LETTORI
Questo giornale stava per andare in macchina quando la nota decisione del Consiglio di Stato, ha costretto il Comune di Milano a rinviare le elezioni dirette per i Consigli di Zona, fissate per il 30 novembre.

Abbiamo perciò ritenuto necessario rielaborare in parte il nostro giornale, mantenendo tuttavia la struttura che avevamo preparato, perchè riteniamo necessario che i cittadini della nostra Zona sappiano con quali proposte i comunisti della zona si presentavano a chiedere la loro fiducia.
Del resto queste nostre proposte non decadono per il' fatto che le elezioni sono rinviate; al contrario i Consiglieri del P.C.I. che saranno nominati entro il 30 Novembre dal Consiglio Comunale ed entreranno a far parte del nuovo .consiglio di zona, si impegnano, nel costante confronto con tutte le forze democratiche, a portarlo avanti e a battersi per la loro attuazione.
Le 20 Liste che il P.C.I. aveva presentato per i Consigli di Zona, meritano un poco di spazio su questo nostro giornale, perchè si abbia una visione complessiva dei criteri che hanno guidato il nostro Partito nella formazione delle liste.
Nelle nostre liste erano presenti 27 candidati indipendenti, (artigiani, professionisti, casalinghe, operai, dirigenti d'azienda) che, non iscritti e non militanti nel nostro Partito, avevano fatto loro la parola d'ordine da noi lanciata che diceva — e dice — «Governiamo insieme Milano». Un esame più approfondito delle liste mostra come esse rappresentino appieno la complessa realtà sociale della città: Oltre 200 operai impiegati e tecnici, 4 docenti Universitari, 26 Insegnanti di scuole medie inferiori e superiori, 42 liberi professionisti e dirigenti di azienda, 30 studenti, 36 Artigiani ed esercenti, 7 Artisti.
Infine oltre un quarto dei candidati comunisti, esattamente 108, erano le donne.
UN BILANCIO DELL'ATTIVITA' DEL CONSIGLIO DI ZONA - LE PROSPETTIVE CHE SI APRONO CON LE ELEZIONI DEL 30 NOVEMBRE - L'IMPEGNO NECESSARIO PER REALIZZARE UN VERO DECENTRAMENTO DEMOCRATICO.
11 rinvio delle elezioni per i Consigli di Zona, imposto dalle note decisioni governative, richiede, da parte di tutte le forze sociali e politiche della nostra zona un rinnovato impegno per costruire, nei fatti, un ruolo più avanzato e democratico del decentramento amministrativo.
Il rinvio dele elezioni non può essere un ostacolo a questo obbiettivo, ma deve rafforzare la volontà unitaria di costruire a Milano e nella nostra zona un « modo nuovo di governare ».
Noi comunisti ci siamo impegnati con convinzione e con serietà nelle attività e nel funzionamento dei Consigli di Zona, consapevoli dei limiti imposti alla loro funzione e delle resistenze che altre forze politiche hanno manifestato nei loro confronti.
Non abbiamo snobbato questi organismi: abbiamo cercato di far conquistare loro autorità e capacità di intervento e abbiamo creduto nell'importanza di investirli sempre dei problemi, delle rivendicazioni, dei movimenti che la popolazione della nostra zona ha espresso in questi anni.
Questo atteggiamento, la nostra capacità di iniziativa politica, hanno contribuito a far assumere al Consiglio di Zona 18 una funzione importante, di elaborazione e di discussione dei problemi più sentiti dalla popolazione.
11 Consiglio di Zona, in questi anni, si è fatto portavoce, presso l'Amministrazione comunale, dei problemi, delle esigenze della zona, e si è impegnato spesso in un duro e tenace lavoro tendente a modificare scelte ritenute sbagliate e ad ottenere risultati concreti per migliorare le condizioni sociali della zona.
DEL 15 GIUGNO
Vogliamo ricordare solo alcune delle iniziative più importanti: la richiesta di nuove scuole; l'impegno per ottenere trasporti pubblici più efficienti e per impedire scelte viabilistiche sbagliate, come lo svincolo con la tangenziale Ovest al Quartiere degli Olmi; l'elaborazione di un piano di aree per l'edilizia economico-popolare, teso soprattutto a risolvere i problemi delle abitazioni degradate e malsane di Baggio, Muggiano, Quarto Cagnino, Quinto Romano. delle Case Minime di via Forze Armate; l'impegno contro le iniziative speculative sull'area libera n. 7 a Baggio, per le edificazioni di via Mar Nero 2, per la convenzione di via Zoia a Quarto Cagnino; l'elaborazione di un nuovo piano regolatore, che ha costituito un momento di sintesi e di coordinamento di tutte le esigenze della zona per quanto si riferisce a verde pubblico, attrezzature sociali, culturali e ricreative.
Va ricordato anche l'impegno di elaborazione e
di discussione su temi importanti: il nuovo regolamento dei consigli di zona, la gestione dei servizi sociali, l'attuazione dei decreti delegati nelle scuole. la riforma sanitaria. Importante, infine, è stata anche l'azione che il Consiglio di Zona ha condotto sul terreno dell'antifascismo, della solidarietà con i popoli in lotta per la libertà e la democrazia, dei diritti civili e della democrazia.
Un bilancio importante, che non può essere sottovalutato, e che va completato con alcune cifre, che danno un'idea della partecipazione popolare che si è avuta attorno al Consiglio di Zona e alle sue commissioni: in questi 6 anni si sono avute 96 riunioni del Consiglio (uno ogni 3 mesi), con una presenza complessiva di circa 2.800 persone; alle 50 assemblee popolari indette dal Consiglio hanno partecipato oltre 5.000 persone; le diverse commissioni si sono riunite oltre 400 volte, con la partecipazione di quasi 2.000 persone.
Un bilancio che presenta però una serie di aspetti negativi, e non tutti imputabili ai limiti istituzionali dei Consigli di Zona.
i «centro sinistra» di ferro imposto dagli altri partiti nella gestione del Consiglio di Zona (Presidente D.C., vice-presidente e responsabili delle Commissioni dei partiti dell'ex centro-sinistra) si è dimostrato incapace di reggere alla realtà dei fatti.
Le nostre iniziative, le nostre proposte, in collegamento con le forze sociali del quartiere, hanno spesso imposto schieramenti diversi, più corrispondenti alla realtà politica e sociale della nostra zona.
