AVARIE PROLETARI
Edito dal Comitato di Fabbrica del Partito Comunista Pahano Officine "E Bianchi., - Milano
Abbiamo imparato dal compagno Dimitror molte cose: la fedeltà ai nostri principi. la coerenza e precisione del pensiero, la tenacia nel resistere, lo slancio nell'avanzare, l'amore per il popolo, la devozione senza limiti alla causa della rivoluzione proletaria e socialista di coi l'Unione Sovietica è oggi conquista e baluardo incrollabile.
Possano queste sue doti, possano la vita e l'azione sua illuminare, orientare, edu. care nuove schiere di combattenti. Mandiamo il nostro saluto all'eroe che ci abbandona. Inchiniamoci. Ouando egli nasceva, 67 anni or sono, eravamo alla aurora del nostro movimento. Oggi è pieno meriggio. Il sole che ci illumina è il sole della nostra vittoria. Togliatti
DOPO IL GRANDE SCIOPERO GENERALE
Avanti per il miglioramento del tenore di vita per la difesa delle libertà democratiche
I cottimi
I commissari comunisti, in una riunione plenaria della C. I., hanno esposto il loro punto di vista sull'aumento dei cottimi ai commissari delle altre correnti. Come ebbimo a dire,• e come illustrammo abbondantemente su queste pagine, questo problema ci sta oggi maggiormente a cuore, e siamo disposti a non risparmiare sacrifici per vederlo realizzato. Purtroppo i rappresentanti delle altre correnti non sono del nostro parere. I democristiani nicchiano e non prendono nessuna posizione. Il Belli, dopo un po' di attività iniziale, non si interessa più di nulla; sussurano che è manovrato da Colombo. Ci spiace; questo giovane lavoratore avrebbe potuto giovare, ma evic'mtemente gli ordini dei suoi superiori lo hanno indotto a non esporsi. I saragr.ttiani non vanno oltre l'appoggio verbale, ma risulta chiaro che non intendono battersi fino in fondo. Queste cose andavano dette perchè è giusto che i lavoratori sappiano come stanno le cose nella C. I., e conoscano la posizione delle varie correnti.
La pressione padronale
La Direzione « concede » mezz'ora al giorno ai commissari per riunirsi (dalle 11,30 alle 12). Poco tempo, in verità; ma i commissari democristiani e saragattiani non si fanno vedere neanche in questa mezz'oretta. Sabotaggio? Crediamo di sì; e crediamo anche che ne approfittino, fermandosi in reparto a lavorare e caricando questa mezz'ora a economia, per aumentare la propria percentuale di cottimo. Così, se non sono disposti a battersi per l'aumento dei cottimi degli operai, pensano almeno a migliorare i propri. E' già qualche cosa.
Intanto la pressione poliziesca della Direzione contro i nostri commissari, rei di volere difendere e migliorare le condizioni dei lavoratori, non molla un istante. Trattenute, multe e lettere di minaccia fioccano su di loro ogni qual volta si
lo sono profondamente convinto che la Rivoluzione proletaria è l'unica via d'uscita e di salvezza dalle crisi eco nomiche e dalla catastrofe della guerra e del capitalismo
Giorgio Dimitrov
muovono per occuparsi di quanto è inerente al loro mandato. Non per questo, e non ostante che il Presidente sia in prigione, essi cessano di adempiere il loro dovere.
Osserviamo che la Direzione sta esagerando sul serio. Forse i signori dirigenti credono di avere a che fare con dei domestici e non con dei rappresentanti della maestranza. I loro metodi, comunque, non otterranno quei risultati che essi si attendono. I comunisti sono vecchi combattenti che hanno conosciuto ben altre fruste. Noi siamo per il benessere dei lavoratori; se i dirigenti vogliono camminare su questa strada ci incontreranno certamente; gli altri metodi — oltrechè smascherare la loro posizione — non riusciranno a farci cambiare idea.
Il microfono e il resto
Dunque la Direzione ha fatto rimuovere il microfono dalla mensa. Era una caratteristica di democrazia il fatto di potere informare la maestranza, di tenerla a contatto con i suoi dirigenti sindacali, di lasciare anche che ognuno potesse esprimere il suo pensiero su qualsiasi argomento.
Gli operai hanno avvertito in questa azione della Direzione una menomazione delle loro libertà di critica e di parola; hanno provato un senso di disagio e di ribellione che il menzognero pretesto addotto dalla Direzione nel suo comunicato non ha certo attenuato.
