FFORI - BOVISASCA RUZZANO OMASINA
L. 300
ANNO 1 - N. 3 - MARZO 1978
CONSIDERAZIONI 8 Marzo
Quando sabato eravamo in piazza ad offrire le mimose alle donne e domenica pomeriggio al Centro Sociale, abbiamo sentito, e lo dicevano le amiche e le compagne giovani ed anziane, quanto sia grande il desiderio di parlare delle donne, la voglia di comunicare, di stare insieme. La giornata della donna a Bruzzano è una tradizione che si ripete fino da quando 30 anni fa è nata l'Unione Donne Italiane.
Quest'anno però c'è stato un modo nuovo di partecipare alla festa: molte donne hanno portato dolci per festeggiare insieme e sono venute proposte di incontrarci più spesso per discutere, per organizzare meglio il nostro intervento nel quartiere, per rafforzare la nostra associazione.
Nella grande disponibilità dunque che rende possibile la proposta che è stata al Centro del Congresso Nazionale che si è svolto a Roma in gennaio e di quello provinciate che si terrà il 10-11-12 marzo a Milano: partire dalla nostra coscienza di donne per costruire un grande movimento autonomo ed organizzato capace di cambiare la nostra vita. È questa la proposta che facciamo a tutte le donne: a quelle che hanno già esperienza di partecipazione nelle formazioni politiche e sociali che si esplicano sul tessuto democrato, alle donne che da 30 anni danno vita all'azione per le conquiste di emancipazione, alle donne che hanno scoperto se stesse nel segno del femminismo, e soprattutto alle donne, e sono molte nella popolazione femminile, alle quali il nuovo e l'ondata di crescita che sono venuti alla luce in questi ultimi dieci anni, non sono ancora arrivati o solo debolmente. L'obiettivo di costuire un movimento autonomo ed organizzato non è un tentativo di voler esercitare una egemonia su quanto del movimento già esiste.
Proprio perchè siamo una Associazione nata in un momento, la Resistenza, in cui le donne avevano una grande spinta a trovarsi insieme, in un momento in cui l'unità era condizione essenziale per la sopravvivenza, noi riaffermiamo questi valori e ci proponiamo di essere un punto di forza e di riferimento perchè la presa di coscienza femminile trovi la capacità di incidere nella realtà, perché vengano affermati i valori di cui noi donne siamo portatrici.
Oggi però sono mutate le condizioni sociali in cui ci troviamo ad agire. Ed è bene tenere conto perchè il nostro movimento abbia radici nella realtà.
La crisi che attraversa il paese e che noi avvertiamo quotidianamente, il disegno criminoso che ha la sua espressione nella violenza organizzata che tende a distruggere la vita democratica del paese, sono una gravissima insidia pec la costruzione di un movimento di donne organizzato che si affermi nella società come forza di cambiamento.
Le donne sono giustamente (segue a pag. 4)
mensile di politica,cultura,attualita'
Le istituzioni e la zona 8:
Per una polizia al servizio del cittadino
Intervista al commissario Micalizio
Vorrei iniziare questa nostra intervista ponendole una domanda sull'ordine pubblico. Qual'è la situazione nella nostra zona?
"Ritengo che la situazione della nostra zona, in rapporto a quella di altre zone della città, si possa considerare piuttosto tranquilla perchè non ci sono momenti dirompenti che portano a situazioni critiche dell'ordine pubblico. C'è qualche presenza a livello individuale di elementi che si richiamano al neo - fascismo, assolutamente non organizzati. Aldilà di quelli che sono stati gli episodi di scritte, peraltro limitati, come l'episodio del murale di via Astesani deturpato, non ci sono stati altri momenti dirompenti. La nostra è una zona che ha una componente di popolazione che lavora, formata da operai e impiegati per cui problemi veri e propri per l'ordine pubblico non se ne creano".
Entriamo ora in un caso specifico: tempo addietro diversi organi di stampa, prendendo spunto dal caso Vallanzasca, tendevano ad identificare il quartiere Comasina, di 20.000 abitanti, come un quartiere tutto dedito alla malavita. Qual'è la sua opinione?
"La mia opinione è che sulla Comasina si è cercato — a livello giornalistico — di speculare, nel senso che i giornali di informazione, i grossi giornali, hanno bisogno ogni tanto di creare "il mostro", in questo caso i "quartieri mostro", per cui forse anche per colpa un po' nostra — come organizzazione di Polizia e non come ufficio della nostra zona — sì è incominciato a parlare di banda della Comasina o di una o più bande, fino al punto che in pratica ogni "pericolo pubblico numero uno" che compariva a Milano doveva esser legato per forza alla Comasina,
anche se poi con questa zona in pratica non aveva niente a che fare. In effetti la Comasina non è per nulla diversa da altri quartieri della periferia di Milano; è un quartiere nato come è nato, in cui le infrastrutture sociali, sono pressoché inesistenti e dove i giovani hanno "poco". In queste condizioni è certamente favorita la possibilità di avviarsi sulla strada della delinquenza; ma da questo a far sembrare la Comasina uno dei quartieri più malfamati in campo nazionale, al punto da dire che in Comasina ogni abitante è un delinquente o un drogato, sembra che sia veramente esagerato sotto ogni punto di vista".
In questi ultimi tempi si è evidenziato, anche nel nostro quartiere, il fenomeno della droga. Senza fare dello scandalismo o dell'allarmismo, che non porterebbe nè ad una anali(segue a pag.
OERLIKON
Dalle macchine per produrre alle macchine per distruggere
In seguito all'articolo sull'analisi della struttura industriale" della zona 8, dove si denunciava, tra l'altro la scarsità di dati disponibili per un'indagine conoscitiva dell'assetto industriale della nostra zona, vorremmo dare un contributo di conoscenza della maggiore unità produttiva di Affori, perché pensiamo sia utile per comprendere sempre meglio la realtà che ci circonda.
La Oerlikon Italiana (1083 dipendenti) è una filiale della Multinazionale Oerlikon - Buhrle di Zurigo (Svizzera), operante in campi molto diversificati, che vanno dalla costruzione di armi alla meccanica missilistica ed elettronica, al settore tessile, alberghiero, calzaturiero ecc. L'apporto decisivo all'espansione della Oerlikon Italiana è stato dato dal settore armi che apparentemente non entra mai in crisi.
La produzione che vedeva,
infatti nel 1967, la totalità dei lavoratori (circa 500 unità) impiegati per la produzione di tipo civile, macchine utensili di vario tipo, è passata gradualmente ma con decisione alla lavorazione di prodotti militari: mitragliere e cannoncini antiaerei, radar per l'esercito e la Marina con l'impiego attuale di 1083 dipendenti così suddivisi: 60% nella fabbricazione di armi, 25% macchine utensili, 15% di organi di trasmissioni per il settore automabilistico (dati resi noti dall'azienda). In questo periodo di recessione e di difficoltà economiche per molte aziende, la Oerlikon Italiana non ha accusato minimamente contraccolpi in tal senso. Infatti il fatturato dichiarato dall'azienda è in continua salita ed è stato di 100 miliardi di lire. Commentando alla stampa gli enormi profitti accumulati dall'intiero gruppo nel 1976, l'amministratore delegato del (segue a pag.
Tribuna aperta: Intervento del PDUP e del Prof. Pellicciari pag. 2
A proposito del carovita
Scuola: il Distretto 31
Le sezioni PCI a congresso
La Biblioteca informa
La veridica istoria di Villa Litta
La Cenerentola dello sport
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• sommano
dalla prima pagina
OERLIKON
gruppo Oerlikon - Buhrle adoriva molto soddisfatto. Accusato da un giornale di Losanna (24 heures) di avere aggirato le leggi Svizzere sulla esportazione di armi attraverso la Oerlikon Italiana, in merito a forniture d'armi al Sudafrica (Paese che figura sulla lista nera... perchè considerato un "focolaio di guerra") il Buhrle dichiarava di non aver infranto alcun codice Italiane. Come si sa (o NO!) in Italia le leggi vigenti in materia non sono propriamente "ferree". Attraverso il nostro Paese, infatti, la Oerlikon Buhrle può eludere senza particolare difficoltà le prescrizioni delle leggi svizzere, adottate in base a considerazioni di neutralità politica. Altre denunce su questo tipo di commercio si sono avute per i casi di invio a Paesi belligeranti di importanti forniture d'armi, l'industriale era stato guidicato in tribunale e condannato dalla legge Svizzera.
gendo le forze democratiche del Paese. Inquietanti interrogativi si pongono per il controllo democratico sulle forniture e commesse militari, che oltre a consentire colossali ruberie (un episodio molto significativo di questo particolare mondo è il caso Lockeed...) alimentano un sospetto generale che occorre con urgenza diradare, attraverso nuove leggi e con l'intervento di meccanismi parlamentari efficaci. È tutto il sistema delle ordinazioni militari che deve essere riformato. Come si può infatti considerare ammissibile che alla direzione delle industrie o di "Agenzie di affari", che lavorano per le forze armate italiane vengano chiamate alti ufficiali del nostro Esercito? Non è forse giunto il momento dei' stabilire norme rigorose che impediscano passaggi negli incarichi direttivi, tra apparati civili e militari dello stato e industrie fornitrici dello Stato stesso? Certamente
TRIBUNA APERTA
Queste colonne sono a disposizione di tutte le for7,e politiche e sociali. Non necessariamente l'impostazione e il contenuto degli articoli rispecchiano l'opinione della Redaione.
Il prof. GIANNI PELLICCIARI, sociologo, docente di Tecniche di Ricerche Sociali, nella facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna, in risposta all'articolo a firma Circolo Giovanile di Affori pubblicato sul numero scorso di ABC, ci ha fatto pervenire il seguente scritto:
Al fine di chiarire alcune posizioni che mi sembrano confuse, vorrei completare il discorso "droga" iniziato con competenza da ABC.
