Vialba democratica2

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VIALBA i democratica

L' ITALIA E' CAMBIATA.

Non é una valutazione strettamente elettoralistica che ci interessa trarre dai risultati del 15 giugno; e nemmeno una valutazione trionfalistica che esalti acriticamente il fatto in sé. Quello che invece occorre evidenziare, a un mese di distanza e perció con una visione piú pacata e complessiva, é il cambiamento profondo avvenuto nella nostra realta politica e sociale che, dopo anni di lungo e paziente lavoro delle forze di sinistra e democratiche, si é espresso nel voto.

Alla luce di queste elezioni anche il Referendum dello scorso anno per l'abrogazione della legge sul divorzio acquista un significato ben piú ampio e profondo:il tema, di carattere civile, su cui furono chiamati ad esprimersi gli italiani, implicava anche una nuova visione dei rapporti uomo-donna, famiglia-società, piú aperta alle istanze di rinnovamento non solo civile ma soprattutto sociale. La maggioranza della popolazione si schieró contro il tentativo di costituire un blocco reazionario che voleva imporre al Paese il proprio dominio e la propria concezione autoritaria e integralista della real-

Con le elzioni del 15 giugno si trattava di decidere il rinnovo dei Consigli Comunali, Provinciali e Regionali: ma anche in questo caso, il senso profondo della scadenza non era strettamente amministrativo.

Si trattava di comprendere l'importante fun' zione che gli Enti Locali svolgono nella nostra vita politica, in quanto organismi decentrati, a diretto contatto con la vita regionale, con le forze e le organizzazioni democratiche, con le seigenze e le istanze di base. E comprendere la funzione progressiva delle Amministrazioni decentrate significava individuare quelle forze che da sempre hanno sostenuto l'esigenza di un nuovo modo di governare la vita politica ed economica del nostro Paese. Governare nel senso di riformare, di moralizzare la vita pubblica, di attuare una svolta strutturale nelle scelte della nostra economia, di dare precise risposte alle richieste e alle spinte che vengono dalle forze sane e produttive della nostra società.

Trent'anni di malgoverno hanno prodotto lacerazioni profonde nel tessuto economico e sociale dell'Italia, ma hanno anche stimolato la graduale presa di coscienza di sempre piú vasti strati sociali che oggi guardano con una visione nuova, non piú oscurata dall'anticomunismo e da falsi preconcetti, al futuro del Paese.

Proprio perché abbiamo considerato questa del 15 giugno una vittoria di vasto respiro che ha espresso l'ansia di rinnovamento delle forze dei lavoratori, di milioni di giovani e di donne,no'n é nostro intento conFderarla un fatto di partito (come invece é nel costume di un altro partito che ha cercato di modellare il volto del Paese sulla base dei propri interessi): •in tutte le Regioni, in tutti i Comuni, laddove siamo maggioranza e laddove siamo opposizione, abbiafio dato avvio ad una ampia consultazione tra i partiti democratici su precisi programmi, che soli possono costituire la discriminante per attuare serie alleanze.

La reale volontà di rinnovamento si misura sui fatti e sulle scelte che si fanno al Governo così come nella vita locale. E di fronte alla richiesta di una maggior coerenza tra fatti e parole, realtà e promesse, la DC deve assumere un atteggiamento che non lascì ombra di equivoco, confrontarsi con la nuova realtà e con le sempre piú pressanti esigenze del Paese.

D'altronde non occorrono troppe parole per noi, cittadini di un quartiere dove la politica delle promesse mai mantenute di fronte alle 'cose da fare' é diventata un elemento integrante della nostra realta. Non esistono servizi sanitari e assistenziali, strutture ricreative, il problema delle case minime diventa ogni giorno piú drammatico; esiste`solo' un programma dettagliato del Consiglio di Zona 20 che prevede la soluzione dei problemi piú gravi attraverso una serie di interventi nei singoli settori. Ma il Consiglio di Zona non puó, politicamente e tantomeno finanziariamente perché non rientre nei suoi poteri, concretizzare tale programma. Occorre che il quartiere promuova iniziative per sostenere queste giuste rivendicazioni nei confronti delle controparti e chieda un intervento immediato per risolvere i problemi piú acuti. Anche nella nostra realtà l'avanzata dei Partiti di sinistra (il PCI passa dal 38,7 per cento ottenuto nelle politiche del '72 al 44,6) dimostra, da un lato, che la gente é stanca di una politica amministrativa lontana dalle esigenze della collettività, chiusa agli stimoli che vengono dalla base del Paese, dall'altra, che ha saputo indicare attraverso ìl voto la via e gli strumenti che conducono al rinnovamento.

