L.
mi anoCreC.
cronaca di quartiere
CHIAREZZA PER UNA LOTTA RISOLUTIVA
Affinché la lotta nel quartiere riesca occorre avere, in ogni momento e alla luce dei fatti, chiarezze di idee e di obbiettivi. Questo è il compito del nostro giornale che i lavoratori e i cittadini devono sostenere e diffondere. Ma è anche dovere degli stessi partecipare a tutto il lavoro di informazione extra-giornale (volantini, manifesti, giornali murali) che informino tempestivamente la popolazione dei fatti che la riguardano. La sede del giornale e del Comitato di Quartiere
Ponte Nuovo è in via Meucci 91, II° piano.
Diamo qui sotto, dopo alcune osservazioni sullo Statuto della Scuola di Via Brambffia, due documenti: il primo del nostro Comitato di Quartiere e del Comitato d'Agitazione Crescenzago, che puntualizza il livello e i problemi della lotta; il secondo del Consiglio di Zona che autorevolmente dà ragione a quanto abbiamo sempre sostenuto: non c'è nessuna delibera per la costruzione della scuola in Ponte Nuovo; se il Dindelli e gli altri terreni liberi non possono essere usati per la scuola, siano sottratti ai privati per i bisogni del quartiere: no alla tangenziale!
LO STATUTO DI VIA BRAMBILLA
sa capacità degli stessi di intuire certi sbagli politici, quando vengano coperti da controproposte di immediata comprensione. (Vedi per es. come è stato facile far accettare l'illu
rappresentanti di classe, a cui sarebbe spettato, secondo una prima bozza di statuto, redatta dai sei, il compito di rappresentare l'a zsociazione dei genitori, di convocarla, di rendere esecutive le sue decisioni. Non è chi non veda, come a furia di rappresentanze sempre più ristrette, si giunge a non percepire più l'originaria volontà dei gerl ri, quando non addirittura :ire schia di inter-
po' come sono andate le cose. Lo statuto nasce, seppure senza molta originalità (il testo viene da una precedente bozza elaborata da un gruppo della scuola di via Bottego, bozza in seguito bocciata dai genitori) dal « direttivo », viene portata per la discussione e per la votazione al gruppetto un po' più allargato dei rappresentanti di classe e finalmente verrà portata ai genitori. Già a questo punto, si può agevolmente notare tutta la manovra vertici.,ta
tutti i genitori interessati al problema (che hanno molto da dire, perchè appartengono alla classe dei più sfruttati in ogni settore) sono state convocate finora solo dai comitati di sion di e pretarla soie ettivamente e, una nuova scuola quartiere, e non dai rappresenl quartiere — realtà di faci- tanti di classe, che fino a nc' nw—terpri senza ca e fà coe paternalista, seconao cui la base va influenzata e lasciata il più possibile da parte perchè fa confusione. (Il che, in piccolo, non è che la politica in grande stile delle nostre ammi-
catabio tempo fa, « dirigevano >>-1'Assci-es''-y2--acinuncia alla lotta di tut- ciazione dei genitori. Infatti in t azione (realtà ne- seguito 'è ito, 'asso- es se-ppop c',.,e/l.ria ma ol ancora indigesta). ciazione s stessa costitu , un altronell orga- Un altro palese segno di anti- nismo, detto impropriamente democraticità è il fatto che le direttivo, ancora più ristretto assemblee popolari generali di (6 persone) del consiglio dei
sletrEurral:-rà.iti questo gruppetto ristil erassimo ha mai convocato s'Assemblea popolare! L'avrebbe almeno dovuta convocare per la rettifica dello statuto. Niente da fare, Ma, a questo proposito, vediamo un ( continua in ultima pag.)
documento:
Genitori, Cittadini, Lavoratori
t g d s
1) La situazione della lotta per la scuola nel quartiere. Vediamo attentamente cosa è avvenuto in un mese circa di agitazione e di lotta sul problema della scuola. Nell'assemblea del 3 Marzo, convocata dal Comitato di quartiere Pontenuovo e dal Comitato di Agitazione Crescenzago, un centinaio di genitori e lavoratori del quariere, stanchi delle promesse e delle delegazioni, stanchi di opportare una situazione di rave disagio senza delle reai proteste popolari, decidono i iniziare una settimana otta.
