AVANGUARDIA PROLETARI
1949 - l'Allo dal Comitato di Fabbrica del Partito Comunista Italiano Officine " E. Bianchi „ Milano - Bollettino N. 5
I lavoratori della « Bianchi » hanno reagito con manifestazioni e scioperi al tentativo del governo di legarci al patto atlantico. Diciamo « tentativo » perchè, per noi, la firma di Sforza non ci impegna. e, come lavoratori coscienti, come popolo italiano respingiamo ogni atto contrario ai nostri interessi e per il quale non siamo stati consultati. Per quanto queste proteste possono essere sembrate inutili dato che la maggioranza governativa avrebbe agito egualmente e in dispregio alla volontà popolare; ma invece esse sono state saranno via via che si estenderanno serviranno ad organizzare in solo blocco le coscienze libere dei cittadini amanti della pace — non sono utili ma necessarie e determinanti.
Si è visto ancora che cosa vale la volontà di un popolo di fronte alla politica canagliesca di pochi elementi venduti allo straniero! Questa volta non avranno la nostra pelle!
Hanno usato tutte le armi più sottili per condurci di fronte al fatto compiuto, ma tutto ciò non basta perchè possano cantar vittoria. Se molti si erano illusi sulla politica del governo — benchè i comunisti non avessero mai cessato la loro opera di
Il 20 aprile si aprirà a Parigi il Congresso mondiale dei Partigiani della Pace. Esso ha lo scopo di unire tutte le forze che sono decise a salvaguardare la pace sbarrando la strada agli imperialisti aggressori e fautori di guerra.
Le delegazioni che rappresenteranno tutte le associazioni democratiche e le organizzazioni di massa esprimeranno la ferma volontà dei più ampi strati popolari che vogliono impedire nuove stragi ed intendono salvare la gioventù dal massacro dalla vergogna di diventare mercenari dello straniero.
Nel frattempo sorgono ovunque « Comitati per la difesa della Pace » ai quali invitiamo ad aderire tutti i lavoratori onesti e coscienti. Tutto questo fervore di opere, di attività, di iniziative deve essere popolarizzato ed incrementato. Gli sforzi di tutti per salvare la pace faranno indietreggiare le forze della guerra e faranno desistere i guerrafondai dai loro propositi criminali.
Tutti uniti per la pace! Solo così la terza guerra mondiale non ci sarà!
denuncia e di smascheramento — essi hanno avuto ora un brusco risveglio. Si è cominciato col piano Marshall, piano strettamente economico — dicevano i clericali rossi e neri del goverrio, — ma poi fu chiaro che era un piano politico, e l'esclusione dei socialcomunisti dal governo ne fu una prova. Si passò poi dalla « politica di neutralità » alla « adesione di massima », e dagli « impegni difensivi » alla firma del pattp di guerra.
Ma non basta il risveglio, è necessaria l'azione. Niente quindi sofisticazioni sulla utilità o meno della nostra battaglia; noi abbiamo tutte zi possibilità di mandare a carte quarantotto la politica criminale del governo, noi abbiamo lo stretto dovere e
E' innegabile che la Confindustria. sta sviluppando la sua offensiva per smantellare le industrie — come mezzo, — per poi sconfiggere la classe lavoratrice — come fine. — Ne è l'esempio la SAFAR, Caproni (che resistono in durissime condizioni) e altre fabbriche che in questi giorni si sono aggiunte (Isotta Fraschini, Breda, Motomeccanica, Alfa Romeo, ecc.). Questo non solo a Milano, ma in ogni luogo ove esistono attività industriali come a Modena, Parma, Padova, Napoli, Genova, ecc. ecc.
E' evidente che tutta la classe operaia italiana viene attaccata simultaneamente per piegarla e distruggerla come tale, ed è chiaro l'attacco al partito Comunista che è l'avanguardia organizzata e cosciente della classe operaia stessa. Gli obiettivi' da raggiungere dalla Confindustria sono due. Primo: eliminare gli organismi (C. I.. C .d. G. e i partiti avanzati) che difendono i diritti e il pane dei lavoratori. Secondo: spadroneggiare ed avere mano libera di sfruttare a piacimento come nel tempo del regime fascista.
