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L'Assessore Bonatti e la Giunta sono arroganti, ma dovranno cedere: genitori e insegnanti non mollano!

L'ASSESSORE 'ESTREMISTA'

Ultima ora!

L'Assessore Bonatti ed alcuni suoi « compagni » estremisti componenti la Giunta comunale hanno per ben due volte (il 19 ed il 26 maggio) occupato la scuola di via Brambilla a Crescenzago per protestare vivacemente nei confronti dei cittadini di Ponte Nuovo e Crescenzago che si erano categoricamente rifiutati di ricevere in delegazione « gli assessori estremisti », venerdì mattina 25 maggio.

Bonatti e compagni vogliono assolutamente, in tempi brevi, come non abbiamo mai mancato di informare dalle colonne del nostro giornale, il complesso solastico a Ponte Nuovo, sull'area di via Cesalpino, mentre i genitori e i cittadini vi si oppongono con un completo ostruzionismo e non collaborando minimamente coi « dinamitardi ».

Anzi, al termine di una loro riunione i genitori e i cittadini di Ponte Nuovo, allarmati da questo nuovo episodio di teppismo, messo in atto dall'Assessore Bonati e da i suoi « compagni », hanno dato alla stampa il seguente comunicato, che è stato pubblicato dal quotidiano « IL GIORNO », il 29 maggio 1973, pag. 23: « L'occupazione della scuola di via Brambilla da parte degli assessori rappresenta il frutto di una vera e propria strategia della tensione nel settore dell'edilizia scolastica, strategia che viene portata avanti con intendimenti diretti a far saltare il piano dell'edilizia scolastica che, a suo tempo, l'amministrazione comunale ha approvato (scuole nei quartieri popolari solo nel 2000)

Bonatti e compagni sembrano comunque poco disposti a cedere in questo « braccio di ferro » con i genitori e i cittadini dei quartieri di Ponte Nuovo e Crescenzago e pare che l'Assessore abbia inviato al quotidiano « IL GIORno » una smentita-dossier di sei pagine ed abbia distribuito volantini fra i suoi compagni di Palazzo Marino, per informarli « fraziosamente » sugli ultimi avvenimenti e, forse organizzare un altro colpo di mano, prima della fine del mese di giugno, qualora i genitori e i cittadini dei quartieri interessati non approvino il progetto relativo al complesso scolastico.

I Comitati di quartiere invitano i cittadini di Ponte Nuovo e di Crescenzago a isolare questi « estremisti » che osano turbare la tranquillità dei nostri quartieri, che non di scuole hanno bisogno, ma di campi di calcio.

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I bambini all'entrata della scuola di via Brambilla occupata durante la notte dopo l'assemblea del 18 maggio, dai genitori e dai cittadini del quartiere.

Scuola a Pontenovo - Crescenzago

I GENITORI OCCUPANO LA SCUOLA

Per ottenere finalmente l'approvazione del progetto.

Erano in pochi forse a credere nella piena riuscita dell'assemblea del 18 maggio in via Brambilla. Si andava vociferando che ormai i genitori erano stanchi. rassegnati ad attendere la scuola dalla buona volontà del Comune. In effetti non è stato così. Questo perché già dall'assemblea del 26 gennaio (che aveva visto una grande partecipazione di studenti, di operai, di militanti dei partiti della sinistra parlamentare, ma era stata abbastanza disertata dai genitori) i comitati di quartiere di Crescenzago e Ponte Nuovo, il gruppo scuola-quartiere non avevano perso il loro tempo. Da una parte i comitati hanno sempre mantenuto i contatti con i genitori e gli insegnanti della scuola elementare di via Brambilla, della media di via Narni, portando il discorso non solo sull'organizzazione per ottenere la nuova scuola ma anche sulla collaborazione genitori-insegnanti, sul metodo e sui contenuti dell'insegnamento, sulla selezione ed il valore dei libri di testo; dall'altra non hanno mai mollato nei confronti dell'Amministrazione Comunale e sono sempre stati alle costole dei vari assessori, soprattutto dell'assessore ai lavori pubblici Bonatti (p.s.d.i.).

Dall'incontro avuto con quest'ultimo il 10 maggio ci si era però resi conto che era necessaria una presa di posizione forte da parte dei genitori e dei cittadini del quartiere. Infatti l'Assessore Bonatti continua il suo solito gioco di scarica-responsabilità per la scuola non fatta, ora nei confronti della Regione, ora nei confronti dei suoi amici assessori d.c. che compongono la giunta comunale. Per questo non era possibile rimanere nella posizione di chi va a chiedere civilmente a che punto sono le cose e si sente continuamente preso in giro.

Questo i genitori di Ponte Nuovo e

Crescenzago — che hanno sempre partecipato in modo attivo e con sacrifici alla lotta per ottenere il complesso scolastico a Ponte Nuovo e la scuola media di Crescenzago, e che hanno sperimentato la poca serietà degli assessori in carica — lo hanno capito bene. E perciò, nonostante i soliti fanatici del disimpegno mostrassero il loro scetticismo e la loro stanchezza (ma quando si sono mossi?) si era sentita l'urgenza all'inizio di maggio di indire un'assemblea con lo scopo di accrescere il numero dei genitori e cittadini impegnati che decidesse delle forme di lotta capaci di scuotere l'Amministrazione Comunale dalla sua colpevole inerzia.

E l'assemblea del 18 maggio ha dato ragione ai comitati e a quei genitori che, nonostante la lunghezza della lotta, non si sono persi d'animo, ed hanno superato anche lo scetticismo e l'ostilità dei disimpegni.

L'assemblea è stata piuttosto nutrita: un centinaio di genitori e molti cittadini dei comitati di quartiere, rappresentanti dei comitati di Casoretto, di via Padova, di Gorla (movimento studentesco), militanti della sezione p.s.i. di Crescenzago, insegnanti della scuola di via Brambilla e di via Narni. Gli interventi hanno messo concordemente in evidenza che si è ottenuto un avanzamento nelle tappe verso la costruzione della scuola, solo quando c'è stata una presa di posizione decisa e numerosa: si è fatto così notare che la prima vittoria (l'indicazione dell'area su cui costruire il complesso scolastico) si è avuta grazie alla forte pressione esercitata col blocco delle lezioni del 6-11 marzo '72 e con la manifestazione a Palazzo Marino del 7 marzo 1972; che la decisione della Giunta Comunale di presentare all'approvazione del Consiglio Comunale la variante di piano regolatore,

per destinare l'area di via Cesalpino ad area per l'edilizia scolastica è emersa dall'occupazione del consiglio di zona del giugno scorso con quella famosa manifestazione a Palazzo Marino che ci propiziò anche le bastonate dei baschi neri...; che l'approvazione di detta variante da parte del Consiglio Comunale venne in seguito all' occupazione della scuola di via Brambilla. Occupazione, sia detto tra parentesi che, se fosse stata continuata ad oltranza, ci avrebbe portato molto più velocemente all'ultimazione del progetto ed alla occupazione d'urgenza dell'area e certamente al momento attuale i lavori sarebbero già iniziati. Invece in ottobre si è voluto essere eccessivamente «democratici» e si è ceduto di fronte alle lagnanze di pochi genitori che si fanno vedere soltanto quando vengono toccati sul vivo. Allora era mancata anche un po' di esperienza da parte dei comtiati che avevano «bevuto» la bugia di Borruso cioè che con la variante di piano si sarebbe potuto subito procedere all'occupazione d'urgenza. E Borruso aveva dato anche i tempi: la occupazione sarebbe avvenuta entro marzo. In conclusione all'Assemblea del 18 maggio erano tutti d'accordo che si dovesse riprendere una mobilitazione forte ed alcuni genitori, in base ad incontri precedentemente organizzati dai comitati di quartiere, proponevano un'occupazione della scuola di via Brambilla, con assemblea permanente all'interno della stessa, permettendo tuttavia il regolare corso delle lezioni. A questa proposta veniva aggiunta quella dí un incontro con gli assessori, in occasione della riunione. di Giunta Comunale del 22 maggio; ed una manifestazione alla Regione perché proceda presto all'occupazione d'urgenza dell'area. Mentre davano la loro adesione per i turni

di occupazione durante la notte, l'unanimità dei partecipanti all'assemblea votava una mozione che riportiamo a parte in questa stessi pagina.

Questa mozione veniva subito ciclostilata da coloro che avevano occupato la scuola e distribuita al mattino ai genitori che accompagnavano i bambini in via Brambilla, via Bottego ed alle sedi staccate di via De La Selle e di via Caroli. Intanto la facciata e l'atrio di via Brambilla venivano tappezzati con scritte che indicavano l'occupazione, con assemblea permanente, della scuola.

Molti altri genitori venivano così messi in condizione di prendere contatto con quelli che avevano partecipato all'assemblea e all'occupazione.

L'incontro di martedì 22 maggio con gli assessori in Giunta Comunale veniva rinviato per i funerali della vittima della strage di via Fatebenefratelli, Gabriella Bortolon, ed avveniva invece venerdì 25 maggio al mattino. C'erano solo mamme, pochi lavoratori e studenti data l'ora. Un incontro in Regione, all'assessorato lavori pubblici ci aveva convinto che per il momento la Regione doveva essere trascurata per puntare in modo più compatto e continuo sulla Giunta affinché discutesse e approvasse il progetto. Infatti solo con tale approvazione l'Assessorato lavori pubblici della Regione poteva occupare d'urgenza l'area di via Cesalpino. Ma nessun Assessore componente la Giunta ha voluto ricevere quei genitori, i quali la sera stessa prendevano conseguentemente la decisione di attuare un'altra occupazione della scuola (pur permettendo lo svolgimento delle lezioni) con assemblea permanente estesa però anche al sabato pomeriggio. La gente è stata numerosa durante tutto il sabato e questo è stato un enorme successo se si pensa che questa gente affluita nella scuola di via Brambilla non è stata costretta alla partecipazione da alcuna azione dura (anche se giudicata da molti necessaria) come il picchettaggio davanti alla scuola e il blocco delle lezioni. E' venuta cosciente della lotta che deve portare avanti e compatta nelle sue decisioni.

Nel pomeriggio gli alunni della scuola hanno assistito alla proiezione di documentari, mentre i genitori ribadivano in unione col gruppo ScuolaQuartiere e i comitati Ponte Nuovo e Crescenzago la necessità di

a) costringere la Giunta Comunale a deliberare l'approvazione del progetto attraverso continue delegazioni in Comune in sere di Giunta e Consiglio Comunale.

o) Continuare gli incontri del Gruppo Scuola-Quartiere anche durante l'estate per essere già pronti a settembre a riprendere la mobilitazione.

c) Iniziare un doposcuola alternativo che porti avanti con gli insegnanti e i genitori i discorsi sui metodi educativi della scuola dell'obbligo, sui suoi contenuti di insegnamento. Mezzi attraverso i quali giungere ad una scuola che non ripeta nozioni comuni all'attuale società ma consenta al ragazzo di creare col gioco, l'arte, una creatività che riguardi tutta la società. Finalmente lunedì sera 28 maggio siamo stati ricevuti. Non è stata una cosa facile e sulle prime, nonostante la nostra folta delegazione, sem-

Lire 100 Anno 5' PERIODICO MENSILE DELLA ZONA 10 Ä Ä rn la no N. 6-7 giugno luglio 1973 Ä ec
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del c.c.p.
Servitevi

Via Narni e via Bottego: due esempi di democrazia inesistente all'interno della scuola. Urge un'organizzazione unitaria genitori insegnanti

brava che nessuno degli Assessori chiamati e il Sindaco volessero venire ad incontrarsi con noi. La scusa ufficiale questa volta è stata l'importanza del discorso in Consiglio Comunale.

E certo: il Consiglio Comunale è quasi sempre in ferie, per cui è chiaro che quando finalmente si raduna abbia delle cose importanti di carattere generale da affrontare in modo serio. Non sono storie perché è documentato che il Consiglio Comunale ha fatto vacanze natalizie dal 22 dicembre al 7 marzo, vacanze in occasione della fiera campionaria (!) dal 12 aprile al 21 maggio, ed ora per il Congresso democristiano andrà nuovamente in ferie ai primi di giugno.

Poi non hanno tempo di ascoltare i lavoratori. Così rischiavamo ancora una volta di non essere ricevuti. Ma la nostra protesta è stata così forte e compatta che almeno l'Assessore Bonatti ci ha finalmente ricevuti.

L'Assessore Bonatti è più cortese del solito ma l'impegno preso per l'approvazione in Giunta Comunale, in via d'urgenza, del progetto, non la prende.

Vuole farci capire che ce la metterà tutta per farlo approvare entro il 20 giugno, ma poi ci ricorda: « Non ho promesso niente però ».

Perché questo ritardo?

Ricordiamo infatti che l'Assessore Bonati ci aveva assicurato ad aprile che il progetto era già ultimato e mancava solo la sua approvazione in Giunta o in Consiglio Comunale. La delibera in merito, sarebbe stata senz'altro approvato entro i primi di maggio. Ora non solo nei primi giorni di maggio, ma nemmeno ai primi di giugno. La scusa è questa: con l'aumento dei prezzi si sono dovute rifare le stime, occorre rifare la proposta di delibera, mancano le dattilografe, insufficienti in tutte le ripartizioni del Comune. Morale: il Comune, come il padrone in fabbrica non vuole assumere personale adeguato alle esigenze della « produzione ». E chi ci va di mezzo sono sempre i soliti. Comunque noi invitiamo i genitori e gli insegnanti a non smobilitarsi col termine delle scuole. Faremo un'altra grossa manifestazione a Palazzo Marino dopo il 15 di giugno. I genitori o gli insegnanti si tengano in contatto con il Gruppo Scuola-Quartiere e con i Comitati di Quartiere Ponte Nuovo e Crescenzago. Subito l'occupazione dell'area, a settembre l'appalto, entro l'autunno l'inizio dei lavori. Comitato di Quartiere Ponte Nuovo

milanodiea

Anno V - n. 6-7 - giugno-luglio 1973

Periodico mensile della Zona 10

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Giovanni Manara

Redattore capo:

Diego Cassani

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Via Caroli 8

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Media di via Narni

SEVERAMENTE VIETATO L'ACCESSO

AI NON ADDETTI Al LAVORI

La maggior parte degli insegnanti impegnata a difendere il proprio privilegio di prendere decisioni che riguardano anche i genitori senza permetterè a questi di intervenire

Giovedì 17 maggio nella scuola media di via Narni c'è stata la riunione degli insegnanti per la scelta dei libri di testo. Un gruppo di mamme di ragazzi della quinta elementare intenzionate ad iscriverli l'anno venturo in quella scuola, si è presentato dinnanzi a preside e professori chiedendo di poter partecipare o quanto meno assistere alla riunione, per capire fin da ora con quali criteri vengono adottati i libri di testo e per quale motivo dovranno spendere la cifra di 30-35.000 lire per il loro acquisto.