A mio parere. bisogna fare due distinzioni precise:
1° - Rapporti tra sistema economico e sistema politico
Parleremo in seguito dei rapporti ambigui che intercorrono tra alcuni apparati militari e i vertici dell'industria degli armamenti, che pongono anche nella nostra fabbrica motivi di riflessione. I lavoratori nella fabbrica hanno lottato per il controllo, seppur a lunga scadenza, del tipo di produzione cercando di riequilibrare il settore armi aumentando la produzione nel settore civile. Ciò è avvenuto per la prima volta in occasione dell'ultimo contratto aziendale, firmato nel giugno scorso. In prospettiva i lavoratori si sono posti un altro obiettivo che deve essere comune a tutti i lavoratori delle fabbriche di armi. Il controllo democratico della destinazione del prodotto bellico. Questo è necessario perchè attualmente si assiste ad un armamento sfrenato dei regimi antidemocratici e dittatoriali, i quali reprimono con la violenza le rivendicazioni sociali dei cittadini, calpestando i diritti civili dei loro popoli. In questa prospettiva i! 4 giugno 1977 è avvenuto un incontro tra il consiglio di fabbrica. lavoratori della azienda e un rappresentante del ANC - SACTU (Sindacato dei Lavoratori Sudafricani messo fuori legge dal governo razzista di Vorster).
Altre riunioni sono state tenute a livello Nazionale con la partecipazione dei rappresentanti sindacali dei lavoratori del settore armi. È necessario che questo dibattito prosegua coinvol-
la macchina militare per la quale lavorano 600.000 uomini e che consuma annualmente 3.500 miliardi di lire è di fatto sempre stata considerata una "riserva di caccia" del trentennale sistema di potere instaurato dalla Democrazia Cristiana che ne ha fatto un "corpo separato" isolato dalla vita democratica. Tuttavia un processo positivo sta avvenendo, collegamenti sempre più frequenti si instaurano con le istituzioni democratiche e in primo luogo con il Parlamento. Bonificare questo terreno per consolidare le istituzioni e garantire efficienza democratica e dignità alle forze della Repubblica è dovere di tutti i democratici. Sollecitiamo quindi una discussione tra i lavoratori e i cittadini rispetto a queste riflessioni. Invitiamo altri a prospettare su questo giornale i loro problemi come momento di conoscenza e di crescita civile tanto più necessaria in questa fase di crisi che il nostro paese sta attraversando. Riteniamo superabili questa crisi nella prospettiva di una larga intesa tra le forze politiche antifasciste che realizzino una programmazione democratica dell'economia, cardine essenziale per risolvere non solo i problemi del settore armi, quindi dell'Oerlikon, ma più in generale quelli dell'occupazione e del Mezzogiorno.
Cellula P.C.I. "I° Maggio" - Oerlikon Italiana -
Il sistema politico ha scarse possibilità di intervenire a controllare ciò che avviene all'interno del sistema economico; si formano così dei "mercati" in cui, piuttosto che rispondere ai bisogni della popolazione, si cerca prevalentemente di conseguire i tassi più elevati di redditività per i capitali investiti. È il caso del mercato della droga, che può consentire il raggiungimenti di alti saggi di profitto. Di conseguenza, non riesco a scorgere differenze di qualche rilievo tra i canali attraverso cui è passata e passa la cosiddetta droga "leggera" e i canali della droga "pesante", come sembra emergere dalla lettera dei giovani del Circolo di Affori. Credo invece che, nei canali della droga, si vengono a determinare di volta in volta, forse di giorno in giorno, delle condizioni di mercato che possono favorire, a seconda del tipo di richiesta o della situazione di mercato in generale, la diffusione di droghe leggere e/o pesanti, secondo appunto una previsione di mercato che tiene soprattutto conto della redditività più alta da raggiungere, a prescindere o quasi dal tipo di prodotto. È il caso drammatico di pochi giorni fà a Padova, dove si è sviluppato un mercato saturo di droghe di minor costo, ma ben più pericolose dal punto di vista medico - sanitario.
Chi tiene questo mercato ragiona in termini di profitto, non certo in base a criteri di solidarietà umana e sociale.
2° - L'infanticidio anticipato Attraverso la diffusione della droga si tende a realizzare una forma di controllo delle classi e sulle classi più giovani, quasi a sostituire con la droga un altro tipo di meccanismo qual è stato e qual è quello della guerra.
Se la guerra può essere considerata come un infanticidio differito, la diffusione della droga può essere intesa come un fenomeno di infanticidio anticipato. Non solo si tende a controllare i giovani fin dall'età della adolescenza, ma su questi giovani si cerca di creare un mercato da sviluppare e far fruttare via via che i giovani crescono, fino a lasciarli senza risorse alla società che, pure, dovrebbe ricevere da essi il contributo più prezioso: quello di una partecipazione politica cosciente e matura.
Come intervenire
Contro questo fenomeno occorre innanzitutto agire attraverso il controllo delle fonti di finanziamento del mercato delle droghe, andando a cogliere gli eventuali rapporti tra le forme di ricchezza improvvisa e/o nascoste nelle pieghe delle rendite di posizione (coloro che possono godere dell'immunità collegata al loro status) e nei mecca-
nismi di formazione di certi redditi (il trasferimento di capitali in un mercato che offre tassi di profitto molto alti e di difficile controllo). Inoltre, occorrerebbe intervenire attraverso modi di aggregazione della popolazione in risposta al problema specifico della droga. Non solo con le attività che possono essere promosse per recuperare e aiutare i drogati, ma con le attività di prevenzione da organizzare in qualsiasi tipo di ambiente: dalla famiglia alla scuola, dal sindacato al partito, alle parrocchie. La difesa sociale dalla droga non può essere un fatto puramente individuale, ma va organizzata come un comportamento di tipo collettivo, come si organizza la battaglia contro la silicosi e contro qualsiasi tipo di malattia sociale.
Prof. Gianni Pellicciari
Scuola: una proposta al movimento
E così la grande stampa d'informazione ha scoperto lo sfascio della scuola. I titoli dei giornali di questi giorni fanno impressione per il loro straordinario allarmismo. Basta un po' di campagna di questo tipo (nella quale tra sindacato autonomo e autoncmi propriamente detti vi sia una pratica convergenza) perchè gli episodi di violenza, senza dubbio esistenti, diventino causa e non effetto dello sfascio. Se la scuola viene presentata come disordine la risposta non può che essere restaurazione dell'ordine, richiesta di repressione: dal numero chiuso alla probizione delle manifestazioni. 6 garantito e sfascio garantito procederanno di pari passo. La pericolosità di questa campagna non sta tanto nella stampa, quanto nel fatto che lo sfascio esiste. È un processo avviatosi da almeno venti anni e oggi siamo di fronte a una vera e palese decomposizione della scuola, non più veicolo di promozione materiale e neppure sede di formazione di una coscienza, di una cultura collettiva.
Per la maggioranza dei giovani che vanno a scuola la prospettiva è quella della disoccupazione. Tutto questo ha connessioni profonde e vitali coi modi di produrre e riprodursi di questa società. Lo sfondo: la crisi strutturale della società capitalistica. È da questo stato di cose (con motivazioni vicine e lontane, di destra e di sinistra) che ha preso vigore il famoso 6 politico. Domandarsi perchè mai una scuola che non dà più nulla possa poi bocciare ha una sua apparenza di legittimità. In realtà questo obiettivo è l'anello finale di un circolo vizioso di disfacimento: visto che la scuola non serve il 6 politico è legittimo, ma dal momento che c'è il 6 politico la scuola può rimanere com'è o peggiorare. "Cosi si batte la selezione", si dice. In realtà questo obiettivo non è una sciocchezza e un suicidio: non solo può essere tollerato dal sistema ma contribuisce alla liquidazione della scuola (quella pubblica), agevola e supporta quei meccanismi selettivi che ormai non sono più nella scuola ma nella società. Che fare quindi? Lo sfascio esiste e va affron-
tato, evitando di allinearsi sulla slogan "salviamo la scuola", ma cominciando a praticare da subito l'obiettivo della sua trasformazione nell'unico modo in cui è possibile rompere la separazione di questa istituzIone chiave: in parallelo con un mutamento dei modi di produzione, in stretto rapporto con la realtà del lavoro, ricomponendo istruzione, professionalità e sbocco occupazionale. Monte-ore, sperimentazione, autogestione non sono sufficienti così come sono, dobbiamo riconoscerlo.
Si tratta di esperienze che non sono andate oltre l'orizzonte dicorsi di politica aggiuntivi alla vecchia formazione, non hanno modificato le istituzioni di trasmissione nè il sapere medesimo, non hanno creato consenso. È invece questo che è necessario fare, partendo dalla conquista di questi diritti, ma cambiando prospettiva. Per dirla in termini ancora approssimativi non si tratta di riunire tutta l'extra scuola, bensì di costruire nella scuola, una nuova scuola che tende a superare e ad assorbire la vecchia. Una prima proposta può essere: scuola obbligatoria sino a sedici anni e anticipazione agli ultimi tre anni della scuola media superaiore di uno studio di tipo universitario.
Monte ore, sperimentazione devono essere organizzati e distribuiti su tematiche di ricerca e rapportati ai dipartimenti dell'Università vera e propria. Entro questi filoni di studio e ricerca, che bisogna definire come istituzionalizzati e interni al programma scolastico, (da fiscalizzare con vertenze di quartiere, di territorio) vanno organizzati studenti di scuole e classi diverse. Questo realizza un mutamento qualitativo della scuola, per contenuti, obiettivi e utilità sociale. Pensiamo all'intreccio scuola lavoro in tutti i campi. È in questa direzione che va l'iniziativa che abbiamo proposto agli studenti del "Galvani", Ist. Tecnico della nostra zona: affrontare, rompendo subito la separazione della scuola, la situazione del settore elettronico, realizzando nella pratica "l'unità studenti - operai", collaborando e intrecciandosi con la Lega dei disoccupati e i C.diF..
Questo è solo un esempio, potremmo citarne altri, dimostrando che già si sta praticando questo obiettivo, occorre generalizzarlo. Esaminare le implicazioni sul modo di studiare, sul rapporto con l'insegnante esperto, con i propri compagni e con il lavoro è qui impossibile. Abbiamo solo voluto indicare una strada su cui è necessario e possibile incamminarsi.
