Milano 19(55)

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Mensile di informazione politica e cultura

Anno VI - N. 7-8 - Luglio-Agosto 1982

L. 400

PIGINO

Che acque scorreranno nel deviatore dell'Olona?

È quanto hanno chiesto gli abitanti del quartiere nel corso di un'assemblea pubblicaEmersa la necessità di esigere precise garanzie contro pericoli di inqùinamento di Gian Piero Pagetti

Ma quali acque verranno fatte scorrere nel deviatore dell'Olona, che da Pero passerà per la nostra zona, a ridosso di Figino e per il Parco di Trenno, per poi proseguire a sud attraverso altre zone della città e di cui ormai, piaccia o non piaccia, è stata decisa (a Roma) la costruzione?

E quanto hanno chiesto all'assessore comunale ai Lavori Pubblici, on Giulio Polotti, al presidente del Consorzio provinciale delle acque Nord Milano, al presidente ed ai consiglieri di zona gli abitanti di Figino intervenuti numerosi il 4

Assistenza domiciliare al Gallaratese

La Tassa sui malati non risana i bilanci

giugno scorso all'assemblea pubblica indetta proprio sul tema del deviatore dal Consiglio di Zona 19 nei locali della scuola di via Sulla.

A tale legittima domanda ha cercato in primo luogo di dare una risposta l'assessore Polotti, il quale, ricordato che in questi casi il Comune di Milano opera per conto dello Stato in quanto la decisione di costruire il canale deviatore e di realizzarlo a cielo aperto è stata presa dal Ministero dei Lavori Pubblici e dal Magistrato delle Acque, ha posto in rilievo che il problema segue in ultima

Approvata una mozione che chiede di recuperare i ritardi e dare inizio ai lavori

Nella sua seduta del 14 giugno scorso il Consiglio di Zona 19 ha approvato all'unanimità una mozione, presentata dal capogruppo comunista Claudio Calerio, per la sistemazione dell'asse piazzale Segesta - viale Mar Jonio - piazzale Selinunte - viale Aretusa, a San Siro.

Dal 1979 al 1981 il Consiglio di Zona 19 ha messo a bilancio preventivo e nel Piano Particolareggiato di Attuazione - come ricordato nella mozione - la realizzazione su tale asse di un'isola pedonale per ricavare nel quartiere IACP di San Siro, privo di aree libere, un'ampia zona verde, attrezzata per varie attività ricreative e sportive, per recuperare un più elevato livello di vita sociale, soprattutto per anziani, bambini e giovani, in un quartiere compromesso dal degrado delle case popolari e dal traffico sempre più intenso, fonte di inquinamento acustico ed atmosferico.

Quando la burocrazia ammazza l'iniziativa

Un piano per lacasa-Albergo

Si tratta dell'ufficio postale di via Sebastiano del Piombo, chiuso da oltre un anno

Continua il disagio degli abitanti del quartiere "Fiera" della nostra zona (quello compreso tra i viali Enrico Elia, Renato Serra, Scarampo, Egirardo, Berengario e Monte Rosa) a causa della persistente chiusura dell'ufficio postale di via Sebastiano del Piombo.

Troppi trenta bambini per classe

Tale ufficio è stato chiuso oltre un anno fa, dopo che era stato oggetto di una serie di rapine, e, a quanto apprendiamo, non verrà riaperto fino a che non saranno installati una serie di dispositivi antirapina (vetri di sicurezza e via dicendo).

Certo, siamo perfettamente d'accordo sulla necessità di

mettere tanto i lavoratori addetti all'ufficio, quanto il pubblico al riparo da eventuali azioni criminali, ma riteniamo altresì che sia indispensabile provvedere con la massima celerità all'esecuzione dei lavori necessari per non prolungare troppo nel tempo il disagio degli utenti del servizio, molti dei quali sono anziani, costretti a rivolgersi ad uffici più lontani, magari per riscuotere una modesta pensione. Sempre che i locali siano disponibik perché secondo alcune fonti sembrerebbe che il proprietario intenda affittarli a privati e non più alle Poste.

L'assi. interessato - si legge nella mozione - si presta all'intervento proposto per la presenza di importanti servizi sociali e di sedi di organizzazioni democratiche (CUZ, Centro anziani, asilo nido, sezioni del PCI, del PSI, del PDUP, del PSDI, della DC, dell'UDI e dell'ANPI), del mercato riona-

le, di negozi e di bar molto frequentati, di giardinetti e di campi gioco.

Proprio per questi ultimi, in attesa del progetto vero e proprio per l'isola pedonale, che viene sollecitato e nel quale comunque si possono integrare, il Consiglio di Zona chiede in generale la sistemazione del verde esistente (nuove piante, cordoli protettivi, archetti, nuove panchine), una adeguata illuminazione e la manutenzione dei campi gioco, con sostituzione delle attrezzature rotte da tempo, ed in particolare per Piazzale Segesta la verifica della possibilità di togliere le rotaie morte di recuperarlo completamente a verde attrezzato, per viale Mar Jonio la chiusura (già possibile) al traffico garantendo l'accesso ai residenti, per piazzale Selinunte l'installazione di semafori a chiamaté pedonale per l'accesso ai campi gioco, per lo spartitraffico di viale Aretusa la piantumazione e la realizzazione di campi per il tennis, il calcio e la pallacanestro. Quindi la mozione si conclude sollecitando una azione congiunta del Consiglio di Zona 19 e della Giunta Comunale per recuperare i ritardi, affinché si possa dare inizio ai primi lavori già nel corso di questo anno 1982.

Anche uno è troppo

Apprendiamo che, nel rispondere ad un oppositore laburista che gli rimproverava il sacrificio di vite umane per la riconquista delle isole Falkland, un ministro conservatore inglese ha detto che in fondo si trattava di "cifre accettabili", che i morti in un anno di incidenti automobilistici nel Regno Unito sono molti di più.

E no, signor ministro, non siamo d'accordo. Non esistono "perdite accettabili" in una guerra. Si fosse trattato anche di "un solo" morto la cosa non sarebbe per noi né "irrilevante", né "accettabile".

Senza contare che abbiamo l'impressione che il ministro si sia riferito soltanto ai morti inglesi. Per gli altri, per i giovani soldati argentini mandati a farsi massacrare in un'assurda guerra da una giunta sanguina-

ria, neppure una parola. Forse per il ministro inglese, come per certa nostra stampa cosiddetta indipendente, ci sono morti di varie categorie: quelli ch "prima" (inglesi, americani, israeliani e via dicendo) contano e molto, gli altri, quelli di "seconda" "terza" o "quarta" categoria, non contano nulla, siano essi giovani argentini mandati a morire per niente, o contadini salvadoregni o donne, uomini e bambini palestinesi massacrati dai bombardamenti israeliani.

Forse sarebbe un bene per tutti ricordare le parole di John Donne scelte da Hemingway per il frontespizio di un suo famoso romanzo: "Ogni morte di uomo mi diminuisce, perché io partecipo all'unanimità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te".

Accogliendo le istanze popolari
Le Zone nel bilancio comunale L'inceneritore sotto inchiesta Quartiere cronaca Viabilità a Trenno DISAGIO PER I CITTADINI
C.d.Z. sollecita l'isola di San Siro
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Ma la posta resta chiusa
IL PROBLEMA NON INTERESSA SOLTANTO

Non c'è altra via che la roulotte? Un'opinione diversa

Spettabile redazione,

Ho letto il vostro numero 6 ed in particolare l'articolo di Ennio Tacchi ed ho sentito il bisogno di scrivere alcune riflessioni.

Il caso esposto di via Albertinelli è certamente al limite della vivibilità, ma mi ha portato alla mente un altro caso limite.

Qui, in piena zona 19, in una traversa di via Albani, c'è uno stabile dove i servizi consistono in uno stanzino in cui si trova il water ed un lavabo che funge da servizio igienico e da servizio cucina.

Ci si preoccupa che i carcerati (cittadini che hanno contrawenuto alla legge e leso più o meno l'interesse o l'incolumità di altri cittadini), vivano la loro reclusione in ambienti decenti. E mi sta bene. Siamo nel 1982, l'uomo ha "conquistato" certe condizioni igieniche e di costume che neppure la mancanza di libertà può negargli.

E non vogliamo tutelare la dignità del cittadino onesto?

Ora vengo al mio problema. Ho ricevuto lo sfratto (fine locazione) dall'attuale abitazione (un'altra traversa di via Albani) perchè il proprietario ne ha bisogno.

Da quasi due anni sto cercando di risolvere questa situazione, ma sino ad ora non sono riuscita a trovare un'abitazione sostitutiva, pur essendo disposta ad andare al di là di quanto previsto dall'equo canone, anche se non posso e non voglio accettare di pagare enormità tipo 15 milioni/anno per 4 loc. s.

Siamo cittadini onesti, mio marito ed io, lavoratori dipendenti (importa il livello, o sono migliori i soldi dei radditi inferiori che i nostri ?), paghiamo il dovuto sino all'ultimo soldo.

Ci riteniamo inquilini "ideali": solvibili, seri, amanti della casa, due figli quasi grandi, nessun animale.

Non ci possiamo permettere di comperare un appartamento, anche perchè abbiamo mamma e suocera con pensione minima e quindi bisognose di aiuto, anche se non rientriamo nel limite per averle a carico.

Ci siamo interessati circa la procedura consentitaci dalla legge per evitare di essere messi fuori casa prima di averne trovata un'altra, ma abbiamo sempre cozzato contro il muro del limite di reddito.

Ebbene sì, confesso la nostra colpa: il nostro reddito supera i 24 milioni/anno, ma quello che è più grave è che ciò risulta dal mod. 740.

Ho due figli e sono convinta che il primo dovere dei genitori sia, anche a costo di sacrifici, di educarli e metterli in condizione di crearsi la loro autonomia secondo le loro inclinazioni, e non di accumulare per loro dei beni materiali.

Avevo tanto sperato di risolvere il problema "casa" con uno stabile da anni vuoto. Mi sembrava tanto immorale che tanto spazio rimanesse inutilizzato da convincermi che la cosa sarebbe finita bene.

Si tratta dello stabile exAlemagna, via Silva ang. Via Albani. Anni fa era diviso in appartamenti uso abitazione. Successivamente fu modificato per uffici, ma mai utilizzato a tale scopo.

Ed ecco in breve il mio sogno.

Qualcuno raccoglie gli sfoghi di gente come noi (sfratto ecc.) nota questo stabile disabitato (sa di altri appartamenti nelle stesse condizioni, ma questo così grande e così sfacciatamente vuoto!!) e mette in contatto queste persone; si fa una richiesta ufficiale al dr. Alemagna affinchè ci vengano assegnati in locazione quegli appartamenti. Niente da fare: lo stabile è in vendita. E allora ci viene la folle idea di poterlo avere ad un prezzo ragionevole, per intenderci accessibile alle nostre tasche. Ma ahimé, non abbiamo alcun titolo preferenziale, tanto meno quello del reddito inferiore a 14 milioni (sarei molto abbligata se qualcuno mi potesse spiegare come si può con un simile reddito pagare il mutuo per l'acquisto della casa.

Mio marito ed io abbiamo fatto centomila conti, tagliando di qua e di là, ma non siamo riusciti a far quadrare, pur essendo più "ricchi" dei cussitati 14 milioni).

Teniamo tutta la faccenda molto segreta, timorosi che la speranza ci venga soffiata; ci costituiamo in cooperativa per sentirci più forti. Diffidiamo quasi l'uno dell'altro temendo di scoprire una spia, ma poi ci rassicuriamo scambiandoci le nostre peripezie in cerca di "casa".

Ed intanto tutti i giorni vado in c.so di P.ta Romana a vedere le affissioni del 30% di locali liberi che gli Enti pubblici e le Assicurazioni sono tenuti per legge a mettere a disposizione degli sfrattati.

Spedisco raccomandate allegando fotocopie del 101. 740, Ingiunzione di sfratto, stato di famiglia... e aspetto.

Mi consolo pensando che c'è sempre via Città del Messico (un'altra traversa di via Albani). Se possono state le caravans dei circhi e Luna Park, potrà mettere anch'io una roulotte!

Avrò almeno la soddisfazione di "sfrattare" qualche drogato o prostituta, abituali frequentatori della strada.

G.F. (lettera firmata)

Egregio Direttore, siamo un gruppo di genitori del quartiere particolaremente interessati ai problemi culturali ed educativi, anche perchè coinvolgono il futuro dei nostri figli, oltre che della comunità intera. Seguiamo con interesse lo sforzo compiuto per dotare la nostra zona di un periodico che affronti non solo i problemi locali, ma anche quelli più generali, che, direttamente o indirettamente, possono riguardare 91i abitanti del nostro quartiere.

A questo proposito abbiamo letto con interesse tutti gli interventi del valdese Aurelio Penna sia inerenti la realtà della sua confessione nella nostra zona e nella nostra città, che anche quelli più direttamente rivolti ad un problema edutativo, cioè l'insegnamento della religione.

Tralasciando di entrare in polemica con l'articolista circa i giudizi da lui espressi nei confronti della Chiesa Cattolica, con la quale ci sembra da tempo i fratelli evangelici abbiano instaurato una feconda ricerca ecumenica che dovrebbe essere scevra da ogni sorpassata contraddizione; per ricercare una finalità comune: quella del Regno di Dio. La Bibbia è un testo autorevole anche per i cattolici, se non altro per comprendere che compito primo è proprio quello di cooperare alla ricerca della Verità.

Riteniamo invece dovero-. so rispondere, e ci auguriamo che questa nostra possa trovare spazio sul suo giornale, per ciò che concerne l'ora di religione e la scuola pubblica che deve essere laica. Desideriamo chiedere all'Illustre Valdese se secondo il suo concetto, laico, equivale a mutilato, ci spieghiamo. Da ogni parte si continua ad affermare che la scuola deve dare ai giovani un quadro il più possibile completo del contesto socio culturale oltre che permettergli di conoscere il passato per assumere nei confronti dell'oggi la famosa coscienza critica. Si chiede alla scuola di essere anche pro-

fessionalizzante, altrimenti finirebbe di risultare disancorata dalla realtà della vita che coinvolge l'uomo. Una simile scuola, su cui tutti più o meno dovranno essere consenzienti (salvo poi la possibilità di poterle realizzare), dovrebbe escludere, secondo il valdese Penna, non si sa bene perché, la dimensione religiosa, o meglio il confronto con la cultura religiosa di ieri come di oggi. Il voler esorcizzare una parte di quel famoso quadro completo è forse paura?

Come si può affermare che l'educazione religiosa non è compito della scuola se è antica quanto l'uomo? Da sempre, nelle forme più disparate l'essere umano si è chiesto: da dove viene e a cosa è finalizzato e da sempre si è dato risposte che trovano la propria risoluzione in un fatto religioso. Anche coloro che affermano di "non credere o meglio di essere atei hanno compiuto una scelta.

Come può una scuola che intende affrontare tutte le problematiche inerenti la vita e la cultura umana, anche quelle che riguardano la dimensione lavorativa, ignorare questo fatto?

Si tratta allora di trovare i termini esatti con cui un luogo di mediazione culturale, come la scuola, deve affrontare anche la dimensione religiosa.

Dovrà farlo proprio in termini di mediazione culturale, e in maniera che, pur rispettando ;a libera scelta di tutti, gli studenti abbiano una proposta. Con questa intendiamo dire che non condividiamo completamente nemmeno la forma dell'esonero che manda gli studenti che lo chiedono "ai giardini" mentre gli altri continuano il loro processo formativo.

Vorrei ritornare, con alcune osservazioni, sulla tematica dell'insegnamento della religione nella scuola pubblica, dibattito awiato su questa testata con gli articoli di Aurelio Penna in maggio e di Umberto Callegari in giugno. Ed è proprio quest'ultimo intervento che, a mio parere, impone una breve riflessione.

Anzitutto, senza voler estrapolare brani per adattarli a opposte opinioni, emerge un concetto di 'religione' quanto meno singolare. Si parla di una scuola che non deve avere tra i suoi compiti istituzionali quello di formare dei cristiani o dei marxisti, si propone l'insegnamento di una cultura religiosa obbligatoria affrancata da ogni caratterizzazione confessionale, si raffronta l'insegnamento religioso, servendosi dell'autorevole tribuna di Norberto Bobbio, a una non meglio precisata espressione di 'vita democratica', e si conclude, non senza una frecciatina velenosa, con un interrogativo sulle conseguenze che maturerebbero dall'applicare tale logica al socialismo.

contraddizione nei termini. Il discorso potrebbe svilupparsi anche in altre direzioni. Chi sono i laici? Il termine pare ormai abusato: vuole dire allora che tutti i cattolici sono dei 'sacerdoti'? Quale linguaggio e quale metodo sono propri alla scuola laica, quella che sa offrire l'analisi critica dei fenomeni? Significa forse che fino a oggi si sono allevate generazioni di pecoroni?

Sono tutti interrogativi che meriterebbero spazio di analisi, e che stanno a dimostrare quante problematiche investa la questione dell'ora di religione.

Un altro punto discutibile dell'intervento di Callegari, può ricercarsi nell'affermazione che molte distorsioni si sono verificate nell'insegnare la religione, riscontrabili del resto anche in altre discipline.

Spettabile redazione di Milano 19, è d'attualità la riforma dell'editoria, si discute sulla sua crisi, dei rimedi, ecc. ecc.

Vorrei 'esporre un caso personale, ma significativo per alcuni aspetti.

In uno degli articoli del testo delle riforma si dice, ad un certo punto, che bisogna, per salvaguardare la pluralità d'informazione, esporre, in una rivendita di giornali, tutte le pubblicazioni, nel caso specifico i quotidiani e periodici d'informazione, senza distinzione del loro collocamento politico.

Questo sempre per salvaguardare la libertà d'informazione. Ora io, che sono un rivenditore, chiedo: come posso esporre questa pubblicazioni se non ho spazio?

Chiarisco che per poter esporre decentemente basterebbero solo 80 o 90 centimetri in più di quello che ho attualmente. Ebbene, la domanda presentata al Comune di Milano per poter avere l'autorizzazione all'ampliamento è bloccata in qualche cassetto da anni e sembra che l'ostacolo venga dal-

la Ripartizione Traffico e Viabilità. In poche parole 80 centimetri di ampliamento del chiosco (40 cm per lato) stravolgerebbero il traffico in piazza Melozzo da Forlì.

Non sto ad elencare altri motivi per cui necessita l'ampliamento del chiosco, che come ingombro è tra i più piccoli della Lombardia. Lo spazio interno è limitatissimo. Lavorarci 14 ore al giorno per 7 giorni alla settimana, soprattutto in inverno, lascio immaginare come ci si possa vivere.

Né starò a polemizzare più di tanto sul fatto che girando per Milano si vedono chioschi per bibite ed angurie con dimensioni che sono di metri 5 per 6, contro quelle del mio chiosco che sono di metri 2,20 per 2,80.

Ecco, in sintesi ho esposto alla buona queste considerazioni. Non chiedo la luna, ma 80 centimetri in più per poter lavorare in condizioni più umane e se vogliamo, senza presunzione, concorrere a migliorare la diffusione della stampa.

Secondo noi la soluzione ottimale, almeno per quanto riguarda la secondaria superiore è quella di permettere ai genitori ed agli studenti che aderiscono ad una confessione di aver una educazione religiosa che risponda alle loro scelte, mentre tutti coloro che non aderisocno ad alcuna fede possano usufruire di un'adeguata cultura religiosa. Questo ci sembra il modo di poter risolvere, in maniera rispettosa per tutti, la dimensione religiosa nella scuola senza doverla esorcizzare per paura, di che cosa? Dell'indottrinamento? Quante altre ore di insegnamento potrebbero allora ricadere in questa logica, forse tutte, ma a nessuno è mai venuto in mente di chiederne la soppressione.

Per gli altri ordini di scuola è ovvio che non è possibile compiere la stessa opzione che per la superiore, perchè troppi alti sarebbero i costi e, troppo giovani gli alunni per rispondere ad una logica educativa di lezioni separate, in alcune ore.

Forse questo potrebbe essere pensato anche nelle medie, ma non certo nelle elementari, dove la proposta del problema religioso deve essere affidato alla coscienza ed alla professionalità dell'insegnante, che non potrà certo esimersi dal farla, in quanto si potrebbe nella logica di un quadro culturale mutilato, ma dovrà anche avere l'attenzione di farla nella maniera il più rispettosa possibile della mappa culturale completa di tutti i componenti la sua classe. alcuni componenti il gruppo genitori del quartiere Gallaratese

Siamo proprio di fronte a un topico della cultura italiana, quello di circoscrivere il fenomeno religioso a un elemento di bandiera, che quindi, naturalmente, rientra nel novero di tutte le altre materie scolastiche. La geografia insegna dove si trovano i fiumi, la storia ci spiega le battaglie del medioevo, la 'religione' concorre a formare l'apporto morale e spirituale delle giovani coscienze. In questo modo, verrebbe salvaguardata una crescita nella libertà democratica e pluralista. Ma quale libertà delle coscienze può sussistere quando si tende a identificare il termine 'religione' con quello di 'fede'? Sono invece, queste, due concezioni antitetiche. La parola 'religione' è purtroppo il paravento dietro al quale si veicolano precisi interessi sociopolitici che ben poco hanno da spartire con il giusto diritto di salvaguardare una formazione che permetta a ciascuno di compiere responsabilmente le proprie scelte. Da questa dimensione totale (e totalizzante) del termine 'religione', scaturiscono espressioni quali "il patrimonio culturale italiano", "la religione maggioritaria", ed elementi antidemocratici che permeano la nostra burocrazia.

Sulle schede anagrafiche del distretto militare tutti sono "cattolici" (salvo che l'interessato se ne accorga e chiede una rettifica).

In tutt'altra direzione è l'ottica della 'fede'. Essa è l'espressione di una ricerca dell'individuo, un punto di partenza e non un traguardo, "uno, come giustamente afferma Callegari, scomporre le sintesi appena raggiunte, e cominciare ogni volta tutto da capo, praticare il metodo del dubbio". E allora quali tangenze si verificano con l'imposizione avanzata dallo stesso, di una lezione di religione obbligatoria, seppur ammantata di pluralismo, mediante la concessione a pastori, pope, rabbini, ulema, ayatollah, guru e chi più ne ha ne metta, di affiancare il 'classico' prete cattolico? Nell'articolo di Callegari, quanto meno, c'è una

Ma qui, manca una precisione basilare. Gli insegnanti di storia, geografia o matematica sono docenti dello Stato, che rispondono del loro operato ai Presidi e sono passibili di inchiesta se il programma svolto suscita perplessità o critiche. Gli insegnanti di religione, dallo Stato (cioè delle nostre tasse) ricevono solo lo stipendio, mentre la nomina e il controllo sul loro operato sono competenza esclusiva dell'autorità ecclesiastica.