Gli obiettivi entiti: scuole r g c d le m a b q c) di tr ne ce gl ga
di
erano chiari e subito sulle aee comunali. I modi per ragiungerli erano altrettanto hiari e fermamente sostenuti ai genitori. Perché erano state indicate aree comunali (Dindelli-Sieens-Cerizza)? ) perché comunali (quindi diponibili subito) ) perché per la loro posizioe avrebbero servito un solo uartiere per scongiurare il pericolo una tangenziale in pieno cenabitato.
A questo punto alcune persoretrocedono (come già predentemente ), accodandosi ai interessi comunali e ripiendo sull'area « Chini », priva-
ta e più decentrata. Quelle persone che, sostenendo posizioni rinunciatarie e di sfiducia, dicevano: « Accettiamo la « Chini » come vuole il Comune perché è più semplice e più rapida la costruzione. Ma si sono guardate bene dal partecipare al blocco delle lezioni lunedì, non sono venute a Palazzo Marino, non hanno aderito alla manifestazione di domenica 12 marzo. E hanno dato corda al Comune, illudendo la gente che la scuola fosse ormai a portata di mano. Comunque, l'unica risposta che il Comune ha dato alla forte mobilitazione popolare della settimana 612 marzo è una « trattazione di massima », una specie di promessa che farà le scuole sull'area Chini.
2) La trattazione di massima. Questo documento di poche righe, firmato da Borruso, dice in sostanza: « Ci siamo convinti che bisognerebbe fare una scuola: cominciamo a pensarci » — Se il Comune comincia a pensarci (e si sa quanto tempo ci mette) dopo due anni di lotte, nell'80 avremo la scuola.
In ottemperanza alla circolare 375 Misasi in data 23 novembre 1970 che prevede il sorgere di organismi che favoriscano la partecipazione dei genitori e degli studenti (per le scuole medie superiori) alla vita della scuola, anche la scuola elementare di via Brambilla ha dato vita ad una Associazione dei genitori. Si è cominciato ad ottobre con la elezione dei rappresentanti di classe, che avrebbero avuto il compito di studiare assieme ai genitori della classe i problemi inerenti all'insegnamento della classe stessa, di mettere in con- ne tatto l'insegnante con tutti )03 - 2,91' s-pecifit. Ò. far partecipar gli stessi, il più attivamente possibile, ai problemi interni della classe. Essendo una cosa nuova, non tutti i genitori ne hanno compresa l'importanza, lasciando così campo libero alle persone più preparate anche a livello politico, che vedevano nella rappresentanza di classe un mezzo per diffondere e stimolare soluzioni didattiche che rientrano nella loro visione delle cose. t questo il motivo per cui le riunioni del consiglio dei rappresentanti di classe sono state molto numerose (due volte al mese), mentre il lavoro dei singoli rappresentanti nell'ambito delle loro classi è stato molto minore e si è svolto non tanto nell'ascoltare i genitori per riferire in alto, al consiglio; ma l'inverso, nel riferire ai genitori quanto veniva discusso al vertice. E un primo appunto di evidente antidemocraticità. Non vogliamo con questo gettare la croce addosso a nessuno, è però nostro dovere mettere in risalto che la democrazia è la partecipazione libera e intensa della base ai problemi comuni e se una rappresentanza si rende necessaria, dovrà avvenire nel rispetto della libera espressione della base da favorire e stimolare qualora abbia delle difficoltà; se invece la base è soltanto consulta su problemi decisi o comunque già elaborati al vertice, non sempre avrà il coraggio o la sensibilità necessari, per bocciare o cambiare quanto le viene proposto. Con la conseguenza che certe giuste esigenze della popolazione non potranno tanto facilmente emergere, per la timidezza di molti genitori, per lo più operai, che hanno sempre paura di sbagliare a parlare di fronte al loro rappresentante, scelto appunto, perchè ha più cultura e soprattutto per la scar-
Anche se la trattazione può essere considerata un primo risultato minimo della nostra lotta, in effetti non rappresenta un avvio concreto alla costruzione della scuola. Ciò può essere fatto solo da una delibera che stabilisca: che il terreno su cui dovrà sorgere la scuola sia effettivamente acquisito; i tempi di attuazione; lo stanziamento dei fondi.
Tutte e tre queste istanze non sono contenute nella « Trattazione di massima ». Perciò noi critichiamo le posizioni di coloro che, anche nell'ambito del consiglio dei genitori di via Brambilla, hanno propagandato la trattazione di massima come delibera, scrivendo(continua in ultima pag.)
