coordinatore delegato al bilancio e, nel caso specifico, responsabile della destinazione di questo denaro, dovrò rendere concreta, cioe alla portata di tutti, la democratizzazione di cui si è detto.

Penso che ciò si potrà realizzare promuovendo assemblee e dibattiti il cui scopo sarà quello di rendere partecipe gli abitanti della zona intorno ai problemi ed alle esigenze comuni: sperimentare la democrazia diretta, attuare la volontà della base, consentire ad ogni cittadino di esprimere la sua opinione sulle cose importanti e su quelle minime che lo toccano ogni giorno, infine, controllare l'attuazione dei programmi approvati.

Poichè è la prima volta che si realizza questa nuova espressione di democrazia, per quest'anno essa avrà carattere sperimentale, per il necessario rodaggio.

Ci saranno certamente molte correzioni da operare e perciò è necessaria la collaborazione di tutti.

Tutti i cittadini sono invitati a partecipare, ma l'invito è un dovere! Se i risultati saranno positivi, i poteri ai C.d.Z. saranno sempre più estesi fino a creare dei veri e propri Comuni autonomi nell'area metropolitana, con evidente vantaggio per tutti.

Cittadini, la Giunta Comunale ha conquistato un nuovo grande diritto civile e politico; a Voi il compito, denso di responsabilità, di appropriarvene e di renderlo vivo e operante.

appartamenti. Non l'abbiamo potuto visitare, perchè il portone, con tanto di citofoni, era chiuso. Ma dalle finestre aperte dove ancora alcuni muratori stanno ultimando i lavori abbiamo visto un orrendo bagno piastrellato in viola. Ci è stato detto che la palazzina aveva alcuni meravigliosi soffitti a cassettoni. Ci piacerebbe sapere se sono stati sostituiti da solette di cemento magari dipinte pure in viola o se sono ancora al loro giusto posto.

Già nel luglio 1976, il consiglio di zona 12, che sta in due localini di via Rimembranze, aveva segnalato questo caso di speculazione alla ripartizione demanio. Che fece un'ordinanza per sospendere i lavori e chiese al proprietario di presentare un progetto di ristrutturazione compatibile con i vincoli di interesse storico cui la palazzina è legata. Il proprietario il progetto lo presentò, assolutamente non compatibile con i vincoli, e fece continuare i lavori. Intervenne allora anche l'assessore all'edilizia privata che diffidò il proprietario dal continuare i lavori. Niente, ed ecco i bagni viola e chissà che non ci siano anche le scalinate in bel lucido marmo di Carrara, con tutto il rispetto per il marmo di Carrara.

Nei primi mesi del '78, visto che il proprietario era un po' duro d'orecchi, l'assessore all'edilizia privata con un'ordinanza impone la demolizione di tutti i lavori che sono stati fatti, pena la requisizione della casa.

L'assessore Giovanni Baccalini s'è impegnato a procedere all'acquisizione gratuita della palazzina. Nella zona 12 se lo augurano tutti. Infatti dovrebbe diventare il centro civico della zona, fornito di tutti i servizi sociali e amministrativi: dalla sede del consiglio che potrebbe così finalmente abbandonare l'angusto negozio in cui si trova a lavorare, l'anagrafe civica, alla sede dei vigili urbani, a un centro socialculturale con un'aula per proiezioni, alla sede dello Smal, del consultorio, di un centro di assistenza agli anziani. per questo è prevista non soltanto l'acquisizione della palazzina, ma anche l'esproprio d'urgenza dell'area nuda per pubblica utilità.

Su questa area verrà costruito uno stabile che dovrebbe ospitare tutti quei servizi che, per questioni di spazi, non riuscirebbero a stare nella palazzina.

Attenzione quindi: se qualcuno avesse intenzione di provare l'ebrezza di abitare in un'antica palazzina, seppur trasformata in un'orrenda kermesse del cattivo gusto, si informi prima bene. Corre il rischio di comprare un appartamento in cui non potrebbe mai andare ad abitare.

tualmente di fare da tramite tra i cittadini e il Comune per risolvere il più celermente possibile e coerentemente problemi della città.

In questa assemblea si è invece creata una netta contrapposizione tra cittadini e CDZ, tanto che il testo della mozione presentata dai partecipanti alla assemblea e votata a maggioranza, diceva chiaramente "VOI" quando si riferiva al CDZ e "NOI" quando si riferiva ai genitori e agli insegnanti. Il malinteso di fondo di questa assemblea è stato proprio il fatto che non si è tenuto presente da parte dei partecipanti che il CDZ è anche un loro organismo e quindi i suoi interessi sono quelli dei cittadini. Inoltre non è stato considerato il fatto che se si bloccano i lavori del CDZ con un pretesto anche valido e comprensibile, la soluzione dei problemi della zona, che toccano tutta la vita dei cit-

tadini (scuola, urbanistica, lavoro, ecc.), restano insoluti per mesi ed anche per anni.

Infatti, per introdurre nel piano regolatore le innovazioni e le richieste della zona, è necessario rispettare rigorosamente un termine, che deve essere osservato altrimenti la richiesta viene automaticamente rinviata alla scadenza successiva, e questo comporta un ritardo per la soluzione dei problemi dr mesi o anche di anni.

Ci si augura che episodi di incomprensione dei propri interessi, come quello che si è verificato in questa assembleza, non si ripetano più, perchè questo significherebbe lo svuotamento di fatto degli organismi democratici che i cittadini italiani si sono conquistati con dure lotte, tese a portare realmente nei fatti, e non solo sulla carta e nei discorsi, la democrazia nel paese.

È anche necessario che venga

compreso che ci sono forze il cui interesse è opposto a quello dei cittadini. Infatti l'accentramento del potere in mano di pochi e sottratto al controllo dei cittadini, ha permesso in passato abusi e arricchimenti personali che hanno provocato i gravi danni le cui conseguenze si risentono anche oggi, che i cittadini possono controllare come viene speso il denaro pubblico, perchè ci si trova nella difficolta di dover operare in situazioni finanziarie e amministrative precarie.

Queste forze fingono oggi di partecipare alla vita democratica, ma il loro scopo è quello di creare confusione e disorientamento fra i cittadini, tendendo così a far ritornare le cose come nel passato.

CiVbr COMUNE LI MILANO RIPARTIZIONE TRASPORTI TRAMCO 5 VIABILITA' IIffioii Z.A.R.P.O. 1 8 gennaio 1-979Egr. Sig. MINI ALBERTO Via Bistolfi n. 12 MILANO
MILANO DODICI pagt 4
M.G. - M.V.

RINNOVATO IL CONSIGLIO DI ZONA Vi presentiamo la commissione SANITÀ

Marina Casanova- Via Pitteri, 23 - 20100 Milano

Nicoletta Tagliaferri - Viale Argonne, 40 - 20100 Milano

Mariucda Conca - Via Narni, 1 - 20100 Milano

Francesco Perrone - Via B. Verro, 82 - 20100 Milano

Giacomo Pontil - Via Recco, 8 - 20100 Milano

Antonella Galbiati - Via Marazzani, 12 - 20100 Milano

Nadia Zanchetti - Via Vallazze, 109 - 20100 Milano

Dott.ssa Daniela Sacchi e Dr. Boccaletti e/o 5° - Div. Paolo Pini Via Ippocrate, 45 - 20100 Milano

