Porta Venezia(4)

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ANNO 2 - N. 5

Maggio 1978

LIRE 300

PORTA VENEZIA'

L'impegno del Consiglio di Zona

nella lotta contro il terrorismo

Mai come in questi giorni l'anniversario della Liberazione ha assunto un significato così forte. I giornali, la radio e la TV, i commenti e i pensieri della gente mettono drammaticamente in luce come il nostro paese si trovi, con il tragico rapimento di Moro, in un momento delicatissimo, pieno di incognite sul suo futuro.

Non c'è dubbio: stiamo vivendo una delle situazioni più angosciose e determinanti della nostra storia recente e le parole Resistenza, Costituzione, Repubblica, appaiono sempre più concreti valori e istituzioni da difendere e non vacui e retorici termini buoni per le commemorazioni.

Certo non può sfuggire, anche in questi momenti, la riflessione sulle responsabilità di chi governandoci non è stato capace di debellare il terrorismo e la violenza, e di estirpare le cause che ne stanno all'origine, di realizzare compiutamente il dettato costituzionale, soprattutto nella parte che concerne la giustizia sociale. D'altra parte in quest'occasione, anche le forze della sinistra non possono evitare unir spassionata e aperta riflessione su alcune posizioni assunte nel passato.

Ora però la cosa più importante da raggiungere pienamente è la solidarietà tra i partiti, le forze sociali e i cittadini, per rispondere con fermezza e coraggio al nemico insidioso e criminale, il terrorismo in qualsiasi veste si presenti. L'unità del paese è infatti l'unica garanzia per salvaguardare le conquiste di libertà e democrazia raggiunte a caro prezzo dal nostro popolo.

Siamo perciò consapevoli dello sforzo eccezionale di mobilitazione e di vigilanza a cui saremo chiamati nei prossimi mesi, uno sforzo che non deve essere delegato a nessuno ma deve essere patrimonio del popolo. td è per questo che troviamo una ulteriore conferma al grande valore delle lotte di questi ultimi anni per realizzare una effettiva democrazia decentrata, di base. Regione, Provincia, Comune e Consigli di zona appaiono come i capisaldi attorno ai quali raccogliere i cittadini battendo la paura, il qualunquismo e il pessimismo, sentimenti su cui puntano i terroristi per portare allo sfascio lo stato democratico.

Per questo riteniamo di grande valore la partecipazione di decine e decine di cittadini al corteo a al comizio che la DC, PCI, PSI, PSDI, PRI, hanno organizzato per ricordare i caduti della Resistenza della nostra zona. Per questo consideriamo importante l'assemblea che il Consiglio di zona ha promosso per discutere le origini del terrorismo e della violenza che ci colpiscono e per ricercare le forme più idonee per stroncarlo.

Per parte nostra riaffermiamo ancora una volta la volontà di contribuire a questa battaglia, che qualcuno ha chiamato la nuova Resistenza, rafforzando l'iniziativa per una informazione tempestiva e chiara, per la diffusione e l'applicazione dei valori della Resistenza e della Costituzione.

Pie Bacone: si apre la scuola materna

Finalmente la scuola di p.le Bacone è pronta. Una squadra di operaie è al lavoro per ultimare le pulizie; l'arredamento al completo, ammucchiato negli angoli è solo da sistemare. Al piano terreno le aule sono quattro, spaziose e luminose con,un unico luogo d'incontro al centro: uno spazio aperto riservato agli spettacoli, alle lezioni di ritmfea ecc. le altre quattro aule si trovano al primo piano. Molto spaziosi con numerose finestre anche i locali ove si trovano i servizi igienici. La sistemazione dello spazio aperto: giardini, zone asfaltate per i giochi, richiederà ancora qualche tempo. L'inizio dell'attività scolastica è previsto per il 2 maggio. Per quest'anno verranno utilizzate solo due aule, dai bambini (due sezioni) che iscritti alla materna Pergolesi. per mancanza di posto, si sono recati sinora con servizio pullman alla Rubattino. Nonostante manchino solo due mesi alla fine

dell'anno scolastico i genitori del bambini si sono dichiarati d'accordo con l'Amministrazione Comunale nell'utilizzare immediatamente la scuola e questo per diversi motivi che hanno illustrato in un incontro alla Pergolesi con la dirigente, signora Braga.

Primo, per una ragione di principio "abbiamo fatto tanto per averla entro quest'anno, dopo due rinvii ora finalmente è pronta, ci sembra logico utilizzarla'. Inoltre il disagio provocato dagli scioperi in atto dal personale comunale della scuola è maggiore per quei genitori che mandano i figli con il pullman in quanto lo stesso servizio non sempre è assicùrato per lo sfasamento degli orari di entrata e di uscita del bambini della scuola. Non ultima la speranza che le quattro educatrici che dalla Rubattino passano alla-Bacone con le loro sezioni vengano confermate anche l'anno prossimo; comunque se ciò non avvenisse, ora

i bambini vengono inseriti in un nuovo ambiente ma con le educatrici "vecchie". Anche il materiale didattico sarà quello usato attualmente nell'altra scuola, se non sarà sufficiente utilizzeranno per acquistarne di nuovo le rimanenze dello stanziamento annuale previsto per le due sezioni.

Il prossimo avo la nuova scuola di p.le Bacone è destinata ad ospitare anche i bambini della scuola materna di via Kramer che, come abbiamo riferito in un precedente articolo cesserà la sua attività al 30.6.78 per l'impossibilità di avere ancora i locali disponibili.

Il complesso scolastico di p.le Bacone sarà ultimato con la costruzione di due piscine coperte, di cui una per bambini piccoli.

Per questo ci pare utile che il Consiglio di Zona in occasione della festa che ogni anno organizza per II 2 giugno valorizzi il nuovo complesso scolastico di p.le Bacone.

Si è svolta il 28 aprile presso l'aula magna del Liceo Volta, un'assemblea popolare indetta dal Consiglio di Zona per discutere le cause del terrorismo e gli strumenti più adeguati per combatterlo.

Dopo un'ampia relazione del presidente del C.d.Z. Muzio, si sono susseguiti numerosi interventi che hanno messo in rilievo quanto la crisi economica, sociale e ideale stimolino i fenomeni di disgregazione e corporativizzazione della società. facilitando e creando spazio alle trame eversive.

Non è mancato chi ha messo in rilievo le responsabilità delle forze che, governando il Paese in questi decenni, non sono state in grado di isolare e reprimere il terrorismo e la Violenza.

Nel complesso.però, è stato unanime il riconoscimento di rinsaldare l'unità tra i partiti democratici e i cittadini per far fronte con coraggio e decisione alla situazione di emergenza.

II Consiglio di Zona ha sottolineato la propria volontà di sollecitare e coordinare tutte le iniziative idonee per contribuire alla lotta contro l'eversione.

Approviamo pienamente questa risoluzione e sollecitiamo il Consiglio di Zona a elaborare un concreto programma operativo e a costituire un adeguato strumento per realizzarlo.

IN QUESTO NUMERO:

a pag. 2

Aborto: la camera approva la legge a pag. 3

La storia di Porta Venezia a pag. 8

Inchiesta sui partiti

Il PRI della Zona

p, rke,./ Fp 6 L R t) i_ o ViA V L ruiv.: 33 L../3^d,
PERIODICO DI INFORMAZIONE POLITICA E
MENSILE
CULTURA
Ora e sempre resistenza
PORTA GIUGNO 1978: VENEZIA COMPIE UN ANNO NUMERO SPECIALE A DODICI PAGINE!

IN ATTESA DELLA LEGGE

La gestione dell'equo canone secondo il SUNIA

Con l'approvazione definitiva della legge sull'Equo Canone, che dovrebbe avvenire alla Camera dei Deputati dopo quella dell'aborto, si concluderà finalmente dopo 43 anni di proroghe il regime di blocco, causa di tante tensioni non solo tra gli inquilini, ma anche nella vita del paese.

Di questa legge c'è un urgente bisogno perchè sarà, se ben gestita un trampolino di lancio per l'edilizia e i settori paralleli congiuntamente alla legge 10 già approvata e alla legge 1000 da approvare definitivamente.

Per informazione ci sembra doveroso dare delle cifre che parlino chiaro. L'Italia dovrebbe avere 1.300.000 alloggi in più per raggiungere i livelli degli altri paesi della Comunità Europea. L'incremento delle nuove famiglie raggiunge le 270-300 mila unità contro un incremento di nuovi alloggi pari a 180-200 mila unità. Teniamo presente che la nostra nazione è quella che tra le altre della CEE investe di più nell'edilizia, però in seconde e terze case nei luoghi di villeggiatura, e non, come riteniamo giusto, nella costruzione di case popolari. Infatti, nel settore pubblico il nostro investimento è del 2,5% contro lo standard del 20-30% degli altri paesi della Comunità. La gravità di questa crisi non poteva non investire anche il mercato delle case già esistenti ed infatti, sotto i colpi della crisi il regime di blocco è divenuto sempre meno efficace, sempre più precario. Esso non è apparso neppure efficace per gli inquilini, per il fatto che la proprietà, favorita da una pressante domanda, ha trovato mille scappatoie al blocco, è ricorsa alle case ammobiliate, ai doppi contratti, con affitti a mercato nero, non investendo nelle manutenzioni, varando la politica delle vendite frazionate, creando cosi disparità fra lavoratori e lavoratori, incentivando notevolmente l'investimento nelle case in proprietà.

Appare evidente che l'ulteriore prolungamento del regime vincolistico, equivale praticamente, alla progressiva liberalizzazione dei fitti non dimenticando anche il giudizio di incostituzionalità espresso dalla Corte Costituzionale in materia.

Il S.U.N.I.A. nell'auspicarsi la più celere conclusione dell'iter legislativo che darebbe finalmente una struttura qualificante alla regolamentazione dei fitti, assume una ferma posizione critica su alcuni punti della legge stessa.

Il sindacato conferma il suo impegno per una più giusta applicazione della legge allo scopo di migliorarne determinati aspetti quali ad esempio:

Le commissioni casa, organo indispensabile per una gestione decentrata del contenzioso.

L'esclusione dalla legge degli immobili adibiti ad uso diverso da quello di abitazione.

La graduazione dei tempi previsti per quanto riguarda il rilascio in caso di sfratto per necessità del proprietario.

L'assenza della formula "improrogabile necessità" per il rilascio del-

l'alloggio. La non limitazione degli aventi diritto al godimento dell'alloggio per la richiesta di sfratto. La non revisione dei coefficienti che riguardano la superficie di alloggi inferiore a 46 mq. e per quelli da 46 a 70 mq. che risultano ingiustamente elevate (10% e 20%).

I suddetti punti costituiranno il primo obiettivo che il S.U.N.I.A. si prefigge: prima dell'entrata in vigore della legge facendo pressione nei riguardi delle forze sindacali e politiche affinchè la Camera vari la nuova regolamentazione con le correzioni necessarie, e, dopo l'entrata in vigore, vista la temporaneità della legge (6 anni), andando a praticare quelle modifiche non ancora contemplate dalla legge stessa.

Il Sindacato Unitario Nazionale Inquilini ed Assegnatari che è da sempre l'espressione della volontà dell'inquilinato, ancora una volta invita gli inquilini a farsi carico di una migliore gestione di questa legge che, se lasciata esclusivamente in mano alla proprietà, rischia di diventare uno strumento legittimato di vessazione nei confronti del cittadino stesso.

Considerando che l'informazione in materia è spesso carente, inadeguata, e a volte contraddittoria, si ritiene indispensabile che il cittadino conosca esattamente sia gli articoli di legge sia i termini entro i quali può agire per arrivare alla giusta determinazione del nuovo canone.