Loredana SorciFranco Cervo (Pdup - Manifesto zona 8)
pagina 2 n. 3 - Marzo 1978
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Per una polizia democratica
dalla prima pagina
si nè ad una comprensione del problema, qual'è la realtà, a Suo giudizio?
"È una realtà indubbiamente esistente; basta andare in giro che ce se ne accorge, certo non come qualche organo di stampa ha riportato, che dopo le otto di sera girando qui in zona si incontrano solo drogati — come con mia somma sorpresa ho dovuto leggere in un servizio di un giornalista che probabilmente conosce la zona solo per sentito dire. Certo è un problema che bisogna considerare da un punto di vista globale. La droga, l'uso e lo spaccio, attecchiscono in quei quartieri tipici dei grossi centri e non solo nel nostro paese. A questo punto mi preme fare una considerazione preliminare: si è parlato tanto del fenomeno della droga nella nostra zona come se in Milano non esistessero zone come Quarto Oggiaro, Gallaratese, Ticinese o altre zone dove l'uso e lo spaccio della droga è diffuso in maniera abbastanza evidente.
Tra l'altro c'è da dire anche questo: non credo si possa affrontare in termini corretti il problema della droga pensando, a livello di collettività, di emarginarlo dalla zona e spostarlo nella zona accanto e che quando ciò sia avvenuto il problema è risolto e non interessa più. Nè credo a un modo di affrontare il problema a livello di zona o di città o di paese; il problema della zona è un problema che ha dei risvolti a livello multinazionale. È chiaro che c'è un discorso di prevenzione, di cura dei drogati, di recupero dei giovani che possono avviarsi sulla strada della droga. Ma per quanto riguarda il problema di polizia, affrontarlo in termini di zona o di città significa fare un intervento assolutamente parziale che quasi mai arriva al nucleo, ai grossi spacciatori — non si arriva neppure ai medi — e in definitiva significa spostare il fenomeno da una zona all'altra e questo non mi pare corretto. In zona il fenomeno ora è meno rilevante di quanto lo sia stato in passato; non è che tutti quelli che venivano — o vengono ora — nella nostra zona per comperare la droga siano tutti giovani della zona: succede, nel giro della droga, che appena si sparge la voce che in un certo punto della città la si trova magari a buon prezzo rispetto ad altri punti, possa verificarsi un certo concentramento come è avvenuto in certi momenti per piazza GaSparri, o in altri, per i giardinetti di via Astesani. Quel che si può fare come polizia non è molto, purtroppo bisogna dirlo. Abbiamo una scelta: quella di arrestare i piccoli spacciatori, che molto spesso sono anche consumatori che cercano di vendere le 7-8 dosi giornaliere per rimediare la loro dose quotidiana. Per andare più a fondo occorrono mezzi, uomini e una certa organizzazione. La zona è abbastanza vasta: questo Commissariato ha come giurisdizione le zone 7 e 8 e l'organico è di 30 uomini, tutto compreso, il che significa che ce ne sono pienamente disponibili 24-25 ogni giorno; dovendo aanche assicurare un insieme di servizi essenziali all'interno del-
l'ufficio (telescrivente, denuncie, telefono, volante ecc.) il numero delle persone disponibili, per alcune indagine specifiche, si riduce di molto. Una indagine sugli spacciatori che abbia un minimo di serietà non può prescindere da un certo tipo di attività come intercettazioni telefoniche o pedinamenti — intercettazioni beninteso autorizzate dalla Magistratura —, ma per fare il lavoro di intercettazione telefonica nei confronti di un solo apparecchio occorrono quattro persone nell'arco delle 24 ore: è chiaro che con le nostre forze non siamo in grado di svolgere queste indagini. Personalmente ritengo che a livello di polizia non si possa svolgere un'attività di prevenzione; questa può essere fatta ad esempio con una grossa campagna di informazione sugli effetti negativi — e solo negativi — della droga.
C'è anche una prevenzione che sta più a monte; quella di creare le condizioni affinchè il giovane, il ragazzo non si avvicini alla droga: allora il problema diventa di carattere sociale. C'è poi anche il problema successivo del recupero del giovane drogato, che riguarda strutture e mezzi che mancano, nonostante le leggi.
Entrando meglio nel merito dei mezzi che avete a disposizione, come Commissariato di zona, per soddisfare le varie esigenze, le chiedo se il personale a disposizione è quantitativamente e qualitativamente all'altezza dei compiti richiesti.
"È un problema di carattere generale: tutta la nostra organizzazione oggi ha bisogno di essere cambiata; la grande maggioranza di noi si batte da tempo a tutti i livelli per cambiare per poter lavorare meglio. Innanzitutto significa cambiare le strutture dell'organizzazione che è vecchia di decenni e si trova ad operare in un contesto diverso da quello per il quale era stata creata. Oggi ci sarebbe l'assoluta necessità di un ufficio di polizia decentrato, che sia a diretto contatto con la realtà della zona, che abbia la possibilità di operare in termini di attrezzature e uomini, sia da un punto di vista qualitativo sia quantitativo. Dal punto di vista qualitativo abbiamo grosse carenze: oggi si viene a fare questo lavoro con una sorta di reclutamento e la gente che viene, col passare del tempo, è sempre meno adeguata all'altezza dei compiti. Manca l'addestramento per fare il poliziotto: mentre per fare il tornitore in una grossa azienda occorre dare prova di conoscenza del mestiere, da noi questo non è richiesto; ci si mette addosso una divisa, ci si dà una o più armi ma non si è messi in grado di svolgere adeguatamente i! mestiere. Inoltre noi qui abbiamo anche problemi di carattere logistico: l'ufficio è in uno stabile condominiale, e per favorire le persone abbiamo messo dei cartelli di indicazione della ubicazione del Commissariato. Con grande amarezza ho dovuto constatare che i condomini non hanno visto di buon occhio questi cartelli, come se l'avessimo fatto a scopi pubblicitari, quasi per vendere caramelle o saponette e battere
la concorrenza, per cui ci sono anche difficoltà nei rapporti con la zona e la popolazione. Come mai esiste difficoltà di rapporti tra cittadino e polizia e quali dovrebbero essere invece tali rapporti per un corretto svolgimento del servizio?
"Ci sono motivazioni di carattere storico; la polizia è sempre stata vista come un organo repressivo. Quello che noi ci sforziamo di fare (e non sarà facile) è di cambiare questo tipo di rapporto. Ora il rapporto tra cittadino e polizia è soprattutto di tipo formale: un cittadino che ha subito un furto dell'auto, non viene a fare denuncia perchè speri che gli si ritrovi l'auto, ma perchè gli occorre la copia della denuncia per farsi rimborsare dall'assicurazione. Se questa risarcisse il danno senza copia della denuncia, probabilmente la gente non verrebbe neppure per quello. È una sfiducia dovuta anche alla materiale impossibilità nel nostro caso di poter fare qualcosa che vada la di là del rilascio del certificato. E non siamo in grado di lavorare perchè, avendo a che fare con una delinquenza organizzata, combattiamo armati solo di buona volontà ed arte di arrangiarsi, in quanto ci mancano tutta una serie di strumenti tecnici per poter lavorare — e non perchè mancano strumenti legislativi o occorra una polizia più dura non ha mai risolto il problema della delinquenza organizzata".
Da quanto ha detto mi sembra c;..3 Lei auspichi una riforma della polizia; Lei ha detto che è la maggior parte della polizia a volere una riforma, il che vuol dire che esiste sempre una parte che non la vuole; quindi che cosa ne pensa di una riforma della polizia e, nel suo ambito, della costituzione di un sindacato di polizia?
"Quando mi riferivo alla grande maggioranza, mi riferivo alla maggioranza che intedeva la riforma come la intendo io: di struttura, di organizzazione che prenda le mosse da un cambiamento dello stato giuridico attuale dei poliziotti, che sia un servizio di polizia civile, dove il poliziotto sia senza stellette: in modo che non succeda che un poliziotto smontato dopò dodici ore di servizio — come è successo di recente — vada a finire al carcere militare per non avere salutato per strada un tenente degli alpini. La smilitarizzazione non significa mancanza di disciplina o anarchia, o che il poliziotto alzandosi al mattino decida che cosa fare nella sua giornata; significa invece adeguare il nostro lavoro alla realtà della società di oggi. Significa poi riconoscere a tutti i poliziotti i di-
ritti che ha ogni cittadino, ogni lavoratore, perchè io credo che anche noi siamo dei lavoratori, seppure con funzioni caratteristiche, e nessuno può negarlo. Nel richiedere il riconoscimento della libertà di organizzarci sindacalmente — la libertà di ogni poliziotto di scegliere il sindacato più consono alle proprie vedute — in particolare nel rivendicare la possibilità di aderire come sindacato dei lavoratori di polizia, per chi lo voglia, alle conferazioni CGIL - CISL - UIL, abbiamo fatto una grossa scelta: abbiamo coscientemente rinunciato al ricorso al diritto di sciopero. A parte le resistenze esterne di carattere politico, anche nel nostro interno c'è gente che per età, posizione che ha raggiunto, per i pochi anni che gli restano da fare in questo mestiere, tende a conservare quella che è la situazione attuale e che lo pone in una certa posizione di prestigio, di privilegio e rifiuta tendenzialmente ogni cambiamento che tende a modificare tale posizione. D'altro canto, queste resistenze — pur comprensibili da un punto di vista umano — non possono condizionare il cammino di una organizzazione che è destinata a rinnovarsi, a cambiare. A cambiare perchè è inserita nel grosso processo di cambiamento dello Stato che faticosamente si cerca di far marciare su binari, facendo in modo che l'organizzazione dello Stato sia un qualcosa di diverso da quello che è sempre stato, un apparato veramente al servizio della collettività e non di chi regge in un certo momento le sorti del paese.
