La Nostra realtà zona 10 (6)

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la nostra realta

EDIZIONE STRAORDINARIA

UN GRANDE DIBATTITO SULLA POLITICA ECONOMICA E LA RICONVERSIONE

Perchè abbiamo deciso di uscire con un'edizione speciale del nostro giornale?

Perchè riteniamo che in un momento come questo, travagliato e difficile, così ricco di possibilità, di sbocchi, di sviluppi diversi, anche il nostro giornale abbia il diritto e il dovere di dire la sua.

Si parla molto in questi giorni di politica economica: termini come «riconversione produttiva-competitività del nostro mercato-rilancio del sistema economico - misure di sostegno per la lira» stanno ormai diventando, grazie ai giornalisti televisivi e agli articoli dei quotidiani, familiari alla maggioranza di noi. La sera del primo ottobre, il Presidente del Consiglio ha tenuto un lungo discorso alla televisione e ci ha parlato delle misure che il Governo intenderebbe prendere per fronteggiare e possibilmente superare la crisi economica. Condividiamo alcune cose dette dall'on. Andreotti, altre invece ci lasciano, e non ci fa piacere dirlo, decisamente perplessi. Che la crisi ci sia e sia molto grave, pericolosa e non risolvibile nell'immediato, è fuor di dubbio; che siano necessari, quindi, da parte di tutti, impegno, sforzo, volontà di sacrificio. è altrettanto indiscutibile. Discutibile è, invece, a parere nostro (e ci auguriamo che il Parlamento discuta e molto anche di questo), la quantità, ma soprattutto la qualità dei sacrifici da fare. Più discutibile, anzi ancora tutto da chiarire, è lo scopo dei nostri futuri eventuali sacrifici. Risparmiamo pure sulla benzina, risparmiamo pure sull'energia elettrica, imitiamo pure gli americani, come Lei, on. Presidente, ci ha consigliato, ma poi, ci dica, tutti questi soldi che così avremo risparmiato, come verranno spesi, a cosa serviranno? Perchè non si può, non si deve, essere precisi fino al dettaglio quando si aumentano il gasolio e le sigarette e poi contemporaneamente essere vaghi e generici quando si tratta di definire le destinazioni e l'utilizzo del denaro così ottenuto. Un governo democratico ha per lo meno questo primo elementare obbligo di chiarezza, che è rispetto, nei confronti dei cittadini.

Ora, noi non pretendiamo di essere degli esperti in economia, ma alcune idee in questo campo le abbiamo anche noi e riteniamo giusto parlarne con i nostri lettori, anche perchè, a parer nostro, di queste cose dovremmo discutere tutti perchè ci riguardano tutti da vicino e democrazia non vuol dire accettare ogni cosa, magari mugugnando, ma discutere, proporre, costruire insieme.

Sappiamo tutti che la nostra produzione nazionale non va affatto bene. L'agricoltura è in crisi pressocchè totale e siamo costretti ad importare dall' estero, aprezzi molto alti, prodotti che potremmo, in altre condizioni, fornire noi stessi; molti settori della nostra economia non sono più in grado di produrre merci competitive (cioè a prezzi vantaggiosi) sul mercato estero, perchè gli impianti della maggior parte delle nostre aziende sono vecchi e superati; la nostra presenza nel campo della ricerca scientifica e dello sviluppo di nuove fonti di energia è pressocchè inesistente: dipendiamo completamente dall'estero.

A questo si possono aggiungere le crisi ricorrenti della nostra moneta, il dissesto della finanza pubblica, la ormai endemica carenza di strutture sociali e, cosa a nostro avviso estremamente grave, il calo progressivo dell'occupazione e la quasi assoluta mancanza di prospettive di lavoro per centinaia di migliaia di giovani.

Adesso, cosa bisogna fare? Rimboccarci le maniche e andare avanti? Siamo d'accordo. Ma non per questo dobbiamo cancellare il passato con una spugna o tirare una riga nera su quanto è accaduto, sulle responsabilità e sulle colpe. Perchè, se oggi siamo arrivati a questo punto, se oggi siamo costretti a fare sacrifici, e li faremo, le responsabilità e le colpe devono pur ricadere su qualcuno: su chi, ad esempio, ci ha costretti a comprare automobili e a costruire inutili autostrade, su chi ci ha costretto ad abbandonare le campagne per emigrare nelle fabbriche del nord, su chi ha sperperato allegramente e criminalmente i soldi delle nostre tasse senza darci quelle case, quelle scuole,

quegli ospedali di cui avevamo diritto perchè li avevamo pagati ed erano nostri. Spiace sentire così spesso nei discorsi dei nostri governanti quel richiamo ipocrita a una responsabilità collettiva, ad uno sciupio generalizzato e comune. No, signori Ministri, cominciamo a fare chiarezza e a definire le responsabilità e chi ha sbagliato o si è approfittato, paghi, o per lo meno sia messo in condizioni di non sbagliare più. Anche questo è democrazia.

