(case, scuole, ecc.): ne profittano gli speculatori
L'HA VOLUTA LA
D.C.;
CHI LA PAGA?
Chi ci ha rimesso con i cento giorni e più di crisi al Comune di Milano? Come è consuetudine gli operai e le masse lavoratrici. E i riflessi più gravi della crisi verranno a galla poi. Mentre i ceti parassitari si sono disinteressati della cosa, anzi, ne hanno tratto spesso lauti vantaggi e ampi margini di manovra per operazioni di alta speculazione. Bisogna dire che i lavoratori non si sono mai aspettati molto dalle istituzioni quali le conosciamo e in anni di lotte hanno accumulato sì sfiducia. Ma la combattività è rimasta intatta. A un certo punto si spera che da questa crisi comunale parta perlomeno l'ordinaria amministrazione. Questo sarebbe molto se consideriamo l'inefficienza e la lentezza degli iter burocratici, se consideriamo la logica degli equilibri di potere che condiziona i partiti di « governo » del centro-sinistra e dell'opposizione morbida e « diversa ». La crisi al Comune di Milano si iniziò a giugno con l'attacco del capogruppo democristiano Massimo De Carolis al PSI, colpevole di aver fatto combutta con il PCI sulla questione del decentramento e di aver rispettato le indicazioni emerse da un documento comune dei due partiti che fu votato all'unanimità dai 400 consiglieri di zona. In sostanza gli oltranzisti democristiani hanno sempre impedito che si giungesse ad una discussione della riforma del regolamento edilizio, cosa estremamente indigesta alle grandi proprietà immobiliari; hanno posto il veto al blocco della terziarizzazione della città, incrementando la edilizia dei servizi; hanno puntato sugli investimenti per la costruzione delle linee della metropolitana, dati gli interessi speculativi colossali che vi stanno dietro; si sono prodigati affìnchè il Consiglio comunale non trovasse mai spazio e tempo per occuparsi fino in fondo dello scandalo della metropolitana e dei suoi furbastri attori.
Per lunghe settimane si è avuto uno scambio intenso di documenti fra le segreterie dei quattro partiti di centro-sinistra, senza che mai si approdasse a nulla.
Il PSI ha continuato a ribadire la decisione per un sindaco socialista.
Da parte del PSDI ci sono stati tentativi di ricucire il dissenso tra PSI e PRI. I repubblicani, dapprima, hanno fatto a più riprese ogni sforzo per non rimanere esclusi dalla giunta, poi con la puzza al naso si sono allontanati dalle trattative. La voce dei sindacati sulla crisi milanese è stata fioca: una presa di posizione degli autoferrotranvieri e delle segreterie aziendali dell'ATM di CGIL-CIS-UIL che denunciava il peggioramento del servizio dovuto al mancato rispetto degli accordi a suo tempo intervenuti con l'Amministrazione, riguardanti sia il rinnovo e il potenziamento degli impianti, sia l'impiego del personale.
DE CAROLIS (DC): E' UN « PROBLEMA DI CONTORNO» (LO SCANDALO MM)
In un intervento sul Corriere della Sera, Massimo De Carolis faceva capire quale fosse l'ottica della DC sulla crisi a Palazzo Marino. Ha parlato di « crisi di identità » di Milano di « crisi dei rapporti tra la città il Paese ». Sicuro, ai devoti di Fanfani, come anche a De Carolis, importano i collegamenti tra potere centrale, cioè Roma, e periferia, suburbio, in questo caso Milano. Ha farneticato di « coesistenza pacifica » fra ceti popolari e borghesia che, secondo lui, permetterebbe alla città di raggiungere notevoli traguardi economici e culturali (I). Ancora per De Carolis all'origine della crisi comunale milanese vi sarebbe stato l'atteggiamento piuttosto tenero dei partiti verso la contestazione studentesca e i problemi dell'ordine pubblico. In questi anni insomma, secondo lui, lavoratori e studenti avrebbero dovuto prendere più manganellate e più candelotti nella pancia, allora sì che si sarebbe raggiunta la pace sociale »l Di nuovo il nostro personaggio ha la sfrontatezza di chiamare « mediocri controversie » a problemi di contorno » le questioni troppo scottanti che assillano Milano, prima fra tutte lo scandalo della metropolitana che dovrebbe fare emergere i nomi di tanti sciacalli che sputano sulle masse lavoratrici4 gragie all'ordinamento democratico » particolarmente permissivo nei confronti del capitale.
Il 12 ottobre il gruppo consiliare comunista ha tenuto una conferenza stampa sulla crisi comunale, enunciando le proprie posizione con l'ammonimento che la crisi potrà risolversi « se verrà stabilito un rapporto positivo con il PCI ». Il partito di Berlinguer, in conformità con l'indirizzo nazionale, si propone come componente di governo anche a livello cittadino.
Il PRI si è irrigidito ulteriormente su punti quali il blocco delle assunzioni all'ATM e la sua non disponibilità ad accettare una riconferma di Aniasi alla carica di sindaco.
Intanto i grossi problemi insoluti continuano a battere alla porta insieme agli altri, non trascurabili, che dovrebbero spettare ad una normale amministrazione, come ad esempio la sostituzione dei consiglieri di zona dimissionari e come le nomine di una cinquantina di rappresentanti comunali negli enti pubblici.
DRAGONE (PSI): LE BORGHESIE
SONO DUE
Umberto Dragone, capogruppo del PSI al Comune, intervenendo sempre sulle colonne del Corriere della Sera, si è rifatto a ciò che aveva scritto De Carolis. L'esponente socialista ha messo dei distinguo tra « borghesia portatrice di istanze civili e progressiste » e « i gruppi, le corporazioni, gli interessi parassita-

ri e retrivi con i quali la DC non intende scontrarsi in modo deciso ».
E' venuto fuori in modo chiaro che si fa un po' l'occhiolino alla borghesia illuminata, mentre, dall'altra parte, si trascura o si sottovaluta, non so bene, la forza traente della classe operaia. « Non si batte il fascismo assumendo istanze che lo sostengono », ha scritto, ma separando subito dopo le esperienze « positive » da quelle « negative » fatte con la DC. L'intervento di Dragone si è trasformato in un appello alla borghesia avanzata, ai tecnici, ai ricercatori affìnchè collaborino alla « gestione della città ». Le lotte operaie sono lasciate un poco nell'ombra.
Per giorni e giorni i partiti hanno continuato ad avanzare le loro proposte e controproposte, lontani dal trovare un qualsiasi accordo sul nuovo programma da varare. Il 14 ottobre la federazione milanese CGIL-CISL-UIL ha rivolto un appello ai partiti interessati per la soluzione della crisi. Intanto le controversie fra PSI e PRI si acuivano. I repubblicani hanno insistito per la trasformazione e lo scioglimento delle società 3 partecl;iazione comunale tramite l'assunzione diretta da parte del Comune dei vari servizi. Il PSDI è rimasto « amareggiato » per l'atteggiamento dei repubblicani che ha chiamato « strumentale ». A detta dei quattro partiti, ognuno di essi si è fatto in quattro proprio per la composizione della crisi, facendo le pulci, tra parentesi, agli altri e sovente con accuse non irrilevanti. E' stato quello che si chiama un dialogo tra sordi.
La DC ha affermato di essere « riuscita pazientemente a riportare al tavolo delle trattative PRI e PSI, divisi da inutili polemiche ». Vertemati, segretario provinciale socialista ha accusato i repubblicani di perseguire « obiettivi diversi da quelli degli altri partiti, essenzialmente legati a iniziative propagandistiche, in vista della scadenza elettorale del '75 ».
E su questo non ci piove.
Il PRI poi, dal canto suo, ha attaccato l'intera giunta DC-PSI-PSDI dicendo che causa della crisi sono state le « autonome decisioni dei partiti ». Anche in questa occasione si è fatta avanti la lamalfiana inclinazione moralistica di « riportare un poco d'ordine nella giungla ». Il PSDI invece ha dichiarato a sua volta che qualora non si fosse giunti rapidamente a un accordo a tre, sarebbe stato disposto ad appoggiare dall'esterno una giunta DC-PSI. Nel frattempo la direzione provinciale DC avanzava l'idea di un « vicesindaco garante ».
SCANDALO MM:
DOPO IL DEMOCRISTIANO SALVINI AVVISO DI REATO PER OTTO COSTRUTTORI
Il 19 ottobre la stampa ha dato ulteriori notizie dell'inchiesta giudiziaria in corso sullo scandalo della metropolitana. Ci sono stati otto avvisi di procedimento per il reato di peculato, emessi dal giudice istrut-
Un momento della lotta di classe a Crescenzago
La lotta sulla casa a Crescenzago e Casoretto - pag. 4 e 5.
In sordina ma a fondo l'attacco alla «Casa» di via Pusiano - pag. 6.
Situazione aperta a promettente a S. Erlembardo, chiusa in via Demostene - pag. 1.
tore Tommaso Milone nei confronti dei responsabili di alcune imprese costruttrici interessate agli appalti per la metropolitana. Ecco i nomi:
Giancarlo Gariboldi e Leonardo Cutrera della società « Cile ». di Cusano Milanino, Anna e Saverio Quadrio
Curzio, Angelo Farsura, Lino Del Favero e Giuseppe Bolchini della « Codelfa » e Felice Lovati. In che misura questi signori sono compromessi con il consigliere delegato della MM, il democristiano Antonio Salvini, a sua volta imputato di peculato, sospettato di avere le mani in pasta negli appalti per la costruzione del tronco della metro che va dalla stazione Garibaldi a piazzale Cadorna, negli espropri, nelle liquidazioni dei lavori fatte alle imprese? Tutto questo dovrà presto essere accertato. Il Salvini, in materia di appalti, è accusato di avere affidato l'esecuzione dei lavori a determinate imprese non con asta segreta, come si dovrebbe quando si tratta di opera pubblica, ma dopo private trattative condotte personalmente e con
metodi clientelari. Le iniziative del Salvini, va notato, vennero sempre approvate dal consiglio di amministrazione della società... L'accusa ha sostenuto che il tronco MM Garibaldi-Cadorna sarebbe potuto costare quasi un miliardo in meno del prezzo al quale fu appaltato, mentre circa un altro miliardo sarebbe stato speso in espropri senza ricorrere agli strumenti di legge che, eventualmente, avrebbero potuto evitare una tale spesa. Ora, non occorre la scienza di Salomone per presumere che questi miliardi siano serviti al finanziamento della Democrazia Crisiana. L'ex presidente della MM, avv. Enrico Sbisà, socialista, denunciò a suo tempo i metodi di gestione della società e si dimise nel giugno '71, ritenendo ingiustificata la legittimità di alcune spese. L'indagine iniziata venne affidata a due commissioni comunali di inchiesta, presiedute da Dragone (PSI) e da Savasta (DC) (cfr. n. 8-9 di Milano-
QUARTIERE PONTE NUOVO dieci).
Il 19 ottobre le delegazioni democristiana e socialista non hanno accettato l'ipotesi di una giunta bicolore con l'appoggio esterno del PSDI. In una conferenza stampa del 20 ottobre il PRI ha ribadito le posizioni oltranziste che sempre lo hanno caratterizzato, rinnovando le sue richieste, già respinte dagli altri tre partiti di centro-sinistra, delle quali abbiamo parlato, cioè il blocco totale delle assunzioni alla ATM e al Comune, e lo scioglimento delle società per azioni a partecipazione comunale.
I LAVORATORI ALLE SEDUTE DEL CONSIGLIO COMUNALE
L'Unità ha scritto, benevola: « Il gruppo consiliare DC ha isolato la pattuglia degli oltranzisti che volevano protrarre ancora la crisi per arrivare a uno spostamento a destra dell'asse politico al Comune o cambiando il sindaco o affidandogli un « vice-sindaco garante ». Però, c'è da osservare, i cinque oltranzisti democristiani — Bossi, Crespi, De Carolis, Migliori e Passani — hanno preferito coprire l'isolamento unendosi alla maggioranza al momento del voto di un ordine del giorno presentato dalle « sinistre democristiane ».
