CANONE SOCIALE PER GLI INQUILINI I.A.C.P.

Oggi, nel contesto della gravissima situazione di crisi, uno dei problemi che si avvertono con più acutezza è quello della casa.
Nel passato questo problema venne affrontato, attraverso scelte politiche fatte in trent'anni di malgoverno, privilegiando la grande speculazione privata a danno dell intervento pubblico, infatti mentre nel nostro Paese l'Edilizia Pubblica rappresenta solo 7% del totale in altri paesi dell'Europa occidentale essa rappresenta il 50% e più.
Questo sta a dimostrare come l'equilibrio e la qualità della condizione urbana sia stato gravemente compromesso da un tipo di sviluppo clientelare e speculativo ben lontano da una visione complessiva dell'uso del territorio capace di legare un rapporto serio fra Edilizia Pubblica e Privata per uno sviluppo più razionale della città.
È necessario che e scelte po-
litiche si modifichino profondamente; uno sforzo notevole è stato fatto dalla Giunta democratica di Milano ponendo, subito dopo il suo insediamento, la casa fra le priorità e realizzando in 18 mesi di amministrazione quello che da decenni si prometteva invano. Sono stati istituiti importanti strumenti urbanistici indispensabili per potere operare nel settore edilizio, primo fra tutti il Piano Regolatore Generale, il piano di 167 per il risanamento della edilizia degradata sotto controllo pubblico, il piano dei servizi e infine il nuovo regolamento edilizio attualmente in Regione per l'approvazione.
Strumenti essenziali per inquadrare le prospettive generali di fondo in grado di creare le condizioni per interventi a medio e lungo termine verso l'utilizzo rigoroso del patrimonio pubblico privato.
Uno degli obbiettivi, nell'ot-
tica di una gestione corretta del patrimonio pubblico esistente, è l'avvio del risanamento, della democratizzazione e del rilancio dell'Istituto Autonomo Case Popolari, non solo per gestire ma soprattutto per costruire nuovi alloggi.
Per capire le difficoltà che esistono per avviare questo processo di rinnovamento è bene conoscere la situazione che il nuovo Consiglio di Amministrazione dell'I.A.C.P. ha ereditato dal precedente.
Un pauroso deficit di oltre 50 miliardi (17 per morosità) determinato da una gestione clientelare, da sprechi e da un accentramento burocratico di tutte le competenze decisionali illegittime incapaci di contrastare decisamente la politica delle occupazioni che ha determinato una situazione estremamente pesante per lo stesso bilancio.
Ora, dopo il mutamento del
Luci ed ombre al Gallaratese
quadro politico avvenuto nella nostra città, qualche sintomo di mutamento, anche se limitato, sta emergendo all'interno del nuovo Consiglio di Amministrazione: è stato approvato il regolamento di gestione delle commissioni decentrate, si è avviato un processo di ristrutturazione dell'Ente sulla base di principi riformatori e, in attuazione della legge 865, l'applicazione del Canone Sociale per il quale è stato raggiunto un accordo tra il Comune di Milano e lo I.A.C.P. Provinciale con il contributo di tutte le organizzazioni sindacali degli inquilini e della Federazione C.G.I.L.C.I.S.L. - U.I.L.
Il giudizio su questo accordo (che deve essere conosciuto e propagandato) non può che essere sostanzialmente positivo, per i principi a cui si ispira, che vanno nel senso di un rapporto di giustizia sociale, perchè afferma che chi più ha più paga determinando l'affitto in base al reddito.
Uno dei dati più rilevanti è che secondo questo criterio il 64% delle famglie avrà una dimunuzione dell'affitto che in ogni caso inciderà mediamente del 7-8% sul reddito familiare.
Questo è un risultato politico che va sottolineato perchè elimina una grossa ingiustizia che si creava con il vecchio metodo di formazione degli affitti sulla base di criteri legati ai costi di produzione, al costo del denaro, ai tipi di finanziamenti e alla durata degli stessi, con il risultato di fissare affitti che una fascia di lavoratori e di pensionati erano impossibilitati a pagare.
L'accordo prevede che gli affitti vengano determinati tenedo conto delle fasce di reddito e calcolati in modo di coprire i costi di: a) Ammortamento b) Gestione c)Manutenzione, con l'intento di tutelare e difendere i redditi degli strati sociali più deboli, come i pensionati, dal-
l'inflazione e di contenere le spese attraverso una rigorosa battaglia agli sprechi.
Vengono poi introdotti criteri di detrazione per le famiglie numerose da 5 componenti e oltre in modo percentuale sulla base delle fasce di reddito.
Va tenuto in considerazione un dato limitativo che dovrà essere riveduto ed è quello della differenzazione degli alloggi secondo l'anno di costruzione cioè se costruiti prima o dopo il 1955, perchè la suddivisione dovrà essere fatta in base ad elementi più oggettivi.
Per quanto riguarda la revoca dell'alloggio fissata per legge al tetto di L. 7.200.000 (reddito familiare globale) agli assegnatari interessati verrà stipulato un contratto precario in attesa di una collocazione tenendo conto delle caratteristiche familiari, mentre per i redditi superiori ai 10.000.000 e in particolare per le famiglie composte da 1 o 2 persone l'alloggio dovrà essere liberato al più' presto possibile.
Questa parte dell'accordo sarà applicata nella misura in cui si creeranno le condizioni di un rilancio dell'Edilizia Convenzionata attraverso il risanamento o la ricostruzione del patrimonio edilizio soggetto al vincolo della legge 167.
Nel senso dell'utilizzo rigoroso del patrimonio esistente va anche l'applicazione dell'accordo per le famiglie di 1 o 2 persone che abitano in alloggi di 3 o più vani che fa scattare un aumento del 40% dell'affitto qualora non si accetti il cambio dell'alloggio.
Questa necessità si pone nel rispetto di coloro che abitano in condizioni di affollamento e quindi con una estrema necessità di una casa più adeguata, si tratta di fare uno sforzo attuando tutte le iniziative in grado di stimolare la politica dei cambi (segue a pag. 21
È stato più volte affermato che il Gallaratese, rispetto ad altri quartieri similari, gode di particolari privilegi riscontrabili in tutta una serie di servizi e strutture sociali, quanto 'mai carenti altrove, ed effettivamente bisogna riconoscere che ciò è almeno in parte vero, soprattutto per quanto si riferisce alla grande disponibilità di verde, oggi tanto scarso e ricercato. A ciò si aggiunga la considerevole disponibilità di attrezzature sportive che permettono la pratica di quasi tutte le discipline. Inoltre è ben visibile a tutti il grande fervore di opere in corso, le quali, a. lavori ultimati, consentiranno al nostro quartiere di poter disporre del più moderno e veloce mezzo di trasporto pubblico urbano. Per altro, non va dimenticato che con la' recente inaugurazione del nuovo mercato comunale, ubicato in Via Chiarelli, il
quartiere si è arricchito di un moderno e capace centro distributivo polivalente, comprensivo anche di una farmacia comunale e ciò è stato particolarmente gradito dai numerosi abitanti del settore sud-est del rione, in precedenza costretti a lunghe e faticose trasferte per provvedere alle normali giornaliere necessità familiari.
È comunque doveroso ricordare che tutto quanto è stato ottenuto, per migliorare le condizioni di abitabilità del nostro quartiere, è in buona misura il frutto di lunghe e appassionate lotte sostenute dalla parte più attiva degli abitanti, guidati dai vari organismi democratici operanti nella zona.
Purtroppo, tanto per non smentire la regola che vede in ogni medaglia un immancabile rovescio, anche nel caso in trattazione, esistono, e so-
no ancora numerose, situazioni quanto mai precarie che richiedono una loro sollecita e positiva soluzione. A tale proposito, è bene richiamare ancora una volta l'attenzione dei competenti organi responsabili, sul grave e igienicamente pericoloso problema costituito dalla presenza, nel citato settore, della tanto chiaccherata "centralina pilota", la quale avrebbe dovuto assolvere il compito di depurare tutte le acque luride del quartiere.
SOMMARIO
Un quartiere al mese: TRENNO Verso l'istituzione del vigile di quartiere
Una studentessa del Vittorio Veneto: "Essere giovani e studenti oggi"
Una iniziativa nel campo delle tossicomanie
ll commercio ambulante
Senonchè, tale impianto, che deve essere costato un occhio al Comune, non ha mai funzionato a dovere e tutt'ora procede a singhiozzo, tanto che le acque luride vengono quasi sempre scaricate direttamente nell'Olona, senza essere sottoposte al previsto processo di depurazione. Ebbene potrà sembrare zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA un parados(segue a pag. 2)
Dalla prima:
(che non vuol dire, come qualcuno va dicendo, dalla casa alla strada) tenendo conto delle esigenze degli inquilini, del loro ambiente soprattutto nei confronti dei pensionati.
Canone sociale Il problema della integrazione sociale degli handicappati
Il gravoso deficit dello I.A.C.P. che ora, con la soppressione di enti come la GESCAL, l'INCIS, l'INA CASA, assume la gestione di tutto il patrimonio residenziale pubblico, pone l'esigenza del risanamento del bilancio anche attraverso un piano di recupero delle morosità.
Con l'applicazione del canone sociale la morosità si esprime come una scelta politica ben precisa che si colloca contro la collettività, questa scelta non danneggia solo l'Istituto ma soprattutto i lavoratori che pagano per l'edilizia popolare senza avere una casa popolare, perciò sottrae alloggi ad altri lavoratori. È bene poi sottolineare che perchè l'inquilino paghi all'Istituto solo i servizi che questo gli offre è necessario che le
commissioni decentrate dell'Istituto Autonomo Case Popolari e gli assegnatari siano messi in condizioni di poter controllare le spese, per eliminare gli sprechi con un confronto continuo e costante, tutelando così un patrimonio che è di tutta la collettività.
Per questo va affrontato il problema delle manutenzioni, attuando un piano di manutenzioni straordinarie che consenta di precedere successivamente ad un programma di interventi che migliorino, le condizioni di abitabilità, creando più fiducia tra gli inquilini e avviando rapidamente, con la partecipazione, una gestione decentrata e democratica del patrimonio edilizio pubblico. L accordo sul canone sociale va visto quindi nella logica del superamento del carattere assistenziale e della gestione deficitaria, per consentire il riutilizzo dei capitali in nuovi investimenti per nuovi alloggi di edilizia economica e popolare.
Di fronte all'urgenza che il problema dell'inserimento degli handicappati pone alle zone 18 e 19 per le sue vasteproporzioni ed anche per iniziare finalmente un discorso di coordinamento e di confronto tra le varie scuole che questo problema hanno affrontato e stanno affrontando (purtroppo fino ad oggi in maniera piuttosto autonoma), il Consiglio Unitario di Zona CgilCisl-Uil ha promosso, nel corso dell'anno scolastico che sta per concludersi, una serie di incontri, cui hanno partecipato insegnanti genitori, rappresentanti sindacali ed operatori sociali.
I dibattiti che ne sono seguiti hanno cercato di approfondire non soltanto i vari aspetti connessi al problema dell'handicappato nella scuola e nella vita sociale in genere (quali la didattica, le strutture fisiche ed istituzionali della scuola e dell'ambiente di lavoro), ma anche il risvolto psicologico ed il significato politico che motiva la volontà o meno di inserimento.
so, ma gli abitanti delle case costruite nelle immediate vicinanze di detta centralina, si augurano che questa non debba mai funzionare, in quanto quando è attiva, ed è in corso il processo di depurazione, si riempie la grande vasca di decantazione di liquame putrido, con il risultato che, a seconda dei capricci del vento o della pressione atmosferica, tutto il settore viene invaso delle esaltazioni pestifere provenienti dalla vasca stessa e naturalmente anche dall'Olona che in quel punto è ancora scoperto. Ad aggravare maggiormente la situazione, concorrono ft imprese specializzate nei lavori di spurgo dei pozzi neri operanti nel territorio del Comune.
Infatti dette imprese, su indicazione degli uffici competenti, mandano i propri automezzi a scaricare i liquami putridi in una apposita botola situata all'esterno della centralina e comunicante sia con il depuratore che con il sottostante Olona.
Ebbene questo raccoglitore di putridume, che almeno nelle intenzioni dei suoi ideatori, avrebbe dovuto convogliare il liquame nella centralina per essere depurato, si trova su un'area aperta al pubblico e, quel
COMUNE DI MILANO
Ripartizione Urbanistica - Piano Regolatore - Atti Municipali N. 222959 /1798 P.R. 76.
Pubblicazione del progetto di Piano particolareggiato in esecuzione della variante al vigente P.R.G. adottata dal Consiglio Comunale il 13.6.1973. riguardante il Quartiere Gallaratese, comprensorio sud-est, spina centrale.
IL SINDACO a sensi e per gli effetti della Legge
Urbanistica 17.8.1942, n. 1150 e successive modificazioni ed integrazioni.

AVVISA
che gli atti di progetto del Piano
Particolareggiato di esecuzione della variante al vigente Piano Regolatore Generale adottata dal Consiglio Comunale il 13.6.1973, riguardante il Quartiere Gallaratese, comprensorio Sud-Est, spina centrale, saranno depositati in libera visione al pubblico, nel Palazzo degli Uffici Municipali, via Pirelli n. 39, 21" piano, a far tempo dal giorno 2 maggio 1977 fino al 31 aggio
L1977 col seguente orario: nei giorni tla lunedì a venerdì dalle ore 9 alle
che è peggio, a pochi metri dalla recinzione che delimita il giardino dove giocano normalmente i bambini della scuola materna di via Chiarelli.
Si aggiunge che in qualche caso il condotto flessibile che travasa il liquame dall'autobotte alla botola, sfugge al controllo del personale addetto, andando con ciò ad irrorare tutta l'area circostante, con le conseguenze che è facile immaginare. Comunque il quadro della situazione non sarebbe completo se non si accennasse al fatto che tutta la zona di cui trattasi è infestata anche da torme di famelici roditori della migliore specie, i quali, sicuramente, si stanno già preparando ad assaltare in massa il nuovo mercato costruito proprio ai margini del loro feudo.
Ecco, in breve, queste sono alcune delle ombre che oggi caratterizzano il Gallaratese, ombre che per la loro natura rappresentano un vero pericolo per la salute dei cittadini, costretti a sopportare un tale stato di fatto. Non si aspetti che accada il peggio per poi piangere sul latte versato, come purtroppo accade oggi un po' dovunque.
Giocchi Vittorio
ore 12 e dalle ore 14,30 alle ore 16, nei giorni di sabato, semifestvi e festivi, dalle ore 10 alle ore 12.
Le eventuali opposizioni ed osservazioni al progetto stesso, a' sensi dell'art. 15 della Legge Urbanistica 17.8.1942, n. 1150 e successive modificazioni ed integrazioni, dovranno essere redatte in triplice copia, di cui una su carta legale e presentate all'Ufficio Protocollo Generale in via Case Rotte, 2 entro le ore 16 del giorno 30 giugno 1977. Anche i grafici che eventualmente fosserfo prodotti a corredo di dette opposizioni e osservazioni dovranno essere muniti di competente marca da bollo, in relazione alla loro dimensione. Detto termine di presentazione delle opposizioni e delle osservazioni è perentorio, pertanto, quelle che pervenissero oltre il termine sopraindicato, non saranno prese in considerazione.
Dalla residenza municipale, li 18 aprile 1977.
