Base Alfa Romeo1

Page 1

DEL CONSIGLIO DI FABBRI CA

LIRE 30

Supplemento a : "IL LAVORATORE METALLURGICO „

COLI DEVEESSERE ILNOSTRO

GIORNAI

Dando vita ai giornale unitario LA BASE il Consiglio di Fabbrica dell'Alfa Romeo Milano-Arese ha compiuto una scelta politica necessaria e urgente per la difesa e conquista dì nuovi diritti dei lavora tori.

E' stato scelto come intestazione del nuovo giornale LA BASE, perché si è ritenuto che questo mensile non debba essere imposto dall'alto ai lavoratori, ma costruito dai lavoratori stessi, eliminando il più possibile ogni forma di verticismo.

Naturalmente questa impostazione non è facile da realizzare e spetta soprattutto ai delegati di reparto, di linea e di ufficio mettersi decisamente su questa strada collaborando con la Redazione obbiettivamente esistono' difficoltà redazionali e organizzative; i mezzi a disposizione sono ancora troppo scarsi e per chi lavora intensamente tutto il giorno è più facile parlare, magari arrabbiarsi, invece di prendere la penna in mano e scrivere le proprie riflessioni o eventuali proposte. Non vogliamo nemmeno che questo giornale diventi una specie di azzecca garbugli, senza una politica sindacale precisa, anche se verranno sollecitate al massimo le critiche singole e collettive affinché il giornale possa ulteriormente estendersi e approffondirsi attraverso i più disparati contributi. ll giornale di fabbrica, non deve parlare soltanto dei problemi aziendali, ma di tutti quelli che interessano i lavoratori sia in campo nazionale che internazionale.

Pensiamo clic LA BASE non deve avere un linguaggio esclusivamente sindacale, esso dovrà entrare nel vivo dei grandi temi politici svol-. gendo una funzione critica e di stimolo, trattando tutti i problemi scottanti che investono la società italiana, avere il coraggio di mettere il dito nella piaga ogni volta che questo è necessario.

LA BASE per essere veramente uno strumento efficace dei lavoratori, deve intervenire con scelte originali su ogni problema aperto, in modo da svolgere un ruolo politico attivo e non di semplice registrazione dei fatti. Naturalmente esistono grosse difficoltà di contenuto e di linguaggio da superare: Dipende dall'iniziativa politica e organizzativa che la REDAZIONE saprà sviluppare strettamente legata a tutti i lavoratori della fabbrica.

Bisogna avere chiara la coscienza negli organi responsabili che l'arresto del processo unitario o la dilazione dei tempi stabiliti a Firenze dalle Confederazioni e dalla 2' Conferenza Nazionale dei metalmeccanici, sostenuta da talune forze sindacali e politiche ben individuate, non solo darebbe un colpo alla lotta unitaria di milioni di lavoratori ma metterebbe in `orse anche la sua credibilità.

Lotta e unità devono ' andare avanti insieme se si vuole isolare nel Paese le forze padronali conservatrici e reazionarie.

Infatti con le lotte di questi ultimi anni il processo di unità sindacale ha camminato perché dall'autunno 1969 il processo unitario e le lotte hanno comminato insieme per la diretta partecipazione attiva dei lavoratori.

Non vogliamo un'unità sindacale- qualsiasi, ma un'unità con "degli obbiettivi ben precisi per attuare le riforme e la trasformazione dell'organizzazione del lavoro in fabbrica.

L'unità sindacale non può _essere concepita come 'semplice sommatoria delle organizzazioni esistenti, ma significa verificare e confrontare le nostre esperienze con i lavoratori di tutte le categorie e di tutto il movimento operaio.

Alla 2' Conferenza Nazionale le decisioni come: la generalizzazione dei consigli di fabbrica, la costituzione dei Consigli di zona, l'integrazione dei comitati direttivi provinciali con i rappresentanti dei Consigli di Fabbríca, la unificazione delle attività di stampa e formazione, la realizzazione di, sedi e dirigenti sindacali unitari, la convocazione del Congresso unitario entro la fine del 1971 e la realizzazione del tesseramento unitario per il 1972, significa che sono state buttate le basi concrete per accelerare il processo unitario fino al raggiungimento della tappa importante e decisiva dell'unità organica. Su questa linea risultati importanti sono stati conseguiti in ordine alla elezione dei delegati, dei Consigli di fabbrica ecc. Ma si è verificato anche la presenza di controspinte all'unità provenienti dall'interno stesso del movimento sindacale.

Bisogna superare queste controspinte con un rapporto più stretto con i lavoratori in modo

che essi siano protagonisti primari Oen unnz • al di fuori di certe manovre di vertice che tutti conosciamo.

E' fuori dubbio che un sindacato di classe come .quello che si sta costruendo non può essere costruito sulla spontaneità. Una valida capacità di direzione non esclude ma anzi esige un più ampio sviluppo della democrazia sindacale attraverso lapartecipazione della base in modo che la responsabilità. della di-

reztone venga assunto dal maggior numero di lavoratori. Siamo consapevoli delle difficoltà che investono il processo unitario, ma i compagni dell'Alfa Romeo sono anche convinti che nel quadro di un impegno generale tali difficoltà possono essere superate con la buona volontà di tutte le forze interessate di far avanzare i lavoratori sulla strada del pi'egresso e della democrazia.

Leso

Per la difesa dei salari e del posto di lavoro prepariamo la mobilitazione in fabbrica.

ADERTODOVER NOMINATO PRESIDENTE OELL'INTERSIND

A due anni di distanza dalle dure lotte condotte dai lavoratori con imponenti manifestazioni e duri sacrifici, per dare una svolta sociale estesa in particolar modo ai meno abbienti (vedi riforme per la casa, scuola, sanità, trasporti ecc.) a tutt'oggi ci troviamo con una pura e semplice illusione di attese, per il persistere di una 'politica economica tendente sempre più a vanificare le giuste aspettative.

Il 7 agosto scorso il Senato ha approvato la riforma della casa, introducendovi tuttavia delle modifiche.

Il progetto quindi non è ancora diventato legge; deve infatti essere di nuovo sottoposto all'esame della Camera, la quale se ne occuperà nel mese di settembre.

Come è noto, un certo numero di senatori delle correnti più moderate avvevano ritenuto troppo audace la riforma così come la Camera l'aveva approvata. Ecco parte delle principali modifiche introdotte dal Senato.

La percentuale di terreni espropriati dai Comuni da restituire — una volta urbanizzati — alla proprietà privata è stato stabilito da un minimo del 20 al massimo del 40 per cento. Secondo la Camera tale percentuale variava invece tra un minimo del 15 ad un massimo del 30 per cento. I deputati avevano stabilito dei vincoli' sui terreni rur concessi in proprietà privata, il Senato ha

deciso per soli 10 anni la casa costruita su questi terreni la quale non si potrà ne vendere, ne affittare, ne ipotecare.