Le tre votazioni del 22 ottobre in consiglio comunale hanno dato esito negativo, giacchè le trattative degli ultimi giorni fra i partiti non avevano portato ad alcun accordo sui punti programmatici in sospeso e sulla composizione della giunta. I partiti di centro-sinistra hanno votato scheda bianca, eccettuato il PRI che ha votato per il proprio capogruppo Del Pennino. Lo stesso ha fatto il PCI votando per Andreini, capogruppo comunista.
Una piccola folla di cittadini dei quartieri popolari di Milano era in tribuna, per mostrare con la propria presenza il disagio che una crisi comunale che si è protratta per più di cento giorni ha causato a tutti i lavoratori milanesi.
Il consiglio comunale è stato riconvocato per venerdì 26 ottobre. Adesso la Democrazia Cristiana ha avanzato le sue pretese, vorrebbe ad esempio l'assessorato all'edilizia privata... allora sì che se ne vedrebbero delle belle!
Finalmente alle 22,30 di venerdì 26 ottobre la crisi comunale si è risolta con la riconferma, avvenuta alla seconda votazione, di Aldo Aniasi alla carica di sindaco. Anche la giunta DC-PSI-PSDI è stata riconfermata pressochè al completo con 17 assessori su 18.
Angelo Cara
milonoded
Anno V - n. 11 - novembre 1973
Periodico mensile della Zona 10
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Giovanni Manara
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Stampato presso la Tipografia
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Registrazione N. 192 - 11 Maggio
1970 presso il tribunale di Milano

Ritardi burocratici per l'esproprio dell'area dì Via Cesalpino
Il potere democristiano paralizza l'ordinaria amministrazione
La crisi di Giunta ha bloccato sul tavolo di Bonatti il progetto della scuola di via Cesalpino e sappiamo che per tutto questo dobbiamo ringraziare la Democrazia Cristiana che ha provocato questa inutile crisi per nascondere le sue magagne e volere per sè il posto di sindaco e l'assessorato dell'edilizia privata (quello che rilascia le licenze edilizie ai privati) ora in mano al socialista Baccalini. Queste cose _sono all'ordine del giorno in un paese come il nostro in cui la lotta politica è serrata (ed è un bene), ma in cui soprattutto esiste un partito come la d.c. che non soffre di essere esclu.5g dai posti di potere e là dove rischia di essere posta in secondo piano, fa il diavolo a quattro per evitare questo rischio. Come è successo a Milano. Ne abbiamo già parlato a luglio ed abbiamo ripreso il discorso anche su questo numero. Qui ci preme solo sottolineare che per la d.c. l'essere in collaborazione con gli altri partiti è solo una necessità di « governo », mai un rispetto di patti. E quando gli altri protestano per i suoi giochi sporchi, li ricatta con la crisi. Un partito così non ha nessuna serietà politica, soprattutto perchè non si preoccupa delle enormi conseguenze del suo comportamento, che a Milano sono state la completa paralisi delle decisioni che dovevano dare un volto più popolare alla città, scuole comprese: si veda la protesta che si leva a questo riguardo da tutti i quartieri!
La Democrazia Cristiana fa la strafottente perché confida nel suo elettorato cattolico e moderato, al quale essa crede di poter continuare a propinare la « paura comunista », perchè questo elettorato continui a non far troppo caso al suo comportamento incosciente e disastroso.
Un'altra conseguenza di questo comportamento della d.c. riguarda l'organizzazione burocratica del Comune. A parte cioè la paralisi amministrativa a livello di decisioni, esiste la più completa disorganizzazione a livello di uffici, cosicchè se anche c'è stata qualche decisione valida, questa viene realizzata in tempi lunghissimi. Ciò dipende dal fatto che in coloro che ci amministrano, mancano idee chiare per snellire la prassi burocratica e manca la volontà di dare un'impostazione seria ed efficiente agli uffici.
Ne è un esempio quanto ci è capitato in merito alla nostra richiesta di accelerare i tempi di procedura per l'esproprio del terreno di via Cesalpino.
Dal momento che la divisione demanio dei lavori pubblici aveva difficoltà a misurare l'area di via Cesalpino dove dovrà sorgere la scuola del quartiere (misurazioni che sono indispensabili per l'esproprio dell'area stessa), abbiamo fatto pressione perchè venisse fatto un ultimo tentativo e poi, in caso ancora negativo (sull'area c'è un deposito di rottami che — si dice — impedirebbe la misurazione precisa dell'area) eseguire le misurazioni sulle mappe catastali. Ma l'incaricato geom.
Zuccolillo si assentò dall'ufficio per malattia e nonostante le nostre insistenze presso l'ing. capo divisione Autieri non ci è stato
possibile ottenere la misurazione. Giustificazione: la responsabilità di queste misurazioni è del geometra e nessuno può prendere il suo lavoro.
E se il geom. Zuccolillo dovesse assentarsi per alcuni mesi? Aspettiamo il suo ritorno per riprendere il discorso? Possibile che un ufficio così importante non abbia la possibilità di continuare senza un suo incaricato?
Per fortuna non ci siamo persi d'animo e siamo riusciti ad ottenere che la divisione demanio, d'accordo con la Regione, procedesse a queste misurazioni catastali. Ma ancora, questo atto d'ufficio della divisione demanio che dovrebbe essere trasmesso all'ufficio espropri che sta esattamente ad un solo piano di differenza dal demanio non è ancora arrivato. Venisse spedito per posta arriverebbe prima, invece le « vie burocratiche sono infinite... ». Ci vuole quindi un'amministrazione che abbia chiaramente coscienza dei suoi compiti; che voglia davvero esercitare la propria direzione politica per i diritti delle masse popolari; che abbia idee chiare su una organizzazione efficiente degli uffici comunali. Purtroppo attualmente nemmeno i socialisti che fanno parte della coalizione di centro-sinistra che amministra Milano sono stati in
grado di svincolarsi dai ricatti della d.c. e di organizzare con una certa autonomia gli uffici degli assessorati che dipendono da loro.
Tenendo conto di questo e del modo con cui si è sviluppata questa crisi che ha dimostrato in modo chiaro come la d.c. si muova agevolmente nei suoi ricatti anche nei confronti dei socialisti e come la d.c. abbia solamente paura di una coalizione di sinistra p.s.i.-p.c.i. o meglio di una partecipazione del p.c.i. all'amministrazione; tenendo conto che proprio il p.c.i., nei posti che amministra e per il tipo di proposte che ha avanzato in questi anni a Milano, dà le maggiori garanzie di stabilità, serietà e chiarezza di idee in proposito, e sarebbe l'elemento indispensabile per porre fine allo strapotere d.c., ci sembra opportuno che il consiglio comunale non continui a mordersi la coda (vedi articolo in prima pagina) e ponga seriamente il problema della partecipazione comunista.
Da parte nostra dovremmo essere in grado di prendere delle iniziative popolari in questa direzione, altrimenti rimarremmo ad arrabbiarci sulla solita Amministrazione_che ci frega. R.P.
A PROPOSITO DELL'ASSEMBLEA DEL 27 GIUGNO «UN
Nel numero di agosto settembre di « Milanodieci » il Comitato di quartiere Ponte Nuovo definisce « un'occasione mancata » l'assemblea svoltasi il 28 giugno presso il Circolo Familiare di Unità Proletaria di Viale Monza 140 (e non presso la locale sezione del PSI), alla quale intervennero il Sindaco Aniasi e il segretario provinciale del PSI, Vertemati. Perchè occasione mancata? Perchè, scrive « i cittadini volevano esporre al Sindaco la situazione della zona ed invece hanno dovuto sorbirsi lunghi discorsi i quali, sempre secondo quella pubblicazione, furono soprattutto incentrati sulla politica del PSI nella nostra città. Prima di entrare nel merito delle critiche (che sono parecchie) che Milanodieci muove a quella nostra iniziativa ci sembra opportuno porre un primo chiarimento relativo alla « forma ».
Quell'assemblea, se ben si ricorda, aveva come tema « Il PSI per Milano » e come protagonisti (opportunamente annunciati con manifesti, volantini e con un comunicato sull'a Avanti! » e sul « Giorno I.) Aniasi e Vertemati. Era quindi una iniziativa socialista da cui sarebbe stato strano non attendersi un discorso di politica socialista.
Fatta questa premessa, mi sembra quanto meno inesatta l'affermazione che in quel dibattito i problemi del quartiere sarebbero passati in secondo piano; infatti se, come scrive Milanodieci, alle 23.15 di quella sera il Sindaco stava ancora parlando, ciò avveniva non certo per la prolissità di una « relazione » ma perchè la quantità e la vivacità deli interventi — gente del quartiere che parlava di problemi del quartiere, aveva reso necessario protrarre fino
Gruppo Scuola Quartiere
Insegnanti, genitori e cittadini dei quartieri Ponte Nuovo e Crescenzago si incontreranno
VENERDI' 9 NOVEMBRE
ORE 21
presso la scuola di via Brambilla
per stabilire il programma di lavoro all'interno della scuola per l'anno 73 - 74: doposcuola, assistenza sanitaria, ecc.
a tarda ora le repliche. Se poi la discussione di questi problemi si tenne in quell'incontro dando luogo, secondo Milanodieci, ad una sovrapposizione di scopi che avrebbero invece dovuto tenersi distinti, ciò fu causato dal fallimento di una precedente assemblea (del 6 maggio al Trotter), provocato dall'assenza degli assessori interessati. E teniamo a sottolineare che solo l'assessore Baccalini si è sempre dichiarato disponibile per questo genere di discorsi.
E qui il di-korso cade sul Consiglio di Zona: non è esatto affermare, come fa Milanoclieci, che questo organismo si scarica delle proprie responsabilità nascondendosi < dietro il dito » della sua funzione meramente consultiva. A parte la considerazione che è stata proprio l'insistenza socialista per una maggior attribuzione dei poteri al Consiglio di zona a dare lo spunto alla DC per l'apertura di una crisi a Palazzo Marino, i consiglieri zonali del PSI si sono sempre adoperati per ottenere dalle forze popolari e democratiche della zona — senza bollare nessuno come eretico — un sostegno e una collaborazione che sopperiscano alla debolezza « istituzionale » del consiglio di zona. — Ne è stata una prova la prima della programmata serie di assemblee popolari sulla situazione urbanistica della zona 10, la quale si è conclusa con un unanime impegno di appoggio popolare alle iniziative che il Consiglio propone; anche se, in realtà, almeno in questa prima assemblea (le altre non si sono ancora tenute nel momento in cui scriviamo) i consiglieri zonali DC hanno brillato per la loro assenza. Queste riflessioni, ci sembra, possono valere ancora come replica anche nei confron-
ti di quella presunta mancanza di sensibilizzazione politica delle masse popolari in lotta di cui, secondo Milanodieci, il PSI sarebbe colpevole.
Per concludere, ci sembra di poter affermare, che, in polemica con il PSI, il Comitato di quartiere Ponte Nuovo abbia sostenuto su Milanodieci, in sostanza, proprio quello che da tempo è il punto di vista del PSI sulla politica da condurre in zona e nelle zone: la mobilitazione po_linea unitaria delle masse popolari nel pieno rispetto degli orientamenti delle loro organizzazioni e nella democratica composizione di essa.
La sezione Gorla-Greco-Turro del P.S.I.
Sì, l'assemblea fu presentata, con manifesti ed attraverso la stampa, come assemblea del p.s.i., ma è appunto questo che noi contestavamo, in quanto avevamo chiesto con gli altri comitati un incontro-trattativa con gli assessori attraverso il consiglio di zona.
11 Sindaco quella sera rispose molto più tardi ai nostri interventi che iniziarono alle 23.30.
Nessuno mette in discussione che il p.s.i. voglia, assieme al p.c.i., un nuovo tipo di decentramento, con ampi poteri ai consigli di zona, eletti direttamente dai cittadini. Ma ciò che noi critichiamo è che attualmente questo consiglio di zona, pur ancora senza poteri decisionali, sia troppo poco attivo nel sostenere le mobilitazioni popolari e nel riconoscerne il valore.
pag. 3 - novembre 1973 politica milanodieci

In Cile l'esperienza allendista non può essere cancellata nemmeno col terrorismo della Giunta militare. "golpe„ era proprio inevitabile?
Doverose alcune
Inizia questo mese e si concluderà il prossimo la pubblicazione di una serie di articoli di valutazione dell'esperienza cilena.
Questi articoli rispecchiano due delle posizioni presenti nella redazione ed eme;se durante il dibattito.