Giuseppe Cariddi - Via San Faustino, 6 - 20100 Milano

Cristina Vanoni - Via Pacini, 59 - 20100 Milano

Rita Masotti - Via Carnia, 33 - 20100 Milano

Alberto Prini - Via Bistolfi, 12 - 20100 Milano

Piero Piccaluga - Via Milani, 12 - 20100 Milano

S.I.M.E.E. Zona 12 - Via Rubattino, 6 - 20100 Milano

Antonio Carrara - Via Sbodio, 31 - 20100 Milano

Paolo Corbetta - Via Tolmezzo, 12/5 - 20100 Milano

Giancarla Zemiti - Via Borgomainerio, 30/B - 20100 Milano

Ilaria Turrini - Presso Martinitt Via Pitteri 56- 20100 Milano

Enrica Ferrario - Via Bellincione, 15 - 20100 Milano

Piergiulio - Via Rizzoli, 1 - 20100 Milano

Raffaella Rosso - Via pecorini, 8 - 20100 Milano

Maria Volpe - Via Carnia, 29/A - 20100 Milano

Laura Dattoma - Via Capranica, 7 - 20100 Milano

Maria Teresa Crivelli - Via Capranica, 7 - 20100 Milano

Anna Frigerio - Via Pitteri, 2 - 20100 Milano

Adele Callegari - Viale Piceno, 60 - 20100 Milano

Adriana Zirulia - Via Durazzo, 5 - 20100 Milano

Egidio Turetti - Via Pitteri, 56 - 20100 Milano

Alfredo Nespolo - Via Pordenone, 13 - 20100 Milano

Adele Callegari - V.le Piceno, 60 - 20100 Milano

Azelio Soneghet - Via Crescenzago, 26 - 20100 Milano

Angelo Malinverno - Via E. De Marchi, 8 - 20100 Milanop

Adolfo Bafunno - Via Plezzo, 78 - 20100 Milano

Gaetano Campocchiaro - Via Civitavecchia, 99 - 20100 Milano

Vi presentiamo la commissione SCUOLA

Mirella Magni - Via Bellincione, 15 - 20100 Milano

Remo Manara - Via Zambaldi, 11 - 20100 Milano

Carlo Moioli - Via Pordenone, I - 20100 Milano

Guido Angiolini - Via Pusiano, 30 - 20100 Milano

Claudia Chierici - Via Passo Sella, 16 - 20100 Milano

Patrizia Alberi - Via Passo Rolle, 9 - 20100 Milano

Bruna Mattarei - Via Muzio Scevola, 10 - 20100 Milano

Anna Grossi - Via Orbetello, 4 - 20100 Milano

Laura Dattoma - Via Capranica, 7 - 20100 Milano

Flora Cervi - Via Pusiano, 30 - 20100 Milano

Umberto Giorgi - Via Palmanova, 58 - 20100 Milano

Daniele Setti - Via Salieri, 1 - 20100 Milano

Laura Wofsi - Viale Lombardia, 34 - 20100 Milano

Giorgio Tagliavini - V.le Rimembranze di Lambrate, 17 - 20100 Milano

Domenico Costa - Via M arazzini, 1 - 20100 Milano

Enrica Ferrario - Via Bellincione, 15 - 20100 Milano

Raffaella Rosso - Via Pecorini, 8 - 20100 Milano

Giorgio Paolucci Via Bellincione, 14 - 20100 Milano

Antonio Riello - Via Bellincione, 10 - 20100 Milano

Franca Fronteddu - Via Passo Sella, 18 - 20100 Milano

Luciana Pescante - Via Passo Mendola, 6 - 20100 Milano

Angela Guidetti - Via Pacini, 67 - 20100 Milano

Gianantonio Ratti - Via passo Sella, 8 - 20100 Milano

Wanda Crociati - Via Zambaldi, 11 - 20100 Milano

Maria Volpe - Via Carnia, 29/A - 20100 Milano

Santina Corni - Via Carnia 29/A - 20100 Milano

Nicoletta Teti - Via Pisani Dossi, 45 - 20100 Milano

Proh - Via Ronchi, 1 - 20100 Milano

Vittoria Buttiglione - Via Pordenone, 28 - 20100 Milano

Luigi Andreoli - Via Tolmezzo, 12/4 - 20400 Milano - Via Bellincione, 15 - 20100 Milano

Maria Manni - Via Passo Rolle, 33 - 20100 Milano

Carlo Ceccarelli - Via Oropa, 5 - 20100 Milano

Cesarina Scaramella - Via Tolmezzo, 3 - 20100 Milano

Cesarina Scaramella - Via Tolmezzo, 3 - 20100 Milano

Emilia Pancini - Via Palmanova, 38 - 20100 - Milano

Carmelo Braccio - Via Ronchi, 39 - 20100 Milano

Norma Pagani - Via Feltre, 80 - 20100 Milano

Carmelo Del Monte - Via Borgomainerio, 30 - 20100 Milano

Massimo Stefinlongo - Via Bellincione, 10 - 20100 Milano

Leandro Taccani - Via Amadeo, 79 - 20100 Milano

Arturo Ferri - Via San Faustino, 61 - 20100 Milano

Roberto Calleri - V.le Rimembranze di Lambrate, 7 - 20100 Milano

Carlo Antonio Prestipino - Via Pisani Dossi, 47 - 20100 Milano

Carmelo Dal Monte - Via Cima, 23 - 20100 Milano

Maria Luisa Ranzini - Via Anguissola, 26 - 20100 Milano

Antonella Grugni - Via Don Orione, 21 - 20100 Milano

Severino Fenaroli - Via Orbetello, 4 - 20100 Milano

Natalina Cesarotti - Via Amadeo, 46 - 20100 Milano

La psichiatria e la zona 12

Cosa avviene della psichiatria da un po' di tempo? Dove dobbiamo mandare i nostri "Matti", da chi li facciamo curare?

Queste sono alcune delle innumerevoli domande che, con tono più o meno benevolo, ci vengono rivolte in quanto rappresentanti politici o tali ritenuti, quindi. responsabili di tutto quanto avviene in zona.

La legge 180 prima e la riforma sanitaria poi hanno sancito la chiusura, entro il 31.12.80 di tutti gli ospedali psichiatrici ed hanno stabilito che, di norma, chi soffre di disturbi psichici ha il diritto di essere curato sul territorio e non rinchiuso in una struttura completamente avulsa dalla sua realtà sociale.

Gli eventuali casi acuti, per i quali risulta impossibile l'assistenza domiciliare od ambulatoriale, possono essere ricoverati nei presidi di diagnosi e cura istituiti negli ospedali generali.

Alcune norme giuridiche definiscono le regole per i ricoveri: i pazienti volontari e che già sono stati negli O.P. possono per il momento, continuare ad accedervi, per gli altri che vengono mandati negli O.G. occorrono due certificati medici, convalidati dalla firma del Sindaco.

Ciò è quanto affermato dalla legge ma sul piano pratico, non è così semplice. Attualmente la situazione della ZONA 12 è questa: una équipe psichiatrica (formata da medico psichiatra, psicologo, assistente sociale e sanitaria e 4 infermieri), collocata in via Piolti de Bianchi 39 (per mancanza di spazio in zona 12) e che ormai da tempo attivamente collabora con il C.d.Z. è a disposizione di tutti gli abitanti della zona.

La stessa équipe segue i pazienti che vengono ricoverati al PINI ma, nel caso vengano ricoverati negli O.G. nonostante l'impegno della provincia e degli stessi operatori politici della zona, "disguidi" burocratici hanno infatti impedito l'istituzione dei presidi di diagnosi e cura negli O.G.. Per tutte le zone il C.d.Z. ha già inviato una lettera di protesta e denuncia in merito, chiedendo appunto che, nel rispetto della legge, vengano finalmente istituiti i presidi degli O.G. e, in particolare per la nostra ZONA, all'ospedale di Niguarda. Ciò eviterebbe che la mancanza di continuità terapeutica tra il momento del ricovero e l'assistenza territoriale porti a gran disagi per tutti, dai malati agli operatori psichiatrici già presenti, a tutti i cittadini della nostra ZONA. D.S.

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MILANO DODICI - pag.

Il XIX Congresso della sez. "Ennio Gnudi"

Il notevole impegno politico ed organizzativo che la sezione "E. GNUDI" del P.C.I. svolge nel Rione si è tradotto, venerdì 2 sabato 3 e domenica 4 febbraio in un congresso affollattissimo e ricco di interventi. Al termine della applauditissima relazione del segretario politico uscente, i lavori proseguivano con gli interventi dei seguenti compagni; Zelia Bianco, G. Caridi, R. Bellunato, G. Ferrero, R. Romito, F. Fontana, Piera Fossati, R. Manara, B. Ghiron C. del Monte, R. Romanelli, C. Romito, Cinzia Fossati, L. Taccani, Filo Cupaioli, G. Turetti, Anna Frigerio, G. Satagada, B. Angelini, A. Prini, Angelo Frigerio, Nicoletta Tagliaferri, D. Lombardi, Vanda Crociati e Piero Piccaluga.

DIECI

Una bara di vetro: M ao imbalsamato, un grande mausoleo nella piazza Tien An Men.

Attraverso la "Porta dell'Amicizia", fra Cina e Vietnam, passa, col suo carico di morte, la guerra. Soldati vietnamiti contro i Kmer rossi, edificatori di un socialismo che sembra un campo di concentramento. Sepolte sotto dittature militari le speranze guerrigliere del "Che" in America Latina.

È lunga la catena delle nostre disillusioni: non è crollata, anzi mantiene la sua arroganza, la Democrazia Cristiana. Quella che con orgoglio chiamavamo Nuova Sinistra (sinistra rivoluzionaria), anzichè divenire la forza di trasformazione della realtà che ci proponevamo, si è andata perdendo. Sono in parte frutto di questa decomposizione settori violenti, disperati e folli, che diventano un'arma nelle mani di chi vuole impedire la trasformazione.

Scriveva bene Corvisieri (parlamentare di Democrazia Proletaria passato alla Sinistra Indipendente) su Repubblica: "Essere in minoranza, anche in pochissimi, all'inizio di un cammino, significa dare prova di un coraggio morale; compiacersi di esserlo dopo oltre un decennio significa soltanto rifiuto di capire, orgoglio masochistico, desiderio di morte".

Ma una grande parte dei giovani del 68, dei militanti, della "nuova" sinistra non è rimasta a far politica compiacendosi di essere minoranza: ha più semplicemente gettato la spugna. Altro che personale politico: è stato più spesso il personale come fuga dalla politica. Non è solo rinuncia ad un impegno, non è solo frustrazione per i propri risultati: è più in generale disillusione rispetto alla convinzione che si possa trasformare il mondo, è sfiducia nel socialismo.

Sfiducia nel socialismo. Lo spettro del Gulag dietro gli ideali di socialismo non è solo propaganda borghese. Abbiamo costruito il gulag nelle assemblee studentesche dove in nome della dittature del proletariato si negava il diritto di parola al nemico di classe (i "fascisti", Comunione -e Liberazione, a volte il PCI, magari il PDUP o anche AO o Lotta Continua). E purtroppo non era solo una degenerazione nostra, anzi: c'è la Cambogia

ANNI DOPO

di Pol Pot, le violenze di cui è accusata la "banda dei quattro", le fucilazioni di ex - guardie rosse. E i processi staliniani, i carriarmati a Praga, i manicomi per i dissidenti. Vale la pena di lottare se è questo il socialismo?

Forse esiste meno questo problema per gli operai che, comunque, tutti i giorni hanno davanti il padrone, o meglio la sua fabbrica, la sua organizzazione del lavoro. Pesa di più per settori intellettuali (in senso lato: ricercatori, tecnici, insegnanti, funzionari,....); o forse attribuisco anche ad altri un travaglio che è stato mio.

Quel che so è che - ponendomi quelle domande - ho dovuto confrontarmi con un partito, il P.C.I., che conoscevo in realtà poco, ma che avevo sempre rifiutato con il secco giudizio "revisionista".

È che ho iniziato a dubitare della validità della mia ortodossia marxista e leninista: ho iniziato a "revisionare" anch'io, poichè tirando il bilancio di anni di attività della sinistra "rivoluzionaria" (non revisionista) ho scoperto come servissero a poco (o fossero controproducenti) per trasformare l'Italia degli anni '70 formule marxiste - leniniste ossificate.