Trascorso questo tempo la si potrà vendere o dare in affitto, solo però a chi abbia i requisiti per l'assegnazione di alloggi economici e popolari, al prezzo fissato dall'Ufficio Tecnico Erariale.

Dopo 20 anni, invece, vendita ed affitto non incontreranno più alcuna limitazione.

Ora ritornerà alla Camera e così Quo vadis? E' il caso di dire campa cavallo che l'erba cresce.

, Da quanto si può dedurre da queste modifiche apportate, si riscontra una trasformazione fondamentale rispetto gli accordi tra Governo e Sindacati; questi ultimi a suo tempo hanno dovuto rinunciare ad alcuni importanti punti delle loro richieste, come l'equo canone. Proprio in questi giorni, la Commissione Finanze e Tesoro della Camera ha approvato in sede referente, la riforma tribuiaria nello stesso testo varato quest'estate dal Senato.

Quale sarà il risultato finale?

Stante questi limiti e carenze le forze sabotatrici delle riforme non possono realisticamente pensare che i lavoratori restino soddisfatti. 11 problema delle riforme sociali rimane aperto e i lavoratori vigileranno e se è necessario riprenderanno la lotta unitaria per la salvaguardia dei loro diritti. .13ertolasa

Roma, 24 settembre Il consiglio direttivo della Associazione sindacale delle industrie a partecipazione statale-InterSind ha accolto le dimissioni del presidente, dr.` Giuseppe Glisenti, il quale va ad assumere un incarico dirigenziale in una società che gestisce supermercati. Le dimissioni di Glisenti vengono _a conclusiime ai due anni di relaiioni particolarmente burrascose fra industrie facenti capo all'IRI e sindacati, nelle quali il presidente dell'Intersind ha assunto o è stato spinto ad assumere — posizioni che hanno o.: biettivamente inasprito la com: plessa resistenza padronale ai mutamenti nei rapporti di lavoro.

Sostituisce Glisenti l'avvocato Alberto Boyer, attuale direttore centrale dell'IRI per i problemi del lavoro. Boyer è nato nel 1921 a,Genova. E' stato direttore nelle Società di navigazione della Finmare pì-ima di approdare, il 16 settembre scorso, agli attuali incarichi.-

V RIFORME PERIODICO
uruirn.rdo
r
LA REDAZIONE
IPJETALRIECCAAIICI
LUGLIO 1971
DOPO IL CM:SIGLI° GENERALE UNITARIO DEI
- 21

LÀ CAVENA

L'argomento della catena impegna quotidianamente migliaia migliaia di persone.

Si discute al bar, per strada, sui tram, in autobus, oltre che naturalmente nei posti di lavoro in famiglia.

A furia di sentirne parlare qualche romantico penserà ingenuamente al titolo di qualche vecchia canzonetta.

Nella realtà la musica della catena moderna è ben diversa, perché il ritmo di lavoro ripetuto che richiede è come un ritornello che si pianta nella testa, si ripete mentalmente fino alla • nausea, senza riuscire mai a scacciarlo via. E' una cosa ossessionante non solo dal punto di vista fisico ma anche psichico. L'operaio sulla catena deve rinunciare ad essere uomo per diventare un qualche cosa che si muova dietro i comandi del tecnico e del tempista.

L'uno stabilisce i movimenti che deve fare, l'altro la velocità in cui devono essere eseguiti.

A questo punto l'operaio diventa come una specie di manovella comandata a distanza da due personaggi che spesse volte concorrono fra di loro per far aumentare i profitti del padrone.

Questo tipo di lavoro ripetitivo

Con il 1972 basta alturnodinotte

L'accordo del 28 'gennaio 1970 prevede che con la fine del 1971 cesserà il turno di notte salvo che per particolari lavori di manutenzione, riscaldo stampi ecc...

Così con il nuovo anno 1972 finalmente sarà finito il turno di notte per i lavoratori addetti alla produzione nei reparti stampaggio, fonderia, forgia, gruppi e rnntnri

1 lavoratori sono proprio stanchi di_ fare il turno di notte, di essere tagliati fuori nel comunicare e dialogare con la gente e nell'ambito della stessa famiglia.

Sono stanchi di avere scarsi rapporti politici e culturali, di non poter partecipare a una vita sociale normale.

La stanchezza del lavoro di notte, aggravata dallo squilibrio dei pasti e dalla mancanza di un vero riposo dovuto ai rumori del giorno, ha determinato l'aumento dei casi di malattia.

Infatti il 50 per cento sono ammalati di gastrite o di ulcera, il 20 per cento di nevrastenia e un 15 per cento soffre di inson-

monotono, che stanca più di ogni altro, rende difficile l'integrità psicofisica del lavoratore. Non a caso gl'infortuni grandi piccoli che siano si verificano nella gran parte dopo la mezza giornata di lavoro; si verificano dal momento in cui la stanchezza fisica e il logorio mentale incominciano a farsi sentire, tanto che alle volte non si ha la forza nemmeno di pensare come evitare i pericoli più semplici.

D'altra parte insigni studiosi in materia hanno condotto delle indagini approfondite, deducendo che molte malattie gravissime come l'esaurimento nervoso sono il prodotto del lavoro in catena.

Molti operai che hanno svolto che svolgono lavoro di catena, hanno potuto constatare di persona come la tensione nervosa si alteri gradualmente e per i più deboli arrivare fino alla decadenza fisica totale.

Per evitare questi pericoli oc corre che i lavoratori lottino per imporre un'altro tipo di organizzazione del lavoro: un'organizzazione che metta la tecnica al servizio dell'uomo e non esclusivamente a quella della realizzazione del massimo profitto. Manno

nia cronica. Questi dati li abbiamo raccolti tramite una nostra 'indagine nei reparti fra i lavoratori interessati.

A questo punto se diamo uno sguardo inidetro, balza subito alla mente la giustezza della grande battaglia condotta contro il turno di notte dai lavoratori dello stampaggio subito dopo l'autunno caldo del 1969.

Battaglia che ha costretto la Direzione Generale per la fine di quest'anno di programmare la produzione nei due turni.

Così è stato sconfitto all'Alfa Romeo il pericolo di farci lavorare nei tre turni, magari fino all'età pensionabile in modo da sfruttare i macchinari e gl'im}A.-ti 24 ot e littisemandosene della nostra salute.

I lavoratori dello stampaggio devono essere orgogliosi di quella lotta, di aver costretto la Direzione ad assumere altro personale, ad ampliare gl'impianti e comperare nuovi macchinari.

L'esecutivo del Consiglio di Fabbrica prossimamente dovrà avere un incontro con la Direzione per fare il punto sulla situazione del turno di notte.