Ecco perchè la cattedra di religione è diventata la "Ionga manus" della Chiesa nella scuola, e si propone, di volta in volta, una funzione di psicologo, di sogiologo, di sessuologo, e pure di 'politicante', con dissertazione di parte, senza possibilità di replica da altri pulpiti. Una propaganda a volte martellante, impensabile certo per qualsiasi altro collega. Non è questo l'unico privilegio di cui gli insegnanti di religione godono: il loro servizio è valido ai fini del punteggio per ottenere altre cattedre. Molti sono i casi di studenti universitari dell'area cattolica che, mediante lezioni di religione, conseguono un punteggio tale da proiettarli nelle posizioni più favorevoli, a laurea ottenuta. Sono episodi che dimostrano quanto osservazioni di tal genere non sono viziate da opportunismi, né da forzoso anticlericalismo, bensì rappresentano un elemento che dovrebbe possedere funzione di stimolo e aggregazione in una battaglia importante nella crescita civile del nostro Paese. Non sono i gioco un impoverimento del "comune sostrato morale" della civiltà cristiana occidentale", né un'avanzata distruttrice delle ideologie atee. Riconfinare l'insegnamento della religione nelle aree che gli sono proprie, cioè gli ambiti delle chiese e delle famiglie, potrebbe catalizzare anche il favore dei cattolici. Una preparazione religiosa libera è sinonimo di formazione seria e porta a una scelta che, in senso positivo o negativo, ha presupposto il confronto con la Parola di Dio. Un cristiano responsabile mira a questo scopo, o vi antepone una tribuna moraleggiante, coadiuvata da un disinteresse crescente da parte di alunni impegnati in tutt'altri trastulli, quale si configura oggi l'ora di religione?

trillano 19 - pagina 2 000 o ettere ots infilano 1,9 luglio-agosto 1982
Date a Cesare ciò che è di Cesare ...
Franco Dorico Edicola di piazza Melozzo da Forlì
ARO lettore a pagina 4
Gli bastano 80 centimetri in più

Programmati gli interventi per il triennio 1982-84

Le esigenze delle Zone nel bilancio del Comune

Per la nostra zona sono previste l'ultimazione e la realizzazione di opere già progettate e non ancora attuate

Finalmente sembra si possa ultimare la costruzione del Centro Civico, avviare la costruzione della nuova scuola di Figino e del Centro Sociale Harar, realizzare l'isola pedonale a San Siro ed attuare altri interventi da tempo programmati per la nostra zona. È quanto si può rilevare dalla lettura del bilancio comunale di previsione per il triennio 1982-83-84, che ha come punto di riferimento il programma amministrativo della Giunta, nel quale figurano le grandi indicazioni di priorità (casa, trasporti, ecologia, energia, politica di gestione del territorio, assistenza e sicurezza sociale, scuola, verde, sport, cultura, incentivazioni per la ricerca e per la tecnologia) e sulla cui base è stata delineata la scala degli interventi.

Attenzione e trattazione particolari sono dedicate, nel bilancio triennale, ai problemi del decentramento cittadino sulla strada di una sempre maggiore autonomia verso la "municipalità" di zona e lo sviluppo dei servizi e degli interventi che vengono richiesti nel contesto cittadino, innanzitutto attraverso il potenziamento quantitativo e qualitativo del personale (da 150 a 200 dipendenti a dispozione degli uffici zonali) e lo stanziamento in spesa corrente di 20 miliardi complessivi per opere di manutenzione straordinaria per scuole, asili nido, strutture di edilizia residenziale monumentale, e di altri un miliardo e 260 milioni di lire per iniziative culturali e sportive.

Inoltre il programma triennale prevede il completamento l'avvio dell'esecuzione di opere previste nei bilanci zonali sin dal 1979 (nuove scuole, attrezzature sportive, centri sociali, centri civici, sistemazioni a verde) e non ancora realizzate per sottostima o aumento dei costi per altri problemi di carattere tecnico, o giuridico o burocratico.

Per quanto si riferisce in particolare alla Zona 19 esso prevede il completamento del Centro Civico sulla spina centrale del Gallaratese (8 miliardi), la sistemazione della Vigilanza Urbana nello stesso Centro Civico, opere di manutenzione straordinaria per le case popolari di competenza comunale a San Siro.

Nel campo dell'assistenza e della sicurezza sociale sono previsti sistemazioni e rifacimenti nelle scuole materne di via Ojetti, che dovrebbe essere adibita a centro per gli anziani, e di via Uruguay, destinata al Centro per handicappati CTR, nonchè manutenzioni straordinarie al Centro sociale per anziani di piazzale Segesta ed all'asilo nido di via Albenga, mentre verrà portata a termine la costruzione dell'asilo nido di via Paravia. Nessun finanziamento è invece previsto per la ristrutturazione del Consultorio di via Albenga, in quanto tale intervento rientra nell'ambito degli investimenti sanitari, che non sono più di competenza comunale ed ai quali deve far fronte l'Unità Socio Sanitaria Locale, che peraltro non può intervenire fino a che non verranno definitivamente e completamente attribuite, con decreto regionale, le sue funzioni. Interventi comunali sono invece previsti per opere di protezione e ricostituzione del verde esistente con la realizzazione di cordonature, muretti, ecc., nonchè per il completamento di infrastrutture, per la sistemazione definitiva a verde del Monte Stella al QT8, previo allontanamento della betoniera, e per la ristrutturazione del Centro Sportivo Cappelli-Sforza al Gallaratese, mentre verrà ultimato il prolungamento della Metro-

politana fino a Molino Dorino, con il relativo svincolo stradale.

Delle opere previste nei bilanci 1979-80 della nostra zona, e non ancora realizzate, sono progettate e finanziate nel triennio, in modo prioritario, la scuola di Figino, il Centro sociale Harar e l'isola pedonale a San Siro per la quale andrà definito, con i tecnici e con i cittadini, un progetto specifico e dettagliato.

Questi impegni dell'amministrazione pubblica, malgrado i forti tagli operati dal governo centrale alle finanze locali, vogliono risolvere i problemi vitali per lo sviluppo della zona e soddisfare i bisogni prioritari dei suoi abitanti, favorendo al massimo lo sviluppo dell'iniziativa privata in tutti i campi, in proprio o con forme di collaborazione e di integrazione con l'iniziativa pubblica. Questo va-

le in primo luogo per risolvere il problema delle case (cooperative), ma anche dei parcheggi (cooperative per i box interrati al Gallaratese), fino a quelli di attività di gestione (Teatro Tenda) e di servizi primari, come il Centro Commerciale al Gallaratese. Nelle conclusioni fatte dall'assessore al Bilancio, il vice sindaco on. Elio Quercioli, sul bilancio di previsione triennale 1982-84 è stato detto che l'Amministrazione comunale intende superare le difficoltà emerse in questi tre anni per il decentramento, dovute principalmente alle contraddizioni, da un lato tra i poteri riconosciuti alle Zone e gli strumenti effettivamente a loro disposizione per esercitarli e quella tra le risorse disponibili ed i bisogni arretrati da soddisfare. Queste due contraddizioni, insieme anche a difetti nostri che vogliamo e dob-

El canton del barbee

LA DISDETTA

biamo eliminare, portano frustrazioni e conflittualità assai nocive per una armonica attività di tutta la macchina comunale e delle sue istituzioni rappresentative. Nuove municipalità e governo metropolitano offriranno le condizioni per il pieno e definitivo superamento di molte difficoltà".

Muovendosi in tale direzione e partendo dalle indicazioni che emergono dal bilancio comunale triennale la Commissione Bilancio del Consiglio di Zona 19, stà elaborando, assieme alle altre commissioni dello stesso Consiglio, il bilancio zonale di previsione per il 1982, che comprederà il fondo economale, i fondi per attività culturali e ricreative, per le attività promozionali del Consultorio, per il diritto allo studio e per le manutenzioni ordinarie, nonchè investimenti per manutenzioni straordinarie di edifici comunali, campi gioco, ecc. Rimane invece ancora aperta la definizione, da parte della Giunta comunale, dell'utilizzo degli oneri di urbanizzazione per realizzare progetti di opere primarie (fognature) e secondarie (strade, verde attrezzato, ecc.) su indicazione dei Consigli di Zona in accordo con i privati. E si tratta di cosa non da poco visto che per la sola Zona 19 tali oneri ammonteranno, nel triennio 1982-84, ad alcune decine di miliardi di lire.

Travagliata vicenda di un assegno

Quando la burocrazia ammazza l'iniziativa

Un rimborso spese solleva polemiche tra Consiglio di Zona e comitato di gestione del Consultorio di via Albenga

Tutto è cominciato alcuni mesi fa con l'organizzazione da parte del Comitato di Gestione del Consultorio di via Albenga di un corso di storia, del quale abbiamo parlato abbondantemente nei numeri scorsi di Milano 19 e al quale hanno partecipato storici di importanza internazionali come i prof Catalano, Barbadoro, Venturi e Cuminetti.

Per coprire le spese sostenute nell'organizzazione del corso (cassette per registrare le conferenze, pile, rimborso spese trasporto, cancelleria, spese telefoniche ecc.) il Consiglio di Zona aveva stanziato la cifra di lire 170.000 in data 25 marzo 1982. Ora a distanza di due mesi il Comitato di Gestione del Consultorio si è visto arrivare una lettera in data 18 maggio dal Presidente del Consiglio di Zona Pasquini nella quale si dice testualmente:

"... è stata sollevata feccezione, da parte di alcuni consiglieri di zona, in merito alla retribuzione per una prestazione professionale a un membro del Comitato di Gestione, ravvisando nella funzione di membro del Comitato di Gestione quelle di Pubblico Ufficiale (art. 317 Codice Penale), e quindi possibile di denuncia per il reato di concussione, avendo percepito emulumenti dall'Ente Proprietario del servizio presso il cui Comitato di Gestione opera".

Nella risposta delle donne del Comitato di Gestione del Consultorio in una lettera del 26 maggio vengono sollevate alcune questioni: per prima cosa "in base a quale disposizione

di legge i membri del comitato per la partecipazione e la gestione sociale dei consultori familiari vengono configurati quali "pubblici ufficiali".

Viene anche richiesto di specificare quali sono i consiglieri che hanno sollevato il problema e nel caso esistessero gli estremi di reato "data la gravità dell'accusa e del reato, si rende necessario che venga data la massima pubblicità attraverso la stampa e vengano informate tutte le autorità centrali competenti delle eccezioni sollevate e puniti gli eventuali colpevoli".

Il Consiglio di Zona nel frattempo aveva provveduto ad inviare una lettera all'Avvocatura dello Stato sezione comunale, per sapere con precisione se a termini di legge un rappresentante di un Comitato di Gestione di un Consultorio si può considerare Pubblico Ufficiale e se è ravvisabile in questo caso il reato di concussione.

Dal testo della lettera all'Avvocatura si viene a sapere che il problema era stato sollevato dal consigliere di zona DC Gironi che per questo assegno aveva minacciato di bloccare l'approvazione del bilancio di zona.

Sulla base di tutta questa vicenda si possono sollevare alcune questioni; come mai nessun consigliere di zona ha rilevato l'assurdità delle richieste del consigliere Gironi in merito alla presunta concussione, nonostante tutti fossero perfettamente a conoscenza della completa legittimità nell'uso della cifra stanziata.

Perchè il Consiglio di Zona, che ha certo problemi più im-

— Ciao! Allora, ha sentito Merloni?

Come no! Ghe n'è vun ch'el fis'cia tutt i dì davanti a cà mia.

Ma di chi parli?

De on merlo, no! E anca bel gross...

Ma io parlavo del presidente della Confindustria.

— Allora quel! l'è minga on merlo, l'è on scorbatt!

E perché, secondo te, sarebbe un corvo?

Perché l'è on usell del malauguri.

Non mi dirai che sei superstizioso?

Mi no, ma quand ch'el parla quell lì l'è semper mei toccass i ball.

Esagerato!

Esageraa on corno! T'ee minga vist? Ades el voeur anca mandà in disgrazia la scala mobil.

— Vorrai dire che l'ha disdettata.

Disgrazia o disdetta l'è istess. Comunque se ne ghe fa minga cambià idea sarev ona bella disgrazia per quei che lavorenn.

— Tuttavia c'era da aspettarselo. Già l'anno scorso aveva minacciato di farlo. E poi...

E poeu cossa?

Anche il governatore della Banca d'Italia ha detto che si dovrebbe sterilizzare la scala mobile.

— Perchè el prova minga a sterilizzass lu!

E lo stesso Spadolini ha detto che i salari non devono aumentare complessivamente più del sedici per cento.

Quell lì el farev mei a guardà de tegniss el sò d'un sedes net!

— Quale sedici?

Quel per cent, naturalment!

— Perchè, secondo te non sta cercando di farlo?

Me par propri de no. Guarda el tecc.

Quale? Quallo dei cinquanta milioni che la spesa pubblica non avrebbe dovuto superare?

E che invece l'ha superaa almen del trenta per cent, se non anca pussee.

Ma Spadolini ha detto che non è colpa sua.

Sta a vedè che adess l'è colpa mia!

— Ma chi dice che è colpa tua! Secondo De Michelis e Formica la colpa è di Andreatta che ha speso troppo.

E magara l'Andreatta el dis che la colpa l'è del Formiga e del De Michelis.

Beh, si. Dice che Formica ha fatto pagare poche tasse.

A quei che lavorenn, naturalment?!

portanti a cui pensare, non si è opposto all'uso strumentale che di questo finanziamento il consigliere DC stava facendo, e non ha lasciato a un consigliere specifico o a un ben preciso gruppo politico, la responsabilità di tale richiesta e si è preferito farla assumere in toto dal Consiglio di Zona senza neppure sapere in precedenza se nel ruolo di membro di un comitato di gestione si può ravvisare il Pubblico Ufficiale.

Per ultimo visto che il Comitato di Gestione del Consultorio ha sempre contattato Presidente ed organismi del Consiglio di Zona per le decisioni e le procedure di pagamento e questi hanno, in piena libertà, deliberato e pagato. Ci si domanda chi ha commesso reato: il Comitato di Gestione oppure il Consiglio di zona?

In attesa della risposta della Avvocatura che preciserà legalmente i termini del problema, rimandiamo i nostri lettori ai prossimi numeri di Milano 19 dove cercheremo di dare delle spiegazioni di carattere politico che inquadreranno meglio l'iniziativa del consigliere democristiano Gironi ed il lavoro dell'intero Consiglio di Zona. Non vorremmo che alla fine risultassero fondate certe voci che circolano secondo cui alla base di tutto vi sia soltanto un tentativo del gruppo democristiano al Consiglio di Zona 19 di estromettere la consigliera Mozzanica, la quale oltre a far parte dello stesso gruppo DC, fa anche parte del comitato di Gestione del Consultorio.

— E perchè soltanto a quelli che lavorano?

Perchè sta pur sicur che tucc e tri hinn daccordi che i sciori devenn continoa a pagà nient!

Questo non lo so. Comunque la questione non è questa.

Eh no, caro ti, te se sbagliet. Se se risolv minga questa questione de disdett seguiteremm ad avegh minga domà quella della scala mobil.

E quali altre disdette avremmo, secondo te?

Per prima quella che i operari deven semper pagà per tucc.

E poi?

E poeu la disdetta, o disgrazia come te voeut digh, de avè di minister che gioghenn a scarica bari) invece de governà.

E allora?

E allora sarev ora de dagh la disdetta anca a lor.

— A chi? Ai ministri?

Certament, e magara anca al Spadolini, altrimenti chi inscì va a finì che se se voeur mantegnì el sedes net resta domà ona robba da fà.

Quale? — Doprà la carta igienica. Ciao, te saludi! el barbee

luglio-agosto 1982 pagina 3 - milano 19

AaRidiano 19

Non vogliono creare gregari Ma la questura che cosa fa?

Nel ringraziare questa redazione per l'interessamento dimostratoci in questi mesi, la Comunità Capi del gruppo scout Milano XXV° è lieta di rispondere agli interrogativi che la vedono coinvolta nelle note dell'ultimo articolo di maggio.

La Comunità Capi è l'espressione dello spirito di conduzione del gruppo, che da più di 10 anni opera in San Leonardo con un organico di un centinaio fra ragazzi e ragazze, quasi tutti del quartiere e dintorni. Nel 'gergo' scout capo è la persona adulta preposta al dialogo con i ragazzi più giovani, interprete delle loro esigenze e depositario del metodo educativo scout, che si prepone come scopo la crescita di persone libere, di spiriti critici e di mani laboriose e attive per sé e per gli altri, in una dinamica di ricchi scambi tra il personale ed il sociale.

A noi non interessa avvalerci di un metodo per costruire dei seguaci, né tantomeno dei gregari, ma partire dai principi di autoeducazione individuale, attraverso la crescita libera e spontena del bambino e del ragazzo, fornendogli dei mezzi per indagare nel proprio bagaglio di esperienze che egli si costruisce con le sue mani, e mettendolo in relazione a dinamiche interpersonali con fasce di età identiche e differenti dalla sua, comunitarie e sempre più rivolte in direzione del sociale.

Non ci si preoccupa se chi entra a far parte del nostro gruppo o chi ne esce dopo un iter di formazione personale sia il più grande ateo di questa terra oppure entri in un ordine monastico, intraprenda una scelta politica all'interno di una forza partitica riconosciuta o lotti su posizioni alternative non tradizionali; ciò che importa è che l'individuo sia artefice e responsabile di una scelta la quale corrisponda alle esigenze di sé come libero pensatore e soggetto unico della propria storia e come espressione impegnata di sé verso gli altri nella storia che si sta facendo e al di là di questa storia, nel tentativo di migliorarla.

Questo è il grande pre-

TRIBUNA APERTA l'opinione dei lettori

La pace è di tutti

Vuotare gli arsenali per riempire i granai

supposto a nostro awiso per poter generare mutazioni di carattere micro e macroscopico in una comunità di persone, sulla continuità di generazioni di ragazzi che si susseguono nell'arco di vita del gruppo e nel rapporto dialettico tra adultop e ragazzo, entrambi materiale vivente in continua trasformazione ed elaboratori di stimoli ed emergenze futuribili. In questa prospettiva ha scarso senso parlare di gregarismo o di settarismo, perché acquista significato il concetto di progresso, che non è inteso come assunzione rigida di valori, ma di un processo dialettico in cui concorrono diversi valori, in un clima allargato di rapporti fra più culture di fatto non egemoni l'una sull'altra; un sistema violento come quello attuale impone un conformismo non illuminato, conduce ad un deterioramento delle capacità intellettuali, del potere d'immaginazione, e tende a distruggere il bene più prezioso dei giovani: la loro grandissima capacità d'immaginazione. Noi crediamo che una volta che ci si sia preposti qualche obiettivo, ci si possa accostare ad esso attraverso qualsiasi mezzo e non solo attraverso canoni e criteri consolidati dalla cultura e dal sistema egemone. Esso si può raggiungere con l'aiuto di gruppi organizzati da soli, si può usare l'azione, l'emozione, il ridicolo, un atteggiamento di seria preoccupazione e qualsiasi altro mezzo sia stato inventato dall'uomo per ottenere il meglio da sé stesso e dai propri simili. Noi non riteniamo che esista nessuna opinione per quanto assurda o immorale da essere scartata a priori, o in conformità della quale ci rifiutiamo di agire, e nessun metodo da giudicare indispensabile. E del resto nessuna invenzione o trasformazione avviene in condizioni di imposizione, né di isolamento e nessuna idea è perciò priva di elementi che sono riusciti a pervenire da più parti ed essere elaborati e combinati tra loro.

La Comunità Capi Gruppo Scout Milano 25° San Leonardo

Egr. Direttore, amici della Redazione, sono un abitante del quartiere popolare di Via Preneste e vorrei sottoporvi un annoso problema che affligge la nostra via, nelle poche e scarne righe di questa lettera. Tutte le sere io, e gli altri abitanti di via Preneste dobbiamo assistere impotenti allo svilupparsi di "commerci" notturni di materiale rubato, di gioco d'azzardo, di catene di pra

stituzione e di altre "piaceva li attività". Le forze dell'ordine più volte interpellate e mai intervenute non sono evidentemente dalla nostra parte, una petizione popolare condotta dal PCI e presentata alla questura è stata ignorata, nel frattempo questo "giro" di illegalità aumenta e fa della nostra via un luogo infrequentabile.

Un abitante di via Preneste

Egregio Direttore, vi sono state recentemente imponenti manifestazioni per la pace, a Berlino, a Londra, in America e in Italia hanno brillato per la loro assenza alcune forze della sinistra governativa. Queste ultime hanno ritenuto di giustificarsi, significando che la loro astensione era dovuta (in occasione del viaggio di Reagan in Italia) alla necessità di non indisporre "l'illustre" ospite americane campione della libertà, della democrazia, dei diritti conculcati dei popoli. Non starò qui a sottolineare come, in testa all'immenso corteo di Roma, campeggiasse la scritta la pace è di tutti".

Innumerevoli erano gli striscioni che ripetevano un "comandamento" di Pertini ormai diventato famoso: "vuotare gli arsenali e riempire i granai".

Caro Milano 19, Ti preghiamo di pubblicare questa nostra petizione popolare già presentata al Consiglio di zona.

Siamo un gruppo di lavoratori anziani e di pensionati del Quartiere Gallaratese (zona San Leonardo) che hanno visto nascere questa città che non offre, attualmente, la possibilità di stabilire un rapporto umano per mancanza di strutture adeguate (circoli, associazioni, ecc.).

La socialità, l'aggregazione, lo stare insieme rappresentano owiamente il normale vivere civile di qualsiasi collettività umana.

Noi qui sottoscritti, pertanto, ci rivolgiamo al Consiglio di Zona per avere alcuni locali a piano terra dell'I.A.C.P. allo scopo di fon-

dare un "Circolo per lavoratori anziani e pensionati".

