La svolta
Ai tempi lunghi che questa crisi di governo sembra prospettare, corrisponde la situazione generale del Paese che si va facendo di giorno in giorno più drammatica.
Gli elementi che sottolineano l'eccezionalità del momento sono tanti e gravi: le pesanti condizioni in cui versano l'economia e la finanza pubblica, la necessità di porre fine alla violenza dilagante a difesa dell'ordine democratico, i problemi della giustizia, della scuola, dell'occupazione.
È quindi estremamente urgente introdurre nel quadro politico quegli elementi di novità, che sappiano suscitare la solidarietà e la mobilitazione più ampia di tutte le forze sociali e politiche per imprimere una svolta positiva all'azione del governo.
Al rifiuto opposto dalla DC alla proposta di costituire un governo di emergenza, il PCI si è dichiarato disponibile a discutere un accordo politico su un programma serio, supportato da una chiara maggioranza parlamentare.
È questa la novità di cui ha bisogno il Paese ed è questa la condizione primaria per avviare una collaborazione responsabile fra i partiti, a livello paritario.
Lo sforzo da compiere per un decisivo sviluppo economico e sociale, deve trovare coerente espressione in una precisa volontà politica di programmazione.
Che significa, nel concreto, l'applicazione rapida e corretta delle prime nuove leggi di programmazione, per il Mezzogiorno, per la riconversione industriale e per gli investimenti in agricoltura.
Al momento di andare in macchina, la discussione sul programma va avanti.
Ci auguriamo che si concluda al più presto, con la formulazione di una chiara maggioranza che sappia finalmente far prevalere gli interessi nazionali sulle fobie di una maggioranza "silenziosa".
Per una cultura dal basso
Dove vanno i giovani il sabato pomeriggio? Si può vedere un buon film in zona? Lo sport è accessibile a tutti?
Per rispondere a questi e ad altri quesiti, il Diciassette ha organizzato un dibattito con gli operatori culturali e sportivi della zona.
Parte dal giornale la proposta a gruppi spontanei di far riferimento alla redazione per suggerire o sottoporre idee e iniziative che diano nuova linfa alla cultura che viene dal basso.
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Magazzini Frigoriferi: un problema scottante
Le posizioni dei partiti sull'area di via Bisceglie destinata alla costruzione dei nuovi Magazzini Frigoriferi. Raccolte 1000 firme per utilizzare l'area a verde pubblico. Strumentalizzazioni e piccola "bagarre" all'assemblea del C.d.Z.
Di recente si è discusso, durante una seduta del Consiglio di Zona, dell'importante questione riguardante Farea situata a Ovest della via Bisceglie, sulla quale dovrebbero sorgere gli impianti dei Magazzini Frigoriferi. Su questo tema vi era stata nei giorni precedenti la mobilitazione di un gruppo di cittadini, che aveva promosso una raccolta di firme (circa 1000) con la richiesta Al Con-
INSEGNANTI 108kLODEPAG
DIBATTITO A PAGINA 3
cultura
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SALUTEit'At IN FABBRICA
PAG. 5 ARTIGIANI:
siglio di Zona di esprimersi per la completa destinazione a verde pubblico attrezzato, dell'area. Era stata inoltre convocata un'assemblea pubblica presso il C.d.Z., durante la quale il gruppo dei firmatari aveva presentato le proprie richieste, e al termine della quale era stato deciso che il C.d.Z. discutesse e prendesse posizione in merito alla questione, durante, la seduta immediatamente successiva. A questa riunione ha presenziato un nutrito numero di cittadini, tra i quali molti firmatari della petizione, in un clima non sempre corretto, interrompendo frequentemente con battute ironiche o polemiche. All'inizio della serata erano stati distribuiti volantini con i quali si chiedeva lapidariamente ai consiglieri di zona di prendere posizione a fianco dei firmatari.
Dopo la relazione del coordinatore della commissione urbanistica sulla "storia" dell'area, fino alla sua ultima destinazione a servizi speciali (cioè alla costruzione dei magazzini)per il 20% a servizio pubblico e Fassoggettamento della proprietà agli oneri di urbanizzazione, sono intervenuti i rappresentanti dei partiti.
Per il PCI ha parlato Marelli che, respingendo a nome del suo gruppo la richiesta di variante nella destinazione dell'area, ha illustrato le proposte di modifica presentate dal suo partito: stipulazione di una convenzione tra privato e Comune che garantisca il rispetto delle norme relative alle aree industriali e ampliamento dell'area destinata a servizio pubblico, con la costruzione di un palazzo del ghiaccio e il recupero a verde pubblico dell'area restante. Ha detto poi che una visione realistica dei problemi della città non può non far riconoscere ai magazzini frigoriferi una utilità non solo per la zona 17. La battaglia che cittadini e C.d.Z. devono condurre deve piuttosto essere rivolta a limitare il rischio di operazioni speculative intorno a questa area imponendo alla proprietà il rispetto delle leggi in materia di urbanistica. Ha sottolineato poi la necessità di concludere la revisione del PRG, per poter finalmente impostare un ordinato sviluppo urbanistico della città. Il rappresentante del PLI, riconoscendo l'utilità dei Magazzini frigoriferi, non ritiene che ne debbano essere limitate le dimensioni e sostiene che la costruzione di un palazzo del ghiaccio non risponde alla domanda di spazi per sport più popolari. Meglio quindi acquisire l'area a verde pubblico.
Il rappresentante del PSI, dopo una premessasottolineare la convergenza, a IZrello generale, del
suo partito con la linea di interventi portata avanti dal PCI ha espresso la divergenza del suo gruppo in merito all area in discussione. Il problema, ha detto, non è di decidere l'utilità dell'impianto, ma la sua localizzazione. Poichè il suo utilizzo si estende a tutta la città e alla provincia, è più opportuno collocare i Magazzini Frigoriferi fuori dell'area metropolitana, nei comuni della cintura milanese. Poichè in prospettiva vi sarà l'esigenza di un complesso scolastico, è importante l'acquisizione dell'area da parte del comune.
Le motivazioni favorevoli all'accoglimento della petizione della DC sono essenzialmente tecniche:
!l'apertura dei magazzini frigoriferi comporterebbe un aumento intollerabile di traffico sulla via Lorenteggio.
Nel complesso i gruppi politici non hanno sollevato il problema dell'utilità degli impianti, ed è evidente come una città delle dimensioni di Milano non possa fare a meno di strutture per la conservazione delle merci, ad esempio degli alimentari, cosa che tra l'altro potrebbe avere riflessi positivi anche sull'andamento dei prezzi.
Di diverso parere era invece un rappresentante del gruppo dei firmatari, secondo il quale i magazzi(segue a pag. 2)
Pejo Lorenteggio
ti.
L'Associazione Sportiva Pejo
Lorenteggio compie trent'anni!
Nata nel lontano 1947, quasi per germinazione spontanea dalla passione di alcuni sportivi, è andata assumendo una funzione socialmente incisiva nella vita del quartiere. Dai pochi giovani che si sono stretti attorno ai suoi colori negli anni difficili dell'inizio si è arrivati, oggi, ad oltre 300 atleti suddivisi tra la Sezione calcio e quella Ciclistica.
Sarebbe troppo lungo elencare i traguardi sportivi della Società: dal titolo di Campione Lombardo della categoria Under 21, alle innumerevoli vittorie di campionato milanese delle sue 12 squadre che inquadrano giovani dagli 8 ai 20 anni, alla conquista di prestigiosi trofei tra i quali il famoso Torneo Casceltoti.' di Lodi ed il non meno prestigioso Torneo Fumagalli, che nel suo libro d'oro annovera nomi famosi come quelli dell'Inter e del Milan.
Le conquiste più significative, tuttavia, la Societa le ha raggiunte nel campo sociale, offrendo ai giovani del quartiere la possibilità di una sana pratica sportiva che purtroppo non può essere realizzata in altre istituzioni come ad esempio la scuola, fino ad oggi estranea o quasi ad una profonda e razionale pratica della cultura fisica.
Altra grande realizzazione della Società è stata, in questi ultimi anni, l'opera di inserimento nel tessuto sociale della città di un grande numero di giovani immigrati, che proprio attraverso lo sport hanno trovato la possibilità di quei contatti umani aperti e cordiali non sempre realizzabili in altri ambien-
Tutto questo assiduo lavoro di anni, è dovuto all'opera silenziosa di un gruppo di lavoratori che dedicano quasi tutto il loro tempo libero alla cura dei giovani senza altro compenso che la soddisfazione di sentirsi essi stessi più vivi in mezzo alla gioventù.
Retorica non è sicuramente affermare che la A.S.Pejo Lorenteg! gio è una realtà viva del quartiere e che ad essa guardano con speranza molti giovani per i quali si potrebbe fare ancora di più se si realizzassero alcune fondamentali premesse.
Di ciò ci riserviamo di parlare alla prossima occasione se il lettore avrà l'amabilità di seguirci.
Manlio Dubini
Helene Curtis assume
Occupazione giovanile, investimenti produttivi, riqualificazione professionale, ambiente di lavoro: questi alcuni punti significativi dell'accordo firmato alla Helene Curtis.
Un risultato importante, conseguito con l'impegno dei lavoratori sui temi che la strategia sindacale ha indicato.
L'articolo a pag. 4
Spedizione In abbonamento postele gr. III - (70%) PARTITO COMUNISTA ITALIANO Comm. Stampa e Propaganda Via Volturno n. 33 20124 - MILANO
Anno I l - n. 2 Marzo 1978 mensile dipolitica cultura attualità della . 300 zona17 Esce il primo di ogni L mese ASSEMBLEA DEL CONSIGLIO DI ZONA
HOBBY
Fulgenzio 110/109'
MESTIERE
IL DICIASSETTE/DOLITICA&A1MALI Il terrorismo si batte con la partecipazione
Il raid della violenza continua!
