Milano 19(4)

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Le posizioni dei progettisti, del Presidente del Consiglio di Zona, delle sezioni del P.C.I. e del P.S.I. del Gallaratese.

La question ella casa-albergo al Gallaratese Ä

II Corriere della Sera del 24-6-1977 pubblicava la 1" fotografia con questa didascalia: .. Di fronte alle torri del Gallaratese dovrebbe essere costruita una casa-albergo, lunga 110 metri e alta 23. Il complesso occuperebbe una parte di via Borsa ed un'ampia area a verde. Gli abitanti chiedono una diversa localizzazione della casa.

Lettera del presidente della zona 19 al "Corriere della Sera"

Al Sig. Direttore del Corriere della Sera

Egregio Sig. Direttore, con riferimento a quanto riportato in cronaca il giorno 23/6/77, sotto il titolo "Protestano a Palazzo Marino gli abitanti del Gallaratese" ed in particolare all'ultimo capoverso "Il Comitato di Quartiere Gallaratese si è rivolto al Consiglio di Zona che non è intervenuto", si precisa quanto segue:

Il Consiglio di Zona 19 si è sempre interessato dei problemi del Quartiere Gallaratese ed anche, nel caso specifico, della richiesta di un gruppo di cittadini di ubicare la costruenda Casa Albergo per Studenti in luogo diverso da quello previsto dal "Piano Particolareggiato" del quartiere.

In più riunioni della Commissione Territorio è stata esaminata la questione e la Coordinatrice di detta Commissione ha avuto modo di constatare, con estremo rammarico, che alcuni promotori di questo sedicente Comitato non hanno voluto mai approfondire il problema, valutarne le conseguenze sul Piano Particolareggiato, assumendo talvolta atteggiamenti poco ortodossi.

Nella foto n. 2 si può osservare l'esatta ubicazione della casa albergo e si può rilevare l'inesattezza (voluta?) del Corriere della Sera. Ognuno può trarne le proprie conclusioni, da parte nostra ci poniamo la domanda: "A chi giova?".

SOMMARIO

Un quartiere al mese: Lampugnano

Comperare "Coop" significa "comperare italiano"

Anche con una informazione

corretta si lotta contro la droga

La crisi della scuola media superiore

Dibattito sul Canone Sociale: S.U.N.I.A. - U.I. - SICET

Appuntamento con il Consultorio

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In data 23/5/77, alle ore 21, presso la Scuola Elementare di Via Borsa il Consiglio di Zona ha indetto una Assemblea Pubblica sull'argomento con larga partecipazione; in tale occasione nel corso degli interventi di alcuni cittadini a motivazione della richiesta è emerso che l'ubicazione attualmente prevista toglierebbe agli abitanti degli edifici limitrofi - le cosiddette torri - la visuale panoramica e che i futuri ospiti della

Documento comune di P.S.I. e P.C.I.

Il Partito Socialista Italiano e il Partito Comunista Italiano (sezioni del quartiere Galleratese e Gruppi consiliari del Consiglio di Zona 19) hanno emesso, unitariamente, il seguente comunicato sulla questione sollevata da alcune famiglie, abitanti in via Borsa, in merito alla costruzione della Casa Albergo.

"La Casa albergo è stata inserita nel piano particolaregiato del Quartier Galleratese fin dal 1974: tale struttura è finanziata con fondi della legge 865 e riguarda un pensionato per studenti dell'Università Cattolica. La richiesta di inserirla nel piano particolareggiato è stata fatta fin dal 1973 dal Consorzio Regionale degli IACPM.

In merito alle posizioni assunte

da gruppi di cittadini ben qualificati e strumentalizzati la questione, i gruppi del PSI e del PCI ribadiscono quanto ebbero già a dire i loro Capo Gruppo sia all'assemblea del 23 maggio scorso ( nella quale il capogruppo della DC, Rella, espose uguale pensiero) e successivamente in Consiglio di Zona.

Si vuole con questo precisare quanto segue: se i motivi della contestazione sono quelli chiaramente affermati in sede di assemblea e ripetutamente alla Commissione di Zona, cioè che la Casa albergo toccherà il panorama per la diffusione della droga in quartiere, il PSI e il PCI richiamano gli organizzatori della protesta a maggiore respon(segue a pag. 2)

Casa Albergo potrebbero costituire elemento di disturbo, soprattutto nella supposizione che alcuni giovani dovessero fare uso della droga e provocarne la diffusione.

1 rappresentanti del Consiglio di Zona, pur non condividendo le motivazioni della richiesta, anche a causa dei ritardi che la variazione del progetto avrebbe apportato sui tempi di attuazione del Piano Particolareggiato, prima di esprimere un parere definitivo si sono riservati di interpellare gli Architetti Progettisti del Piano per una opportuna valutazione tecnica.

Infine va precisato, contrariamente a quanto riportato il giorno 24, che il Consiglio di Zona non ha redatto durante l'assemblea nessun documento o tratto conclusioni.

Ritenendo doveroso un chiarimento su quanto riportato in modo impreciso dal Suo giornale, La prego di voler pubblicare questa lettera.

Ringraziando IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI ZONA 19 Ing. V. Sciarrone

Parlano progettisti

Riportiamo la lettera inviata al "Corriere della Sera" dai progettisti del Gallaratese Milano, 25-6-1977

Geni. mo Direttore del Corriere della sera, leggiamo sul Corriere del 24 u.s. l'articolo riguardante l'intervento per la casa-albergo al Quartiere Gallaratese.

Nei limiti della nostra competenza di 'tecnici" è doveroso avanzare alcune precisazioni che ci auguriamo vorrete recepire se non altro perchè possano fare un po' di chiarezza sulla situazione creatasi. Innanzi tutto ci sembra curioso che, fin dalle prime righe, si parli (segue a pag. 2)

ANNO I - N. 4/5 - LUGLIO/AGOSTO 1977 MENSILE DI INFORMAZIONE POLITICA E CULTURA L. 300

pag. 2 - milano 19

segue dalla prima documento del P.S.I. e P.C.I.

sabilità civile e comunitarie, rifiutando loro cittadinanza nel consesso democatico del quartiere Gallaratese e della Zona 19.

Ricordiamo inoltre che tutto il piano particolareggiato è stato discusso ben in sessanta assemblee in quartiere e che per quanto concerne il G2 e il San Leonardo (via Borsa, Appennini, Fakk, Cilea) se ne tennero ben 27.

Inoltre il PSI e il PCI non sono disponibili a revisioni del piano particolareggiato sia in merito a questo problema sia in merito a cambiamenti della struttura come è stata prevista.

Infatti il Piano Particolareggiato prevede circa 30 metri quadrati di servizi per persona (verde, scuola, commercio, socio-sanitari, culti ecc.) in quartiere ben al di sopra del consentito dalla legge regiona-

LetTer a milano 19

le. Il PSI e il PCI concludono il loro comunicato ribadendo la loro disponibilità a future azioni tese alla lotta per la realizzazione dei servizi di quartiere, ma nonossono venir Meno - chiunque ne fa p ccia richiesta - a impegni presi con il quartiere e per il quartiere. Il piano particolareggiato va realizzato come è stato elaborato e voluto dai cittadini, dalle forze sociali e politiche e dallo stesso consiglio di Zona. Solo in questo modo si opera per il bene di tutti i cinquantamila abitanti del Gallaratese e non per interessi particolari e egoistici".

Le sezioni del Quartiere Gallaratese e i Gruppi Consiliari del Consiglio di Zona 19 del P.S.I. e del P.C.I.

parlano i progettisti

di questo intervento come se si trattasse di un prodotto di vertice e formato in funzione di una decisione recente dell'amministrazione Comunale: abbiamo lavorato dal

1971 (e continuiamo a lavorare) per il Gallaratese; variante e piano particolareggiato del medesimo sono stati studiati in un ufficio che abbiamo appositamente aperto in loco e che è stato frequentato liberamente dagli abitanti del Quartiere; tali strumenti urbanistici sono cresciuti attraverso un contatto con la popolazione sintetizzabile in sessanta - abbiamo detto sessanta - assemblee pubbliche e adottati all'unanimità dal Consiglio Comunale con tre deliberazioni successive sottoposte ovviamente alle pubblicazioni previste dalla legge.

In secondo luogo ci pare che si faccia qualche confusione sulle conseguenze ambientali dell'intermto: abbiamo cercato di collocale (ovviamente) le attrezzature collettive negli spazi liberi non asserviti alla residenza, pertanto, ogni attrezzatura prevista nella cosiddetta spina per gli abitanti sono peraltro assicurate da uno standard di verde che, superiore alle prescrizioni statali in materia, è rimasto tale anche dopo i successivi e notevoli miglioramenti apportati allo standard dalla nostra Regione.

Noi riteniamo di poter preferire anche la nostra localizzazione della casa-albergo rispetto a quella pro-

Sul canone sociale

Al giornale "Milano 19", dopo aver letto l'articolo sul Canone Sociale ieri 9 giugno anche sul Corriere della Sera a pag. 2 dice che la Camera ha approvato questo Canone.

La "Voce del Padrone" dice anche gusto riporto:

"Il provvedimento fissa norme severe che giungono a prevedere lo sfratto e l'arresto sino a sei mesi per gli inquilini morosi."

Questo non l'avete detto e non si era mai sentito che c'era la galera per chi, magari disoccupato, non può pagare il fitto.

Grande vergogna!

va visto nella logica del superamento del carattere assistenziale e della questione deficitaria, ecc."

Questo è il punto, qui non siamo d'accordo. Si vuole dunque gestire lo IACP come una privata immobiliare a fini speculativi e per fare quadrare il bilancio?