Sono trascorsi ormai due mesi da quando, l'i settembre, il presidente Salvador Allende, in pugno il mitra che gli aveva regalato Fidel Castro, cadeva in combattimento contro i militari di Santiago. Quel giorno con lui cadde nelle ma"ni dei generali il palazzo della Moneda e il legittimo governo di Unidad Popular fu spazzato via, ma oggi, a sessanta giorni di distanza dal colpo di stato, il Cile non si arrende, non è ancora battuto. Non sono battuti gli operai e gli studenti di Santiago, Concepcion e Valparaiso, i contadini delle terre occupate strappate ai tierratenientes. La resistenza passiva, la disobbedienza civile, l'indisciplina sociale paralizzano ancora i grandi centri urbani dove vive la stragrande maggioranza della popolazione cilena. Ma, nelle città e nelle campagne come sui primi contrafforti della catena andina, opera anche la resistenza armata. La resistenza costringe la giunta di Pinochet a prolungare ancora il coprifuoco nelle città: di notte, nei quartieri popolari della cintura operaia di Santiago e delle altre principali città si succedono agli scontri a fuoco con i reparti dell'esercito. In molte zone delle campagne la giunta fatica ancora a conquistare almeno il controllo militare del territorio. Certo il prezzo di sangue che il Cile ha pagato è enorme. Le vittime del massacro si contano a decine di migliaia, e migliaia sono gli arresti, le fucilazione sommarie, le deportazioni in massa. Eppure il piano Giakarta », la fredda determinazione di affogare in un bagno di sangue la rivoluzione cilena, non ha vinto ancora nè sul terreno militare, nè sul terreno politico.
Ciò è potuto accadere perchè il processo politico avviato in Cile con l'esperienza allendista non si può liquidare soltanto a fucilate. Ha inciso troppo profondamente sul tessuto della società cilena e delle stesse forze politiche della sinistra. Dallo scontro sociale e politico dei tre anni di governo di Unidad Popular sono uscite modificate prima di tutto le sue componenti. E' cambiato il Mir, che ha abbandonato le iniziali posizioni fochiste, è cambiato anche il Psc, con la scoperta del leninismo e la conquista della supremazia interna da parte della sinistra di Carlos Altamirano. Non per caso erano soprattutto queste due forze che negli ultimi mesi si erano interrogate a fondo sulla qualità che lo scontro politico aveva ormai assunto, sull'irreversibilità della -scelta della Dc cilena di scatenare una lotta frontale contro Allende, sull'illusione di conservare a lungo la neutralità legittimista dei militari, ma soprattutto sul fatto che le masse che stavano dietro all'allendismo chiedevano ormai, sempre pitl, esplicitamente, i! potere non solo il governo. Ma l'irriducibilità del Pc cileno nel cercare di inseguire la rincorsa a destra della Dc di Frei, il gradualismo e il legalitarismo dei radicali della sinistra cristiana del Mapu avevano progressivamente logorato l'unità politica e le capacità di direzione di
Lo scopo che ci proponiamo con questi articoli è di fornire elementi che permettano una più approfondita analisi degli avvenimenti cileni, poichè riteniamo che tutto ciò sia senz'altro utile anche per la situazione italiana. La Redazione
Unidad Popular.
Nei mesi dell'estate la coalizione allendista, pur reduce dallo straordinario successo elettorale di marzo quando Unità Popolare era passata dal 37 al 43 per cento dei voti — un successo politico tanto limpido da convincere la stessa Dc che ormai l'unica strada da battere era quella della prova di forza finale, del colpo di stato — appariva paralizzata. Incapace addirittura di una scelta di fronte al bivio non più eludibile o rinviabile: o mettere l'alt al processo avviato e tenersi la Dc (cioè farsi riassorbire da lei) o andare avanti impegnandosi a fondo a batterla, anche sul tempo, nella costruzione di un blocco sociale alternativo collegando a quelli che Unidad Popular aveva già con sè — gli operai, parte dei marginali, frange avanzate dei ceti medi urbani — con nuovi strati, disgregando così la base sociale della Dc e dell'esercito.
Frei, l'imperialismo Usa, i generali di Santiago hanno colpito a fondo, dopo il mancato golpe del 29 giugno, proprio sfruttando questa paralisi, l'indebolimento di chi aveva perso l'iniziativa politica.
D'altra parte nessuno poteva più farsi illusioni sulle intenzioni reali della Dc di andare ad una soluzione di forza. Dalle varie fasi che hanno caratterizzato l'atteggiamento della Dc cilena nei confronti dell'esperimento allendista, le prime due si erano ormai definitivamente consumate. S'era consumata la prima, quella dell'appoggio esterno, dei voti a favore in parlamento ai provvedimenti di nazionalizzazione senza indennizzo delle miniere di rame sottraendole alle grandi compagnie americane o di esproprio delle principali industrie per la costruzione dell'area social.
La Dc dovette ben presto rendersi conto che non d'un semplice tentativo riformista e razionalizzatore si trattava (che su questo lo stesso capitale cileno ci stava) ma d'un processo politico che si era innescato e minacciava di andare lontano.
Fu così che la Dc passò alla seconda fase, una scelta rigidamente centrista, che mentre continuava a tener le distanze dalla destra di Alessandri, cominciava però a delinearsi come un'opposizione frontale a Unidad Popular. Sarebbe bastato boicottare Allende in parlamento paralizzandolo: l'inflazione, lo strangolamento economico imperialista, l'isolamento politico internazionale dell'esperienza cilena avrebbero fatto il resto. Prima o poi i nodi sarebbero venuti al pettine. Non era ancora persuasa, la Dc cilena, di dover chiamare in causa i militari. Se ne persuase più tardi, quando Unidad Popular seppe reggere alla violentissima offensiva politica scatenata dalla Dc nell'autunno del '72 con le manifestazioni di piazza (e l'uso dei fascisti di Patria e Libertà) e lo sciopero dei camionisti finanziato dalle banche svizzere. E non solo resse, ma seppe contrattaccare. Numerose altre fabbriche, non ancora nazionalizzate, furono occupate e tenute da-
gli operai, l'occupazione delle terre passò il segno d'una pura redistribuzione del latifondo, nei quartieri popolari e nelle cinture operaie delle grandi città crescevano i cordones, le nuove strutture dell'organizzazione proletaria. Non era difficile vedere in questo movimento, nelle nuove leve di quadri politici che continuava a secernere, il primo faticoso coagularsi di un nuovo blocco sociale, il primo embrione di un contropotere diretto delle masse — il poder popular come lo chiamavano i cileni — capace di condizionare e di forzare continuamente, se non di supplire, alle incertezze agli errori strategici della direzione di Unidad Popular.
Il risultato politico delle elezioni del marzo di quest'anno — nonostante l'inflazione galoppante e il clima di acutissima tensione politica creata dalla Dc e dai fascisti , una forte avanzata delle sinistre soprattutto a spese della Dc (a riprova che anche il « ceto medio » non è un blocco omogeneo all'interno del quale non si possano scavare delle crepe) — era stato l'ultimo, definitivo campanello d'allarme. Il processo cileno minacciava di varcare molto presto, non solo sul terreno elettorale, il punto di non ritorno: la conquista della maggioranza reale nel paese. Era necessario strangolarlo prima che fosse troppo tardi.
E' tragico che a capire fino in fondo quell'insegnamento siano stati prima Frei e i generali che Unidad Popular, anche se la corposa realtà di quel processo continuava a vivere, e non solo a sopravvivere disperatamente, nella resistenza armata e nella lotta di massa contro i massacratori di Santiago. Ma il prezzo ora è, inevitabilmente, assai più alto. Qual'è allora il fronte di lotta politica che si può aprire in Italia sulla questione cilena? Con quali schieramenti, su quali discriminanti di classe e con quale prospettiva internazionalista ci si deve battere perchè il '73 divenga « l'anno del Cile », come il '68 è stato l'anno del Vietnam?
I terreni di mobilitazione immediata sono molti e importanti: la stessa resistenza cilena ce li indica, sia pur con diversi accenti e diverse piattaforme politiche, nel documento del Pc cileno o nell'appello del segretario generale del Mir, Miguel Enriq uez.
La condanna del massacro e la lotta di massa per fermare al più presto possibile la mano degli assassini di Santiago. La mobilitazione permanente in tutto il paese, con schieramenti ampi e unitari, per impedire che il governo italiano, in qualsiasi forma, riconosca la giunta militare. Su questo terreno le centinaia di migliaia di firme che già sono state raccolte per l'appello Bobbio-Antonicelli sono un risultato importante, ma occorre mantenere una mobilitazione che non consenta al governo, superata l'emozione delle prime settimane, di andare ad un riconoscimento di fatto.
Il secondo impegno è il sostegno permanente, politico ed economico, alla resistenza armata, a tutte le forze che si battono contro la giunta di Pinochet.
In terzo luogo è necessario riaprire tra le forze della sinistra, nei consigli di fabbrica, nei comitati di quartiere, nelle scuole un dibattito profondo sul significato dell'esperienza cilena, delle grandi questioni teoriche e politiche che ha drammaticamente posto.
Ma l'obiettivo principale di questa campagna è innanzitutto quello di mettere sotto accusa la Dc italiana.
Non solo come complice e ispiratrice di Frei e dei generali golpisti, ma come veicolo del fascismo qui, in Italia.
Fanfani non continua forse a presentare il centrosinistra di Rumor come l'« ultima spiaggia » e in nome di questo ultimatum ricatta il Psi al governo, i sindacati e il Pci all'opposizione « diversa »?
E' una vera e propria incriminazione politica della Dc che dobbiamo riuscire ad imporre di fronte alle
masse, nonostante che la sinistra istituzionale sfugga a questo compito e anzi appaia disposta ad elevare un muro a sinistra pur di continuare a rincorrere l'interlocutore democristiano. Restando chiaro che mettere sotto accusa la Dc significa soprattutto battere la politica della « tregua sociale » e non solo cogliere l'anima profondamente, e da sempre, antioperaia e antipopolare del partito di De Gasperi e Segni, di Rumor e Fanfani.
A CURA DEL GRUPPO REDAZIONALE DI CRESCENZAGO
Col popolo cileno fino alla vittoria
Il colpo di stato fascista in Cile impone a tutti i lavoratori coscienti, agli inquilini dei quartieri popolari, insieme con tutte le forze politiche del movimento operaio, di mobilitarsi per un sostegno e per una solidarietà militante e internazionalista nei confronti del popolo cileno in lotta. Noi tutti dobbiamo appoggiare questa lotta sia con un lavoro di propaganda e di raccolta di fondi per la resistenza armata, sia con un lavoro di riflessione e di bilancio della importantissima esperienza del governo di Unità Popolare: questo bilancio è tanto più necessario in questo momento proprio perchè milioni di lavoratori in tutto il mondo hanno guardato ai tre anni di U.P. con grande fiducia e hanno visto con profondo smarrimento il suo tragico fallimento.
Chi ha fatto il colpo di stato in Cile?
La Democrazia Cristiana cilena, partito dei padroni legato strettamente all'imperialismo USA e ai grandi monopoli internazionali, di fronte alla lotta cosciente e organizzata dei lavoratori, ha laséiato da parte la maschera di partito democratico e si è alleata apertamente con tutte le forze reazionarie e fasciste contro tutto il popolo lavoratore. L'imperialismo USA, che organizza colpi di stato in tutto il mondo ai danni dei popoli, colpito nei suoi interessi dalle nazionalizzazioni del rame, ha diretto in prima persona il colpo di stato fascista in Cile.