Sia ben chiaro fin da questo momento, che i lavoratori interessati esigono il rispetto dell'accordo 28-1-1970; perciò essi dicono: con l'anno 1972 BASTA AL TURNO DI NOTTE. Mariello

Dopo aver letto la tua espulsione dal N.A.S. per indegnità politica,• la prima visione che mi è parsa davanti agli occhi è stata quella del cartello, affisso tempo fa, alla parete dell'Ufficio del Consiglio di Fabbrica, su cui appariva a grandi caratteri: « Lo sterzo gira a destra! ». Quello che non riesco a capire è come taluni individui, che si credono politici, possano denigrare, con vocaboli degni di chi fa — politica al mercato — un lavoratore, che, da anni, come te, lotta nel sindacato, occupando degli incarichi di responsabilità, eletto e voluto dai lavoratori per il comune benessere e progresso.

' Costoro — o costui — che sono nel nostro stabilimento da pochi mesi, in questo periodo di tempo, si sono inseriti nelle file sindacati, cercando di creare quel tipico ambiente di politica

NELLEIMPRESE SFRUTTAMENTO ERAllISMO

Il panico, l'ansia durano pochi minuti, la direzione dell'Alfa accoglie preoccupata la notizia di un morto; ma. in fondo non è una sorpresa, è uno di un'impresa, un immigrato. Nella nostra fabbrica gli operai delle imprese sono migliaia, il numero delle imprese sono un centinaio, dove nell'interno si è creato « un'organizzazione per lo sfruttamento dei lavoratori le cui file sono tenute da misteriosipersonaggi e atta quale srugguriu un certo num.ro di imprese serie-».

Per la direzione generale la colpa, in sostanza, è degli immigrati, l'Alta assicura il lavoro. Noi come lavoratori non pos-

partitica di corrente e controcorrente.

Così facendo, dividono la politica sindacale che noi, già dal 1962, cerchiamo di realizzare nell'unità sindacale, formata da persone elette solo da lavoratori liberi da ogni etichetta, pronti a qualsiasi sacrificio per l'interesse della nostra classe.

Costoro inoltre, con ta loro politica di senilismo, pur di arrivare al successo, da essi sognato (vedi caso 25 Aprile) hanno, cercato di creare, nell'interno, la così detta corrente, che è un freno per le future conquiste nel mondo del lavoro.

Melada, ti chiedo scusa, è mio dovere raccontare, specialmente ai nuovi arrivati, a chi non ti conosce bene, ai giovani, con quale spirito di sacrificio, con quale coraggio affrontasti nel periodo dél Contratto Sindacale del 1966, le dure battaglie che si tenevano

siamo rimanere indifferenti, è un .fatto non - solo di mafia, ma soprattutto è la conseguenza di un clima sociale stravolto, di sfruttamento, di frustazione, di malessere umano, sfruttato da questi ingaggiatori che davanti alle portinerie riescono sempre a trovare facili merce negli immigrati spesso appena giunti qui nel Nord. Questi senza preamboli offrono lavoro: i minimi sono sempre - sotto le tabelle sindacali, l'orario è di almeno 10-12 ore al giorno. Durata del contratto una settimana, se ha bisogno ancora li recluta per altri 6 giorni. L'unico luogo di incontro è il posto di lavoro. Si tratta ora di stabilire un rapporto permanente, democratico e di massa collegando questa povera gente direttamente ad ogni nostra iniziativa politica in modo da determinare progressi significativi fra questi lavoratori, senza trascurare la ricerca di iniziative qùalificanti ed adeguate, facendoli intervenire direttamente alle nostre Assemblee, alle manifestazioni ed incontri cominciando in primo luogo fornire loro l'indispensabile materiale di informazione.

Pote.stio

PIATTAFORMA e situazione generale

La piattaforma elaborata e pre entata all'Azienda, riguardante lcuni grossi problemi qualifianti quali: inquadramento ambiente di lavoro premio di produzione riconoscimento del C. di F. mensa capita in un periodo particolarmente surriscaldato.

Ci riferiamo al pressante e massiccio attacco padronale articolato a diversi livelli di cui tutti oggi possono rendersi conto. Intendo riferirmi' al continuo aumento dei prezzi, all'attacco all'occupazione, alle libertà sindacali, all'unità sindacale.

Di fronte ad un così complesso e preciso attacco per ricacciare indietro il movimento operaio non possiamo rimanere inattivi e le nostre richieste assumono ancor maggior contenuto politico proprio perché non è il momento di essere sulla difensiva. La sfida va raccolta e rilanciata sostenendo la lotta per la nostra piattaforma, unendoci

davanti alle portinerie dell'Alfa, a Milano, contro la polizia... Giornate, notti intere senza tregua... Anche se, per te, rappresentava un periodo difficile, e noi lo sapevamo bene, non hai mai voluto abbandonarci con la tua costante presenza. Abbiamo ammirato in te le ferme convinzioni, quelle convinzioni che sono proprie di chi deve dare tutto se stesso, rinnegando il proprio io,Ala propria famiglia, in certe circostanze, purché la classe dei lavoratori esca sempre vincitrice 'da ogni scontro contro le forze reazionarie del paese. Melada, chi ti conosce bene, non può far altro che ringraziarti per la tua serietà politica, per i tuoi ideali nel socialismo, per lo spirito di sacrificio, con cui hai lottato e lotti per il bene della classe dei lavoratori. C. di F.-

PASSATO, PRESENTE E FUTURO

DEI COLLETTI BIANCHI

Gli impiegati d'ieri: pochi, ma tutti bravi servitori dei padroni oltre i limiti del proprio normale lavoro da svolgere; devoti, piccoli e medi tiranni rerpunerati abbastanza bene per non tradire mai il gioco dell'imprenditore. Tutti gli altri lavoratori: vazorra, da tenere o da gettar via senza tanti scrupoli, senza rimpianti.

Gli impiegati di oggi: un po' troppi per essere elevati tutti a « servitori dei padroni ». Una parte, ancora trattati come elementi indispensabili e insostituibili per il loro alto grado di lavoro servizievole e capace di tener bene a galla la barca del padróne con i tattici comportamenti alle spalle degli altri; l'altra parte invece, semplici ed insignificanti lavoratori a detta dei padroni fin troppo ben remunerati in qualità di zavorra, da gettar via in qualsiasi momento quando lo scafo fa acqua.

Gli impiegati di domani: tanti, troppi, una schiera infinita, una marea di gente che non farà più dormire il padrone, che si unirà con tutti gli altri lavoratori e faranno sentire la loro voce fin nei più lontani pianeti quando chiederanno: giustizia, uguadianza, umanità.

a tutti quelli che lottano per difendere il proprio posto di lavoro, il proprio salario.

Una prima risposta all'attacco padronale i lavoratori della zona Sempione l'hanno data con un primo sciopero nei giorni scorsi; non può rimanere una azione isolata anzi va estesa e generalizzata a tutte le categorie e a tutte le regioni.

Non possiamó chiudercí nel nostro orticello aziendale mentre simili disegni reazionari del padronato colpiscono il nostro salario e quello di migliaia di nostri compagni, perché inevitabilmente anche noi ne faremmo le spese in termini di potere rivendicativo. Il nostro impegno quindi è quello di vigilare attentamente ed esser pronti a sostenere la nostra piattaforma, a respingere ogni tentativo che tenda a far pagare ai lavoratori crisi strutturali, a difendere il potere di acquisto del salario nell'interesse nostro e di tutto il movimento dei lavoratori.

