milano
Mensile
di informazione politica e cultura
Anno VI - N. 5 - maggio 1982
Successo d'una mobilitazione di inquilini e lavoratori
Sui fitti lo IACP accetta di trattare coi sindacati
L'Istituto sembra essersi lasciato alle spalle tentazioni autoritarie
L. 400
Mentre il quartiere invecchia
I tanti problemi del San Leonardo
Gli aumenti tariffari
Più cultura, meno dilettantismo
Il petrolio fatto in casa
Gli amministratori dello IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) hanno accettato il confronto con i sindacati sui problemi contenuti nella piattaforma-casa (elaborata unitariamente da CGIL-CISL-UIL e da SUNIA, SICET e UILInquilini) e sulla questione dell'aggiornamento dei canoni d'affitto. In questo senso si è pronunciato il 5 aprile scorso il Consiglio di amministrazione dello IACPM, facendo ufficialmente propri gli impegni assunti tre giorni prima dalla presidenza e dai consiglieri di amministrazione, che avevano ricevuto la delegazione dei lavoratori e degli inquilini, che stavano manifestando in viale Romagna davanti alla sede dell'Istituto.
Nasce il primo distretto sanitario
Quartieri cronaca
Un primo successo, dunque, la mobilitazione dei lavoratori e degli inquilini lo ha ottenuto. si apre la trattativa tra Istituto Case Popolari e sindacati sui punti che non più di un paio di settimane prima la maggioranza dei consiglieri di amministrazione aveva creduto di escludere da ogni confronto. Sulla specifica questione dei canoni e del loro aggiornamento c'è una dichiarazione di disponibilità alla trattativa sui punti I, 3 e 4 della bozza presentata dai sindacati. Il punto I prevede che "si proceda immediatamente all'anagrafe reddituale sul totale dell'utenza, secondo i contenuti che le parti si impegnano a definire rapidamente, riferiti ai redditi 1980".
Il punto 3 stabilisce che l'applicazione della delibera regionale 1981, i relativi problemi di arretrati ed i bonifici previsti saranno attuati alla luce dei risultati dell'anagrafe reddituale. Con l'accoglimento del punto 4 si istituisce un gruppo di lavoro tra IACPM, Federazione unitaria CGIL-CISL-UIL ed organizzazioni sindacali degli inquilini con lo scopo di attuare l'anagrafe reddituaria e le sue conseguenti applicazioni.
Disservizio in piscina
Quando il robot entra in fabbrica
Per quel che riguarda la decisione adottata unilateralmente dalla maggioranza del consiglio di amministrazione circa l'aumento del 30 per cento dei canoni d'affitto a partire dal primo di aprile scorso e della richiesta di arretrati dal 1977 ad oggi (decisione assunta sulla base di una semplice circolare del CE R, organo consultivo del ministero dei Lavori pubblici), lo IACPM è disponibile a riesaminare la questione alla luce della legge regionale che dovrebbe essere pronta per il prossimo mese di giugno.
Con il consiglio di amministrazione del 5 aprile, in sostanza, lo IACPM sembra essersi lasciato alle spalle le tantazioni autoritarie per imboccare la strada del confronto e della trattativa con le organizzazioni sindacali su tutti gli aspetti del difficile rapporto con l'inquilinato. Un rapporto dal quale dipende la governabilità dell'istituto stesso e, con essa, il risanamento del suo bilancio.
Scuola pubblica, scuola laica
La richiesta di partecipare responsabilmente alla gestione del patrimonio pubblico, per arrivare a decisioni della cui segue in ultima
Una iniziativa per sollecitare il Consiglio di Zona ad affrontarli al più presto La sezione Ragionieri del P. C. I. ha inviato al Presidente e alla Commissione Pianificazione del Territorio del Consiglio di Zona 19 il seguente documento con delle proposte di interventi prioritari.
"Da tempo i Cittadini del quartiere G. 2 - S. Leonardo lamentano la mancata attuazione di opere indispensabili per il miglioramento delle condizioni minime di vita comunitaria, associativa, sociale e culturale. Il quartiere stà invecchiando rapidamente prima che possa essere completato nelle sue funzioni e strutture più importanti dal punto di vista degli interessi collettivi. Aumentano i disagi, la sporcizia, l'incuria e l'isolamento culturale e sociale dal resto della Città. I Comunisti del Quartiere, ricordano che in passato in diverse occasioni si sono fatti interpreti presso il Consiglio di Zona delle sacrosante esigenze dei Cittadini per-
PER LE CASE POPOLARI DI SAN SIRO
Una ristrutturazione senza discriminazioni
È quanto chiedono con un loro comunicato, le due sezioni di quartiere del P.C.I. La questione della morosità e degli occupanti abusivi
Facendo riferimento alla questione delle manutenzioni delle case popolari di San Siro ed alle due lettere che l'avv. Paride Accetti, presidente dello IACPM (Istituto Autonomo Case Popolari di Milano) ha scritto in merito, una al nostro giornale, pubblicata sul numero di aprile, e l'altra al quotidiano "l' Unità", le sezioni del P.C.I. di San Siro, Bottini e Fornasari, hanno diffuso un comitato con cui, ricordato che esse già da tempo hanno posto all'attenzione dei cittadini, delle forze sindacali e politiche, degli Enti locali e dello IACPM il problema del degrado delle case popolari e della loro ristrutturazione, chiedono che la ristrutturazione stessa sia estesa a tutti gli edifici dell'Istituto e non soltanto ad una parte di essi, come previsto, al fine di non creare discriminazioni tra gli abitanti del quartiere. Pur dichiarando di rendersi conto che i problemi della ristrutturazione sono ampi e complesi e richiedono tempo per essere risolti, le due sezioni del P.C.I. dichiarano di non ritenere possa essere d'aiuto ad alcuno il fatto che gli enti interpellati non abbiano risposto direttamente.
In particolare, per quanto si riferisce alle due lettere dell'avv. Accetti cui abbiamo fatto cenno più sopra, le due sezioni ritengono che esse siano carenti sia perchè non sono state indirizzate ai diretti interessati, sia perchè adducono motivi alquanto discutibili nella realtà del quartiere (ad esempio la morosità che a San Siro sarebbe a livello molto inferiore di quello di molti altri quartieri), che non possono giustificare il degrado in cui lo IACPM lo lascia Constatato che l'unica
soluzione trovata dallo IACP M per recuperare il deficit è quella di vendere gli alloggi e sottolineato che non è con la privatizzazione del patrimonio pubblico che si possono risolvere i problemi degli abitanti le due sezioni concludono il documento esprimendo la loro consapevolezza che i problemi delle case popolari sono tanti e non riguardano soltanto le ristrutturazioni e dichiarando la loro disponibilità ad un grande confronto fra i cittadini, le forze sindacali e politiche e gli Enti locali, dove ciascuno possa portare le proprie proteste, proposte e motivazioni perchè "se esiste la volontà di affrontare e risolvere concretamente questi problemi ognuno deve farsi carico, per quanto gli compete, delle proprie responsabilità".
Per quanto si riferisce alla questione della morosità riteniamo ci sia qualcosa da aggiungere. Abbiamo avuto modo di consultare un tabulato reso pubblico dalla Zona 3 dello segue in ultima
chè venissero approntate al più presto almeno le opere più urgenti. In questo senso si intendono sollecitare le seguenti priorità:
VIABILITA' È urgente la sistemazione viaria di "Piazza Bonola" attraverso il collegamento tra le Vie Falk-Borsa con Via B. Croce. La soluzione del problema non deve essere ulteriormente rinviata, pertanto, nell'immediato sarebbe accettata anche una soluzione provvisoria.
MERCATO AMBULANTE DI VIA FALK
La collocazione attuale di ietto mercato provoca situazioni di grave disagio per gli abitanti delle vie adiacenti oltrechè per gli acquirenti e gli automobilisti. Si ribadisce con forza la proposta di una diversa collocazione che può essere individuata nel terrapieno (opportunamente attrezzato) c:.ri• preso tra la Stazione M.M. S. Leonardo e il campo di calcio della Parrocchia S. Romano. Oltretutto, questa soluzione migliorerebbe la possibilità di accesso al servizio da parte degli utenti del Quartiere rendendo anche più scorrevole la viabilità nel punto in oggetto.
MODIFICA DEL TRACCIATO DI VIA MARIO BORSA
L'attuale tracciato presenta elementi di pericolosità dovuti alla "strozzatura" della strada in corrispondenza della Stazione M.M. S. Leonardo. Del resto, tali pericoli erano noti da segue in ultima
IlGallaratese è ancora dormitorio
Le sezioni delle ACLI, della DC, del PSI e del PCI del Gallaratese hanno presentato al Consiglio di Zona un documento unitario nel quale vengono evidenziati i problemi del quartiere a oltre dieci anni dall'adozione della variante del Piano Particolareggiato. (a pagina 7)
Il punto Terra ce n'è una sola
L'amministrazione Reagan sta conducendo una vera e propria campagna per dimostrare all'opinione pubblica, propria ed europea, che gli Stati Uniti non potrebbero accettare un congelamento degli armamenti atomici agli attuali livelli (come premessa di una loro riduzione) perchè il rapporto delle armi nucleari sarebbe in questo momento vantaggioso per l'Unione Sovietica, che, stando sempre a quanto afferma la stessa amministrazione, sarebbe in vantaggio anche sul piano degli armamenti convenzionali.
A questo punto vien fatto di chiedersi: se ciò è vero e se è altrettanto vero quanto da più parti si afferma, ossia che l'Unione Sovietica avrebbe mire aggressive contro l'occidente come mai la stessa Unione Sovietica non attacca gli Stati Uniti ed i loro alleati in
questo momento in cui si troverebbe in posizione di vantaggio? Delle due l'una: o non è vero che l'Unione Sovietica abba mire aggressive o non è vero che gli Stati Uniti si trovino in posizione di svantaggio. La questione comunque non è di accertare le intenzioni aggressive o i livelli di armamenti dell'una o dell'altra parte. Per noi gli armamenti degli uni e degli altri sono comunque troppi. Abbiamo recentemente letto che alcuni scienziati affermano che in caso di guerra atomica ogni forma di vita verrebbe cancellata dalla terra. Altri ribattono che si tratta di una semplice ipotesi. Chi avrà ragione? Non ci interessa saperlo! Il fatto è che di Terre ne abbiamo una sola e non due, una su cui fare l'esperimento e l'altra su cui rifugiarci nel caso in cui le più catastrofiche ipotesi si dimostrassero esatte.
Ora 21
181. 3539458 isevehnia telefonica)
Primo maggio ti aspettan le genti
V:a Aple e MILANO
arionÄ-
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Quant'è difficile cambiare i biglietti
Caro Milano 19, nella mia famiglia siamo stati colti un po' di sorpresa il 28 marzo dal cambio delle tariffe dell'Azienda Tranviaria e, come prima cosa, abbiamo fatto il conto dei biglietti rimastici; siamo in cinque persone, compresa la suocera ottantenne ma vagabonda, ed alla fine ne risultarono 23. Dal quotidiano apprendemmo che potevano essere cambiati soltanto in appositi uffici dell'A.T.M. ed in determinate località. Lasciai passare un paio di giorni e poi mi recai a Cadorna; qui, nel mezzanino, c'era solo un cartello che diceva che i biglietti ed i tesserini potevano essere cambiati dal 5 Aprile al 31 Maggio. Lasciamo trascorrere qualche giorno, pensai, per far smaltire il traffico pesante, poi la sera del 7 Aprile (per mia balordaggine non ricontrollai le regolari affissioni) ripassai, verso le 18 e 30, e trovai sempre il mezzanino vuoto ma con un secondo cartello, nel quale erano accuratamente indicati gli orari dell'operazione proibitivi per tutti i lavoratori, costellato da commenti non certo soddisfatti. Il giorno successivo ( fortunatamente l'azienda dove lavoro ha l'orario "elastico") mi presentai al mattino puntuale alle 8 e 45, ma trovai una coda di persone di almeno una dozzina di metri. Deciso a farla fnita, attesi, mentre lì accanto un invalido, amputato del braccio destro. riusciva a suona-
Malati mentali
Egregio Direttore, la stampa e la televisione nazionale sono tornate spesso, negli ultimi mesi, sull'argomento della legge 180, riproponendo vecchie tematiche, quali la riapertura dei manicomi tradizionali e la conseguente reintroduzione di pratiche violente come l'elettroshok o la somministrazione massiccia di psicofarmaci. Perchè invece di promuovere vecchie usanze barbariche e torture inutili quanto disastrose, non si fa nessun accenno alle nuove terapie alternative, più semplici, più sane e non criminali, come per esempio il metodo basato sugli studi di L. Ron Hubbardi, per la riabilitazione del malato mentale, elaborato e presentato dal dott. Vania durante il congresso svoltosi a Milano il 13 Marzo scorso?
Distinti saluti.
Etnica Casagrande
Ma sanno cosa fanno?
Caro direttore, sono una vostra appassionata lettrice e vi scrivo per sapere se i nostri urbanisti sanno quello che fanno o se non è il caso di pensare che abbiamo dimenticato di consultare il regolamento urbanistico per quel che riguarda la densità di costruzioni che stanno sorgendo al San Leonardo. Capisco la fame di case e condivido la buona volontà dell'Istituto Case Popolari, ma a questo punto mi pare proprio che si stia esagerando. Forse la stazione della metropolitana è un motivo di interesse troppo importante? Un caro saluto da una vecchia massaia sempre attenta ai problemi del quartiere.
Cada Accolti
re con un violino e magistralmente la vecchia canzone che dice: "Vieni, c'è una strada nel bosco, che io solo conosco, vuoi conoscerla tu..." Facendo la coda intrattenni discorso con uno studente e, fra di noi, vista l'ora e l'attesa, pensammo se detti biglietti potevano magari essere cambiati con un caffe od un cappuccio. Poi notai che vi era un secondo sportello, dove si vendevano abbonamenti settimanali e me sili, quasi deserto, mentre un terzo sportello era semplicemente chiuso, ed inoltre due tranvieri controllavano la fila ordinata. Nel frattempo pensavo che questo era il mio terzo viaggio (e biglietto) in quanto per accedere al mezzanino bisognava uscire dalla stazione e che inoltre potevo considerarmi fortunato, in quanto usufruivo della linea di ogni giorno. Inoltre, fra di me, riflettevo che se tutta l'operazione fosse stata affidata ai rivendicatori abituali (come è realmente avvenuto nella futura Provincia di Lodi), essa sarebbe senz'altro risultata più sollecita. Ad ogni modo dopo venti minuti me la sbrigai e diedi il mio contributo al suonatore ambulante che, almeno, li aveva in qualche podo allietati. Poi lessi il suo cartello: "C'è qualcuno che provvede a tutti". Senza altri commenti, Vi saluto cordialmente.
Roberto Tedeschi
Caro Milano 19, ho notato che, forse per motivi di spazio o forse perchè nella nostra zona non esiste ancora una presenza organizzata, fino ad ora non hai mai parlato della costituzione della Lega dei Socialisti. Ti chiedo quindi un po' di spazio per poter parlare dei lavori che si sono svolti ad Ariccia, dove sono state esposte le finalità della Lega stessa. I lavori si sono aperti con la commossa rievocazione della luminosa figura di Tristano Codignola, uno dei Padri fondatori della Lega e testa pesante della stessa. scomparsa di recente durante i lavori della costituzione della lega bolognese; un uomo di alto livello politico e culturale che pensava di riportare il Socialismo Italiano alle grandi tradizioni di onestà. Erano presenti al Convegno rappresentanti di circa 40 Leghe delle diverse città già operanti, mentre altre 15 Leghe si stanno formando ed organizzando in tutto il Paese. È stato il Primo Convegno Nazionale della Lega per presentarsi all'opinione pubblica e far conoscere le finalità proposte. Dal dibattito che è stato molto vivace è emersa la precisa volontà di un reale cambiamento politico e di rifondazione della sinistra. È emerso che la Lega deve essere la Cerniera fra le sinistre ed il PCI indispensabile per una trasformazione civile della Società. Si è discusso di come organizzare e coordinare le Leghe dei Socialisti, che sarà solo un Movimento senza essere autogestito ed autofinanziato. Deve essere una aggregazione di forze della sinistra progressista, per creare una alternativa alla D.C. e contro la politica dell'attuale gruppo Craxiano che sta spostando il PSI verso posizioni sempre più moderate. Oltre 30 interventi hanno creato una atmosfera di risvealio politico ormai in di-
A proposito di case popolari
Caro Milano 19, come ha messo ben in luce Giovanni Garuti nell'articolo apparso sul numero di marzo, "C'è chi vuole rimettere le mani sulla citta", c'è il pericolo che passi la proposta di concedere il riscatto generalizzato di tutti gli alloggi pubblici esistenti. Al riguardo vorrei fare alcune domande. Premetto che una cessione generalizzata del patrimonio pubblico di edilizia sovvenzionata si risolverebbe, in pratica, nella svendita del patrimonio pubblico stesso. Infatti, a quanto mi risulta, l'edilizia sowenzionata richiede l'intervento finanziario dello Stato fino al 100 per cento. Di conseguenza verrebbero sottratte all'affitto - e tutti conosciamo che difficoltà ci siano a trovare in affitto un'abitazione - e date in
Continua ancora purtroppo, la polemica su chi dobbiamo ringraziare per la chiusura dei portici: Se il Comitato S. Leonardo, il Sunia, il Consiglio di Zona o la Giunta Comunale di Sinistra. lo credo che questo sia un falso problema, perchè tutti hanno dato il loro contributo e tra questi il maggior contributo lo hanno dato gli inquilini che dal 1968 hanno lottato prima con I'A.P.C.E.P. (Associazione inquitni) poi con il S.U.N.I.A. e negli ultimi anni con il Comitato S. Leonardo. Ma poi perchè
suso da tempo nelle sinistre. In vari interventi si è sottolineata l'assurdità della appartenenza alla Massoneria ufficiale (non parliamo poi della P2) da parte di uomini che militano con funzioni direttive in partiti di vera ispirazione popolare. È noto infatti e lo riporta anche l'Espresso che la militanza nella massoneria non ha altra giustificazione, che quella del perseguimento del puro interesse personale di potere. A questo proposito un compagno di Firenze ci ha fatto presente che numerosi dirigenti politici del PSI sono iscritti regolarmente alla Massoneria, forse riconoscendo ancora in Salvini e Gelli i "capi carismatici"??? Non ci chiediamo allora, come può la sinistra Socialista, ritenere possibile che i principi della Massoneria siano compatibili con quelli del Socialismo onesto dei lavoratori???
Carrierismo e Socialismo sono due termini antitetici; l'inquinamento Massonico porta fatalmente il Socialismo verso posizioni di moderatismo malamente mascherato da un "rosso" sbiadito. Si vedrà se il tempo darà ragione a questi "Coraggiosi Fuorusciti" che vogliono ribaltare ii concetto di fare politica in un Paese come il nostro dove vive il più Bieco Clientelismo e corporativismo individualistico, e contro Oligarchie, Autocrazie e Professionalità del Potere nell'interesse esclusivo del Paese e dei lavoratori. Difatti con una mozione presentata dalla Lega dei Socialisti Lombardi e poi accettata dall'assemblea, si è proposto di inserire nello statuto definitivo della Lega, la dichiarazione per i militanti della non appartenenza a nessuna Loggia Massonica considerata incompatibile con l'essere onesti Socialisti.
Ennio Tacchi
mano a privati migliaia e migliaia di abitazioni costruite con i soldi di tutti. Non di rado poi il proprietario - come ho avuto modo di constatare - rivende l'appartamento speculandoci non poco. A questo proposito vorrei chiedere: esistonoattualmente norme che impediscono a chi abbia riscattato un appartamento di edilizia sovvenzionata di rivederlo?
E se sì a quali condizioni? Un'altra domanda è questa. Ho letto su Milano 19 che molte case IACP hanno bisogno di opere di manutenzione. Quale sarà il contributo alle spese degli inquilini che avessero riscattato l'appartamento? Spero che non manchi qualcuno in grado di rispondere a questi scottanti quesiti.
non dire, con tutta onestà che, le Amministrazioni di Centro al Centro sinistra, D.C. ecc. non hanno avuto la sensibilità che ha dimostrato questa amministrazione? E che questa amministrazione ha risolto anche il grosso problema delle manutenzioni straordinarie di tutto il Quartiere e che le Amministrazioni precedenti hanno sempre rinviato giocando sulla pelle degli inquilini? Il considerarsi gli unici protagonisti di questa battaglia si darebbe prova di settarismo; si snobberebbero tutte le altre organizzazioni che durante tutti questi anni si sono date da fare per risolvere questi problemi. Questo atteggiamento non favorirebbe quel clima di fiducia reciproca e di serenità necessari per gestire unitariamente quegli spazi necessari alla vita democratica del quartiere, per l'assistenza agli anziani, per i giovani, le donne ecc. ecc. La gente è stufa di polemiche e di scontri ci vuole vedere a lavorare uniti perchè sa che uniti si rivoivono problemi.