Che discorsi sono questi? E infatti se si vanno a vedere le tabelle dei nuovi canoni (dovreste pubblicarle!) ci si accorge che si considerano i redditi di 1.300.000, di 2.500.000 lire l'anno! E per famiglie fino a otto persone!

posta dagli abitanti delle torri: prima di tutto perchè siamo propensi a "sbarrare' la vista agli abitanti dei piani inferiori anzichè ai bambini del vicino plesso scolastico; in secondo luogo perchè se è vero che un paio di alloggi per piano della torre più sfavorita distano su un lato trentadue metri dalla casaalbergo, dagli altri lati godono di visuali aperte sul verde per centosettanta metri e praticamente all'infinito dall'altra.

Quanti milanesi godono (oltre che della metropolitana sotto casa) di altrettanto privilegio?

Resta il nodo dell'opportunità di una precedenza della casa albergo rispetto ad altre attrezzature collettive previste nel Piano Particolareggiato: per un verso è un problema di programmazione degli interventi, la cui corretta soluzione è sempre ostacolata in Italia dal carattere settoriale dei finanziamenti pubblici, e, dall'altro, una questione politica che attiene le responsabilità di molti anni di politica urbanistica, sopratutto per la parte di essa che riguarda la periferia milanese.

Oggi revisionare il Piano Particolareggiato non significa soltanto perdere un anno di tempo, maper contemporaneo effetto dell'inflazione - sciupare una parte consistente dei finUnziamenti disponibili.

I progettisti del Q. Gallaratese

Paolo Mariani

Egregio Giornale, 2 — 6 — 77 ho letto in prima pagina l'ultimo numero che parlava di giustizia sociale, poi sono andato avanti e ho letto l'articolo. Pensare che già l'avevo letto e credevo che fosse un giornale popolare; e invece era tutta una storia che l'Istituto delle Case Popolari faceva bene ad aumentare il fitto ai pensionati, ai poveri perchè doveva pensare ai suoi conti.

C'era che l'istituto prima doveva pensare ai suoi conti e poi alla povera gente, c'era che non si deve fare l'assistenza ma fare bene i conti dell'Istituto.

Mi dispiace di non prendere più un giornale che dice queste cose, ma sento in giro nei quartieri delle case popolari moltissimo e rivolta per l'Istituto che vende appartamenti per molti milioni a Niguarda e prende per il collo gli altri.

Quindi speriamo bene in un cambiamento

Egregi saluti Giuseppe Basso pensionato INPS

Al giornale "Milano 19" presso Circolo Trevisani, siamo un gruppo di pensionati che leggiamo il giornale da quando è uscito.

Ci era sempre piaciuto finora, ma nel vostro ultimo numero avete pubblicato un'articolo sul "Canone sociale per gli inquilini IACP" che ci ha fatto ricredere.

Sia ben chiaro che tutti siamo d'accorcio che chi ha tanti soldi è giusto che paghi. Ma qui fate un altro discorso, dite in fondo all'articolo: "l'accordo sul canone sociale

CRONACHE FAMIGLIARI

Interpreti di queste cronache sono sempre gli stessi: Mia moglie, 40 anni casalinga; Mia figlia, 19 anni, quinta liceo Scientifico; Mio figlio, 13 anni, seconda Scuola media; Io 42 anni, impiegato presso una azienda di Milano; Poi tutti Voi, del Gallaratese e non.

Prima o poi doveva capitare anche a mia figlia di dare la maturità scientifica. Se non altro perché ha finito la quinta classe del liceo di cui.

glia - è mia moglie, cioè sua madre, a "Tu la tratti sempre male quella fidirmelo - eppure, poverina, lei si è data da fare e adesso è piena di paura".

Così la mattina del primo esame scritto.

La mia risposta è dura, senza compromessi: "Avrebbe dovuto pensarci prima, a studiare un po' di più, magari a fare un po' di collettivi femministi in meno".

Quando è l'ora le do un passaggio fino al Vittorio Veneto. Durante il viaggio in macchina la guardo di sottecchi. E' tesa, pallida, smunta, più magra del solito.

Adesso scende dalla macchina e mila: "Papà, non è che io abbia paura, cioè, ma lo sai mi spiacerebbe se non andasse bene, eppoi nella commissione di esame ci sono magari dei bastardi conservatori...." Mi fa tal po' pena mia figlia. Ha fatto la rivoluzione per cinque anni al liceo e adesso è li disarmata, sola. Mi venne un groppo in gola e le dico: "Fagliela vedere tu a quei tipi della commissione che qualcosa sai fare e che molte cose le hai imparate, anche se questa scuola

funziona come la mutua."

Le do un bacio sulla gota e la mando via con un "in bocca al lupo". Speriamo che ce la faccia.

A mezzogiorno, anzi alle due, è tornata a casa raggiante. Il tema è andato bene. Tutti si congratulano con lei. Mia moglie e mio figlio, persino, il quale per una volta solidarizza con la sorella e si rivolge a me con un: "Ti ha sbiancato, eh?Credevi che non ce l'avrebbe fatta, e invece si."

Però sono contento anch'io.

Questi sono proprio cittadini da prendere per il collo, da sfrattare in caso di morosità: via in mezzo alla strada! Di fronte a questo inumano atteggiamento, dobbiamo solo sperare che un movimento popolare dí protesta contro l'incredibile "Canone sociale" faccia ricredere alla svelta lo IACP, il SUNIA e voi di "Milano 19" sulle troppe ingiustizie contenute nel provvedimento adottato.

Contiamo sulla pubblicazione di questa nostra, i sottoscritti: Giuseppe Ferrari, Antonio Colombo, Giovanni Moro, Franco Cattaneo.

Milano 5 - 6 - 977

Egregio Direttore di "Milano 19" molti inquilini a basso reddito avranno letto il vostro articolo sul "CANONE SOCIALE" e credo che l'impressione sia unica: che vergogna.

In tutti i quartieri si sta organizzando un'iniziativa di lotta per costringere lo IACP a correggere i grandissimi sbagli di questo che chiamano accordo, ma non si capisce con che.

Accordo con gli inquilini certamente non può essere perchè è tutta una fregatura. Basta il solo fatto che l'affitto si deve pagare su tutto il reddito della famiglia, senza tener conto del numero delle persone, quello che invece chiamano il reddito "Pro capite" per spiegarmi meglio. Ora da molti arriva il fatto dello sciopero di un mese dell'affitto per protestare. Dovevamo arrivare a questo?

Ecco dove portano gli articoli come quello del vostro giornale: se si firmava si poteva sapere chi era per tenerlo bene in mente come amico" della povera gente.

In fede, spero che pubblicherete questa giusta protesta. Luigi Mazza

Risponde Renato Sala estensore del precedente articolo sul Canone

Sociale:

un posto di lavoro qualsiasi, da dattilografa (ma non ha mai imparato a scrivere a macchina), da baby-sitter, e non dice a nessuno di essere laureata. All'ufficio di collocamento c'è una fila di giovani diplomati e laureati che non finiscono più. E allora che serve andare all'università?Meglio cercare subito un posto di lavoro senza perder tempo..."

E' il primo lungo discorso serio e impegnato che sento fare da mia figlia: secondo me, indipendentemente dalle conclusioni la commissione d'esame, è matura.

il loro e non si è mai stato di tradizione popolare, e cioè quello del corporativismo e del qualunquismo tendente a snaturare il "canone sociale" attraverso la disinformazione e presentandolo in modo scorretto e sbagliato. E solo così si potrà comprendere gli aspetti di giustizia sociale contenuti nell'accordo, legati al criterio indicato di "chi più ha più paga" fondati sulla tutela dei redditi più deboli ottenendo per parecchie famiglie una notevole riduzione dell'affitto. Va sottolineato inoltre che l'accordo raggiunto, ha dovuto superare non poche incertezze e dificoltà espresse da alcune forze politiche, e che lo I.A.C.P. della Provincia di Milano è il primo istituto che applica il canone sociale. Quest'ultimo è un fatto politico di grande rilievo che dovrà servire come stimolo ad una applicazione a livello nazionale. L'accordo deve quindi essere visto come base di partenza di un nuovo rapporto con einquilinato,e di un rilancio della lotta per la democratizzazione e il decentramento dell'istituto. Renato Sala

A PROPOSIO DEL CONSIGLIO DI CIRCOLO CILEA - BETTI

Nell'articolo "Igenitori nella scuola" apparso sul n. 3, il sig. Gnemmi Luigi ha svolto un'attenta analisi della situazione creatasi nelle scuole in conseguenza dell'applicazione dei Decreti Delegati, ma ha dato libero sfogo alla sua fantasia per quanto concerne i vari "momenti organizzativi" nel Circolo Cilea-Betti.

Infatti, in tali scuole elementari non è stato eletto annualmente nessun "direttivo" e, naturalmente, nessun "coordinatore presidente"; il Comitato di Coordinamento non è in pratica composto da due genitori per ogni interclasse.... E questa è la ragione fondamentale per cui i genitori nel Consiglio di Circolo non possono "operare in funzione di un rapporto organico con.... ecc. ecc.." I cambiamenti avvenuti nel circolo Cilea/Betti sono il frutto della concreta partecipazione di quei genitori e insegnanti che non ricercano le responsabilità delle proprie delusioni nè tra coloro che non "vogliono" nè tra coloro che sono "capaci".

Edda Maggioni (Consiglio di Circolo Cilea — Betti) RiRspiteonsetrae aclnlae u lentater realtà, quale l'Associazione genitori (con Statuto approvato in assemblea) ed il Comitato di coordinamento delle interclassi (la cui costituzione è stata approvata in apposita assemblea), non esista e sia il frutto della mia fantasia solo perchè la sig.ra Maggioni non ha mai inteso parteciparvi mi sembra quanto meno singolare.

Stà di fatto che questi organismi esistono ed operano anche se, ed è certamente vero, siamo sempre stati più attenti ad operare per un positivo rinnovamento della scuola che ad istituire e dispensare nomine.