Queste intenzioni di riportarci ad una
Non c'è bomba atomica che possa vincere la forza del popoli quando essi si uniscono per la pace
l'assoluto bisogno di vincere questa lotta per la salvezza del nostro Paese.
Se non assolveremo questo imperativo categorico saremo noi stessi a farne le spese: come lavoratori, perchè è con la pelle dei lavoratori che si fanno le guerre, come classe perchè la nostra unità e le nostre organizzazioni saranno distrutte, come cittadini perchè diventeremo un numero e saremo strappati dalle nostre famiglie. Nessuno può sottrarsi a questa grave responsabilità.
Guai a noi se — di fronte ai nostri figli dovessimo un giorno vergognarci per non avere fatto tutto quanto era possibile per salvare la loro vita e il loro avvenire!
•••••41~4~~~4~~~
dittatura borghese preludono naturalmente alla guerra, come insegna il passato, lo stesso studio delle leggi sullo sviluppo del capitalismo e l'esperienza attuale del patto atlantico. Il quale, è bene tenerlo presente, non è che una forma della lotta di classe.
LA NOSTRA AZIONE
Di fronte a questa situazione i comunisti devono essere alla 'testa dellg messe nella lotta per la difesa,. del loro lavoro e della pace.
Quindi, in primo luogo, sforzarsi ad elevare il proprio livello ideologico per non cadere vittime della propaganda borghese, per avere una esatta visione della realtà e una convinzione radicata e cosciente sugli scopi della loro azione. Lettura quotidiana dell'« Unità » e partecipazione alla vita del Partito. In secondo luogo ogni cellula di reparto deve avere un comitato efficiente che raccolga le simpatie di tutti gli operai, tale Che possa realizzare rapidamente le direttive che il Partito, mediante le sue istanze (Sezione e Comitato di fabbrica) le impartisce.
I compagni devono avere fiducia nella classe operaia, la quale è sana e non tradisce chi fa il suo interesse; i comunisti devono sentirsi la responsabilità del compito ,di guida che spetta loro che è pure un onore ed un impegno.
Dalla nostra parte stà la ragione e il diritto, cioè la forza morale della nostra lotta. Abbiamo però anche i mezzi mate-
Aprileriali per far trionfare questa ragione e questo diritto e sono l'organizzazione e la propaganda fra tutta la massa degli sfruttati.
Le cellule sono tenute a studiare questa traccia di orientamento ed i comitati delle stesse dovranno riferire circa i loro risultati e le loro esperienze.
L'ASSEMBLEA DEL 12 MARZO
A parziale modifica di quanto era stato stabilito nell'ordine del giorno di questa riunione si è pensato di sviluppare il dibattito sui problemi che, nel frattempo, si erano imposti alla nostra attenzione.
Dato i lcarattere del nostro Partito, per il quale l'organizzazione interna viene effettuata in base agli elementi che emergono dalla lotta per la difesa degli interessi dei lavoratori, si è ritenuto di dare la precedenza a questi problemi, senza naturalmente rinunciare, compatibilmente con tale esigenza, di studiare il modo per perfezionare e rafforzare l'organizzazione stessa.
E' stata costituita nella fabbrica l'associazione Italia-URSS. Gli aderenti sono finora una ottantina.
Detta associazione si prefigge di far conoscere l'attività culturale e tecnica dell'URSS, ed ha lo scopo di estendersi fra le masse lavoratrici, specialmente fra i tecnici e gli impiegati ai quali potrà maggiormente interessare di conoscere lo sviluppo culturale, tecnico, organizzativo e sociale di quel grande Paese, specialmente in riferimento alle aziende agricole e industriali ed a tutte le manifestazioni culturali.
L'Associazione fa capo alla rivista « Italia-URSS », e si propone di indire conferenze, proiezioni cinematografiche, concerti e manifestazioni varie che hanno luogo nella sede di Via Filodrammatici, 5.
L'interessamento che ha suscitato questa instituzione nelle altre fabbriche, l'importanza e la varietà delle sue manifestazioni, crediamo che possa servire di incitamento a tutti coloro che vogliono farsi delle idee chiare sulla vita e lo sviluppo della Unione Sovietica.