A questo scopo tutti dobbiamo essere interessati ad acquisire una documentazione che permetta di effettuare gli esatti conteggi. Tale documentazione assume notevole rilevanza se non limitata al solo caso personale, ma estesa all'intero stabile, vista anche la necessità di alcune determinazioni parametriche quali:

la zona di ubicazione la categoria catastale dello stabile lo stato manutentivo l'anno di costruzione oltre che i paramentri riguardanti il singolo alloggio, quali: il piano e la superficie dell'alloggio.

La collaborazione degli inquilini e la loro presa di posizione unitaria nei riguardi della proprietà in caso di controversie, è determinante, soprattutto, se appoggiata anche dalla forza del Sindacato Inquilini.

Appare perciò indispensabile fin d'ora una partecipazione la più organica e sollecita possibile da parte del cittadino, per far si che la documentazione necessaria serva per una corretta e non unilaterale applicazione della legge, dato che senza dubbio, la proprietà non si farà trovare "impreparata" per trarre il massimo beneficio a suo vantaggio.

Solo attraverso la sindacalizzazione e la partecipazione attiva e unitaria dei cittadini, il sindacato potrà usare quegli strumenti per l'effettiva determinazione dei canoni di affitto.

Se non è ancora "equo canone" che almeno sia corretta ed equa la sua gestione.

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Approvata alla Camera la legge sull'aborto

Venerdì 14 aprile la Camera dei Deputati ha approvato la nuova legge sull'aborto che ora passa al Senato per la decisione finale.

È questa al terza volta in tre anni che la Camera si è trovata a discutere la legge: dopo una estenuante seduta di 33 ore a causa dell'ostruzionismo del gruppo radicale, è finalmente passata.

La legge, che senza dubbio risente di limiti e imperfezioni, è tra le più avanzate del mondo. Essa depenalizza l'aborto, afferma il principio della decisione finale della donna, garantisce la gratuità e l'assistenza in strutture pubbliche, proprio per riuscire a combattere il dramma degli aborti clandestini.

C'è chi ancora non crede che l'aborto sia un fenomeno tragicamente diffuso nel nostro paese, o meglio preferisce dimenticare quelle centinaia e migliaia di donne italiane alle quali gli aborti clandestini sono costati drammatiche sofferenze e umiliazioni se non addirittura la vita, arricchendo invece, spesso, qualche speculatore senza scrupoli. Nessuno si illude di risolvere il dramma dell'aborto con una semplice legge; l'aborto è solo l'ultimo anello di una catena ben più lunga formata da altrettanti drammi: sociali, economici, familiari, morali; per cui nessuna legge è di per sè sufficiente se non è accompagnata e sostenuta da un diverso modo di governare, che sia in grado di mutare in profondità le condizioni di vita e di cultura di interi settori sociali.

Ma un passo in avanti verso questo rinnovamento più globale della società sta anche nel definire una regolamentazione giuridica che permetta alla donna che lo desideri di interrompere la gravidanza con garanzie di assistenza sanitaria e sociale più umane. Chi ha insistito sulla necessità di andare ad un referendum sulla legge per l'aborto dimentica che per quella strada non si risolve questo drammatico problema; si rischia tutt'al più di creare uno scontro lacerante nel paese in un momento nel quale è necessaria la più ampia unità e collaborazione per far fronte ai gravi momenti che stiamo vivendo e dimentica ancora una volta tutte quelle donne costrette ad abortire in condizioni disumane.

Se la legge verrà approvata anche dal Senato, sicuramente il nostro paese avrà fatto un passo avanti, un passo molto importante, sulla strada della civiltà e del progresso. Questi sono i punti più importanti della legge:

DEPENALIZZAZIONE: Sono abrogate le norme fasciste sulla "integrità e sanità della stirpe"; l'aborto non è più reato, anche se non è in nessun caso un mezzo di controllo delle nascite. Lo stato, le regioni, gli enti locali promuovono e

Dal prossimo numero il SUNIA (Sindacato Unitario Nazionale Inquilini Assegnatari) collaborerà con Porta Venezia per fornire spiegazioni sul problema della casa. I lettori sono invitati a scrivere alla redazione del giornale.

Dal prossimo numero l'Inca (Istituto Confederale di Assistenza della Camera del Lavoro di Milano) collaborerà con Porta Venezia per fornire spiegazioni e consigli sui problemi previdenziali.

I lettori sono invitati a scrivere alla redazione del giornale.

sviluppano servizi socio - sanitari (consultori ecc.) ed ogni altra iniziativa necessaria per evitare che l'aborto sia considerato un mezzo di limitazione delle nascite.

ABORTO ENTRO 90 GIORNI: Per l'interruzione volontaria della gravidanza entro i primi 90 giorni, la donna cui la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità "comporeterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie e malformazioni del concepito", si rivolge a un consultorio pubblico o a una struttura socio - sanitaria (oggi l'ambulatorio della mutua, domani l'unità sanitaria locale) o al medico di fiducia. Con la donna, e "con il padre del concepito ove la donna lo consenta", si esamina la situazione, si valutano le possibilità di una soluzione non traumatica che rimuova le cause che porterebbero all'aborto. Se non c'è urgenza (in questo caso scatta una speciale procedura di cui parleremo dopo), e insistendo la donna nella sua richiesta, le si rilascia un certificato invitandola a riflettere anzora una settimana. Trascorsi i sette giorni, la donna può chiedere e dovrà ottenere l'aborto presso una delle sedi autorizzate, dietro esibizione del certificato.

ABORTO DOPO 90 GIORNI: Dopo i primi tre mesi di gestazioni, l'aborto può essere praticato solo in due casi: quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la donna; quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute psicofisica della donna. ABORTO DELLA MINORENNE: Le procedure di cui abbiamo sinora parlato si riferiscono alla donna di età superiore ai 18 anni. In caso di minore, per l'aborto è richiesto l'assenso dei genitori. La disposizione è tassativa per il caso di gestazione dopo i 90 giorni. Nei tre mesi invece, "quando vi siano seri motivi che impediscono o sconsigliano la consultazione" dei genitori oppure questi "rifiutino il loro assenso o esprimano pareri tra loro difformi", consultorio, struttura socio - sanitaria o medico di fiducia trasmettono una relazione motivata al giudice tutelare. Il giudice "entro cinque giorni, sentita la donna e tenuto conto della sua volontà, delle ragioni che adduce e della relazione trasmessagli, può autorizzare la donna a decidere l'interruzione della gravidanza". La decisione del giudice è inappellabile., GRATUITA DELL'INTERVENTO:

Le procedure di accertamento della gravidanza, l'intervento abortivo e le conseguenti cure o eventuali degenze relativi all'interruzione della gravidanza in tutti i casi che la legge prevede, sono assolutamente gratuiti e rientrano tra le prestazioni ospedaliere a carico delle Regioni.

TECNICHE DI ABORTO:

Il medico (sia quello delle strutture pubbliche che quello di fiducia) deve informare la donna sulle diverse tecniche possibili per l'aborto, che devono implicare in ogni caso il rispetto della dignità personale della donna.

CONTRACCETIVI:

Stesso impegno le Regioni dovranno dedicare per promuovere l'aggiornamento sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sulle questioni dell'educazione sessuale. In ogni caso, le strutture sanitarie pubbliche e i consultori sono tenuti a fornire gratuitamente e anche ai minori i contraccettivi, su prescrizione medica.

CONSULTORI: Con questa legge i consultori assumono un ruolo molto più ampio e nuovo che nel passato. Oltre ai com-

piti che già erano previsti con la legge che li ha istituiti, ci sono quelli di intervento diretto e indiretto per non lasciare la donna, cui in ogni caso spetta la decisione finale, sola di fronte ad una decisione che comunque è drammatica e traumatica. Per questi nuovi compiti i consultori fruiranno di un finanziamento supplementare di 50 miliardi.

ABORTO BIANCO: Sono state introdotte importanti norme a tutela della lavoratricemadre specialmente per gli aborti involontari in cui c'è la colpa altrui (possibilità di reclusione per i responsabili che va da tre mesi a due anni) e soprattutto nei casi in cui c'è stata anche la violazione delle norme che tutelano il lavoro.

ABORTO SENZA CONSENSO: Con la reclusione da quattro a otto anni è punito chi cagiona l'aborto senza il consenso della donna, o se questo consenso è stato estorto con violenza, minaccia o inganno. La pena aumenta se la donna è minore di 18 anni. Se ne deriva la morte della donna, la pena è raddoppiata.

OBIEZIONE DI COSCIENZA DEL MEDICO:

La legge riconosce e regola il diritto all'obiezione di coscienza del medico e del personale ausiliario. Chi non si sente di prender parte alle procedure e agli interventi sarà iscritto in apposito elenco che lo esonera da qualsiasi iniziativa in questo campo. Ma l'obiezione nè potrà essere invocata in caso di donna in imminente pericolo di vita, nè potrà essere adottata da ospedali e cliniche private come pretesto per non effettuare l'aborto.

ABORTO CLANDESTINO:

Chiunque cagiona un aborto fuorei dei casi previsti dalla legge è punito con la reclusione sino a tre anni. La pena è aumentata della metà nel caso di aborto su minore dei 18 anni. Se ne deriva la morte della donna la pena può salire sino a sette anni. In nessun caso la donna può essere punita con il cacere. È prevista solo una multa, che non potrà superare mai le 100 mila lire.

TUTELA DELLA RISERVATEZZA: La donna che si sottopone a un intervento abortivo ha diritto alla massima riservatezza. È prevista la punizione di chi ne rivela l'identità o comunque divulga notizie idonee a identificare la donna che ha fatto ricorso alle procedure e agli interventi previsti dalla legge.

VERIFICA ANNUALE:

Ogni anno a partire dal prossimo febbraio il Ministero della Sanità dovrà presentare al Parlamento una relazione sull'attuazione della legge e sui suoi effetti (servendosi dei dati che dovranno fornire le Regioni). Si diceva prima che non è sufficiente una legge, anche se buona, a risolvere un problema, specie se della portata dell'aborto. È vero però che se è accompagnata da una seria informazione, soprattutto tra le donne che se ne devoho servire, allora non rimane più solo sulla carta, ma diventa strumento efficiente per l'eliminazione del dramma dell'aborto clandestino. Da considerare a mio parere, è il punto della legge che riguarda il potenziamento e la funzione dei consultori proprio per i compiti di informazione ed educazione sessuale, di aiuto alla coppia, alla famiglia e al singolo che gli competono. Dobbiamo imparare a servirci di questi strumenti prima impegandoci a far aprire nella nostra zona e in tutta Milano i consultori che ancora mancano e poi imparando a rivolgerci all'equipe di specialisti che opera nel consultorio per tutti quei problemi che vanno dalla coppia, alla libera espressione della sessualità, alla corrétta informazione dei metodi anticoncezionali, perchè la procreazione diventi sempre più una scelta consapevole e responsabile, perchè la maternità diventi veramente valore sociale. Ecco che allora una seria informazione ed educazione sessuale assieme ad una legge che regolamenti quei casi in cui è necessario l'intervento abortivo possono davvero ridimensionare il fenomeno drammatico dell'aborto. Grande importanza e peso hanno avuto in questi anni il movimento delle donne la battaglia per arrivare alla discussione della legge sull'aborto, battaglia che, dopo il parere negativo dato dal Senato lo scorso giugno, e che aveva bloccato di nuovo la legge, ha trovato un primo risultato positivo nel passaggio della legge alla Camera. Ecco perchè è necessario che si sviluppi e si faccia sentire ancora di più l'impegno che dalle donne è emerso su questo grave problema perchè una soluzione più umana e più giusta per la piaga dell'aborto è una vittoria non solo delle donne ma della società intera. Franca VisIgalll

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La storia di Porta Venezia Brevi appunti sul piano regolatore del 1884

Ci vollero circa ottant'anni perchè Milano si desse un nuovo strumento urbanistico generale. Dal 1807 (piano napoleonico, vedi Porta Venezia anno 1 n° 4) si giunse al 1884 data in cui venne affidato l'incarico all'ingegnere Cesare Beruto di formare il nuovo piano regolatore generale.

