L. 300
mensile dipolitica cultura attualità della zonall
Esce il primo di ogni mese PER
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Il decentramento si avvia a riprendere il proprio funzionamento dopo la pausa estiva e dopo I elezione del Presidente e del vicepresidente.
La questione posta ora all'attenzione de! Consiglio di Zona è quella delle commissioni di lavoro e del loro funzionamento, problema affrontato nella seduta del 22 settembre.
TATTI PARTECIPARE
INTERVISTA A FAG.4
PAGINE5678 DROGA:
Non è una cosa di poco conto se pensiamo che le commissioni sono una della principali sedi di partecipazione dei cittadini e delle loro organizzazioni al lavoro del decentramento e al governo dell'ente locale soprattutto in questa nuova fase, nella quale si passa dalla "filosofia" del decentramento alla "pratica" possibilità di decidere ogni scelta riguardante la zona e pesare sulle scelte che coinvolgono tutta la dttà.
Acquista dunque valore non solo l'opera dei consiglieri ma dei cittadini che sono presenti nelle varie commissioni, dei partiti e delle associazioni che coordinano e orientano la propria iniziativa nel decentramento e nei quartieri; viene valorizzato il ruolo del ventaglio di commissioni urbanistica, ecologia demanio, istruzione, sanità, ed assistenza lavoro e carovita, cultura sport e tempo libero, manutenzioni, casa.
IL RUOLO DELLE COMMISSIONI
Ma, in concreto, cosa fanno queste commissioni? Quali poteri hanno? Quali poteri ha il consiglio di zona?
Le commissioni del C.di Z. corrispondono a quelle operanti nel consiglio comunale ferma restando la possibilità di costituire gruppi di lavoro su problemi di rilevanza zonale; esse sono consultive e istruttorie, quindi propositive e di discussione, preparatorie al dibattito e alla decisione del Consiglio di Zona.
Hanno un proprio coordinatore scelto dal C.diZ. tra i propri membri. Il loro modo di funzionare è stabilito autonomamente da ciascun consiglio per favorire la partecipazione delle associazioni a dei cittadini quindi partecipazione a decisioni concrete badando da un lato a valorizzare il decentramento dall'altro a costruire un equilibrio con la necessità che ogni zona non parta anarchicamente per la tangente, ignorando la problematica cittadina ma scelga indirizzi che tengano conto che vi sono problemi la cui dimensione interessa tutta Milano.
Altro strumento di partecipazio(Segue a pag. 2)
Continua la nostra serie di articoli sull'equo canone. Con questo e quelli che seguiranno, ci proponiamo di aiutare i cittadini, interessati alla giusta applicazione della legge. Ricordiamo a tutti che, per qualsiasi problema, oltre al SUNIA anche "il Diciassette" è a completa disposizione.
Dopo quasi un anno si è concluso, con l'approvazione in Parlamento, il faticoso dibattito sull'equo canone. I giudizi espressi dalle principali forze politiche sono ormai noti. Dopo 40 anni durante i quali sono stati varati sempre e solo provvedimenti parziali e spesso contraddittori, per la prima volta è prevalso l'accordo su di una legge che introduce il principio del controllo pubblico sugli affitti.
Chi pagherà l'equo canone? Tutti coloro che abitano in appartamenti in fitto di proprietà privata. Non rientrano nella legge gli alloggi economici di proprietà pubblica.
Nello spirito della famosa legge 382 (decentramento dei poteri amministrativi ed autonomie regionali) con l'equo canone il Comune diventa soggetto principale, in quanto invitato a costituire "L'UFFICIO COMUNALE DELLE ABITAZIONI" ed obbligato (dalla nuova legge) a dividere il proprio territorio in zone per consentire l'applicazione dei coefficienti riguardanti l'ubicazione degli alloggi. Inoltre tutti i Comuni sono interessati direttamente all'erogazione di 17 miliardi (da suddividere regionalmente) facenti parte di un apposito Fondo Sociale destinato ad alleviare particolari situazioni di disagio.
Ad esempio: una famiglia con un reddito annuo non superiore complessivo a 2.600.00 lire che si veda aumentare l'affitto avrà diritto ad una sovvenzione da parte del comune in cui vive.
L'introduzione del Fondo sociale non deve essere vista come l'istituzione di un nuovo "Ente Assistenziale", e tale non sarà se si capirà che la legge sull'equo canone regola uno solo degli aspetti del "PROBLEMA CASA": quello della gestione del patrimonio abitativo di proprietà privata; che è certamente un aspetto decisivo ma che non
può essere isolato da altre questioni (in buona parte irrisolte). Esse riguardano: il canone sociale (affitto di alloggi di pubblica proprietà), il potenziamento dell intervento pubblico nella edilizia abitativa, il recupero ai fini residenziali dei centri storici e degli immobili poco male utilizzati, un nuovo ruolo socialmente utile della imprenditoria privata; tutto ciò potrà avvenire trovare impulso solo attraverso l'attuazione del piano decennale, approvato contemporaneamente all equo canone, ed attraverso una adeguata legge di riforma dei suoli.
Come si calcola l'equo canone? Innanzi tutto bisogna calcolare la
superficie dell'alloggio, che deve essere considerata al netto dei muri esterni ed interni di qualsiasi tipo (muri portanti, tramezzi divisori, lilastri ecc...). La superficie è quela realmente fruita dall'inquilino: compresi armadi a muro, ripostigli in muratura e simili. La somma di tutte le superfici deve poi essere maggiorata per gli ambienti più piccoli: del 10% se la superficie complessiva netta è compresa fra i 46 ed i 70 metri quadri del 20% se inferiore ai 46 metri quadri.
(segue a pag. 3)
Questo articolo non vuole essere una replica al precedente contributo dei signori Catalfamo e Zanghi, ma un ulteriore allargamento del dibattito sul problema dell'aggregazione giovanile.
Infatti pur ritenendo positivo l'avvio del dibattito su problemi quali la diffusione della droga, della violenza anche politica, di cosa significhi complessivamente, oggi, aggregazione giovanile, riteniamo estremamente limitativo fermarci ad una analisi ristretta alla realtà dei soli "circoli giovanili".
Questa convinzione ci deriva dall'avere una conoscenza maggiore del problema rispetto ai signori sopracitati, tanto che riteniamo doveroso aggiornare la "mappa" delle aggregazioni giovanili esistenti in zona 17 che sono unicamente gli oratori, il fabbricone di via Bruzzesi e la Consulta Giovanile che si riunisce presso il Centro Sociale di Via Inganni, 4.
Qual'è il problema per chi opera nella realtà giovanile: discutere sui circoli giovanili, che so-
Pubblichiamo un inserto speciale dedicato al Piano Regolatore recentemente approvato dal Consiglio comunale. In questo modo vogliamo contribuire ulteriormente al già ampio dibattito che ha accompagnatoper la prima volta nella storia di Milano - la stesura del Piano Regolatore.
no una realtà estremamente minoritaria (100 circoli, 10-20.000 giovani che li frequentano? Questa è fantascienza!) o più complessivamente discutere sui problemi generali della condizione giovanile oggi, scuola, lavoro, momenti di aggregazione? Noi contestiamo le tesi di Catalfamo Zanghi che vedono responsabilità a senso unico nella separatezza forzata fra giovani e organismi istituzionali, fra giovani e "padri" detentori del potere: una cosa è vedere l'autonomia che si conquista con la dialettica con la lotta, un'altra è invece chiamare autonomia la rinuncia a porre in discussione lo statu quo, in sostanza rinunciare alla lotta teorizzando il ghetto, lo "spazio alternativo" che i giovani gestiscono da soli. Ci è difficile immaginare una concezione del rapporto giovani-società più subalterna di questa alla logica del capitalismo, che ha proprio nella frantumazione dei rapporti sociali e alla disgregazione uno dei suoi punti di forza. Allora cerchiamo di non fare il verso a Lotta Continua scadendo in una socio-pedagogia d'accatto, scrivendo smentita tipo "nei circoli "si gioca" alla guerra, quindi ci si "vaccina" contro la violenza! E poi, come si può asserire che nei circoli fiorisce una cultura sotterranea che produce (nientemeno) diffusione della droga, della violenza, prostituzione volante ecc, e, dopo aver affermato questo discutibilissimo concetto, ritenere che i circoli sono "forze positive" perché "aggregano"!!! Ma il problema reale non è soffermarsi sulle contraddizioni dell'articolo di Catalfamo e Zanghi quanto quello di valutare ipotesi di tipo nuovo, unitarie.
(segue a pag. 2)
ne è l'assemblea popolare indetta dal C.diZ. e dall'Amministrazione Comunale per dibattere problemi, sottoporre proposte, programmi e
deliberazioni, formulare pareri che divengano elemento per le decisioni del C.diZ. e dell'amministrazione locale.
DALLA PRIMA
realmente autonome per lo sviluppo dell'aggregazione giovanile nella nostra zona. Noi riteniamo in parte superati i centri tradizionali di aggregazione dei giovani: l'oratorio, il gruppo politico ed anche i circoli giovanili, così co me si sono sviluppati nel tempo. Sono tutte esperienze, anche positive, che però non vanno oltre il proprio ristretto orizzonte di parte, non rispondono più all'esigenza di attaccare a fondo i problemi drammatici dei giovani. Proprio perchè i mali della scuola, l'assenza di lavoro, il bisogno di stare insieme con nuovi valori caratterizzano tutta una generazione, la risposta deve essere di massa, espressione di una volon-
tà collettiva che superi assurdi steccati ideologici. Noi vogliamo essere parte di un movimento di massa, democratico ed antifascista che riesca a creare un rapporto positivo con il Consiglio di Zona su basi di reale autonomia, che sappia conquistare rapporti sociali di tipo nuovo e strutture che consentano uno sviluppo culturale complessivo; ma anche un movimento che incida sul modo nuovo di essere della scuola, media, superiore ed università, che sappia sviluppare un rapporto positivo con il sindacato nella grande lotta per il lavoro.
F.G.C.I. - Circolo "P. Zavaglia"
Abbiamo poi le consultazioni dei cittadini da realizzare nelle forme più pratiche, inoltre lo strumento della petizione ovvero della raccolta di firme dei cittadini della zona.
Ma perchè i consigli di zona funzionino è necessario che si riorganizzi l'apparato comunale secondo precisi criteri e fini: responsabilità dell'amministrazione centrale per le assunzioni, promozioni, trasferimenti e in genere per l'intera materia del rapporto di impiego incluso l'aggiornamento professionale e le trattative sindacali; distinzione tra il personale operante nelle sedi zonali dipendente dal consiglio di zona (almeno sei elementi) e il personale operante nelle zone ma dipendente dagli organi centrali; costituzione presso ogni zona di un fondo economale a render conto.
Comunque ai C.diZ. spettano poteri di rilevanza differente a seconda della dimensione del problema: decidere su alcune questioni, fornire pareri, proposte su altre, designare i propri rappresentanti negli organi di gestione sociale di varie strutture, partecipare alla vigilanza comunale su varie attività economiche e sociali, tutte funzioni che devono essere codificate attraverso specifiche delibere - quadro su cui è obbligatorio il parere del Consiglio di Zona.
DELIBERAZIONI, PARERI
E PROPOSTE
I poteri di decidere del C.diZ.riguardano le opere pubbliche di rilevanza zonale come scuole, attrezzature sportive, centri sociali e sanitari, verde, la locazione, disdetta, la concessione e la revoca di beni immobili comunali per usi sociali; la manutenzione e la miglioria delle strutture pubbliche della zona; la gestione dei servizi sociali quali gli SMAL, di quelli socio - sanitari, culturali, sportivi e ricreativi, dei centri sociali e civici.