C'è stata una reazione inaspettata!

Alcuni interventi, ma ancor più l'atteggiamento generale, tradivano lo stupore e quasi l'incredulità di fronte ad una richiesta così legittima; alcuni hanno addirittura accusato i genitori di voler « ficcare il naso » in questioni di esclusiva competenza dei professori!

Altri non hanno trovato di meglio che prospettare l'ipotesi che non si trattasse di mamme interessate del futuro dei propri figli e dei propri soldi ma di agitatrici venute a turbare la serenità della scuola. Altri, infine, ne facevano una questione di forma: forse, se avessero chiesto « umilmente » il permesso, con qualche giorno di anticipo, se si fossero presentate non tanto per rivendicare un loro diritto, quanto per ricevere una cortesia, si sarebbe — dicevano alcuni — anche potuto... vederea.. discutere e... chissà..., forse qual-

La situazione dei quartieri di Crescenzago e Ponte Nuovo è la stessa di molti altri quartieri della periferia, abitati soprattutto da proletari e lavoratori.

Questi quartieri sono cresciuti nel disordine della speculazione privata, che fabbrica case solo per interessi di rendita, rubando aree al verde e ai servizi.

Il Comune non interviene e lascia tutto in abbandono.

I nostri problemi sono noti: case malsane oppure affitti proibitivi, trasporti non efficienti, mancanza dí scuole e dí aree verdi: non parliamo del di più, questo è solo l'essenziale.

Molte fabbriche vengono allontanate dalla città e i lavoratori vengono così respinti sempre più lontano dal centro: i padroni delle industrie, nella ricerca del profitto basato sullo sfruttamento, costringono enormi masse ad emigrare nelle zone di sviluppo industriale, dove manca tutto, e quello che si guadagna nel lavoro viene rapinato col carovita e le pessime condizioni dei nostri quartieri.

Noi lottiamo da tempo contro il Comune per la costruzione di un complesso scolastico a Ponte Nuovo e di una scuola media a Crescenzago.

L'inizio dei lavori per il complesso ritarda perché non si applica neppure quel minimo concesso dalla legge 865 (legge sulla casa) per l'esproprio di aree libere. Non c'è in tutta Milano un solo esempio di applicazione di questa legge, che pure è una goccia nel mare delle esigenze e delle necessità della classe lavoratrice. Per quanto riguarda la scuola media,

cuno sarebbe anche stato accolto in mezzo a loro. Certamente, noi crediamo, non avrebbero nemmeno potuto vedere in faccia gli insegnanti e sentire direttamente tali pretesti.

E pensare che, invece, saranno proprio queste mamme, come tutte le altre, a tirar fuori di tasca una cifra non del tutto indifferente, tenendo soprattutto conto che si tratta di una scuola che si definisce obbligatoria e « gratuita ».

Già, ma dov'è la gratuità?

Se si mettono insieme tutte le voci (oltre ai libri: i quaderni, le penne, il materiale per il disegno, per la musica, per le applicazioni tecniche, la tuta per la ginnastica ecc... Per i trasporti non bisogna preoccuparsi! In via Narni ci si arriva solo a piedi: in alcuni casi si tratta di appena 2 Km!) una famiglia deve spendere non meno di 70-80.000 lire in un anno. Se in una famiglia i figli da ma4are alla media sono due, co1,44ga i za -sQozine nel nostro quartiere, ecco che l'aumento del salario ottenuto dopo mesi dí lotta dai lavoratori è già tutto speso e non può essere utilizzato per coprire l'aumento del costo della vita.

Comunque dopo mezz'ora di vivace discussione i genitori presenti sono stati invitati dalla maggior parte degli insegnanti (non tutti per fortuna!) ad andarsene.

Questo fatto tuttavia non ha scoraggiato il gruppo Scuola-Quartiere, anzi

i ragazzi di Crescenzago, secondo il Comune, possono continuare a fare chilometri per rispettare l'obbligo scolastico.

La mancanza di aule, evidentemente, causa l'affollamento delle classi, le soluzioni di ripiego (aule di fortuna, in affitto), insomma un cattivo funzionamento della scuola in generale, che danneggia i figli dei lavoratori.

Molti ragazzi non terminano la scuola dell'obbligo, molti ripetono, molti non vanno avanti. La scuola dovrebbe essere gratuita: ma il costo dei libri di testo aumenta ogni anno. Sono soldi dei lavoratori, anche se alle elementari i libri li paga lo stato.

Poi c'è la refezione, le spese varie: insomma per un lavoratore non c'è solo il mantenimento del figlio, ma anche molte spese in più.

Gli assegni familiari (tutti lo sappiamo) sono una cosa ridicola e inoltre ci sono tasse e trattenute. Insomma la rapina sui lavoratori non ha limiti.

Dobbiamo capire bene queste ingiustizie, ma anche saper rispondere. Per noi c'è un solo modo: l'unità e la lotta di massa, per affrontare subito degli obiettivi concreti, come la costruzione di scuole.

Noi denunciamo la responsabilità del Comune per ì ritardi nel costruire le scuole, malgrado le nostre pressioni.

CHIEDIAMO che i lavori del complesso scolastico a Ponte Nuovo inizino quest'anno (settembre-ottobre), e questo è possibile, se il Comune non mette nuovi ostacoli.

CHIEDIAMO che si faccia al più presto una scuola media a Crescenzago.

gli ha portato maggior grinta derivata dalla coscienza che per ottenere anche i diritti più elementari è necessaria una forza sempre maggiore. Con questa convinzione la sera dopo, venerdì 18 maggio, lo stesso gruppo ha partecipato all'assemblea nella scuola elementare di via Brambilla che si presentava come determinante per prendere alcune decisioni su un altro problema scolastico: quello dell' edilizia.

E infatti la decisione importante c'è stata: circa 100 genitori hanno votato l'occupazione simbolica della scuola con l'attuazione di un'assemblea permanente per tutta la notte di venerdì e la mattina di sabato. In questa mattina le lezioni sono continuate regolarmente; i genitori che avevano partecipato all'assemblea della sera precedente e quelli che si erano fermati per tutta la notte invitavano i genitori che accompagnavano i bambini a scuola a fermarsi per poter discutere sui problemi della scuola inerenti non solo all'edilizia ma anche alla didattica, ai costi, ai libri di testo, ai contenuti ecc. Si è visto chiaramente come la mancanza di aule, oltre a c-eare un serio disagio per le famiglie, sia anche un elemento determinante della selezione nelle scuole. Si è visto, tra parentesi, che la selezione portata avanti nelle scuole è un fenomeno costante della CHIEDIAMO che i genitori e abitanti del quartiere abbiano il diritto cii riunirsi periodicamente (ogni 15 giorni) nella scuola, per discutere e seguire il proseguimento della vertenza con il Comune.

L'Assemblea ha deciso l'occupazione della scuola nella notte di venerdì 18 e sabato 19 e ha mandato una delegazione martedì 22 (partenza dal ponte di Crescenzago alle ore 18) a Palazzo Marino, per esporre le richieste alla Giunta.

Comitato di Quartiere Ponte Nuovo Comitato di Agitazione Crescenzago

Gli insegnanti della zona 10, riuniti presso il Centro Civico di via Padova, il 10.5.73, riconoscono nella carenza di edilizia scolastica della zona un grave ostacolo ad una preparazione reale di selezione e di disagio per le famiglie e per gli stessi insegnanti nel loro lavoro didattico. Questi ed altri aspetti della situazione scolastica colpiscono in particolar modo gli alunni delle famiglie più disagiate.

Gli insegnanti decidono quindi di appoggiare l'azione dei genitori per la costruzione di nuove scuole. In particolare aderiscono all'assemblea indetta dal Gruppo Scuola-Quartiere di Crescenzago e Ponte Nuovo per il 18 maggio presso la scuola di via Brambilla per la costruzione del complesso scolastico a Ponte Nuovo e della Scuola Media a Crescenzago.

Con questo riconoscimento che per ottenere risultati positivi nella lotta contro le selezioni e per migliori condizioni d'insegnamento, bisogna unirsi ai genitori agli abitanti del quartiere, discutendo e prornuovendo con loro le iniziative più opportune.

nostra società (capitalista): i vari livelli di lavoro e di salario, la poca cura degli anziani, dei malati; lo sfruttamento degli inabili, ecc.).

Ma senz'altro la selezione operata nelle scuole è un po' la radice di ogni altro tipo di selezione, di emarginazione.

Un aula troppo affollata significa concretamente non dare a tutti gli alunni la possibilità di raggiungere uno stesso livello culturale; vuol dire offrire un minimo di nozioni e di capacità che però rimarranno tali o addirittura scompariranno nel ragazzo che è poco seguito a casa; si accresceranno nel ragazzo che ha dietro a sé un ambiente più preparato. Questa disuguaglianza (che non sempre appare perché l'insegnante tratta tutti allo stesso modo) si verifica lo stesso, proprio perché l'insegnante non può fare un discorso più individuale, perché ci sono troppi ragazzi per aula.

E' evidente che gli strati sociali che nel quartiere sono emarginati, nemmeno nella scuola trovano l'ambiente favorevole per un recupero che li inserisca nella società ad un livello di uguaglianza con gli altri. E se la scuola non assolve a questo compito, a che può servire? Il gruppo Scuola-Quartiere presente nella scuola di via Brambilla esprime queste esigenze di uguaglianza all'interno della scuola, soprattutto, dell'obbligo e chiama insegnanti e genitori all'organizzazione e alla lotta per realizzare tali esigenze. Lotta per le aule, per un insegnamento che aiuti il ragazzo a esplicare il meglio di sè, contro il costo della scuola, contro la cultura falsa dei libri di testo.

FLASHES

Scuole materne: mancano posti! Convocata una assemblea popolare nell'asilo di via Cislaghi il 6 giugno.

Elementare di via Demostene

La direttrice: qui comando io, macchè assemblee e consigli di genitori, figuriamoci i comitati di quartiere!

Ä
N. 192 - 11 Maggio 1970 presso
tribunale di Milano
Registrazione
il
milanodieci scuola giugno-luglio 1973 - pag. 2
LA MOZIONE ASSEMBLEARE E QUELLA DEGLI INSEGNANTI

pag. 3 - giugno-luglio 1973

Elementare di via Bottego

W IL INETTIVO!

Più volte su Milanodieci abbiamo avuto modo di parlare di due sistemi di partecipazione alla vita scolastica.

Intendiamo alludere da una parte al Consiglio dei Genitori che la circolare Misasi n. 375 del 23-11-1970 prevede per la scuola media e superiore, e che di fatto si è esteso anche alle scuole elementari (ad eccezione della nostra zona, dove la scuola elementare di via Demostene è tenuta fortemente in pugno dalla Direttrice).

Dall'altra parte al Gruppo ScuolaQuartiere, certamente non previsto da nessuna circolare del ministero ma che ha preso il posto del Consiglio dei Genitori nella scuola di via Brambilla.

La differenza fra i due modi di partecipazione sta in questi due punti:

1) il Consiglio del Genitori è ristretto ai soli genitori che abbiano i figli che frequentano quella determinata scuola, si rivolge solo a quei genitori, anche se è prevista la partecipazione di qualche esperto a riunioni su problemi speciali, ma solo su invito dei genitori. Il consiglio dei genitori è quindi un organismo chiuso ad ogni influsso esterno ed è per lo meno in contrasto con l'esigenza, che è ormai fortemente sentita da tutta l'opinione pubblica, di aprire la scuola alla vita. Questo contrasto appare tanto più evidente se si pensa che per un'errata divisione dei compiti in seno alla famiglia i genitori che sono maggiormente vicini alla scuola sono le madri; ma le medesime, ancora per una stortura sociale che abbiamo ereditata, secondo la quale la donna deve prevalentemente accudire alla casa ed ai figli (mentre l'uomo deve pensare soprattutto al lato economico e pratico del ménage familiare) sono le meno preparate a portare nella scuola i problemi della vita esterna. Ma soprattutto il Comitato dei Genitori è un organismo chiuso in quanto porta ad affrontare i problemi scolastici che sono legati con tutto l'andamento della società senza collegarsi con quegli organismi che vivono a diretto contatto con i problemi che la società attuale impone e che la scuola e cioè insegnanti, genitori, alunni dovrebbero raccogliere.

Il Gruppo Scuola-Quartiere al contrario è aperto a tutti quelli che vogliono partecipare attivamente alla vita della scuola; non si oppone anzi sollecita la partecipazione di tutti coloro che possono dare un valido contributo a realizzare nella scuola una concezione più giusta, dove si insegni e si abitui all'uguaglianza e alle proprie responsabilità di fronte agli altri. Una vita cioè che aiuti ciascuno a sentirsi responsabile degli altri, del buon andamento della società in cui vive, e non a sentirsi passivo e menef reghista, chiuso nel proprio guscio e preoccupato soltanto di mantenere

certi privilegi di carattere materiale o di conquistarli.