Masella

RECENTISSIME

In questi giorni allo stampaggio l'ing. Venturini ha fatto affiggere il seguente comunicato per conto della DIREZIONE:

AVVISO

Tutti coloro che con la prossima eliminazione del terzo turno di produzione alle grandi presse desiderassero lavorare costantemente senza rotazione dalle 23 alle 7 per completamenti produzione e per montaggi stampi con la qualifica di preparatore presse sono pregati di mettersi in nota dal vice capo responsabile sig. Pege Martino.

Firmato: Ing. Venturini

Per continuare il lavoro nel terzo turno si ricattano sfacciatamente gli operai dello stampaggio con la promessa della qualifica.

I lavoratori sappiano bene valutare simile proposta che oltre ad aggravare la condizione già disagevole del terzo turno tende abilmente a dividerli fra di loro.

per i niinori della 5' Categoria (M.C.).

Bisogna respingere decisamente questa 'manovra ricattatoria perché la 'salute- non- deve mai essere monetizzata.

I delegati dello stampaggio

LETTERA APE
Categorie età Cont.za oraria Categorie età Cont.za mensile OPERAI/E 1' CATEGORIA 1' CAT. O.S. ' Sup. 21 anni 22.763 Sup. 20 anni 18 - 20 anni 18 - 20 anni 2. CAT. O.Q. Sup. 20 anni 18 - 20 anni 16 - 18 anni Inf. 16 anni 3' CAT. O.C, I° Sup. 20 anni 18 - 20 anni 16 - 18 anni Inf. 16 anni CAT. O.C. IP Sup.• 20 anni 18 - 20 anni 16 - 18 anni Inf. 16 anni . 5' CAT. M.C. Sup. 20 anni 18 - 20 anni 16 - 18 anni Inf. 16 anni Sup. 21 anni , 17.043 Inf. 21 anni 14.794 3' CATEGORIA 50,62 Sup. 21 anni 12.675 49,18 20 - 21 anni 12.181 43,18 19 - 20 anni 11.700 35,68 18 - 19 anni 10.751 17 - 18 anni 9.256 16 - 17 anni 8380 Inf. 16 anni 7.072 4' CATEGORIA Sup. 21 anni 20 - 21 anni . 19 - 20 anni 18 - 19 anni 17 - 18 anni 16, - 17 anni Inf. 16 anni EQUIPARATI/E (Categorie Speciali) CATEGORIA Sup. 21 anni 16.965 CATEGORIA Sup. 21 anni 12.493 56,68 2. CATEGORIA 55,06 48,75 47,62 44,50 38,43 33,62 45,75 42,56 36,93 33,06 42,93 4012 31,68 27,37 11.245 10.647 9.984 9.360 8.281 7.748 6.799 N.B.
La contingenza per gli apprendisti
stabilita
--
è quella
VALORI DELLA CONTINGENZA AGOSTO - OTTOBRE 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 11111111111111111111 Lavoratori, per migliorare il vostro giornale FATECI PERVENIRE LE VOSTRE OPINIONI.

INDIVTUO E SeCIETA:

E IL LAVORO OGGI

Il lavoro è la grande molla dell'umanità, il fattore che ha permesso la nascita e l'evoluzione di grandi civiltà, che attraverso continue trasformazioni hanno creato la nostra società attuale. Il grande protagonista del lavoro è stato l'uomo; la donna collabora da sempre al suo fianco, ma prima dell'avvento della rivoluzione industriale era tenuta in uno stato di soggezione. Svolgeva i lavori più ingrati, relegata nell'ani• bito della famiglia, chiusa ad ogni apertura sociale e ad ogni possibilità di progresso; tutto ciò succede anche oggi nei paesi meno progrediti. L'evoluzione industriale con la sua fame di braccia ha sottratto la donna al suo ruolo tradizionale, inserendola, attivamente, nelle strutture della società permettendole così la piena affermazione umana e sociale, dandole una maggiore consapevolezza delle sue capacità, una maggiore indipendenza nell'ambito della famiglia e la parità civile nel Paese. La donna diversamente dall'uomo acquista così un duplice ruolo, quello tradizionale di madre, e quello nuovo definito dalla sua attività. Queste innovazioni hanno talvolta trovato la donna impreparata ad esplicate pienamente i suoi compiti, ma la donna ha dimostrato una grande capacità di adattamento perché è riuscita in breve tempo a raggiungere mete ché fino a poco tempo fa le erano precluse. I profondi cambiamenti della società fanno si che oggi il lavoro della donna rappresenti una reale necessità legata alle esigenze della vita ed al bilancio familiare. La donna sta così contribuendo al progresso di tutto il Paese in modo rattivo; ma la società non ha risolto gli enormi problemi delle lavoratrici. Non è giusto che le lavoratrici, che non sanno a chi affidare temporaneamente i loro piccoli e, prive di aiuto, debbano sacrificare buona parte del loro sudato stipendio per le carenze degli asili e dei nidi; come non è giusto che soltanto i ceti ricchi possano permettersi per iloro figli gli istituti più accreditati che un domani costituiranno un fattore preferenziale estremamente importante in una società dove solo chi ha una preparazione adeguata ha le più ampie possibilità di affermazione. Il grande fenomeno delle massicce migrazioni interne favorito dagli industriali, ha fatto crescere, i paesi in modo abnorme e disordinato, permettendo speculazioni, che hanno, portato il prezzo delle case alle stelle, confinando così i lavoratori in aridi agglomerati di case 'chiamate coree, dove manca tutto, i mini appartamenti sorgono in zone estremamente isolate e quasi sempre ' prive dei servizi so ciali indispensabili e senza un filo di verde per i bambini, impedendo loro persino il gioco all'aria aperta, che per loro è essenziale alla loro formazione. Coree dove la vita è più amara e difficoltosa che altrove. Anche il problema di raggiungere il lavoro rappresenta per molti motivo di disagio; ci sono lavoratori che per otto- ore di lavoro ne perdono di fatto anche undici limitando così in modo eccessivo il loro tempo libero. Tutte queste insufficienze sociali sono premessa per nuove riforme, che chiedono a tutti la- presa di coscienza delle

Maggiori carenze del paese per ,creare tutte le strutture necessarie: nidi, asili, che permettano alle donne di poter continuare il laVoro nonostante la maternità.

.Scuole a tempo pieno dove il bambino venga educato con i più attuali sistemi pedagogici che lo seguiranno lungo tutto l'arco della stia formazione dando a tutti le stesse possibilità di riuscita.

-Solo quando avremo imposto la soluzione di questi problemi, la donna avrà fin valido - aiuto, che le permetterà di svolgere con meno difficoltà e più soddisfazioni i suoi doveri, di donna e .di madre.

Esecutivo

E' da quando è nato che l'uomo è alla ricerca disperata della relicità, individuale prima, colletuva e sociale poi, e continuerà sempre cosi fino a quando durerà la sua vita sulla terra.

