NOVEMBRE 1976
L.150
Esce il 15 del mese (luglio e agosto esclusi)
MENSILE DI CULTURA POLITICA E ATTUALITA'
SABATO 30 OTTOBRE:
IL POLESINE A PONTE LAMBRO
I segni del nuovo grave straripamento del Lambro sono ancora nelle cantine della zona. Centinaia e centinaia di litri di acqua fangosa e maleodorante filtrata da ogni dove, permangono a distanza di alcuni giorni a ricordare la pesantezza dei danni subiti. I sacchetti di sabbia, che erano serviti sabato 30 ottobre a formare un argine di protezione contro il dilagare delle acque, sono rimasti accatastati in trincee davanti ai negozi a testimoniare il continuo stato di allarme con il quale si affronterà la cattiva stagione.
Sabato 30 ottobre è successo quello che era facilmente prevedibile. Dopo una intera settimana di continua pioggia seguita con timore dagli abitanti di alcuni quartieri di Milano un violentissimo temporale notturno ha fatto alzare ulteriormen-
te le acque di tutti i fiumi e laghi della Lombardia.
Come era già successo alcune settimane prima, i quartieri immediatamente a ridosso dei corsi d'acqua sono stati allagati e resi impraticabili.
Colpite e danneggiate gravemente le solite zone: Viale Fulvio Testi e Niguarda per la fuoriuscita del Seveso, alcuni abitati del comune di Rho dalle acque dell'Olona, Ponte Lambro, Morsenchio e Monluè dalla rottura degli argini del Lambro. Poi nuovamente, per l'undicesima volta, le acque putride del Redefossi hanno allagato e danneggiato intere vie di San Donato e San Giuliano.
Da noi la «piena» del Lambro ha spaccato nuovamente gli argini invadendo le campagne per poi riversarsi nelle strade in veri e propri torrenti. Ponte Lam-
In questo numero
SCUOLA E DOPOSCUOLA
NELLE SCUOLE ELEMENTARI
DECORATI—MELERI—ZAMA a pag. 5
COME FUNZIONA
LA "QUATTRO MARIE" a pag. 6
SI PUO' FARE UNA LEGGE
PER FERMARE I PREZZI? a pag. 7
REFEZIONE SCOLASTICA
ED EVASORI FISCALI a pag. 8
bro, il quartiere dei lavandai già ricco di corsi d'acqua ora inattivi e contaminati, ha vissuto ore drammatiche. Il violento temporale notturno ha svegliato nel pieno della notte gli abitanti del quartiere che hanno provveduto, nel buio per la caduta dell'illuminazione stradale, a costruire degli argini di fortuna e frenare l'acqua che riempiva portinerie, cortili e passaggi dei box posti in dislivello rispetto al manto stradale. Chi ha tardato ha avuto le auto, i macchinari, gli attrezzi da lavoro gravemente danneggiati dall'acqua. Una decina di abitazioni poste al livello del cortile sono divenute inabitabili e coloro che vi alloggiavano sono stati costretti a trasferirsi in casa d'altri.
Le pioggie, senz'altro straordinarie, hanno gettato nel panico ancora una volta due quartieri di Milano. Non solo questi pe-
rò, perchè in tutta la regione vigili del fuoco e urbani, polizia stradale e centinaia di volontari sono stati mobilitati a tempo pieno per mettere in salvo gli abitanti delle cascine rimaste isolate.
Qualcosa evidentemente non funziona, aldilà dell'anormalità delle precipitazioni di questo autunno.
L'uso selvaggio del territorio montano, sempre più impoverito di boschi, che non tiene presente di equilibri naturali esistenti, crea le premesse per frane e crolli.
Nella pianura padana, a causa del concentrarsi sempre più massiccio di industrie, che ha portato con sè l'immigrazione e la conseguente crescita del bisogno di case e strade, il terreno e la vegetazione «bevono» sempre di meno e il carico di pioggia cala per intero verso la città già
COSA FARE PER COMBATTERE L'INFLAZIONE CONFRONTO
Che la crisi nella quale si trova il nostro Paese sia grave più nessuno ha ormai il coraggio di negarlo. Si tratta non soltanto di una crisi economica caratterizzata da una rapida e pericolosa crescita dell'inflazione (aumento dei prezzi e perdita di valore del denaro, soprattutto dei piccoli risparmi dei lavoratori) con contemporaneo pericolo di deflazione aggravato da alcuni provvedimenti del governo (riduzione degli investimenti produttivi con minaccia di diminuzione dei posti di lavoro). Ciò che preoccupa infatti è anche la diffusa sfiducia, cioè la crisi morale che promana dalla classe dirigente italiana e che, prima che contagi troppo i cittadini, rende palese la necessità di cambiare strada al più presto.
Ma per decidere in quale nuova direzione muoversi è necessario capire l'origine della crisi attuale. Essa infatti ha origini lontane, talune dipendenti dalla situazione internazionale, altre caratteristiche della situazione interna italiana. Alla prima categoria appartiene soprattutto
ricca di corsi d'acqua sotterranei.
Così, dopo essere stati abbandonati i lavori degli scolmatori a nord della città che avrebbero alleggerito le piene dei fiumi, le zone vicine ai corsi d'acqua vengopo regolarmente invasi.
Vi è poi il problema delle fognature i cui letti dovrebbero essere periodicamente ripuliti per evitare che i residui frenino il deflusso degli scarichi.
In mancanza di queste elementari opere di costruzione e di manutenzione pagano i citta dini che vivono a stretto contatto con i corsi d'acqua. Ogni volta ore di frenetico lavoro pe mettere in salvo le proprie case, costruire sbarramenti, asciugare e ripulire, per poi tornare ma gari nella medesima situazione pochi giorni dopo. Paolo Zuct:
PER SUPERARE LA CRISI
il rialzo dei prezzi dei prodotti energetici (il petrolio in primo luogo): si tratta di un dato ormai acquisito ed è inutile recriminare, tanto non servirebbe a nulla.
Sono soprattutto le origini interne della crisi che ci devono quindi interessare. In primo luogo la fine della condizione di sottosalario caratteristica dell'Italia: con le conquiste del 1969-70 i lavoratori italiani hanno raggiunto i livelli retributivi pari a quelli degli altri paesi europei e a queste conquiste nessun lavoratore è giustamente disposto a rinunciare.
In presenza di queste due condizioni (costi energetici e costo del lavoro) i margini di profitto delle industrie si sono ristretti. e - ecco la responsabilità della nostra classe dirigente - il « sistema » è saltato per l'incapacità di superare la difficoltà attraverso lo sviluppo tecnologico e l'ammodernamento degli impianti. I maggiori costi si è preferito invece farli gravare sulla collettività, con la complicità della Democrazia cristiana, mediante l'indebitamento della pubblica amministrazione e la de-
qualificazione dei servizi (scuola. sanità, trasporti) da essa erogati. Non solo, perchè il profitto è stato recuperato» con l'evasione fiscale (chi erano i Ministri delle Finanze di questi anni?), e i soldi venivano patriotticamente esportati all'estero (dove erano i Ministri dell'Interno?) invece di essere produttivamente utilizzati.
Se a tutto ciò si aggiunge il dissesto cui è stata ridotta la nostra agricoltura. con la conseguenza che ciò ha avuto nell'aggravare la situazione dell'Italia meridionale, pensiamo che il quadro sia sufficientemente tracciato per esprimere un giudizio su ciò che bisogna fare per superare questo momento. Si tratta in sostanza di tutto un «modello di sviluppo » sbagliato (come si è abusato di questa frase, ma quanto essa è vera!): chi non ricorda il folclore e il clamore fatto dai nostri governanti democristiani (allora Presidente del Consiglio era Rumor!) quando proibirono il traffico automobilistico alla dosegue in ultima
ANNO II
n. 7
-
Å
TUTTI IN JUMBO
Non so se quando queste righe saranno pubblicate i nuovi Jumbo-tram circoleranno definitivamente lungo la linea 24.
In questi giorni sono iniziate le prove del percorso. Sono infatti stati consegnati i primi due esemplari dei Jumbo costruiti dalle officine Stanga (per un totale di 50) e dalla FIAT (altri 50). Le consegne dovrebbero proseguire al ritmo di 4 al mese a partire da novembre. Questi nuovi Jumbo sono stati ideati sulla base della esperienza fatta con le vetture costruite direttamente dagli
operai e tecnici dell'ATM, con un lavoro di rigenerazione dei vecchi tram, che sono ora in funzione sulla linea 15. Parte dei nuovi Jumbo in arrivo verranno utilizzati sulla linea 24.
Qual'è l'obbiettivo che l'ATM si propone di realizzare con queste nuove vetture? Il presidente dell'azienda, Ing. Amman, ha usato queste parole presentando i due prototipi: "Presentiamo oggi alla stampa, e attraverso di essa alla città, le prime due vetture tramviarie a grande capacità con le quali l'ATM intende rendere ai citta-
gri, filt237Argirorf
DIMENSIONE POVERO
Parlare oggi di chi è povero non è molto facile: povero è un vocabolo poco pronunciato, rappresenta un genere di uomini "diversi", ma sempre esistiti.
Che significato ha attualmente essere poveri?
Tra sprechi ed egoismi personali, malcostume diffusissimo di additare il povero quale uomo completamente privo di ogni scopo, nullo, da escludere dalla vita sociale; tra immensi giochi di potere il "poveretto" il classico "barbone", vive la sua squallida esistenza e ai nostri occhi sembra un residuato umano, uno scarto vivente.
Sembra strano eppure per strada, anche nel centro cittadino tanti poveri s'aggirano, praticamente vagano, infelici e soli, in attesa di qualche evento, nullatenenti, nulla facenti e forse nulla pensanti, ma uomini, anche se bruciati prima da un boom incredibile e ora da una crisi pesantissima.
Ho avuto l'occasione di visitare, si fa per dire, una di quelle tante baracche ai limiti della città, dove uno di questi uomini viveva; quasi una cuccia ingrandita: tutta in legno scuro, all'interno una branda senza materasso, due coperte, un tavolo e una specie di mobiletto tuttofare, tutto in un alone di tristezza e di nera povertà.
Il padrone di ciò non c'era ma se gli avessi chiesto come stava mi avrebbe risposto sicuramente con una smorfia, senza lagnarsi e senza mostrare soddisfazione. Dietro quella "casa" c'è un orticello misero senza la minima speranza di coltivare qualcosa.
Qui siamo a sud di Milano ma ad est,ovest e nord è lo stesso, ai confini estremi della città queste persone trascinano la loro esistenza e finchè non muoiono rimangono.
Ecco perchè la maggior parte di questi poveretti è gente anziana, gente che quando arriva l'inverno milanese sa che potrebbe non superarlo. Che pensare, come agire? I problemi sono quasi infiniti, questo è uno dei tanti che attanaglia le grandi città, compresa la nostra. Sarebbe necessario prima di tutto censire chi vive in queste misere condizioni e poi tentare un loro inserimento nella vita normale. Eppure chi vive in una dimensione diversa dalla nostra, in una dimensione di povero non è ingabbiato come noi, non è schiavo di certe circostanze dalle quali noi, per esempio, non ci potremmo mai staccare; il povero vive quotidianamente giocando con se stesso, sempre cosciente della sua situazione, sempre in una valida onestà, quasi mai sopraffatta dalle logiche tentazioni.
Chi ha coraggio resiste povero, chi tenta il salto può cadere e perdersi e finirsi.