Inoltre il C.diZ. decide in materia di utilizzazione degli stanziamenti per il diritto allo studio, trasporto alunni, refezioni scolastiche, etc.
Esso fornisce pareri e avanza proposte sulle delibere quadro che danno concreti strumenti al decentramento, sulla manutenzione di opere interzonali e cittadine, sul piano commerciale e sulla gestione dei mercati e delle vendite controllate, sui programmi di sviluppo e riorganizzazione dei servizi sociali.
I consigli di Zona propongono e forniscono pareri in merito al Piano Regolatore generale e sue varianti, ai piani comprensoriali ed extracomunali, quelli di edilizia popolare, sulle convenzioni urbanistiche, sui programmi di attuazione annuali e pluriennali, settoriali e generali, articolati in zone, sulle concessioni edilizie, etc.
mensile di politica cultura attualità della zona 17
Redazione e amministrazione: 20147 Milano, Via Inganni 4 - Tel. 417026
Editrice
Il Diciassette s.d.f. via Inganni, 4 - Milano
Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 51 del 30.1.1978
Direttore responsabile
Marisa Deimichei
Comitato di redazione
Franco Bonaretti,
Daniele Calvi, Alessandro Finetto, Giorgio Fiorese, Gianfranco Gattini, Rosetta Gimbatti, Roberta Meroni, Erminia Negrini, Luigi Torelli, Oriano Valli
Fotografia: Antonio Elia,
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Pubblicità: Gianfranco Gattini
Stampa: Coop. Il Guado
Robecchetto con Induno
(Mi) -Tel. 0331/881475
Hanno inoltre collabora-
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Amilcare Ferrini
Infine in ogni zona il decentramento formula il cosidetto BILANCIO SOCIALE DI ZONA in cui sono presenti i problemi e i bisogni sociali della zona, le strutture e le risorse pubbliche e private e come esse rispondono o meno a questi bisogni. L'amministrazione, valutate le proposte delle zone e il quadro organico e generale dei problemi milanesi, formula un programma generale e un bilancio generale, che dovranno essere articolati per zona e posti in discussione nei consigli di zona, confrontati coi loro pareri e proposte, modificati e approvati.
Così si attua un salto di qualità nel governo del Comune e nello sviluppo di Milano la cui colonna portante non sta solo in una nuova delibera ma soprattutto nel costume della partecipazione che diventa opera di governo spogliandosi di ogni limite corporativo e localistico.
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DALLA PRIMA
Esistono poi superfici accessorie fruibili da parte dell'inquilino che verranno computate proporzionalmente: e così si calcolerà il 50% della sup. netta per autorimesse singole il 20% della sup. netta per posti macchina in ambiente di uso comune il 25% della sup. netta per balconi terrazze cantine soffitte e simili il 15% della sup. netta per giardini spazi aperti privati il 10% della sup. netta per giardini di uso condominiale.
Sommando la sup. netta con le altre eventualmente disponibili si ottiene una sup. totale definita SUPERFICIE CONVENZIONALE che sarà la base per calcolare il
COSTO UNITARIO DI PRODU-
ZIONE. Si parte da un costo base che per gli alloggi situati in Lombardia è stato calcolato L. 250.000 al mq. Ma gli alloggi, a parte la superficie, non hanno tutti le stesse caratteristiche e quindi non sarebbe giustificata la applicazione dello stesso costo unitario per ogni tipo di alloggio. La legge prevede, allora che si debba moltiplicare il costo base per una serie di coefficienti correttivi che avranno l'effetto di aumentare o diminuire il costo secondo le caratteristiche specifiche dell'alloggio.
Quali sono i coefficienti correttivi?
1) TIPOLOGIA - Ciascuna unità immobiliare dopo la sua costruzione viene censita dagli uffici del ca-
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tasto, i quali provvedono ad assegnare l'unità stessa ad una determinata CATEGORIA CATASTALE.
In tal modo ogni abitazione viene dassificata, in relazione all'appartenenza dell'alloggio sono previsti i seguenti coefficienti correttivi:
- 2,00 per abitaz. tipo signorile (A/1)
- 1,25 per abitaz. tipo civile (A /2)
- 1,05 per abitaz. tipo economico
- 0,80 per abitaz. tipo popolare
- 0,50 per abitaz. tipo ultra popolare (A/5)
- 0,70 per abitaz. tipo rurale (A /6)
- 1,40 per abitaz. tipo villini (A /7)
- 0,80 per abitazioni ed alloggi tipici dei luoghi (A/ 11).
Ai fini della determinazione dell'ecquo canone è perciò della massima importanza conoscere la categoria catastale. Questo dato in alcuni casi, ma raramente, è indicato nel contratto di affitto, la verifica comunque può essere fatta presso gli uffici del catasto edilizio urbano. Purtroppo esistono alloggi non censiti l'art. 16 della legge prevede che sia l'ufficio tecnico erariale, se consultato dagli interessanti, a stabilire tale categoria.
2) CLASSE DEMOGRAFICA - La legge prevede variazioni del costo base in relazione all'ampiezza demografica (cioè al numero degli abitanti) del comune ove è situato l'alloggio in pratica per Milano il coefficiente da applicare è 1'1,20.
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d) 1,20 per le abitazioni situate al piano attico. Per le abitazioni che siano situate dal quarto piano in poi e sprovviste di ascensore i coefficienti di cui alle lettere c) e d) vengono ridotti rispettivamente a 0,05 e 1,10.
5) VETUSTACoefficiente correttivo del costo in relazione alla data di costruzione dell'immobile; per maggiore chiarezza riportiamo una tabella nella quale è indicata il coeff. da applicare agli immobili relativi all'anno di costruzione.
6) STATO DI MANUTENZIONE E CONSERVAZIONE - L'applicazione di questo articolo è della massima importanza nel calcolo dell'affitto. Nel caso in cui lo stato di conservazione sia normale il coeff. correttivo è uguale a 1,00. Stato di conservazione e manutenzione mediocre coeff. 0,80 conservazione e manutenzione scadente coeff. 0,60. Non c'è da nascondersi che l'applicazione di tale articolo così come è stato formulato, potrà creare delle incertezze; di tale difficoltà ha tenuto conto il legislatore prevedendo, sempre nell'ambito del medesimo articolo, che il Ministero dei Lavori Pubblici emani un apposito decreto, entro 3 mesi dall'entrata in vigore della legge, in cui siano indicati ed esaminati più analiticamente quelli che sono gli elementi di valutazione che concorrono ad applicare questo importante articolo.
3) UBICAZIONE - Relativamente alla ubicazione di ogni abitazione nell'ambito della città sono preViste variazioni del costo base e quindi del canone di affitto. Per i comuni con popolazione superiore ai 20.000 abitanti i coefficienti sono:
- 0,85 per zona agricola
- 1,00 per zona edificata periferica
- 1,20 per zona edificata compresa fra periferica e centro storico
- 1,20 per zona di pregio particolare sita nella zona edificata periferica o agricola
- 1,30 per il centro storico.
Come abbiamo precedentemente ricordato questa suddivisione è compito del Comune che con apl' osita delibera, entro 3 mesi dalentrata in vigore della legge, indicherà la suddivisione della città per zone ubicative. Purtroppo per ragioni di tempo in relazione all'uscita del Diciassette non ci è possibile pubblicare la perimetrazione definitiva di Milano, e quindi della nostra zona, anche se il Comune ha da tempo aperto il dibattito con tutte le forze sociali interessate sulla proposta da lui formulata ai primi di settembre. Senza dubbio comparirà nel prossimo numero.
4) LIVELLO DEL PIANO - Coefficienti correttivi:
0,80 per le abitazioni situate al piano semiterrato 0,90 per le abitazioni situate al pianoterreno 1,00 per le abitazioni situate in piani intermedi e all'ultimo piano
La legge prevede che l'affitto sia calcolato in proporzione all'ampiezza dell'alloggio ed alle sue caratteristiche, tenuto conto di questi due fattori si calcola il VALORE LOCATIVO in base al quale si determinerà il canone di affitto. Tale valore va considerato convenzionale ben diverso dal valore di mercato dell'appartamento, cioè non ha alcun riferimento con il prezzo al quale l'appartamento può essere venduto od acquistato. La legge prevede inoltre che il canone di locazione degli immobili ad uso abitazione non può superare il 3,85% del valore locativo. In pratica questo significa che il rendimento massimo cui avrà diritto il proprietario sarà pari al 3,85% annuo del valore locativo assegnato all'alloggio. Molto ancora avremmo da dire sulle modalità di pagamento, sul canone rispetto all'aumento del costo della vita, su quello per usi diversi da abitazione, sul contratto di locazione, e sul Fondo sociale, argomenti tanti importanti quanto di piena attualità; non potendo dedicare a questa legge spazio maggiore in questo numero proseguiremo il mese prossimo nell'esame della legge ricordando, a coloro che abbiano necessità urgente di chiarimenti, che nella nostra zona esiste una sede decentrata del S.U.N.I.A. via Capinera, 6 tel. 4156865 cui potranno rivolgersi anche per spiegazioni pratiche (il sindacato inquilini ed affituari ha un servizio tecnico sempre a disposizione). Mentre per problemi e questioni più generali il Diciassette contiene una rubrica mensile curata direttamente da funzionari del S.U.N.I.A. Per creare un nuovo costume di controllo sociale, contro le violazioni della legge e per migliorare quelle parti che risulteranno poco efficaci, sarà molto importante dare la più ampia diffusione pubblica a questa legge che, insieme ad altre, apre la via ad un processo di riforma la cui soluzione positiva dipende soprattutto, come sempre, dalla spinta unitaria e rinnovatrice delle forze politiche e delle organizzazioni di ispirazione democratica.
Roberta Meroni32 consiglieri per affrontare meglio i problemi del decentramento-. Più poteri al consiglio legge 278-. Auspicabile la collaborazione di tutte le forze politiche all'interno del consiglio di questioni più urgenti: droga, servizi sociali ed equo canone.
Dopo l'intervista al nuovo Presidente del consiglio di zona, ecco il colloquio che abbiamo avuto con il Vice Presidente, il comunista Carlo Marelli.
Con questa serie di servizi sul consiglio di zona, il Diciassette intende presentare ai suoi lettori i nuovi consiglieri che, sebbene non ancora eletti direttamente dai cittadini, dovranno affrontare fino al 1980 il non facile compito di amministrare il decentramento.
Signor Marelli, cosa cambia con la nuova elezione del consiglio di zona?
"Il primo dato importante è questo: i consigli di zona, con l'applicazione del nuovo regolamento, hanno visto rivoluzionata la loro composizione numerica. La nostra zona infatti, poichè supera di gran lunga i 75 mila abitanti previsti dalla legge, può contare oggi su 32 consiglieri contro i 20 di prima.
Questo fatto è strettamente legato agli impegni e ai nuovi compiti che l'applicazione della Legge 278 sulle norme del decentramento e sulla partecipazione affida ai nuovi consigli di zona".
Come sono avvenute le nomine?
"La legge prevede elezioni dirette anche per i consigli di zona in concomitanza con le prossime elezioni amministrative comunali. Le prime elezioni dirette si effettueranno quindi nel 1980. Oggi si è provveduto al rinnovo tenendo contro della forza elettorale di ciascun partito, ripartendo i seggi in base ai voti raccolti in zona nelle ultime elezioni".
Si parla di nuovi poteri ai consigli di zona: può spiegarci di che si tratta in concreto?