Il Segretario Generale (A. Romano) Il Sindaco (C. Tognoli)
È stata poi svolta un'indagine capillare sulla situazione scolastica delle zone 18 e 19 rispetto al problema, che ha posto in rilievo nuovi interrogativi, ma anche grosse certezze. Si è cercato di sensibilczzare l'opinione pubblica dei vari quartieri mediante una serie di incontri soprattutto nelle scuole, negli ambienti di lavoro, nei consigli di fabbrica, ma anche in vari centri sociali e religiosi, e si è cercato di pubblicizzare il problema anche attraverso una serie di trasmissioni radiofoniche sui canali 96, 101 e Radio Regione, dove genitori ed insegnanti hanno portato la testimonianza delle loro esperienze.
Tutto questo lavoro ha portato al Convegno Interzonale del 20-21 maggio, tenutosi presso la Fondazione Don Gnocchi, con l'intento di sintesi e concretizzazione di proposte.
Il discorso sulle proposte ha investito maggiormente cinque argomenti:
do di istruzione anche igienica, alimentazione insufficiente ecc.); coordinamento dei servizi terriffl toriali: (Sime - centri di igiene mentale - consultori - servizi di medicina scolastica - centri specialistici di rieducazione ed ospedalieri, ecc.), che in genere agiscono in maniera autonoma gli uni dagli altri; formazione di una commissione zonale per l'inserimento degli handicappati: con poteri ed autorità effettivi per superare tutta quella serie di ostacoli anche burocratici, che la famiglia del-
l'handicappato di solito incontra quando si pone il problema del1 inserimento e che riesca a coinvolgere soprattutto il mondo della scuola; corsi di aggiornamento zonali e di riqualificazione del personale docente: alla cui gestione siano coinvolti pure il Sime, i sindacati, il Consiglio di Zona e gli insegnanti stessi; apertura al territorio dell'istituto Don Gnocchi: con il prezioso contributo del personale specializzato e delle strutture che gli sono proprie.
Patrizia Roversi
AL SERVIZIO DELLA COMUNITA
Il mercato di via Chiarelli
11 5 maggio è stato finalmente aperto il mercato comunale di via Chiarelli. Finalmente è la parola giusta, perchè non si può negare che la gestazione non sia stata lunga. Sono da ricordare gli anni per strappare alla giunta comunale questo servizio essenziale e poi altri anni per la costruzione: finalmente, dopo tanti rimandi, l'apertura.
Penso che sia opportuno ricordare che questo nuovo servizio non esisterebbe se non ci fosse stato il comitato popolare di quartiere: a battersi per questo mercato non è stata la popolazione del solo subquartiere di via Chiarelli, ma sono stati tutti quegli abitanti che in un tempo non troppo lontano si sono uniti nel movimento del comitato popolare. Per inciso, c'è da chiedersi se i problemi del quartiere, ma anche della città intera, non eistano più, cioè siano tutti risolti, per lasciare perdere un'idea-movimento che, gestita con la parte,:ipazione di base e senza corporativismi come si è tentato con successo di fare in passato, potrebbe aiutarci a gestire come comunità la città. E problemi ce ne sono tanti, forse più che in passato: oltre a quelli del quartiere, piano particolareggiato e sua realizzazione (in particolare il centro comunitario), ricordiamo quelli della città: occupazione, delinquenza, ecologia, droga, ambiente sanitario accertamenti fiscali ecc.
Ma veniamo un po' al mercato perchè, è vero, è bello e utile e forse an-
che un centro, oltre che per far la spesa, per incontrarci, ma bisogna che la partecipazione continui e aumenti, per non trovarci fra poco con un mercato brutto, caro e... deserto. Senza piangere sul fatto che il bar-tabaccheria non sia stato fatto, ed io penso sarebbe stato un grosso servizio specialmente per i più anziani. Centro di scambio in un quartiere ancora dormitorio, ecco il problema che deve essere risolto al più presto: il mercato è per tutti ed allora sono urgenti i passaggi pedonali che lo uniscono con via Cechov: solo cosi potrebbe diventare quello che è la piazza per il paese. Altro problema è la farmacia: che non diventi un problema come quello di via Appennini, che è stato troppo lungo da risolvere. Se poi per aprirla si pensa come si paventa di chiudere l'entrata che guarda verso l'asilo, a parer mio non va bene: sarebbe come chiudere un'entrata della galleria di piazza del Duomo. Inoltre si invitano i commercianti a tener presente che operano in un quartiere popolare, dove le esigenze non sono solo quelle di avere dei prodotti bellissimi ed extra (benchè a zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA prezzi inferiori a quelli dei negozi), ma anche dei prodotti certamente buoni, ma di largo consumo. e a prezzi alla portata di tutti. Infatti una tale politca di vendita non escluderebbe dall'utenza una grossa fetta della popolazione.
Roberto RizzoliCRONACHE FAMIGLIARI
Interpreti di queste cronache sono sempre gli stessi: Mia moglie, 40 anni casalinga; Mia figlia, 19 anni, quinta liceo Scientifico; Mio figlio, 13 anni, seconda Scuola media; Io, 42 anni, impiegato presso una azienda di Milano; Poi tutti Voi, del Garraratese e non.
I) la prevenzione: se è giusto parlare ed incoraggiare l'inserimento, è sacrosanto lottare perchè vengano rimosse le cause che sono Ia causa dell'insorgere dell'handicap (ambiente malsano di lavoro, inquinamento, basso graDomenica scorsa è uscito un raggio di sole.
"Bisogna pensare alle vacanze, ragazzi, ormai ci siamo" mi son detto.
Ci siamo messi in macchina, la moglie, mio figlio ed io, e siamo andati a cercare. Mia figlia non è venuta. Mi ha fatto sapere che loro le vacanze lefaranno e quando vogliono, lei cioè e il suo collettivo liceale, anche perchè prima devono dare la maturità. "Forse andremo su qualche isola deserta, noi donne da sole, con la natura, senza condizionamenti".
Lasciamo la novella Robinson Crosue a casa e andiamo a Novegro, nei pressi dell'Idroscalo.
È in corso la mostra "Italia Vacanze": Roulottes, tende, villini prefabbricati, ecc.
Mio figlio vuole la tenda "Andiamo in campeggio, vicino al mare, ci prendiamo una barca con il motore, facciamo la pesca subacquea..."
Interviene Lei, mia moglie, "Eh, no, miei cari. Niente campeggio. Io in vacanza ci vado per riposarmi, già lavoro tutto l'anno come una serva a casa e adesso vorreste farmi anche spignattare sui fornelli, in mezzo alle formiche e alle vespe. Eppoi i reumatismi, dove li mettiamo i reumatismi?Sotto la tenda, in mezzo all'umidità soprattutto se arriva qualche temporale. No. Qui ci vuole una bella pensione. Dormire e mangiare sen-
za fare fatica, almeno per due settimane all'anno".
Pensione o campeggio, dunque. Ci avviciniamo ad una casa prefabbricata: bellissima, non manca proprio niente. È perfino più bella di casa nostra. Prezzo?
"Solo venti milioni, signore, su terreno suo naturalmente".
"Che sbianca, papà" infierisce il mio piccolo campeggiatore "Cosa credevi, che te la regalassero?"
Eppure mi sarebbe piaciuta, una casetta come quella. Al mare, al lago, in montagna, in collina, dovunque, persino sul Monte Stella.
Rivolgiamo allora la nostra attenzione alle roulottes. È una idea, ma c'è il problema del trasporto oltre a quello del costo e di far da mangiare, rifare i letti...
Torniamo verso casa pieni di dubbi e di preoccupazioni. Che fare?
Eppure un pò di vacanza c'è la meritiamo, poffarbacco.
Abbiamo preso alla Mostra anche qualche depliant di alberghi e pensioni. Giunti a casa proviamo a telefonare: in Liguria per agosto non c'è posto, oppure qualche posto forse si potrebbe trovare a diecimila procapite.
Siamo in tre, trentamila al giorno più bevande e altre cose: un patrimonio.
Tentiamo sulla costa Adriatica: i prezzi sono più bassi ma non si parli di agosto. "Te l'avevo detto" —rileva giustamente mia moglie —"che dovevamo
pensarci prima; comunque in tenda io non ci vado".
Dovevamo pensarci prima: ma faceva un freddo cane, pioveva sempre, l'inflazione e chi aveva voglia di pensare alle ferie?
Adesso ci rimane poco da fare: proveremo a cercare qualche pensione dimenticata da Dio e dagli uomini, oppure torneremo come per il passato ad affittare due stanze più servizi su qualche riviera per poi partecipare alla lotta per la spartizione di qualche metro quadrato di spiaggia e di qualche litro di acqua non inquinala.
Oppure staremo a casa, visto oltretutto che non saremo i soli e il Comune organizzerà anche quest'anno una serie di iniziative per l'Estate a Milano mentre la Provincia ha messo in piedi un programma di manifestazioni per l'Estate all'Idroscalo. Eppoi ci sono le Feste dell'Unità anche qui nella nostra Zona.
Rientra a casa la figlia maturanda "Sapete oggi ci siamo viste, noi del Liceo e abbiamo parlato delle vacanze sull'isola. Abbiamo concluso che sarebbe giusto fare le vacanze in qualche Club Mediterranèe, cioè in quei posti, cioè, dove non si usano soldi ma palline colorate purchè qualcuno, cioè voi genitori, ab biate pagato prima all'agenzia di Milano".
Luca OrsenigoUN QUARTIERE AL MESE:
TRENNO - Un antico borgo ai margini di un quartiere nuovissimo.
Niente paura, si tratta di Trenno. È certo un modo oscuro, ma forse adeguato per rendere omaggio a quello che oggi è un quartiere della moderna Milano che però vanta antichi ed illustri natali. Si ha notizia infatti di Trenno già al tempo dei romani, quando appunto si chiamava Tirihennius: sembra poi che nel 1605 fosse eretta addirittura a sede vescovile con giurisdizione sui territori a ovest di Mialno (a quel tempo chiamati appunto "plebania"). Delle fastigia di quei tempi rimane a testimonianza ancora oggi una grande tela (3 metri per 2) della scuola del Rubens (i più companilisti affermano che sia del Rubens in persona) nella chiesa parrocchiale dove fino a qualche tempo fa esisteva anche uno splendido altare di perfetto stile barocco che è andato distrutto per lasciar posto ad un più freddo altare moderno.
Ma siamo certo molto lontani nel tempo e nessuno oggi sente nella propria vita di tutti i giorni, da "Milanese '77", i benefici che potrebbero derivare dall'essere stato il proprio paese una sede vescovile o un ex "castrum" romano.

Ed è cercando di scoprire la vita di tutti i giorni che ritrovi schemi curiosi che già avevamo trovato il mese scorso a Figino: anche qui si beve ancora il "quartino", anche qui si gioca a scopa, anche qui gli anziani si ritrovano dal tabaccaio e i giovani in latteria.
Ed è incontrando gli anziani che si ritrova il volto di una Trenno scomparsa. Facciamocela raccontare.
La prima cosa che ricordano è che Trenno era completamente circondata da un bosco con alberi così alti che si poteva vedere Milano solo dal campanile. Ma il ricordo più simpatico sono le "piene di Maggio": c'era allora infatti il "Campiere" che aveva la responsabilità del flusso delle acque di irrigazione provenienti dal canale Villoresi, che si immettono nei canali che attraversano i campi attorno a Trenno, e sembra che quando bevesse un bicchiere di più, sbagliasse l'apertura delle saracinesche e mandasse troppa acqua. I canali straripavano (soprattutto il più grosso chiamato il "Cagnola") e l'acqua invadeva le strade trasformando il paese addirittura in una piccola Venezia. Erano momenti di disagio ma anche di eccitazione quando i bambini improvvisavano dei battelli con le camere d'aria delle ruote dei camion, per riunirsi davanti alla casa del "Gustolana".
Era un simpatico vecchietto, bravissimo narratore di favole, che incantava i bambini mentre fabbricava reti (sembra che i canali fossero pieni di pesci e di rane) e sembra costruisse anche dentiere di... legno!
Quando c'erano le "piene" non si vedeva circolare il ' 13iaté" che vendeva casalinghi in cambio di rottami e stracci, e neppure quel mendicante che chiedeva l'elemosiva per le strade richiamando l'attenzione col battere di un ferro dentro un triangolo di metallo.
Quando l'acqua non c'era il padrone della strada era il "Carletu el manuber", ex tenente d'aviazione
che magari s'imbatteva a discutere con il "Givan rubiola" e quando il discorso si faceva pettegolo l'argomento cadeva sempre sul "Prevesin" che sembra avesse ceduto la fidanza per 2000 lire a un coniglio.
Sono tutti fatti dei tempi della Rosa Scolari, la "signora" del paese, di un paese autosufficente, di artigiani e agricoltori orgogliosi del loro lavoro e gelosi del loro territorio.
Pare che sentissero molto la rivalità con Pero: gli anziani ricordano le "guerre" con Pero nei campi di confine con bastoni e addirittura carabine ad aria compressa.
Molte cose oggi sono cambiate: Trenno ad esempio non è più un
comune autonomo. Ha subito la stessa sorte di Figino, Quinto Romano, ecc. che negli anni '20 sono stati incorporati in Milano in base ad una legge fascista dalla trasparente intenzione politica: questi paesi avevano un forte elettorato di sinistra e, sottraendo loro l'autonomia comunale, venivano posti sotto il controllo centrale cittadino.
Ma oggi a Trenno si sentono ormai milanesi. Anche perchè la Milano cresciuta a macchia d'olio li ha raggiuinti. La stessa popolazione è ormai eterogenea, di disparato livello sociale e quasi tutti lavorano nella grande città.
Sopravvive ancora qualche forma artigianale (esiste per esempio
anche un materassaio) anche se non c'è più chi fabbrica le ruote per i carri e, nei campi coltivati dalle quattro aziende agricole esistenti, le macchine e i diserbanti hanno sostituito le mondine che venivano fin da Brescia a lavorare nei campi attorno al paese.
I problemi della Trenno di oggi sono quelli di tutta la periferia milanese: sviluppo organico con equilibrata espanzione di insediamenti e servizi, e sotto questo profilo si sentono perfettamente integrati nella realtà della zona 19. Seguono ad esempio con attenzione lo sviluppo del piano panicolareggiato per il Gallaratese dove la metropolitana, un centro amministrativo comunale, la scuola omnicomprensiva, sarebbero servizi di diretta fruizione anche per Trenno, che con il Gallaratese confina.
Il punto dolente è la viabilità: le strade di Trenno sono l'unico collegamento tra le due grosse arterie statali del Sempione e di Novara e all'interno dell'abitato avvengono delle strozzature che causano diversi incidenti: sarebbe necessario stabilire quindi un basso limite di velocità per ovvie ragioni di sicurezza. Nonostante la sua integrazione con la zona 19 di cui Trenno vive i problemi e le inquietudini, rimane però una differenza fondamentale: Trenno ha una storia alle spalle, una storia che magari attraverso piccole cose come l'osteria tipica, lo spirito di aggregazione degli abitanti, traspare ancora.
Ed è questa storia, questa sua storia, che permette a Trenno di non essere solo un dormitorio come tutta la periferia "nuova".
Carlo GalimbertiINTERVISTA CON UN "GHISA"
Verso l'istituzione del vigile di quartiere
La storia di questo articolo è piuttosto complessa in quanto avrei inizialmente voluto farne solo una pagina di folklore come mi era stato suggerito. Ma proprio gli eventi di questi giorni mi hanno convinto che argomenti ben più vicini a noi bisogna affrontare parlando della funzione della polizia urbana di una grande città.

I vigili non sono una schiera di papà buoni e severi dall'aria burbera, un pò ieratica se vogliamo, come ancora oggi si vedono su certi libri di letture per bambini; e neppure sono una banda di "cecchini" che attendono agli incroci gli automobilisti imprudenti. Tutto ciò appartiene ad una vecchia concezione creata non certo a caso nei tempi addietro. La vera immagine del corpo dei vigili urbani di Milano le si scopre nel rapporto che essi hanno con la cittadinanza e nelle lotte che essi conducono affinchè il loro servizio sia sempre più adeguato alle necessità dei cittadini.