Il tempo avanza inesorabile e cancella tutti, poveri e no; pensando bene siamo molto più poveri noi di loro, ben lontani dall'avere una aperta e sincera disponibilità nei loro confronti, fondamentale affinchè non siano lasciati ai margini di una vita, sebbene poco umana, che anch'essi hanno il diritto di consumare.
dini un doppio, utile servizio: mettere a disposizione un mezzo capace di trasportare un maggiore numero di passeggeri nel ristretto periodo dell'ora di punta, e nello stesso tempo contenere i costi di gestione, che tanto pesano sulla collettività.
L'introduzione di questi nuovi mezzi si muove quindi nella direzione di un potenziamento e miglioramento di un'essenziale servizio pubblico. Per usare una parola di moda, l'introduzione delle nuove vetture, porterebbe ad un aumen-
to della "produttività" della ATM. E' questo un fatto importante. La recente iniziativa dell'Amministrazione Comunale di chiudere alcune zone del centro al traffico privato, porterà ad un'aumento dell'utilizzo di questo servizio pubblico.
E' questo un modo concreto per contribuire a quel risparmio di risorse energetiche di cui abbiamo tanto bisogno".
Per tornare all'ATM, questa iniziativa comporta un lavoro certamente complesso ma che deve essere portato sino in fon-
do, per eliminare tutte le cause dell'eccessivo costo del servizio.
L'introduzione dei nuovi mezzi è un fatto certamente importante, ma non ci si può fermare a questo, l'analisi e l'opera di ammodernamento deve essere condotta anche all'interno delle strutture organizzative dell'Azienda, per eliminare sprechi ed inefficienze e per offrire un servizio sempre migliore ai cittadini.
Alcuni aspetti dell'alluvione in zona
...... •-• --. • •
IzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA
ROBERTO ZAPPA
di Miceli e Zollet
Via Mecenate, 8 - te!, 5061350
Gianfranco Ferrari
A COLLOQUIO CON FRANCO PARENTI
L'esperienza milanese del PIERLOMBARDO e il suo rapporto con la zona, in una nostra intervista esclusiva.
Abbiamo ritenuto importante dedicare uno spazio al teatro, e per poterlo fare in un modo che fosse il più possibile legato alla realtà della nostra città, siamo andati al Salone Pier Lombardo dove abbiamo parlato con Franco Parenti.
Perchè Franco Parenti? La nostra non è stata una scelta casuale in quanto questo. attore ha partecipato a tutte le forme che il teatro contemporaneo si è dato dal 1939, anno in cui ha iniziato la sua attività, fino ai giorni nostri.
D.: Pensiamo che il suo teatro non sia troppo frequentato dai cittadini della nostra zona, per questo motivo vorremmo che lei illustrasse l'attività e gli scopi del Salone Pier Lombardo.
R. : Innanzi tutto il teatro Pier Lombardo non è nato in seguito allo svilupparsi di iniziative culturali radicate in un determinato territorio, ma dall' esigenza di riempire il vuoto che realmente esisteva nello spazio culturale milanese che faceva capo da una parte al Piccolo Teatro (centro dell'attività teatrale "impegnata" ma non d'avanguardia N.d.r.) e dall'altra a un teatro di consumo, di carattere privato. Non esisteva cioè un'attività coerente, conseguente e pro-
grammata, che dimostrasse che Milano può oggi avere una più vasta circolazione di pubblico e un dibattito di idee che si realizzi in un pluralismo di forme teatrali. Questo non poteva però esaurire tutti i contenuti del nostro impegno culturale, per questo abbiamo pensato di affiancare al nostro lavoro delle rassegne cinematografiche e musicali che non entrassero nè in competizione nè in alternativa con le altre esperienze ma possedessero una loro autonomia.
D. : Quali sono allora le relazioni esistenti tra il Pier Lombardo e la sua zona, la zona 4?
R. : Come ho già detto, il Pier Lombardo pur trovandosi in una zona precisa elabora un'attività che non parte dalle necessità della zona ma dalle possibilità di una città come Milano, ciò non toglie che il rapporto con la zona dovrebbe essere approfondito, per una continua verifica di quello che noi proponiamo.
Io non credo che il decentramento culturale cittadino debba passare obbligatoriamente per delle forme di teatro, di rassegne musicali o cinematografiche. Ogni zona ha dei problemi propri da risolvere, che
vanno da quelli specificatamente politici, a quelli dell'aggregazione culturale di gente emarginata, di giovani sottoposti al "drogaggio" programmato, problemi che non si risolvono con degli spettacoli, ma affrontandoli alla radice, ed è un impegno politico che richiede l'intervento di ben altri operatori culturali.
Inoltre noi pensiamo che la cultura sia dibattito aperto, conflitto di idee; il compito dello spettacolo non è quello di esaurire tutti i problemi, ma di proporre quello che è il problema essenziale per il continuare della cultura, cioè il piacere di fruire di cultura, di "vivere" una serata intelligente, assistendo ad uno spettacolo non perchè questo sia il definitivo risolutore di tutti i gravi problemi che ci assillano ma perchè nel nome dell'approfondimento culturale questo spettacolo dia proprio il piacere di esserci.
D.: Perchè il recupero di un testo come la "Betia" del Ruzante e la rilettura delle poesie del Porta?
R. : Nella mia attività di attore c'è stato anche un grosso lavoro su certi scrittori e poeti un tempo considerati dei minori, per esempio il Ruzante, uno dei maggiori drammaturghi del 500; infatti noi non abbiamo
solo Goldoni ma anche tutta una cultura più libertaria di cui il Ruzante è proprio uno degli elementi più propulsivi.
Questo vale anche per il Porta, la cui poesia, avendo egli vissuto l'esperienza della Milano della fine '700 primi '800 con tutti i tumulti e le situazioni politiche e sociali che si sono verificate, attraverso il dialetto milanese ha contribuito alla costruzione di una vera lingua poetica che si poneva in alternativa alla cultura di lingua italiana solidificata tra Firenze e Roma.
Purtroppo per ovvii motivi di spazio dobbiamo qui concludere il nostro colloquio con Franco Parenti. Una cosa è certa: ne valeva la pena per la singolarità e la grande personalità del personaggio a cui ci siamo trovati di fronte.
E' comunque nostra intenzione proseguire il discorso ora iniziato, ed aprire anche attraverso altre interviste un più ampio dibattito sui temi del decentramento e dello spettacolo. (a cura di Marco Vaglieri, Marina Muzzani e Alberto Catone)
"attività dei circoli culturali
LE FOTOGRAFIE URLANO
Nei giorni 15-16-17 ottobre presso il "Circolo di Ricerca Culturale Concetto Marchesi di Morsenchio" in via Bonfadini 84, si sono tenute tre serate che hanno segnato la ripresa dell'attività del circolo stesso dopo la pausa estiva.
Le tre serate sono state imperniate su argomenti diversi che hanno interessato tre diverse sezioni: Cinema Super 8, Musica, Fantascienza.
Parallelamente a queste attività si è tenuta per tutti i tre giorni una mostra fotografica sul tema, particolarmente scottante per la nostra zona, della
DUE DOMANDE AL CANTAUTORE MUSICA POP CLAUDIO FUCCI
In questi ultimi anni si è sviluppata l'esigenza nei giovani di approfondire le tematiche che la musica POP mette in luce in contrapposizione alla musica convenzionale. E' sempre più sentita l'iniziativa di portare la musica nei quartieri come occasione per avvicinarsi e discutere i problemi di attualità sociale messi in evidenza anche dai testi dei vari autori.
Continuare questo discorso nella nostra zona è compito dello spettacolo di Claudio
Fucci che si terrà il 19 novembre presso il Centro Civico.
Chiediamo a Claudio : "Chi è Claudio Fucci?"
C. Fucci - Dicono che io sia un cantautore, ma al di là delle etichette, io sono un ragazzo che canta quello che vede fuori e quello che ha dentro. Uno che è di sinistra non per le tessere che possiede e non perchè chiama e canta tutti "compagni".
D - "Allora per te cosa significa
essere cantautore di sinistra?"
C. Fucci - Significa prima di tuttci non pretendere di dare risposte ai problemi, ma se mai, cantando tutte le contraddizioni, aiutare a discuterli ed a risolverli insieme : non "profeta", o "leader", ma uno nel movimento.
Inoltre, cercare anche di far uscire dal grigiore quotidiano, almeno per una sera, un pubblicò che ha voglia anche di "evadere" sia pure alternativamente.
droga. Le fotografie, gentilmente concesseci dalla galleria "Il Diaframma Canon", con la qùale il circolo ha posto le basi per una sempre più profonda collaborazione, erano di due fotografi americani: Mary Ellen e Larry Clark e ci hanno permesso un primo aggancio con un tema che è destinato ad assumere sempre maggiore importanza nell'ambito dell'attività del nostro circolo.
Il successo che queste tre serate hanno ottenuto ci inducono a sperare che quello in cui noi del "Concetto Marchesi" crediamo, sia anche un'esigenza
sentita da molti, e che non rimanga un'istanza completamente avulsa dalla realtà del quartiere, ma un ambito sociale e culturale nel quale tutto il quartiere si riconosca e possa sentirsi partecipe. Il Circolo chiede quindi la collaborazione di tutti e in tal senso avverte che in previsione di una riunione dei soci e di tutte le persone interessate. tutti i mercoledì dalle 21 alle 22.30 il Circolo rimarrà aperto per permettere ad ognuno di constatare che la sua partecipazione è per noi più che preziosa.
3 PARLIAMO DI TEATRO
del 5 al 17 ottobre Compagnia dei Co,,,, eivo ci, Parma regia d1 IL. RE' E' NUDO c. schwa, claire novembre loop al 19 dicembre Teatro Franco parenti ,ARIALD4 refila di Andrea di rest.„ Ruth Shammah dal 14 S'andai° al 13 lebbra 1° oop Teatro Fra, IL M/S c° Pa'"' ANTo
UN MORTO VALE 30 MILA LIRE Al CUSTODI DECISAMENTE SPETTANO! !
PERCHÉ non Vi siete mai rifiutati di renderVi utili alle famiglie colpite da un lutto consigliando l'Impresa più adeguata e conveniente.
PERCHÉ prestate spesso la vostra opera nella vestizione della salma procurando, quando manca: l'alcool, ìl cotone, l'asse, salendo e scendendo le scale e... di corsa!!
PERCHÈ dopo il funerale Vi affrettate a pulire le scale, il cortile e il portone dagli imbrattamenti e dai residui lasciati.
PERCHÈ custodite con la vostra indispensabile presenza gli addobbi, i candelabri e quanto concerne alla tradizione; avvertite l'Impresa, a vostre spese quando per un colpo di vento si stacca parte dell'addobbatura. non Vi siete mai rifiutati di aprire il portone ai visitatori anche nelle ore festive e notturne.
Quando un lutto ha colpito una famiglia, Voi avete dato sempre il massimo di Voi stessi, senza nulla chiedere, anche se si trattava di un servizio extra. Le famiglie, nel loro dolore, non sempre pensano ad un tangibile riconoscimento come si usa invece in altre occasioni.
Noi dell'ORGANIZZAZIONE CELLINI sui servizi conclusi, e da Voi segnalati, provvediamo anche a que Siamo certi che questa nostra iniziativa sarà da Voi considerata e ben accetta. Distinti saluti.
Questa che riportiamo qui a fianco è la copia di una lettera e di un assegno inviati ad alcune portinerie della zona dalla impresa di onoranze funebri Cellini. Nel testo, dopo aver ricordato l'impegno dei lavoratori delle portinerie in occasioni di decessi, si insinua la possibilità di guadagnare trentamila lire con una semplice tempestiva telefonata all'impresa. Inutiledire come questa iniziativa è parte della lotta fra le varie imprese di pompe funebri che si contendo-
ATTENZIONE!!!
no con tutti i mezzi possibili, fra i quali anche questo, il «mercato ».