Il motivo escogitato dalla Direzione è talmente puerile che non meriterebbe confutazione. Questo « estraneo » che è venuto a parlare ai lavoratori è un dirigente sindacalista; nessuno è meno .estraneo per noi che i nostri rappresentanti. Ma è appunto per impedire i contatti con i loro organismi che si è giunti a questo grave provvedimento!
Non quindi una questione di carattere disciplinare, ma questione squisitamente politica. Tutto ciò si inquadra perfettamente nei disegni della Direzione, tendenti a schiacciare ogni forma di democrazia e di organizzazione nell'interno della fabbrica.
Si vede ogni giorno di più che la pretesa « democrazia » dei nostri dirigenti d'azienda non era che una forma di opportunismo suggerito dalla situazione.
Non ci eravamo illusi su questo. Stanno invece illudendosi loro. — adesso — credendo che sia giunto il momento di sbarazzarsi brutalmente di tutto ciò che può ostacolare il loro dominio assoluto e dispostico nella fabbrica. Ricordiamo loro — perchè ne hanno bisogno — che gli operai sono uomini e non macchine,
e come tali meritano rispetto e considerazione; che la vita associata dà diritto, nel luogo stesso dove questa vita si svolge, all'esistenza di associazioni per la difesa e l'incremento del lavoro comune; che il carattere « sociale » della produzione implica il carattere « sociale » dell'azienda; che, comunque, i loro calcoli sono sbagliati.
La sbornia del 18 aprile fa compiere queste cose. Ma bisogna essere miopi e piccini come lo sono i nostri capitalisti per non accorgersi della debolezza della loro posizione e dell'effetto controproducente della loro pressione reazionaria sui lavoratori. Questi mezzucci non possono arrestare il cammino della classe operaia. In tutto il mondo le forze del lavoro stanno occupando il posto che loro spetta, ed anche in Italia -- consule De Gasperi — non sono disposte a fare diversamente.
Signori, vi pare saggio andare controcorrente solo perchè ve lo dice Costa e vi incoraggia Scelba?
Quando questi signori non vi saranno più, noi vi saremo ancora. Arrivederci, signori!
if/ta ricatto
La Direzione ha escogitato un ricatto di nuovo genere per piegare i lavoratori e per sabotare l'uso del diritto di sciopero. Quindi niente pasto agli scioperanti e trattenuta di L. 180 se il pasto viene consumato.
Nel comunicato che da queste belle notizie la Direzione ci fa sapere che spende L. 4(10.000 al giorno per la mensa. Quale munificenza!
La Direzione dimentica, o finge di dimenticare, che la somministrazione del pasto non è che un'integrazione salariale; e cioè un complemento in natura della paga; sono insomma soldi nostri che non vengono messi nella busta-paga ma corrisposti in alimenti.
Un altro danno, quindi, che viene inflitto ai lavoratori con la complicità della situazione creata dal governo De Gasperi, Fino a quando?
Ore straordinarie
Alla « Bianchi » quelli che fanno ore straordinarie non sono una eccezione, sono una eccezione quelli che non le fanno. Che cosa significa questo? Che cosa vuole raggiungere la Direzione con questo metodo? Due cose principali: un maggiore sfruttamento dei lavoratori occupati ed evitare l'assunzione di disoccupati.
Lo sfruttamento intensivo dei lavora-
Luglio 1949
N. 7
Bollettino
a.
tori dovrebbe — secondo i disegni di lor signori fiaccarne lo spirito di lotta persuadendoli, che sono preferibili le straordinarie che poi « si trovano » nella bustapaga, anziché battersi per un miglioramento sostanziale entro i limiti dell'orario normale. Si spera insomma di sviluppare uno spirito di adattamento e di sottomissione al padrone e di divisione fra i « privilegiati » che lavorano e i disoccupati. Si può dire che la parola d'ordine degli industriali oggi è: prendiamoli per fame e leghiamoli al nostro carro.
Così aumentano i profitti dei capitalisti e non diminuisce il numero dei senza lavoro. Il miglioramento economico ottenuto con le ore straordinarie è illusorio perchè può mancare da un momento all'altro col ritorno all'orario normale, mentre il miglioramento della paga — che risponde all'effettivo rendimento e ai bisogni della vita — è una cosa giusta, decorosa e stabile.
Inoltre, con questo metodo, i capitalisti risparmiano in contributi e tasse che sono proporzionali al numero dei dipendenti occupati. Vantaggio, quindi, politico ed ecohomico per loro, e danno politico ed economico per i lavoratori.
