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La fabbricar7

a cura della Sezione del P.C. I. della Pirelli

LETTERA APERTA ALL'ING. LEOPOLDO

Ing. Leopoldo, con questa nostra lettera vogliamo iniziare quel « colloquio franco e responsabile » cui lei si richiama perchè convinto che « la coscienza dei problemi potrà suscitare un più vivo interessamento ».

Avrà già capito come il numero di dicembre di « Fatti e Notizie » abbia trovato in noi comunisti della Pirelli attenti lettori. Il suo discorso ai dirigenti e il saluto portato alle nuove medaglie d'oro aziendali, la relazione del suo collaboratore dott. Dubini al 9° Convegno Nazionale per la civiltà del lavoro, per non parlare dell'articolo sugli investimenti ci ha spinti a propagandare la lettura (in verità molto trascurata dai lavoratori) della sua stampa aziendale (noi diremmo padronale). Cioè quella stampa con la quale lei vorrebbe « migliorare l'informazione... e... affiancare al compito informativo anche (o solo, n.d.r.) una funzione formativa ».

Ci viene da domandarci se un fabbricante di gomma, o di cavi, ha fra i suoi compiti anche la formazione ideologica dei lavoratori, perchè è di questo che Lei intende parlare quando tira in ballo la funzione formativa.

Comprendiamo benissimo tutto il suo affannarsi, la sua predica ai dirigenti per rafforzare in fabbrica fra i lavoratori lo « spirito aziendale », perchè si adoperino direttamente sull'individuo, ecc. ecc. « Se un individuo — lei dice — capisce e sente di essere capito, può condividere, appassionarsi, responsabilizzarsi; se non capisce e non si sente capito, può reagire ed opporsi sia pure apertamente, oppure staccarsi, spersonalizzarsi, sentirsi strumento o addirittura macchina... ». Queste sono, senza dubbio, delle belle parole ma quello che a lei preme « ing. Leopoldo » non è tanto l'individuo e la sua personalità ma la conservazione dell'attuale sistema economico, cioè la conservazione del profitto o meglio del massimo profitto. Infatti con molta sincerità, che gli fa onore, parla in modo aperto di tutto questo, quando si lamenta dicendo che

« chi parla di noi, del nostro sistema economico, tende molto spesso a gettarvi delle ombre più che delle luci, ad attaccarlo con critiche... a scalzarlo verso l'opinione pubblica, che pure aveva imparato ad apprezzarlo (Interessante questo verso al passato).

Ma vediamo un'altra parte del suo discorso ai dirigenti dell'azienda, cioè dove lei dice che « la pri ma necessità è conoscere l'uomo ». Ogni lettore è subito portato a pensare che finalmente qualcosa lì in alto si muove per capire i problemi, le esigenze, le aspirazioni che animano tutti i dipendenti. Ma ahinoi! tre righe più avanti ecco la sua verità: « valorizzare un individuo verso se stesso vuol dire accrescere il rendimento e quindi valorizzarlo anche (soprattutto, n.d.r.) per l'azienda ». Ma non solo. Dell'operaio, dice lei, bisogna « conoscere la condizione della sua famiglia, sia morale sia materiale; sapere quali sono i suoi interessi nella vita extra-lavoro ». A questo proposito, sig. Leopoldo, non le sem-

bra di spingersi oltre il consentito? Qui si violano le libertà personali per arrivare fino al ricatto ed al controllo poliziesco di ogni dipendente.

Certamente, molti di quelli che la ascoltavano nell'auditorium del grattacielo sapevano che lei non stava inventando nulla. Infatti, questa sua politica, ingegnere, noi la conosciamo e la conosciamo da anni anche se in verità lei ha il pregio di aver apportato qualche aggiornamento. Intendiamo parlare del tempo del paternalismo e del metodo delle cosiddette « relazioni umane » che abbiamo sempre denunciato e combattuto. Era il tempo dei centri esuberanza, dei licenziamenti cosiddetti consensuali. Era il tempo del buon papà Pirelli che con i sorrisi e i richiami alla famiglia pirelliana faceva passare quella linea che doveva portare all'estromissione dalla « famiglia » di diverse migliaia di lavoratori e che colpiva « bonariamente » con licenziamenti in tronco i più stimati dirigenti sindacali e politici dei lacontinua in seconda pais.