Poi son venuti gli altri esami scritti, poi gli orali. Adesso siamo in attesa della sentenza: ma questa figlia, allora, è matura oppure no?Secondo me la promuoveranno, mia moglie dic e invece che magari no. Mio figlio dice che non è importante. Lei, l'interessata, riflette. Oggi ci ha riferito dei propositi per il futuro. "Sapete, ne abbiamo parlato tra noi ragazze della scuola, maturande, cioè. C'è chi vuole andare all'università per fare casino, ma la maggioranza vorrebbe andarci per studiare seriamente. zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA

Io ho parecchi dubbi- che serve l'università, la laurea, il dottorato di ricerca, ecc. ecc. se poi non trovi il lavoro?Ti ricordi la Rita?Si è laureata quest'anno in scienze politiche, centodieci e lode. Adesso sta dandosi da fare per trovare

E allora le dico: "Tu fai pure quello che vuoi, visto che hai diciotto anni, sei maggiorenne e puoi votare. Ma secondo me tu devi andare all'università, a studiare, a lottare per studiare, per cambiare l'università e la società. Forse quando sarai laureata le cose saranno cambiate e migliorate e anche tu potrai andare a lavorare da laureata". "Già - conclude lui, il piccoloforse tu non farai in tempo, ma almeno io mi troverò la strada facilitata, visto che ci vorranno oltre dieci anni per la mia laurea....'

E' lui ad aver vinto con il pessimismo dell'intelligenza.

Luca Orsenigo

L'articolo sul Canone sociale pubblicato da Milano 19 il mese scorso ha suscitato legittimamente in alcuni cittadini vive reazioni e proteste, che ritengo sicuramente non siano indirizzate contro un giornale aperto al confronto tra la gente, al dibattito democratico e ad ogni contributo critico, affermatosi già in questi primi tre numeri come uno strumento essenziale che sa collegare i problemi del quartiere e della zona a quelli più generali; ma bensì contro il Canone sociale che ha un grosso limite, quello di non essere sufficentemente propagandato e conosciuto. Questa risposta quindi (come del resto non lo e stato l'articolo) non può certamente pretendere di esaurire i problemi sollevati, ma si pone un obbiettivo di fronte ad una grossa esigenza, quello di contribuire a stimolare il dibattito tra gli inquilini, lo IACP, le forze politiche e le organizzazioni sindacali, perchè il canone sociale venga compreso fino in fondo in tutto il suo contenuto. Solo con la volontà del confronto si potrà chiarire alcune apparenti contraddizioni o limiti riscontrati attualmente, per battere chi tenta di coinvolgere strumentalmente gli inquilini ed i pensionati su un terreno, che non è

Motivare infine l'impossibilità, per i genitori "eletti" nel Consiglio di Circolo, di partecipare ai momenti organizzati dagli "altri" genitori con il fatto che in quest'ultimo anno non si è formalizzato il rinnovo Direttivo (nominato e confermato negli scorsi due anni) o perchè il Comitato di ordinamento delle interclassi, che prevede a titolo indicativo due genitori per interdasse, ne ha fatto qualcuno in più o in meno secondo le disponibilità dei genitori che vi partecipano mi sembra, oltre che pretestuoso, un fatto che si commenta da sè.

Luigi Gnemmi (Coord. Ass. genitori Cilea — Betti) Milano, 10/ 6 / 77

UN QUARTIERE AL MESE: Lampugnano un giardino ucciso dalla sete

Se ogni borgo ha il suo destino quello del Lampugnano è, senza dubbio, di essere un satellite. Un tempo era frazione del comune di Trenno, poi venne assorbito da Milano, negli anni venti ed ora, da prima ancora che venissero create le zone del decentramento urbano, si è visto crescere accanto come un gigante vorace il Gallaratese che ha mangiato parte delle sue terre e bevuto le sue acque.

Soltanto una trentina d'anni or sono in questa zona, tagliata fuori dal resto della città dal lungo muro dell'ippodromo, il Lampugnano era, praticamente, l'unico centro abitato e sembrava sorgesse in mezzo ad un giardino, tanto erano belli i campi coltivati ad ortaggi che da piazza Lotto in poi si estendevano a perdita d'occhio.

Oggi qui di ortaggi se ne coltivano pochi, soltanto per le necessità familiari in qualche piccolo orto che ancora è rimasto. La maggior parte dei campi sono abbandonati, fatta eccezione per qualche piccolo apprezzamento di terreno coltivato a foraggi, coltivazione molto meno pregiata degli ortaggi, da qualche agricoltore che si ostina a non abbandonare il suo antico mestiere. Così come due coniugi che vivono alla cascina Lampugnanello, che coltivano con amore estremo il loro piccolo campo, perchè per loro "...coltivare è come veder crescere dei figli. Ogni mattina ci si reca sui campi ansiosi di vedere quanto sono cresciute le piantine. Con loro si soffre per la siccità o per l'eccessiva pioggia. E poi, finalmente, la gioia di raccogliere il frutto del nostro lavoro... e questo non soltanto per i soldi che se ne potrà ricavare."

La città ha bevuto l'acqua dei campi

Del resto si può dire che non sono stati i Lampugnanesi ad abbandonare l'agricoltura, ma che è stata

La latteria ritrovo dei giovani

quest'ultima ad abbandonare loro. Infatti i campi attorno al Lampugnano erano per la maggior parte coltivati ad ortaggi, coltura pregiata che ha sempre dato buone possibilità di guadagno, ma che richiede una grande quantità d'acqua, per cui è necessaria una intensa rete di irrigazione come un tempo qui esisteva. La urbanizzazione della zona ed in particolare la costruzione del Gallaratese hanno, tra l'altro, resa necessaria la chiusura delle rogge che portavano l'acqua da Pero.

Perciò le alternative erano due; o abbandonare l'orticoltura per dedicarsi ad altre colture che richiedessero meno acqua, ma più scarsamente remunerative, od abbandonare i campi. I più hanno scelto la seconda soluzione, specie i giovani allettati, negli anni sessanta, dell'occupazione nella fabbrica, con un preciso orario di lavoro e con un salario sicuro.

Così Lampugnano si è avviato a diventare un quartiere dormitorio, anche se ancora le nuove costruzioni ed i nuovi insediamenti, che pure vi sono, non sono riusciti a cancellare del tutto la caratteristica del vecchio borgo, dove gli anziani si ritrovano alla vecchia cooperativa, i meno anziani alla nuova cooperativa ed i giovani nella latteria, che è quasi a metà strada tra le due cooperative.

Storie di vino e d'amore

Appena fuori dall'abitato, sulla strada per Trenno, la cascina Conica fa ancora bella mostra di sè, anche se si sono diradati i pini che un tempo la circondavano. In fondo al suo grande cortile il ciclista, attorniato da uno stuolo di piccoli clienti, non manca di ricordare quando si è stabilito qui, nel '30, con i suoi genitori, che erano stati chiamati a fare i giardinieri del scior Lisader,

il fattore, sempre burbero ed austero, che però di tanto in tanto non disdegnava di alzare il gomito... ed allora diventava grande amico del suo garzone di stalla, il famei "Nando gaina", così chiamato per le solenni sbronze che soleva prendersi a ritmo continuo e che lo facevano addormentare di botto dove si trovava, anche di traverso alla strada, per sua fortuna allora di auto da queste parti non ne passavano.' Al risveglio cominciava una nuova bevuta.

La fama di bevitore di Nando però fu gravemente scossa una domenica pomeriggio, allorchè un pastore si presentò all'osteria delle Pioppette e, quasi senza riprender fiato, si scolò, uno dietro l'altro, ben 36 quartini di vino, impiegandoci soltanto il tempo strettamente necessario per trangugiarli, poi, dopo aver pagato, se ne andò senza neppure barcollare.

Qualche quartino di vino, anche se le cronache locali non precisano nulla in merito, deve essersi bevuto anche el scior Ambreus, un settantenne possidente del luogo, quella sera che rientrò bagnato fradicio di ritorno da quello che, ingannato da un falso biglietto, credeva dovesse essere un convegno d'amore con la bella Rosina, la tabaccaia, di quarant'anni più giovane di lui, (di cui egli era perdutamente quanto vanamente innamorato), e che si rivelò invece essere un trabocchetto preparato dal Giuli el lavandee, che, appostato sul tetto, aveva atteso il focoso innamorato per raffreddargli gli ardori rovesciandogli addosso un intero mastello di acqua di lisciva, avendo al fianco come scudiero nell'impresa, il suo garzone chiamato, chissà perchè, "el Dodes" (il dodici).

La succursale del Duomo di Milano

Il vino e le burle non dovevano però aver alcun influsso negativo sulla vocazione "turistica" di questo borgo, dove non si tarda ad incontrare qualcuno che fa notare come la piccola chiesa cinquecentesca che sorge al centro dell'abitato è dedicata alla "Natività di Maria Vergine", così come il Duomo di Milano. Dopo un attimo di "suspense" spiega il mistero. Un tempo, quando carrozze e cavalli non consentivano lunghi viaggi, venivano qui in villeggiatura, d'estate, i vescovi di Milano ed i canonici del Duomo, che, forse per la nostalgia di casa o forse per far sapere chi erano, vollero dare a questa piccola chiesa lo stesso nome della sorella maggiore in città. Ma la vocazione turistica in Lampugnano non si esauriva con la villeggiatura di vescovi e canonici. Si racconta che spesso giungevano in paese dei vagabondi che chiedevano di dormire qui per una notte, poi il giorno dopo chiedevano se vi

era qualche lavoro da fare in cambio di un piatto di minestra, ed il giorno dopo ancora e così via finchè molti finivano con lo stabilirsi qui per anni od addirittura per sempre, attirati dalla bellezza del posto e dalla bonomia degli abitanti.

Quanto queste storie possano essere state arricchite da un po' d'orgoglio campanilistico non è possibile accertare, certo è che gli immigrati più recenti, quelli venuti dal Sud richiamati dalla grande industria e che si sono stabiliti qui perchè respinti dalla grande città a causa dei fitti troppo alti, si sentono ormai completamente assimilati.

