CONSIGLIO DI ZONA
Incredibile sopruso della ripartizione decentramento, sottratte le licenze edilizie
A PAGINA 3
SCUOLA DELL'OBBLIGO
Piazza Sicilia e Via Giusti, due Comitati genitori: a che cosa servono?
A PAGINA 2
FABBRICA BORLETTI
Cacciati i consiglieri di zona che volevano ispezionare la mensa operai
A PAGINA 3
ZIP1A6
NE
unità a sinistra
CURA DEL COMITATO UNITARIO DI ZONA (PCI - PSI - PSIUP - MPL)
Anno IV - N. 1 - L. 50
L' area di via Tolentino
Un polmone di verde per i nostri ragazzi
E' nota la situazione di grave disagio derivante dalla carenza di servizi pubblici, e in particolare di aree a verde, di giardini, di campi gioco, nella nostra zona, come più volte abbiamo sottolineato.
Questa carenza è comune a tutta la fascia urbana compresa tra la cerchia delle mura spagnole e la circolare esterna, ovvero a quelle zone che sono state oggetto dell'espansione urbana dai primi del secolo alla fine degli anni 50.
Per rimediare, almeno in parte, all'insostenibile situazione attuale, è indispensabile che l'amministrazione comunale intervenga subito, impedendo altre operazioni speculative e rendendo pubblica ogni area disponibile.
Il Comune può avvalersi oggi di nuove leggi, che consentono l'esproprio a un prezzo molto basso delle aree inedificate, e può inoltre disporre di contributi dello Stato per la realizzazione di alcuni servizi indispensabili, come le scuole e gli asili nido.
Una delle pochissime aree ancora libere nella nostra zona è un terreno.
V.
C05.50 3fhlPIONE in via Tolentino e via Caracciolo, di circa 12.000 metri quadrati di superficie, ove una volta aveva sede la balera « Giardino Firenze appartenente ora alla società immobiliare Girola & C.
Questo terreno è dotato di ricca ve getazione, fra cui molte piante di alto fusto, e di aree già pavimentate. Qui la proprietà intende costruire circa 83.000 metri cubi di fabbricati, ovvero più o meno 300 appartamenti.
Se questa operazione andrà in porto, vi saranno altri mille cittadini a carico delle già insufficienti attrezzature della zona, e verrebbe distrutto un piccolo ma prezioso polmone di verde, che nell'aria inquinata della nostra città assolve una sua importante funzione.
Una petizione, firmata da 2350 famiglie del quartiere (che rappresentano circa 8000 cittadini), è stata presentata in Comune per ottenere che questa operazione sia bloccata e che l'ex Giardino Firenze sia aperto al pubblico.
Su un'area adiacente, di circa 5500 metri quadrati, appartenente all'Enel, i cittadini chiedono che sia realizzata una scuola materna, in modo che i mol-
Febbraio 1972
Elezioni presidenziali, crisi di governo, referendum
ti bambini che oggi debbono essere trasportati in pulmann fuori della zona possano finalmente trovare un posto in una scuola del quartiere.
Alla petizione dei cittadini l'amministrazione comunale, attraverso l'assessore all'urbanistica, ha risposto promettendo una variante al Piano Regolatore che consenta di bloccare l'operazione speculativa, e di realizzare i servizi richiesti.
E' indispensabile che questa promessa venga mantenuta; un'occasione di questo genere è infatti difficilmente ripetibile. La volontà politica dell'amministrazione di voler finalmente risolvere i problemi della nostra città, volontà che l'amministrazione ha più volte dichiarato, potrà essere in questa occasione verificata. E speriamo di non essere delusi.
E. Ratti
Scriviamo queste note nel momento in cui il presidente incaricato Colombo sta conducendo i vari contatti per la formazione del nuovo governo; può anche darsi che, quando il giornale verrà distribuito, si sia anche aperto il dibattito parlamentare sulla fiducia. « Unità Tuttavia siamo convinti che le riflessioni alle quali invitiamo i lettori in questo articolo vadano al di là del fatto di cronaca e conservino quindi, così almeno crediamo, validità di giudizio. Questa ennesima crisi di governo si è aperta ancora una volta senza un dibattito parlamentare che ne faces3e un momento di verifica e di comprensione per tutto il paese, ma al buio, secondo un costume politico discutibile al quale il centro-sinistra e le precedenti coalizioni di governo sempre dirette dalla Democrazia cristiana, ci hanno abituati.
Ma al di là del fatto formale delle dimissioni di Colombo, resta quello sostanziale di una crisi che perdurava da tempo, determinata in primo luogo dalla comprovata incapacità del centrosinistra di rispondere alle esigenze reali del paese e di risolvere i problemi sollevati. L'aspetto più Contraddittorio della questione sta poi nel fatto che, da un lato, tutte le forze politiche della coalizione di governo hanno finito col considerare fallimentare l'esperienza del centro-sinistra; dall'altro, che la so-
vecchio sistema dell'unione per il potere, non esita a contrattare sottobanco i voti fascisti pur di portare al Quirinale un democristiano. I socialisti coerentemente con le posizioni assunte dal PSI in questi ultimi tempi, dopo il rifiuto dell'unificazione socialdemocratica, si collocano all'interno del blocco delle sinistre, con i comunisti, i socialproletari, gli indipendenti di sinistra e i parlamentari dell'MPL, in una ritrovata strategia unitaria che va costantemente verificata, proprio perchè,
MERCOLEDI' 9 FEBBRAIO, ALLE ORE 21 presso il Circolo CARDUCCI, via Bertini, 19
ASSEMBLEA POPOLARE
indetta da « Unità a sinistra » sul tema
REFERENDUM: A CHI GIOVA?
TUTTI I CITTADINI SONO INVITATI A PARTECIPARE
luzione che si intende dare alla crisi resta ancora prigioniera della logica della « insostituibilità della formula di centro-sinistra » e dell'affermazione gratuita della « mancanza di alternative valide nel paese
Quale insostituibilità? Quale mancanza di alternative? Il fatto è che, dietro a queste ipocrite formulette, si vuole far passare il tentativo di spostare a destra l'asse politico del paese.
