unità a sinistra
GIORNALE DELLA ZONA 6 MAGENTA - SEMPIONE
Le unghie della speculazione su un'area comunale
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Le unghie della speculazione su un'area comunale
Il Consiglio di Zona 6, dopo una serie di discussioni alquanto movimentate e ricche di colpi di scena ha votato in senso democratico contro il rinnovo della concessione al Leone XIII dell'area di via Rossetti, angolo via Pallavicino, che lo stesso sta usando come campo di calcio. E' inutile dire che la maggioranza in Consiglio di Zona s'è formata intorno ai gruppi di sinistra che hanno portato sino in fondo la battaglia con l'appoggio molto significativo di un gran numero di cittadini, che si sono impegnati liberamente, dando un contributo di forza di base non indifferente.
La storia di quest'area, posta in una zona particolarmente appetibile dal punto di vista urbanistico, merita di essere commentata. Diciamo subito che i 9.000 mq. che attualmente usa l'Istituto scolastico privato Leone XIII, sono proprietà comunale. Nei giorni passati, il 30-10-'71 è scaduta la concessione in affitto di tale area all'Istituto — pagava L. 500.000 annue — per cui la cittadinanza attraverso documenti sottoscritti in assemblee pubbliche — scuole di via Rasori, di via G. Verga, via Pier Capponi — ha chiesto al Comune la piena disponibilità di questo terreno; non solo ma si sono mosse anche le associazioni dei genitori di vari Istituti Statali (Beccaria e Mameli) che hanno appoggiato con estrema convinzione tali richieste.
Non è il caso di rammentare qui quanto sia disastrosa la situazione della nostra zona, quando si voglia verificare la consistenza delle scuole a tutti i livelli, ma non possiamo dimenticare che abbiamo scuole materne che non sono affatto scuole materne, e che dovremmo vergognarci di chiamare con questo nome; le scuole elementari poi, sono quanto di più squallido pedagogicamente si possa immaginare: troppi alunni per classe, doppi turni, mancanza totale di attrezzature sportive. Ma in questo quadro piuttosto disastroso emerge la posizione di un istituto privato, appunto il Leone XIII, che guarda il caso possiede un po' di tutto: campi di calcio, campi da tennis, per la pallacanestro, e perfino una piscina coperta per servire circa 1200 alunni.
Comunque oanuno di questi ragazzi costa alla famiglia più di mezzo milione all'anno, circa cioè L. 60.000 al mese, poco più poco meno di mezzo stipendio di un operaio Qualificato. Malgrado tutto ciò il Leone XIII non intende restituire al Comune quest'area; in sostanza vorreb-
be tenersela a tutti i costi, o meglio forse proprio a tutti no, fatto è che per ora la vuole a sua disposizione.
Dopo qualche indagine e sentiti alcuni pareri, visti alcuni documenti, si sono tirate alcune conclusioni. Non si ha la certezza, ma ci si immagina quali pressioni ad alto livello saranno state fatte per far rinnovare la concessione; del resto in questo tipo di diplomazia i Gesuiti, proprietari-gestori del collegio, non sono certo gli ultimi arrivati, cosicchè la battaglia della cittadinanza si è dimostrata subito piuttosto cruenta; sono stati perfino mobilitati agguerriti manipoli di genitori di ragazzi frequentanti l'istituto.
Al Consiglio di Zona è arrivata perfino una petizione di circa 4.500 firme di genitori, parenti, camerieri ed autisti dei ragazzi.
Ma la domanda più inquietante, che la cittadinanza si è posta è sul perchè i Gesuiti siano così accanitamente attaccati a questo pezzo di terreno. Non si è convinti che l'interesse sia per il campo giochi, infatti l'area in discussione è in realtà più piccola di quella che l'Istituto stesso possiede già attrezzata a campo sportivo.
Non è possibile che 1200 ragazzi non riescano ad organizzare i loro svaghi su circa 10 mq. a testa che già possiedono, dotazione che è già di per sé assai ragguardevole se la si confronta con la media delle altre scuole pubbliche. E allora che cosa veramente ha in programma l'Istituto? Forse si sente ormai angusto nei suoi confini attuali? Sono domande inquietanti che ci preoccupano non poco, specie se dovesse essere la cittadinanza a dover sopportare lo onere di crescenza e di sviluppo del collegio.
Perciò dobbiamo, tutti, inpegnarci fino in fondo: abbiamo bisogno di aree dove costruire le scuole, gli asili, il verde, tutti i terreni che sembrerebbero adatti e che ancora nella zona sono liberi, di fatto sono vincolati da gravose convenzioni che il Comune ha nelle passate amministrazioni, stipulate a favore dei proprietari di queste aree.
Adesso finalmente ne abbiamo trovata una che potrebbe cominciare a risolvere qualche piccolo problema: è nostra, è della cittadinanza, e non costa nulla: dobbiamo calare le braghe anche adesso? Noi diciamo di no, no assolutamente, e come abbiamo vinto la battaglia per la ex Salmoiraghi, cercheremo di vincere anche (mesta. con l'appoggio di tutti i cittadini.
A. ArenostoCOMUNP: 1)1 MILANO ItIPARTIZION é: Ti/MI:TI MAN...SORE
Egr. Sig. ALESSIO ARENOSTO Consigliere di Zona 6 (Magenta—Sempione) Via Luigi Nono, 7 20100 MILANO
Egregie Signor Arenorto, ho ricevuto la Sua in data 30 Ottobre u.s. e, co me consigliere comunale (prima e più che come Assessore da 17 anni), desidero esprimerLe con estrema chiarezza il mio pensie— ro.
La votazione del Consiglio di Zona 6 sulla questio ne dell'area di Via Rossetti è un atto fazioso di una temporanea maggioranza laicista ed anticlericale che ha tentato, ma non riu— scirà, di portare un fiero colpo ad una delle più serie istituzio ni educative della nostra Città.
Come consigliere comunale voterò pertanto contro il parere del Consiglio di Zona 6, e cioè per il rinnovo della concessione all'Istituto Leone XIII°, o meglio ancora per la per muta dell'area con altra comunale,ifinchè la stessa diventi di proprietà dell'Istituto.
Questo è il mio pensiero, è quello che proporrò al Gruppo Consigliare D.C., è quello che sosterrò nella Giunta Municipale, a costo, perfino, se necessario, della crisi. Spero, almeno, Ella apprezzi la mia franchezza, anche se — naturalmente — non può essere d'accordo con me.