A riscontro della presente istanza vogliate fare riferimento ai seguenti nominativi:

Di Cosmo Nicola — Via Mario Borsa, 32 - 20151

Milano

Brigante Andrea — Via Mario Borsa, 14 - 20151 Milano

Siamo consapevoli e fiduciosi che questa nostra iniziativa sia fatta propria dalla maggioranza dei componenti il Consiglio di Zona e che si concretizzi nei termini di tempo più accettabili e favorevoli.

Cogliamo l'occasione per inviarVi i nostri più distinti saluti.

Seguono 23 firme.

Con la logica formidabile del popolo lo slogan portava, spesso, invece delle "e" "per" e si leggeva "vuotare gli arsenali per riempire i granai" i granai d'Italia, d'Europa, del Terzo Mondo. I granai sono anche le pensioni, le paghe e gli stipendi, insidiati dalle spese per gli armamenti che sono la causa prima della inflazione; l'hanno capito gli stessi cittadini americani che cominciano a preoccuparsi del loro folle presidente; l'hanno capito Francia e Germania che assistono al dissanguamento della economia europea a vantaggio degli Stati Uniti, o, meglio dei fabbricanti di cannoni, dei fornitori delle forze armate, di tutti coloro che si nutronon del sangue e del sudore dei popoli. L'uomo della strada potrebbe chiedersi come mai gli stati europei, accortisi che gli Stati Uniti li stanno trascinando nel baratro economico e nella distruzione atomica (nel baratro economico sono già tutti i satelliti Usa dell'America Latina) non si ribellino, rendendosi indipendenti, una volta per tutte, dagli Stati Uniti, così come, da tempo hanno preso le distanze dalla Unione Sovietica. Nel Sudamerica la

"borghesia compradora" (una classe di arricchiti senza scrupoli con lo sfruttamento inumano del popolo, la droga, il genocidio) si regge su dittatori e gorilla: tutti costoro hanno il conto in banca negli USA, patria, come è noto di ogni "libertà". Ogni tanto, il dittatore di turno, si trasferisce negli Stati Uniti, con le casse dello stato e la benedizione dell'ambasciatore americano: si sa, ogni tanto, non c'è nulla di male se si dà al popolo l'idea che qualcosa cambierà, come immancabilmente promette il nuovo dittatore subentrante. Una ventina d'anni fa, quando Cuba era tutt un gigantesco prostibolo al servizio dei ricchi americani, l'ex sergente Batista, dittatore di turno, fu travolto dalla indignazione popolare, guidata da Fidel Castro. Castro fu scambiato dagli americani per il solito fidato esponente della"borghesia compradora"e non fu "fatto fuori". Quando più tardi gli americani ci provarono, (a farlo fuori a mezzo di fuori usciti mercenari) furono inchiodati e buttati da un esercito di popoli alla Baia dei Porci. La "lezione" però girò agli americani, nel senso che quando il democratico e socialista Salvador Alliende fu eletto regolarmente in Cile, si provvide ad assassinarlo ed a sostituirlo con Pinochet (sempre, s'intende, in nome della libertà). Anche in Europa esiste una borghesia "compradora" dal portafoglio gonfio di denaro comunque arraffato; questa borghesia affaristica e spregiudicata vede il suo santo nello zio Sam o Paperon de Paperoni, sua vera ed unica speranza e garanzia. Altro che la libertà! Se, tutto sommato, è logico che detta borghesia sia filo-americana, non lo può invece essere chi, come un partito di sinistra, deve difendere chi duramente produce e lavora, contro i parassiti, i mercanti di droga, i sensali di armamenti, gli assassini di Salvador Alliende.

Egregio Direttore, uno dei problemi più gravi irrisolti che sta dilaniando gusta sa cietà e quella futura attraverso le nuove generazioni è la droga. A questo proposito vorrei che le tante persone che hanno avuto una esperienza simile alla mia, cono scessero i risultati che io ho ottenuto e che mi hanno tolto da questa strada che porta all'autodistruzione.

Sono stato su droghe per circa 12 anni. Sono venuto a conoscenza del Programma Narconon, basato sugli studi e ricerche di L. Ron Hubbard, nel quale c'è la fase di purificazione. Ho cominciato il Programma di Purificazione il 22.12.81 e l'ho terminato 1'11.1.82. Durante questo periodo andavo in sauna, prendevo le vitamine, in Darticolar modo la Niacina, il :utto seguito da un medico. Tale programma è stato molbuono per il fatto che mi sono ripulito fisicamente da :utte le porcherie che vi ave/o introdotto in questi anni. \lei primi giorni che ero sul

programma, mi era pesante il rimanere in sauna tanto tempo. Era molto nervoso e mi sentivo soffocare restando tutto quel tempo al caldo. Questo però è diminuito col passare dei giorni. Il nervoso che mi accompagnava prima e durante il Programma era sparito, e quando uscivo dalla sauna mi sentivo stanco ma rilassato sia fisicamente che moralmente. Sentivo ogni giorno che passava il mio organismo che rispondeva sempre di più e che si ripuliva. Ho cominciato a dormire di nuovo normalmente. Ora mi sento veramente bene ed i malumori e malori come mal di testa, mal di fegato e crampi continui alle gambe, sono totalmente spariti. Riguardo al mio passato su droghe, per la prima volta c'è stato un totale distacco fra me e questo. Ho più reale quello che le droghe causavano su di me e quello che posso causare io sulla mia esistenza.

Felice Cantù

Signori consiglieri della Zona 19, dopo 7 anni di giunta di sinistra e con un consiglio di zona avente la maggioranza di sinistra, il quartiere San Leonardo si trova ad affrontare gli stessi problemi degli anni addietro, quali quelli di un quartiere dormitorio.

Non si sono risolti nemmeno i problemi più elementari della gente, i più facili.

Si è abbandonato il problema decennale di piazza Bonola, per il quale sono sorte mille difficoltà, tanto che ancora oggi rimane insoluto.

Molti sono gli spiazzi di terreno scoperti, desolati, dove non ci si è neppure preoccupati di piantare degli alberi.

Nemmeno un segno di risoluzione alle problematiche di ogni giorno che le persone del quartiere si aspettavano fossero risolte.

In compenso, però, sono sorte delle torri nuove che deturpano l'aspetto del quartiere già così squallido. Si sono fatte delle scelte individuali che dividono ancora i cittadini in classi.

Fra poco in quartiere arriveranno altre 5.000 persone e non si è in grado di accoglierli poichè mancano i servizi necessari; ad esempio, lo spazio riservato ai parcheggi è ristretto ed insufficiente.

Non esistono negozi in grado di soddisfare le esigenze degli abitanti, ad esempio la gente non trova un servizio necessario come una panetteria infatti, c'è solo un forno, in via Gallarate, che fra poco non sarà più capace di contenere le richieste dello spaccio del centro commerciale.

Vi è inoltre il nostro monumento, la casa albergo

simbolo dell'incapacità di saper risolvere alcuni problemi.

Temi come quelli centro civico dove si sono verificati 9 anni di lungaggini nello stanziamento dei finanziamenti.

Perchè questo? Perchè è una cosa che serve ai cittadini?

Però, guarda caso si trovano subito 18 miliardi per lo stadio di S. Siro. Inoltre si dà adito al capitale privato di aggredire il tanto decantato verde del Q.T.8.

Questo incomincia ad essere assottigliato da un non precisato progetto privato riguardante un complesso di uffici che dovrebbero essere costruiti in queste aree.

Al contrario per quanto riguarda i finanziamenti per opere pubbliche questi si trovano a fatica e spesso i lavori devono essere sospesi per la loro mancanza, sa vente provocata dal lento incedere della burocrazia.

Tutto ciò scatena l'ira della gente che si lamenta ogni giorno di più ritenendo insostenibile questa situazione.

Forse queste dimostranze nei confronti delle istituzioni non vi giungono all'orecchio; rammentate però, che i cittadini vi hanno eletto perchè vi deste da fare, affinché le cose cambiassero, non perché voi vi confondeste tra le pratiche burocratiche.

Se volete che la gente vi creda incominciate a risolvere le piccole cose venite, nel quartiere, state più a contatto con la gente per sentire meglio i loro bisogni, scendete dal piedistallo. Avrete così più fiducia e credibilità da parte di chi vi vota.

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milano 19 - pagina 4 luglio-agosto 1982 <t§
Ha sconfitto la droga
Lettera aperta al C.d.Z. 19
Per anziani e pensionati

Prendere la casa di un morto ammazzato? La sola idea avrebbe fatto rabbrividire l'Italia del miracolo economico. L'appartamento sarebbe rimasto sfitto per mesi, se non per anni... Nell'Italia degli anni '80 invece no: la fame di case ha fatto giustizia sommaria di superstizione e di fobie. Così inizia il libro "la casa promessa" di Corrado Giustiniani e così è la realtà. Eppure, nel nostro paese la popolazione non cresce e contranamente a quanto hanno scritto per anni i giornali sulla crisi del settore edilizio, il censimento del 1981 fornisce dati che depongono per una esplosione "drogata" delle costruzioni per la residenza. Alla data del 25 ottobre 1918 sono state rilevate 21.852.717 abitazioni comprendenti 86.570.148 stanze, con un aumento rispetto al 1971 di 4.418.748 abitazioni (+ 25,3%) e di 22.736.416 stanze (+ 35,6%). Negli anni '71-'81 si sono costruite mediamente 500.000 nuove abitazioni all'anno di cui 2/3 clandestine, infatti le cifre fornite dall'Istituto Nazionale di Statistica non superavano i 180.000 alloggi all'anno. Sempre alla stessa data le abitazioni non occupate sono risultate ben 4.343.659 con 15.104.954 stanze ' e con un aumento di oltre due milioni di unità rispetto al 1971. Sempre secondo l'ISTAT gli alloggi di edilizia sovvenzionata (popolare) nel 1980 sono stati 19.000, quindi il 3,8% del totale. Per queste ragioni secondo il CENSIS, che ha condotto una inchiesta nazionale sugli Istituti delle Case Popolari (IACP), con l'edilizia pubblica si riesce a soddisfare solo il 6% delle domande accettate ed il 2-3% di quelle presentate. Circa 1'85% delle abitazioni non occupate è concentrato in "altri comuni", mentre il 15% si trova nei comuni capoluogo. Il che vuol dire che in gran parte si tratta di seconde e terze case per le vacanze (spesso chiuse I l mesi l'anno) ma che una parte non trascurabile, oltre 600.000, potrebbe essere messa a disposizione di chi non ha casa. Con íl censimento sono stati rilevati anche 100.000 alloggi circa di "altro tipo" e più precisamente cantine, soffitte, roulottes, grotte eccetera.

Si può dire in sostanza che il nostro è un paese con uomini senza casa e case senza uomini. I proprietari di casa, che vivono cioè in case di proprietà, sono passati dal 55,8% del 1971 ad oltre il 60% del 1981. Come mai aumentano le case in assoluto, aumentano le case in proprietà e il problema non solo non si risolve ma in tantissimi casi è drammatico? La risposta è semplice: le famiglie aumentano di numero perchè i giovani si sposano, o vogliono vivere da soli ed anche gli anziani spesso vivono soli. A Milano su 690.818 famiglie ben 234.956 sono composte da una sola persona. I nostri dati confrontati con quelli di altri paesi in Europa dimostrano chiaramente che con l'aumento di case di proprietà non si risolve il problema dell'abitazione proprio perchè non tutti possono acquistarne una. Di recente il Prof. Guiducci sull'Avanti ha scritto: "Nei paesi dell'Europa Occidentale esiste una relazione inversa tra proprietà della casa ed abita-

Dirittoall'abitazione prima che alla proprietà

ordine dell'intera materia, che sani i guasti prodotti dalla sentenza della Corte Costituzionale sui vincoli urbanistici e sulla indennità di esproprio e preveda chiaramente la separazione tra il diritto di proprietà ed il diritto di costruire onde evitare facili arricchimenti di alcuni e ingiuste penalizzazioni di altri;

4) la rapida approvazione del piano territoriale di coordinamento e del testo unico delle leggi regionali urbanistiche.

La casa a Milano

Anche a Milano nel decennio '71-'8I la percentuale di case in proprietà è passata dal 39,29 al 55% Le case vuote sono il 6%. Ma a Milano più che altrove la domanda di casa è drammatica per — l'aumento dei nuclei familiari;

l'aumento della popolazione temporaneamente domiciliata e non residente in città.

zione soddisfacente". Infatti, in Germania il 62% delle care è in affitto e solo il 38%è in proprietà; in Olanda la situazione è analoga. Ma entrambi i paesi hanno un patrimonio pubblico di case molto elevato (25% in Germania ed oltre 30% in Olanda). In Inghilterra 50% delle case sono in proprietà, ma della restante quota 30% appartiene al patrimonio pubblico. In Italia invece abbiamo sia il record delle case in proprietà sia il record più basso di edilizia pubblica (5%). Questa è la ragione per cui nel nostro paese il problema non si risolve: non si vuole capire che circa il 40% della popolazione ha bisogno della casa in affitto e che per gran parte di essa gli affitti devono essere bassi.

Nonostante il problema sia chiaro, il governo continua a proporre provvedimenti sbagliati, come i recenti NicolazziFormica, che puntano essenzialmente sulla casa in proprietà e favoriscono anche la vendita del patrimonio pubblico con la complicità di alcuni Regioni e di alcuni IACP.

A nostro parere il diritto alla proprietà della casa è importante e va difeso, ma più importante ancora è il diritto alla abitazione.

Il patrimonio pubblico va mantenuto ed esteso perchè è stato realizzato con i contributi di tutti i lavoratori. Sappiamo che al nostro ragionamento si obietta: ma dove può prendere i soldi lo Stato per estendere il patrimonio pubblico? La risposta nostra è chiara e logica:

I) lo Stato dovrebbe spendere nel settore della casa i soldi che incassa con le tasse sulla casa (Iva - Registro - Irpef llor ecc.). Nessuno conosce con precisione i dati, neanche il Ministero delle Finanze. Da nostre stime, molti simili a quelle del P.C.I. dovrebbe trattarsi di 9-IO mila miliardi;

2) Lo Stato dovrebbe spendere i soldi che i lavoratori versano come fondi Gescal. Ma questi costituiscono un vero giallo. Infatti dal 1975 (previsioni) i lavoratori hanno versato ben IO mi-

la miliardi e 200 milioni; di questi solo 3 mila milardi sono stati versati alla Cassa Depositi e Prestiti che li mette a disposizione del Tesoro. Della restante somma non si sa molto. Queste le ragioni per cui gli onorevoli Bassanini (Lega dei Socialisti) e Milani (PDUP) nel mese di febbraio hanno presentato una denunzia alla Procura della Repubblica di Roma;

3) Lo Stato potrebbe investire nel settore della casa una parte di soldi destinati a spese militari che sono passate da 5.780 miliardi del 1980 a 10.149 miliardi del 1982 con un Ministro della Difesa Socialista! In conclusione a fronte di entrate per il settore casa pari a 12-13 mila miliardi all'anno e di possibilirisparmi nel settore militare per altri1.500-2.000 miliardilo Stato spende non più di 2.400 miliardi compresi i contributi Gescal che riscono ad arrivare alla Cassa Depositi e Prestiti.

Un'altra obiezione che viene spesso fatta è la seguente: ma voi chiedete un maggiore impegno pubblico sapendo che gli Istituti Autonomi delle Case Popolari sono Enti burocratici, poco funzionanti, pieni di debiti e oltretutto tendono a vendere il patrimonio pubblico? Anche a questo proposito vogliamo precisare e chiarire. Da un indagine del Censis del 1978 risulta che gli IACP a quella data gestivano 1.017.996 alloggi di cui 344.285 in via di riscatto. Il personale era composto di 8.803 dipendenti di cui oltre il 60% con mansioni amministrative e solo 2.000 addetti ai servizi tecnici. al 1978 avevano un debito di 382 miliardi, situazione enormemente peggiorata negli anni seguenti se si pensa che solo ]'IACP di Milano ha oltre 50 miliardi di debiti. Gli Istituti Autonomi sono rimasti di fatto Enti burocratici e poco democratici anche se fin dal 1977 tutte le loro competenze sono passate alle Regioni. La Regione Lombardia, come le altre, avrebbe potuto procedere ad un'ampia riforma di questi Enti per renderli ad un tempo più efficienti e democratici. Ma non se n'è fatto nulla.

In data 19/ 11/ 81 il Comitato per la programmazione economica (CIPE) ha adottato una delibera importante con la quale si demanda alle Regioni di legiferare entro 6 mesi su tutto il complesso dell'edilizia pubblica assegnazioni-revoche-canoni-autogestione dei servizi).

Il termine scade il 19 maggio, ma la Giunta Regionale Lombarda non ha ancora presentato alcuna proposta di legge.

Naturalmente il problema casa non è risolvibile con la sola costruzione di una quota maggiore di edilizia pubblica. Sono indispensabili anche altre misure, più volte proposte, che Governo e Regione Lombardia si sono ben guardati dall'accogliere.

1) conferimento ai sindaci dei poteri di occupazione degli alloggi vuoti per affrontare le si-

tuazioni di emergenza conseguenti a sfratti esecutivi e alla presenza soprattutto a Milano e a Roma, di migliaia di lavoratori stranieri che vivono il più delle volte in condizioni di emarginazione totale;

2) revisione della legge sull'equo canone con i contenuti proposti dalla federazione sindacale unitaria e dai sindacati dell'utenza

attraverso la Legge di Iniziativa Popolare presentata al Parlamento. Punti qualificanti della proposta sono: la garanzia di una effettiva stabilità del contratto di locazione; la modifica dell'automatismo di decorrenza e di calcolo dell'aggiornamento ISTAT; l'aumento di dotazione per il fondo sociale;

3) l'approvazione di una legge quadro urbanistica che metta

Una proposta del SUNIA per favorire le famiglie che vogliono l'abitazione in proprietà

17 SUNIA, l'organizzazione unitaria degli inquilini, vuole estendere il suo campo d'azione, coinvolgendo nel discorso più generale sulla casa, i proprietari degli alloggi in cui abitano. In linea con quest'obiettivo, ha presentato pubblicamente ai partiti, alle forze sociali, al governo previse proposte per rilanciare l'edilizia residenziale in affitto e in proprietà, facendo finalmente decollare il risparmio-casa. Lo ha fatto a Roma, durante una manifestazione, presenti i massimi dirigenti del sindacato, il presidente on. Pietro Amendola, il segretario Antonio Bordieri e il segretario aggiunto Silvano Bartocci.

La gravità e la complessità del problema della casa, la necessità di trovare sbocchi positivi alla crisi degli alloggi - ha sottolineato Bartocci svolgendo la relazione su "Programmi integrati, risparmio-casa, nuove forme di investimenti, finanziaria pubblica" - hanno suggerito lo studio di soluzioni diverse. In questa direttrice si colloca l'idea di un canale alternativo a quello ordinario per la gestione del risparmio, delle famiglie finalizzato all'acquisto di un alloggio, senza ricorrere a meccanismi che richiedono nuovi contributi pubblici, che non sostengano la domanda, ma la produzione e l'offerta. Per questo il SUNIA suggerisce la costituzione di una finanziaria pubblica, utilizzando parte degli accantonamenti delle aziende per ifondi di quiescenza e dei depositi cauzionali delle locazioni. Nella _finanziaria dovrebbe essere dirottato il risparmio delle famiglie italiane.

Come si è giurz!i a quest'idea? Tenendo conto dell'esperienza negativa della politica della casa e del territorio. Nell'ultimo decennio sono stati costruiti oltre quattro milioni e mezzo di appartamenti. Sette abitazioni ogni mille abitanti. Un vero e proprio record. Una grande quantità di cemento. Ma si è costruito male, e in modi e nei posti sbagliati. La metà della produzione è stata assorbita

dalle seconde e terze case. Tanto che nei prossimi dieci anni, per soddisfare la domanda di casa, occorrono ancora 250.000 alloggi l'anno, nuovi da risanare. Di questi almeno 200.000 dovrebbero essere realizzati nelle grandi aree metropolitane. Non si può quindi lasciare una questione primaria come quella della casa nelle mani dilla speculazione. Occorre, quindi rivitalizzare la mano pubblica. Accanto al piano decennale ed ad altre misure idonee, dovrebbe, quindi, funzionare il risparmiocasa. Come? Presso la finanziaria pubblica per l'edilizia dovrebbero confluire i risparmi delle famiglie che intendono _finalizzarlo all'acquisto di un alloggio da abitare direttamente o da affittare ad equo canone. L'apertura di un conto di deposito può avvenire presso qualsiasi istituto di credito che poi rimetterà gli importi alla finanziaria per l'edilizia. I depositi dei risparmiatori dovrebbero essere rivalutati annualmente secondo l'indice IS TA T All'apertura del conto di deposito, il risparmiatore dovrà dichiarare il piano di risparmio e il tipo di alloggio richiesto. Su questa base, la finanziaria programma la quantità di case da costruire, le risorse occorrenti, individua i soggetti attuatori (cooperative e imprese pubbliche e private), le dimensioni dei piani-casa, i tempi di attuazione e l'esecuzione delle opere, richiedendo ai Comuni le aree necessarie.

Come si accede al programma-casa? Potranno parteciparvi tutti i risparmiatori che abbiano depositato o che si impegnino a depositare entro l'avvio del piano di costruzione, il 25$ del presso di cessione dell'abitazione. Il rimborso del finanziamento avverrà in rate mensili ed il suo ammontare sarà stabilito nella misura del 5$ del prezzo di cessione dell'alloggio. Ogni anno la rata sarà aggiornata nella misura del 75$ della variazione del costo della vita.

