Brescia: impegno e monito per una svolta antifascista basata su radicali mutamenti
La prima richiesta sorta dalla condanna della strage, espressa dalle grandi masse popolari e, forse per la prima volta, da strati assai ampi di popolazione non sempre, nel passato, dimostratisi sensibili alla lotta antifascista, è quella di andare, finalmente e definitivamente, al fondo della torbida trama eversiva che dal 1969 attua, nel nostro Paese, i delitti più atroci. Andare fino in fondo vuol dire, innanzitutto, individuare gli esecutori, risalire ai mandanti e ai potenti finanziatori, smascherare coloro che ne hanno sempre nascosto le responsabilità, denunciare quanti della destra perbenistica offrono copertura e spazio organizzativo e politico ai terroristi. Questa esigenza popolare profonda non può venire oltre calpestata. Coloro i quali detengono il potere da decenni commetterebbero un errore grave se non comprendessero che l'Italia del 12 maggio è cambiata e con essa non si può più giocare al braccio di ferro.
Ma un'altra esigenza radicata cosciente pongono le masse popolari, il Partito comunista in primo luogo, oltre alle forze della sinistra e alle grandi organizzazioni sindacali dei lavoratori.
Non si chiede soltanto una decisa repressione dei sicari fascisti e delle forze che li finanziano e li manovrano, ma anche un radicale mutamento della politica economica dello Stato, l'abbandono della linea Carli che rappresenta un attacco complessivo ai livelli dí occupazione, al tenore di vita, alle condizioni di lavoro ed al potere dei lavoratori e dei loro sindacati.
E' necessario adottare con urgenza una politica economica di emergenza che comporti misure atteggiamenti tali da attenuare almeno gli effetti disastrosi della linea Carli e le enormi contraddizioni sociali e politiche che essa è destinata a provocare nel nostro Paese. Una politica che preveda la selettività del credito, la localizzazione di, nuovi insediamenti industriali nel Mezzogiorno, gli investimenti nell'agricoltura, la politica di investimenti degli Enti locali, una politica fiscale che recepisca nuove en-
trate soprattutto con l'imposizione progressiva sui valori immobiliari fortemente rivalutati dall'inflazione e sui profitti congiunturali derivati dall'enorme rivalutazione delle scorte di materie prime di certi grossisti e di certi produttori, una politica dei pezzi che garantisca la stabilità di alcuni prezzi collegati ai consumi essenziali delle classi più povere (pane, pasta, latte, olio, zucchero) e il controllo effettivo di altri, un programma di
Per la libertà di stampa, per la democrazia

4 MILIARDI PER LA STAMPA COMUNISTA
Molti sono i problemi che ruotano attorno al tema della libertà di stampa, dal tentativo di concentrare le testate, messo in atto dalla grande industria monopolistica, al tentativo di negare ai giornalisti la obiettività nel fornire notizie. E' in questo quadro chè si inserisce l'aumento del prezzo dei quotidiani a 150 lire. Obiettivo delle forze economiche dominanti è quello di mettere in difficoltà i giornali a bassa tiratura, costringere gli italiani, perlomeno coloro i quali appartengono alle classi meno agiate, alla rinuncia della lettura, mettere in difficoltà soprattutto l'Unità, il grande giornale comunista che vive grazie al solo contributo dei lavoratori.
investimenti pubblici nelle infrastrutture sociali (opere igienicosanitarie, scuole, trasporti), una revisione dei criteri di erogazione della spesa pubblica a favore degli investimenti di interesse collettivo, con l'immediata revisione delle procedure che paralizzano la politica di investimento degli Enti locali.
Sergio DugnaniQuello che è certo è che, ancora una volta, l'inefficienza del governo, il non aver saputo prendere provvedimenti immediati nonostante le molteplici proposte dei parlamentari comunisti, il non aver garantito una vera libertà di stampa, ha messo in estrema difficoltà non solo il nostro giornale ma tutti i quotidiani italiani. Da qui nasce la decisione del nostro Partito di aumentare l'obiettivo nazionale della sottoscrizione a 4 miliardi di lire per sostenere l'Unità. L'essere costretti a subire aumenti strepitosi del costo della carta, in parte nemmeno giustificati, la , mancanza stessa della carta che ci costringe all'acquisto all'estero a
prezzi più alti per merce di qualità più scadente, la necessità di non diminuire il numero delle pagine per garantire una informazione precisa e dettagliata ci costringe a chiedere un ulteriore sacrificio a tutti i militanti, cittadini e lavoratori che ci hanno sempre sostenuto e che noi siamo convinti ci sosterranno ancora. Certo molti si chiederanno: perchè questi sacrifici dopo l'approvazione in Parlamento della legge per il finanziamento dei partiti? Il nostro è un Partito che non ha fondi neri. La decisione assunta è di adoperare i fondi della legge per avere più Sezioni, più Federazioni, una migliore organizzazione in modo particolare nel Sud e nelle zone bianche del nostro Paese, A proposito di questa legge molti nutrono dubbi perchè consente anche il finanziamento del MSI.