Anche nella nostra zona i "briga, cisti" hanno compiuto atti terroristici largamente condannati dalla popolazione.
Nella notte del 9 febbraio hanno incendiata e distrutta la vettura del Consigliere di Zona della D.C. Nodari Riccardo il quale aveva posteggiata la macchina in Via Lorenteggio al n. 141 e la mattina del 16 febbraio hanno sparato al dirigente dell'Alfa Romeo Domenico Sigala proprio all'uscita dalla sua abitazione in Via S. Giminiano 35. Questi esecrabili attentati compiuti nella nostra zona e gli altri compiuti nella nostra città e nel Paese trovano vasta eco di condanna in tutti quei cittadini e lavoratori che perseguono l'obiettivo di continuare a lavorare alla creazione di una grande unità democratica capace di sconfiggere i fautori del terrorismo e della violenza che sicuramente sono nemici dell'ordine democratico e della convivenza civile.
La D.C. della zona 17 ha indetta
dalla prima pagina ni frigoriferi sarebbero completamente inutili, ma la loro costruzione sarebbe stata imposta dal proprietario dell'area, Cabassi, al Comune, con un ricatto. A sostegno della sua tesi ha citato una lettera dell'Associazione Frigorifera che sarebbe stata inviata (ma mai pubblicata) al Corriere della Sera, nella quale si dichiarano infondate le notizie circolanti sulla carente ricettività degli impianti frigoriferi, che sarebbero invece sottoutilizzati, e con la quale si invita a "scongiurare il pericolo di utilizzo di aree pubbliche a questo scopo". Ha invitato poi i rappresentanti dei partiti ad accogliere le richieste dei cittadini, facendone un punto di forza per opporsi alle imposizioni "dall'alto' che vorrebbero ridurre la zona 17, a sua opinione, alla pattumiera di Milano. Si sono espressi subito dopo a favore della petizione i rappresentanti del PSDI, che hanno detto di voler accogliere l'analisi fatta dal gruppo di cittadini in merito a questo problema.
La richiesta di variante, a favore della quale si è espressa la maggioranza del Consiglio di zona, verrà passata al Comune.
Per il Consiglio di Zona 17 la questione è formalmente conclusa con il voto, restano però alcune riflessioni da fare sul significato di una presa di posizione che, sia per un gruppo di cittadini che per alcuni rappresentanti del Consiglio di Zona, ha assunto a volte toni da "crociata ecologica". Nel corso della discussione, al di là della polemica sulla utilità o meno degli impianti frigoriferi, è emersa spesso una visione del problema limitata alla zona, o addirittura al quartiere adiacente all'area: chiedere che i magazzini frigoriferi vengano realizzati altrove non fa che spostare di qualche chilometro il problema. Se è legittimo che i cittadini si attendano dai Consigli di Zona una ampia considerazione delle loro richieste, è anche indispensabile che la loro partecipazione non si fermi
una assemblea pubblica il 17 febbraio presso la sede del Decentramento in V.le L. Romane 54. Erano presenti, tra gli altri, il segrettario cittadino della D.C. dott. Garrocchio, il Consigliere comunale Bartolucci al quale pure hanno incendiata e distrutta l'automobile, il Consigliere di zona Nodari. Essi sono intervenuti con un discorso di ferma condanna agli atti terroristici compiuti. I consiglieri di zona, Marelli Carlo e Moriggia Gianni, pure presenti, hanno preso la parola per esprimere al Consigliere Nodari e a quanti sono stati colpiti dalla violenza squadristica la solidarietà del P.C.I. e dell'A.N.P.I.
A conclusione della manifestazione è stato approvato all'unanimità il seguente ordine del giorno:
"L'assemblea riunita il 17.2.78 presso la sede del Consiglio di Zona 17 condanna fermamente la catena di attentati terroristici avvenuti in queste due ultime settimane nel nostro paese e in particolare nella nostra città. L'assemblea è comunque consapevole che non sol-
ad una richiesta di tutela dei propri interessi e solo in occasioni particolari, come ad esempio si è verificato in questo caso (per ammissione dello stesso rappresentante dei firmatari). Se i Consigli di Zona devono essere un autentico strumento di partecipazione democratica, è necessario superare quel concetto di controparte che per troppo tempo è stato abbinato a quello di amministrazione o di stato in genere: è indispensabile l'apporto di tutti (forze politiche, cittadini e tutte le istanze sociali) per elaborare proposte che sappiano tener conto dei molteplici interessi e delle diverse esigenze della città. Il rischio, in caso contrario, è di lasciare nell'immobilità gli strumenti del decentramento, togliendo a chi amministra la città la possibilità di affrontare organicamente le questioni, lasciando ampio spazio alle manovre speculative, e ottenendo, nel migliore dei casi, risultati inadeguati alle aspettative dei cittadini.
Pensiamo che la realizzazione
tanto con ferma condanna verbale simili atti terroristici possono essere fermati: solo un reale lavoro sociale politico di base che inizi anche negli organismi di partecipazione avendo come solo interesse e obiettivo una diversa qualità della vita, dove tutte le forze, tutte le culture e le posizioni politiche ideali possono lavorare, esprimendo la propria identità, e la propria proposta politica sia momento qualificante e garante per un lavoro affinchè possa esprimersi una società più vera e più giusta.
L'assemblea chiede all'amministrazione comunale e alle forze politiche e sociali di base di farsi carico affinché, nelle sedi dei C.D.Z., nei consigli di quartiere, nelle scuole e in tutti gli ambiti di partecipazione siano aperti dibattiti su questi temi.
L'assemblea ritiene infatti che solo con una pratica politica di questo tipo possano essere sconfitte tutte le forze terroristiche ed eversive che mirano a colpire la democrazia nei nostro Paese"
dei magazzini frigoriferi, con gli opportuni controlli per imporre il rispetto delle leggi urbanistiche, e con il vincolo della realizzazione di un impianto sportivo, non possa rappresentare un degradamento della zona 17. Sostenere che si tratta di uno scempio urbanistico, o che la presenza di un tale impianto potrebbe rappresentare addirittura un pericolo di ordine morale (c'è persino chi ha affermato che la presenza di autisti dei TIR farebbe aumentare la prostituzione!), non permette nè ai cittadini nè alle forze politiche di affrontare la questione nei suoi termini reali: Milano non potrà diventare, per la sua struttura che non è nata oggi, un giardino, nè tutte le aree ancora disponibili potranno essere trasformate in parchi; la corretta valutazione delle esigenze della città è però l'unico mezzo per controllarne lo sviluppo, e questa è una responsabilità alla quale nè le forze politiche nè i cittadini devono sottrarsi.
Franca Covini
Sezione PSDI
Si è inaugurata domenica 5 febbraio in via Giambellino 150, nei locali dell'ex "Acqua potabile" una sezione del P.S.D.I. intitolata al compianto Mezzogori, grande figura di antifascista.
Numerosi i partecipanti all'inaugurazione, presenti vari esponenti del partito, tra cui l'On. Massari, deputato al parlamento, l'On. Bonatti e Gandolfi, consigliere di zona.
Nel discorso di apertura per l'inaugurazione, l'On. Bonatti ha auspicato che il partito ritrovi unità di consensi per riportare la sua presenza nel tessuto sociale della città e nella zona.
Diciassette
mensile di politica cultura attualità della zona 17
Redazione e amministrazione: 20147 Milano, Via Inganni 4 - Tel. 417026
Editrice Il Diciassette s.d.f.
via Inganni, 4 Milano
Autorizzazione del Tribunale di Milano
n. 51 del 30.1.1978
Direttore responsabile
Marisa Deimichei
Comitato di redazione
Franco Bonaretti, Franca Covini,
Arredamenti Ern MARIGNOLI DI OGNI TIPO E SU DISEGNO
ARTIGIANO!!!
tu lavori, ma deve uscire il risultato dal tuo laboratorio!
o reso`
PRESE E CONSEGNE IMMEDIATE DI MERCI IN CITTÀ E FUORI
UN COSTO IN PIÙ
(DETRAIBILE DALLE TASSE)
Elena Forni, Gianfranco Gattini, Rosetta Gimbatti, Erminia Negrini, Luigi Torelli, Renato Bosio Fotografia Antonio Elia
Pubblicità Gianfranco Gattini
Stampa: Coop. I1 Guado
Robecchetto con Induno (Mi) -Te1.0331/881475
Hanno inoltre collaborato: Piero De Donato, Manlio Dublini, Amilcare Ferrini, Albino Pessina.
Gandolfi ha evidenziato l'esigenza e la necessità, per la sezione, di collocarsi nel tessuto sociale della zona e per questo ha invitato gli iscritti a partecipare numerosi ai lavori della sezione, perchè "Non si è buoni socialisti se non si collabora attivamente alla soluzione dei problemi".
L'On. Massari, della direzione del partito, dopo aver illustrato la figura di Mezzogori esaltandone la grandezza e la nobiltà d'animo, l'antifascismo e l'attaccamento agli ideali della democrazia, ha continuato sul tema generale della politica interna auspicando l'ingresso del P.C.I. alla guida del paese perchè "È impensabile continuare a ignorare una forza elettorale come quella del P.C.I.".
Gianfranco Gattini
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Grafica Pietro Follini, Enrica Tonetti
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IL TEMPO LIBERO: COME È ORGANIZZATO E PER CHI?