In questa manovra coordinata, il gioco delle parti prende corpo. Durante l'elezione del presidente della Repubblica, il centro-sinistra va a picco. I repubblicani, con alla testa quell'incredibile personaggio che è l'on. La Malfa, assumono il ruolo della quaglia; e come saltano!: dichiarano di volere un laico con uno schieramento ampio e costituzionale e finiscono col votare un democristiano insieme ai fascisti (il tutto alla faccia di quelle « idee chiare per la sinistra che era lo slogan elettorale inventato dallo stesso La Malfa!). I socialdemocratici si attestano sulla loro posizione di sempre: quella di portaborracce dello schieramento conservatore; nè ci si poteva aspettare qualcosa di diverso dal rientro nelle file del PSDI (ma quando mai, di fatto, ne era uscito!) di Saragat, l'uomo della scissione sindacale del '48, l'uomo degli appelli all'ordine (quello caro a lor signori, naturalmente), privato oltretutto della sua funzione di primo telegrafista d'Italia. democristiani offrono il quadro più desolante della loro non breve storia: per coprire le profonde lacerazioni interne, giunte ai limiti della rottura, il gruppo dirigente dc impone prima quella commedia indecorosa dell'astensione per 14 scrutini, poi, per tentare di risolverle col
non avendo nulla a che vedere con improponibili riedizioni del frontismo costituendo la forza indispensabile per un rinnovamento democratico e socialista del paese, rappresenta il punto di riferimento per tutte le forze che questo rinnovamento vogliono e auspicano sinceramente.
E allora i « chiarimenti per risolvere la crisi si chiariscono. Il paese ha mille problemi, molti dei quali improrogabili, che si chiamano: difesa dell'occupazione, provvedimenti contro il carovita, lotta contro il risorgente squadrismo fascista, aumenti delle pensioni, riforma sanitaria ; riforma scolastica, riforma dell'agricoltura, politica estera di pace e di coesistenza (riconoscimento della Repubblica democratica del Nord Vietnam e della Repubblica democratica tedesca, sicurezza europea, fine della strategia della tensione fra blocchi militari contrapposti, uscita dalla NATO), e innanzitutto la nuova legge sul divorzio, che blocchi il tentativo clerico-fascista di rimandare tutto e di spaccare in due il paese servendosi del referendum.
E' su questo terreno che bisogna impegnare quelle forze del moderatismo repubblicani, socialdemocratici, gruppo dirigente dc), perchè cadano i veli fumosi e il chiarimento avvenga di fronte a tutto il paese sulla loro volontà (o mancanza di volontà) di dare una risposta ai problemi più urgenti del paese; e farlo senza cedere a nessun ricatto.
Altrimenti si vada pure alle elezioni anticipate, certi che dalle urne non potrà non uscire una dura condanna del moderatismo e del conservatorismo, e quindi un potenziamento delle sinistre tale da rafforzare ancora la già esistente alternativa politica per il paese. La
MAGENTA-SEMPICI
L' unità delle sinistre per battere le manovre di destra
redazione
E siamo nel centro di Milano ! (vedi pagina 4 )
I servizi igienici della Zona sei
A che punto siamo con...
Le lotte degli inquilini
Via Fauchè - Castelvetro
Gli inquilini di via Fauchè-Castelvetro, da tempo in lotta contro il tentativo di vendere appartamento per appartamento le loro case, stanno ora conducendo una trattativa con l'immobiliare Castello, la società proprietaria, per definire la vertenza. Come abbiamo già riferito su • Unità a sinistra », la Castello si era rifiutata di trattare con gli inquilini, tentando di portare a termine con ogni mezzo (minacce, intimidazioni, sfratti ecc.) l'operazione speculativa.
La mobilitazione e la lotta unitaria degli inquilini, dei cittadini e delle forze democratiche della zona hanno sventato le manovre della proprietà e hanno costretto la Castello a sedersi al tavolo delle trattative.
Il primo scoglio da superare è rappresentato dalla situazione dei negozianti, sui quali pende uno sfratto esecutivo. La sospensione di fatto di tutte le azioni giudiziarie è stata già una significativa vittoria. In un prossimo incontro saranno vagliate le proposte concrete dell'immobiliare per risolvere la questione commercianti, che si ispireranno al principio, accettato sostanzialmente dalle parti, di assicurare la possibilità di acquisto del negozio ad un prezzo equo e con convenienti rateazioni dilazionate.
L'altra questione da risolvere nella trattativa, che si svolge in Comune con la mediazione del vicesindaco, si presenta più difficile e riguarda la situazione degli inquilini i quali hanno già esposto una chiara linea di condotta articolata in quattro punti ragionevoli ed irrinunciabili:
Riconoscimento del comitato inquilini come controparte della trattativa e rinuncia da parte della Castello a trattative separate coi singoli inquilini Riconoscimento del diritto degli inquilini a restare nelle proprie case. Quindi, in caso di vendita, impegno a:
1) informare preventivamente eventuali acquirenti che gli appartamenti possono solo essere mantenuti in affitto agli attuali inquilini; 2) inserire questa condizione nel rogito (sempre in caso di eventuale vendita); 3) legare la durata e la validità di tale condizione al permanere di un regime di blocco dei fitti.
Impegno a trattare l'entità, i modi, i tempi e i costi degli eventuali lavori di miglioria da eseguire.
Impegno a trattare l'ammontare del canone d'affitto con il comitato inquilini, a seguito di eventuali lavori di miglioria.
Via Fioravanti 12
Gli inquilini di questo stabile si sono visti arrivare una nota delle spese trimestrali con aumenti di 40-50 mila lire e più.
La « motivazione « di questa assurda richiesta è stata quella del conguaglio arretrati per spese di portineria (!).