Riteniamo, in definitiva, che se vogliamo cambiarte qualcosa questo è il momento per incominciare; non ci illudiamo che fatta una legge di riforma tutto possa cambiare da un momento
all'altro: le leggi vengono fatte, ma quello che importa di più poi è la volontà di renderle operative. E per questo occorre la nostra volontà — e al nostro interno ce n'è tantissima — di cambiare per lavorare meglio, per noi e per tutta la comunità, cioè per quello che in definitiva è il nostro datore di lavoro: non Io Stato, non il governo, ma il cittadino che con le tasse ci dà la possibilità di vivere. Di cambiare proprio per poter rendere alla collettività un servizio migliore, come quello che riesce a dare quel minimo di sicurezza della quale ogni collettività organizzata ha diritto e della quale non può fare a meno. Mi rendo conto che il poliziotto a volte — anche perchè lavora in condizioni di abbattimento psicologico notevole — non riesce a comportarsi, nei confronti del cittadino, in maniera precisa e puntuale. Può essere accaduto, come può accadere che il poliziotto non dovesse poter dare l'impressione di essere veramente al servizio della collettività; perciò io chiedo a chiunque abbia avuto problemi del genere di parlarmene in prima persona. Sono un cittadino di questa zona perchè, oltre che a lavorarci, ci abito; anche mia moglie è cresciuta in Comasina e le mie due figlie sono nate qui e quindi mi sento particolarmente legato affettivamente a questa zona. Siccome ritengo di essere in questo ufficio non perchè questo è il mio lavoro, ma per poter fare tutto il necessario perchè si instauri veramente un rapporto di stima e di fiducia tra polizia e cittadino sarei molto grato a chiunque voglia farmi conoscere quali sono state e sono le carenze che a volte hanno condizionato questo rapporto".
a cura di Mario Migliaccio
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twaB Sr A A pagina 3 n. 3 - Marzo 1978
sede del commissariato "Cenísio" in via Chianciano
dalla prima pagina 8 Marzo
turbate dalla violenza quotidiana, temono per i figli, per le insidie che attraverso forme, quali ad esempio la droga, vengono a porsi per frenare la volontà di conquistare una vita diversa e più umana.
Ed allora c'è il pericolo grave che tutto questo freni la disponibilità delle donne ad organizzarsi per cui questo disegno criminoso non passi.
E c'è la tendenza a rifugiarsi negli affetti familiari, a rinchiudersi nelle certezze che sono sì alla base della nostra vita ma che rappresentano un rifugio insicuro se "fuori" non ci sono le garanzie perchè gli ideali di umanità e di giustizia che noi proponiamo vengono continuamente minati.
E questo è il più grave pericolo che può frenare il desiderio di liberazione ed emancipazione di noi donne.
Il fatto che 800.000 donne abbiano firmato una proposta di legge di iniziativa popolare lesive per la dignità della donna, quale è quella portata avanti dal "movimento per la vita" è un segno allarmante di come questa paura del nuovo, di cambiare, sia prodotta da tutto il disegno di violenza che noi ogni giorno ci vediamo intorno e che spesso paghiamo direttamente (quanti sono stati gli episodi di violenza contro le donne in questi ultimi tempi!).
Questo progetto di legge, pur di non troncare la piaga dell'aborto clandestino che vede migliaia di vittime ogni anno, mentre procura miliardi a tanti medici ed a tutti coloro che su questo speculano, addirittura propone che si costituiscano ghetti, a spese dello Stato, nei quali una donna può fare adottare un figlio prima che sia nato e trascorrere gli ultimi mesi della gravidanza in centri cosiddetti "per la vita" che dovrebbero dipendere dai tribunali.
In questo modo la donna sarebbe ridottta ad essere un'incubatrice che produce figli che non saranno suoi. Mentre l'aborto clandestino potrebbe continuare a proliferare indisturbato per cui per per i medici che lo eseguono non è prevesta alcuna pena detentiva mentre per le donne che "non si pentono" sono previsti fino a quattro anni di reclusione.
Tutto questo invece di destinare i fondi dello Stato alla costituzione di Consultori, di servizi cioè che prendano alla radice il problema e vanno al superamento dell'aborto attraverso una prevenzione delle nascite che non può farsi se non con una educazione generale che parta dalle scuole fino all'età adulta.
Quindi la nostra battaglia per una giusta legge sull'aborto si collega a questa necessità di far scomparire l'aborto clandestino mentre lottiamo per avere consultori che indirizzino le giovani, le donne, a vivere la loro sessualità e la loro maternità in modo libero e consapevole.
Noi ci rifiutiamo di dividere le donne, di fronte alla maternità, in buona e cattiva e di caricare ancora di colpa il nostro desiderio di affermarci come persone autonome, che decidono della propria vita.
U.D.I.Circolo di Bruzzano
A proposito del caro-vita
I prezzi aumentano. É un fenomeno che non dovrebbe sorprendere se non per la rapidità e la consistenza degli aumenti di questi ultimi anni: da un lato la crisi dell'occupazione e la difficoltà a rivalutare il salario, d'altro lato sempre di più i soldi spesi per beni e servizi di primaria necessità. L'analisi del problema dei prezzi non è facile e richiede la mente sgombra da pregiudizi e la disponibilità ad evitare valutazioni superficiali: questo è indispensabile perchè il problema non è isolato ma strettamente legato alla complessa realtà sociale, economica e politica del nostro paese. Per capire, per conoscere si deve quindi, prima di tutto, osservare e prendere atto di quanto succede senza sovrapporre opinioni o impressioni che non siano più che giustificate. Talvolta questo può essere fastidioso, ma è necessario cambiare metodo o forse — meglio — seguire seriamente il criterio di partire dalla realtà senza cambiare il senso delle cose.
La premessa fondamentale è quindi che viviamo in un sistema di tipo capitalistico dove, tra l'altro, l'economia è relativamente aperta ai diversi influssi non solo dei gruppi economici nazionali ma anche — e sempre di più — di quelli internazionali. Rientra quindi nella logica del sistema constatare l'esistenza di almeno due gruppi sociali ed economici: da una parte chi sfrutta e trae comunque "profitti", dall'altra chi è sfruttato ed è praticamente costretto a utilizzare i propri "guadagni" per vivere o sopravvivere.
E' quindi ingenuo il consumatore che "pretende" di impedire le speculazioni commerciali, in quanto è nelle speculazioni più o meno spinte, più o meno raffinate e nascoste che si basa il profitto: i politici che dichiarano di volersi battere direttamente — o meno — contro questo fenomeno sono sostanzialmente in malafede se non dichiarano insieme che il sistema economico esistente deve essere modificato profondamente: lo Stato deve intervenire con meccanismi di controllo - non necessariamente ed esclusivamente fiscali -- a monte, alla produzione e non solo o soprattutto a valle, al momento della vendita finale del prodotto.
E' anche profondamente offensivo per i consumatori pretendere un'adeguamento dei consumi verso una merce piuttosto che un'altra: infatti, finchè il prezzo è sotto controllo o è un mezzo temporaneo per sollecitare l'acquisto va tutto bene; ma poi — perchè prima o poi succede — quando non c'è più controllo, se la richiesta di una merce aumenta, è naturale che il commerciante ne rialzi il prezzo. Così, anche per effetto delle campagne di orientamento, generi convenienti e poco conosciuti hanno raggiunto prezzi vicini a quelli dei generi tradizionalmente più cari: in conclusione il consumatore si ritrova ancora a dover pagare e senza aver più generi alternativi.
Questo è avvenuto soprattutto per gli alimentari, dove la speculazione inoltre è più fede perchè, bene o male, tutti dobbiamo mangiare e sotto un certo livello la diminuzione dei consumi non è possibile. Tra l'altro, nello sforzo di risparmiare, la scarsa informazione dei consumatori rischia — anche se forse meno di quanto si crede — di squilibrare la dieta, senza attenzione alle esigenze del proprio corpo e, alla lunga, ponendo così le premesse per malattie più o meno gravi.
Caso classico è la verdura e la frutta fresca spesso a prezzi proibitivi: così diminuiscono le vitamine e altri principi benefici introdotti con il cibo e magari aumenta la spesa in
medicine cosidette "energetiche" che contengono le sostanze sintetiche che potremmo avere per via naturale.
Questo è un primo contributo alla comprensione del fenomeno del caro-vita e una proposta di informazione ai consumatori. Si invitano i lettori a proporre chiarimenti, domande: si tenterà di fornire risposte esaurienti. katiuscla
NUMERI INDICI (1) dell'alimentazione a Milano e in Italia dal
al 1976 (base: 1970 = 100).
Scuola
Il distretto 31
distribuite le cariche
Il 27/2 ad oltre 2 mesi dalle elezioni si sono finalmente insediati i Consigli scolastici di Distretto. In molte zone gli Enti interessati non hanno ancora provveduto a nominare i propri rappresentanti in seno al C.S.D.; nella nostra zona l'insediamento è avvenuto senza i designati dagli Enti culturali.
Un giudizio positivo deve essere dato per le modalità seguite per la nomina del Presidente che è stato scelto fra i candidati in accordo fra le liste degli eletti ed i designati, come pure è avvenuto per il Vicepresidente e la giunta. Questi ultimi non sono previsti dalla legge, ma sono stati ritenuti necessari da tutti i membri per il buon funzionamento del Consiglio distrettuale.
A riprova di quanto sopra i risultati delle votazioni sono i seguenti: Consiglieri presenti e votanti n. 33
Presidente: Dott. Ubaldo Bardi voti 29 (genitore eletto nella lista di Comunità educante);
si vede che dal
la variazione dei prezzi a Milano è stata superiore alla media nazionale. Nel 1976 i prezzi dei generi alimentari sono in media più che raddoppiati rispetto al 1970. Nel 1977 i prezzi sono ancora aumentati del 25% circa.
(1) La spiegazione del significato di un Numero Indice è complessa anche dal punto di vista matematico. Per semplificare possiamo paragonarlo alla temperatura di un termometro che misura le variazioni dei prezzi. Per il numero indice dell'alimentazione la variazione è legata ai prezzi di più largo e generale consumo per le famiglie di operai e impiegati.