1967
20
VIALE SARCA,
4e. 424,y4i TIP 4 L 44i 1.1,; bi " . -
GENNAIO
L.
Redazione
181
L'ing. Leopoldo e gli amministratori delegati Dubini e Brambilla.

LO STATUTO

DEI LAVORATORI,

IL CENTRO-SINISTRAI E PIRELLI

Oggigiorno si dice che noi italiani siamo un popolo libero, e non lo metto in dubbio, anche se ci sono dei punti da chiarire, ma lasciamo perdere e domandiamoci, quali sono i suoi confini?

E' chiaro, i suoi confini sono i cancelli della fabbrica.

Di tutto questo dobbiamo dire grazie al governo Moro-Nenni, che ha tracciato questi confini dando via libera ai padroni di manovrare nella fabbrica come vogliono, e cioè creando sul posto di lavoro un ambiente amaro per i lavoratori.

Noi della Pirelli abbiamo un quadro chiarissimo. Pirelli sta stringendo il cerchio per paura di ritornare al tempo del 1962, quando gli operai entravano in fabbrica e stringevano il pugno, e se Pirelli non le dava tutti i suoi averi e se l'ambiente di lavoro non era soddisfacente se ne andavano.

Lo dimostra chiaramente il fatto che Pirelli da allora ha aumentato progressivamente la sua espansione produttiva, accompagnata dall'aumento delle multe, delle sospensioni, dei licenziamenti, degli spostamenti di operai più combat-

continua dalla prima pagina

LA LETTERA ALL'ING. LEOPOLDO

voratori. Così si passò al « Pirelli duro » quello che ritiene la fabbrica un proprio feudo dove la Costituzione si ferma ai cancelli e l'operaio non è un cittadino, ma niente più di un numero.

Tutto il suo discorso è una chiara conferma che non può sussistere interesse comune fra chi sfrutta e chi è sfruttato. Non basta richiamarsi alle necessità di « colloqui franchi e responsabili » fra mondo politico e mondo economico, quando questo mondo economico basa i suoi pilastri nella difesa di un sistema che ha già travagliato le famiglie dei lavoratori e di tutto lo Stato con la miseria e le guerre. Le « pietre miliari del progresso » di cui lei parla non saranno erette dal capitalismo, ma da una nuova società, giusta e pacifica, dove l'uomo veramente è libero dal ricatto, dalla fame, dove l'uomo lavora per edificare il benessere di tutti e non quello dei vari monarchi, siano essi della gomma o dell'auto.

Il suo richiamo alla scuola, ing. Leopoldo, è un capolavoro di egoismo, di grettezza, di strumentalismo. Come un elefante in un negozio di porcellane. Lei calpesta l'autorità dello Stato, le prerogative del Parlamento, quando affer-

tivi in posti più disagiati.

Un esempio è l'operaio cattolico del reparto cavi che è stato messo a scopare perchè si era permesso di contestare la tabella dei cottimi. Questo e cento altri fatti vanno collegati all'atteggiamento di consenso di appoggio del governo di centro-sinistra ai padroni in modo particolare a Pirelli. Ecco come si soffoca la libertà in fabbrica.

Noi operai comunisti vorremmo chiedere: dove è andato a finire lo statuto dei diritti dei lavoratori che Nenni ne fece un cavallo di battaglia per accaparrarsi il consenso dei lavoratori alla formula del governo di centro sinistra? Raggiunto il suo scopo, e cioè la poltrona di vice presidente, ha provveduto insieme a Moro e d.c. a ingannare ancora una volta i lavoratori, mettendo nel cassetto lo statuto dei diritti dei lavoratori.