Per fare quello che il fascismo ha fatto a Brescia e in tutte le parti d'Italia non bastano pochi milioni ma occorrono miliardi e non sarà certamente questa legge che può favorire disegni reazionari di tale portata. Il -fascismo • si batte in altro modo, colpendolo con forza: la forza e la compattezza dei lavoratori, minandolo nella propria base elettorale attraverso la capacità di arrivare alla industrializzazione del Mezzogiorno e risolvendo i problemi dell'agricoltura di tante parti d'Italia. In questo quadro ritengo sia valida la proposta per arrivare ad un Festival de l'Unità della Zona 2 che ci permetta di presentarci con tutta la nostra capacità di organizzazione e di discussione. Tutto questo non deve diminuire però l'impegno per i Festival di Sezione. Rinaldo Coscelli
LA GESTIONE SOCIALE DELLA SCUOLA: IL DISTRETTO
Nel maggio 1973 le Confederazioni Sindacali hanno strappato all'allora governo Andreotti un ac tordo sulla scuola, che rappresenta una svolta di importanza storica. Infatti tale accordo, articolato su punti assai qualificanti e portatore di princìpi nuovi, esprime in particolare la consapevolezza dei sindacati che la scuola è un settore chiave dello sviluppo del paese e che la riforma della scuola è divenuto un problema di interesse generale. Nei mesi successivi il Parlamento ha approvato una legge (del 3 luglio) sullo stato giuridico, che costituisce il contratto di lavoro del personale della scuola. Tale legge delegava il governo a emettere entro nove mesi dei decreti per regolamentare nei particolari la materia che cocostituisce l'oggetto dello stato giuridico. Si tratta di quei decreti delegati approvati il 30 maggio '74 dal Consiglio dei Ministri, che costituiscono la traduzione articolata in legge dell'accordo di maggio, dopo una lunga trattativa indiretta tra sindacati e governo. Noi oggi possiamo misurare il processo di svuotamento non trascurabile dell'accordo di maggio; ma i pericoli di dilazione e di impoverimento burocratico delle parti più avanzate dell'accordo (come quella relativa alla gestione sociale) erano immanenti fin dall'inizio. Pertanto le forze politicamente più impegnate nella difesa delle conquiste democratiche si sono subito mobilitate per difendere i punti più qualificanti e capaci di incidere maggiormente, in prospettiva, nella realtà del nostro paese.
Tra questi c'è la gestione sociale, che è uno strumento per porre fine alla scuola come corpo separato e di farla invece gestire, oltre che da quanti vi lavorano, dagli studenti, dai genitori e dalle forze politiche e sociali operanti sul territorio. Punto di forza della gestione sociale è il distretto. La parola designa un ambito territoriale, comprendente ogni tipo di scuola fino all'università esclusa, che nel caso di Milano avrà (come vuole una delibera provinciale) la grandezza di una zona del decentramento amministrativo. La zona 2 sarà distretto.
Le forze politiche democratiche del Consiglio di Zona 2, attraverso la Commissione Scuola, hanno da tempo (prima ancora dell'emanazione dei decreti delegati) cercato di prefigurare la costituzione del distretto, e questo per diverse ragioni. Anzitutto come strumento di lotta immediata per accelerare, nei limiti di loro competenza, la trattativa ora conclusa. Inoltre, come espressione dell'esistenza di una concreta volontà popolare di costruire spazi democratici anche nel campo della scuola e di saperli riempire con progetti propri Infatti la Commissione Scuola della Zona 2 è giunta a formulare
QUARTIERE E POLITICA
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19.4.1974
Chiuso in tipografia il
20.6.1974
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una sua ipotesi di gestione sociale del distretto scolastico, che è stata fatta propria dal Consiglio di Zona e che in questi giorni viene sottoposta, attraverso pubbliche assemblee, al giudizio e al contributo dei cittadini. Si intende in questo modo arrivare fin d'ora alla costituzione del distretto con indicazioni politiche che dovranno avere il loro peso. Infatti íl distretto scolastico avrà sue strutture e competenze che riflettono il tipo di compromesso raggiunto tra governo e sindacati. Ma pur nel rispetto della legge, ci sono adesso nuovi spazi 'da riempire e da allargare con la lotta politica. Spazi da riempire di contenuti democratici e non solo da definire con impalcature burocratiche. Orbene, il Consiglio della Zona 2 offre una prospettiva politica ben più avanzata, ben più rispondente alla volontà democratica della base e al grado di maturità politica del nostro Paese. La sua ipotesi di gestione sociale nel distretto scolastico non si pone come controlegge, ma neppure come rivendicazione teorica, quasi che la democrazia sia solo un progetto. La democrazia è realtà da costruire ogni giorno. E ogni giorno il distretto scolastico ufficiale dovrà confrontarsi con la volontà politica espressa dalla Zona 2 la quale propone obiettivi ben più avanzati di quelli del decreto legge, mostrando di avere della gestione sociale un'idea molto meno cauta e formale. Ci attende quindi una grossa battaglia per la quale il Consiglio di Zona 2 ha dato indicazioni serie.