In data 22 marzo 1972, il consiglio di zona dieci così scriveva
All'Assessore all'Educazione
All'Assessore ai Lavori Pubblici All'Assessore al Decentramento Alla Commissione Consiliare per l'Istruzione - Educazione Al Comitato di Quartiere « Ponte nuovo »
Al Comitato di Quartiere « Carnia - Cimiano - Crescenzago » Ci riferiamo alla trattazione di massima inerente alla costruzione di un complesso scolastico sull'area di via Cesalpino, proposta da codesta Ripartizione alla Giunta il 7-3-1972 e da questa approvata.
Mentre il progetto di un complesso integrato di scuola materna, elementare e media risponde finalmente alle giuste esigenze della popolazione, più volte espresse dai cittadini e dal Consiglio di Zona, la scelta dell'ubicazione di tale complesso sull'area di via Cesalpino, anziché in quella di via Ponte Nuovo via del Ricordo, indicata come ottimale dalle stesse forze che hanno sollecitato la costruzione del complesso, non può non lasciare nella popolazione qualche perplessità circa l'effettiva volontà politica, da parte dell'amministrazione, di volere superare gli ostacoli burocratici anziché usarli come strumenti per indirizzare le scelte in direzioni già decise al centro.
La Commissione scuola non può d'altra parte che prendere atto della decisione della Giunta Municipale; tuttavia, proprio per assicurare che le future soluzioni rispecchino le esigenze e le volontà popolari, chiede quanto segue:
1) che il progetto del complesso venga discusso immediatamente, e cioè fin dalla fase iniziale, dagli uffici tecnici ad esso proposti con una delegazione delle commissioni scuola e
urbanistica del Consiglio di Zona e dei comitati di quartiere, per assicurare la popolazione che numero di aule, aree lasciate a verde e attrezzature scolastiche corrispondano alle esigenze del quartiere.
2) Che la ripartizione decentramento comunichi il calendario previsto dalle varie fasi di realizzazione del complesso scolastico, in modo che la data prevista di apertura per l'anno 1973-74 non appaia una delle tante vane promesse fatte ai cittadini in periodo elettorale, e i cittadini stessi possano verificare via via il mantenimento dei tempi previsti o, in caso contrario, compiere una democratica verifica e agire da stimolo sugli organi amministrativi. Infatti, le passate esperienze in proposito, come quella relativa ai tempi di approntamento dell'ampliamento della scuola di via Demostene, non depongono a favore della sollecitudine di tali organi quando non esiste un costante controllo popolare.
3) Che venga immediatamente posta in discussione la costruzione di una seconda scuola media nell'area di via Meucci, poiché la scuola media di Via Cesalpino è troppo decentrata rispetto alla popolazione scolastica oggi gravitante sulla ( continua in ultima pag.)
Le elezioni anticipate del maggio prossimo sono un fatto straordinario, sia in relazione alla chiusura anticipata delle Camere, sia in relazione alla situazione politica, sociale ed economica che l'ha provocata e che esercita un'influenza determinante sui programmi dei partiti in competizione e sull'elettorato chiamato alle urne. Queste elezioni sono un momento in cui gli elettori sono invitati a manifestare la loro maturità politica, esprimendosi pro o contro i nuovi indirizzi che vengono emergendo sia nella concreta azione delle forze politiche (esplicata sia in Parlamento che all'interno dei partiti, sia nei loro congressi che nelle posizioni ufficiali dei leaders). sia nell'evoluzione delle forze economiche (grande borghesia avanzata) e delle forze sociali (masse popolari che aspirano sempre più ad essere protagoniste nella vita del paese).
mento democratico per travasare nelle istituzioni i nuovi contenuti del loro atteggiamento.
L'intendimento del quartiere come luogo di crescita politica individuale e collettiva ci ha spinto a dedicare questo numero in particolar modo alle elezioni: non pretendiamo di dare un quadro esauriente delle situazione politica in cui si muovono le forze, prossime allo scontro elettorale; ma vogliamo mettere a disposizione di una più larga maggiorana (e non della solita minoranza intellettuale) gli strumenti pér un dibattito più approfondito su tale scontro e sulla realtà economica, politica e sociale che vi stà sotto. Per questo non vogliamo dare indicazioni precise riguardo al voto: importante per noi non è procurare qualche voto in più a un partito piuttosto che a un altro, ma prendere spunto dalle elezioni per dare una nostra valutazione, il più possibile globale, sulle forze politiche presenti in Italia. Rimane chiaro solo l'invito a un voto nel campo delle sinistre, sia per la scelta di classe già ribadita dal nostro giornale, sia per motivi storici espressi nei singoli articoli.