Nei prossimi giorni il Parlamento sarà chiamato a discutere (e ci auguriamo che la discussione sia ampia e seria) sui provvedimenti economici da prendere; verrà, in modo particolare, discussa la costituzione e l'entità del cosiddetto «fondo nazionale per la riconversione produttiva », un fondo, cioè, di denaro pubblico che dovrebbe servire a dare nuovo slancio e nuovo sviluppo alla nostra economia.

Ci rendiamo conto che il tema è molto complesso e quindi da discutere seriamente e senza approssimazioni. Ci rendiamo anche conto che in Parlamento sono presenti forze di orientamento politico assai diverso e che, quindi, si richiede a ciascuna di esse uno sforzo e

un contributo per raggiungere quell'unità di intenti e di volontà senza la quale non è possibile arrivare a delle soluzioni positive. Sappiamo anche però, e lo vogliamo ribadire con fermezza, che ci sono delle cose, degli elementi sui quali i partiti politici che intendono agire nell'interesse della collettività e non a favore di gruppi privilegiati, non possono e non debbono transigere. Noi non accetteremo che questo fondo nazionale serva a tamponare indiscriminatamente le falle di aziende in crisi, magari legate alle grandi multinazionali, o a risolvere il deficit finanziario di qualche padrone pronto a scappare all'estero alla prima occasione. Noi ribadiamo l'esigenza che questo denaro pubblico, denaro nostro, venga destinato, tramite un serio controllo del Parlamento, a promuovere un nuovo sviluppo dell'agricoltura e del Mezzogiorno, attraverso, ad esempio, la costruzione di nuove aziende agricole, il rammodernamento di quelle esistenti e di quelle legate al settore agricolo (come le aziende alimentari), favorendo in tal modo anche l'aumento e la riqualificazione professionale dei lavoratori agricoli. Vogliamoche sia dato un nuovo

impulso alla ricerca scientifica (collegata ovviamente a un serio progetto di riforma della scuola superiore e dell'università) e a quei settori tecnologicamente avanzati (come l'elettronica) tali da permettere un nuovo rilancio delle nostre esportazioni. Vogliamo che il nostro denaro serva a dare slancio al settore edilizio per la costruzione di nuove case popolari, di asili, di scuole, di centri sanitari, iniziando in tal modo a risolvere anche il grave problema della disoccupazione e dell'occupazione precaria dei lavoratori edili. Se dovremo pagare di più il biglietto del tram, dell'autobus o del treno, pretendiamo anche una rete di trasporti locali e nazionali più efficiente. Ma soprattutto esigiamo che di tutto si discuta, su tutto si tratti, ma dell'occupazione, dei posti di lavoro, si parli solo in termini di mantenimento e di aumento, mai di riduzione. In questo caso, gli operai, i lavoratori delle fabbriche saranno, ne siamo certi, disposti a discutere sul resto, sulla mobilità, sui sacrifici, sul salario. Il primo impegno cui il Governo e il Parlamento sono chiamati a tener fede deve essere lo sviluppo dell'occupazione, in modo particolare di quella Segue in ultima

MENSILE DI INFORMAZIONE • POLITICA • CULTURA NUMERO 7 - LIRE 200
ANNO I - OTTOBRE 1976
APRIAMO IN ZONA

VERSO LA CONFEREI

ECONOMICA DI ZON

Sono passati ormai diversi mesi da quando si è cominciato a parlare in zona della Conferenza Economica. Sul fatto che sia utile preparare e tenere una Conferenza che coinvolga in qualche modo tutte le componenti sociali della zona, nessuno ha avuto obiezioni da fare.

Il problema, casomai, è stato e resta ancora quello degli obiettivi da dare a tale iniziativa. La difficoltà nel definire con sufficiente precisione gli obiettivi di una Conferenza Economica di Zona è dovuta, innanzitutto, alla quasi totale mancanza di reali dati conoscitivi. Infatti, fra le tante carenze e limiti che i Consigli di Zona hanno avuto, sicuramente uno dei più gravi è stato quello di non aver mai provveduto alla raccolta dei dati e al censimento delle unità economiche e produttive. Questo ritardo fa sì che ancor oggi tutto quello che si sa sulla struttura economica e sociale della zona possa essere ricavato, e con molta approssimazione, solo dai dati dei censimenti generali (l'ultimo dei quali risale al 1971).