Questo atteggiamento delle altre forze politiche, e in particolare della D.C. locale (spesso assenteista e divisa al suo interno), ha anche impedito al Consiglio di Zona di aprirsi di più alla realtà sociale della zona, di collegarsi in modo più stabile e continuativo con le strutture democratiche presenti nei diversi quartieri.
La costruzione di un tessuto democratico e pluralista, la partecipazione a responsabilità di governo di tutte le realtà sociali della nostra zona, l'assunzione di compiti amministrativi in un momento di crisi economica e sociale così acuto e difficile, sono impegni che richiedono la partecipazione e il contributo di tutte le forze politiche e sociali democratiche.
Questa nuova realtà dovrà essere costruita con il metodo del confronto, della partecipazione, dell'unità, nel rispetto dei caratteri peculiari di ogni forza politica, e non con le contrapposizioni preconcette.
A questo impegno, che ha caratterizzato e caratterizzerà la nostra iniziativa politica nella zona, chiamiamo tutte le forze politiche, le organizzazioni democratiche, i cittadini della zona 18.
MILANO E' GRANDE, LA TUA ZONA MOLTO MENO. TU NE CONOSCI DA VICINO I PROBLEMI: GOVERNALA CON NOI.
CENTRI SOCIALI
8. via Osteno, 2 - 9. via dei Salici
BIBLIOTECA ZONALE
10 via Pistoia, 10
UFFICI DECENTRATI DEL COMUNE

Piazza Cesare Stovani
SEDI SINDACALI
Sunia Q. Olmi, via dei Larici, 8 Cuz Zona 18-19 via dei Carracci 2, (Zona 19)
SEZIONI DEL P.C.I.
Del Sale - via Ontani, 2
Abico - Piazza Anita Garibaldi, 13
Sisti - via Caldera, 115
Alippi - via Cacciatori, 12
Fratelli Cervi - via Quarto Cagnino, 38
Visconti - via Forze Armate, 177
Amnu - via Primaticcio, 205
ALCUNI DATI SULLA ZONA 1E3
POPOLAZIONE RESIDENTE, SUA DISTRIBUZIONE NEI DIVERSI QUARTIERI, E SUDDIVISIONE IN CLASSI D'ETA'
Popolazione residente al 21/12/1974: 84.773 abitanti (41.105 maschi, 43.668 femmine). Distribuzione della popolazione nei diversi quartieri della

Questi dati sulla struttura della popolazione, dei posti di lavoro, delle abitazioni nella nostra zona, consentono di vedere alcune delle caratteristiche e dei problemi principali: l'espansione massiccia di popolazione in questi ultimi anni, il carattere di zona dormitorio con poche occasioni di lavoro, la gravità del problema della casa, le esigenze non risolte per i servizi scolastici, associativi, ricreativi, sanitari.
Si sono considerati i quartieri di più recente insediamento, quelli in corso di costruzione e quelli programmati nel recente Piano integrativo per l'edilizia economico popolare
3. ATTIVITA' SVOLTA DALLA POPOLAZIONE RESIDENTE - CONFRONTO CON LA MEDIA CITTADINA
4. SETTORI DI ATTIVITA' ECONOMICA DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE ATTIVA
5.
POSTI DI LAVORO ESISTENTI NELLA ZONA, DISTINTI SECONDO IL TIPO DI ATTIVITA' ECONOMICA. (Dati censimento Industria e Commercio 1971).
Numero Numero aziende addetti
A Milano vi sono invece 92.758 unità e 715.430 posti di lavoro. La nostra zona, che ha il 5% di popolazione residente rispetto all'intero comune, ha invece solo 11,5% dei posti di lavoro.
per ogni tre lavoratori residenti in zona esiste un solo posto di lavoro.
6. LE CONDIZIONI ABITATIVE E IL FABBISOGNO DI
CASE
Al censimento del 1971, per 82.682 abitanti risultano disponibili e occupati 72.482 vani, con un incide di affollamento (numero di abitanti per ogni vano) pari a 1,14 abitanti per vano. Lo stesso indice per Milano è di 0,92 abitanti per vano.
Considerando come ottimale un indice di 1 abitante per ogni vano abitabile, il fabbisogno esistente al 1971 è di circa 10.000 vani.
- Di questi 1852 alloggi, pari al 6,4%, risultavano non occupati, perchè sfitti, in vendita o in corso di restauro.
20.092 alloggi, pari a 175%, risultano in affitto, 6.710 pari al 25%, in proprietà. La media cittadina è di
La qualità degli alloggi:
1. Alloggi con acqua potabile ma privi di gabinetto e bagno all'interno e senza riscaldamento centrale.
Alloggi con acqua potabile e gabinetto all'interno, ma privi di bagno o di riscaldamento centrale.
Alloggi con acqua potabile, gabinetto, bagno e riscaldamento centrale.
I candidati del P.C.I. per le elezioni del Consiglio di Zona 18 intendono sottoporre alla discussione di tutti i cittadini e delle altre forze politiche della zona, un programma preciso e dettagliato di iniziative, di impegni, che dovranno essere al centro dei lavori del prossimo Consiglio di Zona.
Questo programma comprende problemi e obiettivi che sono da anni al centro delle rivendicazioni dei quartieri della zona: dai problemi delle abitazioni vecchie e inabitabili e della mancanza di case, alla necessità di nuove scuole, di aree a verde attrezzato, di trasporti più efficienti, di servizi sociali e ricreativi.
Formulare un programma non significa solo esporre un arido elenco di esigenze: per noi comunisti ha anche il valore di un impegno di lavoro e di mobilitazione, per riuscire a modificare, assieme alle altre forze politiche, a tutta la popolazione democratica, le dure condizioni di vita nella nostra zona. La nuova realtà espressa dal voto del 15 giugno, gli impegni e i programmi della nuova Amministrazione di sinistra, i poteri di cui disporrà il Consiglio di Zona e il rinnovamento democratico della sua struttura, creano oggi condizioni meno difficili per portare avanti questo compito.
dano modalità e criteri con questo comune; in queste aree attrezzate potranno trasferirsi anche quelle industrie della città che non hanno possibilità di espandersi in luogo:
il sistema dei trasporti pubblici va modificato gradualmente, moltiplicando le possibilità di penetrazione verso il centro con percorsi protetti (lungo via Novara, via Forze Armate, via Zurigo), creando nuovi collegamenti tra la zona e le altre zone della periferia e i comuni esterni (Cesano Boscone, Settimo Milanese. Cusago).
E' indispensabile che tutte queste decisioni facciano parte di un piano unitario ed organico di cui andranno definite priorità e tempi di attuazione.