Ho parlato a lungo di questo con un compagno vigile, il quale si è fermamente rifiutato di raccontarmi gli innumerevoli aneddoti che sui vigili esistono, ma è stato contento di spiegarmi quale veramente è, e soprattutto quale dovrà essere la autentica funzione del vigile a Milano.
Abbiamo chiacchierato una intera mattinata, da amici visto che ci conosciamo da parecchio, toccando vari punti, principalmente l'organizzazione interna del corpo, il decentramento, cioè l'istituzione dei vigili di quartiere. La scolta innovatrice ha avuto inizio del '69 sull'onda delle lotte che ampi strati della classe lavoratrice iniziarono con successi ed errori per un mutamento delle condizioni di lavoro e di vita.
I sindacati confederali iniziarono allora le lotte per diminuire i numerosissimi gradi intermedi nella carriera del vigile, per ridurli ai soli "gradi funzionali", quei gradi cioè, cui veramente corrispondono preparazioni diverse per compiti diversi. Il significato politico di questa strategia è grandissimo, — mi spiega il compagno vigile — e largamente riconosciuto; poichè infligge un duro colpo alla politica clientelare che crea divisioni interne tra i lavoratori impedendo così che, uniti, abbiano la possibilità di imporre alternative.
La riduzione a sole fasce funzionali rende quindi difficili i ricatti paternalistici (promozioni in cambio di favori) ma d'altra parte vede "danneggiati" apparentemente coloro che di colpo si vedono raggiunti in graduatoria da colleghi di grado inferiore (e i vigili milanesi — aggiunge il compagno — hanno una tipica espressione per indicare questo stato di impotente passività). Da qui nascono contrasti interni abilmente sfruttati anche da forze di destra che tentano di cavalcare il comprensibile malumore di una minoranza.
Ma il tema che più riguarda i rapporti con noi cittadini è certamente l'attuazione del decentramento che per ora, in via sperimentale, è attuato solo nella zona 18 (Baggio). Ancora oggi tutti i vigili di Milano fanno capo alla centrale di piazza Beccaria, mentre invece si vuole raggiungere l'obiettivo di rendere autonoma ognuna delle venti zone. Decentrare significa fare in modo che le persone addette ai servizi si trovino sul luogo dove i problemi sorgono ed abbiano l'autonomia e la responsabilizzazione necessarie per risolverli.
Si tratta quindi, nell'ambito della vigilanza urbana, di creare zone polivalenti, nel senso che ogni zona deve essere autosufficiente sotto ogni aspetto Annona, Edilizia, Sanità, vigilanza del verde ecc. Ciò significa evitare i ritardi burocratici, ma più ancora significa maggiore collaborazione tra agenti e cittadini poichè la presenza continua dello stesso vigile porta ad una personalizzazione del rapporto con i cittadini e quindi ad una più profonda conoscenza delle loro esigenze. Per raggiungere questo obiettivo è comunque necessario che il comando di zona sia in stretto contatto, non burocratico ma politico, con il Consiglio di zona; partecipi cioè attivamente alla vita del consiglio.
Eppure il decentramento non procede così speditamente come sembrerebbe naturale; ancora una volta sono principalmente politiche le forze che nelle alte sfere si oppongono, consce certamente del fatto che un servizio decentrato è al servizio dei cittadini e non si presta molto ad intrallazzi burocratici.
Ultimo punto importante di cui abbiamo parlato è la funzione della vigilanza urbana nella prevenzione
della criminalità. Su questo punto vi sono opinioni opposte; bisogna infatti ricordare che l'ex sindaco Aniasi, insieme ad altri, si pronunciò per "I vigili contro la criminalità' (notizia ripresa e gonfiata da La Notte) intendendo assegnare ai vigili funzioni molto simili a quelle dei PS. Ma non sono dello stesso parere molte forze democratiche; il vigile cioè non sarà mai un "cacciatore di taglie". Ciononostante egli può avere una funzione grandissima come deterrente per la criminalità mediante la pura presenza sul luogo; una presenza continua che dà i suoi effetti specialmente nel ridurre la piccola criminalità, quella "spontanea", non organizzata. In conclusione il nuovo vigile, quello che conosceremo (speriamo) noi e i nostri figli, non sarà un gran sacerdote della suprema autorità, ma un valido aiuto per il cittadino in difficoltà.
Giancarlo Sensalari
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Strada buia a San Siro
Da anni ormai chi abita nelle città od in qualsiasi altro centro abitato non ricorda più cosa significhi camminare di notte per una strada buia, nel senso assoluto di mancanza totale di luce, non soltanto male illuminata. Se ne ricorda soltanto sporadicamente allorchè, per qualche guasto, viene a mancare, per un periodo di tempo più o meno breve, l'illuminazione pubblica e subito ne prova un senso di disagio e, perchè no, confessiamocelo, sgomento.
Ebbene ancora oggi, in questa epoca tecnologicamente tanto avanzata, ci sono persone che sempre, tutti i giorni dell'anno, al calar della sera, subiscono tali disagi e tali sgomenti. E non parliamo di abitanti di qualche sperduta parte del mondo, isolata in qualche regione impervia ed inacessibile, parliamo invece di abitanti di questa nostra Milano, che giustamente si vanta di essere una città moderna, all'avanguardia, con giuste ambizioni di primati e non soltanto su scala nazionale. Parliamo degli abitanti di via Jacopo della Quercia (nella nostra zona e precisamente nel quartiere di S. Siro), strada privata aperta e di passo pubblico e pertanto non chiudibile al traffico sia veicolare, sia pedonale, assolutamente priva di qualsiasi illuminazione pubblica. Ci si arriva da viale Murillo o da via Mosè Bianchi, si svolta l'angolo... e ci si trova immersi nel buio e nella paura. Allora si affretta il passo timorosi di incontri poco piacevoli, si guarda con sospetto I ombra che ci sfiora, senza neppur riconoscere il vicino, e ci si rifugia nella propria casa, timorosi di uscire nuovamente finchè non sorga il sole. Così addio vita associativa, specie nei mesi invernali, allorchè il buio ci assale sin dalle prime ore del pomeriggio, quando si torna dal lavoro od i ragazzi rientrano o ci avvolge al mattino, allorchè ci si avvia alla quotidiana fatica ed i bambini vanno alla scuola.
Per lunghi anni gli abitanti di via Jacopo della Quercia hanno chiesto al Comune che installasse un impianto di illuminazione pubblica
nella strada, finchè, esasperati da una lunga ed inutile attesa, in data 13 novembre 1975 hanno invitato il Consiglio di Zona 19 a far propria tale richiesta, facendo anche presenti le ragioni di ordine morale, sociale e pratico e denunciando il conditnuo verificarsi di furti, di atti vandalici ed immorali favoriti dalla mancanza di luce. Il 17 novembre 1975 la questione venne trattata in assemblea presso il Consiglio di Zona, che si rese intermediario di una mozione approvata alla unanimità e di una petizione regolarmente trasmessa agli organi competenti.
Non ottenendo alcuna risposta gli abitanti della via in data 27 luglio 1976 hanno presentato al Sindaco di Milano un'istanza che parve avere successo. Difatti con lettera del 6 agosto 1976 firmata per l'assessore (d'ordine) dal capo ripartizione dr. Romano, la Ripartizione Servizi e Lavori Pubblici del Comune di Milano, ha dato comunicazione che nella stessa data era stato interessato l'Ufficio Tecnico Municipale perchè riferisse in merito a quanto richiesto. Successivamente lo stesso dr. Romano ha assicurato verbalmente ad alcuni abitanti della disgraziata strada che si sarebbe provveduto al più presto. Ma infine una doccia fredda ha posto fine ad ogni speranza.
Con lettera in data 17 novembre 1976, firmata dall'assessore Gianfranco Rossinovich, la stessa ripartizione del Comune di Milano ha comunicato che "... non spetta a questa amministrazione la costruzione dell'impianto di illuminazione pubblica della via Jacopo della Quercia in quanto la via stessa è tuttora di ragione privata".
Di ragione privata si ma di "passo pubblico". Agli abitanti di questa strada non interessa affatto risiedere in una via privata! Non ne ricavano alcun vantaggio nè privilegio. Il Comune la renda pure pubblica, oggi stesso per non aspettare domani, purchè provveda ad illuminarla!
Un gruppo di abitanti di via Jacopo della Quercia
Supermercati e negozi COOP nella zona 19 Via Appennini,53 ; Via Trenno ,11; Via Zanzottera,14. Un vigile urbano in servizio davanti a una scuolaSiamo tutti sportivi, ma...
San Siro. Anche per gli abitanti del quartiere che non hanno assolutamente passione per il gioco del calcio, il calendario degli incontri in programma allo stadio deve essere sempre presente.
Non si può infatti programmare una uscita di casa od un rientro all'orario che si vuole, ma bisogna calcolare bene che i movimenti non coincidano assolutamente con l'afflusso o, peggio ancora, con il deflusso dalla partita, c'è il grosso rischio di trovarti imbottigliato in una fila interminabile di auto e pullman che con lentezza esasperante procedono metro per metro, accompagnati a tratti da un'orchestra di clacson e trombe che emettono i suoni più indifferenti e più strani. A sentire i quali non si può fare a meno di notare come questa civiltà motorizzata abbia indotto qualcuno a credere che motivo di distinzione e di superiorità sul suo simile, possa essere, non solo la cilindrata della macchina, ma anche, per esempio, il tipo di suono che emette il clacson.
Per gli abitanti del quartiere la domenica deve essere quindi assolutamente ben programniata negli orari e l'attenzione deve essere rivolta anche agli eventuali avvenimenti in programma agli ippodromi ed al nuovo palazzo dello sport, in quanto la coincidenza di avvenimenti sportivi nei tre settori crea un vero e proprio caos dal quale è impossibile districarsi prima che la marea meccanizzata sia defluita. Il che, a volte, avviene in uno spazio di tempo che può durare anche due ore.
Ma il forte disagio degli abitanti del quartiere in un giorno che dovrebbe essere, almeno questo, di relax, non è che uno degli aspetti fortemente negativi del concentramento motorizzato domenicale.
Vi sono infatti, in questo enorme ingorgo, anche aspetti di pericolosità. La vicinanza dell'Ospedale S. Carlo fa si che assai frequenti siano i passaggi delle ambulanze attraverso le strade del quartiere per raggiungere l'Ospedale stesso. In molti casi si tratta di interventi urgenti per i quali v'è assoluta necessità di raggiungere il Pronto Soccorso nel minor tempo possibile. Si può facilmente immaginare invece come, in queste condizioni, la cosa sia assolutamente impossibile.
È difficile immaginare, inoltre, cosa potrebbe accadere una di veste domeniche "supersportive' se vi fosse l'urgenza che un'autobotte dei Vigili del fuoco raggiungesse una delle case circondate da strade sulle quali si muove, a lentissimi
sussulti, la marea motorizzata. Certamente le fiamme avrebbero tempo di fare molto danno prima che il getto d'acqua dei Vigili del fuoco potesse raggiungerle.
Ai disagi ed ai pericoli che accompagnano molte domeniche dei cittadini del quartiere S. SiroHarar si aggiungono i danni materiali. La frenesia di raggiungere lo stadio mette molti automobilisti in uno stato di agitazione quasi incontrollata.
Arrivano in zona a forte velocità e se non trovano subito dove parcheggiare iniziano una caccia frenetica per trovare un buco dove mettere l'auto.
È. a questo punto che prati e aiuole sono assaliti dalle vetture che lasciano solchi dove l'erba, per crescere di nuovo, ha bisogno di, essere di nuovo seminata.
È qui che le cordonature, che circondano le aiuole di verde e alberi, vengono di domenica in domenica solcate dalle gomme che, a lungo andare, le mettono fuori uso.
È qui che dopo, al posto del verde schiacciato dalle gomme, si formano buche che l'acqua provvederà a trasformare in pozzanghere.
Quello delle auto a S. Siro nei giorni di grosse manifestazioni sportive è dunque diventato un problema per la maggior parte dei cittadini.
In questi giorni il costituendo Comitato di Quartiere, che si riunisce tutti i lunedì sera, presso il Centro Sociale di Via Albenga, ha preso in esame il problema e si ripromette di dibatterlo tra i cittadini del quartiere per portarlo poi, forte dell'appoggio dei cittadini stessi, di fronte al Consiglio di Zona 19. Si chiederà che da parte del Comune di esamini la possibilità di allentare la morsa domenicale delle auto studiando l'istituzione di alcuni parcheggi nella cintura cittadina che circonda la zona sportiva. In questi parcheggi gli appassionati dello sport potrebbero lasciare le vetture per raggiungere da qui, con un nutrito servizio di autobus dell'A.T.M., lo stadio, il palazzo dello sport oppure il trotter. Il poter arrivare ad una soluzione di questo genere non solo ridarebbe la pace domenicale agli abitanti della zona. Ma sarebbe un ulteriore motivo di riflessione per gli automobilisti, e qui ci mettiamo dentro naturalmente tutti gli automobilisti, noi compresi, sulla ineluttabile necessità di arrivare il prima possibile a capire che l'auto deve essere per l'uomo motivo di utilità e non di schiavitù.
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Un concerto per la zona 19
Se fossi un giornalista, un'occasione come questa non me la sarei lasciata scappare per fare qualche considerazione sulle novità e sui significati di una manifestazione come quella che si è svolta presso la scuola M.L. King.
L'orchestra dei Pomeriggi Musicali, con il direttore Bruno Campanella ha intrattenuto un buon numero di cittadini della zona 19 con le musiche di scena del "Sogno di una notte di mezza estate" di Mendelssohn.
Quanto siano bravi i componenti dell'orchestra e il direttore, mi piacerebbe che tutti potessero valutare per esperienza diretta; voglio invece sottolineare il successo, il calore e la soddisfazione che traspariva sul volto dei presenti: il miglior premio per chi si è impegnato a realizzare questo incontro, che speriamo si rinnovi in futuro.
Come dicevo, se fossi un giornalista, rivolgerei la mia attenzione 'alle novità e ai significati dell'incontro.
Che un'orchestra di quaranta elementi, un direttore tra i più quotati, tengano un concerto non è una novità; che questo concerto sia tenuto in una sede insolita, neppure; ma che questo concerto sia tenuto ìn una scuola, che questa

scuola sia aperta ai cittadini, senza distinzione, questa è sicuramente una novità e direi anche importante.
Vuoi vedere, mi sono detto, che un po' per volta riusciamo a far capire cosa si intende per "scuola aperta"?
Se a scuola si va per imparare, una lezione come quella che il M. Campanella e l'Orchestra dei Pomeriggi Musciali hanno dato è scuola, e se per scuola si intende arricchimento culturale, questa è Scuola, con la S maiuscola.
Vuoi vedere che questi sono i primi risultati che premiano tutti gli sforzi fatti in questi anni per introdurre un po' di aria nuova nella scuola?
Se i cittadini riescono a conquistare lo spazio che a loro compete in seno agli edifici pubblici e a quelli scolastici in particolare, questo costituisce un miglior impiego delle strutture pubbliche, che per buona parte del tempo restano 'inattive o mal impiegate.
Ben vengano quindi i concerti, i dibattiti, le biblioteche ecc., ma soprattutto ben vengano i cittadini, i genitori, gli insegnanti, gli operaori soclastici che, spesso, anche su temi di primaria importanza per la vita della scuola sono latitanti. A
questo proposito mi viene in mente una canzone di Giorgio Gaber intitolata "Libertà è partecipazione" del suo spettacolo "Libertà è un paio d'ali '.