Partendo da questo presupposto, bisogna riconoscere che essa è irraggiungioue se intesa nel senso pieno celia parola, e la lotta affannosa cne si ra per raggiungerla non e altro che una eterna marcia ai avvicinamento cne ognuno fa a suo modo: chi indiviuuaimente, chi a gruppi, cni a granai masse.

Ai primordi, è pensabile (dato il feroce egoismo umano) che l'esemplare più robusto abbia assoggettato il più debole per ricavarne vantaggi che renctessero la sua vita meno grama, come pure che i deboli abbiano fatto rronte comune per stabilire un piu giusto equilibrio; oggi, anche se le moderne condizioni non sono così animalesche, la nostra vita cosiddetta civile e 'ancora regolata da quei rapporti di forza i quali, anche se non si svolgono a suon di muscoli, nulla hanno perso di quell'anta. gonismo mortale che divide gli schiavi dagli schiavisti, gli sfruttati dagli sfruttatori.

Oggi, questa lotta per una societa di uguali, quindi - più libera giusta, la possiamo ottenere solo con la lotta della classe lavoratrice contro la •grossa borghesia capitalista e i grandi industriali, in quanto essendo i nostri interessi diametralmente opposti, li salviamo solo se la nostra classe avrà il dominio egemonico sulle altre.

Più giusta: si intende che l'uòmo, qualunque. sia l'ideologia e lo spirito che lo anima, non puo prescindere dalla società in cui vive. e ad essa deve dare un contributo proporzionato alle sue capacità intellettuali, tecniche, inanuali, per il progresso _ci— vile, economico e culturale della comunità.

Ovviamente contro chi usa le sue qualità individuali per sfruttare altri esseri uguali devono unirsi inni gli sfruttati per stabilire la giustizia proletaria la quale si compendia nella frase: « da ognuno secondo le sue capacità. Ad ognuno secondo i suoi bisogni », ed è solo quando saremo arrivati a questo stadio sociale che il singolo potrà svilup-

TROPPO P CHI ALAVORARE

In Italia la popolazione attiva è il 36 per cento del totale della popolazione. In Germania si raggiunge il 45 per cento, a cui devono essere aggiunti tutti i lavoratori stranieri immigrati. In Giappone si tocca addirittura il 55 per cento.

Inoltre in Italia c'è una grave sproporzione fra coloro che svolgono atività improduttive o parassitarie: apparati burocratici, enti amministrativi ecc. Se in Italia si lavora poco non è perché lavorano poco quelli che producono: al contrario, in Italia quelli che creano ricchezza per tutti sono in numero assai inferiore che in Germania o in Giappone e sono quindi sottoposti ad uno sfruttamento intensissimo. Se in Italia si lavora poco è perché si è troppo pochi a lavarorae: é ciò avviene a. causa di una politica che ha sempre negato 'il diritto al - lavoro a milioni di cittadini, di donne, di giovani.

pare veramente se stesso senza danno per la comunità, ed essere quindi più felice. Una siffatta società in Italia, dati i rapporti di forza oggi esistenti fra capitale e lavoro, non la si può vedere che in prospettiva e, a maggior ragione, ci si deve impegnare per creare le condizioni ideali per capovolgere questi rapporti di forza in favore della classe lavoratrice. Ma come? Le varie classi sociali, nel nostro paese, sono rappresentate da una infinità di partiti politici i più dei quali creati o promossi appositamente dal capitale per mettere confusione fra i lavoratori e continuare così con falso alibi democratico a governare, con questo o quel partito, con uno o più partiti, l'Italia.

Per l'impiegato, l'operaio, il bracciante o il contadino sacrificato dalle sue condizioni di vita e di lavoro alla ignoranza politica, diventa oltremodo difficile, se non impossibile, la sua scelta se cade nel tranello del confronto dottrinario fra i parti' ti, perché il tempo occorrente per questo studio comporterebbe il trapasso a miglior vita senza aver trovato il « suo » partito, e nel frattempo continuerebbe la sua vita di sfruttato continuando ad appoggiare o sostenere il partito di tradizione familiare, lasciando così in eredità ai figli la stessa condizione subordinata da lui vissuta.

Noi che comprendiamo e crediamo solo a cose, fatti, e azioni per la loro chiara immediatezza e per la loro cruda e incontestabile eloquenza (non è possibile manipolare o travisarne il

senso come si fa, con i discorsi le parole), dobbiamo da questi partire per giudicare •chi è con noi o contro di noi e agire di conseguenza. Abbiamo ottenuto con dure lotte buoni contratti di lavoro consistenti aumenti salariali ma i padroni, attraverso l'aumento dei prezzi in meno di un anno ce li hanno riassorbiti senza che il governo si sia minimamente impegnato per impedirlo.

Chiediamo case, ospedali, scuole; industrializzazione del mezzogiorno, ristrutturazione delle mutue ecc., e il governo per racimolare i fondi occorrenti per la realizzazione di questi servizi sociali, non ha trovato migliore soluzione che inventare un decreto che incide ulteriormente sui nostri sempre più fittizi salari, sordo ai suggerimenti della sinistra che indicava in maniera dettagliata come fosse possibile più giusto prelevarli dai grossi redditi e alle classi ricche.

Comperiamo grossi quantitativi di carne all'estero e nel medesimo tempo si premiano i contadini per l'abbattimento dei capi di bestiame; si è promossa incentivata la produzione specializzata della frutta, poi si pretende l'estirpazioné dei frutteti; professano l'antifascismo, dalpresidente della Repubblica all'ultimo dei ministri, e i fascisti vecchi e nuovi possono impunemente fare la prova generale per ridurre l'Italia allo stato greco; sono pochi esempi fra i tanti, ma non sono sufficienti per dimostrare che le classi dirigenti fanno di tutto r on fare niente?

A questa possente forza della conservazione coalizzata che lavora dentro e fuori l'area governativa, non possiamo opporre dei discorsi o fronteggiarla in ordine sparso, ma attaccarla e incalzarla unitariamente con tutti i mezzi che ci sono concessi dalla costituzione, se vogliamo avere serie prospettive di successo.

Se i partiti non sono in grado di mobilitare le-masse per il contrasto ideologico che essi camportano, dobbiamo essere noi operai e impiegati uniti a imporre alle forze politiche e ai sindacati le richieste da fare e le forme di lotta che più crediamo opportune per qualsiasi problema ci si ponga di risolvere, quindi, via l'assurda delimitazione fra lotte politiche e - sindacali, le nostre sono lotte per migliorare la società nel suo insieme, perciò spetta a noi lavoratori particolarmente la scelta di dare la priorità a questo o quel problema, politico o sindacale che sia.

Questa pensiamo sia la via più pratica per dare veramente l'avvio ad una società più giusta e dove l'uomo possa vivere una vita più felice e meno tribolata di quella che stiamo vivendo ora. Mai come oggi è valido l'appello: lavoratori di tutto il mondo unitevi!