Solo un'organica pianificazione del territorio, unitamente alla formulazione di precisi programmi di intervento possono rimediare, in parte, ai gravi guasti causati dallo sviluppo caotico di questi anni, dominato dalla speculazione edilizia e che ha visto l'Amministrazione comunale al servizio di questa speculazione, incapace di dirigere e organizzare la crescita, della città negli interessi della popolazione lavoratrice.
tratta di individuare priorità. eliminare gli sprechi. studiare criteri di riorganizzazione dei servizi comunali, consentire il manifestarsi di contributi ed energie, per danni mortificati e ignorati.
I PROBLEMI DELLA CASA
I primi interventi decisi in questo settore dalla nuova Amministrazione consentono di affrontare con concretezza il problema della casa nella nostra zona.
La realizzazione dei tre nuovi quartieri di edilizia popolare, alle Case Minime di via Forze Armate (lotto 77), in via Val d'Intelvi, (lotto 31) e in via Forze Armate angolo via Sella Nuova (lotto 32), deve servire anche per sistemare le famiglie della zona che oggi vivono in condizioni incivili e antiigieniche. In questo modo sarà possibile programmare l'attuazione degli interventi di ristrutturazione nei centri vecchi di Muggiano, Baggio, Quinto Romano e Quarto Cagnino, previsti dal piano integrativo di edilizia economico-popolare, approvato dal Consiglio Comunale nell'aprile 1975, e oggi in fase di verifica con il contributo dei Consigli di Zona.
Riteniamo inoltre che si debba programmare altri interventi di edilizia economico-popolare, nelle aree già indicate dal Consiglio di Zona a Muggiano, Quinto Romano e Quarto Cagnino.
Riteniamo che il Consiglio di Zona debba impegnarsi a fondo e debba stimolare l'interesse e la partecipazione dei cittadini sulle scelte più generali di sviluppo e di trasformazione della nostra zona.
Milano sta per dotarsi di un nuovo Piano Regolatore; Milano, assieme ai comuni circostanti, dovrà fare delle scelte importanti, che condizioneranno lo sviluppo del territorio per i prossimi dieci-quindici anni.
Il Consiglio di Zona ha già elaborato una sua proposta di nuovo Piano Regolatore, che ha raccolto indicazioni, richieste, elaborazioni provenienti dalle forze sociali e politiche della zona. Un risultato importante, raggiunto attraverso ampie consultazioni e un approfondito dibattito, che ha visto solo i rappresentanti della D.C. in posizione di disinteresse e assenteismo.

Riteniamo che questo piano debba essere il punto di partenza per ulteriori elaborazioni ed approfondimenti, e per verifiche che tengano conto anche delle scelte più generali relative all'area metropolitana.
I criteri generali di trasformazione della nostra zona sono comunque già da tempo definiti: le grandi aree ancora non urbanizzate della nostra periferia (da via Forze Armate alla via Novara, la Piazza d'Armi, l'area agricola di Muggiano) devono essere al servizio della città, della periferia, dei comuni esterni; per queste aree va garantito l'uso pubblico per la realizzazione di servizi urbani e metropolitani, come il Parco urbano Ovest nella zona delle cave di Baggio, e attorno a Quinto Romano, o come il centro scolastico secondario, di fronte al Centro Sportivo Kennedy; una parte di queste aree, in particolare quelle del territorio di Muggiano, vanno destinate all'attività agricola, secondo finalità amispeculative e privilegiando le iniziative pubbliche o di tipo cooperativistico:
occore modificare il carattere di immenso quartiere domitorio della nostra zona, promuovendo e aiutando l'insediamento di piccole e medie industrie, compatibili con le zone abitate, e di attività artigianali; questi interventi devono essere controllati dall'Ente pubblico e devono avvenire in apposite aree attrezzate con impianti tecnologici e con servizi sociali per i lavoratori; si ritengono prioritari questi interventi nelle zone del Comune di Milano adiacenti alle aree industriali già esistenti di Settimo Milanese, concor-
MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI VITA DELLA POPOLAZIONE DELLA NOSTRA ZONA
E' questo il compito principale che dovrà vedere impegnato il Consiglio di Zona nei prossimi anni. Si tratta di predisporre ed attuare, in stretto collegamento con la popolazione interessata, con le forze sociali della zona, un piano di interventi nei settori della casa, della scuola, dei trasporti, del verde e dei servizi, che tenga conto delle carenze e della gravità dei problemi esistenti nei diversi quartieri, e che contribuisca o definire le linee di intervento programmatiche della nuova Amministrazione in questi settori. La gravità della situazione economica generale. la situazione finanziaria dell'Ente Locale. le disfunzioni e i ritardi dell'intervento statale, non consentono facili ottimismi circa la possibilità di rapida soluzione di questi problemi.
In queste aree deve essere data la possibilità di edificazione alle cooperative a proprietà indivisa di Baggio, Quinto Romano e Quarto Cagnino. La cooperazione a proprietà indivisa, tenacemente osteggiata dalla politica governativa e delle passate Amministrazioni di Milano, rappresenta una risposta concreta e non speculativa al fabbisogno di case, e promuove la formazione di un tessuto associativo democratico e popolare. Le cooperative della nostra zona, che hanno oltre sessanta anni di esperienza, più di 1.000 famiglie residenti, altre migliaia di soci in lista di attesa, possono contribuire validamente alla soluzione del problema della casa.
Di notevole rilievo può essere, infine, l'azione del Consiglio di Zona per l'ottenimento dell'equo canone nell'edilizia popolare e nell'edilizia privata, per rendere sempre più democratici e controllabili i criteri di assegnazione degli alloggi, per promuovere e aiutare la gestione democratica delle spese e delle manutenzioni nei quartieri di edilizia popolare.
Ma queste difficoltà non sono sufficienti per giustificare l'immobilismo o l'inerzia amministrativa: si
Il caotico sviluppo edilizio e la mancanza di programmi di intervento da parte delle precedenti amministrazioni hanno determinato gravi carenze nelle strutture scolastiche della zona. Solo soluzioni d'emergenza hanno consentito l'avvio di questo nuovo anno scolastico.
L'impegno prioritario del Consiglio di Zona è dí definire a avviare ad esecuzione un programma di completamento e riorganizzazione del sistema scola-
PER IL CONSIGLIO DI ZONA 1E1
stico, che tenendo conto delle carenze maggiori, sappia però anche impostare una politica di ampio respiro, coerente con gli obbiettivi di riforma e riqualificazione della scuola.