Gli inquilini si sono immediatamente riuniti in assemblea e hanno deciso concordemente di respingere la richiesta.
Queste case sono inoltre in uno stato estremo di degradazione, e il padrone non intende provvedere alle indispensabili opere di manutenzione. Vi è
stato persino un caso di intossicazione per esalazioni di gas dalle tubature e ora si chiede un immediato intervento dell'ufficio di Igiene.
Via Giusti - Giannone
I rappresentanti degli inquilini, insieme ad alcuni consiglieri di zona, si sono incontrati, mercoledì 26 gennaio, con l'assessore all'igiene e Sanità, Esther Angelini, la quale si è impegnata ad incontrare nuovamente la proprietà degli stabili entro lunedì 1° febbraio. « Rincareremo la dose «, ha assicurato l'assessore, « affinchè vengano immediatamente fatti i lavori ingiunti lo scorso settembre. Altrimenti «, ha concluso, « i lavori li farà il Comune ».
La questione delle aree
Via Pallavicino - Rossetti (ex Leone XIII)
Passata la buriana dei mesi scorsi, la questione sembra languire. Com'è noto, il Consiglio di Zona, esprimendo parere contrario al rinnovo della concessione, si era anche impegnato a formare, entro il 31 Dicembre, una commissione speciale che si preoccupasse di indicare le soluzioni più idonee (dal punto di vista della collettività). Questo non è stato fatto. Nel frattempo tutto l'incartamento è andato al Comune, dove (ma è proprio una mania...) una commissione di giunta è stata incaricata di prendere una decisione. Non se ne sa nulla. Tranne che il Comune ha inviato da diversi mesi al Leone XIII una disdetta del contratto di affitto e che il campo continua ad essere chiuso al ptibblico e gestito dall'Istituto.
L'ultima notizia, che dimostra ancora una volta (se ce ne fosse bisogno) la tracotanza degli amministratori del Leone, è che una squadra della Borletti ha protestato presso il Consiglio di Zona perchè l'Istituto, a differenza di quanto aveva fatto l'anno scorso, ha rifiutato di cedere il campo per una partita!
Sarà indispensabile che, nei prossimi giorni, il Consiglio di Zona riprenda in esame la questione e faccia forti pressioni sul Comune perchè questo decida, una volta per tutte, nell'interesse della collettività.
Via Niccolini - SS. Trinità
Gli assessori interessati ,dopo le diverse manifestazioni di protesta, si sono più di una volta incontrati con l'istituto proprietario del terreno (INA) per proporre una permuta. Non si è ancora arrivati ad una soluzione. La trattativa è delicata, e lo sarà fino a quando il Comune non si deciderà ad accertare la effettiva inesistenza di una qualsiasi convenzione sull'area. Fatto questo, sarà difficile non applicare la nuova legge sulla casa ed espropriare il terreno. Anche su questo problema è necessario che il Consiglio di Zona insista con maggiore decisione perché il Comune prende sollec4ti provvedimenti.
G A MAGAZZINI P ABBIGLIAMENTO
MILANO piazza prealpi via rombon 40 via farini 64 via melato 8 via dolci 1 via padova 288 via tolstoi 61 piazza bruzzano 5
SEREGNO — MONZA — ROZZANO
L' esperienza della scuola di piazza Sicilia
A cosa servono i comitati genitori ?
Seduti a stento nei banchi dei loro figli (e per la prima volta alcuni sospettano che quattro ore al giorno sempre seduti su questi banchi siano forse responsabili di quelle scoliosi che poi si curano democraticamente il pomeriggio con la ginnastica educativa), otto-dieci genitori- per classe pieni di zelo e buona volontà aspettano di poter finalmente partecipare alla vita della scuola, così come auspica anche il ministro Misasi. E l'opportunità si manifesta, finalmente. Dall'altoparlante di ciascuna classe rimbomba l'invito abbastanza brusco ad eleggere, sempre come indicato dal signor Misasi, i rappresentanti che entreranno a far parte del Consiglio dei Genitori. Si estraggono le penne, si comincia a scrivere qualche nome.
Alcune classi si sbrigano presto, seguendo le indicazioni della maestra. In una o due qualche agitatore (che sia un po' di sinistra?) chiede almeno di conoscere le persone per cui è invitato a votare. Incidente presto chiuso: i candidati favoriti sono quelli con laurea e posizioni influenti. Architetti e dottori sono favoriti, non manca qualche gentile signora, desiderosa di partecipazioni sociali che non costringano a penose decisioni politiche. Operai, nessuno. Immigrati, nessuno.
Nessuno dei genitori di quei bambini che pagano pesantemente, ogni giorno, lo scotto di una scuola creata per selezionare subito chi sarà destinato ai fasti della produzione e chi invece ai ghetti della sotto-occupazione. Del resto operai e immigrati, genitori di bam-
Scuola di via Giusti
bini difficili ed esclusi troverebbero ben poco da fare nelle dotte disquisite o otto sedute distribuite nell'arco di tre-quattro mesi elaborerà un mizioni del consiglio direttivo, che, in setnutissimo statuto da consiglio d'amministrazione, eleggerà commissioni, e, verso la fine dell'anno, avrà strutturato un organico pronto a discutere sui vasi di fiori, i formaggini della refezione e, se va bene, la scuola d'inglese.