Il problema giovanile

Questo non deve però farci pensare al Lampugnano come ad un'isola felice, lontana dalle angustie che assillano la vita moderna. Di problemi ce ne sono anche qui e di grossi, come in tutte le periferie. Primo tra tutti quello dei giovani, annoiati di vivere in una zona culturalmente depressa priva di una biblioteca, di un centro dove ci si possa riunire per discutere e, perchè no, per divertirsi, in un La via Trenno

quartiere dove il lavoro, la scuola, il cinema, il teatro, il momento aggregativo bisogna andarseli a cercare altrove.

"Il lavoro potremmo averlo anche qui, se si volesse," dice qualcuno di loro, "Saremmo ben lieti di andare a coltivare i campi abbandonati qui intorno. Almeno si lavorerebbe nell'aria aperta e non nell'ambiente chiuso e malsano di una fabbrica. Ma chiediamo le stesse condizioni degli operai dell'industria, sia come salario, sia come orari di lavoro. La cosa non è impossibile, basta creare le strutture adatte, meglio se cooperativistiche".

Il discorso dei campi incolti ne introduce un altro che sta a cuore ai giovani. A ridosso dei grandi impianti sportivi della città il Lampugnano non ha alcuna attrezzatura sportiva per i suoi abitanti. I giovani avevano chiesto di adattare un campo incolto a campo da calcio, ma senza successo. Se vogliono giocare una partita devono prendere in affitto un campo privato a 25 mila lire per sera. Intanto si annoiano nel piccolo e fumoso locale della latteria.

milano 19 - pag. 3
Uno dei pochi orti superstiti

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Intanto l'azione decisa nella ristrutturazione e razionalizzazione della rete di vendita, con conseguenti benefici sul piano dei prezzi e la vigorosa iniziativa per la difesa della salute dei consumatori, della qualità dei consumi. La fiducia con cui da più parti si guarda alla cooperazione di consumo; i rapporti di questa con le forze democratiche e riformatrici le consentono di avere un peso rilevante, di sollecitazione e di condizionamento, nei confronti della produzione e delle altre forze della distribuzione.

Di qui la necessità di una nuova, adeguata legislazione di pianificazione commerciale quale condizione per consentire alle cooperative di proseguire la ristruttura iniziata con la chiusura di spacci tradizionali e l'apertura di negozi più economici per superare le difficoltà che hanno pesato gravemente.

Anche sul tema dei prezzi, che impegna oggi governo, partiti e sindacati, la cooperazione di consumo può, da un lato, esercitare una pressione per la riforma del CIP e per adeguati strumenti pubblici di controllo, dall'altro prefigurare forme di informazione sui meccanismi di definizione del prezzi che consentano il dibattito e la consapevolezza dei consumatori.

Questo sforzo di attuare una politica commerciale realmente adeguata alle necessità dei consumatori richiede un livello di accordo e una capacità programmatoria comune tra cooperazione agricola e di consumo superiore a quella fino realizzatasi.

Così pure si sente la necessità di un rapporto più omogeneo, nell'ambito della Lega, tra Cooperazione di consumo e Cooperazione fra dettaglianti per instaurare collegamenti incisivi e unitari con i sindacati, con le organizzazioni democratiche di base e far crescere la proposta di un movimento di consumatori strettamente ancorato alle realtà sociali e politiche del paese.

Il- movimento di consumatori che, insieme con altre forze, ci proponiamo di far crescere, non vuole essere solo strumento di informazione e agitazione, ma strumento di concreto intervento politico nella trasformazione delle condizioni del consumatore. Un movimento, quindi, capace di impegnare un vasto schieramento su obiettivi quali un efficace piano agricolo-alimentare e la riforma del sistema distributivo. Riforma

che passa attraverso una modifica della legge 426 e la formulazione di una legge quadro che comprenda anche i numerosi aspetti-credito, raccordi territoriali, aspetti professionali e occupazionali — trascurati nell'attuale testo della legge.

Le proposte, gli interrogativi avanzati nell'approfondito dibattito sono stati innumerevoli. Giusta, quindi, la proposta di preparare un documento che raccolga tutte le osservazioni fatte; un documento che rappresenti la base per il dibattito precongressuale e congressuale.

Largo dibattito — in preparazione del Congresso. Decisa, con altre Centrali e i Sindacati, la nascita di un'Associazione in difesa dei consumatori. Gli impegni assunti dal Governo verso il Movimento devono essere realizzati e rispettati. Un grande rilancio delle Coop-consumo inserito nel Piano triennale della Lega, per una politica commerciale più adeguata alle necessità Difficile, per il cronista, poter "dire tutto". Cerchiamo, almeno, di individuare alcune cose più interessanti uscite dai lavori di questa Conferenza, tendenti a sottolineare la necessità di fare un punto fermo nella discussione in corso da tempo su ruolo e scelte della cooperazione di consumo nel momento di crisi che il Paese attraversa e che ha rilevanti conseguenze sulla struttura dei consumi. Poi, la necessità di definire alcune linee fondamentali sulle quali misurarsi con le forze lolitiche e sociali che guardano ala cooperazione con attenzione e fiducia.

Un'importante conferenza di lavoro perchè ha portato avanti il dibattito svoltosi nel convegno pubblico sui consumi, che ha permesso un nuovo rapporto coi sindacati in difesa dei consumatori e i temi della 1° Conferenza nazionale di Roma, che ha dato — anche se tardivamente — un giusto riconoscimento al ruolo del Movimento.

Si tratta ora di tradurre gli impegni presi da governo, partiti e sindacati in realtà. Dopo il tramonto del mito dell'imprenditoria si sta affermando il volto nuovo della Cooperazione. Si è detto allora che "viviamo il momento della cooperazione". Ma non dimentichiamo che questo riconoscimento ci porta anche nuovi e più difficili compiti.

Rilancio delle "Coop

9 9

I successi raggiunti debbono spingerci a un grande rilancio della cooperazione di consumo: dobbiamo spiegare ai cittadini, ai consumato perchè è giusto acquistare nelle Coop, anche se a volte possiamo non avere prezzi competitivi. Quando il governo dice "comprate italiano" noi diciamo "comperate Coop", perchè è in modo origianle e autentico di "comperare italiano" e permette un rilancio economico e ideale di questa organizzazione impegnata a colpire a fondo la speculazione. Dobbiamo però migliorare il nostro lavoro, rendere sempre più competitivi i nostri prezzi: e sia ben chiaro che non chiediamo al governo protezioni, così come non possiamo accettare discriminazioni! Si tratta quindi di portare avanti il prestito di soci, renderlo a carattere permanente. Vi è un enorme potenziale che non coinvolgiamo ancora sufficientemente e nell'autogestione dell'azienda: si tratta di ben 12.000 dipendenti che devono partecipare sempre più alle scelte. Devono essere maggiormente cointeressati alla vita di queste nostre aziende. In questo modo noi punteremo anche al problema della formazione di nuovi quadri: in pochi anni il numero delle nostre Coop è raddoppiato. Nei prossimi anni forse si raddoppierà il numero attuale e corriamo il rischio di non avere le forze sufficienti, che sono la premessa indispensabile per un ulteriore sviluppo. Perchè — non dimentichiamolo — lo sviluppo del settore consumo deve essere parte integrante del piano generale, triennale della Lega.

È in questa direzione — ci ha detto la Conferenza fiorentina — che bisogna operare: e con maggiore assiduità e coraggio.

Alla Coop conosciamo bene l'origine dei nostri prodotti. Dagli allevamenti dai salumifici, dai caseifici, dalle cantine, dalle cooperative agricole direttamente a voi.
, r,\nn pag. 4 - milano 19 LA CONFERENZA NAZIONALE DI FIRENZE SUL CONSUMO
Organizzata dal Consiglio di Zona 19 S. Siro - QT 8 Gallaratese si è svolta nei giorni 28 e 29 maggio la "Due Giorni con lo sport", con gare di nuoto, di pallacanestro, di calcio, di pallavolo, di tennis e di atletica che si sono tenute nella piscina di via Lampugnano, alla scuola media di via Alex Visconti, sui campi "Milano quartiere" e "Vedetta" di via Quarenghi, al Gallaratese, ed al campo XXV Aprile in via Cimabue, al QT 8. Alla iniziativa hanno partecipato con entusiasmo gli allievi delle scuole della zona, che hanno dato un notevole contributo al suo brillante successo. Nelle foto alcune immagini della manifestazione.

Anche con una informazione corretta si lotta contro la droga

Titoli scandalistici, racconti morbosi di cronaca, notizie allarmistiche hanno effetti disastrosi sui lettori.

Un intervento corretto sul problema delle tossicomanie non può essere disgiunto da un discorso di educazione sanitaria.

In un precedente articolo abbiamo parlato dell'esistenza nella zona di un gruppo di operatori e di cittadini impegnati ad affrontare il problema delle tossicomanie e ne abbiamo illustrato i criteri ispiratori e la metodologia di lavoro. Vorremmo quindi esporre le osservazioni cui siamo pervenuti confrontando le nostre esperienze e infine le linee di intervento che ci sembra siano emerse dal dibattito. E' chiaro che si tratta di punti di partenza, ulteriormente da discutere e soprattutto da riverificare nell'ambito di quelle esperienze di intervento che peraltro sono rese possibili e fruttuose solo dà un'analisi adeguata della situazione

Il problema delle tossicomanie e delle tossicodipendenze non è un fenomeno misterioso, legato alla proprietà farmacologiche e di varie sostanze, ma è collegabile a cause relativamente comprensibili, nei termini cioè di un disagio psicologico e sociale. Questo tuttavia non equivale a risolvere il problema, proprio per la difficoltà di incidere su questo substrato psicologico e sociale.