In questa prospettiva è già possibile definire priorità e criteri di intervento: asili nido (bambini da 6 mesi a 2 anni): mancano in quasi tutta la zona; in un programma a lungo termine di costruzione di almeno 10 asili, la priorità va data a Quarto Cagnino e alla zona Perrucchetti - via Gulli - viale Aretusa; scuole materne (bambini da 3 a 5 anni): interventi urgenti vanno previsti per Quarto Cagnino. per il nuovo quartiere di via Baragotti, per la zona Perrucchetti - via Gulli - viale Aretusa (sull'area di via Besenzanica); a medio termine vanno realizzate le scuole materne già previste neí lotti di edilizia popolare; scuola dell'obbligo (da 6 a 14 anni): la priorità va data alla realizzazione del complesso scolastico (50 aule) previsto per il quartiere di via Bagarotti, e ad un complesso di uguali dimensioni nell'area del lotto 77 di edilizia popolare (Case minime);
scuola secondaria: si chiede la costruzione del centro scolastico già proposto dal - Consiglio di Zona e dall'Amministrazione Provinciale in prossimità del Centro sportivo Kennedy; si tratta di una posizione baricentrica, accessibile anche dai Comuni limitrofi (Cesano Boscone, Settimo Milanese, Cusago, Cisliano, ecc.), che consente l'uso degli impianti sportivi già esistenti.
Il Consiglio di Zona, infine, attraverso le sue articolazioni, in particolare la Commissione Scuola, deve stabilire un collegamento diretto e continuo con insegnanti, alunni, genitori, contribuendo alla trasformazione della scuola, alla realizzazione delle strutture democratiche previste dai decreti delegati. e operando perchè si stabilisca un legame concreto tra scuola e realtà della zona.
In questo senso è urgente un piano che coordini la realizzazione del verde e dei servizi previsti nei lotti di edilizia popolare a sud della via Bagarotti, dalle Case Minime sino al Quartiere degli Olmi (lotti 77, 32, 33, 9, 8). Si tratta di alcune centinaia di migliaia di metri quadrati di aree, che rischiano di essere sprecati se non si opera con criteri di integrazione e di uso complementare dei servizi.

pone di prolungare la via Zurigo solo fino alla via Gozzoli, eliminando la realizzazione dello svincolo con la Tangenziale Oveste e il suo raccordo con la strada statale per Torino.
INIZIATIVE CONTRO IL CAROVITA
E PER LO SVILUPPO ECONOMICO
Importante può essere il ruolo svolto dal Consiglio di Zona in questo settore: — operando per la riorganizzazione del commercio al dettaglio, con la formazione di centri consociati, e potenziando le strutture dei mercati ambulanti e rionali; collaborando alla riorganizzazione dei servizi municipali (acqua, luce, gas. pulizia); promuovendo la riorganizzazione delle attività aitigianali e delle piccole industrie in aree attrezzate e con servizi comuni; collaborando con le organizzazioni sindacali di zona sul terreno dei problemi del lavoro e dci rapporti fabbrica-territorio.
RIFORMA SANITARIA
Vogliamo evitare che ogni quartiere venga concepito come una realtà a sè stante, isolato e «autosufficiente».
Va inoltre data attuazione prioritaria alle seguenti realizzazioni: sistemazione a verde attrezzato e servizi (priorità al centro civico) nell'area antistante il Quartiere Olmi (variante del Molinetto); sistemazione a verde attrezzato dell'area n. 7 di Baggio e restauro della Cascina Monastero, come centro di vita associativa e culturale; sistemazione a verde attrezzato dell'area della convenzione di via Zoia a Quarto Cagnino: pubblicizzazione e potenziamento del Centro Ricreativo di Quinto Romano; realizzazione di aree a verde attrezzato al servizio delle scuole (a Muggiano, al Quartiere Olmi, per le scuole di via Forze Armate 280).
Si deve infine procedere a definire un piano di utilizzo a verde e servizi della ex Piazza d'Armi, che consenta di recuperare i fabbisogni del quartiere Fleming e di tutta la zona compresa tra le vie Rembrandt, Aretusa e Zurigo, sino all'altezza della caserma Perrucchetti: questi quartieri fittamente popolati non hanno più, al loro interno, alcuna possibilità di reperire aree libere di entità adeguata alle esigenze della popolazione. Le poche aree libere esistenti vanno utilizzate, secondo le indicazioni espresse dagli abitanti, per servizi e attrezzature più urgenti, quali campi gioco, un asilo nido, una scuola materna.
VERDE, SERVIZI SOCIALI E TRASPORTI PUBBLICI
Migliorare le condizioni di vita, dei bambini dei vecchi, dei giovani, dei lavoratori, delle donne della nostra zona, vuol dire anche realizzare un sistema organico e continuo di aree a verde attrezzato. campi gioco, percorsi pedonali e ciclabili, zone sportive, centri di servizi sociali, culturali e ricreativi: un insieme di attrezzature che sono condizione necessaria per consentire il rafforzamento del tessuto democratico e civile della zona, per migliorare la «qualità della vita».
Riteniamo che questo obbiettivo vada realizzato: attraverso un attento coordinamento di tutti gli interventi in questo settore, per evitare sprechi realizzazione di attrezzature inutili o scarsamente utilizzabili (come certe aree a verde puramente decorativo, con aiuole recintate, vialetti inutili, ecc.);
definendo priorità di intervento, che tengano conto delle realtà dei diversi quartieri.
Mobili pensili arredamenti per cucine
ESPOSIZIONE:
Para Anita Garibaldi, 8 Milano (Baggio)
Per quanto riguarda i trasporti va data priorità alla riorganizzazione del trasporto pubblico in superficie, in funzione non solo di migliorare i collegamenti con la linea I della metropolitana, ma anche di consentire più alternative nella penetrazione verso il centro, di garantire un efficiente rapporto con la linea 90-91, di stabilire collegamenti, oggi del tutto mancanti, con le zone vicine e con i comuni confinanti.
Si ritengono prioritari i seguenti interventi: prolungamento del tram 18 al Quartiere Olmi e all'area industriale di Settimo Milanese, e raccordo con la linea 90-91;
-- prolungamento del 15, lungo la via Novara, sino allo svincolo con la Tangenziale Ovest, destinando al mezzo pubblico in sede propria l'allargamento della via Novara;
-- nuove linee di trasporto pubblico tra Cesano Boccone - Baggio e Settimo, e tra Cesano 13. - Raggio e Quinto Romano; miglioramento dei servizi di penetrazione nei quartieri e intensificazione delle corse.