Resta comunque il fatto che tutti sentono la necessità di andare prima possibile, compatibilmente con la serietà della cosa, ad una Conferenza sui problemi economici di tutta la zona: I sindacati, il CUZ, stanno preparando alcune Conferenze di Produzione per i settori industriali e commerciali, e ciò rappresenterà un punto di riferimento indispensabile per tutte le forze politiche impegnate nel cercare una soluzione positiva alla crisi che investe l'occupazione, e non solo quella, nella nostra zona.

Si sa anche che il PCI, attraverso le sue organizzazioni di fabbrica, sta preparando

Pubblichiamo due articoli apparsi sul numero di settembre del BOLLETTINO DEL CONSIGLIO UNITARIO DI ZONA 10 CGIL-CISL-UIL.

Il Comitato di Redazione ritiene questi due articoli particolarmente importanti come contributo alla discussione sui problemi economici della zona. Nel ringraziare il C U.Z. invitiamo i partiti politici, i Consigli di Fabbrica, i cittadini, a far pervenire alla sede del giornale, viale Monza 40, i loro contributi.

L'OCCUPAZIONE NELLA ZONA 10

Anche nella nostra zona siamo di fronte sempre più spesso a Cassa Integrazione Guadagni, a licenziamenti. a chiusure di aziende. Questi sono i dati riferiti al 1975 e ai primi mesi del 1976:

Fabbriche con problemi di prospettiva

FIORAVANTI - 37 licenziamenti su 70 occupati (metalmeccanici)

FIAM - 50 lavoratori su 5 in C.I.G. da molti mesi (metalmeccanica)

MIGLIAVACCA e P. - 24 lavoratori (da 80 di dieci anni fa) di cui 18 in C.I.G. da diversi mesi (metalmeccanica)

SAILEA - da 50 occupati nel 1975 a 35 nell'aprile 1976 a 28 in ma:?,io; messa in liquida. zione e in assemblea permanente da aprile; la tipografia (si tratta di un'azienda grafica) non é stata rimodernata e il padrone é andato avanti con la ristrutturazione e i licenziamenti.

In tutte queste fabbriche non si é fatto nulla per riconvertire la produzione; quello che i padroni intendono fare é una riduzione secca degli occupati; la C.I.G. viene usata per

prendere tempo e non per modificare la produzione.

Da questi pochi dati si ha già la misura di quanto sia grave la situazione. Inoltre a questo si aggiunge per tutte le categorie: il blocco delle assurizioni, la mancata sostituzione dei lavoratori che lasciano l'azienda per pensionamento o per altri motivi - le ristrutturazioni; con meno lavoratori si produce quanto o piú di prima - il lavoro a part-time o a domicilio; questi fenomeni di sottocupazione si vanno sempre piú estendendo nella nostra zona e sono sempre piú usati dai padroni.

Data questa realta, dobbiamo passare da un'azione di difesa ad un'azione di attacco.

Non possiamo aspettare che le situazioni diventino insostenibili per affrontarle e non possiamo affrontarle rimanendo chiusi in un'otticà di fabbrica o di categoria.

in alcune delle più importanti aziende della zona, Conferenze di Produzione che vedranno impegnati non solo i comunisti, ma anche i sindacati e tutte le altre forze.

In un panorama così vario e interessante di fermenti e di iniziative attorno ai temi della produzione e dell'occupazione, sarebbe grave il permanere di un ritardo da parte del Consiglio di Zona. Rinviare nel tempo in modo indeterminato un dibattito approfondito sulle grandi questioni della crisi economica, dimostrerebbe da parte del Consiglio di Zona non solo mancanza di opportuna sensibilità politica, ma anche grave mancanza di senso di responsabilità.

Molto spesso le istituzioni, da quelle locali a quelle nazionali, hanno frapposto ostacoli e inspiegabili ritardi alla realizzazione di cose utili e necessarie; non è pensabile che oggi, dopo il 20 giugno, questa prassi possa continuare. All'interno del Consiglio di Zona ci sono indubbiamente forze politiche (la DC soprattutto) che tentano di paralizzare e di boicottare l'attività del Consiglio stesso, con il pretesto di essere forza di opposizione. Sarà compito della riconosciuta capacità delle forze di maggioranza (PCI e PSI) trovare il modo di coinvolgere anche la DC in un discorso sulle cose concrete e sugli interessi reali della zona.

Nel momento in cui saggezza politica vuole che sia riaffermato ancora una volta il principio e l'impegno che solo l'unità delle forze popolari può portare il Paese fuori dalla crisi, è il caso, proprio per saggezza politica, di ricordare a tutti che le istituzioni sono tenute, per prime, a dar prova di efficienza e serietà.