Mario Stefanoni
IL NUOVO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA COOP. EDIFICATRICE « FILIPPO SASSETTI »
L'Assemblea dei soci ha eletto i nuovi organismi dirigenti della vecchia e gloriosa cooperativa « Sassetti » che ha sede in via Volturno 33 nel cuore dell'Isola.
Sono risultati eletti:
Giuseppe Bina, presidente
Tranquillo Begnis, vicepreskl.
Franco Tadini, segretario
Consiglieri:
Dante Capra
Armando Cavacititi
Dante Corona
Felice Costa
Sergio Dugnani
Palma De Nichilo
Giorgio Meazza
Giancarlo Zinoni
Collegio dei probiviri:
Egidio Zanotti, presidente
Francesco Milanesi
Gianni Plinio
Collegio sindacale:
Bruno Dondé, presidente
Giovanni Bonora
Demetrio Violi
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Circa un anno fa questo foglio pubblicava un articolo sui Comitati sanitari di zona. Davamo ' in esso notizia che questo importante, rivoluzionario strumento a base decentrata strutturato sulle 20 Zone della città doveva preparare la strada a quella riforma sanitaria che, da anni invocata, auspicata, garantita, sembrava finalmente prendere le mosse. Si sottolineava la importanza della legge costitutiva, 5 dicembre 1972 n. 37, mettendo in luce che essa era il frutto di un costruttivo confronto fra le componenti democristiana, socialista e comunista e rappresentava una scelta avanzata della Regione Lombardia, nonchè una positiva indicazione di linea programmatica intesa a delegare alle comunità locali la reciproca integrazione delle competenze, lo sviluppo delle attività degli esistenti organismi sanitari, ivi compreso il raggiungimento degli obiettivi di medicina preventiva.

Comitati sanitari (20 per ogni Zona).
Lo ha fatto invece, con grave ritardo, ai primi di giugno e tenuto conto che la legge costitutiva è, ricordiamo, del 5 Dicembre 1972, non sembra azzardato affermare che, sulla via dei Comitati sanitari di zona, si è cominciato col piede sbagliato. Ora, noi potremmo qui limitarci a scrivere, che questa vicenda è soltanto un altro dei malinconici episodi di inettitudne e di- accidia che affliggono la nostra classe politica dominante, ma temiamo purtroppo, che non sia così. Nel momento in cui la più alta autorità statale in materia finanziaria ed economica, il Governatore della Banca d'Italia, presenta al Paese la necessità di aumentare la produzione, diminuire i consumi di massa, bloccare il meccanismo della scala mobile lasciando fluttuare i prezzi (in parole meno tecniche e più chiare, lavorare di più e
a tutte le corti che prosperano negli ospedali, nelle cliniche private, nelle mutue, nei servizi generici e specialistici, per garantire a tutti una assistenza unificata accessibile, efficiente. Dovrà contribuire a formare una nuova figura di medico che si identifichi nell'operatore sociale più che nel borghese individualista dedito alla scalata della società opulenta; la riforma farà tutto questo o non farà niente. Ma questo richiederebbe una operazione dolorosa sugli immani corpi clientelari quali sono le strutture sanitarie italiane, che da decenni il regime controlla, fornendo in cambio la indispensabile copertura politica, burocratica, nepotistica e verticistica. Ed ecco che la prepotenza e la protervia del potere intendono anche in questo caso ripetere il gioco di sempre: insabbiare a livello di sottogoverno quello che si è stati costretti a concedere in sede regionale.
Senonchè, il margine di sopportazione degli italiani nei confronti di un modo di gestire il potere che sempre più spesso si ispira a modelli borbonici si va paurosasamente assottigliando; e il 12 maggio ha fornito la limpida prova che il limite di guardia sta per essere raggiunto e superato. Per cui riesce difficile pensare che questo salutare processo di maturazione possa subire ora una battuta d'arresto, attraverso la quale far digerire il blocco, sia pur mascherato, dei. Comitati sanitari di zona.
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Avevamo anche scritto, invero, che le difficoltà sulla via della concreta realizzazione di questa legge non sarebbero mancate, e sarebbero andate dalla mancanza di personale e di fondi alla opposizione dei settori politici moderati e conservatori al rapporto facile prevederlo irto di difficoltà per i piccoli e grandi privilegi che avrebbe dovuto rimuovere, che necessariamente avrebbe dovuto essere iniziato con gli organismi sanitari esistenti (mutue, ospedali, enti).