Le trentamila lire spettanti a colui che avrà segnalato il decesso verranno comprese nella tariffa che inevitabilmente il familiare in lutto accetterà. Aiutare in tutte le maniere possibili i parenti del morto sarà forse più faticoso che alzare la cornetta del telefono e formare il numero della Cellini. Ma dal punto umano, e scusate se è poco, non c'è paragone.
Questo non è un vero assegno, è una indicazione di quanto potrete ricevere per la vostra collaborazione.
19
Ogni tempestiva segnalazionedi decesso, verrà adeguatamente compensata. CELLINI
MOTOCICLISTI FRACASSONI
Non sempre il giovane di oggi usa la propria intelligenza in modo razionale. Egli sovente evidenzia con il proprio comportamento l'esistenza di una crisi di adolescenza che, favorita ed anticipata dalla societàsupposta moderna - si inserisce nel campo delle amicizie, nella famiglia e nella scuola.
Si tratta di un effetto di un modo di vita sfrenatamente consumistico che tende a portarlo ad una alienazione interiore e lo fa sentire frustrato in una società incapace di salvaguardare o valorizzare le esigenze della gioventù. In altri termini, il giovane è costretto a soggiacere a pressioni troppo forti perchè il suo stadio di maturazione vi si possa opporre. Vediamone le ragioni.
L'adolescente, pur essendo legato al mondo giovanile, si sente spinto a modellarsi a misura degli adulti assumendone i comportamenti più deteriori e proprio attraverso questa mentalità nasce e si sviluppa il carattere e la personalità dell'individuo che trova difficoltà ad integrarsi con la famiglia, con la scuola e ad affrontare i reali problemi della vita. L'equazione società dei consumi = caren-
za di ideali si specchia in modo evidente negli oggetti-mito che assumono valore assoluto per l'effetto della strategia messa a fuoco dal capitalismo a danno dell'educazione giovanile.
La moto, per esempio. Oggigiorno rappresenta un feticcio al cui fascino soggiacciono molti giovani anche della nostra zona. Il Forlanini-Monluè è forse il quartiere che più degli altri nella zona risente negativamen-
re, il riposo di molti lavoratori è molestato, sacrificato sull'altare di un esibizionismo esasperato.
Nasce così, da questo modo di comunicare con la gente, il piccolo gruppetto che diventa più numeroso e rumoroso e la moto, luccicante bolide a due ruote, è il mezzo con il quale il giovane crede di dimostrare il suo valore. perchè a causa delle frustrazioni alle quali è sottopo-
Infatti, dal '68 in poi - tappa fondamentale del trentennio repubblicano per una rottura storica ed una svolta - si sono evidenziati gli aspetti di crisi nella scuola, nella famiglia, nel mercato del lavoro, nelle condizioni di vita dei centri urbani in genere. Tutto questo con gli im-á maginabili effetti di rimbalzo sui rapporti famigliari, sulla vita comunitaria, sui medesimi processi di crescita di ciascun giovane: sulla vita concreta degli individui concreti.
te di questa distorta strategia del capitale. Qui i giovani cercano di comunicare con il mezzo meccanico, in assenza di strumenti a tal fine più idonei. Le strade del quartiere, in qualsiasi ora della giornata. diventano vere piste. il rispetto verso gli altri viene sovente a manca-
sto, egli trova come sfogo naturale « qualcosa » che gli offre la sicurezza che gli manca: questo « qualcosa » si chiama rischio.
Attraverso queste esibizioni pubbliche e gratuite esiste anche il pericolo di una parziale americanizzazione del mondo giovanile.
Siffatti comportamenti inevitabilmente sollevano e stimolano risentimenti anche da parte della popolazione della nostra zona chiamando in causa però non solo questi giovani (fracassoni) ma tutte le forze sociali e politiche dei quartieri perchè si facciano carico, unitamente alle famiglie, di trovare giuste soluzioni al problema per consentire che la naturale vitalità giovanile trovi ampio sfogo in luoghi più idonei e in maniera più costruttiva.
Ecco quindi l'esigenza di utilizzare tutti gli impianti sportivi della zona e promuovere la ricerca di locali dove il giovane possa ritrovarsi tranquillamente con gli amici per svolgere at-
tività come lamusica, la lettura. le conferenze, stimolando, cioè, quella ricerca di valori culturali ed ideali che la famiglia ha da tempo trascurato di trasmettere, troppo impegnata com'è a combattere la quotidiana battaglia per il proprio sostentamento. La stessa scuola è spesso carente in materia di educazione civica e non si preoccupa di insegnare che la moto, come altri oggetti-mito del giorno d'oggi, è soltanto un facile ed immediato mezzo di collegamento per amicizie sterili e vanificatrici mentre la vera socializzazione passa attraverso amicizie reali e non si realizza per mezzo dei colori vivaci delle moto medesime e marmitte più o meno aperte.
Per concludere, senza un forte impegno generale della società appare difficile poter indirizzare i giovani ad esprimere la propria personalità in crescita negli sports, nella scuola e nei rapporti sociali stimolando nello stesso tempo quel naturale senso critico che resta indispensabile per una famiglia più unita ed una società più giusta.
PERCHÉ
4
-
IMPRESA CELLINI Via Trivulzio 16 Tel. 4043190 - Milan
‘6
PINCELLI Detersivi Henkel AL 251 DI SCONTO abbigliamento KISS V.LE UNGHERIA, 28 LA CASA CHE PRODUCE "I DDCAN" VIA LOMBROSO 32 (MERCATO POLLAME) - TEL. 592942 via
10
- Tel. 5062003
PARCHEGGIO TEL. 501737
Giuseppe Magrassi
Cassio Dione,
(ang. v. Salomone)
FACILE
SCUOLA E DOPOSCUOLA NELLE SCUOLE
ELEMENTARI DECORATI - MELERI - ZAMA
Caro Zagato, ti conosco, per le poche volte che t'ho incontrato, la sera, nella sede del Consiglio di Zona, come una persona gentile e affabile che si interessa della redazione del giornale MILANO DOMANIZONA 13.
Nella veste di redattore del giornale mi hai chiesto di scrivere un articolo sull'ultimo « problema caldo » del Circolo Didattico delle Scuole Elementari delle Vie Decorati, Meleri e Zama, che, in questo momento. è quello delle ATTIVITÀ PARASCOLASTICHE.
Ho riflettuto un poco prima di aderire all'invito e ho anche verificato con mia moglie circa la opportunità ó meno di inviare un articolo ad un giornale di partito. la cui proposta culturale seguo con attenzione ed interesse pur non condividendola, temendo le strumentalizzazioni che troppo spesso sono state create su fatti di questo tipo .e che, ti confido. mi fanno maggiormente soffrire quando vengono dall'ambiente culturale ed ideologico cui mi sento di appartenere. Ü
Non so se tu mi conosci bene: per me ha un grande significato vivere con impegno e responsabilità nel servizio e per la promozione dell'uomo; sono un
cattolico impregnato di cultura ecclesiale. educato ai problemi sociali e politici nelle A.C.L.I. della provincia di Sondrio, da cui provengo, iscritto alla C.I.S.L. dal giorno che « misi piede » nell'azienda presso cui ancora oggi lavoro, ed attivista da vent'anni di tale organizzazione sindacale, ricco di quattro figli i cui bisogni educativi dell'età scolastica mi hanno portato ad interessarmi della scuola proprio per un impegno civile, morale prima che politico, per essere presente ed attivo nel processo educativo dei miei figli con una consapevole certezza che essi debbono crescere prima come uomini liberi e cittadini senza etichette, per poi scegliere autonomamente la parte politica cui esprimere e vivere la propria visione della società.
Quindi ho sentito il dovere di partecipare attivamente, fin dalla sua costituzione alla vita dell'Associazione Genitori delle Scuole Elementari DecoratiMeleri - Zama e, nell'anno scolastico 1975/76. ho svolto anche le funzioni di Presidente della Assemblea dei genitori di questo « vivacissimo » Circolo Didattico.
Proprio per i miei doveri di genitore oltre che per le grandi
responsabilità derivanti dall'incarico di Presidente dell'Assemblea dei genitori ho aderito di buon grado all'iniziativa promossa dall'Associazione Genitori di elaborare una proposta di regolamento delle attività parascolastiche in collaborazione con alcuni insegnanti del doposcuola. Il lavoro che ne uscì fu il frutto di diverse sere di incontri che si dovettero tenere presso il Consiglio di Zona perché, purtroppo. il Consiglio di Circolo non ha mai autorizzato l'uso della scuola alle Associazioni Genitori esistenti nel quartiere. Tale bozza di regolamento venne da me presentata il 7 maggio ai genitori convocati in una regolare assemblea la quale la modificò ed integrò. Mi affrettai ad inviare al Consiglio di Circolo la nuova proposta di regolamento approvata dall'assemblea dei genitori spiegando che tale documento doveva essere considerato come un contributo dei genitori ai lavori del Consiglio, e che quindi doveva avere lo scopo di fornire alcuni suggerimenti e di favorire la stesura definitiva del regolamento delle attività parascolastiche del Circolo didattico.
Il Consiglio di CircoloÜ approvando all'unanimità nel mese di giugno il «regolamento per
le attività parascolastiche » dimostrò di avere tenuto conto del lavoro fatto da genitori e insegnanti e di condividere gli orientamenti più qualificanti. Infatti all'art. I: « L'organizzazione scolastica deve tendere al superamento dell'attuale distinzione tra scuola e doposcuola» ... ed all'art. 3: «Tutte le attrezzature e i locali della scuola dovranno essere disponibili per il doposcuola. Pertanto durante l'orario del doposcuola (14.3016.30) l'uso dei locali scolastici non potrà essere concesso ad enti privati per lo svolgimento dei corsi a pagamento: sono consentiti i corsi di ginnastica correttiva gestiti dalla Ripartizione Igiene e Sanità» venivano recepite le richieste dei genitori che non vogliono « distinzioni » tra il servizio sociale-educativo che la scuola dà al mattino rispetto a quello del pomeriggio e desiderano quindi che sia fatto il possibile perchè la vita scolastica pomeridiana goda della stessa attenzione e considerazione di cui gode la scuola del mattino.
Ed allora non capisco perché il Consiglio di Circolo dopo aver condiviso tali linee socioeducative le abbia poi modificate il 19 ottobre in una seduta successiva in cui deliberò a
maggioranza che i corsi privati di lingue estere e sportivi venissero svolti durante l'orario del doposcuola dalle ore 14.30 alle 16,30 snaturando così quanto deliberato pochi mesi prima, come appunto risulta rileggendo l'art. 3 soprammenzionato. I corsi privati non possono proprio essere accolti nella scuola dalle ore 16.30 in avanti? Inoltre ai genitori che mandano i propri figli ai corsi privati di lingue estere non è mai sorto il dubbio circa l'utilità di tali corsi, la didattica e la serietà di educazione, l'affaticamento dei figlioii, il tutto rapportato anche ai costi sostenuti ed ai risultati conseguiti?
Tanto si è discusso e si discute intorno a tali problemi ed anche gli « esperti » sono tra loro abbastanza divisi.
Mi rendo-conto che i lettori di MILANO DOMANI da questo mio scritto non avranno « certezze »: mi sono proposto di contribuire a far conoscere un argomento che, a mio avviso. merita di essere ulteriormente approfondito e dibattuto con pacatezza, in modo civile e, possibilmente, costruttivo con l'unico fine di concorrere al miglior funzionamento del doposcuola.
Silvano Pontiggia
PERCHÉ LA SCUOLA MATERNA PRIVATA?