La mia professione è l'insegnamento: è tragico vedere come la forza del movimento studentesco del 68 e dei primi anni '70 - in cui la sinistra "rivoluzionaria" era forza dirigente - sia stata dispersa senza riuscire a trasformare la scuola, l'organizzazione della didattica, i contenuti, la professionalità degli insegnanti. Ho lavorato un anno nel ConsiÑ

glio di Zona 12 come consigliere di Democrazia Proletaria: ma mi sono trovato solo. Uri lavoro di DP rispetto al C.d.Z., alle sue commissioni, assemblee, non esisteva. E vi erano resistenze a iniziarlo. Mentre iniziavo a rivedere criticamente le mie scelte ideologiche, è nel C.d.Z. che ho iniziato a conoscere i militanti del P.C.I. Ho visto il modo più serio, costante, continuo con cui si occupavano dei problemi del quartiere (dei problemi, cioè, concreti di migliaia di pesone)e di sviluppare un organismo di decentramento democratico (di partecipazione democratica). Ho invidiato soprattutto il loro non essere isolati in questo lavoro rispetto agli altri loro compagni; ho cominciato anche se dall esterno a vedere il funzionamento delle "sezioni".

Sfiducia nel modo in cui avevo lottato per il socialismo, sfiducia rispetto a tanti socialismi "reali": ma ho scoperto come nell'elaborazione del partito comunista - e nella pratica concreta, quotidiana, di centinaia di migliaia di militantiesiste una proposta di socialismo da raggiungere attraverso (e non contro) lo sviluppo della democrazia; attraverso (e non contro) lo sviluppo della personalità - individualità - creatività degli uomini e delle donne; un socialismo basato (come dice il progetto di tesi, par. 75) "su molteplici centri di elaborazione, organizzazione, decisione" e sulla "più larga partecipazione dei cittadini alla vita politica e alla direzione della società".

Pierfranco Ravotto

Come contributo al dibattito sul progetto di TESI del XV Congresso del Partito Italiano "MILANO 12" pubblica un intervento di Giovanni Lanzetti segretario politico della sezione "Ennio Gnudi". Ñ

Durante lo svolgimento del Congresso hanno portato il loro saluto i rappresentanti del P.S.I., D.P., M.L.S., Coop; Edificatrice, sindacato Ferrovieri, Coop. Familiare e Sindacato Pensionati, un telegramma di saluto è giunto dalla locale sezione della Democrazia Cristiana. Dopo la lettura della mozione politica sulle "TESI", i lavori sono stati conclusi dal compagno Silvano Ambrosetti del Comitato Cittadino del P.C.I.

Una coscienza scientifica per la terza via

Nelle sezioni, tra i compagni di base, mi sembra che, così come si è avviato il dibattito intorno al progetto di tesi del XV Congresso, si va a costruire una coscienza nuova del rapporto che lega ogni singolo militante al nostro partito.

Mi sembra che ad ogni fideismo, ad ogni certezza esclusiva che ancora di fatto sono costanti dell'impegno di molti compagni, si vada sempre di più affermando quella coscienza scientifica che sola, a mio avviso, può sorreggere il nostro nuovo campo di ricerca rappresentato dalla cosiddetta Terza Via. È evidente però come in questo periodo di trasformazione non bisogna farsi prendere la mano da esigenze immediate, ma come invece occorra andare avanti con coraggio, rifiutando qualsiasi astrattezza, verso scelte nuove.

Questo rafforzamento del metodo scientifico, ossia dell'analisi attenta della realtà per modificarla in meglio, nel nostro Congresso deve essere di base ad ogni riflessione; così possiamo vedere a fondo criticamente le scelte fatte, cosa di queste non ha funzionato, quali sono stati gli errori, per darci quindi una prospettiva più avanzata.

È certo che i valori fondamentali del rafforzamento della democrazia antifascista, della pace e della distensione, della trasformazione dell'Italia in una società socialista, del nostro impegno per fare avanzare il socialismo in Europa e nel mondo, devono essere alla base della costruzione di ogni nostro ragionamento congressuale, ma è però anche vero che il dibattito su come arrivare ad essi non deve essere minimamente intaccato da inutili dogmatismi.

Proprio su questa base il Congresso deve rappresentare una apertura, oltre che una sistemazione organica delle posizioni via via maturate dal XIV Congresso, verso lo studio e la ricerca di posizioni sempre più avanzate sulla base della nostra ricerca nazionale al socialismo.

In questo senso mi sembra che debba essere dato ampio spazio al rafforzamento del dibattito sul ruolo importante che assume la programmazione democratica, che può essere considerata sviluppo fondamentale della rivoluzione antifascista in italia solo se, cosciente di questa importanza, la classe operaia riesce a mutare gli attuali blocchi sociali caratterizzando la finalità di queste alleanze ad interessi collettivi.

Il controllo sociale della produzione fa sì che gli obiettivi economici non siano affidati alla spontaneità del mercato ma siano fondati su un programma che abbia il consenso della maggioranza, sia basato sulla partecipazione dei lavoratori, sia realizzato attraverso forme costituzionali, ma anche attraverso forme nuove che devono essere ricercate.

I partiti assumono quindi una funzione rinnovata di elaboratori, di organizzatori della democrazia, strumenti di partecipazione, evitando il ruolo di mediatori del consenso o del dissenso, ruolo che spesso ha avuto il sopravvento nella dialettica politica italiana.

Ma per raggiungere questo obiettivo è determinante la nostra capacità di costruire un rapporto unitario con le sinistre. Tale rapporto potrà far progredire la politica di alleanze che noi pensiamo debba riuscire a coinvolgere forze democratiche di diversa ispirazione ideale.

Nelle Sezioni, tra i nostri militanti, tra i nostri simpatizzanti dobbiamo con un ampio dibattito fare in modo che la giustezza di questa battaglia diventi coscienza generale nella lotta politica quotidiana, che deve vederci impegnati a tutti i livelli per avviare una reale trasformazione democratica della società.

MILANO DODICI - pag. 6
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DUE RISPOSTE •

Caro amico R.B. ... i comunisti non hanno beffato "l'Ortica"

Forse non molti cittadini dell'Ortica avranno letto l'articolo di un noto esponente Democristiano della nostra zona del quale stimo l'impegno sociale e politico ma con il quale non posso non polemizzare. Mi riferisco alla nota, apparsa su di un foglio di zona della DC, in cui l'amico Roda Battista (almeno penso che la sigla R.B. corrisponda a Lui) critica l'operato del C.d.Z., o meglio della sua maggioranza, in riferimento all'approvazione, un anno fa circa, dell'osservazione al Piano Regolatore presentata dal Sig. Ceccato, relativa ad una parte dell'area sita tra Via Bistollì e Via Trentacoste.

Forse è meglio rinfrescare la memoria su questo problema, in particolare per i non abitanti dell Ortica.

Giovedì 16 Marzo 1978 il C.d.Z. 12 ha approvato le osservazioni al nuovo Piano Regolatore, tra le quali una che interessava direttamente il quartiere Ortica e che proponeva di adibire ad industria una parte dell'area sita all'angolo tra Via Bistolfi e Via Trentacoste; più improvvisamente parere e nell'as- esattamente ca. 4000 mq. su un'asemblea popolare indetta dal rea totale di ca. mq. 13.000. Su C.d.Z. (citata da R.B. nel suo arti- questa atea, situata dietro la staziocolo) il 20 Aprile nella scuola ele- ne di servizio Mobil (per meglio inmentare di via Cima, sosteneva, an- tenderci), il proprietario Sig. Ceczi promuoveva il dissenso nei con- cato, intende trasferire in un'unica fronti di questa scelta. Tale fatto di- sede, per documentati motivi di nemostra il ruolo strumentale che la cessita produttiva e per ragioni di DC ha voluto assumere in questa gravi difficoltà ambientali (ingiunvicenda, ma ciò che è ancora più zioni pervenute al Ceccato da parte grave è che essa finga di non vedere dell'Ufficio di Igiene), l'azienda che i termini reali della questione. L'es- attualmente dirige. La stessa azien- senza del problema, infatti, non è da è infatti og0 frazionata, in più la scelta tra la fabbrica (quindi oc- luoghi e con I unificazione si pocupazione) e i servizi sociali, visti trebbe arrivare all'incremento dei come una alternativa dell'altro, livelli occupazionali. Ceccato che bensì la possibilità di creare un am- ha oggi alle sue dipendenze ca. 60 pio movimento che permetta di ri- operai, attua un tipo di produzione solvere positivamente ambedue i ad alta tecnologia, rappresentando problemi. In quella famosa assem- una importante unità produttiva a blea di aprile i comunisti hanno livello europeo. Il non verificarsi fatto di tutto perchè si capisse che il della unificazione della Sua azienda problema non si risolveva, come sull'area suddetta potrebbe indurre invece ha cercato di fare la D.C., il Ceccato a trasferire l'intera Ditta creando una spaccatura tra operai, in Svizzera. movimento dei lavoratori più in

Il C.d.Z., dopo aver fatto ogni generale, che lottano per l'occupa- tentativo in zona e fuori per trovare zione e gli investimenti, ed abitanti la possibilità di permutare tale terdel quartiere che lottano per una reno (cosa questa che la DC finge di migliore qualità della vita (in que- non conoscere) e a tale poposito risto caso servizi sociali). La soluzio- cordiamo la lunga trattativa con la ne reale del problema si poteva e si zona 14, dopo aver valutato il non può trovare solo ricercando il mas- inquinamento della fabbrica e consimo di unità su interessi che sono siderato che la originaria destina- comuni a tutti i lavoratori - abitanti zione a servizio sociale dell'area redell'Ortica affinché uniti concretiz- stante è sufficiente per la costruziozassero queste fondamentali esi- ne del preventivato asilo nido (esigenze dell'occupazione e della mi- ste comunque in quartiere un'altra gliore qualità di vita. area destinata a servizi sociali: via S. Faustino), ha ritenuto opportu- L'essenza di tutto sta nel fatto no accettare la proposta di variante che, nonostante in quartiere abbia- al P.R., proposta che ora dovrà se- mo sufficienti aree per creare con- guire il normale iter nella macchi- dizioni di vita migliori agli abitanti na comunale. Ma veniamo alla DC, (area di via S. Faustino, la rimanen- la quale, come sempre si distingue te parte di via Trentacoste, la strut- nel cambiare opinione. Infatti, tura dei Martinit ecc.), poco artico- mentre a suo tempo in C.d.Z. nella lato ed inesistente è lo schieramen- votazione su questo problema si to di lotta, al di fuori dei comuni- asteneva, ritenendo giusta la scelta sti, che si batte per concretizzare le ma criticando il metodo, cambiava

Sbatti il mostro in prima pagina

Siamo stati invitati ad assistere ai lavori del congresso della sezione "Gnudi" del Partito comunista italiano. Angelo Frigerio, nostra vecchia conoscenza, ha "sparato" il suo commento sulla immagine di copertina dell'ultimo numero uscito del nostro Milano Dodici: "... questa volta siete arrivati alare una copertina degna di Famiglia Cristiana".