La lettera qui sopra riprodotta è stata inviata dall'assessore democristiano Gian Franco Crespi al consigliere della Zona 6 Alessio Arenosto, collaboratore del nostro giornale, in risposta a una lettera dallo stesso inviata a tutti i consiglieri comunali con allegata la mozione votata dal Consiglio di Zona sul problema dell'area del Leone XIII.
Crediamo che la lettera si commenti da sola e che non sia difficile per i cittadini della zona e per i nostri lettori trarre le debite conclusioni politiche dal contenuto di essa. Tuttavia vogliamo ugualmente esprimere un nostro giudizio anche in relazioni al necessario riepilogo di alcuni fatti che possono contribuire a chiarire ulteriormente la posizione dell'assessore in questione.
Gian Franco Crespi, doroteo di stretta osservanza, è lo stesso che, all'epoca dell'« autunno caldo », votò in Consiglio comunale contro lo stanziamento di fondi in favore dei lavoratori in lotta, stanziamento che fu approvato con il voto di molti consiglieri del suo stesso partito; è lo stesso che, recentemente, ha quasi chiesto la testa del consigliere regionale Fontana, anch'egli democristiano, reo, secondo il Crespi, di avere appoggiato la decisione della Regione di condurre un'inchiesta sulle violenze fasciste in Lombardia; è lo stesso che, sempre con riferimento a questo episodio, ha messo in atto ogni sorta di pressioni perchè la DC milanese esprimesse solida-
Glian Franco Crespi)
rietà alla sortita anti-Regione del socialdemocratico De Feo; è lo stesso che, stando alle voci circolanti a Palazzo Marino, aspira a diventare Sindaco di Milano e quindi briga per aprire la crisi da destra in Consiglio comunale. Questo « brillante » passato non può farci dunque meravigliare della posizione assunta sul problema del Leone XIII, né del conclamato disprezzo per la decisione di un organo democratico quale è il Consiglio di Zona. Ma che si voglia addirittura scambiare un'area comunale (quella su cui l'istituto aveva la concessione) con altra comunale, affinchè la prima diventi di proprietà del Leone, è cosa che travalica persino i limiti di un doroteo, di un « marciatore silenzioso », di un difensore tanto accanito degli interessi privati a danno di quelli pubblici, che pure, ci sia consentita l'ironia, imperversa negli assessorati della nostra città, da ben 17 anni, come egli stesso si perita di sottolineare. Di un uomo che, in definitiva, si rende oggettivamente concausa della sfiducia verso le istituzioni pubbliche, quindi del crescente qualunquismo, quindi del fascismo.
E allora, oggi che la violenza fascista si rivolge anche contro quella parte dei democristiani che vogliono combatterla, questi democristiani (è vero vice-sindaco Borruso?) sanno con chi devono prendersela all'interno del loro stesso partito.
g. g.
Lunedì 15 novembre il Consiglio comunale ha approvato la variante al Piano Regolatore proposta dalla Giunta per l'area ex-Salmoiraghi di via Raffaello Sanzio. Sui 9740 metri quadrati di tale area sorgerà una scuola elementare. Questo atto deliberante del Consiglio segna un'importante vittoria dei cittadini e delle forze politiche democratiche del quartiere che per circa due anni si sono battuti per sconfiggere la speculazione privata e per imporre una soluzione a vantaggio della collettività (il nostro giornale cominciò ad occuparsi della questione fin dall'aprile del 19700.
Ora il problema che si apre è che la delibera non resti nel cassetto, ma che si dia invece immediato inizio ai lavori di costruzione della scuola. I fondi sono stati stanziati. La richiesta che facciamo e intorno alla quale va sviluppata la mobilitazione dei cittadini è che vengano spesi subito, sotto il controllo degli organismi democratici del decentramento (Consiglio di Zona) e dei cittadini del quartiere. Il successo conseguito, oltre a dimostrare la forza politica dell'unità dei cittadini e la capacità che ne deriva di risolvere le questioni, è anche garanzia e stimolo per andare ancora avanti.
ULTIME
LDALLA ZONA 6
Nella seduta di lunedì 15 novembre il Consiglio di Zona ha approvato numerosi e importanti ordini del giorno, fra cui:
Solidarietà con il vice-sindaco Borruso, fatto segno a una vile aggressione da parte di teppisti fascisti, e biasimo dell'irresponsabile comportamento di un commissario di polizia (di cui si chiede l'allontanamento), offensivo nei confronti del vice-sindaco e assurdamente accondiscendente nei confronti degli aggressori fascisti. , Censura dell'assessore dc Gian
Franco Crespi per la lettera inviata al consigliere Arenosto e riportata dal giornale (ordine del giorno approvato con l'astensione dei consiglieri democristiani).
Costituzione di una Commissione permanente antifascista in seno al Consiglio di Zona stesso, approvata con la sola astensione del dc Mattesich (ancora lui!).
Si tratta adesso di spendere subito i fondi già stanziati affinchè i lavori vengano iniziatiMilano, 5 Novembre 1971 Cordialmente,
Rispondere oggi a questa domanda vuol dire toccare un problema più complesso di quello delle differenze di posizione politica tra le forze della sinistra laiche e cattoliche. Vi è infatti uno stretto rapporto tra questo processo che noi vogliamo mandare avanti, e quello più generale di costruzione di una alternativa politica nel paese. Ormai, cioè, il rapporto unitario tra le forze della sinistra all'opposizione e quelle che si trovano al governo non è più una limitata ripresa di contatto ininfluente sui problemi della direzione del paese e quindi automaticamente incline a risolversi in un puro confronto ideologico, mentre d'altra parte non siamo nemmeno ancora alla precisazione di una piattaforma politica concreta che abbia già alle spalle tutta la forza per realizzarsi.
Il che non vuol dire che non vi siano tra le forze della sinistra differenze profonde anche di carattere ideologico, che meritano uno sforzo di elaborazione e di approfondimento, e che d'altra parte non si manifesti nell'attività politica di tutti i giorni (ne è una prova il lavoro svolto a livello parlamentare su leggi anche assai importanti) la necessità di cercare e proporre soluzioni più avanzate su singoli problemi. Ma un compito più impegnativo spetta alle forze della sinistra: di fronte alla crisi che vi è nel paese e alla comprovata incapacità del governo di risolverla con precise scelte democratiche e di progresso, si pone concretamente il problema del superamento del centro sinistra. Dobbiamo cioè lavorare alla costruzione di uno schieramento che ci consenta di salvaguardare e sviluppare il quadro democratico e contemporaneamente di mandare in frantumi l'interclassismo dietro il quale la D.C. ha finora potuto nascondere il proprio ruolo di fondamentale espressione politica della borghesia monopolistica del nostro paese.