Solo con le azioni e i fatti che ognuno di noi nell'insieme della nostra classe siamo in grado di Compiere ogni giorno, potremo ottenere le « cose » di cui abbiamo bisogno e l'avvicinamento più rapido alla felicità a cui aspiriamo.

RE °LAMENTO DEL CONSIGLIO LEI FABBRICA

1) Il C.d.F. è l'organismo unitatario sindacale di base. Esso Verifica e dirige in stretto collegamento con l'assemblea l'attività a livello aziendale ed a livello generale, contribuenndo alla elaborazione ed attuazione delle strategie del sindacato.

2) Il C. di F. è composto da tutti i ,delegati eletti.

3) Il delegato è eletto su scheda bianca, se non disposto diversamente dal gruppo, con voto diretto e segreto, dai lavoratori del reparto, della linea, dell'ufficio o del gruppo omogeneo, in rapporto ad 1 delegato ogni 50 lavoratori circa.

4) Il delegato può essere sostituito per: revoca del mandato su richiesta dei 3/4 dei lavoratori del - gruppo a cui appartiene dimissioni del delegato stesso dimissioni dall'azienda 3 assenza ingiustificate alle riunioni del C. di F.

La sostituzione avverrà mediante elezioni indette dalla Commissione elettorale.

5) Il delegato ha un ruolo di direzione politica del gruppo che lo ha espresso. Inoltre gli spetta il compito di contestazione dei problemi posti dai lavoratori del gruppo; ciò avverrà, se necessario, con l'apporto dei componenti l'esecutivo, comunque nell'ambito della linea, espressa dal C. di F. _

6) Il C. di F. ptiò nominare delle Commisgioni di lavoro su problemi specifici.

7) La sede del C. di F. deve essere all'interno della Fabbrica in locali messi a disposizione dall'Azienda.

8) 11 C. di F. ove ne ravvisi la necessità e per casi eccezionali ha facoltà di effettuare la cooptazione al suo interno di lavoratori che possono dare un valido contributo di esperienza di capacità alla attività del C. di F. stesso.

Il numero delle cooptazioni dovrà essere di entità limitata. Con questi criteri si darà soluzione ai problemi contingenti connessi al passaggio dalle decisioni della prima Conferenza di Genova a quelle della seconda Conferenza di Roma.

Nessuna distinzione deve essere fatta tra delegati. e Rappresentanti aziendali sindacali. A tale scopo si comunicherà all'Azienda ed all'Intersind l'elenco di tutti i delegati componenti il C. di F.

Per assicurare la funzionalità del C. di F. le ore spettanti alle rappresentnze sindacali ed alla C.1. saranno messe a disposizione del Consiglio.

.11) Per i compiti di coordinamento e di esecuzione dell'azione sindacale nell'ambito delle scelte e delle decisioni indicate dal C. di F. e dalle assemblee dei lavoratori, viene nominato un « Esecutivo ».

L'Esecutivo del C. di F. sarà composto da:

21 componenti per lo stabilimento di Arese

17 componenti per lo stabilimento di Milano più I per la Filiale.

Le modalità di elezione sono le seguenti:

a) elezione diretta dei membri dell'esecutivo da parte dei gruppi omogenei dì delegati corrispondenti' ad aree di -ampia dimensione secondo il seguente schema: •

MILANO

GRUPPI NORD I comp.

GRUPPI SUD 1

MOTORI ESPE

MANUTENZIONE 1

VERNICIATURA

IMPIEGATI 5 »

FILIALE 1

ARESE

C.T.E.-GEST. 15 1 comp

STAMPAGGIO 1

ASSEMBLAGGIO 2 »

FORGIA »

FONDERIA-MENSA »

VERNICIATURA 1 »

DIPRO AUS-ESPE

RICAMBI 2 »

GRUPPI-MOTORI 1 »

FABBR. 6-M.P.F. 3 »

IMPIEG.-DISCONT. 2 »

b) nomina da parte delle Organizzazioni Sindacali di n. 6 componenti per stabilimento.

In modo ra realizzare una più ampia responsabilizzazione dei delegati si darà luogo ogni 6 mesi 'all'avvicendamento di 1/3 dei componenti • l'esecutivo.

Gli esecutivi si riuniscono settimanalmente. All'interno degli esecutivi 6 componenti' per stabiilmento, a rotazione, saranno staccati dalla produzione. Le modalità per la rotazione saranno stabilite dagli esecutivi.

L'esecutivo convoca, redigendo l'ordine del giorno, il C. di F. e ne presiede la riunione. Il C. di F. può essere convocato anche su richiesta di almeno un terzo dei delegati. Il C. di F. sarà comunque convocato ogni 2 mesi. IL CONSIGLIO DI FABBRICA

Tít
DONNA

LA S LUTE

La lotta contro l'inquinamento delle città delle acque potabili, dei fiumi, dei laghi, dei mari, « dell'ambiente di lavoro », non può essere soltanto una questione di tecnici, di specialisti, ma interessa tutta la società e in particolare la classe lavoratrice. E' ormai una esigenza della classe lavoratrice aprire un dibattito sulla « medicina preventiva » e « sull'ambiente di lavoro », visto che sono diventate rivendicazioni nelle fabbriche e fuori le fabbriche. Logicamente tenendo presente che concettualmente la lotta contro la nocività dell'ambiente di lavoro rappresenta il primo momento di una medicina preventiva che nella sua globalità comprende tutti gli aspetti della lotta di ogni giorno per la costruzione di un mondo a misura dell'uomo. Fatte queste premesse e guardando la nostra realtà di lavoratori dell'industria, con chiarezza vediamo come la meccanizzazione, le tecnologie moderne ci trasformano in soggetti costretti a svolgere un ruolo semplicemente esecutivo. Siamo costretti a passare lunghe

LE IDEE

Dopo il famoso autunno caldo 1969, il Centro Studi Sociali della Pirelli (dove si pensa come fregare meglio gli operai, famoso anche per il tanto sbandierato decretone ante-autunno) partorì un documento frutto di una inchiesta sociologica fatta da una équipe di cervclloni specializzati. Questo documento, analisi e sintesi della dispendiosa ricerca, pervenne a questi sugferimenti per tutto il padronato italiano. Dato che nelle lotte il peso maggiore lo sopportano le grandi aziende e chi in queste fabbriche più conta e trascinano gli altri sono i giovani pertanto, concludeva: se i giovani non venissero più assunti o comunque non nelle aziende grandi, noi potremmo controllare (supersfruttarel meglio gli operai e le organizzazioni sindacali diventerebbero più docili.

Inoltre suggeriva come fare la selezione del personale nell'assunzione.

I nuovi assunti devono avere un'età non inferiore ai 35 anni, professionalmente non qualificati, avere moglie e possibilmente più figli, meglio ancora con vecchi a carico.

Ebbene come sono andate le cose?