Carlo Caprara del Sez. Ragionieri del P.C.I.
A quando un parcheggio?
Caro direttore, ti scrivo per lamentarmi del come è lasciato in abbandono il terreno che dovrebbe essere il parcheggio per quanto, venendo da altrove, lasciano le loro auto nel nostro quartiere per utilizzare la metropolitana. Non avendo la possibilità di parcheggiare nei pressi della stazione S. Leonardo essi vengono a posteggiare le loro auto negli spazi riservati agli abitanti del quartiere ed in particolare in quelli delle torri adiacenti alla stazione stessa. Così succede spesso che chi vi abita deve fare una ricerca che a volte dura anche a lungo per trovare dove posteggiare. Spero proprio che qualcuno addetto ai lavori legga questa mia e faccia presente la cosa a chi di dovere affinchè si giunga ad una soluzione del problema.
Saluti Giancarlo Baroni
Caro direttore, è da tanto che volevo scriverti per sottoporti un "perchè?" che mi assilla da tempo. Perchè dopo tanti anni che ci abito devo sempre girare, consumando un sacco di "super" per aggirare il mai comincia-
Ma di gregari non ce ne sono?
Coll'interramento dell'ultimo frassino ha definitivamente preso corpo, ad un anno circa dalla sua ideazione, questo progetto di dare anche al San Leonardo un parco. Questo progetto ha richiesto un notevole sforzo organizzativo da parte nostra: il gruppo scout Milano 25 ed il Comitato Inquilini del quartiere, che insieme hanno tradotto in pratica la somma di circa 900.000 lire, raccolte attraverso il contributo di buona parte degli abitanti del S. Leonardo. È da sottolineare il fatto che abbiamo agito del tutto autonomamente e senza l'aiuto alcuno da parte di enti esterni o partiti politici. Infatti questo è un parco fatto per gli abitanti del quartiere dagli abitanti del quartiere; si è cercato di fare in modo che questa non divenisse, come molte iniziative di questo genere, una faccenda a sorpresa, calata dall'alto sulla testa della gente, ma che divenisse un'iniziativa voluta dagli abitanti del Gallaratese e di fatto si è data a chiunque la possibilità di parteciparvi e di viverla. Soprattutto comunque la piantumazione è rivolta ai bambini del quartiere, i quali soffrono più di tutti delle non certo ideali condizioni ambientali in cui vivono ed il sempre minor spazio-gioco in cui si possono esprimere, come per esempio la chiusura dei nuovi portici inevitabilmente comporta. Ed è appunto per i bambini che abbiamo realizzato un'audiovisivo che ha girato in tutte le scuole elementari del quartiere, con lo scopo di sensibilizzarli, di riscattare in loro l'esigenza di un diverso contatto con la natura, che rispetti di più la loro stessa salute fisica e la loro natura creativa. I risultati di questo audiovisivo, oltre ad un buon livello di disponibilità e di collaborazione da parte delle scuole che ci hanno ospitato, sono stati quelli da noi previsti: una risposta emotiva molto grossa, un vivo desiderio di partecipare alla piantumazione - cosa che in parte si è verificata -, e più in generale un desiderio di creare un diverso rapporto con la natura, entità a loro quasi sconosciuta nella sua forma incontaminata. Si può dire che si sia agito nei confronti di questi bambini con un segnale, uno stimolo, al quale hanno reagito molto attivamente. Ed è dall'analisi di queste reazioni, di questi meccanismi sviluppatisi spontaneamente, dalla presa di coscienza di ciò che di fatto oggi è il Gallaratese, che l'iniziativa della piantumazione si inserisce in un progetto più ampio di trasformazione di questo quartiere, sia da un punto di vista ambientale, sia da quello dei rapporti sociali, nel tentativo di renderlo più vivibile; il Gallaratese oggi è a tutti gli effetti un quartiere malsano, poco pulito ed il più inquinato dell'area milanese dopo Sesto S. Giovanni, con una percentuale di verde pubblico attrezzato troppo scarsa nel centro abitato, aggredito dalla speculazione edilizia, sprovvisto di strutture sociali adeguate e con un tasso di delinquenza e di tossicomania
to e mai sistemato piazzale Bonola? Il problema energetico a livello familiare, per quel che riguarda il consumo della mia macchina, se lo sommiamo a quello di tutti quelli che abitano in via Borsa non è poi da trascura-
fra i più alti. In ogni caso comunque il parco che abbiamo appena creato è una delle risposte concrete che gli abitanti del San Leonardo si sono dati e come tale occorre imparare a rispettarlo e a preservarlo dai rischi di vandalismo e distruzione cui è quotidianamente esposto: è quindi dovere di tutta la popolazione vigilare, custodire e riparare da questi pericoli un parco che tutti dobbiamo considerare un bene pubblico necessario. Una grossa parte delle violenze che subiamo a tutti i livelli è dovuta alla nostra incapacità di reagire con autorevolezza e far fronte in modo determinato e alternativo rispetto al potere di chi è riuscito a istituzionalizzare la violenza odi chi la usa infantilmente nei suoi rapporti sociali. Noi stiamo progressivamente rinunciando a tutti quelli che erano i nostri fini più belli per trasformarci in adoratori, spesso servitori o tutt'al più qualunquisti nei confronti degli strumenti che abbiamo a disposizione. Ciò che doveva solo arricchirci e farci crescere comincia invece a impoverirci e a schiacciarci. Allora non è più attraverso una rinuncia passiva a battersi per dei valori alternativi che riscattiamo la nostra libertà, magari per vigliaccheria o per pigrizia, ma attraverso la scelta personale attiva del rifiuto. La rinuncia può essere anche disumanizzante. Il rifiuto invece è attivo e battagliero, è frutto di una scelta mantenuta con fermezza. Si tratta di difendere la nostra umanità dalle valanghe di cose che rischiano di sommergerci, da tutto ciò che gli altri vorrebbero scegliere per noi. Noi oggi siamo schiacciati anche quantitativamente da cose che di per sè potrebbero essere buone, ma da cui restiamo violentati senza una nostra precisa consapevolezza di cosa sia vero o falso, buono o cattivo, nella misura in cui ad ogni livello della vita politica, culturale e sociale tutto è esagerato, deformato, spinto all'eccesso, nella prassi di far procedere sempre le parole alla realtà dei fatti. Per salvarci non c'è che una cosa da fare. Ciascuno riprenda in mano le redini della propria vita, rifiuti di essere imbonito, ricoperto di cose e idee da altri. Recuperi la sua autenticità umana, la sua individualità fisica, intellettuale e spirituale II Notiziario Rover e la Comunità Capi Gruppo Milano 25° S. Leonardo Ringraziamo, facendoci, crediamo, interpreti di gran parte degli abitanti del San Leonardo, gli scouts per aver dato un bosco al quartiere. Meno convinti siamo della seconda parte della lettera perchè riteniamo che la scelta del rifiuto possa lasciar spazio a chi volesse imporci sue scelte autoritarie. C'è una domanda però che da tempo ci siamo posti. Cosa significa il fatto che le lettere che ci pervengono dagli scouts sono sempre firmate dai "capi"? Forse che tra gli scouts non vi sono gregari? O forse che tra gli scouts i gregari non contano nulla?
re. Non credi?
Voglio approfittare per salutare tutta la redazione. Un abitante di via Borsa Luigi Ferrati
milano 19 - pagina 2 o0o o maggio 1982
O.D.
Un problema energetico
La Lega dei Socialisti La chiusura dei portici
PRIMO MAGGIO, TI ASPETTAN LE GENTI
Le ragazze operaie delle Rubinetterie
Ricordi di lotte e di sacrifici per la Festa dei Lavoratori di Gian Piero Pagetti
"Certo, oggi festeggiare il Primo Maggio è anche facile; ma quante lotte, quanti sacrifici, quanti lutti ci è costata questa festa!".
Chi ci parla così è Fernanda C., operaia ora in pensione, che siamo venuti ad intervistare al CUZ di piazza Segesta a San Siro. "Mi ricordo — prosegue — di mia madre, che mi raccontava di quando lei era giovane. La notte del 30 aprile ragazzi e ragazze delle campagne mantovane, dove lei viveva, si ritrovavano nelle stalle per preparare i garofani rossi con cui adornarsi il giorno dopo per andare in qualche grosso centro ad ascoltare i comizi del Ferri, un socialista riformista del tempo, o di qualche altro". E andarci significava perdere una giornata di paga (visto che alla ra il Primo Maggio non era considerato giornata festiva, per cui i lavoratori per celebrarlo dovevano fare una giornata di sciopero) e fare chilometri e chilometri a piedi, magari per andarsi a prendere qualche piattonata o per rischiare di essere travolti dai cavalli dei carabinieri o della cavalleria, che a quei tempi abitualmente caricavano quanti partecipavano a quei comizi.
Questo prima che ci fosse il fascismo. Dopo fu peggio: niente più comizi, niente più manifestazioni, niente più garofani rossi, ma bastonate sempre ed anche più di prima. Allora ci si rifugiava magari nella solitudine dei campi o nel chiuso delle stalle per cantare sull'aria del Nabucco "Vieni o maggio, ti aspettan le genti, vieni o maggio, ti salutano i liberi cuori, dolce pasqua dei lavoratori, vieni e splendi alla gloria del sol".
Poi i ricordi di Fernanda si spostano sulle sue esperienze dirette di lavoro. A lavorare aveva cominciato presto, ancora quasi bambina. "Ma erano quei lavoretti saltuari, per i quali invece di pagarti ti davano una mancia e tu dovevi pure dirgli grazie, anche se, a guardar bene, eri tu che avevi fatto un favore a loro".
Il primo vero lavoro lo trovò a diciassette anni alla Manifattura Tabacchi di Milano, in via Moscova; "Mi pareva di toccare il cielo con un dito. Un posto alla Manifattura era considerato una fortuna, almeno da chi non ci entrava. Ma presto arrivarono le prime amarezze".
Da sigaraia a metalmeccanica
La prima amarezza arrivò con la prima busta paga. Dentro ci trovò, non richiesta, la tessera del partito fascista, al quale la direzione della Manifattura l'aveva iscritta d'ufficio, trattenendole, sempre d'ufficio si intende, la relativa quota di iscrizione. La seconda venne quando si vide costretta, incolonnata con gli altri, a partecipare alle "adunate" che i fascisti di tanto in tanto organizzavano. E così il 10 giugno del 1940 si ritrovò intruppata in piazza del Duomo ad ascoltare la voce di Mussolini, che, dagli altoparlanti, annunciava l'entrata in guerra dell'Italia. "A quelle parole mi sembrava che il cuore mi si spezzasse al pensiero dei miei fratelli, l'ultimo dei quali non aveva neppure vent'anni, che sarebbero stati mandati al fronte". Intanto nella Manifattura
doveva sottoporsi ad un lavoro estremamente pesante, "organizzato, ci dice, in modo pressochè medioevale". "Noi 'piccine' — continua — dovevamo portare per nove ore al giorno pigne e pigne di cassette. C'era da spaccarsi le mani e non potevi far altro che piangere. Oppure dovevamo bagnare le foglie: tutto il giorno con le mani in acqua a respirare la puzza del tabacco che macerava. Dopo poco più di un anno mi promossero alla confezione dei signari romanini, ma non è che il miglioramento fosse gran che.
Le macchine erano vecchie, le tramogge spesso si intoppavano e per togliere l'intoppo bisognava affondare il braccio nudo nel tabacco che ti irritava la pelle". L'ambiente era malsano privo di aspiratori. Non era certo un caso se dopo una ventina d'anni di lavoro al massimo le tabacchine si facevano mettere in pensione, magari per andare a finire i loro giorni chiuse in un sanatorio.
Bisognava quindi cercare di uscire al più presto da quel posto. Le occasioni certamente non mancavano. In tempo di guerra trovare lavoro non era certamente un grosso problema per le donne. Lo stesso fascismo, che per anni le aveva relegate in casa a far figli, dichiarata la guerra le sollecitava ad entrare in fabbrica a prendere il posto dei mariti, dei figli, dei padri, dei fratelli, dei fidanzati, che lui stesso aveva mandato a farsi ammazzare al fronte. Così alla prima occasione Fernanda lasciò la Manifattura Tabacchi e divenne operaia metalmeccanica alle Rubinetterie Riunite di via Savona.
"Per la verità — ci dice — invece che rubinetti facevamo caricatori per le mitragliatrici. Così, dato che fabbricavamo materiale bellico, avevamo in fabbrica fascisti e tedeschi armati che ci sorvegliavano". Alle Rubinetterie la maggior parte delle maestranze erano donne. Di uomini erano rimasti soltanto alcuni invalidi e qualche vecchio operaio. Uno di questi un giorno, vedendo Fernanda leggere un libro di quelli allora "permessi", le disse: "Ma cosa leggi quella porcheria! Te lo darò io un bel libro, poi fallo passare alle tue compagne, ma non dire a nessuno chi te lo ha dato". E il giorno dopo le portò "La madre" di Massimo Gor-
kij. Fu come se un nuovo mondo si aprisse davanti agli occhi delle operaie delle Rubinetterie, che presto impararono, dallo stesso operaio, come fare perchè i caricatori uscissero dalla fabbrica difettosi. Un modesto contributo contro la guerra fascista, per il quale forse venne pagato un prezzo assai alto del vecchio operaio, che dopo qualche tempo scomparve senza che di lui, come di tanti altri a quei tempi, si sapesse dov'era finito.
Intanto Fernanda era passata al reparto saldature ad idrogeno. Un lavoro pesante, anche se forse non molto più pericoloso di altri in quella fabbrica, dove macchine vecchie e mancanza di misure di sicurezza causavano quasi ogni giorno incidenti anche gravi. Si lava rava per nove ore al giorno, ed anche più, quando si veniva costretti a fare gli straordinari, soltanto con una breve sosta per andare alla mensa, dove
servivano pasti insufficienti e nauseabondi. D'inverno l'ambiente era gelido, le poche stufe a segatura che c'erano non erano certamente sufficienti a mitigare sia pur di poco la temperatura. "Una volta — ci dice Fernanda — abbiamo fatto un tentativo di protesta, non un vero sciopero, contro il freddo che dovevamo sopportare Ma eravamo soltanto noi ragazze del mio reparto. Abbiamo chiamato il caporeparto e quello si è prsentato scortato da fascisti armati. A quella vista ci siamo sentite raggelare ancor più ed ad una ad una siamo ritornate, in silenzio, al nostro di lavoro. Capii allora che senza unità, senza organizzazione non saremmo mai riusciti a farcela".
Il primo maggio della liberazione
Alle Rubinetterie Fernanda si ammalò gravemente. Quan-
Primo Maggio
Primo maggio, festa del lavoro, bianchi e gialli color del ferro e del rame gli uomini si riconoscono, un fiore per divisa, rosso come una macchia di sangue, una bandiera. Odore di zolle arate frastuono di macchine profumo di sudore. Ruota incessante la falce e un martello possente inarrestabile batte il tempo.
Bip - Bip - Bip la stella artificiale vola sopra un oceano di grano. Gioiosa uomo, esulta tu l'hai fatto, è tutto tuo.
L'aquila affonda ancora gli artigli ma un'immenso volare di colombe bianche Passale. Bimbo non piangere più meravigliosi racconti ti accompagneranno lungo la vita.
L'orco cattivo sta per morire e rorizzonte è rosso.
do si fu ristabilita la chiamarono all'ufficio di collocamento, dove come a tanti altri, le proposero di andare a lavorare in Germania. "Cercavano di allettarci in ogni modo — ricorda — ci favevano vedere fotografie di fabbriche che sembravano dei salotti, dove operaie imbellettate lavoravano su delle macchine che sembravano appena lavate. Ci promettevano buone paghe, anticipi, cibo in abbondanza; ma io non mi sono lasciate incantare e ho rifiutato". Chi accetto si ritrovò invece nei lager nazisti, da cui pochi tornarono dopo aver sopportato atroci sofferenze.
Fernanda, dal canto suo, trovò un posto in una piccola fabbrica di serrature, diretta da un maresciallo dell'esercito, che vi faceva lavorare soldati malati (o raccomandati) e recuperava il ferro che gli serviva alla caserma Perrucchetti, dove prestava servizio. "Anche lì il lava ro era assai duro — ci dice -dodici ore al giorno. Il sabato si usciva un po' prima, ma alla domenica mattina c'erano sempre da fare gli straordinari. Lì ho avuto il tracollo: una pleurite bilaterale con infiltrazione, una cosa molto seria in quei tempi anche perchè non c'era da mangiare a sufficienza. Posso dire di essermela cavata proprio per il rotto della cuffia".
Ma finalmente la guerra finì. Sconfitto il fascismo, splendette il sole della Liberazione: era il 25 aprile del 1945.
Una settimana dopo per la prima volta i lavoratori celebrarono la loro festa nella libertà. "Fu una grande festa — ricorda Fernanda — tutti si erano messi addosso qualcosa di rosso, garofani no perchè non ce n'erano, ed erano accorsi in piazza del Duomo, non perchè obbligati, ma spontaneamente. Erano bastati i pochi manifesti affissi dalla Camera del Lavoro per farci accorrere in massa".
Da allora molti passi avanti si sono fatti, molte sono state le conquiste dei lavoratori, anche se sempre ottenute a prezzo di dure lotte. Basti pensare alle 40 ore settimanali, alle ferie pagate, alla stessa festa del Primo Maggio riconosciuta e pagata, alle migliori condizioni di lavoro nelle fabbriche, fattore importante, assieme a quello delle conquiste in campo di assistenza sanitaria, per il generale aumento dell'età media, al riconoscimento della parità, anche se non ancora pienamente raggiunta, per le donne lavoratrici.
Antonio Falanga
"E non è tutto — ci ricorda Fernanda — se si dovesse fare un elenco completo sarebbe molto lungo, anche se di tante conquiste oggi molti sembrano essersi dimenticati. Certo, gli obiettivi da raggiungere sono ancora tanti, primo tra tutti quello del diritto al lavoro, specie per i giovani che oggi faticano, spesso senza risultato, a trovarlo; ma non sarà possible fare nuove conquiste se verrà a mancare l'unità. Ricordiamoci l'esperienza delle ragazze operaie delle Rubinetterie e della loro protesta rientrata per mancanza di unità e di organizzazione., tanto per citare un caso su migliaia e migliaia. Questo ci deve far riflettere sul ruolo importante che hanno sin qui svolto e che continuano a svolgere il sindacato e il movimento democratico. Non è con questo che io voglia dire che, visti i meriti acquisiti, ad essi non si debbano mai muovere critiche, anzi, quando è necessario è da veroso per i lavoratori sollevare le giuste critiche perchè essi si muovano sempre nella direzione del progresso. Ma questo non ci deve far dimenticare le grandi lotte che con essi abbiamo combattuto e vinto, altrimenti si rischia di non capire neppure il significato profondo della Festa dei Lavoratori".
maggio 1982 pagina 3 - milano 19
PER LA NUOVA LEGGE SULLA FINANZA LOCALE 1982
Una ciliegia tira l'altra
La legge 51 del 261 2 I 82, che modifica il decreto governativo 786 ma non lo migliora, costringe il Comune di Milano a una verifica delle tariffe in materia di servizi pubblici e sociali
In base al nuovo dispositivo legislativo il bilancio di competenza 1982 deve essere presentato in pareggio entro il 31.12.1982. Tale pareggio, a differenza del passato, non è automaticamente garantito da una copertura finanziaria dello Stato. Inoltre la nuova legge sulla finanza locale prevede che gli Enti locali possono aumentare la spesa corrente fino al 16%. Il meccanismo per pareggiare la spesa corrente, esclusa la spesa dei trasporti e gli oneri finanziari, è il seguente:
4 rate dei trasferimenti dello Stato, aumentate del 13% per i Comuni che hanno una spesa pro-capite superiore alla media, o del 15% per quelli sotto la media; entrate proprie maggiorate come previsto dalla legge; eventualmente un trasferimento a pareggio dello stesso valore monetario del 1981.