Il recupero dei veri e propri tossicomani cioè di coloro che sono diventati integralmente dipendenti dall'assunzione di sostanze psicotrope (che costituiscono tuttavia una minoranza rispetto ai consumatori) è una cosa possibile ma è resa molto difficile dalla grave carenza quantitativa e qualitativa nelle forme di assistenza e soprattutto dalle particolari condizioni del quadro sociale: l'integrazione in gruppi giovanili, la possibilità di un lavoro credibile e gratificante,un ambito familiare capace di fornire un sostegno affettivo ma al tempo stesso rispettoso dell'autonomia e delle scelte del giovane, non sono facilmente recuperabili e analizzabili.

Queste, oltre a costituire un indice del disagio generale, è un elemento di grave difficoltà nel recupero del tossicomane.

Vale la pena fermarsi un attimo sull'accento fatto alla situazione familiare del tossicomane. Talvolta la tossicomania è infatti il sintomo della difficoltà di tutta la famiglia del giovane tosicomane a realizzarsi nel mondo esterno, a gestire rapporti umani validi, a confrontarsi con la realtà che spesso è vissuta come ostile e pericolosa, ad aprirsi alla comprensione di altri e diversi valori sociali e culturali con il risultato di un progressivo isolamento di tutto il contesto familiare.

C.. Le fonti di informazione più comuni (giornali, riviste, televisore ecc.) tendono in generale a fornire una visione distorta o comunque insufficiente del problema. Ne vengono messi in evidenza gli aspetti più superficiali e melodrammatici mentre hanno scarso rilievo analisi più approfondite dei problemi dei

giovani, dal cosidetto "disadattamento" e delle sue cause. In certi casi si assiste addirittura alla diffusione di notizie che non hanno il minimo fondamento scientifico o reale o che rappresentano fatti isolati che vengono arbitrariamente generalizzati, come per esempio, le caramelle drogate ai bambini delle scuole materne. Sorgono dunque due sospetti a questo proposito: quello più benevolo riguarda la necessità di diffusione e di vendita dei giornali che spingerebbe ad usare argomenti scottanti e coinvolgenti tutta la collettività per scopi di mercato. Titoli scandalistici, racconti morbosi di cronaca, notizie allarmistiche sulla diffusione della droga si possono vedere quasi quotidianamente con effetti disastrosi sul lettore che non può controllare le fonti informative e che viene regolarmente preso dal panico.

L'altro aspetto che sorge legittimo e che ciò che muove la diffusione di tali notizie e soprattutto il modo di presentarle al lettore sia un tentativo di strumentalinazione del problema droga niente affatto teso a risolverlo ma piuttosto a creare un clima di sfiducia e di paura che porta con sè un'ideologia "educativa" e sociale di punizione e repressione. In una conferma tenutasi in una scuola della nostra zona, dopo un'analisi del problema droga che escludeva qualsiasi serio tentativo di approfondimento psicologico o sociale, il conferenziere insegnava come controllare che i figli non si drogassero, sostenendo in sostanza che uscire fuori di casa era un pericolo e che l'unico strumento che i genitori avessero era quello di controllare i figli al ritorno.

A noi sembra ',che un modello "educativo" di questo tipo sia estremamente pericoloso in quanto postula un rapporto tra genitori e figli basato sul sospetto, sulla mancanza di un reciproco rispetto, sul disconoscimento dell'importanza delle esperienze al di fuori della famiglia. Se è in questo modo che si aiuta un figlio a crescere e ad avere fiducia in se stesso e nel mondo, possiamo aspettarci per lui un'addolescenza molto travagliata.

D. Il modo scandalistico di affrontare il problema delle tossicomanie presenta un altro sconcertante aspetto: ci si dimentica sempre dell'alcool. Eppure qualsiasi criterio utilizziamo per valutare la pericolosità di una sostanza psicotropa (diffusione, decessi o lesioni permanenti, dipendenza fisica o psichica, ecc.) vede l'alcool ai primi posti. In particolare, in Italia abbiamo molte migliaia di decessi all'anno attribuiti all'alcool , secondo le statistiche ufficiali, mentre, fortunatamente, i decessi da eroina sono dell'ordine di qualche decina; le cosidette droghe leggere (marihuana, haschis) non danno vittime.

Eppure, nello stesso giornale dove abbiamo letto qualcosa sul pericolo della droga compare un'inserzione pubblicitaria in cui si propaganda l'uso di alcool.

Questo introduce il problema delle cosidette "droghe legali", non sempre meno pericolose di quelle illegali. Alcool, tabacco e psicofarmaci possono dare luogo a vere e proprie tosicomanie con fenomeni di_dipendenza sovrapponibili a quelli delle droghe pesanti.

Per questo un intervento corretto sul problema delle tossicomanie non può essere disgiunto da un discorso di educazione sanitaria che affronti ilproblema delle cause ambientali della patologia allo scopo di permettere a ciascun cittadino di operare un controllo sulla propria salute. Un esempio sconcertante della attuale situazione italiana è la grande diffusione di psicofarmaci (sedativi, ansiolitici, ecc.) somministrati ai bambini fin dalla tenera età. Ogni genitore deve dunque essere informato sui rischi nell'assunzione di tali farmaci e deve rendersi conto di quanto questo comportamento sia legato a pro-

blematiche sociali, familiari e individuali che tendono sostanzialmente a risolvere il "disturbo' attraverso l'uso di cose.

Anche nell'uso di medicinali inutili (ricostituenti ecc.) si può notare la tendenza a risolvere i problemi attraverso le cose, i farmaci.

C'è da chiedersi se le tossicomanie non siano la più radicale espressione di una tendenza implicita nella società consumistica: quella appunto di affrontare i problemi di una difficile realtà attraverso l'uso di cose dall'effetto magico, secondo il modello pubblicitario "sei questo, se usi questo".

Di conseguenza ci sembra che non si possa affrontare il problema delle tossicomanie se non collegandolo ad un discorso più generale del disagio del mondo giovanile e del nostro stesso disagio, tenendo conto dei molteplici aspetti che l'uso di sostanze psicotrope ha nella nostra società.

E. Un ultimo punto pone in evidenza un problema riscontrabile anche nella specifica realtà del quartiere e all'interno di uno dei

gruppi: la rigida demarcazione tra i momenti di aggregazione tipicamente giovanili e quelli per così dire ufficiali o comunque comprendenti tutti gli strati della popolazione (partiti, sindacati, CdZ ecc.) E' tendenzialmente evidenziabile una linea di diffidenza e di esclusione reciproca che sembra avere come effetto l'emarginazione dei primi, in un clima di progressivo irrigimento e schematismo ideologico. Ciò rende più difficile la partecipazione a momenti socialmente costruttivi di una larga fetta di giovani che non si riconoscono inizialmente nè gli uni nè gli altri e che sono quindi maggiormente esposti al rischio di non saper dare una dimensione sociale ai loro problemi e quindi di tentare disperati tentativi di risposta individuale al loro disagio esistenziale.

Linee di intervento

Da quanto abbiamo detto emerge l'importanza di una informazione corretta e diffusa che possa consentire un ripensamento critico e una responsabilizzazione della popolazione del quartiere sui momenti di disagio psicologico e sociale che sono stati individuati alla base del problema delle tossicomanie.

Questo è particolarmente importante anche perchè il modo con cui è attualmente gestita l'informazione e gli atteggiamenti che ne conseguono sono sembrati, in un ultima analisi, favorire anzichè frenare la diffusione delle tossicomanie e tossicopendenze, attraverso meccanismi che rendono sempre più difficile l'integrazione sociale del giovane (sospetti, paura, sfiducia).

Ciò che ci proponiamo è quaindi di stimolare un dibattito nelle scuole superiori e nel quartiere e fornire, anche attraverso materiale informativo (mostre ecc.) elementi di valutazione critica della situazione.

Questo dibattito dovrebbe servire anche per: raccogliere il contributo di forze sociali e dei gruppi spontanei impostare un disorlo sul rapporto genitori-figli precocemente e nell'ambito di una più vasta educazione sanitaria Collegare la lotta contro le tossicomanie con la lotta contro il disadattamento nelle varie forme. Il lavoro dei gruppi continuerà inoltre come momento formativo di coordinamento degli operatori sociali e di chiunque sia disponibile ed interessato al problema anche nellaprospettiva di definire entro la fine dell'anno punti di riferimento nella zona per quanto riguarda l'assistenza ai tossicomani o alle loro famiglie.

milano 19 - pag. 5 CONTRIBUTO AL DIBATTITO SULLA DROGA

Il S.U.N.I.A. e il canone sociale

Il 64% circa degli inquilini

La trattativa con il comune e lo I.A.C.P., sul canone sociale, ha visto impegnati i sindacati C.G.I.L., C.I.S.L., U.I.L. e tutte le organizzazioni degli inquilini (compresa l'Unione Inquilini) anche se con punti di vista diversi.

Ci sono state nel quartiere polemiche, disaccordi e un comprensibile malcontento tra gli inquilini sul quale non è serio speculare. Innanzitutto occorre aver il coraggio di dire all'inquilinato che tutte le organizzazioni hanno trovato giusto il principio per cui i pensionati e i lavoratori con redditi inferiori a 3.500.000 annui, paghino meno di coloro che hanno redditi superiori; il principio cioè che chi meno ha meno paghi, e viceversa.

Ma qualcuno ha fatto il furbo: doveva pagare l'aumento e ha ottenuto la riduzione, di qui la giusta reazione di certi inquilini.

A questo riguardo dovere delle organizzazioni degli inquilini non è quello di gettare altra benzina sul fuoco ma di spiegare che il malcostume, per cui non si denunciano i redditi relativi, viene dall'alto, da chi non paga le tasse, da chi porta i miliardi all'estero e da chi per 30 anni li ha tollerati.

Vogliamo cambiare qualcosa?

Per fare un minimo di giustizia, da qualche parte bisogna pur cominciare.

Noi siamo convinti che la classe lavoratrice è la forza più sana e democratica e che sempre più deve esprimere il ruolo di avanguardia nella gestione sociale ed economica del Paese, così come ha dimostrato in passato.

Per quanto riguarda il nostro quartiere e la nostra zona spetterà proprio ai lavoratori, agli inquilini, alle loro organizzazioni e tutti noi gestire i servizi e le case dove abitiamo e viviamo.