Esultanza per la vittoria del 15 giugno. Numero unico a cura della Sezione 'RINASCITA' del PCI Luglio 1975

Nel 1970 (allora la fabbrica si chiamava Fiar) i padroni di questa fabbrica erano gli americani della CGE; nel '71 gli americani l'hanno ceduta ai tedeschi della multinazionale A EG-Telefunken.

I problemi della Imperial iniziano dal primo giorno che la Telefunken ha messo piede in fabbrica: hanno avviato allora una' ristrutturazione strisciante' che ha portato la fabbrica a ritrovarsi senza un vero settore di progettazione e ricerca, mettendo i tecnici e i progettisti in condizioni di andarsene (il progetto era dei migliori d'italia e oggi quegli stessi progettisti sono gli ideatori del sistema colore italiano ISA dell'lndesit); si é verificata una dequalificazione di tutti i lavoratori, dagli uffici tecnici ai reparti, portando anche attraverso la parcelizzazione delle mansioni e al taglio dei tempi ad un impoverimento dei contenuti professionali di tutte le attività lavorative della fabbrica.

Oggi l'Imperial non é altro che una fabbrica di montaggio!

Del resto si sa che la politica economica portata avanti dalle multinazionali é proprio questa: tenere il potere decisionale e il centro ricerche e studi nel paese della casa madre (nel nostro caso in Germania) ed avere quindi un solo cervello che dirige tutte le fabbriche sparse nel mondo (principalmente nei paesi sottosviluppati) impoverendole tecnologicamente per poter detenere cosi anche il potere politico.

Tutto questo é avvenuto fino ad oggi alla Imperial, ma ora la situazione si é aggravata in modo drammatico, i padróni stanno sferrando un durissimo attacco all'occupazione giustificandolo con la crisi di mer« cato di radio TV.

Da circa sei mesi i lavoratori dell'Imperial subiscono la cassa integrazione a 24 ore per 1000 operai unilateralmente applicata dalla direzione aziendale.

Nei primi giorni di giugno la direzione ha consegnato al Ministro del Lavoro un documento in cui dichiara che licenzierà 1000 lavoratori e se non ci saranno interventi finanziari e commesse di lavoro da parte dello Stato chiuderanno la fabbrica buttando sul lastrico 2300 lavoratori.

In tutti questi mesi i lavoratori, con il Consiglio di Fabbrica, hanno portato avanti una lotta esemplare che proponendo, attraverso una Conferenza di Produzione, un'alternativa all'attuale produzione di radio TV con prodotti che soddisfano le necessiti sociali delle masse lavoratrici nei settori della scuola, sanità, trasporti, agricoltura ecc. si é saldata con tutti gli strati della popolazione, con i Partiti politici e con le forze sociali addette alla programmazione per far

si che il problema del posto di lavoro abbia un concreto sbocco nello sviluppo di tutto il settore che non puó che inserirsi nel problema piú generale della riconversione industriale del nostro paese.

Ecco perché la lotta per l'occupazione dell'Imperial, la fabbrica a capitale privato piú grossa del genere, ha già trovato la solidarietà e l'adesione di tutti i lavoratori e chiede di essere sostenuta da tutti i cittadini e le forze sane del nostro quartiere. Sosteniamo la lotta dell'Imperial, sosteniamo la lotta per l'occupazione e per un diverso modello di sviluppo che soddisfi le necessitai della gente che lavora!

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da pag 6 che possono dare una certa tranquillità all'anziano perché possa sentirsi sicuro e non lasciato solo a risol vere i problemi della sopravvivenza senza altra alternativa che l'ospizio.

Per questo noi sosteniamo il programma del Consiglio di Zona che prevede che parte dei locali del _l'ex Palazzolo siano adibiti alla costituzione di un centro con le caratteristiche suddette.

Le tappe di realizzazione graduale di questi servizi dipendono in larga misura dall'impegno di lotta di tutti i cittadini perché l'ambiente venga costruito a misura d'uomo e per servire all'uomo che resta il bene più prezioso anche nell'etd in cui egli non é più in grado di produrre quella ricchezza che ha continuato a produrre in tanti anni di duro lavoro nel corso della sua vita.

Una prospettiva di soluzione del PROBLEMA DELLE CASE MINIME.

La 167 é una legge 'che permette l'acquisizione da parte degli Enti Locali di aree fabbricabili per l'edilizia economica popolare e per il recupero dei servizi nonché il recupero di aree sulle quali insistono innuobili la cui demolizione o trasformazione sia richiesta per ragioni igienico sanitarie'.