E' evidente prima di tutto che in Cile, anche se il popolo lavoratore non voleva la guerra civile e lo scontro armato, i padroni con i loro strumenti di potere, come l'esercito e la polizia, lo hanno imposto. Quando hanno visto i loro interessi seriamente danneggiati dal programma di nazionalizzazioni e dal miglioramento del tenore di vita del popolo, e si sono accorti che l'appoggio consapevole delle masse al governo di U.P. era sempre più ampio — perciò era sempre più difficile sconfiggere il governo con strumenti democratici come le elezioni — hanno scatenato un colpo di stato, massacrando decine di migliaia di lavoratori, per recuperare fino in fondo i loro privilegi economici e politici. Questa esperienza storica conferma dunque quello che la lunga storia delle lotte del movimento operaio ci ha già mostrato: i padroni non abbandoneranno mai il campo tranquillamente, lo sbocco inevitabile di ogni profonda crisi politica e sociale è
lo scontro armato e perciò la via parlamentare, legale e pacifica al socialismo è un'illusione. La storia insegna che tutti i comunisti, i sinceri Ü rivoluzionari, nella lotta dei lavoratori per la conquista del potere e la costruzione della società socialista devono appoggiarsi fino in fondo alla forza e alla organizzazione della massa del popolo: di fronte alle conquiste dei lavoratori e alla loro lotta per il potere, i padroni scateneranno sempre la guerra civile; per questo è un dovere dei comunisti preparare il popolo lavoratore a questo scontro. Questo è l'unico modo per evitare il massacro. Il governo di U.P. non ha saputo appoggiarsi fino in fondo alla forza e all'organizzazione del popolo lavoratorzyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA-e, anzi ha fatto credere ai lavoratori che è possibile conquistare il potere in modo pacifico e perfino che l'esercito è neutrale; il programma di U.P. comprendeva obiettivi progressisti e anche rivoluzionari, che realizzati nei fatti hanno danneggiato i padroni e gli imperialisti; d'altra parte questo programma non era sufficiente a stroncare le forze reazionarie che perciò hanno scatenato l'offensiva.
Dall'esperimento di U.P. possiamo ricavare un altro insegnamento molto importante sulla via che i lavoratori devono percorrere per conquistare il potere e costruire il socialismo: certamente non basta ripetere che il popolo per togliere il potere ai padroni deve essere armato, ma bisogna capire quale tipo di lotta deve fare il popolo lavoratore per diventare più forte e più compatto in vista della lotta per il potere.
Il governo di U.P. faceva una politica favorevole a tutti i lavoratori cileni e aumentava la democrazia nella società, permettendo ai lavoratori di difendere i loro interessi e di capire la necessità di lottare a fondo per l'indipendenza nazionale dagli USA e per il socialismo; queste condizioni politiche hanno fatto crescere in Cile la lotta di classe e le forze rivoluzionarie, soprattutto il MIR. Nel corso dei tre anni di U.P. si è realizzata l'unità degli operai e di tutto il popolo lavoratore: soprattutto alla base, tra compagni e lavoratori del PC, PS, MIR e gruppi della sinistra cattolica, che davano vita a organismi di democrazia popolare — il « potere popolare » — basati sulle aspirazioni del popolo lavoratore a costruire realmente il potere socialista.
L'unità delle forze di sinistra, rappresentanti di lavoratori, avveniva anche « al vertice », cioè
nel governo con i suoi alleati, ma in modo meno conseguente e deciso; un limite del programma di U.P. era proprio non avere capito che gli organismi di base operai e popolari dovevano essere sviluppati e guidati con una politica rivoluzionaria.
Il Cile e l'Italia
Anche in Italia, come in Cile, la Democrazia Cristiana è il partito dei padroni, che difende tutti coloro che sfruttano i lavoratori e impone al nostro paese l'asservimento agli USA negli interessi dei grandi gruppi monopolistici e ai danni dei lavoratori; questo partito non ha nessuna anima popolare ma ha solo un'anima profondamente reazionaria e nemica del popolo lavoratore, perciò compito dei lavoratori è lottare a fondo contro la D.C. e l'imperialismo USA.
Anche in Italia le masse popolari lottano per andare avanti. Dal '69 a oggi gli operai, gli studenti, vasti strati della popolazione sono scesi in lotta più decisamente per difendere i loro interessi, per una reale democrazia nel paese. I Consigli di Fabbrica, organismi di democrazia operaia, nati dall'autunno caldo, hanno superato l'istituto burocratico della Commissione Interna; oggi devono superare l'isolamento tra fabbrica e fabbrica, tra operai, popolazione dei quartieri popolari e studenti. Devono perciò diventare in Italia le strutture di base (attraverso i Consigli intercategoriali di zona) che organizzano tutte le lotte popolari, che le uniscono in un unico movimento contro i padroni e il governo.

Oggi gli operai e il popolo lavoratore esigono una lotta conseguente per il salario e l'occupazione, contro l'organizzazione capitalistica del lavoro, per case popolari con affitti veramente popolari, per l'allargamento della democrazia; per questo è urgente la costruzione dell'unità sindacale di classe, basata cioè sulla democrazia operaia. Ma perchè le loro conquiste non siano perdute ogni volta che i padroni aumentano lo sfruttamento in fabbrica e l'oppressione nella società, e ci si incammini veramente verso una società socialista, i lavoratori devono capire sempre più chiaramente che l'obiettivo ultimo è l'abbattimento dell'apparato burocraticomilitare dello stato italiano, che ha la funzione di difendere appunto quello sfruttamento e quell'oppressione. A questo scopo le avanguardie non devono mai stancarsi nell'operare concretamente per l'unità delle masse lavoratrici e nel propagandare queste poche ma fondamentali verità.
Speculazione edilizia
uartiere Leoncavallo famiglie operaie sloggiate dalla zona
LE FAMIGLIE OPERAIE SLOGGIATE DALLA ZONA.
LE VECCHIE CASE DEMOLITE PER FAR POSTO AI PIU' REDDITIZI
CASEGGIATI DI LUSSO. IL CASO DI VIA CONEGLIANO.
La zona che ci troviamo ad abitare è sorta come periferia operaia della città, a causa della presenza di importanti vie di comunicazione (Monza - Padova - Porpora) che l'attraversavano.
Proprio lungo queste direttrici erano sorte una serie di piccole e medie industrie intorno alle quali erano state disordinatamente costruite case per gli operai man mano che servivano.
Queste case erano costruite con la massima economia e con lo sfruttamento più intensivo possibile degli spazi (servizi in comune, mancanza di riscaldamento, ecc.).
Sono le tipiche case a ballatoio che conoscono molto bene le persone che abitano nelle vie Padova, Leoncavallo, Fanfulla, Conegliano, Transiti, ecc.. i ,1 Il successivo sviluppo della città ha portato all'apertura di una nuova via di scorrimento veloce, il Palmanova, destinato a integrare le precedenti divenute ormai insufficienti.
In seguito, in ordine di tempo, sono arrivate le linee celeri dell'Adda, la MM1 e la MM2.
Tutto ciò significa comunicazioni rapide e comode con il centro cittadino, la stazione centrale, Porta Garibaldi e Nord e il tratto di cintura circostante (Sesto, Gorgonzola, ecc.).
Questi nuovi servizi hanno portato ad un progressivo aumento di valore delle aree, e di conseguenza al tentativo di espellere i proletari dal quartiere per costruire insediamenti destinati a ceti a reddito più elevato (case di lusso).
Questo processo si attua concretamente:
a) nell'aumento delle spese di locazione (fitto e spese);
CRESCENZAGO
nella mancanza di manutenzione delle case per renderle inabitabili e quindi poterle demolire; vendite frazionate quando la demolizione sia antieconomica.
Esempi di tutto ciò sono sotto i nostro occhi dovunque ed in continuo rapido aumento.
In questo quadro si può capire perchè da quindici anni non sono state più costruite nel nostro quartiere case con fitti accessibili ai lavoratori; come mai si è tentato di demolire l'isolato IACP di via Lulli e come in via Conegliano un intero isolato sia stato sventrato per liberare un'area che nelle intenzioni delle immobiliari avrebbe dovuto servire a costruire un centro residenziale.
Quest'area in particolare merita un discorso a parte perchè al momento dello sfratto gli inquilini tentarono di opporsi, ma, mancando di collegamenti con il quartiere furono sconfitti e costretti ad abbandonare le loro case.
L'anno scorso però, sulla destinazione dell'area in questione, partì una lotta sostenuta dai comitati di quartiere e dall'Unione Inquilini per ottenere che quest'area fosse destinata a utilizzo pubblico e più in particolare all'edificazione di una scuola o un asilo.
Ciò perchè, se il nostro quartiere è ricco di comunicazioni, è invece molto carente da altri punti di vista: mancano quasi completamente gli asili nido (60 posti su 250 richieste), sono scarse le scuole materne e le scuole in generale, mancano centri culturali, sportivi, ricreativi e un centro sanitario.
L'acutizzarsi dei disagi provocati dalle carenze elencate ha costretto il
Quartiere Leoncavallo
COME E' NATO E COME VIVE UN DOPOSCUOLA POPOLARE
Prima di parlare dello scopo di questo doposcuola e del fine che si pone penso sia necessario farne una piccola cronistoria.
Il DPdQ è nato verso la fine dello scorso anno scolastico come doposcuola estivo.
Consiglio di Zona a redigere un piano urbanistico tendente a tamponare la situazione.
La parte di questo piano che ci riguarda è stata esposta alla popolazione del quartiere in un'assemblea ' popolare indetta dal CdZ stesso il 19-10.
In merito a questa proposta vogliamo sottolineare, senza entrare in discussioni tecniche, che i servizi nel quartiere devono essere fatti, ma per i lavoratori che attualmente ci abitano e non per dare una nuova spinta alla speculazione dei padroni.
Sappiamo tutti che il terreno sale in rapporto alle infrastrutture che lo servono, sappiamo anche che con l'aumentare del valore dei terreni si rafforza la tendenza all'abbattimento delle case operaie per sostituirle con abitazioni di lusso.
Sappiamo infine come il CdZ sia per sua natura un organo decentrato del Comune, dotato solo di potere consultivo, e come perciò il Comune possa, quando vuole, non badare nemmeno alle sue indicazioni.
Ora, poichè vogliamo sia che vengano fatti i servizi ed al più presto, sia che questi servano ai lavoratori che hanno lottato per ottenerli, è necessario che tutti gli abitanti del quartiere si organizzino, sia a livello di caseggiato sia a livello più generale di quartiere per difendere il loro diritto a migliorare le proprie condizioni di vita e a non essere espulsi sempre più lontano dal centro cittadino.
Su questa linea invitiamo tutti gli abitanti del quartiere e tutte le forze popolari a confrontarsi e ad unirsi.
CdQ Leoncavallo
Vittoria su tutta la linea in Via S. Mamete
Una lotta esemplare per l'intero quartiere, in via S. Mamete 12. Con uno sciopero dell'affitto che dura ormai da due anni, gli inquilini che abitano questo stabile hanno costretto il padrone a rifare ex-novo il tetto che era marcio. Gli insegnamenti di questa lotta sono particolarmente interessanti perchè hanno dimostrato senza ombra di dubbio chi sono per le masse del quartiere i nemici, gli amici ed i falsi amici.
Prima di rivolgersi al Comitato alcuni operai di questo stabile si erano rivolti al SUNIA, il sindacato riformista. La risposta che essi ricevettero alla loro volontà di lotta fu che avrebbero dovuto mantenersi nei limiti di quella legalità costruita dai padroni a loro uso e consumo evitando lo sciopero dell'affitto. Ma solo dei ciechi non si rendono conto che non si può costringere un padrone a spendere 8-10 milioni solo per il tetto, con le multe dell'ufficio igiene o le petizioni al Comune, e i lavoratori non sono certo ciechi.
Contemporaneamente questi lavoratori si sono resi conto per esperien-
za personale di quanto false siano le promesse del padrone Grand'Uff. avv. De Martino che, pur di strappare qualche soldo agli inquilini, arriva a spacciarsi da ex-partigiano quando nello stesso stabile c'è chi se lo ricorda in camicia nera.
La lotta però non è finita qui: non solo ci sono i servizi igienici da rifare ed aumentare, ma anche tante altre cose che riguardano i singoli appartamenti. Ultimamente poi stava per finire l'« ombrello legale» steso sugli sfratti con la « denuncia in prevenzione » — causa che gli inquilini avevano fatto al padrone accusandolo di non aver fatto le necessarie riparazioni (è questo l'unico metodo per evitare sfratti per morosità, cioè far causa al padrone per le mancate riparazioni). Il padrone allora forte della possibilità di riprendere a sfrattare, pensava di intimorire gli inquilini inducendoli a riprendere a pagare gli affitti ed a versare gli arretrati, che assommano ormai a qualche milione.