Oggi nella fabbrica occorre rafforzare l'unità di tutti i lavoratori, se vogliamo far cambiare il disegno di Pirelli e del centro sinistra, aprire la via delle conquiste democratiche, e la libertà nella fabbrica.

ma: «Dobbiamo essere presenti nella formulazione dei programmi delle strutture scolastiche, proprio come dobbiamo speCificare ad un fornitore le caratteristiche di un prodotto o di una macchina (qui l'uomo è veramente considerato solo una merce, n.d.r.): e ciò non solo come corresponsabili della formazione dei quadri futuri del paese ma anche come utilizzatori diretti dei giovani in preparazione. Dobbiamo conoscere gli insegnanti perchè ci indichino e possibilmente avviino verso di noi gli allievi migliori ». (E quelli un po' meno bravi che ne facciamo?).

La scuola abbisogna invece dell'apporto di tutti i sinceri democratici che vogliono rinnovarla e porla al servizio della nazione e del progresso dell'umanità e non al servizio dei gruppi monopolistici del nostro paese.

Il suo collaboratore dr. Dubini, non a caso seduto alla destra dell'altro suo collaboratore e consigliere dr. Costa ai vertici della Confindustria, ha voluto fare coro alle sue parole parlando non ai dirigenti, ma in sede più giusta, agli imprenditori italiani (si dice così) ricalcando il suo positivo giudizio sul governo di centro-sinistra e la sua « soddisfazione » verso parte degli organismi politici che trovano « come reale e fondamentale il problema della concentrazione delle imprese ». Non ci meraviglia, inoltre, che il dott. Dubini riconosca che « oggi gli equivoci sul si-

gnificato ed il ruolo della programmazione siano superati ». Questo riconoscimento non fa certo onore al governo di centro-sinistra. Mentre, invece, è una conferma della giustezza della lotta dei comunisti di tutte le forze democratiche di sinistra per una programmazione democratica che risponda ai bisogni del Paese. Nel discorso del dott. Dubini vi sono anche appunti critiche al governo, ma solo per spingerlo a fare di più e di meglio di quanto abbia fatto finora per favorire le grandi concentrazioni finanziarie e per frenare la spinta rinnovatrice delle forze operaie e popolari.

Critica e ricatto, quindi, accompagnate all'invito a non disturbare il manovratore. Il manovratore di quegli investimenti che decidono poi su tutta l'economia del Paese. Per il momento ci fermiamo qui, ing. Leopoldo. Il nostro spazio è avaro, non siamo ún giornale dell'azienda. Continueremo nel prossimo numero di febbraio questa conversazione, questa lettera per dare il nostro giudizio sui problemi che riguardano la programmazione, gli investimenti, i salari e i profitti.

Supplemento a il • Radar periodico dell'Associazione Amici Unità di Milano - Direttore responsabile GIUSEPPE BOSSI - Redazione e Amministrazione: Via Volturno. 33 - MilanoAutorizzazione Tribunale di Milano n. 5354. hip. Boneccht & L. Ceseno Boscone

« —
Cosi è finita l'impresa di un pilota americano. Libertà in fabbrica NEL VIETNAM DEL NORD

MUTUA it !NANI S.A.S.- PIRELLI

Devono decidere i lavoratori tutti assieme

E' per fortuna nostra e di tutti i lavoratori che sulla questione mutua il dibattito è aperto: infatti, se i lavoratori discutono i loro interessi, è certo che non sarà facile che nel chiuso degli uffici (delle Magistrature o dell'INAM o del Grattacielo) si trovi il modo di far peggiorare i trattamenti mutualistici.