Se riflettiamo un momento ci accorgiamo che in questa frase è contenuta una profonda verità: solo partecipando possiamo essere e sentirci liberi. Solo se siamo liberi possiamo partecipare.
Se non partecipiamo rischiamo di fare la fine dell'avaro, che tiene le sue ricchezze in cassaforte, e che prima o poi si accorgerà che non avranno più valore.
Non vorrei quindi che, pensan'do di essere liberi, ci alzassimo un mattino e ci accorgessimo che questa libertà, che non abbiamo usato vale tanto poco che quasi quasi è come se non l'avessimo.
Queste e, sicuramente, altre più acute e profonde considerazioni avrei fatto, se fossi un giornalista. Ma non lo sono, e perciò il mio, che doveva essere il resoconto di una serata, si è trasformato in un appello, un richiamo alle responsabiltà, da non sottovalutare, perchè non dimentichiamo che se "libertà è partecipazione", partecipare è difesa e spesso conquista di nuove libertà.
Gaetano Santangelo
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UN CONTRIBUTO AL DIBATTITO SULLA SCUOLA
Essere giovani e studenti oggi
Interviene una stundessa del Vittorio Veneto
È capitato a tutti, credo,' di frequentare un luogo per molto tempo e di accorgersi un giornd, di non averlo mai visto veramente, e di essere perciò in imbarazzo dovendone tracciare un immagine generale.
L'impressione globale, immediata, si dissolve nella singola quotidiana situazione. Così una scuola media superiore, per chi la frequenta, è il compito in classe, il collettivo, lo sciopero, il dibattito, ma soprattutto il senso di insoddisfazione, di disagio, di confusione, che si traducono nella stanchezza e nella pigrizia del mattino, quando il pensiero.cade sull'autobus affollato su cui si dovrà salire, sulle quattro parole scambiate con chi si incontra per caso, parole frettolose che esprimono l'impazienza nascosta per il ritardo, parole che sono il pallido riflesso di una cultura svalorizzata, derisa. sempre e da tutti criticata ma obbligatoria.
Tuttavia ogni mattina arriviamo al piccolo piazzale davanti alla scuola, davanti al Vittorio Veneto e all'Ettore Conti.
Il Vittorio Veneto: un covo di rivoluzionari?
Contrariamente a guanto si pensa la scuola non è un ntrovo di giovani intellettuali, rivoluzionari malvestiti, prototipi dei decadenti e poveri bohemien. In essa si possono trovare (esono sempre in aumento) ragazzi con jeans nuovi, puliti, maglioni leggeri dai colori eleganti, e le solite lucide scarpe a punta.
Le ragazze ben vestite potrebbero fare invidia ai migliori creatori di moda, scarpe col sottile tacco a spillo, che si riconoscono senza vederle, dall'andatura precaria e tremolante delle "fate". Per non parlare dei foulards e delle borse in cui grandi nomi della moda hanno una parte preminente come "firmatari".
Ma ecco giungere passo sportivo e sicuro, quelli vestiti peggio, da "compagni . Qui gli scarponi e gli zoccoli sono di prammatica e i jeans non devono essere troppo nuovi mentre al posto dei vaporosi pullovers e delle belle camicie, solo un maglione, meglio se casalingo, senza camicia sotto, tutt'al più un fàzzoletto al collo.
Lo stesso dicasi per l'arrivo "in loco". C'è chi lo fa all'americana su moto di grossa cilindrata, o motorino spinto al massimo, caschetto e, se ci stanno meglio, Ray Bans. C'è chi invece lo fa a piedi, o pedalando in bicicletta: silenziosamente, con aria pensierosa, o sana agilità sportiva, evitando cavallerescamente di investire i malcapitati pedoni disorientati dalle moto.
Entriamo ora e, se siamo dei pendolari, cerchiamo di ricordarci in che casse siamo stamattina (gli studenti delle sezioni I ed L non hanno classe fissa).
Si spera sempre la mattina, entrando, di fare qualche buon incontro.
Purtroppo in genere se non è qualche altro "muso lungo", è un gruppo di studenti che litiga davanti a un cartellone.
Parte del gruppo vorrebbe tirarlo giù, mentre gli avversari, pronti alla strenua difesa delle proprie idee, fanno scudo con i loro corpi mentre lanciano frecciatine con la bocca.
Ha ora inizio una piccola scaramuccia politica. Poiché proprio in quest'ultimo periodo è sorto al V.V. un nuovo gruppo definitosi liberale non è difficile vederne i suoi componenti discutere animosamente con quelli di sinistra "cattivi", "aggressori" dei nuovi, veri studenti "democratici".
Giacchè dimenticavo di dirlo
nella nostra scuola ufficialmente hanno la maggioranza gruppi di sinistra; segue onnipresente ma silenziosa Comunione e Liberazione.
In realtà la maggioranza vera è quella dei cosiddetti "quarunquisti" che si incontrano per i corridoi domandandosi fra amichevoli sorrisi: "Cosa fai oggi?" senza dimenticare il pettegolezzo: "Hai visto quella?" E il buon piccolo borghese commento: "Cazzo, Cazzo, ha perso per un niente... Ancora un po' e pareggiavamo." Il tutto fra: "Ho preso 7 nel primo, 6 e mezzo nel secondo, spero che mi vada bene il terzo".
Ma ritorniamo ai nostri poveri ma famosi gruppi politici.
Un tempo al V.V. giravano certe avanguardie "forti", sostenitrici delle rivendicazioni degli studenti, (che non mi ricordo però se già allora parlottavano e sbagliavano ai collettivi).

Queste avanguardie facevano parte del mitico e perduto (le cause di questa perdita sono ancora ignote) movimento studentesco, di cui oggi già in troppi hanno scritto l'epitaffio.
E la politica nella scuola - direbbero alcuni - chi la gestisce allora?
in cui una quarta si è rifiutata di seguire le lezioni di italiano e di inglese per protestare contro il metodo di insegnamento dei propri professori.
I Professori
Ecco dunque la seconda componente della scuola: i Professori.
Entrano un po' prima degli studenti al mattino, vanno in sala professori a, scambiare quattro chiacchiere tra colleghi, gli ultimi pettegolezzi sempre inediti, bevendo un caffè della macchinetta; poi entrano nelle classi con aria vispa o addolorata, seccati o seccanti. Chi sono i professori?
Dei missionari superati, testimoni di una cultura che gli necessita per campare (quanti di loro potrebbero svolgere un altro mestiere?) o strumenti della repressione, furbi banditori del potere, oratori venduti?
Credo che per la maggior parte siano persone che hanno fatto dell'insegnamento una sistemazione. E questo è grave perchè niente come la cultura dovrebbe essere mobile, varia, aperta sempre a nuove esigenze, vigilmente critica.
Per fortuna ci sono anche professori preparati, capaci di discutere normalmente, portando come contributo alla formazione culturale dei propri alunni non solo un vuoto e superato bagaglio di nozioni, ma anche la propria conoscenza personale del mondo esterno, le proprie esperienze politiche e sociali che, seppure discutibili, sono sempre un primo passo verso una visione più critica e meno evasiva della realtà.
Sempre a proposito dei professori qualcuno ha detto che se al V.V. è fallita la sperimentazione didattica, gran parte della colpa, per incapacità o indifferenza, è stata appunto di alcuni professori.
Cosa è il MONTE ORE
La sperimentazione didattica, o monte ore, al V.V. consisteva in due ore settimanali al venerdì mattina, in cui tutti gli studenti della scuola senza differenza di età e classi, eccetera si riunivano in gruppi di lavoro chiamate commissioni.
Il fine di questo monte ore era quello di divenire uno spazio alternativo alle solite 5 ore quotidiane di studio noioso e ripetitivo.
Sono sorte commissioni di vario tipo: sulla chiesa nell'est, la riforma della scuola, la bibbia, il teatro, il cinema, la musica, la droga, l'astronomia, la cultura...
Ma verso i primi d'aprile, specialmente quando le ore di monte erano le ultime due della mattina o fuori c'era il sole, si poteva osservare uno strano fenomeno: la migrazione di folti gruppi di studenti sul prato antistante alla scuola, non certo per discutere di problemi religiosi o di linguaggio.
La lacuna di fondo di questo monte ore sono state le fondamenta praticamente inesistenti. Questo nuovo modo di conoscere, capire, criticare, doveva infatti essere sorretto dalla "voglia di andare avanti verso lidi perduti della scuola nuova", come hanno scritto alcuni ragazzi sul giornale d'istituto.
Ci si è accorti che il monte ore è stato uno spazio riempito dagli studenti alla bell'e meglio, con gli echi di quella cultura desiderata ma lontana. Una cultura che s'è rivelata irraggiungibile attraverso uno strumento debole e limitato come il monte ore.
Ma prima del monte ore, già il discorso politico, i collettivi, le assemblee avevano perso mordente, divenendo il simbolo di una grande delusione di massa, il simbolo di una "politica perdente e fallimentare".
l'attenzione e l'interesse di tutti sui punti centrali dei problemi trattati.
La vecchia, conformistica paura del parlare in pubblico, del giudizio altrui, prende il sopravvento.
Ci sono momenti veramente penosi in cui tutti tacciono e ognuno guarda con imbarazzo intorno a sè, mentre si comincia a sentire il rumore delle sedie che vengono spostate da quelli che se ne vanno.
Poi magari per caso, forse proprio perchè si è in meno, il dibattito riprende, c'è persino qualche accesa discussione fra due o più persone.
Di cosa si discute in questi collettivi?
In genere i collettivi si tengono per prendere decisioni in merito ad assemblee, scioperi, iniziative ecc... e per chiarire i dubbi e le idee sulle motivazioni politiche e sociali di queste scelte.
Verso la fine d'aprile, maggio si entra nella stagione morta in cui ognuno cerca di salvarsi da eventuali esami a settembre, le quinte si preparano' per gli esami, perciò collettivi non se ne tengono quasi più.
Le quinte classi
Gli alunni delle quinte in un liceo sono l'espressione maggiore delle contraddizioni sociali e soprattutto economiche di cui i giovani si trovano oggi a fare le spese. Per quelli di quinta si pone infatti il problema della scelta del futuro ruolo sociale;ruolo oggi quanto mai incerto e vago. Fondato su irreali miti e vuote promesse di un professionismo fasullo, caricatura di un mondo capitalistico col fiato corto, "mito americano di terza mano", che molti giovani si trovano ancora ad inseguire magari inconsciamente, creandosi un'immagine di se stessi in un futuro da carosello: comodo, tranquillo e onesto.
A questi sogni di grandezza, d'arrivismo, sostenuti da quella coscienza individuale, tanto comune, per cui tutti si sentono "gli unici" e i "soli", s'oppone la cruda opinione dei cosidetti "esperti per l'orientamento professionale" che sostengono molto prosaicamente la necessità dell'impiego a qualunque costo anche se le possibilità che offre il mercato sono squallide e meschine.
Così il padre di una ragazza, dirigente industriale, affermò un giorno che i posti di lavoro ci sono: per es. nella Pubblica Sicurezza o come istruttore di scuola guida.
- Chi sono quelli che ancora scendono in piazza e sparano uccidendo "bravi e onesti" tutori dell'ordine?
Chi scende in piazza io non so, o perlomeno ne so come tutti dai giornali, certo è che non sono più i licei come il V.V. ad infoltire le masse di dimostranti nelle strade.
Qualcuno ha parlato anche di clima di restaurazione: anche questo è vero solo in parte, infatti se per restaurazione si intende quella dei vecchi valori e miti culturali, neppure questo esiste.
Al V.V. non si studia molto e soprattutto non si studia bene.
L'antico dibattito sulla cultura nella scuola, ora che siamo ai primi di giugno, ristagnato, ha scardinato certe posizioni e sicurezze culturali, ma non ne ha fornito altre alternative. Così ogni studente guarda perplesso il libro, poi lo apre con disprezzo, cosciente della inutilità di ciò che legge, e della propria incapacità di lottare per uno studio alternativo.
La cultura infatti è più che una imposizione dall'alto, uno strumento politico. Non c'è da stupirsi perciò se vi sono sporadici casi di ribellione, come al Vittorio Veneto
Ma allora proprio non ci siamo, non sono loro la categoria adatta a svolgere questo ruolo. Rivendicano trattamenti ugualitari, e poi sono i primi a mantenere i propri privilegi: possono permettersi il lusso di frequenti assenze e tre mesi di vacanze.
Con i professori- è come giocare al lotto: ti può capitare quello in gamba e disponibile come quello apatico, pieno di problemi personali, o quello duro, di stampo antico, che fa buon viso a cattiva sorte rimpiangendo il buon tempo passato in cui "si studiava".
Anche i professori, come gli studenti, hanno le loro assemblee (consigli dei professori) in cui discutere di vari argomenti inerenti alla didattica, al rapporto con gli studenti.
Una volta, per la questione del latino alla maturità, è stato permesso anche agli studenti di parteciparea una di queste riunioni. Così quei pochi studenti che sono andati hanno potuto godere scenette gustose sul comportamento collettivo e sociale di alcuni professori, che durante le discussioni quanto a confusione, dispersione e inconcludenza sono non dissimili dagli studenti stessi.
È nata così l'esigenza di ricominciare da capo, ripartendo non con l'esaltazione di falsi miti e lontani ideali, ma dalla propria vita, dalle proprie quotidiane esperienze. "Il politico deve diventare anche personale" sostengono molti. Su questa strada erano già sorti i collettivi femministi in cui si pratica l'autocoscienza. Che cosa è l'AUTOCOSCIENZA? È la volontà di parlare apertamente dei propri problemi personali, psicologici, con particolare riguardo al rapporto di coppia e al rapporto con l'altro sesso in generale.
Dai collettivi femministi è esclusa la partecipazione maschile.
E qualche "maschio" in vena di spiritosaggini o troppo curioso è sempre mandato via non molto gentilmente.
Ma il vero problema del collettivo femminista come di tutte le organizzazioni studentesche è il rapporto tra gli studenti più politicizzanti e il resto della popolazione scolastica, cioè tra le avanguardie e le còsiddette masse.
Vi sono ragazzi che s'interessano di politica cercando di promuovere dibattiti e discussioni.
Ma ai collettivi s'assiste spesso non già ad accesi dibattiti, ma piuttosto a imbarazzanti e penosi silenzi intercalati dagli interventi di pochi coraggiosi che appena hanno finito di parlare vengono ironicamente complimentati dai compagni che non hanno magari neppure ascoltato le loro parole. -
Inutilmente le cosidette avanguardie si sforzano di richiamare
Sorge così in molti giovani il dubbio che la "brava e paternalistica" cultura tradizionale ti prenda in giro: incantandoti prima fra le fascinose rovine latine e greche, alimentando le tue illusioni, per poi gettarti con sussiego in un piccolo ufficio da cui se vorrai uscire non dovrai certo essere fedele ai buoni principi culturali imparati.
Nasce cosi il disadattamento di molti ragazzi, la loro apparente irrazionalità. Per cui non c'è alcun motivo per non drogarsi e non vivere alla giornata.
Il disadattamento, il sentimento di insoddisfazione, l'evasione e la superficialità, la fuga sono realtà quotidiane per milioni di giovani e si trovano ad ogni angolo della nostra sconnessa società.
Una scuola, infatti, non è che un mondo in miniatura che riflette i ruoli, le speranze, le paure, di quello esterno, in cui è compresa.
Alla produzione capitalistica si sostituisce una cultura non meno alienante, vuota e per giunta selettiva durante i primi anni.