Per questo la competizione elettorale va strappata ai consueti schemi propagandistici, di mietitura di voti, in cui è stata sospinta fino ad ora: essa deve essere oggetto di dibattito continuo e di verifica politica da parte delle masse affinchè possano avvalersi di questo stru- LA
l° documento:
le lotte nel quartiere e le risposte del comune
2°
la posizione del consiglio di zona
CENTRO - SINISTRA : RADIOGRAFIA DI UNA FORMULA DI GOVERNO
dalla quinta pagina
me corrispondessero oggettivamente ai bisogni della produzione e degli scambi di un sistema capitalista a tutt'oggi le riforme sono rimaste nel cassetto, e la situazione sociale da cui esse traevano origine e validità si è aggravata e ha radicalizzato la protesta sociale.
Chi ha fatto fallire il centro-sinistra
Perché l'azione riformatrice ha segnato il passo? In primo luogo, si scontrava con gli interessi di quelle forze politiche ed economiche (forze che hanno un peso notevole nella vita del paese), le quali si sentivano minacciate solo a sentir parlare di riforme, e provocavano reazioni autoritarie, manovrando opportunamente l'estrema destra; in secondo luogo, ogni tendenza riformistica di stampo cattolico si muove solo nelle pieghe delle possibilità del sistema e, quindi, gli interventi effettivi di politica economica sono sempre subordinati a questo fine, di conseguenza la D.C. ha sempre posto il veto a qualunque riforma incompatibile con il sistema capitalistico.
Ne segue che il centro-sinistra è degenerato, in gran parte, per volontà e per l'ambiguità della D.C., la quale si era espressa per un decisivo intervento pubblico nell'economia (superamento degli squilibri attraverso la programmazione economica) e non ne ha fatto nulla.
Il centro-sinistra è costato caro al P.S.I.
Il prezzo pagato dal P.S.I., per essersi assoggettato a questa linea di condotta della D.C., è stata la prevalenza della formula di governo sul contenuto programmatico, con la conseguenza di attribuire a ciascun partito della coalizione un vero e proprio diritto di veto e di trasformare il sistema della maggioranza parlamentare in un sistema di « partitocrazia »,
MERCERI
BERTOLETTI ANNA
Confezioni
Cotonerie - Maglierie
Articoli per Bambini
MILANO VIA ASIAGO 941 Tel. 25.68.941
LELIO CLIMA
Impianti stereofonici
Preventivi
Installazioni
Revisioni Via Padova, 95 telef. 28.96.58.6
Casa del Biscotto
PRODOTTI DI PASTICCERIA CAFFÈ - CONFETTI
VASTO ASSORTIMENTO BOMBONIERE
nel quale decidono soltanto i vertici dei partiti. Di qui le « fatiche di Sisifo » delle verifiche, della comparsa dei franchi tiratori, delle crisi governative decise dai vertici dei partiti, che hanno caratterizzato tutto l'arco del centro-sinistra con pochi risultati riformatori.
Il P.S.I., perciò, non si è mai saputo porre dall'inizio come protagonista della coalizione (alla prima resa dei conti — luglio 64 — si è arreso), ma ha sempre operato come partito subalterno alla D.C. e agli interessi della borghesia, subendo i contraccolpi autoritari ai quali inevitabilmente ha sacrificato via via il suo riformismo.
Ora, come è potuto accadere che questo partito, che pur si richiama al pensiero di Marx, abbia potuto cedere facilmente alle pressioni della borghesia e abbia disinnescato prontamente la carica delle riforme di struttura? Forse la premessa sta in quella revisione ideologica, operata per rendere possibile l'assunzione di responsabilità di governo, che accetta solo a metà l'analisi di Marx (conflitto di classe) e che ipotizza la possibilità della « conciliazione » delle classi sotto il dominio del capitalismo illuminato; forse nell'aver puntato troppo sul riformismo della D.C. (ma la D.C. non può diventare un partito riformatore, pena la sua disintegrazione); forse nell'aver avuto paura che la svolta fallisse, forse nell'inesperienza di governo (il P.S.I. non ha mai avuto ben chiari quali potessero essere i compiti di un partito di sinistra che assume la gestione di uno stato capitalistico).