DIBATTITO FRA GLI OPERATORI CULTURALI DELLA ZONA
Per una cultura cheviene dal basso
Quando gli impegni di lavoro, di studio, familiari ci lasciano un po' di spazio per noi stessi ecco che insorge l'interrogativo: come far uso del nostro tempo libero?
Comunemente succede che ognuno si cerchi una risposta individuale legata alle sue possibilità economiche: il cinema in prima per chi se lo può permettere, un prodotto qualitativamente più scadente per chi non ha altre possibilità.
Ciò significa in primo luogo che "il tempo libero" assume la veste di "merce" da comprare al prezzo liberamente fissato dal mercato e, di conseguenza, che tale merce sarà consumata in quantità e qualità direttamente proporzionali al reddito e non ai bisogni di ciascuno. Sottomettersi a questo principio implica ancora una volta accettare che le disparità di classe si mantengano e si rafforzino, a scapito sempre degli svantaggiati.
È possibile intervenire invece affinché questo meccanismo si interrompa almeno in alcuni punti del sistema, proponendo ad esempio alla collettività modi diversi di soddisfare le esigenze del divertirsi, di fare dello sport, di coltivare interessi musicali, ecc.
Queste nuove proposte saranno tanto più valide se rispetteranno almeno due principi di fòndo: non discriminare nessuna categoria sociale, rivolgendosi quindi non soltanto ai giovani ma anche agli adulti, ai piccoli, agli anziani, alle casalinghe; favorire l'aggregarsi di gruppi di persone intorno ad uno stesso interesse, evitando la dispersione degli sforzi organizzativi ed il solito ridursi a coltivare privatamente il proprio hobby.
Come tradurre questi buoni propositi nella pratica? Un primo passo è quello di far conoscere alla gente le iniziative già esistenti che rispondono a questa impostazione affinché il numero più grande di persone ne possano usufruire.
Questo è il ruolo che un giornale di zona deve assumersi: informare esaurientemente la collettività circa i servizi, gli stimoli, le proposte che partono da diverse istanze organizzative, favorendo parallelamente momenti di incontro e di confronto fra gli stessi promotori.
È in questa ottica infatti che la Redazione del 17 ha organizzato una tavola rotonda fra gli operatori culturali della zona. Lasciamo quindi la parola agli intervenuti che ci faranno conoscere le iniziative che stanno conducendo e quelle in via di proposizione.
Lorena Rizzati — Sotto - Commissione Cultura del C.d.Z.
"Aspettavamo da parte del giornale questo invito per pubblicizzare ulteriormente le attività della nostra Commissione. Essa è nata un anno e mezzo fa proponendosi di svolgere almeno due funzioni: rilevare quali e quante sono le strutture in zona utilizzabili per iniziative di carattere culturale; coordinare il lavoro di gruppi culturali che operano nella zona.
Alcune strutture fisse non mancano. Nel campo dello spettacolo ci sono diverse sale cinematografiche, a gestione privata o parrocchiale: spazi che potrebbero essere utilizzati per proporre film e spettacoli teatrali di contenuto diverso e più qualificato. Il Teatro Uomo è già un esempio valido di gestione alternativa, poichè articola ed arricchisce il suo programma con spettacoli serali prevalentemente rivolti ad adulti e proiezioni o spettacoli per studenti e per i più piccoli al sabato e alla domenica mattina. Un altro punto che qualifica questa struttura è quello di portare lo spettacolo fuori dal teatro stesso, nelle fabbriche, nel quartiere, nelle scuole.
Questo è un tentativo che anche la Commissione Cultura ha cercato di portare avanti, purtroppo senza risultati concreti. L'anno scorso ad esempio si stava organizzando uno spettacolo di mimo per le scuole materne che non è stato possibile realizzare per un problema di costi.
L'ostacolo grosso è quello del finanziamento. La Commissione non ha alcuna possibilità di manovrare del denaro e si affida pertanto al contributo del Comune di Milano o di altri enti pubblici o privati.
A breve scadenza, cioè nel mese di marzo, dovrebbero essere organizzati a prezzo popolare dei pomeriggi e delle serate musicali (concerti di musica classica e moderna) presso il cinema Araldo ed il Rosetum, ma ancora non siamo in grado di
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confermare questa iniziativa sempre per lo stesso problema di costi e di finanziamento.
Un'altra iniziativa che la Commissione sta seguendo da vicino si riferisce ad una serie di film ad alto contenuto culturale ed artistico che verrebbero proiettati in diverse sale cinematografiche della zona a prezzi popolari e con un momento di dibattito finale presso la Biblioteca di Via Odazio. Vorrei comunque sottolineare che il compito principale della Commissione dovrebbe essere soprattutto quello del coordinamento delle varie realtà culturali esistenti in Zona, per impedire da un lato che le iniziative rimangano staccate e scollegate e per garantire ai cittadini una continuità di discorso culturale nella zona.
Renzo Zanchi — Sotto Commissione Sport — C.d.Z.
Il grosso lavoro che ci ha impegnati per tutto lo scorso anno era rivolto ad una corretta e piena utilizzazione degli impianti sportivi a favore di tutte quelle categorie sociali che di solito ne restano escluse. La Commissione ha promosso e curato l'organizzazione di corsi di nuoto per i ragazzi delle Scuole Elementari presso la piscina "Colombo". Esperienza che si è rivelata molto positiva ma che non può essere ripetuta quest'anno causa il divieto del Provveditorato. La si vuole riproporre alle Scuole Medie.
Abbiamo affrontato inoltre il grave problema dell'utilizzo delle palestre scolastiche da parte di società sportive private, che traggono profitto dall'uso di locali e di impianti che per legge sono a disposizione della collettività.
Il C.d.Z. solo di recente (ottobre 1977) è stato investito del diritto di dare o meno parere favorevole circa la concessione di questi impianti ad associazioni sportive. La nostra posizione sarà quella di favorire una gestione democratica degli impianti sportivi, che assicuri la partecipazione di un rappresentante del C.d.Z. e di una rappresentanza degli utenti stessi, che promuova l'apertura degli stessi a tutto il quartiere, impedendo il ripetersi di situazioni di privilegio (palestra a disposizione soltanto dei genitori degli studenti) o di gestione privatistica.
Oltre alle palestre scolastiche ed i centri sportivi pubblici si pensa all'apertura a tutti i cittadini dei Dopo-lavoro aziendali; problema questo ancora alla discussione e allo studio.
Un'ulteriore possibilità che stiamo vagliando riguafda le cosiddette AREE VERDI, cioè spazi liberi recuperabili allo sport. Sono già state fatte delle concessioni di queste aree a società sportive che si impegnano a renderle agibili. Anche qui la gestione democratica dovrebbe essere garantita dalla partecipazione di cittadini utenti e di un rappresentante del C.d.Z. Per terminare la Commissione Sport vorebbe proporre non solo alle scuole, come è avvenuto negli anni scorsi, ma a tutta la cittadinanza senza preclusioni di età e di sesso, un PROGRAMMA ANNUALE DI ATTIVITA SPORTIVE PROMOZIONALI.
Dato che la Commissione non è in grado di assumere l'intero onere organizzativo, sta responsabilizzando le numerose società sportive esistenti, tutti gli operatori sportivi della Zona affinché se ne facciano
carico. Non appena riusciremo a fissare un calendario il giornale di zona sarà un valido aiuto per pubblicizzare le singole iniziative, che potranno variare dai tornei di calcio, pallacanestro alle corse in bicicletta, alle passeggiate ecologiche.
Si è accennato all'esistenza di numerose società sportive in zona. Esse sono molto spesso associazioni spontanee che costituiscono un momento importante di aggregazione sociale. Purtroppo esse hanno il grosso problema della mancanza di una sede; il bar di solito è il loro luogo di ritrovo.
A questo proposito ritengo debba essere portata a conoscenza della cittadinanza e dibattuta la questione del Centro Civico.
Il progetto che doveva essere finanziato dalla CARIPLO sembra sia andato in fumo. Vale la pena di far chiarezza sulle cause che lo stanno facendo arenare. Renato — Libreria "Alice"
Il discorso di, apertura culturale nel territorio deve prendere in considerazione anche il libro, quale importante strumento di informazione e di formazione del cittadino a una partecipazione più consapevole alla vita collettiva. Il libro per tutti, quindi, e non soltanto per categorie privilegiate di persone. Promuovere questo processo di riappropriazione di strumenti intellettuali significa anche portare il libro fuori dalle librerie e dalle biblioteche, nelle piazze e nelle vie dei quartieri, a prezzi più accessibili e garantendo una corretta informazione riguardo il contenuto dei testi la loro possibile utilizzazione.
Quest idea si traduce in iniziativa pratica attraverso una Mostra Permanente del libro in piazza, organizzata dalle librerie della zona riunite a tale scopo in cooperativa, possibilmente sostenuta e patrocinta dal C.d.Z.
La proposta è già partita dalla Libreria Alice e si sta lavorando per realizzarla, confidando nello stesso successo che iniziative simili hanno ottenuto in altre città italiane.
Anna De Velo — Gruppo di Arte Drammatica "Carlo De Velo"
Sono molto contenta che in Zona 17 non manchi la volontà e la possibilità concreta di promuovere coordinare iniziative di carattere culturale. La funzione del giornale in tal senso è molto utile per la sua possibilità di mantenere un dialogo vivo con la zona. Io non posso far altro che riaffermare la mia piena disponibilità sia a portare in zona spettacoli della mia compagnia, sia a seguire gruppi spontanei che vogliono fare teatro. Le strutture non mancano, quindi si potrebbe fare molto. Vorrei soltanto accennare alle iniziative promosse in zona 5, dove si è organizzato un circuito teatrale a cui aderiscono ben otto gruppi a livello nazionale ed internazionale, che porteranno i loro spettacoli, a prezzi popolari, in varie sale della zona. Questo esempio potrebbe essere ripetuto in una realtà come la zona 17, ben più organizzata.