Per costruire questo processo conta molto l'azione unitaria se è condotta avanti con impegno e coerenza. Rifiutando ogni pretesa di preclusione a sinistra nel parlamento come nelle regioni e negli enti locali; conducendo avanti assieme la battaglia in favore dell'unità sindacale, portando a fondo la battaglia per la democrazia, spesso insidiata proprio da quella macchina dello stato che dovrebbe difenderla.
La classe operaia e tutto il popolo lavoratore sono il miglior garante al contempo della democrazia e del progresso sociale: alle forze politiche che li rappresentano spetta il dovere di fondare su di esso e sulle spinte di rinnovamento che ne vengono la propria azione. Questo sarà il punto di forza per la costruzione di nuovi equilibri politici, o anche, come diciamo noi, di una nuova maggioranza. E da qui credo bisognerà partire per impostare con i piedi per terra il dibattito sulla questione dell'unità a sinistra.
, Via Tel.
ISTITUTO
Cuneo, 463608 4 - Via
Data la brevità dello spazio e l'estrema importanza e ampiezza del quesito, mi auguro di riuscire a dare, con una schematica risposta, l'impostazione politica di base di uno dei temi che ritengo fondamentali per la classe lavoratrice italiana.
L'unità operativa e la ristrutturazione delle forze politiche laiche e cattoliche nel nostro paese si presenta, a mio avviso, oggi più che mai, una esigenza profondamente sentita dai lavoratori; così come l'altrettanto auspicato processo unificatorio delle forze sindacali attualmente in fase avanzata di realizzazione.
Rispetto a quest'ultimo, l'unità delle forze politiche della sinistra italiana presenta una serie maggiore di ostacoli che vanno dalle differenze ideologiche a quelle politiche, antiche e recenti, che continuano a separare i partiti e i settori della sinistra, per non parlare poi del grande tema, caratteristico per l'Italia, che è quello del dialogo e dell'incontro su una piattaforma comune tra i lavoratori cattolici e le forze che si ispirano o che si richiamano al marxismo.
Ritengo che operare per la concreta realizzazione dell'unità di tutte queste forze rappresenti il più grande e stimolante compito, soprattutto a livello di base, di ogni militante attivo ed impegnato nella battaglia ideale per il progresso e la democrazia nel nostro paese.
Penso che l'unità di tutti coloro che vogliono davvero una società nuova e diversa — una società socialista dove vi sia realmente pace, giustizia e libertà — per l'effettiva abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, sia un impegno che va ben al di là di ogni tatticismo e persino di ogni confine partitico.
Questa unità a sinistra, dunque, è veramente importante e, mi sia consentito, necessaria per poter offrire alla classe lavoratrice un ancor più valido strumento politico per una non velleitaria ma concreta alternativa democratica al moderatismo e allo sviluppo di tipo neocapitalistico oltre che l'unica efficace risposta al risorgente squadrismo.
Occorrerà pervenire ad un vero e proprio « rimescolamento delle carte » nell'intero schieramento della sinistra, senza ritornare a nessuna forma palese o velata di « frontismo », senza alcun modello prefabbricato, con la precisa volontà politica di evitare a noi e agli altri interlocutori il pericolo di cadere nel solito patriottismo di gruppo o di partito e con il sincero intendimento di non creare alleanze strumentali.
Ogni parte interessata dovrà comportarsi non per avere il sopravvento ma con la massima lealtà per approfondire liberamente tutti i problemi del rinnovamento sociale in vista, appunto, della creazione di una forza di sinistra completamente nuova e originale.
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La Redazione del giornale ha sede presso il Circolo culturale Carducci via Bertini, 19
Il Comitato di redazione è costituito da PCI, PSI, PSIUP, MPL
Ne fanno parte: Gianni Bagioli (PCI), Giuseppe Boatti (PCI), Massimo Cavallini (PCI), Giuseppe Fassari (PSI), Attilio Festa (ACLI), Mario Giorcelli (PSI), Giuliano Giuliani (PCI), Bona Oxilia (PSIUP).
Hanno inoltre collaborato a questo numero: Alessio Arenosto (PSI), Antonello Boatti (PCI), Nicoletta de Varda (PSIUP), Marco Dragonetti (PCI), Toni Muzi Falconi (PSI).
Nel 1964 il PSIUP rifiutò di partecipare al governo di centrosinistra, cioè di avere un ruolo di collaborazione subalterna alla DC; il partito che difende gli interessi della borghesia e il profitto capitalistico con lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Fummo allora costretti a scindersi dal PSI che invece accettava di andare al governo; questa scissione fu — anche se apparentemente poteva sembrare paradossale — un atto di profonda unità. Sceglievamo infatti di rimanere uniti all'opposizione con le forze della sinistra marxista.
In questi ultimi 7 anni il cammino fatto dal movimento operaio su questa strada è immenso. Sul piano sindacale le masse operaie hanno costruito una profonda unità nella lotta e oramai anche le centrali sindacali stanno affrontando le ultime tappe per una unità organica. Sul piano politico il centro sinistra — e il tentativo di portare tutto il paese su posizioni riformiste e socialdemocratiche, attraverso la spaccatura del movimento operaio, è fallito. Il PSI — nel suo ultimo comitato centrale ne ha preso atto e lo ha dichiarato inequivocabilmente. e forze lavoratrici cattoliche organizzate nelle ACLI sempre più si avvicinano alle posizioni di sinistra e sono spesso nostre alleate per il mutamento profondo del sistema economico e sociale del paese. Le forze giovanili si ribellano e si affacciano alla lotta politica rivendicando una scuola per tutti, libera e democratica.
A questo processo di unità il PSIUP ha dato nel passato il suo contributo in prima linea e intende portarlo avanti coerentemente nel presente e nel futuro. Oggi la borghesia contrattacca il movimento operaio, di nuovo cercando di dividerlo in nuovi modi, con nuovi strumenti, attraverso l'organizzazione di uno stato corporativo. La prima scadenza politica è costituita dalle elezioni del presidente della repubblica. L'iniziativa del PSIUP di avere degli incontri con tutte le forze politiche della sinistra per cercare un accordo a questo riguardo è un altro passo verso la costruzione dell'unità a sinistra.