Le entrate proprie maggiorate come
previsto dalle legge impongono ai Comuni una politica fiscale profondamente antipopolare poichè hanno dovuto procedere a consistenti aumenti di tutti i tributi locali. L'art. 3 della nuova legge sulla finanza locale prescrive che le tariffe dei servizi a domanda individuale devono essere aumentate del 20% rispetto ai proventi relativi al 1981. In base a tale disposizione legislativa la Giunta comunale ha provveduto ai seguenti aumenti, oltre a quelli già attuali che riguardano i trasporti.
Refezione Scolastica Asili Nido
Il sistema di contribuzione alla spesa della refezione scolastica si è trasformato, per effetto dell'inflazione (le tariffe in atto erano in vigore dal 76), in un distorto meccanismo che ha assoggettato i meno abbienti ad una sempre maggiore partecipazione al costo del servizio tentando invece da ogni aumento le famiglie a reddito più elevato. Tuttavia la spesa globale nel bilancio 1981 della refezione scolastica aveva raggiunto i 30 miliardi contro un introito di circa 9 miliardi. La giunta ha proceduto quindi, sia in funzione degli obblighi di legge che in relazione al radicale cambiamento della strut-
tura del sistema, ad una profonda riforma basata sui seguenti criteri:
-- ampliamento della fascia di gratuità; mantenimento di 4 fasce di reddito; ridistribuzione dei redditi oggi riuniti nella fascia maggiore;
- revisione periodica con le Organizzazioni Sindacali delle fasce e delle tariffe; segnalazione da parte dei Consigli di Istituto e dei Consigli di zona dei redditi dei mod. 740 considerati dubbi alla Ripartizione tributi ed al Consiglio Tributario per gli opportuni accertamenti.
Tariffa gratuità
L. 1.000
L. 1.500
Il nuovo sistema contributivo relativo agli asili nido che entrerà in vigore a partire dal 1° settembre 1982 è il seguente:
reddito pro-capite annuo
I)
Rispetto al sistema precedente il nuovo contiene alcune innovazioni:
-- unificazione degli scaglioni di reddito per tutti i servizi comunali;
- abolizione della quota forfettaria minima mensile a carico di tutti gli utenti; pagamento delle quote in abbonamento mensile.
Tali innovazioni sono rese
Tariffe telefoniche
quota abbonamento mensile
L. 14.000 (L. 1.000 per 14 gg.)
L. 42.000 (L. 3.000 per 14 gg.)
L. 63.000 (L. 4.500 per 14 gg.)
L. 77.000 (L. 5.500 per 14 gg.) necessarie sia per l'applicazione del dispositivo legislativo nazionale sia per l'incremento progressivo della percentuale di utenti e tariffe massime a seguito del processo inflazionistico in atto.
I contributi relativi ai servizi presso le case di vacanze ed i centri estivi urbani rivolti ai bambini delle scuole materne e delrobbligo aumentano del 20% così come previsto dall'art. 3 della nuova legge.
L'aumento non crea maggior occupazione
Intervista al segretario del Sindacato Telefonici
Ad Alessandro Crippa, Segretario Regionale della FIDAT (Sindacato Telefonici) e che per incarico della Segreteria Regionale si occupa in particolare della politica del settore delle Telecomunicazione, chiediamo un parere sulla delibera del CIPE (Comitato Interministeriale Programma Economico) che da esito favorevole all'aumento delle tariffe telefoniche e introduce (per il 1983) la tariffa urbana a tempo. Sono motivati questi aumenti secondo te? e secondo le OO.SS.?
te al petrolio?
2°) In un momento politico in cui si discute di revisione da parte del padronato dell'istituto della Contingenza ed è all'oggetto ed attenzione di tutti il problema dell'inflazione il Governo ha inventato la contingenza delle tariffe dimostrando che anziché determinare sulla base dei costi e dei ricavi o comunque dall'andamento della situazione economica del paese la politica tariffaria segue invece una concezione di aumenti automatici temporizzati.
L'introito del nuovo sistema tariffario dovrà raggiungere i 12 miliardi da contrapporre ad un costo complessivo previsto per il 1982 di circa 35 miliardi di cui 15 miliardi relativi al costo
Acqua Potabile
Le tariffe dell'acqua potabile che ricadono nel campo dei prezzi controllati hanno subito l'ultimo aumento nel 1974. A causa degli aumenti dei costi verificatisi in questi 7 anni le tariffe attualmente vigenti non assicurano più la copertura dei costi, infatti nel 1981 lo sbilancio tra costi e ricavi è stato di circa 33 miliardi. Per eliminare tale disavanzo di gestione si sarebbe dovuto aumentare le entrate del 216%. Invece le nuove tariffe corrispondono ad un aumento medio del 90% e decorreranno dal secondo quadrimestre del 1982.
L. 2.000 delle sole derrrate alimentari. Le nuove tariffe entreranno in vigore con il prossimo anno scolastico e cioè dal settembre 1982.
Altri aumenti
Aumenti del 20% sulle entrate relative al consuntivo 1981 come previsto dall'art. 3 della legge nazionale relativa ai servizi:
Funebri e cimiteriali; Piscine e centri balneari;
- Docce; Proventi dello sport; Autoparcheggio Pirelli; Ricoveri notturni;
- Trasporto alunni;
- Proventi istruzioni culturali; Rimborso spese ricovero;
- Rimborso spese per colonia; Recupero spese rimozione auto.
Rifiuti solidi
I Comuni devono deliberare per l'anno 1982 aumenti della tassa per la raccolta ed il trasporto dei rifiuti solidi urbani in misura tale che il gettito complessivo del tributo sia pari al costo del relativo servizio. Il bilancio di previsione per il 1982 dell'Azienda Municipale Nettezza Urbana prevede per questo servizio una spesa complessiva ne11982 di 49 miliardi e 950 milioni con un aumento di 14 miliardi e 950 milioni rispetto al costo preventivo per l'esercizio finanziario 1981. In base a tali dati la Giunta ha dovuto provvedere ad un aumento del gettito della tassa del 40% ritenendo di poter recuperare il 2% necessario per la integrale copertura del costo del servizio con la eliminazione di alcune fasce di evasione del pagamento della tassa. Tale aumento graverà con la stessa percentuale su tutte le categorie di utenza. Alcune di queste erano rimaste congelate dal 1977/78.
Energia elettrica
Il decreto legge n. 786 del 22 dicembre 1981 convertito in legge del Parlamento il 26.2.1982 contenente disposizioni in materia di finanza locale prevedeva la facoltà da parte dei Comuni di procedere alla istituzione di un'addizionale di L. 10 per Kw. per uso di energia elettrica a fini domestici e di L. 5 al Kw. per tutti gli altri usi. In realtà solo formalmente si trattava di una facoltà poichè in assenza di un adeguamento di queste tariffe i Comuni non avrebbero potuto godere di quanto previsto dalla legge in materia di ulteriori contribuzioni dello Stato e ripianamento dei loro bilanci di competenza. Il Consiglio comunale di Milano al fine di non compromettere la qualità e quantità dei servizi e la sua politica di investimenti ha proceduto quindi agli aumenti previsti dalla legge in materia di energia elettrica a partire dal l' gennaio 1982.
1°)La delibera del CIPE è quanto di più contraddittorio si possa esprimere sulla politica nel settore delle Telecomunicazioni.
Prevede aumenti tariffari per i telefoni e l'introduzione del TUT. Sul primo aspetto non ne motiva ne le ragioni finanziarie economiche ne individua a che cosa serviranno questi aumenti tariffari (II piano di investimenti è fumoso) l'introduzione del TUT poi è un regalo alla SIP non essendo motivato da ragioni tecniche ne economiche (costi).
Ricordo che le Organizzazioni Sindacali ai primi punti della piattaforma presentata al Governo prevedeva come uno degli impegni governativi il non aumento delle tariffe telefoniche anche come memento di lotta all'inflazione e per il mantenimento del tetto del 16%.
L'indicizzazione bimestrale delle tariffe ha una ragione esterna non avendo la SIP a differenza dell'ENEL spese di importazione lega-
Anziché combattere l'inflazione la programma. L'indicizzazione bimestrale non ha ragioni esterne. Come si impatta con il mantenimento dell'inflazione?
3°) Penso che già nelle risposte precedenti sia espresso il concetto, si tratta di una inflazione programmata. Se l'aumento serve per investimenti questi produrranno maggior occupazione? O riguarda soltanto tecnologie più avanzate?
4°) L'aumento non determina una maggiore occupazione nel settore anzi il piano previsionale prevede riduzioni complessive di mano d'opera nel Settore manifatturiere come la vicenda ITALTEL insegna.
Rispetto all'introduzione delle nuove tecnologie in parte è vero serviranno a questo; quello che non è determinato è se questi investimenti serviranno a dare un miglior servizio oppure a razionalizzare la Gestione ed organizzazione dell'Azienda senza mutare l'attuale rapporto Servizio/Utenza.
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Bisogna superare il dilettantismo
Nostra intervista alla coordinatrice della Commissione Cultura Sport e Tempo Libero della zona 19
Abbiamo posto ad Anonella Tiraboschi, consigliere di zona del gruppo comunista, alla quale è stato affidato l'incarico di coordinatrice della commissione Cultura, Sport e Tempo Libero, alcune domande su come intende espletare il suo mandato.
D) Antonella, ti vedo molto giovane e questa è una piacevole sorpresa ed anche, penso, un aspetto positivo per la "sensibilità" che dimostrerai, immagino, nelle aspettative di molti tuoi coetanei. Non li deluderai?
R) Mi auspico di no.
D) Perchè una commissione a livello di zona? Non vi è il rischio di riproporre quanto già il Comune attua?
R) È facile cadere nell'errore di ripetere in tono minore quanto già il Comune di Milano programma. Il decentramento ha invece, penso, il compito di far sì che la gente diventi protagonista di un fatto culturale. Esistono, secondo me, pochi spazi per esplicare la creatività individuali, spetta a noi individuare le forme per aprire un discorso di appropriazione in senso protagonistico della cultura.
D) In altre parole pensi si debba insegnare ai cittadini anzichè ad essere fruitori passivi di una cultora creata da altri ad essere
parte attiva facendo teatro, musica, ecc.?
R) In parte anche questo. Una esigenza sentita soprattuto dai giovani. Ma, secondo me, appropriarsi della cultura significa acquisire strumenti di conoscenza del mondo in cui viviamo per immettervi degli elementi personali di trasformazione. In altre parole tutto ciò che nella vita quotidiana si possa intendere come fatto culturale nel senso che è espressione di un modo di pensare, di essere.
D) Molto bello! Ma vedi di spiegare meglio cosa intendi.
R) Mi spiego subito, basta guardare i nostri quartieri, cioè i luoghi dove si svolge la maggior parte della nostra vita, per aver subito chiari gli obiettivi da porci. Ciò che si nota subito è lo squallore, anche estetico, in cui siamo costretti a vivere. Non esistono strutture nelle quali trovarsi per discutere, scambiarsi le idee approfondire assieme le cose che tutti i giorni apprendiamo dai mass-media, insomma non esiste rapporto con lo spazio territoriale che ci circonda nè tanto meno con l'altra gente. Il primo obiettivo è quindi rendere vivibili i quartieri, far incontrare la gente, aprire le strutture pubbliche, creare l'occasione d'incontrarsi, far vivere le vie e le piazze in cui camminiamo tutti i giorni. Pen-
sa se questo non è già un fatto culturale importante, guarda i grossi movimenti di opinione che ci sono stati ion questo periodo, per esempio "il Movimento per la Pace", quante persone fra quelle che hanno partecipato alle grosse manifestazioni di piazza una volta tornate a casa hanno avuto la possibilità di continuare il discorso, di cambiare veramente qualcosa nella piccola parte di mondo in cuivivono? Poi c'è veramente un'enorme esigenza di conoscere; i corsi di storia organizzati dal Comitato di Gestione del Consultorio erano affollatissimi, ma anche tutti i corsi che si sono fatti al Centro Comunitario di Tren no. Questo è un patrimonio di creatività che non si può trascurare.
D) Vedo che non ti manca l'entusiasmo e soprattutto credi nelle cose che fai, ma tutto questo come intendete realizzarlo, avete già un programma?
R) Assieme a gruppi ed associazioni culturali e sportive della zona stiamo approntando un programma che comprenda quanto si è detto. Intanto, colgo l'occasione per invitare tutti quanti avessero suggerimenti o proposte a partecipare alle riunioni della commissione o perlomeno a farcela pervenire in Consiglio di Zona.
AUMENTATI DEL 26% I FONDI A DISPOSIZIONE
Più soldi alle zone per attività culturali
Lo ha annunciato l'assessore al Decentramento Carlo Cuomo nel corso di una conferenza stampa
Nel bilancio preventivo 1982 del Comune di Milano ci sono parecchie novità per i Consigli di Zona. L'Assessore al decentramento Carlo Cuomo ne ha fatto un dettagliato elenco nel ,orso di una conferenza stampa, le cui "radici" sono da ricercarsi nel recente dibattito svoltosi a Palazzo Marino (su cui abbiamo riferito nel nostro numero di aprile scorso) e conclusosi con un ordine del giorno che indicava parecchie soluzioni pratiche. Vediamo quelle più importanti ed il loro stato di avanzamento.
POTERI - L'assessore all'edilizia privata Baccalini ha già espresso il suo consenso ad assegnare ai presidenti delle zone le "deleghe" in merito alle autorizzazioni ed ai controlli edilizi. Analogo trasferimento di poteri è previsto per i controlli sanitari ed annonari.
Personale - Ovvio che i Consigli di Zona per esercitare i poteri hanno bisogno di personale.
"Dieci addetti per ogni zona è una misura modesta, ma preziosa", ha detto l'assessore Cuomo ribadendo l'impegno a rafforzare gli organici. Tutte, ora, hanno 4 operatori amministratori. È in corso il passaggio da due a tre segretari, mentre c'è ancora qualche difficoltà per il secondo geometra, anche se il problema è in via di soluzione.
15 mila dipendenti - Dei 27 mila dipendenti comunali, 15 mila lavorano nelle zone. Il loro rapporto con i Consigli di Zona è però ancora troppo "facoltativo". Per l'assessore Cuomo è invece necessario procedere sulla strada di un rapporto più stretto in termini sia funzionali, sia, in taluni casi almeno,
gerarchici.
Coordinatori - L'assessore al decentramento ha preannunciato un apposito concorso per la nomina di un "responsabile" di zona con la qualifica di caporipartizione. Quasi superfluo aggiungere che esso non sarà limitato ai soli coordinatori.
Bilanci - Anche nella prospettiva di avere più personale a disposizione e più poteri rimarrebbe per le zone il problema dei soldi. Attualmente puntare su venti bilanci di zona sarebbe del tutto astratto. Allora? Si è scelta la via di individuare nel bilancio preventivo comunale specifici capitoli di spesa di pertinenza delle zone.
Soldi - Sul delicato, quanto importante, fronte dei finanziamenti non mancano alcune novità di rilievo. Le zone hanno complessivamente a disposizione due miliardi per le manutenzioni ordinarie e un miliardo e 260 milioni per organizzare manifestazioni culturali: il 26 per cento in più rispetto all'anno scorso. Inoltre sono stati loro anticipati cento milioni, ossia quanto le zone, molto presumibilmente, incasseranno per l'affitto di sale e impianti: anche questi soldi potranno essere utilizzati direttamente dalle zone per organizzare iniziative culturali, ricreative, ecc. Ci sono infine due miliardi e 600 milioni per il diritto allo studio, un'esperienza consolidata, che ha dato buoni risultati nel passato (si finanziano progetti elaborati dalle scuole ed approvati dalle zone).
Investimenti - Cuomo ha sottolineato l'impegno a soddisfare le decisioni già prese dai Consigli di Zona negli anni scorsi ed
D) Un'ultima cosa: difficoltà ne esistono? Di che natura?
R) Intanto di natura finanziaria Non sappiamo ancora quanto verrà stanziato per la programmazione culturale, i tagli governativi non ci facilitano le cose, inizieremo in ritardo e con l'incertezza per le attività future. Ritengo importante dare continuità alle iniziative intraprese, far sì che alcuni spazi diventino punti di riferimento fissi per le iniziative della zona e se ci saranno brusche interruzioni tutto questo discorso va a farsi benedire. Altro problema: la carenza di operatori culturali che seguano le varie iniziative. Compito della commissione, penso, è quello di elaborazione degli indirizzi politici-culturali, ma gli aspetti tecnici riguardano personale specializzato, deve essere superato un certo dilettantismo. Invece, ora verranno smantellati anche i Centri per il Tempo Libero.
D) Problemi complessi che rischiano di invalidare tutto.
R) Purtroppo il decentramento deve ancora realizzarsi compiutamente, ma io penso che ciò possa avvenire solo nel momento in cui tutti i cittadioni collaboreranno e parteciperanno in prima persona all'attività del Consiglio di Zona. Anche la partecipazione al decentramento non è ancora diventata un fatto culturale, cioè non è ancora entrato nel nuovo modo di vivere della gente. Soprattutto in campo culturale, dove sarebbe necessaria un'ampia collaborazione che ci permetta di capire le esigenze della gente, si nota questa carenza. E ovvio che così anche la forza contrattuale nei confronti dell'Amministrazione è minore. Non si deve infatti scambiare la mobilitazione sul fatto specifico con il rapporto costante, essenza stessa del decentramento, fra il Consiglio di Zona e cittadini.
El canton del barbee IL TUNNEL
Ciao! Allora siamo ancora nel tunnel.
Me devi mett a fà ciuf, ciuf?
E perchè dovresti farlo?
Per fà finta de vess on treno!
Ma cosa c'entra il treno?
T'ee minga dit che semm int on tunnel?
Ma io parlavo di tunnel economico.
Se l'è? On tunnel domà per i treni de terza class?
Ma no! È quello di cui ha parlato Spadolini. Oh, quell li el parla de tanti robb.
Ma di questo ne ha parlato alla televisione. Quand?
L'antivigilia di Pasqua.
E el gh'aveva anca el fiocchet?
Perchè avrebbe dovuto avere un fiocchetto?
Perchè inscì el podeva fà l'oeuv de Pasqua
Macchè uovo di Pasqua!
Magara cont la sorpresa denter.
Sì! La sorpresa è quello che ha detto... e non è certo bella!
Ma coss'è che l'ha dit?
Che la nostra economia continua ad andar male.
Tutt chi?
E non ti basta?
Ma questa l'è minga ona sorpresa. L'è ona storia veggia!
Ma ha detto che adesso è ancor peggio delle altre volte.
Va ben. Ma lù s'el faa?
Come cosa fà?
Si, cosa el faa per fà andà mei i robb?
Beh. Ha detto che si dovranno fare i sacrifici. Tanta per cambia!
Ma stavolta bisognerà fare dei sacrif i straor dinari.
Se ved che l'è on scior!
In che senso?
Nel sens che ghe pias minga la robba ordinaria. EI voeur quella foeura dall'ordinari!
Ma no. Sacrifici straordinari perchè saranno più pesanti del solito.
E ordinari perchè saremm semper nun a fai. Noi chi?
— Nun che lavorumm e che ghe n'emm minga in saccoccia.
inseriti nei precedenti preventivi del Comune. "Le scelte delle zone rivelano nella stragrande maggioranza dei casi una grande sensibilità sociale", ha dichiarato l'asessore al Decentramento, aggiungendo che la partecipazione è anche proporzionale ai poteri delle zone e quindi alle loro capacità di intervento concreto.
Prospettive -sulla base delle indicazioni contenute nell'ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale nello scorso mese di marzo, Cuomo ha rivelato che si può legittimamente dire che nonostante tutte le difficoltà il decentramento sta marciando soprattutto pe quanto riguarda i tre problemi chiave del personale, del bilancio e delle deleghe.
D) Finora hai parlato di cultura, però la commissione si occupa anche di Sport e Tempo Libero. Su questi argomenti non hai niente da dire?