Si ritengono inutili nuove e costose grandi arterie automobilistiche: ci trova pertanto consenzienti l'orientamento della nuova Amministrazione, che pro-
ELETTRODOMESTICI
RADIO - TVc,0,02Quartiere Olmi (Mi) Via delle Betulle, 20 Telef. 45.99.302
L'Ente locale, e quindi i Consigli di Zona, avranno una responsabilità primaria nell'attuazione della riforma sanitaria. E' necessario superare i limiti al tuali nel funzionamento dei Comitati Sanitari di Zcna, e indirizzarli concretamente nei settori di attivit:1 previsti: medicina scolastica, assistenza alle madri all'infanzia, servizi per gli anziani, medicina del la voro e problemi ambientali.
Occorre anche definire i criteri di riorganizzazione territoriale del servizio sanitario, riutilizzando in una logica nuova e organica le strutture esistenti nella nostra zona: gli ambulatori, gli uffici comunali. l'Ospedale S. Carlo, il Centro Diagnostico di via S. Bon, l'Istituto Marchiondi, ecc.
Si tratta infine di predisporre interventi urgenti per sanare alcune situazioni gravi e pericolose: la mancanza di fognature, l'inquinamento dei fontanili. le aree di discarica.
SVILUPPO DELLA VITA DEMOCRATICA, ASSOCIATIVA E CULTURALE
i l significato del decentramento come struttura di vita e di partecipazione democratica, richiede una più continua e concreta capacità di iniziativa del
Consiglio di Zona, in particolare: nel rinsaldare l'unità antifascista tra tutte le forze sociali democratiche della zona; nel definire, con la partecipazione più ampia e democratica, criteri e modi di gestione delle strutture e delle attrezzature sociali della zona (centri civici, centri sociali, zone sportive, biblioteche e centri culturali, ecc.);
nel promuovere attività associative, culturali, ricreative, dirette, in particolare, a sviluppare un impegno concreto e positivo dei giovani nella vita sociale della nostra zona.
RINVIATE LE ELEZIONI / /dei consigli di zona
La decisione di votare il 30 novembre per l'elezione diretta dei Consigli di Zona era per prima cosa un atto di coerenza. E la coerenza tra i programmi e i fatti, tra le promesse e le realizzazioni, non può essere considerata una merce di scambio: essa è al contrario, un aspetto importante e irrinunciabile del «nuovo modo di governare».
La giunta si è imposta giustamente il rispetto di un impegno che il Consiglio Comunale approvò a strà grande maggioranza (hanno votato contro solo i liberali) già prima del 15 giugno. Tuttavia è necessario guardare più in profondità; i Consigli di Zona a Milano, come ogni esperienza di partecipazione e di decentramento, hanno una parte fondamentale nella strategia generale del nostro movimento. C'è una nuova spinta democratica che scuote la struttura decrepita dell'attuale legislazione accentratrice e burocratica.
Più in generale nelle fabbriche, nelle scuole e nei quartieri' è sorto e si è sviluppato un vasto e articolato tessuto, democratico unitario. La classe operaia è alla testa di questo processo di rinnovamento: il punto di partenza è stato infatti la conquista dei nuovi strumenti di unità e di democrazia sindacale nelle fabbriche, che ha modificato profondamente il rapporto di forza fra le classi. In seguito il processo si è allargato investendo complessivamente l'organizzazione della società. Dalla scuola ai quartieri delle città, ai servizi sociali (come le organizzazioni sanitarie) alle comunità locali nelle valli montane e nelle campagne, il vecchio sistema di governo e di potere si è incrinato, i cittadini vogliono essere protagonisti delle scelte che riguardano direttamente la loro vita.
E' una leva molto forte per far saltare le vecchie bardature dello Stato accentrato e burocratico e per contribuire a trasformare la società realizzando pienamente la Costituzione repubblicana.
Ecco, questa è la questione essenziale: una più ampia partecipazione dei cittadini alla vita della collettività e dei comuni attraverso gli organi di decentramento; non è soltanto una condizione necessaria dell'efficienza amministrativa della giunta ma è an-he una modificazione profonda del modo di governare la nostra città.
Ricordiamo tutto questo non tanto per riaprire le antiche polemiche, ormai superate, ma per affermare la necessità di andare avanti, speditamente, nelle esperienze di decentramento e di partecipazione popolare. Certo, ora dobbiamo lavorare in condizioni nuove.
La mobilitazione delle forze democratiche e autonomiste per la elezione diretta dei Consigli di zona di Milano ha contribuito a far sì che il governo presentasse un progetto di legge e aprisse finalmente nel
Parlamento un confronto complessivo sulla questione del decentramento — e questo è in sè un risultato di grande valore politico e culturale — tuttavia essa ha suscitato anche accanite resistenze conservatrici.
Molti sono gli aspetti di tali resistenze: ha pesato il sospetto e il rancore del vecchio apparato dello Stato contro le autonomie locali (lo spirito conservatore che dd sempre anima l'alta burocrazia verso le innovazioni); ha pesato anche la preoccupazione politica della DC e di altre forze che preferiscono mantenere il confronto politico sul terreno più tradizionale, timorose che la moltiplicazione dei centri di vita democratica sottolinei ancora una volta la necessità e l'urgenza di una svolta profonda nei rapporti tra le grandi forze popolari del Paese.
Queste resistenze hanno costretto la giunta a rinviare le elezioni, ma certo non potranno in nessun caso ricacciare indietro le esperienze che a Milano e in altre città sono state costruite con la partecipazione unitaria dei comunisti, dei socialisti, dei democristiani, di tutte le forze democratiche e progressiste.
Anzi, il compito principale di tutti i democratici — e dei comunisti in primo luogo — è quello di assicurare la continuità e rapidità nello sviluppo del decentramento.
Per ottenere questo obiettivo la giunta nominerà i nuovi Consigli di Zona entro brevissimo tempo. L'azione dei nuovi organismi potrà contare su una forte e impegnata partecipazione popolare.
I Consigli potranno camminare speditamente per costruire nella pratica una iniziativa efficace, che assicuri non solo un reale controllo dal basso della attività del Comune, ma anche un modo più ampio e organico di programmare e di gestire i servizi sociali nelle diverse Zone.
E' il modo migliore per contribuire alle scelte legislative che il Parlamento è chiamato a fare e per impedire rallentamenti pericolosi. Saranno di fronte in Parlamento vari progetti di legge. A quello del Governo, infatti, che nel merito compie scelte errate e pericolose, si aggiungerà un progetto nostro.