Così anche l'incontro tra le sezioni del PCI, PSI, PSIUP della zona nella battaglia, insieme a tutti i cittadini interessati, per la soluzione dei problemi del quartiere è un altro mattone nella costruzione dell'unità a sinistra.
Partiamo da una considerazione. Nelle iniziative di lotta sul tema della politica urbanistica e dei servizi sociali (area Salmoiraghi. area Leone XIII) e più in generale sul tema dell'antifascismo, i cittadini della nostra zona hanno trovato un preciso punto di riferimento e di sollecitazione nelle forze politiche che danno vita al giornale: comunisti, socialisti, socialproletari, cattolici progressisti.
Bene attenti a non sopravvalutare questi risultati, perchè molto cammino ci resta ancora da percorrere nella costruzione di una sostanziale unità a sinistra, ci pare comunque che essi vadano sottolineati, come esempio concreto di quali possibilità di successo offrano l'azione e l'impegno unitari. E ciò soprattutto per il tipo di analisi politica che sta dietro a questa azione e a questo impegno.
Noi diciamo infatti che la speculazione edilizia, responsabile dello sviluppo caotico della nostra città, della mancanza di verde e di servizi sociali (scuole, ospedali, biblioteche, attrezzature sportive, parchi-gioco), della espulsione dalle zone centrali (e più recentemente anche dalle zone intermedie) della città dei ceti popolari (operai, impiegati, artigiani, piccoli esercenti), rientra perfettamente nella logica del capitalismo; cioè nella logica del profitto, dell'arricchimento illecito, dello sfruttamento, in ultima analisi dell'uso irrazionale e improduttivo delle risorse nazionali che è tipico del sistema capitalistico.
E diciamo anche che questo quadro, che risponde a un preciso disegno del grande padronato, si è realizzato e ancor oggi si realizza con la copertura, e quindi la grave responsabilità, della Democrazia cristiana, prima con la politica centrista degli anni '50, poi con la degenerazione moderata del centro-sinistra.
E' evidente che proprio nell'individua-
zione del comune nemico di classe, il grande padronato appunto, stanno i presupposti di una politica di alleanze politiche e della costruzione di uno schieramento unitario di sinistra che favorisca e porti avanti con decisione la saldatura fra le diverse forze sociali che sono anticapitalistiche per la loro stessa condizione economica e sociale: operai, impiegati, tecnici, contadini, artigiani, esercenti, piccoli commercianti, intellettuali; in una parola, tutti i lavoratori, dipendenti o autonomi che siano.
Questa costruzione unitaria deve essere ed è oggettivamente accelerata anche dalla valutazione delle mosse dell'avversario di classe.
Prendiamo in esame gli ultimi avvenimenti. Per diminuire la combattività della classe operaia, per respingere e svuotare il contenuto economico e politico delle sue conquiste, per rompere il blocco di forze sociali che si va costruendo, il padronato ha fatto ricorso ad una serie di azioni: attacco all'occupazione, con la messa in cassa integrazione di migliaia e migliaia di lavoratori; rincaro dei prezzi, sostanzialmente provocato ad arte, amplificando anche gli stessi gravi contraccolpi provocati dalla politica monetaria degli Stati Uniti; utilizzazione delle squadracce fasciste come elemento di provocazione e di disordine, e, dopo le elezioni del 13 giugno, tentativo di presentare il MSI non per quello che è (e cioè, di fatto, il ricostituito partito fascista), ma come una forza soltanto conservatrice e reazionaria, disponibile quindi per avventure e sbocchi a destra della situazione politica generale del paese. (Una specie di prova generale di questo schieramento clerico-fascista dovrebbe tenersi con il referendum antidivorzista, che va quindi respinto anche per questa ragione, oltre che per difendere l'introduzione di una norma civile e de-
mocratica nell' ordinamento giuridico del nostro paese). Le risposte che le forze politiche di sinistra, a livello nazionale, danno a queste manovre segnano un ulteriore passo avanti verso la possibilità di costruzione di un blocco sociale alternativo. I comunisti sottolineano la necessità di uno schieramento democratico e di sinistra, laico e cattolico, che esprima le esigenze sentite da tutti I lavoratori di una profonda svolta negli indirizzi economici e politici del paese; necessità che è sostanzialmente condivisa dai socialproletari. I socialisti intendono portare avanti la politica degli « equilibri più avanzati », nella prospettiva di un nuovo rapporto di forza nei confronti delle componenti moderate, a fianco della opposizione di sinistra. pur senza riconoscere per l'immediato la possibilità di condividere responsabilità di governo con la stessa opposizione di sinistra. All'interno della DC, che nel suo recente Consiglio nazionale ha riconfermato il suo volto complessivo di partito della conservazione sociale, le componenti di sinistra e Io stesso onorevole Moro sono riusciti a limitare i guasti dello spostamento a destra deciso dal gruppo dirigente della DC e hanno affermato la necessità di un discorso nuovo con l'opposizione di sinistra.
Sono posizioni, abbiamo detto, che si oppongono fermamente ai disegni del padronato e della destra, partendo dalle quali si può e si deve lavorare per dare avvio alle soluzioni dei gravi problemi che travagliano il paese. Importante è verificarle nei contenuti concreti. Le prossime impegnative scadenze politiche (elezione del presidente della repubblica, successiva crisi di governo, iniziative contro il referendum antidivorzista) costituiranno un indicativo banco di verifica. La redazione
li Comitato di Quartiere San Siro, costituito dalle forze politiche democratiche e dai singoli cittadini, agisce da circa un anno ed ha sede presso la Cooperativa Case Popolari Vercellese di via Caccialepori 4. Esso si pone come obbiettivi la gestione democratica dei problemi del quartiere e la crescita del la coscienza politica dei cittadini.
In quest'anno di attività il Comitato si è impegnato a fondo contro la speculazione edilizia, per evitare che continuasse quel processo di espulsione dal quartiere dei ceti popolari (soprattutto operai e pensionati) attraverso la demolizione dei loro alloggi e la sostituzione con abitazioni di lusso, e contro le società immobiliari, per impedire le vendite frazionate e l'aumento arbitrario delle spese, sistemi con i quali si tenta di aggirare la legge sul blocco dei fitti e degli sfratti.