Non é possibile trovare una soluzione solo al momento della C.I.G. o dei licenziamenti, andando a chiedere un aiuto agli enti locali e alle forze politiche. Occorre perciò prevenire le situazioni che si verificheranno nei prossimi mesi. I contratti conquistati sono un importante strumento che i lavoratori hanno per affrontare questi problemi in un modo diverso.

Dobbiamo creare collegamenti fra le fabbriche dello stesso settore per poter valutare meglio le difficoltà, le pros'pettive, sia della singola azienda, sia di tutto il settore.

Solo così potremo elaborare la strategia che ci permetterà, anche a livello di zona, di contrastare prevenendo i licenziamenti, il lavoro che va all'esterno, le ristrutturazioni sulla nostra pelle; solo così - conoscendo quello che sta succedendo - potremo andare ad un confronto con le forze politiche e con gli enti locali che le impegni non su adesioni formali alle lotte dei lavoratori, lotte che avvengono in una situazione già compromessa, ma su problemi e su fatti da compiere.

Ma questa nostra diversa azione presuppone il funzionamento della struttura orizzontale del sindacato (il C.U.Z.) e questo é possibile solo con la partecipazione attiva di tutti i C.d.F. e delle categorie.

La commissione economica deve affrontare i problemi dell'occupazione; la Segreteria del C.U.Z. ha preparato il seguente programma di lavoro:

situazione occupazionale della zona attraverso una indagine:

raccogliere i dati sulle realtà produttive sindacalizzate, attraverso le categorie (licenziamenti, occupazione operaia e impiegatizia, femminile e giovanile, decentramento produttivo);

raccogliere i dati sulle

realtà produttive che non sono sindacalizzate, chiedendo la collaborazione al C.d.Z. comunale e alle forze politiche;

- gestione dei contratti nel territorio (controllo investimenti, insediamenti. mobilità, ecc.);

- occupazione giovanile e femminile;

- sottoccupazione e disoccupazione;

- rivendicazioni aziendali e settoriali.

Tutto questolavoro di ricerca e di raccolta, di gestione dei contratti ha come fine a breve termine la preparazione di conferenze di produzione di settore e, dopo queste conferenze, potremo contribuire alla riuscita della conferenza economica di zona indetta dalle forze politiche e dal C.d.Z. e che abbiamo sollecitato. Per questo abbiamo richiesto al C.d.Z. (Commissione lavoro) di fare un lavoro di raccolta dati, di confronto con le altre forze sociali presenti, per cui c'é un impegno di richiedere i dati all'amministrazione comunale e di verifica dei dati al censimento del 1971.

In questo modo potremo concretizzare una strategia che, rifacendosi alla linea generale, si articoli e si leghi alle esigenze specifiche della nostra zona, con proposte e iniziative che partano dalle fabbriche per estendersi nel territorio e coinvolgere le altre componenti sociali presenti.

A proposito dei dati, quelli

che sono in nostro possesso, sono:

un elenco delle aziende presenti nella zona nel 1968, questo elenco comprende 368 aziende per 19.616 occupati. Tra queste aziende le sindacalizzate nel 1968 sono 92 per 8.869 occupati; delle altre 276 non 'sappiamo se si siano trasferite, se abbiano chiuso o altro; il totale delle aziende sindacalizzate nel 1976, é di 219 aziende per 16.173 occupati, suddivise come da tabella 2.

delle 181 fabbriche conosciute il 62% da 5 a 50 occ. il 23% da 51 a 150 occ. il 10% da 151 a 300 occ. il 5% da 301 e più occ.

Il confronto tra i dati in nostro possesso e quelli ricavati dal censimento del 1971 dà la misura della carenza delle nostre conoscenze. Nel 1971 il totale degli operai e degli impiegati nella nostra zona era di 41.389; nel 1976 conosciamo realtà produttive per 16.173 lavoratori; molto meno della metà dei lavoratori probabilmente presenti.

Da quanto detto risulta evidente che occorre la partecipazione di tutti i lavoratori per coinvolgere le altre componenti sociali e politiche della zona per colmare le carenze, per affrontare in modo adeguato gli impegni che abbiamo di fronte e che si fanno ogni giorno più pressanti.