Renzo Maggi — Incaricato anziano del tempo libero — Oratorio Assisi — Circolo della Creta.
Vorrei parlare del Robinsonismo, cioè del gioco programmato a lungo termine, da uno a sei mesi.
Il gioco viene studiato da tutti i partecipanti alle attività dell'oratorio. Ognuno dà il proprio contributo di idee; nasce quindi sulla ba-
se di un impegno collettivo. Si usa il metodo del non-spreco: non si spende niente. Tutto ciò che occorre lo si trova tra gli scarti della nostra società grassa.
Le varie tappe del gioco prevedono fasi di raccolta di informazioni, di calcoli matematici, di ricerca; compiti che vengono distribuiti in base all'età e alla capaità dei partecipanti. Tutto viene documentato e raccolto, privilegiando il materiale visivo: fotografie, disegni.
Ciò che ci interessa è che questo gioco è aperto non solo ai ragazzi in età scolare, ma anche ai più piccoli e, perché no, ai genitori, agli anziani, ai ragazzi handicappati. Sulla base di questa nostra esperienza il Comune di Milano ci affida da tre anni a questa parte l'organizzazione del Carnevale cittadino. Quest'anno al Vigorelli facciamo le "olimiadi Umoristiche". Per portare a termine questa iniziativa abbiamo richiesto invano la collaborazione delle scuole della zona. Purtroppo però solo due insegnanti hanno dato un contributo a livello individuale.
Albino Pessina — Biblioteca di Via Odazio
Le nostre possibilità di intervento culturale sono per lo più legate al libro, ma è nelle nostre intenzioni di allargare l'uso dello spazio-biblioteca ad altre attività di tipo culturale. Esistono già due proposte: la programmazione di una serie di lezioni di musica aperte alla collettività e l'introduzione del gioco degli scacchi.
Gli interventi che abbiamo riportato testimoniano l'esistenza di un arco abbastanza vasto di interventi a carattere culturale, sportivo, ricreativo. Laddove questi interessano ambiti ristretti di partecipazione è necessario uno sforzo per allargarli a strati più vasti della cittadinanza. Perché non portare ad esempio l'idea del campo Robinson al di là del contesto parrocchiale, utilizzando quelle famose aree verdi recuperabili per aggregare più ragazzi intorno ad attività insieme ricreative ed impegnative?
Finora si è parlato di iniziative in qualche modo legate alla istituzione: la scuola, il centro sportivo, la biblioteca. Non va assolutamente dimenticato il contributo che iniziative spontanee possono dare alla creazione di un tessuto connettivo di base. Ci si riferisce all'idea che si può fare cultura dal basso: partendo dai nostri interessi e dai nostri bisogni e aggregandoci insieme alle persone che vorrebbero coltivare la stessa idea. AI momento esistono individui con interessi: il teatro — la musica — altre modalità espressive; bisogna favorirne l'incontro. Noi crediamo che questa sia una vera alternativa al tempo libero "comprato" a caro prezzo. Il giornale vorrebbe favorire e stimolare iniziative di base ponendosi come punto di riferimento e strumento di comunicazione.
Elena Forni
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Lo SMAL in zona 17. Le fabbriche "sotto controllo". Necessaria l'ampia partecipazione di tutti i lavoratori per estendere e valorizzare questa importante conquista sindacale
Gli SMAL (Servizi di Medicina Ambienti Lavoro) sono servizi che operano — come dice il nome — all'interno delle fabbriche per la prevenzione delle malattie da lavoro. Sono stati istituiti dalla legge regionale n° 37 del 5.12.72 che istituiva altri servizi di tipo preventivo quali i Centri di igiene mentale, i Consultori, ecc.
Questa legge che "rivoluziona" la tradizionale concezione della medicina basata esclusivamente sulla cura della malattia, vista tra l'altro come fatto individuale, è stata la risposta istituzionale ai bisogni delle masse lavoratrici espressi a partire dalla fine degli
SIGNIFICATIVO ACCORDO
FRA DIREZIONE E CONSIGLIO DI FABBRICA
Helene Curtis ~urne giovani' 'testé'
Tra il Consiglio di Fabbrica della Helene Curtis e la direzione è stato firmato un significativo accordo.
Uno dei punti più qualificanti riguarda l'occupazione: si è ottenuto l'impegno dell'azienda ad attingere, per le future assunzioni, dalle liste speciali previste dalla legge 285 sull'occupazione giovanile. Inoltre si avrà una verifica periodica dei livelli di occupazione reparto per reparto, e l'ampliamento degli organici per un totale di nove unità nel corso del 1978. L'azienda si impegnerà anche a rispettare rigorosamente il turn-over e a mantenere, nelle assunzioni, il rapporto uomini / donne tra i dipendenti.
Per quanto riguarda la ricerca e gli investimenti produttivi, finalizzati soprattutto all'allargamento dell'occupazione si è ottenuto un impegno a completare l'opera iniziata nel 1975 in seguito ad un altro accordo.
Altri punti importanti sanciti dal documento sono l'attuazione entro 6 mesi di modifiche per il miglioramento degli ambienti di lavoro, sulla base della relazione dello SMAL, il rientro del lavoro in conto terzi, la verifica e la contrattazione dei ritmi di lavoro, lo sviluppo della qualificazione professionale attraverso forme di aggiornamento e attraverso la partecipazione dei dipendenti alle selezioni, la contrattazione della mobilità interna.
Per la parte normativa è da segnalare l'ottenimeno di uno stanziamento di fondi da parte dell'azienda per attività ricreative e culturali che il Consiglio di fabbrica intende organizzare.
È molto importante il significato di questo accordo: i lavoratori della Helene Curtis, benchè abbia-
anni sessanta dalle lotte della classe operaia e dal movimento delle donne.
I primi SMAL sono sorti in provincia di Milano nei comuni con amministrazioni di sinistra (Corsico, Cinisello, Sesto). A Milano sorgono i primi 4 SMAL nel
1974 nelle zone: 4 / 14 - 6 / 19 / 20 -
I / 3 / 10 - 11/ 12 / 13. Nel settembre
1975 sorgono gli altri 4 nelle zone:
5/17/18 - 15/16 - 7/8 - 2/9. Questi ultimi sono stati istituiti dal Comune di Milano per integrare l'attività insufficiente dei primi SMAL che erano finanziati dalla Regione.
Lo SMAL nella nostra zona nasce quindi nel 1975, è composto da 2
medici di base e da I tecnico. La sede provvisoria è in Via S. Paolino n° 18, dislocata quindi in zona 16 lontana dalla zona di intervento (che è la 5 / 17 e 18). Questa è una delle tante difficoltà in cui lo SMAL deve operare.
ATTIVITÀ DELLO SMAL
Lo SMAL interviene su richiesta dei Consigli di Fabbrica previa comunicazione al Consiglio Sanitario di Zona e per conoscenza al Consiglio Unitario di Zona ed al Sindacato di categoria. L'intervento dello SMAL si svolge a grandi linee secondo queste fasi: riunioni preliminari con il Consiglio di Fabbrica che motiva la richiesta ed espone la situazione della fabbrica dal punto di vista ambientale e della patologia lavorativa.
Sopralluogo da parte dei tecnici dello SMAL all'interno della fabbrica o di un reparto se il problema è circoscritto.
Compilazione dei registri dei dati ambientali da parte del gruppo omogeneo dei lavoratori, intendendo il gruppo di lavoratori che per mansioni o per organizzazione del lavoro sono sottoposti allo stesso tipo di nocività.
Sulla base dei dati forniti dai registri si imposta un piano di lavoro che prevede rilievi strumentali (rumore, polveri, fumi, gas, vapori, temperatura ambientale e umidità, ecc.) e l'analisi di particolari problemi legati all'organizzazione del lavoro (posture, ritmi, carichi di lavoro, ecc.).
Dopo questa prima fase, si fanno assemblee di gruppi omogenei di lavoratori, in cui si discutono e si analizzano i dati emersi.
di bonifica ambientale eventualmente servendosi dell'apporto scientifico del laboratorio di Igiene Industriale della Camera del lavoro o del Politecnico.
PROBLEMI APERTI
Come si è visto il Servizio offre una attività sostanzialmente di consulenza e di intervento TecnicoSanitario nelle situazioni di fabbrica dove i lavoratori organizzati pongono il problema del rapporto lavoro-salute e sviluppano un processo di analisi - conoscenza - trasformazione delle condizioni di lavoro nocive.
Presupposto indispensabile dell'intervento dello SMAL e della utilità dello stesso è quindi la Partecipazione operaia cosciente a questo processo. Questo è senz'altro, specialmente nella attuale situazione politico - economica generale, il problema più scottante nel quale si incontrano le maggiori difficoltà che peraltro vanno superate pena la delega del problema ai tecnici con una regressione politica degli obiettivi che da tempo il sindacato persegue (non delega ma partecipazione e rifiuto della monetizzazione della salute).
Altro grosso problema è il funzionamento pieno dei servizi che presuppone la soluzione in un confronto con l'Amministrazione Comunale dei problemi di organico, strumentazione, sedi, qualifiche, inquadramento, trattamento economico - normativo del personale degli SMAL.
to.