R) Non ho parlato di sport esplicitamente, ma quando si parla di aggregazione, di incontro lo sport non può che essere uno dei protagonisti di questi momenti. Infatti la commissione ha elaborato una serie di proposte sportive (2 giorni con lo sport, tornei di calcio da giugno, ecc.). Del resto il protagonismo è una prerogativa dello sport correttamente inteso. Lo sportivo non è, o almeno non è solo, un fruitore dello sport altrui, ma è anche e soprattutto colui che pratica uno sport. In quanto al tempo libero penso che un modo di intendere sport e cultura come quello di cui abbiamo parlato comprenda anche questo termine.
a cura di Adalberto
Crippa
nazionali ed estere
Ma penso che ne dovranno fare anche i ricchi. — Si, ciao Pepp! — Te ne vai? Ma guarda che io non mi chiamo Peppe... Disevi inscì per dì che te se illudet. E poeu...
E poi cosa?
Se po' minga digh ai sciori de fà di sacrifizi. E perchè no?
Hinn minga allenaa! Figuret, abituaa me hinn a fà la bella vita e a pagà nanca i tass, adess te vouet fagh fà di sacrifizi?!
Ma noi non li facciamo forse?
Ma nun l'è tutta ona vita che se allenum a fai!...
Però?... me vegn on dubi...
Quale dubbio?
Dimm on poco: cont tucc i sacrifizi che emm faa finadess i robb vann forsi mei?
— ... No ... anzi mi pare che vadano sempre peggio... E allora?
— Allora te voeut vede che se ghe disumm minga anca ai sciori de fà on guai sacrifizi invece che vegnì foeura del tunnel andemm a finì int ona fogna? Ciao, te saludi! el barbee
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Messo a punto un procedimento che consentirebbe notevoli rispermi in campo energetico, mai! cui utilizzo è reso impossibile da pastoie burocratiche e da un'alta tassa di fabbricazione
Uno tra i più seri problemi che la società industriale deve risolvere è l'eliminazione dei rifiuti solidi. I vari procedimenti fino ad oggi utilizzati (discariche controllate, incenerimento, recupero dei materiali) si sono dimostrati insufficienti per motivi economici e sanitari. Da una parte infatti la gestione di questi impianti comporta spese superiori ai ricavi che possono derivare dalla vendita dei prodotti eventualmente recuperati.
Dall'altra questi impianti sono essi stessi produttori di inquinamento (se pensiamo, per fare un esempio, che riguarda la nostra zona, ai sospetti che ci sono sugli inceneritori, quale è quello di Figino, di essere produttori di diossina, la micidiale sostanza tristemente nota per il disastro di Seveso).
Da qualche anno però un nuovo processo chiamato "Rossi", dal nome del suo ideatore, può cambiare questa difficile situazione. Se si vuole descrivere questo procedimento in una riga, si può dire che fa in 24 ore quello che la natura ha prodotto in milioni di anni. Più in par-
ticolare Rossi ha ideato un metodo per trasformare, senza inquinamenti, ogni tipo di rifiuto solido in petrolio, carbone e gas di città. Si può subito capire l'importanza di una simile realizzazione.
Il cuore del "processo Rossi" è un reattore chimico in cui si compiono le varie reazioni che in natura hanno portato dalle foreste di lontanissime epoche fino agli odierni giacimenti di petrolio. Il succedersi delle varie fasi durante il ciclo che avviene nel reattore è il seguente: nella prima fase i rifiuti sono caricati nel reattore unitamente a vari sostanze chimiche che giocheranno un ruolo essenziale nelle trasformazioni che i rifiuti stessi subiranno. Successivamente alla base del reattore viene accesa una fonte di calore che equivale al nucleo incandescente della terra. La temperatura sale fino ad 80" e particolari microorganismi attaccano i rifiuti riuscendo a trasformarli in prodotti utili. Si passa poi ad una seconda fase in cui la temperatura e la pressione salgono e variano secondo uno schema
CONGRESSO CONTRO L'INQUINAMENTO
Stampa e ambiente
Dieci anni di problematiche ecologiche sui quotidiani italiani in una tavola rotonda promossa del WWF Si è svolto nel mese di aprile presso il Circolo della Stampa di Milano una tavola rotonda organizzata dal WWF sul tema "Stampa e ambiente — 10 anni di problematiche ecologiche sui quotidiani italiani". Motivo ispiratore dei congresso è stata la volontà di fare un punto della situazione circa i risultati ottenuti per la collaborazione fra stampa e WWF in dieci anni con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica a riguardo dei problemi ecologici. Alla tavola rotonda hanno partecipato alcune personalità che agiscono all'interno sia della stampa che del WWF, tra queste segnaliamo Gaspare Barbiellini Amidei (Vicedirettore del Corriere della Sera), Fulco Pratesi (presidente del WWF in Italia) e Sergio Angeletti (presidente del WWF lombardo). Durante il congresso si è parlato dell'evolversi e dell'aumentare d'importanza dell'Ecologia, che solo 10 anni fa era ritenuto un
argomento non capace di interessare le masse, forse vista anche la non conoscenza da parte di molti dell'argomento stesso.
Più avanti invece, dopo i fatti di Seveso e i problemi ad essi legati, l'opinione pubblica ha compreso l'importanza dell'Ecologia in un contesto sociale dominato da problemi legati alla necessità di un miglioramento della situazione ambientale da più parti sentita. Qui entra in causa la stampa che, mediante una serie di statistiche ad opera per lo più di Stefano Lanzavecchia, ha fornito una serie di dati indicanti l'evolversi dell'interessamento circa i problemi ecologici in Italia negli ultimi dieci anni. Ed è appunto verso una migliore conoscenza dei problemi connessi all'ecologia che il WWF ha steso un proprio programma di lavoro per i prossimi mesi.
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ben preciso. Sono queste variazioni unitamente all'azione delle sostanze caricate inizialmente ad essere decisive e a permettere di ottenere i prodotti voluti che dopo 24 ore sono scaricati e possono essere immagazzinati e volendo già usati. A questo punto il reattore è pronto ad iniziare un nuovo ciclo.
La gestione economica
Esaminando rimpianto Rossi con occhio attento ai conti economici ed all'inquinamento, si può notare che i pochi fumi che si formano durante le varie fasi sono depurati in modo tale da non disperdere assolutamente sostanze pericolose. Ma ancor più interessante è l'esaminare l'economia del processo; vediamo che ogni tonnellata di rifiuti produce almeno 200 Kg. di petrolio, 200 Kg di gas e 600 Kg di carbone. Ebbene la sola vendita del petrolio, di ottima qualità, e del carbone permette di rendere ampiamente attivo un impianto che funzioni con questo processo. È importante sottolineare che queste affermazioni non sono basate su ricerche di laboratorio da verificare in pratica, ma sono i risultati di alcuni anni di funzionamento di un impianto industriale già esistente.
Per capire cosa significherebbe l'installazione di un impianto di questo tipo, consideriamo questi dati: dai rifiuti annualmente prodotti dai 108.000 abitanti della Zona 19, sarebbe possibile ottenere 5.400 tonnellate di petrolio, altrettante di gas e 16.200 tonnellate di carbone, che potrebbe essere impiegato in un impianto di teleriscaldamento, producendo nel frattempo energia elettrica. Sarebbe così possibile riscaldare ed illuminare le nostre case, almeno in parte con i nostri rifiuti. Se solo metà dei rifiuti urbani ed industriali italiani fossero sottoposti al processo "Rossi", otterremmo circa 1.400.000 tonnellate di petrolio, 1.400.000 tonnellate di gas e 4.200.000 tonnellate di carbone, che complessivamente equivalgono circa al 2% del fabbisogno energetico italiano, con un risparmio di importazione, ai prezzi attuali, di più di 500 miliardi di lire. Potremmo quindi avere del grezzo di petrolio in casa, ripulire l'ambiente, ridurre le spese per il trattamento dei rifiuti e un concorso alla riduzione della bilancia dei pagamenti, sempre paurosamente negativa, proprio per le importazioni di petrolio.
Tutto bene quindi? No, perchè purtroppo vari interessi hanno giocato in modo che l'ing. Rossi venisse boicottato e costretto ad una dura e difficile lotta per continuare l'esercizio del suo impianto. L'imposizione di una elevata tassa di fabbricazione non consente la gestione economica delrattuale impianto. Non è la prima volta che fatti del genere avvengano ed anche nel campo ristretto dello smaltimento dei rifiuti, idee e procedimenti innovatori hanno dovuto fare lunghe anticamere per essere prese in considerazione, ma oggigiorno non possiamo permetterci di trascurare nemmeno le più piccole proposte.
Un procedimento che promette favorevoli prospettive in termini di nuova occupazione e di andamento economico generale, non deve essere lasciato cadere, perchè dà un valido contributo alla soluzione del problema energetico italiano, aiutando a risolvere nel frattempo un problema ambientale. E tutto ciò non è certamente poco.
Vittorio Modenesi
L'ha ideata Tonino Milite, che abita nella nostra zona e che ci spiega qui da dove è nata la sua idea
Ho perfezionato una 'Bandiera internazionale della Pace' che sembra un frammento d'arcobaleno, perchè il suo significato sia immediatamente comprensibile in ogni paese di questo convulso pianeta. Le bandiere sino ad ora adottate per comunicare messaggi di pace non sono altrettanto decifrabili e chiare universalmente. Quella dell'ONU, come si sa, non rappresenta tutte le nazioni; per la maggior parte dei popoli asiatici ed africani, per esempio, la nostra carissima colomba bianca è, probabilmente, solo un'immagine di volatile colto mentre porta un rametto con il becco, forse per costruirsi un nido: molti milioni di essersi umani stentano a credere che un'immagine simile possa essere un simbolo di pace per altri milioni di persone. Oggi come mille o un milione di generazioni fa, a Mosca come a Washington, a Città del Capo come a Pechino, il fenomeno naturale dell'arcobaleno è sempre vissuto come l'apparizione di un luminoso striscione, simbolo di pace, che si curva morbidamente sulla terra quando la tempesta è fini-
Costituito a San Siro il Comitato per la Pace
Il 2 aprile scorso si è costituito, con sede in via Mar Jonio 7 presso la sezione Martiri di San Siro dell'ANPI, il Comitato per la Pace di San Siro, il cui fine è di impegnarsi nell'attività quotidiana per lo sviluppo di una coscienza e cultura di pace tra i cittadini del quartiere ed al quale hanno aderito l'ANPI, il PCI, il PSI, il PdUP, il CAF, l'UDI, la FOCI, l'ARCI, il Centro Anziani di piazzale Segesta ed i CUZ 18 e 19. In questo primo mese di vita il comitato (che ha adottato come proprio emblema la Bandiera internazionale della Pace, di cui riferiamo qui a lato) ha già dato vita a due manifestazioni nel quartiere - la prima il 17 aprile, con presidi in via Morgantini ed in via Carlo Dolci, e la seconda il 24 aprile) nel corso delle quali ha diffuso un proprio volantino in cui è scritto che esso è nato "dalla consapevolezza che la catastrofe di una guerra nucleare non è più soltanto un aleatorio spauracchio per seminare terrore, ma una triste realtà che potrebbe drammaticamente concretizzarsi" visto che "in ogni parte del mondo i momenti di attrito, di tensione e di aggressione tra le superpotenze si moltiplicano accrescendo i rischi di guerra".
Constatato che in Europa, in Asia, in Medio Oriente, in Africa ed in America Latina vi sono ancora popoli che sono costretti a lottare per la libertà, l'indipendenza e la democrazia e che "l'Europa, quale regione economica e militare fondamentale per chi vuole spartirsi il mondo e le sue risorse, sembra essere il centro di maggiore interesse delle armi più sofisticate e micidiali", il volantino prosegue indicando come obiettivo il superamento dei blocchi - così come indicato dal movimento
PRIMIZIA
di massa dei mesi scorsi - visto" il venir meno del dialogo privilegiato fra le due superpotenze non più in grado di rispondere alle nuove richieste economiche e politiche provenienti dai paesi del terzo mondo ed europei".
Dopo aver affermato la necessità che la cultura della guerra sia sconfitta da una nuova cultura della pace "che veda nella cooperazione economica e politica basata sull'autodeterniinazione e la libertà dei popoli, e non sulla violenza militare e sull'ingerenza, la risoluzione di ogni controversia" e posto in rilievo che "in questo quadro e per la sua collocazione nell'area mediterranea una reale autonomia dell'Italia farebbe assumere al nostro Paese un ruolo di primaria importanza nella lotta per la pace" il volantino si conclude affermando la necessità di "operare contro gli aumenti della spese molitari, che, oltre ad aggravare la crisi economica, non garantiscono la sicurezza e la pace, ma creano ulteriore istabilità e tensioni" ed indicando come obiettivi un ruolo indipendente e di pace dell'Italia, il bilanciato disarmo dei due blocchi, l'avvio di iniziative per il disarmo progressivo e per la denuclearizzazione dell'Europa, la non installazione di nuove basi missilistiche (come quella progettata a Comiso), il graduale smantellamento delle basi atomiche e la riduzione delle spese militari.
ta. Sempre più spesso le informazioni sui pericoli di un'altra guerra mondiale, questa volta nucleare, hanno cominciato a inserirsi nella nostra vita quotidiana come una costante interferenza sonora, acuta e dolorosa. C'è il pericolo di diventare insensibili e non avvertire in tempo l'apice che la tensione internazionale può toccare irreparabilmente in uno qualsiasi dei nostri giorni o delle nostre notti. Le piccole ma terribili guerre circoscritte non possono più, dunque, essere considerate come sporadici temporali che non ci raggiungeranno mai fisicamente e di cui seguiteremo ad ascoltare i boati più o meno lontani: la verità è che in questo secolo l'essere umano sta per interrompere bruscamente la sua parabola e i suoi tentativi evolutivi, poichè la proporzione tra le sue energie costruttive e quelle distruttive, rischia di volgere in favore di queste ultime. La 'Bandiera internazionale della Pace' fa appello a tutti i popoli affinchè, pur nel confronto anche asprissimo, tra culture, fedi religiose, ideologie e sistemi economici, la singola vita umana e l'umanità intera siano ovunque amate, protette e garantite. L'angoscia della distruzione planetaria possa essere ricordata un giorno, soltanto come un sogno spaventoso; come l'ultimo incubo pieno di fantasmi, nell'infanzia tormentata della nostra specie. La 'Bandiera internazionale della Pace' può essere sventolata da tutti coloro che credono nella pace e desiderano fermamente garantirla. Essendo essa un simbolo sovranazionale, un patrimonio ideale ed emotivo planetario, al di sopra delle parti momentaneamente in causa, è esponibile accanto alle bandiere dei diversi Stati e, come queste, accanto a quelle dei diversi partiti. Soprattutto come artista intuisco che l'arcobaleno rievocato da questa bandiera e da altre (in tempi lontani o recenti, in compresenza o meno con altri simboli, al servizio di altri ideali e con diverso formato distintivo), tocca l'inconscio individuale più profondo, se si considera che nella nostra psicologia, la gioia di vivere è più o meno sempre affiancata dalle angoscie esistenziali e nella maggior parte degli essere umani anche dalle pesanti ansie per le precarie condizioni materiali in cui la vita quotidiana si svolge.
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A.B.
milano 19 - pagina 6 maggio 1982
Un frammento d'arcobaleno
Tonino Milite
A DIECI ANNI DALL'APPROVAZIONE DELLA VARIANTE E DEL PIANO PARTICOLAREGGIATO
Le sezioni del Gallaratese delle ACLI, della D.C. (Kennedy), del P.S.I. (Gonzales) e del P.C.I. (Di Vittorio, Luglio 60 e Ragionieri) hanno presentato al Consiglio di Zona un loro documento unitario sui problemi socio-urbanistici del quartiere, nel quale, fatto rilevare che dall'adozione della variante del P.P. (Piano Particolareggiato) ad oggi sono passati più di dieci anni, vengono segnalati alcuni fenomeni socioeconomici che nel frattempo si sono manifestati a livello cittadino e locale. Innanzitutto l'invecchiamento progressivo della popolazione dovuto al generale e rapido calo delle nascite, che al Gallaratese risulta ancora più accentuato per l'avvenuto insediamento quasi simultaneo di nuclei familiari della stessa fascia di età in abitazioni a proponderante edilizia economico-popolare.
Di conseguenza si fanno sempre più pressanti particolari esigenze: da quella della fruizione dei servizi capillarmente distributi sul territorio, alla domanda di particolari servizi socio-assistenziali di quartiere e di altrettanto particolari tipologie abitative, aggiungendosi peraltro ai gruppi di persone più o meno stabilmente impedite (bambini, donne in stato di gravidanza, handicappati) che hanno bisogno di percorsi speciali nelle aree di pubblica circolazione. In secondo luogo occorre tenere presente l'accumularsi del fabbisogno arretrato di abitazioni, la concorrenza del terziario e la drastica riduzione dell'offerta di alloggi, mentre non va dimenticata la scarsa disponibilità delle risorse finanziarie degli Enti Locali per le opere pubbliche, per cui anche a livello di zona sono state drasticamente tagliate le opere destinate a servizi pubblici (viabilità, centri sociali, impianti sportivi, ecc.). Si parla di utilizzare gli oneri di urbanizzazione provenienti dagli interventi edilizi privati per finanziare opere pubbliche e per colmare fabbisogni, sia nuovi, sia arretrati, di attrezzature pubbliche. Oggi — dice il documento — rA mmnistrazione comunale si propone di ri-
Il Gallaratese sembra ancora solo un grande "dormitorio"
cercare nuovi spazi per costruire alloggi convenzionati, rivedendo la variante di P.R.G. (Piano Regolatore Generale), di mutare la destinazione d'uso di aree pubbliche già dotate di servizi primari, di utilizzare sempre più l'intervento privato per l'edificazione e la gestione dei servizi, attraverso nuove forme di collaborazione fra pubblico e privato, includendo negli standard di servizio anche servizi privati, purchè di uso pubblico e rispondenti alle reali esigenze degli abitanti. E naturale che oggi il Gallaratese presenti per gli amministratori alcuni aspetti favorevoli allo studio dei nuovi insediamenti, sia per l'accessibilità che esso ha raggiunto con la metropolitana, sia per la presenza di aree ancora libere. Tuttavia, se il problema va esaminato senza massimalismi o concezioni preconcette, alcuni punti debbono
essere mantenuti ben fermi dalle forze politiche e sociali del quartiere, in modo che gli obiettivi ed i metodi progettuali del Piano Particolareggiato non vengano snaturati o vanificati.