"Mi sembra che questa nuova fase dei consigli di zona coincida con un fatto assai significativo: l'applicazione appunto della legge 278 in tema di attribuzioni specifiche, che assegna loro poteri reali sulla base delle delibere - quadro. Già in quest'ultimo anno si è fatto dell apprendistato, affrontando direttamente vari problemi, quali ad esempio la gestione delle manuntezioni, la refezione scolastica, il trasporto alunni e le gite scolastiche. Entro ottobre inoltre, il consiglio comunale e i consigli di zona sa-
ranno chiamati ad esprimere il loro parere sulle nuove delibere - quadro che tutti gli assessorati stanno predisponendo. Stiamo quindi entrando in una fase molto concreta, che ha bisogno della massima partecipazione non solo di tutti i consiglieri ma anche dei cittadini, aldilà della loro collocazione politica e ideale. Sull'applicazione delle delibere per i nuovi poteri si gioca infatti il ruolo e la capacità dei consigli di incidere profondamente sulle scelte e sulle decisioni".
Quali sono i rapporti politici all'interno della zona? Rispecchiano la composizione della Giunta comunale?
"I rapporti politici all'interno di una zona non sono necessariamente comparabili agli schieramenti cittadini. Su alcune questioni si. possono infatti esprimere schieramenti diversi. Credo tra l'altro che non sia sempre giusto riportare in modo meccanico formule politiche di vertice all'interno della zona.
Come consigliere comunista, auspico comunque un sempre più stretto rapporto con quelle forze politiche che hanno espresso l'attuale presidenza (P.S.I., P.R.I., P.S.D.I., P.C.I. n.d.r.) e nessuna pregiudiziale verso la Democrazia Cristiana, sia per il peso politico che questo partito ha in zona, sia per il contributo che può e deve dare alla soluzione dei vari problemi.
Detto questo, non possiamo tuttavia sottacere il fatto che la D.C. è sempre più orientata verso un'opposizione dura, cavalcando in modo demagogico e strumentale qualsiasi tigre e non disdegnando connubi strani e sospetti. Nei confronti della Giunta il nostro atteggiamento dev'essere franco e costruttivo e se necessario polemico e stimolante fino alla lotta, quando le scelte generali si potessero rivelare pregiudizievoli e contrastanti con le valutazioni e le scelte di zona, senza cadere per questo nel massimalismo, nel settorialismo o nel corporativismo."
Ci può dire qualcosa circa l'apparato burocratico e tecnico della zona?
"Ultimamente vi è stato un rafforzamento di questo apparato,
composto da personale veramente qualificato. Anche se molta strada resta ancora da compiere, siamo passati dalla fase dell'enunciazione puramente filosofica, tanto cara a Borruso, alla fase di attuazione pratica del decentramento della macchina burocratica comunale. Attualmente i funzionari assegnati alla nostra zona sono tre, più un geometra e una dattilografia. Altro personale specializzato è a disposizione ogni qualvolta occorra affrontare un problema particolare. In prospettiva, si arriverà a costituire, a livello di zona, un vero e proprio ufficio tecnico. Inoltre è bene render noto che, grazie all'apporto dei funzionari di zona, esiste un archivio consultabile da parte di tutti i cittadini interessati a rilevare dati e notizie su qualsiasi problema della zona. Presso la sede del consiglio di zona c'è anche un piccolo ma valido apparato di piccola strumentazione, come ciclostile, fotocopiatrice ecc. a disposizione di tutti.
Torniamo al nuovo consiglio di zona: quali sono i problemi più urgenti che vi attendono?
"In una recente intervista rilasciata dal nostro Presidente al vostro giornale vi è una prima elencazione di problemi irrisolti da affrontare quanto prima. È però necessario, secondo il mio parere, operare una scelta prioritaria. Ad esempio, non credo che il grave problema della diffusione della droga in zona fra gli strati giovanili sia risolvibile semplicemente illuminando di più i giardini o pattugliando il territorio come sostiene qualcuno. Credo che dobbiamo invece batterci per dotare la zona di strutture aggreganti come, ad esempio, rimettere in funzione i due centri sociali affidandone la gestione a comitati unitari realmente rappresentativi della realtà di zona. Occorre inoltre far funzionare il comitato di lotta alle tossicodipendenze, stabilendo uno stretto legame con l'istituto regionale e sviluppando il tema della prevenzione all'interno delle scuole. Tra le priorità inserirei anche la necessità di dotare il SIME DI ZONA (Servizio Igiene Mentale) ed altri organismi preposti alla preven-
zione e al ricupero del disadattamento giovanile di adeguate strutture.
Altro grosso problema è quello del consultorio familiare che dovrà quanto prima entrare in funzione."
Parliamo dell'equo canone: che tipo di intervento effettuerà il consiglio di zona per favorire la sua applicazione?
"È un grosso problema, che vedrà impegnate la commissione casa e la commissione urbanistica, in stretto rapporto con la cittadinanza e le varie categorie. Quando questo numero del giornale sarà in edicola, il consiglio di zona dovrà aver già preso in esame le proposte della giunta comunale, che ha già predisposto una mappa di perimetrazione sulla cui base verrà poi calcolato il nuovo affitto. La legge, che entra in vigore col primo novembre, assegna ai comuni una responsabilità ben precisa (vedi art. 18). Nella prima ipotesi fatta dalla giunta, la città è stata suddivisa in quattro settori: la I° area coincide con il centro storico, la 2° area è quella compresa fra il centro storico e la circolare tranviaria 90 - 91
di zona con la zona-. Fra le
(zona intermedia), la 3° area è la periferia, compresa cioè fra la circonvallazione e la zona edificata. C'è poi una 4° area, quella agricola. Com'è noto, a ciascuna di queste aree saranno applicati dei coefficienti che determineranno il valore degli appartamenti per metro quadro. Ogni consiglio di zona dovrà anche intervenire per identificare, all'interno della propria area, le zone di degrado edilizio ed esaminare gli elaborati di piano sulla Legge 167 per l'edilizia popolare. I geometri di zona avranno fra l'altro il compito di verificare gli elenchi degli stabili, ecc. È questo un lavoro impegnativo, che dovremo fare in stretto rapporto con i cittadini interessati alla più ampia applicazione dell'equo canone. Come vede, di lavoro nel consiglio di zona ce n'è per tutti. Per operare concretamente basterà quindi avere volontà e fiducia che anche i problemi più difficili devono e possono essere risolti in uno spirito di tolleranza e in un rapporto di reciproco rispetto e di pari dignità."
Marisa DeimicheiConosciamo da vicino i nostri Consiglieri CHI È CARLO MARELLI
Operaio metallurgico, è comunista, ha cinquant'anni ed è sposato con due figli. Nato a Milano, risiede da sempre in zona 17. Di famiglia antifascista (il padre si iscrive al P.C.I. nel 1928), Carlo Marelli entra in fabbrica nel 1943 presso le officine Rimoldi: qui ha il primo impatto con la lotta antifascista, partecipando attivamente agli scioperi del 1943. Il 25 aprile 1945 è ancora in prima fila, partecipando all'insurrezione del nucleo armato della fabbrica, aggregato alla 113 Brigata Garibaldi bis. Diventato quindi dirigente della cellula comunista di fabbrica, sarà poi licenziato per la sua attività politica all'epoca della "guerra fredda", nel 1953.
Da quell'anno fino al 1956 entra a far parte dell'apparato della Federazione Comunista Milanese, dirigendo un settore di lavoro politico a Cesano Maderno. Rientrato quindi nella produzione, nel 1956 è chiamato a dirigere la sezione comunista "Martiri di Giambellino", facendosi anche promotore del primo Comitato di quartiere.
Nel 1969 entra a far parte del primo Consiglio di zona, assumendo la responsabilità del settore cultura, sport e tempo libero e quindi della commissione educazione.
Nel luglio 1978 viene eletto Vice Presidente del Consiglio di Zona 17.
Da questo mese il Diciassette pubblica materiali che illustrano il nuovo Piano Regolatore Generale (PRG) della nostra Città, soprattutto le parti che riguardano la nostra Zona. In questo numero iniziamo con la Tavola di Piano, con stralci dalla Relazione tecnico - illustrativa, con le Osservazioni del Consiglio di Zona 17 e le risposte relative dell'Ufficio per la Revisione del PRG. Quanto pubblichiamo è largamente incompleto (chi volesse, comunque, può consultare tutto il materiale presso la sede del Consiglio di Zona 17); questa incompletezza rischia di rendere ancora più difficile la comprensione del PRG: comprensione, non dimentichiamolo, di solito tranquillamente riservata ai soli "addetti ai lavori". Per questa ragione, dopo la pubblicazione di materiali "ufficiali", nei prossimi numeri cercheremo di illustrare il Piano attraverso articoli, interviste, foto, piante della Zona opportunamente annotate: nonchè, speriamo, attraverso risposte a domande dei lettori. Ci sforzeremo comunque, nei limiti delle nostre capacità, di essere il più possibile chiari.
Nel prossimo numero pubblicheremo contributi degli architetti Piergiorgio Marabelli (dell'UTERP, Ufficio Tecnico Esecutivo per la Revisione del PRG) e Giovanni Fragapane (coordinatore della Commissione Urbanistica del Consiglio di Zona 17). Ringraziamo questi architetti e l'architetto Mariella Grosso (coordinatore della Comm. Urban.
CdZ 17 fino al settembre 1977) per la collaborazione.
Durante le vacanze di quest'estate —in un Paese del Bergamasco —ci è capitato un fatto curioso: nel corso di un'assemblea, sindaco ed amministratori comunali (purtroppo assenti) venivano rimproverati perchè tendevano ad un uso esclusivo del Piano Regolatore; dopo non averlo discusso, cercavano di divulgarlo il meno possibile, di tenerlo quasi segreto.
Pur non essendo riusciti ad approfondirlee verificarle -, queste affermazioni ci sono sembrate del tutto plausibili esaminando l'articolazione di quell'insediamento: caratterizzato —come centinaia di altri centri turisticida massicce lottizzazioni che hanno suddiviso in grosse fette la parte più attraente (si potrebbe dire la più "appetitosa") del territorio comunale. E in ciascuna di queste fette: strade private, case in condominio, casette, villette, abitate si e no per due mesi l'anno, con il giardinetto, il terrazzino, il barbecue, ecc.; il tutto circondato da un'orgia di recinzioni e cancelli.
Ben si capisce quindi perchè è meglio che i paesani di Senna —così si chiama quella località —non conoscano il Piano: per il buon fine di quella politica urbanistica è indispensabile che il Piano se lo usino i padroni dei terreni e coloro che ci devono costruire.
Questo fatto ci aveva ancora più colpito perchè tempo fa Daniele Oppi, della Cooperativa editrice de il Diciassette, ci aveva mostrato un numero del giornale di Ceriano Laghetto interamente dedicato al Piano Regolatore di quel Comune: con le tavole del Piano stampate a colori!
Ma passiamo a Milano.
Lo scorso 27 luglio il Consiglio comunale ha approvato il nuovo Piano Regolatore Generale della nostra Città: il quinto, dopo il Piano Beruto del 1888, il Piano Masera del 1912, il Piano Albertini del 1934 (dai nomi dei tecnici che li avevano elaborati) e il più recente Piano 1953.
Lo scorso 9 agosto il Corriere della seracommentando questo avvenimento con un articolo dal titolo significativo: In che modo è possibile costruire nel labirinto del piano regolatore - scriveva: Anni fa, sulla base del vecchio piano regolatore, il proprietario, mettiamo, di un'area, conosceva già in sostanza quanti metri cubi di edilizia poteva realizzarci sopra ... Adesso le cose sono molto cambiate. E di seguito l'articolista cercava di orientare i proprietari di aree nel "labirinto".