In quest'ambito occorre che il Consiglio di Zona ed il Consiglio Unitario Sindacale di Zona pongano sul tappeto i problemi e si inizi un'analisi degli stessi con la più ampia partecipazione possibile della cittadinanza interessata ad ogni livello (fabbrica, scuola, casalinghe, pensionati, ecc.)
Nel frattempo dovrà consolidarsi fino al momento in cui le altre strutture di territorio diverranno pienamente funzionanti, l'uso temporaneo di strutture ospedaliere dove svolgere indagini specialistiche mirate su lavoratori esposti a rischio.
Un primo obiettivo, comunque, su cui è possibile, come dimostra la pratica, chiamare a raccolta fasce giovanili, nella fattispecie gli studenti dell'ECAP-CGIL, è la "mappatura" delle fabbriche a rischio della zona.
Questa indagine, proposta dagli stessi studenti, ha l'obiettivo di individuare nella zona tutte le fabbriche che presentano rischi lavorativi fra gli addetti e per la popolazione esterna (inquinamento), costruendo un quadro della situazione di zona sotto questo profilo.
no iniziato la loro lotta in condizioni quasi privilegiate rispetto all'attuale situazione occupazionale, poichè l'azienda — che occupa circa 600 dipendenti, per la maggior parte donne, e quasi tutti concentrati nella sede di Via Primaticcio — non ha risentito in maniera significativa della crisi economica, hanno saputo impostare una piattaforma non limitata al miglioramento delle condizioni dei lavoratori già occupati, ma hanno inteso porre le basi per un reale controllo e allargamento dei livelli occupazionali.
F.C.
A seconda dei vari fattori di rischio rilevati, si fa un programma di visite mediche per evidenziare e quantificare gli eventuali danni prodotti all'organismo dai fattori di nocività.
Va sottolineato che l'aspetto clinico non costituisce il momento principale dell'indagine che è finalizzata alla modifica delle condizioni lavorative e all'eliminazione dei fattori di nocività. Anche i controlli medici nel tempo permettono di seguire l'andamento delle condizioni sanitarie dei lavoratori anche in rapporto al modificarsi dei rischi lavorativi.
Una volta individuati i rischi e la patologia da lavoro, insieme ai lavoratori si programma un piano
Rimangono poi da affrontare problemi di utilizzo delle strutture sanitarie territoriali (poliambulatori) dell'INAM in indagini di massa su popolazioni a rischio, iniziando un processo di investimento di queste strutture e di modifica del loro utilizzo in un programma di medicina territoriale nell'ambito della legge 382 e del decreto applicativo della stessa. Queste ultime hanno infatti trasferito all'Ente locale ed alle Regioni delle competenze, tra cui alcune competenze sanitarie, demandando alle strutture periferiche compiti in precedenza svolti dall'INAM. Sostanzialmente occorre riemire di contenuti e di programmi l'attività delle costituende Unità Sanitarie Locali, a partire da un diverso uso in un confronto con il personale sanitario, delle strutture sanitarie di territorio che finora tanto malamente hanno funziona-
Finora, per parte nostra, nella zona 17, abbiamo svolto indagini a diverso stadio di sviluppo, all'Archifar, al Pio Albergo Trivulzio, alla OSRAM, alla Loro Parisini, all'AMNO di Via Gonin, alla ISITALIA e abbiamo iniziato contatti con la Cooperativa CR, la Farmitalia e la Gnocchi.
I lavoratori dello SMAL della zona 5/17
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Tutti insieme cooperativamente
Abbiamo intervistato il presidente della Cooperativa di P.zza Tirana, Dario Locatelli allo scopo di sapere come mai, una struttura democratica come la cooperativa, non riesca a far pesare la sua presenza in quartiere.
La cooperativa nacque nell'immediato dopo-guerra da un gruppo di compagni socialisti e comunisti. Essendo fin dall'inizio cooperativa di consumo, lo scopo era quello di praticare dei prezzi concorrenziali rispetto a quelli di negozi privati. La struttura comprendeva, oltre alla sede centrale di P.zza Tirana, la proprietà di due posteggi nel vecchio mercato comunale coperto; in seguito il mercato venne demolito e lo spaccio venne spostato in via Segneri.
Detta attività era proficua, sia dal punto di vista sociale che da quello finanziario, ma comportava un onere di lavoro tale da costringere il Consiglio di amministrazione a cedere a privati la struttura dello spaccio, ed a impegnare tutta l'attività cooperativistica nella sede di P.zza Tirana.
Negli anni successivi la cooperativa non ebbe un gran sviluppo, per l'assenteismo degli stessi soci, causato forse dal fatto che la cooperativa era in pratica diventata una semplice bottega per la mescita di vino, invece di uno spazio sociale proprio di una attività cooperativistica.
Nel 1973 la cooperativa si sviluppò, ospitando nel suo interno una società sportiva per il gioco delle bocce denominata "CASA BIANCA". L'apporto di questa società fu determinante per lo sviluppo della coop. ed infatti i nuovi soci si rimboccarono le maniche e cambiarono il volto della struttura sociale.
Diedero spazio a nuove iniziative e organizzazioni culturali tipo l'ARCI. Quest'ultimo all'inizio riuscì ad aggregare parecchi giovani di diversa ideologia politica, ma poi sopraggiungero delle grosse
difficoltà organizzative e con dispiacere di tutti il circolo si sciolse.
Nel 1975 il C.d.A. decise di ristrutturare la sede della coop. di costruire un capannone che serviva, e serve tutt'oggi, a coprire il campo del gioco delle bocce.
Questa iniziativa stimolò la cittadinanza all'attività sportiva e cooperativistica e permise l'iscrizione di ben 70 persone. Nel frattempo si rinnovò il C.d.A., che annoverò le forze politiche democratiche ed antifasciste del quartiere. tra cui il presidente di zona della Associazione Partigiani d'Italia.
Oggi il C.d.A. si prefigge di mettere a disposizione della cittadinanza la struttura della cooperativa, trasformandola in un centro culturale, sportivo e sociale al servizio di tutti e soprattutto dei giovani, che si trovano in una situazione sociale disgregante.
Per realizzare questo obiettivo, il presidente della cooperativa sostiene che è necessaria la massima partecipazione e il massimo contributo concreto da parte dei soci in primo ordine, per una gestione diretta della cooperativa invece di abbandonarla nelle mani di un qualsiasi privato (gestore).
Un tentativo di questo genere è già stato fatto (ed è poi fallito) proprio perchè è mancata la collaborazione attiva dei soci, indispensabile per il buon funzionamento della cooperativa e per il raggiungimento dei suoi obiettivi sociali.
Per concludere, il presidente della cooperativa Giambellino, Locatelli, si sente in dovere di lanciare un appello alla popolazione, che è quello di associarsi in gran numero affinché la cooperativa riesca ad acquistare l'edificio oggi messo in vendita dal proprietario Sig. Colla (n.d.r. problema attuale e scottante) affinché si dia inizio anche in questo modo alla difesa reale delle strutture democratiche già esistenti in zona.
Erminia Negrini
Quando un hobby diventa mestiere
Si parla sempre più spesso degli artigiani, in un epoca in cui la spersonalizzazione nel lavoro ha raggiunto livelli di alienazione. Senza la pretesa di avviare un dibattito giornalistico, mi sono chiesto se esistessero ancora attività artigianali dal sapore antico, qualcosa di diverso o anche di strano che uscisse insomma dagli stereotipi a cui siamo abituati.
Da qui, dopo una breve prospezione, l'incontro con Renato Papadia, che dell'artigiano tipico non ha molto ma che attira a sè un'indiscutibile interesse e per ciò che nasce dal suo lavoro e per la sua stessa persona, che traspira un'ineffabile carica di umanità e di voglia di vivere in diretto rapporto con la natura, elementi da cui trae il desiderio di intervenire senza mediazioni nei processi di trasformazione della materia.
Sono andato ad intervistarlo nel suo negozio - laboratorio che risponde al romantico nome di "Capo Horn" in Via Biancospini, 12 e li è nata questa interessante conversazione.
D. Renato, prima di intraprendere questo mestiere che lavoro facevi? Cosa ti ha spinto a trasformarlo radicalmente?
R. Mi sono prevalentemente occupato di una attività di vendita nei diversi settori merceologici a svariati livelli, riuscendo anche a costruirmi ciò che comunemente definiamo "una posizione", fìnchè, mi sono accorto che, pur essendo importante la tranquillità economica, questa non soddisfaceva tutte
le mie esigenze di vita; ho sempre amato gli spazi aperti, da questo mi viene la mia passione per il mare. Tu mi chiederai cosa c'entra tutto ciò con il mio lavoro eppure è proprio dal mare e dalla vita che esso offre, che ho colto l'ispirazione per riprodurre, a Milano, l'architettura tipicamente marinaresca, miniaturizzandola. Chiaramente mi sono valso del tempo libero, che riuscivo a rubare alla famiglia ed al mio sonno, per alimentare ciò che prima era semplicemente un hobby "il modellismo navale" e trasformarlo in quello che ora è il mestiere dal quale traggo il sostentamento per me e la mia famiglia.
D. Non è forse un regresso, almeno in termini strettamente utilitaristici, passare dalla tranquillità economica al sostentamento?
R. No. Il conseguimento dell'agiatezza mi ha fatto capire che questo valore non è proprio tutto nella vita, quindi, forse con troppo spirito di avventura o per dirla come altri con un pizzico di irrazionalità, mi sono buttato, rischiando tutto ciò che avevo, in un mestiere che credo mi realizzi di più, sia professionalmente che come individuo proiettato nel sociale. Vorrei spiegarmi meglio, il fatto di intervenire, come artigiano, direttamente nei processi di trasformazione della materia, mi dà la possibilità di estrinsecare me stesso attraverso l'espressione della mi fantasia e, perchè no, creatività; inoltre sento di poter essere utile a tutte quelle persone che attraverso i miei manufatti si impossessano, oltre che di
un oggetto, anche di un pizzico di cultura marinaresca.