Noi non possiamo che combattere questo sistema per la sua immoralità sociale e per le sperequazioni anche fiscali — a cui da luogo. Vogliamo che i lavoratori — nelle otto ore di lavoro -- guadagnino, sufficientemente per se e per le loro famiglie; vogliamo che si tolgano dalla disoccupazione altri lavoratori e che vi sia lavoro e pane per tutti.
Fra operai
Abbiamo visto quaranta giovani braccianti muoversi come un drappello con lo stendardo in testa. Entravano nella sala mensa, procedendo lentamente ma senza imbarazzo, rispondendo con sorrisi ai saluti degli operai. Due di questi commentavano:
Ah, perdio! finalmente in Italia abbiamo un proletariato agricolo! Si vede che capiscono quello che fanno, che sono decisi, organizzati, e, sopratutto non si sentono soli. Vedi come familiarizzano subito con gli operai. Ho l'impressione che non abbiano più nulla da imparare da noi.
Finchè ci sarà lotta di classe ci sarà sempre da imparare gli uni dagli altri; sempre nuove esperienze nuove forme di lotta e di aiuto. A proposito di aiuto questo invito è stato una bella iniziativa; però la Direzione...
Eh, la Direzione sfoglierà il regolamento! Il quale, naturalmente non prevede lo sciopero dei braccianti, e le darà appiglio per punire i promotori di questa simpaticissima manifestazione. Del resto gli operai offrono il loro pasto e la Direzione non ci rimette nulla. Pretendere di dare una coscienza ai regolamenti dei nostri capitalisti sarebbe un po' esagerato; forse che i loro regolamenti sono fatti per avvicinare gli uomini? Ma lasciamo andare queste malinconie; lasciamo che i padroni si balocchino con le loro formalità poliziesche; andiamo vicino ai fratelli della campagna, parliamo con loro. Questo nostro contatto mi riempie di gioia e di fiducia, ha un alto valore morale, ha un sapore di vita, di forza, di certezza per l'avvenire.
P.S. - Questi operai azzeccavano giusto: la solidarietà manifestata ai lavoratori della terra è costata 3 giorni di sospensione a tre giovani compagni. Conosciamo troppo bene i capitalisti per sbagliarci.
inrA DO CLASSE
Sei nostri compagni sono stati arrestati dai militi di Scelba — il sagrestano di ferro — mentre portavano ai braccianti in lotta la solidarietà degli operai delle fabbriche. Fra essi vi sono Bontempi, responsabile politico della nostra fabbrica e Bestetti, presidente della Commissione • interna.
La lotta dei braccianti era la nostra lotta. Non vi sono reparti stagni nel proletariato. E' sempre la stessa classe di sfruttati che combatte per spezzare o per rendere meno pesante il giogo dello sfruttamento. E' perfettamente logico, quindi, che i nostri compagni migliori siano accorsi spontaneamente là dove la lotta di classe si manifestava più acuta, là dove l'aiuto fraterno dei proletari delle officine era più richiesto, dove il pericolo era maggiore.
Hanno lasciato il loro consueto lavoro con il piccolo ma indispensabile salario che ne ricavavano, hanno lasciato le loro famiglie e si sono portati nelle campagne, trasformate da un governo fazioso e reazionario in un campo dì provocazione e di lotta.
SidAnlismo "[don"
I saragattiani della « Bianchi » hanno perduto un'altra buona occasione per dimostrare il loro attaccamento agli interessi dei lavoratori. •
I saragattiani del sindacato ferrovieri, dei bancari, degli elettrici, degli alimentaristi dei cartai si sono rifiutati di tradire l'unità sindacale e sono rimasti nella C.G.I.L. con i loro compagni di lavoro delle altre correnti.
Ma alla « Bianchi » c'è Campani che si è fatto sindacalmente le ossa al tempo della repubblica di Salò; Campani, il cavaliere della triste figura; Campani, il collezionista di fischi. Che volete che importi a lui dell'unità della classe lavoratrice. A lui preme solamente racimolare quattro pappagalli che possano riconoscerlo come loro capo, e la sua ambizione è appagata.
I coordinatori
Si è costituito così un non meglio identificato « Comitato provvisorio coordinatore » dei sindacati gialli. Per gli operai tutto questo armeggio è passato inosservato; ci prendiamo noi la briga di fargli un po' di «réclame ».
Oltre agli immancabili Campani, Corti, Brunelli, e Murgolo, notiamo il « coordinatore » Ambrogi Ferruccio. Chi è costui? E' presto detto: è il primo camaleonte della « Bianchi », già iscritto ai partiti socialista, comunista e pisello, ora tenta la sorte con la F.I.L. Farà carriera. Benchè, a guardarlo in faccia, non dia un forte affidamento di intelligenza.