Per affrontare e risolvere questi problemi specifici si è recentemente costituita nel quartiere una sezione dell'UNIA (Unione nazionale inquilini e assegnatari), che gestisce insieme al Comitato di quartiere le lotte dei vari Comitati inquilini che si sono formati, e che si riunisce ogni venerdì nella sede del Comitato di quartiere stesso.
Le lotte intraprese hanno dimostrato che con l'unità si riesce a contrastare il disegno capitalistico di fare di Milano una città per soli ceti privilegiati.
Tipica a questo proposito è la lotta condotta dagli inquilini dello stabile di via Colonna 47, di proprietà della De Angeli Frua, e abitato per la maggior parte da ex dipendenti della stessa società, anziani pensionati o vedove di questi, che con il loro lavoro hanno contribuito ad aumentare il patrimonio del l'azienda.
Verso la fine di giugno gli inquilini si erano visti recapitare una lettera della società Frua con la quale si intimava loro di lasciar liberi i locali entro tre mesi: la disdetta è illegale, violando la legge sul blocco dei fitti e degli sfratti, ma la società la applicava ugualmente, tentando una manovra intimidatrice. La manovra non riesce: all'assemblea indetta dal Comitato di quartiere partecipano tutti i cittadini dello stabile che danno vita a un comitato inquilini e partono al contrattacco. Assistiti dai legali dell'UNTA, respingono le disdette e, avviando un'azione legale, obbligano la società Frua ad eseguire quelle riparazioni urgenti di cui lo stabile, da anni abbandonato a se stesso, ha bisogno. Contemporaneamente viene approvata una mozione, presentata in Consiglio di Zona e fatta propria dal Consiglio stesso, in favore delle lotte degli inquilini e contro lo sviluppo urbanistico della città voluto dal padronato a danno degli interessi dei lavoratori.
Questo episodio, conclusosi con la vittoria degli inquilini, dimostra ancora una volta la necessità della mobilitazione popolare intorno agli obiettivi che
Via Fauché-Castelvetro, via Giannone, via Giustile forze politiche democratiche del quartiere si propongono, mobilitazione che deve vedere impegnati anche coloro che, apparentemente, non sono toccati adesso dalle conseguenze delle scelte del grande padronato ma che, sicuramente, lo saranno domani. Così come dimostra che l'unità nella lotta è la migliore garanzia per vincere le battaglie nel quartiere.
L. MontagnaGli inquilini di un gruppo di stabili di via Fauchè e di via Castelvetro sono da tempo in lotta contro la vendita frazionata (cioè effettuata appartamento per appartamento) delle loro case. l'Immobiliare Castello, che agisce per conto del padrone di casa, vorrebbe in sostanza cacciare via gli inquilini che abitano da anni, in molti casi da decenni in quelle case. Una mano di vernice alla facciata e una ripulita alle scale servono per raggirare gli eventuali com-
pratori ai quali si vuol far pagare a peso d'oro uno stabile vecchio e malandato.
Così Immobiliare Castello e padrone di casa vorrebbero intascare qualche centinaio di milioni sulla pelle degli eventuali ingenui compratori e alle spalle degli inquilini, che sarebbero gettati in mezzo alla strada.
La lotta, l'unità degli inquilini, la mobilitazione dei cittadini e delle forze democratiche del quartiere, culminata in una manifestazione popolare, hanno
Indetta dal Consiglio di Zona sui problemi della scuola
bloccato le manovre della Castello e gli inquilini sono rimasti nelle loro case. In questi giorni la Castello è tornata alla carica e ha cercato di intimidire gli inquilini in lotta, di introdurre un momento di divisione tra inquilini e commercianti, tentando di sfrattare un negoziante. Un folto gruppo di giovani e di inquilini del quartiere ha però impedito l'esecuzione dello sfratto, malgrado il solerte intervento della forza pubblica. Ora si chiede che lo sfratto venga ritirato e che vengano ripristinate le condizioni di abitabilità degli appartamenti, danneggiati dai lavori di « miglioria che la Castello ha iniziato, e deliberatamente interrotto, solo per rendere impossibile la vita agli inquilini e costringerli così ad andarsene.
Analoga a quella di via Fauchè è la situazione in via Moscati 18 dove si tenta di vendere frazionatamente; gli inquilini ricevuta la disdetta dal padrone hanno dato vita ad un comitato per iniziare la lotta.
Differente è la situazione di via Giannone 6 e di via Giusti 3/5, vecchissimi fabbricati a ringhiera, privi di servizi, in condizioni igieniche disastrose, lasciati senza la minima manutenzione indispensabile; anche qui gli inquilini hanno formato un comitato, si sono riuniti più volte in assemblea: hanno chiesto al padrone di eseguire le indispensabili opere di manutenzione e lo hanno informato di voler contrattare per tutti una diminuzione ragionevole degli affitti, che sono esosi rispetto alle condizioni della casa e in molti casi sono stati aumentati illegalmente. Non ricevendo risposta a queste richieste gli inquilini sono passati alla lotta: hanno sospeso il pagamento delle spese per un trimestre e il trimestre successivo hanno pagato il 30% in meno del canone d'affitto. Il padrone ha risposto con una manovra intimidatoria e ha cercato di dividere il fronte degli inquilini chiedendo lo sfratto solo contro cinque persone, ma gli inquilini hanno fatto tutti causa comune contro il padrone per stabilire il loro diritto ad abitare in una casa decente ad un prezzo equo.
Oltre 300 cittadini hanno affollato, giovedì 28 Ottobre, la palestra della scuola di via Mantegna, dove il Consiglio di Zona aveva convocato un'Assemblea popolare per discutere dei problemi delle scuole materne ed elementari.
La massiccia partecipazione dei cittadini, se da un lato ha chiaramente indicato come la volontà di partecipazione democratica si va sempre più rafforzando fra gli abitanti della zona, dall'altro ha anche dimostrato come una efficace ed organizzata azione di volantinaggio e propaganda può costituire un forte elemento di sensibilizzazione. Va segnalato, ad onor del vero, che questa azione è stata svolta dal Comitato Uni-
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tario di zona e non, come avrebbe dovuto essere, dallo stesso Consiglio di Zona il quale si è semplicemente limitato a far pervenire alle scuole alcuni pacchi di volantini che, in gran parte, non sono mai stati distribuiti.