Non pensavamo, stendendo in particolare queste ultime considerazioni, di essere sin troppo facili profeti. I Comitati sanitari di zona dovevano prendere il via nel maggio 1973. Trascorso l'autunno e l'inverno 1973 in riunioni preparatorie e selettive, i partiti interessati dovevano poi, entro lo scorso gennaio, fornire al competente organo comunale, ai sensi del regolamento della legge, l'elenco nominativo delle persone designate a far parte dei Comitati sanitari di zona, permettendo così la loro costituzione e l'inizio della loro attività.
Questo adempimento, chiaramente indispensabile, venne osservato con grave ritardo dalla Democrazia cristiana, cosicchè la Giunta non potè, ai primi di aprile, insediare i 400 delegati dei
guadagnare di, meno, abbassando il tenore di vita) noi denunziamo senza mezzi termini la intenzione di chi detiene da sempre il potere di far pagare il prezzo della recessione alle masse (cioè alle classi lavoratrici) sottraendosi al tempo stesso all'obbligo di fornire ad esse, attraverso le riforme, quei servizi sociali da anni promessi e mai attuati.
I DELEGATI DEL PCI NEL COMITATO SANITARIO ZONA 2
ERNESTO MASCITELLI
ADELE ROSSETTI GONFALONIERI
LINELLA TAVACCA
FRANCA VISIGALLI ROCCHI
Le riforme, così come le restaurazioni, non sono mai indolori, ma vengono sempre realizzate sulla pelle di qualcuno: le restaurazioni, favorendo i privilegi dei pochi e conculcando i diritti delle maggioranze, le riforme distruggendo i privilegi dei pochi e garantendo i diritti dei più. E' di evidenza palmare che la riforma sanitaria, della quale la realizzazione dei Comitati è solo il primo passo, dovrà togliere potere, danaro, guadagni, privilegi a tutti i baroni e
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« Abbiamo finanziato tutti i partiti, tranne i comunisti, e questo è il nostro vanto ». (Da una dichiarazione dell'ex-presidente della Montedison Valerio).
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RIAPRIRE SUBITO LA "FIORAVANTI"
Sabato, 25 maggio 1974, all'interno del palazzo dove si stampa il quotidiano «Il Giorno », in via Angelo Fava 20, si respirava una aria diversa dal solito. Già dalle 9 c'era un insolito via-vai degli ascensori: compagni che portavano sedie, bandiere, striscioni, altoparlanti al 9° piano per addobbare la sala dove si sarebbe svolto il Congresso costitutivo della Cellula « Il Giorno » del Partito Comunista Italiano.

Il Congresso si è iniziato alle ore 14 circa, con l'intervento di numerosi compagni e invitati fra cui rappresentanti del Consiglio di Zona, dei lavoratori della fabbrica « Fioravanti », delle cellule del P.C.I. della SAME, del Corriere della Sera, della TEMI, dell'Unità, della Sezione « Bontadini » di Greco, e di altri organismi sindacali e politici sia della Zona che del settore della stampa.
Con la costituzione della cellula, i comunisti del « Giorno » intendono offrire uno strumento a tutti i lavoratori per la costruzione del dibattito e del confronto su tutti i temi che riguardano la vita del nostro Paese, per la costruzione di rapporti unitari con tutte le forze politiche democratiche, per contribuire al collegamento della lotta dei lavoratori dei quotidiani con la lotta dell'intera classe operaia, per garantire una autentica obiettività dell'informazione e una reale libertà di stampa.
Dopo il saluto portato dal dott. "t" Gaetano Afeltra, direttore del « Giorno » e i vari interventi degli invitati, il compagno Giancarlo Grandi, del Comitato Promotore della Cellula « Il Giorno » ha letto la relazione introduttiva al dibattito. In questa relazione, oltre ai temi interessanti il settore della stampa, vi erano precisi riferimenti alla disponibilità della cellula comunista del «Giorno » per la soluzione dei problemi legati allo sviluppo politico e sociale della Zona.
Ha preso poi la parola il compagno Aldo Tortorella, della Direzione del P.C.I. e direttore del l'Unità, il quale ho sottolineato l'importanza dell'avvenimento in riferimento alla lotta per una effettiva libertà di stampa e per una svolta decisiva nel senso delle riforme da molto tempo invocate da tutte le parti politiche e sindacali e, finora, non ancora attuate per una decisa azione del governo e dei poteri pubblici contro le forze reazionarie e neofasciste che tentano di riportarci indietro nel tempo.
Ma la grande vittoria del 12 maggio indica che esiste un largo schieramento di forze democratiche capace non solo di difendere le libertà conquistate con la lotta di liberazione ma di andare avanti sulla via del progresso e della liobertà.