I popoli sono, contrari alla guerra: questo è la debolezza fondamentale dello schieramento imperialista e su di essa noi dobbiamo concentrare i nostri sforzi e la nostra attenzione.
E' colpa degli operai se manca la corrente elettrica? In altra parte del giornale parliamo del problema e stabiliamo alcune responsabilità. E' quindi ingiusto che gli operai abbiano a soffrire di questa deficienza. La C. I. ha chiesto alla Direzione una integrazione salariale fino alle 40 ore come già fatto altri anni. Ma la Direzione ha rifiutato proponendo invece un prestito di L. 3000 rimborsabili in 6 quindicine.
Voi, signori, che siete i paladini della collaborazione vi lasciate sfuggire questa buona occasione per dimostrarla con i fatti e non con le parole!
E' provato che in tre ore di lavoro l'operaio guadagna quanto il capitalista gli passa per tutta la giornata lavorativa. In queste circostanze di emergenza il capitalista dovrebbe sentire il dovere di integrare, con questi profitti, il salario dei lavoratori in modo che esso non abbia a scendere troppo al disotto del minimo vitale.
Se poi volessimo esaminare a fondo la questione del consumo della corrente da noi, si vedrebbe come la ditta abbia sprecato il quantitativo assegnatole con protrazioni di orari, ecc.
Con tre giorni di sospensione si risparmia il 50 %, ma se si considera la produzione del generatore e dei motori a scoppio si vede chiaramente che questi tre giorni sono troppi. Morale: non si impiegano con oculatezza le disponibilità di energia elettrica e non si tiene conto dei bisogni dei lavoratori.
Si decide la Direzione a rivedere la media dei cottimi? Che metodo è questo di imporre ai commissari di non tornare più su detto problema? Dietro la C. I. sta tutta la maestranza ,e questo problema rispecchia la volontà e il bisogno di tutti i lavoratori.' Sarebbe troppo comodo, signori della Direzione, cavarsela con dichiarazione del genere!
E ancora: che cosa pensa la Direzione della massa lavoratrice? Crede che essa sia disposta a continuare a produrre in queste condizioni salariali? La Direzione ha l'aria di tollerare la C. I. come un male inevitabile e tiene un atteggiamento dilatorio. Ma la massa operaia intende che la sua rappresentanza sia ascoltata e che i problemi prospettati siano discussi e risolti con premura. La C. I. non ha mai chiesto il Duomo..., ma si è sempre tenuta sul piano delle rivendicazioni concrete e ragionevoli.
Ii tentativo di esautoramento della C.I. è una precisa direttiva della Confindustria, la quale pensa che, una volta raggiunto questo, avrebbe via libera per realizzare l'obiettivo di togliere ai lavoratori tutti quei diritti che si sono guadagnati con la lotta, il sacrificio e, appunto, con le loro organizzazioni. Cioè: le 200 ore, le
ferie (da ridurre a una settimana), le feste infrasettimanali, la mensa, ecc.
E' giusto che i lavoratori sappiano queste cose. L'offensiva contro la C. I. è una minaccia contro il loro pane. Non basta che la Direzione esponga comunicati dal tono democratico e paternalistico per addormentare i lavoratori. quando poi deve trattare con i rappresentanti di questi usa tutte le armi per impedire o ritardare la realizzazione di qualunque problema.
Ecco il motivo per cui il problema dei cottimi — ad esempio — viene considerato dalla Ditta nel modo anzidetto. E' un problema che si pone da solo; non volerlo risolvere è un atto di ingiustizia e un tentativo di affamamento.
— Le forze reazionarie mondiali, capeggiate dall'imperialismo americano, sono all'offensiva. — Questo è qUanto si dice da per tutto; per questo qualcuno si scoraggia e, stordito dalla grancassa della propaganda borghese, scivola nell'errore di una sbagliata valutazione delle forze, si lascia prendere dal pessimismo e dalla paura. •
La verità è che l'imperialismo mondiale sta conducendo una lotta difensiva per tentare di ferì tare l'ascesa delle forze popolari di tutto il mondo, per fermare il cammino della Storia; per ritardare la sua definitiva sconfitta.