Occorre rifiutare però forme inadeguate come il non pagare l'affitto in quanto si fa danno, non tanto al Comune o allo I.A.C.P., ma a tutti gli inquilini ai quali verranno a mancare i fondi per pagare

hanno avuto la riduzione.

l'aumento del riscaldamento, del portierato, delle pulizie e delle manutenzioni.

Da più parti si dice giustamente che se lo I.A.C.P. è in deficit è perchè ha regalato miliardi alle grandi immobiliari e non ha comunque gestito bene un patrimonio pubblico con i soldi dei lavoratori. Su questo ci troviamo d'accordo e dovremo fare il processo a chi ha gestito in questi 30 anni lo I.A.C.P., ma ora si prospetta la possibilità di una gestione democratica con la partecipazione dell'inquilinato e di tutte le forze che lo rappresentano, grazie alle lotte e alla nuova gestione del Comune e dello I.A.C.P.

E' giunto il momento di rimboccarsi le maniche e chiamare gli inquilini ad essere con noi i veri protagonisti di questo controllo (attraverso le Commissioni di Zona) per vedere cosa va cambiato e cosa ancora si può sanare.

Insieme dovremo programmare le manutenzioni, controllare i capitolati (l'appalto, far funzionare meglio i servizi, ecc.

L'accordo è lacunoso? Spetta a noi e agli inquilini individuare i difetti, fare proposte costruttive e premere per migliorarlo.

Mentre denunciamo i difetti, non nascondiamo i fatti positivi: e tra gli altri che oltre il 64% degli inquilini della nostra zona (Gallaratese, San Siro, Q.T.8) ha ottenuto la riduzione, il 10% ha avuto solo l'aumento dei servizi ed il rimanente 26% ha avuto aumenti di affitti e spese che non superano il 10% del reddito familiare.

Cogliamo questa occasione per proporre un incontro di tutte le rappresentanze dell'inquilinato della zona, per discutere in modo serio e responsabile, e per costruire assieme un movimento unitario degli inquilini ed impedire così risse e degenerazioni le quali non portano altro che danno a tutto il movimento

COMUNE DI MILANO RIPARTIZIONE DECENTRAMENTO CONSIGLIO IN ZONA n. 19

S. SIRO - O.T.8. - GALLARATESE

La Commissione Casa del CONSIGLIO DI ZONA 19, unitamente al Consiglio di Gestione della 3 Zona di Decentramento dell'I.A.C.P.M. e le Organizzazioni sindacali dell'inquilinato, indice

GIOVEDI 7 LUGLIO 1977 ORE 21

Presso il SALONE PARROCCHIALE della CHIESA "REGINA PACIS" Via Kant n. 8

È esatta la definizione di "canone sociale" ?

Per parlare di "canone sociale" è necessario innanzitutto precisare la differenza tra edilizia privata e pubblica. Gli immobili privati, gestiti da grossi speculatori finanziari, edili e commerciali; quelli pubblici, gestiti da un sottogoverno con un rilevante seguito parassitario di dirigenti, tecnici, dipendenti e imprese clientelari.

Non a caso tutti gli Enti pubblici denunciano deficit che si contano a miliardi: il Governo, invece di attingere alla cassa depositi e prestiti dello Stato le centinaia di miliardi che da decenni i lavoratori hanno versato coi contributi per la casa (I.N.A. casa, Gescal), li manovra a suo piacimento, autorizzando d'altra parte regioni, comuni, Istituti case popolari all'elaborazione , per risanare i loro deficit, di canoni d'affitto e di rimborso spese che si definiscono "sociali" non avendo il coraggio di presentarli nella loro vera veste: quella di aumenti indiscriminati a tappeto.

Migliaia di lavoratori, partecipando a riunioni e assemblee, hanno fermamente approvato la validità del principio di rifiutare il pagamento degli aumenti pretesi dall'I.A.C.P., aumenti che vanno dal 30 al 70%. Noi dell'Unione inquilini riteniamo false e provocatorie le dichiarazioni di alcuni giornali sulla pretesa riduzione dei canoni ai lavoratori; a parte i pensionati, che per le loro condizioni dovrebbero pagare un canone puramente simbolico, ci si chiede chi abbia beneficiato dei nuovi canoni se non alti funzionari, commercianti o artigiani e altre categorie a reddito dilli-

LSICET

Sulla

cilmente controllabile.

Questo dunque sarebbe stato il beneficio apportato ai lavoratori dalla logica del profitto per l'I.A.C.P., facendo salvi come sempre clientelismo, favoritismi e corruzione.

Noi dellmUnione inquilini" non siamo contrari al criterio della suddivisione mutualistica del canone, in base ai costi reali della casa. Ci ribelliamo invece con forza al tentativo dell'attuale amministrazione

I.A.C.P.M.. di battere la strada già percorsa dalla fallimentare amministrazione democristiana: al tentativo di far pagare canoni e spese più che raddoppiati agli assegnatati, in vista di un inutile speranza di risanamento contabile.

È interessante a tal proposito considerare le cifre del bilancio dell'I.A.C.P. del 1973, cifre fornite dallo stesso Consiglio di Amministrazione dell'Istituto:

Spese per ammin. 1.600.000.000

Spese per gest. 13.400.000.000

Interessi passivi alle banche

16.300.000.000

Varie 8.700.000.000

Il dato più significativo è quello del regalo fatto alle Banche di 1617 miliardi da parte dell'Istituto, per le sue croniche incapacità amministrative.

1) La posizione dell"`Unione inquilini" è indicata nei seguenti punti: Canone proporzionato: a) al reddito del capofamiglia, b) applicando una cifra "pro capite" secondo i componenti della famiglia, c) tenendo conto del costo reale dell'abitazione. Canone inoltre variabile secondo il

costo generale della vita, e comprensivo delle spese. Canone simbolico per pensionati, i disoccupati e gli indigenti. La casa deve essere un diritto fondamentale e deve corrispondere all'esigenza di ciascuna famiglia; non dovrebbe quindi essere venduta a metro quadro come un bene di consumo.

Richiesta al Governo della restituzione di oltre mille miliardi versati, con contributi, dai lavoratori per la costruzione di case mai messe in cantiere, e solo parzialmente iniziate.

Formazione di ampie commissioni di lavoratori e pensionati (non partitiche) per l'amministrazione e l'assegnazione delle case, sia pubbliche che private, commissioni con diritto di voto nel Consiglio di amministrazione dell'I.A.C.P.

Richiesta di esproprio di immobili in mano alle grosse Imprese immobiliari finanziarie, passabili inoltre di denuncia per usura continuata.

Per il raggiungimento di questi importanti obiettivi l'"Unione inquilini" fa proprie le rivendicazioni di migliaia di lavoratori, di pensionati e di disoccupati, e, col rifiuto degli aumenti imposti dall'I.AcP., promuove un'autoriduzione dei canoni e spese, con la formula del pagamento dei canoni stessi secondo il contratto iniziale di ciascun assegnatario.

p. "UNIONE INQUILINI" via U. Betti 37 Michele Boschi

delibera del 10- 3 -`7 7

(canone sociale I.A.C.P.M.)

La delibera del 10-3-77 sul canone sociale assunta unilateralmente dallo IACPM, senza un adeguato confronto con gli inquilini e le loro organizzazioni, e la mancanza perciò di una adeguata preparazione politica degli assegnatari rispetto ad una revisione degli affitti in termini sociali, non ha potuto che produrre una reazione di profondo rifiuto e di viva critica alla delibera stessa oltrechè della gestione complessivamente attuata dall'Istituto.

Con la delibera si è cercato di conciliare la determinazione del canone sulla base del reddito con le esigenze di bilancio e di gestione, snaturando così la funzione prettamente sociale che tale Ente dovrebbe svolgere: assegnare case ai meno abbienti.

È a partire da questi presupposti politici ed economici che i lavoratori possono partecipare alla gestione democratica dello IACPM in modo creativo lottando contro quei meccanismi che provocano la crisi dell'Ente, primi tra i quali l'attuale taglio della spesa pubblica condotto dal Governo.

È in base a queste considerazioni che consideriamo negativo il rifiuto di fatto dell'onnicomprensività (affitto spese incorporate) del canone, principio acquisito formalmente nelle prime tre fasce già nel gennaio 1975.

Un altro fondamentale principio che deve essere acquisito è la considerazione del reddito nel nucleo familiare, cioè il reddito pro-capite.

zione degli interessati ad ogni decisione che l'Istituto assume, evitando di continuare a percorrere una strada di tipo burocratico dannosa al carattere di nuova gestione democratica che si è voluta instaurare nell'Ente.

una:

ASSEMBLEA PUBBLICA

chtiimO a NE SOCIALE

Sono invitati: la cittadinanza, gli amministratori, i partiti, i sindacati, le forze politiche-sociali della Zona.

IL CONSIGLIO DI ZONA 19

Al deficit crescente dell'Istituto si è cercato di far fronte, coinvolgendo pesantemente l'inquilinato, da una parte con la revisione dei canoni nelle due voci: affitto e spese, dall'altra conducendo una politica dei due tempi rispetto al problema della conservazione del patrimonio (manutenzioni) e di nuovi investimenti: prima si paga l'affitto aumentato e poi si riparano gli alloggi e se ne costruiscono di nuovi.

Riteniamo invece che nell'edilizia pubblica vada affermato il principio della casa decente ed adeguata come diritto e la definizione del canone attraverso un aggancio preciso al reddito in percentuale fissa (10-12%) come prezzo del bene casa nell'edilizia popolare.

Un serio programma di interventi manutentivi per garantire condizioni di normale abitabilità degli alloggi a tutti gli inquilini.

Un reale funzionamento delle commissioni decentrate, che non solo verifichino ed esprimano un parere ma che abbiano una reale possibilità di influire sulle decisioni del Consiglio di Amministrazione.