Tabella
Categoria Metalmeccanici Grafici Commercio Tessili Totale FABBRICHE CHIUSE N. unità prod. 4 1 5 11 N. dipendenti 145 120 70 225 650
1
Tabella 2 1976 1975 CATEGORIA N.aziende N.occ. N.aziende N.occ. Differenza occupati Tessili 18 834 19 837 -3 Grafici 31 987 46 1466 -479 Commercio 48 2000 30 1469 +531 Metalmeccan. 86 8513 90 9000 -487 TOTALE 181 12334 185 -12772 -4380

NZA IA

LE PROPOSTE DEL SINDACATO PER LA ZONA

L'edilizia abitativa popolare, gli asili nido, il verde pubblico e il problema della conservazione delle aree industriali sono alcuni dei problemi del territorio che devono essere definiti e risolti in tempi brevi. Pensiamo che solo attraverso la conoscenza, il dibattito e la mobilitazione dei cittadini e dei lavoratori sia possibile uscire da questa situazione, che nella zona 10 è pariticolarmente grave.

La commissione territorio del C.U.Z. si è impegnata a sviluppare quattro punti considerati prioritari: 1) lotto 48; 2) asili nido; 3) piano SIP; 4) contributi sociali (1 per cento).

EDILIZIA POPOLARE

L'edilizia abitativa popolare nella zona 10 è molto carente. Il fabbisogno è di circa 8.000 vani, inoltre il 30 per cento degli stabili deve essere risanato (la maggior parte di essi si trova dal ponte delle FFSS a Piazzale Loreto). E' pertanto necessaria l'applicazione delle leggi 167 e 865, leggi che fmo a qualche anno fa venivano applicate nei lotti di espansione alla periferia della città, favorendo la speculazione, e che oggi - grazie anche alla mobilitazione dei lavoratori - vengono applicate anche nel centro della città, limitando l'espulsione dei ceti popolari. Per quanto riguarda specificatamente il lotto 48 (area di 130.000 mq. sita in Via Stamira d'Ancona ang. Via Valtorta), il C .d.Z . si era pronunciato perchè essa sia adibita ad edilizia popolare e cooperativa e verde pubblico. Come commissione del C.U.Z. abbiamo osservato che è necessario dare la priorità allo IACP piuttosto che alle cooperative; giudichiamo inoltre positivamente che dei vani beneficeranno gli attuali residenti in zona.

AREE INDUSTRIALI

Un altro gravissimo problema è quello relativo all'espulsione di unità produttive dalla zona; tale espulsione ha origine da una parte nelle ristrutturazioni, cessazioni di attività, mancanza di aree di espansione nella zona, dall'altra è spesso dovuta a motivi di speculazione sulle aree.

E' chiaro che la nostra posizione deve essere molto ferma su questo punto: è necessario conservare gli attuali livelli occupazionali della zona, impedire la speculazione sulle aree, ecc.: sitratta di un problema che interessa in prima persona i lavoratori, ma anche i cittadini della zona 10 che hanno tutto l'interesse a che la zona rimanga industriale e venga bloccata la terziarizzazione. Per quanto riguarda la Rotos, per la quale l'azienda ha chiesto il trasferimento dello stabilimento a Pozzo d'Adda, dopo un esame congiunto della questione con il C.d.F., la segreteria del C .UZ. ha ritenuto che vi fossero motivi oggettivi (reperimento di nuove aree per i macchinari) al trasferimento, motivi da cui dipendono l'espansione dell'azienda e quindi un aumento dei livelli .occupazionali. Si è ritenuto perciò che

in questo caso il trasferimento si rendesse necessario, fermo restando che l'area deve essere vincolata e che deve essere data dalla commissione urbanistica del CdZ una risposta più precisa su questo punto, nell'ambito anche dei criteri che informano il nuovo PRG.

Ci sembra importante accennare alla stesura e discussione del nuovo piano regolatore avvenuta di recente e su cui le organizzazioni sindacali hanno espresso un giudizio positivo sui criteri generali e che riguardano da vicino alcuni problemi che abbiamo toccato (espansione del piano di 167, vincolo aree industriali), e su cui intendiamo tornare per quanto riguarda la nostra zona.

PIANO SIP

Sempre legata alla questione delle aree e del mantenimento delle unità produttive vi è la questione del "piano SIP"del quale si parla da diversi anni; a quanto si sa esiste un progetto di costruzione di una centrale della SIP in zona (Via Marco Aurelio, Via Vida). Si moltiplicano intanto i casi di acquisti da parte della SIP di case e aree industriali che vengono pagate (non dimentichiamo che la SIP è una società pubblica) molto al di sopra del valore reale. E' di questi ultimi mesi una nuova minaccia di trasferimento per quanto riguarda la fabbrica tessile CELLI. Si pone quindi il problema. di conoscere il piano della SIP, dato che, per quanto ne sappiamo, esso non incrementerebbe affatto l'occupazione nella zona; di impedire i trasferimenti di altre aziende, non intervenendo però caso, per caso, ma affrontando la questione nella sua globalità, attraverso una mobilitazione congiunta dei lavoratori della SIP e di quelli delle aziende interessate e il coinvolgimento degli enti locali (prima di tutto del C .d . che già si era interessato della questione promuovendo una serie di incontri con la SIP).