Grande perciò è stato lo sgomento nell'apprendere la decisione degli in-
quilini di continuare la lotta anche senza la protezione legale, ma fidando unicamente nella propria unità e nella coscienza dei propri diritti. E' finito così ad un tratto ogni suo atteggiamento arrogante ed ingiurioso; il lupo si è travestito da agnello ed è andato a rassegnare la resa chiedendo trattative dirette con il Comitato inquilini alla presenza di rappresentanti del Comitato d'Agitazione Crescenzago e dell'avv. del Soccorso Rosso che ha difeso con forza ed abilità, oltrechè gratuitamente, gli inquilini al tribunale. Viene così dimostrata dai lavoratori di questo stabile quali elementi possono portare ad una vittoria su tutto il fronte come quella che essi hanno ottenuto nei confronti del loro padrone. Essi sono: una linea di lotta che sa usare con perizia tutti gli strumenti utilizzabili (tribunale, ufficio igiene, etc.), ma che si fonda su metodi e forme di lotta veramente incisivi anche se non proprio ortodossi come quello dello sciopero dell'affitto e naturalmente sulla profonda unità di tutti gli inquilini.
La sua ragione di essere era soprattutto quella di combattere le bocciature e gli « esami a settembre » che colpivano e colpiscono tutt'ora in special modo i figli dei proletari i quali non possono permettersi di pagare i prezzi esorbitanti chiesti dai professori per un'ora di lezione privata.
Scopo del doposcuola non era però quello di fare una « opera caritativa » limitandosi esclusivamente a fornire lezioni private a bassissimo prezzo quali erano le tremila lire al mese richieste ai genitori.
Si puntava soprattutto ad aprire un discorso coi genitori stessi per far loro capire quale fosse la vera natura della scuola borghese, e coi ragazzi al fine di creare un ambiente di lavoro dove fossero annullati sia l'atmosfera concorrenziale creata dal voto, sia la creazione di gruppetti antagonisti tra loro. Inoltre, constatata la quasi assoluta mancanza di conoscenza, da parte dei ragazzi, delle trasformazioni sociali che vivevano, si era deciso di dedicare una parte del tempo del doposcuola alla lettura e alla discussione di articoli presi da giornali di diversa tendenza.
Questo lavoro che chiamammo col titolo generico di « ricerca » naufragò ben presto per due motivi essenzialmente:
non si era forse capita a fondo l'importanza da dare a questa « ricerca », cosicchè restava confinata nei ritagli di tempo e non aveva una sua propria ,autonomia all'interno del programma del doposcuola per cui ben presto venne abbandonata dai ragazzi stessi che l'avevano impostata nei tempi e nei modi. non vi era sufficiente chiarezza di idee su quale fine si volesse raggiungere con un lavoro di questo tipo.
Per queste ragioni il doposcuola estivo si limitò a una serie di lezioni private.
Nonostante questi limiti, questa esperienza permise di porre le basi per la realizzazione di quello che è a tutt'oggi il DPdQ.
Positivo fu invece l'accoglimento dell'iniziativa da parte delle famiglie soprattutto per la ragione che 23 dei 25 ragazzi affidatici aveva ben superato gli esami a settembre nona stante fossero stati rimandati in tre e anche in quattro materie a testa. Inoltre il doposcuola estivo aveva portato come frutto positivo una nuova apertura dei ragazzi, sia fra di loro che con le famiglie. Dopo aver deciso di proseguire l'esperienza del doposcuola per tutto l'anno, si è pensato di utilizzare (previa discussione e approvazione dei genitori) il tempo intercorrente fra la fine degli esami a settembre e l'inizio dell'anno scolastico, per realizzare un film del quale i ragazzi dovevano fare tutto: dalla stesura del soggetto alla sceneggiatura, dalla scelta dei ruoli al montaggio. Scopo di questo film era quello di far divertire i ragazzi ed abituarli ad un nuovo tipo di linguaggio quale appunto quello del film e della fotografia.
Nasce su queste basi il DPdQ vero e proprio che è a tutt'ora così organizzato:
nel rapporto coi ragazzi si è data la vera importanza a quella che chiamavamo la « ricerca », infatti dalle 15 alle 16 vi è una discussione coi ragazzi su di un argomento scelto in comune; è stato per es. affrontato un dibattito sulla condizione della donna nella società. Dalle 16 alle 17,30 svolgimento dei (continua a pag. 8)
Ragazze-madri
LA PROVINCIA CONTINUA A DEMOLIRE

L'ESPERIMENTO NUOVO DI VIA PUSIANO
MA LO FA IN SILENZIO CON LA CONNIVENZA DEL CONSIGLIO DI ZONA
La Giunta di Centro-sinistra che amministra la nostra Provincia ha steso una cortina fumogena sul problema dell'assistenza alle madri nubili.
Tale problema era emerso con forza nei mesi estivi, quando la mobilitazione popolare dei nostri quartieri aveva bloccato le manovre di Agostoni e C., tendenti ad eliminare la Casa della Madre e del Fanciullo (C.M.F.) di via Pusiano.
La resistenza alle prevaricazioni di Agostoni e compagnia era stata così decisa che vasta era stata la reazione della stampa e dell'opinione pubblica non solo nella zona ed a Milano, ma in tutta Italia.
Segno che il problema era profondamente sentito e sentito era pure il disagio per la gestione statale e provinciale degli Enti Assistenziali.
Dopo le manifestazioni e le assemblee popolari di agosto e di settembre di cui abbiamo dato ampio resoconto sul nostro giornale si è assistito sempre più alla fuga degli organi istituzionali (soprattutto quelli direttamente responsabili) dalla Casa, da ogni contatto con la popolazione dei quartieri, con i loro Comitati. Così mentre presso la Casa le ragazze hanno continuato a riunirsi due volte alla settimana (una volta tra loro, un'altra volta con le forze politiche e sociali dei quartieri), nè il Consiglio di Zona nè i rappresentanti provinciali (soprattutto quelli appartenenti alla Commissione Assistenza) sono mai intervenuti a queste riunioni, hanno mai espresso pubblicamente davanti alle ragazze e al quartiere, le loro posizioni, le loro prospettive in merito alla soluzione del problema.
Sono andati avanti per conto lo-
LA COMMISSIONE PROVINCIALE SULLA « CASA » DI VIA PUSIANO:
Non ci sono soldi
Per caso siamo venuti a conoscenza di una delegazione capeggiata dal coordinatore della commissione sanità-assistenza-lavoro del Consiglio di Zona 12, Basilico che si è recata dall'avv. Pinto che presiedeva la commissione provinciale assistenza.
Già questa notizia ci ha confermato quanto avevamo sottolineato anche il mese scorso: che si tenta di fare tutto di nascosto per poi scodellarci le soluzioni, prese al vertice, di problemi che tutta la base, i cittadini del quarbere, avevano portato avanti. Questo per paura che l'intervento dei cittadini comporti un maggiore impegno a risolvere correttamente la situazione.
In secondo luogo questa notizia ci ha confermato che l'avv. Pinto, il quale mostrava di essersi così indignato per il modo con cui la giunta provinciale aveva agito nei confronti della « Casa » di via Pusiano, da dare le dimissioni, è ritornato tranquillamente al suo posto, grazie appunto alla cortina fumogena stesa da Provincia e partiti attorno a tutta la faccenda.
Tuttavia, a quella delegazione, Pinto e tutta la commissione avrebbe insistito nel dire che il completo funzionamento della Casa di via Pusiano, con l'immissione di altre ragazze e di altro personale a tutti i livelli, non è possibile perchè mancano soldi.
E' la solita storia e ce l'aspettavamo. La tattica delle nostre ammi-
ro: ed hanno così isolato la lotta delle giovani madri e dei Comitati che, fin dal primo momento avevano organizzato la lotta.
Così è anche avvenuto che più di una volta le riunioni presso l'Istituto di via Pusiano siano state disturbate dall'arrivo della polizia, quasi si tramasse nei confronti di chissà chi, ma chiaramente con un fine intimidatorio, per fare desistere noi e le ospiti di via Pusiano dal riorganizzare la lotta.
Polizia, sia detto per inciso, chiamata da due nuove capo-focolari, mandate da Donelli, il supervisore « fido » di Agostoni per tutte le azioni repressive negli istituti di assistenza della provincia (Donelli è infatti supervisore al «Marchiondi», istituto di correzione minorile maschile, al « Corberi », istituto psichiatrico di Mombello e voi capite subito da questi due altri compiti di Donelli e da come la stampa ha parlato anche ultimamente dei metodi che vi si adottano, che tipo di assistenza intende fare Agostoni, attraverso il suo « fido »).
L'intento della Giunta provinciale, della commissione Assisténza è chiaro: risolvere « in alto » la faccenda senza interferenze da parte della base viva dei quartieri che potrebbero rompere i piani delle soluzioni prefabbricate di Agostoni e compagnia.
Intanto però c'è il rischio che il discorso nuovo sull'assistenza iniziato con l'esperimento nuovo di via Pusiano vada a farsi benedire (se non fosse per la volontà di continuare da parte dei comitati di quartiere) grazie ai patteggiamenti istituzionali, consu,-1 mati sempre sulla testa delle vere esigenze dei cittadini.
Comitato di Quartiere « Ponte Nuovo »
nistrazioni quando non vogliono prendere determinate iniziative avviene in tre momenti: dichiarazioni pubbliche che quella iniziativa che riscuote un consenso popolare ci vuole ma non proprio come la vogliono i cittadini; se i cittadini insistono, portando motivazioni convincenti, l'amministrazione cerca di metterli in cattiva luce morale e politica; se i cittadini insistono ancora: si dice che non si hanno soldi e quindi che è inutile insistere.
Ovviamente l'unico modo per battere una simile politica dei nostri amministratori è quello soprattutto di essere più forti nelle mobilitazioni popolari e in secondo luogo anche nella opposizione « istituzionale », perchè, ad esempio, un p.c.i. ed un p.s.i. siano meno condizionati dallo strapotere d.c..
Comunque a proposito della mancanza di soldi abbiamo avuto delle notizie ufficiali (albo provinciale delle delibere) abbastanza curiose e significative! Per esempio abbiamo saputo che il « fido » Donelli si è beccato per il periodo in cui ha « supervisionato » la Casa, impartendo ordini per telefono, la bella somma di L. 560.000 (dal 17 luglio al 31 agosto). Dobbiamo tener conto che quello non era l'unico lavoro (si fa per dire) di Donelli, il quale è pure supervisore al Corberi di Mombello ed al Marchiondi di Milano e di qualche altro ente assistenziale.
Quanto prenderà al mese questo signore per i suoi graditi metodi repressivi, supervisionando dall'alto, usando il telefono della provincia, da questa povera provincia che non ha soldi?
Di più questa povera provincia che
non ha soldi, dà, di tanto in tanto, (chissà perchè?) al Cardinale Arcivescovo di Milano la somma di lire 500.000, senza contare i contributi alle varie parrocchie (ma questo lo fanno anche i comuni). Sarebbe curioso, a questo proposito, fare una statistica di queste « elemosine » e di certi stipendi, e salterebbe fuori ancora meglio l'idea di assistenza che si ha in Provincia: l'elemosina su cui vivono i supervisori. Quando si tratta invece di dar vita a qualcosa che non sia il piatto di minestra ma una rivalorizzazione della persona per darle un posto autonomo in questa società, i soldi non ci sono più.
C.R.Via Pusiano 22
IL CONSIGLIO DI ZONA NON ACCOGLIE LE PROPOSTE DEI CITTADINI
La D.C. scende agli attacchi personali.
La sera del 25 ottobre nella scuola di via Carnia s'è tenuta la riunione del Consiglio di Zona 12. Questo Consiglio, a differenza di quello della Zona 10, è solito dare la parola al pubblico solo nella prima mezz'ora della riunione, impedendo categoricamente al pubblico stesso di intervenire quando i consiglieri affrontano i temi all'ordine del giorno.
A nessuno sfugge che questo tipo di concessione ai cittadini, pur rispettando quanto è previsto nella delibera sull'attuale fase del decentramento, impedisce ai cittadini stessi di intervenire con la propria esperienza ed il proprio parere nel vivo del dibattito con una maggiore conoscenza di ciò che è avvenuto a livello di vertice. Questo, tanto più nel caso delle ragazze-madri di via Pusiano, che trattiamo già da gran tempo e dove le scelte del vertice si rivelano sempre più confuse ed è estremamente necessario l'apporto chiarificatore di chi vive da vicino tali problemi (ragazze, comitati di quartiere, personale, direzione, sindacati ecc.).