Vicepresidente: Costanzo Giuseppe voti 24 (genitore eletto nella lista "Unità democratica dei genitori per il rinnovamento della scuola")
Giunta: Argentino Maria (insegnante eletta nella lista CGIL - CISL - UIL); Canevari Carla Pezzetti (genitore eletto nella lista (1)); Perego Attilio (direttivo non statale eletto nella lista di Comunità educante); Lombardini Emma in Diana (non docente eletta nelle liste di Comunità educante); Barbieri Edoardo (studente eletto nella lista di Comunità educante); Maestri Pietro (studente eletto nella lista (1)).
(1) "Unità democratica dei genitori per il rinnovamento della scuo-
la". II Presidente, sollecitato dal Consiglio, ha subito dimostrato la sua volontà di collaborazione ed iniziativa accogliendo la richiesta di formare una Commissione che provveda immediatamente alla stesura di un regolamento e proponendo un programma di lavoro a scadenze ravvicinate sia di Giunta che di Consiglio; la Commissione per il regolamento è composta da... (2).
Riteniamo che le premesse siano favorevoli ad un lavoro di collaborazione fra le varie componenti, che consentirà di ottenere buoni risultati, pur tenendo conto delle differenze di opinione che potranno sorgere di volta in volta nella discussione dei vari problemi. (3).
"Associazione democratica degli stu- denti". Angeretti, studente lista "Associazione democratica degli studenti" Bertuzzi, genitore lista "Comunità educante" Ghezzi, direttivo lista "CGIL - CISL - UIL" Argentino, "Unità democratica per la rifor- ma della scuola" Perego, direttivo lista "Comunità educante" Sapienza, genitore lista "Unità democratica dei genitori..." Vercesi, docente lista "Comunità educante". Ricordiamo infine che una legge di recente promulgazione (11-11-77 n. 748) stabilisce la pubblicità delle sedute dei Consigli scolastici distrettuali (e dei Consigli di Circolo e di Istituto): in questo modo tutti gli interessati dei problemi scolastici potranno esser informati circa l'attività di questo importante organo di governo del decentramento scolastico e messi in condizione perciò di esercitare controlli e spinte nell'ottica di un sempre maggior inserimento della scuola nel contesto sociale in cui essa opera.
Corsi di chitarra
Da molte parti e da tempo erano rivolte alla biblioteca numerose richieste di Corsi di Musica.
In occasione del ciclo di concerti di chitarra, qui decentrato dalla Ripartizione Cultura e Spettacolo, la biblioteca — a ciò incoraggiata dalla Commissione Cultura del Consiglio di Zona — ha effettuato un sondaggio, chiedendo adesioni ad un'ipotesi di Corso di chitarra.
La risposta — elevatissima — ha consigliato di rivolgersi (in sede di Commissione Cultura del Cons. di Zona) ad un organismo che fosse in grado di soddisfarla organicamente. Si sono presi perciò contatti con l'ARCI che sta affrontando, in varie zone il problema, con i suoi corsi di Musica Popolare.
Attraverso successivi incontri ed una assemblea con tutti gli interessati (26-1-78) si è così arrivati ad una iniziativa congiunta (Biblioteca - ARCI - Consiglio di Zona) di corsi di musica in cui prevale come strumento la chitarra (82 iscritti), con un gruppo di flauto (5 iscritti) e con la previsione di altre iniziative musicali comunali, aperte a tutti.
I corsi sono iniziati il 6 febbraio e comprendono teoria e pratica per 3 ore settimanali (durata prevista, in questa prima fase, 20 settimane circa). Le quote di partecipazione sono fissate dall'ARCI in L. 5.000 di iscrizione e L. 10.000 di quota mensile (per 12-15 ore).
L'interesse suscitato dall'iniziativa ed il primo mese di svolgimento fanno ritenere che si tratti di una prima (con tutti ì limiti) ma valida risposta ad una esigenza espressa dalla zona, che potrà costituire un giusto supporto per un discorso musicale - culturale più partecipato.
La Sezione di Affori ha tenuto un'assemblea dei suoi iscritti ponendo al centro del dibattito: l'attuale situazione politica, la ripresa della violenza fascista e le scandalose assoluzioni di criminali di Ordine Nuovo.
Dopo una introduzione del Presidente dell'A.N.P.I. di Affori, il partigiano Greco Alfonsino, si è aperto un ampio dibattito; sono intervenuti i partigiani: Scaccabarozzi, Bosi, Dal Maso, Franci, Pagani della sezione A.N.P.I., lasoni del gruppo Comunista al Consiglio di Zona 8, con l'impegno di organizzare entro marzo un incontro di tutte le forze politiche, sociali, culturali, e del Consiglio di Zona, per studiare assieme le forme organizzative per la celebrazione del 25 aprile e per rilanciare il Comitato Unitario Antifascista di Zona.
Le conclusioni sono state tratte dal Comandante partigiano della Divisione Garibaldina dell'01trepò Piacentino Carlo Gaboardi.
ANPI - Zona 8
1970
Fonte ISTAT Anni Milano Italia 1970 100 100 1971 104 104 1972 111 111 1973 123 122 1974 147 146 1975 176 171 1976 205 201 Dalla
1973
tabella
FFOR1
OMASINA
mensile di politiea,cultura,attualita pagina 4 %MEDINO .(:: n. 3 - Marzo 1978
Sergio Zurlo
- BOVISASCA RUZZANO óna
8.
Le sezioni PCI a congresso
In questo ultimo periodo i comunisti della Zona 8 hanno tenuto i Congressi delle loro tre sezioni in preparazione della Conferenza cittadina che si terrà il 17-18-19 marzo.
Per ragioni di spazio non ci è possibile fornire puntualmente il ricco e articolato dibattito che si è svolto, e ci limiteremo a riferire quali sono stati i temi centrali emessi nei lavori delle tre sezioni zonali.
Sezione "R. Grieco" - Comasina
17-18-19 febbraio 1978
Ha aperto i lavori il segretario della sezione, Salvatore Rizzi, con una relazione che ha toccato alcuni temi rilevanti dell'attuale momento politico e sociale: una valutazione della situazione internazionale; la politica del PCI per un'intesa tra tutte le forze democratiche per portare il paese fuori dalla crisi; la recrudescenza — in un momento "critico" per il paese — della violenza dei fascisti e degli autonomi, obiettivamente convergenti per spargere il caos nel paese.
Altro tema ampiamente trattato dalla relazione, quello dei giovani; esso è stato giustamente collegato ad un contesto più ampio nel quale rientrano sia la questione scolastica — in termini di inefficienza — sia la disoccupazione giovanile che spesso portano il giovane a scelte disgregate e disgreganti per l'intera società. Impegno del PCI — dice la relazione — sarà quello di reperire e costituire spazi aggregativi per i giovani, intensificare le iniziative culturali e ricreative, d'intesa con tutte le forze sociali e politiche del quartiere per combattere l'emarginazione. Altri temi emersi dal dibattito quello della riforma sanitaria in vista della creazione dell'unità locale che dovrà operare in collegamento con tutte le forze sociali della zona, il CdZ e tutti i cittadini; quello di una più approfondita conoscenza della realtà del quartiere per operare sempre più e meglio ed affrontare con maggior incisività i problemi che emergono; quello della scuola, con critiche alla DC. che con la sua politica di "non intervento" ha favorito la crescita della scuola privata, ed ai partito per i ritardi con cui ha affrontato i problemi relativi alle elezioni scolastiche di dicembre. Per le altre forze politiche il saluto è stato portato dal PSI, che ha sottolineato i buoni rapporti col PCI e si è augurato che tra i due partiti si intensifichi il dialogo per rendere tali rapporti ancor più continui ed efficaci.
Sezione "S. Paternoster" - Affori 1-2-3 marzo 1978
I lavori sono stati aperti da una relazione del segretario Giuliano Lucchetta che ha toccato numerosi temi, offerti come argomento di discussione al dibattito successivo: dalla situazione internazionale al problema di un nuovo governo per il paese; dalla svolta sindacale, all'idea di "austerità" che hanno i
La biblioteca informa:
La Biblioteca è dotata di numerosi periodici, disponibili per la lettura in sede. È questo un tipo di pubblicazioni molto importante per una informazione immediata e per un aggiornamento sui vari problemi, nella attualità del dibattito. ll settore, ormai piuttosto ricco comprende quotidiani e riviste di cui vorremmo, qui, dare un elenco:
QUOTIDIANI:
comunisti fino ad arrivare ai campi ed ai nodi di intervento della sezione, dalla scuola, alla cultura ad una miglior organizzazione del lavoro della sezione e del direttivo. È seguita poi una relazione del responsabile amministrativo che ha illustrato il bilancio di previsione mettendo in rilievo due punti importanti: il maggior finanziamento alla FGCI — per attività rivolte ai giovani — e per materiale di propaganda; il maggior finanziamento a sostegno dell'attività ideologica (corsi di partito, rimborsi per corsi fuori sede, ecc.).
Il dibattito seguito alle due relazioni è stato intenso ed ha toccato così tanti temi che ci è impossibile enumerarli tutti: facciamo perciò riferimento a quelli presenti nella mozione conclusiva, ritenuti prioritari.
Innanzitutto è ribadita la necessità di essere partito di lotta oltrechè di governo, cioè capace di aggragare e mobilitare le masse su una analisi rigorosa dei loro bisogni e intorno a proposte concrete di rinnovamento della società; di qui un nuovo modo di lavorare del Direttivo, che sia riferimento per icompagni impegnati in ogni ambito.
Al centro di tale lavoro, pur non trascurando — nei limiti delle proprie forze — di intervenire in ogni settore della società, attenzione particolare dovrà essere riservata alle fabbriche, alla scuola e al Consiglio di Zona per evitare che ai compagni, direttamente impegnati in tali ambiti, venga completamente delegata non solo l'attività ma anche il compito di elaborazione e direzione politica.
Oltre a questi settori prioritari viene sottolineato inoltre come la questione giovanile, in tutti i suoi risvolti sociali e politici, non debba esser delegata alla sola FGCI, ma assunta in prima persona da tutto il partito per proseguire e sviluppare i risultati positivi ottenuti negli ultimi tempi.