Assai carenti nella nostra zona sono i servizi sociali e in particolare gli asili nido. Per la nostra zona il Comune aveva deliberato un progetto per 2 asili (costo previsto - ma sicuramente aumentato - 350 milioni). Il C.d.Z. ha dato la priorità alle seguenti aree: Via Padova e Via Liscate ; manca però ancora il benestare della commissione provinciale (che dipende direttamente da Roma) che dovrà giungere entro la fine dell'anno per garantire il finanziamento regionale. Altre aree destinate ad asili nido da parte del C.d.Z. sono

quelle di Via Tarabella e Via Meucci. Per l'area di via Tarabella il C.U.Z. ha aderito all'odg sulla requisizione che è stato presentato al C.dZ. da alcune forze politiche.

E' evidente che è necessario che su questo problema -si discuta, perchè quanto già deciso venga realizzato e perchè nascano anche da noi proposte per risolvere questi problemi.

CONTRIBUTI SOCIALI (1 );

La commissione territorio si è occupata e si sta occupando del problema dello sblocco e dell'utilizzo dei fondi sociali (1 per cento) ottenuti attraverso accordi aziendali. Il fatto che questi fondi giacciano ancora inutilizzati è in fatti una delle ragioni (oltre ad altri fattori fra cui la crisi econo-

mica) per cui questa importante conquista non si è estesa e consolidata con l'acquisizione di altri accordi.

Certo deve essere stigmatizzata la lentezza delle strutture che devono gestire il fondo sociale e la mancanza fino ad ora di scelte precise per cui la maggior parte dei fondi legata a "progetti operanti" non ha potuto essere utilizzata.

Riproduciamo qui fedelmente un Regolamento che vigeva in un grande complesso industriale lombardo circa un secolo fa. L'azienda esiste ancora, il regolamento è cambiato....

I) Gli impiegati dell'ufficio devono scopare i pavimenti ogni mattina, spolverare i mobili, gli scaffali e le vetrine.

• Ogni giorno devono riempire le lampade a petrolio, pulirne i cappelli e regolarne gli stoppini, e una volta alla settimana dovranno lavare le finestre.

Ciascun impiegato dovrà portare un secchio d'acqua e uno di carbone per le necessità della giornata.

Tenere le penne con cura, ciascuno può fare la punta ai pennini secondo il proprio gusto.

Questo ufficio si apre alle sette del mattino e si chiude alle 8 della sera, accettuata la domenica, nel qual giorno resterà chiuso. Ci si aspetta che ciascun impegato passi la domenica dedicandosi alla Chiesa e contribuendo liberamente alla causa di Dio.

Gli impiegati uomini avranno una sera libera alla settimana a scopo di svago e due sere libere se vanno regolarmente in Chiesa.

Dopo che un impiegato ha lavorato per 13 ore in ufficio dovrà passare il rimanente tempo leggendo la Bibbia o altri buoni libri.

Ciascun impiegato dovrà mettere da parte una somma considerevole della sua paga per gli anni della vecchiaia in modo che egli non diventi un peso per la società.

Ogni impiegato che fumi sigari spagnoli, faccia uso di liquori '-;gsi forma, frequenti biliardi o sale pubbliche, o vad? .7-tersi dal barbiere, ci darà una buona ragione per sospettare del suo valore, delle sue intenzioni, della sua integrità e onestà.

L'impiegato che avrà svolto il suo lavoro fedelmente e senza errori per cinque anni avrà un aumento di paga di 5 centesimi al giorno, ammesso che i profitti della ditta lo permettano.

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GRAVE AT T O DI TEPPISMO

Bombe molotov contro la sezione Ghirotti del P.C.I. Ancora una volta la teppaglia fascista ha portato a termine un atto di grave e criminale provocazione nella nostra zona.

L'attentato compiuto contro la Sezione del PCI "O. Ghirotti" solleva in tutti i democratici, sdegno e condanna.

Il Comitato di Redazione de, "La nostra realtà" nell'esprimere la propria solidarietà al Partito Comunista, riafferma la volontà di essere strumento unitario di lotta al fascismo. Il Comitato di Redazione aderisce_al documento unitario di condanna dell'attentato.

Nella notte tra il trenta settembre e il primo ottobre sono state lanciate due bombe incendiarie contro la. Sezione del PCI "O. Ghirotti" in Via delle Leghe n" 5, provocando danni agli infissi. Poco dopo un'altra Sezione del PCI veniva attaccata negli stessi modi.