Un traguardo certo si era raggiunto: avere inteso, dopo tanti anni, la necessità di dare alla città di Milano un nuovo volto più adeguato ai bisogni e più legato al suo incessante sviluppo.

Il notevole incremento demografico di quegli anni, la forte espansione delle industrie, dei mezzi di trasporto, del pendolarismo che gravitava inevitabilmente all'interno della struttura cittadina; furono le ragioni perchè l'amministrazione comunale si decidesse ad affidare l'incarico per una tale iniziativa.

La coscienza cittadina, che nei dieci anni precedenti si era espressa attraverso dibattiti e polemiche, non poteva rimanere ancora una volta delusa per la scarsa sensibilizzazione, al riguardo, delle autorità.

Il piano del periodo napoleonico, che cinque noti architetti avevano compilato, nonostante rimanesse ad ammuffire negli archivi di Stato, restava pur sempre l'unico termine di confronto sul quale doveva misurarsi il Beruto.

Da una mentalità con apertura per così dire europea e rigorosamente classica che aveva influenzato il piano del 1807 indirizzandolo, attraverso un'attenta lettura del tessuto storico, al recupero dei principali tracciati di origine romana con estrema lucidità e forza innovativa, (i "cardi" e i "decumani" diventavano assi primari sia per la circolazione entro le mura spagnole sia nel più ampio significato di direttrici a carattere, per lo meno, regionale) si passò ad una idea di città come ampliamento tecnicistico del passato soffermandosi sul concetto monocentrico con espansione a raggera.

Lo spirito romantico e naturalistico proprio di fine ottocento aveva portato il Beruto ad immaginare lo sviluppo della città di Milano attraverso una similitudine certamente più poetica che urbanistica: "La pianta della nostra città, in piccola scala, presenta molta somiglianza colla sezione di un albero; vi si notano assai bene i prolungamenti e gli strati concentrici. È una pianta assai razionale che ha esempi nella natura; non si è fatto quindi che darle la voluta maggiore estensione."

Dalla botanica si passa quindi alla minerologia; il Beruto in altra occasione scrisse: "la città dovrebbe progredire gradatamente sulle tracce delle prime

linee più concentriche aggiungendosi casa a casa come avverrebbe nella fomazione di una gigantesca cristallizzazione".

Si capisce che la satira realistica del Porta non fu presente a fine secolo!

Il Beruto quindi vide la città nuova come proseguimento della città vecchia: attraverso cerchi concentrici e strade a raggera.

Cercò, con questa impostazione, di creare un sistema di controllo della "forma urbis" soprattutto verso la parte esterna delle mura spagnole e puntando il compasso un po' più a nord, nord - ovest, del Duomo tracciò una circonferenza, istituendo un nuovo margine esterno: la circonvallazione con un raggio medio di circa 2900 metri rispetto ai 1600 che la città aveva raggiunto. Fatta questa operazione geometrica, l'idea dell'ingegnere sarebbe stata quella di condurre il territorio urbano a cui si estende la giurisdizione comunale a perfetta circolarità attraverso scambi di area.

Una riforma del suolo sarebbe stata certamente utilissima soprattutto da quando nel 1873 la completa annessione dei Corpi Santi aveva creato degli spostamenti di confine in contrasto con la naturale espansione territoriale urbana.

Ciò che lascia perplessi è l'astrattezza geometrica con la quale il Beruto propone questa rettifica.

Il sistema viario al quale il tecnico si dedicò con molto interesse, risultò essere poco uniforme e spezzettato nelle adiacenze della ferrovia ma soprattutto carente nella connessione con le direttrici radiali esterne. Questo argomento fondamentale di progetto non fu in pratica considerato dal Beruto. Essendosi cristallizzato entro una linea astratta circolare, non fece altro ch,e riproporre un ampliamento dello schema della città murata, attraverso la circonvallazione.

Il tema della piazza venne af-

frontato in modo molto tecnico cioè come un naturale incrocio di strade senza impegno ulteriore ad una definizione caratterizzante.

Il verde, che il Beruto non volle sacrificare nella costruzione della nuova città, non ebbe tuttavia incremento rispetto a quello che già esisteva e si può dire che risultò essere costretto a soluzioni di arredo urbano.

Nella relazione del piano dell'84 /89 interessante fu la scelta della consistente dimensione dei lotti (circa 200 metri di lato) che certamente avrebbe creato un discreto margine di flessibilità nel tessuto urbano dipendente dalle possibili destinazioni d'uso delle varie parti; tuttavia, proprio questa, fu una delle proposte progettuali bocciate dalla commissione; le dimensioni vennero ridotte sensibilmente.

L'eliminazione del traffico delle tramvie dal centro fu anch'esso un positivo elemento proposto attraverso una piazza di smistamento tra il Duomo ed il Cordusio, ma l'esempio più riuscito del piano Beruto fu la zona intorno al Castello; dopo vari tentativi furono scelti i progetti migliori. Alcuni temi importanti della città borghese trovarono quindi pieno compimento nelle soluzioni prospettiche ed edilizie.

Mancarono, in linea generale, delle significative immagini di città nell'ambito della progettazione urbanistica; questo fatto tuttavia si riscontra in molti altri casi in Italia da quando venne conquistata l'unità. Si può dire che la borghesia non è più in grado, nella trasformazione architettonica, di indicare le vie più adeguate alla crescita ed al progresso. ' L'architetto Aldo Rossi sottolinea che oltre ad aver perso lo slancio di altre epoche, si assiste ad un generale fenomeno di provincializzazione nelle città italiane.

Ai ragazzi di una volta era familiare la filastrocca del "Pimpin cavallin" che si canterellava nei giochi, per stabilire chi doveva stare "sotto" per una penitenza, oppure per scegliere uno che doveva assumere un determinato ruolo in un gioco. Ci si metteva in cerchio e si faceva 7a conta al firmo di questa strofetta:

Pimpin Cavallin sott al pèe del tadlin, pan poss, pan fresch, induvina chi l'è questi

Ed anche da "grandi" quante volte mentalmente, quando bisogna rifarsi al caso, abbiamo fatto il "Pimpin cavallin..."!

Pin-pin cavallin era Giuseppe Cavalli, un medico di una certa notorietà. Perchè era piccolo di statura veniva chiamato Cavallin e il nome Giuseppe, dal quale deriva il nomignolo Pino, venne ulteriormente contratto in Pin-Pin. Si racconta che quel medico abbia guarito da pazzia certa Rosalinda Visconti, spostata a un Biraghi, che era stato esiliato, mentre la moglie veniva imprigionata nel Castello di Abbiategrasso. Questa povera donna, alla quale la prigione aveva forse sconvolto la mente, era detta la "matta Biraga" e ritornò alla ragione grazie alle cure del Cavalli che la sottoponeva a quanto si racconta — a una specie di doccia scozzese, alternadole cure con acqua fredda e acqua calda.

Quando la Biraghi fu guarita e potè riunirsi al marito, impose al proprio figlio il nome di Giuseppe, in ricordo del medico che l'aveva curata, e la tradizione attribuisce al piccolo Giuseppe un giochetto proposto al medico che frequentava sempre la famiglia per fargli indovinare in quale mano nascondesse un confetto. È per questa ragione che la filastrocca in origine era:

Pin-Pin acqua calda acqua freggia ten ti quest, a mi damm questi...

Una bonaria invettiva milanese è "Balablott" oppure "Bauscla d'un balabiott" che letteralmente vuoi dire: danza-nudo. Walter Chiari in una scenetta comica la tradusse spiritosamente così: "salivano di un danza-nudo". "Bauscla" sta in questo caso per "salivano" e ricorda tutta la spocchia di chi vanta il proprio stato o le proprie azioni, al punto che gli esce saliva dalla bocca. Nell"'Informatore Moderno" l'origine di "Balabiott" viene spiegata in modo singolare. Risale all'epoca in cui arrivò a Milano il riverbero della rivoluzione francese e furono piantati nelle piazze i famosi alberi della libertà, intorno ai quali il popolo ballava allegramente per festeggiare il riscatto dalle antiche servitù. Questi balli, fatti in piazza, non avevano certo bisogno di etichetta. Ballavano tutti anche quelli senza camicia. Da qui l'arguzia popolare trasse la suà definizione. Questi balli in nome della "libertà, fraternitè, egalitè..." ispirarono al Porta che certo rivoluzionario non era, questa celebre rima: "... lor vann in carroccia e num a pèe!". Riferendosi agli occupanti francesi.

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Pag. 3 n. 5 - Maggio 1978 PORTA /` ,VENEZ1A Ä

CENNI STORICI SUL MOVIMENTO OPERAIO MILANESE

Dal solidarismo alla "resistenza"

Le truppe austriache avevano appena abbandonata Milano e già, all'indomani dell'insurrezione di marzo, un nucleo di operai si riunì per costituire una Associazione di Mutuo Soccorso. Ma la libertà durò pochi mesi e, con il ritorno della dominazione straniera, tutto fu distrutto di quella prima organizzazione.

In una monografia pubblicata nel 1910 dall'Associazione generale di Mutuo Soccorso degli operai di Milano per celebrare il 50° anniversario di fondazione si legge. un brano che costituisce la prima testimonianza dell'attività del movimento operaio milanese: "... alcuni soci, però, fidenti di una prossima redenzione della Patria, nascosero e custodirono il vessillo della disciolta Associazione, ed ebbero la gloria di poterlo rievocare nel 1859, dopo i fortunosi eventi di quell'anno memorando, rivestendo dell'antico drappo la bandiera della rinascente associazione di Mutuo Soccorso".

"Nel 1859, infatti, per opera principalmente di alcuni benemeriti cittadini dell'Associazione Unitaria Italiana, venne d'accordo con un gruppo di operai di provato patriottismo, in gran parte addetti allo stabilmento Elvetica, nominata una commissione con l'incarico di formulare uno statuto per una Associazione generale di Mutuo Soccorso degli operai di Milano e sobborghi. L'opera della commissione trovò favorevole accoglienza nella grande massa degli operai, per modo che l'Associazione

potè costituirsi a datare dal 1° gennaio 1860, raggiungendo nel prime anno di vita circa duemila soci iscritti".

il Mutuo Soccorso è la prima forma di associazione del proletariato europeo. Nel periodo di transizione fra la società feudale e la società capitalistica, le corporazioni medievali di arti e mestieri già prima di essere soppresse erano venute trasformandosi in Confraternite che si fondavano sulla mutua assistenza, facendo obbligo ai confratelli e alle consorelle di soccorrersi reciprocamente. Queste pie fratellanze possono considerarsi antesignane delle sociertà di Mutuo Soccorso.

Gli operai dell'Industria, nella loro indicibile miseria, sentirono in modo particolare il bisogno di soccorrersi vicendevolmente, sia per i casi di malattia, che di vecchiaia o per le spese funerarie, Sicchè essi vennero costituendo ovunque delle Società di Mutuo Soccorso. Numerosi padroni filantropi, o sagaci, animati comunque da spirito paternalistico verso i loro operai, incoraggiarono e sovvenzionarono queste società.