È fuor di dibbio che sia in atto nel settore della scuola dell'infanzia un attacco su larga scala, col quale si tenta di riconquistare uno spazio tradizionalmente riservato alle forze confessionali, al quale le forze democratiche che dirigono le Amministrazioni locali hanno tentato di dare un assetto diverso. Su questo argomento rispuntano vecchie concezioni e teorizzazioni approssimative a sostegno di posizioni lungamente consolidate e oggi in difficoltà. Da parte di larghi settori della DC viene riproposta una versione del pluralismo, non tanto interessata a difendere la necessaria presenza della diversità degli orientamenti nella scuola di Stato e a riconoscere il peso della situazione di fatto delle scuole private, ma che pretende di mettere perfino sullo stesso piano istituzionale le articolazioni dello Stato (i Comuni) e le associazioni private. Realizzare una sostanziale equiparazione tra scuola pubblica e privata significa istituzionalizzare il finanziamento pubblico di quest'ultima. La rivendicazione del «pluralismo delle scuole» tanto cara alla DC e a Comunione e liberazione non serve altro che a mascherare questa operazione. Ora invece sul pluralismo occorre intendersi bene. Nessuno pensa di impedire a gruppi sociali, associazioni ed enti, religiosi o laici che siano. di istituire e mantenere proprie scuole. ma la pluralità delle istituzioni è altra cqsa dal pluralismo che deve essere garantito all'interno della istutuzione scolastica. Perchè questo è il vero problema di fondo: che cosa debba effettivamente caratterizzare la scuola pubblica. E per definire pubblica una scuola non basta che vengano salvaguardati aspetti fondamentali come la parità di condizioni offerte agli alunni, il trattamento e i diritti
sindacali del personale, la partecipazione dei cittadini alla gestione della scuola, ecc.. Ma occorre, soprattutto, la garanzia di pluralismo ideale e culturale e di libertà di insegnamento. Questo contraddice proprio quella esigenza di omogeneità ideologica in nome della quale si chiede il sostegno dello Stato alle scuole private. Ma, fermi i punti di fondo, l'obiettivo della scuola dell'infanzia per tutti se ha la sua leva fondamentale nello sviluppo della scuola pubblica finanziata dallo Stato, programmata dalle Regioni e gestita dai Comuni, non può evitare di fare i conti apertamente con la scuola privata: per la sua incidenza quantitativa e per il ruolo che è chiamato a svolgere lo
Stato democratico per assicurare una formazione qualificata aperta e pluralistica a tutti i bambini a partire dai tre anni. Da qui bisogna partire per consolidare ed estendere, non per ridurre, la formazione scolastica pubblica: proprio l'obiettivo del controllo e della gestione democratica e sociale dello Stato pone all'ordine del giorno la necessità del superamento della divisione fra Stato e società civile e concretamente la lotta contro ogni espressione di organizzazioni separate. Non può essere accettata passivamente una scuola privata chiusa ad un rapporto con la società e le istituzioni; non è indifferente che in uno Stato democratico e perciò fondamentalmente laico una
parte rilevante di bambini abbia una formazione sottratta ad ogni controllo sociale. La legislazione in materia (legge 444 del 18 marzo 1968). da questo punto di vista, mentre introduce nel nostro ordinamento l'avvio della scuola pubblica, non solo conferma i contributi finanziari alla scuola privata ma riconosce di fatto ai privati la funzione dell'istruzione senza alcuna possibilità di controllo da parte dello Stato sulla formazione dei bambini. La linea che si arrocca nella difesa della legislazione attuale nei rapporti con le scuole private finisce col delegare silenziosamente proprio la scuola confessionale una parte della funzione pubblica della istruzione...
abdicando ad una prerogativa dello Stato; consolida una divisione delle aree di influenza di corpi separati sottratti ad ogni controllo pubblico. Da qui la necessità di avviare un confronto esplicito con le scuole private, anche col ricorso a convenzioni per introdurre in queste scuole elementi di gestione sociale e di pubblicizzazione. Ma. come abbiamo accennato sopra, è necessario soprattutto un nuovo provvedimento legislativo che realizzi una scuola per la infanzia che garantisca un posto a tutti i bambini, e che sia gestita socialmente, finanziata dallo Stato. programmata e gestita dagli Enti locali.
Mario Caccia
LETTERA
REDATTORE
Scuola materna v.le Ungheria (foto Malocchi)
A UN
COME FUNZIONA « LE QUATTRO MARIE »
21 gennaio 1974 - Il CEM (Consorzio Edilizio Milanese) dopo una truffa ai danni di 6.500 famiglie offre a copertura del proprio fallimento la clinica « Le Quattro Marie » valutata due miliardi e 263 milioni. di sua proprietà.
Il CEM nasce il 3 agosto 1960: insieme al MEC (Movimentò Edilizio Consociato) raggruppa 200 piccole immobiliari di comodo.
Dal '61 al '66 il Consorzio realizza il 20% del costruito nel milanese. Nel '68 il primo segno di crisi. Novantuno piccole società vengono sciolte. Le altre si uniscono nell'immobiliare « Lupietta », tre anni più tardi. Nel '72 la grana con la Caísa di Risparmio delle Provincie Lombarde. L'attività edilizia del Consorzio era stata resa possibile dall'accensione di un mutuo con l'istituto di credito che aveva chiesto in garanzia l'ipoteca sugli appartamenti.
Attraverso il CEM migliaia di famiglie avevano creduto di poter comprare un appartamento. L'acquisto avveniva parte in contanti e il resto in cambiali.
DI CHI E
Con puntualità operai, artigiani. negozianti, impiegati versavano al Consorzio il denaro dovuto con la sicurezza di comprare pezzo per pezzo i locali in cui già abitavano. Fino al '72 il CEM aveva versato regolarmente a sua volta il denaro alla Cassa di Risparmio. Solo nel '72 l'istituto di credito, dopo due anni di silenzio, si fa vivo reclamando i propri diritti sugli appartamenti. Da questo momento ha inizio la lotta dei truffati per restare nei locali acquistati ormai completamente: mostre fotografiche, manifestazioni, assemblee. Uno dei truffati scriverà ad un giornale: « Sono un pensionato della previdenza sociale e avevo impegnato tutti i risparmi in un appartamento di periferia. Credevo di essere a posto, non sapevo di avere tre milioni e 200 mila lire di debito verso la Cassa di Risparmio». Numerose famiglie vengono invitate a pagare nuovamente l'appartamento. Per difendere i loro diritti si riuniscono in un Comitato speciale CEM.
« LE QUATTRO MARZE »
Il 27 gennaio 1963 la clinica privata «Quattro Marie » entra in funzione dopo l'inaugurazione ufficiale. L'intento è di farne una clinica « svizzera » ben attrezzata destinata ad una clientela selezionata. vi restano per giorni interi, per le visite e per le cure, i calciatori dell'inter. 350 letti e 280 dipendenti. Un piccolo gruppo di medici a tempo pieno e un gran numero di specialisti pagati « a gettone » provenienti da altri ospedali, soprattutto il Policlinico.
Con l'andar del tempo e probabilmente anche in seguito alla vicenda del Consorzio Edilizio Milanese che riportiamo !lui a fianco, la casa di cura « sbiadisce » nei suoi settori di punta. La clinica « Le Quattro Marie » è costretta alla rigida gestione di tipo commissariale che non consente esperimenti che mettano in pericolo il bilancio di fine anno.
A parte le camere singole e doppie destinate a clienti che possono pagare 35 mila lire al giorno (spese medice escluse). tutti gli altri letti devono essere sempre occupati per garantire le entrate. Per questo nelle corsie della clinica sono inviati a volte degenti di altri ospedali milanesi super-affollati.
Avviene così che persone della zona che potrebbero essere ricoverati alle « Quattro Ma-
rie », con grande vantaggio per le visite dei parenti, non trovino posto libero per giorni e giorni e, in caso di estrema necessità, siano costretti a rivolgersi in altri ospedali più lontani. Pur essendo sotto l'organico previsto, il personale è sufficiente (a differenza degli altri ospedali) per il funzionamento di tutti i settori della clinica. Qualche carenza si ha soprattutto per il reclutamento dei generici per i quali l'Amministrazione, non si capisce perchè, avrebbe fatto capire di non gradire l'assunzione di lavoratori abitanti nella zona.
Lacunoso l'interesse per la salute del personale ospedaliero. Fra le richieste del prossimo contratto di lavoro ci sarà proprio la richiesta di controlli periodici e l'applicazione del libretto sanitario per la salute dei lavoratori e dei pazienti.
Il problema più grave però è rappresentato dalle gravi carenze nell'assistenza sanitaria ai degenti, derivanti proprio dal fatto che la maggior parte dei medici lavora alle «Quattro Marie» solo in modo parziale. cioè dopo aver svolto l'attività principale presso altri ospedali. È questa una lacuna che non deve più a lungo essere tollerata: le autorità sanitarie regionali non hanno nulla da dire?
Paolo Zucca
L'estate scorsa sono stato ricoverato nella clinica « quattro Marie » e questa occasione non certo gradita mi ha dato la possibilità di vivere da malato in un ospedale italiano.
Ricoverato per una semplice appendicite dopo alcuni giorni di degenza già iniziati a pensare quale sarebbe stata la mia triste sorte. La sensazione che ora per prima mi ritorna alla memoria è uno spiacevole e continuo senso di abbandono.
L'unica visita a cui sono stato sottoposto è stata quella nel reparto « accettazioni » dove, accertata la provenienza dei miei dolori, mi fu consigliato il ricovero immediato. Da allora sono stato sottoposto ad esami del sangue, delle urine, elettro-
cardiogramma, tre iniezioni al giorno senza che nessuno si degnasse di spiegarmi il motivo per cui mi sottoponevano a delle cure, aspettando quindi ad operare e in attesa dei risultati degli esami.
Passata ormai una settimana, era un sabato mattina, un infermiere mi disse che dagli esiti dell'esame del sangue risultava l'appendice infiammata che molto probabilmente mi avrebbero operato in giornata.
Non solo fui operato il martedì seguente ma non mi fu detto più nulla: in quei giorni arrivai persino a sperare un attacco acuto per poter risolvere immediatamente la mia situazione.
Oltre alle critiche riguardanti le carenze di carattere assisten-
ziale, la mancanza di strutture e di personale, credo che alle « Quattro Marie » manchi completamente «l'assistenza psicologica ai degenti. Spesso infatti il malato viene considerato oggetto di una qualsiasi iniziativa curativa e non reale soggetto in una situazione che lo vede coinvolto in prima persona.
Troppo grande è il distacco tra malati e medici, dovuto sia alla mancanza di personale che a un comportamento a dir poco strano dei Signori Professori, i quali sembra non capiscano le esigenze, a mio avviso più che essenziali, dei « malati della mutua », che poi sono la maggior parte dei ricoverati negli ospedali italiani.
Giorgio Vaglieri
6 BREVE
UNA DEGENZA ABBIGLIAMENTO SIETE SCONTENTI DEL VOSTRO ASSICURATORE? Il Centro Assicurativo Milanese Vi offre un servizio qualificato e sicuro con Compagnie italiane e straniere valentino VOLETE SAPERNE DI PIU'? Telefonate al 5063064 - Via Mecenate 107 (aperto anche il sabato mattina) Accessori bagno Impianti idraulici e riscaldamento Riparazioni MILANO - VIA MECENATE, 26/2 -TEL 5061306 Via Attilio Regolo. 2 Telefono 50.62.017 GUARDIAMO DENTRO
CRONACA DI
A "LE QUATTRO MARIE"
SI PUÒ FARE UNA LEGGE PER FERMARE I PREZZI?