2) Il Consiglio dei Genitori è un organismo di vertice in quanto elimina praticamente l'assemblea generale (non parliamo di assemblee aperte a tutti coloro che vogliono parteciparvi, ma anche di quelle riferite ai soli genitori). Non considera i genitori della scuola come corpo unico, ma li suddivide in classi.

Tutti possono capire che il Comitato dei Genitori non solo non ha minimamente l'intenzione di portare avanti un discorso sulla scuola che coinvolga tutti gli insegnanti, ma lo ostacoli inducendo i genitori che si trovano nell'ambito della classe a discutere sul modo di far lezione o di dare voti della tal insegnante della tal classe, senza affrontare il problema alla radice.

Quanto ai problemi più importanti che dovrebbero mutare la scuola attuale farla diventare un momento di preparazione alla vita, un luogo di riflessione e di ricerca di nuove soluzioni nel campo sociale, i genitori della classe non possono parlarne e devono demandarli a due loro rappresentanti che devono eleggere. Voi capite l'imbroglio che sta sotto questo tipo di discorso.

Tu genitore singolo devi preoccuparti solo dei problemi spiccioli che riguardano la vita di classe, per il resto ci penseranno i rappresentanti che eleggerai. i quali non ti faranno mai partecipare alle loro discussioni.

Ti riterranno ingnorante e incapace poi ti presenteranno le loro decisioni come la tua decisione. E quasi sempre sono decisioni che vanno contro il bene della scuola, perché tendono solo a mantenere la scuola cosi com'è, feudo di una cultura e un'educazione che avvalora la discriminazione fra chi possiede i soldi la «cultura» e i poveri proletari; la distinzione fra sfruttatori e sfruttati, fra gente che può fare un lavoro serio e altra (la maggior parte) che fa un lavoro ripetitivo e alienante alla catena di montaggio o negli uffici. Quando poi non succede, come succede in parecchie scuole, che i genitori eletti classe per classe, eleggano a loro volta cinque o dieci persone, che costituiscono il Direttivo. In questo caso le decisioni vengono prese solo da questi 5 o 10 illuminati, contro il bene della scuola e senza che i genitori possano portare la benché minima critica alle loro scelte. Ne fa fede per esempio il regolamento del Direttivo in via Bottego di cui abbiamo stralciato 3 articoli significativi:

Art. 1 - Il Direttivo ha potere decisionale su qualunque azione da intraprendere per la soluzione dei problemi della nostra scuola ed a suo giudizio sull'eventuale convocazione di assemblee di rappresentanti di classe

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assemblee generali di genitori.

Art. 2 - Le deliberazioni e le decisioni sono determinate a maggioranza assoluta (50 /o più 1) dei componenti del Direttivo. Ed i componenti del direttivo «devono» eseguirle o farle «eseguire» (art. 10/3 dello statuto).

Art. 3 - Spetterà all'assembleaÖ dei rappresentanti di classe per classi parallele in unione col Direttivo, il giudizio di esclusione dal direttivo dei rappresentanti in caso di eventuale « non osservanza » del precedente articolo.

Ognuno vede che una volta messo in moto l'ingranaggio di queste elezio-

ni di rappresentanti di classe che a loro volta eleggono questo gruppo ristretto che dirige (Direttivo), è ben difficile poi manifestare il più piccolo dissenso: che magari può essere condiviso da molti genitori, ma che non deve mai toccare quella gente che viene eletta la quale non ha la minima preoccupazione di consultarsi con tutti i genitori, prima di prendere delle decisioni importanti.

L'unica preoccupazione di questo gruppo eletto è proprio invece quella contraria di non consultare più nessuno e di mettere regolamenti tali per cui salvaguardare il proprio potere contro ogni ingerenza degli altri genitori (art. 1). Se poi, all'interno di questo famigerato Direttivo fosse capitata qualche persona democratica che vuole tenere un collegamento con la base e favorire gli incontri con i genitori, c'è sempre un modo di espellerla e continuare indisturbati il proprio lavoro (art. 2 e 3).

Il Gruppo Scuola-Quartiere, accettando tutti (ed anzi favorendo la partecipazione e il contributo critico e fattivo dei genitori e cittadini cui sta a cuore il problema della scuola come problema della società intera), è il mezzo che consente di unire tutti i genitori su problemi reali e di av-

CATTOLICI L'ANIMA INCERTA DI "GORLA DENTRO"

Leggendo l'ultimo numero pubblicato d: CDrIa-der.l.eo .pn.iadico indipendente a cura del gruppo cattolico d'opinione di Gorla), viene immediata la tentazione di dire: « Ma perché lo scrivono? Cosa vogliono questi? Chi li tiene in piedi e perché? ». In effetti la reazione immediata ha una sua piena giustificazione. C'è un editoriale che dice poco e di quel poco non si chiede il perché, seguono articoli che ove non siano di cronaca ingiallita (sulla prima riunione del Comitato per la scuola di via Demostene e sul XIX congresso di sezione del P.C.I. di Gorla) finiscono col proporsi come appendici sonnifere e moralistiche di certe prediche domenicali. Eppure non auguriamo al giornale di morire, perché tra tante cose equivoche e incerte è possibile individuare delle linee di tendenza che speriamo si definiscano e prevalgano. Non è infatti senza senso per noi che una pagina sia stata dedicata a « Il conto degli USA al Vietnam e al mondo » e a « La polizia spara... La polizia chiede il fermo»: semplici statistiche stralciate da «Panorama», qualcuno obietterà; ma è lo stesso significativo che la redazione li abbia scelti e pubblicati. E non è ancora senza senso che il Cristo citato nell'appendice a I cattolici e la lotta di classe » (altro coraggioso e chiaro articolo di Manghi stralciato da « Il metallurgico » e pubblicato sul numero scorso) è il « Cristo dei Getsemani che sguaina la spada e brandisce un randello » che ha poco da spartire col Gesù roseo dal cuore dolce e umile » delle immaginette e dei quadri di troppa tradizione cattolica.

E poiché queste considerazioni si spera abbiano allontanato l'impressione che qui si scriva di Gorla-dentro per dirne male, tentiamo di precisare e chiarire il perché delle nostre critiche. Prenderemo in considerazione quelle osservazioni da cui è possibile derivare la linea predominante del giornale.

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viarli ad una loro soluzione attraverso la forza della loro acquisita coscienza e della loro conseguente lotta; di unire i genitori agli insegnanti per un lavoro comune che vada oltre il problema specifico del figlio e cominci a investire tutto l'andamento della scuola; di unire insegnanti, genitori a tutti i problemi sociali che si sperimentano nel quartiere, nelle fabbriche, che si riflettono nell'arte, nella poesia, nel cinema e nel teatro contemporaneo. Un nuovo tipo di scuola e di società.

Non ci nascondiamo che il rafforzamento del Gruppo Scuola-Quartiere è problema di non facile ed immediata soluzione, perché come tutte le cose giuste e che vanno alla radice delle cose, è anche problema che costa fatica e costanza. Cose che sono molto rare a trovarsi in questa società del cosiddetto benessere, in cui ognuno cerca di ottenere tutto per sé nel modo meno impegnativo (gli altri si arrangino) senza riflettere sui mezzi efficaci di soluzione per tutti. Ma abbiamo anche notevoli speranze: un movimento come il nostro, per quanto piccolo, riesce sempre più a collegarsi con insegnanti, operai, studenti, decisi a non mollare.

Ruggero Cattaneo

A pag. 2 , dopo aver ammesso gitrstamente che non è compito della parrocchia «provvedere allo svago dei bambini e men che meno all'asilo ». l' articolista aggiunge: « ma purtroppo è sempre stato compito della chiesa assistere i cittadini dello stato. E questa situazione non è ancora cambiata rimarrà tale chissà quanto tempo ancora (sempre purtroppo) ». Orbene questa logica di finta rassegnazione e di pratica accettazione per la Chiesa, di un ruolo non suo, è molto pericolosa sullo stesso piano religioso, in quanto fa apparire l'intervento delle organizzazioni ecclesiastiche nella sfera del sociale una specie di dovere morale delle stesse in nome della carità cristiana: la quale pertanto finisce col fare da tappabuchi delle carenze della società (la mancanza di scuole materne, di spazi per il tempo libero ecc. cui la chiesa tenta di sopperire coll'istituzione di asili, scuole sue proprie, oratori). In tale ottica, la dimensione religiosa della carità scompare diventa copertura responsabile al malgoverno delle classi dominanti. Inoltre tale intervento genera confusione e compromessi col mondo del denaro, e quindi dei potenti, e ancora privilegi e posizioni di potere la cui logica non è decisamente quella del Cristianesimo.

Ancora: questo modo di pensare è pericoloso anche sul piano politico in quanto, di fatto, impedisce e frantuma l'opposizione al sistema tagliando dalla lotta una fetta della popolazione (quella che gode l'assistenza parrocchiale di tipo suddetto) e ostacola in tal modo la presa di coscienza della popolazione, nei confronti dei problemi che la riguardano, e la formazione di una corretta concezione politica. Infatti il cittadino sarà sempre portato a considerare l'assistenza al proprio figlio come una sorta di beneficio, da cui peraltro sono esclusi i più, e non come un diritto di tutti per il cui soddisfacimento bisogna lottare assieme.

Pertanto la mentalità da cui sono nate le considerazioni citate di Gorla-dentro, che indulgono ad una sorta di giustificazionismo moralistico che, se poteva andare bene per situazioni passate, non ha più senso oggi, non solo va denunciata, ma anche attaccata. I cittadini, quando i governi e i comuni non danno gli asili e le scuole, non

devono « poi aspettare che qualche prete li costruisca con i soldi che versano alla parrocchia », ma si mobiliteranno, si organizzeranno e impareranno a combattere con solo per l'asilo, ma anche per un sistema politico in cui i diritti delle masse lavoratrici siano i più affermati e tutelati. Qualche altra considerazione si impone a proposito di quanto si legge a pag. 8 dove, oltre alla genericità di affermazioni come quella per cui la rassegnazione dei pensionati, dei vecchi, abbandonati a se stessi anche per carenze e menefreghismi legislativi «deve cessare net rroryre dell'Amore e delta giustizia (chissà poi pei:ché l'amore ha la maiuscola e giustizia la minuscola), è possibile leggere: « Noi cattolici impegnati rappresentiamo un-i forza e nella forza c'è sempre la potenza e la capacità di FARE ». Chi sono questi « cattolici impegnati » che rappresentano una forza? I militanti della Democrazia Cristiana o altri impegnati, che ne condividono o, almeno, ne accettano la logica, oppure altri ancora? Perché, nel primo e nel secondo caso, cioè se i cattolici impegnati son quelli che gravitano intorno alla D.C., c'è poco da essere sicuri circa la loro « capacità di fare », se è vero, come anche si legge nello stesso Gorla-dentro, a pag. 2, che la classe politica dominante (e quindi quasi esclusivamente la D.C.) ci dà «governi che non governano, autorità irresponsabili, furti legalizzati, malcostume, corruzione, sprechi ecc. ». Se poi son altri, bisognerebbe precisare chi sono, le scelte che han fatto, le organizzazioni cui han dato vita o in cui son confluiti, se non si vuole che il discorso diventi ancora una volta equivoco, generico e anche pericoloso: non sensibilizza nessuno e genera confusione.

Quanto infine al discorso sulle responsabilità individuali, esse vanno indubbiamente richiamate perché non è contestando a voce il sistema che si risolve la situazione; tuttavia il richiamo non va fatto avendo come metro di giudizio una generica azione o donazione « di qualche cosa » di sé stesso sacrifici per non precisate finalità l'amore del tipo conferenze di S. Vincenzo, istituzioni di beneficienza e di assistenza, o cose del genere, la cui logica sembra condivisa da Gorladentro. Ma l'impegno che si esprime soprattutto attraverso la partecipazione ad organizzazioni politiche e sindacali e ad istituzioni che operano nel campo sociale con obbiettivi politici: le quali solo possono garantire un'incidenza pratica e la risoluzione dei problemi lamentati. Senza dire poi che il richiamo alle responsabilità individuali è corretto nella misura in cui si siano rimossi tutti gli ostacoli, anche di natura ideologica (cioè relative al modo di pensare) che certe affermazioni del giornale, come si è dimostrato, tendono a rafforzare anziché ad abbattere decisamente.

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6 Maggio '73

Ecco il testo dell'importante mozione presentata dai comitati di quartiere Crescenzago, Ponte Nuovo, Casoretto e Padova (attivo unione inquilini) all' assemblea del 6 maggio 1973 al Trotter, che ha visto la partecipazione di circa 300 persone ed è approvata a stragrande maggioranza.

MOZIONE

Gli inquilini e i lavoratori denunciano la situazione dei quartieri Padova, Crescenzago e Ponte Nuovo, divenuta ormai gravissima per le insopportabili condizioni di vita ad essi imposta (abitazione in case malsane, cadenti e ad affitti elevatissimi per i salari operai), per l'insufficienza di edilizia scolastica e per la totale mancanza dei servizi sociali necessari (asili, nidi d'infanzia, campi di gioco e complessi sanitari).

Gli inquilini ed i lavoratori individuano questa situazione come la conseguenza diretta degli interessi dei padroni che vogliono l'espulsione dei lavoratori dal centro e dalla città per imporre un uso capitalistico del territorio (ovvero per attuare anche a questo livello quella «ristrutturazione» famigerata che nelle fabbriche colpisce gli operai, di cui esempio chiaro nel quartiere è Io smantellamento voluto dai padroni per la Praxis, la Faema ecc.).

I lavoratori di questa zona individuano inoltre la responsabilità e complicità inequivocabile quanto pesante del Comune di Milano che consente e favori-

AL"TROTTER"

sce gli interessi padronali: è perciò al Comune di Milano che rivolgono unitariamente le loro rivendicazioni: Un piano organico di intervento pubblico per la ristrutturazione di tutte le case malsane della zona (utilizzando tutti gli appartamenti sfitti, mediante la loro requisizione ed il quartiere popolare di Via Lulli, in parte disabitato, per consentire l'alloggio temporaneo delle famiglie interessate).