Guardate la Cina: centinaia di milioni di uomini che non possono più essere sfruttati nè « manovrati » dagli imperialisti anglo-americani, infinite ricchezze sottratte alla cupidigia dei capitalisti. Altrettanto sta avvenendo nell'Indocina, Malesia, Birmania, ecc.
Meno appariscente ma forse più grave è la minaccia di crisi economica che incombe sugli Stati Uniti; i banchieri sono allarmati e premono sul governo. Bisogna « investire » capitali nei più lontani paesi del mondo. Bisogna « proteggere » questi capitali con armi americane (maneggiate dai fessi non americani, s'intende). Ecco allora la ruota degli affari che si muove. Capitali, armi, dominio del mondo. Bisogna sopratutto sconfigge re la marea delle forze democratiche di Europa e il movimento di liberazione dei paesi coloniali. Bisogna difendersi con patti che, mascherati da una fraseologia ipocrita, possano soffocare la volontà di pace e di indipendenza dei popoli.
Per parare la minaccia di crisi interna, per parare l'impulso di libertà e di emancipazione dei popoli, l'imperialismo ricorre a minacce di guerra, a trucchi pacifisti, a promesse di vario genere. Si difende
come può. Ma i popoli stanno scuotendo il giogo e faranno crollare la tarlata costruzione capitalista con la forza del loro diritto, della loro organizzazione, del loro numero. Non si dilanieranno più fra loro, non logoreranno le loro forze a vantaggio dei loro nemici, ma daranno — uniti — la dimostrazione che il vecchio gioco non attacca più e che per il vecchio mondo
reazionario è giunto il momento di scomparire per sempre. •
All'avanguardia di questo grande movimento di liberazione dell'umanità stà il Partito Comunista. che farà di tutto per scongiurare la guerra e mantenere l'unità di tutti i proletari, condizione indispensabile per la loro emancipazione, per la loro vittoria
La crisi dell'energia elettrica che ha costretto la maggior parte della maestranza a nuovi sacrifici è un'altra prova della incapacità e dell'inettitudine della classe dirigente. Di questo tratteremo meglio più avanti; guardiamo intanto da noi.
Era prevista dalla Direzione questa situazione? Si, certo; tanto è vero che essa ha in dotazione un generatore di circa 300 Kwh, rivelatosi però insufficiente a coprire il fabbisogno della fabbrica. Perchè non pensa — a somiglianza di altre aziende, per es. l'OLAP — a provvedersi di impianti sufficienti? Sono forse i nostri dirigenti così ingenui da credere che i magnati dell'industria elettrica italiana risolvano il problema al più presto o che vi debba provvedere il governo?
Gli industriali elettrici preferiscono cedere l'energia a borsa nera od oltre frontiera. Che importa loro degli interessi nazionali? Il governo poi è troppo occupato a sprecare miliardi per la polizia e l'esercito, e non pensa a costruire centrali elettriche che possano garantire la continuità della produzione delle fabbriche e il salario agli operai. Sono tutti una cricca di canaglie pronti a gettare alte grida per il danno che arreca alla Nazione uno sciopero, e intanto buttano via milioni di ore lavorative.
Gli industriali elettrici, per quanto li riguarda, se non hanno corrente hanno però delle belle idee. Vorrebbero un più forte aumento delle tariffe per procurarsi i fondi necessari alla costruzione di nuovi impianti. Poniamo qualche domanda: E dei miliardi che guadagnano attualmente, che cosa ne fanno se non gli impiegano per fare nuove centrali? Devono essere proprio gli utenti a costruire i nuovi impianti per regalarli poi ai magnati della elettricità? Potete dimostrare, signori, che questo non è un ricatto e un furto?
I dirigenti saragattiani, anche in questo caso, non potevano mancare. Infatti Ivan Matteo Lombardo ha sentito il bisogno di
rendersi complice di questi vergognosi abusi, ed ha proposto una legge che liberi da ogni vincolo i monopolisti produttori di energia elettrica. Via libera, dunque, ai profittatori senza scrupoli! A noi non resterà che rimanere al buio, di pagare salatissime le bollette della luce e lavorare tre giorni alla settimana.