La voce della verità
Perchè di questo si occupa principalmente il consiglio dei genitori, lo conferma anche un rapido colloquio con il direttore di una scuola che nella nostra zona si sente spesso citare modello. C'è infatti nella nostra zona una scuola elementare che anche in Consiglio di Zona viene citata come la miracolosa realizzazione della circolare Misasi, una scuola dove la collaborazione scuola-famiglia si è pienamente realizzata attraverso un sistema veramente democratico: la scuola elementare di Piazza Sicilia. Con la ferma intenzione di imparare siamo andati dal direttore in persona a chiedere, nell'interesse di tutti, in cosa consista effettivamente il lavoro di questo consiglio così laboriosamente e democraticamente costituito. • Niente — ci ha detto con la voce della verità — il consiglio dei genitori non fa niente perchè non può fare niente. Si trovano, si riuniscono, parlano tra loro, ma potere non ne hanno. Ecco, parlano un po' del-
la refezione, del doposcuola, di quelle cosette lì ». Ed è vero, non solo per la scuola di Piazza Sicilia, ma per qualunque altra scuola italiana. Infatti la circolare Misasi del 20 settembre 1971 dice: • il Consiglio di circolo o di istituto è formato dalla rappresentanza eletta del personale insegnante, non insegnante e dai genitori: avrà potere deliberante in ordine all'organizzazione della vita scolastica, alle dotazioni, all'assistenza, alle attività parascolastiche..., e potrà esprimere il proprio parere sull'andamento didattico e amministrativo ». E neppure questa blanda proposta di modestissima partecipazione di apertura potrebbe essere accettata da un direttore didattico che nella sua qualità di esecutore dell eleggi, volesse agire sempre e solo nell'ambito delle leggi vigenti. Non esiste infatti attualmente alcuna legge che regoli la partecipazione dei cittadini alla vita della scuola dell'obbligo.
« Ma e la didattica, i voti, le bocciature...? — chiediamo sempre al nostro direttore. « Questo non può essere compito nè dei genitori nè di nessuno che non sia l'insegnante ». E anche questo è vero: nessuno, per legge, può interferire nei metodi didattici e di valutazione. « Ma il dialogo, i contatti, il passaggio dei problemi e delle informazioni? ». « Non so, io non partecipo a queste riunioni. lo non sono nel consiglio dei genitori, ci mancherebbe altro! ».
Come
si elegge un comitato genitori
La direttrice si era sempre rifiutata di costituire un comitato genitori. Gelosa della propria indipendenza temeva l'ingresso di altri nella gestione della scuola. Finchè il Consiglio di Zona, attribuendosi il potere di convocazione di una assemblea di genitori, non la mise alle strette. Preparò tutto con cura, seguendo alla lettera le modalità della "circolare Misasi": assemblee di classe per l'elezione di due rappresentanti, con fervorino iniziale pietistico-patetico sulla necessità di scegliere "bene" lasciando fuori dalla scuola ogni tema che potesse disturbare la "serenità" dei ragazzi e degli insegnanti. Nelle assemblee di classe i genitori borghesi, professionisti, dirigenti, tengono articolati e complessi discorsi sulla opportunità di lasciar fuori dalla scuola la "politica" e parlano di "efficienza", di "management". I padri dei ragazzi appartenenti alle classi popolari non sono presenti perchè (guarda caso!) stanno lavorando proprio per lasciare ai padroni il tempo libero di occuparsi dei comitati genitori. C'è qualche madre, intimorita, che non osa intervenire. La selezione è già compiuta. Malgrado ciò, capita che qualche progressista passi attraverso questa fitta maglia selettiva e riesca a farsi eleggere con la raccomandazione delle mamme borghesi "mi raccomando, ci aiuti lei a difendere i nostri figli...". E arriviamo così alla seconda fase. Una sessantina di genitori così selezionati, che non si sono mai visti nè conosciuti prima, vengono convocati d'urgenza (bisogna far presto... il Consiglio di Zona incalza) e invitati a scegliere un comitato direttivo. Qualche timido rilievo sul metodo poco
corretto, viene rapidamente frustrato dalla "direttricechenonmollailmicrolonoperun istantenemmenoperstarnutire", e si passa alla presentazione dei "candidati".
"Lei signora che sembra disposta ad accettare di entrare nel comitato direttivo, che cosa fa?" chiede al microfono la direttrice ad una signora impellicciata in terza fila.
La risposta è lontana, si sente appena nella palestra: "Sono (indovinate un po'?) casalinga". "Oh che bello! — risponde dal microfono la prima — così ci insegna le ricette!!".
"E Lei signore, è contabile? Bene, bene: così tiene i conti della cassa scolastica". Nel frattempo, con leggero brusio, passano di bocca in bocca i nomi di coloro che non "devono" essere votati. E così, tra un ricetta e un contabile, si forma l'organo "democratico" del comitato genitori (quello che, secondo alcuni avrebbe il compito di aprire la scuola alle forze sociali del Paese!!). Non senza prima un discorso della direttrice che mette bene in chiaro che il comitato o farà quello che vorrà la direzione, oppure verrà sciolto perchè "sperimentale".
Inutile citare la scuola in questione perchè, con qualche elemento in più o in meno, la stessa situazione si ripresenta ovunque vi siano una direzione autoritaria, genitori borghesi e reazionari che la dif endono, insegnanti impauriti dal contatto con le forze vive della società. Elementi questi che, nella nostra zona, sono fortemente presenti.
Comunque, tanto per chiarezza, si tratta della scuola elementare di Via Giusti.
T. Muzi Falconi
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Giusto, cosa ci sta a fare la scuola in un comitato vuoto di significati reali? Ma, a questo punto, cosa ci stanno a fare i genitori? E quelli che non ci sono, dove stanno? E quando anche noi avremo finito di essere genitori di scolari, la scuola scomparirà dal nostro orizzonte sociale? Ma allora degli ospedali devono occuparsi solo i parenti dei malati, delle carceri solo le mogli dei carcerati, delle fabbriche solo le mamme degli operai? Ma allora la scuola non è un bene di tutti? I bambini non sono destinati a vivere in un mondo che appartiene a tutti? Sono questi gli inquietanti interrogativi emersi da una esperienza personale che molti di noi hanno fatto e che dovrebbe condurci ad alcune riflessioni:
la scuola dell'obbligo non deve essere intesa come obbligo in un senso solo. Nel senso cioè dei bambini obbligati a frequentare con più o meno pena sino al quattordicesimo anno di età. Scuola dell'obbligo deve essere intesa come obbligo dello Stato di fornire a tutti i ragazzi l'istruzione che richiedono, usando tutti i mezzi tranne il ricatto e la repressione.