Ce ne saranno anche altri presentati dai democristiani e dalle destre. li parlamento dovrà garantire la possibilità di votare a primavera: per questo il confronto dovrà essere rapido, anche se ampio e preciso. Il succo della questione sta nella prospettiva generale della legge: il governo tenta di irreggimentare dall'alto ogni aspetto del decentramento, con un eccesso di zelo burocratico e lasciando intravedere l'obiettivo di cambiare le cose solo in apparenza per lasciare in realtà tutto come prima. Noi, al contrario abbiamo fiducia nel sistema delle autonomie e vogliamo che siano i comuni stessi a regolamentare i poteri, le funzioni, i meccanismi elettorali degli organi
OSPEDALE S. CARLO BORROMEO
La legge nazionale di riforma del sistema sanitario si trova attualmente sul tavolo di una commissione ristretta del Parlamento; si tratta, dopo decenni di aspettative deluse, di un primo passo concreto per una sollecita discussione del progetto alle Camere. Solo la costante mobilitazione popolare e sindacale può tuttavia aver ragione degli ostacoli — su punti qualificanti — che vengono frapposti alla stesura dei vari articoli da parte delle forze politiche meno sensibili alle esigenze di rinnovamento che crescono nel Paese.
In attesa di quella riforma, i cui tempi di attuazione non potranno comunque essere brevissimi, è possibile già fin d'ora individuare nuovi modi di utilizzazione delle strutture esistenti sul territorio, per iniziare da un lato un lavoro sperimentale che anticipi alcune direttive politicamente significative della futura riforma, e dall'altro per rispondere ai bisogni — ormai drammatici — di assistenza e cura della popolazione.
Le esigenze delle masse di lavoratori e cittadini, che pagano in prima persona le gravissime deficenze del nostro sistema sanitario attuale (si pensi solo al progressivo deterioramento delle condizioni igieniche, che ha portato con sè le epidemie di colera, epatite e tifo recentemente, o alla scandalosa situazione della medecina mutualistica), vengono raccolte anche dai lavoratori degli ospedali, dove si è andato sviluppando un largo dibattito sulle proposte più avanzate di soluzione di questi annosi problemi.
Nella nostra zona (18), l'Ospedale S. Carlo Borromeo (che fa parte del complesso dell'Ospedale Maggiore di Milano) per la sua dimensione e per le sue caratteristiche è il centro verso cui convergono le richieste di prestazioni assistenziali e sanitarie del-
del decentramento. Per questo il nostro progetto fissa soltanto i principi generali.
I termini del dibattito sono molto chiari e per parte nostra accettiamo il confronto più ampio e più rigproso per arrivare a nuove e più ampie intese democratiche.
Anzi, chiediamo con forza questo confronto: lo chiediamo nei Consigli dí Zona, nei Consigli Comunali, nelle associazioni, dagli Enti Locali, nel Parlamento. Lo chiediamo, e questa è la cosa più importante, sulla base dei fatti, delle «cose» da fare subito, nel vivo delle lotte contro la crisi economica e per risolvere i problemi del collegamento tra fabbrica e città, della scuola, della medicina preventiva, dell'elevazione culturale di massa.
L'esperienza dei nuovi Consigli di Zona e il dibattito sui progetti di legge non saranno momenti separati. Tale separazione sarebbe una condizione di sterilità politica e culturale.
I due momenti saranno invece strettamente collegati: il dibattito sul progetto di legge si salderà alla vita concreta dei nuovi organismi; alle lotte dei lavoratori, alla partecipazione della cittadinanza. Altre soluzioni sono solo dei palliativi.
Se si vuole discutere della partecipazione e del decentramento non si può dalla discussione escludere gli stessi protagonisti, i cittadini.
Partito Comunista Italiano 1976

UNA STRUTTURA SANITARIA MODERNA CHE PUO' E DEVE ESSERE APERTA ALLA POPOLAZIONE DEL SUO TERRITORIO
la popolazione, tenuto anche conto della disastrosa carenza di altri presìdi pubblici sul territorio (mancanza di poliambulatori specialistici e laboratori di analisi, di centri per l'assistenza ai bambini e di consultori ostetrico-ginecologici ecc.).
Questa situazione ha fatto sì che tra i lavoratori di questo ospedale si diffondesse la coscienza della necessità, indilazionabile, di una migliore utilizzazione delle sue ricche strutture da parte dei cittadini della zona; questa coscienza è andata concretizzandosi — nel corso dei numerosi dibattiti, non solo interni — nella proposta di apertura al territorio dell'ospedale e di alcuni suoi servizi.
Questo non vuol dire che l'ospedale debba gonfiarsi smisuratamente per supplire a tutte le carenze di servizi esterni; anzi, una corretta e capillare articolazione dei compiti sul territorio è la premessa per un sistema sanitario efficiente, veramente al servizio della popolazione. Tuttavia è evidente che l'attuale tipo di conduzione degli ospedali, sottratti al controllo degli Enti locali e delle Zone, gestiti privatisticamente da Consigli di amministrazione di composizione eterogenea, territorio di conquista del potere assoluto dei medici e in particolare dei primari, ha portato soltanto a una cattiva assistenza, a uno spreco di risorse e denaro, e a una scuola di malcostume clientelare.
La popolazione, che finora ha fatto doppiamente le spese di questo dissesto — prima pagando questo tipo di medicina mediante il denaro pubblico, poi direttamente al momento del bisogno di assistenza e cure — ha dunque pieno diritto di intervenire, tramite i suoi organismi rappresentativi locali, nel merito di questi problemi: questo vuole anche dire
«aprire l'ospedale al territorio».
I lavoratori comunisti dell'Ospedale S. Carlo, partecipi del dibattito unitario che da tempo è in atto, hanno elaborato alcuni modelli di iniziativa per l'avvìo tempestivo di una tale «apertura», individuando soprattutto (ma non solo) in una radicale riorganizzazione degli ambulatori pubblici (aumento del personale qualificato, delle ore di prestazione ecc.) il momento significativo per un'azione concreta immediata, che non si fermi alle discussioni teoriche. La loro, tuttavia, è una proposta, un programma che necessita per essere messo in cantiere della convergenza e del confronto delle altre forze politiche interne ed esterne, e principalmente della popolazione. Per questo motivo essi stanno organizzando fin d'ora un incontro pubblico da tenersi nelle prossime settimane nell'Ospedale — cui saranno invitati il Sindacato, delegazioni di cittadini, forze politiche rappresentative e democratiche — in cui da una parte si definiscano i termini concreti di un'iniziativa che possa partire subito, dall'altra si raggiunga l'obiettivo di informare compiutamente la popolazione della Zona e di farla partecipare alla discussione di questi problemi vitali che la riguardano, vincendo b logica di coloro che ancora credono che l'ospedale possa rappresentare una cittadella fortificata del loro esclusivo potere.