La periodica manutenzione di tutti gli edifici della zona; il loro immediato controllo igienico e statico operando un intervento diretto sui padroni privati che raccolga anche la fondamentale rivendicazione espressa dalle lotte degli inquilini: l'imposizione di affitti proporzionati al salario e comunque controllati dagli inquilini stessi.

Blocco immediato e permanente degli sfratti, e cessazione di qualsiasi altra azione repressiva nei confronti degli inquilini impegnati nelle lotte (blocco delle vendite frazionate e veto alla demolizione di stabili ai cui inquilini non sia stata fornita adeguata ricollocazione nel quartiere).

Blocco immediato e permanente di licenze edilizie e concessioni a immobiliari private su tutte le aree libere del quartiere, tra cui Via Conegliano, P.le Loreto, e Via Ponte Nuovo, Dindelli, Via Meucci, Via Del Ricordo; utilizzazione di tutte queste aree libere per la costruzione di servizi sociali e scuole, parallela alla attuazione di un pia-

1) Difficoltà della nostra lotta nei quartieri

Nella nostra zona è molto difficile ottenere una lotta seria e costante contro i padroni che compiono grosse speculazioni sulle aree di loro proprietà, costruendo enormi palazzi i cui appartamenti vengono venduti o affittati a prezzi esorbitanti. I motivi di queste difficoltà sono molteplici ma tutti con un fondamento nella realtà.

L'ALLONTANAMENTO DEI PROLETA-

RI DAL QUARTIERE

Innanzi tutto la stessa speculazione dei padroni (sui terreni e sugli appartamenti) ottiene anche il risultato di costringere i lavoratori con basso o medio salario ad andarsene dalla zona e ciò diminuisce la capacità di lotta. Vale la pena di spendere qualche parola per spiegare il meccanismo con cui si costringe il lavoratore ad abitare in case poco servite, indecenti e malsane ed infine ad andarsene: innanzitutto vengono costruite le case nuove e ciò dà al padrone un buon margine di guadagno, per completare lo sfruttamento della zona che è ormai « urbanizzata >, ad alto livello gli conviene quindi cacciare dalle case vecchie i lavoratori per abbatterle e costruire nuove case di lusso: il primo atto è di non far più manutenzione in modo che si riducano a topaie; se questo non basta ci sono altri mezzi come le vendite frazionate (vedi via Padova 23, Via Padova 202 ecc.).

Per le case nuove le grandi immobiliari che hanno costruito e costruiscono tuttora in zona agiscono in questo modo: pongono subito in vendita gli appartamenti a prezzi che non possono minimamente essere adeguati al salario di un operaio (L. 160.000 al mq.. pagando in contanti); oppure

no di costruzione di alloggi popolari ad affitto concordato.

In particolare, ultimazione del progetto e delibera d'esproprio dell'area Chini per il complesso scolastico nel quartiere Ponte Nuovo.

Ristrutturazione completa del quartiere popolare di Via Lulli e sollecita assegnazione degli alloggi sfitti a lavoratori della zona. Rispetto a queste rivendicazioni i lavoratori della zona chiedono che venga data immediata conferma sul blocco delle licenze e delle concessioni ad uso privatistico su tutte le aree libere, e che, attraverso il consiglio di zona, venga esplicitamente fissato un incontro di trattative fra Comune, Unione Inquilini e rappresentanti dei Comitati firmatari della mozione per concordare i modi con cui dovranno essere rispettate e accolte tutte le altre rivendicazioni dei lavoratori del quartiere sopra espresse. Questo incontro non deve essere fissato oltre 15 giorni dalla data di questa assemblea presso il Comune o presso il Consiglio di Zona (comunque presenti gli amministratori responsabili). Gli inquilini in lotta, invitando tutti i lavoratori di questa zona a mobilitarsi, a rafforzare dovunque i comitati di caseggiato, ad organizzarsi in massa negli attivi di ogni quartiere, sì impegnano nel contempo a dare stabilità al Comitato di Coordinamento tra i quartieri Padova, Ponte Nuovo, Crescenzago e Casoretto che fin da oggi promuove iniziative di mobilitazione per unificare, rafforzare e rilanciare la giusta lotta di, tutti i lavoratori inquilini e studenti della zona. UNIONE INQUILINI Comitato di agitazione Crescenzago Comitato di quartiere Ponte Nuovo Collettivo di quartiere Casoretto

incapace di ottenere le cose essenziali per la sua vita al costo in cui la società capitalistica glielo propone, è molto isolato. Isolato, non solo dagli altri lavoratori di cui dicevamo prima, ma isolato anche politicamente. Non c'è un partito che porta avanti le loro urgenti istanze. I grossi partiti della sinistra troppo spesso pretendono di risolvere tutto in una battaglia parlamentare, fatta di alleanze tattiche e sovente di compromessi non certo vantaggiosi; quando sarebbe certo più utile coordinare queste lotte nel quartiere, perché si ottengono, progressivamente ma dalla lotta di base, i giusti diritti. Purtroppo non si limitano a questo, ma tendono ad abbandonare realmente questi ceti bassi (che ormai son voti sicuri per la sinistra tradizionale) a favore dei ceti medi (non ancora ac-

quisiti al «socialismo») e non esitano a « scomunicare » quei gruppi che invece tendono ad essere legati con gli strati più tartassati della società capitalistica.

Noi diciamo che se non ci fossero questi cosiddetti gruppi che organizzano quello che ormai può essere considerato il sottoproletariato, questo sarebbe ancora più isolato e forse in mano alla destra, che si servirebbe della rabbia di questo per un piano di restaurazione fascista (Reggio Calabria insegna). E' per questo che anche i comitati firmatari della mozione continueranno su questa linea convinti di avere un loro spazio, forse numericamente irrilevante, ma certamente indispensabile, perché come abbiamo dimostrato non c'è nessun altro che organizzi e porti avanti le rivendicazioni di questi sfruttati.

21 Valore della mozione e della lotta dei comitati di quartiere

prima li affittano e poi, quando si sono rifatti della spesa effettuata per la costruzione dello stabile, li vendono per realizzare subito danaro da investire in altre speculazioni. Quando gli appartamenti vengono dati in affitto, i fitti si aggirano oggi attorno alle 800.000 lire per 2 locali più servizi (meno chi ha l'affitto bloccato ed ha preso in uso l'appartamento molto tempo fa). Chi riesce a pagare tali affitti, ad assumersi tali spese? Solo coloro che o hanno un doppio lavoro, o hanno moglie e figli che lavorano e contribuiscono al reddito familiare, oppure il ceto impiegatizio che può permettersi uno stipendio medio di L. 250.000. Gli altri, le famiglie numerose, coloro che non hanno un lavoro fisso o una specializzazione, che hanno qualche familiare malato, o sono malati o inabili al lavoro essi stessi, costituiscono una categoria ovviamente sempre più numerosa che viene espulsa dalla zona.

La quale zona (n. 10) sta diventando, al pari del centro, zona di privilegio per le sue linee metropolitane che la percorrono, e, in prospettiva della futura tangenziale che passerà per Sesto S. Giovanni o per Crescenzago, per la sua vicinanza a tutte le autostrade.

Attualmente quindi nella nostra zona una lotta per la casa deve tener conto di questa situazione, perché è determinante e gioca a favore dei padroni. Infatti in realtà la sola categoria sta politica padronale è quella che, che si riesce a mobilitare contro quecome ora, stà per essere allontanata dalla zona (gli operai con medio e basso salario) ed è già una minoranza, in quanto molti altri sono già stati costretti ad andarsene. Non si

può invece far conto attualmente su coloro che, pur a prezzo di grandi sacrifici personali, sono riusciti a farsi la propria casetta, ad acquistarsi il proprio appartamento, a rimanere in queste abitazioni, che pur non si possono certo definire di lusso: ma questi stessi sacrifici, questa lunga instabilità economica, hanno reso queste persone individualiste, insensibili alla possibilità di organizzarsi per ottenere collettivamente ciò di cui si ha bisogno. Costoro hanno, bene o male, risolto il loro problema e sono poco disposte a vedere la necessità di una lotta di tutti gli sfruttati (e lo sono anche loro, e come, se devono ridursi come bestie per vivere!), per un quartiere a misura d'uomo, con case popolari ad affitti proporzionati al salario familiare, con servizi sociali adeguati, scuole, nidi d'infanzia che alleggeriscano le lavoratrici madri, ecc. Purtroppo sono in questa situazione di privilegio rispetto a quelli che non possono minimamente permettersi un doppio lavoro e non arrivano nemmeno a quelle cifre di salario familiare che consentono di stare in zona. E così non vogliono esporsi ulteriormente, non vogliono pagare nessun prezzo in più a vantaggio degli altri, hanno paura che, impegnandosi in una lotta seria di quartiere, si tocchi le loro sudate conquiste. Sono così i meno disposti ad accettare una lotta sociale (in fabbrica e soprattutto nel quartiere) per l'eguaglianza, una lotta contro i padroni (anche se pure loro sono dei proletari e degli sfruttati, cui viene tolto soprattutto la capacità di essere più umani, più responsabili, meno individualisti, più capaci di portare avanti un discorso di parità nelle fabbriche e nei quartieri).

ISOLAMENTO POLITICO DEI

LAVORATORI

D'altra parte l'altro proletario, quello che oltre ad essere sfruttato, è pure-

E' per tutti questi motivi che continuiamo a lottare su questa linea. Anche se, come abbiamo detto, la lotta presenta molte difficoltà. I nostri obiettivi sono quelli di mobilitare, nei quartieri, quanti più lavoratori (meno coinvolti nei loro personali interessi) sarà possibile, e costituire un grosso coordinamento in zona che sappia prendere il posto di un consiglio di zona, più che mai sordo alle rivendicazioni dei lavoratori. Gli esempi a questo riguardo non sono mancati: il consiglio di zona nnn vuole mettere i lavoratori che ad,,ri, cono ai comitati firmatari della mozione, in contatto con il Comune. Pur dichiarando di non avere poteri, di non contare nulla per scusarsi davanti ai lavoratori delle sue gravi inadempienze (Milano dieci - aprile 1973 CONSIGLIO DI ZONA), vuol essere lui l'interlocutore dell'Amministrazione Comunale e su una base che ha dimostrato di non risolvere affatto i problemi urgenti dei nostri quartieri, quali la ristrutturazione di tutte le case malsane della zona; la periodica manutenzione di tutti gli edifici vecchi della zona; il blocco immediato e permanente degli sfratti; il blocco immediato e permanente di licenze edilizie e concessioni a immobiliari private su tutte le aree libere; l'ultimazione del progetto della scuola via Cesalpino e l'esproprio dell'area in questione. Anzi fa di tutto per non riconoscerci quali interlocutori validi per portare avanti le rivendica-

zioni che noi portiamo avanti da tanto tempo, mentre sappiamo che questo Consiglio di Zona nulla ha fatto a tale proposito. Ma non è solo il fatto di una paternità di lotta; è l'urgenza che i lavoratori e gli inquilini hanno di ottenere al più presto quanto spetta loro di diritto: è il diritto di far valere la propria voce di sfruttati senza un intermediario politico che mira soprattutto a tirare in lungo e a compensare sempre l'elargizione di questi diritti con il maggior profitto dei padroni.

Tuttavia è chiaro che l'azione dei comitati di quartiere Ponte Nuovo, Crescenzago, Casoretto, Padova, (attivo Unione Inquilini) non si limiterà ad attendere dal consiglio di zona il beneplacito di un incontro con gli assessori del Comune: i comitati vogliono, con o senza la mediazione del consiglio di zona, sedersi ad un tavolo di trattative, sorretti dalla mobilitazione popolare. E riproporranno di volta in volta al consiglio di zona stesso gli obiettivi e i metodi della loro lotta, perché, anche se non possono sperare nulla da questo organismo, la gente che è con noi imparerà sempre più a capire quale debba essere un corretto uso della propria forza e dia un valore sempre più relativo a tutte quelle riforme di rappresentanza che non abbiano costantemente l'appoggio e lo stimolo delle masse popolari.

R.M.G.

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LUCIANA e RITA Milano -Viale Monza 10 Tel. 2853835 Mercoledì chiuso milanodieci quartieri giugno-luglio 1973 - pag. 4 Blocco degli sfratti, controllo igienico e statico delle case vecchie, ristrutturazione urbanistica della zona con case popolari, verde, scuole, centri sanitari. Ecco gli obiettivi su cui cresce l'organizzazione dei lavoratori della zona
L'ASSEMBLEA
Specialità pugliesi

pag. 5 - giugno-luglio 1973

Lotte per la casa

Unione Inquilini eSunia

Rivendicazione fondamentale espressa dai lavoratori organizzati dell'Unione Inquilini (U.I.) è il « diritto alla casa» ad un affitto proporzionato al salario di ogni lavoratore. Ciò sta a significare che la casa e tutto quanto concerne l'abitare è un bisogno che deve essere soddisfatto per ogni lavoratore occupato, disoccupato, indipendentemente dalla sua possibilità di acquistarne l'uso sul mercato. Quindi, per godere di questo diritto, egli deve contribuire secondo la sua possibilità.

In base alla propria esperienza, i lavoratori organizzati nell'U.I., ritengono che la misura del fitto non deve superare il 100/o del salario del capo famiglia se si vuole che altre esigenze essenziali di vita vengano soddisfatte. Non si può ammettere che i salari di più componenti una famiglia si concentrino nelle tasche del padrone di casa, infatti i figli devono avere vita economica autonoma ed è difficile che l'eventuale doppio stipendio (uomo e donna) si realizzi stabilmente. Un affitto nella misura del 10% deve essere pagato solo per una casa decente dotata di servizi ed in buone condizioni statiche ed igieniche. Nulla dovrà essere dato per case malsane e cadenti.