Ma la sera del 25 ottobre (in cui, secondo le promesse del vice-presidente Rossini, si sarebbe dovuto trattare in largo la questione) al pubblico è stata negata anche quella piccola partecipazione attiva. Solo in seguito alla pressione comunista il presidente Breviglieri diede la parola ad alcuni cittadini. Ma il dibattito era ben lontano dall'essere completo, mentre proprio ora era indispensabile un ampio confronto sulle caratteristiche fondamentali dell'esperienza di via Pusiano che occorre assolutamente salvaguardare. Proprio ora era necessario affrontare tutti i problemi connessi all'assistenza delle madri nubili o, come ha detto una capo-focolare, della donna in genere e dell'infanzia; ora, perché, a questo proposito la Provincia e la sua commissione assistenza tacciono da oltre un mese, non si sa se, per far passare, una volta venuta la calma, i suoi provvedimenti repressivi e il progressivo smantellamento della « Casa », oppure perché non sa che pesci pigliare. Un vero peccato. Dobbiamo aggiungere un altro particolare che riteniamo abbastanza grave. Il presidente Breviglieri (d.c.), pur di non essere contrastato nel suo zelante intento di procurarsi il consenso della maggioranza e anche dei comunisti e di isolare le forze del quartiere, forze che, è opportuno sottolinearlo, hanno finora lavorato per far fronte agli episodi di banditismo politico di Agostoni e compagnia (culminati in agosto nella sottrazione di un bambino ad una ragazza; catene ai cancelli, cam-' pagna diffamatoria nei confronti delle ragazze) e che mostrano di voler tuttora collaborare da vicino alla soluzione del complesso problema,' è sceso molto in basso, ricorrend6 ad una pesante insinuazione nei con-. fronti di un cittadino che chiedev.a un confronto più democratìco. Pur-'
troppo si tratta di scorrettezze molto frequenti nei democristiani (prima anche una delle nuove assistenti della « Casa » aveva insinuato la poca moralità delle ragazze, perché uscivano di sera) i quali non intervengono mai nel merito del discorso che si fà, perché non sarebbero capaci di controbattere efficacemente ed hanno bisogno di ricorrere a questi vili mezzucci degli attacchi personali per difendere le loro posi-
12:
continua
Mentre il consiglio di zona 12 continua a rassicurare i cittadini che ci vuole pazienza, che bisogna aver fiducia nel lavoro che le varie commissioni (formate da tutti i partiti) portano avanti, che bisogna dare tempo alÄ tempo per permettere al consiglio di zona stesso di muoversi unitariamente su questo problema e quindi aUendendo che anche la d.c. di zona (notoriamente a favore della repressione messa in atto fin da luglio dalla Giunta Provinciale) si allinei alla volontà popolare; mentre quindi ci sono tutte queste precauzioni e questi inviti alla calma da parte dei consiglieri di zona, Agostoni e compagnia portano avanti indisturbati il loro piano di smantellamento della « Casa » di via Pusiano. Infatti sabato mattina una delle ragazze ospiti, Antonietta D., minorenne, era stata chiamata dal giudice tutelare. Ma, senza che l'accompagnatrice della ragazza, una capofocolare dell'istituto, potesse saperne il motivo, la ragazza veniva « presa » da due della polizia femminile. quasi fosse una criminale ed accompagnata all'istituto di correzione « Buon Pastore » di Cremona, una specie di prigione senza sbarre per le ragazze da « rieducare ». Il suo bambino rimarrà, per ora, affidato ai gruppi dell'Istituto di via Pusiano, ma non è improbabile, avendo visto cosa è successo ad agosto ad un'altra ragazza Giovanna C. ed al suo bambino, che finisca al brefo. La stessa Giovanna C., pure minorenne, è stata chiamata dal giudice tutelare e temiamo che, senza ragione, le si possa usare Io stesso trattamento di Antonietta. Perché il fine è chiaro: dal momento che il caso di via Pusiano ha fatto scalpore e tutta la stampa ne ha parlato; dal momento che, nonostante i tentativi di addormentare la lotta da parte delle istituzioni, della Regione al Consiglio di zona, la lotta
zioni chiuse ed ostinate. Purtroppo ne abbiamo avuto esperienza anche nel nostro quartiere dove non è mancato chi ci ha seminato attorno incredibili pettegolezzi, mai venendo ad un confronto sulle idee e sulle posizioni. Dispiace constatare che questi metodi sleali sono proprio di coloro che si professano cattolici e che dovrebbero avere, per il Vangelo in cui credono, maggiore limpidezza nei rapporti umani.
popolare è ancora in piedi; allora si ricorre ad altri mezzi: l'allontanamento delle minorenni, ritenute dal « supervisore superpagato » Donelli, un pericolo per la « Casa », con la forza, esercitata lontano dal quartiere, col pretesto della convocazione del giudice tutelare.
E' chiaro che su questo episodio la popolazione dei nostri quartieri dovrà avere delle precise spiegazioni. Insomma, si è voluta questa «Casa » come esperimento nuovo di educazione, portato avanti senza mezzi repressivi, è stato propagandato dalla senatrice Cassanmagnago (d.c.) come tale e per questo la Cassanmagnago ha ricevuto, oltre i soliti riconoscimenti, un posto al parlamento (tutta la sua campagna elettorale è stata basata sui suoi meriti assistenziali in Provincia di Milano), ma ora si vede chiaramente che in Provincia non esistono affatto gli uomini preparati a vedere l'assistenza in modo nuovo, con pieno rispetto della dignità della persona e per questo non si vogliono tirar fuori i soldi e si vuol procedere all'affossamento di questa esperienza, che poteva e doveva allargarsi. Le ragazze intanto, a furia di epurazioni e di pressioni ad uscire, esercitate soprattutto col clima poliziesco e di continua tensione instaurato nella « Casa » si sono ridotte a 12 (da 25), mentre cresce il nuovo personale di fiducia di Agostoni e banda, messo lì ad esercitare questo clima repressivo. Noi comunque speriamo di poter rilanciare in modo pieno la lotta di agosto e di settembre e chiamiamo alla mobilitazione i cittadini del quartiere, i lavoratori delle fabbriche di zona, i loro consigli, i sindacati, tutte quelle forze sociali e politiche che non possono accettare questo tipo di politica nei confronti di quelle persone che già la nostra società emargina e sfrutta vergognosamente.
C.D.Q.P.N.la cooperativa 16 kulitiligindi ha aperto la vendita al pubblico in V.le MONZA 265 a 10 m. da MM Precotto
Giochi Educativi
Sussidi Didattici
Libri
Libri
per ogni età per la scuola
per i bambini e per i ragazzi per genitori ed educatori democratici
vuole essere punto di riferimento per chi crede di poter aiutare il bambino in questo mondo difficile a diventare un uomo capace di esprimersi sentendosi vivo.
Consiglio di zona
La politica dello struzzo ed intanto io smantellamento di via Pusiano
pag. 7 - novembre 1973 scuola/teatro milanodieci
Situazione scolastica
La lotta vincente dei genitori di S. Erlembardo deve servire da paragone alla lotta dei genitori di
Via Demostene
Anno scolastico '73/'74. Vediamo co- ventato un semplice allungamento LA SITUAZIONE NELLA SCUOLA MEme è la situazione della scuola a delle ore di lezione non avrebbe da- DIA DI VIA DEMOSTENE tempo pieno di Via S. Erlembardo, to (e non darebbe) fastidio. La quesia da un punto di vista, diciamo, stione non è così: « Tempo Pieno » Anche quest'anno l'inizio delle lezio« tecnico » (numero aule, numero vuol dire apertura, allargamento del- ni nelle scuole medie di via Demoprofessori, problemi riguardanti la lo spazio che circonda il bambino sfere è per lo meno tribolata. Infatmensa, la cucina, la luce, ecc. ecc.), verso la realtà e quindi, inevitabil- ti delle otto aule affittate all'orafo sia da un punto di vista più gene- mente, verso il quartiere, verso i rio parrocchiale solo tre sono disporale che include i rapporti genitori- problemi del quartiere. La parteci- nibili, per cui si è dovuto correre insegnanti-quartiere in un discorso pazione dei genitori sempre più mas- ai ripari. più vasto e complesso. Vedremo poi siccia alla vita della scuola, fa pau- Per prima cosa diverse classi sono le prospettive che ci si aprono. ra a chi l'ha sempre considerata un state decimate e molti ragazzi sono proprio feudo inattaccabile, dove stati dirottati verso le medie di via passavano contenuti autoritari, spes- Mattei, a Precotto, con evidenti disagi. Per seconda cosa è stato adottato un orario che evita sì i doppi
SITUAZIONE so reazionari, che rendevano il bambino incapace di esprimersi, di crescere, ma che facevano di lui un turni, ma provoca guai maggiori. I genitori, alla riapertura della scuo- perfetto automa. L'orario è il seguente: primo turno la si sono subito trovati di fronte 8,15-10,30; secondo turno 10,45-13. Disegnare, correre, giocare è per lui a una situazione pesante: gli allac- Dicevamo, è peggiore ed il perchè importante, tanto quanto l'impara Dicevamo, della luce, dell'acqua, del re a scrivere è evidente: infatti, per lo meno, per gas nell'ala nuova (quella appunto e a leggere: l'unione un mese, cioè fino alla fine do otto- delle due cose in modo costruttivo riservata al tempo pieno) non erano uò far sì che il l p l i- bre, questi ragazzi fanno 13,30 ore ancora stati fatti. La cucina quindi eggere e o scr di scuola invece di 24. vere non siano degli strumenti inu- era inservibile. Ma forse quest'orario è fatto per tili, ma diventino per il bambino, L'assemblea, tenutasi venerdì 12 ot- coprire una mancanza ancora mag- per il futuro uomo da inserire nel indetta per la risoluzione di giore: quella degli insegnanti. I pro- la società, mezzi di espressione, di questi problemi ha visto una vasta partecipazione di genitori, di in- fessoti definitivi, infatti, sono pochi, analisi, che aiutino lui e gli altri a per cui succede (come ad esempio capirsi e a conoscersi. segnanti, di cittadini che hanno po- in una seconda) che su otto inse- sto al Comune precise richieste sia La partecipazione attiva dei genitori, gnanti ne mancano quattro e su 13 dei cittadini, delle forze del quar- per il rispetto dei tempi riguardar- fiere ore e mezza cinque sono buche (con ti l'abitabilità della nuova ala, sia alla vita della scuola diventa bidello). così una garanzia che in essa non per l'ottenimento della mensa gra- passino discorsi antipopolari. Diven- tuita. ta altresì un momento di fusione, Le cose ora (siamo alla fine di ot-
LE SITUAZIONE NELLE SCUOLE Etobre) di analisi sui problemi del quartie- stanno lentamente andando LEMENTARI DI VIA DEMOSTENE re e della scuola, i quali nascono verso la normalità per quanto ri- tutti dalla stessa realtà sociale. Alle elementari di via Demostene, la guarda luce, acqua ecc. (ci sarà Sottoquesto punto di vista si ca- situazione, almeno apparentemente, forse qualche problema per il riscal- damento), mentre la richiesta del piscono allora le lungaggini burocra- è sempre quella: l'ambiente non è tiche, i bastoni fra le ruote che per niente aperto e avere notizie pasto gratuito è stata accettata (do- hanno accompagnato la sperimenta- dalla direttrice è impossibile: costei po aver scomodato anche il Provve- zione l'anno scorso a S. Erlembar- infatti considera la scuola un suo ditore), do e ovunque essa si è svolta. feudo e se ne infischia dei genitori
Però è scoppiata un'altra grana: l'i- Ma anche se carente, lacunosa, un che vogliono che la scuola stessa dispettose che porta il cibo pretende quartiere popolare come Gorla ha sa- venti effettivamente un servizio soche i maestri paghino il pasto che puto dare una risposta a questo ten- ciale. loro consumano coi bambini (lire tativo di affossamento; cosa che pur- Ora, per quel poco di notizie che si 400). troppo non è avvenuto in molti al- sono potute avere dai genitori, pare Dobbiamo considerare che i maestri tri posti. che la situazione igienica, cioè la mangiano a scuola non per « scroc- Non dimentichiamo poi che tutti i pulizia, l'imbiancatura ed i servizi care » unpasto, ma per la mancar maestri avevano ben poca esperien- igienici non siano certo nelle con- za di personale e per una precisa za didattica sul « Tempo Pieno » e dizioni migliori. Inoltre pare che sia ducativo il momento del pasto e la scelta didattica. Reputano infatti e- sono stati mandati letteralmente al- stata ricavata un'aula da un corriloro presenza, quindi, è di riflesso lo sbaraglio senza aiuto, senza col- doio. necessaria. laborazione, ma anzi con molti e Comunque, qualcosa contro questa I maestri, con una lettera, hanno grossi problemi da risolvere; molti situazione pazzesca si sta muovendi loro non sono riusciti a creare do; alcuni genitori ed alcuni mae- spiegato la situazione a codesto ispet- tore e per la risposta ci vorrà un quel legame di mutua collaborazio- stri si ritrovano periodicamente con po' di tempo. ne con i genitori, INDISPENSABILE lo scopo di riuscire ad ottenere alE' evidente che se questa sarà ne- per questo tipo di scuola. Ciò ha meno le riunioni di classe (l'ultigativa non dovrà mancare la so- creato quello stato di confusione, ma riunione è stata martedì 23). lidarietà e la mobilitazione genera- di poca chiarezza che non ha certo Non entriamo nel merito della quele. aiutato la sperimentazione, ma che stione perchè per ora i dati in noha invece favorito chi voleva dan- stro possesso sono pochi, dato che Un altro problema, soprattutto per neggiarla (vedi il caso ispettrice). solo recentemente siamo venuti a i bambini, è la mancanza di mae- Quest'anno le cose sono cambiate: conoscenza di questa iniziativa. stri (ancora 2), ma molto proba- l'esperienza di un anno ha dato i Una cosa che però ci pare giusto bilmente è solo questione di giorni. suoi frutti. Alcuni maestri se ne so- dire è che non pensiamo che la sino andati, altri sono venuti, ma l'os- tuazione possa cambiare in via Desatura è rimasta sostanzialmente in- mostene se non si esce dalla logica
RIFLESSIONI E PROSPETTIVE tegra. dell'azione solo all'interno della scuoUn lavoro (iniziato fortunatamente la.