In fondo la scuola statale non è più ih crisi di tante altre istituzioni, ma al contrario di queste ultime non ha coperture apparenti perchè è scaduta la sua funzione sociale di produttrice di dirigenti e di tecnici, che ora escono dalle scuole private "dove si studia di più e non si fanno scioperi".
Così è rimasta un'isola dimenticata in cui ogni tanto capita qualche raro, immunizzato visitatore che scruta, s'interessa, fa promesse e si dilegua fra le strade del "sano e produttivo" mondo esterno.
Patrizia RomanoI genitori nella scuola
Esperienze e prospettive
Cogliendo l'opportunità che questo giornale offre di dibattere e divulgare temi di grande interesse con lo scopo di adempiere ad una funzione d'informazione "attiva", che riesca a stimolare nel lettore interesse per i problemi sociali, desidero svolgere un discorso che, partendo dall'analisi delle esperienze che ho maturato operando nella scuola elementare Cilea-Betti, si sviluppi più in generale per analizzare il ruolo fondamentale che la scuola deve avere per una positiva trasformazione della società.
I decreti delegati sono intervenuti nella vita della scuola, e quindi del paese, non certo per la volontà politica del governo di trasformare in senso concretamente democratico la gestione della scuola, bensì per ingabbiare con una legge volutamente lacunosa ed esasperantemente burocratica quel movimento spontaneo di partecipazione che si era andato affermando quasi dovunque. La prima grossa conseguenza è stata una sensibile diminuzione della partecipazione a causa della delusione che si è andata generalizzando presso quei genitori già attivi che, da quel momento, videro vanificato per buona parte il loro impegno e nella rimanente e più larga parte dei genitori che attendevano di formarsi un'opinione, non già su un'analisi critica di principio, ma solo sulla scorta dei risultati che la "gestione sociale" avrebbe prodotto.
Nonostante ciò bisogna riconoscere che non è stato tutto un fallimento. Nella scuola in cui opero, così come in altre scuole, si è 'ugualmente riusciti ad elaborare un progetto per la sperimentazione
del tempo pieno e sono stati positivamente avviati alcuni tentativi di classi aperte.
Occorre chiarire che queste innovazioni non nascono da una irrazionale modernismo, bensì dalla necessità di avviare un processo volto a realizzare una scuola più attiva, aperta e stimolante, che possa assolvere alla sua funzione nei confronti di tutti senza ricorrere ad alcuna discriminazione, che vada al superamento in senso positivo del doposcuola "parcheggio" e che dia al bambino, oltre alle nozioni ed agli strumenti necessari per il proseguimento degli studi, occasioni per sviluppare la propria creatività, un abito critico e la consapevolezza della realtà in cui vive puntando sulla sua educazione civica, sociale ed artistica.
Risulta evidente che ciò comporta il superamento del ruolo tradizionale dell'insegnante e quindi si rende indispensabile la sua disponibilità ad affrontare un cammino nuovo che richiede notevole impegno per affrontare e superare dubbi ed incertezze. Debbo dire che ho apprezzato l'evoluzione del comportamento degli insegnanti della scuola in cui opero che, a fronte delle richieste di innovazione che andavamo sollecitando, hanno fatto seguire, ad un primo atteggiamento di resistenza e di sospetto, una disponibilità prudente e responsabile da parte di alcuni ed una motivata ed altrettanto responsabile parziale disponibilità, da parte di altri.
Anche da parte di molti genitori vi è stato, ed in parte vi è tuttora, un atteggiamento di diffidente preconcetto verso le innovazioni, ma si
è potuto constatare che quelli che hanno partecipato ai vari dibattiti e riunioni sono maturati su posizioni più avanzate.
Mi sembra perciò doveroso sottolineare che il ruolo svolto dai genitori nella scuola, in questa prima fase di applicazione dei decreti delegati, anche se poco appariscenti per quanto riguarda i risultati immediati, visto in prospettiva debba essere considerato sostanzialmente positivo. Occorre perciò migliorare ed estendere i vari "momenti organizzati" (Associazione genitoriComitati di CoordinamentoGruppi di lavoro), già avviati in alcune scuole, in quanto fondamentali per dare maggiore efficacia all'attività dei genitori della scuola. Cercherò ora, per dare maggiore concretezza al discorso, di illustrare come sono stati realizzati questi momenti organizzati nella scuola Cilea - Beni evidenziandone, per quanto mi è possibile, le lacune e gli aspetti che necessitano di essere migliorati. L'Associazione Genitori è stata concepita con l'insieme naturale di tutti i genitori della scuola e si articola sui seguenti tre livelli:
L'Assemblea generale: che rappresenta il momento dialettico di confronto e sintesi cui tutti i genitori che operano nei vari organismi devono riferirsi.
Il direttivo: che rappresenta il momento dell'elaborazione ed è composto da 10 genitori (5 per plesso) eletti annualmente dalI'Assemblea. lea.
Nomina al suo interno e propone per ratifica all'Assemblea, un coordinatore (che ha anche le funzioni di Presidente dell'As-
semblea), un vice e due segretari che partecipano ài lavori del comitato di coordinamento delle interclassi e, per quanto riguarda il solo coordinatore, al Consiglio di Circolo. Il Comitato di Coordinamento delle Interclassi è composto da due genitori per ogni interclasse (uno per plesso) e costituisce il necessario momento di coordinamento per l'elaborazione e la preparazione dei lavori.
Questi organismi operano nella scuola Cilea-Betti con molte difficoltà per due ragioni fondamentali, la prima è che i genitori disponibili a dare il proprio contributo con una certa continuità sono molto pochi e la seconda, non meno grave della prima, è dovuta alla indisponibilità dei genitori eletti nel Consiglio di Circolo ad operare in funzione di un rapporto organico
con i genitori rappresentati. Il Consiglio di Circolo non prevede inoltre la possibilità che il Coordinatore dell'Associazione Genitori partecipi ai lavori del Consiglio stesso.
Occorre, pertanto, continuare ad operare col massimo impegno per colmare queste lacune e preparare le prossime rielezioni degli Organi Collegiali, nella consapevolezza che solo riuscendo a stimolare l'interesse di tutti i genitori ai problemi sociali sia possibile avviare una profonda democratizzazione della vita del paese e porre fine al disegno di chi, favorendo e dispensando un'educazione finalizzata all'egoismo ed al qualunquismo, si è voluto garantire una indisturbata quanto dissennata gestione del potere.
GHEMMI LUIGI (Coord. Ass. Genitori Cilea - Betti)
SOGGIORNI PER LAVORATORI ANZIANI
La Federazione Regionale Enti Turistici sindacali CGIL - CISL UIL, in collaborazione con gli Assessori e i Consorzi delle Regioni, presenta una serie di interessanti programmi di soggiorni per la Lombardia, Emilia Romagna, e Marche dalla seconda decade di maggio alla fine di settembre. Una informazione più dettagliata e specifica la troverete presso le varie sedi locali delle Camere del Lavoro dei Consigli Unitari di Zona ove potrete fare le prenotazioni e presso l'ETLI via Donizzetti 1Milano. Comunque i prezzi variano da 70 a 77 mila lire per l'Emilia Romagna con 10 pensioni complete; dalle 76 mila per le Marche (10 pensioni) alle 76.500 per il Lago di Garda; dalle 135 le 200.000 lire per la montagna in Lombardia per 15 giorni in appartamento dotato di tutti i servizi è disponibile per 6 - 8 persone.
La presente nota siete pregati di divulgarla ai pensionati scritti e no, specificando che quest'anno le tariffe indicate sono uniche per anziani e lavoratori.
Vi inviamo fraterni saluti.
Milano, 2/5/77 p. La Segreteria Il Segretario Generale Agg.to Marco Ottone

COMUNALE
di Via Chiarelli
Il mercato nato per volontà dei cittadini al servizio dei cittadini.
Tanti prodotti alimentari a prezzi convenienti per una spesa al "MEGA-RISPARMIO"
Lettere a Milano 19
Anche noi vogliamo il nostro alberello
Sul numero 2 di maggio a pag. 8 ab- • biamo letto l'articolo "Prima giornata ecologica - "Un albero per ogni bambino", in cui si dice che "centinaia di bambini alle scuole lementari della zone "hanno messo a dimora" centinaia di giovani alberi e arbusti".
Noi, essendo di terza classe, non ci siamo andati e perciò abbiamo intervistato gli alunni delle classi quarte e quinte per avere qualche notizia più dettagliata.
Abbiamo così saputo che nessuno dei nostri compagni ha piantato alberelli, che solo pochi sono stati contenti, mentre quasi tutti non sono stati soddisfatti e non vorrebbero ritornare.
Gli alunni della classe III D della scuola elementare di via Bet ti, 16-MILANO
Cari Cittadini, Vi chiamo dttàdini e non piccoli cittadini, alunni, scolari, perchè dalla lettera che avete recapitato alla redazione di "Milano 19" e a me inviata da Alberto Della Schiava, redattore dello stesso, posso e con piacere dire che ciò che avete scritto lo avete espresso denotando una maturità e un senso civico che farebbero onore a tutti i nostri piccoli cittadini.
E' mio dovere quindi fare una piccola precisazione.
Come voi potrete capire non è tecnicamente possibile, quando tanti studenti collaborano ad una iniziativa come la Prima Giornata Ecologica, permettere che ognuno o molti di loro materialmente concorrano all'insediamento e alla piantumazione di nuovi alberi.
Ciòperchè come ho già detto creerebbe dei problemi sia organizzativi sia, dalla fotografia apparsa sul giornale lo potrete capire, pratici.
Forse dovreste effettuare
Chi ha paura dell'antifascismo nella scuola ?
Desideriamo segnalare il grave episodio verificatosi nella Scuola Elementare di via Borsa, in occasione della celebrazione del XXV Aprile.
Quale premessa occorre spiegare quanto segue: con l'appoggio del corpo docente i ragazzi del circolo Visconti-Borsa da tempo svolgevano un lavoro di inchiesta-studio sui valori della Resistenza, ricollegandosi alla realtà attuale rapportata ai diritti sanciti della Costituzione.
Tale lavoro si è quindi estrinsecato, via via, con un'approfondita analisi delle varie situazioni nel loro significato di "libertà", condizione della donna, degli anziani, degli handicappati, diritto al lavoro, alla salute,ecc.
Tutti gli elaborati sono stati esposti in una mostra all'interno delle palestre delle due Scuole in attesa di trarne dei "murales" che saranno portati a termine da genitori e alunni. Inoltre l'Assemblea generale dei genitori, in data 27 - 4, approvava all'unanimità la proposta di coinvolgere il Consiglio di Zona affinché si faccia promotore della diffusione del lavoro sopra descritto.
Nella settimana precedente il XXV
Aprile l'Insegnante della Classe F di Via Borsa distribuiva agli alunni quattro libretti, due dei quali ("Storia di un emigrante" e "Vent'anni di fascismo") scatenavano la reazione incontrollata di alcuni genitori che (senza peraltro informare la totalità dei genitori interessati). in data 26 - 4, nel corso della riunione di Classe indotta dall'Insegnante per discutere democraticamente sui libri di testo da adottare nel prossimo anno, ag-
un'altra intervista con i vostri compagni della quarta e della quinta per, - e vi cito, "avere qualche notizia più dettaglia-
'
Il significato di quella manifestazione non era e non è quello di trasformare gli alunni delle nostre scuole elementari, tutti e di colpo in piccoli agricoltori, bensì di far conoscere al maggior numero possibile di bambini che "la montangetta di Milano" non è solo il luogo dove si possono buttare le cartacce, i rifiuti o fare del motocross ma anche e sopratutto un luogo d'ove poter trascorrere con la scuola e con i propri genitori del tempo libero e deimomenti di vita all'aria aperta senza pericoli e, in più, divertendosi.
Il nostro è stato un esperimento che più di far piantare a tutti una pianta o di far bere una bibita (attenzione però ai bicchierini) desiderava dimostrare che la montagnetta è dei cittadini e sopratutto dei cittadini più piccoli.
Avrei piacere che mi riscriveste dicendomi per quale motivoi pochi dei vostri compagni sono stati contenti e perchè pochi ci vorrebbero ritornare.
Nell'attesa, ormai prossima che la montagnetta diventi, con il vostro aiuto, qualcosa di veramente bello vi saluta l'Assessore Paride Accetti.
In un primo tempo volevamo approntare tanti alberelli quanti sono i bambini della zona 19, ma poi abbiamo studiato per loro una sorpresa: diamo appuntamento a tutti i bambini sul Monte Stella per la seconda quindicina del prossimo settembre,invitando quali ospiti d'onore gli alunni della III D della Scuola elementare di via Betti (n.d r.)
gredivano verbalmente, con estrema violenza, la stessa Insegnante e la informavano di aver già preso"...provvedimenti più in alto della Direttrice". Il giorno dopo, inoltre, sul "Giornale Nuovo" compariva un "obbiettivo" tendente a deformare la realtà dei fatti.
Quali genitori facenti parte della Classe "incriminata", sentiamo il dovere di dissentire totalmente dall'atteggiamento assunto nei confronti dell'Insegnante che riteniamo abbia svolto con obbiettività e impegno il proprio compito.
Sottolineamo anche il fatto che il Provveditorato, peraltro sempre alquanto assente su problemi di propria pertinenza, abbia ritenuto l'accaduto tanto grave da inviare presso la Scuola, con estrema tempestività, un suo Ispettore.
Se le parole "LIBERTA" e "...ORA E SEMPRE RESISTENZA" significano qualcosa, riteniamo che sia doveroso salvaguardare la democrazioa soprattutto nella Scuola e che, quindi, certe reazioni vadano denunciate pubblicamente; se è vero che la Scuola deve "crescere" con l'interessamento e la collaborazione dei genitori, è anche vero che questo non può verificarsi ove non ci sia discussione democratica ma solo intimidazione e coercizione, da qualunque parte provengano.
Chiediamo ospitalità a codesto Giornale non per puro spirito di sterile polemica ma piuttosto per ristabilire un'inconfuatabile verità e per cercare di evitare che una polemica fine a se stessa, si ripercuota negativamente sul comportamento in Classe degli alunni costretti a dover fare una scelta tra Famiglia e Scuola.
Anna Iavernaro
Cesare Schiavoni
Emma Brugnoli
Roberto Martini
Va bene lo sport e il resto ?
Ho letto il vostro giornale e mi sembra ben fatto (per ora) sia. come contenuto sia come veste tipografica.
Vorrei però fare alcune osservazioni per quanto riguarda la pagina delle attività che si svolgono nella zona.
Così come appare dal numero 2 sembra che le preoccupazioni dei diversi quartieri siano rivolte principalmente allo sport (con in testa il football).
IL CHE NON E' VERO.
Bisognerebbe porre più attenzione alle varie occasioni di incontro a livello culturale che si svolgono nelle scuole. Non solo per fare un calendario delle attività che avranno luogo ma anche un resoconto di quanto fatto nelle settimane precedenti.
A titolo di esempio posso citare il ciclo di film a sfondo sociale che ha avuto luogo per conto del circolo ACLI, qui nella nostra parrocchia durante il mese di maggio il che mi sembra più importante di una partita di pallone.
Sono a disposizione per collaborare nella misura in cui mi è possibile.
Un altro suggerimento: non potete mettere l'elenco delle testate di periodici che le varie associazioni della zona 19 stampano più o meno ciclicamente
DON FRANCO (PARROCCHIA S. ILARIO Q.RE GALLARATESE)
Ringraziamo don Franco per la simpatica letera che ci ha inviato.