Riferito in questo modo, il commento di Angelo Frigerio sembra solo una constatazione, ma era sufficiente il tono delle sue parole (o anche solo conoscere il buon Angelo) per rendersi conto che questa battuta era una "aspra_critica". Ebbene, ben vengano le critiche e noi ringraziamo Frigerio che è di quelli che hanno il coraggio di non nascondere i loro umori e le loro opinioni. Molti altri nostri lettori e sostenitori avrebbero voluto dire la stessa cosa.

Le due fotografie documentano una manifestazione del quar tiere del 1971.

esigenze fondamentali dei servizi sociali del quartiere: voglio ricordare le nostre prese di posizione, le sollecitazioni in questo senso ampiamente documentate anche da questo giornale, dalle note agli assessori, dalle petizioni, ecc., ecc. R.B. su questo foglio democristiano parla dell'Ortica come di un quartiere beffato dai comunisti. A parte il fatto che il paese è stato beffato per 30 anni dalla D.C. e non so con quale coraggio proprio loro parlino in questi termini, mi chiedo quale sia la beffa: cercare nel concreto ed unitariamente di risolvere i problemi come facciamo noi o ricercare la divisione corporativa, come anche in questa assemblea la D.C. ha dimostrato di volere? Ma bisogna anche ricordare che il "nuovo modo di governare la città" dopo il 20 giugno 1975, su cui R.B. senza portare dati irride, non solo ha permesso di fare un piano regolatore, di risanare economicamente molte aziende municipalizzate in crisi, di avviare nuove esperienze culturali, di affrontare seriamente i problemi della scuola, di programmare una seria politica per il decentramento ecc. ma ha permesso all'Ortica di avviare processi che determinassero un reale cambiamento del quartiere; mi riferisco alla ristrutturazione della scuola di via Cima, all'inserimento in bilancio 1979 della sistemazione del piazzale dell'Ortica e deigiardinetti di Via Pitteri. È vero che le cose da fare sono ancora molte ma è anche vero che solo se saremo uniti potremo progettare soluzioni organiche e realistiche. Mi sembra però che l'articolo D.C. vada in una direzione diversa, antiunitaria, e si possa inserire nella logica nazionale di questo partito che via via ha abbandonato le posizioni che avevano permesso di formare una maggioranza governativa di intesa democratica, che ha abbandonato le aspettative aperte dall'on. Moro, quando a suo tempo parlò di una Terza fase" da avviare nel paese nella quale i lavoratori fossero, sia pure gradualmente, inseriti alla direzione del paese anche a livello governativo. Nella D.C. si sta affermando sempre di più la vecchia logica della difesa di interessi privatistici consolidati e di interessi corporativi che hanno permesso a questo partito, attraverso le clientele e la logica assistenzialistica, di essere partito di massa.

In questo senso anche da questa esperienza dell'Ortica viene la conferma: infatti solo così si può capire il tentativo di dividere gli abitanti dell'Ortica facendo leva su loro interessi specifici per contrapporli apertamente a quelli del movimento dei lavoratori.

Qui vogliamo difendere il nostro operato e argomentiamo questa difesa limitandoci a tre osservazioni. Per prima cosa (ed è questo per noi un punto importante) dicia;no che è giusto imitare chi le cose le fa bene e sa trovare i mezzi per incidere nella realtà culturale, politica e umana. Nessuno può negare che Famiglia Cristiana è da più di vent'anni all'avanguardia nei risultati di vendita e di diffusione (e quindi di circolazione delle idee). Secondo, la copertina con la bimba che dice "Papà, portami un 1979 più bello" era un po' la sintesi del numero in questione: questo numero ha-voluto infatti gettare un po' di luce su quello che si usa chiamare il tessuto privato della vita associata, quel tessuto privato che spiega assai bene come -si formano le opinioni e il comportamento politico della gente. Spectator, con la sua proposta di aprire un dibattito sul film "L'albero degli zoccoli", era; la punta emergente di una serie di articoli e di servizi che percorrevano le pieghe meno visibili della realtà umana dei nostri quartieri. Ma anche la cronaca dei fatti, che Filo Cupaioli ha raccolto su quanto è accaduto tra i pendolari "bergamaschi" e i ferrovieri della Stazione di Lambrate, faceva intendere quanti e quali problemi covano sotto la cenere lungo quella linea di confine che divide ma anche unisce il pubblico di Famiglia Cristiana e "gli altri" che saremmo noi. Davvero siamo così diversi dai lettori del settimanale cattolico confessionale?

Possiamo rivedere qualche altro articolo di questo benendetto numero di Milano Dodici. Ricordiamo la polemica sullo sgombero delle case di via Conte Rosso, l'articolo "Dcoltà di un emigrato del Sud", e soprattutto la risposta del nostro redattore Pietro d'Ercole. E poi, per finire, la pagina sulle "Bombe costose e d'autore" e ancora la miriade di piccole e grandi notizie sulla vita capillare del quartiere. Per noi, insomma, rientrava nella logica interna del giornale "sbattere il mostro in prima pagina". Meglio che nei numeri precedenti, l'ultimo Milano Dodici ha preso forma partendo dal basso, richiamando i fatti e portandoli all'attenzione dei nostri lettori. Terzo argomento: il coraggio dei sentimenti ... e non è poco. Caro Frigerio, me la prendo con te perchè so che hai le spalle grosse e puoi capire, ma in raltà mi rivolgo a tutti i compagni seriosi e un po' musoni, quelli che intendono il lavoro politico non come una "missione" (vedi Berlinguer), ma come burocratica routine da portare avanti sdraiati su una imprecisata "linea di partito". Tu capirai! E a proposito dell'argomento apparentemente irregolare dei sentimenti, permettimi di citarti una poesia del grande poeta:

Ho in casa - come vedi - un canarino. Giallo screziato di verde. Sua madre certo, o suo padre, nacque lucherino.

A un ibrido. Emi piace meglio in quanto nostrano. Mi diverte la sua grazia, mi diletta il suo canto.

Torno, in sua cara compagnia, bambino. Ma tu pensi: I poeti sono matti Guardi appena; lo trovi stupidino.

Ti piace più Togliatti.

La poesia porta il titolo "A un giovane comunista" ed è del 1951. Ma le cose da allora non sono poi tanto cambiate. I poeti restano matti, e così i loro sentimenti e le loro proposte. Gli resta il destino di essere ristudiati, riscoperti, riletti (da pochi) dopo che se ne sono andati. La loro proposta "sentimentale" fa paura.

Anche se comunisti, anche se militanti, anche se umili, anche se ci sporchiamo le mani lavorando politicamente, non dovremmo temere la poesia, censurare lo scandalo dei sentimenti. Per tornare a Famiglia Cristiana e continuare con i poeti: hai mai pensato, caro Frigerio, perchè un Pier Paolo Pasolini ha collaborato per tanto tempo a un giornale così malfatto e così sempre in fallimento come "Vie Nuove" (oggi nfallito come "Giorni - Vie Nuove")?

A indurlo a scrivere non è stata forse la stessa ragione per la quale anche lui voleva "sbattere il mostro in prima pagina"?Non voleva forse anche lui riappropriarsi pubblicamente (e con mass - media adeguati) dei sentimenti, per lavorare alla ricostruzione morale e intellettuale di questa Italia così sgovernata e ridotta allo sfascio?Pasolini è morto, ma anche "Vie Nuove" è morto. Ciò deve far riflettere e non bisogna essere indulgenti con chi non ha saputo gestire una ipotesi di dialogo così importante. Altrimenti ben altri "zoccoli" sulla testa dovrà aspettarsi questa Italia: ben altre dimostrazioni di bergamaschi alla Stazione di Lambrate o all'Innocenti, ben altre sconfitte nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle istituzioni di base.

In Italia si parla costantemente di confronto, ma con chi e su quale piano? Chiediamocelo una buona volta per tutte, e affrontiamo criticamente la realtà delle cose. Parliamo onestamente di emarginazione, dunque, e di droga, di imperante violenza privata e pubblica, di caduta dei valori politici e morali. Riportare la politica in piazza, d'accordo, ma anche le passioni, che spesso sono un impasto di lacrime e sangue e di altro ancora. Il cuore baite a sinistra. Sempre per citare e finire con il poeta e con lui sbatterti in faccia il "mostro" delle passioni.

MILANO DODICI - pag. 7
Sauro Sagradini

MILANO DODICI - pag. 8

Essere donna - essere madre essere bambino in Lombardia

Intervento dell'UDI- al convegno regionale P.C.I., tenutosi alle "Stelline" il 15-1-'79

Interrogarsi oggi su "essere donna, essere madre ed essere bambino in Lombardia", apre sul movimento delle donne, e quindi all'UNIONE DONNE ITALIANE, la possibilità di analizzare i punti fondamentali della propria esistenza, quindi pone gli interrogativi più emblematici a cui ancora oggi si cerca di dare la risposta giusta.