Pensiamo che non esistano due organi di stampa distanti quanto il Corriere della sera è distante da il Diciassette. Il primo: il quotidiano nazionale più diffuso; il secondo: il mensile zonale ... più da diffondere. Il primo: a suo agio nella sconfinata e imprevedibile cosmopoli; il secondo: impegnato a capire e spiegare quel microcosmo tanto delimitato che ha nome "Zona 17".
Quindi niente di strano se, differenziando-
ci dal vecchio Corrierone, cercheremo di illustrare non ai proprietari di aree (del resto, quanti di loro ci leggono?) ma ai semplici abitanti i modi per gestire il nuovo Piano: prima di tutto pubblicandolo!
Pregandovi di scusare l'eccessiva pedanteria, cominciamo a definirlo, partendo dal Vocabolario: Piano regolatore: complesso di norme che regolano lo sviluppo edilizio e i problemi urbanistici di un centro abitato. Altra voce: Urbanistica: la tecnica e l'arte della sistemazione razionale degli agglomerati urbani in base a piani regolatori che hanno per scopo di assicurare favorevoli condizioni di vita e di lavoro alla popolazione. (Dizionario Garzanti della lingua italiana, Milano 1965).
Dunque il Vocabolario dà ragione a noi: il Piano Regolatore non deve servire a oliare i meccanismi della compravendita fondiaria; al contrario ha per scopo di assicurare favorevoli condizioni di vita e di lavoro alla popolazione (ben inteso: impiegando la tecnica e l'arte!). Bene. Anzi: benissimo. Scrivevamo sopra: Piano Regolatore uguale strumento per fare l'urbanistica. Uno strumento: come il martello (per battere i chiodi) o la falce (per tagliare l'erba) o come il motore (per far muovere l'automobile). Parlare con chiarezza di uno strumento, quindi, obbliga ad esprimersi su quel per.- come è utile e divertente occuparsi di motori anche o magari iniziando da una corsa in automobile, con il motore in azione.
Fuor di metafora: illustreremo caratteristiche e norme del Piano, ma soprattutto a cosa il Piano deve servire; cioè, ancora una volta, quale deve essere il destino della nostra Zona nel contesto metropolitano e come dovranno svilupparsi le attività dei suoi abitanti. Cercheremo anche noi, cioè, di "fare un giro in automobile": o meglio, di progettarlo; e dfaremo l'idea di come potrà essere questo "giro" vedendo come hanno funzionato i quattro piani regolatori che hanno preceduto l'attuale. Ma attenzione: più che illustrare lo sviluppo che questi piani prevedevano - in astratto - cercheremo di metter in luce il disordine e le colossali rapine che questi piani hanno consentito, se non assecondato, - in concreto -.
Insomma: un "giro in automobile" nel passato - con lo studio del nuovo "motore"secondo noi aiuterà tutti quanti, indipendentemente dalle cognizioni tecniche, a partecipare alla progettazione del "giro futuro": verso una nuova città, non più egemonizzata dall'individualismo e dalla privatizzazione, nella quale - attraverso una progressiva estensione del dominio pubblico - si possa reinventare un rapporto armonico tra vita individuale e vita collettiva.
Giorgio FioreseANCHE LA ZONA 17 HA UNA STORIA
Veduta della Cascina Restocco, con i? Convento delle Carmelitane (di epoca barocca, distrutto negli anni Cinquanta) e, sullo sfondo, l'Istituto Inabili al Lavoro appena costruito, in una foto del 1934. Nel 1933 alle Carmelitane erano subentrati Don Orione e cinque suore, fondando l'Istituto Piccolo Cottolengo.
estratti da: COMUNE DI MILANO UFFICIO PER LA REVISIONE DEL PIANO REGOLATORE RELAZIONE TECNICOILLUSTRATIVA OBIETTIVI DEL PIANO REGOLATORE Giugno 1976
1. CONTENIMENTO DELLE ESPANSIONI INSEDIATIVE E DECENTRAMENTO DELLE FUNZIONI CONGESTIONANTI
Il Piano si pone in linea con gli obiettivi del contenimento e del riequilibrio, limitando le espansioni di ogni tipo, puntando sulla ristrutturazione urbanistica ed edilizia (in particolare per quanto riguarda la residenza e le attività produttive), puntando sul decentramento nel comprensorio di alcune funzioni congestionanti e di alcuni servizi, ponendo la salvaguardia sulle residue grandi aree di territorio agricolo, con la conferma della loro funzione produttiva, ampliando decisamente la dotazione di servizi e di verde, dando decisive indicazioni normative per quanto riguarda la difesa dell'ambiente e delle risorse naturali.
Contenimento, ristrutturazione e decentramento acquistano pieno significato solo nella visione, che si è nel frattempo meglio configurata, di un nuovo assetto per l'area metropolitana; gli obiettivi della Variante possono quindi diventare obiettivi reali solo se perseguiti concretamente e contestualmente a livello regionale comprensoriale ed urbano. Gli obiettivi del Piano di Milano sono strettamente connessi con quelli di un nuovo modello territoriale, che non può comunque essere realizzato senza la precisazione di localizzazioni alternative alla scala metropolitana e, soprattutto, regionale, per quelle funzioni alle quali viene negato uno sviluppo nell'area urbana, senza cioè la definizione dei piani regionali e comprensoriali.
11 Piano Regolatore di Milano tende infatti a determinare le condizioni di sviluppo di un'ampia parte del territorio regionale. Da una parte esso mette in evidenza alcune opzioni che potranno essere assunte in materia di interventi all'esterno della Città e del Comprensorio, dall'altra parto dà la possibilità di verificare gli obiettivi e i criteri posti dalla pianificazione regionale oltre che comprensoriale e che riguardano l'avvenire di Milano, della sua popolazione e delle sue attività.
La attuale revisione del P.R.G. si svi-
luppa in coerenza a questa impostazione; il decongestionamento e la riorganizzazione complessiva dell'area milanese sono visti come l'avvio di un riequilibrio a scala regionale e cofhprensoriale, e sono coerenti a una politica globale di impiego delle risorse nell'area milanese, che senza trascurare la distribuzione equilibrata degli interventi diffusivi, deve contribuire a risolvere problemi esterni all'area stessa.
Diventa quindi tanto più necessaria nell'attuazione del Piano della Città, oltrechè tra i piani e le iniziative di settore, un'azione di coordinamento tra i diversi livelli di pianificazione, anche per una piena acquisizione di coscienza dell'unicità dei problemi e dell'esigenza di risolverli organicamente nel rispetto dell'autonomia dei ruoli.
2. RIDEFINIZIONE DEL SISTEMA DI MOBILITÀ
Il problema, a livello comprensoriale come a livello urbano, si pone in termini di razionalizzazione e completamento della maglia esistente, soprattutto in quelle parti che si configurano come una potenziale alternativa alla conformazione radiale della stessa.
Determinante è quindi ai fini del riequilibrio la conferma delle proposte comprensoriali, che tendono a stabilire una coerenza fra scelte localizzative ed elementi infrastrutturali principali, alla ricerca di punti o tendenze alternative all'accentramento.
Ma altrettanto essenziale è l'inizio di una politica comprensoriale e regionale che imponga un uso delle risorse conforme alle priorità stabilite da tale quadro di riferimento.
I principali obiettivi assunti per la ridefinizione del sistema della mobilità del nuovo Piano Regolatore, in coerenza con quanto sopra delineato, sono quindi:
- la individuazione delle modifiche e dei completamenti da apportare alla rete infrastrutturale urbana, al fine di renderla connessa e complessivamente coerente col disegno comprensoriale, fissando anche precisi rapporti-gerarchici nella maglia viaria;
- la tendenza ad evitare le "grandi opere", salvo quelle essenziali al completamento del sistema in una prospettiva a lungo termine (vedi passante ferroviario), anche per evitare pesanti interventi sul tessuto preesistente, ed a porre, in alternativa, un insieme di proposte relative a interventi attuabili in tempi medio - brevi e i cui benefici siano destinati a diffondersi su ampie parti del territorio, contribuendo alla valorizzazione delle risorse esistenti per una loro più omogenea distribuzione nella Città e nell'area milanese; - la priorità data, in questa prospettiva, al trasporto pubblico di superficie, in grado di determinare migliori e più
omogenee condizioni di mobilità e quindi una maggiore libertà di scelta economica e sociale, individuando linee di forza da proteggere adeguatamente; la formazione di un sistema di mobilità integrato tra mezzo pubblico e mezzo privato, utilizzando e completando gli elementi infrastrutturali più forti (grande viabilità, metropolitana, ferrovie recuperate in funzione comprensoriale e regionale) al fine di ottenere una rete che assuma un ruolo strategico nell'azione di decongestionamento della Città e che risponda alle esigenze di spostamento in modo economicamente accettabile; il completamento della maglia viaria urbana, soprattutto per quanto riguarda gli elementi alternativi alle radiali, per il miglioramento delle connessioni interperiferiche, la valorizzazione dei punti di contatto con le linee di trasporto pubblico e delle grandi attrezzature poste ai margini dell'aggregato urbano (parchi, plessi scolastici, ospedali).
Coerentemente a ciò il completamento delle linee metropolitane viene limitato alle parti essenziali alla realizzazione dei nodi di interscambio o alle esigenze di miglioramento dell'esercizio (depositi).
3. RISTRUTTURAZIONE DELLE AREE DEGRADATE E RIQUALIFICAZIONE DEL TESSUTO URBANO
In relazione all'obiettivo di fondo del contenimento delle espansioni insediative si pone quello della ristrutturazione urbanistica ed edilizia del tessuto esistente.
Con la ristrutturazione, che va intesa come operazione di rilevante interesse pubblico, e che deve essere attuata mediante strumenti esecutivi che consentano, da parte del Comune e degli organismi del decentramento il controllo dei processi d'attuazione, per il raggiungimento degli obiettivi posti dalla Normativa di Piano, ci si propone di ottenere:
- l'arresto dei processi di espulsione sia della popolazione e in particolare dei ceti popolari, come delle attività produttive, quando queste non presentino aspetti di nocività e di incompatibilità rispetto alle altre funzioni; - il mantenimento della composizione mista, che caratterizza molti insediamenti di antica formazione, ma anche una parte consistente di quelli più recenti, e l'arresto delle indiscriminate trasformazioni funzionali, al fine di consolidare gli equilibri economici e sociali sui quali si basa la vitalità di tali zone e di gran parte della forza produttiva della Città; - la difesa dei valori storico - ambienta-
Riferimento all'hinterland - Basta con l'espulsione selvaggia dell'industriaRistrutturazione dell'edilizia degradata - Più servizi e più verde per gli abitanti.
COMUNE DI MILANO - Ufficio per la Revisione del Piano Regolatore-UFFICIO
li, intesa non solo come pura salvaguardia dell'ambiente fisico, ma anche come tutela delle complesse interrelazioni esistenti fra popolazione e ambiente, fra attività produttive minute e infrastrutture urbanistiche ed edilizie, fra abitudini di vita e spazi pubblici di quartiere; il pieno utilizzo degli spazi ancora disponibili nel tessuto e di quelli eventualmente ottenibili con l'eliminazione di insediamenti edilizi deboli, per il miglioramento delle condizioni abitative, per l'incremento degli standards di zona, e per il potenziamento delle strutture produttive ammesse dal Piano.