Tra essa, circa 50.000 lavoratori "stranieri" che vivono in condizioni di assoluta emarginazione sociale. Gli sfratti esecutivi sono 8.000 ed oltre 60.000 cittadini hanno presentato domanda per ottenere una casa popolare: di questi oltre 40.000 nella sola città di Milano; 6.000 sono anziani con una pensione di 200.000 lire al mese, 500 handicappati, 1.500 giovani coppie costrette a coabitare con i genitori. Di fronte ad una domanda così imponente gli interventi di edilizia pubblica. sovvenzionata e agevolata, realizzati, in corso di realizzazione e comunque finanziati negli anni '76-'81 sono stati pari a 15.580 abitazioni di cui 3.790 ristrutturate. La federazione sindacale unitaria ritiene che nel 1982 dovrebbero essere pronti altri 25.000 alloggi di edilizia pubblica. Visti i risultati degli anni precedenti e i finanziamenti della legge Nicolazzi per il quadriennio 1982-1985 a noi pare del tutto improbabile ottenere un simile risultato. La Regione di recente ha varato una legge, con l'accordo generale che prevede di incentivare la proprietà della casa assegnando contributi del 6% su mutuo a famiglie che hanno un reddito di 25 milioni. La proposta alternativa e documentata dei onsiglieri Veltri (Lega dei Socialisti), Molinari (DP) e Cominelli (PDUP) di utilizzare i fonti per la costruzione di 4.000 alloggi da assegnare in affitto ad anziani, giovani e giovani coppie è stata respinta. La proposta della federazione sindacale unitaria per una riforma degli IACP milanesi, l'avvio rapido dell'anagrafe dell'utenza e la realizzazione dell'anagrafe edilizia e dell'inquilinato è da noi condivisa. Ma a Milano è necessario anche aprire un dibattito sul rapporto tra politica edilizia e politica del territorio oltre che risolvere i problemi più urgenti che sono quelli degli sfratti esecutivi dei lavoratori immigrati e della svendita del patrimonio pubblico. Per quanto attiene i lavoratori stranieri noi riteniamo sia necessario una legge regionale che preveda l'intervento congiunto del governo, della Regione, del comune e della provincia di Milano. È necessaria la deroga alla legislazione vigente perchè anche agli immigrati non residenti possano essere assegnati gli alloggi popolari. Per quanto riguarda la svendita del patrimonio pubblico la nostra posizione è precisa: siamo contrari anche alla vendita di un solo appartamento. Circa i problemi del territorio e di una corretta gestione degli strumenti urbanistici riteniamo urgente aprire un dibattito perchè finora i grandi insediamenti sponsorizzati dai potenti del cemento sono passati sotto silenzio. Ci riferiamo a Milano San Felice, Milano 3, Milano Fiori, alla nascente Filano 4 e alle altre città satellite costruite o in via di costruzione a sud di Milano. I gruppi finanziari e imprenditonali sono sempre gli stessi (Berlusconi e Cabassi) che guarda caso sono anche i proprietari di tanta parte delle testate televisive, di alcuni quotidiani e prossimamente Cabassi lo sarà anche del Corriere della sera.

Lega dei Socialisti Lombardi

,RWEAsssAA
Sul problema della casa la Lega dei Socialisti Lombardi ci ha fatto pervenire questo articolo
Contro la crisi degli alloggi Una finanziaria pubblica per il "risparmio casa"
luglio-agosto 1982 pagina 5 - milano 19
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13 anni di lotte

Mese per mese gli avvenimenti dal 1968 al 1981

Il 24 luglio 1972 alla Doma Mariae di Roma i consigli generali delle tre Federazioni Sindacati danno vita alla "Federazione Cgil, Cisl, lir. Da allora sono passati dieci anni, dieci anni di lotte e vittorie, di perplessitì e sconfitte nel nome dell'unità sindacale apartitica, da questo mese per un anno vii riproporremo k tappe che, mese per mese, hanno portato all'unificazione delle tre federazioni, dal 1968 al 1981. Iniziamo con i mesi di luglio e agosto, mesi in cui furono motti gli appuntamenti importanti nella storia del Patto Federativo.

Le nuove norme sulle liquidazioni

La legge del più forte

E intanto il referenchon non si è fatto

Per delibera della Corte di Cassazione il referendum proposto sulle liquidazioni, già indetto per il 13 giugno scorso non si è fatto, malgrado gli enti locali avessero già provveduto a distribuire le schede e i certificati elettorali impiegando una somma ingentissima che (al solito)ricadrà sui contribuenti. Si tratta di vari miliardi che potevano essere, a nostro avviso, meglio impiegati: ad esempio nel campo della pubblica assistenza.

1968

10 luglio.Il direttivo Cgil decide di proporre al futuro congresso della confederazione le soluzioni per l'incompatibilità

22-25 luglio. Il Consiglio generale della Cisl decide di esaminare e awiare a soluzione, prima del congresso, il problema delle incompatibilità.

30 agosto. Le segreterie della Cisl e della Uil proclamano una sospensione dal lavoro di 5 minuti in tutta Italia per protestare contro l'invasione della Cecoslovacchia. La Cgil non aderisce, ma dichiara inammissibile l'intervento militare e solidarizza con i lavoratori cecoslovacchi.

1969

17-20 luglio. L'unità sindacale è uno dei motivi di contrasto al IV congresso della Cisl (Roma). Emerge una spaccatura tra una maggioranza che fa capo a Storti e una minoranza guidata da Armato, Macario e Carniti. Viene sancita l'incompatibilità tra incarichi direttivi all'interno della confederazione e mandato parlamentare.

26-27 luglio. Conferenza unitaria dei metalmeccanici, a Milano, sulla piattaforma per il rinnovo contrattuale.

1970

3-5 luglio. Alla terza assemblea organizzativa della Flm-Cisl, a Brescia, si propone il tesseramento unitario per il 1971.

7 luglio. Lo sciopero generale proclamato dalle tre confederazioni a sostegno della lotta per le riforme viene revocato a causa delle dimissioni del governo Rumor.

14 luglio. Comincia la "rivolta" di Reggio Calabria. Per le tre confederazioni i fatti di Reggio dipendono dalla mancata soluzione dei problemi di fondo della società italiana.

1971

11-14 luglio.Nella prima riunione unitaria dei tre consigli generali dei sindacati dei ferrovieri si afferma che runità sindacale organica dei lavoratori" è una scelta irreversibile.

21-22 luglio. Consigli generali Fiom, Uilm. Si decide di costituire un comitato esecutivo unitario integrato da quindici rappresentanti dei consigli di fabbrica e di nominare una commissione che prepari la bozza di statuto del sindacato unitario dei metalmeccanici.

26-27 luglio. Seduta straordinaria del consiglio generale della Cisl. Storti afferma nella sua relazione che le iniziative dei metalmeccanici in materia di unità sindacale sono in contrasto con le decisioni della Cisl. La Flm è invitata a ritornare sulle proprie decisioni.

26-28 luglio.Il comitato centrale della Uil — a maggioranza repubblicana-socialdemocratica — sconfessa le decisioni della Uilm e dichiara quest'ultima fuori della confederazione. La stessa maggioranza dà il via al tentativo di costituire un'altra organizzazione dei meteimeccanici.

1972

3 luglio. Le segreterie confederali raggiungono un'intesa sulla costituzione della federazione delle confederazioni. L'organismo di direzione sarà composto da novanta membri e la segreteria da quindici; le decisioni dovranno essere approvate con una maggioranza qualificata di quattro punti. Il consiglio dei delegati costituirà ristanza sindacale di base con poteri di contrattazione sui posti di lavoro".

24 luglio. Alla Domus Mariae, a Roma, i consigli generati delle tre confederazioni sindacali danno vita alla "Federazione Cgil, Cisl, Uil". I

componenti della prima segreteria sono: Lama, Bonaccini, Boni, Didò, Scheda, pern la Cgil; Storti, Ghezzi, Macario, Reggio, Scalia per la Cisl; Vanni, Benvenuto, Ravenna, Rossi e Rufino per la Uil.

25 luglio. Prima riunione del direttivo unitario.

26 luglio. Nasce la Federazione unitaria dei lavoratori chimici (Fulc).

1973

2-7 luglio.Si tiene a Bari I'Vl I l congresso della Cgil.

1974

9 luglio.La Ces accoglie la richiesta di affiliazione della Cgil.

16-17 luglio. Direttivo unitario, per la prima volta a porte chiuse. Giudizi negativi sulle misure anticongiunturali del governo. Per il 24 luglio viene deciso uno sciopero di quattro ore.

24 luglio. Una giornata difficile: durante la manifestazione molti oratori vengono contestati.

4 agosto.Dodici morti e più di cinquanta feriti nell'attentato fascista al treno "Italicus".

1975

16-19 luglio. Consiglio generale Cisl. Rientra il pericolo di una scissione.

1977

29 giugno-3 luglio. A Bologna VII congresso della Uil sul tema "Partecipare per cambiare".

1980

2-3 luglio. Il governo comunica alla Federazione unitaria di avere deciso misure di inasprimento fiscale e, insieme un "fondo di solidarietà" finanziato attraverso un prelievo mensile dello 0,5 per cento sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti; il fondo dovrebbe essere controllato dal sindacato. Le misure saranno oggetto di un decreto legge.

4 luglio.Con alcuni dissensi, il direttivo unitario decide di appoggiare il fondo di solidarietà. Nello stesso giorno scioperi e manifestazioni spontanee nei centri industriali nel Nord. Protestano anche alcune categorie industriali, mentre la Cisl sostiene la proposta.

15 luglio. Cinque ore di confronto tra la segreteria della Federazione unitaria e il vertice del Pci. Lama difende le posizioni assunte dalla dirigenza delle confederazioni.

12 agosto. Attentato terroristico alla stazione di Bologna: 79 morti e 147 feriti.

1981

2-3 luglio. Direttivo unitario aperto da una relazione di Della Croce. I contrasti intorno alla questione della strategia antinflazione non vengono sanati. La polemica anzi si fa sentire anche all'interno della Cgil, dopo un'intervista del socialista Del Turco, segretario generale aggiunto della Fiom. Nuove polemiche insorgono, nello stesso mese, sulla questione del terrorismo. Mentre le Br hanno nelle loro mani l'ingegnere Sandrucci, Ciro Cirillo e Roberto Peci, Enzo Mattina denuncia una "contiguità verbale tra il retaggio culturale della sinistra e il modo di esprimersi di gruppi clandestini". E aggiunge che chi conduce gli interrogatori di Sandrucci non può non essere un quadro sindacale.

a cura dl Franco Gnuttl

Alla fine del rapporto di lavoro si percepirà nel seguente modo: per chi presta servizio, la somma congelata al 81.5.82 (rivalutata secondo il meccanismo sopra citato) più la cifra risultata dalle somme degli accantonamenti annuali (anch'essi rivalutati anno per anno)'

Certo però che la legge prevede anche che nel computo entrino gli scatti di scala mobile maturati fra il '77 e il 1982. Vediamo cosa avviene.

Ancora una volta si deve rilevare la mancanza politica del Governo che ha permesso il passaggio di una legge senza che i lavoratori potessero modificarla in modo da non penalizzare ulteriormente le categorie meno abbienti. Hanno favorito questo gioco i radicali e i fascisti (al solito insieme) che con il loro ostruzionismo, che a quanto pare è l'unicaforma di lotta che conoscono, insieme ai sistemi intimidatori dei fascisti, hanno impedito le modifiche che i partiti di sinistra (escluso - c'era bisogno di dirlo? - il PS!) con alla uva il Pci, avevano presentato, nell'interesse specifico dei lavoratori. Vediamo ora di esaminare insieme questi cinque articoli posti in discussione dal referendum, articoli che, nel loro insieme risultano piuttosto complessi.

Calcolo delle liquidazioni

Norme riguardanti coloro che sono già in servizio al 31.5.1982: "Sino al 31 maggio si assegnerà tutto ciò che spetta secondo l'ultima mensilità percepita. Per quanto riguarda l'ultimo mese non bisognerà invece conteggiare (in base alla legge 1° Febbraio 1977, ora abrogata) gli scatti di scala mobile maturati dal 1977 al 1982: 175 punti per un valore complessivo di L 418.000. La cifra che risulterà da questa operazione verrà accantonata e sottoposta ogni anno a rivalutazione parziale sulla base del 75% del costo della vita (Base ISTA7)sommato al tasso fisso dell'1,5% annuo. In sostanza si otterrà l'indicizzazione piena solo in caso di inflazione non superiore al 6% annuo".

Dal I giugno 1982, cambia il sistema di calcolo delle liquidazioni. L'indennità di fine rapporto si determina secondo questo meccanismo: ogni anno la retribuzione annua (tutto compreso, escluso rimborsi spese e le somme erogale a titolo occasionale) si divide per 13,5 (o frazione di questo divisore).

La somma risultante accantonata e sottoposta ogni anno a rivalutazione parziale: 75% dell'indice Istat più rendimentofisso dell'1,5%

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I punti di contingenza

Abbiamo quindi L 418.000, così ottenute: 175 punti maturati dal 1977 al 1982 a L 2389.

Questi punti entrano a far parte in modo graduale, come segue: 25 a semestre a partire dal gennaio 1983, questa l'operazione, dettati di recupero si concluderà nel 1987. Chi cessa il rapporto di lavoro e va in pensione prima del 1986, avrà diritto a riscuotere in aggiunta al trattamento di fine rapporto i 175 punti di contingenza.

Parificazione operai-impiegati

Solo nel 1989, salvo migliori condizion contrattuali, il capitolo giungla della liquidazione sarà chiarito. Naturalmente il prezzo più alto al momento è pagato dagli operai, i quali continueranno a pagarlo finché questa operazione, non si potrà ritenere definitivamente chiusa. Finché tutti la retribuzione annua sarà divisa per 13.5.

Fondo di garanzia

La liquidazione sarà assicurata anche ai lavoratori (o loro eredi) dipendenti da aziendefallito o insolventi. A loro provvederà un fondo di garanzia istituito presso l'INPS il cui finanziamento sarà a totale carico dei datori di lavoro.

Anticipazione della liquidazione

Anche questa è una tappa storica per il movimento dei lavoratori, anche se limitata dalle

condizioni poste dal governo, s'è potuto e accrescere il valore del movimento, anche se al momento la discussione non è ampia e critica. I lavoratori che hanno un'anzianità di almeno otto anni possono chiedere il 70% della liquidazione maturata, se dovranno sopportare spese straordinarie sanitarie o acquistare la casa per sé o per i figli a carico. Questo diritto potrà essere assicurato soltanto al 10% degli aventi diritto, e, in ogni caso all'anticipazione non potrà ricorrere più del 4% della forza lavoro dell'azienda. I contratti potranno prevedere condizioni migliorative, a questo riguardo

Pensionati '77/82.

L'ostruzionismo radica/ fascista e i voti di fiducia del governo, che non governa, hanno impedito che passassero i provvedimenti del Pci per risarcire chi é andato in pensione in questi ultimi anni. Si tratta comunque di lavoratori a cui il referendum, non restituirebbe nulla. I Pci ha impegnato il governo a inserire, nella riforma previdenziale che andrà in aula a Montecitorio entro giugno, una norma che rivaluti i trattamenti pensionistici. Per i pensionati la scala mobile diverrà trimestrale a partire dal gennaio 1983, ciò vuol dire, che il denaro percepito avrà un valore d'acquisto superiore. L'aggancio ai salari, dal I° luglio 1982, le pensioni liquidate con 40 anni di vita assicurativa saranno mediamente più alte di 50 o 100 mila lire mensili.

Cosa avveniva prima

In teoria le pensioni INPS con 40 anni sono già agganciate all'80% dell'ultima retribuzione, ogni anno assicura il 2% di pensione: 20 anni 40% 30-60% in teoria abbiamo detto, perché l'inflazione ha eroso queste percentuali svalutando i primi 2 anni dei tre che finora concorrevano a formare la base di calcolo cui riferire le pensioni. Quarant'anni di contributi daranno di netto una pensione non superiore al 65% della retribuzione.

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La disdetta della scala mobile

Si punta ad una frattura fra operai ed impiegati?

Potrebbe esser questo l'obiettivo non confessato della decisione confindustriale

É opportuno a nostro avviso chiarirsi le idee riguado alla disdetta della scala mobile. È infatti, questa, una questione che tenderà a dividere ancora di più gli operai dagli impiegati in quanto fortemente penalizzante nei confronti dei lavoratori che fgià oggi percepiscono un reddito più basso.

Pensiamo che, analizzando il problema, potrebbe rimanere tutto com'è ora, dato che la legge sulle scale mobili anomale ha fatto implicitamente proprio l'accordo tra sindacati e padro-

nato del 1975 sul punto unico e pesante di contingenza (sarà così certamente per bancari e per tutte le altre categorie cui si riferisce la legge). Oppure, come dicono altri avrebbero ipotizzato un ritorno a prima del '75 e, più in particolare ai regimi del '57 (anno in cui la scala mobile fu estesa a tutti i lavoratori dell'industria) e del 1963.

In quest'ultimo caso i lavoratori percepirebbero tutta la contingenza maturata fino al 31-12-1982, mentre dal primo gennaio entrerebbe in vigore un

sistema estremamente diversificato per categorie, per età, addirittura per aree territoriali.

Un esempio eloquente di ciò che accadrebbe è costituito più in dettaglio dalla tabella che pubblichiamo in cui sono esposte le diversità di effetti tra il regime attuale e quello del 1963 in relazione ad un ipotetico scatto di dodici punti di contingenza nel trimestre maggio / luglio 1982.

G. Gn.

Finora sono aumentati solo i tickets

La tassa sui malati non risana i bilanci

Responsabilità del Governo e della Regione Lombardia hanno ritardato la riforma sanitaria a Milano

La Legge regionale n. 10 dell'82 istituisce a Milano venti Unità Socio Sanitarie Locali che, secondo la Riforma del 1978, costituiscono gli strumenti dei comuni per la gestione dei servizi sanitan. Questa riforma, risultato di un tormentato confronto politico iniziato nell'immediato dopoguerra, pone le condizioni di una reale uguaglianza fra tutti i cittadini nei riguardi della salute. La partecipazione di operatori e utenti è una delle fondamentali garanzie di affermazione degli obiettivi di una riforma che ha incontrato e incontra forti resistenze e tentativi di deviazione volti a farle perdere credibilità ed efficacia.

svolgere un ruolo determinante, che in alcuni distretti sperimentali ha già avuto pratica attuazione con positivi risultati. Nel distretto il cittadino trova la sede unica di utilizzo dei servizi e l'operatore compie interventi che collegano tra loro prevenzione, cura e riabilitazione; a questo livello è più facile conoscere le situazione e definire criteri organizztivi di tutte le attività sanitarie di quel territorio.

costi; — all'avvio dei primi interventi di medicina preventiva (diagnosi precoce di alcune forme di tumore, di malattie circolatorie, dentarie e diabetiche).

Per meglio comprendere la tabella è opportuno prcisare che "ctg" sta per "categoria", "par" sta per "parametro retributivo", "in!" e "sup." stanno rispettivamente per "inferiore" e "superiore" Gli importi sono

con lo stesso

sto/ ottobre 1974-100) ed i valori del punto di contingenza relativi all'accordo del 1963 sono stati moltiplicati per 252, cioè il livello percentuale raggiunto dall'indice della scala mobile (sistema 1963) nel trimestre agosto/ ottobre 1974.

Alla Simesa si sta consumando un'altra delle tante brutte storie a cui purtroppo ci stiamo abitando.

In breve i fatti; nei giorni scorsi, durante un'assemblea dei lavoratori, un delegato della proprietà annuncia che, per grave crisi dell'azienda, non sarà possibile pagare ai dipendenti né la quattordicesima mensilità ne il saldo dello stipendio.

La motivazione della crisi è sembrata subito falsa agli operai che sostengono essere la Si-

mesa l'unica grossa ditta costruttrice di macchine semoventi per lavori edili d'ogni specie (rulli compressori, betoniere e simili) e quindi sempre subissata da richieste di materiale.

Tra gli operai corre una voce di risposta all'affermazione del mandatario padronale; si dice che il numero "uno" si sia trasferito in Svizzera col pacifico intendo di passeggiare nei boschi, praticare i campi di sci e visitare le banche... magari per

versarvi i fondi della ditta.

Sono voci; comunque la situazione alla Simesa sta diventando drammatica; un lavoratore su cinque dei tre stabilimenti (Quarto Cagnino, Bareggio, San Siro) è in cassa integrazione.

I dubbi si sommano e le voci correnti dicono che i primi a pagare sono i soggetti più attivi politicamente e sindacalmente.

Altre voci affermano, senza volere creare dell'allarmismo, che nelle casse aziendali pare ci sia un "buco" assai profondo; si sostiene che gli stipendi siano stati pagati ultimamente con i contnbuti trattenuti alle maestranza e non versati agli enti previdenziali ed alle casse dello stato. Per chiudere queste righe è bene citare una frase espressa durante una recente manifestazione da uno dei tanti scesi in lotta per sensibilizzare la popolazione su certi scenci; parole che estendiamo col pensiero a tutti: "Provo soltanto una cosa ora, un profondo senso di schifo!".

Grandi responsabilità ricadono sul Governo e sulla Giunta Regionale Lombarda per la mancanza dei piani sanitari, per gli ostacoli al decentramento delle scelte, per la imposizione, attraverso i tikets, di autentiche tasse sulla malattia.

Attacchi e ritardi favoriscono il proliferare di lavoratori privati e case di cura convenzionate che, oltre a ridurre la partecipazione, contribuiscono all'espansione della spesa sanitaria. A questo proposito va detto a chiare lettere che i contributi pagati dai lavoratori dipendenti, dai lavoratori autonomi e dagli imprenditori finanziano interamente la spesa sanitaria nazionale; spesa che permane tuttora al di sotto della media europea. Per evitare un drastico taglio dei servizi nei prossimi mesi le Regioni apriranno una vertenza con il Governo per ottenere gli stanziamenti mancanti pagati dai cittadini ma non assegnati al Fondo Sanitario Nazionale (alla Regione Lombardia mancano 500 miliardi).

Tornando a Milano, sul piano istituzionale, l'attuazione della riforma prevede una sola Assemblea generale, costituita dagli 80 consiglieri comunali, e venti Comitati di gestione di U. S. S. L. coincidenti con le venti zone del decentramento, all'interno delle quali verrà realizzata l'integrazione di tutti i servizi. I Comitati di gestione devono rispondere a tutti i bisogni di natura sanitaria e assistenziale della popolazione residente, compresi coloro che richiedopno il ricovero ospedaliero. La concreta erogazione delle prestazioni di primo livello e di pronto intervento è compito dei distretti, che costituiscono l'articolazione elementare delle USSL. La dinamica unificazione delle prestazioni chiama amministrazione, operatori e utenti a

L'ipotesi di funzionamento prevede una popolazione di circa 30000 abitanti per ogni distretto, la disponibilità di spazi per riunioni e di un ufficio informazioni con funzioni anche amministrative, la presenza di almeno un ambulatorio, un rapporto di 1500 abitanti per ogni medico di base, la creazione di un sistema informativo destinato a qualificare gli interventi e ad avviare un opera di educazione alla salute.