Abbiamo ormai da molto tempo sostenuto che la maternità deve essere scelta di valore 'per tutta la società; i condizionamenti invece imposti alla donna dalla nostra società sono tali che ne fanno una figura passiva e secondaria, la sua sessualità viene vissuta come un peccato, la sua maternità vissuta come un destino. E quando la maternità, che la spaventa e la condiziona, viene da lei rifiutata, per cause che le vengono imposte dall'esterno (sociali, economiche, di costume), viene ulteriormente fatta oggetto di violenze morali e psicologiche. Viene ancora additata come l'unica colpevole di una realtà che invece va ben oltre la sua persona.

Occorre quindi ribaltare questa distorsione della realtà. Occorre che il movimento delle Donne quindi, rivendicando il proprio diritto alla sessualità e alla maternità con una diversa consapevolezza di sè come persona, respinga il tentativo ora in atto da più parti di far credere all'opinione pubblica che le donne del movimento sono contro la maternità.

Questa è una mistificazione.

Il movimento delle donne deve denunciare questa manovra affermando invece tutta la positività della propria azione. La specificità della donna, la maternità, non deve essere invece ragione di esclusione ma al contrario apporto creativo allo sviluppo generale della società.

Ma vi è l'esigenza di un nuovo tipo di assetto della società, di un nuovo ordinamento sociale in termini di affermazione della maternità come valore primario per il quale non va sacrificata, ma al contrario pienamente realizzata la personalità della donna.

Affermare la maternità come un valore primario a cui tutta .1a società deve richiamarsi per adeguarvi scelte e strutture, significa capovolgere la logica attuale secondo cui la maternità viene considerata

un fatto che intralcia efficientismo e produttivismo. Per la prima volta, dopo anni di lotta delle donne, lo Stato ha cominciato a riconoscere questo valore sociale della maternità e che la sessualità della donna è un valore individuale che non si identifica con la riproduzione, attraverso la legge dei Consultori e la 194. Queste vittorie, se vogliamo che diventino dei dati acquisiti passano però obbligatoriamente anche nella quantità e qualità di questi due strumenti e ne occorre quindi una continua verifica. Essi rappresentano un cuneo per affermare appieno nella società il diritto delle donne all'autonomia, alla piena responsabilità nella sessualità e nella maternità.

Dobbiamo quindi sempre più impegnarci per estendere a tutte le donne la consapevolezza dei loro diritti acquisiti con queste leggi. Far crescere la domanda di strutture pubbliche, riducendo sempre più la pratica dell'aborto clandestino, combattere, con un rapporto più ampio tra le donne, le paure, i sensi di colpa, i condizionamenti radicati nella nostra coscienza.

Occorre, per riuscire in questa battaglia, portare fra le donne, fra i cittadini, il dibattito ideale e culturale che abbia come cardine il valore del principio dell'autonomia previsto dalla legge per comprenderne il valore più generale, per fare dei balzi in avanti nella conquista di una autonomia dell'individuo in tutti i campi della vita. Il vero significato che noi diamo alla 194 quindi parte da ciò per arrivare all'obiettivo primario della prevenzione non solo finalizzato al superamento dell'aborto ma come obiettivo di una nostra conquista di autonomia nella maternità e sessualità.

Gestire quindi questa legge, dalla nostra parte, vuol dire per noi lanciare una sfida alla subalternità profondamente radicata nella nostra coscienza ed ai sensi di colpa che fa vivere la clandestinità e la sofferenza come espiazione e vuole dire anche far crescere nella società la solidarietà.

contributo della nostra creatività, intelligenza e capacità, alla crescita economica e civile del paese che è il solo modo di uscire dalla crisi. Ma a queste rivendicazioni ci si risponde oltre che con la cassa integrazione, con le fabbriche che chiudono (che sono una minaccia all'occupazione generale) con il "part time" giustificato come risposta alle esigenze di flessibilità dell'organizzazione produttiva.

Sappiamo che una riduzione dell'orario di lavoro non porta all'aumento dell'occupazione tanto meno come è prevista dal progetto Scotti. Per quanto riguarda le donne sappiamo che proprio loro hanno permesso, attraverso il loro lavoro nero, la flessibilità più incontrollata dell'organizzazione del lavoro.

Si vorrebbe oggi dunque scaricare ancora una volta le difficoltà del sistema economico, della rigidità del lavoro, su quella parte dei lavoratori che è socialmente emarginata: i giovani, gli anziani e per l'appunto le donne.

Purtroppo siamo anche in una difficile fase di situazione delle strutture sociali, come siamo di fronte ad un tentativo di spinta nel privato e quindi le donne sono più facilmente attratte dal "part time"anche se andiamo discutendo la pericolosità di queste proposte.

È la chiarezza non viene certo dal piano triennale dove si esclude apriori, nel delineare la famiglia tipo, la figura della lavoratrice. Si va poi alla riduzione della spesa pubblica: può significare riduzione prevalentemente della spesa per i servizi sociali, considerati evidentemente un lusso là dove ci sono donne che possono sopperire alle loro carenze.

Dobbiamo riuscire quindi a fronteggiare con forza tutte le difficoltà su tutti i terreni.

Dobbiamo fronteggiare il pericolo di riflusso nel privato e nel rifiuto indiscriminato della politica. Crediamo sempre più nell'esigenza di aggregazione facendo politica, la nostra politica con i nostri contenuti specifici di liberazione individuale ed emancipazione collettiva, recuperando il senso di che cosa è politica: fare la nostra storia senza subirla.

Per avere diritto alla pensione sociale, uno dei due coniugi non deve percepire redditi superiori a L. 181.538 mensili, pari a L. 2.360.000 annui esclusi gli assegni familiari.

La nuova legge finanziaria prevede il cumulo tra la pensione di un coniuge più la pensione sociale dell'altro coniuge, in questo caso il tetto del reddito pensionistico dei due coniugi viene elevato a L.

220.000 mensile, pari ad un reddito annuale di L. 2.860.000; l'altro coniuge ha diritto alla pensione sociale ridotta, il calcolo si fa così: tetto cumulativo L. 3.299.250 - 2.8 60.000 — L. 439.250 : 13 mensilità — L. 33.709 pertanto la pensione sociale ridotta sarà di L. 33.790 mensile;

Nicoletta Tagliaferri

Comunicazione del Sindacato Provinciale Pensionati (SPI)

Ruolo degli anziani

La volontà del Sindacato, complessivamente preso, di giocare un ruolo politico per la trasformazione della società., atttaverso un oggettivo intreccio tra i problemi della fabbrica e del territorio, 'passa anche dalla capacità di determinare un rapporto diverso con l'immenso esercito degli ex lavoratori e degli anziani in generale. Gli ultrasessantenni rappresentano circa il 20% della popolazione e il 24% dell'elettorato.

Più di un quarto di vita mediamente si trascorre da pensionato e vale la pena di gestirla, di programmarla, ancor prima del collocamento in quiescenza.

Il problema anziani può, deve, assumere il valore di una questione nazionale, come quella giovanile e femminile.

Questo non per una visione settoriale di categoria, di gruppo, di generazicne, ma perchè la lotta contro Nmarginazione è un problema di tutto il movimento, e la lotta per una diversa organizzazione della società. Si tratta di andare al di 14 clÅll problema delle pensio-

Ma vi è un altro aspetto della nostra rivendicazione di autonomia ed è il diritto al lavoro per le donne inteso come diritto ad espandere la possibilità di partecipare, con il ni, della stessa organizzazione, di estesi ed efficienti, servizi sociali ovviamente non solo per anziani; si tratta di invertire tutta la filosofia, tutto un sistema che stritola, distrugge i valori sociali ed umani di convivenza.

Se il movimento, nel suo insieme, comprende questo valore, si può fare il salto di qzualità. Comprenderlo significa anche, impegno in prima persona delle strutture orizzontali, delle sue articolazioni a livello di zona, sino ad investire del problema gli stessi Sindacati di categoria e in particolare i Consigli di Fabbrica.

Si sfonda organizzandoci bene, non solo nel territorio, ma prendendo adeguate iniziative anche verso le fabbriche.

Questo del resto è anche un modo concreto per superare nei fatti una sottovalutazione ancora esistente nel movimento sindacale; sul valore politico della questione anziani.

Il SPI, opera bene o male, con le forze che ha; certo deve superare limiti ed insufficienze per adempiere

più compiutamente alle sue funzioni, ma il SPI da solo non può determinare, se non in misura limitata, il tipo di orientamento che anima il lavoratore o il dirigente attivista sindacale in procinto di andare in pensione, specie sul comportamento sindacale che avrà nella sua nuova condizione il pensionao.

Da qui una delle ragioni, insieme ad altre di uguale importanza politica, che induce a costruire momenti di impegno comune di tutto il movimento.

Per queste ragioni, si impone una adeguata e collegiale riflessione critica e autocritica, una unitaria ricerca delle vere cause dei limiti che si riscontrano e delle misure da prendere per superarle.

Una migliore organizzazione della nostra attività e un impegno più complessivo del movimento può tra l'altro permetterci nel giro di due o tre anni se non di raddoppiare, sicuramente di aumentare in modo considerevole il numero dei pensionati organizzati.

3.299.250 annui, che diviso per 13 mensilità dà un reddito familiare di L. 253.790 mensile; chi non raggiunge tale tetto mensile, ma supera le 181.538 lire mensili, può ottenere la pensione sociale ridotta a favore del coniuge; elenchiamo alcuni esempi: coniuge con pensione non superiore a L. 181.538 mensile; l'altro coniuge ha diritto alla pensione sociale intiera pari a L. 72.250 mensile; coniuge con pensione di L. 200.000 mensile, pari ad un reddito annuale di L. 2.600.000; l'altro coniuge ha diritto alla pensione sociale ridotta, il calcolo si fà così: tetto comulativo L. 3.299.2502.600.000 — L. 699.250.13 mensilità — L. 53.790 pertanto la pensione sociale ridotta sarà di L. 53.790 mensile; coniuge con pensione di L.