Gli dobbiamo una risposta: noi ci siamo sforzati di avere notizie su tutte le manifestazioni pubbliche culturali, politiche, religiose e non solo sportive che si svolgono nella nostra zona perchè siamo convinti che tutta la zona 19 ha una intensa vita associativa e che solo la carenza di informazione crea l'impressione che si "dorma".
Purtroppo non sempre ,anzi, quasi mai siamo riusciti ad avere queste informazioni, forse anche perchè il nostro periodico si chiude verso il 20 del mese e non sempre i vari organismi sono in grado di fornire il programma per il mese successivo.
Approffittiamo quindi di questa risposta per rivolgere un pubblico invito a tutti gli organismi politici, culturali, religiosi, scolastici e sportivi a farci pervenire i loro programmi che avremo cura di pubblicare integralmente e con il dovuto rilievo.
Per quanto riguarda l'altra proposta contenuta nella lettera di don Franco, siamo sempre disponibili ad una reciproca ospitalità.
Caro Direttore, le segnaliamo la situazione verificatasi nell'ultima assemblea del giorno 17 c. m. nella scuola materna di via Arosio. Un ristretto numero di genitori; peraltro mai interessatisi ai problemi della scuola materna, pongono sotto accusa l'operato dei genitori eletti nel consiglio di scuola, dichiarando che essi hanno sempre agito senza interpellare la base e in modo equivoco.
Ritenendo di aver sempre agito in modo aperto e democratico, cercando di sensibilizzare educatrici e genitori a quelli che ritenevamo siano i problemi della scuola materna, abbiamo in animo di presentare le nostre dimissioni.
Informiamo lei che dirige il giornale della zona, ritenendo che sia nostro diritto-dovere.
I genitori del Consiglio di scuola di via Arosio
I risultati degli incontri o+, di calcio
Partite del 30.4.77
ESORDIENTI
La Comina - S. Leonardo 2-1
PULCINI
Affori - S. Leonardo 1-0
PRIMI CALCI
Cesanese - S. Leonardo 0-3
Partite del 7.5.77
ESORDIENTI
S. Leonardo - MI-Quartiere
1-1
PULCINI
S. Leonardo - Sempione 0-1
PRIMI CALCI
S. Leonardo - Olmi 1-0
Partite del 14.5.77
ESORDIENTI Riposo
PULCINI
foS. Leonardo - Herodia 2-1
PRIMI CALCI
S. Leonardo - Tessera 0-0 Partite del 21.5.77
ESORDIENTI
Vedetta - S. Leonardo 0-3
PULCINI
Pero - S. Leonardo 3-1
PRIMI CALCI
Trezzano - S. Leonardo 0-0
Il 15.5 è stato organizzato II 2° Palio 8. Leonardo con notevole partecipazione di concorrenti.
Scacchi... in zona
"Diffusione di massa del gioco degli scacchi e valorizzazione dei suoi contenuti associativi e pedagogici" così è scritto nel documento costitutivo dell'ARCI SCACCHI. Verso questo obiettivo il circolo
TREVISANI Sezione Scacchi vuole indirizzare la sua attività..
La Sezione Scacchi nata nel mese di Novembre 1976 ha tenuto sino ad oggi due corsi d'insegnamento, uno per ragazzi e l'altro per adulti.

I frequentatori del corso erano gli abitanti della zona, così per un periodo di tempo, la parola "scacchi" è entrata nel vocabolario del nostro quartiere (S. Leonardo Gallaratese).
Però così non basta, bisogna che tutti i cittadini della Zona si abituino all'idea che esiste un circolo dove passare la serata, dove possono trovare uno sbocco al proprio tempo libero, uno sbocco sano e formativo e gli scacchi possono assolvere a questa funzione.
La nostra futura attività sarà quella di organizzare dei tornei, sia interni che esterni, ad essere pre-
senti nei vari festival dell'Unità che verranno allestiti nella Zona e che sarà un'occasione per farci conoscere meglio, perchè sono luoghi dove tutti i lavoratori si ritrovano, dove l'ambiente che ci circonda è semplicemente entusiasmante, ci sono le canzoni, i dibattiti, gli sguardi incuriositi di chi vede per la prima volta gli scacchi e vuole imparare, gente che ti guarda con occhi pieni di curiosità e di allegria, di volontà di costruire una nuova società.
È questo il punto, si tratta di costruire tutti assieme Ü una società nuova. Anche gli scacchi possono contribuire, non ci stancheremo mai di ripeterlo: si tratta di diffonderli a livello di massa.
Occorre; sdrammatizzare il cosiddetto "gioco difficile" e noi della Sezione Scacchi ci stiamo provando Vi aspettiamo tutti i Lunedì e Venerdì alle ore 21 in Via Appennini, 41.
Circolo Trevisani tel. 35.39.4.5S
Domenica 22-5 si è svolta la II" edizione della MARCIAMAGGIO di cui pubblichiamo una fotografia. Da rilevare l'originale iniziativa di far illustrare i manifesti dagli alunni delle scuole elementari e medie che hanno organizzato la manifestazione.
VACANZE IN CAMPEGGIO SUL MARE PER RAGAZZI. L'ARCI Milanese, organizza per questa estate un campeggio per ragazzi e ragazze dai 9 ai 14 anni sulla costa Viola Calabrese e precisamente nel camping Rocca Parnaso di Joppolo (Catanzaro).
I ragazzi saranno seguiti da animatori dell'ARCI in rapporto di uno ogni 10 ragazzi che organizzeranno la vita nel camping con attività sportive, animazione ecc..
I turni sono quindicinali (ripetibili) e seguono il seguente calendario:
1° - dal 20 giugno al 5 luglio 2° -dal 4 luglio al 19 luglio 3° - dal
1) luglio al 2 agosto 4° - dal 22 agosto al 8 settembre
Per informazioni rivolgersi all'ARCI - Via Cola Montano, 3 Tel. 6893863 - 6889708.
In un quartiere quale il Gallaratese, in cui la mancanza di servizi sociali e di luogo di ritrovo per gli abitanti, costituisce un fatto risaputo e purtroppo cronico, la presenza di una ex scuola adibita a centro comunitario potrebbe essere una parziale risposta per sopperire ad alcuni problemi del quartiere.
Purtroppo, per come è stato gestito, il centro comunitario ha svolto in modo frammentario, parziale e contraddittorio questa funzione, diventando talvolta luogo di riunione e associazione privato e non pubblico come deve essere questa struttura.
Vediamo di capire come si è giunti a questa situazione ricordando brevemente la storia del centro di Trenno.
L'edificio, che si trova in fondo a V. Lampugnano, una volta era adibito a scuola elementare per Trenno; costruita la nuova scuola fu ottenuto dalle lotte degli abitanti del quartiere per diventare centro comunitario, luogo di ritrovo pubblico e momento di aggregazione per tutti gli abitanti della zona.
Vi si istallarono anche le sedi di partiti democratici (P.C.I., P.S.I., D.C.) e di associazioni (ANPI, Gruppo Sirio). Con il Consiglio di Zona venne formato un comitato di gestione che doveva preoccuparsi delle attività del centro e garantire lo svolgimento della vita democratica al suo interno. Il Comitato di gestione però a causa di gravi divisioni al suo interno non funzionò mai a dovere e la gestione del centro passò invece alle forze politiche che vi si riunivano raramente e soprattutto al Circolo Giovanile Antifascista. Il centro comunitario iniziò a diventare mano a mano un luogo di ritrovo per una piccola cerchia di cittadini, prevalentemente giovani, cosicché una struttura nata per essere pubblica diventava privata non riuscendo affatto ad essere luogo di ritrovo per la gente del quartiere. A questo bisogna aggiungere una situazione di tensione che alcuni gruppi tentavano di instaurare all'interno del centro, che culminava con la distruzione della locale sede dell'ANPI. La mancata effettuazione dei lavori di manutenzione, la vecchiezza dell'edificio, alcuni atti di vandalismo hanno portato ora la costruzione al limite dell'agibilità, (il tetto rotto, e ci piove dentro, vetri mancanti, le pareti forse pericolanti). Tutte le forze politiche, il C.d.Z., debbono fare una sincera autocritica su come è andata la gestione del centro, e si lancino in una più grossa battaglia per un nuovo modo di condurre una struttura che è nata e deve restare pubblica, ed è in questo spirito che è stata convocata una assemblea il 4 maggio, in cui il C.d.Z. ha posto alla cittadinanza il problema del centro comunitario di Trenno. Da questa assemblea, che ha avuto purtroppo alcuni spunti di accesa e dura polemica, tanto da far dubitare che gli aderenti al circolo giovanile antifasci-
sta vogliano effettivamente arrivare ad una nuova definizione del centro in senso pubblico al servizio dei cittadini, sono emersi alcuni orientamenti molto positivi. È stata innanzi tutto rilevata la volontà che vengano spesi i soldi a suo tempo stanziati dal Comune per il ripristino fisico della struttura; si è rilevata la volontà a far si che il centro comunitario ridivenga un luogo al servizio degli abitanti del quartier, e per far questo saranno tolte le sedi dei partiti e delle associazioni, è stata formata una commissione di cittadini che si occupi dell'effettuazione dei lavori di ripristino e di riadattamento della struttura alle nuove funzioni che dovrà assolvere.
In particolare nel centro dovranno essere ospitati:
- una biblioteca che divenga luogo di attività culturali in un quartiere in cui questa struttura più che necessaria è indispensabile;
- una sala piuttosto grande in grado di ospitare dibattiti, assemblee, serate di svago, danze, ecc...
- sale ricreative, un luogo dove i giovani si possano ritrovare al di fuori dei soliti bar ormai diventati luoghi di disgregazione e di spaccio di droga;
- sale di riunione per gruppi, associazioni di abitanti del quartiere;
- sale di ritrovo per gli anziani in una struttura che sia disposta ad accogliere anche le esigenze di questa parte di popolazione troppo spesso dimenticata;
- sede di attività sportive aperta a tutti coloro che in quartiere vogliano organizzare manifestazioni sportive. La struttura del centro comunitario dovrà diventare un luogo al servizio di tutti i cittadini in cui possano trovare spazio tutte quelle iniziative sociali, politiche, culturali, sportive che attualmente non hanno posto in quartiere. Per far questo bisogna battere tutte quelle posizioni che tendono a privatizzare il centro ed aprire una battaglia insieme al C.d.Z. affinché siano fatti tutti i lavori necessari per l'attuazione di questo piano.
Il centro comunitario dovrà essere inoltre caratterizzato da un nuovo tipo di gestione che permetta la più civile convivenza democratica, l'inserimento delle strutture decentrate del Comune nella realtà del quartiere, un'effettiva partecipazione dei cittadini alla gestione ed alla vita del centro.
Per far questo bisogna aprire un dibattito con la popolazione del quartiere, perchè il centro deve diventare un luogo al servizio dei cittadini, pronto ad accogliere le diverse esigenze che dalla popolazione verranno espresse. Su questi temi si potrà- raggiungere una vasta unità tra le varie componenti sociali, politiche della zona in modo da giungere alla costruzione di un nuovo centro comunitario, di una nuova gestione fatta insieme al cittadino e per il cittadino.
Enzo PellegrinoCONTRIBUTO AL DIBATTITO SULLA DROGA
Un'iniziativa nel campo delle tossicomanie
Si sta sviluppando nella zona 19 un'iniziativa di coordinamento e di confronto sul problema delle tossicomanie giovanili, tesa ad individuare e promuovere forme di intervento più adeguate e organiche. L'iniziativa è partita dopo la giornata di studio proposta dall'Amministrazione Provinciale e si è strutturata in due gruppi di lavoro che si riuniscono presso il Consiglio di Zona: a questi gruppi di lavoro partecipano operatori socio-sanitari che lavorano in zona, medici, assistenti sociali e sanitarie e un gruppo di abitanti.
Abbiamo infatti voluto costruire dei gruppi aperti ad ogni tipo di parteciapzione ed esperienza in modo da facilitare un rapporto più diretto tra gli operatori e la popolazione della zona, tra coloro che forniscono un servizio sociosanitario e coloro che, poi, nella realtà, ne usufruiscono. In effetti, crediamo che qualsiasi tipo di iniziativa può diventare operativa ed efficace quando non viene calata dall'alto ma, al contrario, è portata avanti dalle persone direttamente interessate, che cioè sperimentano nella loro realtà quotidiana i problemi e le contraddizioni che conducono a certe forme di disagio, quali, ad esempio, il *comportamento tossicofilico.
Anche per questo ci sembra criticabile il modello fin qui proposto della "conferenza dell'esperto ' che è per sua natura un fatto a carattere episodico, che non offre garanzie di continuità, che non presuppone la conoscenza delle specifiche situazioni nel quartiere e quindi, diffi-
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cilmente, può aver efficacia sul piano operativo. Al contrario, il lavoro di gruppo è finalizzato a formare persone, siano o no operatori che lavorino o vivano nella stessa zona, capaci di portare avanti, ciascuno nel proprio ambito e collettività, un discorso corretto quale frutto maturato dal confronto delle varie esperienze e competenze dei componenti del gruppo.
Questo non vuole significare la rinuncia a fonti di informazione e di confronto con altre esperienze, ma ci sembra l'atteggiamento più corretto specie se lo si paragona ad altri due atteggiamenti purtroppo molto frequenti anche nel quartiere: la dipendenza passiva dalle fonti di informazione, spesso interessate, scandalistiche, mistificanti e tese alla strumenalizzazione del problema, oppure l'ideologia del "so già tutto' , ho capito tutto" che spesso non nasconde che pregiudizi oppure formule troppo schematiche e semplicistiche per essere applicabili alla realtà e capaci di modificarla.
Inoltre, la necessità di una partecipazione più ampia possibile a questo lavoro è convalidata dalle osservazioni che il processo di disadattamento, di cui spesso la tossicomania è uno solo degli aspetti terminali, si costituisce attraverso
una serie di tappe e/o di momenti diversi a cui possiamo partecipare un po' tutti con la nostra presenza o la nostra assenza: l'emarginazione della scuola dell'obbligo e superiore, per esempio, il problema dei posti di lavoro e del lavoro nero, il problema dei servizi, delle infrastrutture nella zona, il problema del rapporto genitori - figli eccettera. In questo senso, tra l'altro, si capisce come il problema "droga", che pure si esprime a livello giovanile, non è un problema che possa essere affrontato come un problema "privato" dei giovani, ma coinvolge tutta la collettività. I gruppi di lavoro si sono quindi proposti un programma che prevede uno scambio di informazioni di base, l'analisi di alcune esperienze, l'individualizzazione delle particolari caratteristiche del problema della zona, le iniziative da promuovere e gestire. In un prossimo articolo vorremmo procedere più dettagliatamente sul lavoro e sulle osservazioni fatte.
Dott. Emilio Fava psichiatra presso la Clinica Psichiatrica Universitaria, Milano Dott.ssa Francesca Codignola psicologo - consulente presso l'Amministrazione Provinciale di Milano
Domenica 8 Maggio il GRUPPO SIRIO ha dato vita alla manifestazione chiamata ARTE-PIAZZA esponendo In Pie Lotto di Milano una rassegna di arte figurativa.
Lo scopo di questa mostra all'aperto à principalmente da ricercarsi nel desiderio di prendere contatto diretto con il pubblico in modo da aprire un dialogo culturale.
IL GRUPPO SIRIO, soddisfatto dell'esito ottenuto, ripeterà l'esposizione alla prima domenica dl Ottobre.