Tutti sanno che l'INAM è un « carrozzone » burocratico che ha bisogno di spinte da parte di tutti i lavoratori per diventare un vero Istituto di Malattia accettabile. La fin dal 1956 si batte per una grossa riforma che ci permetta di passare dal « Sistema mutualistico attuale nelle mani dell'INAM al « Servizio Nazionale » che assicuri tutti i cittadini, non solo i lavoratori; ma intanto occorre migliorare subito l'INAM attraverso un decentramento che assicuri una maggiore democraticità di funzionamento e un controllo da parte dei lavoratori. I lavoratori sanno anche che se l'INAM è quel che è, la mutua Pirelli non manca di difetti e che la fiscalità Pirelli è dispotica oltre ogni limite. Vogliamo dire che il « controllo malattia » della Pirelli reca danni ai lavoratori con sospensioni e licenziamenti in misura non più tollerabile, oltre a realizzare milioni di lire di risparmi a tutto vantaggio delle tasche della Pirelli. Ora, non si tratta di fare una scelta fra due sistemi, entrambi inaccettabili ma di lottare per il miglioramento del trattamento di tutti i lavoratori italiani, noi della Pirelli compresi.

Dato che le cose sono in movimento, il, peggiore pericolo per noi sarebbe quello di stare a guarda' re, ad aspettare quel che decideranno gli altri.

Intanto è noto che la legge istitutiva dell'INAM (11-1-1943, n. 138) è tutt'ora in vigore e non ammette che altri Enti abbiano a gesti-. re la malattia, tanto meno gli industriali senza alcun controllo come è alla Pirelli.

Recentemente una sentenza della Cassazione e una delibera del Consiglio di Stato chiedono all'INAM di procedere agli assorbimenti di tutte le mutue fuori della legge (Fiat, Pirelli, Montedison, Snia, Solvay, ecc.).

Va ricordato allora che nel 1962 il Consiglio di Gestione Nazionale dell'INAM ha deliberato, con l'approvazione della CGIL, della CISL e della UIL (sì, anche della UIL!) che:

vengano create nelle Aziende delle Sezioni INAM decentrate con Consigli eletti a rappresentanza maggioritaria dei lavoratori;

che vengano assicurate le condizioni di miglior favore esistenti;

che il tutto si realizzi attraverso accordi sindacali.

Ecco perchè noi diciamo: ben venga la discussione fra i lavoratori, altrimenti magistrati e funzionari dell'INAM e della Pirelli troverebbero certo il modo di farci andare indietro anzichè avanti.

Con il passaggio all'INAM noi comunisti diciamo che debbono essere garantite tre questioni fondamentali:

la creazione di una sezione INAM-Pirelli che gestisca gli impianti e i servizi sanitari esistenti in fabbrica oltre alla gestione dei fondi; il mantenimento delle condizioni di miglior favore che ha il S.A.S. verso l'INAM e acquisizione dei vantaggi che dà l'INAM nei confronti del S.A.S.; l'abolizione del medico fiscale e dello schedario malattia attualmente controllato dall'azienda.

GLI ACCORDI SEPARATI E L' UNITA' ',SINDACALE

Il contratto di lavoro prima e l'accordo separato ora, che fra l'altro non ha soddisfatto nemmeno alcuni attivisti dei sindacati firmatari che si sono rifiutati di sottoscriverlo, ripropone con forza alla Pirelli il discorso serio e onesto dell'unità sindacale.

La direzione della UIL sente questo problema che viene della sua stessa base e cerca di sfuggirlo, riproponendoli valorizzando sulla Bicocca quei temi di rottura già discutibili quando fu costituita la UIL, certamente superati dalla esperienza e dalla esigenza odierna. Basta vedere le lotte unitarie di tutte le altre categorie.

La divisione dei lavoratori, è dimostrato, favorisce gli interessi dei padroni. Si impone quindi l'unità d'azione dentro e fuori dalla fabbrica contro la politica dei monopoli che investe, ormai, tutti i campi, dal salario alla libertà in fabbrica, dalla previdenza alla assistenza, dalla casa al trasporto, dalla distribuzione alla programmazione. Tutti temi importanti e urgenti che vanno affrontati unitariamente dai sindacati.