Intendo parlare particolarmente di quella popolare, per intenderci ciò che è legato ai pescatori o a coloro che dal mare traggono vita più che da quelli che lo attraversano nelle loro occasionali o periodiche crociere.
D. Renato, vorrei sapere qualcosa di iù del tuo lavoro, soprattutto per ciò che concerne i materiali che impieghi, gli strumenti che adoperi e come ti documenti.
R. I materiali sono eterogenei, perchè tutti i materiali che si usano in scala normale si adoperano per il modellismo, quindi tutti dall'ottone al ferro, legno, vetro, colle e mastici, chiodi. Per modellare questi materiali mi servo di strumenti semplici, come ad esempio: sgorbie, pialle, seghetti ed altri.
È molto importante per la riproduzione di modelli, particolarmente per quelli storici, una continua e costante documentazione che ricavo dalla consultazione di manuali, documenti d'epoca e dall'osservazione diretta dei modelli nautici esposti al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, di cui sono un assiduo frequentatore.
D. Quante ore lavori mediamente?
R. Le ore di lavoro giornaliero non le conto, ti dirò che per costruire un vascello di un metro circa, impiego mediamente 400 / 500 ore. Se dovessi vendere il prodotto in base alle ore impiegate costerebbe un patrimonio.
Devo invece ridurre notevolmente i prezzi per renderli accessibili ai più e per contro noi .artigiani non solo non siamo minimamente aiutati dalla nostra associazione, bensì, oltre a dover sopportare tutti gli oneri conseguenti all'attività, siamo costretti a pagare tutti gli anni, per assurdo, una quota di iscrizione all'artigianato senza ricavarne che minimi benefici.
Una leggera punta di amaro che non ha intaccato tuttavia l'atmosfera piacevole e concreta nella quale Renato mi ha ospitato. Del resto per lui parlano le immagini delle sue opere che ne rispecchiano la fantasia e la positività. È molto bello ciò che Renato è riuscito a fare, peccato che difficilmente potrà essere imitato da molti altri, i ritmi della moderna civiltà industriale non lasciano molti spazi all'estro ed alla creatività, solo pochi e a costo di enormi sacrifici riescono a ricollocarsi in una dimensione più umana.
Auguriamoci tutti che il miraggio del progresso che si vuole ottenere ad ogni costo, non finisca un giorno o l'altro per stritolarci.
Piero De Donato
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Il Signor Renato nel suo Laboratorio di via Biancospino
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Parlando di Milano, viene immediatamente alla mente l'immagine di una grande metropoli industriale e commerciale che tutto il mondo conosce ed apprezza. Difficilmente si pensa alla nostra città come ad un centro artistico paragonabile ed altre già note città artistiche. Molti dei capolavori d'arte di Milano sono sconosciuti agli stessi Milanesi; chi volesse scoprire questa Milano dimenticata, oltre alla città delle fabbriche, degli uffici, dei commerci, ritroverebbe una Milano ricca di testimonianze storiche e artistiche di inestimabile valore e di grandissimo interesse. Si deve conoscere Milano nei suoi aspetti culturali, artistici, scientifici, sociali e quindi umani per ritrovare il volto più significativo e genuino della città.
La dimensione umana di Milano
I momenti drammatici della violenza, delle tensioni sociali, della delinquenza comune, dei quali la città è stata investita negli anni recenti, sono momenti di crisi e di involuzione della società attuale che si riflettono in modo esasperato ed esteso soltanto sulla superficie e non nel profondo tessuto connettivo della città. Per vivere questa città nei suoi valori più veri e profondi, è necessario svincolarsi dalle inconscie paure ed evitare di subirla o di accettarla passivamente nei suoi aspetti più deteriori. Si può ritrovare una dimensione umana della città ed un nuovo rapporto fra i cittadini, elevando ad elemento catalizzatore il volto storico, artistico, sociale e tradizionale della città, sul quale orientare l'attenzione e l'interesse dei giovani e dei cittadini, non dimenticando di far partecipare a questo discorso culturale anche le forze di polizia e i militari che vivono, seppur temporaneamente, a Milano.
Le iniziative per riscoprire il patrimonio artistico.
Dalle zone decentrate, dai livelli elementari della scuola, deve nascere e diffondersi una forte iniziativa per riscoprire e valorizzare l'immpenso patrimonio d'arte della nostra metropoli e dei suoi dintorni, non solo all'interno dei numerosi ed importanti musei, ma soprattutto attraverso la scoperta e lo studio delle testimonianze reali, architettoniche e storiche dei monumenti, chiese, palazzi, basiliche, broletti, castelli, e degli antichi cascinali, che rappresentano in modo significativo ed esemplare i periodi storici e la travagliata esistenza della nostra città, dalle sue lontane origini di villaggio dei galli insubri, fino ai nostri tempi sempre intimamente legata alle vicende storiche del nostro popolo e in molti periodi protagonista del progresso del Paese. Distrutta da Attila, da Federico Barbarossa, dalle bombe del 1943, Milano è sempre risorta più splendida e ricca di energie generatrici di ricchezza, di cultura e di arte. Una spinta democratica dal basso in direzione dei tesori dell'arte e della cultura della città, può contribuire oltre alla formazione di una maggiore sensibilità artistica nei giovani e nei cittadini di ogni grado, ad un miglior impiego del tempo libero e a creare nuovi inte-
ressi e nuove correnti turistiche anche fra i molti operatori industriali e commerciali italiani e stranieri che in numerose occasioni affluiscono a Milano. Per una migliore educazione generale e per l'economia della città, ciò sarebbe un risultato oltremodopositivo, ma l'iniziativa deve andare al di là di questi obiettivi ed essere soprattuto rivolta a suscitare e a far nascere nuovi valori umani, capaci di generare i fermenti per un modo più significativo di vivere la metropoli Milano e di avviare un processo culturale e creatore di più profonda civiltà e di progresso.
La riproposta di valori umani e civili.
Oggi siamo al centro di una grave crisi economica e sociale della quale anche Milano subisce in modo pesante gli effetti negativi: molti lavoratori sono duramente impegnati a difendere il posto di lavoro per salvaguardare il loro domani e quello delle loro famiglie; i giovani, terminati gli studi, ricercano inutilmente il loro inserimento nel mondo del lavoro.
In questo delicato e drammatico momento, preoccuparsi di valorizzare e nel contempo di proteggere il patrimonio artistico e culturale della città, potrebbe sembrare un modo superficiale ed irresponsabile di guardare all'attuale realtà, ma non è così. Il disinteresse per l'arte e la cultura e per quanto di pregevole le società passate hanno espresso, può significare in molti casi, la conseguente ed inevitabile decadenza dei valori civili, umani e morali del nostro tempo. Una nuova società più giusta, più avanzata, più civile, non solo non può prescindere dall'esprimere i propri valori culturali, artistici e spirituali, ma questi valori saranno elevati e ricchi di contenuto, nella misura in cui saranno intimamente legati alle esperienze e alla creatività delle generazioni passate. Lo studio delle società passate, attraverso i monumenti e le opere d'arte può essere infatti d'incommensurabile valore per capire e spiegare il nostro temLa nuova umanità viene da lontano.
Le riforme sociali, economiche, politiche, anche le più avanzate, saranno destinate a rimanere aride di contenuti, mere realizzazioni burocratiche, se non verranno permeate di spirito umanistico e di valori spirituali, fra i quali la sensibilità per l'arte, la cultura e la scienza, che soltanto un nuovo tipo di uomo, attraverso una più elevata educazione dei sentimenti, e rispettoso dei valori universali, sarà in grado di esprimere e di calare 'nelle società.
Da ciò nasce l'esigenza della difesa e della protezione del nostro straordinario patrimonio ambientale, culturale ed artistico non solo
di Milano, ma di tutta Italia. Al fondo di questo discorso, insieme all'esigenza di elevare il livello culturale dei giovani e dei cittadini e alla ricerca di una dimensione umana all'interno dell'ambiente moderno, vi sono motivi altrettanto importanti di carattere economico per l'incremento del turismo, a sostegno della bilancia dello Stato, oggi in grave crisi.
Gli appelli molte volte isolati che si levano da più parti saranno destinati a cadere nel vuoto, o al massimo, recepiti da una minoranza di cittadini, se non si darà vita ad una larga iniziativa educativa e di conoscenza del problema fra i gio-
vani a livello scolastico e fra i cittadini, attraverso gli organismi decentrati nelle grandi città. Si deve avviare un'estesa campagna per costringere lo Stato le Regioni e gli enti locali a promuovere una più giusta politica dei beni culturali ed ambientali. È nostro dovere dare un contributo tangibile e costruttivo al nostro tempo, sull'esempio dei grandi maestri del. passato per creare una società fondata sulla giustizia sociale e la democrazia, ma anche ricca di profondi contenuti morali, culturali e di civiltà.
Amilcare Ferrini (1 — zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA continua)
Una conquista delle donne estita dal conformismo
Per oltre dieci anni noi cittadini democratici, con a capo i movimenti femminili, ci siamo battuti perchè passasse, in Parlamento, la famosa legge n. 151 sulla riforma del diritto di famiglia. Quando finalmente il 20 settembre 1975 questa entrò in vigore ce ne rallegrammo, ma purtroppo troppe volte essa è stata disattesa, troppe volte interpretata in modo parziale, a volte persino ignorata.