Dopo l'intervento del compagno Tortorella, il Congresso ha votato una mozione politica e ha eletto l'organismo dirigente della Cellula. Piero Ficara
A un mese dalla sospensione a zero ore di tutti i lavoratori della Fioravanti, azienda di prodotti alimentari con stabilimento in via Lucini, e dall'inizio del presidio della fabbrica, le organizzazioni sindacali e il Consiglio di fabbrica hanno organizzato una assemblea aperta alle forze politiche e sindacali. Erano presenti, fra gli altri, Nadir Tedeschi, vice segretario della DC milanese, il compagno consigliere regionale Giorgio Salvini per il PCI, il compagno Cavalca del direttivo della Federazione socialista milanese, una delegazione della FGCI e rappresentanti delle sezioni del nostro Partito della zona. Numerosi i Consigli di fabbrica delle aziende alimentari e non. Per i sindacati hanno partecipato all'assemblea Mario Colombo segretario della CISL milanese e Cadelli della Camera del Lavoro. La situazione alla Fioravanti è particolarmente tesa. Di fronte alla apertura di una vertenza per
chiedere precise garanzie alla direzione per la stabilità del posto di lavoro e per i salari, l'azienda ha risposto prima con la riduzione dell'orario di lavoro, poi con la sospensione di tutti i lavoratori, ed ora con i licenziamenti. Il carattere antisindacale dei provvedimenti, denunciato dai sindacati alla magigstratura è confermato dal fatto che la Fioravanti ha allargato, proprio n questi ultimi mesi, il suo giro di partecipazioni in aziende del settore, convogliando inoltre gran parte delle ordinazioni verso piccole e medie fabbriche. Lavoratori, organizzazioni sindacali e forze politiche presenti alla assemblea aperta hanno ribadito la necessità della ripresa immediata della produzione, una ripresa che non è certo solo necessaria per garantire il salario ai dipendenti della Fioravanti ma che risponde anche a precise condizioni economiche, produttive e commerciali della società.
N4~44•44%
Circolo l'ISOLA
CENTRO D'ARTE E CULTURA PROGRAMMA DI ATTIVITA'
22 SETTEMBRE Gita a Mantova con visita culturale alla città, al Palazzo Ducale dei Gonzaga, alla casa del Mantegna, al Palazzo Te.
5 - 6 OTTOBRE Mostra collettiva d'arte all'aperto in P.le Lagosta - V.le Zara (10• edizione). 150 pittori! 1.000 opere,
14 OTTOBRE Mostra collettiva, ad invito e ad accettazione, su un tema di impegno civile che sarà precisato a tempo opportuno
11 NOVEMBRE Inaugurazione della mostra del Concorso Nazionale di Pittura
« PREMIO SASSETTI » (9■ edizione) sul tema: ORA E SEMPRE, RESISTENZA! ».
Il regolamento sarà reso noto in Maggio e ripetuto a settembre; il termine per la presentazione delle opere scadrà il 21 ottobre; la mostra rimarrà aperta fino al 30 novembre.
7 DICEMBRE (S. AMBROGIO) - 24 DICEMBRE Mostra collettiva del MINI-QUADRO, a lire 30.000 — IDEA PER UN REGALO —. La iniziativa che si ripete a livello cittadino dal 1967, si inserisce nel periodo del regalo natalizio per offrire l'occasione di un acquisto utile, culturalmente valido, ad un prezzo accessibile.
Il 25 Aprile una delegazione del Circolo Culturale
« L'ISOLA DI MILANO » della Coop. SASSETTI, guidata dal Presidente del Circolo Luigi Manfredi, si è recata a Campegine per fare dono al Museo Cervi del quadro che ha vinto il terzo premio al Concorso nazionale di pittura sul tema
« ORA E SEMPRE RESISTENZA» - Premio Sassetti 1972, della pittrice Franchina Tresoldi, raffigurante allegoricamente Papà Cervi ed il sacrificio dei suoi sette figli.
Aspetta da un anno la risposta del Comune
La signora F.B. ci ha inviato copia della lettera inviata, un anno fa, all'Assessore all'edilizia popolare del Comune di Milano Velluto e al Presidente dell'Istituto Case Popolari.
Lettere al giornale COSTITUITA LA CELLULA COMUNISTA DE "IL GIORNO"
Sono una inquilina dello stabile di Via Pastrengo 1. Ho ricevuto il primo invito a visitare l'alloggio N. 228 di un locale in Via Rubicone 20 il giorno 14 giugno 1972. Data la mia età (72 anni) e le mie precarie condizioni di salute sono stata accompagnata da mio figlio. Sono ritornata da questa visita molto avvilita e sconfortata: io sono una persona che ha condotto una vita dignitosa, nel suo rione e nella sua città. Mi meraviglio che abbiate potuto pensare di trapiantarmi in un luogo tanto squallido, lontano e isolato. Ritengo questa offerta una offesa alla mia dignità. Ha già pagato nel corso della mia vita un costo alla nostra Milano: sono stata costretta a lasciare la mia casa di nascita e di matrimonio di via G. Pepe 12 per i bombardamenti. Poi, per il miglioramento della città (lavori della metropolitana) ho lasciato nel 1968 la mia casa di Via Borsieri 6. Ora, a causa del piano regolatore che riguarda la mia casa ma di cui nessuno mi aveva parlato al momento del trasloco (e sì che questa è una casa del Comune...) dovrei fare un nuovo cambiamento. Quando finirà questo mio pellegrinaggio? Tengo a precisare che è inutile che mi proponiate altre visite in altri quartieri: alla mia età voglio, e credo di averne il diritto, rimanere nella mia Isola o almeno nelle vicinanze. Nella speranza che mi troviate una soluzione definitiva e adeguata a quello che ho detto priina invio rispettosi saluti.