Il Congresso ha infine ricordato l'importanza di ridare slancio ai Comitati unitari antifascisti, per isolare e battere la nuova ondata di violenza politica; la necessità di un impegno nella formazione dei quadri sia dal punto di vista dell'orientamento politico generale sia da quello per un più proficuo intervento nell'ambito della zona; la necessità di potenziare e appoggiare la Cellula della "Bovisasca" al fine di ergerla a livello di sezione. Hanno portato il saluto al Congresso i rappresentanti
dell'M.L.S., del P.S.I. e del PDUP - Manifesto.
Sezione "A. Fabbro" - Bruzzano
3-4 marzo 1978
La relazione introduttiva è stata tenuta da Onali, a nome del Direttivo uscente.
La mozione conclusiva approvata alla fine dei lavori richiama alla grave situazione di crisi del paese ed alle cause politiche ed economiche che l'hanno determinata (paesi emergenti che hanno scardinato il sistema di sfruttamento imperialistico nei loro confronti; le scelte per un'economia dipendente in Italia; la responsabilità della DC nel nostro svilupo economico e sociale distorto ecc.) ed alla necessità di intese per un governo unitario, il solo di cui ha bisogno il paese in questo momento.
Essenziale è, in questa fase politica, che il partito sappia essere compiutamente forza di governo, cioè sappia tradurre in attività concreta la sua politica in tutte le istanze nelle quali esso si è conquistato il diritto di governare; ed è necessario che si realizzi il "nuovo modo di governare" con una sempre più attiva partecipazione di tutto il tessuto sociale alla gestione della cosa pubblica con proposte, verifiche e controlli.
Nella nostra città e perciò indispensabile rilanciare e qualificare il ruolo dei Consigli di Zona, anche in vista del loro rinnovo che vedrà aumentato il numero dei nostri consiglieri. Nell'ambito dei problemi del quartiere viene dato risalto all'urgenza di dotare il quartiere di servizi e spazi pubblici per la vita sociale, la cultura e il tempo libero; un piano di lavoro che vada in questa direzione deve incentrarsi su questi punti: a) esproprio della Cassina Anna per trasformarla in centro civico comunitario; b) utilizzo dell'area del Parco Nord (ex - inceneritore) per realizzare un centro sportivo; c) completamento del piano di edilizia scolastica.
Il documento termina con delle indicazioni riguardanti l'organizzazione e il lavoro della sezione per evitare ritardi e difficoltà nel far fronte ad esigenze sempre più pressanti.
A tutti i Congressi è mancata la presenza della DC, che, anche in questo caso, ha ribadito la sua autoesclusione dal confronto e la sua linea di pregiudiziale contrapposizione ai comunisti tanto cara a De Carolis e soci.
Mario Longagnani
Andrea Colombo
L'Avanti - Avvenire - Corriere della Sera - Il Giornale nuovo - Il GiornoIl Manifesto - Il Popolo - Quotidiano dei Lavoratori - La RepubblicaL'Unità.
SETTIMANALI (di attualità, politica e cultura)
Amica - Domenica del Corriere - L'Espresso - L'Europeo - Panorama Settimanale.
STUDI POLITICI
L'Opinione - Relazioni internazionali - Rinascita - Umanità nova (settimanali) - Comunità Europee - Giornale della Lombardia - Mondo Operaio - Il Ponte (mensili) - Politica ed economia (bimestrale).
STUDI SOCIALI
Aggiornamenti sociali (mensile) - Animazione sociale (trimestrale)Orientamenti sociali (bimestrale).
QUESTIONE FEMMINILE Noi donne (settimanale) - Effe (mensile).
SINDACATO
Lavoro italiano - Rassegna sindacale (quindicinale) - I consigli (mensile).
PROBLEMI DI EDUCAIZONE E SCUOLA
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Prospettive sociali e sanitarie (quindicinale) - Tempo medico - Res medicae (mensili) -Unità sanitaria (trimestrale).
LETTARATURA, ARTE, CINEMA, TEATRO, FOTOGRAFIA
Tuttolibri (settimanale) - Artecultura - Discoteca alta fedeltà - Fotografia
italiana - Letture - Sipario - Tutti fotografi (mensili) - Cinema nuovoPiccolo Teatro di Milano - Scena (bimestrali) - Notiziario tecnico profesisonale dell'Accademia della chitarra classica (trimestrale).
SCIENZA E TECNICA
Elettronica oggi - Le scienze - Sapere - Quattroruote (mensili).
PAESI IN VIA DI SVILUPPO
Mani tese (mensile) - Terzo mondo (trimestrale).
STUDI STORICI
Storia illustrata (mensile) - Storia contemporanea (trimestrale).
PROBLEMATICA RELIGIOSA Com - Nuovi tempi (settimanale) - La civiltà cattolica (quindicinale)Testimonianze (mensile) - ldoc internazionale (mensile).
E inoltre: Abitare - Atlante - Brava - Linus - Rivista mensile del Club Alpino Italiano (mensile) - Le linghe del mondo (quindicinale).
PUBBLICAZIONI LOCALI ABC - La buona parola - II pungolo (mensili). (a cura di Maria Grazia Sansone)
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V. M. Martini, 16 6463330 AFFORI (IVIP
FORNITURE MATERIALE ANTINCENDIO n. 3 - Marzo 1978 pagina 5 ABc
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PADRI E FIGLI Peti LA CASSA DEL h6z204LOgma ,SONO STAT 51142,igri gOo MILIARDI Ç of,,sifol PERONE e NANO IL ME zzoc,rogoio?
Una storia
Sono cattolico, sono un comunista. Essere comunista, essere cattolico nel mio modo di pormi di fronte alla storia, questa del 1978, ieri quella del 1968, è un modo di essere rivoluzionario.
Non voglio fare un'analisi storico - politica del modo di porsi del cristianesimo e del marxismo e del loro rapporto con i partiti, oggi.
È troppo per questo intervento. Lo farò più avanti se la redazione dei giornale vorrà proporlo come programma.
Oggi, essere rivoluzionario è assumere con la passione più profonda e a volte lacerante il senso, le cause, la drammaticità della crisi del 1978.
Tale crisi storica, che sta di fronte a noi e dentro di noi, ha letture diverse.
In me due letture, quella biblica, quella marxista, s'incontrano.
Oggi, essere rivoluzionario è compiere "rotture" storiche, aprire strade storiche di liberazione.
"...fare uscire il mio popolo dall'Egitto" (Esodo III, 7-10).
-Fare uscire il popolo dall'Egitto" è un linguaggio biblico, oggi incomprensibile, forse, per i miei compagni, stereotipato per i miei fratelli. Stereotipato perchè letto ideologicamente, comprensibile se letto storicamente, qui, ora.
All'inizio della rivelazione biblica sta la liberazione dall'Egitto che è, prima di tutto, un atto politico. Essa segna la rottura di una situazione di sfruttamento e di miseria, l'inizio di una società più giusta e fraterna, la soppressione del disordine e la creazione di un ordine nuovo.
L'Esodo, tema chiave dell'intera spiritualità biblica, è la lunga marcia verso la terra promessa, dove si potrà costruire una società libera dalla miseria e dalla alienazione.
Oggi, questa lezione del "Grande Esodo" è costruire il "mio popolo" perchè esca dall'Egitto. Oggi l'Egitto ha la forma dell'alienazione, dello sfruttamento, della fame, della disperazione. della morte, delle Americhe come "nuova Roma" che generano popoli di schiavitù, di derelitti, di oppressi.
Il "popolo della schiavitù" è il grande proletariato mondiale.
La lezione marxista sta in questa rottura storica: la storia non pensata ideologicamente, ma scritta dagli uomini viventi, nella loro condizione di schiavitù.
Il grande Esodo del proletariato è in essere, nella lotta, contro il Capitalismo economico, politico. culturale.
In Italia, essere rivoluzionario e essere consapevole che la costruzione di un nuovo ordine ha la necessità di fare il cammino dei lavoratori, dei proletari italiani, per costruire, per "lavorare" la ricostruzione di un nuovo modo di essere uomini per sé, con gli altri, per gli altri.
Essere rivoluzionario è avere coscienza che il proletariato è costruttore e "lavoratore" di storia.
Cosciente di essere contro l'Egitto per uscire nella Grande Speranza: la distruzione di ogni schiavitù.
Queste sono, schematicamente, come cattolico e come marxista. le mie ispirazioni fondamentali: il popolo nuovo, il proletariato; il Grande Esodo. la liberazione; gli uomini nuovi, costruttori di cieli sulla terra.
Stefano Brambilla
La veridica istoria di Villa Litta
la puntata
Sappiano dunque, Lor Signori, che correva l'anno 1686, in queste istesse contrade, lorquando tal Pietro Paolo Corbella, "Segretario della cancelleria segreta" (ricordino gli spregiatori quanto antichi e venerandi siano i nostri servizi di sicurezza!), trovandosi fra le mani un picciol gruzzoletto, frutto di suoi onesti servigi e sudati risparmi, passeggiava dubitoso per la strada Comacina.
"Che fo si diceva — ho da portarli in 'svizzera questi miei danari o potrò forse far del bene anche nell'amata mia patria?"
Non che lo infastidisse il pensier dei doganieri, chè, anzi, quelli, ancor più di oggi, sapevan bene come si trattano i signori. Gli era, piuttosto, che i miti ed industri transalpini, in difetto di occupazione e non godendo ancora della cassa integrazione pontificia, eccedevano a volte nello zelo e ampliando il bancario concetto di "cassa continua", vestivansi da lanzichenecchi e mobilitavansi essi stessi a bandir le giornate del risparmio, per mettere al sicuro da ogni sperpero, nei loro capaci forzieri, il ben d'Iddio che ovunque si trovasse.
"Ebben son politico e son patriotta — si disse il Corbella — lo sto coi Baroni in via dei Cinquecento. La patria è in crisi e per essa io saprò ancora sacrificar le mie sostanze. Qui son lavoratori ed io li investirò (..?!)"