L'altro « sesto fra cotanto senno » è un certo Negri Edoardo, figura ambigua di coscienza inquieta, ben conosciuto nel rep. Auto. Anche questo ha trovato l'albero che fa per lui.
Questi sarebbero gli esponenti del sindacato che dovrebbe fare del sindacalismo puro, indipendente, ecc. qualche cosa di trascendentale, insomma, con fregiatura garantita. A chi ci cascherà dentro il diploma di fesso non glielo leverà nessuno.
Denaro buttato via
Il fatto è che da un po' di tempo il Dipartimento di Stato americano fa cattivi affari. Ha speso miliardi di dollari per
Hanno dato, con il loro gesto, un alto esempio di maturità e di coraggio, col loro sacrificio hanno cementato i vincoli di solidarietà fattiva che sono sicura garanzia per la vittoria definitiva di domani.
I braccianti e i salariati agricoli hanno vinto. La tracotanza degli agrari e le violenze poliziesche non li hanno piegati. L'apporto dei lavoratori delle città ha dato spirito e forza alla loro lotta. Ma ogni battaglia che il proletariato conduce per il suo elevamento ed il suo affrancamento comporta gravi sacrifici; non si può sfuggire a questa legge.
Sangue di lavoratori ha bagnato le zolle che essi lavorano ma che essi non posseggono, centinaia di lavoratori sono stati percossi brutalmente o gettate nelle galere. Ma essi hanno guadagnato uno spirito di lotta, un profondo senso di solidarietà, una ferma coscienza dei loro diritti che, in definitiva, ha scosso profondamente la tracotanza degli sfruttatori e li ha persuasi che il tempo del loro incontrastato dominio sugli uomini si avviava alla fine.
la Cina con il risultato che sappiamo; dissipa milioni di dollari in Italia per tentare di demolire tutti gli ostacoli capaci di opporsi ai suoi progetti di dominazione economica e politica.
Non basta disporre di uomini ambiziosi e venali per creare una situazione, una organizzazione di massa in contrasto con le aspirazioni e i bisogni dei lavoratori. La F.I.L. è una creatura nata morta. Repubblicani e saragattiani totalizzavano il 4 % degli iscritti alla C.G.I.L.; escludendo i lavoratori rimasti fedeli al loro sindacato unitario che cosa rimane in mano a Canini e Parri?
Quindi, non ostante il chiasso della stampa padronale, questo tradimento si è manifestato, oltrechè disonorante, perfettamente inutile.
Non è successo quindi nulla nella potente organi97a7ione della C.G.I.L. Qualche scoria se ne è andata; è un fatto fisiologico naturale.
.Per quanto ci riguarda terremo d'occhio le mosse dei nostri messeri, e denunceremo senza peli sulla lingua le loro malefatte.
saragattiani non rispondono
Che i saragattiani fossero dei demagoghi lo sapevamo. Per questo alle loro profferte di interessamento ai bisogni dei lavoratori ed alle loro ciance polemiche avevamo risposto sfidandoli a dimostrare concretamente le loro capacità e la loro buona volontà. •
Avevamo perfino indicato nel problema dei cottimi il punto sul quale agire, e li avevamo, per il rimanente, invitati a un pubblico dibattito per dare la possibilità a tutti di giudicare serenamente.
Sono stati distolti da tutto ciò forse dal pietoso spettacolo degli urti di ambizioni personali che danno i loro massimi dirigenti? Non lo sappiamo. Comunque prendiamo atto della loro ritirata. Lasciamo ai lavoratori di trarne le dovute considerazioni sulla serietà di questi messeri e su quanto di positivo si può attendere da loro.
2 AVANGUARDIA PROLETARIA
4riehl; eupatnribli
I capitalisti italiani non dormono. Oltre a far sentire sempre più duramente la loro pressione reazionaria sulla classe lavoratrice e sulle sue organizzazioni, fanno uno 'sforzo propagandistico appoggiato da un grande spiegamento di mezzi. E i lavoratori, — non tutti per fortuna, ma in modo particolare quelli che si cerca di riportare sulla « retta via » — si vedono capitare gratuitamente a casa giornali e riviste in rotocalco e a colori nei quali si parla di « collaborazione », di « comprensione » per i sacrifici dei padroni, di esaltazione dell'economia borghese apportatrice di giustizia e di benessere, con l'immancabile punta avvelenata contro — naturalmente — il Paese del socialismo ed i comunisti nostrani.