Non è possibile quindi che il sindacato, a meno che rinunci ai suoi elementari doveri e alla tanto proclamata indipendenza dai partiti, dal governo e dai padroni, sottoscriva co-

IL 27 GENNAIO PODGORNI A MILANO

I comunisti della Pirelli, sicuri di interpretare il pensiero di tutti i lavoratori, salutano il Presidente dell'Unione Repubbliche Socialiste Sovietiche inneggiando alla pace e alla coesistenza pacifica.

Viva l'amicizia fra il popolo sovietico e il popolo italiano.

me hanno fatto la UIL e la CISL, quella premessa contrattuale che ha permesso a Pirelli la riduzione della paga, e la divisione in fabbrica dei lavoratori.

Abbiamo già visto sul numero precedente del nostro giornale, come negli anni della cosiddetta congiuntura, Pirelli abbia allargato nel paese e all'estero la sua potenza industriale ed economica. Abbiamo anche valutato le dichiarazioni fatte agli azionisti dall'ingegner Leopoldo, dove si compiaceva di aver ottenuto nei primi sei mesi del 1966 un fatturato record di 500 miliardi, riuscendo nel frattempo a far diminuire il costo del lavoro e l'orario.

Alla Pirelli non c'è stata nessuna difficoltà, si è approfittato della congiuntura per allargare e per riorganizzare la potenza industriale facendola pagare agli operai.

Le lotte unitarie, scaturite in tutto il gruppo, potevano permettere una azione unitaria che riscattasse quella firma e riportasse oltre agli accordi toltici da Pirelli, il P.P. e il cottimo, anche l'unità di tutti i lavoratori.

Nella nostra fabbrica è necessaria una democrazia sindacale e un costume politico diverso che unisca i lavoratori fra di loro, che non li spinga alle liti, alla rissa politica sindacale. Gli accordi e la collaborazione avvenga fra tutti gli sfruttati e non fra i rappresentanti degli sfruttati e gli sfruttatori, tenendo presente fra l'altro che sono i rappresentanti di Pirelli che dirigono la Confindustria e l'Assolombarda.

Noi comunisti, che in tutte le occasioni politiche abbiamo sempre ricercato l'unità perchè sappiamo quanto essa sia Importante, proponiamo su questo quesito un dibattito aperto a tutti. Su questo problema della unità, però, invitiamo tutti i lavoratori a diventare i veri protagonisti dei loro interessi. E' necessaria quindi una più attiva partecipazione di tutti alla vita associativa, al dibattito, alle decisioni. Solo così impediremo a Pirelli di portare a termine, indisturbato, nella fabbrica i suoi attacchi al salarlo e alla libertà.

46" anniversario della fondazione

Con la classe operaia per l'avanzata al socialismo

Il 21 gennaio richiama alla memoria dei lavoratori la morte del più grande rivoluzionario di tutti i tempi, Lenin, avvenuta nel 1924, e la costituzione del Partito Comunista Italiano nel 1921. Da quest'ultima data in cui l'ala comunista del Partito Socialista Italiano si riunisce a congresso nel teatro Goldoni di Livorno e fonda il suo partito per affermare l'unità della classe operaia — minata dal riformismo e compromessa dal massimalismo — e la lotta rivoluzionaria per il socialismo in Italia, ai giorni nostri la lotta politica del partito è stata particolarmente dura ma coronata da notevoli successi.

L'avvento del fascismo e le leggi eccezionali costringono il partito alla vita illegale e alla lotta antifascista con azione persino all'interno delle stesse organizzazioni reazionarie. Esso riesce a mobilitare forze antifasciste appartenenti a diversi schieramenti politici, cogliendo in esse quegli aspetti unitari che permettevano la azione comune.

La guerra civile di Spagna — risultato di un complotto di generali fascisti spagnoli sostenuti dall'appoggio militare diretto da Hitler e Mussolini — evidenzia la partecipazione dei comunisti nelle forze antifasciste delle Brigate Internazionali in difesa delle istituzioni democratiche di quel paese.

Durante la seconda guerra mondiale il partito si schiera per la battaglia aperta al nazi-fascismo e per l'insurrezione armata. Con la vittoria sul fascismo esso fa propri i principi di un'Italia retta da una Costituzione repubblicana.