Ciò detto e recatosi all'Ufficio dei Feudi Popolari un ne comprò (nomato Attori) che a manca della strada Comacina (prudenza non è mai troppa!), leggiadro gli era parso e appetibile molto.
E ancor dovea trattarsi di luogo certamente pio, se al vero rispondeva il fatto che fin l'arcivescovo Giovanni Visconti, quattro secoli innanzi, vi aveva eretto una sua magione e che di ben 10 cappelle si conservavano sassi o memorie.
"Comunisti e Mondo Cattolico"
Editori
Riuniti
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Il testo nella sua brevità e agilità di lettura presenta, oltre alla lettera di mons. Bettazzi a E. Berlinguer e la risposta di quest'ultimo, la nota dell'Osservatore Romano e la risposta dell'Unità.
Fa seguito un breve escursus storico con scritti di A. Gramsci, P. Togliatti, L. Longo e dello stesso E. Berlinguer. ll problema centrale del testo è un nodo politico, ideale, storico. Non solo la lettura è auspicabile per conoscere le varie posizioni, ma fondamentale è che questa lettura, nel dibattito, e nel confronto, diventi ispirazione ed "energia storica" capace di muovere "forze" sociali, politiche, economiche, ideali, tali da portare il nostro Stato fuori dalle "chiuse" ideologiche per costruire uno stato, un popolo "nuovi".
Affori - Villa Litta - Secolo XVIII
Importante
con Jane Fonda - Vanessa Redgrave - Jason Robards - Maximilian Schell
Regia: Fred Zinneman
Giudizio: ottimo
Fred Zinneman, buon regista della vecchia guardia americana (Mezzogiorno di Fuoco - Un cappello pieno di pioggia), ha colto ancora nel segno. In un momento che vive le contraddizioni più laceranti sull'argomento "donna", ha saputo raccontarci una storia che ha, come tema centrale, l'amicizia (quella vera) e la solidarietà tra due donne. Una (Jane Fonda) riesce finalmente ad affermarsi come scrittrice, mentre l'altra, Giulia, (Vanessa Redgrave) trovandosi a Vienna per studi all'inizio del secondo conflitto mondiale, dedica la propria attività alla causa socialista, aiutando chi combatte il nazismo e stabilendosi definitivamente a Berlino. La scrittrice tenta più volte di mettersi in contatto con Giulia, ma invano. Finché un giorno... non vi raccontiamo altro. Ci preme invece ribadire la bravura di Zinneman, che ci parla di solidarietà incondizionata tra due protagoniste (forse per la prima volta sullo schermo), di un episodio dell'ultima guerra, rompendo con la tradizione cinematografica che ci ha sempre proposto l'amicizia solidale solo in veste maschile. Tra la miriade di film che ha invaso le sale di
proiezione proponendo tutt'ora la donna come oggetto e simbolo sessuale (tematica che coinvolge purtroppo anche registi che hanno saputo darci ben altri prodotti), l'opera di Zinneman è da non perdere assolutamente.
Jane Fonda e Vanessa Redgrave si superano in bravura. Jason Robards, nella parte dell'amico e ispiratore della scrittrice, si ripropone come uno degli attori più intelligenti ed espressivi che ci sia dato di vedere. Stupenda la fotografia.
Mario Longagnani
A breve scadenza saranno in programma le elezioni per il rinnovo del comitato direttivo del gruppo Anziani / e del quartiere Comasina. Tutti i pensionati e le pensionate, che a tempo opportuno saranno informati con volantini e manifesti, sono invitati a partecipare a questa consultazione.
Nel vostro interesse, non mancate all'appuntamento!
Gruppo Anziani/e Comasina
Via Val di Bondo 13
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"Che, di meglio — disse il Corbella — il feudo è mio!"
E giura, taluno, che in un impeto poetico ci proponesse in versi: "Ricordate questi detti nel ricevere il Corbella: lo son l'avo di Gabetti, compra, vende e vi gabella!"
Orbene, portatosi sul territorio, il Corbella si diè subito da fare ad organizzare direttamente i coltivatori, provvedendo egli stesso a liberarli dal problema delle eccedenze di raccolto (che, magari, quelli sciagurati, avrebbero distrutto) e stimolando, nel contempo, la produzione, se i fannulloni volevano serbar qualcosa per le loro famiglie. Così evidenti furono i suoi meriti che giustamente e tosto gli giunse lo scatto anticipato e, con gran consolazione di ognuno, anco Attori s'ebbe il suo marchese.
Or qualche rozzo e insensibile contemporaneo, in cui non v'ha memoria degli antichi disagi, non si figurerà il travaglio del pover Pietro Paolo, costretto a pendolar con carrozze tra Milano e il suo feudo.
"Alle corte! — si disse — ogni bottegaro ha la seconda casa ai mari e ai monti ed io che son marchese patirò queste tribolazioni? E non vedo io, forse, in quale crisi versa l'edilizia, e come oziosi se ne stanno carpentieri e muratori e quanti giovini, iscritti alle liste speciali, ambirebbero divenire mia eletta manovalanza?"
Ciò detto e preso un fazzoletto di terra di poco più che 200.000 mq., richiamò quivi artisti, architetti e lavoranti e lor parlò dicendo:
"Qui mi farete una nobil villa che, non so come, chiameranno Litta; sulla quale un giorno, si faranno studi e ricerche scolastiche".
Ailor si fece un gran cantiere e lieto ognuno lavorò per la storia.
Che, se vorrete, noi continueremo, Villicus
pagina 6 Aac- -----__A n. 3 - Marzo 1978
Un film che vi consigliamo: GIULIA
Sport
La Cenerentola
È proprio la Cenerentola, si chiama Tennis Tavolo ma quasi tutti lo chiamamo ping-pong. Pochissimi però sanno che qui in Zona 8 abbiamo dei grossi talenti e che vi sono "clubs" dove è possibile praticare attivamente questo sport.
Perchè proprio di sport si tratta e non dei minori, dal punto di vista dello sforzo e dell'impegno agonistico che richiede.
Certo tutti ricordiamo che il tennis da tavolo fu il veicolo della distensione fra Stati Uniti e Cina ma credo che in pochi si siano chiesti dove fosse possibile praticarlo, fuori da quei Paesi.
Ebbene, ora ve lo diciamo: è possibile rivolgersi alla Polisportiva AFFORI, via Iseo 4; al Club dei Genitori "AFFORI" di via Scialoia 18; e si gioca anche in moltissimi CRAL aziendali e fra questi alla Max Meyer, alla Carlo Erba, alla I.V.I., alla SASEA ed in svariati altri.
La domanda ora è questa: con la carenza, da nazione del Terzo Mondo, di strutture sportive che abbiamo, non sarebbe opportuno guardare con occhio diverso e più attento a questo sport che ha il grandissimo pregio di costare poco e di occupare pochissimo spazio?
Ma certamente i responsabili dei bilanci nazionali dello Sport preferiscono patrocinare i concorsi ippici, sostenuti in questo dalla rosea "Gazzetta dello Sport" che preferisce dedicare una pagina intera all'unghia incarnata di qualche fenomeno del "foot-ball" piuttosto che occuparsi di quegli sports che considera minori, come ad esempio il rugby, del quale pubblica a stento e con degnazione la classifica della serie A.
Appare chiaro che sino a quando avremo le suddette situazioni anche per gli amici del Tennis tavolo vi saranno grandi difficoltà ed è proprio un peccato perchè sarebbe facilissimo diffonderlo e farlo praticare nelle scuole. Pazienza... abbiamo Rivera e Zoff.
Roberto Previtali
a' leggete diffondete
Gli alunni della V^ B di Via Comasina, ci hanno inviato questo "Progetto", ripescato dal loro archivio.
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In programma al cinema Picadilly
Il presente ciclo di film nasce dall'esperienza che la commissione cultura del Consiglio di Zona 8, il F.A.C. (Comitato regionale per la diffusione del film di arte e cultura), la Biblioteca di Affori e i circoli giovanili della zona hanno realizzato sia sulla base dell'analoga iniziativa realizzata lo scorso anno, che degli ulteriori lavori in comune.
Il nuovo ciclo, più lungo del precedente, tratta di aspetti repressivi presenti nelle istituzioni e negli istituti psichiatrici.
Nella programmazione si è volutamente tenuto conto della qualità dei film offerti, già singolarmente capaci di fornire un valido messaggio culturale.
Sono anche previste delle iniziative in zona a completamento degli argomenti trattati dalle proiezioni.
Tali iniziative sono state ideate per permettere una maggiore presa di coscienza dei temi trattati.
Commissione Cultura Consiglio di Zona 8
martedì 14 marzo 1978
QUALCUNO VOLO' SUL
NIDO DEL CUCULO di Milos Forman
martedì 21 marzo 1978
ACTAS DE MARUSIA di Miguel Littin
martedì 28 marzo 1978
SANGUE DI CONDOR di Yorge Sanjines
martedì 4 aprile 1978
SAN MICHELE AVEVA
UN GALLO dei fratelli Taviani
martedì 11 aprile 1978
SUGARLAND EXPRESS di Steven Spielberg
martedì 18 aprile 1978
QUEL POMERIGGIO DI UN GIORNO DA CANI di Sidney Lumet
martedì 2 maggio 1978
IL TEMPO DELL'INIZIO di Luigi Di Gianni
martedì 9 maggio 1978
LA TIERRA PROMETIDA di Miguel Littin
martedì 16 maggio 1978
EL CHACAL DE NAHUELTORO di Miguel Littin
martedì 23 maggio 1978
GIORDANO BRUNO di Giuliano Montaldo
martedì 30 maggio 1978
PRIMA PAGINA di Billy Wilder
martedì 6 giugno 1978
FORTEZZE VUOTE di Gianni Serra
LE NOTIZIE UTILI DI ZONA
CONFERENZE - DIBATTITO
Ciclo sulla problematica religiosa
È evidente l'interesse rappresentato per tutti dalla problematica religiosa in senso lato. Tale esigenza è particolarmente sentita nella zona di influenza della biblioteca (Zone 8 e 7) in cui si registrano esperienze varie nel mondo cattolico ed altre esperienze e fermenti nel più vasto campo religioso. Il discorso, del resto, interessa credenti e non credenti.