Da quanto abbiamo appena visto, molto presto) di propaganda ha aiu- L'esperienza (S. Erlembardo insegna) l'impressione che ne esce è che, tato i genitori, i cittadini a capire indica che solo con la più ampia pur con tutti i problemi, con tutti molte cose sulla sperimentazione, propaganda e mobilitazione sia dei gli intoppi, con tutte le controver- sul rapporto fra loro e gli insegnan- genitori che degli abitanti del quarsie, qualcosa si stia muovendo. ti e fra la scuola ed il quartiere. tiere si possono sconfiggere i reaI genitori, i cittadini del quartiere Il collettivo « Franceschi » ha dato zionari di ogni risma e costringerli hanno capito l'importanza della pre- un valido contributo al successo di a concedere ciò che devono concesenza assidua, sostenitrice, che è sta- questo lavoro, successo dimostrato dere. ta l'artefice principale delle vittorie dalla volontà di lotta e di parteci- Vogliamo inoltre dire che le riunioche si sono ottenute e che, se que- pazione riscontrata ad ogni livello ni di classe possono essere sì un sto clima di collaborazione continue- nelle varie assemblee, dimostrando primo passo, ma che l'obiettivo farà, si otterranno. così, nella pratica, come si arrivi fa- nale resta l'assemblea aperta dei geL'anno scorso (soprattutto l'anno cilmente a risultati positivi se c'è nitori, poichè solo quest'istanza può scorso) la preserna dei genitori e chiarezza, collaborazione fra le varie garantire un controllo efficiente e forze. quindi una maggiore democrazia. dei cittadini avrebbe permesso alla sperimentazione di partire col pie- In seguito specificheremo nei detta- Col prossimo numero intendiamo gli come le forze del quartiere in- specificare meglio le nostre valuta- de giusto: certo, i problemi erano tanti, enormi e rivelavano appieno la tendono partecipare fattivamente al- zioni sulla situazione e le prospettivolontà di affossare, di castrare un la sperimentazione. ve nella scuola di via Demostene. nuovo tipo di insegnamento. Collettivo di quartiere Collettivo di Quartiere Gorla Certo, se il tempo pieno fosse di- « R. Franceschi » Roberto Franceschi
L'attività del TeatroOfficina
Dall'esame dei sei mesi di attività del teatro officina vengono fuori alcune considerazioni che ovviamente vanno esaminate al fine di continuare e migliorare il lavoro nel campo della cultura popolare.
Il T.O. ha funzionato per sei mesi nonostante i mille problemi che si son dovuti affrontare e le notevoli difficoltà organizzative; già questo è un dato estremamente positivo, è un esempio concreto di come iniziative artistiche e culturali di quartiere possano essere realizzate allorchè si sia convinti della grande importanza che esse hanno.
Però il lavoro del Collettivo del T.O. si è fermato alla «gestione» della iniziativa senza affrontare al suo interno il discorso della «cultura al servizio del popolo» e conseguentemente si sono verificate due gravi carenze:
il collettivo non è mai intervenuto organicamente alla fine di ogni spettacolo allo scopo di stimolare il dibattito e dare anche qualche indicazione, qualche chiarificazione su quali criteri qualifichino politicamente un'opera artistica. E' mancata cioè la « gestione politica dell'attività culturale ».
certo la programmazione, da un punto di vista generale, è stata molto interessante ma non si è quasi mai fatto nulla al fine di andare direttamente incontro alle esigenze del quartiere, non ci si è mai posto il problema (fondamentale) di produrre in prima persona un qualcosa che desse un contributo alle lotte del quartiere per il miglioramento delle condizioni di vita, ma che al tempo stesso si ricollegasse al discorso generale della cultura popolare; o meglio dei tanti tentativi fatti mai nessuno è approdato a qualcosa di concreto. E così tutto è rimasto all'interno della sala, che di fatto è diventata solo il punto di ritrovo dell'ala progressista del quartiere, una specie di circolo culturale nel senso peggiore del termine: I PROBLEMI CONCRETI DEL QUARTIERE INVECE DI ESSERE IL PUNTO DI PARTENZA DI QUESTA INIZIATIVA SONO STATI ADDIRITTURA IGNORATI.
Di queste carenze il collettivo è consapevole e correggerà lo stile di lavoro al fine di legarsi autenticamente col quartiere e continuare il discorso culturale artistico anche dopo l'abbattimento del teatro che avverrà all'inizio dell'anno prossimo.
Un primo momento di questa « svolta » è stato ovviamente la presa di contatti con gli organismi che operano nel quartiere al fine di instaurare un rapporto di stretta collaborazione; anzi da parte del teatro officina è stata avanzata la proposta di cogestire le attività del T.O. allargando il collettivo alla partecipazione di alcuni rappresentanti degli organismi stessi. Questa proposta è attualmente all'esame delle organizzazioni di quartiere, che, siamo certi (proprio per la grossa carenza di iniziative culturali all'interno del movimento popolare) sono consapevoli dell'importanza del loro contributo fattivo alla lotta per una cultura ed un'arte al servizio del quartiere.
Collettivo di Quartiere Gorla
« R. Franceschi »
TEATRO-OFFICINA
Centro Collettivo di Cultura Popolare V.le Monza 140 (MM Gorla) Tel. 2571127
PROGRAMMA DEL MESE DI NOVEMBRE 1973

teatro:
da giovedì 1 a mercoledì 7 (lunedì 5 riposo) la compagnia NUOVA SCENA di Bologna presenta:
LA BALLATA DELLO SPETTRO » di Vittorio Franceschi, regia di Francesco Macedonia.
musica:
sabato 10- domenica 11 il NUOVO CANZONIERE ITALIANO presenta:
PAOLO PIETRANGELI che canta e suona « PADRONE DOMANI TI SPARO ».
teatro:
da mercoledì 14 a domenica 18 TEATRO DELLA CONVENZIONE di Firenze presenta:
COME IL SIGNOR MOCKINPOTT FU LIBERATO DAI SUOI TORMENTI » di Peter Weiss, regia e musica di Valerio Valoriani.
cinema:
martedì 20 - mercoledì 21 per il ciclo « SCUOLA: STRUTTURA
DEL POTERE »:
PAGINE CHIUSE » di Gianni da Campo, (Italia - bianco/nero - 1966/ 69).
musica:
venerdì 23 - sabato 24
il NUOVO CANZONIERE ITALIANO presenta:
GIOVANNA MARINI che canta e suona LA TERRA NOSTRA» (materiale popolare inedito).
cinema:
martedì 27 - mercoledì 28 per il ciclo « SCUOLA: STRUTTURA DEL POTERE »: NEL NOME DEL PADRE » di Marco Bellocchio, (Italia - colore - 1972).
musica:
sabato 1 - domenica 2 dicembre il FOKSTUDIO di ROMA presenta: il gruppo OLD ENGLAND PARTY (il folk dopo l'underground) e STEFANO PALLADINI (chitarra e voce per MUSICA + POESIA).
L'ingresso è riservato ai soci. La tessera si ritira all'ingresso, è mensile costa L. 500.
I prezzi dei singoli spettacoli sono: cinema: L. 400/musica L. 600/teatro L. 800/.
Per altre informazioni telefonare dope le 18 al teatro (2571127).
INIZIO SPETTACOLI:
ORE 21.15
LAVORATORI
a
dalla
Scade la fase uno, ossia il grande polverone
di lotta.
