SI PUO' CAMBIARE5
PER GLI ESERCENTI
la sezione del PCI Perotti Devani - via ZeccaVecchia n°4 -Milano
Approvato dal ComunaleConsiglio il bilancio '76
Il bilancio preventivo del Comune di Milano per il 1976 è un bilancio in pareggio. Tale scelta è stata dettata dalla particolare situazione Milanese, le cui condizioni lo consentivano e perché questo permette all'Aamministrazione di mantenere intatta la propria autonomia di decisione e di intervento.
In sostanza il pareggio consente all'Amministrazione di scegliere e di decidere nell'ambito di una compatibilità economica da essa predeterminata, secondo un equilibrio complessivo, cioé, di entrate e di uscite.
Il bilancio preventivo 1976 non è ancora il tipo di bilancio che i comunisti avrebbero voluto, un bilancio cioé discusso con i cittadini e le loro organizzazioni nella sua fase di formazione.
Ciononostante questo tipo di bilancio costituisce un primo tentativo di elaborazione dello stesso in modo diverso e più aderente alle aspettative della cittadinanza.
Per la prima volta infatti esso è stato presentato ai Consigli di Zona, alle forze politiche, sociali ed economiche della città e si è tenuto conto delle proposte uscite da tale confronto prima della votazione defini-
tiva in Consiglio Comunale.
Il bilancio 1976, essendo un "bilancio ponte" non si inserisce ancora in uno schema pluriennale. Questo non significa certo un abbandono della programmazione: anzi, prorpio perché la programmazione deve essere fatta a partire dai bisogni della città, è previsto un ampio dibattito per il 1976 tra 1 Amministrazione e le forze sociali per determinare le priorità in base alle quali scegliere gli.interventi di un programma pluriennale.
Le scelte che qualificano la programmazione del bilancio 1976 consistono sostanzialmente negli incrementi ..pesa voluti in particolare per quei settori che riguardano i servizi sociali (case popolari - scuolaassistenza - trasporti pubblici),. settori le cui carenze sono state messe in luce in modo particolare dalla costante e preziosa attività di denuncia e di intervento dei Consigli di Zona.
Di notevole importanza è infatti lo stanziamento previsto per l'edilizia economica e popolare, che si inquadra nell'ampio arco di iniziative assunte dalla Amministrazione in questo settore (piano di edilizia economica e popolare ex lege 167 - equo canone nell'edilizia pubblica):
10, 1 miliardi (46, 4% in più del 1975), previsti nell ambito della spesa corrente, il cui incremento, rispetto al 1975 è dovuto essenzialmente alla previsione di l miliardo per contributi alle cooperative a proprietà indivisa e per l'equo canone e di 1 miliardo per l'avvio di operazioni di edilizia convenzionata , nell ambito dei piani di 167, a favore della piccola proprietà;
19,8 miliardi (34, 7% in più del 1975), previsti nell ambito della spesa in conto capitale, in particolare per interventi di acquisizione
di aree e di immobili in lotti di 167 (10, 4 mi liardi) e per interventi di carattere straordinario, quali sistemazioni e ristrutturazioni di stabili per l'edilizia popolare (8, 7 miliardi).
Per l istruzione e per la cultura, al di là degli stanziamenti per la spesa corrent e di 82, 6 miliardi, con incremento del 34, 7% rispetto ai 1975, dovuto all'aumento dei costi del personale, della refezione e delle attività parascolastiche, si registra uno stanziamento di notevole consistenza, 28, 4 miliardi (il 57% in più del 1975) per investimenti in edilizia scolastica e per il potenziamento dei musei e delle biblioteche.
Va inoltre segnalata la scelta fatta nel campo degli investimenti infrastrutturali per privilegiare gli stanzi amenti per l'igiene e l'assistenza sociale, per l'acquisizione di un pubblico demanio di aree da-destinare ad edilizia scolastica, verde pubblico e servizi sociali, e per il potenziamento della rete del trasporto pubblico, mediante la ristrutturazione della linea circolare 90/91.