Oltre alle donazioni dei benefattori, il patrimonio delle Società di Mutuo Soccorso era costituito dalle quote di iscrizione e dal contributi mensili o settimanali dei soci. I soci malati o invalidi avevano un sussidio giornaliero.

In Italia, le più antiche società di Mutuo Soccorso vengono segnala-

te, specie tra artigiani, sin dagli albori del XVIII° secolo, ma, categoricamente vietate in tutti gli stati italiani, tranne che per il Piemone, esse furono in generale di carattere religioso - (Pie Società, Pie Unioni, Congregazioni) soltanto alcune si trasformarono, fra la sospettosa vigilanza delle autorità, in società laiche.

A Milano, il Mutuo Soccorso diventa forma generalizzata di organizzazione fra categorie di lavoratori, soltanto dopo la Seconda Guerra d'Indipendenza e l'Unità d'Italia. Le società fioriscono, ovunque, rapidamente. Sebbene prive di coscienza di classe, fondate ancora saldamente sul terreno del solidarismo, esse costituiscono l'embrione dal quale nascerà la resistenza, e infine l'organizzazione sindacale e politica.

I lavoratori cominciano infatti, quasi inconsapevolmente, a trasferire nel solidarismo economico - sociale il patrimonio d'esperienza e di emancipazione civica maturato sulle barricate risorgimentali del 1848 /49. Perchè, come sempre, a morire sulle barricate erano stati, primi fra tutti, i lavoratori, la gente del popolo. A Milano, durante le Cinque Giornate, si ebbero 480 morti di cui, secondo statistiche d'epoca, 300 appartenenti alla classe operaia, 81 aí ceti medi, 45 all'aristocrazia, oltre ad una quarrantina di donne e ad una dozzina di persone "senza qualificazione particolare". Presenti sul-

le barricate, i lavoratori sono assenti dalla vita civica e politica e non per loro scelta. Potevano ben essere presiedute le Società di Mutuo Soccorso da padroni filantropi, da esponenti dell'aristocrazia, dal Prefetto e persino dal re, ma la miseria era incredibile!

. La condizione operaia di quel tempo ancorchè difficile da ricostruire risulterebbe, per l'uomo di oggi, assolutamente incomprensibile. Fissato il prezzo del pane fra i 40 e i 50 centesimi il chilo, si calcolava che il salario di un lavoratore medio dovesse corrispondere a quattro chili di pane; quello di una donna a due chili, quello di un ragazzo a un chilo. E questo per una giornata lavorativa che non scendeva mai al di sotto delle dodici ore.

Si andava quindi da un salario minimo giornaliero di 1,20 a 3 lire per un operaio che avesse trenta o quaranta anni di servizio sulle spalle.

Ma non c'era soltanto il pane. Un paio di pantaloni costavano 30 lire; un cappello 20; un soprabito o un paltò 60. In una casa modestissima di due locali l'affitto toccava il tetto delle 100 lire. E le malattie? e la disoccupazione? Le Società di Mutuo Soccorso non potevano sopperire a tanta indigenza. Entro i limiti d'azione imposti dagli statuti, la classe operaia non ci stava più. La sua "Condizione umana" era all'ordine del giorno. problema non poteva attendere e finì

La chiesa di S. Gregorio

Descrivendo il lungo cammino della storia del Borgo Orientale, si può affermare che la chiesa ossario di S. Gregorio è certamente di grande importanza. La prima testimonianza storica è databile all'anno 1480, regnante Lodovico il Moro. In tale anno fu aperto il cimitero di S. Gregorio, mentre il Lazzaretto venne costruito negli anni 14861508 per donazione del conte Galeotto Bevilacqua all'Ospedale Maggiore. La prima peste gravissima del 1576 paralizzò la città. La situazione era drammatica, non si trovavano letti, non c'erano medici e religiosi per l'assistenza ai malati e l'approvigionamento era insufficiente. ll Lazzaretto aveva solo due porte; da quella sud verso la città entravano i vivi, da quella nord uscivano i morti che venivano sepolti nella fossa comune detta "Foppone" del vicino cimitero di S. Gregorio. Due terzi dei cittadini per scampare alla morte e alla violenza si rifugiarono nelle campagne circostanti, stabilendosi n capanne di legno e paglia. Questa tragica situazione si ripetè con la seconda epidemia. Alcune incisioni del 1630 del Brunetti ci mostrano questi miserabili rifugi e i roghi necessari per bruciare i cadaveri. I due grandi Borromeo, Carlo e Federico prendono in esame i disordini materiali e morali e l'arcivescovo affida la direzione dell'ospedale a un capuccino, fra Paolo Berlintani da Salò, che incessantemente si prodiga nella cura dei malati. La chiesa come la vediamo in alcun incisioni del 700 è assai modesta, a pianta rettangolare è costruita in mattoni a legno. La sua recinzione è divisa dalle mura del Lazzaretto da una strada carrabile; l'uscita nord del Lazzaretto e l'ingresso a S. Gregorio non distavano più di una ventina di metri. I morti trasportati all'interno dell'area della chiesa, venivano benedetti al suono di una campanella posta sopra il tetto e quindi sepolti nel retrostante Foppone. Questa malinconica funzione si ripetè per molti anni, poi la

peste finisce. Nel Borgo riprende la vita semplice di coloro che abbandonate le case in città erano diventati contadini; si tracciano nuove strade che congiungono i cascinali sorti intorno allo stradone di Loreto e alla città risanata. La Chiesa rimane proprietà della Confraternità di S. Gregorio, e viene ampliata con l'aggiunta di un modesto campanile. Il Foppone continua ad esistere come cimitero; passano decine d'anni che vedono la dominazione straniera e la rivoluzione popolare, senza, che nulla cambi nel Borgo. Nel 1884 l'Ingegnere Cesare Beruto traccia il Piano Regolatore della città; il cimitero viene soppresso. Nel maggio del 1950 si comincia nel recinto del

grande cimitero la costruzione della nuova chiesa, dedicata sempre a S. Gregorio. Mentre funzionava la chiesa provvisoria in legno, furono iniziate intorno ad essa opere della nuova sede per i sordomuti poveri di campagna pensata da Mons. Luigi Casanova. II progetto data l'imeirtanza storica del luogo deve tener conto della volontà da parte della Commissione dell'inumazione delle spoglie di alcuni uomini celebri. Si presentano due progetti nei quali si vede l'edificio orientato con criteri diversi rispetto all'area del Foppone: sono dell'Arch. Alfredo Campanini e dell'Ing. Francesco Salmi. Viene approvato il progetto del Salmi.

La costruzione non riproduce uno stile ben definito e rispecchia il clima della cultura architettonica di quegli anni, incerti fra le forme esaurite del classicismo e la nascente affermazione del revival stilistico lombardo (neogotico - neoromanico). La facciata è arretrata dalla strada e presenta una sola entrata con due lunghe finestre accanto a un rosone centrale. L'immagine dell'esterno è sottolineata dalla struttura portante chiaramente posta in evidenza; dietro presbiterio sorge il campanile, ben proporzionato. L'interno è un'unica amplissima navata; l'ossatura consiste di grandi archi a sesto acuto appoggiati su pilastri di pietra chela dividono in otto

con l'esplodere all'interno stesso delle Società. Quando la "Società fra tessitori di stoffe in seta" fece obbligo ai soci di non occupare i telai lasciati vacanti da operai licenziati per aver chiesto una più giusta mercede e sussidiò i licenziati stessi, allora i borghesi cominciarono a vedere la mutualità, da loro in un primo tempo patrocinata, con sgomento e preoccupazione. Andava maturando la coscienza di classe del proletariato milanese che si accingeva a compiere i primi passi che dovevano condurlo dal terreno della Mutualità a quello della resistenza. il 26 - 28 ottobre 1860 si tiene a Milano l'ottavo Congresso delle Società Mutue, il primo dopo l'Unità nazionale. Sono presenti i delegati di 64 Società del Piemonte, della Lombardia, della Toscana e dell'Emilia. Il Congresso fra la costernazione dei gruppi più conservatori, delle autorità presenti, non dibattè solo di assistenza; anzi, questo problema è pressochè ignorato. Sotto la spinta dei mazziniani si parla del suffragio universale e della istruzione obbligatoria. Qualche delegato pronuncia anche la parola "Sciopero" ma viene zittito. È comunque l'avvisaglia del grande scontro che si verificherà l'anno successivo, al congresso di Firenze, allorchè, pur ripudiando lo sciopero, da diverse parti sostenuto, si arriverà, con un compromesso tra le opposte tesi, a dichiarare "la questione salariale urgentissima".

campate in corrispondenza delle quali a destra e a sinistra si aprono nei muri laterali due serie di cappelle comunicanti. La singolarità della chiesa è data dalle basi dei pilastri e dai capitelli in pietra grigia e dalla decorazione delle arcate che sono volutamente ispirati ai canoni stilistici del gotico. La parte del presbiterio è più alta della navata ed è risolta modernamente. Si notano pochi elementi in marmo bianco: l'altare scolpito a bassorilievo, il leggio della messa e i sedili degli officianti. La parete di fondo è completamente occupata da un grandissimo organo. Di grande rilievo l'affresco sulla parete che divide la navata dall'altare, raffigurante il battesimo di Gesù. È del Morgeri l'artista incaricato della maggior parte delle opere. Sul lato sinistro della chiesa, per una scala si discende nella cripta, in cui furono raccolte, per volontà dei Municipio, alcune lapidi di personaggi illustri che giacevano nel soppresso cimitero di S. Gregorio. Le tre sale della cripta sono sotto la zona dell'altare. Nella più grande, sulla parete di destra vediamo le lapidi dei poeti Carlo Porta e Vincenzo Monti, del pittore Andrea Appiani e altri minori. Nella seconda, una parete accoglie un grande bassorilievo rappresentante S. Carlo in atto di prestare i soccorsi della religione agli appestati. La composizione del 1845 è dello scultore Vittorio Nesti e doveva essere posata sul frontone del Tempio di S. Carlo ad Corso, ma le vicende fecero si che il Nesti non potè ultimare il suo lavoro. Nella terza ci sono le lapidi dei parrocchiani caduti in guerra. Per la storia di S. Gregorio fu Importante la data dell'agosto 1943, quando in seguito ai bombardamenti crollò il soffitto in legno. Con grande coraggio del fedeli, furono officiate delle messe nell'edificio senza tetto, come dimostra una tavola di Beltrame apparsa sulla Domenica del Corriere. C. OldrInl

Pag. 4 n. 5 - Maggio 1978

Cronache del Consiglio di Zona

L'attività del C.d.Z. 3 del mese dl aprile è stata prevalentemente rivolta a due questioni: l'esame per l'approvazione di numerose licenze edilizie e la drammatica vicenda del rapimento dell'on. Moro e l'uccisione della sua scorta. Riportiamo qui di fianco l'elenco delle licenze edilizie approvate dal CdZ. Vediamo di seguito le licenze non approvate e le motivazioni addotte. Per C. Petrelia 44 non viene data l'approvazione perchè ancora dichiarata non abitabile. Per via Casati 24, In cui si chiede di ricavare due appartamentini con servizi da quattro appartamenti senza servizi, si dà per ora parere negativo con la riserva di esprimersi nuovamente sulla licenza dopo l'incontro che il CdZ ha deciso di avere (su richiesta del cons. Brighi del PCI) con la proprietà dello stabile e gli inquilini; questo per evitare che con la ristrutturazione si attuino anche degli sfratti per gli inquilini della Casa. Viene inoltre proposto ed accettato un incontro sull'argomento con l'assessore Sacconi. Per la licenza di Galleria B. Aires 7 viene dato parere interlocutorio perchè non risulta chiaro dalla documentazione presentata che tipo di ristrutturazione si intenda fare in uno stabile che si trova in zona 3. per via Pergolesi 8 , 10 (area Krupp) si rinvia al giudizio del Comitato di Presidenza del Piano Regolatore. Per via Vitruvio 12 In cui si chiede una sistemazione di sottotetto si dà parere negativo perchè i lavori richiesti non appaiono proporzionati all'uso dichiarato del sottotetto (deposito libri) ma fanno pensare ad una sistemazione illecita come abitazione. Tra le comunicazioni del Presidente: la ratifica (per ora solo ufficiosa) da parte del Comune dei rappresentanti del CdZ al Distretto scolastico; l'accordo tra consigli di scuola e C.d.Z di trasferire alcune classi della scuola materna Kramer alla sezione di scuola materna della scuola di P.le Bacone con i'istaurazione di un servizio di autobus di quartiere per il trasporto dei bambini della Kramer alla Bacone; il convegno - dibattito organizzato dal CdZ sul tema del terrorismo e violenza politica aperto a tutte le forze politiche democratiche fissato per II 27-4 presso il Liceo Volta a conclusione delle manifestazioni indette per ricordare iI 25 Aprile.