Rapporto con gli abitanti
Innanzitutto - sottolinea il documento - le varie proposte degli amministratori dovranno seguire un iter democratico che non emargini le forze vive del quartiere ed in particolar modo il Consiglio di Zona dovrà essere informato, fin dalrinzio, delle varie elaborazioni progettuali, mentre eventuali proposte di ampliamento insediativo dovranno tener conto di un corretto rapporto tra abitanti, servizi sociali e viabilità, rispettando lo standard urbanistico attuale (26,50 metri quadrati per abitante). Occorre prevedere una politica intelligente, in quanto il quartiere è ancora assolutamente privo di servizi sociosanitari e culturali e carente di impianti commerciali e per il tempo libero. In particolar modo questo fabbisogno è sentito dalla popolazione anziana e della fascia giovanile che va dai 14 ai 22 anni, dove maggiore è il rischio delle varie patologie sociali, dalla droga alla delinquenza minorile. Mancano ancora totalmente luoghi di ristoro, di aggregazione e di svago che riescano ad animare il quartiere nelle ore serali, per cui il Gallaratese si configura ancora come un grande "dormitorio". Una politica dei servizi dovrà essere elaborata in tempi brevi con la partecipazione delle forze politiche e sociali di zona in modo coordinato con il Consiglio di Zona, cui spetterà trarre la sintesi del dibattito ed avanzare proposte precise all'Amministrazione comunale. Un primo contributo alla fase di rilettura del Piano Particolareggiato potrà, secondo quanto suggerito dal documento, essere individuato attraverso le seguenti linee: 1) conferma, così come è stato pensato, del Centro Primario comprendente il Centro Commerciale, Uffici Direzionali, Funzioni Speciali, Centro Sociale ed Ambulatorio; 2) viabilità, conferma dei principi fondamentali; 3) istruzione e scuola, verifica della quantità per accertarne il sovradimensionamento che a parere degli estensori del documento non apparirebbe così evidente: 4) intervento pubblico, nel riesame del Piano Particolareggiato diventa necessario quantificare la quota "indispensabile" di intervento pubblico, sopprimendo quelle parti ritenuto superflue (o superate o contrattabili con l'operatore privato) secondo quantità e tipo edilizi che non abbassino lo standard del Piano Particolareggiato e non ne
alterino il messaggio ambienta- temente ultimati nell'ambito le. del quartiere o ancora in corso di costruzione o comunque già previsti dal Piano ParticolaregTra i grandi problemi che giato; c) che sia fatto salvo lo oggi ci affliggono, la casa è tra i standard di 26,50 metri quadrapiù impegnativi. Si sente parla- ti per abitante per i cittadini già re di aumento della capacità in- insediati o di prossimo insesediativa a Milano; il Gallarate- diamento, sia nell'ambito del se può contribuire in parte a quartiere vero e proprio, sia neldare una risposta a tale pro- le zone adiacenti; d) che la evenblema riservando spazi che si tuale costruzione di nuove case manifesteranno liberi nella ri- debba procedere contemporalettura del Piano Particolareg- neamente alla dotazione di tutti giato. In ogni caso — dice il i servizi previsti e necessari. Suldocumento — condizioni irri- le aree eventualmente reperite nunciabili per nuove iniziative gli estensori del documento, residenziali sono; a) esclusione pur conoscendo la situazione ad uso residenziale delle aree generale del settore abitazione, già previste a servizi o verde rivendicano per il quartiere inpubblico; b) conteggiato fra i sedia menti residenziali legati al"nuovi insediamenti residenzia- la realtà della "spina" (tipologie li" anche dei fabbricati recen- edilizie speciali) e dell'ambiente
fisico che si realizzerà con la costruzione della "spina" stessa; un luogo adatto, senza pericolose "ghettizzazioni" per integrare anziani e giovani. Modalità di intervento
Confermando che tutti gli interventi con operatori privati dovranno essere effettuati in diritto di superficie, il documento sottolinea che le convenzioni che saranno stipulate dovranno prevedere che gli oneri di urbanizzazione vengano spesi nel quartiere o in interventi integrativi di quest'ultimo nella città, in modo tale da far procedere parallelamente le realizzazioni private e quelle pubbliche, oltre a costituire un metodo per avere opere complete in tutte le loro parti. Inoltre se una revisione del Piano Particolareggiato va fatta organicamente, essa dovrebbe essere coordinata dall'Amministrazione con l'eventuale aiuto di collaboratori esterni. Si tratterebbe quindi di formare un gruppo misto di tecnici dell'amministrazione affiancato da alcuni tecnici esterni indicati dalla Zona su proposta delle forze politiche e sociali del quartiere. Sottolineato che per poter arrivare ad una rapida realizzazione delle previsioni del Piano Particolareggiato sono necessari una sua rilettura, la messa a punto ed i piccoli assestamenti di alcune previsioni, il controllo dei nuovi insediamenti ed il rispetto degli standard di servizio, soprattutto ripristinandone il metodo di formazione, gestione del progetto e controllo democratico assieme a tutte le forze politiche e sociali che hanno operato ed operano nelle sedi tradizionali e nei luoghi istituzionalmente preposti, il documento si conclude richiamando la necessità che l'Amministrazione comunale dimostri per il futuro una maggiore efficienza programmatoria e tecnico organizzativa per una reale ed equilibrata gestione del piano a differenza di qunto è accaduto in passato.
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I problemi socio-urbanistici del quartiere in un documento presentato dalle ACLI, dalla DC, dal PSI e dal PCI
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PER UNO STATO DEMOCRISTIANO E PLURALISTA
La scuola dev'esserepubblica laica
L'educazione e la formazione religiosa dei giovani sono di specifica competenza delle famiglie e delle chiese, non dello Stato - Interessanti iniziative di due organizzazioni democratiche
. Risale al 1859 il primo importante tentativo compiuto in Italia per sottrarre la gestione della scuola pubblica al monopolio clericale. Fino a quell'epoca infatti la scuola, nei vari stati della Penisola, era stata esclusiva pertinenza del clero; ed è proprio nel 1859 che nel Regno sardo viene promulgata la Legge Casati. Essa continuava a prevedere l'obbligatorietà dell'insegnamento religioso, al tempo stesso decretava il passaggio dell'istruzione pubblica al potere laico, estendendola nel contempo da ristretti gruppi privilegiati a più vaste masse
popolari. Era poco, ma ciò bastò a scaternare la rabbiosa reazione clericale.
Il modello cui si ispirava la nuova legge era quello francese; di esso veniva copiata la struttura verticistica e accentrata, non certo l'ispirazione laica, che risaliva ai tempi della Rivoluzione francese. Del resto ciò era impedito dallo stesso Statuto di Carlo Alberto (rimasto in vigore fino alla proclamazione della Repubblica italiana), che indicava la religione cattolica come religione dello Stato.
L'avvento della Sinistra storica al potere segnò una impor-
tante svolta nello Stato unitario anche sotto questo aspetto: nel 1877 infatti fu promulgata la Legge Coppino, che sanzionava la scuola dell'obbligo (della durata di tre anni) e soprattutto lasciava di fatto cadere l'insegnamento religioso, non menzionandolo tra le materie prescritte. Inutile dire che questa nuova legge suscitò reazioni ancora più virulente da parte clericale. Come fa notare Franco Giampiccoli nel suo libro La religione nella scuola oggi: necessità dell'esenzione (Editrice Claudiana, Torino), in pratica questa laicizzazione fu promossa sulla base di una certa ambiguità legislativa e nei decenni che seguirono l'insegnamento religioso continuò ad essere impartito là dove le amministrazioni comunali, da cui le scuole elementari dipendevano, lo volevano o lo tolleravano. Questa timida e parziale laicizzazione fu sempre assai contrastata, specie da pressioni dirette e intimidazioni nei confronti dei maestri poco disponibili o addirittura sospetti di ateismo. Nella difesa della laicità della scuola continuarono ad essere impegnati i liberali (anche se verso la fine del loro periodo di egemonia cercarono l'alleanza con i cattolici), ma soprattutto i socialisti.
Questa timida, parziale e contrastata laicizzazione della scuola fu violentemente cancellata dal regime fascista, con la famosa riforma scolastica Gentile del 1923, la quale sanzionò nuovamente l'obbligo dell'insegnamento religioso nelle elementari: la dottrina cristiana secondo la tradizione cattolica era posta "a fondamento e coronamento dell'istruzione". Va notato che ciò accadde non tanto per le pressioni clericali (che naturalmente vi furono), ma perchè la filosofia idealistica del Gentile attribuiva un positivo valore all'insegnamento religioso all'infanza (religione intesa come "filosofia dei bambini"). Anche il liberale Benedetto Croce, pure lui idealista, seppure da posizioni diverse, avallò la posizione del Gentile, sostenendo che il conflitto tra moderno laicismo e confessionalismo "non è vinto nè superato nella cerchia dell'educazione primaria, che così strettamente si congiunge con l'educazione familiare in cui prevalgono i componenti cattolici della famiglia, le madri e le altre donne (la religione è cosa di donne)".
Ventennio fascista e Liberazione
zio la quasi trentennale egemonia democristiana. Nel 1945 un decreto luogotenenziale diede assoluta preminenza all'insegnamento diffuso della religione all'interno delle varie materie (oltre naturalmente al perdurare dell'insegnamento speciale catechistico): ciò significava che qualsiasi materia poteva divenire occasione e pretesto per una educazione nell'ambito di una ben definita ideologia religiosa. Era la porta aperta al confessionalismo; del resto nel 1947 venne consentito il diretto inserimento di sacerdoti tra il personale docente, su una base decisionale esclusiva dell'autorità ecclesiastica.
La situazione divenne ancora più pesante nel 1955, in epoca di clericalismo dilagante, con un nuovo decreto, ispirato dal ministro dell'istruzione Ermini. Oltre a ribadire che "l'insegnamento religioso sia considerato come fondamento e coronamento di tutta l'opera educativa", veniva organizzata una massiccia invasione anche della scuola secondaria, con impostazioni e strutture pedagogiche tuttora presenti. Non esiste, a questi livelli scolastici, l'insegnamento diffuso, ma solo quello speciale (la cosiddetta "ora di religione").
Anche qui però, tenendo conto di criteri più aggiornati, si è praticamente abbandonato l'insegnamento del catechismo, e si è puntato su una impostazione più etica e culturale, cioè su quello che viene definito un "insegnamento aperto". Il tradizionale insegnante di religione è così diventato, in un certo senso, un "esperto di umanità".
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A una considerazione superficiale il cambiamento può apparire positivo e sembra rispondere meglio alle esigenze di una società moderna.
In realtà la situazione è molto peggiorata, perchè la cattedra di religione è divenuta un luogo dal quale l'insegnante può dissertare su tutto e su tutti, senza controlli e senza rispondere a nessuno (che non sia l'autorità ecclesiastica). Ecco quindi l'insegnante di religione martellare con le proprie argomentazioni - delle quali il meno che si possa dire è che sono unilaterali - sui più diversi argomenti: dal sesso, al divorzio, all'aborto, alle ideologie "nemiche"... Il passaggio da un tipo di insegnamento "dogmatico" ad un altro "aperto" dovrebbe teo-
ricamente rappresentare un progresso e un nuovo modo di concepire la religione nella scuola; ciò avverrebbe se si avesse un reale confronto dell'uomo e delle sue problematiche con le proposte esistenziali della religione cristiana, o meglio di tutte le religioni. Ma questo non avviene. Il privilegio riconosciuto alla religione cattolica annulla in partenza ogni possibilità di confronto paritetico con orientamenti diversi; inoltre vi è l'aberrazione rappresentata dal fatto che la religione, la quale più di ogni altra cosa dovrebbe rappresentare l'espressione di una libera scelta di coscienza, finisce per essere imposta come materia obbligatoria. Il confessionalismo, cacciato dalla porta, rientra travestito dalla finestra.
Nel momento attuale, e da molti anni ormai, continua in maniera misteriosa e clandestina il confronto tra le autorità italiane e vaticane, in vista della revisione del Concordato.
Dall'analisi delle bozze finora prodotte scaturisce un quadro assai preoccupante, sul quale gravano pesanti ambiguità.
E vero che non si parla più dell'anacronistico "fondamento e coronamento" e si preferisce invece rifarsi ad un più generico patrimonio culturale italiano (che naturalmente, insieme ad altre espressioni, non può non comprendere anche il cattolicesimo). Ma a questo punto non si giustifica perchè la materia non possa essere insegnata, come le altre, da insegnanti dello Stato e debba essere di competenza esclusiva di docenti nominati dall'autorità ecclesiastica. Di più: se questo insegnamento avesse reale valore culturale, non sarebbe giustificata la facoltà di non assistere alle lezioni.
Mobilitazione di massa
La parte più sensibile dell'opinione pubblica italiana si rende conto ormai che la richiesta di esonero non è qualcosa che riguardi solo le minoranze rèligiose o pochi incalliti anticlericali: è invece l'unico strumento civile di lotta per far conoscere alle autorità e alle forze politiche (oltrechè al Vaticano) che le masse non approvano il perpetuarsi nella scuola italiana di una situazione tanto abnorme. Sembra appena il caso di rilevare che questa posizione non ha nulla a che fare con sterili atteggiamenti anti-religiosi di stampo ottocentesco.
Quello che occorre invece è trovare, insieme, un ruolo civile, dignitoso e rispettoso per l'insegnamento della religione nelle scuole. Per questo è importante che anche i cattolici, senza remore e senza timori, si rendano conto della opportunità di condurre a fianco dei laici una lotta in tal senso. Questo peraltro incomincia ad avvenire e gruppi sempre più numerosi di cattolici si trovano allineati su queste posizioni, consapevoli che proprio problemi delicati e importanti come quelli di fede non possono essere abbassati a livello di colpi di mano odi imposizioni forzose. Nel quadro di questa nuova presa di coscienza appare esemplare il testo dell'Intesa tra Stato e Chiese evangeliche (valdesi e metodiste). Esso è già da tempo definito in ogni sua parte e perfino siglato, ma non si è ancora potuto presentarlo al Parlamento per l'ostruzionismo sotterraneo di gruppi che temono che la sua approvazione finisca inevitabilmente per condizionare anche il futuro Concordato col Vaticano. L'articolo 9 dell'Intesa evidenzia esplicitamente che le Chiese evangeliche non richiedono spazi per alcun insegnamento religioso nella scuola, poichè "l'educazione e la formazione religiosa dei fanciulli e della gioventù sono di specifica competenza delle famiglie e delle chiese, anzichè dello Stato". Interessanti anche le posizioni di due organizzioni laiche e democratiche che si occupano del problema, il CIDI e l'ALRI.
La prima (Centro Iniziativa Democratica Insegnanti) è fautore di una proposta per la quale "l'insegnamento della religione, da impartirsi su esplicita richiesta dei genitori degli alunni, dovrà essere svolta da rappresentanti delle singole confessioni o da persone da esse delegate".
La seconda (Associazione per la Libertà Religiosa in Italia) propone che le lezioni di religione siano facoltative, organizzate su richiesta, "al di fuori dei programmi e dell'orario scolastico", ma soprattutto con oneri finanziari "a carico di ciascuna chiesa".
L'importante è che si diffonda sempre più la concezione di uno Stato veramente democratico e pluralista, nel quale tutti i cittadini possano pienamente riconoscersi, basato su un fervido confronto di idee e posizioni: ciò che in definitiva costituisce un arricchimento per tutti.
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Il Concordato del 1929 tra Italia fascista e Santa Sede segnò l'estensione dell'insegnamento religioso dalla scuola elementare alle scuole secondarie di ogni ordine e grado: era questo anche il premio per l'appoggio dato dal Vaticano al fascismo. Va precisato, per l'obiettività storica, che il fascismo si limitò a utilizzare l'insegnamento della religione (quale strumento di educazione morale), ma non accettò la concezione cattolica della scuola (cioè il controllo della Chiesa sull'insegnamento nel suo complesso). Questo perchè, come qualcuno ha acutamente osservato, un totalitarismo non può lasciare spazio a un altro totalitarismo. Benchè la cosa possa apparire paradossale, fu dopo la Liberazione che prese avvio la massiccia clericalizzazione della scuola. Ciò però è facilmente comprensibile, se si considera che proprio da quel periodo, in concomitanza con la guerra fredda e il costituirsi di blocchi contrapposti, ebbe ini-
NEL MESE DI GIUGNO IN VIA FALCK
Prima rassegna del dilettante al Festival de l'Unità
Il tradizonale appuntamento con il Festival dell'Unità della Sezione E. Ragionieri si terrà dal 5 al 13 Giugno presso la via Falck al G.2. Il programma è in via di avanzata definizione è sarà reso pubblico quanto prima, si prevedono grossi nomi, sia dal punto di vista Politico-Culturale, con la presenza di Davide Lajolo che presenterà il suo ultimo libro, sia anche dal punto di vista Spettacolare, Gastronomico, Ricreativo etc. Nell'ambito del Festival vi è anche una iniziativa che dovrà interessare tutti coloro che hanno una qualche velleità artistica;
bravi o meno bravi che siano. Infatti, sono aperte le iscrizioni per partecipare alla I° Rassegna del Dilettante che si svolgerà nel corso del Festival. Tutti coloro che fossero interessati all'iniziativa e che volessero parteciparvi in qualità di Cantanti, Attori, Poeti, etc. non hanno che da chiedere maggiori delucidazioni presso la Sez. del P.C.I. E. Ragionieri T. 3534815 Sig. Taormina tutti i martedì dalle 21 alle 24 e tutte le domeniche dalle 9,30 alle 12 oppure telefonando a 353.14.44 Sig. Caprara.
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milano 19 - pagina 10 maggio 1982
CHE NE SARA' DELLAVORODELL'UOMO?
Quando il robot entra in fabbrica
La cassa integrazione continua a dilagare in molti settori dell'area industriale. L'espulsione dei lavoratori dalle fabbriche ha raggiunto ormai un ritmo di acuta drammaticità. Quasi tutte le grandi aziende si danno il "cambio" nella corsa per mettere a "zero ore" migliaia di lavoratori. Si spera così di aumentare la produttività, di tornare al profitto, di adeguare la produzione alla domanda del mercato. Il caso della FIAT è emblematico: con molti lavoratori occupati in meno, aumenta il dividendo per gli azionisti. Quanti lavoratori potranno poi tornare in fabbrica? La disoccupazione mascherata e assistita rischia di diventare un'area di parcheggio di vaste dimensioni, in attesa di trasformarsi in una "occasione" per uno stillicidio di dimissioni "volontarie" e di licenziamenti di massa. L'insicurezza del lavoro diventa il segno di contraddizione della società industriale e della nuova "rivoluzione tecnologica". Aumenta la folla di chi non ha lavoro, ma anche di chi teme di perderlo nel prossimo futuro. L'automazione entra, a grande velocità, nelle fabbriche e negli uffici. La disoccupazione "tecnologica" sta investendo molti luoghi di lavoro. Le catene di montaggio vengono sostituite dai robots. Le tecnologie elettroniche e l'informatica stanno cambiando radicalmente l'organizzazione del lavoro. L'evoluzione della scienza e della tecnica può portare rapidamente all'emarginazione e alla eliminazione del lavoro umano. Gli "uomini del lavoro" vengono espulsi dal processo produttivo. Il lavoro per tutti sta diventando, ancora una volta, un sogno irrangiungibile. Aumentano invece le aree di lavoro precario, saltuario, occasionale, dequalificato. Nella società "postindustriale" può rispuntare il conflitto sociale di massa. Non solo l'uomo sembra essere "minacciato" da ciò che produce e dal "moltiplicarsi" delle cose, ma anche dalla velocità di diffusione delle nuove tecnologie che hanno una elevata capacità di "risparmiare" lavoro. Si pre-
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vede che ogni robot potrà eliminare, nell'industria dell'auto, almeno tre posti di lavoro, mentre i lavoratori potranno ancora sostituire i robots, ma solo quando sono a riposo forzato per "avaria". Un "mondo nuovo" si sta dunque avvicinando: la crisi dell'auto può essere il simbolo di una più generale e diffusa crisi del sistema industriale a livello mondiale.
La "dignità" del lavoro umano è fortemente minaccaita dall'avanzamento del dominio incontrollato della nuova tecnologia. Riuscirà l'uomo a ritornare ad essere "soggetto" del lavoro? Si lavora per cercare di realizzare la proprima umanità, per diventare capaci di organizzare il proprio destino: la difesa del lavoro è quindi una necessità per l'uomo, per la sua libetà.
L'enciclica Laborem Exercens afferma il primato dell'uomo sul lavoro, del lavoro sul capitale, della destinazione universale dei beni sulla proprietà privata dei mezzi di produzione. Se il lavoro è la "chiave" della vita sociale, la centralità del diritto al alvoro deve essere affermata e difesa anche in una società tecnologicamente avanzata. Dovrà ovviamente cambiare il rapporto tra tempo di lavoro e tempo libero, aumenterà il-tempo liberato", ma non si potrà accettare fatalisticamente una sempre più diffusa moltitudine di "senza lavoro", di "assistiti" dal sistema, di "scarti" sociali. Ci si chiedeva in un convegno di qualche anno fa: liberare il lavoro (dallo sfruttamento e dall'alienazione ) o liberarsi dal lavoro? Sembra ora che la "liberazione" dal lavoro stia diventando automatica, senza ritorno: è la "macchina" che espelle l'uomo dal processo produttivo, che spavaldamente può fare a meno della sua professionalità, della sua intelligenza, della sua creatività, della sua umanità. Non è tuttavia necessario ritornare al "luddismo" per affrontare e controllare la nuova situazione che si sta creando con l'automazione diffusa. I cambiamenti profondi e irreversibili del processo produttivo, con la concentrazione dell'informazione e il decentramento lavorativo per "componenti", possono ancora essere affrontati con il rilancio di una nuova dimensione soggettiva e collettiva delle forze del lavoro, con un più vasto protagonismo sociale, con una più generosa solidarietà attiva tra chi è dentro e fuori dal mercato del lavoro. La "questione sociale" resta di viva attualità, anche se si dovranno tempestivamente aggiornare le forme di lotta e gli obiettivi tattici e strategici. La ricerca e anche il rifiuto del lavoro, la sperimentazione di una professionalità autonoma, sono alcune delle strade che già sono state imboccate da chi, per forza, deve inventarsi un lavoro diverso per riuscire ad essere, per vivere. Intanto nei centri industriali e nelle città-fabbrica la disoccupazione continua inesorabilmente ad aumentare, mentre le stesse grandi metropoli urbane rischiano la deca-
denza sociale e l'abbandono per l'assenza di progetti di rilancio delle attività lavorative. La spinta egualitaria è stata ormai sostituita, nella fase attuale di frantumazione e di dispersione del lavoro, da spinte corporative e individualiste e da un clima di diffusa disuguaglianza economica e sociale.