Per la prima volta inoltre il bilancio affronta il problema del risanamento del deficit accumulato dalle passate amministrazioni, in particolare per quanto riguarda le Aziende Municipalizzate, per un totale di 118 miliardi.
Nonostante ciò si prevede che per il 1976 il ;deficit delle Aziende Municipalizzate ammonterà a 140/150 miliardi.
Un prelievo di risorse di tale ampiezza non è evidentemente sopportabile a tempo indeterminato, né il Comune pub, d'altro canto, accollare alla popolazione un aumento delle tariffe, che arrivi a coprire i costi effettivi di tali servizi, in particolare dell'MM e dell'ATM.
La vendita di determinati servizi a prezzo politico costituisce infatti un valido contributo che il Comune offre alla difesa del reddito delle famiglie.
Il Comune di Milano, pertanto, si impegna con gli altri Comuni a promuovere e appoggia re iniziative legislative finalizzate a un nuóvo modo di ripartizione del costo dei servizi, in cui anche lo Stato abbia una sua parte diretta. Bisogna d'altra parte sottolineare che il condizionamento principale della azione degli En ti Locali oggi non è costituita tanto dall'onere derivante da certe spese non riducibili e solo in parte controllabili, quanto dalla rigidità di buona parte delle entrate correnti, ossia di quella parte (nel bilancio 1976 circa la metà) che consiste in stanziamenti dello Stato a com penso di tributi, un tempo comunali,de ora per cepiti direttamente dallo Stato, in seguito alla riforma fiscale del 1971.
Esistono in proposito due ordini di proSlem'5.
il primo è quello della insufficienza delle somme che lo Stato dà ai Comuni, in quanto il loro coefficiente annuo di rivalutazione è sempre risultato nettamente inferiore al tasso di svalutazicrie della moneta; il secondo è quello che la dipendenza dallo Stato per questo tipo di entrate riduce la capacità dei Comuni a programmare le proprie entrate, e quindi introduce nel bilancio un fattore di rigidità che condiziona l'autonomia degli amministratori locali.
Per quanto riguarda il primo punto, è in corso in sede legislativa un'iniziativa tendente al riconoscimento di un conguaglio compensativo dell'inflazione, pari al 25% di aumento dei tributi soppressi, che dovrebbe portare al comune di Milano circa 45 miliardi.
Per quanto concerne il secondo, il Comune appoggerà tutte le iniziative tendenti ad introdurre nelle attuali norme tributarie modifiche che consentano di aumentare l'autonomia dei Comuni nei confronti dello Stato.
Per rinnovare la rete distributiva
ABBIAMO INTERVISTATO VINCENZO GALLETTI, PRESIDENTE DELLA LEGA DELLE COOPERATIVE E MUTUE.
7). In qual termini si pone per la Lega delle Cooperative il problema della riforma del settore distributivo?
7.G. E' stato merito della Lega aver posto i problemi del settore di stributivo nei loro termini complessivi. Infatti solo in un disegno che dia risponta nlla crescente domanda r i consumi sociali, espressa da un amplissimo arco di forze,è po2 sibile affrontare i problemi della distribuzione.
D'altro canto è evidente come un pro rrramma serio ed innovatore di politi ca economica non possa non fare i conti anche con questo problema. Tale proTramma infatti non potrebbe non incontrare forti remore in un sistema distributivo affetto, come quello italiano, da gravi posizioni di rendita e da vistose inefficiente. Le une e le altre comportano per i lavornJ;ori aumenti di prezzi, e quindi diminuzione del salario reale Per le stesse ragioni le imprese in-
dustriali incontrano difficoltà di espansione nel mercato interno e le imprese agricole il costante divario tra prezzi alla Produzione e prezzi al consumo.