F.B.
Un genitore sulla
scuola di via Cagliero
La Scuola media Roberto Franceschi di via Cagliero è una scuola sperimentale a tempo pieno che, tra le prime, quest'anno ha affrontato la sperimentazione della legge 477 con particolare riferimento alla gestione sociale. Si è costituito il Consiglio d'Istituto che, rappresentato da dieci genitori, otto insegnanti, il preside ed un lavoratore della scuola non 'nsegnante, ha santo incominciato
a lavorare, fin dal febbraio scorso. lI principio fondamentale è stato quello di non attenersi rigidamente alla legge, ma di sperimentare qualcosa che valichi i limiti imposti dalla legge stessa e dí agire sulle indicazioni emerse dalla base, attraverso le assemblee di classe e gehérali.
I temi affrontati sono moltissimi e vanno dalla organizzazione della vita scolastica (gestione dei mezzi finanziari e delle dotazioni della scuola, organizzazione della mensa, esigenze dei bidelli, pressioni presso le autorità per risolvere il problema degli spazi nella scuola) ai complessi problemi didattici (organizzazione delle assemblee di classe, problema del reclutamento degli insegnanti, organizzazione di un coordinamento didattico e verifica della didattica), politici (rapporti fra scuola e quartiere, fra alunni ed adulti) e pedagogici (problema del comportamento, il corso di educazione sessuale, l'inserimento degli alunni otologopatici nella nostra scuola.
Da tutto questo mare di problemi io sono emerso ora, a fine anno, stanco ed entusiasta del fervore di idee e di iniziative che sorgono in questa scuola viva, moderna, ricca di conflitti e piena di problemi.
Le considerazioni che mi limito a fare sono rivolte ai genitori con cui ho lavorato quest'anno.
Attualmente c'è un momento di smarrimento fra tutti noi; alcuni genitori lottano e sostengono questa scuola, altri la ignorano, altri la contestano sul piano della critica qualunquista, altri, un tempo impegnati, si sono eclissati. Questi ultimi sono in difetto ed in chiara contraddizione; nascondendosi dietro il falso alibi della non credibilità dei lavoratori della scuola e della linea politica che questa porta avanti, si limitano a criticarla senza portare un contributo critico concreto e senza saper proporre e difendere le loro proposte alternative.
Questi pessimisti ad oltranza, questi professionisti del disfattismo, questi sdegnosi assenti si squalificano da soli, perchè dimostrano di non conoscere ed apprezzare il vero significato della democrazia.
Questa scuola invece accetta il confronto e, con tutte le sue carenze, non ha quella del corporativismo e della chiusura alle istanze del quartiere. Chi esce dalla partecipazione, chi non si avvale del diritto e non esercita il dovere di fare sentire la propria presenza attiva non può permettersi di erigersi a giudice. Gli assenti hanno sempre torto.
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Un momento dell'assemblea alla Fioravanti di via Lucini, con la partecipazione dei partiti politici.L'IMPEGNO DEI COMUNISTI PER LA SECONDA FASE DEL DECENTRAMENTO ORGANIZZATA DAI CONSIGLI UNITARI DI ZONA
Appello del PCI ai Consigli di zona per il nuovo regolamento prima delle ferie
Ribaditi nel Convegno indetto dal Comitato cittadino della Federazione comunista i tre punti qualificanti: elezione diretta dei Consigli di zona, poteri effettivi, decentramento della macchina comunale
I comunisti fanno appello ai Consigli di zona perchè unitariamente si mobilitino per obbligare l'Amministrazione a portare in Consiglio comunale il nuovo regolamento per il decentramento prima dell'estate rispettando, nei contenuti, quanto previsto nella stessa delibera-quadro: queste le conclusioni del convegno cittadino sulla seconda fase del decentramento indetto dal Comitato cittadino della Federazione milanese del PCI, al quale hanno partecipato i consiglieri di zona e i presidenti comunisti oltre al gruppo del PCI a Palazzo Marino. Le relazioni — quella di Riccardo Terzi, che ha fatto il punto sull'andamento della discussione in Commissione consiliare, e quella di Andreini sulla situazione politica generale e sulle gravi conseguenze dell'immobilismo della Giunta — e i numerosi interventi hanno affrontato, con un'analisi puntuale estremamente concreta, il problema del faticato avvio della seconda fase del decentramento, attorno alla quale si discute e ridiscute da due anni. Come Terzi ha ricordato, il decentramento è un elemento permanente di contrasto all'interno della stessa coalizione di centro sinistra tanto che proprio partendo da dichiarazioni del PCI e del PSI sul decentramento la DC aprì la crisi l'anno scorso. Il fatto è che l'esperienza pratica della prima fase è andata al di là degli intendimenti della Giunta, la quale è stata costretta a misurarsi con i cittadini su problemi importanti; il decentramento ha dimostrato di non essere utilizzabile come strumento per « l'allargamento del consenso », nonostante i limiti posti dalla sua attività.