Polemizzare? Non ne vale la pena; basta la dura realtà che tutti viviamo per smentire le sfrontatezze demagogiche degli industriali.
Tuttavia due parole — documentate — non saranno superflue. Tutti sanno che gli americani sono considerati i creatori dei « trust » e dei monopoli. Ebbene, lo stesso sig. Hoffmann è rimasto disgustato dalle intemperanze dei monopolisti italiani che traggono profitti scandalosi a tutto danno del popolo, La Montecatini, la FIAT, la Snia Viscosa, la Pirelli:ecc.; è una ridda di miliardi lucrati sulla miseria dei lavoratori.
La miseria dei lavoratori? La colpa è delle agitazioni e degli scioperi, dicono gli industriali, noi facciamo quello che possiamo, E intanto non ci dicono che nel 1948 sono state perdute 1, miliardo e 104 milioni di ore lavorative per colpa dei monopoli idroelettrici che non ti danno la corrente.
Il fatto è che, come hanno perduto ogni senso umano nei confronti dei lavoratori, i capitalisti italiani hanno superato ogni limite nella loro ingordigia. E il governo democristiano tiene loro aperto il sacco. Chiunque può rendersi conto della necessità di una lotta continua, conseguente e decisa contro questa gente: sul terreno sindacale per mozzare loro le unghie, sul terreno politico per distruggerli come classe.
Il partito Comunista, per il bene di tut-
Il partito Comunista è all'avanguardia di questa .lotta. Egli riuscirà, per il bene di tutti e per il trionfo della moralità e della giustizia ad avere partita vinta contro di loro.
L' INCUBO
Gli imperialisti sono impotenti nell' arginare le forze del progresso
Gli imperialisti d'Europa e d'America, dopo avere ammesso che il Comunismo è la più grande forza politica del mondo, stanno spremendosi il cervello per trovare il modo di battere, o per lo meno arginare, questa inesorabile avanzata.
— Bisognerà intensificare l'opera di «contenimento» attuale, — dicono gli aniericani — e, nello stesso tempo, migliorare il tenore di vita per tutti gli uomini. Ma, aggiungono subito che questa impresa non ,è possibile perchè costosissima; senza tener conto delle crisi interne, costituizionali del capitalismo, che non gli permettono di insistere su questa direzione. Attuarmente, per esempio, sta profilandosi negli Stati Uniti una gravissima crisi economica: i prezzi crollano, le fabbriche chiudono, si prevedono a breve termine dieci milioni di disoccupati. E allora?
Allora bisogna fermare il Comunismo distruggendo l'Unione Sovietica, suggeriscono altri. Come vedete l'idea della stra-
ge non è scartata da questi campioni della « civiltà cristiana »; ma anche qui vi sono difficoltà enormi, con la prospettiva che il rimedio sia peggiore del male e che essi, come classe, debbano scomparire per sempre dalla faccia della terra. A questo proposito si pensa di fabbricare una quantità enorme di armamenti i quali, oltre a dare lavoro e profitti ai capitalisti americani, fornirebbero un attrezzamento bellico ai paesi europei marshallizzati che dovrebbero — naturalmente — farsi scannare quando e come piacerà ai padroni d'oltre oceano. Ma anche qui... c'è il pericolo che questi « aiuti » facciano la fine di quelli forniti a Ciang-Kai-Scek... e gli americani si grattano la testa...
E tutto ciò senza tenere conto .che il comunismo è una concezione del mondo; è un'idea; e come tale non suscettibile di essere schiacciata dalle armi, ma, tutt'al più, suscettibile di essere soppiantata da un'idea migliore.
Mentre gli imperialisti stanno pensando a queste cose, come primo consuntivo possiamo constatare che già 800 milioni di uomini e di donne si sono liberati dai ceppi del mondo borghese e marciano speditamente sulla via del Socialismo; che negli stessi paesi a sistema capitalistico, milioni di uomini e donne lavorano per liberarsi da questi ceppi.
Mentre l'imperialismo moribondo si dibatte in una via senza uscita, le forze del lavoro e del progresso marciano verso il loro avvenire.
Classe operala
1" luglio. I detenuti continuano il loro calvario. Arrivano da S. Vittore sugli autocarri della polizia per essere tradotti a Lodi. Alla stazione centrale sostano in attesa del treno. Sono ammanettati e incatenati fra di loro. Vediamo Bestetti unito con le catene a tre compagni della fabbrica. Il suo sorriso fresco da ragazzo, i suoi occhi chiari e irrequieti attirano la attenzione degli astanti.