D) coniuge con pensione di L. 240.000 mensile, pari ad un reddito annuale di L. 3.120.000; l'altro coniuge ha diritto alla pensione sociale ridotta, il calcolo si fa così: tetto cumulativo L. 3.299.2503.120.000 — L. 179.250 : 13 mensilità — L. 13.790 pertanto la pensione sociale ridotta sarà di L. 13.790 mensile;

Le pensioni sociali ridotte, posssono essere chieste fino ad un minimo di L. 10.000 mensili.

Avvertiamo tutti, che quei pensionati che a partire dall'1.1.79 supereranno il tetto di L. 253.790 mensili, esclusi gli assegni familiari, dovranno rinunciare alla pensione sociale del coniuge, e per evitare che l'INPS recuperi le somme indebitamente percepite, potranno usufruire del condono, rinunciando alla pensione sociale entro il 31.3.79; oltre tale data l'INPS recupererà tutte le somme indebitamente percepite.

La Segreteria

Informazioni' utili ai Pensionati la cui moglie percepisce la pensione sociale PENSIONE SOCIALE - Nuovi limiti di reddito per avere diritto alla pensione sociale 4142011i a szverintwre vi attende nell'accogliente ritrovo PER GUSTARE: ,Azerneefrel fro AP-afre-à aria condizionata via Conte Rosso, 7 CHIUSO LA DOMENICA Tel. 21.50.887

Campegi

Proprio in questi giorni il nostro Partito è uscito dalla maggioranza di unità democratica, contestando alla DC e al suo governo le inadempienze, le resistenze e i voltafaccia rispetto al programma concordato, tali da mettere in discussione le basi politiche stesse con cui si fondava l'accordo di maggioranza.

Nello stesso tempo, e non è un fatto casuale, le Brigate cosidette rosse assassinavano vigliaccamente il compagno Guido Rossa, dirigente sindacale, comunista coraggioso e coerente, cittadino e lavoratore esemplare, dando il segno concreto di come la strategia della tensione di fatto si rivolga contro la classe operaia. Bastano questi due fatti ultimi per dare il segno del malessere profondo e dei gravissimi problemi che affliggono il nostro paese. E non soltanto il nostro Paese.

La crisi è, infatti, di tutto il sistema capitalistico e non è soltanto economica: è anche, e contemporaneamente, crisi morale di crollo di

valori e di disgregazione sociale, di attacco violento alle istituzioni democratiche. È prima di tutto cgn la gravità e l'ampiezza di questa crisi che vuole e deve misurarsi il dibattito congressuale in atto a tutti i livelli nel nostro Partito.

Il "progetto di tesi" per. il 15° Congresso non si limita comunque a fare un'analisi, pur precisa e profonda, della crisi ed a formulare una serie di proposte per uscirne, attraverso la riforma in senso socialista delle strutture della Società e dello Stato. Questo documento vuole essere una piattaforma politica complessiva che, partendo da una valutazione ed una verifica anche critica della nostra storia e delle nostre esperienze di lotta, faccia il punto sugli obiettivi e le prospettive del Partito e del Movimento Operaio.

Pone quindi, in modo anche e giustamente problematico, le grandi questioni di un nuovo internazionalismo, di un sistema nuovo di rapporti tra i Partiti Comunisti, e

SIBILLA ALERAMO DIARIO DI UNA DONNA

FELTRINELLI

MILANO DODICI - pag.

non solo quelli Comunisti, ma tutte le forze politiche democratiche che si richiamano al movimento operaio, nel rispetto delle differenze storiche, di civiltà, di cultura e quindi al riconoscimento delle autonome vie di avanzata verso il socialismo.

Questo significa, tra l'altro, il rifiuto di un "modello di socialismo" dato per valido una volta per tutte e, contemporaneamente, una grande attenzione alla molteplicità e diversità di forme e di esperienze originali attraverso le quali si realizza nel mondo l'avanzata delle forze progressiste.

Significa anche rivendicare, per il nostro Paese, per il nostro Partito, la "nostra" via al socialismo, una via che passa attraverso la realizzazione piena della Costituzione democratica e antifascista, nel riconoscimento del ruolo autonomo delle forze politiche, del sindacato, delle organizzazioni di massa.

Viene riaffermato con forza il carattere unitario della nostra azione,

tesa a far cadere completamente la discriminante anticomunista e al tempo stesso ad evitare gli scontri frontali, gli esasperati antagonismi ideologici, le rotture settarie.

È su questo terreno che si misura la nostra capacità di essere Partito di governo e di lotta: nell'essere cioè un partito capace di governare, attraverso un'intesa tra le forze democratiche, non solo nel Parlamento, nelle istituzioni, ma anche tra le masse, per indirizzarne l'azione e orientarne la crescita democratica.

Essere presente fra le masse vuoi anche dire una maggiore attenzione ai problemi locali: che sono quelli del Governo locale - Provincia - Comune - Consiglio di Zonama sono anche quelli dei bisogni immediati della gente, dei giovani, delle donne, delle loro richieste per il quartiere, il lavoro, la scuola, il tempo libero.

Questo Diario inedito dell'autrice di Una donna inizia il 21 gennaio 1945 e termina il 2 gennaio 1960, undici giorni prima della morte di Sibilla Aleramo. Esso ripercorre per intero l'itinerario della storia della Sibilla di quegli anni: "Un flusso irrefrenabile di vita. E di volonta.di resistenza continua, continua..." Attraverso i ricordi e spesso inserendo lettere sue o di alcuni uomini della sua vita, la scrittrice rievoca gli amori vissuti. Accanto a n- mi noti, altri meno noti: Felice Damiani, Giovanni Cena, Cardarelli, il ragazzo Joe, Vincenzo Gerace, Umberto Boccioni, Michele Cascella, Giovanni Boine, Raffaello Franchi, Dino Campana, Giovanni M., Endimione, Giulio Parise, Enrico Emanuelli, Quasimodo, fino all'ultimo amore di Sibilla Aleramo per il giovane poeta ventenne Franco Matacotta (l'Aleramo aveva allora sessant'anni). Del tutto inedita la passione, che la strappò a Cena, per Lina P., la "fanciulla maschia" che le ispirò La favola de ll Passaggio. Tutti questi rapporti nascono da un bisogno d'amore appassionato ("derivatomi in parte da mia madre e in parte dalla perpetua nostalgia del figlio") che si scontra con "la fatale sterilità del maschio", come annota l'Aleramo citando Virginia Woolf. Siamo dunque ben lungi dal noto luogo comune che fa dell'Aleramo "una divoratrice di sesso". Quando finalmente si sara per sempre liberata dal bisogno d'amore "verso un singolo uomo", l'Aleramo vivrà la sua ultima generosa grande passione, che a volte peccherà di ingenua retorica, iscrivendosi al P.C.I.

Moltissime pagine del Diario sono dedicate a incontri con personaggi della politica e della cultura: Saba, Ungaretti, Togliatti, Concetto Marchesi, Pavese, Luchino Visconti, Fausta Cialente, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Camilla Ravera, Anna Banti, Eluard, Cocteau, Zavattini, Vittorini, Croce, Guttuso, Moravia, Joyce, Giacomo Debenedetti, Ingrao, Saba, Emilio Cecchi, Nilde Jotti, Rita Montagnana, Carlo Sforza, ecc. Incontri rapidi o meno occasionali che insieme ai momenti vissuti (fine della guerra, referendum della repubblica, attentato a Ç Togliatti, riunioni -del salotto Bellonci, premi letterari) ricreano il clima politico e culturale di quegli anni.

La scrittrice vive con orgoglio la povertà che l'affliggerà cu,tantemente. spenderà gli ultimi spiccioli per comperare un ramo di mimosa.

L'Aleramo invecchia con grazia, un occhio rivolto alla bellezza passata, l'altro ancora attento alla pettinatura, alla camicetta ricavata da un vecchio vestito dell'amica, ai complimenti per il suo bell'aspetto.

Lotta caparbiamente contro la solitudine e le ricorrenti crisi depressive. L'età inoltrata. non le impedirà fino a pochi giorni prima di morire di viaggiare, incontrare amici, scrivere lettere e annotare infaticabilmente questo Diario, intensissima testimonianza di vita.

In via Canelli n. 74, lambita dalla tangenziale est, troviamo la Cassinetta San Gregorio, acquistata dal Comune di Milano nel 1963, assieme ad un'area di 94.174 mq.

La Cassinetta San Gregorio era collegata alle Cascine Biblioteca e San Gregorio Vecchio da percorsi campestri e, attraverso la Roggia Molina, alla serie di mulini che, a partire dalla Torrette di Destra e di Sinistra, erano localizzati lungo il suo percorso.

La dinamica di trasformazione che ha caratterizzato l'area metropolitana ha mutato i tradizionali rapporti tra insediamenti e territorio. Ciò è particolarmente vero per questa zona, parte integrante di un territorio unitario per le sue caratteristiche agricole.

La cascina è costituita da un rustico nel quale trovano posto la stalla, il' fienile, il deposito per gli attrezzi e da un fabbricato abitativo a due piani, disposti a nord e ad ovest di una piccola aia. A sud di questa si trova una palazzina per abitazioni, di nessun interesse architettonico, costruita in epoca relativamente recente, nella quale alloggiano gli attuali affittuari.

Lo stato edilizio della cascina è scadente: l'antica abitazione abbisogna di un consistente lavoro di sistemazione delle parti murarie, degli infissi, del tetto, mentre per la stalla sono necessari lavori di manutenzione, specialmente per i tetti. Attualmente la stalla è utilizzata per l'allevamento dei polli.

Cassinetta San Gregorio

Alcune considerazioni sulle "tesi" per il XV congresso del PCI, del segretario della sezione
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Facce che non promettono niente di buono...