A proposito del rapimento Moro ricordiamo come il giorno stesso (16 marzo) il CdZ si riuni con seduta straordinaria per esprimere la propria indignazione e condanna e per denunciare il fatto come il più grave episodio di terrorismo politico tendente, nella logica della strategia della tensione, a far arretrare il Paese politicamente e socialmente in un momento di così grave crisi che deve vedere tutte le forze democratiche impegnate a risollevare le sorti di uno Stato in pericolo. Noi abbiamo pubblicato il testo del documento nel numero di Aprile di "Porta Venezia" in cui inoltre si invitavano tutte le forze politiche e sociali, e tutti i cittadini ad una decisa mobilitazione democratica per isolare i provocatori e per non cedere a nessun tipo di ricatto, consapevoli che solo agendo con fermezza senza alcun cedimento a criminali organizzati si dà fiducia all'autorità dello Stato e alla sua autonomia di azione. Ad un mese dall'attentato e dopo i farneticanti comunicati delle BR con la condanna a morte di Moro, nella seduta del 17.4.78 il Capogruppo del PCI, il cons. Pedroni, chiede che il CdZ ribadisca la posizione di fermezza assunta da tutti i partiti democratici nei riguardi dei provocatori affinchè sia esplicito che non ci debbano essere ripensamenti nelle scelte politiche effettuate. Tutti l Consiglieri sono daccordo, tranne naturalmente il liberale Maggi che ritiene inutili certe forme di Intervento del CdZ, come d'altra parte, credo ritenga poco importanti tante altre funzioni del CdZ. Poco dopo il Maggi presenterà ufficialmente le dimissioni da Consigliere di Zona, come già aveva- annunciato da qualche tempo, per essere sotituito da un nuovo consigliere liberale di cui daremo il nome nel prossimo numero.

Viene quindi accettata la proposta di inviare una mozione alla DC, ai partiti tutti e alla stampa, con cui si conferma quanto già dichiarato subito dopo il rapimento Moro con

l'invito (Viganò, capogruppo DC) ai cittadini di intensificare il proprio impegno civile e democratico e di partecipazione con le forze istituzionali (Maggi ritira l'astensione e vota a favore).

A questo proposito c'è da segnalare una positiva Iniziativa proposta dal segretario della sez. DC di Porta Venezia (Lainati) rivolta a organizzare un gruppo di persone per la cancellazione delle scritte provocatorie sul caso Moro dai muri delle stazioni della MM della zona. La proposta viene accettata anche dai comunisti della zona.

A conclusione della seduta del 17-4 si discute, come previsto dal-

LICENZE EDILIZIE

APPROVATE

V. Castaldi, 38

V. Concordia, 7

V. Eustachi, 47

P.zza Lima, 1

V. Regina Giovanna, 22, 6, 26

V. Spontini, 5

V. Plinio, 9

V. dei Mille, 21

V. Franchetti, 4 Corso Buenos Aires, 68

P.zza Caiazzo, 2

V. Rosolino Pilo, 19 B

V. Pergolesi, 20

V. Tadino, 15

l'ordine del giorno, del problema dell'area di 13.143 Loreto. Bono, a nome del gruppo di lavoro che ha analizzato il problema dell'area ha espresso il giudizio che, essendo l'uso dell'area di P.le Loreto un problema di carattere non solo di zona ma più vasto tendente a migliorare l livelli di vita delle zone circostanti, deve essere il Comune, in accordo con i CdZ interessati (3, 10, 11), a decidere la destinaizone dell'area dl P.le Loreto. Su questo tipo di impostazione sono d'accordo quasi tutti i gruppi: il presidente Muzio della DC; Pedroni del PCI che chiede una riunione tra i CdZ e I due assessori al Piano Regolatore e all'Edilizia Privata; il repubblicano Mandelli che condivide il tipo di metodologia usata dal gruppo di lavoro. Il socialista Cazzato si dichiara non soddisfatto del gruppo di lavoro in quanto si aspettava delle proposte più precise e particolari. In realtà il documento del gruppo di lavoro contiene anche delle proposte specifiche per l'uso dell'area, ma l'impostazione data al documento' è soprattutto di tipo metodologico. La seduta si conclude con la proposta del Presidente Muzio di rinviare i CdZ 10 e 11 a discutere del documento e del problema ancora tutto aperto dell'area di P.le Loreto per poi chiedere entro i primi di maggio un incontro con gli assessori.

Precisazioni sulla nomina del rappresentante del PRI nel distretto scolastico

Nelle cronache del Consiglio di Zona, pubblicate nel numero di marzo, avevamo dato la notizia della contrastata nomina del rappresentante del PRI nel distretto Scolastico, nomina che aveva visto contrapporsi il consigliere della Zona, Carlo Mandelli (con una proposta locale) all'Esecutivo Cittadino del suo partito che presentava un altro candidato nel quadro di un accordo milanese.

Abbiamo ricevuto alcune lettere sia da parte di chi era stato nominato dal Consiglio della Zona sia dalla Sezione del PRI "C. Cattaneo" cui sono iscritti i repubblicani di Porta Venezia.

Entrambe le lettere spiegano la nomina "locale" come una manifestazione di autonomia del consigliere di zona in collegamento alla realtà di Porta Venezia e non come una iniziativa individuale.

D'altra parte dobbiamo informare i nostri lettori che il Consiglio Comunale, su precisa richiesta del gruppo dei consiglieri comunali del PRI che non ha condiviso il comportamento del consigliere di Zona 3, ha nominato nel Consiglio di Distretto Scolastico un altro rappresentante, tenendo appunto conto di una valutazione più generale su scala cittadina, come normalmente avviene in queste occasioni.

Date queste informazioni per precisare le motivazioni di quanto accaduto in Consiglio di Zona e poi in Consiglio Comunale crediamo che, per quanto riguarda il nostro giornale, l'argomento sia chiuso.

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Marcia non competitiva della zona

Domenica 9 aprile, alle ore 9 si è svolta nel nostro quartiere una simpatica manifestazione: una marcia non competitiva. È stata organizzata dai giovani del "Nucleo promotore per il centro sociale" per far conoscere ai quartiere l'attività e le iniziative dei giovani per il Centro Sociale.

La marcia avrebbe dovuto aver luogo il 19 marzo ma la mattina stessa sia gli organizzatori che i partecipanti hanno deciso di rinviarla per solidarietà con i due giovani del Centro Sociale Leoncavallo, barbaramente uccisi la notte precedente.

Alla marcia si sono iscritte circa 180 persone, alle quali è stato dato un pettorale, che, con la sua foggia approssimativa, testimoniava la genuinità dell'iniziativa.

Prime iniziative per il Centro Sociale

L'attività dei giovani del "Nucleo Promotore per il Centro Sociale" continua con ritmo intenso. Durante la settimana scorsa si sono avute due iniziative nel quartiere che hanno coinvolto un numero discreto di cittadini. Giova ricordare che il "Nucleo promotore per il Centro Sociale" non è una struttura chiusa nè, tantomeno, verticistica; al suo interno sono presenti orientamenti politici ed ideali ben diversificati e chiunque voglia farne parte non deve far altro che partecipare alle riunioni (Informazioni in tal senso si possono avere presso il consiglio di zona, via Boscovich 42, telefono 2043033). A conferma di ciò, il fatto che diversi partecipanti alla marcia hanno chiesto informazioni su questo organismo e alcuni hanno cominciato a parteciparvi attivamente.

Oltre alla marcia, di cui si parla in altro articolo del giornale, giovedì 13 è stata tenuta presso la futura sede del Centro Sociale, in via Settembrini 4, uno spettacolo teatrale del teatro del Sole: "Du du, da dà, il dispe-

PORTA VENEZIA

Redazione

F. Alberti, R. Cenati, E. Giannasi, C. Montalbetti, C. Pagani, L. Pagani, C. Oldrini, F. Ponti, L. Vincitorio, M. Sparacino.

Poche sono state le proteste dei partecipanti inevitabili per alcune incongruenze organizzative; la grande maggioranza infatti ha capito che i piccoli inconvenienti derivavano dal fatto che l'organizzazione è pesata su giovani tanto volenterosi. quanto inesperti. Durante la marcia la collaborazione con i vigili e con la Croce d'Oro è stata efficace: non si è avuto il minimo incidente. Durante il percorso ai cittadini incuriositi sono stati distribuiti dei volantini destinati a chiarire le finalità della marcia, distribuiti in precedenza anche ai partecipanti. All'arrivo, dopo il "rifornimento" sono state scattate fotografie ai singoli concorrenti o a gruppi di amici, cui saranno inviate ai più presto come ricordo (in luogo della solita medaglietta). rato vincerà". La rappresentazione ha avuto molto successo di pubblico (alcuni volti erano quelli che si erano visti stravolti dalla corsa all'arrivo della marcia) sia per quanto riguarda l'affluenza, sia per il consenso che è stato espresso ai ragazzi della compagnia teatrale.

Lo spettacolo è consistito in una "Prova aperta", volta a far conoscere e, eventualmente, far criticare al pubblico attuale lo stato della lavorazione di "Du dù". L'opera nella sua veste definitiva sarà rappresentata in maggio, sempre in collaborazione con i giovani del Centro Sociale. I ragazzi del Teatro del Sole si sono dimostrati molto solidi come interpreti e sceneggiatori e molto preparati a confrontarsi in modo informale e quindi più coinvolgente, col pubblico, da cui hanno riscosso sia elogi, sia suggerimenti e critiche interessanti. Il problema affrontato dallo spettacolo, quello del giovane a contatto con la grande città, con il lavoro, con la scuola, con la politica, ha fatto molto presa sul pubblico, non esclusivamente giovanile, molti applausi, confermati da sucessivi interventi nel dibattito, hanno sottolineato la soddisfazione per il modo in cui è stato affrontato lo specifico femminile, anche a questo riguardo non sono mancate alcune critiche riguardanti eccessive stereotipizzazioni di situazioni e personaggi.

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Hanno collaborato: Direttivo S.U.N.I.A., Zona 3, R. Ponti, A. Padroni, A. Strik Lievers, M. Ansbacher, F. Visigalli, F. Songa.