L'assemblea si apre con una introduzione del presidente del Consiglio di Zona, Falaguerra, il quale sintetizza la azione svolta in questi ultimi mesi e i risultati conseguiti. Risultati che egli stesso definisce insoddisfacenti, malgrado la indubbia costanza e buona volontà del Consiglio. Falaguerra non esita ad esprimere chiaramente che le maggiori difficoltà incontrate per trovare una sollecita, per quanto provvisoria, soluzione ad alcuni urgenti problemi, sono da attribuirsi al continuo e palese ostruzionismo delle forze più arretrate del Comune.
Come classico esempio, Falaguerra legge pubblicamente una lettera inviatagli dall'Assessore Bonatti sulla questione dell'area di Via Niccolini. Nella lettera, Bonatti sostiene di non essere responsabile delle decisioni tecniche della propria ripartizione, ma di assumersi unicamente le competenze ' politiche ». In parole povere: io vi ho detto quello che penso, ma non posso farci niente, oppure, non c'entro, anzi, non c'ero, se c'ero dormivo. Bonatti, infine, dichiara di rifiutarsi di intervenire all'Assemblea popolare perchè offeso dal comportamento del Consiglio di Zona.
La lettura della lettera suscita un generale sdegno nell'Assemblea che, in seguito, voterà all'unanimità una mozione di censura dell'inaccettabile corni portamento dell'Assessore socialdemocratico.
Dopo l'introduzione di Falaguerra, incomincia una lunga serie di interventi da parte di cittadini. Interventi spesso incisivi, utili alla discussione, talvolta dispersivi o apertamente provocatori.
Viene presentata una prima mozione che chiede l'invio di una delegazione di cittadini in Comune per discutere la situazione con la Giunta e metterla di fronte alle sue responsabilità. Inoltre, per protesta alla lettera di Bonatti, la mozione chiede l'occupazione dell'area di Via Niccolini. Il consigliere Prevedini propone a sua volta un documento più articolato nel quale si impegna il Consiglio di Zona ad incontrarsi con gli assessori interessati ed a riferire, entro la fine di novembre, i risultati in un'altra Assemblea popolare. Sulle due mozioni si intreccia un vivace dibattito, cui non sono estranei interventi provocatori da parte di alcuni genitori del Leone XIII arrivati in Assemblea con molto ritardo e in massa con il chiaro obbiettivo di provocare una scissione fra i cittadini presenti. La manovra non viene raccolta dai due presentatori delle mozioni, i quali, si accordano per una mozione unica che viene votata all'unanimità.
In questa si affida al Consiglio di Zona l'incarico di provocare una sollecita riunione con tutti gli assessori competenti ed a convocare nuovamente l'assemblea entro novembre. Inoltre si decide di procedere alla occupazione dell'area di Via Niccolini.
In conclusione si può affermare che l'assemblea, sia pure con le pecche dovute ad una certa inesperienza, è stata caratterizzata da un forte desiderio dei cittadini presenti di trasformarsi da semplici spettatori della gestione della cosa pubblica, in attori e protagonisti di questa. Inoltre è assai confortante rilevare che i partecipanti hanno saputo evitare di raccogliere le provocazioni di coloro che, toccati nei propri privilegi, hanno cercato di trasformare la riunione in una gazzarra per gettare discredito sulla unitarietà della volontà popolare della zona.
T. Muzi FalconiUna prima importantissima vittoria è ora venuta: il pretore ha respinto le richieste di sfratto del padrone, facendo così cadere le manovre ricattatorie della proprietà. Questa grande prima conquista nei caseggiati di via Giusti e via Giannone dimostra come la lotta degli inquilini uniti ,la mobilitazione dei cittadini e delle forze politiche di sinistra del quartiere siano le armi più efficaci nella battaglia contro la speculazione e contro i padroni di casa. Dimostra anche che la lotta degli inquilini non è sterile e fine a se stessa, ma porta dei frutti concreti nei termini di una riduzione sostanziale dell'affitto e quindi di un miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori. Queste note di cronaca ci danno una idea di come la lotta per la casa nel nostro quartiere si stia estendendo su più fronti. E' necessario ora che altri caseggiati dove si sta attuando la vendita frazionata inizino una battaglia per impedire l'espulsione dei ceti popolari dal centro della città, per affermare che la casa è un diritto. E' necessario generalizzare la battaglia nei vecchi quartieri, nelle case a ringhiera, dove gli immigrati, gli operai, i ceti popolari vengono taglieggiati dagli affitti esosi e vivono in case cadenti e malsane.
Per la generalizzazione della lotta è importante anche che le vertenze in corso in via Fauchè, in via Moscati, in via Giusti e Giannone si concludano positivamente per gli inquilini. Perchè una folta delegazione di questi caseggiati ha chiesto a Palazzo Marino all'amministrazione comunale di operare una pressione politica, anche attraverso opportuni strumenti tecnico urbanistici, nei confronti delle immobiliari e dei padroni, perchè desistano dal loro atteggiamento negativo e intavolino trattative con gli inquilini. Il vicesindaco Borruso si è impegnato ad operare in questo senso e a discutere in giunta l'attuazione di provvedimenti che possano risolvere le vertenze in modo favorevole per gli inquilini.
Gli inquilini in lotta nel quartiere chiedono perciò che l'amministrazione comunale si schieri coi fatti al loro fianco nella lotta contro le immobiliari e attendono un immediato intervento per una soluzione positiva delle vertenze in atto.