I comunisti, in commissione consiliare — e ieri nel Convegno cittadino -- hanno ribadito che punti di fondo qualificanti per una fase davvero « nuova » del decentramento sono l'elezione diretta dei consigli di zona, l'attribuzione ai Consigli di poteri reali, l'inizio di un processo di decentramento della macchina amministrativa.
L'elezione diretta dei Consigli di 'zona è una rivendicazione prioritaria contenuta nel documento dell'Assemblea dei 400 che è stata recepita dal Consiglio comunale nella delibera-quadro votata a dicembre. Si tratta di una questione di sostanza poichè l'elezione diretta assicura ai Consigli di zona un prestigio e un'autorità che mal si concilierebbero con il carattere consultivo e subalterno che si vorrebbe mantenere al decentramento.
Anche in Commissione consiliare i comunisti si sono pronunciati chiaramente e con fermezza per l'elezione diretta mentre le altre componenti hanno dimostrato di essere o contrarie o incerte. Per non dire apertamente di no all'elezione diretta, si avanzano proposte che di fatto lasciano le cose come stanno, come quella di comporre i Consigli di zona a seconda dei risultati elettorali locali delle amministrative per il Consiglio comunale, oppure quella di rinviare ancora una volta ogni decisione ad una nuova delibera, varando il nuovo regolamento senza questa indispensabile novità pregiudiziale e qualificante.
Il PCI è per l'elezione diretta, anche perchè ad essa è strettamemente collegato l'esercizio di poteri effettivi. Sulla questione dei poteri si sono riproposte tutte le divergenze che hanno profondamente diviso la maggioranza sia di fronte all'Assemblea dei 400 che dopo, fino all'apertura della crisi.
Per i comunisti i Consigli di zona devono essere investiti dell'autorità necessaria per contribuire alla effettiva amministrazione della città. Questioni come la pianificazione territoriale dí zona e la realizzazione della stessa • (licenze edilizie) e la gestione dei servizi sociali (scuole, biblioteche, assistenza, sanità,
In piazza Macia chini manifestazione per la casa
ecc.), non possono restare problemi del « potere centrale » anche perchè quest'ultimo ha dimostrato, nei fatti, di non poter far fronte alla loro corretta soluzione. Su tutto questo i Consigli di zona devono poter esprimere pareri vincolanti, nel senso cioè che la Giunta non può deliberare in contrasto con i Consigli di zona; in caso di divergenza è al Consiglio comunale che spetta esprimere il parere definitivo.
Ribadire questa posizione è necessario perchè la maggioranza vorrebbe aggirare la questione dei poteri con il vuoto obbligo per la Giunta di « allegare » il parere del Consiglio di zona alle proprie delibere. Il che non aggiungerebbe nulla, nella sostanza, alla consultività attuale.
Ai Consigli di zona, inoltre, va attribuito il potere di controllare l'attività della macchina comu-
nale a livello territoriale. Questo si collega alla ristrutturazione, cioè, dell'apparato amministrativo (lavori pubblici, stato civile, consigli tributari, scuola, urbanistica, ecc.) guarendolo dalla elefantiasi burocratica che oggi lo inceppa e che ha radice nell'accentramento.
La situazione è tale, ha concluso il Convegno, da esigere una immediata e unitaria mobilitazione dei Consigli zona e di tutte le forze che credono nel decentramento per obbligare la Giunta e la maggioranza a portare in Consiglio comunale il nuovo regola. mento, in modo che possa essere varato prima delle ferie estive, senza ulteriori rinvii per le scelte di fondo (elezione diretta, pareri vincolanti, decentramento della macchina comunale) senza le quali non è possibile parlare di seconda fase di decentramento.
Organizzata dai consigli di zona, si è svolta nei giorni scorsi la manifestazione dei lavoratori e dei cittadini dell'Isola, della Bicocca e di Dergano per i problemi della casa, per i servizi sociali e per una nuova politica del territorio. Tre cortei, partiti da via Volturno (Centro direzionale - Isola), dalla Bicocca (ingresso degli impiegati della Pirelli) e da piazza Dergano hanno raggiunto piazza Maciachini, dove hanno parlato i rappresentanti dei consigli unitari di zona e i rappresentanti di alcune fabbriche. NELLA FOTO: un momento della manifestazione per la casa e i servizi sociali.