L'errore del P.S.I. è stato quello di essersi inserito, volente o nolente, nell'area democratica, fidando nelle intenzioni della D.C.; di aver aderito supinamente alla politica di efficienza del sistema, sperando nell'illuminismo del grande capitale; di aver smobilitato sul piano ideologico, attratto dalle bricciole del potere; di avere abbandonato la sostanza della lezione marxista, fidando nella mediazione sociale.
La fine del centro-sinistra vanzato rischia di creare timori, provocare reazioni da parte di interessi che si credono minacciati e che la D.C., con la sua posizione interclassista, appoggia e contemporaneamente se ne serve per far capitolare la sinistra con le minacce della crisi delle istituzioni democratiche. E in effetti, la D.C. si è portata su una posizione di centralità proprio per impostare il nuovo rapporto con il P.C.I., da una posizione che le è più naturale; però deve essere chiaro che, se ogni tendenza riformistica cattolica ha una funzione pratica di copertura ideologica, in fasi diverse, delle soluzioni economiche e politiche ricercate dalla borghesia, la D.C. non potrà diventare mai un partito veramente riformatore (pena la sua scollazione) perchè la stessa effettua, per conto della borghesia, solo quelle operazioni di « trasformismo » e di mutamento del sistema e della società che si rendono indispensabili per mantenere la sua funzione egemonica di gestire il « sistema ».
L'innuenza del centro-sinistra sulla vita italiana, non è stata decisamente positiva, in quanto non è stato in grado di svolgere almeno quella funzione di mediazione sociale e di conciliazione delle classi, canalizzando il malcontento della classe lavoratrice e il malessere della società in una politica riformista.
Il segno più chiaro che il centro-sinistra (D.C. - P.S.I.P.R.I. - P.S.D.I.) ha esaurito tutte le sue possibilità si può riscontrare nell'ondata di richieste di rinnovamento che scucite il sistema dalle sue fondamenta, nelle scosse politiche e sociali che hanno assunto le dimensioni e la continuità di un « sisma ». Dal fallimento del centro-sinistra traggono forza, oggi, gli « anticorpi » conservatori e l'estrema destra, che viene strumentalizzata dalle esperte mani della borghesia conservatrice in funzione intimidatoria contro la convergenza di forze politiche per un « centro-sinistra avanzato o per gli equilibri più avanzati ».
Al termine di questa esperienza storica, il P.S.I., che ultimamente è ritornato su posizioni più a sinistra, è fortemente logorato, screditato presso le masse lavoratrici e schiacciato fra D.C. e P.C.I.; mentre la D.C., che pur ne è uscita col gruppo dirigente a pezzi, si è riportata sulle sue posizioni di centro e di copertura verso la destra, riprendendo il suo naturale volto di partito della centralità.
Gli sbocchi di questa crisi
Il processo in atto dove porterà? ad un centro-sinistra vecchia edizione di tipo verticicistico, o ad un centro-sinistra avanzato e allargato al P.C.I.?
Io propendo per il secondo, a patto che sia veramente avanzato e non solo nel programma, ma anche nell'azione feconda e incisiva che deve svolgere nel tessuto sociale e sul sistema. Non si può e non si deve tornare indietro perché non si può ridare alla borghesia una forza di intimidazione per opprimere e sfruttare maggiormente la classe lavoratrice: e dunque si deve andare avanti, cioè si deve allargare la maggioranza per portare la classe lavoratrice oltre la « soglia del potere ».
La lezione che il P.C.I. deve imparare La collaborazione con la D.C. comporta per un partito di sinistra notevoli rischi, di cui il più grave è quello di andare a gestire il sistema in condizione subordinata; allora si rende necessario provocare la rottura della D.C., che ponga fine alla sua egemonia politica ed economica; ma la rottura può avvenire soltanto sul terreno della gestione del sistema, intesa nel senso di interessi alternativi e forze sociali alternative a quelle rappresentate dalla D.C. e quindi alternativa di classe al blocco della classe borghese.
Per un partito di sinistra, l'assunzione di impegni governativi non deve comportare la rinuncia « ai fini storici della lotta socialista », sacrificando la classe c la unità, ma semmai dovrebbe costituire lo stimolo per una « gestione rivoluzionaria » del sistema per abolire il capitalismo e conservare la libertà dell'uomo.
ve ben conoscere i compiti di una sinistra seria ed efficace, deve conoscere i meccanismi economici sui quali deve incidere, deve predisporre efficaci strumenti di sostegno alla sua politica, infine deve aver ben presente quale classe rappresenta, quali ne sono gli interessi e l'atteggiamento sociale e politico: in sostanza, deve elaborare un disegno coerente e completo di trasformazione della società e dello Stato, deve impostare una corretta « linea di classe », quale azione del partito al governo sulla « realtà sociale italiana ».