Quanto « pesa » oggi la borsa della spesa
I prezzi aumentano vertiginosamente. Le statistiche parlano: quello che costava 200 lire un anno fa oggigiorno costa 300. Come reagiscono a questa situazione le donne del nostro quartiere? "Non faccio più le grandi spese per 15 giorni", "compro meno carne", "preferisco il Supermercato al piccolo negozio, perchè posso controllare meglio i prezzi, cambiare idea", mi rispondono le signore intervistate davanti ai negozi. "I maggiori risparmi li faccio sul vestire, sui divertimenti, perchè nel mangiare sono sempre stata attenta a risparmiare" è un altro motivo ricorrente. "Anch'io guardo molto di più i prezzi, non capisco perciò come mai in certi negozi gli stessi prodotti cambiano prezzo ogni settimana, aumentando e diminuendo in modo strano. Non parlo della frutta, della verdura, ma ad esempio dell'olio venduto al Supermercato". "I prezzi salgono .... sarà colpa della crisi, ma anche i negozianti ne approfittano. Sono andata in cartoleria e sull'astuccio delle matite c'era il cartellino con L. 1.000 e sopra un secondo contrassegno con L. 1.500".
"E il latte? anche su quello si trovano differenze di 10 lire tra un negozio e l'altro e, se prote-
sti, dicono di andare pure da un'altra parte. Il Comune farebbe bene a mettere dei controlli". I negozianti si difendono: il loro margine di guadagno è ridotto. La troppa concorrenza li danneggia e le offerte speciali, i prodotti con pochissimo guadagno sono un modo per mantenersi la clientela.
Ammettono anche che nella burrasca dei prezzi è facile per qualcuno approfittarne, vendendo le scorte col nuovo prezzo. "C'è anche la possibilità, però, che la donna di casa possa fare buoni affari andando a cercare i negozi con i prezzi migliori". E' questo un atteggiamento che il consumatore, soprattutto se ha poco tempo perchè lavora, pratica raramente. Più che i piccoli accorgimenti tattici, che si fanno sì strada a poco a poco, ma quasi inavvertitamente, le donne da noi intervistate cercano altre soluzioni più globali.
ma è la gamba che bisogna curare". "I prezzi salgono, perchè abbiamo distrutto l'agricoltura e non abbiamo rinnovato ed ampliato l'industria. Importiamo dall'estero quasi tutti i prodotti alimentari; non produciamo a sufficienza in nessun campo." "Le nostre macchine ed i nostri prodotti vengono costruiti meglio altrove". "Siamo in crisi, perchè spendiamo troppo nei servizi, che in Italia sono tanti (molti inutili e solo gesstione di potere clientelare) ed inefficienti (basta guardare gli ospedali, le scuole...)." Sono alcune delle tante cose che dicono.
Una famiglia che produce poco, una fabbrica che vende poco, ma che spendono molto, alla fine affondano nei debiti: questa è l'Italia. "Dobbiamo lottare per gli investimenti nel Mezzogiorno, l'Italia non può produrre solo in poche zone del Nord, mentre tutto il resto del paese è abbandonato al latifondo, alla disgregazione morale, al parassitismo" ci dice Elide Pacini. "Dobbiamo riconvertire l'industria: sostituire vecchie apparecchiature, investire nei settori più necessari, per vinvere la concorrenza estera e combattere gli sprechi; dobbiamo aumentare la sicu-
rezza del lavoro e la prevenzione. L'agricoltura e non le automobili devono essere al centro della nostra attenzione". "E l'assenteismo dal lavoro? e la mafia?" Lo chiedo provocatoriamente, sapendola impegnata nel movimento sindacale con le rivendicazioni del Meridione.
"Il discorso è lungo, sia sulla mafia ed i suoi legami con l'attuale potere, sia sull'assenteismo... che non è solo quello dell'operaio, "risponde, prima paziente, poi sempre più accalorandosi" ... ma quello ben più grave di chi non reinveste i profitti e lascia decadere la sua fabbrica, per speculare in Italia più spesso all'estero; di chi
evade per miliardi le tasse; di chi lascia sfitti centinaia di ap, partamenti nel gioco al rialzo. Per vincere tutto questo è necessario un grande movimento di solidarietà naziónale, una grande battaglia ideale.. Solo così le mafie di tutti i tipi potranno essere isolate e sconfitte ed i cittadini onesti avranno la soddisfazione, che il loro impegno non serve solo ad esportare capitali all'estero".
Ricorrente è così la speranza di una legge che fermi i prezzi. Di fronte a questa proposta due economisti intervistati, i proff. Riva e Pescetti, scuotono la testa o si mettono a ridere: "E' come curare un ammalato, che ha una gamba in cancrena, cercando di togliergli la febbre. La febbre è una conseguenza, Ornella De Filippi
I PREZZI AUMENTANO?
E IO MI FACCIO UN ORTO
Ogni ritaglio di terreno va bene. Una palizzata, un filo, un cancelletto e il più è fatto. Poi per l'orto vero e proprio occorreranno concime, sementi, attrezzi da lavoro e un capannotto per ripararsi quando piove o per insediarvi un bastardino da guardia.
Così con molto lavoro e pochi mezzi nella nostra zona fiorisce, soprattutto in questi anni di vertiginosi aumenti di prezzi, I' "investimento-orto".
Presi in affitto a prezzi irrisori o, più spesso, frutto di una incruenta conquista, pochi metri quadrati di terreno, vengono ripuliti dalle erbacce, recintati rimossi e concimati.
In questo modo, e lo abbiamo tutti davanti agli occhi, interi campi di Morsenchio, Monluè e Ponte Lambro sono stati resi produttivi diventando elemento costante del paesaggio di periferia.
Le forme sono le più svariate: triangoli, rettangoli, di perimetri incredibili, striscie di terra lunghissime e strette, "costoni" in salita: libera creatività anche nelle recinzioni e nei capanni. In primavera, finalmente, dopo le solite discussioni sulla luna e il tempo, la semina. Insalata, insalatina, pomodori, prezzemolo, carote e ancora insalata: a seconda delle stagioni e dei gusti.
UN NUOVO PERSONAGGIO o
Con questo numero di "Milano domani" nasce Teresina, un personaggio creato da Miceli e Cluet che di volta in volta vivrà situazioni reali e le interpreterà in modo da far riflettere e discutere i nostri lettori.
Questa prima "avventura" ad esempio vede Teresina andare al Consultorio e reagire violentemente allorchè il servizio che le viene offerto è ben diverso da quello che dovrebbe essere: distribuzione meccanica di pillole invece che aiuto, educazione sostegno Anche questo pensiamo sia un utile contributo al dibattito in corso sul consultorio familiare.
A.I.P.P.A.Z. ASSOCIAZIONE ITALIANA PRO-PILLOLA "A -Z" o,
Toccherà poi nei mesi successivi a pensionati e massaie, ma anche a operai e artigiani nel tempo libero, sudare perchè questa mini-agricoltura che vuole continuare ad esistere nella città dia i suoi frutti.
Ma si tratta poi veramente solo di un investimento coltivare un orto? No, è soprattutto tradizione, che si tramanda di generazione in generazione, di gesti e di esperienza della nostra cultura rurale trapiantata nelle periferie o nei comuni che circondano Milano dal progressivo abbandono delle campagne derivato da scelte sbagliate di cui ora cominciamo a pagare lo scotto.
Investimento, tradizione e soprattutto soddisfazione per il proprio lavoro. In autunno la preparazione del terreno, poi a inverno finito la rimozione, la semina e l'assestamento. Quindi la protezione contro i ritorni di gelo fino al raccolto scarso o abbondante che sia. Tutte fasi queste che vanno seguite attentamente settimana per settimana ma che danno a fine ciclo la testimonianza tangibile del proprio lavoro. Proprio il contrario, mi sembra di poter osservare,.della tendenza che si è affermata nel mondo del lavoro con l'ossessionante ripetitività dei gesti e dei compiti che sacrificano la soddisfazione e la professionalità al profitto pa-
I prezzi aumentano a ritmo sempre più accelerato: sapremo cambiare la società, fino a superare la crisi?
dronale.
L'orto, infine, è lo spazio libero di una stanza distaccata dal resto della abitazione. Un locale completamente verde, arieggiato, un "salotto" dove scambiarsi le visite con i vicini di capanno con i quali è molto più facile familiarizzare rispetto ai vicini di pianerottolo. E' il rifugio dove ritrovare in pochi metri quadrati una vita più umana e tranquilla. Per questo si coltiva un orto. Anche se poi tutto il lavoro non dà frutti per una inondazione o per i soliti piccoli ladruncoli che distruggono la recinzione, e bisogna ricostruire tutto come prima. Ammettiamolo, non è questo che conta.
DOPO 3 MESI DOLORANTE , HAI ! HAI
E MEGLIO CI-LE RITORNI ALLI A.I. P. P.A.Z.
7
LA PAROLA ALLE DONNE
.1 i....I12 " 0.4‘t V3 á 0 4 Io tìdiSN L mii111~41041
REFEZIONE SCOLASTICA ED EVASORI FISCALI
Qualche giorno fa leggevamo alcuni dati estremamente interessanti sull'ammontare dei redditi denunciati a finifìscali dai cosiddetti lavoratori autonomi. Abbiamo avuto così, purtroppo, una ulteriore conferma di quanto ampia sia l'evasione fiscale da parte di questi 4 milioni di cittadini, cioè i liberi professionisti (medici, avvocati, commercialisti), gli artigiani, i commercianti, i coltivatori diretti. Basti pensare che nel 1975 l'85,3 per cento di essi ha denunciato reddito fra le 190 mila lire mensili (per 12 mesi) e le 380 mila lire; addirittura il 52 ,7 per cento percepirebbe redditi fino a 190 mila lire mensili. Come si vede, circa 2 milioni di lavoratori indipendenti non arriverebbe alle 200 mila lire mensili, cioè guadagnerebbe meno di un manovale. Si tratta quindi di cifre che, per la loro esiguità, sono evidentemente inattendibili.
Ci rendiamo ben conto che non si può fare d'ogni erba un fascio: ci sono infatti artigiani che vivono in ristrettezze, commercianti che sono costretti a chiudere la loro bottega.
Tuttavia è difficile credere che, ecco un altro dato interessante, solo il 2 per cento dei lavoratori autonomi (80 mila su oltre 4 milioni!) guadagni più di I milione al mese.
Queste cifre del resto confermano ciò che è risultato evidente ai componenti le commissioni per la determinazione delle rette per la refezione scolastica. Infatti insieme alla stragrande maggioranza di cittadini, lavoratori dipendenti e no, che hanno consegnato una documentazione veritiera, presso ogni
scuola vi sono stati alcuni (quasi sempre lavoratori autonomi) che hanno consegnato documentazioni palesemente false. Come si fa a credere infatti che la famiglia di 4 persone di un negoziante possa compare con I milione e mezzo di reddito all'anno e nello stesso tempo viaggiare in Alfa 1750? E un avvocato come può mantenere «decorosamente » la sua famiglia di 5 persone con meno di 3 milioni all'anno? Oppure un titolare d'azienda (famiglia di 4 persone) può vivere con 3 milioni e mezzo l'anno?
Per quanto riguarda comunque la definizione delle rette della refezione le commissioni di molte scuole hanno provveduto a far pagare a costoro il massimo della retta e successivamente a segnalare i nominativi come sospetti evasori fiscali.
Il problema però non è solo questo. L'inadeguatezza del fisco, la evasione generalizzata, sono infatti il risultato di una politica, di un indirizzo seguito dai governi dominati dalla DC, che hanno sempre cercato di far leva sugli interessi più egoistici e corporativi, invece che su quelli solidaristici e nazionali.