Avremo la soddisfazione di vedere lo sperpero di luce che fanno i cinematografi, le mostre, le insegne, ecc.
Ah, questo governo!
• •-•-•••-••••-•-•• •
I piselli aziendali sentono la primavera. Per questo (avete letto il loro « Notiziario »?) partono decisi in polemica facendo sfoggio di-enunciazioni di principio tanto astratte quanto da loro abbondantemente vilipese nella pratica. Si tratta ;per il resto, dei soliti luoghi comuni propagandistici attinti nella pattumiera clericale e borghese. Vale la pena di confutarli? Quando questa gente si riempie la bocca della parola « Socialismo » e afferma che « il socialismo non è leninismo »?
Lenin o d'Aragona
Sta a vedere che Lenin non era socialista; per loro è assai più socialista Lodovico D'Aragona che nel 1924 disse: « Mussolini fa una politica di grande filosofo che conosce le masse, l'animo multiforme delle masse. Mussolini conosce abbastanza le masse perchè attui una politica proletaria ». Perchè non ne dicono niente loro che « possono criticare i loro compagni, siano essi ministri, deputati o semplici gregari, e, all'occorrenza, liberamente giudicarli? »
Quanti misteri nascondono sotto la buccia questi piselli!
Lasciamo stare la profonda conoscenza marinara di Saragat esaltata dai piselli aziendali, e pensiamo piuttosto alle cose serie, cioè al voto da lui dato per l'approvazione del patto di guerra. Quello stesso Saragat che a Milano il 16 aprile 1948 dichiarava: « Se i reazionari italiani richiedessero un'alleanza militare con l'America, questa politica non farebbe che rendere legittime le preoccupazioni sovietiche, ed è chiaro che il popolo italiano si renderebbe corresponsabile di una accresciuta tensione europea. Noi escludiamo questa politica che rende il popolo italiano corresponsabile di una situazione di guerra ». Il falsario e « correspansabile » Saragat è servito.
Ma nel « notiziario » i piselli sentono il bisogno di spezzare una lancia anche a favore del loro Greppi. Tempo sprecato. Greppi fa parte oramai della scuderia clericale. Che si può dire di questo chierichetto di Schuster che non ha avuto il coraggio di protestare contro la proibizione di celebrare l'anniversario delle 5 giornate? Saragat al governo come Greppi a Milano sono troppo affezionati al loro seggiolino e troppo conseguenti alla loro opera di tradimento per potere attendersi da lor6 un gesto di riprovazione dell'iniqua politica clericale.
I Paladini dell'Unità
Andiamo avanti. 1.1 « notiziario » c'invita inoltre a un « esame di coscienza » nei riguardi dell'unità sindacale. « Unità »? Come se non sapessimo che il compito specifico essenziale della socialdemocrazia rimane la rottura dell'unità operaia. « Unità sindacale »? Come se non fossimo al corrente della politica socialdemocratica del doppio gioco in seno alla C.G.I.L. che si realizza attraverso una tattica di « non collaborazione »con la maggioranza sindacale, con uno stile che ricorda quello adoperato da Pastore e dai suoi compari prima di allontanarsi!
Mettere in castagna questi funamboli della politica non è cosa difficile. Ricordiamo che quel cane arrabbiato dell'anticomunismo che è Saragat a Roma nel 1947 ebbe a dichiarare: « Si illudono coloro che pensano che il nostro movimento possa, in un modo o nell'altro, orientarsi verso forme di lotta anticomunista. Mai noi potremo assumere un atteggiamento di ostilità nei confronti dei comunisti! »
Esi potrebbe continuare all'infinito a rimestare queste cose sporche sè il disgusto non lo impedisse, e se la considerazione del male che questi filibustieri fanno alla classe operaia non ci facesse fremere di sdegno e di disprezzo. Che ne pensano i lavoratori saragattiani?
La guerra é evitabile nella misura in cui noi sapremo renderla evitabile.