4. DIFESA DELLE ATTIVITA
PRODUTTIVE ESISTENTI IN UNA PROSPETTIVA DI DISCIPLINA E CONTROLLO DELLE STESSE.
L'obiettivo di fondo per quanto riguarda il settore è impedire che si prolunghi in modo incontrollato l'attuale processo, che porterebbe al progressivo svuotamento del settore industriale in Milano, impedendo inoltre che ai fattori "naturali" di decentramento indu-
striale si -assommino fattori speculativi sulle aree, con conseguenze gravemente squilibranti per l'assetto socio - economico della città.
Tale operazione di difesa appare di rilevante interesse pubblico; ne deriva la necessità di applicare strumenti di gestione pubblica sulle aree di espansione industriale di più rilevante peso strategico; gli obiettivi specifici che si identificano con la difesa dell'apparato industriale sono: - il mantenimento di un livello di occupazione e di posti di lavoro sostanzialmente uguale all'attuale;
- il consolidamento, anche attraverso la rilocalizzazione, delle strutture industriali più idonee a mantenere un'elevato livello occupazionale con un prelievo relativamente ridotto di risorse naturali ed a acconsentire l'aumento della produttività ed il miglioramento delle condizioni di lavoro e dei servizi occorrenti, in una situazione di più positivo adattamento rispetto alla Città e alle sue esigenze:
- la difesa del suolo occupato dalle industrie, dalle pressioni speculative tendenti ad un uso diverso, limitando la non conferma della destinazione industriale ai casi in cui le attività pre-
senti siano di scarsa rilevanza per dimensioni, qualità di impianti, carenza di infrastrutture e ai casi in cui le aree siano indispensabili per una destinazione a servizi; - la conferma del valore della presenza industriale come fattore di multifunzionalità del sistema produttivo della Città, indispensabile tra l'altro per evitare i rischi della rottura degli ambienti sociali ed economici esistenti.
5. CONTENIMENTO DEL FENOMENO DI DIFFUSIONE DELLE ATTIVTTA TERZIARIE E RIDEFINIZIONE DEGLI INSEDIAMENTI PRINCIPALI.
All'aggregarsi di nuclei di concentrazione terziaria nel centro si accompagna un crescente fenomeno di diffusione del terziario nel tessuto dell'intera città, in tipologie non specializzate, sottratte prevalentemente alla funzione residenziale, con conseguenze negative non irrilevanti per la capacità produttiva complessiva della città (crescita di attività terziarie non essenziali o sostanzialmente parassitarie, crescita della congestione e dei costi sociali relativi) e per la
esigenza della programmazicine pubblica (squilibri tra popolazione insediata e offerta di servizi).
Dalle sommarie indicazioni precedenti appare come essenziale, all'ipotesi di riequilibrio comprensoriale e urbano, il contenimento dello sviluppo (in termini quantitativi assoluti) e della diffusione delle attività terziarie nella città; con tale obiettivo di fondo si identificano i seguenti obiettivi particolari:
- il contenimento complessivo dell'espansione terziaria, soprattutto all'interno del tessuto storico, al fine di liberare potenzialità per una strategia di localizzazione a scala comprensoriale;
- l'utilizzo pieno delle strutture edilizie specializzate esistenti, sia centrali che periferiche, per rispondere nel breve e medio periodo alla insorgente domanda privata; ed il recupero, pci quanto riguarda il terziario pubblico del patrimonio edilizio demaniale anche in funzione di una riqualificazione funzionale ed edilizia di edifici storici, di attrezzature sottoutilizzate;
- l'arresto del processo di diffusione delle attività terziarie nel tessuto per impedire la espulsione di attività produttive industriali ed artigianali e del-
la popolazione, e l'accentuarsi degli squilibri economici, sociali e funzionali, già rilevabili attualmente; - la individualizzazione di nuove localizzazioni decentrate, per il terziario (in prevalenza pubblico), in punti nodali rispetto alla nuova maglia infrastrutturale ed in funzione della riqualificazione di zone periferiche a carattere essenzialmente monofunzionale; su tale ipotesi converge la previsione di riorganizzazione del sistema distributivo commerciale, con la creazione di centri di vendita di media dimensione, a servizio di zone sottodotate e disaggregate dalla città.
6. AUMENTO DELLA DOTAZIONE DI SERVIZI E DI AREE VERDI PER LA CITTÀ E DIFESA DELLE RISORSE SCARSE.
Il miglioramento delle condizioni di vita di una città congestionata dalla concentrazione di edifici e di funzioni, è strettamente connesso con il recupero di spazi per il verde ed servizi, e con la possibilità di distribuire in modo sufficientemente omogeneo tali attrezzature, di creare mezzi e occasioni per una
fruizione equilibrata delle stesse, valorizzando in primo luogo il trasporto pubblico.
Un secondo presupposto di tale miglioramento è il controllo rigoroso delle residue risorse di spazi esistenti fra il limite della zona edificata ed i confini comunali.
Risulta inoltre determinante una rivalutazione critica della consistenza e dell'uso del patrimonio delle attrezzature pubbliche per coinvolgerlo in una operazione di complessivo riassetto dei servizi, partendo da verifiche zonali.
In rapporto a questo quadro complessivo di temi e di carenze vengono definiti i seguenti obiettivi specifici:
- l'incremento della dotazione di servizi e di verde all'interno dell'aggregato urbano mediante il vincolo e l'utilizzo delle aree ancora libere che abbiano una dimensione anche minima, ma significativa e si trovino in condizioni accettabili di accessibilità
- il recupero, di nuovi spazi da liberarsi all'interno delle zone non consolidate, ad alto degrado, mediante piani di ristrutturazione sotto il controllopubblico;
- l'utilizzo pieno degli spazi già destinati a verde, od a servizi pubblici, e delle
attrezzature esistenti, mediante la loro connessione in sistemi continui che consentano una concentrazione delle attrezzature e quindi la realizzazione di economie di scala nel loro uso e insieme una migliore fruibilità da parte degli utenti; la salvaguardia pressochè totale delle aree agricole esterne per la formazione di parchi agricoli (dove cioè l'attività agricola possa continuare a svolgersi produttivamente, ma dove sia anche consentito, in forma controllata lo svolgimento di attività di svago non incompatibili), o per la creazione in aderenza alle zone abitate di spazi di verde attrezzato, od infine per la realizzazione di grandi attrezzature (ospedali, plessi scolastici) in posizione di cerniera tra insediamenti periferici della città e comuni esterni; la salvaguardia delle risorse scarse, in particolare dell'acqua, da perseguirsi con una molteplicità di interventi di carattere urbanistico (difesa del territorio e delle aree libere, in particolare) e di tipo normativo (disciplina dei prelievi e degli scarichi inquinanti).
7. VALORIZZAZIONE DELLE ZONE CENTRALI DELLA
CITTA, IN PARTICOLARE DI QUELLE DI VALORE STORICO - AMBIENTALE.
Gli obiettivi specifici assunti per la valorizzazione delle zone storiche di particolare significato e valore sono:
- l'affermazione del carattere pubblico dei valori storico ambientali, e la loro difesa in funzione di un uso collettivo; - il controllo delle trasformazioni d'uso degli edifici, per la realizzazione di forme di vita e di attività compatibili e complementari con il preminente valore storico culturale; la tutela assoluta degli edifici e degli spazi monumentali mediante gli strumenti di vincolo necessari, previa la loro completa individuazione; l'uso del patrimonio edilizio vuoto o sottoutilizzato al fine di potenziare l'aggregazione delle funzioni pubbliche e di interesse pubblico, attorno alle presenze storico monumentali ambientali; la tutela e la valorizzazione delle cascine e delle dimore rurali, ed in generale del paesaggio agricolo.
TECNICO ESECUTIVO - VARIANTE GENERALE al PRG vigente approvato con DPR 30-5-1953 e successive varianti:TAVOLA GENERALE DI PIANO, con classificazione del territorio in base a destinazioni d'uso ed a modalità d'intervento per zone omogenee. ZONA 17, scala 1:10.000 ottobre 1976, aggiornamento maggio 1978.
Per maggiore chiarezza, aggiungiamo un'integrazione alla Legenda del Piano: 0. Scuole; 1. Carcere minorile Beccaria, con un'ala recentemente occupata da Tribunale dei minori e relativa Procura (per cui è stata richiesta la soppressione del vincolo a Tribunale dell'area circostante); 2. Parcheggio di corrispondenza con futura fermata MM1 (previsto); 3. Centro meccanografico Banca Popolare (previsto); 4. Centro elettronico e magazzini economali CARIPLO; 5. Chiesa, con verde privato; 6. Campo sportivo Colombo; 7; Fabbrica Link Belt, con possibilità espansione futura; 8. Istituto religioso Devota Maculan, con verde privato; 9. Circolo ferrovieri, vincolato Sc; 10. Fabbrica IAF IL, vincolata SC; 11. Deposito ATM; 12. Industria e magazzini ferro, metalli e carbone; 13. Centro ebraico, con scuola; 14. Scuole: ex Convitto Rinascita, attuale ECAP (Ente Cooperativo Avviamento Professionale) e Scuola media statale; 15. Istituto Inabili al Lavoro; 16. Centro Vigorelli, solo in parte occupato da uffici della Regione; 17. Piccolo Cottolengo di Don Orione; 18. Palazzi per uffici; 19. Zona B3 (industria con presenza di residenza) soggetta a piano particolareggiato; 20. Area industriale di Via Savona; 21. Centro religioso Rosetum, con verde privato; 22. Pio Albergo Trivulzio; 23. VC su Via Fornai, dietro PAT; 24. SC tra PAT e Farm italia e dietro Farmitalia; 25. Farmitalia; 26. Fabbrica SIM BRUNT, parzialmente vincolata SC; U. Pensionato Università Cattolica (previsto); 17.1, 17.2, 17.3 Villaggio dei Fiori, Villaggio De Angeli Frua, Lotto Via Trivulzio. Zone B2 (edilizia degradata) soggette a piano particolareggiato per ristruitu razione; B31. Zone B3 (industriali) con carenze urbanistiche, soggette a pianificazione d'insieme; B31 F. Ex Ferrotubi; S.S.b. 7/1. Attrezzature per l'Amministrazione della Giustizia: le aree sono riservate esclusivamente alle attrezzature per l'Amministrazione della Giustizia (dalla Relazione al Piano); S.S.b 6/5 Magazzini frigoriferi: l'area è riservata a magazzini frigoriferi, ai servizi e ai parcheggi connessi, nonchà alla realizzazione di un impianto per la pratica degli sport su ghiaccio (dalla Relazione al Piano): Q. Quartieri di edilizia economico-popolare; Ql. Inganni ponente; Q2 Lorenteggio; Q3. Bavona; Q4. S. Cristoforo; Q5. Giambellino; 06. Corba; 07. Lorenteggio; 08. Primaticcio; 09. Solari.