I lavoratori comunisti dell'Ospedale S. Carlo informeranno perciò tempestivamente la popolaziore sui tempi di questa iniziativa, che fin d'ora si annuncia ben accolta per quanto risponde a reali ed essenziali esigenze del territorio, messe in luce dalla coscienza politica e sociale delle masse popolari.
I Lavoratori Comunisti dell'Ospedale S. Carlo Borromeo
Commissione
CONSIGLIO COMUNALE
Commissioni Comunali
Eventuali altre commissioni educazione sport decise dal Consiglio di Zona
Commissione cultura
Commissione
CONSIGLIO DI ZONA 20 consiglieri Presidente
Commissione bilancio
Commissione territoriale distrib. annona
Commissione Commissione lav., assist., san. ecologia

Il Consiglio di Zona esprime il suo parere su:
Piano urbanistico della zona
Piano per la costruzione di case popolari (legge 167)
Piano delle strutture commerciali
La localizzazione, la progettazione, la costruzione degli asili-nido, delle scuole, dei campi gioco, del verde e delle strutture sociali della zona
L'istituzione, il trasferimento dei mercarti rionali
L'uso dei terreni e degli stabili di proprietà comunale
Il rilascio delle licenze edilizie
Il c.d.z. esercita il controllo su:
Mercati rionali e ambulanti
Manutenzione e pulizia delle strade Manutenzione del verde Igiene e manutenzione degli edifici comunali e delle abitazioni di proprietà pubblica Attività socio-assistenziali
Per svolgere questi compiti il c.d.z. dispone di personale tecnico e amministrativo di mezzi per l'informazione dei cittadini
Il Consiglio di Zona
gestisce direttamente:
Attività di promozione culturale soulcue uegii aouiti Iniziative culturali I centri sociali I campi gioco le strutture ricreative e sportive
II c.d.z. è presente negli organi d gestione di:
Asili-nido e servizi per l'infanzia Biblioteche rionali Scuole materne comunali Attività parascolastiche Scuole serali comunali Distretto scolastico (diritto allo studio, edilizia, ecc.)
Il c.d.z. in collaborazione con il Comitato Sanitario di zona organizza i servizi di:
Medicina preventiva e di tutela della maternità e prima infanzia (pianificazione delle nascite, maternità, ecc.)
Medicina scolastica
Medicina preventiva dell'ambiente di lavoro prevenzione dalle malattie sociali (tubercolosi e malattie respiratorie, tumori, ecc.) prevenzione dei disturbi del comportamento e delle malformazioni fisiche educazione sanitaria
Il c.d.z. in collaborazione con il Consiglio Unitario di Zona sindacale esamina i problemi del lavoro e del mondo produttivo in rapporto con tutte le forze sociali interessate
I c.d.z. con il consiglio comunale preparano:
Il bilancio
Il Piano Regolatore Generale e il piano di 167
Il piano dei trasporti
I programmi generali di investimento e di intervento
IL TESSERAMENTO
La campagna per il tesseramento, che vede impegnate tutte le organizzazioni del Partito e della F.G.C.I., ha quest'anno un'importanza e addirittura un carattere nuovo, che deriva dalla grande vittoria del 15 giugno e dalle accresciute responsabilità che tale vittoria pone al P.C.I.
Basti pensare allo sforzo, all'impegno massiccio che vede migliaia di nostri dirigenti fra i più capaci, a tutti i livelli, impegnati- nella direzione della cosa pubblica. Alcuni giornali hanno scritto che il P.C.I. è oggi partecipe dell'amministrazione del 60% della popolazione dei Comuni, delle Provincie e delle Regioni Italiane. Forse tale cifra non è esatta, ma certo essa non si discosta molto dal vero.
Ciò significa che vi è la necessità da un lato di accelerare il normale ricambio dei quadri nel Partito; e dall'altro di allargare l'influenza del P.C.I., i suoi contatti. per toccare strati sempre più vasti, nuovi e diversi della popolazione.
Ecco perchè il proselitismo è oggi più che mai un problema politico 'essenziale: dobbiamo essere presenti ovunque, con forza e capacità di convinzione, per spiegare, discutere, trascinare con noi le masse popolari; e ciò è possibile solo accogliendo nelle nostre file migliaia di nuovi compagni, per i quali è ormai maturo il passo da simpatizzanti-sostenitorielettori a membri del Partito.
Si è parlato in questi mesi — si è fatta anche dell'ironia da parte di chi non ha digerito il 15 giugno -- di «corsa al P.C.I.» da parte di opportunisti usi a «correre in soccorso del vincitore».
Ciò è falso, non è questo che noi vogliamo. Ciò che vogliamo è rafforzare il Partito nel nostro modo sperimentato e giusto: invitando cioè i migliori combattenti della classe operaia, i protagonisti delle lotte nelle fabbriche, nelle scuole, nei quartieri che ancora non siano iscritti al Partito, e farlo; arricchendoci così, e arriccnendo loro stessi.
A metà novembre di quest'anno gli iscritti al P.C.I. erano a Milano 24.812 di cui circa 6.800 donne. L'obiettivo che ci poniamo per il 1976 è di 26.000 iscritti. Ma certamente i comunisti milanesi, muovendosi con lo slancio e con la capacità politica e organizzativa di cui hanno sempre dato. prova, riusciranno a superare tale obiettivo rafforzando ancor più il Partito ed estendendone l'influenza.
Infine c'è un ultimo aspetto che va sottolineato: quello finanziario. In tutti questi anni la media-tessera è aumentata passando da 2.824 lire nel 1971 a 6.200 lire quest'anno. Eppure i compagni e le compagne sono riuscite a superare nel 1975 quell'obbiettivo già tanto elevato, raggiungendo 6.300 lire. Per il 1976 il Partito chiede loro un ulteriore sforzo: l'obiettivo della media-tessera sale, a livello cittadino (ovviamente poi esso varia da Sezione a Sezione) a 7.300 lire.