E' chiaro che i redattori del notiziario pisello sono in malafede, e,. da conseguenti agenti del capitalismo si limitano ad attaccare con insulti i comunisti (pur sapendo che i comunisti lottano esclusivamente per l'interesse della classe lavoratrice senza perseguire nessuna ambizione personale da parte loro e correndo anzi il rischio di andare ogni tanto in galera); ebbene facciamo loro presente che saremo
ben lieti di conoscere quali sono quei « fatti » concreti che hanno finora realizzato a favore dei nostri operai ed impiegati.
Quello che possiamo rilevare -- e siamo sicuri che lo rileveranno tutti i lavoratori — è che questi piselli svolgono una azione squisitamente filo-borghese, azione naturalmente incompatibile con le lotte del proletariato e con la risoluzione dei suoi problemi.
41.5~1~0~0~111104
La bomba atomica, non ostante i suoi 24 quintali, scese con leggerezza sulla piazza della città e si fermò. I cittadini le si affollarono intorno, si prosternarono ed alzarono pianti e grida di terrore.
Un momento, disse la bomba atomica, se strillate tutti quanti insieme come facci. a capirvi? —
I cittadini si acquetarono; si alzò un tizio e parlò:
Io, disse, non mi sono mai occupato di politica, non ho mai aderito alle manifestazioni di quelli che volevano la guerra, nè a quelle che volevano la pace. Quando tutti accorrevano ai comizi io mi rifugiavo nelle osterie a giocare a carte, quando i miei compagni di lavoro scioperavano e protestavano in piazza io rimanevo in fabbrica a lavorare. Ora io chiedo: che c'entro io con tutto ciò?
Le restrizioni della libertà che il governo commette ogni giorno sono una violazione della Costituzione repubblicana. I nostri dirigenti muoiono dalla voglia di vietarci le riunioni e la propaganda nella fabbrica. Il governo fa bastonare ed arrestare chi uso il diritto di riunione (comizi, cortei ecc.) e di propaganda (manifesti, altoparlanti, strillonaggio, ecc.). La Confindustria si fa coraggio. Parla de] Paese come di cosa propria. Ignora completamente l'art. 1° della Costituzione, non vuole controlli nelle aziende e svolge la politica economica che le fa comodo.
Poi chi viola la legge sono i lavoratori, sono i comunisti!
Non bisogna lascusi spaventare dagli abbaiamenti della reazione. Le lotte sindacali in corso per migliorare le condizioni dei lavoratori sono anche una grande opera di giustizia e di rispetto della legge. La battaglia contro il pericolo di guerra rappresentato dalla delittuosa politica è — oltrechè sacrosanta — perfettamente legale, e non serviranno le e-colari di Scelba ai prefetti per farci desistere dagli sforzi atti a scongiurare una prospettiva così infame.
Gli imperialisti fingono di meravigliarsi di scandalizzarsi per la nostra presa di posizione, e... invocano la legge. Potevano pensare che combattenti antifascisti come sono i comunisti si sarebbero offerti come carne da cannone in un conflitto provocato dai magnati americani del petrolio dell'acciaio? Signori, non avrete la nostra pelle per ingrossare i vostri dividendi per ribadire le catene della servitù ai popoli! Voi vorreste violare o gni legge umana gettando milioni di innocenti nel baratro di una guerra; noi vi fermeremo la mano. Questa legge si ritorcerà contro di voi.
La minaccia imperialista di una guerra deve preoccuparci in modo attivo, deve moltiplicare il nostro spirito di lotta per la pace. 11 pericolo maggiore per noi — e che dobbiamo assolutamente eliminare — è dato dalla mentalità fatalista, attendista, opportunista di molti che considerano inevitabile lo scoppio della guerra, e, tutt'al più si limitano a dire: « Ebbene, allora regoleremo i conti!» Questa mentalità porta all'inerzia ed all'indebolimento del fronte della pace. Il problema che dobbiamo risolvere oggi non è quello di sapere che cosa faremo in caso di guerra, ma è quello di unire tutti i nostri sforzi per impedire la guerra.
— Tu, rispose la bomba atomica, c'entri, come! Tu non hai fatto nulla per impedire la mia venuta, la tua indifferenza ha incoraggiato i fautori di guerra, il tuo sabotaggio ha indebolito le forze della pace. Il tuo dovere era di combattere energicamente e indurre altri a combattere con te per impedire la guerra.