Con tale apertura si è pensato di avviare un dibattito che, partendo dalla proposta promozionale di alcuni temi di interesse generale, potrebbe, poi, svilupparsi nelle direzioni richieste dai partecipanti. Questo
10 ciclo è stato studiato con la collaborazione di Amilcare Giudici — teologo ed esperto di problemi religiosi — e di alcune persone interessate delle zone. Il programma, che attende però qualche conferma è il seguente:
14 aprile 1978 - ore 21
SERVE AVERE UNA FEDE? IN CHE COSA CREDE OGGI...? Lidia Menapace
28 aprile 1978 - ore 21
COSA STA AVVENENDO NEL MONDO CATTOLICO Mario Cuminetti
12 maggio 1978 - ore 21
UN CONCILIO DIMENTICATO
26 maggio 1978 - ore 21
LA COMUNITA - TRA PERSONALE E POLITICO
STRUTTURA DELL'ESPERIENZA RELIGIOSA
Le relazioni saranno seguite da dibattito.
Coordinatore: Amilcare Guidici
Salone di villa Litta
Pittura
Raniero La Valle - COME BASE E
Franco Barbero
L'articolo apparso sul n. 1 di ABC e riguardante le iniziative sportive e le relative strutture esistenti nella zona 8, fornisce alcuni interessanti spunti per aprire un dibattito necessario e urgente sulla natura dello sport, sulla sua funzione sociale, sul suo possibile ruolo nei confronti della salute e dell'equilibrio psico - fisico dell'individuo nelle società industriali occidentali, come la nostra.
Mi sembra utile partire da alcune constatazioni, semplici e, in parte, scontate, ma assai evidenti:
sportiva. E proprio il traguardo della pratica sportiva di massa dovrebbe essere assunto come impegno prioritario degli organismi politici del settore.
dalli 1-3 al 24-3
personale del pittore Romano Bettinelli
dal 25-3 al 7-4
personale del pittore Nino Zuccarelli
dall'8-4 al 20-4
personale del pittore Angelo Testa
Musica
"Invito all'ascolto", ciclo musicale promosso dalle Biblioteche pubbliche Comunali e dedicato ai giovani artisti:
4° concerto 15-4-78 - ore 17
Concerto per pianoforte
Musiche di Mozart, Beethoven, Liszt
Pianista Massimo Belloni
"Circolo Culturale Villa Litta"
Concerto vocale e strumentale 17-3-78
Mobuko Mizuno soprano lirico
Sergio Costantinidio tenore leggero
Aldo Maioli baritono
Adriano Bassi pianista
G. Franco Chierici 2' clarino della Scala
Chiamate d'emergenza
7733 Autoambulanze, servizio di Pronto Soccorso. 3883 Servizio medico urgente
Croce Viola Dergano
Servizio pubblici e sociali comunali
Consiglio di Zona n. 8 - V.le Affori 21
Comitato Sanitario di Zona n. 8 - V.le Affori 21 6464762
Servizio anagrafe - V.le Affori 21
Certi(icato a domicilio
Ufficio informazioni e reclami
Vigilanza urbana di zona - V.le Affori 21
Biblioteca comunale "Villa Litta" - V.le Affori 21
Centro di prestito - Via del Tamigi
Ufficio d'Igiene - V.le Affori 21
- Medico dirigente
- Vaccinazioni obbligatorie
- Condotta medica, Dispensario farmaceutico la diagnosi precoce dei tumori dell'utero
Centro S.M.A.L. - Servizio Medicina preventiva Ambienti di Lavoro - V.le Affori 21
E.C.A. - Ente Comunale di Assistenza, Centro Sociale - V.le Affori 21
Ricovero sfrattati - Via Novara 19
Centro pre-addestramento al lavoro - V.le Affori 21
Servizio sociale comunale - V.le Affori 21
Centro sociale - Via del Tamigi 7
Centro sociale - Via Spadini 15
Centro sociale - Via Val di Bondo 9
Centro sportivo "Ripamonti" - Via Iseo, 4
Piscina - Via V. da Seregno-Fermi
Vendite controllate SO.VE.CO
Lunedì pomeriggio: Via Assietta angolo Via Gabbro
Martedì pomeriggio: Via Fabriano angolo via Chianciano Via Val di Bondo
Venerdì pomeriggio: V.le Affori angolo via Faccio Via Val di Bondo
Sabato pomeriggio: P.za Bruzzano VARIE
1) in Italia lo sport non è fenomeno di massa, essendo praticato attivamente (cioè non "passivamente", di spettatore o "tifoso") da una percentuale ancora troppo ristretta di persone: si tratta, in genere, di professionisti, semi - professionisti, dilettanti volonterosi, semplici cittadini animati da motivazioni personali,. 2) la quota più massiccia delle risorse finanziarie, delle strutture edilizie e territoriali (stadi, campi, piscine, palestre, ecc.), dei preparatori atletici, degli addetti tecnici e ausiliari, viene assorbita da pochi sport privilegiati, fra i quali primeggia il calcio, seguito dal tennis, dallo sci e dal pugilato;
3) l'utilizzazione dei mezzi finanziari, degli impianti e del personale, quando non è direttamente finalizzata al professionismo, avviene ciononostante in modo disorganico, parziale, "polverizzato".
Una delle possibili spiegazioni di tale sviluppo distorto della pratica sportiva può essere individuata nella mercificazione dello sport, ossia nella subordinazione di tale settore di attività ad interessi principalmente economici.
Si può poi riconoscere nel divismo, nella ricerca esasperata del campione e del risultato spettacolare, un'altra possibile causa di tale "degenerazione".
Vi è poi da spiegare la tendenza, presente in molti strati sociali e, soprattutto, in particolari fasce di età di cittadini, a rifuggire la pratica sportiva. Non potrebbe, tale fenomeno negativo, indicare una "eredità culturale" del ventennio fascista, durante il quale lo sport venne concepito come "obbligo" per il cittadino, come forma di coercizione individuale e collettiva, piegandolo ad interessi propagandistici di regime? Da qui forse potrebbe derivare quella tendenza istintiva, da parte di molti, a rifiutare lo sport attivo: un fenomeno, per certi versi, analogo al "rifiuto della politica", qualunquistico e, in ultima analisi, conservatore, tanto diffuso fra le vecchie generazioni dei ceti medi.
Quale potrebbe essere, invece, una visione dello sport che ne facesse un elemento integrativo rispetto all'attività lavorativa manuale e intellettuale, da collocarsi al fianco di altre iniziative culturali e ricreative? Beninteso in un modello di società democratica che avesse, fra i suoi obiettivi primari, la realizzazione del massimo di benessere, di giustizia sociale, di salute, e, perché no, di felicità per tutti i suoi cittadini.
L'attività sportiva dovrebbe recuperare, anzitutto, il carattere disinteressato, dilettantistico, svincolandola da interessi economici. Presupposto indispensabile sarebbe certo costituito dall'adeguamento delle condizioni materiali necessarie a garantire a tutti le stesse possibilità di fare pratica
I primati, i records, la scoperta del campione, non potrebbero divenire che aspetti collaterali, positivi ma non essenziali. E d'altra parte, quando Io sport diviene realmente fenomeno di massa, le probabilità di individuare atleti capaci di prestazioni eccezionali crescono enormemente: si vedano in proposito le esperienze di altri Paesi, socialisti o capitalistici. Vi è, senza dubbio, da smantellare una rete capillare e solidissima di interessi e di speculazioni, attraverso un processo, culturale e sociale, di critica all'attuale organizzazione dello sport e di riappropriazione, da parte del singolo, ma attraverso le forze politiche e sociali che condividono questa impostazione, di una mentalità sportiva e di una gestione delle strutture che favoriscano la partecipazione attiva e costante ai momenti sportivi. Si eviterà così quel deleterio fenomeno, a tutti noto, della "proiezione" passiva nelle imprese domenicali del divo e del campione, attraverso il "tifo" e la semplice contemplazione dello spettacolo, che sono le strade della alienazione da sport.
Non mancano comunque segni assai positivi di un interesse e di un intervento da parte delle organizzazioni sindacali che operano anche nei settori culturali e sportivi. Questo potrebbe portare, entro tempi ragionevoli, ad una profonda modificazione di una tradizione distorta e carica di conseguenze sociali assai negative.
Franco Previtali
Numero unico in attesa di autorizzazione
Redazione: Via Astesani, 27 Mario Migliaccio, Andrea Colombo, Mario Longagnani, Roberto Previtali
Fotografia e impaginazione: Sergio Ferrario
Direttore responsabile: Edoardo Gardumi
Hanno collaborato a questo numero:
Prof. Gianni Pellicciari, Stefano Brambilla, Laura Campana, Franco Cervo, Loredana Sorci Katiuscia, Sergio Zurlo, classe VB, A. Negri, Maria Grazia Sansone.
Stampa:
Coop. "Il Guado" Robecchetto con lndu no (Mi) Tel. 0331/881475.
La redazione si riserva di decidere se e in quale numero pubblicare il materiale pervenuto. Gli articoli - o qualunque altro tipo di materiale consegnato o inviatonon vengono restituiti.
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Gaeta/Sand sabato mat. Via Ciccotti Taxi: V.le Affori - 6456713 P.za Gasparri - 6462380 Carabinieri, Stazione di Affori: Via Claldini 131 - 6450041 Commissariato P.S. "Cenisio": Via Chianciano 6 - 6453014 C.U.Z. - Consiglio Unitazione di Zona sindacale, zone 7-8: Via Mercantini 15 - 3760566 LABORATORIO CONFEZIONI PELLICCERIA CIANFAGNA CLAUDIO VIA FORNI 72 - ABIT. 6453571 LABORATORIO: SOLARO - 9690965 pagina 8 n. 3 - Marzo 1978
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