Dove le aziende hanno un padrone responsabile questi suggerimenti gli hanno presi con una certa elasticità se non addirittura ignorati. Ma nel caso dell'Alfa Romeo, dove chi comanda è come Arlecchino servo di due padroni (quello politico (socialdemocristiano e quello privato vedi FIAT-PIRELLI) da due anni a questa parte, in modo particolare all'abbigliamento e montaggio, constatiamo che i consigli di Pirelli sono stati applicati alla lettera.

Qui i nuovi assunti sono quasi tutti anziani, con capacità professionali molte volte in contrasto con il lavoro ad essi assegnato.

A noi non dispiace che assumano lavoratori anziani, anzi, quello che critichiamo è il fine che si vuol raggiungere e che sopra abbiamo specificato.

Per quanto riguarda i pochi giovani nuovi assunti, alcuni di essi vengono addirittura utilizzati nei reparti LAZZARETTO; reparti a suo tempo costituiti per gli ammalati, invalidi ecc... (vedi elettricisti).

Così è stata rovesciata la procedura dove la morte del super-

ore di lavoro con pause mal distribuite, ad assumere posizioni disagevoli, a compiere una serie di gesti predeterminanti, in un tempo prestabilito.

Nonostante lamentele e denuncie, il padrone risponde sempre con lo stesso tono: Parcellizzazione, semplificazione delle operazioni, ritmi veloci, tanti profitti pochi investimenti. Tutte queste costrizioni, ci rendono ESTRANIATI dal proprio lavoro, non solo, ma deteriorano la propria personalità psico-fisica. Che fare? Continuiamo a vivere con falsi bisogni, con bisogni padronali?

Vogliamo andare verso la « Società dei pulsanti »? Sappiamo già oggi quale contributo possano dare la cibernetica e i Computers all'instaurazione di un controllo totale sulla vita umana. Secondo me non dobbiamo permettere che i nostri bisogni naturali, vitali — biologicamente indispensabili all'organismo — vengano soffocati da quelli repressivi padronali. Ma dobbiamo far sì che diventino delle vere e proprie forze-produttive della socie-

sfruttato anziano veniva a fuoco lento.

Immaginate voi oggi un uomo di 40-50 anni che per 20-30 ha fatto sempre il tornitore, il falegname, il fresatore ecc., passare di colpo in catena, entrare e u. scire dalla scocca per cento e più volte al giorno, con tutte le conseguenze per il suo stato psico-fisico? Passiamo questa situazione al nostro Sig. Presidnte, che da buon socialdemocratico tiene sotto il cuscino il CUORE di E. DE .AMICIS.

Con questa politica di Pirelli si ha il coraggio poi di lamentarsi dell'assenteismo.

Questa politica, lo sappiamo bene, ha lo scopo preciso di far fallire sul nascere il nuovo inquadramento delle categorie operaie, causa la non possibile rotazione dei posti di lavoro (gli anziani diffiiclmente possono girare) impedire la contestazione delle discriminazioni per la va-

tà, bisogni sociali, in grado di esercitare una influenza determinante sull'organizzazione del lavoro. Ritengo che questi bisogni vitali, concretizzati, come tali, rendono possibile, in quanto forze produttive sociali, una totale trasformazione della tecnica, del mondo e della vita. E' necessario precisare: trasformazione tecnica ho detto, intendendo questa « eliminazione degli errori della industrializzazione capitalistica ».

Quindi rivendicare e conquistare nuove tecnologie e nuovi processi di produzione non nocivi alla salute devono diventare obiettivi da raggiungere, perché investono l'organizzazione del lavoro, le strutture, gli impianti, le macchine, tutta la fabbrica.

Non possiamo abdigare al ruolo di protagonisti, perché è la lotta unitaria che risolve i problemi; a questo proposito, ritengo opportuno riferirmi a un concetto sindacale quello sulla « non delega », che mette a fuoco il ruolo dei lavoratori rispetto alla salute. Infatti « non delega » significa non affidare al padrone e ai suoi rappresentanti il controllo degli effetti nocivi del lavoro sull'uomo; significa processo ininterrotto di conoscenza della realtà ambientale, di controllo e di contrattazione. Per concludere dico che per soluzioni concrete di certi traguardi e di certi obiettivi, contro il padrone e la sua « legge del profitto », necessita un giusto orientamento della coscienza, una mobilitazione e una lotta unitaria.

Castria lorizzazione della professionalità; impedire la ricomposizione delle mansioni.

Tutto questo conviene economicamente all'Alfa Romeo?

Noi pensiamo di no. In una fabbrica che produce automobili di alta qualità come la nostra, conviene, specie nelle catene, avere personale altamente qualificato che sappia svolgere più lavori, che sappia far fronte a qualsiasi eventualità che si presenta durante il ciclo produttivo.

Se la Pirelli, dove la maggior parte delle lavorazioni non sono qualificate e vengono eseguite a cottimo individuale o a flusso, il ragionamento in chiave economica e non umana potrebbe anche andare, per l'Alfa Romeo assolutamente no, anche perché nostra è un'AZIENDA di STATO, di proprietà del contribuente italiano.

GIUSTA LA LINEA del Consiglio di Fabbrica

IL CONSIGLIO DI FABBRICA

MILANO-ARESE eletto prima delle ferie da tutti i lavoratori dell'Alfa Romeo, iscritti e non iscritti al SINDACATO, nelle due assemblee dei delegati che subito si sono tenute dopo, ha rinconfermato la giustezza della scelta che vede nel Consiglio stesso la Struttura di base del Sindacato.

E' stata definitivamente sconfitta la linea di coloro che vogliono il Consiglio quale organo fuori dal Sindacato se non addirittura in contrapposizione ad esso.

Il Consiglio di fabbrica dell'Alfa Romeo dispone oggi di una linea politica e di una strategia unitaria sulla base delle esperienze fatte nelle grandi lotte del 69 e del 70: una linea unitaria costruita. anche se faticosamente, con i lavoratori e non al vertice.

Certo, c'è ancora molta strada da percorrere per realizzare una politica rivgndicativa, una strategia di lotte che partono dalla fabbrica per investire tutta la società.

Perché il Consiglio di Fabbrica diventi veramente l'espressione di questo modo nuovo di intendere il Sindacato il quale deve essere sempre autonomo e classista.

Il mondo del lavoro oggi si presenta apparentemente diviso in seguito alle differenze di posizione che il padronato ha saputo creare tra gli operai e gli impiegati.

Non che il concetto della divisione l'abbiano inventato oggi i padroni; è solo l'applicazione moderna nell'organizzazione del lavoro del motto « dividi - e domina » di più antica data.

Ma cosa è successo per gli impiegati in una grande azienda? Negli uffici, come nell'officina, le mansioni si sono moltiplicate, sono diventate sempre più semplici ed elementari perché l'organizzazione padronale richiede che non si deve fare nulla di complesso ma una sola cosa semplice e ripetitiva.