Direttore resp.: Luciano CapitiniSuppl. Ticinia Notiziario - Aut. Trib. di Milano n. 232 del 4.6.73Redazione e Amministrazione: Via S. Gregorio, 48 Milano - Stampa: Coop. Guado 20020 Robecchetto con Induno (Milano) - Tel. 0331/ 881475.

In successive riunioni i giovani del "Nucleo promotore per i Centro Sociale" hanno fatto il bilancio delle iniziative prese e si sono impegnati nel programmarne altre. Le più importanti riguardano corsi di animazione di mimo, spettacoli cinematografici e teatrali, che, se si riusciranno a superare problemi organizzativi e di tempo, partiranno in maggio. Per questa attività promozionale sono stati interpellati numerosi enti e collettivi culturali della zona, che si sono generalmente dimostrati favorevoli a una collaborazione sempre più stretta.

Affinchè queste iniziative possano realizzarsi è necessario il massimo sostegno attivo al "Nucleo promotore per il Centro Sociale", cui tutti giovani sono invitati ad aderire.

n..5 - Maggio 1978 Pag. 5 Ç
VENEZL P n ORTA C.J

Progetto '78: rassegna del teatro d'avanguardia

Organizzata dalla Provincia di Milano con la collaborazione del C.R.T., della Civica Scuola d'Arte Drammatica "Piccolo Teatro", della Fabbrica di Comunicazione e del Salone Pierlombardo si sta svolgendo in questi giorni a Milano una importante rassegna teatrale; scopo della manifestazione, iniziata ai primi d'aprile e seguita con notevole interesse da un pubblico prevalentemente giovanile, è quello di offire una vasta panoramica sulle esperienze più interessanti della cosiddetta "post - avanguardia" teatrale fiorita in Italia negli ultimi due anni.

Prima di entrare nel merito degli spettacoli in programma questo mese, è importante sottolineare la novità, direi assoluta, di questo tipo di manifestazioni per la città di Milano: i gruppi d'avanguardia, infatti, operano per lo più fuori dalla nostra città, la quale difficilmente offre delle strutture disposte ad accogliere le loro rappresentazioni. Se è vero che la stagione in corso ha offerto alcuni esempi significativi del lavoro di ricerca e sperimentazione effettuato fuori d'Italia, quali gli spettacoli di Meredith Monk, Bob Wilson, Tadeusz Kantor e i seminari di Grotowski, è mancata però fino ad oggi la possibilità di verificare il lavoro svolto dalle ultime avanguardie italiane in una rassegna sufficientemente vasta e articolata: il "Progetto 78"tale è il nome della manifestazionesi pone I )bbietrtivo di colmare questa lacuna e di aggiornare su tali problemi il pubblico milanese.

Il primo spettacolo di questo mese è l'Aiace per Sofocle di Mario Ricci, che verrà rappresentato al Salone Pierlombardo dal giorno 2 al 7. Nome ormai storico della neoavanguardia, Mario Ricci ha iniziato la sua attività nei primi anni '60 montando a casa di amici delle brevi rappresentazioni, basate quasi esclusivamente sull'uso di marionette, di oggetti della vita quotidiana e sulla ricerca di originali combinazio-

ni ottico - visive. La tendenza verso un tipo di teatro caratterizzato essenzialmente dall'elemento "fisico" e "visuale", si manifesta nei successivi spettacoli di Ricci, nei quali lo stesso attore arriva ad .assumere il ruolo di semlice oggetto fra gli oggetti, di pezzo scenico da usare con gli stessi criteri degli altri materiali inanimati di cui è composta al scena; con quest'ultimo spettacolo, inveve, Ricci sembra tendere ad un recupero non solo del testo come struttura espressiva indispensabile all'evento teatrale, ma persino dell'attore che, superato il ruolo di semplice oggetto fisico, ritorna ad essere protagonista primo dello spettacolo. La seconda rappresentazione, in programma alla Civica Scuola d'Arte Drammatica "Piccolo Teatro" dal 5 al 10 maggio, è "l'Empedocle" di Federico Hoelderlin realizzato dal Patagrupo per la regia di Bruno Mazzali.

Dopo un primo periodo contraddistinto da un'estremo ecclettismo sia per scelta di autori sia per mezzi espressivi usati, il Patagruppo si indirizza verso una ricerca strutturale e linguistica che lo porta ad avvicinarsi ad altre contemporanee esperienze di "meta - teatro"; più avanti, a partire dal 1976, è la volta della riflessione sul teatro che viene portata in scena e realizzata mediante il continuo scoprimento della finzione e la messa a nudo dei processi operativi che stanno a monte del momento spettacolare; ed è sulla linea di questi spettacoli spesso volutamente inconcludenti e frammentari, tali cioè da rompere con la finta scorrevolezza e coerenza del teatro tradizionale, che si pone l'ultimo lavoro del Patagruppo, da considerarsi senz'altro come campione assai significativo delle ricerche precedenti. Il terzo spettacolo, in cartellone al Teatro Uomo dal 9 al 14 maggio, è II Pozzo di Remondi e Caporossi.

Le rappresentazioni realizzate da questa coppia, che lavora e recita insieme da non ptù di un anno, si collocano nell'ambito del "teatrolavoro", arricchito da frequenti richiami all'arte povera; un teatro cioè fatto di vita quotidiana, di gesti elementari, di operazioni elementari e squallide nella loro monotonia. Della assoluta originalità creativa del duo Remondi Caporossi il publico milanese è stato testimone due anni fa, in occasione della prima mondiale di "Rotobolo", quando un'enorme struttura cilindrica, collocata in uno spazio aperto, accoglieva via via al suo interno gruppi di spettatori che venivano sottoposti a faticosi esperimenti di condizionamento fisico e psicologico.

Ultima rappresentazione della rassegna è"Se tu sei l'angelo azzurro" di Angiola Janigro, che verrà rappresentato al circolo OUT-OFF di via Montesanto 8 dal 15 al 20 maggio. Il gruppo della Janigro, costituito dalla sezione femminile della Linea d'Ombra (che è stata una delle compagnie sperimentali più attive nella regione del Salento, della Basilicata e del Molise), si indirizza per lo più verso brevi saggi che vogliono essere nello stesso tempo prototipi di un immaginario teatro femminista e derisoria demistificazione del teatro.

Lo spettacolo rappresentato nella rassegna ci vuole introdure nell'ambiente domestico e quotidiano di una ragazza di vita che tenta di uscire dalla sua squallida condizione attraverso il teatro: chiusa fra due modelli altrettanto alienanti, quello cioè della casalinga lettrice di banali giornali scandalistici e quello di immaginaria eroina di romanzi amorosi ottocenteschi, la protagonista rimarrà legata ad uno sfogo schizofrenico consumato fra le proprie mura domestiche.

Massimo Ansbacher

Conoscere i nostri quartieri:

via Lazzaro Palazzi

La via deve il suo nome all'omonimo architetto luganese che lavorò a Milano, dove attese ai lavori del Duomo e costruì il grande Lazzaretto che racchiude la piccola chiesa di San Carlo.

La chiesa di San Carlo o San Carlino al Lazzaretto, di cui abbiamo ampiamente parlato nel numero del febbraio scorso, costruita nel 1576 dal Tibaldi, sorge proprio in Largo Bellintani, la piazzetta adiacente alla via Lazzaro Palazzi.

Se si parla con i negozianti della via che da tempo vi risiedono, si ha una idea, dai loro racconti, delle trasformazioni che sono intervenute nella zona.

Basti pensare che fino al 1963, cioè a 15 anni fa, sorgeva lungo la via un mercatino di frutta e verdura, caratteristica, questa dei mercatini, già ritrovata in altre vie di Porta Venezia: via Ozanam, per esempio, conosciuta un tempo come "la via dei mercati". Nella via numerosi sono gli edifici in stato di degrado,

per la incuria delle proprietà, al centro negli ultimi tempi di operazioni speculative da parte delle immobiliari.

È questo il caso di Lazzaro

Palazzi 19, inserito dal Consiglio di Zona nelle proposte di 167, per le sue precarie condizioni abitative, e messo dalla proprietà in vendita frazionata a scopo di lucro.

Un altro esempio è quello di Lazzaro Palazzi 6, uno stabile in uno stato di completo abbandono, la cui proprietà SIRE, ha espresso la volontà di destinare ad uffici. Diamo ora un rapido sguardo alle attività commerciali della via. Partendo da Corso Buenos Aires, al n. 2 troviamo la Boutique Sarah dal vasto assortimento e con gli ultimissimi modelli, al n. 4 l'oreficeria - argenteria - orologeria Alberto Solenne; al n. 6 la macelleria F.11i Vaccari. Più avanti, il negozio di libri e giornali di Lazzarini Elena, il primo di Porta 'Venezia, sorto nel' lontano 1885.

Al n. 12 incontriamo un negozio specialista in riparazioni di

Sabato 15 aprile presso la sala Gonzaga di via Settembrini, le Comunità cristiane della zona Venezia che fanno capo alle quattro parrocchie di San Vincenzo, San Gregorio, Santa Francesca Romana e Redentore, si sono ritrovate per un momento di riflessione e di preghiera sul tema "i cattolici contro la violenza".

Numerosa e viva è stata la partecipazione all'iniziativa, a testimonianza dell'impegno con cui il mondo cattolico si pone di fronte al drammatico problema della violenza.

La manifestazione è stata aperta dàlla relazione di un sacedote, don Franco, che si è spesso richiamato al documento della CEI (Conferenza Episcopale Italiana).

È alla luce dei giudizi e delle valutazioni in esso contenute e dei principi della fede cattolica, che si è interpretato il dilagare della violenza e del terrorismo nel nostro paese.

Questo fenomeno, sempre più grave e preoccupante, è stato detto nell'introduzione, trova una delle sue ragioni principali nel venir meno del valore della vita umana come fondamento e base della società in cui viviamo.

Il convegno che ha visto intervenire numerosi parrocchiani ha avuto il suo momento centrale nel discorso pronunciato dal presidente del Consiglio di Zona, Pier Luigi Muzio. Egli ha anzitutto sottolineato il senso dell'incontro che si riassume nella volontà di rendere più forte l'impegno e la partecipazione dei cattolici per la costruzione di una società meno violenta e più giusta. La nostra, infatti, è una società permeata dalla violenza. Anche nella nostra zona numerosi sono gli episodi di criminalità politica e comune verificatisi negli ultimi anni. Muzio ha ricordato l'uccisione dell'agente di Pubblica Sicurezza

Antonio Marino da parte dei fascisti, di cui si è celebrato in questi giorni l'anniversario; quella del giovane antifascista Gaetano Amoroso, fino all'aggressione di un vigile di quartiere da parte di alcuni teppisti staccatisi dal corteo che sfilava nelle nostre vie, per l'uccisione dei due ragazzi antifascisti di Lambrate. Numerosi infine gli episodi di criminalità comune e, in particolare, le rapine agli uffici postali, di cui la nostra zona detiene un triste primato.

Ma accanto a questa violenza fisica, ha proseguito Muzio, esiste un'altra violenza altrettanto grave quanto la prima.

È la violenza morale, quella delle case fatiscenti in cui sono costrette a vivere migliaia di famiglie, quella delle vendite frazionate, quella che emargina gli anziani dalla società e i giovani dall'occupazione, quella delle fabbriche, nei confronti dei lavoratori minacciati di licenziamento, quella degli omicidi bianchi. Migliorare questa nostra società deve essere quindi un preciso impegno dei cattolici.