Abbiamo sempre auspicato come tale decisione anzi l'attendevamo necessario l'apporto dei lavorato- da tempo, ma ci ha alquanto deri alle lotte dei quartieri per luso il modo con cui questi orgaun'organizzazione del territorio nismi sono stati previsti dai Conche rispetti le esigenze urbani- sigli Generali. stiche ecologiche, culturali e spor- Si tratta infatti di organismi etive di tutti i cittadini, salvaguar- stremamente burocraticizzati, a dando proprio i diritti della gen- metà strada ra i consigli di note che lavora, che è malpagata na amministrativi della città di rispetto ai bisogni delle proprie Milano i cui Consiglieri sono atfamiglie, dei sottoccupati, dei di- tualinente scelti dal vertice (il soccupati. Comune, la ripartizione decentraiti) e gli organismi ente dalla base. dei consigli interanno eletti direttatieri: a gennaio era iniziato, a mente dai lavoratori, il 40% saPonte Nuovo-Cimiano-Crescenza- rà nominato dai Sindacati. La Sego qualcosa che ne poteva costi- greteria di tali Consigli avrà 6 tuire l'inizio (vedi Milanodieci o 9 membri di cui 3 saranno senfebbraio 73 pag. 1), ma una voi- z'altro i delegati delle 3 Organizta terminato lo scontro contrat- zazioni Sindacali. tuale, tutto era sfumato. L'esigen- Malauguratamente ci si è fermaza però è rimasta. All'interno del- ti a questo e manca la sostanza la redazione del nostro giornale del discorso portato avanti in esistono rappresentanze di fabbri- questi anni dai lavoratori e cioè ca (Magneti Marelli, Rizzoli, In- un chiaro programma di lotte su nocenti); a Lambrate è sorto un cui impostare questa nuova especollettivo operai-studenti-cittadini rienza. che opera nel tessuto sociale in Così ad esempio, nulla c'è nel collaborazione con alcuni comita- documento di ciò che riguarda ti di quartiere. l'uso concreto delle 150 ore (conOra però questo tipo di inseri- quistate nei recenti contratti) da mento degli operai nel tessuto parte dei lavoratori come estensociale dei quartieri sta per di- sione della lotta di fabbrica alla ventare un organismo ufficiale, scuola e come concreta unificasentito e voluto, non solo dalla zione fra operai, studenti e insebase dei quartieri, ma da tutto gnanti; nulla sull'autoriduzione il movimento operaio. degli affitti gestita direttamente Infatti a Milano il mese scorso dai Consigli di fabbrica; nulla sul si sono riuniti i Consigli Genera- come attuare un blocco di forze li delle tre confederazioni che, sociali che ponga serie alternatidando seguito a quanto era sta- ve al potere padronale (che colto stabilito dal Consiglio dei de- pisce anche fuori dalla fabbrica), legati di fabbrica di Genova di blocco che sia capace di contragennaio, hanno deciso di costi- starne le scelte speculative e dia tuire 10 consigli per la città di il proprio appoggio ad un modo Milano e 17 consigli per la pro- nuovo, popolare, di amministrare vincia. i quartieri. Come si è giunti a questa matu- Ci si trova invece di fronte un razione ed a questa scelta uffi- modello organizzativo burocraticiale da parte delle Confedera- co e per di più arretrato perchè zioni sindacali? non tiene conto in alcun modo E' stata anzi tutto una scelta che dell'impegno nel « sociale » dei il vertice delle Confederazioni ha comitati di quartiere e dell'espepreso dalla base. Già nel '69, du- rienza in questo senso dei consirante le lotte contrattuali e le gli di zona municipali. prime agitazioni studentesche, è E quindi ci troviamo ancora una stata sentita profondamente dai volta di fronte a un ennesimo lavoratori l'esigenza di allargare parlamentino che salva la facciafuori dalla fabbrica le esperienze ta della democrazia, ma che ricondotte contro l'organizzazione schia di essere una manovra del capitalistica nel suo insieme la vertice delle confederazioni per quale colpisce nel « sociale » allo rendere maggiormente efficiente stesso modo che in fabbrica. alla periferia la politica del SinUltimamente la spinta egualitaria datato (decentramento di strozdelle lotte contrattuali del 72/73, zatura dal vertice alla base). contro le qualifiche e le gerarchie (E' il vecchio discorso sulla vepadronali, la rivendicazione delle ra e falsa democrazia che abbia« 150 ore » per lo studio e l'ag- mo affrontato più volte a propogiornamento culturale - politico- sito dei Consigli di Zona Munisociale del lavoratore hanno pun- cipali, dei consigli dei genitori tato maggiormente l'attenzione nelle scuole, dei loro direttivi del mondo del lavoro sull'orga- ecc.). nizzazione della scuola che attuai- Ci troviamo di fronte infine ad mente riproduce quelle gerarchie una struttura che ci ripropone in padronali. sostanza la vecchia gestione di Ciò ha dato un ulteriore impul- lotta per le riforme; vecchia geso all'esigenza già sentita di usci- stione che si riduce ad una presre dalla fabbrica e coinvolgere sione det Sindacato sulle istitunella lotta contro l'organizzazio- zioni per avere le riforme, in una ne capitalistica (che tocca oltre visione solidaristica delle alleanla scuola, il territorio, l'ambiente ze. ecologicamente inteso, le case po- Gestione magari più decentrata, polari, le strutture sociali, i tra- ma sempre delegata ai partiti ed sporti, il caro-vita) altri strati ai sindacati. sociali esterni alla fabbrica (stu- La differenza qualitativa, con la denti, intellettuali, massaie, ceti esperienza dei delegati di fabbrimedi, lavoratori). ca e con i consigli di fabbrica Esigenza che le confederazioni è evidente. sindacali hanno raccolto, uscen- Queste ultime strutture sono indo con il documento sopra ac- fatti cresciute solo come especennato che dà ufficialmente vi- rienze di lotta, come esigenza di ta, nell'ambito di Milano e pro- dare organizzazione ad un modo vincia, a questo tipo di organi- diverso di contrastare il padrone smo. in fabbrica: contestazione dei ritSotto un certo aspetto noi non mi, delle gerarchie, del cottimo, possiamo che essere contenti di rifiuto della monetizzazione delle
rivendicazioni, in particolare della nocività. Sono state queste le basi concrete su cui i lavoratori hanno impostato il superamento delle vecchie strutture sindacali.
E queste basi hanno permesso ai lavoratori di darsi strumenti adeguati alle lotte che sentivano l'esigenza di portare avanti e che soprattutto vedevano i lavoratori stessi come protagonisti prima ancora delle gerarchie sindacali.
Non sono mancati da parte no- mento, i Par stra tentativi di favorire la par- eletti diretta tecipazione delle organizzazioni Infatti il 60° dei lavoratori alle lotte dei quar- categoriali sa
A nostro avviso è quindi opportuno che su questo terreno di un concreto programma di lotta venga nuovamente impostato il dibattito all'interno delle fabbriche con l'obiettivo di riuscire a modificare la decisione presa.
Ma è chiaro che per fare questo non sarà possibile escludere i comitati di quartiere e tutte le forze che hanno operato nel tessuto sociale e possono quindi portare un contributo specifico di esperienza di lotte per la scuola, per la casa, e per i servizi sociali dei quartieri.
Comitato di Quartiere Ponte Nuovo
Dalle fabbriche della zona
Magneti Marelli
Col mese di ottobre siamo entrati nel vivo della lotta. Si tratta ancora della fase iniziale naturalmente (sono state fatte finora in media circa 8-10 ore di sciopero per fabbrica) e quindi ancora nessuna iniziativa particolare è stata presa, solamente si è partiti subito con una buona articolazione: mezz'ora o al massimo un'ora consecutiva di sciopero. Dal tavolo delle trattative invece, fino ad oggi 22/10, notizie non molto buone. Il padrone FIAT è disponibile a dare subito quattro soldi di premio di produzione ( prima offerta L. 37.000 contro le L. 5.000 avanzate l'anno scorso al primo colpo), ma è rigidissimo su tutto l'arco delle richieste che toccano l'organizzazione del lavoro, in particolare rifiuta assolutamente di discutere l'applicazione dell'inquadramento to unico, strappato con l'ultimo contratto nazionale. E' chiara la intenzione della Direzione di usare tutti i lati deboli dell'I.U. (basti dire che non sono ancora fissati a livello nazionale i criteri, le famose « declaratorie », secondo i quali si va in un livello anzichè in un altro) per aumentare le divisioni tra i lavoratori, tra un livello e l'altro e all'interno di ogni livello. E proprio su questo si è rotta la trattativa la settimana scorsa e questo tipo di disegno politico quindi, operai e impiegati di tutti gli stabilimenti lo dovranno battere. Appunto per favorire l'unità di tutto il gruppo sui giusti obiettivi della piattaforma si sta formando un coordinamento nazionale delle avanguardie di fabbrica (Milano, Torino, Pavia e Vasto) per controllare e semmai imporre nei Consigli di fabbrica una linea di classe, cioè di sostegno intransigente degli interessi dei lavoratori.
S.T.31 ottobre: il blocco dei prezzi fissato alla metà del mese di luglio decade. Possiamo fin d'ora tracciare un bilancio di questo periodo di vita nazionale, facendo appello, non alle astratte e incomprensibili ai più, nozioni di alta finanza che l'onorevole La Malfa ci ammannisce quotidianamente.
Più semplicemente vogliamo rispondere alle seguenti domande: i prezzi sono diminuiti? si può prevedere che i redditi dei lavoratori non saranno nuovamente attaccati? chi paga i costi delle difficoltà dell'economia?
Per rispondere alla prima domanda non ci sarebbe neppure bisogno di ricorrere alle statistiche ufficiali, lo sanno tutti che benzina, gasolio, pane ecc. sono aumentati e non di poco. Ma credo sia opportuno andare a vedere da vicino i dati che provengono dalla Commissione comunale prezzi. I prezzi degli alimentari:
Pane: la michetta tende a sparire, i fornai, magari non a torto, dicono che i grossisti hanno aumentato la farina doppio O e tendono ad imboscare il prodotto in attesa del 31 ottobre, per alzare subito i prezzi, risultato: la michetta, il pane comune a 285 lire al kg., cioè, in molti posti viene sostituito da pane « speciale» a 355 al kg. Carne: questi rialzi nel mese di settembre, bollito. 3,03%, polpa: 1,12 per cento, fesa: 0,95%, nodini: 1,39 per cento, fegato di vitello: 1,43 per cento.
Gli aumenti registrati per altri prodotti sono: uova: 1,96%, conserva di pomodoro: 2,33%, aceto: 1,85%, salumi: 1% circa.
Nel settore dell'abbigliamento aumenti attorno al 5% per cappotti, scarpe, guanti ecc., dal 3 al 6% di tessuti per tovaglie e lenzuola. Altri dati sparsi come i prezzi del penolame di alluminio ( + 3,47%), del caffè espresso ( 3,09%) e delle bevande in genere ( 4,10%) chiudono questa breve rassegna. Possiamo trarre la conclusione che tutti i prezzi sono aumentati in varia misura, un po' meno quei prezzi che vanno a incidere sulla scala mobile salari-prezzi, che dovrebbe adeguare i salari al carovita. Questo fatto di per sè denuncia il carattere antipopolare del provvedimento di questo governo preoccupato di non far pagare l'inflazione ai ceti capitalistici e speculativi (la questione della benzina è l'esempio più clamoroso). La seconda domanda: il carovita cesserà di attaccare i redditi di lavoro? ha già nei fatti una risposta negativa. Industriali, speculatori hanno da tempo presentato richieste di aumento per un gran numero di
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compiti e delle lezioni a gruppi. Nel rapporto coi genitori si è maturato il discorsi portato avanti già col doposcuola estivo.
Si è arrivati così alla creazione di un Comitato genitori del DPdQ il quale ha intenzione di aprire un discorso con tutti quei genitori del quartiere i quali, pur non mandando i figli al DPdQ, sentono con ur-
prodotti; i petrolieri, il gruppo più potente e prepotente, hanno già avuto soddisfazione.
Non ci possono ormai essere dubbi sulla volontà di questo governo di far pagare la crisi economica, tutta quanta, ai ceti popolari. Gli aumenti ai superburocrati, ai supergenerali, le esenzioni fiscali di centinaia di miliardi all'industria riguardo le contribuzioni degli assegni familiari, e infine il condono fiscale dimostrano che l'austerità dell'onorevole La Malfa è a senso unico, vale ovviamente solo per gli operai, gli impiegati, i ceti popolari. Non migliora la situazione, anzi peggiora, il fatto che ci sia un socialista, l'onorevole Giolitti, accanto a La Malfa. Questo governo guidato dal democristiano Rumor e dietro le quinte dal famoso Fanfani non è per nulla diverso da quello, cacciato dalle lotte operaie, di Andreotti. Per queste ragioni e non per sterile polemica ci preoccupa profondamente l'atteggiamento di benevola attesa del PCI e delle confederazioni sindacali, che privilegiano le trattative di vertice che danno pochissimo come quella delle pensioni, dove la questione più importante, l'aggancio delle pensioni alla dinamica salariale, è stata messa da parte. Non si può stare buoni di fronte a un governo che dice: lavorate di più, così ci saranno più profitti e poi vedremo. Ma buoni non stanno gli operai delle grandi fabbriche che hanno già cominciato le lotte attorno alle piattaforme aziendali che riguardano gli aumenti salariali e le questioni della ristrutturazione aziendale (Innocenti, Piaggio) e quelle degli investimenti nel Sud (FIAT, Alfa Romeo). Il pericolo, in questa situazione politica, sta nel rischio di isolamento di queste grosse vertenze, la separazione delle grandi dalle piccole fabbriche, il non collegamento dei problemi della fabbrica con quelli dei quartieri e della società in generale.
Per questo il problema è politico, non nel senso che riguarda i politicanti che stanno a Roma, ma nostro. Dobbiamo discutere dei quartieri, della scuola, della casa, dei trasporti, di come è organizzata la città in cui viviamo e in cui vivono i nostri figli. Dobbiamo discutere delle organizzazioni (i consigli intercategoriali di zona) dentro le quali ci siano gli operai delle fabbriche con i loro consigli, gli studenti, gli insegnanti. Solo in questo modo possono venir fuori le proposte, le iniziative concrete e non le chiacchiere sui nostri problemi a cominciare dal problema dei prezzi, dalla difesa dei nostri redditi.
Giulio Mainoldi
do i figli al DPdQ sentono con urgengenza il problema della scuola. Da una struttura come questa partono varie iniziative come lettere aperte ai presidi per protestare contro l'affollamento e la costruzione di un mercatino di libri usati venduti al 50% del prezzo di copertina per favorire i ceti proletari. Doposcuola Popolare Quartiere Leoncavallo
Dal controllo della fabbrica
quello
società. Importanza dei consigli intercategoriali di zona. Necessità di un loro chiaro programma