Il piano infatti prevede il vincolo di vecchi stabili nelle zone di edilizia degradata per un totale di oltre 7o.000 vani, a cui vanno aggiunti vincoli per edilizia economico-popolare per la costruzione di altri 32.000 vani.

Questi dati ci dicono in primo luogo che sono stati sconfitti i disegni delle grandi immobiliari che volevano cacciare dalla citta i ceti popolari per far posto alla terziarizzazione (uffici, banche ecc.) che in questi anni ha fatto affluire nelle tasche degli speculatori ingenti capitali. Ma vogliono anche dire che a Milano oggi vi sono le premesse e gli stru menti per dare ai cittadini una casa ad un prezzo equo e popolare.

Di grande importanza sarà l'applicazione di questo Piano, poiché in esso sono incluse le 'case minime' di via Carbonia e di via Zoagli che tutti ben conosciamo e sulle quali da alcuni anni il Consiglio di Zona ha formulato un progetto che prevede la costruzione di ll 29 Aprile '75, alla vigilia del suo scioglimento, il Consiglio Comunale ha approvato a grandissima maggioranza -contrari i liberali ,assenti (come sempre) i missini- il piano integrativo della legge 167 per l'edilizia economica popolare. A questo grande successo si é giunti

grazie alla tenace pressione verso la Giunta di Centro Sinistra fatta dai Consigli di Zona, dalla Organizzazioni Sindacali, dai Comitati di quartiere; ove la presenza dei comunisti é sempre stata costante e costruttiva. Vi si é giunti con la dura lotta contro le forze della speculazione che nella frangia piú reazionaria e conservatrice della DC trovava i piú sinceri alleati.

Ma vediamo ora concretamente cos'é e quali sono i contenuti di questo piano.

una casa parcheggio per alloggiare gli abitanti di questa zona durante la fase di abbattimento e di costruzione delle nuove case. In tale progetto é inoltre previsto il recupero sulle aree che risulteranno_ libere dalla migliore distribuzione e dalla maggiora altezza delle case (5 piani massimo), di servizi (asilo nido, verde ecc.) di cui il quartiere é carente.

Tutto ció non vuol peró dire che gli abitanti di queste case abbiano oggi ottenuto una casa degna di chiamarsi tale né tantomeno un asilo nido o uno spazio verde per i bambini.

E' necessario invece proseguire la lotta con maggiore incisività e unita di ieri affinché questo Piano non rimanga solo sulla carta, anche se arricchito di promesse dei governanti del Centro Sinistra della nostra citta, di cui ben conosciamo il valore e la portata, specialmente se formulate a pochi giorni dalle elezio: ni amministrative.

(Angelo Cappellini)
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La manifestazione provinciale per la casa di sabato 12 luglio.

A proposito del consultorio di via Aldini:

FRA IL DIRE E IL FARE.

I nostri lettori, la gente del nostro quartiere conosce la storia del Consultorio, sa da quanto tempo questo problema é aperto e come, quando manca la volontà politica di farle, si possano tirare alla lunga anche le cose di piú semplice realizzazione.

La struttura muraria c'é: é vuota da mesi (l'ex ospizio di via Aldini), i mobili sono pronti, il personale anche (su questo la disponibilità dell'Ospedale L.Sacco é completa), le forze democratiche del quartiere, i sindacati, i partiti, le associazioni varie, il Consiglio di Zona, il Comitato Sanitario locale, hanno fatto tutto quanto era possibile; l'Unione Donne Italiana ha incalzato, senza respiro, la Giunta municipale per oltre un mese.

Ma il Consultorio ancora non c'é. Perché non si fd? Quali sono le vere ragioni di questo ritardo?

Noi riteniamo che queste ragioni siano la volontà di mantenere nell'equivoco tutta la problematica della maternità e dei rapporti tra i sessi; di non volere affrontare, in chiave moderna nuova, tutto l'aspetto che riguarda il collegamento tra questi problemi e le cause sociali che vi stanno a monte:l'interdipendenza, per esempio, fra mortalità infantile e perinatale e il vuoto spaventoso di strutture e servizi adatte per prevenirle, fra la piaga degli aborti clandestini e la carenza dell'informazione, educazione e uso dei contraccetivi (non si dimentichi che fino a due anni fa era punito dalla legge chí faceva 'propaganda' dei contraccettivi), fra gli aborti bianchi e la nocività del lavoro che li procura, fra il dilagare del mercato nero dell'aborto e la mancanza di una giuste legislazione in materia, fra il desiderio di avere figli e la mancanza di strutture e servizi per la prima infanzia (nidi,i scuole materne, scuola a tempo pieno), fra l'esigenza di un chiaro discorso profondamente riformatore in una materia cosi delicata come questa e il permanere di ipocrite posizioni preconcette che vedono il 'male' e la 'colpa nei rapporti fra uomo-donna, famiglia-società, maternità e sessualita...