L'apertura della scuola alla società deve far entrare nella scuola tutta la ricchezza della realtà sociale: questa non può essere portata dai comitatini « democraticamente « eletti e manipolati con « democrazia », ma solo da assemblee popolari periodiche.
Certo, anche i genitori possono e devono partecipare ai problemi della scuola. Ma come lavoratori, non come « mamme » e « papà » intimiditi e facilmente ricattabili. E con loro entrino nella scuola tutti gli altri lavoratori del quartiere e le loro organizzazioni politiche, sociali, culturali. Questo è l'impegno serio che come cittadini, prima ancora che come genitori, ci dobbiamo prendere nei confronti della scuola e dei nostri figli. Quello cioè di capire una volta per tutte che se nella scuola dell'obbligo la lotta politica è assente o soffocata nella culla è. perchè la forza dei cittadini uniti fa paura proprio lì, dove si ha bisogno di formare i padroni e i servi di domani.
L. Vecchia
Le forze politiche della redazione
Sezione Arreghini del PCI via E. Ferrario, 5 Sezione Dal Pozzo del PCI via Fioravanti, 38 Sezione Novelli del PCI via Morbelli, 8 Sezione Rubini del PCI via Gran S. Bernardo, 1 Sezione Porta-Magenta del PSI via Duccio da Buoninsegna, 23 Sezione Sempione del PSI p.le Sempione, 1 Sez. Centro-Guevara del PSIUP c.so Vercelli, 31
2
Seconda fase del decentramento
Il Consiglio discute la delibera - quadro
Nel corso della riunione del 26 gennaio, in seguito ad un ampio dibattito sui contenuti della delibera quadro che dovrebbe dare l'avvio alla seconda fase del decentramento, il Consiglio di Zona ha unanimamente deciso di approfondire la questione in vista di una prossima riunione. A tale scopo è stata costituita una ristretta commissione, composta dal presidente Falaguerra democristiano, dal liberale Falini e dalla socialproletaria Luzzatto, con il compito di raccogliere le diverse indicazioni dei gruppi e proporre al Consiglio un documento unitario. E' sembrato, infatti, possibile, date le numerose convergenze di opinioni, arrivare ad una formulazione unitaria anche se su alcuni punti potrà essere necessario formulare indicazioni divergenti.
Dopo una introduzione del presidente Falaguerra il quale ha brevemente illustrato i punti salienti della « delibera quadro » proposta dalla ripartizione decentramento, è intervenuta la consigliera socialproletaria Luzzatto la quale ha formulato diversi rilievi critici al documento, in particolare sulla necessità che le assemblee popolari possano essere autonome rispetto al Consiglio di Zona e così anche i Comitati di quartiere. Inoltre, ha sostenuto Luzzatto, la delibera fa appena un fumoso accenno alla possibilità di elezioni dirette del Consiglio, mentre questa deve essere ritenuta una condizione irrinunciabile. Per quanto riguarda la composizione dei consigli, si deve poter prevedere la possibilità di un numero maggiore di consiglieri rapportato al numero degli abitanti della zona.
E' quindi intervenuto il capo gruppo del PCI, Ardini, il quale, criticando la proposta di delibera per la sua astrattezza e vaghezza, ha presentato un documento contenente numerose varianti alle proposte del Comune riguardo soprattutto alle assemblee popolari, ai Comitati di quartiere, alle elezioni dirette dei Consigli di Zona, ai poteri di questi.
Anche il capo gruppo democristiano Zorzi, pur in disaccordo con alcuni rilievi mossi dai consiglieri Luzzatto e Ardini, chiede che il documento sia più esplicito sui poteri dei Consigli di Zona.
Interviene quindi il liberale Falini che chiede un supplemento di dibattito ritenendo concreta la possibilità di arrivare ad un documento unitario. Il comu.
nista Boatti, dicendosi d'accordo con il documento presentato da Ardini, aderisce alla richiesta di Falini purchè vengano accelerati i tempi della discussione in modo da consentire al Consiglio di Zona di occuparsi di altre questioni urgenti.
Anche la consigliera Luzzatto, il socialdemocratico Schleifer ed il socialista Arenosto (sostanzialmente d'accordo, quest'ultimo, sul documento Ardini) si dichiarano favorevoli alla proposta. Viene quindi deciso che i diversi gruppi facciano pervenire le proprie osservazioni sulla delibera quadro alla commissione di cui si è detto all'inizio.
A sua volta, questa commissione cercherà di trovare un accordo unitario da presentare in occasione del prossimo Consiglio di Zona.
Due significativi episodi al C. d. Z.
Un incredibile episodio di sottrazione di documenti è stato denunciato dal presidente del Consiglio di Zona, Falaguerra, in occasione dell'ultima riunione del 26 gennaio. In due successive occasioni, il capo ripartizione Decentramento del Comune, dott. Giovannini, ha ordinato al segretario del Consiglio — pena il deferimento al consiglio di disciplina — la restituzione di due licenze edilizie sulle quali il Consiglio non si era ancora pronunciato.
Le due licenze riguardavano i lavori di riassetto in Via Colonna del complesso americano Carborundum e la costruzione di un capannone alla Fiera di Milano. La commissione urbanistica aveva già, in una recente riunione, esaminato le licenze esprimendo parere sfavorevole per la seconda ed astenendosi per la prima.
La motivazione addotta dal dott. Giovannini a giustificazione del suo comportamento si basa sul fatto che sarebbero ormai scaduti i tempi entro i quali il Consiglio di Zona si sarebbe dovuto pronunciare sulla questione. Giustamente, però, Falaguerra ha rilevato la inconsistenza di tale argomento, sostenendo che l'episodio rientra in una più ampia manovra dei settori più retrivi dell'amministrazione tesa a svuotare ancora una volta di contenuti l'istituto del decentramento. E questo, ha proseguito il Presidente, nel momento in cui ci si appresta a passare alla « seconda fase » del decentramento.