Ora è bene perseguire gli evasori anche penalmente, ma ciò che è importante è costruire le strutture fiscali che ora mancano e che sole possono permettere di far pagare giustamente le tasse. Si tratta inoltre di dimostrare nei fatti che le tasse pagate andranno a buon fine, cioè a servire lo sviluppo del Paese e non il parassitismo, lo spreco o la corruzione.
Nota di Medicina
IL MANICOMIO: UNA LOGICA DA DISTRUGGERE
I manicomi, nati con la legge del 1904 ed il relativo regolamento del 1909, hanno avuto il compito di « custodire e curare
le persone pericolose a sé ed agli altri odi pubblico scandalo». con il presupposto che il cosidetto matto fosse una sorta di
tarato dalla nascita e definitivamente irrecuperabile. Ciò derivava dall'impostazione organicista della medicina del tempo,
secondo la quale malattia mentale equivaleva a lesione encefalica. Dovevano servire quindi ad accogliere e trattenere coloro che, per il loro comportamento deviante, rappresentavano un elemento di disturbo per la massa dei sani e benpensanti: in definitiva un reclusorio - spesso a vita - per gli indesiderabili. È quasi inutile poi precisare che a saturarne i letti sono state le classi sociali più svantaggiate dal punto di vista sociale. economico e culturale.
Le conseguenze sono tutt'ora constatabili in ogni ospedale psichiatrico, ove prevalgono nettamente i lungodegenti - con internamenti talora superiori ai 50 anni - che non solo non presentano più i disturbi che hanno motivato il ricovero, ma soffrono ora i danni della lunga permanenza nell'istituzione chiusa: perdita della propria individualità ed autonomia, rottura di ogni interesse e legame con la realtà esterna - in ciò spesso ricambiati dai familiari che li hanno scaricati dal l'oro affetto e li visitano « una tantum » come si fa con i propri morti al cimitero - abbarbicamento tenace e impaurito al manicomio, considerato come la loro casa sicura.
Potrebbero essere paragonati agli ergastolani che rifiutano la grazia presidenziale e la liberazione perchè non riuscirebbero più a vivere fuori dal carcere.
Né sorte migliore hanno goduto finora quanti dal manicomio sono regolarmente usciti: si sentono addosso un marchio squalificante, da tenere nascosto con ogni mezzo, pena il sentirsi rifiutare un posto di lavoro, una casa, le amicizie, i rapporti interumani; sanno che alla minima occasione scatterà, rapido ed efficiente, il meccanismo
che li rimanda dentro.
Perchè questo è il senso della lógica manicomiale che è nella società e prima ancora nell'individuo: i disturbi psichici, ed i comportamenti devianti dalla norma che ne possono derivare. sono prerogativa del pazzo ed il sano ha il diritto di tutelare la propria tranquillità, di premunirsi contro possibili manifestazioni di pericolosità odi scandalo. neutralizzando il disturbatore in una istituzione che lo annulla come individuo e lo reprime, anche attraverso la terapia. in misura direttamente proporzionale al grado della sua devianza. Vale a dire che se il malato, con la sua sofferenza psichica chiede di essere aiutato ad appagare bisogni o a ridurre carenze - sociali, economiche. affettive - la risposta che riceve dalla società è: « Mi fai paura e mi dai fastidio, ti segrego finchè non la smetti di crearmi problemi ».
La logica manicomiale, in definitiva. soddisfa le esigenze dei sani e soffoca il bisogno del malato. Rovesciarla significa eliminare questo equivolo ed impostare una assistenza che si ponga prioritariamente al servizio dei bisogni di chi soffre, riconoscendogli una eguaglianza di valore e di ditini con gli altri, e consentendogli di vivere, in maniera umana e civile, nonostante il suo disturbo.
A livello individuale significa ammettere anche per noi stessi la possibilità di soffrire, sul piano psichico, riconoscendo che essa è un'avventura dell'esistenza umana nella quale potremmo noi pure ritrovarci. O che stiamo già vivendo senza rendercene conto.
8
Dott. Giuseppe Zanus9
Antonio D 'A ttellis: Morte per insufficienza cardiocircolatoria
COMMISSIONI CASA E UFFICIO ABITAZIONI:
IL CONSIGLIO HA APPROVATO LE DELIBERE
Anche nella nostra zona il partito democristiano sceglie l'opposizione, ma al suo interno si fa strada il dissenso.
Dopo tre sedute di Consiglio comunale ricche di dibattito quanto di polemiche (ad opera soprattutto della DC) la delibera sulla costituzione delle « Commissioni casa » presso i venti Consigli di Zona e quella relativa alla creazione « dell'ufficio delle abitazioni » sono state approvate. Pur con le differenziazioni che ogni volta puntualmente si evidenziano all'interno del gruppo consiliare scudocrociato - per fare un esempio una cosa è stato l'intervento di Ferdinando Passani che ha sfoderato un'oratoria stile '48, un'altra è stata quella di Antonio Velluto che se non altro ha cercato di entrare nel merito delle due delibere - alla stretta finale i democristiani hanno ribadito che la politica del muro contro muro per loro continua ad essere quella valida. E la loro ricerca di annullare l'intimo significato delle due delibere non si è fermata davanti a nulla. Sono arrivati ad annunciare che nessun consigliere di zona dc farà mai parte delle commissioni casa. Ma vediamo concreta-
mente quali sono i compiti dell'Ufficio abitazioni che i Comuni con oltre centomila abitanti hanno facoltà di istituire - è bene non dimenticarlo - «a norma di legge »: «A tale ufficio i proprietari di case devono denunziare la disponibilità di locali e i relativi affitti richiesti entro cinque giorni dal momento in cui si verifica la disponibilità stessa ». E ancora: «Oltre che indispensabile ai fini conoscitivi suddetti l'Ufficio potrà inoltre svolgere un'utile funzione di informazione per l'inquilino in quanto, come è noto, la legislazione vincolistica sui contratti di locazione (D.L. 19 giugno '74, n. 236) prescrive in taluni casi particolari garanzie per i nuovi inquilini, in relazione al canone corrisposto dal precedente conduttore ». Si sottolinea poi che « la sede centrale dell'Ufficio abitazioni sarà ubicata presso la Ripartizione edilizia popolare mentre le future venti commissioni casa dei consigli di zona fungeranno in seguito da sedi decentrate ». Queste invece le funzioni delle « Commissioni
casa ». Esse devono provvedere: « ad istituire, previo censimento generale del patrimonio edilizio che dovrà raccogliere tutti i dati relativi alla proprietà degli uffici, alla loro destinazione, d'uso, allo stato igienico - manutentivo degli stessi, alí'infittanza o sfittanza, ai contratti di locazione »;
« a cooperare con l'Ufficio abitazione »;
«a provvedere, tenuto conto delle risultanze dell'anagrafe del patrimonio edilizio alla verifica dell'esatta applicazione della legislazione vincolistica sui canoni di locazione; all'assorbimento dei compiti che la futura legislazione in materia affiderà al pubblico controllo; al controllo delle operazioni speculative che comportino all'allontanamento dei ceti popolari della zona; alla formulazione di proposte per l'utilizzazione del patrimonio immobiliare sfitto, da raggiungersi, in via principale, attraverso contratti con le
diverse proprietà interessate per favorire la stipulazione di contratti di locazione e canoni concordati; la verifica dell'uso sociale del patrimonio comunale esistente nella zona »; « alla predisposizione di una graduatoria provvisoria ed informale di tutte le domande presentate all'IACPM dei cittadini residenti nella zona » anche per « una rapida definizione della graduatorià" generale delle circa quaranmila domande presentate all'ultimo bando ».
E quale è stato l'atteggiamento della DC nella nostra zona? Scegliendo la linea dell'opposizione, nessun Consigliere democristiano è entrato a far parte della commissione casa.
Corre voce tuttavia che all'interno della DC locale stanno sorgendo vivaci contrasti su tale decisione. Non altrimenti si spiegherebbe, per fare solo un esempio, il comportamento del Consigliere di zona democristiano ANGELO TURATO che
a Ponte Lambro continua a dare da molti mesi il suo operoso contributo in un organismo unitario che ha tutte'le caratteristiche di una commissione casa.
Altrettanto eloquente è la posizione di ADRIANO ERA, dc, della segreteria privinciale del SUNIA, che in una lettera pubblicata sul numero di aprile del nostro giornale, dopo aver ampiamente argomentato il suo positivo giudizio sulla funzione sociale della commissione casa, traeva sull'argomento la conclusione che «L'impegno fattivo e non fazioso delle diverse forze politiche e sociali sarà sicuramente un altro passo avanti nella direzione di favorire una sempre più consapevole partecipazione della cittadinanza alla elaborazione di soluzioni e risposte che appaiono ancora oggi la forma più concreta e reale di democrazia ».
Resta ora da vedere se il dissesto all'interno della DC è destinato ad allargarsi quando la commissione casa comincerà ad operare attivamente nella zona.
A CHE PUNTO SIAMO
In via Salomone sta per essere ultimato il nuovo lotto di case popolari e ciò darà finalmente una definitiva soluzione al problema che da parecchi anni interessa gli abitanti delle case minime di via Zama.
L'IACP aveva previsto la loro completa ultimazione entro i primi mesi del 1977 ma sembra invece che vi sarà un breve ritardo: si parla infatti di mese di settembre.
Gravi ritardi si sono invece verificati nella formazione delle graduatorie da far pervenire all'IACP e alla Regione, a causa delle inadempienze dell'apposita commissione a cui era stato affidato dal Consiglio di Zona il compito di vagliare le situazioni di via Zama famiglia per famiglia, controllare e verificare i redditi previsti per poter usufruire di un alloggio popolare.
Questo grave ritardo dovrà essere al più presto superato per evitare che le case, già ultimate, vengano mantenute libere in attesa della presentazione della delibera per le definitive assegnazioni e quindi sottoposte al rischio di occupazioni abusive.
Il lotto 64 è costituito da 477 alloggi studiati per soddisfare le esigenze e le necessità di tutte le famiglie attualmente residenti in via Zama.
Di questi appartamenti, 108 sono monolocali destinati in particolare a pensionati ai quali sarà richiesto così un modesto affitto. I rimanenti alloggi sono così suddivisi: 101 sono a due locali, 198 a tre locali e 72 a quattro locali.
Il progetto prevede inoltre numerosi spazi verdi e un'ampia area di parcheggio per le automobili.
Varie forze sociali e politiche, insieme al Consiglio di Zona, si stanno muovendo perchè alcuni locali di questi edifici sia-
no destinati a centri di interesse sociale.
Questa richiesta sarà al più presto inoltrata all'IACP perchè apporti le necessarie modifiche prima del termine dei lavori (è stato chiesto di ricavare un locale chiudendo in parte un porticato).
Le proposte fatte riguardano, oltre ad un ambulatorio geriatrico, una sala per riunioni di interesse pubblico, e alcuni spazi da destinare ad iniziative culturali.
Probabilmente l'edificio sarà dotato di una mensa di caseggiato (qualcuno propone una lavanderia), iniziativa di grande portata sociale destinata senz'altro a ricevere una buona accoglienza tra gli inquilini.
Molti si domanderanno come si svilupperà questo nuovo quartiere e quali saranno le strutture che sorgeranno dopo l'abbattimento delle case minime.
Idee e proposte sono state elaborate da varie forze sociali e politiche della zona. La necessità più importante è di destinare un'area per la costruzione di un Centro scolastico polivalente destinato a dare un contributo notevole al problema della carenza di strutture scolastiche nella città ed in particolare nella nostra zona.