Da un po' di tempo la vita Rionale sta cambiando. Il quieto vivere dei Cittadini dell'Ortica viene inquinato da fatti ed avvenimenti che fanno pensare che qualche cosa si sia rotto in quell'equilibrio che finora ha regolato la vita nel Rione. Ormai da mesi, facce che non promettono niente di buono si aggirano per le vie Rionali e numerose sono state le sparatone che di notte hanno disturbato la quiete dei Cittadini; che dire poi del fatto che non ci sia giorno o notte in cui le automobili se non spariscono sono mancanti di ruote o benzina. Anche la prostituzione sta ormai di casa e prospera all'Ortica, già si parla di droga che sta facendo la sua apparizione tra i giovani e crediamo che tutti i nostri lettori siano al corrente della lunga "NOTTE DELL'ORTICA" che nello spazio di due ore ha visto lo svaligiamento di 4 negozi situati nelle vie S. Faustino, Amadeo, Ortica.

Certamente viviamo in un momento per niente felice dove molti non credono più ai valori morali che prima regolavano la vita comune e di conseguenza l'arte di arrangiarsi è diventata la regola di molti, ma Cittadini che ancora credono alla propria dignità, alla Democrazia non hanno niente da dire?Possibile che essi si distacchino da tutto quello che avviene e succede nel nostro Rione ed accettino supinamente tutte le storture che la società della miseria e dell'opulenza ci propina?

Noi non abbiamo la ricetta per risolvere il problema della sopravvivenza nostra e della vita Rionale - Sociale, ma diciamo questo: Cittadini dell'Ortica la vita nel Rione norifinisce alle Otto di sera! Uscite dalle vostre case! Troverete chi ancora ha coraggio e crede che tutti insieme troveremo certamente il modo di risolvere il problema di noi tutti.

Manenti Giancarlo

I cittadini di via Tucidide chiedono

Spett. Consiglio di Zona 12

sezione Lavori Pubblici

Gli inquilini di via Tucidide N° 17 e 19 di Milano con questa intendono sensibilizzare codesto spettabile Consiglio di Zona affinché provveda adoperando leÇ soluzioni tecniche più appropriate ad eliminare il pericolo e lo stato di disagio nel quale gli stessi versano tutte le volte che, alla guida dei propri mezzi si accingono ad uscire dai propri cortili per immettersi nel traffico di via Tucidide. La scarsa visibilità e il traffico di veicoli che in via Tucidide si svolge in' ambo i sensi interrottamente costringono, in particolare nelle ore di punta, ad attese snervanti prima che dai cancelli d'uscita dei cortili si possa e non senza pericolo azzardare la manovra d'immissione nel traffico cittadino.

Tale fatto mortifica fortemente gli stessi inquilini che essendo lavoratori come tutti gli altri, vorrebbero che venisse loro garantita la possibilità di giungere in orario sul proprio posto di lavoro ovviando a soste che non trovano giustificazioni se non alla mancanza di una apposita segnaletica stradale.

I cittadini dei numeri civici 17 e 19 di via Tucidide sottoscrivono ognuno le proprie firme fiduciosi in una sollecita ed adeguata soluzione del problema.

Seguono 36 firme

Sarà il 1979 un buon anno

Gli astrologhi, i maghi intervistati a fine anno dalla nostra televisione, hanno previsto un 1979 migliore del 1978: sarà vero?Oppure è solo un espediente per infondere un certo ottimismo o per addormentare la sfiducia che serpeggia nella popolazione?Penso che farebbero cosa gradita a molti se questi Soloni Veggenti predicessero ai nostri governanti che Ventura sarebbe scappato, dicessero chi sono i mandanti delle terroristiche uccisioni eseguite dalle sedicenti Brigate Rosse, prevedessero i sequestri di persona, i disastri, i terremoti, i colpevoli di Piazza Fontana, se Gui e Tonassi sono colpevoli o innocenti, chi sono gli evasori fiscali, chi sono quelli che esportano i soldi all'estero perciò non pagano le tasse, e molte altre cose che non sappiamo e non sapremo mai. Ma molte di queste verità i nostri governanti le sanno ma per loro sono solo fatalità.

I cronisti della nostra televisione ci propinano con assoluta precisione tutto quello che avviene in Iran, tutto sui dissidenti sovietici, degli esuli vietnamiti, tutto quello che dice e fa il Papa, che dice Carter, Sadat, Beghin: insomma tutto quello che avviene nel mondo e fa comodo al governo. Ma è molto dcile sapere la verità di quello che avviene in Paha.

Interrogare i responsabili del malgo,,crno di questi ultimi 30 anni perchè dicano le verità al POolo Italiano potrebbe essere veramente un auspicio per un 1979 migliore.

A. Prini

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Essendo Milano 12 diffuso in una zona dove abitano numerosi ferrovieri, ti scrivo su un argomento che tocca principalmente chi lavora in ferrovia e chi si serve della ferrovia per viaggiare. Occupandomi del problema della riforma della P.S. e conoscendo molto bene il problema sia della delinquenza sui treni che quello dei furti ai treni merci e dei problemi della POLFER in particolare, vorrei dire due parole in merito.L'argomento non è nuovo: una volta vi erano i venditori di bambole, poi i pataccari (orologi), e ora le bande di borsaioli. L'Azienda forse non ha compreso il problema dall'inizio, ma c'è anche da rilevare che spesso i viaggiatori non si attengono ad elementari principi di "controllo" e spesso lasciano i bagagli incustoditi. Ma il vero problema è il perchè di questa violenza (che poi è un

A proposito di un giornalista

Giorgio Bocca (sulla Repubblica del 25.1.79) nel commentare l'assassinio del compagno Guido Rossa giunge a scrivere tra le altre invenzioni del suo cervello "UN ROSSO UCCIDE UN ROSSO", un ex operaio uccide un operaio". Ma chi l'ha detto a lui che quello che ha sparato è un rosso o ancor più che è un ex operaio?Quella è una sua sporca ipotesi, se avesse un minimo di cervello non annebbiato dall'anticomunismo dovrebbe capire quello che anche i bambini ormai sanno. Le br di rosso hanno solo il sangue che finora hanno versato, e come operai vada bene a vedere da dove arrivano tutti i brigatisti finora scoperti, tutti figli della sua putrefatta borghesia che magari hanno anche provato a stare in qualche fabbrica ma non si può dire operaio per quello, uno deve averci lavorato in fabbrica dico lavorato non essere assunto e fare il lavativo, per poter dire di essere operaio; lavorando avrebbe imparato che prima di tutto bisogna rispettarsi tra lavoratori, esigere i propri diritti e fare anche il proprio dovere e allora avrebbe imparato anche che la forza viene dall'unità dei lavoratori e dal coraggio di sostenere le proprie opinioni e non dalla violenza fascista che è l'arma che le brigate rosse continuamente usano. Ma Giorgio Bocca le fabbriche le conosce dal di fuori ed allora forse può anche essere scusato perchè non sà cosa significa essere OPERAIO.

problema che investe la società di oggi nelle sue strutture). A preoccuparsi della questione in modo responsabile è stato proprio il sindacato con il suo movimento. I lavoratori di Bolzano della POLFER (già proprio quei poliziotti che vanno di notte insonnoliti sui treni a fare il loro servizio, ma responsabilmente sapendo a cosa vanno incontro e cercano di fare quanto è nelle loro possibilità, sapendo che in caso di necessità sono soli: isolati dai ferrovieri e dai viaggiatori), avevano tempo fa, in una riunione per la formazione del sindacato di polizia, elaborato un progetto per le scorte sui treni, sia per la utilizzazione del personale della POLFER sia per i treni da scortare.

Oggi chiediamo se questo documento è mai stato preso in considerazione. Inutile ricordare i ferrovieri e i poliziotti feriti (e vorrei con l'occasione ringraziare il Brigadiere

Ranieri e l'Appuntato Chiorio per quanto hanno sempre fatto, perchè la loro presenza sui treni ha dato a noi ferrovieri un senso di sicurezza): eppure nel momento difficile del loro lavoro si sono trovati soli, isolati principalmente dai ferrovieri.

Dire che il sindacato tace perchè occupato per altre "beghe" o che non affronta il problema è errato. Sarebbe meglio ricordare la lotta del sindacato e del movimento dei lavoratori - poliziotti compresiper cambiare la società con le riforme - che sono sempre avversateperchè la reazione non colpisce solo con le bombe ma anche con lo sfaldamento della società nei suoi valori più alti: nella democrazia e nella libertà.

— LUTTO —

Il 23-2-79 è deceduto ANGELO MONDELLI

Membro del direttivo del Sindacato Pensionati Zona 12.

La Redazione di "Milano 12" si associa agli amici e compagni nel porgere alla famiglia le più vive condoglianze.

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MILANO
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DODICI
NN ottimi
G. Ferrero del Sindacato SFI Milano Smistamento
Via Porpora, 9 T. 2820444

MILANO DODICI - pag.

Altman scuoia il matrimonio, Allen prende il latte e scappa

oggi detta le proprie leggi e in cui, quindi, bisogna vivere.

Un matrimonio di quel geniale, torrenziale, ciclonico, melodrammatico, raffinatissimo (quando vuole) autore che è Robert Altman, whitmaniana quercia piantata saldamente nel cuore della più feconda terra d'America, si potrebbe anche chiamare Interiors, come l'esile,brutto e spiritoso Woody Allen, un comico famoso fra l'altro perchè "prende" la psicoanalisi da vent'anni o giù di lì, specie di fleboclisi ininterrotta, ha intitolato il primo film nel quale non appare anche come attore; e vale anche l'inverso

Gemellaggio di contenuti

Il matrimonio di Altman è squartato, scuoiato, affettato, scorciato, specchiato, riflesso con la sanguigna vitalità con cui si fa la festa al maiale nell'opportuna stagione, e il contadino - poeta ne brandisce ed esibisce trionfalmente le interiora, con effetti di bellezza un po' esaltata e raccappricciante. La famiglia di Woody Allen è soppesata, analizzata, geometrizzata, segmentata, spezzata in linee, tangenti, diametri, basi, altezze e baratri per arrivare all'identico risultato e scopo: guardarne, ed esibirne, i visceri, che l'alienato bene educato intellettuale urbano propone sommessamente, quasi colpevolmente, come chi sa che sviscerare un matrimonio e avventurarsi nelle sue pieghe più riposte può portare, fin dai tempi immemorabili, all'accecamento.