Bontempi è legato con un bracciante. Sorride alla moglie, malata, che è andata a salutarlo ed a portargli notizie delle due bambine ignare che attendono il babbo. Veste la tuta di lavoro e accenna al compagno contadino per distogliere l'attenzione della moglie dai ceppi che gli stringono i polsi.
Formano insieme un quadro. Ecco l'operaio e il contadino stretti da un'unica catena, affratellati nella lotta e nella sofferenza, affratellati nella speranza e nella certezza. Il bracciante guarda intorno tranquillo e sereno. Regge con leggerezza la catena; forse pensa che è l'ultima e la meno pesante che gli è dato di portare, poichè è sicuro che la lunga storia oscura di patimenti e di umiliazioni che da
secoli grava sui campi è prossima alla fine.
Ecco i « delinquenti »! Si sono levati contro il sopruso e l'oppressione, hanno lottato e protestato contro l'ingiustizia e la miseria. Sono i primi a rendersi conto dell'assurdità e dell'iniquità della loro posizione. Guardano senza astio i carabinieri; bevono una sorsata d'acqua che viene data loro, e ringraziano con gli occhi chi, nel frattempo, ha infilato l'« Unità» nella loro blusa.
Arrivederci, compagni! Noi siamo orgogliosi ai voi; vi ringraziamo per l'esempio di combattività e di sacrificio che ci avete dato.
Noi saremo vicini alle vostre famiglie con cuore fraterno.
Fiducia nella classe operaia, fiducia nel trionfo del Socialismo : ecco l'insegnamento e la certezza che viene da voi!
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I nostri giovani si danno da fare. Il Comitato direttivo formato da quattro giovani in gamba, provvisti d'intelligenza. buona volontà e spirito organizzativo sta dando alla cellula aziendale un impulso veramente confortevole e degno di elogio.
Dalle loro relazioni che fanno pervenire regolarmente al Comitato di fabbrica rileviamo come la suddivisione organizzativa dei compiti da svolgere viene effettuata con tutta serietà. E' stato impostato il problema del tesseramento e della organizzazione politica. Il lavoro di stampa e propaganda è stato affrontato secondo l'importanza che merita: funziona una rivendita di libri di carattere sociale e politico, funziona lo strillonaggio dell'i< Unità » agli ingressi della fabbrica ed è stato allestito un ottimo giornale murale. Il lavoro sindacale non è trascurato e si pensa di formare una commissione giovanile sindacale per affrontare le questioni attinenti ai giovani.
L'organizzazione delle gite e degli svaghi è curata con l'entusiasmo caratteristico della loro età, benchè le difficoltà finanziarie mettano più di un intoppo ai loro progetti.
Le cellule della fabbrica hanno contribuito alla formazione di un fondo cassa che i giovani amministrano con cura e si ingegnano di incrementare con le loro iniziative; inutile aggiungere, però, che ogni attività — politica, sportiva, assistenziale — richiede fondi, ed il pareggio del -bilancio va a farsi benedire; cosa che non intacca l'allegria e lo slancio dei giovani.
Complessivamente non abbiamo che da essere contenti dell'attività dei nostri giovani. Raccomandiamo a loro la costanza nel lavoro, l'estensione del loro movimento fra tutti i giovani della fabbrica e la fedeltà agli obiettivi politici per cui è stata costituita la Federazione Giovanile Comunista Italiana.
In questo situazione bisogna che i lavoratori imparino a organizzarsi e muoversi sempre meglio, a conquistarsi nuovi alleati, a combattere passo a passo per difendere i loro diritti il loro benessere, le loro libertà. Le agitazioni, gli scioperi, i conflitti sempre più estesi, sono in questa situazione inevitabili; sono, direi, una necessità delle cose, e bisogna che operai, contadini, impiegati, intellettuali, coltivatori sappiano affrontarli con decisione, fino a che attraverso !a lotta si sia riusciti a rompere il monopolio dei vecchi gruppi sociali privilegiati
TOGLIATTI
Nemici di Dio sono colo'o che, chiusi il cuore e la mente alla lunga eco di pianto delle infinite generazioni rassegnate alla fatica e alla pena quotidiana, si ostinano a pensare che nell' avvenire non possa e non debba aver fine l'oppressione e l'avvilimento delle classi umili a proficuo delle prepotenti oligarchie. Essi soli si mettono fuori dello spirito cristiano col bramare discordia e ingiustizia in danno della gente che lavora e soffre.