L'incredibile episodio ha indignato tutti i consiglieri i quali si sono detti concordi nell'inviare, per ora, un telegramma di protesta al Comune.
La prepotenza padronale deve avere un limite e l'episodio accaduto giorn, fa alla Borletti lo conferma.
Una commissione composta da consiglieri di zona e da un ufficiale sanitario del comune non è stata ammessa a controllare lo stato di igienicità della mensa operai dell'azienda. Questo perchè i dirigenti, opportunamente istruiti, vedono in ogni forma democratica di controllo da parte dei cittadini una inammissibile ribellione ed un tentativo di turbare l'ordine anti sociale che sta tanto a cuore del capitalismo.
Ma torniamo all'episodio dell'altra mattina; come non dare un triste, ma tutto sommato compassionevole, giudizio nei confronti di quell'altezzoso dirigente « vecchia maniera « (quanta pena il suo autoritarismo!) quando ha affermato di non aver mai sentito parlare del consiglio di zona; — « Ma chi siete voi? — ci ha detto — da dove venite? Chi vi manda? Cosa volete? «.
Cosa vogliamo forse lo sa anche lui. Certo che sicuramente non sarà molto d'accordo. Ma se quel tipo si chiede cosa sia il consiglio di zona gli consigliamo di aggiornarsi per non far poi brutta figura anche con il suo padrone. Ci chiediamo invece come mai questo solerte funzionario abbia impedito il controllo. Forse perchè alla Borletti sanno di non essere del tutto a posto col regolamento d'igiene? Bene, staremo a vedere. Comunque riteniamo che queste esperienze siano non solo necessarie, ma anche positive. Ci insegnano infatti fino in fondo a conoscere, scontro dopo scontro, quale è il vero volto del capitalismo e quanto sia dura la lotta dei lavoratori per ottenere un posto di lavoro umano.
Costituita la Commissione Annona presso il C. d. Z.
Necessaria la partecipazione dei cittadini organizzati per affrontare e risolvere i problemi della distribuzione
Abbiamo chiesto al consigliere del PSIUP Gina Luzzatto, eletta coordinatrice della commissione Annona presso il Consiglio di Zona 6 con i voti di PCI, PSIUP, PSI, PSDI, PRI (DC e PLI facevano confluire i loro voti sul consigliere dc Ferrario), di sintetizzare per i nostri lettori i futuri impegni di lavoro della Commissione stessa. Gina Luzzatto ha sollecitamente aderito alla nostra richiesta, inviandoci l'articolo che pubblichiamo.
Nella nostra zona, fin dall'11 novembre 1971, è stato discusso ed approvato un primo documento sul tema « oc-
cupazione e caro-vita « in una seduta della commissione lavoro, documento poi rielaborato in un gruppo ristretto ma non accettato integralmente dal presidente del Consiglio di zona. Il 15 dicembre sera è stata tenuta una assemblea popolare presso la scuola elementare di via Rasori 19, con un interessante intervento del segretario regionale della Confesercenti, Flavio Zaramella. Nel documento conclusivo approvato dall'assemblea, si è chiesto al Comune di Milano di organizzare con la massima sollecitudine le vendite della SO.VE.CO . (Società per le Vendite Controllate), in stretta collaborazione
ALIPRANDI
con le Cooperative, e che le stesse vendite vengano pubblicizzate attraverso la stampa e manifesti da affiggere in appositi spazi delle zone. Si è chiesto inoltre al Comune di estendere il più possibile la gamma dei prodotti che intende distribuire e che, essendo la SO.VE.CO . una emanazione comunale, la stessa venga gestita col contributo dei Consigli di zona e delle categorie interessate.
Si è chiesto ancora al Comune di svolgere una politica di diminuzione dell'imposta di consumo e di favorire le Cooperative di consumo e tutte le iniziative volte all'eliminazione dei commissionari e degli intermediari tra produttori e consumatori; di svolgere altresì un'azione di informazione sul reale costo di produzione dei prodotti alimentari.
VI RACCOMANDIAMO LE POLIZZEFAMILIARI
INA
PERCHE' GARANTISCONO:
PIU' TRANQUILLITA' AL VOSTROLAVORO
PIU' SICUREZZA ALLA VOSTRAFAMIGLIA
PIU' SERENITA' ALLA VOSTRAVECCHIAIA
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In quella sede è stata infine fatta la proposta al Consiglio di zona di istituire immediatamente la commissione Annona. Nella prima fase del decentramento, una sola delle 20 zone di Milano, la zona 4, l'aveva istituita, come sesta commissione aggiunta alle cinque commissioni permanenti ovunque presenti. Nella seconda fase, le commissioni Annona risultano essere istituite, prima che da noi, in 7 o 8 zone. Nella proposta di delibera quadro per l'attuazione di questa seconda fase del decentramento nella città di Milano, è prevista tra le commissioni permanenti quella per « i problemi della distribuzione »: ma fatto importante è che si giunga a definire la partecipazione dei rappresentanti del Consiglio di zona alla omonima commissione consiliare comunale.
E' da rilevare che alla commissione Annona della zona non dovrà assolutamente mancare il contributo costante dei rappresentanti sindacali, in quanto rappresentanti dei consumatori; cosa per il momento non di facile realizzazione, almeno fino a quando le organizzazioni sindacali milanesi non si saranno date una struttura secondo le zone del decentramento.
Prima che la commissione Annona fosse istituita, la commissione Bilancio ha ripetutamente posto all'ordine del giorno l'esame dei dati acquisiti in merito al piano di sviluppo della rete commerciale: dati che ancora non abbiamo. Vorremmo con la nuova commissione non dare tanto peso a lavori di studio, quanto riuscire a far dibattere e risolvere i problemi al maggior numero possibile di cittadini, riuscire a diffondere la consapevolezza che tutti sono interessati ai problemi della distribuzione, a combattere il caro-vita, ad essere partecipi delle soluzioni da proporre e da fare attuare agli organi competenti.