All'Azienda non interessa cosa un può o sa fare, a lei serve che faccia una cosa sola così lo paga solo per quella e più è semplice e meglio è così ha la scusa per pagarlo meno. In questo modo nelle aziende abbiamo la parcellizzzione del lavoro, la degradazione dell'uomo a macchina, il crollo della mistificazione paternalistica. Viene così alla luce la vera natura del rapporto di lavoro, quello di un semplice scambio commerciale in cui la merce è la nostra capacità di lavorare. Ed è questo il punto debole del sistema capitalista poiché spinto dalla sua stessa natura deve sfruttare il più possibile e quindi usare anche per gli impiegati i sistemi che ha già colaludato per gli operai, ma così facendo cadono le mistificazioni e non ci sono più lavoratori di serie A e serie B non riesce più a sfruttarli mantenendo g li uni contro gli altri e cosi cade la divisione del lavoratori. Nella società capitalista verso cui stiamo andando a grandi passi ci sono solo due classi.: quella di chi possiede e accentra in sé tutte le ricchezze (circa 200 famiglie controllano tutta la nostra economia) e quella di chi possiede solo le sue braccia per sopravvivere: i salariati a tutti i li-

velli di stipendio, coloro i quali hanno uno stipendio, coloro i quali hanno un reddito fisso che viene a mancare se viene a mancare la capacità di lavoro. contrariamente al capitalista che può fare a meno di lavorare perché il suo reddito rimane. Ne deriva quindi che non esistono problemi di fondo diversi da operai a impiegati perché non esistono due classi di la-:orata ri ma solo la classe proletaria che quindi deve lottare unita per la sua sopravvivenza.

Resta Però il fatto che oggi negli uffici c'è ancora del paternalismo a cui gli strumenti padronali fanno ricorso. Quando il loro sistema subisce oualche contraccolpo fanno appello al buon senso. alla uguaglianza fra gli uomini. alla costituzione, ai diritti internazionali dell'uomo. alla solidarietà ma quando un lavoratore fa a sua volta appello a queste cose per ottenere un miglioramento se non addirittura la possibilità di sopravvivere allora si sente rispondere che il suo lavoro non vale quello che lui chiede che bisogna avere pazienza che se continua a fare il bravo come fino a quel momento in futuro forse se ve ne sarà la possibilità vedrà se sarà possibile far qualche cosa. ll tutto sarebbe superabile nella misura in cui l'impiegato capisse che ancora una volta lo prendono in giro e lo sfruttano e quindi reagisse lottando non da solo bensì con gli altri. Molti non lo capiscono o hanno troppa paura per volerlo - .:apire col risultato che alla logica pa-, dronale non si riesce a contrapporre una strategia che tenda a riqualificare il lavoro, ad eliminare le discriminazioni , ad eliminare autoritarismo.

Quindi non una semplice reazione cli difesa dei bisogni individuali, ma un movimento collettivo ed organizzato che trova nello sciopero uno strumento di lotta efficace ed insostifuibile.

Un groppa di delegati impiegati

Questa concezione e questa strategia unitaria verranno presto poste a verifica se la D.G. all'INTERSIND assumerà delle posizioni dilatorie o intransigenti nei confronti dei vari problemi posti sul tappeto quali il premio di produzione, nuovo inquadramento professionale, nocività ambiente, trasporti, mensa ecc.

Non bisogna dimenticare lo spostamento a destra dell'asse politico del Paese e l'attacco contro i lavoratori e i loro strumenti quali i Consigli di fabbrica; tutto questo per impedire la contestazione dell'organizzazione del lavoro in azienda e una politica di riforme che comporti una reale modifica dei rapporti di potere tra le classi.

Bisogna anche tenere presente dei colloqui riservati avvenuti il 4 febbraio 1971 fra il Ministro delle Partecipazioni Statali Piccoli e la Giunta esecutiva dell'INTERSIND dove da tutti i presenti sono stati mossi gravi attacchi al diritto di sciopero, al Sindacato, alle lotte operaie, alle sentenze progressiste della Magistratura e allo Statuto dei diritti dei lavoratori.

Il sistema monetario internazionale, nato a Bretton Woods il 1944 e basato sul dollaro quale unica moneta per gli scambi internazionali, è crollato miseramente il 16 agosto quando Nixon ha annunciato di non convertire più i dollari in oro.

Insieme a questa decisione il blocco dei prezzi, dei salari e l'imposizione arbitraria di una sopratassa del 10 per cento sulle impostazioni della maggior parte dei prodotti industriali scavalcando così tutti gli accordi in sede di Kennedy Round per la liberalizzazione degli scambi.

Perché questi provvedimenti e quali ripercussioni nel mondo occidentale e su l'Italia in particolare.

Innanzitutto oggi, a differenza di anni fa. gli Stati Uniti non hanno l'esclusiva della migliore industria, anzi sono costretti a subire la concorrenza degli altri paesi, anche in conseguenza del fatto che le ingenti e improduttive spese militari, l'indirizzo bellico di una parte delle aziende hanno sottratto una parte di reddito destinabile a investimenti sociali o più propriamente produttivi. Tutto il pacchetto non è altro che la rivalutazione di fatto delle monete del mondo occidentale rispetto al dollaro o svalutazione di questo ultimo, con conseguenti maggior difficoltà di esportare negli USA i cui prodotti al contrario ne otterranno un beneficio.

Dopo avere per anni contribuito, mediante aiuti diretti e indiretti, a tenere in piedi un sistema monetario che recava vantaggi solo agli

USA, l'Europa, quantunque non abbia alcun attivo nella bilancia dei pagamenti, anzi al suo deficit dì due miliardi-anno ha da aggiungere il miliardo circa di profitti sui capitali investiti, pagherà, se non si prendono le necessarie contromisure, gli effetti della politica imperialistica attraverso la flessione del livello produttivo con conseguente pericolo dei livelli occupazionali dei settori interessati alle esportazioni.

I sei paesi del MEC hanno formulato delle proposte mediatè da contranporre alle decisioni unilaterali USA ma non è da illudersi sulla possibilità di imporre tali scelte.

Occorre per cui che tutto il movimento elabori una chiara strategia per respingere il tentativo di far pagare a tutti i lavoratori il peso dì tutte le difficoltà economiche. Innanzitutto deve essere imposta una chiara difesa dei livelli di occupazione nei settori colpiti, nel contempo allargare la domanda interna, facilitare gli investimenti sociali, operare una diversificazione dei settori produttivi come da tempo si va richiedendo.

I lavoratori hanno sempre avuto dificoltà, come del resto le loro organizzazioni Sindacali. a considerare quanto avviene a livello internazionale; non hanno mai considerato realisticamente le ripercussioni delle contraddizioni e delle storture del sistema capitalistico. E' necessaria quindi una valida presa di coscienza di questi problemi in modo da lottare su ogni fronte di attacco del capitalismo, in azienda, nella società e nel mondo. Masella

DALLE DENUNCE
DALLE LAMENTELE ALL'A CRISI DEL DOLLARO
Leso
CAMMINANO
«Benessere fisico - psichico. Conservazione non soltanto della forza lavoro ma soprattutto capacità di partecipazione completa alla vita sociale»

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.