La casa quindi deve essere sottratta alle leggi di mercato e considerata un bene da assicurare a tutti.

Questi principi vogliono, dire che ci si muove sia contro la rendita, che contro i padroni ed il capitale, e realizzare questi obiettivi, che sono ancora una tappa da raggiugere, significa cominciare a battere il padrone capitalista. Questi principi di lotta proletaria contro la rendita ed il profitto vengono invece sistematicamente trascurati dal nuovo sindacato inquilini il SUNIA (cfr. Milanodieci, aprile '73, a proposito di Viale Monza 174 - pag.6).

Il SUNIA rivendica che attraverso un «equo canone» si realizzi l'obbiettivo della « casa come servizio sociale ».

Il SUNIA chiede con una recente « petizione » (soltanto firme da portare in parlamento) che, nelle case popolari gli affitti abbiano un'incidenza del 12% sulla capacità economica media degli assegnatari (di case popolari).

Tutto questo significa: restringere la rivendicazione per i soli abitanti delle case popolari escludendo tutti gli altri sfavorire (come sempre) gli strati operai cui redditi più bassi e tutti sappiamo che buona parte degli inquilini dello IACP, proprio per la sua banditesca politica di assegnazione, sono tutt'altro che proletari che non si considerano affatto le condizioni delle case, mentre il fitto andrebbe stabilito solo per case decenti dotate di tutti i servizi e conosciamo tutti quanti quanto siano disserviti i quartieri dello IACP.

Per quanto riguarda le abitazioni private, nella stessa petizione del SUNIA si richiede l'estensione del blocco allo stato attuale dei fitti fino al 1975, una generica riduzione di essi per le case costruite dopo il '69 e la « giusta causa » negli sfratti, non contestando affatto il diritto di proprietà.

Se queste sono le rivendicazioni del SUNIA sugli affitti che cosa significa la sua parola d'ordine «casa come servizio sociale?».

Che sia lo stato a costruire case, scuole, servizi ecc. e che la loro realizzazione venga pagata dai lavoratori sotto forma di tasse e contributi. E lo stato ha sempre dimostrato di essere dalla parte dei padroni e di far pagare sempre ai lavoratori costi e disagi.

Per realizzare i suoi obiettivi (case decenti e ben servite ad un fitto pro-

letario al 10% del salario) l'U.I. si avvale di forme di lotta dirette che colpiscano la speculazione edilizia e rifiuta la logica delle petizioni al Comune, prive di un reale sostegno di lotta. Le forme di lotta che caratterizzano l'U.I. sono: lo sciopero delle spese, dell'affitto; la resistenza organizzata e di massa agli sfratti; l'autoriduzione dei fitti; l'occupazione di aree. Esse sono un modo concreto di ribellarsi contro l'uso privatistico della città e contro gli organi pubblici che lo garantiscono. Queste forme di lotta si sono rivelate sempre più giuste per i seguenti motivi: sono di immediato vantaggio per i lavoratori permettendo loro subito di migliorare le loro condizioni di vita (più soldi per loro e per i loro figli) attaccano duramente padroni e privati nel loro interesse economico, costringendoli a trattare con gli inquilini, così come lo sciopero è la forma fondamentale di lotta in fabbrica.

L'U.I. ha sempre sostenuto prima di tutto forme di lotta dirette e cercato che crescesse contemporaneamente un'organizzazione autonoma, cosciente di sé, nei quartieri. Un organismo di massa di cui prendessero sempre più la guida gli stessi inquilini e, tra loro, i proletari come corpo dirigente.

Così, nella lotta diretta, si sono creati comitati di caseggiato che esprimono attivi di quartiere i quali determinano, di volta in volta, gli organi dirigenti dell'U.I. A questo proposito bisogna ricordare le positive esperienze dell'U.I. in questa zona, dei Comitati di via Arquà, viale Abruzzi, via Clitumno, viale Monza, via Orombelli, via Conegliano, che propongono, con la lotta e l'organizzazione, ai padroni opere di manutenzione e ristrutturazione e impediscono il rilascio di licenze edilizie per costruzioni di lusso come sull'area di via Conegliano. Questa è dunque la scelta fondamentale dell'U.I.: formare nuclei stabili organizzati e coscienti tra il popolo oppresso nei quartieri sotto la guida dei proletari; essi agiscono con una lotta diretta, di base, gestita dagli stessi inquilini e diretta secondo un giusto centralismo democratico. Completamente opposta anche su queste questioni è la linea del SUNIA. Nato come sindacato burocratico (1'8-9 dicembre 1972) ha subito avuto una struttura dirigente pre-confezionata formata da « intellettuali » più o meno di sinistra, da dirigenti più o meno legati allo IACP, avvocati, ecc. Crescendo la lotta nei quartieri, era necessario che il potere avesse un interlocutore «ufficiale» e di comando ed il SUNIA è subito entrato nel consiglio di amministrazione della IACP.

Le forme di lotta adottate dal SUNIA sono conseguenti a questo stato di cose: muoversi il più possibile a livello parlamentare, burocratico ed il meno possibile a livello di lotta diretta.

Parola d'ordine fondamentale del SUNIA è: una forte pressione, una grande campagna a livello d'opinione perché parlamento, comuni e regioni facciano.

L'U.I. non rinuncia all'uso della difesa legale in tutti quegli spazi aperti nel sistema ma senza delegare nulla agli esperti che devono essere al servizio e non al comando dei lavoratori.

Ora il SUNIA ha invece propria una linea di cogestione e di alleanza con Comuni, IACP, regioni e, come si è sentito nel loro congresso di aprile, vuole far fronte comune con questi organi intermedi ed autonomi dello stato dei padroni («una volta risolte alcune vertenze che abbiamo con loro»).

Quanto alle lotte «dirette» che il SUNIA conduce nei quartieri (chiaramente secondarie rispetto alle petizioni) bisogna dire che le forme più significative e vantaggiose per i lavoratori sono sottovalutate o apertamente condannate (come lo sciopero dell'affitto) per rispettare il perbenismo dei ceti medi.

Saranno i proletari a capire qual'è il giusto modo di lottare per vincere.

UNIONE INQUILINI

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Tra via Ponte Nuovo e via Arici RIFACIMENTO DEL PONTE SULLA MARTESANA

Riportiamo qui sotto la documentazione relativa al rifacimento del ponte sulla Martesana tra via Ponte Nuovo e via Arici, che già avevamo richiesto al Comune con petizione corredata da oltre 500 firme nel settembre del 1971.

In particolare la nostra richiesta del 13 marzo 1973, dopo aver fatto ogni tipo di pressione sulla commissione trasporti del Consiglio di Zona 10 per quasi due anni; la risposta dell'Assessore Bonatti in data 19 aprile 1973 che lasciava sperare in una decisione definitiva del Comune a proposito del rifacimento del ponte in questione; il testo della delibera del Consiglio Comunale del 2 aprile 1973 che comprende una proposta della Giunta Municipale riguardante tutta l'opera e la decisione del Consiglio Comunale che riguarda però soltanto la fase preparatoria all'opera vera e propria: riguarda cioè la sola tombinatura, necessaria per la costruzione del nuovo ponte.

Egregio Signor

GABRIELE BONATTI

13 marzo 1973

Assessore ai Lavori Pubblici

e.p.c. Al Consiglio di Zona 10

Oggetto: rifacimento Ponte sul Naviglio Martesana fra via Ponte Nuovo e via Arici.

Informalmente il Consiglio di Zona 10 ci ha informato che è in fase di avanzata progettazione il completo rifacimento del ponte sulla Martesana fra via Arici e via Ponte Nuovo.

Essendo direttamente interessati al problema, anche perché a suo tempo, avevamo inviato arale a codesta ripartizione, oltre che al Sindaco ed al Consiglio di Zona stesso, una petizione corredata da n. 500 firme al riguardo, Le chiediamo se tale informazione risponde alla realtà ed in quali termini.

Vogliamo ricordarLe che l'attuale transito dal ponte in questione è estremamente difficoltoso in termini di tempo per gli automezzi, mentre presenta gravi pericoli per l'incolumità delle persone che transitano sugli stretti marciapiedi al fianco, soprattutto nelle ore dì punta.

Rimaniamo quindi in attesa di un vostro riscontro in merito, porgendovi intanto i nostri migliori ossequi.

Comitato di Ouartiere Ponte Nuovo

19 aprile 1973

Al Comitato di Quartiere

PONTE NUOVO Via Caroti, 8 20128 - Milano

In relazione alle notizie richiestemi con foglio in data 13 marzo u.s. di codesto Comitato, relative al rifacimento del ponte sul Naviglio Martesana, in via Ponte Nuovo, posso comunicarVi che il progetto inerente è stato approvato dal Consiglio Comunale nella seduta del 2-4-1973.

Esso prevede la demolizione del ponte esistente e la conseguente ricostruzione, mediante tombinatura del Naviglio Martesana, nonché la riduzione dell'attuale monta ed il ripristino del piano stradale, in prossimità del ponte stesso.

Le opere suddette, interessando in parte, aree di proprietà privata, dovranno preventivamente essere dichiarate di pubblica utilità, urgenti ed indifferibili, affinché possano essere occupate e, quindi, espropriate, ai sensi della legge 22-10-1971, n. 865. In tal senso l'Ufficio competente sta operando per accelerare, per quanto possibile, l'iter procedurale.

Distinti saluti

Avv. Gabriele Bonatti

TESTO DELIBERA

OGGETTO: TOMBINATURA del Naviglio Martesana in Via Ponte Nuovo, occupazione ed espropriazione di area privata interessata dall'opera.

(L. 62.252.500).

ON. CONSIGLIO, Il ponte esistente sul naviglio Martesana, in via Ponte Nuovo, di dimensio-

ni insufficienti per l'intenso traffico veicolare svolgentesi sulla direttrice di collegamento via Padova - Viale Monza, presenta uno stato di usura notevole.

L'Ufficio Tecnico Erariale ha fatto rilevare che è ammalorata la struttura in cemento armato della soletta del ponte e che molti ferri del ponte medesimo risultano scoperti e completamente erosi dalla ruggine. Analoghe preoccupazioni sono state espresse dalla A.T.M. in considerazione del fatto che sul ponte transitano le vetture automobilistiche delle linee "44" e La circolazione sul ponte è resa, inoltre, difficoltosa ed insicura dalla mancanza di adeguati marciapiedi con conseguente situazione di pericolo permanente che ha provocato le proteste degli abitanti della zona. Per ovviare in modo definitivo agli inconvenienti sopra ricordati, l'Ufficio Tecnico Municipale ha redatto un progetto che prevede la demolizione dell' attuale ponte e la successiva ricostruzione con sezione di tombinatura 8,50 x 2,40 al fine di ridurre l'attuale monta, ormai inutile, non sussistendo più la esigenza di mantenere il fianco di navigazione; la costruzione di ml. 50 di condotto 0,80 x 1,20 sottopassante il Naviglio Martesana; la modifica e il ripristino del Diano stradale in prossimità del ponte; la sistemazione della Roggia Scagna e, infine, la risistemazione dei numerosissimi servizi interessati dall'opera. La tombinatura del Naviglio Martesana, ed in particolar modo le fondazioni, dovranno essere eseguite, per esigenze tecniche, durante l'asciutta primaverile.

La spesa, preventivata in Lire 62 milioni, è stata dalla Civica Ragioneria posta a carico del Cap. 207/1 - Corsi d'acqua - Disponibilità del Cap. di spesa Lire 210.982.000 Bilancio 1972dichiarazione di imponibilità n. 4339 e sarà finanziata con entrate provenienti dall'assunzione di prestiti. (Fin qui la previsione dell'opera in generale, ora la descrizione della prima opera: la tombinatura su cui il Consiglio ha deliberato).

Le opere verranno affidate nel modo seguente e la relativa spesa cosi ripartita:

Opere da appaltare mediante licitazione privata L. 52.000.000

Oneri di spostamento di servizi pubblici L. 3.000.000

Oneri per deviazione automezzi A.T.M. L. 1.500.000

Oneri per imposte di consumo L. 117.712

Imprevisti L. 5.382.288 Totale L. 62.000.000 Nel contratto, che si dovrà stipulare, sarà esclusa la revisione dei prezzi, come è consentito dal D.L.C.P.S. del 6 dicembre 1947, n. 1501 (ratificato con legge 9 maggio 1950, n. 329), in conformità all'orientamento generale che la Civica Amministrazione ha assunto da tempo e che ha trovato nei fatti una conferma in linea di massima positiva. Le opere interesseranno, oltre ad un' area del demanio statale, anche aree di proprietà private: si procederà pertanto all'acquisizione di queste ultime mediante espropriazione per pubblica utilità, ai sensi della legge 22 ottobre 1971, n. 865. Contemporaneamente, con atti separati, si provvederà a stipulare con lo Stato un disciplinare di concessione dell'area demaniale.

In pendenza del procedimento di espropriazione, si ricorrerà, inoltre, all' occupazione temporanea d'urgenza del terreno, chiedendo allo scopo la preventiva dichiarazione di pubblica utilità ed indifferibilità delle opere in progetto.

L'area da occupare d'urgenza e da acquisire mediante espropriazione,

per una superficie complessiva di circa 290 mq., è illustrata nell'elenco descrittivo e nell'accluso tipo planimetrico-catastale che formano parte integrante del presente atto.

La spesa globale per le indennità da corrispondere ai proprietari dell'area interessata è preventivata in Lire 252 mila, ripartita in Lire 97.500 per indennità d'espropriazione e Lire 155.000 per indennità d'occupazione temporanea (considerando il periodo massimo di 5 anni).

La suddetta spesa complessiva di Lire 252.500 farà carico al Cap. 209/3

— Acquisizioni Immobiliari diverse — Disponibilità del Cap. di spesa Lire 2.907.533.839 Bilancio 1972 — dichiarazione di disponibilità n. 4340 e verrà finanziata con entrate provenienti dall'assunzione di prestiti.