La coscienza di classe di grandi masse è minacciata dalla perdita della centralità del lavoro e della fabbrica nell'organizzazione della società contemporanea. Eppure va tentata ancora oggi la via del riscatto della soggettività personale e comunitaria dentro la nuova organizzazione del lavoro e della città.
La crisi del lavoro è anche crisi dello sviluppo, crisi della cultura dell'uomo produttore. Le fughe nel tempo libero o la "marginalizzazione esistenziale" del lavoro, la ricerca di una qualità della vita totalmente sganciata dal tempo e dall'esperienza di lavoro, non sembrano essere tuttavia le risposte più adatte per far passare ancora la vita dentro gli stessi luoghi di lavoro e nell'organizzazione della produzione. Le "meraviglie dell'elettronica" non devono portare l'uomo a diventare un semplice ingranaggio, passivo e marginale, delle nuove macchine. Il senso dell'esistenza non puó essere tutto nello spazio e
nel tempo del "non lavoro". "Il fondamento del valore del lavoro è l'uomo stesso". Si rischierebbe altrimenti di lasciare ai padroni della tecnologia e dell'informatica tutte le scelte per il futuro dell'umanità. Il protagonismo non deve passare dall'uomo alle macchine. L'alienazione contemporanea è anche legata alla rinuncia del dominio delle cose prodotte dalla civiltà dell'uomo e comunque alla delega ad altri del proprio destino. Ci sono i segni dell'affermarsi di una "ideologia antilavoro" e di una disoccupazione volontaria per rifiuto del lavoro così come è oggi. Ma c'è anche la speranza diffusa e l'attesa di un lavoro diverso e per tutti: di un lavoro che dia cioè ad ognuno la possibilità di esprimere la propria identità e umanità. Buttar via i lavoratori dalle fabbriche e dagli uffici per far quadrare i bilanci aziendali è invece inaccettabile. La forzalavoro rishia di ritornare ad essere la "merce" di scarto del processo produttivo. Quando, al contrario, gli uomini del lavoro, e coloro che sono da anni in attesa di entrare nell'area del lavoro, devono essere i soggetti sui quali fondare il rilancio dello sviluppo e l'organizzazione dei luoghi di produzione e di vita. Un lavoro per essere e non solo per vivere.
Giovanni Caruti
AL GALLARATESE
Nel rapporto con il governo e le grandi associazioni padronali siamo entrati in una fase di confronto, ed in alcuni casi di scontro e di rottura, che coinvolge tutto l'arco dei problemi e che ha già posto in evidenza l'esistenza di un disegno teso a cogliere questa occasione per stabilire un nuovo rapporto di forza del paese, tra le classi, cercando di imprimere una vera e propria svolta nelle relazioni industriali. Sui contenuti di questa fase di controllo deve essere rapidamente colmato il vuoto che si è determinato tra lavoratori e sindacato. L'allentamento della tensione, anche ideale, la sfiducia e la diffidenza sono un dato reale, presente a livello di masa e negli stessi quadri intermedi del sindacato. Occorre imprimere una svolta anche sul piano della stessa informazione e della pura conoscenza dei fatti, facendo rivivere i nodi reali. Ciò è tanto più necessario quanto più evidente il bisogno di dare una risposta di lotta nei confronto del governo e delle grandi associazioni padronali. Questo è quanto emege dai fatti e non certo da un aprioristico bisogno di ritualità conflittuale. Prendiamo adesempio, il divario grande che esiste tra promesse ed atti del governo. L'on Spadolini ha un merito: quello di aver posto, in evidenza, nel suo documento, alcuni grandi obiettivi avanzati dal movimento sindacale e di non aver subito, almenofino ad ora, la tentazione e le pressioni per intrappolare il sindacato in un globalismo formale, perchè alla fine sarebbe tutto tradotto nell'aggancio della dinamica della scala mobile al tetto indi-
vescovo Martini incontra gli aclisti
Padre Martini, negli ultimi giorni del marzo scorso è stato praticamente "abitante" del nostro quartiere. Il Vescovo ha voluto così sperimentare un nuovo approccio di visita pastorale. Con grande disponibilità e senso del reale, oltre che a portare il Suo insegnamento pastorale, ha voluto rendersi conto della effettiva situazione in cui noi tutti viviamo. Ha così accolto anche il nostro desiderio di ascoltare una Sua diretta parola. Il Vescovo, d'altro canto, si è dimostrato apertissimo a recepire anche la nostra esperienza di aclisti. L'incontro è avvenuto sabato 28 marzo subito dopo la celebrazione della S. Messa vespertina presso la parrocchia S. Ilario. A nome di tutti il presidente del Circolo, dopo averlo ringraziato, ha espresso le motivazioni di fede ed umane che sono a fondamento dell'azione degli aclisti. Quindi il presidente ha spiegato la necessità che anche in quartiere operino dei gruppi senza particolari interessi da difendere o aspirazioni di potere, lamentando, in questo senso, una grave vacanza del
mondo cattolico. Sono stati poi esposti al Vescovo alcuni temi che non possono non preoccupare; anche la loro soluzione non può essere sempre delegata ad altri. Il quartiere continua ad essere dormitorio e disumano: i servizi sono sempre carenti; per i ragazzi ed i giovani non vi sono adeguati punti di riferimento; il problema degli anziani, a cui nessuno pare oggi seriamente pensare, diventerà drammatico nel prossimo decennio e altro ancora. Il presidente ha infine espresso al Vescovo la preoccupazione, colta proprio dalla specifica esperienza degli aclisti, della grave "distanza" che esiste fra Chiesa e Mondo del Lavoro. Padre Martini ha risposto dimostrando ancora una grande disponibilità e sensibilità ai problemi prospettatigli. In primo luogo ha confermato il proposito di "sperimentare" un modo più concreto ed efficace di fare pastorale, e che desidera, nel corso delle sue visite, incontrare i lavoratori (come del resto ha fatto di recente a Garbagnate), specialmente se si trovano in difficoltà. A tal proposito ha richiamato l'insegnamento della Laborem Exercens, sollecitando l'esigenza di un suo approfondimento, apprezzando così anche l'ultima iniziativa formativa del circolo sulla enciclica stessa.
Il Vescovo, raccomandando "tanto, tanto Vangelo e tanta, tanta riflessione e esperienza" ha quindi sottolineato la sua particolare attenzione ed apprezzamento per le ACLI milanesi ricordando anche la Sua personale partecipazione all'ul-
timo congresso regionale ed alcune lettere da Lui inviate al movimento.
Per quanto riguarda l'azione culturale e sociale dei credenti è stata sottolineata l'esigenza di una loro più proficua presenza ed in ogni caso la necessità di una preventiva mediazione fra fede ed azione, pena, altrimenti, il pericolo di astrattezza o di integralismo. Il presidente del Circolo, da ultimo, ha espresso al Vescovo a nome di tutti, perfetta consonanza al Suo insegnamento e grande simpatia per la Sua persona.
Circolo ACLI Gallaratese
viduale per il rientro dall'inflazione, che sarebbe stato anche utile e pericoloso, mortificando sia l'autonomia del sindacato sia la credibilità del governo. Queste sono però tutte acquisizioni positive, ma che rimangono sulla carta, smentite dai fatti e dai vuoti che caratterizzano le scelte di merito. Emergono sempre più due dati di fondo: - in primo luogo: la lotta all'inflazioni avviene con strumenti che determinano una redistribuzione dei redditi a danno dei lavoratori e dei ceti meno abbienti, e spesso tali strumenti hanno contenuti antiriformatori - in secondo luogo: le scelte finora messe in atto rimangono nella direzione di un'aperta recessione attraverso l'uso di strumenti creditizi e monetari. La trattativa tra governo e sindacato sulla lotta all'inflazione e alla recessione si è arenata sullo scoglio dell'occupazione, degli investimenti e del mezzogiorno. Al termine dell'incontro tra governo e sindacati c'è stato uno scambio di documenti che segna la presa d'atto di profonde divergenze. Il ministro Marcora ha definto "inaccettabile" il documento sindacale, i dirigenti della Federazione Unitaria hanno giudicato "inadeguata" la nota del governo. Il capitolo riguardante gli investimenti che il sindacato ritiene condizione essenziale per la ripresa economica è ancora lasciata in bianco dal governo, come dire che l'esecutivo è privo di una alternativa credibile alla recessione. La trattativa però - su questo Lama, Carniti e Benvenuto sono stati espliciti -è sulla battaglia per combattere insieme l'inflazione e la recessione, senza una scissione, i classici "due tempi". Ma, dopo ore ed ore di trattative, i dirigenti del sindacato hanno dovuto prendere atto dei dissensi interni al governo che impediscono di riempire coerentemente tutti i tasselli di una nuova politica economica. Quindi, con una controparte chiusa e reazionaria, è facile prevedere delle condizioni di scontro totale arrivando in estremó allo sciopero generale, che diventa di fatto orami inevitabile. Si aspetta naturalmente, da parte governativa, un ripensamento ed una risposta positiva per poter continuare a trattare senza pregiudiziali di sorta e senza cercare di punire le (vissi meno abbienti.
Giancarlo Gnutti
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L'insicurezza del lavoro diventa il segno di contraddizione della società industriale e della nuova rivoluzione tecnologica
Il
SEDICI GIORNI PER CINQUE PUNTI DI SUTURA
"L'Albergo" San Paolo, ospedale milanese
Sprechi e lunghe degenze fanno crescere i costi dell'assistenza sanitaria
A tutti può capitare nel corso dell'esistenza d'essere ospite involontario in un ospedale, sia per una malaugurata malattia sia per banale incidente stradale per altro motivo imprevedibile; tutti più o meno ne sono soggetti, tanto che conducano vita quieta o movimentata, per i motivi più diversi.
Dal canto mio, superata da tempo la cinquantina e memore di altre esperienze, ho recentemente saggiata un'altra tappa ospedaliera, da cui ho tratte considerazioni di emblematica antiteticità.
È notorio, da sempre, che le istituzioni ospedaliere pubbliche sono carenti, in continuo deficit finanziario, di difficile guida.
NEL RICORDO DEI TEMPI
Nel lontano 1935 fui ricoverato nell'antico ospedale milanese detto CA' GRAN DA in via E. Sforza per una broncopolmonite buscatami cadendo nel naviglio una sera di nebbia fitta, naturalmente in pieno autunno. Reparto medicina, stanzoni da trenta letti, cure dell'epoca e cura dell'anima da parte della suora del reparto, tre volte al giorno e prima dei pasti; la suora era un'autorità quanto il primario.
Dalle sue simpatie e dalla fede dimostrata dipendevano il
È il titolo di una nuova rubrica che intendiamo lanciare sperando di fare cosa gradita ai nostri lettori e ai tanti fotoamatori della nostra zona. Lo scopo è, oltre che divertire con un gioco di interpretazioni, quello di portare ad una osservazione più attenta e critica delle immagini che ci circondano e di stimolo a "vedere" fotograficamente i fatti ispiratori. Pertanto invitiamo i fotoamatorl della nostra zona (dai più scalcinati al più evoluti) a "visualizzare" le poprie idee inviandoci le proprie opere con una breve descrizione di quanto volevamo esprimere.
Pubblicheremo le foto eseguite di volta in volta seguite nel numero successivo dalla spiegazione dell'autore e/o da un commento di un esperto.
Vedremo poi, insieme, se rautore ha saputo rendere "l'Idea" o se è stato interpretato in modo diverso.
Il materiale potrà essere restituito a richiesta all'autore dopo la pubblicazione, in caso contrario entrerà a far parte dell'archivio fotografico del giornale.
La Redazione
Giadeite
Sotto la comune denominazione di giada o giadeite venivano indicati due minerali simili tra loro per aspetto e colorazione ma mineralogicamente differenti: la GIADEITE e la Nefrite.
Il minerale prende il nome di giadeite, e tale denominazione è la più esatta, con essa si vuole indicare la vera giada.
vitto, il cambio della biancheria e non di rado la durata della degenza!
Nel 1941 fui ricoverato al POLICLICNICO per un intervento operatorio; reparto otorinolaringoiatra, siamone da trenta letti, meno tetro di quello della Cà Grande, ovviamente più moderno nelle suppellettili e nei servizi igienici, sempre antico nella istituzione "suora".
AL POLICLINICO fui nuovamente ricoverato nel 1947, ancora nel reparto otorinolaringoiatria, ma le cose erano rimastre come prima e la suora imperava in corsia dividendo il comando con il primario.
A quel tempo chi necessitava di penicillina doveva provvedersene in prefettura, previa richiesta su carta intestata dell'ospedale, perché gli ospedali ne erano provvisti ... onde evitare speculazioni.
In questa occasione la mia poca propensione alle preghiere mi dette qualche grattacapo con la suora; una domenica mattina, assillato da continui inviti ad andare alla messa, me ne sono uscito dall'ospedale recandomi al bare rientrando nel reparto all'ora delle visite dei parenti poiché dalla portineria non mi lasciavano passare prima.
Il fatto venne riferito al primario dal quale fui redarguito; la suora non mi degnò d'una
parola ne d'uno sguardo per tutto il resto della mia degenza.
L'ALBERGO SAN PAOLO
31 gennaio 1982; per una banale caduta e nello sforzo di tenere in piedi la motocicletta mi ruppi due costole a destra ed il pollice della mano sinistra; le costole si saldarono presto, ma la brutta frattura alla mano sinistra, pur rinsaldandosi, richiedeva un intervento operatorio per un uso corretto dell'arto.
durata sei, sette giorni.
Tra uno sciopero e l'altro, un rimando e un'altro ancora, inagibilità delle sale operatorie, casi d'urgenza e casi ... preferenziali, dal 25 marzo, giorno del ricovero, sono stato operato soltanto il giorno 8 aprile e dimesso il IO aprile.
Tredici giorni di attesa per l'operazione e tre soltanto di degenza sicuramente indispensabili; sedici gioni contro i sei, sette che potrebbero a rigore confortare un massimo di degenza. Questi fatti non riguardano soltanto me o il reparto ortopedia, ma interessano indistintamente tutti i reparti.
LA STRUTTURA
INCOMPLETA
Fui avviato all'ospedale S. Paolo, reparto ortopedia.
Per ridurre i tempi di ricovero feci urgentemente tutti gli esami preliminari, pagando l'urgenza e parte degli esami stessi che la SAUB o 1NAM non contempla anche se necessari. (Stranezze del nostro sistema sanitario nazionale).
Mi era stato assicurato che presentandomi con tutta la documentazione necessaria dalla data del ricovero alla dimissione, compresi i tempi pre-postintervento, la degenza sarebbe
Il S. PAOLO è stato costruito a metà e funziona ad un terzo; incompleto per mancanza di miliardi nella struttura generale manca quindi di reparti ed è scarso di sale operatorie; qualcuno mormora che l'unico, efficientissimo servizio è quello mortuario, ma non ho voluto approfondire.
Scioperi a parte ed a parte le insormontabili formalità burocratiche le suore non ci sono più; il servizio religioso è svolto con molta discrezione e chi lo desidera può seguire le funzioni religiose standosene tranquillo a letto servendosi di un apposito canale radio a cui fa capo e delle apparecchiature di cui ogni degente dispone.
Non più cameroni; le camere ospitano al massimo quattro letti ed in ognuna d'esse c'è un lavabo; i servizi igienici comuni sono moderni, completi, tenuti costantemente puliti ed efficienti.
I degenti che possono muoversi godono della possibilità di scendere a prendersi un caffé o sgranchirsi le gambe al piano rialzato verso l'uscita.
Il vitto: è strano che in alcuni reparti è ottimo ed abbondante e in altri scarso ed a livello appena accettabile; è capitato più volte che dal menù a tre voci ne sia sortito il piatto unico!
Immaginate che il menù prospettato comprenda carne lessata, pollo, polpette; al momento di scegliere ci sono soltanto le polpette o in alternativa formaggio!
Ma non immaginate ... è successo realmente e più d'una volta.
I MEDICI E CIO' CHE NE PENSANO
Scontento a parte per le carenze generali, per i miliardi mancanti per terminare l'ospedale S. PAOLO, per gli scioperi, il vitto ed altro è indubbio che l'opera dei medici, primari no, degli infermieri/e. del personale ausiliario è veramente all'altezza di quanto oggi si richiede ad un ospedale moderno.
I medici sono i primi ad associarsi alle lagnanze dei degenti, a deprecare quelle carenze che sono una vergogna pe la nazione, ad ammettere che non tutti possono permettersi la clinica privata; ed infine sono proprio loro che dicono come la disorganizzazione preme sul portafoglio delle SAUB-INA M, comuni e provincia, sottolineando che le lunghe degenze inutili sono il risultato degli errori indiscutibili di gente politicamente invischiata, incapace di pianificare e gestire con cognizioni di causa e che non vede oltre l'ottica del partito salvo che per l'imporre il peso politico per un ricovero, per un intervento, la precedenza.
Alla fine chi paga non è SA U B-1NA M, comuni o provincia; chi paga è sempre, eternamente, il solito pantalone, Arcano
Questo minerale si trova in masse ciottolose in depositi alluvionali, sui pendii delle colline e nel letto dei corsi d'acqua. Benché abbia una struttura cristallina non lo si trova mai in cristalli ma in forme irregolari.
Il giacimento più importante lo si trova in Birmania, altri si trovano nel Turkestan, Cina, Tibet, Messico e Alaska. In Italia la si trova sul monte Uso in Val D'Aosta. La lucentezza è poco viva e spesso tende al grasso. Presenta una frattura difficile, scagliosa.
Il colore della giadeide si presenta raramente uniforme. Il fondo è generalmente bianco-bianco-grigio. Si notano spesso chiazze d'intenso colore verde smeraldo, quest'ultimo tipo è assai raro e pregiato. nella diadeite biancastra ii colore è dovuto al ferro, mentre in quella verde smeraldo risulta costituita da piccole quantità di cromo.
Al microscopio la struttura del materiale è di aspetto granulare, ingarbugliata con visibili fratture dovute alla differenza di durezza dei granuli. la produzione non è rilevante in quanto le giadeiti costituiscono pur sempre un raro minerale, almeno per i pezzi atti ad essere utilizzati a scopo ornamentale ed è quasi totalmente svolta dalla Cina e dal Giappone. Un pezzo eccezionale dal peso di 80 kg. è esposta al Museum of Pratico] Geology of London.
In Asia venne, e viene tutt'ora, usata più che come gemma per ottenere punte per freccie, asce, fabbricazione di idoli, vasetti, ed altri oggetti. La lavorazione delle giade richiede particolare esperienza che consiste nel dare al minerale quell'aspetto GRASSO, per gli orientali costituisce il massimo pregio, mentre i pezzi secchi, cioé quei pezzi nei quali la lavorazione non è riuscita a raggiungere la perfezione, sono assai meno apprezzati.
Il valore della giadeite è sovente altissimo, in particolare per gli oggetti di genuina fattura cinese si raggiungono con facilità cifre di 6 zeri. Cifre notevoli si raggiungono per gli oggetti ricavati dalla giada imperiale, minerale molto scarso e naturalmente ricercato. Altre varietà della giadeite è la cloromelanite, detta anche giada nera.
Essa proviene dalla Cina, Messico, Guinea, india e Birmania. Ha un colore verde scuoro quasi nero. Dal punto di vista artistico una datazione delle pietre cinesi è pressoché impossibile in quanto i metodi di lavorazioni che risalgono ad epoche antecedenti all'era volgare non hanno subito mutamenti fino all'ultimo quarto del secolo scorso.
Soltanto in conseguenza all'immigrazione di popoli occidentali, sono stati introdotti strumenti perfezionati unitamente all'impiego dell'abrasivo di alta efficienza. quali il diamante e il carburundum.
L'infinita pazienza dell'artefice antico donava all'oggetto quell'apparenza morbida e grassa, quasi di sostanza organica che costituisce il massimo pregio per l'intenditore.
La morbidezza è un culto per gli imprenditori cinesi, basti pensare che per ottenere questa perfezione portano gli oggetti in apposite tusche per anni al fine di conseguire la massima perfezione di polimento.