Riteniamo perciò che la ridiscussione e l'approfondimento del problema del- canone sociale per una revisione della delibera debba essere di dominio di tutto l'inquilinato a priori, e non a posteriori come invece è avvenuto, onde permettere d'ora innanzi una reale partecipa-

Pertanto anche la nuova indagine che la Regione ha programmato per tutto il patrimonio pubblico deve essere svolta avendo effettuato una chiarificazione politica tra Istituto e utenza, in cui gli obbiettivi di tale indagine siano partecipati e discussi fornendo la garanzia che il suo utilizzo sarà nel senso di una gestione realmente più sociale e democratica del patrimonio e finalizzata anche all'applicazione di un canone sociale che possa essere riconosciuto come tale dagli inquilini per i criteri di equità ivi contenuti rispetto alla situazione oggettiva del reddito pro-capite e delle condizioni di manutenzione e servizi dello immobile.

Riteniamo conseguentemente che lo IACP debba al più presto effettuare una pubblica Conferenza stilla gestione e sui problemi che essa comporta, come avvio di un metodo di confronto e di partecipazione fra istituto e inquilinato, aperto perciò ai contributi positivi di tutti e capace di far acquisire i problemi (di bilancio, di programmazione) nella dimensione di scontro politico, oltre che sindacale, che richiede una gestione coerente con le finalità sociali proprie dell'Istituto Autonomo Case Popolari.

Ugo Valentini

pag. 8 - milano 19 DIBATTITO
SUL CANONE SOCIALE U.I.
L'unione inquilini di fronte ai provvedimenti dell'I.A.C.P.M.
S.U.N.I.A.

Morire a 16 anni

Mandato allo sbaraglio a compiere un lavoro pericoloso, senza alcuna misura protettiva, un giovane della nostra zona è precipitato dall'ottavo piano, di una casa popolare.

gnarsi con le proprie mani la sua dignità ed il suo posto nella società, in una società più giusta in cui il lavoro deve avere il suo giusto peso ed il suo giusto rilievo.

Così Angelo aveva accettato di buon grado un lavoro che gli veniva offerto: quello di apprendista lattoniere edile. Era un lavoro duro, pericoloso, tutti i giorni sui tetti delle case, a grandi altezze, a sistemar grondaie. Ma gli piaceva perchè gli offriva la possibilità di diventare uno specializzato, per questo lo faceva con tutta la gioia e con tutte le speranze della sua giovane età.

I pensionati del Gallaratese a Roma

La Lega pensionati "Gallaratese" aderente alla F.I.P., seppure da poco tempo costituita (novembre '76) e anche se non ha ancora una sede propria, tuttavia si è data da fare. Ha infatti eleborato un programma minimo in occasione del 1° Congresso tenutosi nel mese di aprile presso il Centro Sociale di via Betti 87, Congresso che ha condotto numerosi aderenti alla grande manifestazione nazionale del 1° giugno a Roma, dando un contributo tangibile per la riuscita della stessa.

lia 1'80% dei pensionati non percepisce che la quota minima di pensione, corrispondente a meno di ottantamila lire mensili. E' giustizia sociale questa?

Il nostro intento è pertanto di incrementare il nostro movimento, i lavoratori anziani non si sentono uomini finiti. Noi vogliamo maggiore sicurezza sociale; abbiamo lavorato una vita intera e non accettiamo di essere emarginati.

L'edificio di via delle Genziane, dal tetto dal quale è caduto il ragazzo.

A destra: Angelo Pozzi

Angelo Pozzi, 16 anni, un ragazzo come tanti altri, che viveva qui tra noi, in via Gigante, nel quartiere di S. Siro, in una casa popolare abitata da famiglie operaie, come la sua.

Anche Angelo, alla sua giovane età era operaio. La scuola, in un primo tempo, lo aveva respinto bocciandolo agli esami di terza media nel 1975, ma non lo aveva sconfitto. Aveva smesso di frequentare la scuola diurna per cominciare a lavorare come garzone presso un macellaio, ma di sera frequentava la scuola serale di via Paravia, riuscendo, nel giugno del 1976, ad ottenere la licenza media con la votazione di "ottimo".

Era la dimostrazione data a se stesso, prima che agli altri, di essere in grado di superare le difficoltà dello studio, spesso più gravoso per quanti provengono da una famiglia operaia. Quel duro anno di lavoro e di studio aveva fatto maturare in lui una decisione ben definita: avrebbe lasciato gli studi, malgrado gli ottimi risultati conseguiti, ed avrebbe imparato un mestiere, come operaio. Suo padre, Gianfranco, vecchio partigiano con una lunga milizia politica nel P.C.I. gli aveva insegnato che ogni uomo, specie se proveniente dalle classi più povere, deve combattere da sè la propria guerra di liberazione, deve guada-

Anche la mattina del 24 giugno era uscito contento dalla sua casa, nella quale non avrebbe più fatto ritorno. Per tutti i vicini che incontrava aveva, come sempre, un saluto ed un sorriso. Alle 11,05 la tragedia. Sotto un sole alto, in uno dei pochi mattini arroventati di questo giugno piovoso, Angelo era al lavoro sul bordo di un tetto di una casa popolare di 8 piani in via delle Genziane, al Giambellino. D'un tratto un urlo, un corpo che precipita per 25 metri, un tonfo ed una giovane vita che si stronca sul lastricato di un cortile.

Nessuno, forse, potrà mai dire come è avvenuta la tragedia. Di certo vi è soltanto una cosa: il giovane apprendista era stato mandato allo sbaraglio su quel tetto senza che nessuna misura preventiva fosse stata apportata. Così la logica del profitto ha voluto la sua ennesima vittima. Angelo è stato immolato sul fronte del lavoro, di quel lavoro che dovrebbe portare dignità e gioia e non lutti e dolori.

Abbiamo così portato alle autorità responsabili le nostre rivendicazioni, quelle rivendicazioni che i vari governi hanno sempre ignorato, scaricando, di volta in volta sui lavoratori la responsabilità e i pesi maggiori.

E' bene tener presente che in Ita-

In questa prospettiva, anche il tempo libero deve diventare realtà viva e deve servire sia come svago che come arricchimento di cultura. Ringraziamo vivamente la redazione del giornale che ci permette di far giungere la nostra voce alla cittadinanza della Zona 19.

La "Lega dei pensionati Gallaratese "

milano 19 - pag. 9
L'APERITIVO A BASE DI CARCIOFO

Appuntamento con il consultorio

Le donne socialiste del quartiere Gallaratese, un gruppo di donne di via Albenga, il compagno professore Francesco D'Ambrosio, alcuni compagni della Sezione PSI Gonzales del Gallaratese, hanno dato vita ad una animato dibattito al Festival dell'Avanti, sabato 11 giugno, sul problema della prossima apertura del Consultorio in via Albenga.

La discussione si è sviluppata su tre temi fondamentali:

-Gestione alternativa della sanità in quanto la medicina deve diventare sempre di più prevenzione della causa di malattia e non terapia degli effetti patologici.

-Partecipazione perchè gli utenti devono essere parte integrante dei servizi che usano, conoscendo i problemi che li affliggono.

-Autogestione dei servizi da parte degli utenti devono essere parte integrante dezi servizi che usano, conoscendo i problemi che li affligono.

-Autogestione dei servizi da parte degli utenti, perché essi devono essere in grado di gestire e di controllare l'attività svolta dai tecnici.

In particolare il Consultorio dovrà essere considerato inserito nell'ambito del decentramento periferico in una crescita sociosanitaria complessiva che non si realizza in un servizio prettamente sanitario (metodo che perpetuerebbe in modo tradizionale di fare della medicina, cioè terapia degli effetti e non prevenzione delle cause, delegazione agli esperti della gestione della salute delle masse popolari) ma in una situazione in cui l'utente partecipi alla gestione della propria salute.

Considerando che l'utenza del Consultorio è prevalentemente femminile questo servizio dovrebbe divenire Centro di aggregazione e

del movimento delle donne di zona, in quanto sòlo confrontando e socializzando i propri bisogni le donne riusciranno a dare uno sbocco non solo individuale ma collettivo alle proprie esigenze.

E' indispensabile perciò la partecipazione di ogni donna della zona

19 a tutti i momenti di confronto e di dibattito che precederanno e seguiranno l'istituzione del Consultorio. I vari interventi nel corso del dibattito hanno evidenziato il fatto che sarà proprio il movimento delle donne a caratterizzare la gestione del Consultorio e a legare questo servizio ai reali bisogni delle donne in zona.

Ciò non significa emarginare gli uomini dal Consultorio. Anzi la promozione dell'informazione popolare sulla sessualità, sui pericoli di ogni genere che gravano sulla donna in gravidanza, sulle malattie infettive e reali rimedi, sulla salvaguardia della salute fisica e psichica della donna, dell'uomo e del bambino, nonché tutta l'attività di rilevazione dei fenomeni patologici, dei bisogni socio-sanitari in ordine alle caratteristiche culturali della comunità, l'indagine ambientale a livello di territorio di pertinenza e l'attività di incontro e di dibattito con la popolazione debbono divenire azione sociale preminente del Consultorio, caratterizzando il medesimo come uno dei principali poli di attività, aggregazione e partecipazione sociale della intera vita della comunità di zona.

Il Consultorio diviene perciò il Centro non solo di informazione e di intervento terapeutico, ma anche di formazione e documentazione per operatori socio— sanitari. Il Consultorio sarà così Centro di cultura per tutti i cittadini.

il gruppo donne socialiste zona 19

"L'educazione dei singoli, della coppia e della comunità per la formazione di una coscienza sociale e sanitaria in ordine alle scelte procreative " (Art. 2 - L.R. 44)

Alcuni scopi del consultorio

- Educazione e informazione sanitaria Il mezzo più valido per tutelare la salute eliminando le cause di malattia è la promozione di una efficace opera informativa. Questa verrà svolta dai tecnici del consultorio e da altri esperti sia all'interno della struttura, che nella scuola, nel quartiere, nella fabbrica, nelle 150 ore, ecc.