Nonostante le difficoltà incontrate su questo terreno anche nella nostra città non siamo fermi allo stadio dei progetti; da oltre un anno si sono concentrati gli interventi volti innanzi tutto al superamento dello stato di degrado del servizio pubblico ereditato dal passato sistema mutualistico.

In concreto si è proceduto:

alla realizzazione dell'utilizzo del personale; al potenziamento delle attrezzature diagnostiche e di laboratorio; -- alla ristrutturazione degli ambienti;

alla revisione degli orari di utenza e alla redistribuzione di alcuni servizi specialistici negli ambulatori;

alla verifica di consumi e

Queste iniziative rispondono ad una linea di fondo secondo la quale il contenimento e la riqualificazione della spesa possono essere perseguiti con serio lavoro di informazione, di educazione, di prevenzione e di preparazione sanitaria. La concreta esperienza conferma la validità della strada intrapresa e la necessità del progressivo decentramento delle decisioni riguardanti l'organizzazione e l'erogazione di una larga gamma di servizi sul territorio.

Il rapporto fra operatori sanitari, utenti e amministratori è un elemento sicuro di crescita democratica e qualitativa della gestione.

Il quadro che ho cercato di riassumere è certamente complesso, ma se non mancano ostacoli e diffidenze, esistono anche e vanno valorizzate le forze e le competenze necessarie per realizzare un servizio sempre più vicino e aderente ai bisogni reali e alle attese dei cittadini.

Giusppe Bnisa

Consigliere comunale del PCI Membro del Comitato di gestione della I "SSL n. 75 di Milano

Apprendiamo che la se zione Ragionieri del PCI, con sede in via Appennini, al Gallaratese, ha iniziato una raccolta di firme per una petizione popolare da invia re al Parlamento, per chiedere l'abolizione dei ticket.

Accordo 25-2-75 Importi mensili Accordo 29-7-63 Importi mensili 3° cat (par. 140) 28668 come impiegati 28668 come impiegati da 15724 a 13426 Impiegati 4°cat (par. 122,4) 1 cat. (par. 255) 28668 come impiegati da 13759 28668 sup. 21 anni 28668 28668 come impiegati a 11000 2° cat (par. 191) Operai 28668 sup. 21 anni 21468 1° cat (par. 132) 28668 inf. 21 anni 18624 28668 sup. 20 anni 14424 28668 16-18 anni 12721 3° cat (par. 142) 28668 sup. 21 anni 15972 2° cat (par. 118) 28668 20-21 anni 15336 28668 come sopra da 12882 28668 19-20 anni 14520 28668 come sopra a 9344 28668 18-19 anni 13512 28668 17-18 anni 11640 28668 16-17 anni 10788 3° cat (par. 111) 28668 inf. 16 anni 8892 28668 come sopra da 12489 28668 come sopra a 8799 cat (par. 126) 28668 come sopra da 14148 4°cat (par. 106,6) 28668 come sopra a 8558 28668 come sopra da 11975 28668 come sopra a 8648 5° cat (par. 118) 28668 come sopra da 13245 5° cat (par. 102) 28668 come sopra a 7287 28668 come sopra da 11460 28668 come sopra a 8225 Intermedi 2° cat (par. 163) 6° cat (par. 100) 28668 sup. 21 anni 18325 28668 come sopra da 11249 28668 inf. 21 anni 16057 28668 come sopra a 7116
indice base (costo della vita trimestre ago-
stati calcolati
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Per un ecumenismo che non sia retorica

Necessità di chiarezza e di rispetto reciproci

Continua il dibattito tra cattolici ed evangelici della nostra zona

Non ho l'abitudine di replicare alle critiche che vengono avanzate nei riguardi dei miei articoli. Per principio penso che il dissenso, la difformità di opinione, la critica siano non solo opportuni, ma fisiologicamente indispensabili; ricchezza e ingrediente base non dirò della democrazia, ma di qualunque convivenza umana che programmaticamente rifiuti la mortificazione dell'individuo, cioè dell'Uomo.

Farò un'eccezione per cercare di rispondere a Ornella Grassi Bottanelli, che sul numero di giugno polemizzava garbatamente con me, perché temo di non essere stato compreso, o meglio che vi siano alla base alcuni equivoci da rimuovere.

Di più, sono convinto che il dibattito, la discussione, il confronto, delle idee vada in ogni occasione incoraggiato e su qualsiasi argomento, compreso quello religioso, che per troppi secoli in Italia è stato soffocato da una pesante e intollerante cappa di conformismo.

L'articolo di Grassi mi è sostanzialmente piaciuto (per davvero), anzitutto per i suoi reiterati riferimenti biblici, poi per la sincera disponibilità umana che vi leggo. Mi pare comunque che alcune cose vadano dette con la massima chiarezza.

ECUMENISMO

Per prima cosa ecumenismo non deve significare confor-

mismo, appiattimento, fingere che problemi e contraddizioni non esistano, a favore di un generico "volemose bene", che inevitabilmente finisce per diventare qualunquista e quindi falso.

Nella intervista rilasciata per il numero di giugno, mi sembra che Giorgio Cavazzutti abbia inquadrato assai correttamente il problema dell'ecumenismo; quantomeno devo dire che condivido in linea di massima la sua posizione.

L'ecumenismo cristiano è un movimento che, partendo dalla realtà storica delle varie chiese cristiane esistenti nel mondo, punta innanzitutto a realizzare un clima di reciproco rispetto e tolleranza, quindi di operante fraternità, puntando su pochi ma fondamentali elementi che ci uniscono, Gesù Cristo e la Bibbia.

Far finta che non esistano modimolto diversi di essere cristiani, che non esistano sostanziali differenze teologiche (non solo quelle, scontate, sulla figura del papa e sull'organizzazione della chiesa, ma perfino quelle relative a un elemento poc'anzi definito unificante, come la Bibbia, nei cui confronti cattolici ed evangelici hanno un atteggiamento ben diverso), significa dare spazio ad equivoci e confusioni, non perseguire nei fatti l'unità.

Al contrario fare chiarezza, cercare di definire onestamente le differenti posizioni, non mi pare davvero che sia in contrasto con l'esigenza di dare testimonianza da parte della "chiesa come comunità di fratelli".

E non mi sembra neppure alternativo all'esigenza espressa dall'interlocutrice, ovvia e sulla quale non si può non essere d'accordo, dell'importanza di "vivere della Parola". Senza chiarezza, senza un minimo di aggancio con la realtà "storica", anche una frase così bella finisce per diventare retorica.

CATTOLICESIMO

Vorrei agiungere un'altra notazione. Come gran parte degli evangelici italiani, anch'io provengo dal cattolicesimo, attraverso una consapevole scelta e una maturata decisione (che naturalmente va bene per me e non voglio imporre a nessuno.

Questo per dire che quella cattolica è una realtà che conosco molto bene, in prima persona. Una realtà estremamente composita, articolata, contraddittoria anche, con le sue luci e le sue ombre (come ogni cosa, del resto).

Una realtà nella quale - ribadisco quanto avevo già scritto e che del resto è evidente a tutti -"l'ecumenismo è visto da molti cattolici non come incontro tra diverse chiese cristiane su un piano di parità, ma piuttosto come il perpetuarsi delle aspirazioni egemoniche della Chiesa romana sulle altre".

Che ciò sia indubitabile lo attestano i documenti prodotti al riguardo dal Concilio Vaticano II, tra cui:

Costituzione dogmatica De Ecelesia (n. 14): "Perciò non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non ignorando che la Chiesa cattolica è stata da Dio per mezzo di Gesù Cristo fondata come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare"; Decreto De Oecumenismo (n. 4): "... si riuniscono in quella unità dell'unica Chiesa, che Cristo fin dall'inizio donò alla sua Chiesa, e che crediamo sussistere, senza la possibilità di essere perduta, nella Chiesa cattolica e speriamo che crescerà ogni giorno di più, fino alla fine dei secoli".

Quanto all'affermazione dell'interlocutore, fatta citandomi

che "non esiste 'un cristianesimo in termini di rappresentanza' ", io intendevo riferirmi né più né meno alla prerogativa che la Chiesa cattolica attribuisce a se stessa, di rappresentanza vicaria di Dio nel mondo, attraverso i vescovi e il papa.

CHIAREZZA NEI TERMINI

Infine, a beneficio dei lettori e dell'interlocutrice, che cita tra i diversi cristiani "protestanti, valdesi, evangelici, metodisti", vorrei precisre che tutti questi, almeno in Italia, sono ... la stessa cosa.

Infatti "protestante" ed 'evangelico" sono termini generali, sostanzialmente sinonimi e intercambiabili. Per essere più precisi, il termine "protestante" fa riferimento alla Riforma del XVI secolo, mentre il termine "evangelico" privilegia un riferimento biblico (all'Evangelico), o , anche storico, ma rapportato in spcial modo alla comunità cristiana delle origini; questo termine è preferito dalle denominazioni sorte in seguito ai vari movimento di "Risveglio", soprattutto nei secoli XIX e XX.

I valdesi sono gli eredi di un movimento di riforma sviluppatosi nel nostro paese oltre tre secoli prima di Lutero (allora erano anche chiamati "Poveri di Lombardia").

I metodisti, sorti nell'Inghilterra agli albori del movimento operaio (XVIII secolo) soprattutto come movimento popolare per il rilancio dello studio della Bibbia fuori delle chiese, sono diventati col tempo una delle principali "chiese libere" nel mondo.

Valdesi e metodisti italiani (entrambi si riconoscono come evangelici e protestanti) nel 1979 hanno perfezionato la ro completa integrazione in un unico organismo ecclesiale.

Tra l'altro un caso concreto, questo, di ecumenismo giunto fino all'uinità organica, che é stata possibile grazie ad un rapporto di perfetta pariteticità fra le due chiese.

Spero, con queste note, di essere riuscito a concretizzare le mie intenzioni, volte non già ad una sterile polemica, ma alla conoscenza reciproca e ad un fecondo e fraterno confronto, indispensabile a mio giudizio perché l'ecumenismo non venga mortificato e ridotto a un formale fatto "diplomatico" di vertici, ma al contrario sia messo nelle condizion di esprimere il meglio in fatto di consapevolezza e quindi di testimonianza al mondo.

Sez. Ragionieri I numeri estratti

La sezione E. Ragionieri rende noti i numeri estratti alla festa de runità del 13/6/82.

P prendo n 71, televisore b/n portatile; 2° n. 878 bibieletta; 3° n. 78 canotto con remi; 4' n 166 ferro da stiro; 5" n 550 asciugacapdti.

Premi di consolazione: n. 381, 151, 220, 824, 976, I premi si possono ritirare presentando il biglietto vincente ogni martedì dalle ore 21,15 presso la sezione in via Appennini 99/A.

La droga più diffusa di cui poco si parla

Vittime ne sono in particolare le casalinghe che vengono sempre più emarginate

Molto spesso, parlando di droga se ne dimentica una tanto facilmente accessibile quanto pericolosa: l'alcool.

L'alcool è infatti da considerarsi a tutti gli effetti una droga, produce infatti assuefazione e genera fenomeni di dipendenza psicofisica. Non è inoltre da dimenticare per la massa ingente di persone che coinvolge, si calcola infatti che circa quattro milioni di italiani, appartenenti a tutte le classi sociali, siano schiavi delle bevande alcooliche. Questo dato è tra l'altro paurosamente in aumento, specie fra le donne, l'aumento delle tossicodipendenze da alcool in questa categoria è infatti calcolato intorno al 300%.

In genere la casalinga inizia a bere al mattino, dopo che il marito e i figli sono usciti per il lavoro o per la scuola. È di solito spinta al bere da una necessità di energia per i lavori domestici, in effetti in un primo momento l'alcool dà un po' di energia, ma è solo un'illusione, ben presto si ritroverà a trascinarsi per casa senza alcuna volontà di reagire e con l'angoscia di farsi trovare in simili condizioni dal marito e dai figli.

I familiari hanno spesso reazioni violente, minacciano, accusano, ma nessuno fa nulla per aiutare quest'infelice.

L'alcoolismo è considerato come un vizio non come una malattia come invece è, per cui se un uomo alcoolista è oggetto di derisione e di incomprensioni, ancor peggio è giudicata una donna per la non ancora scomparsa visione della donna 'angelo del focolare", senza difetti possibili.

La casalinga alcoolista è pertanto ancor più emarginata. Anche quando si rivolge al medico al massimo può ottenere un ricovero ospedaliero per una disintossicazione che non risolve assolutamente il problema che è di ordine psicologico.

Un esempio fattivo di come si possa uscire dal tunnel della droga ci giunge dalla lega Alcoolisti Anonimi, costituita in Italia da ormai dieci anni. Questa organizzazione (composta solo da intossicati) ha lo scopo di uscire dal dramma di quello che è definito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità "un'affezione incurabile progressiva mortale". Il successo in questa opera è veramente notevole e si misura nella" ampia percentuale di disintossicati fra gli iscritti alla "A.A.', circa 1'80% degli alcoolisti iscritti a questo gruppo sono infatti riusciti a smettere di bere.

Mauro Sancetti

L'opale è una pietra preziosa pregevole ed è assai nota nelle sue varietà diverse.

Il colore e la trasparenza sono vari e così anche la sua composizione chimica in quanto è molto variabile il contenuto di acqua nel minerale. Infatti l'acqua a seconda degli esemplari varia dall'I al 21%.

L'opale è una sostanza costituita da silice amorfa e come impurità fanno parte il calcio, magnesio, alluminio, ferro e uranio.

Le varietà più pregiate presentano il fenomeno dell'opalescenza e dell'iridescenza, dovuti a giochi di luce che agiscono su sottile fessure interne presenti nel minerale.

Recenti esperimenti, per mezzo di microscopi elettronici, hanno dimostrato che la struttura dell'opale è costituita da ammassi di innumerevoli sferette uniformi di silice amorfa circondate da spazi vuoti, costituendo un reticolo.

La riflessione della luce viene rafforzata da questi spazi causando i brillanti colori che il minerale presenta. Al variare del diametro di queste sferette dipende il colore che viene poi diffratto dall'opale. Microfotografie hanno rivelato che con un diametro maggiore delle sferette si è ottenuto un colore rosso passando poi gradatamente al verde e al violetto.

L'origine dell'opale è secondaria ed è dovuta ad erosione di acque silicifere sia che il minerale si trovi in rocce eruttive o sedimentarie.

L'opale richiede nell'uso grande cura perché facilmente si deteriora; particolarmente influente è la temperatura Che può addirittura modificare il colore.

Anche il contatto con l'acqua o altri liquidi può arrecare gravi danni. Le principali varietà vengono così distinte: Opale Nobile la varietà più apprezzata per il bel gioco di colori che presenta. la colorazione dominante è bianco lattiginoso tendente all'azzurro. I giacimenti

più importanti si trovano in Cecoslovacchia; altri si possono trovare in Messico, Australia, Stati Uniti e Giappone. In gioielleria è tagliata a superficie curva ed ha valore in genere notevole.

Opale Arlecchino È una varietà semitrasparente di opale nobile di colore grigio cupo nelle quali sono stipate piccole macchie colorate che presentano un effetto di irridescenza. È una varietà molto apprezzata in gioielleria.

Opale Butterfly È una varietà rarissima di colore nero e viene definita come la più bella del mondo. La definizione è riferita alla similitudine del colore di alcune farlalle e rivela molti colori tra cui predomina il rosso. Proviene dall'Australia.

Opale di Fuoco Questa varietà che proviene dal Messico è di colore rosso giacinto, giallo rossastro, arancione o rosso vinaceo. Manca in queste pietre il fenomeno di irridescenza e di conseguenza anche i giochi di luce. In gioielleria è molto apprezzata, viene tagliata a superficie curva e, in virtù della sua trasparenza anche a brillante. Il valore è notevole.

Opale Idrofane È una varietà meno importante delle altre ed anche il colore è scadente, va dal bianco torbido al poroso.

Presenta la proprietà di assorbire acqua: in immersione assorbe acqua e diviene trasparente presentando dei bei giochi di luce simile all'opale nobile. Questa trasparenza però è effimera. Tolta dall'acqua ed esposta all'aria, man mano che l'acqua evapora, la pietra torna ad avere opacità e perde l'iridescenza.

Nei vari giacimenti l'opale è accompagnata da altri minerali e particolarmente da marcassite, baritina e Pirite.

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oggi
Alcoolismo

Sistema pensionistico e finanza pubblica

Parlare in questo periodo della riforma previdenziale -che pure é stato dichiarato dal governo come l'obiettivo prioritario dopo la legge finanziariasembra un evento incerto e nebuloso.

Non è possibile cioé riprendere i punti essenziali di questo progetto di riforma, se non si tiene conto dei rapporti politici che insidiano la stessa esistenza di questo governo, che corre ormai il rischio di finire il suo mandato in un vuoto di iniziativa, come sono finiti tutti quelli che lo hanno preceduto.

L'opinione pubblica è da tempo delusa e annoiata delle continue polemiche e tensioni. Soprattutto per la condizione paradossale per cui tutti i leader politici spergiurano di non volere le elezioni anticipate, mentre stiamo invece proprio imboccando questa strada.

Intanto vanno disperse energie preziose che potrebbero venire meglio utilizzate nell'insegnamento

Il problema della "terza età" inizia realisticamente quando si ragiunge l'età di pensionamento, allorquando avviene il fatto traumatico del distacco dal lavoro. È infatti accertato sanitariamente che ciò implica, nei primissimi anni, un totale cambiamento del modo di vivere che può far provocare, specialmente negli uomini, una fine immatura. La "vita media" si è allungata per tutti, ma soprattutto per le donne, e nel prossimo ventennio la percentuale degli anziani rispetto a tutta la popolazione, anche nella nostra zona, aumenterà, per cui è ora di affrontare seriamente questo problema.

Le donne hanno la possibilità di andare in pensione prima, pur vivendo mediamente più a lungo, e ciò potrebbe sembrare un controsenso; il fatto è che le donne fanno generalmente una vita più attiva di quella degli uomini, casa e lavoro, mentre gli uomini sono generalmente abituati a farsi servire e non hanno una vita indipendente: anche qui si tratta di cambiare un certo tipo di mentalità "maschilista"; inoltre hanno dei fattori ormonali che indubbiamente prolungano la loro vita.

Però le donne sono anche le più indifese di fronte al settore del lavoro, ma sanno anche adattarsi ai lavori più umili, cui sono abituate, mentre negli uomini resta generalmente radicato il lavoro cui hanno dedicato tutta la vita , ed indubbiamente sono più favoriti coloro che sanno svolgere lavori manuali od artigianali o di vendita commerciale.

Si tratta pertanto di fare in modo che il distacco dal lavoro avvenga gradatamente per tutti, e la combinazione del "parttime" potrebbe risolvere in parte la situazione. Altre iniziative dovrebbero essere prese per fare in modo che queste esperienze e queste energie ancora vitali non vadano disperse, come quelle dell'insegnamento e della cooperazione nelle scuole, specialmente quelle professionali, che contribuirebbe fra l'altro a risolvere il problema della scuola non solo come acculturamento ma anche come preparazione al lavoro, a risolvere l'attuale problema del distacco tra scuola ed industria e servizi, pur con tutte le riserve del caso, e che alcune iniziative ha già avuto nella nostra zona in questi ultimi armi a livello di genitori.

Le nonne, ed anche i nonni,

sono in questi ultimi anni divenuti gli accuditori dei nipotini, delle donne che lavorano, in quanto i servizi sociali dell'infanzia e della scuola dell'obbligo (il doposcuola)( sono insufficienti sia negli orari nella reale ricerca di soluzione di questo problema, sempre che la futura scuola "a tempo pieno" lo risolva, perché si tratta pur sempre di lasciare dei ragazzi per circa dieci ore in una scuola, ed in un clima come quello dell'Italia settentrionale non è facile effettuare continuamente le attività esterne e sportive. Anche qui il "part time" per la donna lavoratrice potrebbe rappresentare per alcuni una soluzione. Un inciso: il problema del lavoro della donna è divenuto in questi ultimi anni non solo un fattore di affermazione e di liberazione, ma anche e spesso di necessità per risolvere i problemi quotidiani.

Occorre poi fare attenzione anche alla diffusione delle notizie riguardanti la situazione fallimentare dell'I.N.P.S., che è, occorre ribadirlo, un Istituto di Stato, in quanto non sono pochi i casi di morte per infarto tra gli anziani pensionati venutine a conoscenza.

Il vero problema però è quello della solitudine degli anziani che, per motivi di salute o familiari odi mancanza di attività, si rinchiudono in loro stessi e nelle loro delusioni e fanno una vita indipendente e ci tengono a farla, soprattutto le donne sole, perché fortemente attaccate alla casa I problemi della salute e degli anziani dovrebbero essere alleviati dalle future Unità Socio Sanitarie Locali, che troveranno ubicazione anche nella nostra zona, quelli con gli altri familiari, più difficili di quanto non si creda, devono essere risolti in un clima di maggior umanità e comprensione da parte delle nuove generazioni nei confronti dei loro padri e nonni, perché alla loro età aspiriamo di arrivarci tutti, ma anche di una maggior flessibilità da parte degli anziani, che non devono imporre le loro idee. Anche certe situazioni di incomprensione e di incomunicabilità del tipo della "Cantatrice calva" di Jonesco possono essere superate con un sorriso interiore, di cui abbiamo tanto bisogno nella nostra vita, allorquando runità familiare declina.

Il secondo motivo di riflessione - prima di affrontare il tema "pensioni" - è dato dal fatto che esistono grossi nodi irrisolti sul piano economico e per i contratti di lavoro. I problemi sono grossi e maledettamente intersecati; questa è la verità.