Lavoratori, evitiamo di farci dare delle lezioni dalla bomba atomica (anche perchè sarebbe troppo tardi), evitiamo sopratutto che la criminale politica di guerra debba realizzarsi.
Uniamoci; formiamo ovunque « Comitati per la difesa della Pace ». La nostra voce, la nostra azione; la voce e l'azione di tutti gli onesti che sono la maggioranza riusciranno a sconfiggere le forze della guerra.
La storia della borghesia è tutta una storia di tentativi e di sforzi fatti allo scopo di far coincidere con deformazioni trucchi la lettera della' legge con i suoi interessi di classe.
Bisogna tenere presente questo quando vogliono — lor signori — darci lezione di rispetto alla legge.
Noi lavoratori, nói comunisti abbiamo il dovere di stare in guardia e di aprire gli occhi a quanti si lasciano ingannare da questa truffaldina interpretazione della legalità fatta dalla borghesia.
Sarà un servizio reso alla verità, alla giustizia ed alla intelligenza.
La sottoscrizione per la pubblicazione del nostro periodico ha fruttato, per il numero di marzo, L. 7094 a Milano e L. 1000 a Desio.
Segnaliamo il simpatizzante Cerea Giuseppe che ha versato L. 500.
Per i lavoratori di Desio
Siamo contenti di rilevare che il nostro giornale viene accolto con molto interessamento dai lavoratori dell'officina di Desio.
Li invitiamo a collaborare con scritti ed a nominare un loro corrispondente, in modo che — mensilmente — si possa pubblicare una rubrica relativa alla loro fabbrica.
Il clericaluccio « Vogliamoci bene » si occupa di noi ci chiama graziosamente « banditori di odio ». Già. Loro sono i «banditori di amore ». E' forse per questo che hanno votato il patto di guerra.
In riferimento alla segnalazione fatta nel n. 4 sotto il titolo « Un brindisi », teniamo a precisare che essa non rispondeva a verità. Abbiamo provveduto a diffidare il redattore che si era servito di voci inesatte senza assicurarsi sulla loro fondatezza.
Dopo otto mesi i nostri compagni Del Conte e Gremese sono sempre in attesa di giudizio. Il governo clericale non ha nessuna premura di chiudere l'istruttoria; questa è la tattica tendente a fiaccare il morale dei nostri compagni.
Ci risulta però che il loro spirito è sempre elevato, e c'incaricano di ringraziare d aqueste colonne tutti i lavoratori che danno prova di solidarietà at stando le loro famiglie.
I lavoratori della nostra azienda hanno risposto all'appello dei lavoratori della SAFAR (la triste situazione dei quali è troppo nota per poter essere ancora ricordata) rinunciando al secondo piatto del giorno 1° aprile a loro favore. La Direzione si è però rifiutata di prestarsi in questa occasione secondo le indicazioni dei rappresentanti dei lavoratori.
Evidentemente essa è insensibile a quel senso di solidarietà umana che dovrebbe essere naturale in ognuno di noi. Questo ha fatto una certa impressione fra i lavoratori della «Bianchi ». Possiamo dedurne che le condizioni dei lavoratori non interessano i padroni, e eh essi — anzi — sono solidali fra loro nell'intralciare ogni iniziativa tendente a mitigare quelle miserie da essi stessi provocate.
E' sufficiente che un lavoratore comperi una volta il settimanale « Vie Nuove » perchè si renda conto del valore di questa pubblicazione e non l'abbandoni più. Nelle sue 20 pagine riccamente illustrate con disegni e fotografie, « Vie Nuove » reca scritti dei più noti dirigenti politici e sindacali atti ad informarlo e orientarlo sulle lotte politiche che si svolgono in Italia e nel mondo. Oltre a ciò le altre rubriche sono tali da soddisfare le esigenze di ognuno: racconti, scienza, cinema, sport, musica, giochi, ecc.
In questi giorni il ministro Scelba ha sferrato un violento attacco contro questo settimanale: ecco una ragione di più perchè i lavoratori acquistino, leggano e diffondano « Vie Nuove ».
Contiamo, nella nostra fabbrica, di segnalare un forte aumento sulla diffusione di « Vie Nuove ».