"La promozione di indagini, di incontri e di dibattiti con gli utenti del servizio... per il più efficace espletamento dello stesso". (Art. 2 - L.R 44)

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"L'assistenza psicologica e sociale al singolo, alla coppia e alla famiglia, in ordine alla educazione dei figli; la rilevazione delle problematiche incidenti sulla condizione familiare e minorile".

(Art. 2 - L.R. 44)

"Una idonea azione promozionale.... con particolare riferimento alle situazioni di handicaps, di difficoltà psicologiche di adattamento" (art. 2 - L.R. 44) e inserimento nell'ambiente scolastico e di lavoro.

pag. 10 - indago 19
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- Luciano, ascolta, il Circolo Trevisani deve organizzare una bella gita, magari il 29 maggio, una gita per minerali, cosa ne dici? Sarebbe una iniziativa nuova, diversa, affascinante e sono certo che il quartiere saprà rispondere con entusiasmo, è una cosa nuova e... vedrai sarà un successo.

- Una gita per minerali??? Ho capito bene??? Calmo, serafico, tranquillo come un portaombrelli mi ribadisce che dobbiamo farla, mi dice che la sente, mi dice che sarà una bellissima giornata di sole e mi dice anche che dobbiamo farla organizzando il viaggio in treno; la macchina, il pulman sono superati, bisogna riscoprire il treno perchè è più bello è più affratellante e poi è più economico.

Alla parola treno le orecchie mi si accartocciano, straluno gli occhi che mi fanno ancora male e immediatamente telefono ad un amico chiedendo se aveva notato qualcosa di anormale nel comportamento di Chiovini ultimamente, non si può mai sapere, magari ha ascoltato l'intervista a Pannella e ne è rimasto così scosso che sragiona.

- Ascoltami bene! mi dice. Ti spiego come vedrei io l'organizzazione e la realizzazione che porterai avanti tu affiancato dal Circolo tutto: vai alla stazione FS di Porta Garibaldi, chiedi tutte le informazione possibili, partenze, arrivi, binari, costi, prenotazioni per PIONA sul lago di Como braccio di Lecco, trovi un amico un conosciente preparato in mineralogia e che sia in grado di spiegare ai partecipanti alla gita i tipi di minerali che troveremo, dove li troveremo, quali attrezzi portare e che sia in grado di fare un certo discorso d'interesse, stampi un migliaio di volantini, con la Pina li affiggi sui muri di tutto il quartiere ed il giorno successivo ti metti al Circolo per ricevere le tele-

fonate e le prime adesioni. La mia mano destra sbatte violentemente sullo spazio che va dalla fronte alla piazza, un brivido mi lercorre tutta la schiena e vorrei teefonare al 113.

- Roba da matti!!! - Non ho mai organizzato una gita in vita mia!Lo vuoi capire o no, maledizione! Dovrei organizzare una gita per minerali!? Cosa vuoi che ne sappia io di metatorbernite, di quarzo o di berillo, che di minerale conosco solo l'acqua ?. Insiste:

- Fai in modo di partire verso le 8, con le macchine cì portiamo alla stazione, posteggiamo, saliamo sul treno, ci sarà sicuramente qualche amico con la chitarra, magari Pellegrini con il violino, un poco di musica poi arriviamo a PIONA. Saliamo fino all'Abbazia, colazione al sacco; poi cominciamo a cercare minerali nelle discariche delle miniere abbandonate. Verso sera proponi una ricognizione all'Abbazia poi piano piano ritorniamo alla stazione, costeggiando il lago con una bella camminata, riprendiamo il nostro treno, una bella cantata in compagnia ed il gioco è fatto. Vedrai, verranno almeno 50 persone e andrà tutto benone, tutto come ti ho detto e ci scommetto un pranzo. Accetto la scommessa. Un pranzo fuori porta. Per lui tutto è facile, come bere un bicchiere d'acqua; faremo così faremo cosà, andremo sù andremo giù, tutto facile. Mi ricordava mia moglie quando fece di tutto per convincermi a tappezzare casa. Una sciocchezza! Lo fanno tutti! Un pennello, la colla, una scala ed un po' di buona volontà. Tutto facile. Fu un disastro. Facemmo solo la stanza dei bambini e da allora dormono con noi nel letto grande. La gita l'abbiamo fatta. Il pranzo pagato a Chiovini mi è costato un occhio. Accidenti quanto mangiano i chiaroveggenti ottimisti.

Luciano Amato

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Domenica 5 giugno 1977, ore 15,30, concerto dell'Insieme Strumentale di Milano al Festival de l'Unità di via Appennini. La prima cosa che colpisce è una schiera di bambini in prima fila. Per loro una novità assoluta. Ma è una novità per tutti. Lo sarebbe anche per i frequentatori di sale da concerto. Infatti si sentono parti non previste dalla partitura de l'Histoire du Soldat di Igor Strawinski. Anche se il primo esperimento di

esecutori usano normalmente vediamo per la prima volta il fermapanni. Non usato, come qualcuno può pensare, per nuovi effetti sonori ma per trattare sul leggio le parti, di cui il vento cerca di impadronirsi.

Se a tutto ciò aggiungiamo il brusio dei bambini, che sono gli spettatori più numerosi e graditi, abbiamo un'idea dell'insolito ambiente in cui si è svolto il concerto.

Ma nonostante le avversità del-

musica concreta è del 1948 e l'opera di Strawinski del 1919, anche se Strawinski non ha mai fatto ricorso a effetti sonori presi dai rumori che affliggono la nostra vita quotidiana, è quasi naturale riferirsi alla musica concreta, visto che l'esecuziorie è accompagnata da estemporanei cigolii di biciclette non ben oleate, rombi di motociclette auto che circolano nei paraggi. Questa esecuzione ci riserva altre sorprese; tra gli strumenti che gli

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La Lega Pensionati Gallaratese partecipa al lutto per la morte del suo associato

DOMENICO

GIANGUALANO

La redazione di "MILANO 19" si unisce al cordoglio per la dolorosa perdita

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INTERVISTA

Il giorno 12-6-77 nel corso di "Domenica in Lombardia" la trasmissione della rete due della RAI ha trasmesso un'intervista con un nostro redattore sulla nascita, la vita e la finalità del nostro giornale.

Nei mesi di luglio ed agosto le attività del quartiere sono limitate, pertanto non pubblichiamo il consueto calendario del mese la cui pubblicazione riprenderà normalmente nel mese di settembre.

l'ambiente sonoro circostante il gruppo di giovani solisti legge con estrema sicurezza la difficile partitura.

Alle avversità suddette faceva da contrappunto l'emozione e la simpatia degli ascoltatori, che seguivano con attenzione i giovanissimi componenti dell'Insieme Strumentale di Milano: Elfride Kani, violino, Massimo Fornasari, clarinetto, Vasco Vacchi, fagotto, Mario Bonino, tromba, Luigi Salvi, trombone,

Walter Morelli, percussione, Franco Corlevi, contrabbasso, Oscar Meana, il direttore.

Dopo i primi brani (Marcia del soldato - Violino del soldato ecc.) il pubblico si faceva sempre più attento. L'alternarsi dei vari strumenti in un dialogo complesso e non sempre facile da seguire, richiedeva, anche agli ascoltatori, un impegno e un attenzione particolari; ma alla fine della "Marcia reale" e del "Ragtime" gli esecutori

sono stati applaúditi calorosamente a scena aperta.

Alla fine un bis (il Ragtime) e un abbraccio caloroso del pubblico che chiedeva agli organizzatori di rinnovare al più presto questi incontri musicali.

C'è stato uno scambio di promesse. Noi abbiamo fiducia. Non vorremmo peccare d'ottimismo, ma l'entusiasmo di questi giovani e degli ascoltatori non va deluso.

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Una gita per minerali con il circolo Trevisani Igor Strawinsky alla festa dell'Unità
Incontro Chiovini che mi dice:

Festival de l'Unità

Nel mese di giugno si sono svolte nella nostra zona, organizzata dalle locali sezioni del Partito Comunista Italiano, le Feste dell'Unità, che hanno fatto registrare una elevata partecipazione di cittadini, che non hanno voluto mancare l'occasione di incontrarsi, di divertirsi e, soprattutto, di discutere insieme i problemi della città in un clima di democrazia e di partecipazione. Nel corso delle feste si sono tenuti dibattiti, particolarmente sul governo della città, sulla questione giovanile e sulla questione femminile, ed hanno avuto il giusto rilievo momenti di incontri culturali, con spettacoli musicali e teatrali, proiezioni cinematografiche ed incontri negli standas dove si vendevano libri. Non sono comunque mancati momenti di autentico svago, con balli, giochi, ecc. Le foto illustrano alcuni momenti di tali feste. Nella foto n. 2 il consigliere comunale Alfredo Novarini risponde ai cittadini nel corso del dibattito pubblico sul "Bilancio di 2 anni della nuova amministrazione comunale di Milano", organizzato dalle sezioni Fornasari e Bottini in via Mar Jonio. Nelle foto 1 e 3 due momenti dello spettacolo della compagnia di mimi cooperativa "Quelli di G rock". Nella foto n. 4 un momento del concerto.

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"Milano 19" - mensile dl Informazione politica e cultura della zona 19 della città di Milano - Sede della redazione: Circolo Trevisani, via Appennini, 41 - tel. 3539458 - Comitato di redazione: Alberto Barbieri, Alessandro Cappelletto, Pierluigi Corbella, Alberto Della Schiava, Giancarlo Dordoni, Carlo Galimberti, Roberto Martini, Glamplero Pagetti, Luigi Pizzocri, Luciano Zagato - Fotografie di Norberto Ferrarini, Adalberto Crippa - Numero in attesa di autorizzazione - Stampa ed Impaginazione: Cooperativa IL GUADO, Robecchetto con Induno (Mi) Å tel. 0331/881475.

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