Nei periodi di grandi crisi in una società e nel confronto fra le parti, non esiste la soluzione finale dei vincitori e dei vinti. Viviamo una fase storica di grandi mutamenti tecnologici e produttivi, mentre nel contempo crescono i bisogni e le attese sociali. In questo Paese, in oltre 35 anni, non si è mai riuscito a programmare una politica di piano e di sviluppo che, partendo dalle risorse in atto, fosse in grado da un lato di attuare gli investimenti produttivi e dall'altro lato di destinare una quota di bilancio per i consumi sociali. È chiaro che se non si arriva al consenso fra le parti e le varie componenti per trovare il punto di intesa con un grande accordo, il nostro sistema degenera rapidamente nella corsa sfrenata degli egoismi corporativi. Oggi c'é chi riceve troppo e chi non paga. Si vuol far credere che l'inflazione si è "raffreddata" o addirittura diminuita. Non è vero. L'inflazione viene occultata in tanti modi. È tenuta artificialmente a freno quando per decreto si bloccano i rincari delle tariffe pubbliche e dei prezzi amministrati, con il rischio che questi nodi esplodano. C'è inflazione dietro i disavanzi della bilancia dei pagamenti con l'estero, quando questi continuano ad aumentare per anni; questo significa che viviamo molto al di sopra delle nostre possibilità. E non è forse una forma di inflazione il fatto

che la Riforma Sanitaria è partita all'inizio con un costo moderato, per aumentarlo poi in modo crescente, con il risultato che ci ritroviamo?

Nodo anomalo e intricato

Il sistema pensionisticocome la sanità - così come è congegnato oggi, rappresenta una vera e propria mina vagante per l'economia. Il disavanzo pubblico in quest'anno si stà avvicinando ai 60mila miliardi e una parte notevole di questo è dato dal costo delle pensioni nel suo complesso. Immaginiamo che ogni famiglia quest'anno spenda 4 milioni di troppo, senza saperlo. Non è che la spesa sia eccessiva per l'entità della cifra; lo è invece in rapporto alle entrate. La più grossa e assurda mistificazione è data dal fatto che nel costo complessivo del sistema previdenziale c'é la parte di diritto (con i contributi realmente sudati e pagati) e c'é una parte più grossa e preponderante che é pura assistenza. come mettere in un pentolone per saziare una famiglia numerosa, assieme a elementi nutritivi (diciamo carne e verdure) altri componenti che non lo sono affatto (diciamo gramigna e altre erbe curative) e che hanno un'altra funzione.

Finché non si taglierà questo nodo anomalo e intricato fra previdenza e assistenzan, separando quest'ultimo settore per collocarlo in un altro settore di sicurezza sociale, saranno sempre inevitabili i campanelli d'allarme tipo quelli lanciati dal Presidente dell'INPS Ravenna e cioé che a scadenza ravvicinata non ci saranno più i fondi per pagare le pensioni. Sembra di essere in un paese del Sud America.

E veniamo a questo proposito alla questione di assoluta emergenza: la governabilità e l'efficienza del sistema istituzionale. Noi viviamo in un sistema dove governare diventa impossibile. Nel 1948 per avere il finanziamento di una fognatura ci volevano due giorni o due settimane; oggi non basta un anno. La Legge Finanziaria, che é lo strumento essenziale per l'economia, è stata varata sette mesi dopo la presentazione al Parlamento. I governi passano, i ministri si alternano con disinvoltura da un dicastero all'altro; e questa è l'acqua che passa, mentre il ponte che è rappresentato dall'eterna burocrazia è sempre lì inamovibile. I

ministri in carica, di una delle più larghe maggioranze di governo che si siano costituite in Italia, ripetono almeno una volta alla settimana che il pentapartito non ha alternative, per poi aggiungere che così non è più possibile andare avanti. Ma è inutile lamentarsi della scarsa governabilità quando non si riesce a provvedere in merito.

L'ultimo grosso handicap che vorrei rilevare è dato dal ministro del lavoro Di Giesi, che purtroppo regge anche la Previdenza Sociale. In meno di 3 anni ha cambiato 3 ministeri: prima la Cassa per il mezzogiorno, poi le Poste, infine il Lavoro. La ,/era sfortuna è che manca al Ministero del Lavoro un punto di riferimento valido e queto porta inevitabilmente a fare raffronti con il precedente ministro del lavoro, Vincenzo Scotti e con altri che sapevano fare mediazioni autorevoli.

Importante atto di giustizia

L'Italia può vantare di avere il record della incongruenza per il suo sistema previdenziale e pensionistico, che non ha riscontro negli altri modelli europei. Esso si è realizzato nel corso di un lungo arco di tempo con differenze anche notevoli di trattamento, ritagliato su specifiche categorie e su zone ecc/t nomiche del Paese, depresse o sottosviluppate, soprattutto nel Meridione.

Il quadro di riforma che rivendichiamo e che và presentato in parlamento, rappresenta un importante atto di giustizia sociale. Ma non bisogna mai ignorare che le diversificazioni economiche delle pensioni sono la proiezione di quelle retributive e della famosa "giungla" accertata da anni. La nuova faccia che intendiamo dare al sistema pensionistico non è pertanto punitivo ma tende a correggere gradualmente abusi e privilegi che solo una logica corporativa dei diversi gruppi sociali aveva imposto nel passato.

La scelta politica reale che questo governo in carica - o un nuovo esecutivo che dovesse succedergli in caso di crisi - è appunto quella di risolvere il conflitto evidente fra dialettica sociale e dialettica politica, con un atto legislativo definito. la crisi della finanza pubblica non permette più di accontentare tutti e tutte le richieste. Per uscirne non c'é che una strada: quella di ricondurre a unità e a

ragioni "politiche" le varie spinte dei gruppi e delle categorie.

Soggetto pensionato e soggetto produttivo

Ma per uscirne va attuata la decisione politica del governo di aggredire realmente la grande area dell'evasione fiscale.

I dati più recenti denunziano ancora una volta che a pagare le tasse fino all'ultima lira sono gli operai, gli impiegati ed i pensionati, quali lavoratori dipendenti a reddito fisso. A loro confronto tutta l'area dei bottegai e dei professionisti sono dei nullatenenti.

Nei due comportamenti sociali c'é tutto lo squilibrio del prezzo pagato alla collettività. Gli esercenti ed i commercianti hanno accumulato un reddito al di sopra dell'inflazione. Anche loro godranno di un sussidio di pensione. In un futuro non remoto, ma molto ravvicinato, in Italia ci sarà un soggetto pensionato contro un soggetto produttivo. In ogni società industrializzata, sia essa dell'Est o dell'Occidente, non esistono le formule magiche o miracolistiche per moltiplicare i famosi pani e pesci. Ogni politica sociale ha un costo molto elevato per la collettività. la leva fiscale è l'unico strumento di entrate per lo Stato, ma è evidente che la sua pressione non si può spingere oltre certi limiti tollerabili.

Il nostro vero problema è quello di spostare l'asse dell'incidenza tributaria, detassando con misure graduali i redditi più bassi soprattutto dei pensionati e imponendo misure fiscali progressive su quelli medioalti ed alti.

Nella vasta area dell'evasione fiscale le stime più attendibili indicano in 30mila miliardi il mancato recupero di entrate. I progetti per colpire la frode fiscale sono molti, ma vengono immancabilmente bloccati. Il disegno di legge sulla ristrutturazione dell'amministrazione finanziaria - uno strumento di grande importanza - che era stato proposto dal ministro Reviglio, è stato approvato unicamente dal Senato nello scorso novembre.

È evidente che per i maggiori partiti che reggono la maggioranza governativa uscire allo scoperto e calare il proprio impegno nella questione dell'evasione fiscale può significare anche sfidare rimpopolarità elettorale di certi ceti e categorie. Ma sono prezzi che vanno pagati, se alle parole vogliamo far seguire atti concreti.

I problemi della terza età
Il vero problema è la solitudine
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Situazione difficile ed intricata a fronte di grandi mutamenti tecnologici e sociali

Concluso al Gallaratese il quadrangolare di nuoto Anche nella crisi un'azienda che tira

Cat. B Femminile Mt. 50 Rana: 1" Anfuso Stefania Quadrifoglio 51.00, 2" Russo Rosa Limito 1.13.50.

Cat. B Maschile Mt. 50 Rana:

1" Chirico Alessandro Quadrifoglio 42.70, 2° Garlasché Maro Quadrifoglio 47.30, 3° Lesmo Claudio Limito 50.90.

Cat. A Femm. Mt. 50 Rana: l" Garlasché Silvia Quadrifoglio 44.60, 2° Calvo Barbara S. Leonarso 48.40, 3° Pisani Stefania Quadrifoglio 49.90.

Cat. A Maschile Mt. 50 Rana:

1° Moretti Augusto Quadrifoglio 42,60, 2° Strepponi Ivan Limito 44.10, 3° Campus Franco Quadrifoglio 44.70.

Cat. A Ragazzi Mt. 50 Rana:

Il 6 giugno nel Centro Scolastico ONNICOMPRENSIVO di via Trenno n. 49, si è concluso il quadrangolare di nuoto, con una spettacolare finalissima.

Questa quarta edizione, organizzata in due fasi, ha soddisfatto non solo i ragazzi e gli organizzatori, ma tutto il pubblico presente che con scroscianti applausi salutava i ragazzi che si esibivano nelle quattro specialità.

Nella prima fase si sono esibiti tutti i ragazzi in un solo stile, ricevendo al termine di essa, una medaglia ricordo del Circolo G. Trevisani.

Nella seconda fase "finalissima" si sono esibiti tutti quei ragazzi che, nell'arco dei quattro mesi, hanno riportato i tempi migliori, confermando abbondantemente le previsioni fatte e pubblicate su Milano 19 nei numeri precedenti.

I primi tre classificati, oltre alla medaglia, hanno ricevuto un piccolo trofeo in ricordo del quadrangolare di nuoto organizzato dal Circolo A. R.C.I. U.I.S. P. G. Trevisani, dalla Polis. S. Leonardo, dall'A.I.C.S. Limito, dal centro nuoto "Quadrifoglio".

Nel ringraziare tutti: Geniton, organizzatori e ragazzi, ci auguriamo, che nel prossimo anno sportivo 1982-1983 si possa inserire questi ragazzi in un discorso diverso, dando ad essi la possibilità di acquisire esperienze maggiori nella tecnica natatoria, non solo nell'ambito della propria organizzazione, ma contrattando e comunicando con ragazzi di altre esperienze ed organizzazioni diverse.

Questi i risultati della finalissima:

Cat. C Femm. Mt. 25 Dorso: 1"

Carabolante Paola Quadrifoglio 24.00, 2" Terni Sonia Limito 27.60, 3" Ravizza Roberta Trevisani 31.90.

Cat. C Maschile Mt. 25 Dorso:

I" Minelli Wainer Quadrifoglio 25.20, 2" Franculli Alessandro Trevisani 25.70, 3° Cellemare Diego S. Leonardo 28.00.

Cat. B Femminile Mt. 50 Dor-

so: I" Tatti Paola Limito 46.30,

2" Paradisi Silvia S. Leonardo

47.30, 3° Di Terlizzi Daniela S. Leonardo 1.02.00

Cat. B Maschile Mt. 50 Dorso:

1" Minelli Luca Quadrifoglio

46.20, 2° Scarponi Piergiorgio Trevisani 49.40, 3° Ferraioli Manlio S. Leonardo 52.20.

Cat. A Femm. Mt. 50 Dorso:

I° Garofalo Raffaella S. Leonardo 53.50.

Cat. I Maschile Mt. 50 Dorso:

1° Cosci Cristiano Quadrifoglio 41.40, 2° Lavore Luciano Limito 44.60, 3' Morganti Gianluca Quadrifoglio 52.50.

Cat. Ragazze Mt. 50 Dorso: l' Vanini Raffaella Quadrifoglio

40.30, 2° Chioccola Francesca S. Leonardo 42.30, 3° Doveri Monica S. Leonardo 48.00.

Cat. Ragazzi Mt. 50 Dorso: 1" Cosci Marco Quadrifoglio

37.60, 2" Borelli Roberto Trevisani 39.60, 3" Carabolante Aldo Quadrifoglio 40.20.

Cat. C Femminile Mt. 25 Ra-

na: 1" Chirico Francesca Quadrifoglio 25.00, 2" Sassi Marzia Quadrifoglio 27.00, 3° Carella Francesca Quadrifoglio 27.40.

Cat. C Maschile Mt. 25 Rana:

1° Maggi Paolo S. Leonardo 27.00, 2° Merlini David Trevisani 28.00, 3° Carnevale Giulio Quadrifoglio 31.10.

Potete telefonarci quando volete

Al fine di dare maggiori possibilità ai nostri lettori ed a tutti gli abitanti della zona di mettersi in contatto con noi abbiamo provveduto a dotare la nostra redazione di una segreteria telefonica in funzione 24 ore su 24 tutti i giorni.

Chiunque volesse quindi farci pervenire qualche sua comunicazione ci potrà telefonare in qualsiasi ora del giorno (o della notte) precisandoci chi parla e lasciandoci il suo messaggio, che verrà registrato.

Ricordiamo che il nostro numero telefonico è 3539458 e che chiunque volesse venirci a trovare potrà sempre trovarci in redazione ogni mercoledì dalle 21 in poi.

1"P Alipranti Francesco Limito 38.20, 2° Madonini Pierluigi Quadrifoglio 41.30, 3° Caraborante Aldo Quadrifoglio 43.50.

Cat. C Femm. Mt. 25 S.L.: 10 Pantaleoni Laura Quadrifoglio

16.90, 2° Carelli Francesca Quadrifoglio 21.70, 3° Terni Sonia Limito 24.50.

Cat. C Maschile Mt. 25 S.L.: l° Ferraioli Borerto S. Leonardo

19.70, 2° Cavalieri Riccardo Quadrifoglio 20.10, 3" Narra

Nicola 21.00

Cat. B Femm. Mt. 50 S.L.: 1° Facchini Elena Quadrifoglio

38.60, 2° Paradisi Silvia S. Leonardo 41.00

Cat. B Maschile Mt. 50 S.L.: 1° Salvago Alberto Quadrifoglio

38.8, 2° Strepponi Eros Limito

40.20, 3° Lombardi Rosario Trevisani 42.20.

Cat. A Femm. Mt. 50 S.L.: l" Rebuscini Daniela Quadrifoglio 35.90, 2° Carapezzi Isabella Limito 39.90, 3° Garofalo Raffaella S. Leonardo 46.50.

Cat. A Maschile Mt. 50 S.L.: I ° Moretti Augusto Quadrifoglio

33.60, 2° Campus Franco Quadrifoglio 33.70, 3° Facci Andrea Tresivani 34.00.

Cat. Ragazze Mt. 50 S.L.: 1° Vanini Raffaella Quadrifoglio

34.40, 2° Pilan Patrizia Limito

36.90,. 3° Paradisi Daniela S. Leonardo 37.80.

Cat. Ragazzi Mt. 50 S.L.: Carella Giovanni Quadrifoglio

29.90, 2° Alipranti Francesco Limito 30.70, 3° Borelli Roberto Tresivani 34,90.

Cat. C Femm. Mt. 25 Delfino:

1° Pantaleoni Laura Quadrifoglio 20.20, 2° Chirico Francesca Quadrifoglio 25.60, 3° Sassi Laura Quadrifoglio 31.20.

Cat. C Maschie Mt. 25 Delfino: 1° Cavalieri Riccardo Quadrifoglio 23.30, 2° Minelli Wainer Quadrifoglio 30.60, 3" carnevale Giulio Quadrifoglio 35.00.

Cat. B Femm. Mt. 50 Delfino: I° Anfuso Stefania Quadrifoglio 49.80, 2° Facchini Elena Quadrifoglio 50.20, 3° Pisani Stefania Quadrifoglio 55.20.

Cat. B maschile Mt. 50 Delfino:

I° Minelli Luca Quadrifoglio 45.10, 2° Chirico Alessandro Quadrifoglio 47.70, 3° Garlasché Marco Quadrifoglio 48.30.

Cat. A Femm. Mt. 50 Delfino:

l° Vanini Raffaella Quadrifoglio 38.90, 2° Rebuscini Daniela Quadrifoglio 44,20, 3° Carapezzi Isabella Limito 49.30.

Cat. A Maschile Mt. 50 Delfino: 1° Moretti Augusto Quadrifoglio 38.00, 2° Campus Franco Quadrifoglio 38.50, 3° Facchini Andrea Quadrifoglio 40.20.

Cat. Ragazze/I Mt. 50 Delfino:

1° Madonini Pieluigi Quadrifoglio 34.70, 2° Caraborante Aldo Quadrifoglio 40.50, 3° Alipranti Francesco Limito 41.00.

Autunno del 68: tempi caldi, ricchi di umori di rinnovamento. Alla mia prima nomina titolare di sezione entro nella Civica Scuola Materna di via Ojetti e mi accorgo di una realtà che al primo impatto mi spaventa. La scuola non c'é, la costruiranno ma per ora siamo ospiti della Scuola Media Casati (aule e spazi inadeguati), il materiale didattico non c'é (arriverà a fine anno), in compenso i bambini ci sono e sono tanti, solo nella mia sezione ho 63 iscritti (non ho sedie per tutti) fra i tre e i cinque anni. Le liste di attesa, le pressioni dei genitori ... la Scuola Materna è una conquista sociale che non si può e non si deve disattendere, ma noi materialmente non riusciamo ad accogliere più bambini di cos. Al ricordo della fatica e a volte anche del panico relativi a quei giorni si associa però e soprattutto anche quello di un grande entusiasmo. Ci si rimbocca le maniche e sull'onda della fantasia, della disponibilità e della buona volontà si cerca di far scuola al meglio, di programmare, di fare, di sperimentare, coinvolgendo nel discorso le famiglie anche se non si parla ancora di gestione sociale. Parallelamente si porta avanti la lotta perché la situazione migliori e ci consenta le condizioni indispensabili per un lavoro

migliore . Primavera dell'82: tempi di recessione carichi di malumore.

Alla mia prima nomina Dirigente di Circolo delle Materne Betti-Cilea entro in queste scuole dove la frequenza dei bambini è molto calata, gli ambienti sono ben strutturati, il materiale non manca e vi si svolge un lavoro più sereno e fruttuoso.

Ma all'atto delle nuove iscrizioni si attende invano un buon flusso di nuovi bambini per cui si paventa la chiusura di sezioni con conseguente smembramento delle classi e di Circoli Didattici.

Diversa situazione, diverse difficoltà, ma la cosa che ritrovo comune a tanti anni fa sia in me stessa che nelle Educatrici è ancora l'entusiasmo per i bambini e per la scuola che si vuol fare andare avanti con un discorso che oggi più di allora può avere contenuti di qualità.

Ci sono stati quindi enormi cambiamenti in così breve tempo nella Scuola Materna della Zona 19 (in particolare del Gallaratese) dovuti a problemi demografici e di scarsa mobilità degli insediamenti in quartiere. Gli stessi bambini che gonfiavano le aule della Materna, ora fanno scoppiare le scuole superiori e le allora indispensabili strutture ora vengono ripensate in termini di nuovi bisogni so-

Materna di via Betti

Troppitrenta per classe

L'Assemblea dei genitori della Scuola Materna di via Betti ha presentato al Consiglio di Zona una denuncia alla chiusura di alcune sezioni per l'anno scolastico 1982-83 in seguito alla diminuzione di iscrizioni nelle scuole materne che si sta verificando nel quartiere.

Questa decisione - è scritto nella denuncia -non tiene minimamente conto di quali sforzi siano stati fatti in passato e nel presente per poter effettuare un discorso educativo di carattere sperimentale, con relativa programmazione, attuabile solo mantenendo un numero di bambini non superiore ai 20-25 per classe.

Con la decisione di chiudere alcune sezioni e di "smistare" i bambini eccedenti nelle altre si verrebbero a formare delle sezioni con un numero di bambini troppo elevato (30 bambini con l'inserimento di portatori di handicap) - si legge ancora nella denuncia - non solo per un progetto di sperimentazione, ma anche per una gestione.

Pertanto l'Assemblea dei genitori invita il Consiglio di Zona e far si che l'Assessorato riveda e modifichi le sue decisioni, ribadendo che "le scelte operate dell'Assessorato Educazione, considerando i bambini come semplice problema numerico, tendono a boicottare nuove scelte educative ed itinerari didattici più vicini ai bambini stessi".

Tenendo conto che il problema coinvolge l'intera zona 19, l'Assemblea fa quindi appello al Consiglio di Zona ed alle forze politiche in esso rappresentate affinché facciano proprio il problema di fornire ai cittadini un servizio qualificato e realmente educativo.

ciali (la riforma medico-sanitaria, gli anziani, gli handicappati).

Ma al di là di verificare una situazione di fatto alla quale non si può rispondere se non con una diversa programmazione della quale non mi sento competente, vorrei attirare l'attenzione sul fatto che la Scuola materna oggi come ieri, anche se in diverse condizioni oggettive di lavoro, può considerarsi una scuola valida ed in attivo. Avendola vissuta e continuandola a vivere in prima persona, crede di poter affermare che la Scuola Materna milanese si distingue per essere una scuola in cammino, attenta cioè ai processi di rinnovamento della società e ai bisogni della utenza sia come intervento sui bambini che come intervento indiretto sul territorio in cui è chiamata ad operare.

Quello che la distingue infatti è l'attenzione costante alla rea tà individuale di ciascun bambino ed il colloquio sempre aperto con la famiglia, elementi questi che le impediscono di essere un interlocutore avulso dalla realtà in cui vive e di corrispondere alle aspettative di cui le si fa carico nella maniera più giusta e più vivace possibile. Ecco che il calo demografico dei bambini non può che essere una molla incentiva ad un miglior lavoro in piccoli gruppi dove sempre più si potranno privilegiare le sperimentazioni attive.

Certo non voglio dare un quadro troppo roseo perché tante cose sono da migliorare all'interno dell'organizzazione scolastica, (per esempio avere la sostituzione dell'organico assente per vari motivi, la programmazione dell'aggiornamento dei docenti più aderente alle richieste della base, un'abitudine a una più sistematica documentazione scritta di programmi e verifiche, una configurazione pedagogica più precisa e globale della scuola materna milanese, ecc.), ma un fatto è certo e consolante: oggi la nostra scuola materna è una scuola viva. Ludovica Pepe Diaz

Spaio giovani Che caldo ragazzi!!!