G. Luzzatto
AVVISO Al PENSIONATI
L'Associazione pensionati comunica che dalla prima settimana di febbraio sarà a disposizione degli associati e dei cittadini una sede fissa, dove tutti i pensionati potranno recarsi per il tesseramento all'Associazione e per i problemi riguardanti la categoria.
La sede è presso la sezione del PCI Dal Pozzo « in via Aleardi angolo via Fioravanti e sarà aperta ogni martedì sera dalle ore 21,15 alle ore 23. I pensionati potranno rivolgersi in questa sede al sig. Pietro Maggi, responsabile dell'Associazione.
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Il Comune sequestra 2 licenze edilizie
La Borletti rifiuta l'ispezione sanitaria
Secondo lo Statuto dei lavoratori
Una gestione autonoma del tempo libero
E' trascorso, ormai, oltre un anno e mezzo dall'entrata in vigore delle norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale delle attività sindacali nei luoghi di lavoro.
A distanza di tempo, vogliamo sottolineare, di nuovo, a tutte le forze sociali politiche e sindacali sinceramente democratiche, tutta l'importanza che riveste, appunto, lo Statuto dei diritti dei lavoratori anche nel particolare ma non trascurabile aspetto dell'autogestione dei circoli aziendali, per il «libero autonomo svolgimento di tutte le attività assistenziali, culturali e ricreative.
Ci riferiamo all'art. 11 di detto Statuto e alla necessità urgente di renderlo finalmente « operante ».
L'importanza sul piano morale, civile. sociale, sindacale e politico, di consentire che le attività turistiche, ricreative, sportive, assistenziali e culturali, promosse nei luoghi di lavoro, siano gestite in modo veramente democratico, cioè, gestite in prima persona dal lavoratore, è un fatto evidentissimo che non abbisogna di nessuna sottolineatura.
Occorre pertanto sollecitamente provvedere alla disaffiliazione del C.R.A.L., dei circoli aziendali, dall'E.N.A.L. per farne delle strutture volontarie, delle organizzazioni di base, dei veri circoli culturali della classe operaia, dei cen-ri democratici che si muovano e agiscano secondo le libere scelte dei propri associati: i lavoratori.
Questa è la linea di politica culturale che, nell'alveo della Costituzione repubblicana e antifascista, punta decisamente a liberare il cittadino-lavoratore da ogni forma di paternalismo ed anche di autoritarismo da parte del padronato che tenta di vincolare persino le opinioni, l'intelligenza, la volontà del lavoratore.
L'A.R.C.I. (l'associazione che unifica la lotta per la conquista e l'autogestione del tempo libero sia nei luoghi di lavoro come nella società) ritiene che sia giunto ormai il momento di porsi delle precise domande come, ad esempio: chi dirige l'ENAL? Chi dirige i CRAL? A chi interessano e a cosa servono i CRAL dispoticamente affiliati all'ENAL?
Ricordiamo che questo ente, falsamente apolitico, si regge su una legge fascista del 1937.
L'A.R.C.I. ritiene che sia giunto ormai il momento di chiedere alla classe lavoratrice, ed alle forze politiche e
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SALOTTI
sindacali che la rappresentano, anche delle precise risposte e delle scelte altrettanto precise a questi interrogativi.
Da queste « risposte », da queste « scelte », esce con chiarezza la crescente importanza e la grande funzione che ha e che sempre più avrà l'A.R.
C.I. nel grande settore della politica culturale del tempo libero dei lavoratori, anche all'interno della fabbrica.
V. Cavallari
Interessa artigiani, esercenti e altre categorie
La nuova legge per gli affitti e la tutela dell'avviamento commerciale
La legge, approvata il 7 ottobre 1971 dalla speciale commissione della Camera, innova radicalmente l'ordinamento giuridico sui rapporti di locazione tra proprietari di case e inquilini esercenti attività economiche.
La novità più importante delle nuove norme è costituita dal compenso che il locatore dovrà corrispondere al locatario in caso di cessazione unilaterale del rapporto di locazione degli immobili adibiti ad una delle seguenti attività: industriali, commerciali (negozi).
La vicenda degli inquilini di Via Giusti - Giannone
e artigiane; professionali; teatrali e cinematografiche; di interesse turistico; alberghiere.
Nella precedente legislazione — tuttora vigente — il locatario doveva dimostrare, in una causa davanti al giudice, che l'avviamento del proprio esercizio economico produceva al proprietario dell'immobile un beneficio che meritava un risarcimento. Nella nuova disciplina, inVece, il diritto d'indennizzo è sanzionato da precise disposizioni. Il conduttore dell'immobile uscente
I Pretori non garbano alla Besenzanica
ha diritto alla corresponsione di una somma pari a:
18 mensilità del canone d'affitto se la locazione non ha avuto una durata superiore a cinque anni;
36 mensilità del canone d'affitto negli altri casi.
La somma è aumentata di ulteriori 10 mensilità se nei locali, oggetto dello sfratto, si continui l'attività esplicata dall'inquilino uscente, oppure una attività similare.
La legge prevede che la durata delle locazioni, anche se le parti avessero stabilito patti contrari. non sarà inferiore a cinque anni: ad eccezione di quelle attività che per la loro precipua natura sono transitorie.
Nei casi in cui il locatore abbia investito negli impianti somme che esigono un ammortamento a lungo termine, la durata della locazione sarà estesa fino ai nove anni.
Le nuove norme stabiliscono il limite massimo dei depositi cauzionali i quali non potranno eccedere l'ammontare di un canone trimestrale. Il deposito dovrà essere effettuato presso un istituto di credito, vicino al luogo ove ha domicilio il conduttore, mediante l'apertura di un libretto di piccolo risparmio intestato congiuntamente al padrone di casa e all'inquilino, ma la maturazione degli interessi saranno ad esclusivo beneficio di quest'ultimo.