È il caso di Roberta e Gianmarco, entrambi separati legalmente e conviventi, che decidono di usare la legge che prendono in considerazione (Nuovo Diritto di Famiglia legge n. 151 dell'art. 262) che dice che il riconoscimento del minore può essere fatto dal padre e dalla madre sia congiuntamente che separatamente, cioè nello stesso momento e con lo stesso atto, oppure in momenti diversi e con atti diversi. Se il riconoscimento avviene separatamente, il figlio assume il cognome del genitore che lo abbia riconosciuto per primo, ma se l'ha riconosciuto per prima la madre e poi il padre si può aggiungere al cognome materno quello paterno.
Federica nata nel frattempo porterà, così, ambedue i cognomi a testimonianza dell'accordo dei genitori e del loro rispetto nei confronti della donna; comunque la serenità della bimba sarà garantita dalla eguale responsabilità che i genitori, figurando entrambi, si assumono nei confronti suoi. Sono convinti, e qui è il loro errore, che per la burocrazia tutto sarà ordinaria amministrazione.
Davanti all'ufficiale di stato civile cominciano i problemi: per dare il doppio cognome alla bimba occorre la approvazione del Tribunale dei minori.
Sostituire il cognome del padre a quello della madre, invece, non comporterebbe problemi! Roberta e Giammarco rifiutano attirandosi gli sguardi straniti del buon 'travet' che, da che mondo è mondo, ha sempre visto la ricerca da parte dei
genitori di celare certe situazioni agli occhi del perbenismo borghese.
Lo stesso sguardo stranito, purtroppo, lo troveranno sul viso del giovane giudice del tribunale dei minori, il quale non solo risulta poco al corrente delle nuove norme, ma appare altresì perplesso di fronte a questa richiesta anomala. Insiste a voler dare a Federica il solo cognome paterno. Dietro le insistenze dei genitori, decide, allora, di mettere tutto a verbale e sottoporre il problema alla Corte riunita in Consiglio. Il risultato: Federica porterà solo il cognome della mamma visto che i genitori hanno fatto esplicita richiesta che nel caso non si potessero attribuire entrambi i cognomi la bimba portasse quello materno. A questo punto i due genitori presentano ricorso alla sentenza. Esito del ricorso? Eccolo riportato quasi integralmente quale esempio del più caparbio conformismo: "Il Tribunale dei minori di Milano ... visto gli atti del procedimento per l'aggiunta del cognome paterno alla minore Federica, nata a Milano il ; considerato che dalle dichiarazioni rese da entrambi i genitori al giudice delegato non sono emerse motivazioni che giustificherebbero la volontà di attribuire il doppio cognome alla minore con l'interesse di questa ultima; rilevato al contrario che le giustificazioni addotte riguardano essenzialmente l'interesse dei genitori; considerata la volontà del legislatore, nell'attribuire al Tribunale per i minorenni la decisione in ordine alla attribuzione del cognome al figlio naturale, ha inteso tutelare lo specifico interesse del minore e non quello dei genitori; considerato che nella specie non vi è alcun interesse della minore ma semmai, data la convivenza dei genitori, solo alla sostituzione di quello finora portato con quello del padre naturale, sostitu-
zione per altro non richiesta dai genitori; conformemente alla richiesta rigetta il ricorso".
Aggiungeremo che il Tribunale non ha fatto nulla per conoscere i genitori anche moralmente precendenti o comunque avere un quadro abbastanza preciso di essi. La sentenza è data esclusivamente su un carattere di principio.
Ed ora? Rimane solo l'appello e Roberta e Giammarco vi ricorreranno non fosse altro che per verificare sino a che punto dei cittadini, onesti lavoratori, debbano pagare di persona per ottenere l'applicazione di un loro elementare diritto sancito da una precisa norma. Da qui la nostra conclusione fatta di amarezza profonda, ma anche di rabbia e di sdegno. Chi scrive è una donna: che è sempre scesa in piazza per far valere i suoi diritti oltre che di donna, di cittadina, di lavoratrice; ed insieme ad altre donne, insieme ai lavoratori li ha conquistati e difesi, ed ora si chiede perplessa: se questa è l'illuminata interpretazione della legge che ne dà il tribunale di Milano, se questa sentenza, come senza dubbio accadrà andrà a fare testo (visto che non ne esistono di precedenti), quale la prossima sentenza emessa da un qualsiasi tribunale di provincia aggrappato ancora di più alla più retriva tradizione? A che cosa sono serviti tutti i nostri sforzi le nostre battaglie, se poi i tribunali della facoltà di 'interpretare' la norma ne fanno un'arma di repressione, di chiusura, di involuzione? Siamo profondamente convinti, però, che se giudici e magistrati non si ergessero paladini per la difesa del quieto vivere borghese, ma si considerassero più semplicemente lavoratori e come tali agissero, con coscienza, lealtà e soprattutto sincero spirito democratico, sentenze come quella notificata a Roberta e Giammarco non solo non avrebbero ragione di esistere, ma sarebbero considerate giustamente sorpassate, antistoriche, finite.
Partigiano di Umberto Messina elettricista idraulico Milano via Lorenteggio 181 4120982 ufficio notturno 4155933 IL DICIASSETTE/ARTH/SOCIET DALLE ZONE DEL DECENTRAMENTO E DALLE SCUOLE, LA RISCOPERTA DI "MILANO CITTÀ D'ARTE" PER AMARE MILANO 6
DIRITTO
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Un corso di aggiornamento autogestito e qualificato
Nella nostra zona si svolge con regolarità e ampia partecipazione un corso di aggiornamento per gli insegnanti: di queste iniziative c'è ne sono in giro, spesso generiche e inconcludenti, verticistiche e discutibili, ma questa è diversa. Si tratta infatti di un corso gestito democraticamente dagli insegnanti stessi, che sono più di un centinaio (sono circa 600 quelli che nel distretto hanno votato), i quali hanno scelto gli argomenti del corso sulla base dei propri problemi e delle esigenze emerse dal quotidiano misurarsi nella scuola, ovvero sul luogo di lavoro, con le questioni riguardanti l'educazione e -l'apprendimento dei ragazzi e delle ragazze della scuola dell'obbligo. Ci sono docenti delle scuole elementari e medie inferiori, docenti delle materne, che hanno seriamente utilizzato lo strumento dell'aggiornamento professionale come leva essenziale per dare effi-
cienza, qualità e rinnovate capacità alla scuola, con un uso oculato ed efficace dei soldi della collettività (due milioni e mezzo dalla Regione e due milioni e mezzo dal Comune). Non è stato facile mettere in piedi questa iniziativa, si sono dovuti superare ostacoli, incomprensioni e ostilità, e soprattutto superare la vecchia abitudine ad organizzare scuola per scuola l'aggiornamento, con quello che questa scelta ha comportato come spreco nel campo della spesa pubblica dell'istruzione. Non si tratta di un corso ideologicamente differenziato, infatti vi partecipano docenti di svariati orientamenti comunque impegnati ad approfondire le strade più idonee per migliorare l'apprendimento e l'educazione della gioventù.
Ogni giovedì e ogni lunedì fin verso marzo gli insegnanti si riuniscono per affrontare i temi più impor-
enzio ed i
ROARR l ROARR l nebbia, fitta nebbia, gli autobus escono dal deposito per tuffarsi nel traffico, gli autisti sono facce indistinte, cavalieri di chissà quale brigata motorizzata che vanno alla guerra.
Mazzafreni Fulgenzio, anni 35, statura 1,70, vista 10/ 10, autista coniugato, mulinabraccia (e mani) con studiata abitudine, il volante sembra la ruota di uno strano Luna-Park e l'autobus una di quelle macchinette per bambini. L'assuefazione giornaliera a dominare e guidare questo mezzosangue non aiuta a prendere le cose con serietà: l'autobus diventa un pony.
Le vie sembrano la pista di un ippodromo in fondo al quale improvvisamente appaiono lupacchiotti trotterellanti che si urtano tra di loro, con gli occhi tondi e luminosi, ... sono automobili che via via circondano Fulgenzio Mazzafreni e il suo autobus.
Il pony, agile e sornione, diventa una sfinge semiparalizzata, un gatto di marmo che si muove lentissimo come un ralenty televisivo, e più lento si muove l'autobus più cresce l'esasperazione di Mazzafreni Fulgenzio, minuscolo virus affogato tra autobatteri brulicanti scompostamente di tipi svariatissimi: sinuosi e filiformi, tozzi e larghi, rumorosi e potenti, deboli e timidi.
Qui non si passa, non ci si muove... guarda quella mora che sta aggiustandosi il trucco, che co-
sce.... e quei tre lì sulla 126, tutti qui a quest'ora con le loro macchine e i loro tubi di scappamento, almeno pigliassero un autobus anche loro riuscirei a passare, o forse mi dovrei prendere una bella macchina anch'io, lucida, confortevole, veloce, no veloce troppo no, adesso c'è il multanova, porca miseria...."