Eh, si, il caldo fa indubbiamente male. Ha fatto male agli italiani affacciati per un mese ai loro televisori a fingersi divi, a nascondere le loro piccolezze dietro i campioni del calcio. Ha fatto male a Spadolini, convinto di essere (sic!) la reincarnazione di Garibaldi. Ha fatto male alla signora Thatcher che ha deciso di farsi una partita a "Risiko" nelle Falkland. Ha fatto male (ma forse non c'era bisogno a Craxi che ha deciso che nella giunta di Roma non fosse giusto che il Pci con il triplo dei voti del suo partito avesse un assessore in più dei socialisti. Non avremmo mai pensato però, che avrebbe potuto far male anche a coloro a cui affidiamo i nostri figli per farne degli esseri migliori.

Sono ormai risaputi i dati delle bocciature nelle scuole milanesi e si possono già stilare bilanci definitivi.

Prendendo una scuola a caso (Istituto TecnicoCommerciale di Trenno) si nota che la metà degli alunni sono stati bocciati o rimandati. È il preannuncio di scrutini condotti con una durezza inusitata? Temiamo di sì. È la risposta di una scuola che, priva di strumenti di orientamento per il ragazzo e la sua famiglia, sceglie la strada più facile per superare la contraddizione: eliminare. In questo clima che sembra farsi pesante, si inserisce poi l'agitazione - duramente criticata dai sindacati confederali - di un gruppo di precari aderenti ad un "coordinamento lavoratori della scuola" autonomo. Finora hanno rimandato esami su esami. contenti di essere riusciti nel loro olo scopo, quello di aver fatto approvare al governo un provvedimento che permette di sostituire i lavoratori in sciopero. t.g.

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milano 19 - pagina 12 luglio-agosto 1982
SCUOLA MATERNA

Il tempo delle vacanze è giunto, Mare, montagna, lago, campagna, chi appena può lascia la città, le ansie, il lavoro per immergersi in ambienti diversi più distensivi e di vario interesse. Molti di noi hanno scelto la riviera ligure di ponente. E qui c'è il gancio con lo "Stradario": nella zona 19, state a sentire, ci sono via Arenzano, Finale Ligure, Pietra Ligure, Albenga, Laigueglia, Andora, Diano marina. Sette cittadine della Liguria che ci hanno ospitato chissà quante volte e che ci ospiteranno ancora.

Escluso Andora, tutte le altre sono situate sulla costa e attraversate dalla Strada Statale n. l, la romana via Aurelia che parte da Roma e conteggiando l'Italia sul mar Tirreno e poi sul mar Ligure arriva fino ai Balzi di Ventimiglia, al confine con la Francia, Percorriamo allora insieme l'Aurelia, da Genova verso ovest, per incontrarle nel loro ambiente.

Innanzitutto bisogna sottolineare che il grande traffico automobilistico non attraversa più queste cittadine perché convogliate sulla autostrada dei "Fiori" che corre a mezza amtezza sui colli sovrastanti la costa. Le comunicazioni locali di scambio commerciale e di turismo ne hanno tratto un grande vantaggio, dando notevole impulso a questi luoghi.

Arenzano (GE)

CAP 16011 - prefisso 0109200 abitanti circa.

Si affaccia sul mare quasi al centro di una grande insenatura. Attrezzata ottimamente per il turismo, è nota anche per la fabbricazione di chiatte. Meta di pellegrinaggio è il Santuario del Santo Bambino di Praga.

Arenzano è sovrastata dalla splendida pineta della Colletta, della anche di Arenzano. Questa pineta, formata da splendidi esemplari di pini italici e mediterranei, contiene alcuni esemplari di pini loricati. t questa una passeggiata d'obbligo, non solo per gli alberi, ma per il meraviglioso spettacolo che l'occhio può godere da lassù. famosi sono pure gli uliveti di Terra Rossa.

Finale Ligure (SV)

CAP 17024 - prefisso 01912000 abitanti circa. Località di vacanze scelte in maggior parte da torinesi e milanesi, come d'altronde tutta la riviera di ponente. Attrezzatissima per ospitare turisti ad ogni livello. Al riparo della Capra Zoppa, enorme spuntone di montagna che si protende in mare, e dal quale si ricavano ancor oggi enormi quantità di materiali per costruzioni. Finale ha un ottimo clima invernale. La cittadina è costituita da Final Marina, Varigotti, Final Pia e, il centro posto nell'interno, Final Borgo sulla confluenza dei torrenti Aquila e Pora.

Il territorio dr Finale fece parte del Marchesato di Savona fino al XII sec., quando si formò il marchesato di Finale sotto i Del Carretto che tennero duro contro Genova fino al 1449 e dalla quale fu incorporata. Questo territorio fu venduto poi alla Spagna e poi di nuovo a Genova, poi ancora al Piemonte e poi ancora a Genova.

Nei dintorni di Finale, numerose grotte, tra cui quella delle Fate e la celebre caverna delle Arene candide, con reperti che vanno dal paleolitico al

Lo stradario 1 9

Le vie delle vacanze

un turismo a livello di redditi più elevati. Ha in comune con tutti i paesi della costa una notevole attività di pesca.

Andora (SV)

CAP 17020 - prefisso 0182 -4700 abitanti circa.

Comune sparso nella bassa valle del torrente Merula, dalla riva del mare (Marina di Andora) verso l'interno per sei chilometri, fino a 700 metri di altezza. I suoi insediamenti sono raccolti tra Capo Mele e Capo Cervo. Stazione balneare e centro di villeggiatura a dimensione di uomo. Nel territorio sono coltivati agrumi e olive.

Diano Marina (IM)

CAP 18013 - prefisso 0183 -6000 abitanti circa.

Lo scaffale di milano 19

Una donna così

Le confessioni-constatazioni-denunce di Litta Giulivi Pellegrini - Umbria Editrice Perugia - Collana Poeti

te il dono di sé si ritrova sola.

tempo romano e bizantino. Interessanti i resti di una pieve del VI, VIII e XII sec. a Final marina, l'Abbazia col duecentesco campanile a Final Pia, la Torre del Diamante di Castel Gavone del XV sec. Finale è anche sede di industrie meccaniche e aeronautiche.

Pietra Ligure (SV) CAP 17027, prefisso 019, 7000 ab. circa. Cittadina industriosa, sulla foce del torrente Moremola. Cantieri navali per piccolo e medio tonnellaggio, ortaggi, vino. Stazione balneare e climatica, è sede del grande ospedale e convalescenziario Santa Corona. Borgo fortificato in epoca romana, passò dai Longobardi ai Franchi e poi ai Vescovi di Albenga. Di origine medievale, sono il castello (costruito su una roccia) e il palazzo Leale Franchelli.

Albenga (SV) CAP 17031 - prefisso 018217000 abitanti circa. Situata al centro della piana del fiume Centa. Notevoli coltivazioni di olive e di ortaggi (in particolare asparagi) di cui ha un attivo mercato, sviluppata

industria olearia e suoi derivati. 11 porto, cui Albenga dovette le sue fortune in tempi passati, ha perduto la sua importanza, causa l'interramento dovuto dall'apporto di detriti del fiume.

L'antico splendore si nota ancora in molti edifici del centro: il Battistero del V sec. a pianta ottagonale, la Cattedrale del X sec., le chiese di Santa Maria Fontibus e di San Fedele. da visitare è il museo Ingauno di arte locale.

Fondata da alcuni Ingauni, fu conquistata dai Romani. Più volte distrutta dai Saraceni, e dai barbari, fu sempre ricostruita. Vanta essere stata uno dei primi Comuni liberi della Liguria e lottò a lungo prima di cedere nel 1250 alla Repubblica di Genova a cui si ribellò dopo quattro secoli. La sua storia finisce con il dominio dei Savoia.

Laigueglia (SV)

CAP 17020 - prefisso 0182 -2400 abitanti circa.

Si bagna sul ligure a nord di Capo Mele. Centro balneare e climatico, come tutti questi paesi della costa, assai riparati d'inverno. Turismo e soggiorni abbastanza popolari, anche se é presente il tentativo di ospitare.

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Ricostruita interamente dopo il terremoto del 1887, si affaccia sul mare, tra Capo Cervo e Capo Berta, sulla foce del torrente San Pietro. Mercato agricolo per olio, vino, primizie, fiori e miele. Frequentata stazione balneare e climatica, è nota per la mostra mercato venatoria che si tiene ogni anno in settembre.

Il borgo è l'antico Lucus Bormani dei Romani e, nel medioevo, feudo dei Marchesi di Clavesana che lo cedettero alla Repubblica di Genova nel 1228.

Termina così la nostra gita in Liguria, ritorniamo in zona 19 per visitare nel loro ambiente le vie che portano questi nomi. Chi da Piazzale Lotto imbocca via Diomede, che costeggia a nord l'ippodromo, non può non notare un notevole numero di vie sulla destra che portano tutte nomi geografici di luoghi minori.

Dall'ottava alla tredicesima, troviamo nell'ordine via Arenzano, Andora, Finale Ligure, Pietra Ligure, Diano Marina, Laigueglia. In compagnia di altre otto vie parallele, tra le quali via Pogatshing, sede del Consiglio di Zona 19, formano il confine sud del QT8.

E bene ha fatto l'urbanistica a situarle tutte insieme queste cittadine nel rispetto non solo geografico ma anche umano del loro territorio.

Zona esclusivamente residenziale, formata da villette di vario tipo di piccole dimensioni, con un fazzoletto di giardino ed ognuna una propria personalità. le une strette alle altre, ricordano un gregge che trova forza nell'unità della vicinanza.

Occupiamoci ancora un momento di Via Albenga. la troviamo al di là degli impianti sportivi di San Siro, come traversa di via San Giusto.

Anche qui villette e condomini popolari. Entrando sulla destra un notevole insediamento sociale: il consultorio di zona, uno dei più attivi di Milano, la biblioteca civica di zona ed una scuola materna formano un centro di attività del quartiere, da sottolineare.

In nessuna di tutte queste vie troviamo negozi o insediamenti artigiani. caratteristica comune è il fatto che sono vie usate esclusivamente da chi vi abita, non essendo di passaggio.

Ed ora un augurio di buone vacanze a tutti ed un pensiero di solidarietà, di speranza e di affetto a tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito e non godranno queste vacanze estive, come la maggior parte di noi.

G.C.

Nell'Almanacco Umbro 1981 curato da Antonio Carlo Ponti e Carlo Guerrini, scoviamo tra una quarantina di autori il nome di Litta Giulivi Pellegrini, poetessa tosco-umbra, che ci sciorina davanti agli occhi, anzi ci spara in faccia, una serie di confessioni-contestazioni-denunce vestite di parole lineari, dal significato lampante. Parole esatte, senza alcun orpello o fronzolo letterario, senza schermo protettivo né per il pudore di chi le dice, né per la sensibilità di chi le ascolta. pane al pane, vita alla vita, dolore al dolore. Sono poesie "sparate", ancor più che "esplose". Pam, pam, pam. Avrà preso bene la mira, l'autrice, o per ora le basta mandar fuori, espellere ciò che guasta?

E cosa mai può guastare e farla tanto soffrire, nella sua vita di donna, che secondo la nota biografica dovrebbe essere completa e realizzata, se a un certo momento essa sente il bisogno di dire: - impunemente/mi corrodi i giorni/con astute dimenticanze/ li annulli/ con un accavallarsi di improrogabili impegni/ Mi parli con astio' o peggio/ con indifferenza/ concludendo con un "tesoro"/ che trasuda zolfo e veleno/ Mi metti a disagio/ sottolineando/ che molte chances/ mi sono pervenute/ dal fatto di esser donna/ Mi prevarichi/ travolgendo le mie intenzioni/ falsando le mie idee/ togliendomi la parola/ Contro le crudeltà segrete,' non esiste/ procedimento legale - (pag. 105). Oppure, a pag. 106, in "Voce di molti": - Trovassi forza una volta/ io così presa/ dai miei personali diluvi/ per alzarmi e parlare/ tra la gente trovassi voce per il grande sconforto / che mi possiede/ constatando/ come ci geme intorno/ la vita/ trovassi parole/ per commentare i la libertà trascurata/ la dignità calpestata dal nostro infischiarcene/ quotidiano/ dal nostro reagire inconsulto! Potessi parlare/ di crudeltà senza piangere/ per cancellarla/ di onestà senza ridere/ per cercarla/ di fede senza pregare/ per ritrovarla / sarei voce di molti / in un grido.

Da queste ripetute crudeltà si cerca pur sempre una "Liberazione" (pag. 107) ma intanto sentiamo vibrare note di dolore che tristemente riconosciamo:. Spezzatemi i nervi / chiamando urlando reclamando/ imprecando/ in me/ c'é qualcosa che va/ Va/ sotto forma di luce/ Io la raggiungo, in quel mondo diverso/ un momento al giorno/ quando/ piegata alla pena/ l'accetto come una sfida; e mi ritrovo/ io/ donna/ una creatura.

Troviamo in questi versi oceani di incomprensione, tra persone vicine e legate, legate da tante valide cose, eppure...

Vi è un interlocutore che è, con soddisfazione, maschio, e una interlocutrice che è, dolentemente, femmina, e nonostan-

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L'incomprensione dunque è alla base di tanta umana convivenza, oggi come ieri e come. purtroppo forse anche domani? E fino a quando?

Le confidenze della Giulivi Pellegrini nell'Almanacco Umbro si chiudono con parole di ripresa (pag. 110): - Questo mio quoditiano morire/ perde a volta/ anche il senso/ della fine/ Ruotano i giorni vuoti/ in un vortice assurdo/ manovrato/ dal tuo egoismo/ Amarti è stato/ in fondo / un consapevole gesto/ di autodistruzione/ Da domani/ comincio,' a ricostruire. -

Noi vogliamo saperne di più sul conto di questa poetessa, anche perché ci sembra donna che soffre in prima persona le antiche parole della Genesi: "Verso l'uomo andrà il tuo istinto, ma egli ti dominerà", parole che nei secoli devono aver suscitato amarezza alle orecchie femminili più attente. Ma poichè qui si vuole seguire il nesso del discorso atteserisultati, possibilità-realtà, come vengono condotte dall'esacerbata sincerità poetica della pellegrini, ci procuriamo il suo primo (per ora) volume di versi, intitolato "Una donna così". È una breve raccolta del 1978 curata dalla Umbria Editrice di Perugia, per la Collana Poeti, n. 22, volume che ha vinto il Premio Pascoli nel 1979. Lo apriamo con la segreta speranza di ritrovarvi la stessa carica, la stessa decisione, le stesse sferzate all'acquiscente ipocrisia su cui poggiano troppi rapporti uomo-donna. In effetti, nessuna tiepidezza, nessun sottinteso, nessun velario sulla sostanza delle situazioni denunciate. Proprio nella lirica che dà il titolo a tutta la raccolta a pag. 25, vi è la conferma: - La mia stanchezza cerca la tua mano! Consolami stasera/ del mio esser donna così/ Così ribelle entusiasta/ docile triste/ così disposta a cedere! così pronta a lottare/ Lascio ad altre; i falò delle grandi/ contestazioni paga/ del mio gradino quotidiano/ certa / di aver sempre un po' di meno / di quanto ho guadagnato/ Pago il prezzo,' che è stato stabilito/ per le figlie di Eva ostinata ad attendere giustizia Piego il capo stasera per riposarmi / di non essere uomo/ Consolami/ perché sono soltanto/ una così.

Parole straordinarie, per la coscienza del proprio limite, che verrebbe ugualmente accettato, ma ci par di capire che la consolazione non sia giunta, la giustizia non sia possibile, la speranza è "Inutile" (pag. 18): -Si spezza/ tra le mie mani/ in questa sera di pianto/ l'inutile speranza Con la breve moneta , di libertà che resta/ non ho più niente da comprare. -

"Termini intercambiabili" sono per la donna - Poesia e amore mia gioiosa follia mio profondo dolore.- (pag. 30) Interprete certo di una situazione più vasta che non quella personale, la Giulivi Pellegrini propone in fondo alle sue riflessioni una "Autorifesa", che nel suo caso è quella altissima della poesia: - Potrei cercare! tra gli incontri di stelle bizzarre con/ Potrei piangermi addosso/ amare vicissitudini/ Più facile. Sono poeta. t per questo che noi, i suoi lettori di oggi, l'attendiamo all'appuntamento con solidale simpatia.

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Una parola italiana matrigna di tanti equovoci: mestiere

I mestée de la Milan de semper

Inchiesta sui mestieri e commerci ambulanti decaduti a partire da settembre su Milano 19

UN'IDEA DIETRO L'OBIETTIVO

La foto del mese ... e quella di Matteo Crippa precedente

È Il titolo dl una nuova rubrica nata per i lettori e i tanti fotoamatori delta nostra zona. Lo scopo è, oltre che divertire con un gioco dl Interpretazioni, quello dl portare ad una osservazione più attenta e critica delle Immagini che ci circondano e di stimolo a "vedere" fotograficamente i fatti Ispiratori. Pertanto Invitiamo i fotoamatori della nostra zona (dalpiù scalcinati al più evoluti) a "visualizzare" le proprie idee inviandoci le proprie opere con una breve descrizione di quanto volevano esprimere. Pubblicheremo le foto eseguite di volta In volta seguite nel numero successivo dalla spiegazione dell'autore e/o da un commento dl un esperto.

Vedremo poi, Insieme, se l'autore ha saputo rendere "l'Idea" o se è stato Interpretato In modo diverso.

A cura della Libreria Editrice Meravigli è in preparazione uno dei più caratteristici libri della serie "I cartapaglia", così denominati poichè stampati su carta da macellaio di tempi addietro, dal caratteristico coloro giallastro e la nota ruvidità.

Il titolo "Vecchi mestieri" dà una sua prima idea sul contenuto e, curiosità a parte, è un invito alla lettura. Pochissime persone possono vantare di avere vista la rassegna dal vero dei personaggi che svolgevano tali mestieri; le nuove generazioni ne hanno visti pochissimi e di alcuni ignorano persino la passata esistenza.

Il testo, scritto in milanese e tradotto in italiano da me, è arricchito dalla ricerca e dalla cronologia di rimarchevole apporto ad opera di Franco Fava, direttore della collana, ed è saggista e scrittore di spicco, autore di una "Storia di Milano" di alto interesse storico e artistico, rigorosa e completa.

La parte iconografica è stata curata dallo stesso Fava che oltre ad avere rispolverate antiche stampe si è avvalso in parte della collaborazione di abili disegnatori.

Dal mese di settembre MILANO 19 inizierà una rubrica di questi vecchi mestieri e darà la possibilità sia al cultore sia al profano di capire le differenze tra "calzolar e bagatt" e tra "offelée e bombonatt" oppure tra "seggionée e seggionatt", che soltanto apparentememente possono avere il medesimo significato.

Una parola italiana matrigna di tanti equivoci: mestiere.

A volte si indica per mestiere ciò che non è precisamente tale! Questo equivoco incorre sovente nell'attribuzione ai venditori ambulanti di appellativi immeritati in quanto essi vendono soltanto e non producono; in teoria ed in pratica sono commercianti al minuto e... non hanno mestiere!

Ne parleremo a settembre; buone vacanze! Arcano

Il materiale potrà essere restituito a richiesta all'autore dopo la pubblicazione, in caso contrario entrerà a far parte dell'archivio fotografico del giornale.

La Redazione

Questa fotografia mi sembra evidenziare (però non ne sono molto sicuro) una idea di tipo umoristico /descrittivo.

Mi spiego meglio. L'azione rappresentata nella foto si svolge sicuramente all'aperto ed è la ripulitura di vecchi "containers" ad opera di due verniciatori; mettendo insieme le due cose possiamo ipotizzare di trovarci in un porto o in uno scalo ferroviatio (le decorazioni in alto sul muraglione mi fanno però pensare ad una specie di castello ed è più probabile trovare castelli vicino ai porti che vicino agli scali ferroviari ...).

Abbiamo risposto ad alcune domande (cosa? dove?) che non sono comunque le più impor-

tanti; resta infatti la domanda (perché?) che racchiude il significato della rappresentazione e quindi della foto.

Allora: non mi pare che l'attenzione del fotografo sia stata attratta dai due lavoratori in quanto tali; infatti i volti non si vedono e la loro posizione non suggerisce particolari interpretazioni attorno alla fatica, alla ripetitività o ad altre caratteristiche del lavoro.

Credo di cogliere nello scendere 'pericoloso' dei pantaloni dell'uomo di destra e nell'abbigliamento globale di questi due

Poche le agevolazioni con la legge Formica

Le agevolazioni fiscali previste non consentiranno un grande accesso alla proprietà diretta

zionalmente.

Che cosa cambia con la legge Formica per chi cerca una casa in affitto o per chi vuole comperare un alloggio? Molto poco, purtroppo, anche perché rinsieme complesso di agevolazioni e di inasprimenti fiscali previsti da questa legge è più teso ad aggirare scadenze fiscali che erano dietro l'angolo, che ad affrontare in modo organico il problema dell'imposizione fiscale nel settore della casa, oppure quello della connessione tra sistema fiscale, rilancio programmato dell'edilizia e Governo del patrimonio edilizio esistente.

Vero, non erano questi gli obiettivi della legge, ma comunque sono problemi che restano sul tappeto. Anche restando ai suoi obiettivi espliciti e dichiarati, runico che avrà qualche possibilità di essere realizzato, sarà il ripristino di una certa mobilità del mercato delle case in proprietà, oggi estremamente rigido, a causa anche del sistema fiscale (vendere una casa per comperarne un'altra è stata fino ad oggi una operazione economica svantaggiosa) e, come ha rilevato il censimento, sottoaffollato e usato irra-

Per il resto, le agevolazioni fiscali per Ghi vuole comperare, così come il diritto di prelazione introdotto per gli inquilini degli Enti Previdenziali, e delle imprese assicurative, a parte il fatto che sembrano rendere svantaggioso l'acquisto collettivo in cooperativa, non consentiranno un grande accesso alla proprietà diretta, se è vero che ridurranno il costo dell'alloggio al massimo del 10%, senza peraltro incidere sui problemi di fondo:il credito, il costo del denaro, l'accesso ai mutui, i costi assurdi degli alloggi.