Altre proposte e idee riguardano spazi di verde pubblico, parchi ricreativi, nuovi centri parrocchiali, scolastici e sociali. Per concludere va rilevata la necessità, per dare una soluzione definitiva e completa a questa situazione, di un incontro con le autorità per concordare i tempi e i modi per l'abbattimento delle case minime, così da evitare che eventuali occupazioni ripropongano ancor più drammaticamente il problema.
Mimmo Casucci
DUE IMPORTANTI PROVVEDIMENTI DOPO UN ASPRO
Ponte Lambro, via Umiliati (foto Bungaro)
DIBATTITO
9
CASE DI VIA SALOMONE
UN CORAGGIOSO ESPERIMENTO DI SCUOLA INTEGRATA IN VIA DECORATI
Il Patronato scolastico scompariva ufficialmente in Milano e Provincia nel 1975 lasciando un triste ricordo del « doposcuola » e del significato assistenziale che l'aveva ispirato ed aiutato faticosamente a sopravvivere.
Il suo posto venne occupato dalle cosiddette « attività parascolastiche» che, pur costituendo un salto di qualità rispetto al precedente sistema, non hanno saputo eliminare la selezione negativa degli alunni sul piano sociale, culturale, educativo e morale. Gli stessi insegnanti impegnati in tale struttura sono stati declassati a semplici sorveglianti, privi di qualsiasi autonomia e responsabilità e quindi collocati in uno stato di inferiorità rispetto ai colleghi del mattino.
È chiaro che qualunque soluzione nata in questa logica non poteva che rappresentare uno sterile palliativo inidoneo a modificare la situazione negativa di fondo e soprattutto a consen-
tire il superamento dello svantaggio in cui i bambini, costretti a frequentare la scuola anche nelle ore pomeridiane, venivano a trovarsi.
Un primo, decisivo superamento delle contraddizioni sopraindicate si può individuare nell'introduzione delle «attività integrative » intese come attività complementari a quelle della scuola (di cui dovrebbero occupare gli spazi anche di orario), atte quindi a ribaltarne la rigidità perchè gli scolari imparino le « vere » nozioni (non nozionismo quindi ma fatto culturale) e la «vera» disciplina (non autoritarismo ma ricerca di una maturità soggettiva). È questo il primo passo verso la preconizzata scuola tutta articolata in attività in cui operano più presenze educative: dagli insegnanti che, superando la propria preparazione professionale di natura individualistica, devono ricercare un denominatore comune, ai genitori che non si possono
trasformare in tecnici del fatto educativo, ma devono sostenere il ruolo di collaboratori nella determinazione degli interventi per lo sviluppo della personalita del bambino.
Questo tipo di scuola integrata è indubbiamente la prima linea del fronte di rinnovamento ed è per questo che l'esperimento da poco iniziato nella classe III- B della Scuola Elementare di Via Decorati al Valor Civile potrebbe assumere un carattere esemplare di orientamento anche per altre classi.
Naturalmente tale iniziativa ha richiesto come presupposto necessario la piena disponibilità da parte delle docenti le quali, senza risparmio di energie, hanno veramente voluto superare le attuali fratture didattiche nell'intento di promuovere al massimo in ogni alunno la disposizione al fare, al vivere insieme. al creare, all'esprimersi. Simile impegno concreto, entusiasticamente manifestato e, pur-
troppo, così raro in una società Nel corso di alcuni incontri preparatori, il progetto. di « scuola integrata » è stato democraticamente dibattuto tra le varie componenti scolastiche (insegnanti, direzione, genitori) fino a giungere alla stesura di un programma vero e proprio il quale sfruttando, se così si può dire, le specializzazioni delle docenti, prevede accanto alle tradizionali materie di insegnamento stabilite dai programmi ministeriali, l'introduzione della drammatizzazione, del metodove il rinnovamento della scuola è rimasto argomento di sterili dibattiti in seno non solo dei vari circoli culturali ma anche degli organi di democrazia scolastica, non poteva non trascinare anche i genitori la cui partecipazione unanime, accompagnata dal fattivo interessamento della Direzione didattica, costituirà senza meno la più ferma garanzia di successo dell'esperimento.
do della ricerca, dell'educazione artistica, della musica, del canto e della lingua francese.
Che altro aggiungere se non un senso di ammirata gratitudine per queste insegnanti che ci fanno sperare possibile il rinnovamento del mondo della scuola e che ci danno una grande lezione di maturità?
Tutti coloro infatti che si sono impegnati ad iniziare, e certamente a continuare, simile discorso hanno conquistato la dimensione di un dialogo inteso come disponibilità a mettere in discussione le proprie idee dinnanzi alle argomentazioni altrui.
Chiunque abbia l'esatta dimensione del livello di disgregazione a cui è giunta la scuola tradizionale, può facilmente immaginare che cosa significhi recuperare se stessi nell'ambito di un gruppo teso verso un comune ideale di rinnovamento.
Dino Battaglia
ZITELLA D'ACCORDO
Le giovani di oggi sono diverse dalle giovani di ieri? Abbiamo posto questa domanda ad un gruppo di ragazze, di adolescenti del nostro quartiere. Una di loro, 14 anni, prime settimane di liceo, la prima scuola fuori del quartiere, ci ha mandato questa risposta scritta, inquietante documento per noi adulti, sul quale apriamo il dibattito.
Sono passati gli anni in cui i ragazzi facevano idilliache serenate sotto le finestre dell'amata. È passata anche la tremenda paura di restare sola e senza marito, bollata per tutta la vita col degradante nomignolo di ZITELLA. Una donna non maritata difficilmente veniva accettata dalla società, in cui alla donna si chiedeva solo di essere moglie e madre. Una volta accaparrato il «pollo», .ma cerimonia sontuosa, un contrailo indelebile, ed una fede d'oro, lo impegnavano per la vita, e la signora si assicurava la stima del
vicinato.
MA NON FRIGIDA UN CAMPO GIOCHI FATTO DAI CITTADINI
Oggi quest'assillo, per fortuna, non esiste quasi più. Le ragazze madri dovrebbero quasi sempre essere considerate con indulgenza e comprensione, mentre si dovrebbe guardare quasi con ammirazione la donna che vive e lavora sola, magari convivendo con un uomo. La donna ha fatto grandi passi ed è riuscita a stroncare molti pregiudizi. Ma tra le giovanissime io credo che si ripeta il fenomeno di tanti anni fa, anche se con aspetti molto diversi: mentre ieri c'era la corsa al marito, oggi si verifica una competizione sfrenata per conquistare il ragazzo. Questi deve però rispondere a certi schemi: deve essere bellino, possedere una moto o un motorino, vestire come la moda giovane comanda, magari con qualche richiamo ai « sambabilini ». Non importa molto se è più stupido di una gallina: l'essenziale è che piaccia alle amiche e le faccia rodere d'invidia.
Nessuna tra le giovanissime aspira al matrimonio, pensano anzi ad una convivenza, ma l'importante è che il maschio ci sia. Chi non ha il ragazzo viene un po' sottovalutata e, in futuro, cadrà un'altra volta tra la schiera delle zitellone.
Ma la grande paura delle giovanissime, in una società in cui il sesso viene introdotto in tutti i mass-media più seguiti, cinema, stampa, televisione, discografia, credo sia soprattutto la frigidità. Guai se non piaci al maschio, non gemi e sussulti. Devi essere una bambolina spregiudicata, tutta goduria e sorrisi, che gli piaccia e lo soddisfi. La sua virilità deve essere ancora una volta confermata dai tuoi sospiri e dai tuoi gridolini.
Queste contraddizioni assurde confermano il grande cammino che la donna deve ancora fare, per essere veramente libera. lettera firmata
Il campo giochi n° 98, situato nei pressi del numero civico 26/2 di via Mecenate, è sorto nella primavera del 1971 grazie alla buona volontà di alcuni cittadini. Il primo a prendere l'iniziativa è stato il sig. Vincenzo Campora che ha seguito una vasta opera di propaganda mediante ciclostilati e tivalche assemblea.
In queste riunioni si è deciso, tra l'altro, di lanciare una sottoscrizione tra gli abitanti del quartiere. Con i soldi ricavati da questa iniziativa, circa un milione e mezzo, sono stati comprati i paletti e la rete metallica per la recinzione dell'area destinata a campo giochi. alberi per dare un po' d'ombra al giardino, le attrezzature per un campo di calcio a sette, un certo numero di camion di terra per livellare il giardino.
Le altre attrezzature, panchine, botti di cemento, due scivoli e un « castello », sono state donate dal Comune e sistemate nel campo giochi dai soliti volenterosi.
Una volta sistemato il giardino il Comune di Milano ha provveduto, nella primavera del 1975 (a una settimana dalle elezioni amministrative), a installare il cartello n° 98.
Al momento attuale siamo rimasti in tre ad accudire il giardino: il sig. Luigi Savoldi, il sig. Campora e chi scrive.
La mia principale mansione è quella di tenere pulito il giardino. Quando è necessario provvedo anche ad allontanare i ragazzi più grandi che con le loro motociclette costituiscono un
pericolo costante per i più piccini. Il Sig. Savoldi ha il compito di seguire con cura la crescita delle piante, mentre il sig. Campora organizza le feste per i ragazzi. Queste, solitamente, si concludono con un premio per tutti quelli che hanno partecipato alla manifestazione. Attualmente esistono due problemi che attendono una soluzione. Il primo riguarda la separazione del settore riservato ai bambini dal campo calcio. La divisione potrebbe essere realizzata mediante un'alta siepe. Il secondo riguarda la manutenzione del giardino. A questo scopo servirebbe una falciatrice per tagliare l'erba.
Rivolgiamo pertanto un'appello, dalle colonne di questo giornale, all'autorità competente alla manutenzione dei giardini dell'IACP affinchè ci fornisca tutto l'aiuto possibile.
Giuseppe Zanuti
COLORIFICIO
AIRE ANDREA
VIA BONFADINI, 88
Concessionario dei prodotti BOCCADORO
Telefonate al n. 5061868
o
LA CRESCITA GEOMETRICA DEL PREZZO DELLA BENZINA
D r-ro1707.,IENNESS1t-t0 AOMENTDDELLA BENZINA NEL SER3A_ Toio CONVIENE METTERC) I SOLDI!!
(un pittore al mese)
PIETRO PLESCAN
« La pittura si può intendere in vari modi. Posso dipingere delle case diroccate per denunciare la speculazione edilizia, ma posso anche dipingerle perchè le trovo interessanti, perchè può essere un brutto che affascina ... ». Così inizia la mia intervista con Pietro Plescan, il quale si attiene rigorosamente a una pittura che non vuole essere né facile né demagogica.
La prima fase del suo lavoro è costituita dai dipinti degli anni 50, ispirati al nuovo realismo sorto a Milano in quel periodo. Questi pittori seppero mostrare le immagini della vita del singolo uomo così come sono, rifiutando il realismo puramente illustrativo dei quadri storico-politici e rifiutando pure il qualunquismo da salotto borghese di chi dipingeva i singoli oggetti in sé e per sé, senza riferimento alla vita che li abita.
Un momento successivo è quello del nudo, che si inquadra per il nostro autore in una prospettiva analoga. « Nudo vuole dire essenzialmente dipingere la realtà che ho davanti. La stessa tecnica si può estendere anche alle persone che trovo per la strada, in una osteria e via dicendo. È proprio dall'esperienza del nudo che nasce in un secondo momento l'intenzione di spogliare il soggetto da una serie di attributi che non lo riguardano, come il vestito, che indica chiaramente la classe sociale o altri fattori, ma è es! aneo all'uomo in quanto talí
Proseguendo sii questa strada Plescan passa nel '63 ad un nuovo modo di dipingere che tende a liberarsi sempre più da una serie di condizionamenti, per soffermarsi sulla forma e sul colore. La realtà gli interessa non più come insieme di immagini, ma come agglomerato di forme da cui estrae ciò che gli serve per i suoi quadri. In questo-modo la realtà perde la sua quotidiana riconoscibilità, mentre vengono messi in evidenza colori e forme, che acquistano un valore autonomo.