Le comunità cristiane, è stato sottolineato, non devono dunque chiudersi in se stesse, nel proprio ghetto, ma proiettarsi all'esterno, partecipare attivamente alla vita civile, ai problemi della zona, portando nelle varie realtà i valori più sentiti del mondo cattolico: quelli della tolleranza, dell'amore cristiano, della vita umana.

Questo forte invito all'apertura, alla partecipazione, non sempre ha trovato riscontro negli interventi che si sono succeduti, nei quali si parlava di una intensa attività dei cattolici della zona; ancora però troppo ristretta nell'ambito della comunità parrocchiale.

La parrocchia costituisce l'inizio e la fine di questa attività, ancora troppo chiusa "nel ghetto" per incidere positivamente sulla realtà esterna che si vuole cambiare.

Una riflessione sul convegno

Allorchè i muri del nostro quartiere si riempirono di manifesti annuncianti l'iniziativa dei cattolici contro la violenza, sentii dentro un'intima soddisfazione. Questa volta eravamo proprio tutti: cattolici, comunisti, socialisti, socialdemocratici, repubblicani, democratici senza partito. Tutti schierati, in un grande fronte, contro l'ultima sfida criminale che un gruppo di sanguinarii aveva lanciata alla Repubblica e alle sue istituzioni, col rapimento dell'on. Moro e la strage di via Fani a Roma. Con questo non affermo certo, che gli amici della Democrazia Cristiana, specie in questi ultimi tempi, non abbiano dimostrato grosse capacità di iniziativa politica e di presenza nella zona, anzi. Ma, propriamente, i cattolici delle parrocchie sono un altra cosa, quasi un mondo a sè. Senti che ci sono, che si muovono, che contano. Ma, se non vai tu da loro, se non prendi tu l'iniziativa, finisci per non saperne niente e te li immagini assorti in preghiera, nell'intima solennità della chiesa, ad invocare la liberazione di Moro e la fine della violenza.

valigie, ombrelle, e borsette, sempre allo stesso numero la tintoria Bruna mentre al n. 18 il Frutteto Lazzaro Palazzi da Silver, con un accurato servizio a domicilio. Sul lato opposto, al n. 3 abbiamo il negozio di abbigliamento di Michele Limoli; all'angolo con Corso Buenos Aires, il negozio di colori - vernici "Coloriv" di Giovenzana Domenico.

Al n. 7 troviamo il negozio di calze .- pelletterie Brandani, che da tanti anni svolge la propria attività nelle zona; il Mercatino dell'Antiquariato, con tante interessanti cose a prezzi buoni; la Trattoria al Drago Rosso.

Al numero civico 9 c'è la maglieria merceria Ida Uboldi, e la Pasticceria Lissari.

Più avanti in via Lecco 10 (angolo via Palazzi), il Laboratorio abbigliamento arfigiano Pierno e la macelleria del Buongustaio di Bianchi Giovanni in via Lecco 7 (angolo via Palazzi) l'Autorimessa Venezia da tanti anni presente nella zona.

Al n. 21 abbiamo infine la drogheria bar di Garribba Rosa.

Il fatto che le parrocchie ci invitassero tutti al dibattito, era, di per sè, stimolante, indiscutibilmente una novità. Quando poi, a casa, trovai un invito anche per me, vecchio e conosciuto militante comunista, ebbi la sensazione che qualcosa di nuovo si stesse muovendo. Deve pur giungere il giorno, pensai, in cui la gente senta il bisogno di unirsi nella lotta contro la perversione che tutti gli uomini offende nella dignità. E se questo stimolo viene anche da coloro che credono, che sono impegnati seriamente in tanti settori della vita civile, tanto meglio: saremo certo più forti.

Fui tra i primi al teatro S. Carlo di Via Settembrini. Non volevo perdere una sola battuta. La prima perplessità mi venne mente ascoltavo l'introduzione che un prete (non ricordo il nome) fece al dibattito: parlò a lungo sulla violenza ma con tale distacco e astrattezza, come se in quei giorni non fosse successo nulla, da non sentire il bisogno di pronunciare, una sola volta, il nome di Moro né di rievocare la sorte terribile toccata alla sua scorta. Nulla di nulla. Mentre scrosciavano gli applausi mi guardai in giro: possibile? Se Muzio non fosse stato alla presidenza a ricordarmi che non avevo sbagliato luogo, avrei riletto !invito per accertarmi se era proprio quello il posto in cui avrei dovuto trovarmi. Quando il giovanotto "in salmone", con la mano perennemente in

tasca, annunciò che avrebbe parlato il Presidente del Consiglio dl Zona, sperai che l'impatto con la realtà sarebbe stato subito ristabilito. Ma, sebbene incisivo, il discorso di Muzio scivolò, come quello del prete, in un'anonima e piatta genericità. Anche in quella garbata "prolusione" non fu pronunciato il nome di Moro. Alla fine, fummo avvertiti che gli interventi dovevano essere contenuti in due minuti ciascuno e non avrebbero potuto essere più di sei o sette. Il giovanotto "in salmone", forse per non togliersi la mano di tasca, invitò chi voleva parlare, a prendere posto, in buon ordine, nelle poltrone di prima fila. Fu la cosa più stupefacente cui avessi mai assistito la sfilata delle "testimonianze" che seguì a quell'invito perentorio. Uomini, donne, ragazze e ragazzi si succedettero al microfono, di tutto parlarono ma nessuno di loro, dico nessuno, si riferì mai allo stato di tensione in cui viveva tutto il Paese. Non una proposta, un'idea. Guardai in silenzio i compagni che mi sedevano vicino. Uno dei più autorevoli mi informò che quella era una "loro" riunione e che noi, forse, l'avevamo intesa male. Anzi, una parrocchia (per cautela?) non aveva neppure aderito alla iniziativa.

Ripensai a tutti quei manifesti, all'invito ricevuto. E se fossero stati in diecimila i cittadini ad accorrere a quel richiamo, sarebbero stati quelli i discorsi che avrebbero pensato di sentirsi rivolgere?

Tentammo una 'spiegazione tra compagni: "un mondo a sè" dissero alcuni.

"Un mondo a sè", "loro"? Ma che significano queste parole? Moro è uno dei "loro". Era appena uscito dalla Chiesa quando lo rapirono. La violenza, la distruzione della democrazia, dello Stato democratico non risparmiano nessuno, cattolici compresi.

Il nuovo stenta sempre a farsi strada. io credo, anzi sono fermamente convinto, che a quelle "prolusioni" a quelle "testimonianze" seguiranno, per la forza che la Storia ha in sè, ben altri dibattiti precisi ben altri interventi serrati.

Socrate disse, un giorno, ad Eutìfrone indovino, incontrandolo presso il Ceramico, nel portico dell'Arconte Re:

.. non è vero, o Eutìfrone, che ciò ch'è caro agli dèi sia santo; e nemmeno, come tu dici, che ciò che è santo sia caro agli dèi; c'e differenza tra una cosa e l'altra!"

Raoul Ponti

PORTA /'1 VENEZIA `...) n. 5 - Maggio 1978 Pag. 6 Cattolici a convegno

La pagina della scuola

Eletta la giunta esecutiva del nostro distretto

Dopo l'avvenuta ratifica dei membri designati dal Consiglio di Zona, da parte del Consiglio Comunale, finalmente si è potuto provvedere alla nomina degli organi esecutivi. Infatti, nella seduta del 18 aprile scorso è stata formata la Giunta esecutiva che risulta così composta: Calamida, Cengia Tozzi, Spadoni, Melzi D'Eri!, Migliorini, Annoni Giuseppina.

Molto importante è la stesura del Regolamento interno che la commissione preposta all'uopo, coordinata dall'avv. Brusa sta portando avanti velocemente. Questa prima fase della vita del Distretto, burocratica - organizzativa, ma indispensabile si sta avviando quindi alla conclusione, anche se all'appello mancano due rappresentanti di centri culturali che ancora !a Provincia non ha provveduto a nominare.

Sciopero nelle scuole materne

Dal 4 aprile i lavoratori della scuola del Comune di Milano sono in agitazione. Nelle scuole materne il personale, in particolare quello aderente alla CISL Ente Locali, UIL e sindacati autonomi, ha attuato scioperi di un'ora al giorno ritardando l'entrata anticipando l'uscita a giorni diversi secondo un calendario prefissato e nelle elementari il personale impegnato in attività integrative, ha scioperato in orari coincidenti con la refezione; tutto ciò ha portato per 15 giorni il caos nelle scuole con gravi disagi per i genitori e soprattutto per le madri lavoratrici.

L'agitazione ha preso il via dalla decisione dell'Amministazione Comunale di tenere aperte le scuole in luglio; una materna per ogni zona (la B. Marcello per la zona tre), utilizzando il personale esistente. Fino all'anno scorso questo servizio (le cosiddette "colonie eliourbane") veniva gestito dalla Ripartizione Assistenza che assumeva allo scopo personale avventizio, spesso non qualificato, che comportava oltrettutto un onere per il Comune d, oltre 600 milioni. La decisione dell'Amministrazione Comunale di trasferirne la gestione alla Ripartizione Educazione, di utilizzare personale già in forza nelle scuole e di concentrare l'attività didattica in una scuola per

Scuola Casati: una circolare che ha fatto discutere

zona oltrechè rispondere a richieste avanzate da tempo dalle organizzazioni sindacali intende offrire un servizio qualificato, e non più di tipo assistenziale.

La scuola materna non si trova certo in una situazione migliore rispetto agli altri ordini di scuola; i problemi ci sono e non pochi: il numero troppo alto di bambini per sezione (40), l'insufficiente stanziamento di fondi, l'organico insufficiente, la mancanza di strutture di supporto per l'inserimento degli handicappati, la necessità di una migliore professionalità del personale dirigente, docente ed ausiliario, ecc.. Nelle trattative in corso con l'Amministrazione Comunale tutti questi argomenti sono stati oggetto di discussione; ma, mentre su questi problemi c'è una certa disponibilità delle parti, sull'argomento "luglio" la trattativa diventa difficile.

Difficile, soprattutto parche l'accettazione del servizio da parte dei lavoratori della scuola, è subordinata alla soluzione di tutti i problemi portati avanti dalla categoria. È auspicabile che la categoria stessa superi i contrasti interni e si presenti unita e compatta al confronto con l'Amministrazione per una rapida e positiva risoluzione della vertenza.

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Nei giorni scorsi i genitori degli alunni della scuola elementare Casati, si sono visti recapitare una circolare in cui il medico scolastico proibiva la presenza nelle aule durante le ore di lezione a chiunque non avesse eseguito la schermografia presso il CPA (Consorzio Provinciale Antitubercolare), pena la denuncia. Questa interpretazione autoritaria e restrittiva della circolare dell'Ufficio d'Igiene dell'ottobre 77, che in pratica scoraggia la già scarsa presenza dei genitori all'interno della scuola ha giustamente provocato le reazioni dell'organizzazione Genitori che ha chiesto con una lettera spiegazioni all'Assessore alla Sanità ed alla Commissione Sanità del Consiglio di zona. Al di là del fatto specifico, ci sentiamo di dire che qualsiasi norma o disposizione di legge per buona che sia rischia di diventare pessima se nell'applicarla si dimentica il buon senso e se non si tiene conto di situazioni particolari generali dell'ambiente ove tale norma si deve applicare. Nel campo della salute i genitori per i propri figli sono particolarmente sensibili e vulnerabili, ma non sempre sono sufficientemente informati ed orientati. Molto ci sarebbe ancora da fare in questo senso attraverso l'intervento del Medico Scolastico, dell'assistente sanitaria sull'educazione igienico - sanitaria sOe vaccinazioni volontarie, sulla prevenzione delle malattie infettive (epatite, tifo, ecc.) sulla idoneità dei iocali cucina, della aule, dei servizi, sui problemi riguardanti difetti della vista, dell'udito, del linguaggio. Di questi problemi se ne deve far carico anche il Distretto ed il Consiglio di zona.