Le stesse agevolazioni fiscali, previste come incentivo agli enti previdenziali e alle imprese assicurative in caso di vendita del patrimonio e di reinvestimento per costruire case in affitto, non necessariamente produrrà un rovesciamento della politica immobiliare di questi enti che, nel recente passato, hanno scelto o di congelare risorse finanziarie non irrilevanti o di reinvestirle in settori più remunerativi di quello abitativo. Infine, gli inasprimenti fiscali per gli alloggi tenuti sfitti appaiono incomprensibili, sia

perché fino ad ieri il governo ha sostenuto che non ce ne erano, sia perché questa norma prevede tali e tante eccezioni da renderla, salvo salti mortali, un bluff. Ciò nonostante, sarebbe assurdo non utilizzare anche i minimi spazi aperti dalla legge Formica per rafforzare, anche attraverso una loro gestione, un disegno di programmazione. Ma, al di là di questo, che cosa può utilizzare subito la gente di questa legge? Grosso modo, i casi possono essere due. Nel caso di vendita da parte di Enti Previdenziali e imprese assicurative, l'inquilino che vuole comperare ha il diritto di prelazione per 60 gioni e si vede ridotta al 2% l'IVA e a misura fissa le imposte catastali e ipotecarie; rinquilino che invece non voglia o non possa comperare ha la priorità nello affitto di case costruite dagli enti con il reinvestimento derivante dalle vendite (ma a quale canone, dato che il costo base del 1981 è arrivato a 580.000 lire?).

Nel caso di vendita da parte di privati, una specie di diritto di prelazione di fatto è introdotto sotto forma di forte riduzione fiscale per chi vende all'in-

quilino che abita, al quale peraltro, se quella che acquista è la prima casa, sono concesse le avegolazioni riportate sopra, la nduzione dell'imposta di registro al 2%, l'innalzamento della detrazione nella dichiarazione dei redditi da 4 a 7 milioni per il pagamento del mutuo. Saranno cose di poco conto, tanto più che alcune di esse valgono soltanto nelle cosiddette "zone calde" (dal punto di vista abitativo) una classificazione territoriale che la Legge Formica prende a prestito dalla Legge Nicolazzi. Ma perchè non usarle se una Legge le prevede?

lavoratori estivi, un'idea umoristica come centro e significato della foto.

pur vero che il "taglio" dell'immagine è chiuso sui due uomini e sui "containers" affidati alle loro cure, ma una foto così fatta non si può guardare senza un sorriso assolutamente non offensivo nei riguardi degli inconsapevoli protagonisti.

Allora credo di individuare "un sorriso" come il significato più evidente che il fotografo ha cercato di dare a questa immagine.

la foto pubblicata il mese scorso ci viene così presentata dall'autore signor Enea de Giosa:

"Mi trovavo in luglio un po' di anni fa ad Ancona e decisi di visitare il porto. Come di consueto a me piace perlustrare e vedere ciò che mi circonda. Aggirandomi in diversi punti, notai questi due operai che stavano verniciando dei "container" sfidando nelle prime ore del pomeriggio un caldo torrido, ma fortunatamente in mutande.

Ho realizzato questa fotografia, cercando di mettere in evidenza il lato umorista".

P.S. Avrete notato che, come per la foto pubblicata sul numero precedente (ho letto a proposito la spiegazione del signor Luigi Ferrari e mi congratulo con me stesso per aver capito quasi tutto) io non cerco di assegnare miei significati o di dare mie valutazioni.

Sono convinto che la fotografia è un linguaggio e quindi primo dovere di chi riceve un messaggio è quello di sintonizzarsi con chi ha lanciato il messaggio. Il compito primario di chi legge fotografie è quindi quello di capire e non di giudicare.

Però, per favore, non fatemi fare brutte figure; proponete foto facili da capire ...

La ricetta di Caterina I lupini di Ferrara

Questa ricetta viene direttamente dalla mia nonna, ed in famiglia abbiamo imparato tutte a farli, sua figlia, sua nipote (io) e mia figlia che sarebbe la bisnipote.

Tutte abbiamo fatto sempre una splendida figura con questi dolcetti originali e siamo state invitate a ripetere la ricetta, che del resto è abbastanza semplice.

Per la preparazione occorrono: 600 gr. di farina bianca; 4 uova; 100 gr. di burro; la buccia grattugiata di 2 arance (fuori stagione usare i limoni); 175 gr. di zucchero; mezza bustina di lievito. Si deve amalgamare il tutto, lavorando fino ad ottenere un morbido impasto, dividerlo in lunghi bastoncini, che vanno tagliati a pezzetti grossi come nocciole, tutti uguali. Pressandoli un poco tra le mani per dar loro forma tonda, farli friggere in olio ben caldo. Buon appetito!

CAMICERIE - TELERIE ABBIGLIAMENTO CASUAL milano 19 - pagina 14 kiglio-agosto 1982
Il commento di Sergio Magni del Circolo Fotografico Milanese

UN ARTISTA AL MESE

L'entusiasmo della volontà

Eny Lodi Trigari, della Compagnia Giuseppe Marinaccio (già Compagnia Monte Stella) ci parla del suo impegno verso il teatro

Il nostro incontro con questa versatile attrice è avvenuto in occasione di alcune manifestazioni di Zona. In quelle organizzate dal Gruppo Sirio, Eny Lodi Trigari ha recitato poesia con slancio e intelligenza, vestendo le parole con vibrazioni e cadenze appropriate, tali da dare a ciascuna il massimo risalto.

L'altra occasione è stata l'esecuzione da parte della Compagnia Marinaccio della commedia Spirito Allegro, un autentico successo in scena al teatro di via Kant 8 presso il Circolo "Il Convegno" all'inizio di questo anno, lavoro che è stato replicato con diverse uscite in teatri di Milano e provincia.

In quello spettacolo, Eny Trigari a stata attrice e regista, fedele interprete del copione, al quale ha riservato attento studio, in modo da riuscire a rendere appieno l'atmosfera spumeggiante del sottile humor inglese.

Inviati da Milano 19, che vuole far conoscere e valorizzare la parte attiva della sua popolazione, chiediamo un incontro con l'interessante attrice, che ci riceve nella sua abitazione di Via Ande, L Il suo soggiorno è accogliente ed arredato con eleganza, completato da un gran numero di opere d'arte: dipinti, sculture e originali oggetti da collezione, il tutto perso in un mare di verdi piante da appartamento.

Con il suo sorriso dolce e i modi garbati (ci verrebbe voglia di chiederle se ha i suoi antenati qualche nobildonna veneta) la signora Eny è spontanea e simpatica, e ci parla volentieri del suo principale interesse artistico: il teatro, naturalmente.

Parliamo di questo vecchio amore lasciato in disparte per tanto tempo, l'amore di una ragazza giovanissima che avrebbe voluto scegliere suestra strada per realizzarsi, per completarsi e superarsi, per far parte di un mondo che non finisce mai, che si rinnova di continuo, e più vi si addentra tanto più affasina.

La raga77ina Eny vince un concorso di recitazione tra settanta ragazze, concorso indetto dalla Compagnia Chiusoli, professionisti del Teatro in cerca d una attrice giovane e promettente per farle interpretare Scampolo e Come le foglie.

Amore autentico, perciò, come tutti i primi amori, assopito e rinato dopo una importante pausa di vita vissuta, la sua vita privata di donna, con cento problemi e altrettante rinunce.

Non è stata però la rinuncia

(L'angolo della poesia)

Vigilia di emigrante

Milano è una terra d'immigrazione. La frenesia con cui il fenomeno migratorio si è sviluppato, ha spesso sottovalutato tre aspetti fondamentali per il relativo tessuto sociale e culturale:

so. La recitazione di Eny è stata particolarmente efficace. La recitazione di Eny è stata particolarmente efficace, come del resto hanno rilevato alcune giurie del settore, intervenute agli spettacoli, per i quali tutta la Compagnia Marinaccio nel suo insieme ha ricevuto un premio prestigioso.

Alla Trigari piace molto recitare, ma non solo sul palcoscenico: mette tutta sè stessa anche nelle serate dedicate interamente alla dizione di poesie. Adora le poesie, la sente come espressione di ciò che di più vero si a dentro. Eny sa che spesso la poesia parte proprio da quello che ci fa di più soffrire, che è più intimo, 'quello che non vorremmo dire a tutti. per questo essa mette una nota di pudore anche nelle parole più eloquenti, e questa recitazione fa la sua caratteristica, ne sottolinea il pregio.

- il mutamento, non sempre indolore, registrato nell'ambiente milanese originario:

- il depauperamento umano, che l'esodo ha provocato nelle regioni di emigrazione;

- i nuovi sentimenti, sostenuti dai ricordi, venutisi a creare nella nuova realtà cittadina.

I primi due argomenti sono di competenza degli economisti, che ne rileveranno i costi economici, e dei sociologi, che ne studieranno i costi sociali. Il terzo argomento, che colinvolge la sfera emotiva, è di competenza del poeta. Presentiamo pertanto, con la speranza di fare cosa gradita ai lettori, i seguenti versi impregnati di concetti ed immagini, in cui molti riconosceranno un momento della propria esistenza.

Il vento ha consumato l'inverno e sui campi ardono i rovi come vecchie lettere d'amore: il fumo odora di vapore azzurro.

La Compagnia Monte Stella, venuta a conoscenza della sua presenza in Zona, ha pregato Eny Triari di partecipare agli impegni teatrali in progetto, ed ecco i suoi quattro anni di collaborazione ininterrotta, nella veste di attrice e anche i regista, trovandosi così a realizzare quell'antico sogno, che poi era una autentica vocazione.

Con la Compagnia Monte Stella si sono portati sulle scene: "L'accusa" di Giovanangelo Brovelli nel 1979, "L'importanza di essere Ernesto" di Oscar Wilde nel 1980, nel quale la Trigari ha avuto il suo pezzo forte nella parte di Lady Brasknell, che le ha fruttato molti consensi ed ;n particolare l'approvazione dell'attrice Maria Pia Arcangeli.

Come sempre, per ogni interpretazione, Eny Trigari studia a fondo l'autore, per capirne lo spirito e, dove vi ono, i giochi di parole, come appunto in Wilde, di cui ci ripropone frasi ancora ben fissate nella mente: ... La malattia ... di qualsiasi genere sia ... non è cosa che si possa incoraggiare negli altri ... la salute è un dovere principale della vita! -

Nel 1981, per "Corruzione a palazzo di giustizia" di Ugo betti, Eny ha curato la regia, nel frattempo la Compagnia ha cambiato nome assumendo quello dello scomparso Giuseppe Marinaccio, per omaggio e ricordo del suo appassionato lavoro nel Teatro.

Di "Spirito allegro" di Noel Coward il nostro mensile ha fornito resoconto dopo l'esecuzione all'inizio dell'anno in cor-

Sono aperte le iscrizioni ai corsi di

DANZA CLASSICA, MODERNA e JAZZ AMERICANO

che si terranno presso la Palestra di via Oderzo, 3 a cura del Centro

A.P.E.S. diretto dalla insegnante e coreografa

MARIALUISA PANZETTI

Per informazioni telefonare al n. 368489

totale all'arte, anzi al mondo dell'arte Eny è sempre stata vicina, in diverse maniere: si è fatta anche promotrice e impresaria di interessanti iniziative culturali, ad esempio quella che ha coinvolto due scuole del nostro quartiere nel 1975-76, la media Quarenghi e l'elementare Ande. Un discepolo di manzù, Vincenzo Brunetti, ha mostrato dal vivo ai ragazzi come nasce una sultura, partendo dalla prima stesura del disegno fino alla fusione e alla finitura dell'opera completa. Diversi giornali ne hanno parlato, ed Eny ne è giustamente fiera come di altri incontri che la tenevano sempre in ontatto con gli ambienti teatrali. C'è stata la triste parentesi del tragico incidente d'auto, in cui Eny Trigari è rimasta miracolosamente illesa, con Paola Borboni, mentre ha perso la vita Bruno Vilar.

La nostra attrice ci conferma che desidera proseguire in questo settore, in effetti riceve inviti in vari Circoli per la lettura di poesie di autori contemooranei. Nel solo 1982 è stata al Circolo meneghin e Cessa, a Cesano Maderno, a Cornaredo, a Milano alla Sala del Grechetto di Palazzo Sormani, in Via Paolo Sarpi alla Galleria Meneghina per la recitazione di autori vari tra cui Pio Ferrari, Carlotta Mandel (che le scrive una entusiastica dedica: per Eny, che con la sua superba dizione ricrea la poesia) e la compianta Barbareschi Fino, nonché le liriche del Primo Concorso a lei dedicato e intitolato.

Continueremo il colloquio con questa sensibile artista nelle prossime manifestazioni teatrali, per le quali già si impegna, con tutto il suo entusiasmo.

AL CENTRO COMUNITARIO DI TRENNO

Una serata di danza classica e moderna

L'hanno organizzata il centro di danza della scuola elementare M.L. King e la Cooperativa La Vittoria, con il patrocinio del Consiglio di Zona 19

Il vigneto pare stasera un cimitero di croci nude, abbandonate: le talpe rimboccano le coperte ai nuovi pampini. Le siepi sembrano più vecchie dei prati e materne coprono primule guardinghe: il canto dei grilli sega con riguardo le ore della notte. Di che mai mi contenterò domani, lontano da tralci e grill e scheggia d'orto, dove ho sepolto l'anima mia, prima di migrare

Nerio De Carlo

Un desiderio di pace

Pubblichiamo ancora una poesia del Concorso "Pace come Slogan" ed è una poesia rimarchevole in quanto composta da un ragazzo di tredici anni: Fabio Xamo, studente di scuola media. Ecco il testo:

Un fungo di fumo. Un fungo di morte.

Un fungo che porta disperazione dovuto all'ultima e perfezionata bomba che può dare orgoglio e sicurezza a una nazione ma che può dare timore, paura addirittura morte al resto del mondo. Un fungo di dolci nuvole bianche. Un fungo di vita. Un fungo di speranza dovuto a un desiderio di pace che può rendere felice il mondo: questo è il mio sogno. Un sogno di pace e non un timore di morte di distruzione.

Una dura battaglia

Colti da infame destino, Ci ritroviamo, Sbalorditi, Nel bel mezzo di una dura battaglia, Vis aranno disertori, Certamente delle vittime, Qualche eroe, Ma, Alla fine, Sicuramente nessun sopravvissuto.

Alla presenza di numeroro pubblico e dell'Assessore ai trasporti Vittorio Korach si è svolto il 5 giugno scorso al Centro Comunitario di via Lampugnano, a Tremo, un "saggio di danza classica e moderna" presentato dal centro di Danza della scuola elementare M.L. King e dalla Cooperativa La Vittoria, con il patrocinio del Consiglio di Zona 19.

La rappresentazione, di cui avevamo già visto una precedente edizione lo scorso anno, ha posto in giusto rilievo l'alto grado di preparazione delle giovani, e spesso giovanissime, allieve del centro, che si sono esibite secondo un programma suddiviso in tre tempi, di cui il primo aveva per tema "Variazioni classiche", mentre il secondo era imperniato sulla favola "La straordinaria bottega di mastro Geppo" e compren-

deva Le bambole, I nanetti, I pagliacci, Gli arlecchini, I conighetti e 11 cosacco e le russe su musiche di Delibes, di Tschaikowski, di Rota e di anonimi.

Il terzo tempo era dedicato alle danze moderne sul tema "Jazz fantasy" e comprendeva i balletti Playtime, Jungle of imagination, Isn't she Lovely, Love is life, Portorico, Saranno famosi, nonché un finale sulle misuche di S. Wonder, Temptations, E. John, Bernstei e M. Gore.

La eccellente esecuzione delle allieve, più volte applaudite dal pubblico, hanno ben giustificato la coppa e la targa assegnate dal Consiglio di Zona rispettivamente all'insegnante e coreografa del Centro, Maria Luisa Panzetti, ed alla Cooperativa La Vittoria, che già altre volte si è segnalata nella nostra zona per altre iniziative culturali.

O.C.E. OPERA CULTURALE EDITORIALE cerca autori da valorizzare e pubblicizzare inviare poesie, canzoni o brani in Via Negroli 5 - Milano - Tel. 7385842
luglio-agosto 1982 pagina 15 - milano 19

dalla prima pagina

non è soltanto quello di costruire dei canali, né, ancor meno, di nascondere sottoterra acque luride, ma di evitare che circolino in qualunque modo acque inquinate. Per questo è importante la realizzazione a monte di una serie di depuratori che consentono di immettere nel deviatore soltanto acque pulite.

Nel caso specifico la realizzazione del depuratore di Pero - il cui finanziamento dovrebbe essere inserito nel prossimo programma e per la cui costruzione si prevede che ci vorranno non meno di due anni e mezzo o tre - dovrebbe consentire l'immissione nel deviatore di acque pulite, che permetterebbero una continua pulizia del canale. "Se non avremo immediatamente acque depurate, avremo un graduale intervento di acque pulite, che diluiranno continuamente le acque inquinate fino al momento in cui tutto sarà depurato. Quindi non ci sarà una tendenza all'inquinamento, ma una tendenza ad un miglioramento continuo e costante" ha detto l'assessore Polotti, che non ha però precisato quanto tempo si dovrà attendere perchè tutto sia depurato.

Un ritardo da recuperare

Il problema appare alquanto complesso. In un suo intervento il presidente del Consorzio delle acque Nord Milano, Giannoni, dopo aver ricordato che il consorzio stesso comprende 35 comuni a Nord di Milano, compresi tra i bacini del Seveso e dell'Olona, che si sono associati per realizzare assieme impianti di collegamento e di depurazione, e dopo aver sottolineato il fatto che per quanto riguarda la battaglia contro

l'inquinamento Malia si trova in fortissimo ritardo rispetto agli altri paesi europei, ha precisato che depurare le acque non significa depurare il fiume Olona od il Seveso, ma significa depurare tutti quegli scarichi che attraverso le fognature comunali vanno in questi corsi d'acque, cioè depurare le acque fognarie prima di scaricarle nei fiumi.

Per quanto si riferisce all'Olona il Consorzio ha già realizzato tutti i collettori a Canegrate, che interessano 4 comuni, tra cui quello di Legnano, fortemente inquinante, ed ha già appaltato i lavori per la costruzione del depuratore, per la cui realizzazione sono previsti due anni di tempo, che consentirà di scaricare nell'Olona acque depurate.

Più a valle il Consorzio sta realizzando buona parte dei collettori che dovrebbero consentire di far confluire le acque di fognatura di otto comuni nell'impianto di depurazione di Pero (quando sarà costruito), da dove usciranno, ha detto Giannoni, acque completamente depurate, che dovrebbero essere in parte versate nel deviatore ed in parte rese disponibili per scopi irrigui.

Una legge mai applicata

Con tali opere gli Enti Locali cercano, attraverso il Consorzio, di fare la loro parte e di recuperare il tempo perduto, ma - ha detto Giannoni - questo non basta visto che il maggior inquinamento, con il conseguente dissesto idrogeologico, deriva dagli scarichi industriali.

L'Olona scorre in una zona fortemente industrializzata e le in-

dustrie, specie quelle di grosse dimensioni, spesso scaricano le acque non attraverso le fognature comunali - e quindi attraverso i collettori ed i depuratori che il Consorzio ha costruito od ha in programma di costruire -ma direttamente nel fiume.

Già da molti anni il Parlamento ha approvato una legge -la legge Merli - che impone alle industrie di depurare le acque prima di rigettarle nei corsi d'acqua, ma l'applicazione di tale legge, che avrebbe dovuto essere attuata entro il 13 giugno 1979, ha subito continue proroghe governative, di cui l'ultima scadrà il primo settembre di quest'anno, ma alla quale non è

Per i giovani da 10 a 17 anni

Corsi di canoa al Lido

Il centro Milanese per lo sport e la ricreazione ha organizzato dei corsi di addestramento per chi desidera apprendere le nozioni fondamentali per la pratica della canoa fluviale.

1 corsi, che si svolgono presso la piscina de Lido, in piazzale Lotto, comprendono lezioni teoriche e pratiche, tecniche della pagaia, navigazione in canoa, norme di sicurezza, preparazione fisica per poter affrontare, nelle migliori condizioni, escursioni su fiumi, canali, laghi e mari.

Articolati in dieci lezioni della durata di un'ora e mezza ciascuna, con cadenza bisettimanale (al mattino dalle ore 9 alle 10,30) i corsi sono iniziati il 28 giugno e sono aperti a ragazzi e ragazze dai 10 ai 17 anni che sappiano nuotare.

La quota di iscrizione è di 20 mila lire per le dieci

Ha un prezzo incredibile

detto che non ne seguano altre. Comunque anche se applicata tale legge non pare sufficiente a difenderci dall'inquinamento. Secondo chigimenti recentemente forniti dal comitato dei ministri per la tutela delle acque le aziende di quattordici settori sono escluse dai controlli antinquinamento previsti. Si tratta di aziende generalmente di piccole dimensioni (carrozzieri, autolavaggi, officine meccaniche ed elettromeccaniche, distributori e stazioni di servizio, studi fotografici e centri di sviluppo e stampa, servizi per l'igiene e l'estetica della persona, laboratori chimici, aziende di trasformazione dei prodotti agricoli, tintorie e lavanderie) il cui "rischio ecologico" è però alto.

Di fronte a tale situazione ed al fatto che il deviatore comunque si farà, visto che la decisione di costruirlo - presa, secondo quanto ha affermato l'assessore Polotti, dal Ministero dei Lavori Pubblici e dal Magistrato delle Acque - sarebbe ormai irrevocabile, riteniamo legittimo chiedere quantomeno precise garanzie che non vengano immesse nel deviatore acque di alcun tipo fin tanto che non entrerà in funzione il depuratore di Pero e che poi non vi vengano immesse altre acque se non quelle provenienti da tale impianto. Altrettanto legittima ci pare la richiesta, avanzata nel corso dell'assemblea, che l'alveo del canale sia rivestito di gres per impedire che acque inquinate eventualmente e sia pur temporaneamente presenti - magari perchè immessevi da qualche scarico abusivo - possano infiltrarsi nel sottosuolo andando ad inquinare le acque potabili. Si tratta di richieste a nostro giudizio minimali ed irrinunciabili, che pensiamo abbiano possibilità di essere accolte se sostenute da una volontà unitaria di tutti i cittadini, non soltanto degli abitanti di Figino, ed in primo luogo del Consiglio di Zona.

Rullano 19

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milano 19 - pagina 16 luglio-agosto 1982
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Che acque scorreranno

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