Nel susseguirsi delle varie dinastie cinesi la scultura delle giade fu sempre ispirata a criteri di profondo senso ritualistico.
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RICORDARE IL PASSATO PER AFFRONTARE IL FUTURO
Il lavoro dell'uomo (e di donne e bambini)
Dal 14 al 26 maggio si potrà visitare in piazzale Accursio la mostra "Tracce di cultura materiale" - Non è possibile farla venire anche nella nostra zona?
Le tracce materiali di antiche attività e tecniche produttive rivestono particolare importanza per lo studio delle civiltà del passato. Dall'esame di vecchi attrezzi di lavoro o di primordiali meccanismi è possibile, infatti, misurare il grado di sviluppo raggiunto da una società scomparsa e ricostruire quindi il suo percorso storico-economico ed il quadro dei rapporti sociali entro cui si è mossa.
Primaria esigenza di una società moderna e culturalmente evoluta, deve essere pertanto il recupero, la documentazione e la conservazione di queste testimonianze, prima che si disperda o ne divenga illeggibile il messaggio.
La mostra "Tracce di cultura
materiale" vuol quindi contribuire a stimolare in tal senso l'interesse che si registra da alcuni anni verso questo aspetto non secondario dei Beni Culturali. Oggetto della mostra sono i risultati di due ricerche parallele, che si sono avvalse, in alcune fasi, anche di metodologie di rilievo proprie della indagine archeologica. Le due zone d'intervento, la Val d'Intelvi e la Costa Picena, caratterizzate da differenti situazioni ambientali e culturali, hanno offerto, per questo motivo, un completo e valido campo d'indagine.
sta Picena, invece, l'esistenza di una vasta ed interessante documentazione fotografica sull'attività marinara dei suoi centri, tra la fine dell'800 e l'inizio. del 900 ha permesso una ricostruzione per immagini del passato storico-economico in relazione alla maggiore attività produttiva della zona: la pesca.
generalizzata perché offriva il bagaglio di dirette esperienze indispensbaili alla professione ma intanto copriva panorami di analfabetismo e sfruttamento.
Ultima produzione dei gruppi del "metallo pesante" di oltremanica gli "Scorpions" sono giunti in Italia corredati dall'ossessivo supporto delle emittenti private che da mesi definivano il concerto un avvenimento "eccezionale", "da non perdere", "uno squarcio di sole nelle nebbie del rock" ed altre amenità simili. Il concerto c'è stato e ora nessuno (o quasi) ne parla più. Sono bastate le note dell'inizio della prima canzone a far rabbrividire chiunque avesse la seppur minima conoscenza di che cosa fossero quei pallini neri su di un pentagramma e che dagli "addetti ai lavori" vengono definiti "note musicali".
Chitarre selvaggiamente percosse, batterie calpestate, bassi gettati per terra, il tutto condito da una voce che penosamente cercava di imitare gli acuti ben più famosi (e intonati) di musicisti (con la "M" maiuscola) come lan Gillan. Dunque tutto questo, un'orgia di suoni male accatastati in un insieme che te-
In val d'Intelvi la presenza lungo i torrenti di resti di antichi opifici da poco in disuso ha permesso un'attività di rilievo grafico e fotografico: nella Costimonia chiaramente la pochezza delle doti (e delle idee) di questi tanto osannati gruppi "heavy metal". Il discorso non è chiaramente generale (riteniamo infatti validissime le esperienze di gruppi come i Van Halen che, pur muovendosi nello stesso genere hanno idee e soprattutto tecnica decisamente più elevate).
Quindi un consiglio: apprezzate i musicisti forse più sfortunati, o forse meno pubblicizzati che però fanno "vera musica".
Rinunciamo una volta tanto a seguire i consigli di "papà disc-jockey" per pensare con la nostra testa e per scegliere ciò che realmente riteniamo sia valido. Concludiamo con le parole di un nostro amico critico musicale che all'uscita del concerto ci diceva: "Un tempo un gruppo che non sapeva suonare veniva definito "scarso", come mai ora viene definito "heavy meta l?"
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Due situazioni ambientali e culturali così diverse, la costa e la montagna, che hanno rivelato alla fine alcuni significativi aspetti in comune, come l'aver subito nel loro ambiente e nelle loro genti profonde trasformazioni, con notevole perdita di identità culturale, a seguito dell'avvento di nuove tecnologie e dello sviluppo incontrollato del turismo.
Urgenti azioni di ricupero e di salvaguardia si rendono pertanto necessarie, per evitare la definitiva scomparsa di questi antichi patrimoni culturali.
Con questa premessa si passa a visitare la mostra con occhio attento, e le si dedica anche un'ora di osservazione che diventa riflessione su molti punti di interesse sociale.
Non era forse la primaria intenzione dei curatori della mostra, del resto molto rigorosa ed esauriente, ma emerge una panoramica lavoro-uomo (e donne e bambini) che faremo bene a non dimenticare, nel tentarne una valutazione. Le vecchie foto sono documenti inconfutabili per quanto riguarda certe realtà ambientali , esempio il lavoro minorile, piaga quasi
La mostra è completata da due modelli in scala, un mulino (scala 1:5) e una fucina (scala I :10), che più di tutto incuriosiscono i giovani. Una esplicazione sul funzionamento sarà certo il polo di attrazione quando la mostra diventerà itinerante per la seconda fase espositiva in una iniziativa didattica per le scuole.
Dopo il suo esordio dal 25 marzo al 12 aprile scorsi al Museo Archeologico di corso Magenta 15 e dopo due tappe, una al Teatro Quartiere di Piazzale Cuoco, dal 15 al 18 aprile, e l'altra al Centro Civico di via Boifava, dal 30 aprile al 12 maggio, la mostra si avvicinerà a noi presentandosi nella Zona 20 al Centro Civico di piazzale Accurso dal 14 al 26 maggio.
Non è lontano, ma non c'era uno spazio disponibile per farla venire anche in Zona 19?
Forse qualcuno ci ha già pensato, ma se ciò fosse riteniamo utile invitare chi di dovere a farlo. Può sempre darsi che qualcuno riprenda il polveroso progetto del museo agricolo di zona, nel qual caso sarà proprio a metodologie come quella di questa mostra che sarà utile risalire.
'Bruna Fusi
Sex
and drugs and Rock & Roll: viaggio nella musica di base milanese
Il
C'era una volta un pezzo dilegno che, con estrema sorpresa del falegname che lo stava lavorando, un giorno iniziò ad emettere dei suoni...
No, non spaventatevi! Non si tratta della brutta copia delle avventure di Pinocchio, ma di tutt'altro, quel pezzo di legno infatti non era stato foggiato a mo' di pupazzo, ma di (e forse qualcuno l'avrà già capito) chitarra elettrica. È appunto questo strumento ad essere considerato la quint'essenza della musica moderna, uno strumento che quando sembra aver già dato tutto ha ancora un mondo di sensazioni, di scoperte sempre nuove, di emozioni da fornire. Ed è appunto la ricerca di queste sensazioni nascoste nell'interno di una chitarra come in quello di qualsiasi altro strumento, che i musicisti dell'Anonima Sound si ripropongono di compiere. Sono un trio: Andrea Bacchini (chitarra, basso), Franco Gnutti (basso, chitarra, voce) Andrea Failla (batteria, drum machine) e hanno preso il loro nome da quello del primo terzetto della storia della musica moderna italiana: l'anonima Sound appunto. Provengono dalle più diverse esperienze, per lo più trascorse con una delle tante formazioni sperimentali che la fine degli anni '70 aveva visto nascere: il GRIMM (Gruppo di Ricerca Musicale Milanese).
Suonano un genere da loro stessi definito blues progressivo. Il motivo del termine "progressivo" si trova nell'infittirsi lungo lo svolgersi dei pezzi degli intrecci che chitarra e chitarra
Dischi volanti Non si può smettere di fumare
Terzo album di un rinnovato Ricky Gianco, con le registrazioni di alcuni pezzi già pronte in sala per un prossimo lavoro. Se l'ironia e la capacità di "ridersi addosso" dovrebbero essere le doti principali di coloro che si fregiano di essere cantautori "impegnati", allora possiamo tranquil-
lamente annoverare in questa schiera l'autore di questo L. P. I testi sono piacevoli e pungenti, le musiche sono come al solito una fusione ottimamente studiata fra le reminescenze rock del "Clan" di Celentano e il country dei nuovi ambienti che ora frequenta. Veramente di prima classe gli
strumentisti (scelti fra il meglio della West Coast) e validi soprattutto tre brani: "Eclisse a Milano' "Come due ragazzi" e "Non si può smettere di fumare", che dà il titolo all'LP, oltre alla spiritosa e fortemente ironica "Pagate Banditos".
f.g.
Milva e dintorni
Un grande ritorno per la "pantera di Goro": Milva ha il pregio di aver capito che l'unica strada per le cantanti solo interpreti come lei è quella di legarsi a grandi musicisti che siano in grado di comporre brani loro
adatti e che valorizzano le loro capacità vocali.
Così è nato questo disco, come ne "La Rossa" il patron dell'LP fu Jannacci, così Battiato può rivendicare insieme all'inseparabi-
basso compiono piacevolmente, secondo la miglior tradizione del blues elettrico d'oltremanica, alla solida formazione di base inoltre si aggiungono spesso degli "invitati" alle tastiere o al violino. È giunto il momento di lasciarli, mentre usciamo dalla loro sala prove la chitarra sta arpeggiando l'inizio di "Rock's a rock": una canzone molto tirata con la quale iniziano sempre i loro concerti; il brano narra la storia di un gruppo sfortunato, ma i cui componenti sanno di non essere mai scesi a compromessi con nessun per avere delle agevolazioni. La batteria compie continuamente richiami jazzistici, mediante il tipico accompagnamento su piatti e charleston, che tradiscono chiaramente la preparazione acquisita presso la scuola di De Piscopo. Il basso scandisce netto il ritmo, squadrandolo e preparando la strada per la trama di assoli che il violino dell'ospite e la chitarra intrecciano su questa base ritmica. La voce, calda e piacevole, tipicamente rock, dà il tocco finale a questo blues elettrico, sia narrando all'inizio del brano il testo tradotto in italiano, sia cantandolo in inglese nelle strofe successive. Uscendo mi trovo a canticchiare questo brano dell'Anonima Sound. Ripensando alla loro musica noto che sono ancora molti i passi da fare, ma devo tuttavia constatare per obiettività che questo gruppo è riuscito a compiere un'operazione a nostro avviso importante e cioè a unire a dei ritmi tipicamente anglosassoni un'orecchiabilità ed un "feeling" tipicamente mediterranei, ponendosi come un esperimento interessante nell'ambito della musica milanese.
Questo gruppo, insieme a molti altri parteciperà al concerto dei gruppi di base milanesi a sostegno dell'iniziativa di una raccolta di firme per la denuclearizzazione della Lombardia. Là presenteranno quattro pezzi di loro produzione: "Le ombre della radura", "Stuck tight", "In-Katz rag" e "Rock's a rock" appunto.
Virna Marzano «~~11111
le Giusto Pio la paternità delle composizioni contenute in questa produzione. Notevolissima "Alexander Platz".
Ottimi gli strumentisti presenti alla stesura e all'incisione dei brani.
I compagni della sezione del PCI «Bottini» partecipano al dolore del compagno Davide Moschin per la scomparsa della moglie compagna
PIERINA CALVI
A nome di tutta la sezione il comitato direttivo ANPI-San Siro partecipa al grande dolore per l'improvvisa scomparsa della compagna
PIERA CALVI in Moschin instancabile combattente per la libertà. Il «Comitato Martiri San Siro».
maggio 1982 pagina 13 - milano 19
FIORI e PIANTE al GALLARATESE servizi accurati per tutte le circostanze da SERGIO e DORETTA VITALI Via UGO BETTI 46/D Tel. 3087170
blues dell'Anonima Sound Cronaca di un concerto
QUADRANGOLARE DI NUOTO SECONDA GIORNATA
Buoni risultati per il Trevisani
I nomi dei primi tre arrivati in ogni gara
Nonostante alcune incertezze nelle virate causate probabilmente da fattori ambientali (il fuori casa, come si usa dire in gergo sportivo) i risultati riportati dai ragazzi della sezione nuoto del Circolo Trevisani del quadrangolare di nuoto, svoltasi il 21 marzo scorso, confermano quanto era stato previsto allorché era stato dato il via all'iniziativa.
I tempi migliorati nella categoria "C" femminile e maschile (anno 1973 in su) sono il risultato che si attendeva dai più piccoli, per cui viene considerato il buon auspicio per le attività future.
Il Circolo A RCI-UIS P Giulio Trevisani con l'allievo Andrea Facci occupa la prima posizione della categoria "A" maschile Stile libero, mentre nella categoria "C" femminile e maschile nel dorso e nella rana, con gli allivi Roberta Ravizza, Alessandro Franciulli e David Merlini, il Trevisani difende le, posizioni acquisite nei primi cinque posti in classifica, valevoli per la finalissima.
Analoga posizione è delineata dalla Polisportiva S. Leonardo G 2 e dal Centro Nuoto AICS Limito. Per queste tre scuole nuoto si prevede una finalissima interessante.
Ai ragazzi del Quadrifoglio vanno poi i nostri auguri per una buona affermazione nel settore agonistico di cui son protagonisti.
Ecco i primi tre arrivati di ogni gara.
Mt. 25 Dorso
Esordienti C Femminili
I) Pantaleoni LauraS.C' Quadrifoglio 20"41; 2) Carobolante Paola, S.C. Quadrifoglio 23"69;
3) Chirico Francesca, S.C. Quadrifoglio 24"62.
Mt. 25 Dorso
Esordienti C Maschili
1) Minelli Wainer, S.C. Quadrifoglio 24"36; 2) Cavallieri Riccarso, S.C. Quadrifoglio 24"7 I ; 3) Franciulli Alessandro, UISP Trevisani 26"74.
Mt. 50 Dorso Esordienti B Femminili
I) Paradisi Silvia, Pol. S. Leonardo G2 46"55; 2) Tatti Paola, A1SC Limito 51"
3) Pisani Stefania, S.C. Quadrifoglio 51"60
Mt. 50 Dorso Esordienti B Maschili
I) Minelli Luca, S.C. Quadrifoglio 42"94; 2) Salvago Alberto, S.C. Quadrifoglio 47"24; 3) Strepponi Eros, AIS Limito 48"70.
Mt. 50 Dorso Esordienti A Femminili
l) Rebuscini daniela, S.C. Quadrifoglio 40"98; 2) Maiolatesi Monica, S.C. Quadrifoglio 44"50; 3) Ligorati Viviana, Pol S. Leonardo G2 47"87.
Mt. 50 Dorso Esordienti A Maschili
1) Facchini Andrea, S.C. Quadrifoglio 40"92; 2) Cosci Cri-
SECONDA COPPA DI PESCA S. LEONARDO Pochi pesci, ma tanti premi...
stiano, S.C. Quadrifoglio 42"25;
3)Lavoré Luciano, AIC Limito 48"70.
Mt. 50 Dorso Ragazze
I) vanni Raffaella, S.C. Quadrifoglio 40"09; 2) Chioccola Francesca, S. leonardo G 2 45"90.
Mt. 50 Dorso Ragazzi
I) Aliprandi Francesco, AIC Limito 39"; 2) Carobolante Arnaldo S.C. Quadrifoglio 42"84; 3) Legnaioli Enrico, S.C. Quadrifoglio 43"90.
Mt. 25 Rana Esordienti C Femminili
I) Pantaleoni Laura , S.C. Quadreifoglio 23"30; 2) Chirico Francesca, S.C. Quadrifoglio 23"66.
Mt. 25 Rana Esordienri C maschili
I) Cavallieri Riccarso, S.C. Quadrifoglio 26"45; 2) Minelli Wainer, S.C. Quadrifoglio 26"59; 3)Maggi Paolo, Pol S. Leonardo G2 29"10.
Mt. 50 Rana Esordienti B Femminili
I) Maiolatesi Simona, S.C. Quadrifoglio 51"98; 2) Anfuso Stefania, S.C. Quadrifoglio 54"; Pisani Stefania, S.C. Quadrifoglio 54"; 2) Russo Rosa, AICS Limito 1`12"10
Mt. 50 Rana Esordienti B Maschili
I) Chirico Alessandro, S.C. Quadrifoglio 43"74; 2) Garlasché marco, S.C. Quadrifoglio 47"40; 3) Scarponi Massimo, UISP Trevisani l'05"60%
Mt. 50 rana Esordienti A Femminile
I) Vanini Raffaella S.C. Quadrifoglio 43"40; 2) Rebuscini Daniela, S.C. Quadrifoglio 44"27; 3) Calvo Barbara, Pol. S. Leonardo G2 55".
Mt. 50 Rana Esordienti A Maschili
I) Moretti Augusto, S.C. Quadrifoglio 43" 06; 2) Strepponi Ivan, AICS Limito 45"90; 3) Bruno Gabriele, UISP Trevisani 58"50.
Mt. 50 Rana ragazzi
I) Madonini Gianluigi, S.C. Quadrifoglio 40"28; 2) Aliprandi Francesco, AICS Limito 40"40; Caroborante Arnaldo, S.C. Quadrifoglo 44"70.
Mt. 50 rana Assoluti Maschile
I) Nosetto Andrea, AICS Limito 37"62; 2) Savini Gianpaolo, Pol. S. leonardo G2 43"99.
Mt. 25 Stile Libero Esordienti C Femminili
I) Pantaleoni Laura, S.C. Quadrifoglio I 7"88; 2) Chirico Francesca, S.C. Quadrifoglio 22"; 3) Carella Francesca S.C. Quadrifoglio 22"56.
Mt. 25 Stile Libero Esordienti C Maschili
I) Cavalieri Riccardo S.C. Quadrifoglio 19"80; 2) Ferraioli Roberto Pol. S. Leonardo G2 21"47; 3) Narra Nicola, AICS Limito 21"50.
Mt. 50 Stile Libero Esordienti B Femminili
I) Paradisi Silvia, Pol. S. Leonardo G2 40"10; 2) Maiolatesi Simona S.C. Quadrifoglio 42"80; 3) Anfuso Stefania S.C. Quadrifoglio 43"19.
Mt. 50 Stile Libero Esordienti B Maschili
I) Chirico .Alesan(Iro, S.C. Quadrifoglio 37'12; 2) Garlasché Marco, S.C. Quadrifoglio 38"68; 3) Salvago Alberto S.C. Quadrifoglio 40"04.
Mt. 50 Stile Libero Esordienti A Femminili
l) Vanini Farraella S.C. Quadrifoglio 34"20; 2) Maiolatesi Monica S.C. Quadrifoglio 38"48; 3) Carapezzi Isabella AICS Limito 39"56.
Mt. 50 Stile Libero Esordienti A Maschili
1) Facci Andrea UISP Trevisani 33"12; 2) Campus Franco S.C. Quadrifoglio 34"13; 3) Moretti Augusto S.C. Quadrifoglio 34"60.
Mt. 50 Stile Libero Ragazze
1) Rebuscini Daniela S.C. Quadrifoglio 34"22; 2) Chioccola Francesca Pol. S. Leonardo G2 38"40; 3) Pilan Patrizia AICS Limito 38"55.
Mt. 50 Stile Libero Ragazzi
I) Carella Giovanni S.C. Quadrifoglio 30"; 2) Madonini Gianluigi S.C. Quadrifoglio 31"; 3) Aliprandi Francesco AICS Limito 31"89.
Mt. 50 Stile Libero Assoluti Maschili
I) Nosetto Andrea AICS Limito 27"50; 2) Vacani Matteo S.C. Quadrifoglio 28"38; 3) Savini Gianpaolo Pol. S. leonardo G2 33"38.
Mt. 50 Farfalla Esordienti A Femminili
I) Vanini Raffaella S.C. Quadrifoglio 39"40; 2) Rebuscini Daniela S.C. Quadrifoglio 41"84; 2) carapezzi Isabella AICS Limito 51"20.
Mt. 50 Farfalla Esordienti A Maschili
1) Moretti Augusto S.C. Quadrifoglio 38"52; 2) Campus Franco S.C. Quadrifoglio 38"67; 3) Facchini Andrea S.C. Quadrifoglio 39"90.
Mt. 50 Farfalla Ragazzi
I) Madonini Gianluigi S.C. Quadrifoglio 34"56; 2) Legnaioli Enrico S.C. Quadrifoglio 39"20; 3) Carobolante Arnaldo S.C. Quadrifoglio 42"10.