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Per un nuovo modo di gestire il centro comunitario di Trenno
Presenza cooperativa in Lombardia
Dal quadro analitico che pubblichiamo appare con sufficiente chiarezza la notevole ed articolata presenza della cooperazione anche nella nostra regione. Le radici sono antiche e legate da vincoli profondi col movimento operaio attraverso le varie fasi storiche che si sono succedute nel nostro Paese. Basti pensare che, proprio a Milano, nel 1866 nasceva la Federazione delle Società cooperative (che avrebbe poi nel 1893 assunto il nome di Lega Nazionale) con spirito unitario e con la partecipazione concreta di tutte le correnti di pensiero. Unità poi rottasi nel 1919 con il distacco delle cooperative cattoliche che seguirono la nascita del Partito popolare. Vi fù poi il grave attacco del periodo fascista che vedeva nella cooperazione, come tutte le forme di libera associazione, una realtà incompatibile col regime dittatoriale e antidemocratico. Ma il discorso quì sarebbe lungo anche se appassionante, per cui rimandiamo i lettori che volessero approfondire queste pagine di storia ad alcuni volumi che segnaliamo in calce.
Molto tempo è trascorso, il movimento si è ripreso (dopo le distruzioni del ventennio) e si è sviluppato anche nella nostra regione seppure, dobbiamo francamente ammetterlo, non certo in proporzione a quanto sarebbe stato necessario per tenere il passo ed incidere nel tumultuoso e caotico sviluppo economico e sociale.
LA UNICO P LOMBARDIA
Fra le cooperative più significative, e forse la più importante, in rapporto alla sua entità economica (32 miliardi di vendite), al numero dei soci (20.000) e dei dipendenti (550), vi è la Unicoop Lombardia sorta , ormai da qualche anno, attraverso un processo di fusione di numerose cooperative di consumo che già operavano nella regione, con lo scopo di fronteggiare con maggior forza e consistenza lo strapotere del capitale monopolistico in piena espansione anche nel settore della grande distribuzione. Impegno arduo e certo non facile, specie nella nostra regione, ove il diffondersi della grande distribuzione è stato negli anni scorsi così massicio ed incontrollato, con impiego di mezzi economici e di strategie tali da non lasciare dubbi sulla sproporzione delle forze in campo. Ciò nonostante, animati dallo spirito cooperativo, certo non nuovo a prove difficili anche nel lontano passato, forte dei suoi principi fodamentali che erano e sono innanzitutto quelli della difesa, nel senso più ampio, del consumatore, la Unicoop Lombardia si è accinta a rinnovare le strutture ormai superate di alcuni punti di vendita portando avanti un coraggioso programma di sviluppo e di presenza in zone tradizionali e nuove, sia per ampliare la influenza ed il ruolo specifico sia per dare un nuovo e più moderno volto alla
cooperazione, per riacquistare una credibilità sulla capacità di non incidere e di contare, che rischiava di essere soffocata dallo stesso superamento delle merci. Il compito è stato e lo è tutt'ora arduo e complesso. Dopo una prima fase di vera e propria organizzazione che riusciva a dare una immagine aziendale credibile, si è passati con slancio alla realizzazione di importanti centri di distibuzione: Corsia), Como, Opera e il nuovo magazzino di Pieve Emanuele, conquistando capisaldi notevoli e diverse migliaia di nuovi soci, fattore questo certo non secondario nei suoi propositi.
LA REALTA' COOPERATIVA NELLA ZONA 19
Anche se a prima vista non pare, in realtà nella nostra zona esiste un presenza cooperativa abbastanza notevole e con tradizioni addirittura "preistoriche" nei confronti dei grandi quartieri del "Gallaratese. Eccone una breve sintesi: Coop. Edificatrice LampugnanoVia Trenno (700 alloggi) Coop. Edificatrice UguaglianzaVia Rizzardi a Trenno (200 alloggi più altri 200 in ultimazione)
Coop. Edificatrice ECER - Via Checov (340 alloggi) costruiti su terreno del Comune di Milano: primo esempio di concessione con diritto di superfice. Coop. Edificatrice Trenno (150 alloggi)
Coop. Edificatrice
Via Zanzottera a Figino (220 alloggi) Circoli cooperativi di Lampugnano, di Figino e Vittoria di Trenno. Cooperativa di consumo Vittoria a Trenno (piccolo spaccio) Coop. Unicoop Lombardia con 3 punti di vendita: Via Trenno 11, Via Zanzottera 14, Via Appennini 53. Quest'ultima cooperativa portò la prima struttura si servizio al quartiere S. Leonardo con un supercoop alimentare allora sistemato provvisoriamente nei locali dell'attuale scuola materna di via Appennini e successivamente trasferitosi nel centro comunale del quartiere. Supercoop che, pur svolgendo un servizio notevole alla cittadinanza, certo non si può dire che sia
QUADRO RIASSUNTIVO DELLA PRESENZA COOPERATIVA IN LOMBARDIA (1976)
in grado di offrire quella completezza e quella soddisfazione anche concorreniale che giustamente il quartiere, così ingigantito, oggi pretende.
Ma guai sono le prospettive?
Come a molti sarà già noto esiste un progetto nel piano particolareggiato per l'insediamento di un grande centro commerciale e sociale che troverà la sua sistemazione lungo la "spina", nel cuore del quartiere su terreno comunale. Sitratta di una struttura di circa 16.000 mq. coperti al cui interno troveranno sede: Un grande supermercato, il Centro sociale, un auditorium con cinematografo, la sede del Consiglio di zona e altri servizi. Si tratta di un progetto che vuole completare l'esigenza di servizi di quartiere nel pieno rispetto della rete commerciale esistente, e per il quale i cooperatori dichiarano la loro disponibilità sia per una presenza più significativa della loro funzione, sia per la gestione democratica e sociale dei servizi. Ma tutto è ancora sulla carta e perchè ciò si realizzi è necessaria una mobilitazione dei cittadini e un impegno concreto dei nostri soci che sollecitino e sostengano i buoni propositi e le nostre proposte. sg
Bibliografia:
(I dati si riferiscono alle coopetative aderenti alla Lega)
DECENTRAMENTO E PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA
"11 movimento cooperativo in Italia 18541925" a cura di W. Briganti Editrice cooperativa - Roma "La cooperazione - storia e prospettive" di Giuliana Ricci Garotti Edizioni A.P.E. Bologna
Icomunisti e il governo della città
Ad oltre un anno dall'insediamento degli attuali Consigli di Zona e nella prospettiva della elezione diretta dei prossimi, come stabilito dal nuovo regolamento approvato dal Consiglio Comunale, che ha anche fissato tali elezioni per l'aprile 1978, ci sembra utile e necessario far convergere l'attenzione di tutti sulla funzione importante che questi organismi di decentramento e di partecipazione democratica al governo della città sono chiamati a svolgere.
In particolare ad essi compete l'affrontare problemi di non facile soluzione originati da uno sviluppo urbano cresciuto in modo caotico, motivato esclusivamente da interessi speculativi, senza una seria pianificazione territoriale, con consegtiente grave dissesto ecologico, derivato dalla assenza di controlli pubblici, grazie alla politica ed alla gestione clientelare portata avanti per decenni dalla D.C..
Tutto ciò impone oggi una nuova politica, portata avanti dalla nuova Giunta democratica del Comune di Milano eletta dopo le consultazioni del 15 giugno 1975, la

quale tende a dare agli organismi democratici tutti gli strumenti necessari per poter, là dove possibile, correggere le distorsioni e dare un diverso sviluppo alla città, sollecitando la partecipazione attiva di tutti i cittadini. Con questa prospettiva e con questa volontà politica i comunisti si apprestano ad affrontare il periodo di tempo che ci separa dalle elezioni dei Consigli di Zona, impegnandosi in un compito non facile sia per l'amministrazione, sia per le forze politiche democratiche, valutando in modo negativo la posizione assunta dalla DC, manifestatasi in una rigida contrapposizione, nel tentativo spesso neppure tanto occulto-di non fare operare il Consiglio Comunale, arrivando persino a schierarsi con il MSI. Ben diverso e più positivo è stato invece l'atteggiamento degli altri partiti al di fuori della giunta, PRI e PLI, che, sia pure con atteggiamenti dissimili tra loro, hanno assunto responsabili posizioni di confronto.
Per quanto riguarda specificatamente la zona 19 bisogna far rilevare che non sono stati affrontati con
la determinazione, nè con la volontà necessarie, come richiesto dai cittadini, i vari problemi presenti, che vanno dalla casa, ad una maggior partecipazione, ai servizi sociali, ecc. e che esigono una immediata risposta.
Per superare questa carenza è necessario programmare l'attività del Consiglio di Zona ed avere una maggiore volontà politica di far funzionare le commissioni di lavoro che (ad eccezione delle commissioni casa, pianificazione territoriale, sport-cultura-tempo libero) trovano difficoltà nel portare avanti le attività che loro competono.
Non riteniamo opportuno a questo punto fare, dei problemi ché affliggono la nostra zona, un elenco che apparirebbe lungo e sterile, anche perchè riteniamo compito fondamentale di questo giornale affrontarli in modo serio, uno alla volta, per portarne a conoscenza di tutti i cittadini i vari aspetti al fine di ricercarne, in modo unitario, la soluzione migliore e socialmente più valida.
Abbiamo voluto fare questo quadro per sollecitare tra i partiti
politici presenti al Consiglio di Zona una discussione al fine di darsi strumenti validi di intervento, utili al rafforzamento della democrazia, non soltanto nel quartiere, attraverso i quali la classe operaia possa partecipare alla gestione della cosa pubblica, oggi nelle zone e nei comuni e domani in tutto il paese. È in questa ottica che dobbiamo vedere il ruolo e la presenza del C.d.Z., che oggi con compiti limitati, ma importanti, e domani, dopo la sua elezione diretta, con impegni più importanti, avrà senso e significato soltanto se sarà riempito della partecipazione dei lavoratori e dei cittadini lutti.
Abbiamo di fronte i mesi più importanti per l'avvenire e lo sviluppo della democrazia nella nostra città ed in tutto il paese. Il braccio di forza in corso tra le forze del progresso con alla testa il Partito Comunista Italiano e le forze che cercano di far retrocedere il paese e di vanificare le conquiste della classe operaia ha in questi momenti il suo momento decisivo. La crisi economica determina crisi di valori e conseguentemente di istituzioni.
Da ciò deriva la consapevolezza dei comunisti di giocare un ruolo importante nello sforzo di creare momenti unitari di lotta, indicando in essi gli unici strumenti validi per dare base di massa alle scelte ed alla politica di un diverso sviluppo della città e della società attuale. Pensiamo che partendo dai problemi di ogni giorno, dallo spazio in cui viviamo si possa mobilitare e sensibilizzare un sempre maggior numero di cittadini ed aggregarli sui grandi temi della democrazia, dello sviluppo sociale e della giustizia.
Ciò è possibile in tutti i quartieri, in tutte le fabbriche, in tutte le scuole, dando forza politica alle assemblee elettive.
Abbiamo detto che ora si gioca il nostro futuro, che vuol dire anche assetto ed organizzazione dello stato. Se vogliamo che la nostra struttura politica si trasformi da democrazia delegata a democrazia popolare dobbiamo farci promotori di tutte le iniziative che possano sviluppare e realizzare la partecipazione.
Un angolo facilmente riconoscibile: l'entrata del Federcoop di Via Appennini al quartiere S.LeonardoIl commercio ambulante
Un modo antico per comperare bene.
Una delle cose che i primi abitatori della terra ci hanno tramandata è il commercio; il fatto cioè di scambiarsi delle cose fra uomini.
Man mano che i nostri antenati smettevano di vivere istintivamente, mettevano a frutto il loro ingegno e la loro intelligenza, si dedicavano alla coltivazione della terra ed alla caccia, scoprivano il fuoco, l'argilla, il ferro, il rame; queste risorse venivano a superare la capacità di consumo del singolo o della comunità tribale in cui questi viveva.
Si pensò allora di barattare con il vicino villaggio i propri beni con altri di cui se ne sentiva il bisogno; si dava così inizio alla comparsa del commercio nel mondo.
Il luogo in cui la popolazione dell'intero circondario si riuniva periodicamente per vendere o comperare prese il nome di mercato.
La forma più tipica e significativa ed anche la più rituale di questa attività preistorica è rappresentata dai mercatini rionali scoperti degli ambulanti di cui ne conservano ancora oggi tutte le caratteristiche tradizionali fondamentali.
Al mercato, ieri come oggi, si va anche e soprattutto per incontrare altra gente, per rinsaldare vecchie amicizie, per scambiarsi notizie, per combinare matrimoni e così via.
Queste abitudini si sono con i tempi trasformate ed adeguate, spesse volte allontanandosi dai bisogni materiali e culturali degli uomini semplici; con l'entrata in scena del capitale e delle monete il commercio ha seguito ed obbedito impulsi di potenza, di prestigio, di eleganza e di superstizione, diventando pura ricerca del lucro, del facile guadagno ottenuto anche con l'inganno e quando questo non bastava con la prepotenza e con la forza.
Malgrado tutto ciò il commercio ambulante, seppur labilmente, si marniene ancora come una forma diretta di Odio spirito che aveva animato i nostri avi nell inventare i mercati e che si 'vtiole
custodire gelosamente, avendo caratteristiche che ci sono state tramandate dagli antichi mercanti di stoffe e di spezie, dai famosi magliari, dal venditore porta a porta e dal girovago; oltre che dal battitore e dall'illustratore che è il prototipo dell'ambulante perchè racchiude in sè sia la figura del ciarlatano che quella del poeta, del prestigiatore e del guaritore: con la sua oratoria imbonitrice trascina il consumatore all'acquisto dando sfoggio di questa sua naturale abilità specialmente nelle sagre paesane e nelle fiere.
La storia del commercio ambulante è pieno di episodi strani e curiosi dei quali i più anziani hanno un lucido ricordo.

Rivivono il periodo duro quando bisognava allontanarsi dalla propria famiglia per settimane ed anche mesi per andare da una città all'altra con la propria mercanzia avvolta in fagotti o in "bardinelle" o con le valige legate dalla corda. Viaggi effettuati con mezzi di fortuna ed improvvisati perchè a quei tempi mancavano i moderni mezzi di trasporto e solo i più fortunati possedevano un libretto ferroviario per girare tutta l'Italia.
Ricordano anche il periodo fascista durante il quale bisognava stare agenti a come si parlava e ad esprimersi con sottintesi per non fare una brutta e immeritata fine; periodo in cui il regime aveva infiltrato nell'ambiente gerarchi fannulloni che avevano lo scopo di origliare in mezzo alla gente e avanzi di galera che dequalificavano questa rispettabile categoria di lavoratori; periodo in cui mancano tanti prodotti e la gente non aveva soldi da spendere.
Brutti tempi che purtroppo proseguono anche dopo la liberazione, seppur in modo diverso, perchè i governi che si sono succeduti in questi ultimi trent'anni ne hanno fatto un settore rifugio di tipo assistenziale, una valvola di sfogo per lavoratori disoccupati sempre pronta a tappare i buchi in 9uei quartieri dove l'inefficienza ammini-
carciofo
salute
strativa dello stato ha lasciato i cittadini privi di servizi commerciali.
Questa politica ha gonfiato notevolmente il settore a tal punto che oggi .in Italia opera un numero di ambulanti che è pari alla metà esatta del totale presente negli altri paesi del MEC messi assieme.
Per questo oggi nella categoria degli ambulanti si trovano donne e giovani che non hanno trovato una giusta occupazione, operai che sono stati espulsi dalle fabbriche o licenziati per rappresaglia, emigrati cacciati dalla loro terra, diplomati e laureati che non trovano un impiego.