La Repubblica viene così affermata dopo una lunga battaglia condotta alla testa della classe operaia contro le forze politiche fautrici del passato e sconfitto regime, mascherate in nuove formazioni politiche.

Il successivo avvento di una politica conservatrice e anticomunista che porta al tentato omicidio di Togliatti, pone il partito sul piano della lotta contro la tendenza di questa politica di imporre una vita di regime al Paese. Così crollano a catena i governi De Gasperi, Segni, Scelba, Leoni e Tambroni che lasciano, sulla strada del loro malcostume politico, gli eccidi degli operai di Modena, Reggio E. e Genova. Le forze conservatrici che nella DC volevano far prevalere la politica di regime sono così sconfitte e la DC paga questa politica con la sfiducia di milioni di elettori e la perdita della maggioranza assoluta in Parlamento.

Attualmente il partito richiama l'attenzione dei lavoratori sul problema della salvaguardia della pace, sulla politica del governo di centro-sinistra e sul movimento comunista internazionale.

La pace deve essere assicurata se l'umanità vuole sopravvivere e progredire e per quanto riguarda l'Italia occorre una nuova politica estera, auto-

noma, dettata da interessi nazionali che osservi il principio della non ingerenza negli affari interni degli altri paesi e il rispetto degli altrui diritti e ordinamenti sociali. Scambi economici e distensione quindi con tutti i paesi del mondo.

In politica interna l'applicazione della Costituzione e il superamento dell'attuale governo con uno nuovo costituito da un largo schieramento di forze di sinistra che, collaborando con le forze comuniste, riesca veramente ad attuare riforme, regioni, previdenza per tutti i cittadini italiani e lavoro in patria a chi oggi è costretto alla emigrazione.

Sul piano dello sviluppo del movimento comunista internazionale, dal quale dipendono i successi della lotta antimperialista e l'affermazione della pace nel mondo, il Partito Comunista si batte per il ristabilimento dell'unità del movimento stesso, riafferma la teoria delle vie nazionali al socialismo per la quale ogni partito comunista deve agire nelle condizioni specifiche del proprio paese ed adottare soluzioni appropriate a tali condizioni. Riafferma inoltre la necessità del dialogo con tutte quelle forze religiose e politiche che tendono a realizzare un mondo più umano.

Fra un mese circa anche la nostra Sezione convocherà il suo Congresso in preparazione della Conferenza Cittadina. Dovrà essere questo un mese di intenso lavoro per tutto il Partito. Il dibattito per la verifica di quella linea politica che ci siamo dati, dovrà investire tutti gli iscritti. I problemi di fondo per quanto riguarda la situazione internazionale vanno dalla aggressione americana nel Vietnam alla responsabile azione che abbiamo condotto e che vogliamo condurre perchè la pace sorga sulla libertà dei popoli, il dibattito su incompatibili posizioni sorte nello schieramento Socialista Internazionale oltre a quanto si evolve in campo interno, dove le

contraddizioni scoppiano ìn seno al Partito Soc. Unificato e fra i partiti della coalizione Governativa, la stessa urgenza di esaminare e giudicare la politica padronale in fabbrica e le posizioni delle organizzazioni operaie. rondamentale è il rafforzamento del Partito, reclutando quei lavoratori di avanguardia che con noi conducono le battaglie per la pace, per il rinnovamento della società, contro lo strapotere dei monopoli, per un nuovo indirizzo politico di interesse popolare. Come necessario è lo svilupparsi di quella politica unitaria che sola potrà far fare grandi passi avanti a tutto il movimento operaio.

VIETNAM DEL SUD: UN ALTRO CRIMINE DELL'AGRESSORE La cittadina di Ben-Sue di 6.000 abitanti è stata rasa al suolo dagli americani. Un gruppo di contadine in marcia, con le poche cose salvate, verso i campi di concentramento licomunisti della Pirelli-Bic. a Congresso del P.C.I.

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