D. Quali sono le caratteristiche peculiari del siste-a distributivo italiano?
V.G. Senza addentrarci nell'analisi della peculiare natura di tale sistema, basterà notare come esso sia altamente frazionato: un negozio ogni 69 abitanti contro i 100 della Francia e i 124 della Germania Federale; meno di 2 addetti per esercizio; scarsa efficienza: solo il 17,6 per cento degli esercizi è dotato di registratore di cassa e il 16,1% ricorre a rilevazioni a partita doppia
D. Quali sono le ragioni che hanno determinato tale situazione?
V.G. Questa situazione e conseguenza del ruolo di supplenza occupazionale esercitato dal settore del commercio nei confrontd del resto del sistema economico, ruolo che ha .contribuito a lenire gli squilibri settoriali e territoriali c'le hanno accompagnato le fasi più contraddito rie del nostro sistema economico.Non a caso nel settore distributivo trovano lavoro più di un milione e mezzo di addetti.
D. Quali conseguenze comporta l'ec cessiva polverizzazione della rete distributiva?
V.G. In questa struttura di tipo pol verizzato hauno trovato fertile terreno la formazione e il consolida mento (li posizioni di rendita, a tut to danno dei piccoli commercianti, che non sono proprie solo della claz. sica intermediazione parassitaria,-1a .anche delle grandi imprese produttri ci e trasformatrici: queste ultime infatti, oltre ad appropriarsi della rendita normalmente percepita dagli intermediari,accollano al dettaglia2. te anche i costi di marketing, di pubblicità e quelli relativi alla differenziazione artificiosa deì pro dotti.
D. Da quanto si è detto appare evi dente che condizioni indispensa bili alla riforma del settore sono l'eliminazione delle posizioni di rendita ed una sua progressiva dina mizzazione. Che cosa propone la Lega?
V.G. A questo proposito la Lega ha
Posto in rilievo come un proces so di sv4luppo dell'associazdonismo dei produttori, dei. de'tazlianti e dei consumatori, dotando tali forze sociali di un ma:7rior potere conrat 'utile, abbia un ruolo decisivo nel concorrere 1:l./'-1--,inazione 7g.a1.1e rendite che si annidano a monte della rete al de-taglio.
Inoltre si è reFisrao un generale consenso su come un'opportuna politi ca comunitaria, un 'iverso ruolo degli Thti dello Stato come l' RINA e il CIP, l'impegno delle Regioni e dei Comuni ed una adeguata politica delle parecipazieni statali posso .o concorrere a 'ale processo.
D. Quale funzione attribuite alla Legge 426 per la riforma della rete distributiva?
La piena a'tuazion'e della Legge n°426 è fondamentale ai fini di promuovere una pro7ressiva dinamizza zione della distribuzione al detta71io, predisponendo adeguati incenti vi per l'associazionismo e la ristrut turazione dei punti di vendita. L'obbie»-tivo centrale di tale Le :c3 cioè il rinnovamento della rete distributiva a'traverso il ragiun::imento di dimensioni efficienti e la introduzione di tecniche di gestione moderne da Parte di operatori del settore, è s'ato, come è noto, larga mente disatteso, anche a causa della insufficienza di mezzi posti a dispo sizione degli 'alti Locali. Questa insufficienza ha fatto si che la maggioranza dei Comuni abbia preferito non adempire all'obbligo di redigere piani commerciali e congelare le autorizzazioni a nuove aper Iure. 7ra i Comuni che hanno redatto i Piani, molti infine si sono li mitati a sancire lo stato di fatto, utilizzando cosi la Ieg,ge come stru mento dj ura difesa corporativa.
D. A quale punto siamo con l'attua zione della Legge 426?
Di quali strumenti hanno bisogno :li n]nti Locali per intervenire nella ri struturazione della rete distributi va?
V.G. Per uscire da questa situazione di stallo occorre che gli Enti Locali e le Regioni siano dotate sia dei mezzi per redigere i Piani nell' ambito dei programmi di sviluppo eco nomico e di assetto del territorio, sia dei mezzi per me'tere in atto un articolato piano di incentivi: non solo crediti agevolati ma, per esemnio, interventi per la formazione
profèssionale e per la creazione di strutture immobiliari da concedere ad affitti controllati. Occorre promuovere parallelamente, attraverso una 7raduale e programmata autorizza zione dell'apertura di nuovi esercizi commerciali, un pluralismo di for me distributive, diverse cioè per tecniche di vendita e dimensioni.