Non si tratta, fra i due film, che di una parentela, di un gemellaggio di contenuti. Stilisticamente sono agli antipodi. Però questa parentela sottolinea una volta di più che il cinema europeo, quello italiano in particolare, da anni perde colpi non più e non soltanto nei confronti del patrizio nordico Bergman, ma anche dei più fervidi, disillusi e pratici plebei della nuova frontiera, tutti quanti incamminati ormai ben oltre l'esibizione del sesso, falsa ideologia e falso problema. Qui, soltanto Ermanno Olmi (L'albero degli zoccoli) l'ha saputo fare; ma andando all'indietro, quasi al di là della storia, gambero felice che cerca nell'eternità della natura di esorcizzare inquietudini e inquinamenti. Inutilmente, si sa: anche se gli è riuscito un misterioso e ineffabile equilibrio sul quale, dal profondo dell'italia paganocattolica, è giusto meditare.

Quello di Altman (I compari, Nashville: il maggior creatore americano contemporaneo, qualificato erede di David Wark Gnffith, al quale si è simbolicamente legato facendo recitare Lilian Gish, 84 anni —è la vecchia che muore —che con Griffith cominciò a lavorare nel 1912 e ne interpretò tutti i maggiori film, da Nascita di una nazione a Intolleranza a Giglio infranto) è per buona metà un capolavoro, ripetutamente e trionfalisticamente annunciato da possenti accordi di trombe.

Come due Renoir

Come in Nashville, Altman manovra una massa di personaggi a nessuno dei quali accorda privilegi, a nessuno dei quali nega diritti. Sanguigno come Renoir (il pittore ma anche il figlio, il regista) gli piace cogliere e dipingere della vita soprattutto la coralità, le grandi manifestazioni collettive e attraverso i riti — la festa, il cibo, il letto, il cesso, lo specchio, il bere, il ciarlare — fa passare il giudizio ironico e comprensivo per natura, amaro per vocazione estetica, sulla società che

Ancora come in Nashville, in Un matrimonio Altman non pone alcun limite nè freno-al proprio talento descrittivo: e passa insensibilmente, attraverso fulminee intuizioni comiche e drammatiche, perentorie coagulazioni di brusca, angosciosa realtà in una registrazione di eventi che sembra scorrere lenta, come una leggenda o una profezia, dalla descrizione a un tirar di somme che può essere provvisorio o definitivo, parziale o totale, svolta o punto d'arrivo. È un maestro e il suo modo di raccontare dà dei brividi, emozioni divenute rare nel cinema di oggi. Tuttavia, ed è un vero peccato, a Un matrimonio manca, nella parte conclusiva, proprio quel rigore che, nel resto del film, quanto più è presente tantomeno si avverte. C'è come un calo imprevisto e repentino di ispirazione, un senso di stanchezza, una voglia di concludere un po' schematicamente e ovviamente. Il personaggio del medico, che ha funzione di proteggere lo spettatore dalla morte, in scena fin dall'inizio nella lunga, cadaverica eppure così confidenziale presenza della vecchia padrona e madre, non ha più spazio nè senso quando la Morte riappare, in un incidente che ha di certo in sè una straziante carica di brutalità ma suona, proprio in questo tono, alquanto estraneo al contesto, e non riesce a dilatarsi quanto meriterebbe. Certo la Morte, che ha già tolto di mezzo quel che è vecchio, ricompare per eliminare senza riguardo ciò che è giovane, ma non ha a che vedere con la società ritratta, ciò che viene da fuori e non riesce che molto superficialmente a penetrare nello spesso, gelatinoso strato protettivo che incolla un ambiente a se stesso e alle proprie complicità. Ma tutto questo viene enunciato in termini un po' scomposti, che distaggono più che concentrare.

La madre è, più che una presenza un'ossessione anche nel film di Allen. Dove di madri ce ne sono addirittura due, e così incompatibili da sembrare una l'esatta parte mancante dell'altra e tutt'e due simboli di una feroce lotta interiore che si combatte nel figlio - autore.

Altri tre pesonaggi femminili, le figlie, portano a cinque le presenze incombenti di quel sesso, e si comprende bene che Woody Allen non se la sia sentita, questa volta, di mettersi al di qua della macchina da presa, lasciando a una figura paterna onore e onere di cercare, almeno per sè qualche soluzione vitale.

Non c'è alcun dubbio che il film sia, prima di tutto, una straordinaria testimonianza di misoginia, per l'eccezionale capacità che l'ipersensibile Allen dimostra nel ritrarre cinquedonne col chiaro intentodi rilevare, di ognuna, l'insopportabilità e di apparire, pur non comparendo nel film, come colui che prende il latte e scappa, inseguito per il resto della sua vita da vindici, supponenti, arroganti, petulanti,isteriche virago.

Contraltare del comico

Il film è la storia di un uomo oltre la mezza età che decide di risposarsi, divorziando, e del suicidio della sua prima moglie, visti e vissuti attaverso gli occhi delle tre figlie ma soprattutto dell'autore. Entrambe le mogli madri sono due esempi di matriarcato, al quale paiono, con mezzi diversi, bene avviate due delle tre figlie. Attraverso la terza, volutamente più sfocata, Allen pare suggerire più che voler esprimere, qualche sua fase di spe-

cifica preoccupazione per il sesso. Il film è così evidentemente un contraltare del Woody Allen comico, che è difficile sottrarsi alla tentazione di guardarlo come un'autobiografia, anche perchè Allen fa di tutto perchè questo avvenga, specialmente, nella prima parte, un po' presuntuosa e patinata, con dialoghi pedanti, di un intellettualismo di seconda mano, abbastanza dilettantesco e comunque già visto è già sentito, anche nello stesso Woody Allen.

Pensandoci bene, i titoli di due film americani fra i più interessanti degli ultimi anni, anche se per diverse ragioni non perfettamente riusciti, si potrebbero scambiare. zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA

Ma Interiors prende nettamente quota quando finalmente l'autore scopre le carte smettendo di tergiversare, e mette in scena il personaggio della madre numero due, cioè della seconda moglie del padre. Era forse il più facile, certamente è il meglio riuscito: imperiosamente si porta dietro la storia, e la guida alla scena più affascinante e meglio costruita, quella del suicidio in mare in una notte in cui c'è chi muore e chi dorme, chi aiuta e chi piange, la vita che si ferma e la vita che continua.

Da sè sola, questa splendida serie di immagini concitate testimonia che Allen, se vuole, sa venire a galla nel suo Acheronte, smetterla con la fleboclisi e fare del cinema d'autore. Al di fuori di qualsiasi presunto bergamanismo che qualche sprovveduto gli ha voluto attribuire.

Il comico di Prendi i soldi e scappa e di Provaci ancora, Sam è approdato per sempre al dramma? Pare di no: Manhattan, appena finito di girare, è "un ritorno alla risata".

Prova trucchi del viso per il Pagliaccio de "Il Rastranello".

All'interno dell'associazione teatrale "specchio magico" agiscono alcuni animatori, che hanno un'esperienza sia di espressione teatrale sia di intervento pedagogico (insegnamento e animazione nelle scuole, nei campi - gioco, presso l'istituto dei Martinitt e in numerose feste).

IzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA fini che il gruppo persegue nei suoi interventi sono : accostare i bambini a forme di espressione verbali e non verbali (queste ultime poco approfondite dalla scuola), per una maggior conoscenza di se stessi e per una maggior capacità di un rapporto con gli altri; stimolare la creatività del bambino, sottoposto a molti condizionamenti (stereotipi, modelli indotti dai mass - media) e scuoterlo da atteggiamenti di passività (è più comodo vedere un film che inventare una fiaba); aiutarlo a prendere coscienza e controllo del proprio corpo.

In questa linea il gruppo propone due giochi - spettacolo: le storie rappresentate sono Io spunto sul quale i bambini intervengono, inventando nuove possibilità di sviluppo.

Gli spettacoli non necessitano di un palcoscenico e possono essere rappresentati anche all'aperto, in un salone, nelle scuole e nelle feste popolari. Ogni spettacolo dura poco più di un'ora.

"ZUMBARADUC" questo spettacolo è adatto a scuole elementari e materne, ma si richiede che i partecipanti non siano più di 100-150.

Il terribile Zumbaraduc si trova controvoglia a fare uno spettacolo e tratta male sia gli spettatori sia il suo servitore, il genio che ha trovato in una lattina di birra. Un animatore che si trova in mezzo al pubblico convince i bambini a intervenire in aiuto del genio, insieme al quale costruiranno un nuovo spettacolo.

"IL RASTRAMELLO"

può essere rappresentato nelle scuole elementari. I bambini sono sollecitati a intervenire per aiutare il pagliaccio a recuperare lo specchio magico che serve per sconfiggere un terribile orco. Essi si trovano a prendere posizione di fronte a un mago mezzo addormentato, scontroso e indifferente ai problemi altrui. Il finale è un momento di festa per la morte dell'orco.

Tutti i trucchi scenici vengono svelati, chi vuole può provarsi un costume, chiacchierare con gli attori, mangiare le caramelle trovate nella pancia dell'orco...

Per informazioni rivolgersi a: Elena Modolo, via Rezzonico 2 Milano tel. 724518

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( CINEMA )
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"Un matrimonio", di Robert Altman: si intrecciano tresche e girotondi.
( TEATRO
"Interiors" di Woody Allen: un genero e tre figlie festeggiano il compleanno della matriarca.
Per i ragazzi

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