La legge prevede anche un'indennità, per i miglioramenti apportati dal conduttore alla cosa locata e riconosce il diritto di prelazione all'inquilino nel caso di vendita o di nuova locazione dell'immobile.
In materia di controversie — anche se il contratto d'affitto dovesse stabilire' i casi in cui il proprietario può invocare la risoluzione del rapporto — il conduttore potrà ottenere dal giudice un termine (non superiore ai 40 giorni) entro il quale dovrà adempiere l'impegno assunto. Se l'inquilino inadempiente dovesse nel frattempo regolarizzare la propria posizione e liquidare le spese del giudizio, gli effetti dell'eventuale provvedimento giudiziale di risoluzione del contratto d'affitto, cessano senza ulteriori ripercussioni legali.
Per i contratti in corso la nuova legge prevede (anche se essi non fossero sottoposti alla proroga prevista dalla legge per i contratti d'affitto a regime vincolistico), che la durata del rapporu inizio con la entrata in vigore della legge. Tuttavia sarà assicurato all'inquilino il mantenimento dello stesso canone per almeno due anni.
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In un paese come il nostro, dove i capitali corrono allegramente all'estero, dove una grande industria come la Montedison viene fatta fallire da persone importanti quasi fosse una rivendita di frutta e verdura, e tutto ciò mentre i reazionari di ogni specie inneggiano all'iniziativa privata e all'insostituibilità del capitano d'industria, anche le immobiliari non potevano non essere influenzate dai più illustri esempi della razza dei padroni. E il caso dell'immobiliare Besenzanica di via Giusti 3/5 e di via Giannone 6, anche se in sedicesimo, è esemplare.
Ricapitoliamo: gli inquilini dopo aver vissuto per anni in una catapecchia pagando affitti salati, senza che nel frattempo venissero fatte le minime manutenzioni indispensabili, hanno deciso assieme di chiedere i conti alla spettabile Besenzanica. Ma il ragioniere, capitano d'industria anzi d'immobiliare, da questo orecchio non ci sente. Allora gli inquilini hanno pensato bene che, come in fabbrica i padroni aprono meglio le orecchie quando gli operai scioperano, il ragionier Friso ci avrebbe sentito meglio dopo essersi visto arrivare qualche quattrino in meno di spese e di affitto. A questo punto la Besenzanica reagisce e intenta una causa contro cinque dei reprobi. Ma sin qui siamo ancora nel regno della logica e dell'ovvio: gli inquilini si organizzano e si difendono, l'immobiliare fa il suo mestiere e cerca di sfrattarli il più possibile. Sta di fatto che il Pretore, pesate le ragioni delle parti, non solo ha rifiutato la richiesta della proprietà, ma ha accettato quella degli in-
quilini di andare a vedere cosa mai ha fatto il signor Friso per la manutenzione delle case.
"Qui si tocca la proprietà privata — immaginiamo si sia detto il nostro insostituibile ragioniere — e poi di questo passo dove andremo a finire?".
E a questo punto entriamo nel regno dell'irrazionale, perchè agli inquilini non arriva più una sola citazione con la richiesta di sfratto, ma ne arrivano sei a carico di sei persone diverse, da discutersi, ov, vio, con sei pretori diversi.
La manovra è fulminea e il ragionamento semplice: ci sarà pure in Pretura un onest'uomo disposto a ristabilire i giusti rapporti tra chi è proprietario e chi non lo è, insomma tra padrone e inquilini. Ma fino ad ora in Pretura, sfortunatamente per il signor Friso, di onest'uomini neanche l'ombra.
E allora cosa fa questo Orazio Nelson nel caseggiato, questo Napoleone delle carte da bollo? Minaccia di sparare altre bordate di sfratti alla ricerca del Pretore buono e poi sparge la voce che qui c'è lo zampino dei comunisti, dei sovversivi, di quelli che sono contro la libera iniziativa e la proprietà privata.
Ma non lo sa, signor ragioniere, che può anche capitare che l'amore degli inquilini per la libera iniziativa non sia sconfinato e ci sia anche il pericolo che alla proprietà privata, ancorchè affascinante e avventurosa, preferiscano una normale ristrutturazione e una tetra gestione pubblica degli stabili, come case popolari?
Supplemento a Milano oggi - Periodico di attualità politica - Dir. resp. Bruno Enriotti Iscritto al n. 297/67 del Tribunale di Milano
M. Dragonetti
Le norme si applicano anche nei casi in cui all'atto dell'entrata in vigore della nuova disciplina, siano in corso liti giudiziarie di qualsiasi grado.
La legge approvata dalla Camera dei deputati è stata trasmessa, secondo l'iter parlamentare, al Senato ove ci si augura non intervengano modifiche, che ritarderebbero l'entrata in vigore di una legge che ha il merito di stabilire un rapporto più equo tra la proprietà immobiliare e i piccoli operatori economici.
Il problema va inquadrato nel contesto di una situazione generale più complessa che riguarda il sistema distributivo nazionale, attualmente in crisi. Infatti, per quanto riguarda gli esercizi di vendita al dettaglio, gli eccessivi oneri d'affitto sono una delle cause del rincaro dei prezzi al consumo: la speculazione immobiliare si è dedicata a taglieggiare esercenti e artigiani con prezzi di locazione eccessivi e neppure giustificati dai costi d'investimento.
Con la nuova disciplina sulle locazioni d'immobili si è fatto un grande passo avanti, ma rimane sempre un palliativo sul piano di una soluzione del problema degli affitti, sul cui argo mento varrà la pena ritornare.
G. Fassari
BLOCCATI PER DUE ANNI I FITTI DI NEGOZI
La commissione Giustizia del Senato ha approvato, in sede deliberante, un articolo di legge in base al quale le locazioni di immobili destinati ad alberghi, pensioni, locande, e pubblici esercizi di natura commerciale ed artigianale, sono prorogate fino al dicembre 1973 (legge 11.12.71 n. 1115 - G.U. n 318 del 28.12.71).
Teograf - Milano
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