D. Quali sbno gli strumenti che la Lega propone per la difesa del l'occupazione nel settore del conmeT cio?
V.G. Solo e.traverso la ristruttura zone in unit più efficienti si pu?, difendere l'occupazione del settore e i dettaglianti possono sot trarsi all'eflarginaione e svolgere un ruolo economico e sociale.
L' esperienza a-tuale si sta dimostron dO che l'efficienza non è necessaria correlata 2 dimaaaioni grandi da essere accessibili solo a pochi gruppi, con immense capacità finanzi arie.
D'altra parte l'efficienza nel ciste ma distributivo non si pus consegni re se non evitando le gravi difficol -Ci che inevitabil - ente si creerebbero ove si permettesse l'ingresso di forme "avanzate" di distribuzione su un tessuto economico non preventivamente posto in grado di ristru'turar si. T'-adesione piena a questi due princini, perse{ uire una maggiore efficienza e perseguirla ttraverso il diretto coinvolgimento dei protagonisti del settore, costituisce il criterio in base al quale vanno discriminate le forze che, benchè diverse, possono tutte convergere sull'obblettivo di un'organica riforma del commercio.
D. Quali sono le forze che cissono giocare un ruolo decisivo per la riforma organica della rete commerciale?
V. n. Ia cooperazione, l' associazioni smo dei dettaglianti e le orra. nizzazioni democratiche degli oserò., certi innanzitutto, ma anche il sindacato, che considera inscindibili la difesa dell'occupazione e quella del potere d'a.couisto dei salari e che dichiara di "rifiutare ogni logi ca assistenziale e corporativa".
Ci auguria-o inoltre che convergenze su Questi obbiettivi, abbandonando ogni atteggiamento unilaterale, possano registrarsi anche da Parte delle f-Tandi imprese le imprese della grande distribuzione e nericolar7lente di quelle •a Par
tecipazione statale. Questo naturalmente implica che tali imprese, che fino ad ora si sono opposte esplicitamente alla Legge 426, o hanno tentato di aggirarla furbescamente, si dispongano ad accettarne fino in fondo il carattere democratico, impegnandosi senza riserve in. trl senso. Decisivo sarà. infine 1 contributo delle forze politiche che, avendo aderito in così ampio ar co ai principi che la 426 sancisce, non possono ìnterrogarsi sulle cause della sun. parziale applicazione e debbano porsi esplicitamente il problema della realizzazione di tutte le potenzialità innovatrici della Legge stessa.
NUOVE FORME DI CRIMINALITA' DA STRONCARE
Una nuova forma di criminalità comune colpisce da qualche tempo i negozi di molte città italiane, tra cui anche Milano. Ci riferiamo ai saccheggi che, da un certo tempo, bande variamente armate attuano nei confronti di diversi esercizi.
Non è necessario spendere molte parole per smascherare il tentativo di fornire a questi gesti una motivazione politica. E'infatti chiaro a tutti il carattere esclusivamente criminoso di simili imprese, non solo estranee a qualsiasi forma di lotta delle classi lavoratrici, ma tendenti in realtà a distogliere l'attenzione dalla lotta contro l'aumento del costo della vita, aumento che così duramente colpisce non solo i consumatori,ma anche gli stessi esercenti.
E' questo un nuovo episodio che conferma l'esigenza di un aperto confronto di tutte le forze politiche democratiche con la cittadinanza per giungere ad un'attiva collaborazione nella lotta contro la criminalità. A questo proposito la nuova Giunta Comunale di Milano ha già fornito importanti indicazioni, impegnandosi a rafforzare la presenza della Vigilanza Urbana nei quartieri, in un sempre più stretto rapporto coni cittadini.