Cinquantamila in corso Buenos Aires

Il 16 aprile si è svolta la 7a edizione della Stramilano

Domenica sin dalle prime ore della mattinata c'era una insolita animazione in C.so Buenos Aires Capannelli di gente sui marciapiedi, qualcuno con la macchina fotografica, i bar pieni di gente, vigili che andavano avanti ed indietro, tutti in attesa.

Alle 8.30 s'intravede in fondo al corso un insieme di colori. Arrivano! Arrivano! In pochi minuti una marea di gente invade la strada, i marciapiedi: c'è nè di tutti i tipi, uomini, donne, ragazzi, anziani, intere famiglie, gente che ha scelto di passare la domenica in modo diverso. la folla si assiepa ai lati della strada e segue con simpatia il passaggio dei partecipanti. Non mancano le stravaganze, il tizio col cappello da alpino, un gruppo con un carrozzino pieno di omini fatti di pane, una coppia con figlio neonato in braccio. In quella piacevole confusione il più tranquillo è un bimbo in carrozzina col pettorale più grande di lui che si succhia il biberon. Il passaggio di un bel cane lupo con pettorale anche lui attira l'attenzione di un cane "spettatore' che incomincia ad abbaiare e a tirare il guinzaglio, il che dà un gran da fare al suo padrone. DO-

po più di un'ora la pacifica invasione del corso B. Aires finisce, un guppetto di partecipanti arriva isolato e si ferma al bar dell'Alemagna, gli chiedo "Vi siete già arresi?" "Ormai siamo tagliati fuori" rispondono siamo

arrivati puntuali alla partenza stabilita alle 9.30 in P.za Duomo, ma non c'era più nessuno. Sono partiti prima, senza aspettare il via". L'entusiasmo dei 50.000 ha superato l'organizzazione.

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Ä Ä n. 5 - Maggio 1978 Pag. 7 4-
Ä

Inchiesta sui partiti nella zona

Il Partito Repubblicano

I repubblicani di Porta Venezia non hanno in' zona una loro sezione. Sono iscritti alla Sezione Carlo Cattaneo, la più importante di Milano, con sede in Galleria.

La influenza elettorale del PRI è più elevata di quella cittadina: nel 1975, per le ultime elezioni amministrative, ha raggiunto il 7,6% dei voti; nel 1976, per le elezioni politiche, il 7,9%. La media della città è del 6% nel 1976.

Le caratteristiche sociali di Porta Venezia dove è alta la presenza di ceti medi (impiegati, professionisti, piccoli imprenditori) è certo alla base di questo significativo risultato elettorale.

I rappresentanti del PRI danno ai lavori del Conisglio della Zona un contributo intelligente e vivace.

Un loro esponente è consigliere di zona e coordina la Commissione Commercio e Artigianato; altri sono attivi nelle Commissioni del Consiglio (in particoalre nella Comm. Territorio - Urbanistica), in alcuni consigli scolastici e, da poco, nel Consiglio di Distretto.

Intervista al consigliere di zona Mandelli

Come è organizzato il PRI in zona?

Fate riferimento, come repubblicani della zona 3, ad una sezione territoriale?

La Zona 3 non possiede una sua sezione esclusiva, sulla zona infatti ha competenza la sez.

C. Cattaneo con sede in Gall. Vitt. Emanuele, che estende la sua giurisdizione su numerose zone cittadine e che racchiude oltre il 50% degli iscritti della città.

Quanti sono i vostri iscritti nella nostra zona?

Sono 155

In quali realtà (Consiglio di Zona, distretto scolastico, ecc) si articola la vostra presenza in zona?

Malgrado il PRI sia un partito numericamente inferiore ad altri la sua presenza nelle realtà locali è superiore al suo elettorale peso numerico. Quale rappresentante del PRI nel Consiglio di Zona ho sentito il dovere di organizzare tale presenza a tutti i livelli.

Vi sono repubblicani all'interno delle commissioni di lavoro dello stesso Consiglio, siamo presenti nei Consigli di scuola delle Scuole Civiche Serali e Materne, anche all'interno del recente Consiglio Scolastico Distrettuale abbiamo un nostro rappresentante.

Non vi sono iniziative promosse dal C.d.Z., dai partiti democratici, dai cittadini in genere che non vedano una presenza repubblicana in quanto sono convinto che il contatto con la popolazione, con i cittadini del quartiere sia estremamente importante per avere sempre una

Qual'è il peso in percentuale del PRI della nostra zona alle elezioni amministrative del '75 e alle politiche del '78, e a quali strati di cittadini esso si rivolge?

Nella zona Venezia il PRI ha raccolto il 7,6% dei voti alle elezioni amministrative del '75, e il 7,9% a quello politiche del '76.

A confronto con le percentuali relative all'intera città, (rispettivamente 6% e 6,3%) si rileva nella nostra zona un peso maggiore di voti repubblicani: ciò conforta l'affermazione che le posizioni del PRI trovano consensi prevalentemente negli strati impiegatizi, professionali e di piccoli imprenditori, di cui la popolazione della zona è formata in larga misura.

Nelle grandi città il problema della criminalità sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti.

Che relazione esiste, secondo te, tra sviluppo distorto di una città in seguito a scelte urbanistiche di un certo tipo, e sviluppo di fenomeni di criminalità e disgregazione sociale?

A mio parere la denuncia èpurtroppo - vera, ma merita qualche analisi ulteriore. Anzitutto, per paradosso, il rimedio ai fenomeni denunciati non è il borgo di trecento o tremila o trentamila anime; neppure è determinante di per sè la scelta urbanistica della concentrazione "fisica", nella quale I cittadini

visione chiara e limpida nell'affrontare i problemi.

Cosa ha significato e quali riflessi ha avuto sul PRI milanese il congresso provinciale svoltosi a marzo che, per la prima volta dopo dieci anni, ha visto la messa in minoranza dell'ala destra capeggiata da Bucalossi? È sicuramente certo che il Congresso Provinciale abbia avuto un significato importante, non tanto perchè vi sia stato un cambio di segreteria, quanto perchè una forza emergente di base, che si batte contro clientelismi e baronie, ha aperto un varco creandosi uno spazio che sempe più trova credito all'interno del partito.

Basti dire che nella prima assemblea della sez. Cattaneo, ove si presentò, tale forza (nella quale mi riconosco) ottenne il 22% dei voti; nell'ultima assemblea precongressuale per l'elezione dei delegati al Congresso Nazionale ottenne quasi il 28% contro un 34% della maggioranza che regge la segreteria cittadina.

Come giudicate i rapporti tra le forze politiche della zona e l'esperienza unitaria del Consiglio di zona?

I rapporti tra le varie forze politiche nel C.d.Z. sono improntati su una reciproca considerazione e stima nel rispetto dell'auto'nomia di ogni singolo partito. Potrei dire quindi che tali rapporti sono "franchi e cordiali".

È pure vero che tavolta vi sono stati momenti di tensione, ma ciò rientra, a mio avviso, nell'ottica e nella politica repubblicana ove la considerazione obiettiva sulle cose sopravanza il precon-

quanto perdono nei rapporti Interpersonali e negli spazi individuali, tanto acquistano nell'uso di una serie di "servizi" e nel confronto quotidiano con tutte le diverse realtà sociali., Piuttosto si può giudicare che le distorsioni delle metropoli e la disgregazione sociale e la criminalità sono state causate da una stessa politica di contrapposizione fra i ceti sociali: ora, almeno per quanto riguarda la gestione delle città, è necessario e indifferibile avviare unti gestione tesa al riequillbrio delle funzioni che vi trovano luogo, gestione quindi che non potrà essere di vertice, ma effettivamente partecipata.

A Porta Venezia il problema della casa è senz'altro tra I più scottanti e tra quelli di più difficile soluzione.

Ora nella nostra zona, se non sbaglio, sono tre i lotti di 187 approvati dalla Regione.

Che tipo di Intervento, a tuo parere, è possibile fare realisticemento su essi?

È impossibile indicare aprioristicamente gli interventi più opportuni sui tre lotti approvati, tenendo conto che il problema non attiene solo a Porta Venezia, nè si risolve solo in quelle tre aree.

Dal 1962 (L. 167) ad oggi, e si spera domani con le "Norme per l'edilizia residenziale" (DDL 1000), gli strumenti normativi e finanziari di intervento si sono

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cetto sugli schieramenti.

Oggi, dopo i tragici fatti di via Fani a Roma, l'attenzione dell'opinione pubblica e dei cittadini è più che mai concentrata sul grave problema dell'ordine pubblico.

Che giudizio date della situazione attuale, e qual'è il ruolo del PRI per la soluzione dei gravi problemi che travagliano il paese?

L'ordine pubblico è sicuramente il problema che più ci tocca, in particolare in questi ultimi tempi; il rapimento Moro rappresenta la punta di quella piramide di violenza che trova nella crisi economica e morale la sua radice.

La democrazia è in grave pericolo, lo spazio che ci resta non è molto prima che si arrivi ad una situazione cilena; è nostro dovere riempirlo subito, non certo con legi eccezionali, ma da un lato con il risveglio nei cittadini del rispetto, per l'individuo, per il singolo; dall'altro tenuto conto che siamo in uno stato di "guerra" con l'applicazione sino in fondo della Costituzione quale strumento democratico di uno stato civile.

Quali iniziative le forze politiche della nostra zona possono intraprendere di fronte all'eversione e alla violenza?

IL ruolo delle forze politiche di Zona ritengo sia proprio quello di risvegliare in tutti quella consapevolezza democratica e rispetto dell'individuo come tale che è alla base di tutti i rapporti umani ad iniziare dalla famiglia per arrivare sino all'istituzione in un compiuto mosaico civile.

articolati in una ampia serie di possibilità; ma il loro uso risulta ancora strozzato, e non solo per i vincoli finanziari frapposti. Il PRI ritiene che non debba essere privilegiata pregiudizialmente nessuna delle possibilità di intervento, che vanno dall'impegno pubblico diretto al coinvolgimento regolato delle risorse private.

Ma l'Amministrazione deve senza ulteriori incertezze esplorare a fondo le potenzialità insite in ciascuna di esse, Integrarle in una visione generale fissata dagli strumenti urbanistici (P.R.G.) e programmatici (P.P.A.), e renderle operative con opportuni provvedimenti (le convenzioniquadro).

Con una chiara e realistica distinzione di ruoli: gli obbiettivi e gli strumenti della gestione urbanistica da riservare alla azione politica, l'attuazione degli stessi da demandare prevalentemente all'iniziativa privata secondo meccanismi autonomi e certi.

Ma intanto credo che un dovere preliminare della Zona sia promuovere e perseguire fermamente, malgrdo le resistenze di singoli o di gruppi, l'accertamento dei caratteri fisici e sociali presenti nei tre lotti di 167, dell'impegno finanziario e delle risorse interne ed esterne disponibili, delle diverse ipotesi di rinnovo in senso sia edilizio verc e proprio, sia urbano di quartiere.

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Pag. 8 n. 5 - Maggio 1978 Ugr FAIAQ,
Intervista all'arch. Scarponi, membro della Commissione casa

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