Tutto ciò rende la categoria degli ambulanti un settore di lavoratori estremamente eterogeneo dove si incrociano dialetti ed abitudini le più disparate, dove si assommano esperienze ed intelligenze diverse, dando nuovo impulso e nuove energie a questa categoria che, malgrado l'incuria e la trascuratezza delle autorità amministrative e gli attacchi dissennati di certa stampa interessata, è riuscita ad affermarsi ed a qualificarsi come servizio sociale a basso costo di gestione. Oggi il commercio ambulante occupa una posizione distributiva ben precisa ed ha una collocazione socioeconomica ben definita. Ha una sua validità sociale, è un punto di riferimento chiaro per la formazione dei prezzi agendo da calmiere.
Ha un suo preciso spazio economico nel paese e con la nuova legge 398 appena approvata il commercio ambulante ha assunto una dignità professionale. Oggi la gente riscopre il vantaggio di fare acquisti sui mercatini ambulanti non solo per la convenienza di affari vantaggiosi con prezzi confrontabili alla luce del sole, ma anche per lo svago, il piacere di stare in mezzo alla gente, di mescolarsi al vociare, di ascoltare gli schiamazzi, sentirsi vivi, riscoprire proprio quei valori semplici, umani, popolari, ricreativi di una volta e che in que-
sta nostra società cano.
moderna tanto man-
Ma tutto questo che faticosamente gli ambulanti cercano di mantenere gelosamente non è piovuto dal cielo, ma è frutto delle lotte di rivendicazione fatte insieme a tutta la classe operaia che ha fatto chiarezza nei confronti dei ceti medi definendoli anch'essi lavoratori, seppur autonomi, mettendo fine all'immagine distorta bel bottegaio quale affamatore del popolo e individuando invece i veri responsabili e i veri specula. tori.
Spazio economico e fiducia del consumatore che l'ambulante si è conquistato con un lavoro fatto di sacrifici, di presenza costante ogni giorno dell'anno, con la neve e con la pioggia e pagando fisicamente con la propria salute, alzandosi al mattino presto per attrezzare il suo banchetto per servire i clienti affezionati, per non perdere la clientela.
Andando alla ricerca dei prodotti all'origine, nei luoghi di produzione, nelle campagne, nelle fabbriche, facendo lunghi tragitti notturni per presentarsi al mattino in tempo sul mercato; organizzando le sue modeste forze, aguzzando la propria intelligenza per assolvere al compito di amministratore, di dirigente di agente addetto alle vendite e all'acquisto facendo il garzone e il facchino, il cassiere ed il commesso per far fronte alle esigenze imprenditoriali che oggi una moderna azienda seppur piccola richiede.
Tutto questo sono gli ambulanti e i mercati oggi; un modo semplice ed elementare di distribuire le merci, fatto per uomini semplici, per -i lavoratori, senza sfarzo e senza lusso ma con un solo obiettivo: scambiarsi delle cose fra uomini, proprio come facevano i nostri antenati. Per questo il commercio ambulante ha ancora molto da dire anche in un lontano futuro quale metodo antico per acquistare modernamente.
Vito GiangualanoCalendario dei mercati ambulanti nella zona 19
Lunedì
Via Pravia - Via Chiarelli
Martedì
Via Cechov - Via Borsa Giovedì
Via Osoppo Venerdì
Via Uruguay
Sabato
Via Isernia - Via Falck Via Osoppo (solo alimentari)
Calendario attività del mese di
giugno
Feste dell'Unità e dell'Avanti
Festa della F.G.C.I. - S. Siro
Circolo Lenin e Circolo Soledad
1 mercoledì
P.C.I. Sezione Bottini: ore 21: Conferenza su A. Gramsci: i Consigli di fabbrica; il Partito come risultato del fallimento dei Consigli.
2 giovedì
Cooperativa ECCER: ore 21: Consegna ai soci del salone sociale. Via Cechov 20.
3 venerdì
Associazione Genitori democratici BorsaVisconti: ore 21: Assemblea presso Scuola di via A. Visconti 16. Consiglio di Circolo e Assemblea Genitori Scuola Elementare V. Brocchi: ore 21: Assemblea generale su "Programmazione nuovo anno scolastico".
P.C.I. Sezioni Bottini - Fornasari - Oriani: ore 21: Assemblea pubblica su: "I problemi socio-sanitari degli anziani".
P.C.I. Cellula G. Nicola ore 20,30: in via Donadoni dibattito su: "Ordine pubblico".
5 domenica
U.S. Trenno: ore 9: Corsa ciclistica dilettanti 7° Coppa F. Ferrari. Partenza dalla Coop. La Vittoria, via Giorgi
15; arrivo piazza Rosa Scolari.
Plisportiva S. Leonardo: ore 9,30: Torneo Primavera: S. Leonardo-Pero. Girone ritorno NAG.
A.P.E. Fior di Monte: Gita a Val Nantey di Cogne:
6 lunedì
Circolo Elementare Visconti-Borsa: ore 18,30 Consiglio di Circolo presso Scuola di via Visconti 16.

8 mercoledì
P.C.I. Sezione Bottini: ore 21: Conferenza su A. Gramsci: "Stato di egemonia: problema della rivoluzione in occidente".
12 domenica
Polisportiva S. Leonardo: ore 10.45: Torneo Primavera: Triestina-S. Leonardo. Girone ritorno NAG.
ARCI S. Siro: Gita sociale Associazione inquilini, con gara di pesca a Peschiera del Garda
A.P.E. Fior di Monte: Marcia non competitiva a Montalto Pavese.
Assemblea Genitori e Consiglio di Circolo
Uruguay-Brocchi: Festa di chiusura attività scolastica 1976 77, presso Scuola di via Brocchi.
15 mercoledì
P.C.I. Sezione Bottini: ore 21: Conferenza su A. Gramsci: "Il Partito Comunista oggi".
P.C.I. Cellula G. Nicola: ore 20,30: Dibattito pubblico su: "I comunisti in Giunta a Milano; 2 anni dopo". In via Chiarelli.
17 venerdì
Parrocchia SS Martiri Anauniensi: Partenza giovani per campeggio a Caiaita (S. Martino di Castrozza).
Polisportiva S. Leonardo: Riunione atletica e festa per tutti gli allievi dei corsi di oinnastica.
P.C.I. Sezione Di Vittorio: ore 16.30: Assemblea pubblica su: "Problemi socio-sanitari degli anziani".
25 sabato
Parrocchia S. Romano: Festa della Comunità. Onomastico del Parroco. ore 18: S. Messa Comunitaria e benedizione delle autonomibili. ore 21: Trattenimento teatrale.
26 domenica
Parrocchia SS Martiri Anauniensi: Partenza ragazzi per campeggio ad Albiano Mario (Massa Carrara).
A.P.E. Fior di Monte: Partecipazione alla gara podistica Monza-Resegone con una squadra; gita al mare in località da destinarsi.
SI INVITANO LE ORGANIZZAZIONI
E GLI ENTI INTERESSATI, AD INVIARE IL CALENDARIO E I PROGRAMMI DELLE ATTIVITÀ ENTRO
E NON OLTRE IL GIORNO VENTI DEL MESE.
Via Mar Jonio
3 /6 - ore 18: Inaugurazione. Spettacolo musicale. — ore 21: Proiezione cinematografica.
4/6-ore 12: Spaghettata per gli studenti della zona Canti e balli. — ore 15: Disegno libero per bambini. — ore 17: Dibattito su "Un centro sociale nel quartiere". — ore 21: Spettacolo musicale.
5 6- ore 9: Torneo di calcio. — ore 15: Giuochi vari. — ore 21: Spettacolo musicale.
Durante la Festa funzioneranno ristorante, bar, giuochi vari.
Sez. "Ernesto Ragionieri"
Festa de "L'Unità" 1977:
4-12 giugno
4'6-ore 17: apertura festa. — ore 21: incontro col Sud: dibattito e testimonianze. Sonia Milan canta le canzoni degli emigranti.
5/6 - ore 14: pomeriggio dedicato ai giovani: pittura di un murale, suoniamo insieme, dibattito sul nuovo settimanale della FGCI, "La città futura". — ore 15: il Complesso strumentale dei "Pomeriggi musicali" eseguirà la suite "L'histoire du soldat" di I. Strawinsky. — ore 21: ballo popolare con l'orchestra "I vecchi ricordi del liscio".
6/6 - ore 21: presentazione del volume "Gramsci vivo" di Mimma Paulesu Quercioli. Testimonianze di compagni contemporanei di Gramsci. — ore 22: Proiezione dell'audiovisivo "Gli anni di Gramsci"
7/6 - ore 21: Dibattito su cultura, sport, tempo libero. — ore 22: Proiezione del film: "L'altra faccia del pallone".
8/6 - ore 21: Giochi popolari e ballabili con la fisarmonica.
9/6 - ore 21: "I cittadini chiedono, il PCI risponde": l'amministrazione comunale dopo il 15 giugno 1975. Risponde alle domande Maurizio Mottini capogruppo consiliare al comune di Milano.
10/6 - ore 21: spettacolo cabaret presentato dal circolo ricreativo delle FNM: "fratelli di taglia".
11/6- ore 21: giochi e balli popolari (Crespi).
12/6- ore 10: giochi e animazioni per giovanissimi a cura del circolo "G. Trevisani". — ore 15: spettacolo per giovanissimi. — ore 18: I riflessi della crisi sulla condizione femminile "La donna nella storia d'italia". — ore 21: Giochi popolari e ballabili con la fisarmonica.
Festa dell'Unità - Sez. Fornasari
Via Monte Baldo - Quart. Harar
10 6 - ore 20,30: Inaugurazione Offerta gratuita di "polenta e puccia" a tutti i partecipanti. — ore 21,30: Dibattito su "La questione femminile".
11'6 - ore 20,30: Dibattito su "Casa e territorio". — ore 22: Spettacolo musicale.
12/6- ore 10: Spettacolo teatrale per ragazzi. — ore 18 : Dibattito sulla scuola. — ore 21: Spettacolo musicale e danze.
Durante la Festa verranno proiettati audiovisivi su: Scuola, Consultorio femminile, Casa e territorio, Questione femminile. Saranno approntati: Murales, mostre fotografiche, vendite libri e dischi, ristorante bar, giuochi vari.
Festa dell'Unità - Sez. Oriani al Q.T. 8
16 6- ore 21: Ceniamo insieme (cena popolare). Organizziamo uno spettacolo (intrattenimento presentato, organizzato, diretto da dilettanti).
17 6- ore 9: Incontri di calcio tra squadre giovanili della zona. — ore 14,30: Ripresa Torneo di Calcio. — ore 18: Incontro con i pensionati. — ore 21: Serata della donna (dibattiti, spettacoli, sui problemi femminili).
18 6-ore 9: Proseguimento delle eliminatorie del Torneo di Calcio. — ore 18: Dibattito con i giovani. — ore 21: Divertiamoci con l'orchestra.
19 6- ore 8,30: DiffuSione dell'Unità. — ore 9: Quattro passi sulla montagnetta 4° Ediz. - ore 11: Giochiamo con i bimbi. — ore 16: Premiazione Torneo di Calcio. — ore 21: Interverrà il compagno Gianfranco Borghini. — ore 21,15: Avanti con l'orchestra — ore 24: Ritroviamoci in nuove iniziative.
Durante la festa funzionerà il servizio bar con cucina e vi saranno tanti. tanti giochi.
Festa dell'Unità - Sez. Bottini
Viale Mar Jonio
16/6 - ore 21: Film - funzioneranno bar e ristorante.
17/6 - ore 16: apertura di tutti gli stands. — ore 21: Dibattito sul Governo della Città. — ore 22: ballo liscio.
18/6 - ore 10: apertura stands. Inaugurazione esposizione d'arte figurativa. — ore 15: Manifestazione pittorica per i ragazzi. Giochi. — ore 16: Dibattito sulla Questione Femminile. — ore 21: Spettacolo Musicale.
19:6-ore 9,30: marcia non competitiva. - ore 10: apertura stands ed esposizione d'arte. — ore 16: Recital. — ore 18: Comizio su "La politica del partito". — ore 21: Gara di ballo liscio.
Festa dell'Unità - Sez. Di Vittorio
Via Omodeo - Cechov.
29 6- ore 21: Apertura della festa con introduzione politica. — ore 22: Proiezione di un film sulla condizione femminile.
30'6- ore 21: Dibattito sul tema "Violenza e Ordine Pubblico". Discoteca.
1 '7 - ore 16: Incontro con le casalinghe del quartiere. Nel corso dell'incontro, durante ii quale si discuterà delle attività e dei problemi ad esse connessi che una casalinga sviluppa nell'arco della giornata, verrà anche allestita una mostra-mercato del lavoro casalingo. — ore 21: Spettacolo "PENTOLE E FORNELLI".
2/7 - ore 10-15: Torneo di calcio (qualificazione). ore 21: Serata di ballo popolare con orchestra.
3/7 - ore 10-15: Torneo di calcio (finali). — ore 16: Spettacolo teatrale per i più piccini. — ore 18: Incontro con la musica classica. — ore 21: Discoteca. — Chiusura del festival.
Verranno inoltre allestite due mostre concorso fotografiche sui temi: Giovani e quartiere - Donne e società.
Verrà allestita una mostra sul PIANO DI PREAVVIAMENTO AL LAVORO ed una sul CONSULTORIO PUBBLICO. Durante tutta la durata del festival funzionerà il servizio ristorante che presenterà ogni sera, oltre ai piatti tradizionali ed alle specialità alla griglia sempre presenti alle nostre feste. un piatto tipico regionale che potrete accoppiare con un buon bicchiere di vino fornito dal nostro servizio bar sempre aperto.
Festival dell'Avanti!
Sez. Gallaratese "E. Gonzales"
10 /12 giugno - Via Betti, 41
10 6- ore 18: Apertura Festival. — ore 19: Cena collettiva. — ore 21: Canti popolari. Coro "I RONDINELLA-. — ore 22: Dibattito sul tema: "Percnè non si fanno i servizi di quartiere". Interverrà l'Assessore Umberto Dragone. — ore 23: Canti Popolari.
11 6- ore 12,30: Pranzo presso il servizio Ristorante. — ore 15: Giochi per ragazzi. — ore 18: Dibattito pubblico su: "I CONSULTORI". interverrà il compagno Prof. F. D'Ambrosio. — ore 19,30: Cena presso ii Ristorante. -- ore 21: Serata danzante con Orchestra del liscio.
12 6- ore 9: Diffusione Avanti. — ore 10,30: Gara di Scopa a coppie. — ore 12,30: Pranzo presso il servizio Ristorante. — ore 15: Festa delle "Torte casalinghe" (all'Asta). — ore 16,30: Concorso "Il più simpatico cane del quartiere" (non di razza). — ore 18,30: Rapporto al quartiere. Interverrà il Sindaco Carlo Tognoli. — ore 19,30: Cena presso il Ristorante. — ore 21: Serata danzante con Orchestra. Estrazione premi.
Durante tutto il periodo del Festival funzionerà anche un servizio Snack-Bar con prodotti alla brace. attrazioni varie e giostre. Verranno offerti al pubblico cartellesottoscrizione ad estrazione a L. 500.
"Milano 19"'- mensile di informazione politica e cultura della zona 19 della città di Milano - Sede della redazione: circolo Trevisani, via Appennini, 41 - te!:3539458 - Comitato di redazione: Alberto Barbieri, Alessandro Cappelletto, Pierluigi Corbella, Alberto Della Schiava, Carlo Galimberti, Roberto Martini, Giampiero Pagetti, Luigi Pizzocri, Luciano Zagato - Fotografie di Norberto Ferrarini, Adalberto Crippa - Numero in attesa di autorizzazione - Stampa ed impaginazione: Cooperativa IL GUADO, Robecchetto con Induno (Mil-tel. 0331/881475