• Floriano Del Secolo
AVANGUARDIA PROLETARIA 3
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Cara « Avanguardia Proletaria», assistendo all'assemblea dei comunisti della « Bianchi » del 19 giugno in Sezione ho avuto modo di notare, da alcuni interventi, quanto vi sia ancora da fare sul terreno ideologico per una solida formazione marxista dei compagni. Come non è possibile cimentarsi nella matematica se non si è profondamente studiata questa scienza, così credo che un buon compagno non possa essere tale se non lascia da parté il dilettantismo verbale e non dedica una parte del suo tempo allo studio della scienza socialista. In mancanza di questo ne deriva una grande confusione, con relativa perdita di tempo e danno per l'azione.
Dopo anni di attività legale mi sembra tempo che il primitivismo e la spontaneità scusabili dalla situazione dalla quale uscivamo — cedano il posto ad una posizione più chiara e conseguente, frut-
to del ragionamento e dello studio. Basta un piccolo sforzo da parte di tutti le -scuole e i libri non mancano — perchè dal ristretto limite della lotta di classe si passi alla conoscenza ampia e profonda della nostra teoria.
Si vedrà allora come certe posizioni di estremismo, di settarismo, di opportunismo cadano di fronte alla logica e alla esperienza di chi, prima di noi, ha studiato e corretto errori e deviazioni.
La teoria, come indica il compagno Stalin, è l'esjerienza del movimento operaio di tutti i Paesi considerata nel suo aspetto più generale. Essa può trasformarsi nella più grande forza del movimento se viene elaborata in indissolubile legame con la bratica rivoluzionaria, perchè essa — e solo essa — può dare al movimento sicurezza, capacità di orientamento e comprensione del legame intimo degli avvenimenti circostanti, poichè essa — e soltanto essa può aiutare la pratica a comprendere non soltanto le classi nel momento presente, ma anche come e in qua-
le direzione esse debbano muoversi nel prossimo avvenire.
I compagni che si dedicano allo studio della teoria marxista?leninista si arricchiscono di cognizioni che li aiutano ad agire con chiarezza ed efficacia nella lotta per l'emancipazione della loro classe e per la costruzione di una società socialista.
M. C.
Ringraziamento
Ringraziamo la ditta « IMLAS » (Via Brembo, 21) che il 23 giugno consegnò al signor Cambiari (Via Plinio, 51) n. 3000 lamette per barba da regalare a titolo di propaganda a tutti i lavoratori (donne comprese).
Sembra che il signor Cambieri abbia passato al signor Pini (Via Plinio, 14) le lamette da mettere nelle buste-paga. In attesa che tutto vada bene consigliamo a tutti di avere pazienza e di dare intanto una passatina al filo della loro vecchia lametta.
Il compagno Egisto Saperti
Dopo circa un anno di lavoro da parte degli organismi competenti (Uff. Quadri d Sezione, Comitato di fabbrica, Comitato di cellula) per esaminare l'atteggiamento politico del compagno E. Superti, la 16" cellula, riunitasi in assemblea generale l'il luglio 1949 nei locali della Sezione Venezia, presente il Comitato di fabbrica delle Off. Bianchi ed i quadri delle altre dal Partito del- compagno in parola per indegnità politica, in considerazione dei seguenti punti.
Nei discorsi, nelle azioni il Superti ha manifestato pericolose deviazioni in contrasto con la linea politica del Partito. Precisiamo qualche fatto. Egli accusa la Direzione del Partito di avere iniziato il 14 luglio 1948 uno sciopero politico a carattere insurrezionale che, troncato dopo due giorni e mezzo, ha deluso le aspirazioni dei militanti ed ha permesso alla reazione governativa di incarcerare migliaia di compagni. Questa posizione è falsa da cima a fondo. Un mese prima del vile attentato il compagno Togliatti dichiarava alla Camera: « Quando un Partito comunista ritiene che le circostanze obiettive e soggettive pongano all'ordine del giorno la necessità delle forze popolari avanzate di prendere il potere con le armi, cioè con una insurrezione, esso proclama questa necessità, lo dice apertamente. Così come fecero i bolscevichi nel 1917, che marciarono all'insurrezione a bandiere spiegate. Così come abbiamo fatto noi, comunisti italiani, a partire dal settembre 1943 ».