Chi si oppone oggi all'esigenza di affrontare con coraggio tutto questo aspetto tosi importante in un modo nuovo, non ha capito né imparato nulla dalla lezione che viene dai tempi, dalle cose, dalla gente, dal 15 giugno. Ecco che cosa sta dietro la volontà di non fare il Consultorio! Noi dobbiamo smentire i falsi assertori della difesa della vita che nei fatti niente hanno attuato per una effettiva tutela della maternità e dell'infanzia, della salute, ma anzi basano una parte consistente del biro stesso potere sullo sfruttamento ignobile della infanzia e della maternità, su un sistema assistenziale clientelare , corrotto e insufficiente.

Finché non esistono strutture pubbliche ogni discorso puó essere accantonato e le scelte rinviate.

Anche per questo consultorio si era tentato di affidarne la gestione ad un Ente Privato, ma la ferma e pronta risposta del quartiere ha bloccato questa tendenza costringendo la giunta di Palazzo Marino a rimangiarsi una delibera frutto di un inaccettabile compromesso.

II Consultorio deve essere gestito dal Comune attraverso gli organismi del decentramento (Comitato Sanitario di Zona e Consiglio di Zana) con la partecipazione ed il controllo delle forze democratiche, sociali e femminili del quartiere. E questo non solo per una giusta istanza di democrazia partecipativa, ma per la natura particolare del servizio: esso opera nel settore piú delicato della vita di ogni donna e di ogni individuo e deve avere al centro del suo discorso il valore sociale della maternitd, che vuol dire aver presente come unico punto di riferimento costante l'essere umano fin dalla sua presenza nel grembo materno: il soddisfacimento dei bisogni umani deve incominciare da li.

Quindi la maternità non piú vissuta dalle donne come una remora ma come un valore umano e sociale, il che significa:

-rifiutare l'aborto come unico mezzo di controllo delle nascite;

-una rigorosa ricerca scientifica anticoncezionale ed una adeguata informativa;

-tutela della gastante e della lavoratrice madre;

-garanzie igienico sanitarie e sociali in caso di aborto;

-opera di prevenzione della mortalità e della morbilità infantile;

-educazione sessuale della comunità;

-preparazione e formazione del personale medico, paramedico e di servizio sociale;

-prevenzione antitumorale e assistenza per la menopausa;

-una politica di disincentivazione dell'aborto attraverso una forma capillare di propaganda; Ecco a che cosa serve il Consultorio!

La società deve farsi carico sia della maternitd voluta sia di quella che si vuole interrompere in questo caso garantire l'assistenza sociale e sanitaria in strutture pubbliche.

Per i compiti che il consultorio deve assolvere é necessaria una, forma pubblica di gestione a garanzia della pluralità del discorso con la popolazione.

Il Consultorio dovrà, come struttura aperta non solo perché gestito democraticamente, ma in quanto capace di sviluppare la sua azione all'interno della comunità, intervenire sia a livello individuale, sia a livello di attività promozionale e politica.

Esso dovrà inoltre essere in stretto collegamento con l'Ospedale di zona L. Sacco, allo scopo di costituire con esso una rete integrata e completa di servizi socio-sanitari per la maternità, per la famiglia, per l'infanzia.

Problema di particolare rilevanza é infine quello della preparazione del personale.

Considerato che per il Consultorio, si deve prevedere la presenza di almeno quattro figure professiondi, e cioé:

-un ginecologo, un assistente sociale, un'ostretica, uno psicologo occorre prevedere tempestivamente una specifica riqualificazione di questo personale che oggi non é affatto preparato ai nuovi compiti che lo attendono, ne sotto il profilo scientifico, né spesso sotto quello sociqle e umano.

Spetta alla Regione provvedere in merito!

Se é per questa complessivitd di compiti che si ritarda tanto a realizzare il nostro Consultorio, allora sarti bene precisare che i cittadini, le forze politiche di Zona, 1,.' UDI, le Organizzazioni sindacali si batteranno fino in fondo per l'apertura imtnediata del Consultorio.

PéP
e
PUNISTI RO DELLA SANITA'
Wally D'Ambrosio OSPEDAL
Mia

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