Ciò premesso, si presenta all'approvazione la seguente

PROPOSTA:

«Il Consiglio Comunale, vista la relazione della Giunta Municipale, delibera: di approvare il progetto allegato quale parte integrante del presente atto riguardante la tombinatura del Naviglio Martesana in via Ponte Nuovo; di approvare la spesa di Lire 62 milioni 252.500 posta a carico per Lire 62.000.000 del Cap. 207/1 — Corsi d'acqua — Disponibilità del Cap. di spesa Lire 210.982.000 — Bilancio

1972 — dichiarazione dr disponibilità n. 4339 e per Lire 252.500 del Cap. 209/3 — Acquisizioni Immobiliari diverse — Disponibilità del Cap. di spesa di Lire 2.907.533.839 — Bilancio

1972 — dichiarazione di disponibilità n. 4340. La suddetta spesa sarà finanziata con entrate provenienti dall'assunzione di prestiti;

di eseguire le opere secondo le modalità esposte in relazione chiedendo alla sezione Provinciale di Controllo la prescritta autorizzazione; di non riconoscere, per i motivi esposti in relazione, la revisione dei prezzi d'appalto;

di procedere alla occupazione d'urgenza ed alla espropriazione per pubblica utilità dell'area di proprietà privata interessata dai lavori, ai sensi della legge 22 ottobre 1971, n. 865 ». IL SINDACO Aldo Aniasi Nonostante il parziale risultato di tanti sforzi ci lasci un po' la bocca amara, non mancheremo di fare pressioni per ottenere prima dell'autunno l'attuazione dell'opera deliberata, in modo da giungere, prima della fine del '73, a far deliberare il progetto definitivo.

Il nuovo ponte è troppo necessario per ovviare ai gravi inconvenienti di viabilità e di pericolo permanente per automezzi e pedoni come lo stesso Comune ha ammesso nel testo della sopra citata delibera. Per cui siamo anche sicuri che l'interesse comune dei cittadini li farà convergere attorno al Comitato di Quartiere per il raggiungimento di una immediata soluzione del problema.

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Citati In tribunale genitori di bambini che giocano "abusivamente" nel cortile

Via Meucci 61: uno stabile condominiale di 5 piani dell'immobiliare Massimo, abitato da 20 famiglie. Nel 1963 l'immobiliare mette enormi cartelli nel quartiere e nella zona e le famiglie che fino a quel momento vivevano in case vecchie e malsane o avevano bisogno di un locale in più, fanno appello ai loro risparmi e si mettono in contatto con l'immobiliare. La principale preoccupazione delle famiglie è che ci sia spazio sufficiente per il gioco dei loro bambini: il quartiere, infatti non offre loro nulla. L'Immobiliare sfruttando questa naturale esigenza mostra il plastico del futuro stabile che prevede un cortile attrezzato per il gioco dei bambini, mentre i boxes per le auto sono previsti nel seminterrato del cortile stesso. La proposta, anche se costosa (le famiglie di via Meucci 61 sono in gran parte operaie) soddisfa le famiglie che si impegnano così, all'acquisto degli appartamenti. Occupati gli appartamenti, le famiglie si accorgono di essere state ingannate: le promesse sulla base delle quali si erano convinte all'acquisto degli appartamenti, non vengono mantenute. I boxes vengono costruiti a piano terra, rubando notevole spazio al cortile destinato al gioco dei bambini. Arrivano i Vigili che contestano all'Immobiliare il fatto che la costruzione non è conforme alla licenza edilizia concessa. I boxes in costruzione vengono in un primo momento abbattuti, ma poi, dopo pochi mesi l'Immobiliare, non si sa bene come, riesce a portare a termine la costruzione dei medesimi.

Ma non è tutto: la piccola area rimasta libera non è più proprietà di tutti i condomini ma diventa di coloro che hanno acquistato i boxes. Truffati per la seconda volta! Infine l'ultima beffa. È chiaro che nessun genitore può impedire ai propri bambini di giocare ed è altrettanto evidente, visto che sono per lo più famiglie di lavoratori, che non possono sempre accompagnarli all'unico piccolissimo campo-giochi (utilizzato, fra l'altro, dai ragazzi sui 12-14 anni) di via Pontenuovo (di fronte alla Siemens). I bambini non comprendono poi il senso di certi divieti che impediscono loro di esplicare quello che è e deve essere un loro diritto e la loro principale attività: il gioco. Nei dintorni non hanno alcuna possibilità di giocare tranquilli senza pericoli e vanno quindi a giocare nel cortile famigerato. Risultato? Fotografata la loro presenza in cortile, una condomina, proprietaria anche del box e quindi di parte del cortile, cita in giudizio i genitori di questi bambini. La cosa ha senza dubbio del ridicolo (la condomina che fa le fotografie per poter mettere sotto processo i genitori), dell'assurdo( la stessa non capisce che i bambini hanno bisogno di giocare e non è disposta a mettersi amichevolmente d'accordo con i loro genitori).

Ma il tutto mette in evidenza fatti più gravi che vanno al di là dell'assurdità della posizione presa da quella condomina. E sono le responsabilità gravi e precise dell'Immobiliare Massimo (che però non sono che un caso tipico di un modo di comportarsi di tutte le Immobiliari), e della nostra Amministrazione Comunale.

Abbiamo più volte denunciato su Milano dieci lo sporco gioco delle Immobiliari e lo abbiamo pure ricordato ai

cittadini attraverso una mostra fotografica il 15 aprile quando abbiamo raccolto le firme per la nostra richiesta di petizione ai Capi-gruppi del Consiglio Comunale. Torniamo ancora una volta sull'argomento, sia perché il caso di via Meucci ce ne offre l'occasione, sia perché è nostra ferma intenzione contribuire affinché questo gioco sporco abbia a finire.

Queste Immobiliari, pur di fare i loro grossi affari e vendere i loro appartamenti ricorrono ad ogni imbroglio, sicuri della protezione di qualche assessore o Capo ripartizione del Comune. Ricordiamo le costruzioni abusive di via Golfo degli Aranci, di via Tanaro, fatte da Galimberti, le false promesse di aree per il gioco dei bambini, di parchi, fatte da tutti i costruttori di case nuove nel quartiere.

Purtroppo le famiglie dei lavoratori sono nella condizione di dipendere sempre da questi speculatori per ottenere una casa decente ed un pezzo di terreno per il gioco dei loro figli e non hanno i mezzi efficaci per difendersi da questi latrocinii compiuti sfruttando il loro bisogno!

LE GROSSE RESPONSABILITA' DEL COMUNE

Nel caso specifico di Via Meucci c'è poi da rimarcare l'altro latrocinio perpetrato ai danni delle famiglie che hanno avuto la possibilità (e con che fatica) di acquistare l'appartamento: la nuova speculazione sul cortile che doveva appartenere ai condomini e che è stato invece nuovamente venduto a coloro che hanno acquistato i boxes.

Chi ha permesso ciò, se la iniziale licenza edilizia non li prevedeva in superficie? Perché, nonostante l'intervento dei Vigili, la costruzione dei boxes è andata in porto? Di chi è la responsabilità? È una domanda che rivolgiamo apertamente all'Immobiliare ed insieme alla Ripartizione Edilizia privata del Comune. E vogliamo una risposta.

Intanto è sperabile che il buon senso dei giudici assolva i genitori e metta, caso mai, sotto accusa chi non ha rispettato i patti., Rimane però da fare un discorso su chi ci amministra, perche il caso di via Meucci 61, ha messo in evidenza le sue gravi inadempienze.

L'Amministrazione Comunale dà libero campo a queste sporche speculazioni non intervenendo in alcun modo. Come può dire di salvaguardare gli interessi dei lavoratori? Eppure questa grossa bugia passa. Passa perché la maggioranza delle persone è costituita da coloro che sono troppo benestanti per essere toccati sul vivo da queste fregature o da coloro che hanno paura di andare alla radice delle cose e non vogliono vedere e sentire nulla.

Tutti manovrati dalla mentalità che stato e padroni continuano ad infondere nei cittadini (giornali, Rai TV, sport, lavoro e poca politica). Purtroppo con questa gente ne avremo ancora per parecchio di malgoverno D.C.! Intanto nel quartiere le aree libere scompaiono, le scuole non vengono costruite, le scuole materne e i nidi d'infanzia a Milano sorgono non dove c'e n'è bisogno ma dove evidentemente c'è un notevole serbatoio di voti per la D.C.

I RICATTI POLITICI AI LAVORATORI

In questo modo l'Amministrazione Co-

Il quartiere: case più case come un immenso dormire?

munale ricatta politicamente i lavoratori, li rende soprattutto convinti che la politica è una cosa sporca, che la democrazia è una parola falsa, che ciò che conta è strizzare l'occhio all'assessore e fargli intravedere possibili vantaggi. Ciò è tanto vero che c'è chi, in buona fede, viene persino al Comitato di Quartiere a chiederci favori, credendoci amici degli assessori di persone influenti ed è disposta a pagare, a promettere voti per il partito

A, B, C, per ottenere un privilegio fa fatica a capire che non si tratta di brigare per ottenere qualcosa per sé, fregandosene degli altri, ma di lottare insieme per obiettivi comuni a tutto il quartiere sentendoci come una comunità e attraverso metodi democratici.

Fa fatica perché l'Amministrazione Comunale ed il governo favorendo gli interessi dei padroni e i privilegi dei singoli (a svantaggio di coloro che di privilegi non ne hanno avuti e non hanno nemmeno la forza e gli appoggi per averne) scoraggia la lotta unita soprattutto quella dei meno abbienti. Verso i quali fa tutt'al più della beneficenza una volta si è assicurato che gli altri ceti privilegiati hanno la pancia piena. E ricatta i meno abbienti costringendoli anche ad uscire dal quartiere e a cercarsi un altro quartiere dove esistano servizi sociali. Sembra una cosa assurda ma è vero: Un cittadino non ha diritto di trovare le scuole, le case a prezzo adeguato al salario, il verde per respirare e continuare a vivere, la biblioteca per istruirsi, documentarsi, per non chiudersi nelle povere prospettive che offrono i giornali padronali e la RAITV, là dove ha scelto di vivere, perché gli è più comodo (è più vicino al posto di lavoro, più vicino ai suoi familiari ecc.) ma dove vogliono i padroni. E i padroni tendono sempre più ad espellere non solo dal centro, ma anche da certe periferie come la nostra, i lavoratori meno abbienti, alzando il prezzo dei fitti, costruendo case e vendendole a prezzi e a condizioni proibitive e non facendo né scuole né alcun servizio sociale. Tanto è la solita storia: i ricchi trovano la scuola privata (Salesiani, Fratelli delle scuole cristiane, Marcelline, Preziosine ecc., o altri istituti pubblici 'di buon nome',

dormitorio. Ma gli uomini lavorano solo per

nelle zone centrali; hanno tutti i mezzi per permetterselo) gli altri, che non si possono permettere nemmeno il lusso del trasporto fuori zona, si arrangino!

Un altro ricatto ad opera della nostra Amministrazione Comunale a maggioranza D.C. nonché del Governo di Centro - Destra. È quello di inculcare nell'operaio, nel lavoratore in .genere, che ciò che conta nella vita è fare soldi, farne sempre di più e basta, nell'intento di renderlo ancora più individualista e di staccarlo dal movimento di massa che fà paura. Infatti se il costo della vita aumenta sempre più, se per avere una casa, perché i figli possano crescere bene, occorre avere molti soldi; se per mandare i figli alla scuola dell'obbligo (che dovrebbe essere gratuita) occorre pagare fior di quattrini per i libri di testo, l'occorrente per la ginnastica, per la cancelleria (quaderni, penne ecc.) e i mezzi di trasporto, quando, come a Ponte Nuovo, i ragazzi della media devono recarsi in una scuola fuori zona; se per una giusta ricreazione si deve andare al parco Lambro o fuori Milano, se mancano centri sportivi completi (non il solito calcio) per cui occorre continuamente sborsare del denaro per avere ciò che dovrebbe essere alla portata del cittadino, allora è chiaro che non c'è scampo: se si protesta non per hobby ma per ottenere quei diritti arrivano le manganellate; se si rinunzia a rivendicare quei diritti e ci si mette il cuore in pace, bisogna guadagnare di più. Bisogna fare gli straordinari. Bisogna fare altri lavori

oltre a quello normale, e imparare a non scioperare più, imparare a spoliticizzarsi e a fregarsene.

Bisogna ridursi come robot che non pensano più, che non hanno più la forza di cercare soluzioni più umane a questo tipo di sfruttamento e che cercano rifugio, allo sfruttamento fisico e morale del lavoro ripetitivo, meccanico ed estenuante, nella televisione, nel campionato di calcio, nei rotocalchi. Proprio i lavoratori devono ridursi così anche se sono gli artefici della produzione e del benessere del paese. Già il benessere del paese, ma per chi, nel paese?

Abbiamo così dimostrato la chiara alleanza e connivenza fra il Comune (e soprattutto l'Amministrazione Comunale) e i padroni: i padroni dentro e fuori la fabbrica speculano sulla forza dei lavoratori, li pagano in modo insufficiente rispetto al costo della vita, non danno loro i servizi sociali più importanti costringendoli ad altri lavori e sfruttandoli ancora di più; il Comune sta a guardare e non fa nessuna programmazione seria in senso popolare nei quartieri; la mobilitazione delle masse più generose è snobbata. Abbiamo anche dimostrato, implicitamente, quali devono essere le soluzioni a questi problemi. Cioè la partecipazione massiccia ai comitati di quartiere, contribuendo a costruire nel quartiere una forza che lotti contro questo vergognoso sfruttamento (di cui il caso di via Meucci è solo un esempio), per spezzare questa spirale che viene avvolta attorno a noi.