La notizia dell'« avviso di reato » ad un esponente democristiano per un illecito urbanistico è stata pubblicata nei giorni scorsi dalla stampa cittadina.
Noi la riprendiamo perchè il personaggio in questione ha avuto modo di farsi conoscere anche dai cittadini della Zona 2 in occasione della riunione congiunta del Consiglio di Zona e della Commissione comunale per la pianificazione territoriale per discutere il Piano di Zona relativo al Centro Direzione e al quartiere Isola.
L'intervento del Passani in tale occasione si caratterizzò oltre che per il tono arrogante e grossolanamente polemico nei confronti dei socialisti e dei comunisti, per l'impressionante durezza nel respingere le proposte del Consiglio di Zona& e, in definitiva, nel negare drasticamente la necessità di applicazione della 167 al Centro Direzionale.
Al compagno arch. Sacconi che gli ricordava i guasti della politica democristiana in campo urbanistico il Passani quella sera
gridò, tra l'altro, « Voi predicate bene ma razzolate male! ».
Il procedimento del magistrato chiarisce ora chi ha razzolato male!
Ma vediamo chi è questo accusatore trasformato rapidamente e clamorosamente accusato.
Ferdinando Passani, ingegnere, si presentò alle elezioni amministrative del '70 facendo precedere ad altre benemerenze un « past-president dell'Associazione ex Allievi del Leone XIII ». Grosso costruttore edile, responsabile dell'impresa « Metron », uomo della destra andreottiana è stata posto dalla DC, con scelta assai significativa, a presiedere il CIMEP, Consorzio intercomunale milanese per l'edilizia popolare, e si è distinto in questi anni nella Commissione urbanistica e in Consiglio comunale quale sostenitore della politica urbanistica più apertamente antipopolare.

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Le Sezioni del PCI della Zona 2, l'Ufficio di coordinamento, il gruppo comunista del Consiglio di Zona e la redazione di « Quartiere e politica » si associano al dolore dei comunisti milanesi per la scomparsa della cara compagna
SERENA CARRE' Consigliere comunale, e ne ricordano l'impegnato contributo nella Commissione comunale decentramento per la realinn7ione a Milano del decentramento po- litico-amministrativo.
L'accusa dì violazione della legge urbanistica formulata dal magistrato dei suoi confronti riguarda la costruzione di sei palazzi in via Mar Nero e il Passani vi è coinvolto in quanto assuntore dei lavori usufruendo di licenze edilizie illegittime in contrasto col Piano regolatore. La vicenda delle Torri di via Mar Nero è stato riportata alla ribalta nei giorni scorsi, quando il pretore dott. Adinolf i ordinò il blocco immediato dei lavori, dopo aver esaminato un esposto presentato da 7 cittadini in rappresentanza del « Comitato permanente per la salvaguardia dell'area di via Mar Nero », comitato che ha sede presso il SUNIA di zona. Nel loro esposto i cittadini in questione facevano presente che la vasta zona di via Mar Nero era stata oggetto nel 1962 di una convenzione tra il Comune e alcune immobiliari che prevedeva la costruzione di 495 mila metri cubi di case in cambio della edificazione di una chiesa, di una scuola elementare e di una materna. Mentre negli anni nonostante la convenzione fosse ormai scaduta e superata dalle leggi del frattempo entrate in vigore, furono costruite case per ben 540 mila metri cubi, cioè 50 mila in più del previsto, vennero solo edificate la chiesa e la scuola elementare, mentre la materna è ancora di là da venire.
Nonostante questo nel 1972 il Consiglio di zona 18 (BaggioForze Armate) si era visto arrivare la richiesta di approvare la costruzione di altri sei palazzi sull'area ché invece dovrebbe ospitare la scuola materna.
Naturalmente la risposta fu negativa, ma nel dicembre del 1973, infiaschiandosene del pa-
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rere negativo del Consiglio di zona e della mobilitazione che frattempo si era creata nel quartiere, il Comune diede le licenze edilizie e subito iniziarono i lavori di costruzione dei sei palazzoni.
Visto che le proteste in Comune non avevamo prodotto alcun risultato, i cittadini della zona si rivolsero alla magistratura. Il pretore dott. Paolo Adinolf i, come abbiamo detto, ha bloccato i lavori e ha emesso gli avvisi di reato. Certo l'accusa di aver usufruito di licenze irregolari fa preve-
dere che l'indagine del magistrato continuerà. E' assurdo infatti pensare che le licenze di cui il costruttore « past-president » Passani ha usufruito non siano state concesse da chi sapeva bene che esse erano irregolari. Come mai dunque esse vennero concesse? Chi le ha concesse? Che significa la presenza nella vicenda come assuntore dei lavori e come avvisato di reato del consigliere comunale Passani? Sono solo alcune importanti domande alle quali l'inchiesta deve rispondere nei prossimi giorni. ***
Un Consigliere Comunale DC alle prese con la giustizia per violazione della legge urbanistica