R Zone residenziali
Rz Zone residenziali con vincolo tipologico
Zone residenziali con significativa presenza di
12/1 insediamenti artigianali Ä industriali
11 11111111111111
••••••••••
Zona residenziali con significativa presenza di R/TA terziario-amministrativo
Zone industriali Ä artigianali
Zone industriali Ä artigianali ore e ammessa I/A l'attivita di autotrasporto
Zone industriali con significativa presenza 1/R resicinziale
TA Zone terziario-amministrative
Zone per spazi pubblici o riservati alle attivati' SC collettive a livello comunale
Zone per spazi pubblici Ä parco, per il gioco Ä lo VC sport Ä livello comunale
SP Zone per servizi privati SP/S Zone per servizi privati ri ad impianti sportivi
SS Zone per servizi speciali
*T Zone per servizi Ä impianti tecnologici
Zone per attrezzature connesse alla mobilita
Ä Ä Ä Ä 40 00 Zone per attrezzature connesse alla mobilita con
'01 MS presenza di funzioni pubbliche o di intense* peibilics
V SR IF
Zone per la riabilita
Zone di rispetto stradale
Zone per impianti ferroviari
estratto da:
CONSIGLIO DI ZONA 17
OSSERVAZIONI ALLA
VARIANTE GENERALE DEL PRG
9 luglio 1976
Il Consiglio di Zona riconosce nella volontà di consultazione e di confronto con la cittadinanza, con le forze politiche e sindacali, con le organizzazioni dei lavoratori di ogni livello, con gli organismi decentrati del Comune (Consigli di Zona), una positiva e democratica tendenza a legarsi dialetticamente ai problemi emersi dall'ampio dibattito che si è condotto sulla Città nel corso degli ultimi anni. Questo momento interlocutorio si configura come sbocco del lavoro svolto dalla Giunta negli ultimi mesi, che ha condotto dapprima all'elaborazione di piani di settore e di atti amministrativi (167, Piano dei servizi, annullamento delle convenzioni) fondati sull'analisi delle proposte portate dai Consigli di Zona; va così acquistando consistenza la prospettiva di una Città che si costruisce sotto il diretto controllo della popolazione e a partire dallo sviluppo del dibattito politico e culturale tra le forze democratiche.
Di particolare importanza risultano:
I - L'inquadramento della Variante Generale all'interno delle scelte e degli obiettivi del Piano comprensoriale.
2 - La dettagliata analisi condotta su tutto il tessuto costruito che consente una definizione articolata delle diverse funzioni che concorrono a determinare le caratteristiche di ogni parte della Città, superando così il criterio dell'azzonamento sulla base delle attività prevalenti.
3 - Il metodo di attuazione del P.R.G. attraverso piani particolareggiati inquadrati in un programma di pianificazione economica, che tende alla istituzionalizzazione del confronto tra Amministrazione e i suoi organismi decentrati, ed in ultima analisi, alla ridefini-
zione del ruolo che i Consigli di Zona dovranno svolgere non solo per il controllo sul territorio ma soprattutto per la elaborazione e la definizione dei diversi atti di pianificazione. In questo senso il P.R.G. non si esaurisce con l'approvazione della Variante Generale ma rappresenta solo un primo atto politico a cui dovrà corrispondere, oltre ad un altrettanto importante lavoro di pianificazione urbanistica più dettagliata, una gestione oculata, continua e sempre più tesa ad allargare un controllo democratico di base.
4 - Le scelte di Piano fondate sulla esigenza di contenere l'espansione indiscriminata del terziario, di difendere i livelli occupazionali e di controllare e disciplinare le attività produttive esistenti, di riqualificare e difendere la residenza per i ceti meno abbienti impedendone l'ulteriore espulsione, di valorizzare e di recuperare aree per servizi.
estratto da:
COMUNE DI MILANO
UFFICIO PER LA REVISIONE DEL
PIANO REGOLATORE
RELAZIONE SINTETICA
SULLE MODIFICHE PIÙ
SIGNIFICATIVE PROPOSTE IN SEDE DI CONTRODEDUZIONI ALLE OSSERVAZIONI
ALLA VARIANTE GENERALE AL P.R.G. ADOTTATA
L'11.12.1976
Maggio 1978
Zona 17
L'obiettivo di piano di difesa e rafforzamento della struttura produttiva milanese ha portato a conferme: delle industrie esistenti; della possibilità di espansione in zona delle attività produttive.
1) Non del tutto anomala rispetto a 9uesti criteri si presenta la proposta per I area Ferrotubi di Via Primaticcio per la quale molti cittadini residenti in edifici adiacenti hanno chiesto il vincolo a verde, richiesta ribadita per una parte anche dal Consiglio di Zona. Si è trattato di arrivare a una previsione che contemperasse da un lato l'obiettivo di mantenere attività produttive all'interno del tessuto edificato, evitandone trasformazioni monofunzionali, dall'altro la esigenza di reperire aree per servizi di sufficiente estensione e di un inserimento armonico dell'eventuale nuovo episodio edilizio con l'intorno di più recente edificazione residenziale; il tutto senza trascurare che si è di fronte ad un'area coperta per gran parte da consistenti strutture ancora utilizzate.
La proposta è di aumentare a circa 14.500 mq. l'area per servizi localizzandola in continuità con la parte residenziale a sud e a est, di completare l'insediamento residenziale sulla Via Primaticcio (circa 10.000 mq.), di mantenere la restante area ad industria.
In accoglimento sostanziale dell'osservazione del Comune di Corsico in parte ripresa dal Consiglio di Zona e condivisa da altri osservanti, si prevede il vincolo a verde comunale di un'ampia area tra la Via Lorenteggio, il tracciato dello scolmatore, la ferrovia e il confine comunale. Questa previsione comporta lo spostamento su area in Comune di Corsico dell'impianto di smaltimento rifiuti solidi, prima previsto in Via Gonin, e il mantenimento sull'attuale localizzazione del Deposito ATM di Via Giambellino — come richiesto dall'A.T.M. stessa, in base agli alti costi e agli scarsi benefici del trasferimento —
Sistemazione dell'area a sud della
Via Zurigo e ad est della Via Bisceglie, sulla quale si è incentrata l'attuazione di più osservazioni del Consiglio di Zona e di singoli cittadini. La nuova previsione riduce di circa 40.000 mq, le previsioni
ANCHE LA ZONA 17 HA UNA STORIA
Il fabbricato per uffici delle Officine elettro-ferroviarie Tallero, costruito all'inizio del Secolo e occupato dagli anni Cinquanta al 19 76 dalla Scuola media-Convitto Rinascita.
di occupazione dell'area, diminuendo la superficie destinata al parcheggio di corrispondenza col prolungamento
M.M. in Bisceglie - confermato nella sua validità dallo studio dell'A.C.M. e della Provincia - e ridimensionando le due zone a servizi speciali; nella normativa infine si precisa che il futuro Palazzo del Ghiaccio dovrà sorgere all'interno della zona a servizi speciali e l'area sulla Via Bisceglie prima prevista a servizi comunali viene classificata a verde.
4) Nel quadro dell'individuazione di localizzazioni periferiche per attività direzionali, in punti ad elevata accessibilità, si è inserita la previsione di un nucleo con destinazione terziario - amministrativa sulla Via Lorenteggio, ai confini con Corsico, per circa 100.000 mc., su
un area precedentemente destinata ad industria, prossima al Centro Cariplo in corso di realizzazione.
Infine accogliendo una richiesta del Consiglio di Zona si propone quale localizzazione di un nuovo centro scolastico medio superiore su parte dell'area a servizi antistante il Campo Colombo, eliminando la precedente previsione localizzata presso il Quartiere degli Olmi in Zona 18.
Per le B2 nella Zona 17 non sono proposte particolari modifiche, a parte lo stralcio nella B2 17.2 (Villaggio ~calvo) di un'isolato consolidato, in parte ad uffici, in parte a residenza.
Illustrazioni e testi a cura di Giorgio Fiorese
Tante sono le sostanze nutritive contenute nel latte fresco, anche se il più delle volte vengono elencate solo le più importanti per quantità e valore nutritivo.
Che il latte sia "il re degli alimenti" non deve meravigliare, se si pensa che è l'unica sostanza nata come alimento per la continuazione della vita e che non ha altra ragione di essere nell'economia della natura.
Ma, questo primo ed importantissimo elemento della vita, l'unico vero alimento completo, è troppo spesso considerato semplicemente "un liquido bianco", ideale solo per bambini e malati. Contenendo tutti i principi nutritivi fondamentali (proteine, zuccheri, grassi, sali minerali e vitamine) in giusta proporzione, il latte fresco è indicato per tutte le
età quale importante integratore della dieta giornaliera.
Il consumo del latte fresco, però, deve essere accompagnato da piccoli ma precisi accorgimenti.
Innanzitutto il latte va tenuto in frigorifero (chiuso nella sua confezione, una volta aperto, e mai travasato in un recipiente che non sia sterilizzato): solo così può mantenere inalterate le sue preziose caratteristiche organolettiche.
C'è poi un'operazione, tanto diffusa e radicata, da evitare: la bollitura. Questa operazione risulta inutile, poichè la pastorizzazione cui è stato sottoposto il latte lo rende già sicuro.
Dunque il latte chiede pochi ma precisi accorgimenti e in cambio dà molto.
Un litro di latte contiene un valore proteico pari
a: 190 g di carne di manzo, 6 uova di gallina, 180 g di prosciutto crudo, 350 g di pesce (sarde), 120 g di parmigiano, ma costa molto meno.
Detto questo, va ricordato che il latte fresco, oltre che particolarmente indicato per la prima colazione, costituisce un'ottima bibita dissetante che può essere bevuta anche sotto forma di frappè o di frullati.
"Chi beve mezzo litro di latte fresco al giorno, ha bevuto metà della sua salute" affermano alcuni scienziati: non resta che seguire questo suggerimento.
Ancora una volta sul nostro Giornale affrontiamo il problema della tossicomania, certi di non peccare di superficialità nell'affermare che tra i maggiori problemi che le forze politiche della Zona devono tentare di risolvere, quello della diffusione della droga deve occupare la priorità.
Abbiamo tentato di individuare i bisogni dei giovani e dobbiamo cercare di studiare — senza mistificazioni — come affrontarli.
La partecipazione delle forze sociali, politiche e della gente che vive nel quartiere può contribuire alla ricerca di risposte per dare concretezza ad un programma preoccupato innanzitutto di prevenire, piuttosto che "tamponare" situazioni di crisi.
Abbiamo intervistato don Gino Rigoldi (Capellano dell'Istituto di Rieducazione Minorenni di Milano ed organizzatore di "Comunità Nuova") competente del problema del disadattamento giovanile e Adriano Zanini Consigliere di Zona per la Commissione Sanità.
Il "DICIASSETTE": Quali sono le cause (economiche, sociali e strutturali) che hanno fatto sì che la nostra zona sia una delle più colpite dal fenomeno della droga?
Dori Rigoldi: La nostra zona è caratterizzata in prevalenza da una popolazione di immigrati. Qui sono stati concentrati nuclei famigliari con gravi difficoltà di inserimento nella città e nel lavoro, con problemi economici spesso enormi.
A subire le conseguenze di queste situazioni sono i giovani, costretti ad abbandonare precocemente la scuola per un lavoro precario, quasi sempre nero.
Il nostro quartiere manca totalmente di una vita associativa e culturale. Su questa realtà proletaria e sottoproletaria pesa in modo particolarmente sensibile il malessere sociale provocato dal capitalismo industriale e dalla crisi economica e sociale italiana. L'unico discorso che ha fatto testo è quello di tipo "consumista" (il mito delle "cose" da possedere più che dei valori della persona) con tutti gli squilibri che questo ha comportato, con la distruzione di ogni tensione ideale.
A mio avviso, quindi, se si vuol fare un'analisi delle cause della diffusione della droga, esse vanno ricercate nella precarietà del lavoro giovanile e nella totale assenza di luoghi di attività culturali, di centri sociali, di possibilità sportive. Ne deriva una situazione di solitudine, di anonimato, di impotenza che genera la devianza nei suoi termini più svariati.