M. DragonettiIl CONSIGLIO DI ZONA 6, riunito in data 25-10-1971 preso atto dei documenti e delle raccomandazioni espresse dalle commissioni Urbanistica Scuola, che sono stati ufficialmente presentati alla riunione del Consiglio del1'11 ottobre scorso, nonché dei documenti presentati dai comitati dei genitori delle scuole materne di via Rasori, di via Pier Capponi, di via Giovanni Verdi, e anche delle associazioni dei genitori degli Istituti Statali Cesare Beccaria e Mameli, come da documentazione agli atti; rendendosi conto della inderogabile necessità di dare concreta attuazione alle sempre più pesanti legittime richieste dei cittadini per quanto concerne una maggiore disponibilità di attrezzature sociali; sollecita il Comune ad impegnarsi nel reperimento e nella pubblicizzazione di ogni area che si renda disponibile; chiede pertanto di agire tempestivamente affinché l'area data in concessione all'Istituto Leone XIII torni in uso al Comune e sia messa a disposizione della cittadinanza; chiede inoltre che si solleciti il rappresentante legale dell'Istituto Leone XIII a riconsegnare l'area in questione dotata delle attrezzature attualmente esistenti e che per contratto diventano di proprietà comunale; che sia data comunicazione tempestiva al Consiglio di Zona della avvenuta restituzione e che al sopralluogo sull'area per la stesura del verbale di riconsegna siano presenti rappresentanti del Consiglio di Zona stesso ed in particolare di uno dei Consiglieri che hanno approvato questa mozione; che si ingiunga al Leone XIII di chiudere i passaggi attuali che esistono tra la sua proprietà e quella comunale allo scopo di non creare pericolose servitù sulla pubblica proprietà in previsione di un eventuale utilizzo dell'area a servizi sociali e scuole;
che si assicuri un immediato servizio di apertura e chiusura dei cancelli esistenti e prospicienti la restante area di proprietà comunale, in attesa di sostituire detti cancelli, dei quali uno piuttosto piccolo, con altri adeguati alle esigenze di una utilizzazione pubblica;
che si provveda a dare tempestivi ordini alla ripartizione sport e ripartizione Giardini per predisporre la pulizia e l'eventuale manutenzione del campo giochi;
che sia nominata una commissione allargata composta dalla Commissione Urbanistica e dalla Commissione Cultura del Consiglio di Zona, dal rappresentante degli assessorati competenti, dai Direttori e Presidi degli istituti scolastici pubblici della zona, da almeno due rappresentanti dei genitori per ciascuno dei suddetti istituti allo scopo di concordare l'utilizzo a turno — in orario scolastico — dell'area stessa;
che questa commissione, studi ed indichi al Comune la definitiva sistemazione dell'area e di quelle adiacenti ora in abbandono, perché sia possibile approntare immediatamente gli eventuali strumenti urbanistici di variante al P.R.G. La Commissione si impegnerà a presentare tali proposte entro il 31-12-1971;
che sia data notizia attraverso la stampa e con altri mezzi che il Comune riterrà opportuno, dell'avvenuta disponibilità dell'area, di modo che i ragazzi della zona possano immediatamente usufruire del campo giochi; che la presente mozione sia inviata subito alla ripartizione decentramento perché venga trasmessa in particolare all'assessorato demanio e ad eventuali altri interessati.
Aderiscono a questa mozione i consiglieri di Zona: Arenosto, Ardini, Bartolini,
La vicenda del Leone XIII ha suscitato, come era prevedibile, un notevole interesse nella stampa milanese. I quotidiani "Il Giorno", "l'Avanti!' e "l'Unità" hanno dato ampio rilievo, in successive occasioni, alla battaglia condotta dalle forze democratiche della Zona.
Anche il "Corriere della Sera" e "la Notte" si sono occupati della questione prendendo spudoratamente le parti dell'Istituto.
Ora non stupisce che "la Notte" difenda gli interessi privati di pochi privilegiati contro quelli della comunità utilizzando, fra gli altri, anche gli argomenti cari al consigliere Mattesich (di cui si parla in altra parte del giornale), e cioè che prostitute e travestiti sarebbero gli unici a trarre benefici da un ritorno al Comune dell'area di via Rossttti. Si sa infatti che "la Notte" è un quotidiano le cui tendenze politiche fluttuano con l'umore del suo direttore
Nutrizio e che — stando alle ultime indicazioni — dopo aver condotto una campagna elettorale a favore dei socialdemocratici, si è schierato con i missini di Giorgio Almirante. Può invece stupire qualcuno che il "Corriere della Sera", il più diffuso quotidiano milanese, si sia rifiutato di presentare gli argomenti delle due parti in causa e, acriticamente, abbia preso per buone le false affermazioni dell'Istituto.
Mercoledì 13 ottobre, il "Corriere" ha dato infatti ampio rilievo (due colonne e una piantino in cronaca) alla riunione del Consiglio di Zona (quella finita 9 a 9) presentando come vera la tesi dei consiglieri democristiani e sostenendo che la Zona 6 — identificata come « la zona dei signori » —, voleva portare via spazio vitale alla « popolare » Zona 18 (dove il Leone offriva un terreno in permuta). L'indomani, i consiglieri di zona contrari al rinnovo della concessione, scandalizzati da questo articolo hanno indetto una conferenza stampa al Club Turati per spiegare unitariamente la propria posizione. Dopo ripetuti solleciti a tutti i livelli, un cronista del "Corriere" si presenta frettolosamente alla
La scuola. relegata entro quattro mura e del tutto segregata da quanto le accade intorno è oggi in piena crisi.
Manca all'allievo la possibilità di inserirsi, attraverso la scuola. nella società civile come essere cosciente e partecipe.
Come uscire da questa crisi?
Come tutti i servizi sociali la scuola dovrebbe essere sottoposta al diretto controllo della collettività ed essere aperta alle famiglie, ai cittadini ed alle organizzazioni democratiche del quartiere.
Queste organizzazioni, costituite dalle forze politiche locali, dai comitati di quartiere, dalle rappresentanze delle varie categorie di lavoratori, dovrebbero gestire per conto della scuola i rapporti con la città e la società in senso lato.
Un piccolo passo e stato compiuto quest'anno dall'Amministrazione introducendo un Consigliere di Zona, nelle assemblee delle scuole materne, ma siamo ancor ben lontani dall'aver introdotto un libero dibattito democratico in queste assemblee che rimangono severamente precluse ai « non addetti ai lavori ».
Per quanto riguarda le scuole elementari e la Media inferiore è allo studio del Senato il nuovo Stato Giuridico degli insegnanti in cui si prevede la
prossima introduzione, nell' apparato scolastico, di vari organi collegiali di gestione ,a livello sia di istituto che provinciale.
A far parte di tali organi vengono, per la prima volta, chiamati anche rappresentanti del mondo sindacale e della produzione.
Tuttavia non illudiamoci: sotto un'apparenza di democratizzazione si cerca di perfezionare la struttura piramidale della scuola dove le decisioni continuano ad essere prese al vertice, da provveditori, ispettori e presidi. Al limitato margine di autonomie oggi esistente si sostituisce un apparato macchinoso di centralizzazione di tutti i settori scolastici.
Gli insegnanti stessi, come pure i rappresentanti dei sindacati e dei genitori, sono presenti in funzione di difesa di interessi corporativi.
Vediamo oggi come sia proprio lo spirito corporativo a condizionare pesantemente le Assemblee dei genitori dove un discorso che vada al di là dell'organizzazione delle aule, degli orari e del doposcuola è quasi impossibile da tenere.