Un certo legame con le immagini rimane, in quanto lo spunto viene sempre preso da qualcosa di reale, che resta pur sempre riconoscibile nel quadro, ma si tratta di un legame molto libero.
Non può mancare una breve domanda sul significato sociale dell'arte. La risposta di Plescan è piuttosto insolita. « Ogni uomo si trova addosso le tensioni della sua epoca e le esprime in ogni caso nella sua opera. Per quanto mi riguarda anche qui ho fatto delle scelte precise e ho deciso di dedicarmi più alla diretta creazione artistica, che non alla discussione sul suo significato. È una scelta soggettiva, ma è la mia ».
Così si conclude l'incontro con Pietro Plescan, e con la sua arte che, come ha scritto il critico De Micheli, è «allusiva e tuttavia non soltanto simbolica, non astratta cioè, una pittura di tremori, di illuminazioni, di sogno e di realtà. Una pittura che sta creandosi in una condizione difficile la propria fisionomia, senza enfasi e senza precipitazioni, senza soluzioni di comodo e senza mimetismi ».
Gianni Trimarchi
11
Super Normale (Lire) (Lire) 25 FEBBRAIO 1964 120 110 10 NOVEMBRE 1966 130 120 16 FEBBRAIO 1969 140 130 28 AGOSTO 1970 162 152 30 SETTEMBRE 1973 185 175 23 NOVEMBRE 1973 200 190 21 FEBBRAIO 1974 260 247 7 LUGLIO 1974 300 287 21 NOVEMBRE 1975 315 300 13 MARZO 1976 350 335 18 MARZO 1976 400 385 8 OTTOBRE 1976 500 485
ARTICOLI Via Mecenate, 8 GIOCATTOLI CASALINGHI casalucente REGALO tel 5061711 Sconto 30 FUMAGALL1 Via Mecenate, PATENTI 38 - Tel. 504767 A-B-C-D-F presentando questo tagliando `i i diel" G. TOSO MERCERIA - MAGLIERIA VIA ZANTE 30 COTONERIE - CONFEZIONI TEL. 73.87.420
dalla prima
CONFRONTO PER SUPERARE LA CRISI menica e ci consigliarono di andare in bicicletta?
Cosa fare quindi ora? Si afferma che l'inflazione rappresenta il pericolo maggiore, addirittura tale da mettere in pericolo la nostra democrazia. Ciò è vero, ma proprio per affrontare seriamente questo pericolo non sono sufficienti i provvedimenti economici restrittivi caratteristici dell'economia capitalistica
(riduzione dei consumi e aumento della produttività, cioè diminuzione del livello di vita e aumento dei ritmi di lavoro).
È necessario invece intervenire sulle cause originarie della crisi e, mentre si supera la stretta presente, muoversi verso un diverso modo di consumare e produrre. Bisogna cioè inserire nel "modello" itagliano glifi « elementi di socialismo ,. che consentano di cambiare realmente le cose: una politica fiscale più equa che faccia pagare ai ricchi in proporzione alle loro ricchezze; provvedimenti nel campo della sanità che riducano lo sperpero di ricchezze dell'attuale sistema sanitario; ristruttu-
razione dei trasporti che privilegi quelli pubblici, pur senza penalizzare indiscriminatamente il trasporto privato; una corretta politica per la casa che consenta di rimettere in attività l'edilizia evitando le speculazioni che in questi anni si sono viste; una scuola che funzioni e che sia in grado di formare cittadini utili alla società.
Sono queste le condizioni necessarie perchè tutti i lavoratori facciano la loro parte di sacrifici, e la classe operaia ha sempre dimostrato di non tirarsi indietro quando il Paese ha avuto bisogno.
Certo per fare queste cose ci vorrebbe un governo ben diverso da
quello attuale. Ci vorrebbe un governo « di emergenza » capace di rappresentare pienamente le masse lavoratrici, in modo da poter ottenere da esse sacrifici necessari perchè in grado di dare le necessarie garanzie sugli obiettivi da raggiungere. Ma la Democrazia cristiana non accetta questa soluzione perchè alcuni suoi rappresentanti hanno paura di perdere parte dei loro sostenitori: per la DC viene prima il partito, poi i problemi del Paese. Neppure un incontro fra i partiti che consentono al governo di vivere è stato accettato: meglio procedere alla giornata che elaborare con i comunisti un piano di ampio respiro che consenta di su-
PICCOLA GUIDA AL CINEMA
Scriveva Béla Balàzs che il cinema è il più originale e potente movimento spirituale della .nostra epoca.
Certo è che scorrendo le programmazioni dei cinematografi è difficile rendersene conto: volgarità, sesso a go-go, Kung fu imperversano. Possibile che al cinema non si possa trovare un qualcosa di accessibile che sia nello stesso tempo culturalmente valido e non noioso?
Chi legge probabilmente lavora tutto il giorno e la sera non può ragionevolmente sorbirsi una pizza la cui comprensione passa obbligatoriamente per la conoscenza dell'estetica o di una delle varie teorie della immagine.
Sembrerebbe un paradosso eppure proprio una forma di spettacolo che per sua natura dovrebbe essere accessibile alle masse diventa troppo spesso una elucubrazione per iniziati.
La nostra stessa televisione ha commesso, a mio avviso, un errore notevole quando ha trasmesso qualche mese nel ciclo di René Clair il film dadaista Entr'acte di sabato sera senza adeguato corredo critico.
Diciamo allora che, molto semplicemente, in queste brevi note noi vogliamo fornire pochi (ma concreti) elementi a chi, appassionato di cinema, ne è stato fino adesso allontanato o
indispettito vuoi dagli eventualismi vuoi dalle sguaiataggini della produzione corrente.
Quando parleremo di film che per noi sono da iniziati vi avvertiremo: se poi voi volete rischiare ...
Adesso un passo indietro: prima di parlare di film parliamo di cinema. E' importante, anzi importantissimo il posto dove viene visionato un film.
Prima di tutto alcuni consigli generali. Se potete non andate mai a vedere un buon film alla domenica pomeriggio o al sabato sera.
I locali (anche quelli di prima) sono spesso disturbati durante la proiezione da commenti a voce alta, chiacchierate evasive. C'è anche chi si diverte così. Le ore migliori sono quelle delle 20 (e non ditemi che un buon film non merita il sacrificio o il ritardo d'una cena!). Si parlava dei locali di prima visione. Certo è uno scandalo: quanti locali sono diventati nel giro di pochi anni di prima visione a 2500 lire d'ingresso (e qualche volta di più!). D'altra parte certi film restano lunghissimamente in prima visione e in seconda visione (che praticamente non esiste più) magari non arrivano neanche.
Conviene « curare » il film preferito e aspettare che appaia nelle « visioni ulteriori ». Oppu-
re conviene prendersi una delle varie tessere che garantiscono lo sconto (Enal, Arci ecc...). (ad esempio quelle dell'ARCIU1SP, ENARS, ENDAS).
Parliamo adesso di cinema d'Essai. E parliamo male francamente. Di film di qualità in queste sale non se ne vedono molti: più spesso vengono proiettati film commerciali, magari di buona (ma non eccelsa fattura). Anche le varie rassegne sono, perlomeno, opinabili: quante volte abbiamo visto « II settimo sigillo » di Bergman e non altre opere meno famose non altrettanto belle e interessanti, magari proprio dello stesso regista?
Più interessanti sono i vari cineclub «off» che sono nati a Milano in questi ultimi due anni. Teneteli d'occhio: si chiamano Obraz, Movie Club, Cineclub Brera, Umanitaria d'Essai e il Leonardo (che però funziona saltuariamente).
Anche la Cineteca Nazionale (via San Marco 2) fa un discorso interessante a tratti, specie con proiezioni per studenti in ore pomeridiane e film per bambini alla domenica.
Un esperimento interessante è quello recente del Centrale che, da cinema di doppia programmazione (ma di film infami) è passato a cineclub a doppie proiezioni: di film artistici.
Tra l'altro proprio al Centrale è approdato, il mese scorso, il primo (o quasi) film importato in Italia di un geniale cineasta tedesco osteggiato dai nostri noleggiatori: Alexander Kluge.
Il film si intitola: Lavori occasionali di una schiava.
Speriamo che i numerosi altri lavori dell'importante regista seguano a ruota (come il bellissimo, pare, Artisti sotto una tenda: perplessi).
Un'attività occasionale di cineclub è svolta anche dal Pierlombardo (via Pierlombardo) e dal Teatro Uomo (che ha ospitato valide rassegne di film politici).
Naturalmente questi gruppi mescolano il buono al meno buono, l'eccelso al pretestuoso
perare le difficoltà del momento. Questo ultimo rifiuto è quanto mai grave, anche alla luce del fatto che la necessità di discutere tutti insieme era stata subito riconosciuta dal PCI, dal PSI, dal PRI e dal PSDI. Tutto ciò comunque dimostra che le forze disposte ad inteporre ai propri interessi quelli della collettività sono più forti di chi invece cerca di difendere interessi settoriali e di parte: non resta quindi che sviluppare la necessaria lotta per imporre alla classe dirigente democristiana questi indirizzi che sono i soli in grado di garantire il superamento della crisi.
Adriano Zagato
(che pena certe rassegne di fantascienza pur baciate del più immeritato successo!) ma nel complesso sono vivi, attenti, e in genere lontani da quello squallido istinto di sfruttamento che caratterizza le scelte dei più spocchiosi loro colleghi « D' Essai ».
Occhi quindi alle loro programmazioni (ormai sui giornali hanno colonne speciali a loro dedicate) anche perchè le tessere in molti casi non sono poi esose. La qualità tecnica invece delle pellicole dalle scene perennemente « piovose » qualche volta è un po' ... bè lasciam perdere.
Nei prossimi numeri: criteri di valutazione d'un film.
Fatevi conoscete ed estendete la vostra clientela con una inseritone di pubblicità su questo giornale.
Prenotate ‘ANA \-,nuncio E.1,t.V
ODO al 631.836
VERRETE IMMEDIATAMENTE VIS;TATI SENZA IMPEGNO
!
Gli abbonamenti si raccolgono in Redazione presso il Circolo Culturale "Concetto Marchesi" via Bonfadini 84 Martedì, Giovedi, Venerdì dalle ore 21 alle 23
ANNUO L. 1.500 ABBONAMENTO SOSTENITORE L. 5.000
Domenica dalle 10 alle 12,30 oppure telefonando al 714449.
12
ABBONATEVI
IL
ABBONATEVI ABBONAMENTO
PER SOSTENERE
GIORNALE
e
13)----
PA:
,1LANO DOMANO zona
presso Circolo Culturale "C. Marchesi" Via Bonfadini 84 —Suppl. a TICINIA Notiziario Aut. Trib. di Milano n. 232 del 4.6.73 — Dir. Resp. LUCIANO CAPITINI — STAM—
Coop. "Il GUADO" Robecchetto con Indurlo — Tel. 0331/881475 — Comitato di Redazione Enrico Brega, Mario Caccia, Mimmo Casucci, Luigi Gilio, Marina Muzzani, Adriano Zagato, Paolo Zucca —Ammin.: Lorenzo Gandini — Grafica Renato Magni. Le fotografie di Ponte Lambro sono di Bungaro. Disegni di Cluet, D'Attellis, Miceli, Plescan, M. Vaglieri.