IL "DICIASSETTE": Giudica che nella nostra zona il consumo di hashish e marijuana abbia costituito o no il "ponte di lancio" per l'eroina?
Don Rigoldi: Non credo. Nella nostra zona il consumo di hashish e marijuana è quasi inesistente, comunque non credo che il "fumo" costituisca necessariamente un inizio per, l'uso di droghe pesanti.
C'è da rilevare che in una società priva di valori morali, l'aver cominciato a "fumare" — per taluni ragazzi — ha costituito un ulteriore elemento di disgregazione e disimpegno, perchè — specialmente in questi ultimi anni — il "fumo" viene usato, secondo me, esclusivamente in termini di pura evasione dalla realtà. Come tale diminuisce le difese della volontà e favorisce un processo di fuga dalla soluzione dei problemi di tutti i giorni.
Sicuramente per alcuni giovani "il fumo" è diventato una della cause che ha portato all'eroina, però ho constatato che la maggior parte dei ragazzi ha cominciato con "il buco", anche perché questa è la realtà che più immediatamente è offerta nel nostro quartiere: l'unica droga offerta e quindi consumata, è l'eroina.
IL "DICIASSETTE": Quale comportamento consiglia di tenere ai famigliari ed amici di un giovane drogdto?
Don Rigoldi: È indispensabile non lasciarsi prendere dal panico: è un problema grosso finchè si vuole, ma bisogna sforzarsi di analizzare le motivazio-
ni di tale comportamento.
C'è tutta una gamma della tossicomania (c'è quello che "fuma", quello che fa un "buco" alla settimana, quello che ne fa uno al giorno, quello che ne fa 8 al giorno e quello che spaccia droga per procurarsene), che richiede diversi tipi di intervento.
La prima cosa che si raccomanda ad un genitore è di non drammatizzare sottoponendo il giovane ad interventi medici o trascinandolo in qualche "pseudo" centro antidroga. Mi rendo conto della difficoltà di accettazione di questo discorso da parte di molti genitori i quali, oltre che ad una totale mancanza di informazioni sul problema droga, arrivano la sera a casa stanchi. Per questo motivo (la constatazione di una non obiettiva conoscenza del problema) sarebbe indispensabile che la scuola, le forze politiche e sociali che ci sono nel quartiere si facessero carico di analizzare e discutere il fenomeno con i genitori ed i giovani, così da trovare tutti assieme gli strumenti necessari per affrontarlo.
Infatti, non possiamo mettere sullo stesso piano "il fumo" (hashish e marijuana) ed "il buco" (eroina).
Il primo è un fenomeno che si è sviluppato circa 10 anni fa ed era collegato e circoscritto alla contestazione giovanile che esigeva una "cultura alternativa"; oggi ha una nota biecamente consumista che tende a far diventare il "fumo" un bene di consumo, una pura valvola di evasione senza nessuna connotazione di tipo ideologico.
Il discorso sulla droga pesante (eroi-. na) è diverso: le spinte verso questo tipo di droga sono le più difformi e abbiamo cercato di individuarle precedentemente.
A questo proposito mi auguro che presto nella nostra zona si apra il famoso "Centro Antidroga", così che chiunque avesse bisogno di consulenza abbia un punto di riferimento qualificato e competente.
Infatti, spesso constato che alcune famiglie disinformate su ogni problematica al riguardo, si rivolgono a "medici - ciarlatani" che promettendo terapie miracolose, fanno pagare parcelle molto elevate.
IL "DICIASSETTE": Quale potrebbe essere l'opera delle forze dell'ordine, per colpire i punti nevralgici dello spaccio e consumo di droga?
Don Rigoldi: Io penso che l'attuale politica di arrestare il piccolo spacciatore sia assolutamente inadeguata. Nel momento in cui si mette in galera il piccolo spacciatore (che è quasi sempre eroinomane) questo viene rimpiazzato immediatamente da altri 10.
Il mercato della droga è controllato da criminali organizzati in maniera molto sofisticata ed efficiente ed è ora che le forze dell'ordine capiscano che non possono contrapporsi a tali organizzazioni con gli stessi metodi adottati
per arrestare il ladro di auto o il borseggiatore.
Pare che la polizia si stia strutturando in questo campo con mezzi e personale più specializzato, ma fino ad oggi il lavoro fatto è molto esiguo in rapporto al ruolo che Milano ha come centro di consumo e commercio internazionale.
IL "DICIASSETTE": Le forze politiche presenti in zona si sono dimostrate sensibili al problema della droga cosa dovrebbero fare?
Zanini: Purtroppo non tutte le forze politiche esistenti in zona sono sensibili a tale problematica e le difficoltà che incontriamo per avviare un discorso costruttivo con la collaborazione di tutti sono notevoli.
Come Commissione Sanità abbiamo costituito un gruppo che, avvalendosi della collaborazione di personale specializzato, cerca di trovare delle possibili soluzioni.
Penso che le forze politiche dovrebbero, dopo aver analizzato i bisogni dei giovani della nostra zona, sforzarsi di offrire loro delle reali prospettive di vita diversa.
Un altro problema specifico è quello di intervento sulla struttura sanitaria di zona. Intendo riferirmi all'Ospedale S. Carlo che è assolutamente inadeguato per la cura delle tossicomanie: non ha nessun tipo di rapporto con le strutture decentrate della zona (quelle poche che ci sono) ed è scarsamente ricettivo, adottando al riguardo una politica molto discutibile. I giovani tossicomani hanno anche bisogno di una risposta sanitaria e secondo me l'ospedale dovrebbe organizzarsi meglio sia a livello di terapia di ordine medico e farmacologico sia di approccio psicologico (preparazione del personale medico e paramedico) presenza più seria degli eventuali specialisti psicologi o psichiatri che non devono limitarsi a certe ridicole visite - parere dove in 10 - 15 minuti si ha la pretesa di conoscere le cause che hanno indotto all'uso della droga, lo stato di assuefazione e suggerimento di terapie idonee.
Detto questo appare necessario ed utile la costituzione di un ambulatorio a lato del Pronto Soccorso per:
— terapie "scalari" (riduzione graduale di droga compensata da somministrazione di farmaci) e cure disintossicanti.
terapie farmacologiche di mantenimento in vista del ricovero che potrebbero servire sia per la migliore conoscenza del soggetto e fungere da filtro, sia per incominciare un aggancio, diminuendo così le spinte alla delinquenza e le depressioni della solitudine. analisi cliniche e di laboratorio per i casi di sofferenza epatica, disturbi ginecologici, sifilide, malattie della pelle e dei denti ed altre malattie che si diffondo tra i tossicomani e da loro
ad altri. — approccio e trattamento psicologico o psicoterapico singolo o di gruppo per i giovani e per le famiglie (che sono sovente la causa dell'inizio e della permanenza della tossicomania).
IL "DICIASSETTE": Quali programmi sono stati fatti per il futuro?
Zanini: Il problema fondamentale è quello della prevenzione e come Commissione Sanità pensiamo di dare la priorità all'informazione intervenendo nelle scuole e costituendo un coordinamento fisso fra noi e le scuole. Il distretto scolastico finora ha effettuato iniziative adtonome con assemblee fra genitori, studenti e insegnanti. È necessario impostare uno "schema di lavoro" da compiere in colla-
borazione con insegnanti, operatori sociali e i responsabili di "Comunità Nuova" e il "Centro di solidarietà". La creazione di gruppi di lavoro e studio per la ricerca sociologica in zona e la programmazione di interventi che si occupino concretamente del problema dell'emarginazione nelle scuole cercando di eliminare quei motivi di disinserimento che sono una delle origini delle tossicomanie giovanili.
Per il recupero ed il reinserimento dei giovani tossicomani, per evitare lo squallido fenomeno del vagabondaggio, della solitudine, delle case occupate — veri ghetti per i giovani — per offrire possibilità più sane, è allo studio il reperimento di spazi per favorire l'aggregazione sociale.
Rosetta GimbattiL'età dei bambini presenti nella scuola materna (3-5 anni) è la più favorevole per un avvicinamento all'acqua, e quindi al nuoto, privo di traumi e di paura.
Vantaggi del nuoto
nella Scuola Materna
L'acqua per i più piccini non è un elemento estraneo a loro ma bensì fonte di gioco; infatti, il problema delle mamme al mare, da sempre, è riuscire ad interrompere il "bagno" dei figli.
Questo naturale rapporto positivo con l'acqua non è certo dovuto ad incoscienza ma bensì, come la psicologia moderna insegna, ad un inconscio ricordo di una vita prenatale sicura nel ventre materno.
Sono molte altre le ragioni di questo fenomeno, comunque è noto come sia più facile insegnare a un bambino piuttosto che ad un adulto. Quindi è molto importante sfruttare questo periodo positivo per avvicinare i bambini ad uno sport che sarà molto importante e utile, se non qualche volta necessario, negli anni successivi quando, obbligati ad una vita troppo sedentaria dalla scuola, si dovranno avvicinare al nuoto, unico sport che, praticato in scarico cioè in assenza di forza di gravità, permette di correggere vizi di atteggiamento e paramorfismi così comuni nei nostri bambini.
Inoltre il nuoto e maggiormente l'avvicinamento all'acqua per i bambini non presenta svantaggi alla formazione psicologica, fisica e fisiologica.
Come si insegna il nuoto nelle Scuole Materne
Dopo mezz'ora circa di ginnastica - riscaldamento con particolare attenzione portata alla respirazione, gli istruttori entreranno in acqua insieme ai bambini muniti di bracciali.
Questo è importante per la psicologia del bambino in quanto compiere la prima esperienza natatoria lo aiuta a trovare un rapporto di fiducia ed avvicinamento con l'adulto del gruppo, il quale giocherà coi bambini seguendo inizialmente le proposte stesse che
provengono dal gruppo.
Ottenuta la confidenza richiesta con acqua e istruttori si leveranno i bracciali che saranno sostituiti da un appoggio fisso (bordo della piscina, separa - corsie, scalette ecc.) e si inizieranno i primi e fondamentali esercizi per una corretta respirazione nell'acqua.
Gli esercizi saranno proposti sotto forma di gioco in modo tale che il bambino si interessi e superi così naturalmente le difficoltà.
Ottenuta una respirazione che non presenti problemi si inizierà a parlare di spostamento in acqua, curando però principalmente solo gli arti inferiori che i bambini tendono a muovere "a cagnolino". A volte si userà come aiuto il cuscino o gli stessi bambini e naturalmente l'istruttore. È chiaro che da un corso di avvicinamento dell'acqua, non escono campioni o campioncini, ma bambini preparati e avvicinati ad uno sport per loro molto utile e altrettanto piacevole.
Organizzazione:
Istruttori:
i corsi sono tenuti da istruttori con brevetto FIN che hanno già esperienze educative con bambini di età prescolare.
Visita medie*:
ogni partecipante dovrà consegnare prima dell'inizio dei corsi un certificato medico attestante l'idoneità fisica del soggetto.
Orario:
due mattinate dalle 9 alle 11,30 con 4 turni di un ora ciascuno.
Corsi:
hanno durata trimestrale: 12 lezioni se si effettua 1 lezione alla settimana, 23 lezioni se queste sono bisettimanali; rinnovabili sino a fine anno scolastico.
A cura di Giorgio Fiorese 1
Inauguriamo una rubrica dedicata a fatti e problemi della Zona letti sugli organi di informazione e sulla stampa in genere. Invitiamo i lettori a collaborare anche a questa nuova rubrica segnalandoci articoli, magari commentandoli.