"Si, dentro il traffico nella mia auto, lunga, lusso, bella, rombante (non troppo la benzina costa), attenzione.... va'... va' sti pirla, se mi urtano vengono fuori le storie dell'Assicurazione, i soldi, le grane..., va' c'è pure l'autobus, 'sto' rompiballe, se si togliesse di mezzo!! Una 126 a destra, una Opel a sinistra, davanti una Volvo e dietro una Lancia, frena, parti, cambia, accelera, scala, frena, friziona, frena, ferma, parti, cambia, scala " Ma Mazzafreni Fulgenzio guida ancora l'autobus (ma sarebbe meglio dire ne tiene in mano le briglie), si destreggia con rabbia tra le auto, scarta, va avanti, ferma, zigzaga e arriva davanti alla CONCESSIONARIA AUTO "LUNGALUSSO - BELLA - ROMBANTE" (la sua auto), schiaccia l'acceleratore, il volante ben fermo... non giraurla la gente-non gira!! ....SCRASSSSSSSH vetri rotti, auto e scrivanie ribaltate ... e un autobus e una "LUNGALUSSOBELLAROMBANTE" schiacciati l'uno contro l'altra.
Amore oppure odio?
tanti: la programmazione e la valutazione, il linguaggio, la comunicazione e la comprensione verbale, la realtà e il ruolo della famiglia, con un metodo efficace che dopo l'introduzione si articola in una discussione faccia a faccia.
Una discussione faccia a faccia che rifugge da una formale lezione cattedrattica: dunque il confronto con le esperienze e i problemi reali intrecciato con la riflessione sulle indicazioni che emergono da esperti qualificati di alto livello che hanno dato il loro contributo al corso: Maragliano e Vertecchi, Lumbelli e Vallini, Balbo e Camagni. Naturalmente nessuno si aspetta miracoli ma un lungo e metodico lavoro per migliorare con la scuola il contributo essenziale degli insegnanti: è per questo che è auspicabile dare carattere periodico e permanente a questa iniziativa.
Luigi Torelli
CONSU LENZE
A iniziare dal prossimo numero, risponderemo in questa rubrica ad ogni quesito che vorrete sottoporci sui problemi della casa, del lavoro e delle pensioni. Collaboreranno con noi degli esperti nei tre settori: SUNIA, CUZ e un esperto INPS.
A tutti coloro che ci scriveranno, sarà data urta risposta nel più breve tempo possibile: sul giornale, compatibilmente con lo spazio, oppure direttamente a casa. Vi preghiamo quindi di specificare nella vostra lettera, nome e indirizzo completo, oltre ad una precisa descrizione del vostro problema.
Le vostre richieste vanno indirizzate a: Il Diciassette - Servizio Consulenza - Via Inganni, 4 - Milano. Il servizio è completamente gratuito.
SU
Avete problemi di affitti, locazioni, equo canone o canone sociale? Scriveteci sottopporremo il vostro quesito al SUNIA (Sindacato Nazionale Unione Inquilini) che lo esaminerà e vi risponderà rapidamente.
Al Consiglio di Zona, mi sento unica donna fra tanti uomini. Spettabile giornale, dice bene Elena Forni quando invoca una maggiore partecipazione della donna alla vita sociale e invita a non barricarsi in casa. Io personalmente ho partecipato più volte alle sedute del Consiglio di Zona, ma devo confessare che mi sentivo unica donna in quel consesso di uomini e che paura poi, terminata la riunione, rincasare da sola' Elena Forni dice poi che il pericolo esiste veramente, ma allora come può una donna azzardarsi ad uscire la sera quando può essere aggredita o peggio violentata?Cosa fanno le forze dell'ordine?Dicono che devono presidiare un territorio immenso e che chiedono rinforzi. Ma perchè invece di girare in macchina non perlustrano gli angoli bui, i parchi, e i luoghi più appartati" E veramente deprimente girareper Milano, specialmente nei quartieri periferici e non vedere più nessuno.
Se non è giusto che chi sbaglia sia perduto per sempre, non è nemmeno giusto vedere una città ridotta in questo modo... o è quello che desiderano le persone "al di sopra di ogni sospetto?". Cordialmente
Falcetti Lorena
Ringrazio la Signora Falcetti Lorena per la sua testimonianza. È estremamente utile infatti che siano le donne in prima persona a prendere la parola per denunciare all'opinione pubblica la realtà della loro esperienza. Una realtà che risulta talvolta così sofferta da offuscare i momenti emancipatori della conquista. La nostra lettrice ce ne dà un chiaro esempio. Mentre ci dice di essere una delle poche donne che partecipano all'attività del Consiglio di Zona Ce ciò ha un enorme significato perchè vuol dire rottura con i vecchi schemi che riducono la donna al ruolo domestico, vuol dire interesse partecipato per il vivere collettivo, presa di coscienza dei problemi sociali; un grosso salto di qualità quindi nella vita di una donna) essa inette in evidenza le difficoltà che incontra, di tale portata da ridurre se non menomare il senso di ciò che si è conquistata.
La società in cui viviamo è violenta e chi ne subisce in modo più vistoso gli attacchi e le aggressioni sono le categorie sociali più deboli, le donne in particolare. Non affiderei comunque la mia difesa soltanto alle forze dell'ordine a cui si richiede semmai un servizio più efficiente. Punterei piuttosto su di un processo di presa di coscienza collettiva che coinvolga il maggior numero di persone (uomini e donne) sull'essere partecipi in prima persona della vita collettiva.
Elena Forni
A proposito del caro-vita Spettabile redazione, ho letto con interesse l'articolo "Perché far la spesa costa ogni giorno di più". Mi pare però che il dr. Carnavale si contraddica quando dice, tra l'altro, che è favorevole alla cooperativizzazione e poi afferma che il grossista è indispensabile. Inoltre, perchè il Comune non impone un determinato prezzo di vendita per la merce che proviene dai magazzini che dà in affitto?Per quanto riguarda la Soveco, non è vero che abbia dei prezzi concorrenziali, anzi alcuni negozi del Giambellino, dove vivo, hanno prezzi molto inferiori, per non parlare dei mercati ambulanti.
Infine i consigli del dr. Carnavale sono troppo generici e li leggiamo ogni giorno su tutti i giornali...
Cordiali saluti Buzzoni Paolo
Pennarello
PEN SIONI
Per avere qualsiasi indicazione o consiglio riguardante pensioni e assicurazioni sociali, un esperto dell'Inps è a vostra disposizione: scriveteci descrivendo chiaramente il vostro problema.
SINDK CATO
Questo servizio di consulenza sarà gestito dal CUZ (Consiglio Unitario di Zona) che vi metterà in contatto con le varie organizzazioni sindacali di categoria, indicate a risolvere il vostro problema in tema di lavoro.
di soviaintendere al funzionamento del mercato ortofrutticolo per tre anni, alla fine dei quali tornerà ad essere un semplice utente. Sono comunque a sua disposizione per cercare insieme le soluzioni.
Propongo quindi che "Il Diciassette" organizzi un incontro presso ['Ortomercato con il signor Buzzoni e gli altri cittadini che avessero proposte ed osservazioni da fare. Carnavale
Disoccupati e la lotta per la democrazia
Sono un lettore del 17, iscritto alle liste speciali, oltrechè a quelle normali, di collocamento. Ovviamente, sono un disoccupato.
La mia situazione è molto simile, a quella di molti altri giovani, che come me nella passata estate, si sono iscritti, chi fiduciosi, chi speranzosi, chi scettici alle ben note "liste speciali". Purtroppo le aspettative, se da parte di qualcuno c'erano, sicuramente sono state a tutt'oggi abbondantemente frustrate.
Le cause sono molteplici, e non è certo compito mio elencarle, poichè a qualsiasi cittadino, anche se non molto attento, non sarà di certo sfuggita l'odierna situazione politica e quindi quella sociale e occupazionale.
Il governo, che nel 7 7 si era fatto carico dell'iniziativa delle "liste govanili" disattendendo le attese, è entrato in piena crisi.
Per noi disoccupati, ma anche per gli occupati, questo fatto è estremamente grave poichè ancora una volta tutto il cumolo dei problemi italiani, non ultimo quello occupazionale, viene preso e messo da parte, quasi che fosse semplicemente un ostacolo alla politica fin qui perseguita dal nostro partito di maggioranza relativa.
La massa dei disoccupati non deve però diventare un magma che da un momento all'altro può scoppiare provocando chissà quali conseguenze.
Il malcontento che regna tra questa "categoria" deve essere convogliato nell'alveo della correttezza e della democrazia. Se si vuole che questa ingente massa si trasformi in un movimento e magari attraverso le leghe, struttura di carattere sindacale, si organizzi e si dia un programma di lotta.
Sarebbe infatti un grosso errore lasciare a se stesso questo insieme, poichè la storia ci insegna, ed è anche storia recentissima, che il malcontento è una tigre tra le più facili da cavalcare, magari con demagogiche parole d'ordine, come nel 70 accadde in Calabria.
Lo sappiamo tutti che la reazione, in determinate circostanze è sempre alla finestra ammiccante eprovocatoria. Ed è appunto per questo fatto che non dovranno mai esserci appunto equivoci soprattutto sui modi di come portare avanti eventuali rivendicazioni.
Il sindacato è sicuramente dalla nostra parte, le piattaforme di rivendicazione delle altre categorie privilegiano già il problema dell'occupazione rispetto a quello salariale (non è poco).
Mi spiace che il signor Buzzoni mi abbia scambiato per un alto papavero del Comune. lo sono soltanto un cittadino come lui, che ha avuto l'incarico
Però bisogna dire molto chiaramente che non ci si deve aspettare il posto di lavoro offerto sul vassoio d argento, poichè sia le aziende private che quelle pubbliche in una maniera o in un altra nicchiano, fanno le orecchie da mercante, il governo poi è come una lepre, sfugge sempre. Quindi risulta lampante che solo aggregandoci e organizzandoci potremo essere una reale forza e quindi essere in grado di esercitare dellepressioni. Perciò noi disoccupati dovremmo iniziare il 78 all'insegna della lotta.
Terazzi Francesco
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