Parlando ad Abbadia S. Salvatore il 26 giugno 1949 sui fatti del luglio il compagno Togliatti ha dichiarato che « quando echeggiarono quei colpi di pistola era giusto che milioni di italiani si levassero e si schierassero, pronti a lottare in difesa delle istituzioni democratiche e della libertà. I fatti che avvennero dopo non solo erano inevitabili, ma dovevano avvenire perchè, quando la libertà suona il tamburo, buon cittadini è colui che scende nelle strade disposto a battersi con tutte le armi Q. Così milioni di cittadini manifestarono contro il governo della guerra civile, così migliaia di compagni furono arrestati ed uscirono dalle galere più temprati, più combattivi di prima. Il 14 luglio non è stata una sconfitta, ma una preziosa esperienza della classe operaia italiana.
radiato dal Partito
Così come la rivoluzione del ERDY in Russia preparò la vittoria del 1917, così come la « lunga marcia » del 1927 in Cina fu garanzia ed auspicio per le radiose giornate di oggi.
Il Socialismo si conquista con la lotta tenace, dura, quotidiana e non con posizioni e sbraitamenti inconsulti. Il comunista autentico è quello che comprende le situazioni e studia e si sforza per modificarle e sfruttarle per la vittoria del Socialismo.
Altro fatto. Il Superti stracciò pubblicamente /'« Unità » nel suo reparto di lavoro in segno di spregio. Non interessano i motivi che l'hanno spinto a questo: rimane il gesto. L'« Unità» è per noi la bandiera mai ammainata del proletariato avanzato, è il giornale ,di Gramsci e di Togliatti, è strumento validissimo di orientamento, di guida, di lotta. Con questo oltraggio al nostro glorioso giornale il Superti si è messo automaticamente fuori dal nostro Partito.
Lo sciopero grandioso dei braccianti e dei salariati agricoli, il più grande movimento della storia contadina di tutti i Paesi occidentali, che ha permesso ai proletari della terra di realizzare conquiste sociali di notevole importanza, di provare la loro forza, collaudare la loro organizzazione e di cementare la loro solidarietà combattivo., ha trovato comprensione ed appoggio fra tutte le correnti politiche. Alcuni fra i compagni migliori della nostra fabbrica hanno dato prova, col sacrificio personale, di sentire fattivamente questa solidarietà con i fratelli delle campagne. Il Superti non si è peritato, all'inizio dello sciopero, di sconfessare pubblicamente questo grandioso movimento.
Anche il contratto della FIOM, frutto della lotta gloriosa degli operai metallurgici e della paziente, tenace opera dei nostri dirigenti sindacali, è stato aspramente attaccato dal Superti che ha usato frasi oltraggiose contro i nostri esponenti sindacali. Il fatto riveste una maggiore gravità in quanto che il Siiperti, come membro della C. I. nel 1947-48, ebbe a seguire le lunghe fatiche e le aspre lotte che portarono alla conclusione del contratto.
Per il rimanente la condotta del Superti è stata sempre improntata ad atteggiamenti equivoci e dannosi per il Partito, non ostante i ripetuti ammonimenti. Con questa deleteria attività, esaurite le possibilità un serio emendamento da parte del Superti, egli si è esposto alla sanzione di radiazione contemplata dello statuto del Partito.
Compagni operai!
L'estremismo parolaio e le derivazioni ideologiche portano inevitabilmente all'opportunismo, all'indebolimento delle nostre posizioni e alla capitolazione. La classe operaia che punisce i portavoce della ideologia del suo nemico di classe, il capitalismo, rafforza e sviluppa le sua unità. Il Partito che lotta alla testa della ielasse ,operaia, purificandosi degli elementi opportunisti come ha dimostrato il glorioso P. C. (b) dell'URSS con la cacciata di Trotzki, Kamenef, Zinovief, ecc., come ha dimostrato il P.C.I. con la espulsione di Tasca e Bordiga, come ha dimostrato il-Fronte internazionale della Pace e del Socialismo con la cacciata della cricca titina, si libera da elementi tarati e guadagna prestigio sulle masse popolari.
Il compito di ogni organizzazione del Partito consiste — intensificando al massimo la vigilanza rivoluzionaria — di tenere alta la bandiera della lotta di classe e nel premiare il Partito dall'infiltrazione nelle sue file di elementi estranei, ostili, disgregatori.
Non saranno elementi come il Superti che faranno indietreggiare la classe operaia alla « Bianchi ». Alla testa della classe operaia della « Bianchi » c'è un forte partito comunista, sano e attivo, che conosce i problemi dei lavoratori e si batte per la loro realizzazione.
Operai della « Bianchi »!
rispondiamo ai traditori, ai parolai, agli opportunisti,. unendoci più strettamente alla gloriosa bandiera del P.C.I., al Partito di Gramsci e Togliatti.
W il Partito comunista italiano!
W la Classe operaia!
4 AVANGUARDIA PROLETARIA
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