Comitato di Quartiere Ponte Nuovo

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pag. 7 - giugno-luglio 1973

a Ponte NuovoCrescenzago ANZIANI

QUALCHE PICCOLO RISULTATO

La lunga pressione che il' Comitato di Quartiere Ponte Nuovo esercita a tutti i livelli, continua a dare i suoi frutti. Frutti non sempre vistosi: la linea 46 di collegamento del quartiere con la metropolitana, il campo giochi per bambini attiguo al campo Dindelli » non sono certo ancora la scuola nel quartiere, la biblioteca, il parco; ma pur sempre qualcosa di necessario conquistato dalla lotta dei cittadini. Frutti non sempre visibili: come le delibere parziali, per es. quella relativa al rifacimento del ponte sulla Martesana fra via Ponte Nuovo e via Arici; come le proposte comunali alla zona riguardanti aree su cui fare quei servizi più urgenti: biblioteca, piscina, nidi d'infanzia, asili e soprattutto verde e piante; proposte partite dal Consiglio di Zona su nostra indicazione al Comune per piantare alberi su piccole aree ecc.).

Tutto questo si è ottenuto per la presenza di comitati di quartiere, per l'adesione a questi comitati dei cittadini che non vogliono preoccuparsi solo di se stessi, ma vogliono dimostrare che, se si vuole (non a parole, ma a fatti) si può ottenere un quartiere, una città, la società a misura d'uomo. Non è certo tutto quello che intendiamo ottenere: si sa che il Comune tende sempre a concedere il minimo, cerca di darci qualcosa che non avevamo chiesto in cambio di ciò che chiediamo ma non vuole assolutamente concederci. Pazienza. Se fossimo stati più forti avremmo ottenuto di più. Se lo saremo in futuro non mancheremo di ottenere. Ma ora il punto è proprio questo: quello di rafforzarci per ottenere risultati completi. definitivi, non solo per il quartiere in cui viviamo, ma anche per porre le basi di un futuro diverso, di una società più nuova che risolva a vantaggio dei lavoratori e dei meno privilegiati le proprie contraddizioni. A Ponte Nuovo come a Canicattì a Milano come nel Vietnam.

Comunque vogliamo elencare brevemente questi primi risultati, benché parziali e ancora lontani dalla loro realizzazione pratica: obiettivi di cui si sono già poste le fondamenta.

Delibere parziali

È una delibera del Consiglio Comunale in data 2 aprile '73 e riguarda la tombinatura del Naviglio Martesana in vista del rifacimento del ponte, l'occupazione e l'espropriazione di aree adiacenti al corso d'acqua per effettuare la tombinatura in questione.

Certo l'Assessore ci aveva parlato di approvazione del progetto senza precisarci di quale progetto e siccome pareva ovvio che il progetto in questione fosse quello del nuovo ponte, ci siamo veramente sentiti un po' presi per il naso quando a tu per tu con Bonatti, ci è stato detto che riguardava solo la tombinatura.

È comunque un primo passo. Ma i cittadini non devono stare inerti. Adesso e soprattutto a settembre dovremo organizzarci per ottenere l'occupazione d'urgenza delle aree su cui inserire le nuove tombinature, farle eseguire e fare quindi approvare l'altro progetto, quello del nuovo ponte ampliato e con passaggi pedonali agibili e non pericolosi come adesso.

Proposte comunali. Varianti al piano regolatore area compresa tra le vie BerraFlumendosa - Giulietti (a Crescenzago prima del capoiinea della G1) mq. 14.000.

II Comune, o meglio la Ripartizione Urbanistica chiede ai cittadini della zona e in particolare ai quartieri interessati, se l'area può essere adibita a verde pubblico e a servizi sociali. La nostra risposta è stata ovviamente affermativa ed abbiamo anche chiesto in modo specifico, come servizio sociale da inserire nel verde pubblico, la biblioteca.

DA META' GIUGNO ASSISTENZA A DOMICILIO

Un'iniziativa dell'Assessorato Assistenza da allargare

Finalmente si parla di anziani. Anzi, si fa qualcosa per gli anziani. L'anziano nella nostra società è colui che non serve più al profitto, è emarginato perché incapace, di produrre, il quartiere non ha spazio per lui, spesso abbandonato dai familiari, è solo in case vecchie e malsane, alla prima malattia finisce in un cronicario. Tutto ciò è risaputo e può anche essere retorico, ma è la realtà. Certo che le condisioni di vita e perciò anche le condizioni del pensionato dipendono dalla classe a cui si appartiene. Non è infatti possibile mettere sullo stesso piano I' anziano con 25.000 lire al mese di pensione e il professionista che ha la possibilità di passare l'inverno in riviera. Anche se dal punto di vista psicologico, il trauma dovuto all'emarginazione dal lavoro, può avere la stessa intensità e importanza. E in mezzo a tutte queste cose scandalose, giunge una novità che potrebbe risolvere almeno l'aspetto dell'Assistenza sanitaria. Dalla metà di giugno, infatti, gli anziani saranno curati nella propria casa, tra i propri parenti e conoscenti e non più relegati nelle case di riposo o nei cronicari. A Milano, in via sperimentale, funzioneranno due centri geriatrici, cioè di medicina per anziani, uno in zona Sempione, e l'altro in zona Loreto. Quest'ultimo ci interessa più da vicino. Nel poliambulatorio INAM di Piazzale Loreto, è stato istituito un reparto per le malattie della

area compresa fra le vie Cesalpino, Sassari, Asiago, Melette, non completamente libera, occupata da alcuni capannoni, ma liberabile mq. 4.000.

La ripartizione urbanistica ha proposto: servizi pubblici per il quartiere. Accettata con specificazione: campo giochi per bambini. area compresa fra via Meucci (tra il numeri civici 39 e 61) ed il Naviglio Martesana, mq. 15.700

La ripartizione urbanistica ha proposto: scuola e parco. Accettata con specificazione: scuola media. area compresa tra le vie Pitagora, Anassagora, Empedocle, Socrate (a Precotto a est del viale Monza) mq. 6.000.

La ripartizione urbanistica ha proposto verde pubblico e nel suo ambito scuola materna. Accettata!

c) Proposte del Consiglio di Zona all'Amministrazione Comunale. piantumazione sponde Naviglio Martesana e delle aiuole-spartitraffico in via Caroli. Per via Caroli ci sarà anche il problema delle nurose auto in sosta che non potrebbero più parcheggiare in seguito alla sistemazione a verde e piantumazione delle aiuole. Su questo attendiamo le proposte degli inquilini di via Caroli e via Bellazzi, perché è nostra intenzione, a settembre, portare avanti il problema. via Padova angolo via Emo. area da destinare a pronto soccorso a poliambulatorio. area compresa fra via del Ricordo via Meucci. Verde attrezzato con nido d'infanzia. Per queste proposte è ancora più necessario l'impegno dei cittadini. I comitati di quartiere Ponte Nuovo e Crescenzago sono per tutti un punto di riferimento e di organizzazione in proposito.

Comitato di Quartiere Ponte Nuovo

Via Caroli 8 tel. 2590839 Com. di Agitazione Crescenzago

Via Padova 344 tel. 29.06.38

vecchiaia, inoltre funzioneranno gli altri servizi (es. cardiologia, radiologia, ecc.). Qui, cioè, l'anziano può rivolgersi per le visite specialistiche, mentre al medico generico dell'INAM spetta il compito di curare il malato in casa. Tra l'altro anche chi non fosse assistito dall'INAM, può utilizzare l'ambulatorio e un medico generico gratuitamente.

La novità consiste nel personale ausiliario. Infatti ci sarà un'assistente sociale, con sede in Piazzale Loreto, un'assistente sanitaria Visitatrice, che ha il compito di seguire l'ammalato, controllare le cure, facendo medicazioni, iniezioni, ecc. Ha in pratica i compiti dell'infermiera in Ospedale. Ad aiutarla nel suo compito ci sono 5 infermiere generiche; 7 collaboratrici domestiche hanno invece, il compito di eseguire i lavori di casa, di preparare pranzo e cena a chi non può farlo, di accudire alle normali manutenzioni della casa (es. riparazione della luce, gas, ecc.). Beneficeranno di questa assistenza tutte le persone al di sopra dei 60 anni se uomini, 55 se donne abitanti nelle seguenti vie facenti parte della nostra zona: Bambaia, N. Battaglia (fino ai numeri 13. 14), Beroldo, Brianza (sino ai n. 11. 14). Costa, Deledda. Glanizzelli (fino ai n. 5, 10), pz. Loreto, D'Aviano, Monza (fino ai n. 26,39), Padova fino ai n. 25, 40), Pasteur, Sabaudia. Il centro copre altre vie di zona 3 e 11. Sono state scelte solo queste vie perché più vicine a Piazzale Loreto dove ha sede il poliambulatorio, e perché l'assistenza a domicilio è in via sperimentale. È infatti nelle intenzioni del Comune estendere nei prossimi anni questo tipo di assistenza a tutta la cittadinanza anziana, anche se tale progetto trova molte difficoltà nella sua attuazione. La più importante delle quali è l'opposizione di chi specula sui cronicari e sulle case di riposo. Ma il discorso ci porterebbe lontano e ci preme invece illustrare questa iniziativa che lascia all'anziano la possibilità dí scegliere se farsi curare a casa o altrove.

E questo è molto importante per l'anziano come dimostrazione del fatto che la società lo vuole ancora nel suo ambiente. Logicamente molte sono le critiche che si potrebbero fare a questa sperimentazione. È troppo limitata, sono state scelte 2 zone non popolari, dove magari la maggioranza degli anziani è economicamente benestante, il personale a disposizione è forse insufficiente, ci si appoggia all'INAM che offre un'assistenza inadeguata.

Però molto più importanti sono i lati positivi: il recupero dell'anziano nel quartiere, la possibilità di scegliere il modo di curarsi che riduce il senso di emarginazione del pensionato, l'interessamento, che è un dovere, del Comune al problema degli anziani, lasciato fino ad ora allo spirito caritativo dei privati.

Senz'altro di questo argomento ne riparleremo.

Torniamo a parlare dei Comitati Sanitari di Zona fC.S.Z.) che dovrebbero già essere in funzione e che invece non sono stati nemmeno formati. Riassumiamo la storia.

Nel Dicembre scorso il Consiglio Regionale promulgava la Legge N. 37 sulla costituzione dei C.S.Z., organismi che con finanziamento regionale svolgono nella zona opere di medicina preventiva. Si parla di medicina preventiva in campo pediatrico, scolastico, sul luogo di lavoro, sui tumori e sulle malattie psichiatriche e del comportamento. Il Comune di Milano demanda ai Consigli di Zona il compito di nominare i membri del C.S.Z. rispettando le forze politiche che compongono il Consiglio Comunale. Termine ultimo per la legge il 20 aprile scorso. L'importanza di questa legge è rilevante perché è la prima che propone e regolamenta la medicina preventiva, contrapponendosi alla tendenza della medicina attuale che è solo curativa: inoltre i C.S.Z. sono organismi de. centrati. perciò potrebbero essere gestiti direttamente dalla gente. Da ultimo, questa legge è più avanzata della proposta di riforma sanitaria Gaspari che tende a mantenere le cose come stanno senza togliere il potere alle case farmaceutiche, ai baroni universitari ed ospedalieri, alle mutue inefficienti. in una parola alla mafia sanitaria protetta dal potere politico. Proprio per ragioni di carattere politico il 20 aprile è passato senza che i C.S.Z. venissero costituiti in nessuna zona di Milano. Infatti se i C.S.Z. diventassero operanti, i lavoratori prenderebbero coscienza di come sia più utile prevenire la malattia piuttosto che curarla e diventerebbe poi impossibile, una volta approvata la riforma( o meglio, la controriforma) sanitaria Gaspari, tornare indietro.

Da qui la sonnolenza prima e l'inerzia poi dei partiti, soprattutto della maggioranza governativa che sostengono una riforma che di fatto sarebbe poi superata e inattuabile nei quartieri di Milano. Inoltre l'Assessore regionale alla Sanità, che ha proposto la legge n. 37, fa parte della corrente di sinistra D.C. che nel recente congresso provinciale ha perso delegati e perciò potere politico. Ma ormai la Legge stata emanata e non è più possibile ignorarla. Nella zona i partiti si sono ben guardati di mandare avanti il progetto a livello del Consiglio di Zona.

Tra una licenza edilizia e l'altra il nostro C.d.Z. discute di antifascismo e dei Comitati Sanitari di Zona nella serata del 18 aprile. « II fascismo si combatte con le riforme » si sente dire dai posti dei partiti di sinistra. Poco più tardi, chiamati tutti all'impegno preciso di formulare i nomi dei membri del C.S.Z. per darne avvio all'attuazione (è una riforma anche questa), i deputati » nostrani tergiversano. Non se ne fa nulla. A questo punto noi chiediamo che, in base al regolamento approvato prima in Commissione e poi dal Consiglio di Zona, si proceda alla nomina dei membri dei Comitati Sanitari di Zona. che questi siano operanti anche senza la ratifica del Consiglio Comunale e, per il momento, senza i finanziamenti regionali. Ciò per porre la Regione di fronte al fatto compiuto. Vogliamo che i! Consiglio di Zona rispetti la legge regionale sulla medicina preventiva e faremo di tutto mobilitando i lavoratori perché ciò avvenga contro gli interessi e le beghe dei partiti a livello nazionale, regionale e di Zona.

La medicina preventiva deve essere una conquista dei lavoratori, stanchi di essere curati male dopo che l'organizzazione capitalistica della società li ha sfruttati.

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25 anni di governo D.C.

Negli anni '50 la situazione era drammatica soprattutto nelle campagne. Infatti la d.c. fin dal periodo della costituente si batté con tutte le armi di cui era in possesso contro la riforma agraria che avrebbe intaccato gli interessi dei latifondisti, soprattutto meridionali, tonte sicura di voti per questo partito della cosiddetta «anima popolare ».