Le forze popolari e democratiche del nostro quartiere denunciano la matrice fascista di questi atti. Non a caso si verificano in un momento importante e delicato della vita politica del nostro Paese in cui si rende sempre più necessario che i cittadini partecipino alla soluzione dei gravi problemi che ci stanno di fronte, stringendosi attorno alle organizzazioni democratiche.

Questi episodi di teppismo politico, usati da chi è isolato nella coscienza civile della popolazione, tentano di creare uno stato di tensione e di confusione per impedire il giusto svolgimento della vita politica democratica. Le forze politiche e gli organismi democratici firmatari invitano la popolazione del quartiere a respingere e condannare questi atti partecipando alle iniziative che queste forze si impegnano in questo momento a realizzare.

PARTITO COMUNISTA ITALIANO

- Sez. "O. Ghirotti"

PARTITO SOCIALISTA ITALIANO

- Sez. "Gorla" Greco Turro

DEMOCRAZIA PROLETARIA

DEMOCRAZIA CRISTIANA

- Sez, 10 A

ANPI

CONSIGLIO DI FABBRICA "ORTOFRIGOR"

IL COMITATO DI REDAZIONE de "LA NOSTRA REALTA"

IL COMITATO DI QUARTIERE LORETO

LA COOPERATIVA "CASA DEL POPOLO"

IL MOVIMENTO GENITORI DEMOCRATICI SUNIA

La redazione de "La Nostra Realtà" si associa alla esecrazione unanime della Milano lavoratrice e democratica per il vile attentato alla Federazione Milanese del P.C.I., attestando così la sua solidarietà verso i compagni comunisti.

RIDARE FIDUCIA AI GIOVANI

Riceviamo con piacere una lettera firmata da 2 giovani della zona che pubblichiamo qui di seguito augurandoci che possa essere l'occasione per aprire un dibattito costruttivo sui problemi giovanili. Un'occasione cioè per usare le pagine de "La nostra realtà" secondo gli intendimenti per cui è nata.

Siamo due giovani della zona che vogliono dare un contributo per stimolare nella zona un più ampio interessamento attorno ai problemi della gioventù.

Vogliamo fare questo per sviluppare, finalmente, attraverso il confronto delle forze politiche, un dibattito inerente alle condizioni specifiche che stanno vivendo oggi i giovani, nel nostro caso particolare, i giovani della zona 10.

Questa nostra esigenza deriva dall'esperienza che noi, come giovani, abbiamo da anni vissuto all'interno del quartiere, e riteniamo che, pur essendo stata mossa da un preciso orientamento politico e ideale, possa servire come punto di confronto con esperienze degli altri giovani della zona, che come noi vivono gli stessi problemi. Dall'esperienza di questi ultimi anni siamo giunti alla convinzione che per risolvere i problemi dei giovani sia necessario il contributo di tutte le forze politiche e sociali, perchè non è ghetizzando la questione giovanile che si vanno a risolvere questi problemi.

Come la questione femminile e l'aborto non sono nodi che devono risolvere solo le donne, così il nodo della questione giovanile non deve essere relegato ai giovani.

La prima cosa che si può toccare con mano, é la completa mancanza di prospettive della gioventù, in poche parole il giovane oggi non ha la tranquillità del domani anche più immediato.

volte non solo non rispecchia la loro reale esigenza, ma mortifica le loro capacità produttive e intellettuali.

Di fronte a questa realtà, di fronte alla crisi di una scuola, che non specializza, che per molti è diventata un'area di parcheggio, che è completamente scollegata con la realtà del mondo del lavoro; di fronte alla mancanza di moralità della classe politica governativa; di fronte alla vita dissociativa che questa società offre ai giovani, noi ci rendiamo perfettamente conto di come sia reale il fenomeno di sfiducia che le masse giovanili vivono al loro interno.

Questa realtà si rispecchia anche nella nostra zona dove noi possiamo vedere, dall'esperienza di tutti i giovani e dal contatto con loro nel quartiere, la mancanza di quell'aggregazione che permetta di vivere una vita associativa qualitativamente capace di dare quella spinta ideale per poter risolvere insieme, attraverso il confronto e la lotta, quei nodi strutturali che attanagliano le nuove generazioni.

Da qui il completo senso di confusione e la mancanza di fiducia da parte delle nuove generazioni.

Infatti anche dal voto del 15-20 giugno si può rilevare come, pur essendo stato un voto per cambiare, non si sia trasformato in una presa di posizione in prima persona dei problemi, e quindi con una reale partecipazione alle lotte di cambiamento e di riforma che si stanno attuando all'interno del nostro Paese. Nella nostra zona tutto questo si riflette in maniera determinante. Infatti pur non avendo nel suo interno centri sociali, biblioteche, luoghi di aggregazione, teatri eccetera, noi giovani non ci siamo ancora mobilitati in maniera determinante e massiccia per raggiungere questi obiettivi, proprio perchè abbiamo ancora una visione distorta del rapporto tra noi e le istituzioni, quindi ad esempio il consiglio di zona.