11 « qui non si fa politica » impera nella quasi totalità delle assemblee dei genitori e nei Consigli di classe e con ciò si intende escludere un certo tipo di politica, quella che contesta i con-
tenuti clericalfascisti dei libri di testo più diffusi, che si oppone ai voti e alle bocciature come espressioni della selezione di classe (guarda caso sono sempre i figli di immigrati o di operai ad essere bocciati ) e che vuol vedere chiaro entro certi metodi di insegnamento che appiattiscono l'individuo, lo livellano e lo « confezionano i perfettamente per un rassegnato destino nella fabbrica o nell'ufficio.
E' perciò tempo che gli insegnanti e i genitori più coscienti facciano gruppo attorno alle forze democratiche del quartiere per iniziare una lotta serrata a tutti gli aspetti antidemocratici delle strutture scolastiche, iniziando dalle rivendicazioni della piena agibilità politica all'interno dell'edificio scolastico.
Oggigiorno l'unica agibilità politica permessa è infatti quella sindacale e solo in orario extra scolastico (contrariamente allo Statuto dei lavoratori).
Occorre invece rivendicare la possibilità di fare politica all'interno della scuola per poter tenere dibattiti e riunioni su temi scolastici e anche non scolastici, in collegamento con le lotte delle masse popolari all'esterno della scuola. Solo così la scuola potrà divenire finalmente un organismo vivo, partecipe ed attuale, perfettamente inserito nella vita della collettività.
L'Istituto dei Gesuiti Leone XIII non l'ha spuntata. Il Consiglio di Zona ha espresso a targa maggioranza il parere che il Comune non debba più rinnovare all'Istituto la concessione di un'area, la cui scadenza è imminente, ma che la stessa sia destinata a servizi sociali.
Ha, così, conclusione la lunga contesa e polemica che ha visto unite le forze po,Titiche della sinistra ed anche alcuni rappresentanti laici.
conferenza stampa, insieme- ai colleghi del "Giorno", "Unità" e "Avanti!" (superfluo dire che "la Notte" aveva rifiutatodi partecipare). ComunqUe, dei giornali presenti, il "Corriere" è l'unico a tacere il giorno dopo. Nuovi solleciti e pressioni. Finalmente sabato 16, nell'ambito di un altro articolo di tutt'altro genere, nascoste in fondo alla pagina, appaiono cinque righe in cui si dice che la conferenza stampa c'è stata, senza però informare i lettori sui contenuti di questa!
Per ultimo, quando, lunedì 25 ottobre, il onsiglio di Zona si pronuncia con larga maggioranza contrario al rinnovo della concessione, il "Corriere" ne prende atto, sostenendo però che la questione non è ancora finita e che spetterà al Comune una decisione definitiva.
Noi denunciamo questo comportamento del giornale dei Crespi che contrasta con tutte le più scontate norme di correttezza democratica, e rileviamo come ancora una volta il settore della cronaca milanese di quel giornale (già tristemente nota) si distingua per la sua costante settarietà di destra estrema. t. m. f.
Sono molto giovani, ma già sufficientemente coscienti; hanno partecipato con i loro genitori all'occupazione dell'area di via Niccolini. perchè la Giunta si decida ad ascoltare le richieste dei cittadini.
L'ASSICURATRICE DI FIDUCIA DEI LAVORATORI ITALIANI
Vantaggiose convenzioni con le organizzazioni del movimento operaio
Tutti i rami assicurativi
Prezzi equi Veloce liquidazione dei danni
AGENZIE UNIPOL
Sezione Arreghini del PCI via E. Ferrario, 5 Sezione Dal Pozzo del PCI via Fiorav anti, 38
Sezione Novelli del PCI via Morbelli, 8
Sezione Rubini del PC; via Gran S. Bernardo, 1
Sezione Porta-Magenta del PSI via Duccio da Buoninsegna, 23
Sezione Sempione del PSI p.le Sempione, 1 Sez. Centro-Guevara del PSIUP c.so Vercelli, 31
Durante il lungo dibattito, senza esclusioni di colpi, che ha caratterizzato lo scontro tra l'interesse pubblico e quello privato, un episodio merita la nostra attenzione: è avvenuto durante la seduta dell'il ottobre dove il primo « round » tra con'ciglieri favorevoli e sfavorevoli al rinnovo della concessione era terminato pari. Il momento più drammatico si ebbe quando il consigliere democristiano Mattesich, con aspro accento « uber alles » disse: « 11 Comune ha ben altro da pensare che all'area del Leone il Comune non ha soldi, né la capacità di attrezzare aree demaniali che nella zona giaciono abbandonate ». Fin qui poteva anche avere ragione, secondo l'analisi sempre superficiale cui sono abituati i democristiani, ma dopo una breve pausa, guardando gli astanti, in un ,stremo tentativo, di caricare la dose, proseguiva: « Il Comune non ha neppure la forza di moralizzare le vie della città. E' uno schifo camminare per le vie della nostra città. Io sono stato finanche adescato in una via del centro. la! Adescato da due dame di malaffare. Ja! ».
Per qualche minuto si è avuta una impressionante serie di reazioni scomposte sia dei eonsiglieri, anche democristiani, sia del pubblico. Il presidente si soffia rumo rosamente il naso, qualcuno piegato cercava per terra fogli non caduti, ma non si trattava d'un improvviso attacco di delirio tremens, bensì di un inutile tentativo di soffocare l'irrefrenabile riso che alla fine scoppiò fragorosamente in una ilarità generale.
Caro signor Mattesich, consigliere democristiano della Zona sei, che dramma il suo!
Un po' più a Nord, verso il Vigorelli avrebbe trovato i « domi » di malaffare. Ma scherzi a parte, come si può vivere in una città dove sei importunato per strada, quando sul «Corriere della Sera » puoi tranquillamente trovare chi ti « massaggia » privatamente? Come è possibile tollerare cbe nella città non ci sia un ghetto — pardon — un quartiere delle « luci rosse »?
Non è stata fatta ancora un'inchiesta sul comportamento sessuale dei consiglieri di zona ma certamente chi avrà pazienza di realizzarla dovrà rivolgersi, per certe sue innovazioni concettuali, al Mattesich, sessuologo di crescente fama. Lancillotto
Boatti, Buzzetti, Luzzatto, Manzotti, Picchi, Prevedini, Trambaiolo e Treves.