Mt. 50 Farfalla Assoluti Maschile
I) Vacani Matteo S.C. Quadrifoglio 32"55;
Wrangler
Si è svolta ad Isola dei Pomi di Cavenago d'Adda la gara di pesca per rassegnazione della seconda Coppa S. Leonardo, organizzata dalla Società Pescatori S. Leonardo, che ha la sue sede provvisoria presso la Trattoria Al Botteghino, in via Gallarate 411 (tel. 3530216) in attesa di avere una propria sede nel quartiere, possibilmente, come ne ha fatto richiesta, in uno dei vani ricavati dai portici attualmente in fase di chiusura.
La gara, svoltasi sotto il patrocinio del Consiglio di Zona 19, il cui presidente Danilo pasquini ha offerto una sua targa personale, del Comune di Mi,lano e delle ditte Eliolona, Casa Editrice Mursia, Fonte Levissima, Salumi Vismara, Verniciatura Croci, Colorificio ERD e Sidis, ha visto la partecipazione di 150 concorrenti, numero che avrebbe potuto essere anche largamente superato se a un certo punto non fossero state chiuse, per motivi di carattere organizzativo, le iscrizioni.
Tutti i partecipanti hanno
CON IL PATROCINIO DELL'AVIS GALLARATESE
La settima Marciamaggio
Partirà il 23 maggio dalla scuola di via Casati
Domenica 23 maggio i genitori della scuola sperimentale di via Ojetti al 13, con il patrocinio A VIS delegazione Gallaratese, organizzano la "Marciamaggio", marcia non competitiva di 10 km. per i giovani di ogni età, ormai giunta alla settima edizione. Le iscrizioni si ricevono presso la scuola Casati, dal 12 al 22 maggio, dalle ore 16.30 alle 19.00, ultimo termine per le iscrizioni sarà il giorno 23 maggio fino alle 8.30. Il ritrovo è fissato la cortile della scuola Casati per il giorno 23 maggio alle ore 7.30.
La marcia partirà alle ore 9.00, passerà per il parco di Trenno, Via Cilea, Via Appennini, via Quarenghi, via S. Elia, via Trenno, via Cechov e terminerà presso la Scuola Casati entro le ore 12.00.
Naturalmente durante il percorso ci sarà un servizio di ristoro e lungo tutto il tragitto un'adeguata assistenza medica seguirà i concorrenti. A tutti i concorrenti che avranno concluso la prova entro il tempo massimo sarà distribuita una medaglia ricordo e verranno estratti a sorteggio dei premi.
Cogliamo l'occasione per sottolineare l'importanza di una manifestazione di questo tipo, che, oltre a permettere di passare una mattinata diversa, fa avvicinare molti giovani a questo tipo di sport, poco praticabile in una città come Milano, regno di automobili e di ciclomotori, dove rare sono le occasioni di praticare sport all'aperto. Riteniamo opportuno che gli enti preposti ad organizzare questo genere di manifestazioni si adeperino maggiormente onde favorire il ripetersi di iniziative come questa. Speriamo quindi nella collaborazione degli Enti Locali e ... in una mattina di sole.
avuto, oltre ad uno spuntino a base di pane, salame e vino, dei premi. In particolare i primi tre classificati di ogni settore di dieci concorrenti sono stati premiati rispettivamente con una medaglia d'oro di un grammo e mezzo, una medaglia d'oro di un grammo ed una medaglia d'argento di otto grammi.
Nella classifica generale il primo assoluto, Cordani della Comit, è stato premiato con la Coppa S. Leonardo, al secondo è stata assegnata la coppa Sidis, al terzo e al quarto sono andate le coppe del Colorificio A RD di Padova. il quinto ha ricevuto la targa del Consiglio di Zona /9 offerta dal suo presidente Danilo Pasquini e il sesto ha ottenuto la targa Montorfano.
Una manifestazione quindi nel complesso ben riuscita, che fa ben sperare nel successo della prossima coppa che i soci della Soc. Pescatori San Leonardo già si preparano a mettere in palio per il prossimo anno, augurandosi che in tale occasione partecipino più numerosi anche i pesci, di cui è stata lamentata la scarsa presenza sul campo di gara.
Manifestazioni olovanfi di nuoto in onore della Resistenza
Anche quest'anno il Circolo - ARCI - UISP - Giulio Trevisani, si distingue, nella grande manifestazione di nuoto, organizzata dalla U.I.S.P. in onore della Resistenza italiana.
Un plauso agli organizzatori e alle Società partecipanti, per la buona riuscita della manifestazione, sottolineando con interesse, senza pretese di un giudizio tecnico, la qualità delle presenze in vasca e con essa i risultati riportati dagli allievi. Al nostro Facci Andrea i nostri migliori auguri, per il suo esordio, scavalcando tutti, nella sua categoria occupando il primo posto nella classifica di esordienti a 50 mt. S.L.
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milano 19 - pagina 14 maggio 1982
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Lo scaffale di milano 19
Le calze nere
Racconti di Ferrero Piacenti - Antonio Lalli
Collana SIC (Scrittori Italiani Contemporanei)Prima Edizione 1978 - Copertina di Vincenzo Bendinelli
sonaggio principale e gli costruiscono intorno una città, un'atmosfera più vera del vero, anche nelle apparenti assurdità.
In "Un albero piange" un tipografo balzano e stravagante si destreggia in situazioni paradossali, in un felicissimo avvio:
(L'angolo della poesia)
Trapass
Campana sona de la gesetta, con la corona ona veggetta d'on sciall coverta par in preghiera, la lus incerta l'odor de cera. De la navada su la banchetta indormentada par la veggetta.
L'è del dì di mort l'anniversari; nissun s'è accort l'ultem rosari. Ne l'aria freggia la porten via ... Povera veggia, anema pia.
Autore di sillogi poetiche, Ferrero Piacenti pubblica in questo volume diversi racconti in prosa, riscuotendo il Premio Città di Milano 1979 per la narrativa.
I racconti sono episodi di cronaca, momenti di vita vissuta, indagini del quotidiano, il nostro precisamente, in quanto si svolgono nella nostra città, nel nostro tempo, nel clima che meglio conosciamo.
Ammettiamo subito che scrivere racconti non è facile quanto sembra. Dire "tutto" in poche pagine, tratteggiare il protagonista e le figure secondarie, il quadro generale dell'azione, dare risalto alle piccole annotazioni minori e "chiudere" al momento e nel modo giusto, non a molti riesce. Eppure quando un racconto è un buon racconto può dilatarsi nel nostro ricordo, dopo essersi impresso nella mente proprio per le sue sintetiche qualità. Ricorderemo sempre alcune pagine di Giuseppe Marotta, che ci faceva partecipi di Napoli come fossimo là; Dino Buzzati ci faceva rabbrividire con le sue surreali e convincenti introspezioni, Anton Cechov quasi ci faceva assaporare le cose descritte.
Qualcosa di simile lo abbiamo riscontrato anche nei racconti di Piacenti, specialmente in quelli molto brevi, che con poche parole dipingono il per-
- A Milano mi è capitato di vedere di tutto, di sentirne di tutte. Ho visto per esempio, uomini e donne con un solo occhio nel mezzo della fronte o con più di due occhi: uno magari fuori dallo zigomo, piazzato così, in mezzo alla tela e gli altri due di sghimbescio, che guardano il fratello sperduto, sbalorditi per quel trovarselo lì, fuori da ogni rapporto con la già asimmetrica figura -
Ci vuole un poco per comprendere che si tratta nientemeno che di Guernica, vista con la sensibilità del non acculturato. Poi il racconto, tra i più belli, termina con una ineccepibile chiusura.
Protagonista de "Il terrone" è un insipido e patetico immigrato, che vive i suoi giorni di adattamento in città, diviso tra rimpianti e amarezze. Lo lasciamo mentre suona a un campanello, cercando (come tutti del resto) un posto, un posto qualsiasi. Eh, già! Non ba-
sta aver schiacciato un ragno e contato le sue zampe una per una. Ci vuol altro: forse lo ha capito, l'indifeso laureato del sud, ma altro non ha.
Una donna travolta in un incidente, in "Morte in città", diventa un tragico simbolo di anonimato, con "la guancia sopra un cuscino di sangue". E quel sangue si scioglie sotto la pioggia, dilagando sull'asfalto, sotto gli occhi degli astanti, tra indifferenza, raccapriccio, curiosità e pietà: Pochezza e grandezza della vita. Uno sconosciuto alla fine getta secchi d'acqua sulla macchia. E tutto è finito.
Il racconto più lungo è "Le calze nere" che ha un tono di miseria felliniano, di vuoto, di incomunicabilità. Inutilmente si parlano i protagonisti. Ciascuno è solo, prima e dopo l'allucinante delitto:" ... Non avessi visto quelle calze ... maledette!" e poi "Fuori la strada era
sempre deserta, lo stesso vento gelido, lo stesso squallore di vicoli neri, di case sventrate. Cencio camminava senza fretta e, quantunque battesse i denti, non aveva freddo ..." Cencio, un soprannome calzante, per un personaggio moscio, che bene ci renderebbe un film. Nell'ultimo racconto, "Sogno d'un pomeriggio di piena estate", l'autore ci fa partecipi di un suo momento di rilassamento mentre legge un giornale: " gli spazi bianchi tra l'una e l'altra lettera delle righe si confuse col nero della stampa e dentro i miei occhi non furono che piccole strisce scure che si muovevano snodandosi come tanti serpentelli neri chiazzati qua e là da impercettibili puntini bianchi ..." e prende il via una divertente sceneggiata dantesca. Da un articolo di notizie sindacali, dove può arrivare la fantasia!
B. Buttafava
ANALIZZATA IN UN LIBRO-INCHIESTA
L'ora di religione
Che cosa insegnano i libri di testo
Nella grande maggioranza i genitori, anche se di idee decisamente laiche, lasciano tranquillamente che i loro figli frequentino le lezioni di religione persuasi della loro sostanziale innocuità e convinti che in fondo si tratta di un bagaglio di
PER STUDENTI, LAUREATI
O GRUPPI DI RICERCA
Concorsi a premi per Quarto Oggiaro
lo ha organizzato il Circolo Perini per ricordare i vent'anni del quartiere
Dal Circolo Culturale Perini Via Valtrompia 45/A Milano è indetto il PREMIO PEDINI in occasione del Ventennale di Quarto Oggiaro, riservato ai laureati, studenti o gruppi di ricerca che hanno svolto o svolgeranno una tesi di laurea o uno studio sul quartiere "Quarto Oggiaro".
Un'apposita commissione d'esperti selezionerà le tesi e le ricerche pervenute entro il 31 /1 0/ 1982 presso la sede del Circolo a Milano. Premi: al 1° classificato Premio Perini di un milione, al 2° L. 600.000, al 3" L. 400.000. La consegna dei premi avverrà nel mese di dicembre 1982. Si precisa che le tesi di laurea o le ricerche che perverranno al Circolo non saranno restituite ai concorrenti, ma resteranno presso la biblioteca popolare del Circolo stesso. La biblioteca è stata aperta al pubblico nel gennaio 1982 e dispone di un patrimonio librario a carattere specializzato sui problemi della città di Milano e della Regione Lombardia. Per informazioni telefonare al responsabile della biblioteca al 35 72 543 ore pomeridiane.
Per il concorso del PREMIO PERINI telefonare al 32 31 23 ore serali.
B.F.
Volando accanto alle stelle
Ho provato una volta
A seguire il volo di un gabbiano. L'ho visto volare incontro al cielo azzurro, L'ho visto accarezzare le onde del mare, L'ho visto giocare con la sua libertà. Ho provato quella volta
A seguirlo col pensiero, ho conosciuto la sua felicità Volando accanto alle stelle, ho conosciuto la sua pace Librandomi nell'aria, ho conosciuto la sua fortuna Allontanandomi dalla spiaggia, vedendolo scomparire all'orizzonte, Tra l'azzurro del cielo e l'azzurro del mare.
Sporca è solo la città
nozioni che i figli stessi decideranno poi, una volta cresciuti, se utilizzare o no. Se solo si curassero di esaminare, seppur superficialmente, i testi scolastici che insegnano la materia, si formerebbero una differente opinione e avrebbero più di una ragione per essere seriamente preoccupati.
L'editrice Claudiana di Torino ha pubblicato una inchiesta dal titolo "...e continuavano a chiamarla l'ora di religione", nella quale sono stati analizzati i più diffusi libri in uso nelle scuole pubbliche (il lavoro è opera di un gruppo cattolico di base).
Il quadro che ne esce è decisamente allarmante, perché ci si trova di fronte a un massiccio indottrinamento che certamente non manca di condizionare le giovani coscienze degli studenti, proponendo un sistema di "valori" oscurantisti e reazionari, che hanno come cardini il paternalismo, lo spirito gregario, la rinuncia ad ogni facoltà critica.
Ecco, ad esempio, come viene presentata l'autorità:"... Dio che governa sapientemente ogni cosa ha trasmesso la sua autorità ad ogni superiore". Quando alla legge, essa "è un ordinamento dato per il bene dell'autorità competente".
"L'uomo ha una legge scritta da Dio dentro al suo cuore (coscienza): obbedire è la dignità stessa dell'uomo"; disobbedire significa quindi andare contro la volontà di Dio.
Ciò porta a sacralizzare le istituzioni (che non sono più viste in maniera dinamica e storica) e a mantenere l'"Ordine" sociale. A tal fine è auspica bile un governo "giusto" e 'forte". La
violenza è sempre condannata, ma non si distingue tra quella degli oppressori e quella degli oppressi, impegnati nelle lotte di liberazione.
Difesa del sistema borghese
La proprietà privata rientra nell'ordine voluto da Dio ed è legittimata dal fatto che essa è frutto di onesto lavoro. Manca quasi sempre una analisi delle cause dei conflitti sociali e della formazione delle classi: i contrasti vengono sistematicamente ridotti a problemi di morale individualistica.
Si può ritrovare una generica esortazione a rimuovere le "ingenti disparità economiche"; in ogni caso "il Signore concede ai ricchi beni maggiori affinché possano esercitare l'amore per Dio e per il prossimo, donando ai poveri".
La donna dipende dall'uomo, per il quale ha la funzione di "aiuto", mentre suo compito principale è la maternità.
In un quadro generalmente sessuofobico, con toni che possono giungere a procurare vere nevrosi e pesanti sensi di colpa, traspare una maggior tolleranza per l'uomo, che considera la donna come oggetto; per quest'ultima al massimo è ammesso solo "affetto" nei riguardi dell'uomo.
Il peccato è sempre individuale (trasgressione dei Comandamenti); manca la considerazione per il "peccato sociale" (violenza, sfruttamento, irresponsabilità verso gli altri). Grandi fatti sociali e collettivi, come le guerre, sono presentati come frutto e somma di tanti odi individuali.
Non è colpa tua uomo, Non spaventarti, Non evitare di guardarti allo specchio, Non vergognarti di te stesso, Di quello che sei diventato. Non pensar al tuo cuore Ormai insensibile, Non cercare nel tuo animo Sentimenti scomparsi, Non cercare la causa Nella tua coscienza, Sporca, è solo la città.
maggio 1982 pagina 15 - milano 19
A.P.
Roberto Pisoni
O.C.E. s.r.l. OPERA CULTURALE EDITORIALE cerca autori da valorizzare e pubblicizzare inviare poesie, canzoni o brani in Via Negroli 5 - Milano - Tel. 7385842 ALKo, parrucchiere per signora 'Mano (quartiere cominci) via delle onde. 15/o tel. 3087729
Roberto Pisoni
É
milano 19 - pagina 16 maggio 1982
dallo prima pagina
Sui fitti
giustezza la massa delrinquilinato abbia acquistato piena coscienza, è stata la chiave della manifestazione del 2 aprile scorso, cui hanno aderito praticamente tutti i grandi quartieri (a partire dal San Siro e dal Gallaratese per quanto si riferisce alla nostra zona), oltre a consigli di fabbrica e CUZ.
Mentre una delegazione trattava con gli amministratori dello IACP, un'altra lasciava in pulman viale Romagna per incontrarsi, alla Regione Lombardia, con i rappresentanti dei gruppi consiliari del PCI, della DC, del PDUP e della Lega dei Socialisti, ai quali è stato chiesto di premere perchè la Giunta regionale presenti in tempo al consiglio la legge per la regolamentazione dei rapporti economici e normativi con l'inquilinato dell'edilizia popolare. Per il gruppo comunista il consigliere Angelo Chiesa ha infor-
Direttore: Gianpiero Pagali'
mato la delegazione di aver già presentato una mozione tesa appunto a far approvare entro maggio la legge sulla gestione del patrimonio edilizio pubblico e sui canoni, tenendo fermi i principi della partecipazione e della socialità.
I problemi
tempo ai tenici che ravevano dichiarata provisoria assicurando la attuazione di una diversa e più funzionale definizione del tracciato. Ricordiamo che la soluzione prospettata prevedeva: la trasformazione della strettoria in pista ciclabile; collegamento tra le Vie Borsa e Falck attraverso rapertura di un nuovo tratto.
CASA-ALBERGO
I Cittadini ritengono intollerabile il fatto che una struttura che è costata Miliardi alla collettività, nata per scopi sociali, non sia ancora utilizzata a dis-
milano 19
MILANO -tel. 3539458 Registrato al Tribunale di Milano al n. 388 dall'1/11/1978.
tanza di anni dalla sua ultimazione. Facendosi interpreti delle giuste proteste dei Cittadini, i Comunisti del Quartiere ne rivendicano la immediata apertura e chiedono che al suo interno trovino sede anche il Distretto Sanitario completo di Centro di Assistenza Geriatrica ed un Luogo di incontro attrezzato per anziani.
UTILIZZO PORTICI
S. LEONARDO
Gli spazi che si determinano dalla chiusura dei Portici si ritiene che debbano essere utilizzati da organizzazioni a carattere politico, sociale, culturale e ricreativo, oltrechè per depositi di materiale non pericoloso o per attività artigianali non rumorose.
PROBLEMI DELL'AMBIENTE
colta di firme tra i cittadini del quartiere.
Ristrutturazione
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Per migliorare l'ambiente e per combattere efficacemente i pericoli di invecchiamento precoce del Quartiere, si ritiene necessario quanto meno un impegno immediato nelle seguenti direzioni: risistemazione del campo giochi di via Falck con raggiunta di panchine e di un campo attrezzato per il gioco delle bocce. Per il controllo e la cura della struttura si propone l'affidamento ad un gruppo di anziani che si sono costituiti in Comitato presso la Sezione E. Ragionieri del Partito Comunista Italiano.
Completamento della sistemazione del verde del Quartiere con l'inserimento di nuove piante. Messa in opera di panchine e cestini per i rifiuti. Collocazione di un numero consistente di Bacheche per evitare l'imbrattamento di muri e per sviluppare il rapporto democratico dei Cittadini". La sezione promuoverà a sostegno del documento una rac-
IACPM, dal quale risulta che la morosità a San Siro è delr8,9 per cento, ossia percentualmente di gran lunga inferiore a quella di altri quartieri. Non è che con questo si voglia dire che lo IACPM non dovrebbe tenerne conto, tutt'altro: chi abita in un alloggio popolare deve pagare quanto dovuto perchè tali alloggi sono stati costruiti con i soldi di tutti, quindi chi non paga fa un danno non tanto all'istituto quanto all'intera collettività ed in primo luogo ai lavoratori. Pertanto l'Istituto ha il dovere di andare al più presto al recupero della morosità reale già accumulatasi, di accertare come e perchè si è formata e di provvedere affinchè non possa più formarsi in futuro. Non vorremmo però che venissero considerati morosi anche inquilini che avendo avuto ridotto il reddito familiare (per vedovanza, per pensionamento, per uscita dal nucleo familiare dei figli o per altri motivi) siano in attesa che venga loro riconosciuto il diritto a pagare un canone di affitto inferiore. Altro discorso è quello dell'abusivismo. Certo gli occupanti abusivi di alloggi non pagano allo IACPM ne affitto, ne spese. Ci riferiscono che a San Siro siano attualmente circa 1.500. Sta allo IACPM porre termine al fenomeno, sia liberando al più presto gli allggi abusivamente occupati, sia rendendo quanto meno difficile che il fenomeno si possa ripetere, magari provvedendo con maggiore celerità all'assegnazione, in base a precise graduatorie, degli alloggi che si rendessero liberi.
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