Ma i braccianti, i contadini poveri, i mezzadri, guidati da Ruggero Grieco, dal '47 al '50, diedero ugualmente assalto al latifondo meridionale, organizzandosi nel movimento di occupazione delle terre. Nel frattempo, nella Val Padana, i braccianti e i salariati agricoli scesero in lotta per il miglioramento delle condizioni di lavoro, per il blocco delle disdette e dei licenziamenti, per il riconoscimento di un contratto nazionale. Allora la d.c. incalzata dal movimento popolare concesse le solite leggine di cui noi ancora oggi abbiamo personale esperienza, e che non mutarono affatto i rapporti « fondiari »'. In realtà però la sola preoccupazione della d.c. nel sud come nel nord fu quella di soffocare la rivolta contadina. Lo fece con la « Celere » di Scelba e la mafia.

Il 1.o maggio del '47 a Portella della Ginestra (Palermo), il bandito Salvatore Giuliano, finanziato da americani, mafia, agrari e d.c. sparò con la mitragliatrice contro la folla convenuta per festeggiare la festa del lavoro: 12 lavoratori vennero assassinati. Lo stesso Giuliano si rese responsabile di decine di attentati dinamitardi a sedi del p.c i., e del ferimento di numerosi militanti della sinistra, tra cui il parlamentare Li Causi.

Dopo il grande sciopero unitario del '47, che vide la partecipazione compatta di tutti i lavoratori delle provincie agricole altamente sviluppate, le lotte nelle campagne trovarono un primo momento unitario a livello nazionale nel gennaio 1948, con la « Costituente della terra », che servivano anche come strumento di mobilitazione e di alleanza del fronte di lotta con la classe operaia.

La d.c., contro la « costituente », promosse un'isterica battaglia servendosi del suo organo di stampa: « Il popolo », dalle pagine del quale si gridava contro il pericolo del « collettivismo agricolo sovietico ».

Intanto preparava la controriforma Segni, la quale prometteva l'acquisto di terre con fondi statali, non ai contadini ma a società costituite e da costituire, le quali poi a suo tempo, le avrebbero dovute vendere ai contadini. La vittoria elettorale del '48 dello scudo crociato, peggiorò logicamente le cose. Infatti, abbandonato ogni progetto di riforma, la d.c. rivelò il suo vero volto reazionario: il 30 ottobre 1949 a Melissa la polizia spara col mitra sui contadini: 3 morti e 12 feriti il 29 novembre 1949 a Torre Maggiore, la polizia di Scelba spara ancora sulla folla e uccide 2 lavoratori: il 14 di-

anni '50.

cembre 1949 a Montescaglioso i celerini feriscono altre 5 persone. Non contenta la d.c. sfrutta il sentimento religioso dei lavoratori agricoli per produrre profonde spaccature tra cattolici e marxisti. In modo da impedire che il movimento contadino si unifichi a quello operaio del nord, fonda a questo scopo la « Bononiana », organizzazione di stampo mafioso che riesce ad egemonizzare milioni di contadini, grazie alle intimidazioni, alla demagogia, alle truffe in seno al servizio mutualistico, alle speculazioni immobiliari, alla frode. Le sue diramazioni

sono: i c/ubs «3 P » (Provare, Produrre, Progredire), i P.U.A. (Pia Unione Assegnatari), senza contare la Coldiretti e la Federconsorzi.

Nelle assegnazioni delle terre la « Bononiana » per conto della d.c., si preoccupava di « salvare l'anima degli assegnatari », facendo una netta distinzione nella distribuzione dei terreni, fra cattolici e comunisti a favore dei primi. La Bononiana si proclamava «per la difesa della piccola proprietà contadina » e dal '54 al '58 espulse 827.000 coltivatori diretti dalle campagne. Si proclamava per la d>'fesa della «cristiana civiltà italica» ma permetteva l'installazione di basi missilistiche NATO in Sicilia. La federconsorzi era la valida spalla della d.c. nel processo di liquidazione delle piccole aziende, in favore dei grandi monopoli (FIAT, Costa, Edison, SNIA) e delle industrie alimentari tradizionali come la Cirio, la Folonari, la Buitoni. La conseguenza di questa politica di rapina, di espulsione dalle campagne e quindi di disoccupazione, è l'emigrazione, che « Il Popolo » definisce: benefico spopolamento..., causato dal sorgere di nuovi sbocchi alla fantasia creatrice del lavoro ». (7 aprile 1953).

Così il governo non solo costringeva i lavoratori ad andarsene, ma sulla pelle degli emigranti accumulava nel decennio '49-'59 oltre 2 miliardi di dollari in valuta pregiata. Nel '56 riprendono le lotte dei contadini per la terra, che come d'abitudine, ormai, vengono soffocate nel sangue: Venosa, un morto; Musumeli, uccise 3 donne e 1 ragazzo; Comiso, uccisi 2 braccianti; Barletta, 3 morti. Ci vuole poco a ricollegare questi assassinii con quelli di Avola del '68 e di Battipaglia del '69. Se qualcuno fosse quindi tentato di credere che quelli fossero stati fatti isolati, incidenti non ripetibili (come avrebbe voluto farci credere in quei giorni la stampa borghese) questa scheda dimostra a sufficienza che dal '48 ad oggi la sola risposta alle richieste dei contadini italiani sono state le fucilate. E' un vero peccato che i partiti della sinistra tradizionale non si impegnino sistematicamente a smascherare la funzione della d.c. nel meridione, e non collaborino per una fattiva alleanza tra contadini e operai, avvallando e accreditando la teoria dell'anima popolare della d.c.!! E' sempre meglio un forte partito all'opposizione in stretto collegamento con le masse, che un partito imborghesito che conquista il potere. Troppo caro è il prezzo che paga e fa pagare alle masse contadine e operaie che son le prime a « contare » a volere, per l'identificazione di una società socialista.

Nonostante tutto, però, le masse mostrano di voler superare ogni ostacolo, prova ne sia lo sciopero generale del marzo '72, per il quale i lavoratori della terra e dell'industria si sono mobilitati unitariamente in tutto il paese. Quindi, come diceva Grieco, negli anni '50 « le masse contadine non dimenticano che le pallottole di Melissa avevano uno stemma inciso sui bossoli » era lo stemma della d.c.

ANTONELLA VATRINI

Carovita

I GUAI DELLA

Adesso tutti si lamentano. I prezzi sono alle stelle. Chi lo prevedeva già dall'inizio del governo di centro-destra guidato da Andreotti e da Malagodi fu allora tacciato di demagogia. Come si fa — diceva molta gente moderata e «filosofia» — a giudicare un governo prima che cominci? Siete sempre in cattiva fede, vedete il male in tutto quello che fa la d.c. per partito preso. Siete degli arruffapopolo. I fatti hanno dimostrato che le previsioni dell'opposizione della sinistra parlamentare ed extra erano esatte. Ma non poteva che essere così. Una d.c. è sempre un partito e chi lo dirige o ne fa parte, chiunque sia, ne accetta il presupposto fondamentale che è di «governare ad ogni costo soli o con qualsiasi alleato ». Questo presupposto è giustificato dalla smania di potere e infatti fin quando si tiene in mano il potere, anche se si fanno delle grosse cavolate, si può rimediare a tutto e tenersi in sella. Una d.c. sarà sempre un partito che farà credere ai suoi elettori che solo nella centralità della sua linea, (né a destra — almeno a parole —, né a sinistra — a parole e a fatti; con i lavoratori — a parole — ma anche salvaguardando gli interessi dei padroni —, coi fatti) si possa mantenere quella garanzia di stabilità e di democraticità che occorre per il retto svolgersi della vita sociale. Sono balle perché in effetti la stabilità e la democraticità l'hanno solo quelli che sono sempre a pancia piena e con pochi problemi economici; gli altri, gli operai con basso salario, costretti a lavorare come bestie facendo doppio lavoro (magari assieme alla moglie, mentre i figli sono abbandonati) sono altro che stabili! Andate a parlare loro di democrazia! Chi porta avanti i loro diritti contro questo tipo di centralità che la d.c. sbandiera come garanzia di benessere?

Quindi è chiaro che i partiti e le organizzazioni dei lavoratori appena ha avuto inizio il centro-destra, non hanno avuto dubbi- e non potevano sbagliare affermando che la politica della cosiddetta centralità della d.c. avrebbe senza dubbio portato alla rovina i lavoratori, perché avrebbe soprattutto cercato di salvaguardare gli interessi dei padroni. E così è stato. vediamo in particolare come ha funzionato questa politica di centralità: approvazione della legge sull'IVA che grava in fondo solo sui consumatori, sui lavoratori, nonostante alcuni sgravi ottenuti grazie all'opposizione della sinistra rifiuto di applicazione del nuovo sistema di tassazione diretta, che doveva essere applicato insieme con l'IVA (secondo la riforma tributaria) meno gravosa per i lavoratori e che avrebbe colpito i redditi dei padroni. nonostante il voto favorevole del Senato e sotto la pressione popolare, la Camera respinge i miglioramenti ai pensionati (pensione minima L. 35.000; acconto ai pensionati; abbassamento dei limiti di età per contadini ed ex combattenti) nonostante l'opposizione della Corte dei Conti, il governo conferma il decreto governativo per gli stipendi agli alti burocrati fa gene-

rose concessioni ai dirigendi di Aziende e sugli stipendi ai militari di alto grado. i prezzi dei generi alimentari sono aumentati del 25°/o alcuni esempi: riso comune 280 350

720

cotolette di maiale 1.700 2.500

vino (barbera) 440 550 il telefono (in proporzione all'uso)

anche del 100 /o, infatti il canone

è aumentato del 25°/o ma ogni scatto viene ora addebitato all'utente in base a L. 25 cadauno.

la contingenza è scattata di 12 punti (ben 7 nell'ultimo trimestre).

il governo regala 1.000 miliardi agli industriali (esenzione del 4°/o su tutti gli investimenti industriali tatti a partire dal '67). Il motivo vero è quello di compensarli degli iniziali squilibri che saranno prodotti dall'IVA riforme approvate: nessuna affossamento della riforma sulla casa e della sanità.

E' solo un accenno a fatti inequivocabili che hanno caratterizzato questo centro-destra Andreotti-Malagodi, per dire con poche parole che cos'è quella famosa centralità, in base alla quale la d.c. si mantiene in sella. Altro che affermare che l'aumento del costo della vita dipende dagli scioperi!

Ora quindi il governo Andreotti-Malagodi se ne deve andare. Sono tutti d'accordo se si eccettuano i fascisti, i liberali e la d.c. Sono anche d'accordo nelle fabbriche, nelle università e scuole superiori, ovunque ci si scontri direttamente indirettamente con le conseguenze di questo governo impopolare. Ma anche se ormai è presumibile che Andreotti e Malagodi se ne andranno dopo il congresso d.c., il problema rimane. Rimane infatti la d.c., la sua teoria della centralità che è diventata ancora più forte (Taviani, deputato d.c. ha persin detto ultimamente che la democrazia cristiana non deve più essere considerato il partito dei cattolici, ma il partito della centralità, che deve dare le garanzie del progresso nella stabilità democratica; discorso che, tradotto in soiccioli, è rivolto a quei pochi cattolici di sinistra che dentro la d.c. danno fastidio perché parlano di riforme e fanno talvolta i franchi tiratori ed è un invito a costoro ad andarsene qualora non intendano smetterla di portare avanti la loro linea di sinistra, non collimante con quella della centralità. Discorso molto ardito e furbo, in quanto Taviani e i suoi sanno benissimo che l'elettore cattolico vota sempre per tradizione d.c. anche quando non ci fossero più i Moro, i Donat Cattin, i Granelli ecc. Due piccioni con una fava quindi. Quindi rimane sempre il pericolo che la d.c. condizioni ogni tipo di esperimento spostalo dalla sua centralità verso sinistra, verso provvedimenti nettamente popolari, decisi verso I' attuazione delle riforme. Sappiamo inoltre che la sinistra, all'interno della d.c., è molto debole e poco rappresentativa. Sia rispetto alle masse (le quali, come dicevamo prima, vo-

tano d.c. per tradizione e per l'influsso della chiesa o perché stanno bene così) ma anche rispetto agli iscritti a quel partito (per cui il congresso d.c. a giugno non offrirà nessuna novità) e infine rispetto alla rappresentanza parlamentare (per cui l'eventualità di un centro-sinistra sarà certamente ostacolato dalla destra d.c. con un ostruzionismo parlamentare e con operazioni di franchi tiratori molto più pesanti di quelli attuati ora da qualche esponente della sinistra d.c.).

La soluzione allora è più difficoltosa e deve avere due momenti: 1) sconfiggere elettoralmente la d.c.; e le elezioni amministrative del prossimo anno ne dovranno essere la prima occasione;

2) Più a fondo si tratta di costituire un fronte di lotta allargato. capace di unificare le diverse categorie operaie, metalmeccanici, edili, tessili, chimici, i diversi strati di sfruttati (artigiani, impiegati, operai, pensionati, e donne di casa), con una piattaforma di lotta intercategoriale unitaria per tutti i lavoratori occupati che sappia trovare forme di mobilitazione unitaria anche per i non occupati. Fronte di lotta unitario che sia capace di passare dalle parole ai fatti sul terreno delle lotte sociali nei quartieri e nel paese, per una mobilitazione che imponga con la forza del movimento il blocco degli affitti, dell'aumento dei prezzi, imponendo un aumento di contingenza uguale per tutti, anche per i pensionati, che cominci a decorrere dall'inizio del periodo cui si riferisce la rilevazione dell'aumento del costo della vita e che sia inserita nella busta paga; che porti ad una vera riforma della scuola e ad una riforma sanitaria che tuteli il lavoratore e non gli interessi del padrone. È un discorso già fatto ma è opportuno trovare nel prossimo autunno il modo di realizzarlo (cfr. Milanodieci - Lotte contrattuali - maggio 1973 pag. 1 e febbraio 1973 pag. 1).

C.D.

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Oggi come allora "l'anima popolare" della d.c. è una maschera che tenta di coprire gli interessi degli sfruttatori
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