SCUOLE MATERNE: PRIMA E DOPO LA CURA

Ogni scusa è buona per tentare di mettere in difficoltà l'esperienza democratica della nostra città. Ma si tratta di montature che crollano davanti ai fatti, e appare evidente la manovra di chi cerca di creare situazioni torbide e di malcontento, contro ogni logica: tra questi, in compagnia, Comunione e Liberazione, 11 Giornale di Montanelli, l'ultrasinistra.

LE CIFRE PARLANO CHIARO

GIUNTA PRECEDENTE GIUNTA ATTUALE

178 giorni 153 giorni

N.giomi di erogazione della refezione

PASTI EROGATI (21,4 )medesimo personale

BAMBINI annessi alla gratuità (reddito fino a 960.000 annue)

PASTI a 300 lire (tra 960.000 a 1,5 milione)

21,03% 5 ,6'/°

Con la fine dell'anno scolastico 1975 - '76 la disoccupazione giovanile è aumentata, milioni di giovani in questo momento stanno cercando lavoro per la prima volta, senza la possibilità di concretizzare le proprie aspirazioni, e molti, per trovare un'occupazione, costretti all'umiliazione di dover essere raccomandati per poi svolgere un lavoro che il più delle

dalla prima

APRIAMO IN ZONA UN GRANDE DIBATTITO SULI A POLITICA ECONOMICA E HICONVERSIONE.

giovanile e femminile, e non solo perchè un lavoro dignitoso e un salario decente sono i primi elementari diritti dei cittadini in una repubblica democratica, ma perchè il

I giovani nella nostra zona sono inseriti prevalentemente nelle piccole fabbriche o impegnati in un "sottolavoro": da qui la mancanza di collegamento con il movimento sindacale e il conseguente disinteressamento attorno ai problemi del lavoro e più in generale della società. Nella nostra zona, come crediamo in tutta Milano, mancano centri di aggregazione dei giovani, i quali si ritrovano nei bar, oppure al cinema, comunque in luoghi sculturizzati, dove è impossibile creare dei momenti di reale vita associativa e sviluppare in senso positivo le capacità creative e la voglia di conoscere della gioventù. Oggi ci troviamo di fronte ad una società dove tutti i valori vecchi sono scaduti e i nuovi non sono ancora stati costruiti.

lavoro è ricchezza sociale e non si può seriamente parlare di nuovo sviluppo economico se si prescinde da ciò che di ogni economia è la base e la possibilità di crescita: l'attività umana.

Ora, certo, noi non pretendiamo di aver dato dei consigli precisi, dei suggerimenti tecnici: ci siamo limitati, come del resto ci compete, ad indicare alcuni orientamenti generali sui quali crediamo

Visione distorta determinata dalla mancanza di una gestione democratica da parte delle forze politiche che hanno governato il nostro paese negli ultimi trenta anni, che ha fatto di tutto per allontanare dalle istituzioni i cittadini con scelte sempre più antipopolari, dando della politica una visione di cosa sporca e per "addetti ai lavori" grazie anche al clentelismo come regola di governo. Si tratta quindi di ridare fiducia ai giovani nelle istituzioni, cominciando a condurre una politica non di promesse, ma di conoscenza dei problemi e di sviluppo dell'unità di tutti i giovani per arrivare ad articolare un dibattito sempre più ampio e che attraverso la mobilitizzazione delle nuove generazioni, porti alla conquista degli obiettivi per il superamento delle attuali condizioni di vita dei giovani.

Milena Costa Maurizio Colombi

di avere il consenso dei nostri lettori e su cui pensiamo non si debba transigere.

Chiediamo ai partiti politici, alle forze di governo di contraccambiare i nostri sacrifici, i nostri sforzi, la nostra volontà di collaborazione, con altrettanta serietà, impegno e capacità dirigente.

ct= , LETTERE al giornale
PASTI a 600 lire (tra 1,5 e 2,5 milioni) PASTI a 1.000 lire (oltre i 2,5 milioni) 30,2'/, 71,7 7. 28,7'/, 20'4 11 milioni e 200.000 9 milioni e 200.000
la nostra rea 410
Adelaide Stanghellini è supplemento a Ticinia Notiziario, aut. Trib. Milano n° 232 del 4.6.73 Dir. Resp. Luciano Capitini. Stampato presso Coop. Lavoro il Guado - Robecchetto con tnduno (Milano) tel. 0331/881475.

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