Perché se il partito commettesse l'errore di fare una scelta ideologica, affidando la realizzazione dei « fini storici » al « corso futuro della storia », la logica del sistema sarebbe più forte dei suoi propositi, in quanto la D.C., mantenendo le leve essenziali del potere nelle mani di « democratici sicuri », non gli lascerebbe nessuna possibilità di esercitare una direzione determinante nella società: in queste condizioni il partito si troverebbe ad operare nell'ambito del pieno revisionismo e sarebbe destinato a svolgere una funzione di copertura presso le masse lavoratrici.
Ma per fare una politica ambiziosa è necessario un partito abbastanza compatto da aver ragione della resistenza e di eventuali tentativi eversivi di quei ceti la cui posizione economica dominante si vuole colpire, un partito forte di una struttura organizzativa capillare e guidato da dirigenti qualificati che abbiano ben chiaro l'obbiettivo finale: alternativa di classe, e non una qualsiasi alternativa di potere che non cambierebbe sostanzialmente le cose.
pause ogni qualvolta ha mostrato la tendenza a crescere e a divenire generale. La lotta è stata così costretta a rientrare nel binario sindacale ogni qualvolta si trasformava in scontro di classe ed evolveva in senso politico: le pronte concessioni sul piano retributivo, normativo e delle « riforme » all'interno della fabbrica tendono a spegnere l'esplosione spontanea delle lotte operaie mentre la mancanza di un obbiettivo al-
Dancing PICCOLA BROADWAY
Milano - Corso Buenos Ayres, 36 Via Redi, 2 - Telefono 27.99.72
SI Danza
GIOVEDI Sera SABATO Sera Ä
DOMENICA e FESTIVI Pomeriggio e Sera
GIOVEDI e DOMENICA Sera INGRESSO LIBERO Alle SIGNORINE
ternativo recupera le lotte agli schemi rivendicativi.) Se il partito rappresenta veramente l'insieme delle aspirazioni e l'atteggiarsi politico e sociale della « classe » che Io ha costantemente sostenuto, il sistema non regge e prima o poi tenta il braccio di ferro: è da questa prova di forza che bisogna uscire vittorioso; se fallisce anche il P.C.I. giorni oscuri e confusi attendono nuovamel de la classe lavoratrice.
I DESPAiR1
**** * * * * * * * via GOLFO degli ARANC112
T. 2569035
La richiesta di un governo stabile, che faccia finalmente le riforme, prelude a una nuova e diversa maggioranza; ciò
t chiaro, quindi, che nel momento in cui un partito di sinistra collabora con la D.C., esso deve più che mai difendere la sua personalità specifica di partito di classe, deve mantenere più che mai aperta la polemica con le forze borghesi, deve più che mai rafforzare l'unità dei lavoratori e la loro coscienza di classe protagonista. nonostante il centro-sinistra a-
Specialità pugliesi
LUCIANA e RITA
Milano - Viale Monza 10 Tel. 2853835
Mercoledì chiuso
In termini più concreti, il P.C.I. non può ripetere l'errore del P.S.I. che non ha mai avuto ben presente quali fossero i compiti di una sinistra al potere, ma deve arrivare al « rendez-vous » con un'analisi della società italiana, con una politica coerente con la visione socialista dello sviluppo economico e sociale del paese, de-
La strategia per realizzare l'alternativa di classe deve puntare alla rottura della D.C. e del meccanismo economico attuale, deve articolarsi su valori alternativi a quelli borghesi, su un modello di sviluppo economico fondato su scelte organiche non riassorbibili da parte del sistema; inoltre deve rendere auspicabile un'intesa tra tutte le forze della sinistra, o almeno fra quelle che si richiamano all'ideologia di Marx, deve poggiare sull'azione della « classe », alla quale va data una più avanzata coscienza e una volontà di rendere effettuabile l'alternativa. (In questi ultimi anni l'azione dei lavoratori è stata scrupolosamente spezzata e intervallata da lunghe
gioielleria
oreficeria orologeria argenteria articoli da regalo