E' un aumento notevole, gravoso, il cui motivo è peraltro fin troppo evidente: al crescente impegno delle organizzazioni del Partito si aggiunge l'aumento dei costi. Ecco perchè diventa necessario chiedere ai compagni, a tutti i compagni, questo sforzo ulteriore.
E' perfino banale, ormai, dire che il P.C.I. non ha altri finanziatori che non siano i lavoratori: ma è la verità. I lavoratori di Milano lo sanno: e perciò ancora una volta, compiranno uno sforzo generoso per dare al loro Partito i mezzi finanziari che consentiranno di portare sempre più avanti la battaglia per la democrazia e il socialismo.
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LOTTA per i contratti
La situazione economica del mondo capitalistico continua ad essere caratterizzata da fenomeni negativi.11f 'commercio internazionale continua a declinare. La grande maggioranza dei Paesi così detti in via di sviluppo sono costretti a ridurre drasticamente i loro già modesti acquisti di prodotti industriali. Alcuni importanti Paesi europei (Germania Federale, Francia ecc.) tardano a decidere l'avvio di una efficace politica di rilancio dell'espansione.
Si dimostra ancora una volta di più lo stato di precarietà, di caos, esistente nell'economia del mondo capitalistico; ma soprattutto insorgono nuove difficoltà, in particolare nel nostro Paese.
A 'Milano la situazione è particolarmente pesante, molte sono le fabbriche occupate o presidiate piccole e medie per un totale di venticinque aziende che lottano per salvare i loro posti di lavoro, per avere una prospettiva sicura, per conquistarsi quella tranquillità che oggi hanno perduto.
La gravità della situazione delle fabbriche milanesi tocca da vicino la nostra Zona.
Difesa del posto di lavoro, ristrutturazioni aziendali, minacce di licenziamenti sono i grossi problemi che i lavoratori devono affrontare.
Fra le difficili realtà emerge, drammatica, quella dell'E.C.F.A. che è l'esempio più macroscopico di imperizia nella conduzione aziendale portata fino agli estremi, con i prevedibili e negativi risultati tutti addossati sulle spalle dei lavoratori.
Va precisato, innanzi tutto, che l'A.C.F.A. (stabilimento di Settimo Milanese e Milano) unitamente all'A.C.F.A. di Padova e alla SIMA di Arezzo fanno tutte capo alla famiglia Steinberg e rappresentano un gruppo monopolistico nel settore, rispondendo alla domanda di una grossissima fetta di mercato per un fatturato circa 7 miliardi.
Tale cPttnrP ner calzature. leve Per scarponi da sci ed altri articoli di minuteria metallica) nonstante la crisi, è in continua espansione e i dati parlano di un incremento del 12% circa.
A ciò si aggiunga che l'azienda ha un ciclo completo di lavorazione con particolari caratteristiche che le permettono notevoli possibilità di diversificazione produttiva.
Le premesse quindi, perchè l'azienda continuasse positivamente la sua attività c'erano e ci sono attualmente; ma tutto questo è stato manovrato in modo subdolo dal Padrone. La sua gestione, come testimoniano i lavoratori, è stata caratterizzata da atti che andavano dall'illegale al provocatorio sino a giungere all'ultima « trovata » di richiesta di fallimento.
Ma perchè tutto questo?
Bassani Francesco operaio dell'A.C.F.A. e membro del Consiglio di Fabbrica ci ha detto:
« Come Consiglio di Fabbrica abbiamo cercato di individuare le cause e i motivi che hanno spinto il Sig. Steinberg a un simile comportamento e possiamo con certezza affermare che il suo unico scopo è quello di voler trasferire le attività produttive a Padova e ad Arezzo.
A Milano l'Organizzazione Sindacale e Politica dei lavoratori dell'A.C.F.A. aveva raggiunto alti vertici di forza contrattuale.
Tutto questo evidentemente non entrava nella retrograda e antisociale mentalità del padrone; a ciò si aggiunga che a Padova e ad Arezzo non esistono strutture sindacali organizzate e la mano d'opera oltre ad avere un costo in feriore viene usata incondizionatamente in funzione delle scelte padronali.
E l'ultimo atto di questa sua manovra è stato la richiesta di fallimento che è spiegabile solo come un tentativo di ricomprarsi lo stabilimento o quanto meno tutti quei macchinari per la costruzione specifica delle merci del nostro settore che ad eventuali compratori non interesserebbero ma che a lui sono indispensabili per incrementare gli altri stabilimenti del gruppo soddisfando le domande del mercato anche senza l'A.C.F.A. di Milano.
Ma per chiarire meglio chi è •questo personaggio posso aggiungere — continua Bassani — che il debito denunciato dal titolare è stato creato artificiosamente e volutamente; che il sig. Steinberg era solito esportare parecchi capitali all'estero sottraendo anche in questo modo grossi capitali alla Società; che l'A.C.F.A. (Macchinari, mano d'opera, mercato) è sana, perciò può e deve riprendere il lavoro se non si vuole, per un cinico interesse personale, sprecare una simile ricchezza e lasciare disoccupati 400 lavoratori ».
La situazione quindi è grave e la sua gravità è ancor più sottolineata da lunghe e diversificate lotte dei lavoratori dell'A.C.F.A.

Con scioperi prima, con manifestazioni e occupazioni dopo, si è tentato di risolvere il grosso problema ma la non-volontà padrona le di iniziare un minimo di dialogo serio e costruttivo è stato un ostacolo insormontabile.
Il gravissimo attacco all'occupazione che la fam. Steinberg sta portando avanti contro i lavoratori dell'A.C.F.A. attraverso la manovra fallimentare per la sua rilevanza politica e per la quantità di lavoratori e Comuni interessati, non ha precedenti negli anni in Provincia di Milano e colpisce gli interessi politici ed economici generali del nostro Comune e della nostra Regione.
I lavoratori dell'A.C.F.A. hanno quindi deciso, come scelta politica coerente, di riprendere la produzione; parallelamente hanno cercato di investire del problema, per interventi non solo di solidarietà, il Sindaco e la Giunta di Settimo M., il Comune e la 'Provincia di Milano e la Regione Lombardia.
Con questa fase della Lotta, che vede ne lla ripresa della produzione il suo momento più importante, intendono condizionare obiettivamente gli sviluppi generali di questa vicenda e battere il disegno di un padrone reazionario, il quale, in una situazione di crisi politica-economica generale che investe e colpisce un numero sempre più alto di lavoratori, utilizza la crisi per i suoi interessi personali colpendo gli interessi generali dei lavoratori e della società.