RISTRUTTURAZIONE
Da l'Unità del 23 giugno 1978: Gli amministratori decisi a qualificare l'assistenza — L'ISTITUTO INABILI VERSO UN COMPLETO RINNOVAMENTO — L'assessore Carlo Cuomo: definire entro l'anno l'operazione di ristrutturazione. Nell'articolo si legge che nel Complesso di Piazza Giovanni delle Bande Nere le strutture non rispondono più ai moderni criteri di assistenza. Ma il problema è quello di dove trovare il denaro sufficiente a realizzare il nuovo Istituto. C'è però una possibilità: vendere almeno in parte il patrimonio fondiario (non quello, pur consistente, immobiliare) dell'ECA. Afferma Bruno Cremascoli, del Consiglio di amministrazione: È nostra intenzione procedere per blocchi. Per ricostruire l'Istituto ci vorrebbero venti, trenta miliardi. Noi, invece, ipotizziamo alienazioni per cinque miliardi per avviare i lavori di un primo padiglione. Su questo argomento il Diciassette dello scorso maggio ha pubblicato un ampio servizio. con un'intervista al Sovrintendente e al Direttore dell'Istituto.
GIAMBELLINO BACINO DELLA DROGA
Da l'Unità del 6 agosto 1978: Recuperata droga per diversi milioni — ARRESTATO UN NOTO EROINOMANE CHE SPACCIAVA AL GIAMBELLINO — Il giovane è stato preso nella sua abitazione. Il tossicomane, che si faceva chiamare "Leo", era noto anche alla polizia francese. E sempre da l'Unità, ma del 10 agosto 1978: Arrestati, nella loro abitazione, due fratelli incensurati — RIFORNIVANO DI DROGA LA
ZONA DEL GIAMBELLINO — Recuperato hashish per un valore di 40 milioni.
Della droga ce ne siamo occupati spesso, ce ne occupiamo su un'altra parte di questo numero e, temiamo, dovremo tornare ad occuparcene. Certo è che la nostra Zona — delegata fin dai primi anni di questo secolo ad ospitare emarginati (vecchi, handicap. pati, inabili, carcerati, ecc.) — sembra sia destinata a generare altri tipi di emarginati: una spirale perversa, quasi una maledizione, che solo l'impegno di tutti può spezzare.
BECCARIA: GIUSTIZIA E EVASIONI
Dal Corriere della sera del 23 agosto
1978: L'unico autobus che arriva nella zona passa a un chilometro di distanza — ISOLATA TRA I PRATI DELL'ESTREMA PERIFERIA LA NUOVA SEDE DEL TRIBUNALE DEI MINORENNI. L'articolo, firmato da Augusto Pozzoli, inizia così: Un "casermone" sperduto tra i prati dell'estrema periferia milanese, in Via Spagliardi... questa la sistemazione della nuova sede del tribunale per i minorenni, trasferito da un paio di mesi dai vecchi uffici di Piazza Venino (di fronte alle carceri di San Vittore) in questo stabile abbandonato da circa 9 anni e ristrutturato con una spesa che supera il mezzo miliardo di lire.
E più avanti: Il tribunale per i minorenni, fin tanto che era rimasto nella vecchia sede di Piazza Venino, era diventato un punto di riferimento per molti ragazzi disadattati o, comunque, bisognosi di trovare un appoggio: oltre al giudice con cui parlare, trovavano l'assistente sociale o l'educatore, discutevano i loro problemi, insieme trovavano una soluzione. Anche questi ora sono rimasti tagliati fuori, non trovano più disponibile un servizio che prima di tutto è fatto per i loro bisogni: sono fuori di casa, vittime della droga, coinvolti in giri di malavita e violenza, abbandonati a se stessi. Questo trasferimento per loro può rappresentare la perdita dell'ultima speranza di un recupero o, comunque, di un appoggio.
Dal Corriere della sera del 30 agosto
1978: Allarme e spari tra Lorenteggio e saggio — TRE RAGAZZI EVADONO
DAL "BECCARIA" TRASCINANDO UN AGENTE IN OSTAGGIO — Si sono calati da una finestra con alcune lenzuola annodate — Sorpresi da un secondino, l'hanno costretto a seguirli puntandogli contro un coltello — La guardia è stata poi rilasciata — Vana caccia nella notte.
Infine, ricordiamo un altro articolo, dove Don Gino Rigoldi parla della sua esperienza di Cappellano del "Beccaria". Su questo scritto — intitolato DEVIANZA E TERRITORIO e pubblicato sul n. 3 di Hinterland, maggio-giugno 1978 — tra l'altro si legge che quest'anno al "Beccaria" sono arrivati nei primi giorni di maggio, 25 ragazzi di Rozzano, più di 10 provenienti da Limbiate e poi gli altri, con riferimenti a territori ben precisi, a ondate che si gonfiano e scemano sempre legate alla realtà delle zone cosiddette "dormitorio" o "ghetto" come Quarto Oggiaro, Bruzzano, Comasina, Via Fleming.
Su questo tema, così difficile, Il Diciassette non si è ancora cimentato. Ma, come ricorda il Corriere, il nuovo Tribunale dei minorenni è andato ad oc cupare un'ala — da anni inutilizzata — dell'Istituto per la rieducazione dei minorenni "Cesare Beccaria". Non è più necessaria, quindi, la destinazione a Sede del Tribunale dell'area contigua al Beccaria, destinazione prevista dal nuovo Piano Regolatore. Questo ha sostenuto il Consiglio di Zona 17 nelle osservazioni al nuovo PRG datate 16 giugno 1977. Si pone quindi il problema: che fare di quell'area?
Ma, già che ci siamo, cerchiamo di ampliare la questione. Guido Neppi Modona, studioso di problemi carcerari, ha scritto recentemente un saggio molto utile, oltre che interessante. In questo saggio — dal titolo: Riforma carceraria, Enti Locali e politica del territorio e pubblicato sul numero di Hinterland citato sopra — Neppi Modona esamina le prospettive offerte dalla Legge 26 luglio 1975, n. 354 (Norme sull'ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà). Nell'art. 15 comma 1° di questa Legge si ribadisce che il trattamento penitenziario dei condannati si avvale principalmente dell'istruzione, del lavoro, della religione, delle attività culturali, ricreative e sportive e agevolando gli opportuni contatti col mondo esterno. E l'art. 4 del Regolamento di esecuzione di questa Legge, del 1976, sintetizza varie forme di collegamento tra comunità carceraria e società libera, precisando che gli istituti penitenziari e i centri di servizio sociale, dislocati in ciascun ambito regionale costituiscono un complesso operativo unitario, i cui programmi sono organizzati e svolti con riferimento alle risorse della comunità locale. Da questi brevi richiami balza evidente la necessità di conoscere — e sviluppare — i possibili legami tra questo Istituto e la Zona: proprio perchè i giovani detenuti devono essere reinseriti nella società.
SEGREGAZIONE E CORPO SO-
CIALE
È questo il titolo del numero di Hinterland citato sopra. Già scorrendo il sommario risulta evidente quanto sia importante il contenuto di questo fascicolo per chi è impegnato a conoscere — per cambiarla — la nostra Zona. Oltre al saggio già citato di Neppi Modona, ricordiamo: Le istituzioni separate della psichiatria, di Agostino Pirella; Anziani e istituti: riabilitazione per una più estesa fruizione sociale, di Alessandro M. Maderna; Un progetto per reinserire gli handicappati, di Giuseppe De Luca. Inoltre schede illustrative su Milano: con quella citata di Don Rigoldi, una su Operatori sanitari decentrati in Zona 7 (firmata A. Bertoglio e altri) e due su Devianza e territorio e Provvidenza e territorio (firmate Giorgio Fiorese). Gran parte delle istituzioni illustrate in queste schede si trovano nella nostra Zona. Il perchè ce lo spiega il direttore Guido Canella nell'editoriale: dal punto di vista insediativo, osservando la geografia funzionale di Milano, potremmo riscontrare in epoca moderna l'affermarsi di una direttrice di reclusione che va dal Carcere di S. Vittore a Baggio, lungo la quale prevalgono — forse non a caso — gli insediamenti dell'immigrazione.
Mese di Ottobre Calendario lavori C.diZ. e commissioni
Lunedì 2 Commissione Sanità e sicurezza sociale
Martedì 3 Commissione Casa
Mercoledì 4 Commissione Educazione
Giovedì 5 Commissione Urbanistica
Venerdì 6 Assemblea pubb. su elezione parlam. Europeo
Lunedì 9 Commissioni Manutenzione Bilancio e Programmazione
Martedì 10 Commissione Sport e tempo libero
Giovedì 12 Commissione Cultura
Venerdì 13 Consiglio di Zona
Martedì 17 Commissione Casa
Mercoledì 18 Commissione Educazione
Giovedì 19 Commissione Urbanistica
Martedì 24 Commissione Sport tempo libero
Venerdì 27 Consiglio di Zona
Lunedì 30 Commissione Bilancio e Programmazione
Coordinatori delle commissioni del consiglio di zona:
Commissione Casa - Pres. Valentini, P.S.I.
Commissione Sport, tempo libero coord. Baldi, P.S.I.
Commissione Cultura - coord. Sandi, D.C.
Commissione Urbanistica trasporti - coord. Bovone, P.S.I.
Commissione Educaz. - coord. Marelli, P.C.I.
Commissione Manutenzionecoord. Paoletti, P.C.I.
Commissione Bilancio - coord.
Impelluso, P.R.I.
Commissione Ecologia e Demanio - coord. Brambilla P.R.I.
PER MANCANZA DI SPAZIO, LA SESTA PARTE DI `PER AMARE MILANO' DEDICATA A FRANCESI E SPAGNOLI A MILANO VERRA' PUBBLICATA SUL NUMERO DI NOVEMBRE.
nenie ci porte.% albo...gita dela ere
ABBONATEVI!
ABBONATEVI!
ABBONATEVI!
Commissione Sanità e sicurezza sociale - coord. Zanini, D.C.
Commissione Lavoro, commercio, carovita - coord. Greco, P.S.D.I.
Inizia da questo numero una serie di brevi interviste agli edicolanti della zona che espongono il nostro giornale.
Ci fermiamo davanti all'edicola, chiediamo un'intervista con il proprietario. Ha 21 anni e conduce in proprio l'edicola. Gli chiediamo perchè abbia fatto questa scelta.
"Avevo intenzione di fare del commercio, mi si è presentata l'occasione di un edicola e ho deciso d'inserirmi nell'ambiente.
Questo è un lavoro che comporta sacrifici e se hai la costanza di insistere puoi avere buoni risultati.
Per un giovane è molto dura, per il
pochissimo tempo libero a disposizione".
Che tipo di gente frequenta l'edicola?
"Qualsiasi persona: l'operaio, il professionista, il banchiere... anche cantanti, perchè quì vicino c'è il CTC, scuola di giornalismo, dove effettuano anche incisioni discografiche e televisive".
Quali sono i giornali più venduti?
"Il "Corriere della sera" perchè ha alle spalle una storia, cento anni d'esperienza che nessuno ha. Poi seguono le riviste, Sorrisi Canzoni TV è il più richiesto, quindi giornali di politica tipo Panorama, Espresso o d'attualità, Gente Oggi.
- Polo uomo, pura lana
- Polo bambino, pura lana
- Polo donna, pura lana
- Camicette fantasia, varie marche
- Gonne di tutti i tipi
- Abiti per signora
- Cappotti lana favolosi
L. 8.000
L. 5.000
L. 5.000
L. 4.900 da
L. 10.000
L. 15.000
A TUTTI I PREZZI
Questo é il vostro negozio, vi aspettiamo